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Le Celle a Combustibile

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V1.1 2005 gpm<br />

<strong>Le</strong> <strong>Celle</strong> a <strong>Combustibile</strong><br />

<strong>Le</strong> <strong>Celle</strong> a combustibile sono dispositivi elettrochimici che convertono direttamente l’energia chimica<br />

di reazione in energia elettrica. Lo schema base di una cella a combustibile comprende un anodo ed<br />

un catodo porosi separati da un opportuno elettrolita.<br />

Lato anodo (elettrodo<br />

negativo) si ha<br />

l’ammissione del<br />

combustibile el’estrazione<br />

dei prodotti di reazione<br />

(incluso il combustibile che<br />

non ha reagito)<br />

Lato catodo (elettrodo<br />

positivo) si ha l’ammissione<br />

dell’ossidante e l’estrazione<br />

dell’ossidante consumato<br />

(es. aria con tenore ridotto di<br />

ossigeno) e di eventuali<br />

prodotti di combustione<br />

permeabili attraverso le<br />

membrane e l’elettrolita.<br />

Schema di base di una<br />

cella a combustibile<br />

FC_2007


V1.1 2005 gpm<br />

La Cella a combustibile differisce da una batteria, in quanto quest’ultima contiene già al suo interno i<br />

reagenti e li consuma nel corso della sua vita; la cella a combustibile contuinua invece in principio a<br />

funzionare fintanto che si assicura un flusso corretto di combustibile ed ossidante, producendo<br />

energia elettrica con continuità.<br />

Qualsiasi cella oltre a produrre elettricità<br />

produce in uscita flussi secondari:<br />

Acqua, CO2 (nei prodotti di reazione),<br />

calore.<br />

Questi flussi devono essere rimossi con<br />

continuità ma possono trovare una loro<br />

propria applicazione recuperativa.<br />

FC_2007


V1.1 2005 gpm<br />

FC_2007<br />

In principio una cella a combustibile può operare con qualsiasi combustibile ossidabile, e con qualsiasi<br />

agente ossidante; in pratica, motivi di purezza e convenienza portano a scegliere come combustibile<br />

di elezione l’Idrogeno (che si presta anche allo stoccaggio sotto forma criogenica); e come ossidante<br />

l’Ossigeno puro.<br />

L’elettrodo poroso (anodo e catodo) é un<br />

elemento critico del sistema; esso rappresenta<br />

un’interfaccia di tipo trifase, tra reagenti,<br />

elettrolita e catalizzatore.<br />

Il catalizzatore risulta in particolare necessario<br />

per le celle operanti a bassa temperatura, in<br />

modo da favorire la ionizzazione, che invece<br />

avviene naturalmente a temperature più elevate.<br />

L’interfaccia trifasica rappresenta un fattore<br />

limitativo progettuale, in particolare per le celle<br />

che utilizzano un elettrolita liquido; in tal caso<br />

sulla superficie porosa d’interfaccia si crea un<br />

sottile film di elettrolita, con la sua conducibilità<br />

elettrica, attraverso il quale i reagenti devono<br />

diffondere con continuità. Se il film assume<br />

spessore eccessivo la cella viene “allagata<br />

(“Flooding”) ” e cessa di funzionare.<br />

N.B. La necessità di evitare flooding richiede che le portate di<br />

reagenti siano accuratamente bilanciate ed adattate alle<br />

condizioni di carico elettrico, e che i prodotti vengano rimossi<br />

con continuità. Ciò spiega perché le Fuel cells si prestano male<br />

a soddisfare condizioni variabili nel tempo, come sono richieste<br />

ad esempio dai sistemi per autotrazione. Ciò porta<br />

necessariamente a prevedere sistemi di accumulo (batterie)


V1.1 2005 gpm<br />

Gran parte della ricerca sulle celle si é finora focalizzata sulle prestazioni dell’interfaccia trifasica,<br />

portando a sviluppare soluzioni molto sottili pur garantendo buone prestazioni degli elettrodi e<br />

dell’elettrolita.<br />

<strong>Le</strong> funzioni dell’elettrodo poroso (e catalitico) sono:<br />

1. realizzare una superficie dove hanno luogo le<br />

reazioni di ionizzazione/deionizzazione<br />

dell’elettrolita<br />

2. trasferire gli ioni dall’interfaccia trifasica lungo<br />

l’elettrodo (che deve quindi essere conduttivo)<br />

una volta che si sono formati<br />

3. separare efficacemente le due fasi gassose<br />

dall’elettrolita<br />

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V1.1 2005 gpm<br />

Tipi di <strong>Celle</strong> a <strong>Combustibile</strong><br />

<strong>Le</strong> <strong>Celle</strong> a combustibile possono essere classificate con diversi criteri. Tra le più comuni é la<br />

classificazione in base all’elettrolita, ed in ordine crescente di temperatura operativa, che viene<br />

seguita nel seguito.<br />

1. <strong>Celle</strong> a Elettrolita Polimerico (PEFC o PEM)<br />

2. <strong>Celle</strong> ad Elettrolita Alcalino (AFC)<br />

3. <strong>Celle</strong> ad Acido Fosforico (PAFC)<br />

4. <strong>Celle</strong> a Carbonati Fusi (MCFC)<br />

5. <strong>Celle</strong> ad Ossidi Solidi a Media Temperatura (ITSOFC)<br />

6. <strong>Celle</strong> ad Ossidi Solidi ad Alta Temperatura (HTSOFC o<br />

TSOFC per “Tubolari” )<br />

≅ 80 °C<br />

≅ 1000 °C<br />

Il livello operativo di temperatura determina la scelta dell’elettrolita. Elettroliti in soluzione acquosa<br />

sono limitati a T< 200°C. Operare a T così basse richiede l’uso di Idrogeno come combustibile, per le<br />

sue caratteristiche di elevata reattività. Procedendo a T più elevate, diviene possibile l’alimentazione<br />

con CO o CH4, poiché la cinetica delle reazioni migliora. Ma a temperature elevate il calore generato<br />

dalla cella può essere utilizzato per promuovere internamente il “reforming” del combustibile, ovvero la<br />

conversione degli idrocarburi in Idrogeno.<br />

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Tipi di <strong>Celle</strong> a <strong>Combustibile</strong> – Caratteristiche Operative<br />

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V1.1 2005 gpm<br />

<strong>Celle</strong> a <strong>Combustibile</strong> – Compatibilità con i combustibili<br />

FC_2007


V1.1 2005 gpm<br />

<strong>Celle</strong> a Elettrolita Polimerico – PEFC<br />

<strong>Le</strong> PEFC utilizzano come elettrolita una membrana polimerica. Questa membrana deve avere la caratteristica<br />

di essere permeabile agli ioni di idrogeno ( o Protoni; perciò si parla di Proton Exchange Membrane Fuel Cell,<br />

PEMFC o PEM in breve), ma impermeabile agli elettroni (altrimenti si avrebbe il “corto circuito” della cella).<br />

FC_2007<br />

Inoltre la membrana deve essere<br />

impermeabile ai gas, ed essere resistente<br />

alla corrosione per riduzione al catodo e per<br />

ossidazione all’anodo. <strong>Le</strong> membrane più<br />

comuni sono a base di acido sulfonico con<br />

aggiunta di fluoro (Nafion® DuPont).<br />

Il catalizzatore migliore é il platino, che viene<br />

deposto in film ultrasottile sulla membrana.<br />

Anche questa deve essere molto sottile per<br />

non ostacolare il passaggio degli ioni.<br />

Formula chimica del<br />

Nafion® DuPont<br />

Formula<br />

chimica<br />

dell’Acido<br />

Sulfonico


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<strong>Le</strong> PEFC operano in modo ottimale a bassa temperatura (circa 80°C); gli elettrodi sono capaci di sostenere<br />

densità di corrente molto elevate. Ciò si traduce in un avviamento rapido ed in caratteristiche di ingombro<br />

ridotto e peso contenuto, che le rendono particolarmente adatte alle applicazioni per autotrazione.<br />

Nelle applicazioni per autotrazione, le PEFC sono alimentabili:<br />

- con idrogeno puro, fortemente pressurizzato in forma gassosa in appositi serbatoi (p ≈ 700 bar).<br />

- da un combustibile liquido, previo “Reforming” dello stesso (centralizzato, alla stazione di servizio o “on board” sul<br />

veicolo). Normalmente si considera di utilizzare Metanolo, che presenta un elevato contenuto di idrogeno e può<br />

essere prodotto dalla biomassa. E’ anche possibile l’utilizzo di benzina normale.<br />

Nelle applicazioni stazionarie, si utilizza in genere gas naturale con produzione di H2 mediante reforming.<br />

L’ossidante risulta in genere Aria, non risultando conveniente l’utilizzo dell’ossigeno. Ciò comporta che oltre<br />

all’H2O al catodo si dovrà estrarre Azoto N2.<br />

Poiché la cella opera a bassa temperatura, per ottenere un’adeguata<br />

attività gli elettrodi richiedono un utilizzo importante di catalizzatori<br />

(Platino). Il catalizzatore viene avvelenato permanentemente da Zolfo<br />

nel combustibile; temporaneamente da CO e CO2.<br />

Per essere conduttiva la membrana polimerica deve essere<br />

umidificata; esiste quindi il problema della gestione dell’H2O che si<br />

forma dalla reazione, che deve bagnare la membrana senza allagarla.<br />

Esiste anche un problema di asportazione di calore; in genere il<br />

raffreddamento della cella è ad acqua, distribuita mediante piastre<br />

intermedie che aumentano lo spessore della cella elementare. L’acqua<br />

deve essere pura (non conduttiva).


Nelle PEFC l’unico liquido é acqua, di formazione al catodo. Non si hanno problemi di corrosione, ma la<br />

gestione del flusso di acqua al catodo risulta un punto critico. L’acqua deve bagnare con continuità la<br />

membrana, e non evaporare per temperatura eccessiva (T


V1.1 2005 gpm<br />

Sviluppi delle <strong>Celle</strong> a Elettrolita Polimerico<br />

<strong>Le</strong> PEFC hanno avuto un grande sviluppo negli ultimi 20 anni; l’attrattività per usi automotive, con un<br />

mercato potenzialmente molto grande, ha determinato un abbassamento progressivo dei costi ed un<br />

migliormento sia delle tecnologie produttive che delle prestazioni.<br />

Il dosaggio di Platino sugli elettrodi è sceso da oltre 4<br />

mg/cm 2 a livelli molto bassi (fino a 0,1 mg/cm 2 ).<br />

Produttori di membrane: Du Pont (Nafion); Dow (XUS-XXX).<br />

Gli elettrodi in grafite sono prodotti in film sottile, arricchiti con platino ed incollati alle membrane.<br />

Il raffreddamento è effettuato con acqua demineralizzata (Ballard, Nuvera,…), con aria o con tecnologie ad aria<br />

umidificata a spray (Intelligent Energy Systems). Il raffreddamento a liquido comporta problemi nelle applicazioni<br />

automotive per le partenze con T


V1.1 2005 gpm<br />

Sviluppi delle <strong>Celle</strong> a Elettrolita Polimerico<br />

FC_2007<br />

<strong>Le</strong> PEFC presentano gravi problemi di avvelenamento da CO; questo è normalmente contenuto in piccole<br />

percentuali (circa 1%) nell’idrogeno prodotto per reforming, se non si adottano costosi sistemi di<br />

purificazione. Per avvelenare temporaneamente un catalizzatore sono sufficienti concentrazioni di CO di 10<br />

ppm (parti per milione in volume).<br />

Per risolvere i problemi di avvelenamento da CO si<br />

sono sviluppati elettrodi arricchiti in Rutenio oltre al<br />

Plaitino, con tolleranza oltre 200 ppm CO.<br />

La soluzione più radicale, anche se costosa in esercizio,<br />

è di alimentare piccole quantità di ossigeno all’anodo,<br />

con effetto di preossidare il CO a CO2. Esistono però<br />

evidenti problemi di sicurezza, in quanto localmente la<br />

miscela H2-O2 può assumere concentrazioni entro il<br />

limite di infiammabilità; l’energia di attivazione della<br />

combustione per l’idrogeno è molto bassa (è sufficiente<br />

una minima fonte di energia).<br />

L’avvelenamento da CO2 all’anodo costituisce un problema minore; la CO2 si lega ad idruri metallici legati al<br />

Platino che si formano marginalmente all’anodo, diminuendo progressivamente il voltaggio della cella.<br />

Per il futuro si tende a sviluppare celle PEFC che possano operare direttamente con metanolo liquido, senza<br />

necessità di un reforming prima dell’ingresso nella cella.


Sviluppi delle <strong>Celle</strong> a Elettrolita Polimerico<br />

V1.1 2005 gpm<br />

Sensibilità alla pressione ed alla temperatura.<br />

FC_2007


V1.1 2005 gpm<br />

<strong>Celle</strong> a Elettrolita Polimerico – Soluzioni realizzative<br />

FC_2007


V1.1 2005 gpm<br />

<strong>Celle</strong> a Elettrolita Polimerico – Packages commerciali<br />

FC_2007


V1.1 2005 gpm<br />

<strong>Celle</strong> a Elettrolita Polimerico –<br />

Costi e Sfide tecniche (courtesy Bertin, 2007)<br />

FC_2007


V1.1 2005 gpm<br />

<strong>Celle</strong> a Elettrolita Alcalino – AFC - 1<br />

<strong>Le</strong> AFC utilizzano come elettrolita una soluzione alcalina, ad es idrossido di potassio KOH; in concentrazione<br />

elevata (>85%) se operanti a T ≈ 250°C; più bassa (35-45%) se a T T ≈ 120°C.<br />

FC_2007<br />

L’elettrolita é disperso su di una matrice<br />

porosa di supporto, e si utilizzano anche<br />

catalizzatori di basso costo (Ni, Ag, ossidi<br />

metallici,...) oltre a metalli nobili.<br />

Anche per le AFC la presenza di Carbonio nel<br />

combustibile porta alla produzione di CO che<br />

avvelena la cella formando irreversibilmente<br />

carbonato di potassio K2CO3. Lo stesso<br />

avviene per l’aria dal lato ossidante, che non<br />

deve contenere CO2 neppure in traccia.<br />

<strong>Le</strong> AFC sono dette anche celle di Bacon dal<br />

nome dell’inventore (1960). Sono state<br />

ampiamente sperimentate nelle missioni<br />

spaziali, dimostrando affidabilità e rendimenti<br />

molto elevati, fino al 70%.


V1.1 2005 gpm<br />

<strong>Celle</strong> a Elettrolita Alcalino – AFC - 2<br />

Molte celle (Es. Siemens) prevedono<br />

l’asportazione del calore mediante la<br />

circolazione all’esterno dell’elettrolita<br />

liquido!<br />

Anodo<br />

Catodo<br />

Nelle applicazioni spaziali si usa idrogeno<br />

puro – prodotto passando il gas prodotto<br />

da reforming attraverso una sottile<br />

membrana di argento e Palladio.<br />

L’ossidante è ossigeno puro (senza tracce<br />

di CO2 come nell’aria atmosferica) e quindi<br />

non esistono problemi di contaminazione<br />

da Carbonio.<br />

N.B: la produzione di acqua avviene all’Anodo!<br />

Lo ione di trasporto nell’elettrolita è OH - !<br />

Reazione complessiva<br />

FC_2007


V1.1 2005 gpm<br />

<strong>Celle</strong> a Elettrolita Alcalino – AFC - 3<br />

<strong>Le</strong> AFC hanno avuto un considerevole<br />

sviluppo nelle applicazioni spaziali, dai tempi<br />

delle missioni Apollo fino all’introduzione dello<br />

Space Shuttle.<br />

Comunque le densità di corrente ottenibili sono<br />

minori rispetto alle PEFC, ed i voltaggi (e di<br />

conseguenza i rendimenti) più bassi.<br />

La ricerca si è concentrata nella realizzazione<br />

di unità compatte e leggere.<br />

L’aumento dei livelli di temperatura migliora la<br />

reattività delle celle AFC, aumentando il<br />

potenziale elettrico.<br />

FC_2007


V1.1 2005 gpm<br />

<strong>Celle</strong> ad Acido Fosforico – PAFC - 1<br />

<strong>Le</strong> PAFC utilizzano come elettrolita acido fosforico puro, a T ≈ 150-<br />

220°C; a temperature più basse l’Acido Fosforico non risulta un buon<br />

conduttore di ioni, e l’avvelenamento da CO sull’anodo, con<br />

distruzione del catalizzatore (Platino), diventa rilevante.<br />

<strong>Le</strong> reazioni elettrochimiche sono le stesse viste per le PEFC (ciclo<br />

H2-O2). Gli ioni circolanti nell’elettrolita liquido sono H + .<br />

L’elettrolita é disperso su di una matrice porosa di silice (SiO2).<br />

Anche le PAFC richiedono come combustibile idrogeno ad elevata<br />

purezza: l’elettrolita viene avvelenato dalla presenza di carbonio.<br />

Gli elettrodi sono realizzati in carbonio poroso, con uno strato<br />

superficiale in carbonio puro (carbon black) che migliora le<br />

prestazioni.<br />

La produzione di acqua, nonostante l’elevata temperatura, non<br />

risulta un problema utilizzando acido fosforico puro come elettrolita.<br />

Rendimento 37- 42%.<br />

<strong>Le</strong> PAFC sono le celle più diffuse, con potenza complessiva<br />

installata a livello mondiale superiore a 100 MW.<br />

FC_2007


V1.1 2005 gpm<br />

<strong>Celle</strong> ad Acido Fosforico<br />

– PAFC - 2<br />

Evoluzione tecnologica delle PAFC.<br />

Evoluzione delle prestazioni delle PAFC.<br />

a – 1977; 190°C<br />

b – 1981; 190°C; 3, 4 bar<br />

c – 1981; 205°C; 6,3 bar<br />

d – 1984; 205°C; 8 bar<br />

e, f – prototipi 1992<br />

International Fuel Cells Corporation<br />

FC_2007


<strong>Le</strong> MCFC utilizzano come elettrolita una miscela di<br />

carbonati fusi, depositati su di una matrice ceramica (in<br />

genere, LiAlO2). La temperatura operativa è di circa 600-<br />

700°C; a queste temperature i sali (carbonati) sono allo<br />

stato fuso e risultano ottimi conduttori per la<br />

dissociazione dello ione CO3 = , che risulta il vettore di ioni<br />

al catodo.<br />

E’ possibile a queste temperature usare elettrodi<br />

metallici, in Ni all’anodo e NiO al catodo.<br />

Non sono necessari catalizzatori.<br />

Rendimento fino a 60%; possibile ulteriore miglioramento<br />

con recupero termico ad alta temperatura.<br />

Costruttori:<br />

V1.1 2005 gpm<br />

<strong>Celle</strong> a Carbonati Fusi - MCFC -1<br />

Fuel Cell Energy (USA), Ansaldo (IT), Siemens (ex<br />

MTU), Hitachi, Mitsubishi, Tpshiba (J),….<br />

FC_2007


V1.1 2005 gpm<br />

<strong>Celle</strong> a Carbonati Fusi - MCFC -2<br />

Reazioni elettrochimiche:<br />

Anodo<br />

Catodo<br />

<strong>Le</strong> temperature elevate e l’aggressività chimica<br />

dell’elettrolita pongono notevoli problemi di<br />

materiali nelle MCFC rispetto alle FC operanti a<br />

temperature più basse.<br />

Complessiva<br />

FC_2007<br />

La Figura mostra che la CO2 che si forma<br />

all’Anodo viene ricircolata al Catodo dove si<br />

consuma. La CO2 permea attraverso gli elettrodi<br />

insieme ad O2, e forma lo ione carbonato.


V1.1 2005 gpm<br />

<strong>Celle</strong> a Carbonati Fusi<br />

- MCFC – 3 -<br />

Evoluzione<br />

Evoluzione tecnologica delle MCFC.<br />

1992 – 1 bar<br />

1984 – 8 bar<br />

1984 – 1 bar<br />

Evoluzione delle prestazioni delle MCFC.<br />

La durata delle celle è oltre 40,000 h per MCFC a<br />

pressione atmosferica.<br />

Aumentando la pressione la vita diminuisce<br />

considerevolmente.<br />

FC_2007


V1.1 2005 gpm<br />

<strong>Celle</strong> a Carbonati Fusi - MCFC – 4 - Prestazioni<br />

Effetto della pressurizzazione e del contenuto<br />

di carbonio del combustibile.<br />

N.B. : densità di corrente piuttosto basse!<br />

(Elettrodi metallici, non porosi)<br />

<strong>Le</strong> MCFC si prestano ad essere utilizzate con<br />

gas di sintesi (syngas) prodotto da gassificatori<br />

di carbone o residui petrolchimici. Infatti<br />

possono funzionare con combustibili diversi<br />

dall’idrogeno: gas con CO, CO2, CH4.<br />

Alle temperature di esercizio delle MCFC (600-<br />

700°C) gli equilibri chimici della combustione<br />

iniziano ad essere favorevoli alle reazioni di<br />

gassificazione (Methane Shift; Boudouard;…)<br />

FC_2007<br />

I problemi nell’utilizzo delle MCFC con gas di sintesi da<br />

gassificatori nascono a seguito della presenza di impurità<br />

nel gas di sintesi: in particolare, H2S, COS, alogeni,<br />

idrocarburi pesanti, ammoniaca, metalli pesanti, …<br />

Lo stato dell’arte attuale richiede la pulizia del gas con<br />

rimozione efficace di queste specie, prima di alimentare la<br />

cella.


V1.1 2005 gpm<br />

<strong>Celle</strong> a Carbonati Fusi - MCFC – 5 – Reforming Interno<br />

Particolarmente interessante è l’accoppiamento di una<br />

MCFC con un Reformer (Internal Reformer IC); questo può<br />

essere indiretto (IIR – adiacente alla cella ed accoppiato a<br />

questa termicamente, ma separato) o diretto (DIR –<br />

completamente accoppiato alla cella). Sono possibili e<br />

consigliabili soluzioni a due stadi.<br />

La soluzione IIR consente un controllo dell’ambiente<br />

chimico del reformer separato dalle condizioni operative<br />

della cella; peraltro la conversione diretta di metano in<br />

idrogeno risulta favorita nella soluzione DIR.<br />

In ogni caso, l’introduzione del Reformer (a questi livelli di<br />

temperatura) richiede l’utilizzo di catalizzatori (Ni su base<br />

MgO, ad esempio).<br />

Reazione di Steam Reforming. La reazione è endotermica,<br />

richiede 225,5 kJ/mol di CH4. Questo calore viene fornito<br />

dalla cella, che opera invece producendo calore.<br />

FC_2007


V1.1 2005 gpm<br />

<strong>Celle</strong> ad Ossidi solidi – SOFC – 1<br />

<strong>Le</strong> SOFC utilizzano come elettrolita ossidi solidi, in genere ossido di Zirconio<br />

stabilizzato con Yttrio: ZrO2+Y2O3.<br />

Il vettore di ioni è costituito da ioni ossigeno.<br />

Nella versione ad alta temperatura<br />

(1000°C, TSOFC), gli elettrodi<br />

sono in materiali ceramici del tipo<br />

Co-ZrO2 o Ni-ZrO2 (Anodo) e per il<br />

Catodo in LaMnO3 drogato con Sr.<br />

La costruzione risulta<br />

necessariamente tubolare (TSOFC)<br />

per motivi di resistenza alle elevate<br />

temperature.<br />

Versioni a temperatura più bassa (T = 600-800 °C, ITSOFC) possono<br />

essere costruite nella forma classica di pile (“Stacks”) di lastre piane,<br />

ed utilizzano elettroliti adatti a temperature più basse.<br />

<strong>Le</strong> SOFC possono essere utilizzate direttamente con idrocarburi; non<br />

utilizzano catalizzatori; in sistemi ibridi (ad es. in accoppiamento con<br />

turbine a gas) possono raggiungere rendimenti superiori al 70%.<br />

FC_2007


V1.1 2005 gpm<br />

<strong>Celle</strong> ad Ossidi solidi – SOFC – 2<br />

Reazioni elettrochimiche:<br />

Anodo<br />

Catodo<br />

Complessiva<br />

FC_2007


V1.1 2005 gpm<br />

<strong>Celle</strong> ad Ossidi solidi –<br />

SOFC – 3<br />

<strong>Le</strong> TSOFC (in misura minore le ITSOFC)<br />

operano a temperature molto elevate.<br />

(1000°C, TSOFC).<br />

L’elettrolita e gli elettrodi sono costruiti<br />

con tecnologie molto avanzate (EVD,<br />

Electrochemical Vacuum Deposition; e<br />

Plasma-Spray), adatte per produrre film<br />

sottili per alte temperature.<br />

I materiali utilizzati sono accuratamente<br />

accoppiati in termini di coefficienti di<br />

dilatazione termica.<br />

Resta comunque molto importante<br />

l’avviamento lento e l’operatività a carico<br />

costante per prolungare la vita dei<br />

componenti, come in tutti i sistemi che<br />

operano ad elevata temperatura.<br />

FC_2007


V1.1 2005 gpm<br />

<strong>Celle</strong> ad Ossidi solidi – SOFC – 4<br />

La soluzione TSOFC Siemens-<br />

Westinghouse è tra le più avanzate.<br />

L’elettrolita viene depositato con EVD e<br />

successivamente lo strato di elettrodo<br />

anodico. Il catodo è il tubo di base,<br />

prodotto per estrusione.<br />

La distribuzione dell’aria avviene con un<br />

manicotto all’interno dei tubi.<br />

Il combustibile è distribuito inferiormente<br />

all’esterno dei tubi.<br />

I gas di scarico sono estratti nella parte<br />

alta all’esterno dei tubi.<br />

I tubi sono sospesi, in<br />

modo da essere liberi di<br />

dilatarsi.<br />

FC_2007


V1.1 2005 gpm<br />

<strong>Celle</strong> ad Ossidi solidi – SOFC – 5<br />

<strong>Le</strong> celle SOFC hanno prestazioni inferiori alle<br />

PAFC o MCFC, a livello di comportamento ideale.<br />

<strong>Le</strong> SOFC, operando ad alta temperatura, risentono<br />

meno delle perdite per polarizzazione ai bassi<br />

carichi.<br />

<strong>Le</strong> densità di corrente sono intermedie rispetto ad<br />

altre celle.<br />

<strong>Le</strong> SOFC, operando ad alta temperatura, possono<br />

effettuare internamente il reforming di combustibili<br />

diversi dall’idrogeno, senza l’uso di catalizzatori.<br />

Aria<br />

<strong>Le</strong> prestazioni risultano naturalmente migliori utilizzando O2<br />

come ossidante in luogo dell’aria.<br />

O 2<br />

<strong>Le</strong> SOFC, nel funzionamento con alimentazione da syngas,<br />

risentono delle impurità, con particolare riferimento ad H2S.<br />

Sono relativamente tolleranti alla presenza di NH3 e HCl.<br />

FC_2007


V1.1 2005 gpm<br />

Soluzioni per il Reforming<br />

Per le celle che operano a temperature elevate – a partire dalle MCFC – é interessante considerare la<br />

possibilità di produrre dentro alla cella l’idrogeno, partendo da combustibili convenzionali. Infatti, la reazione<br />

endotermica di Reforming dell’idrogeno (ad esempio a partire dal Metano CH4) risulta complementare con la<br />

necessità di asportare calore dalla cella.<br />

La reazione di Reforming richiede temperature<br />

superiori a 760°C; il consumo di Idrogeno<br />

all’anodo favorisce la riduzione del combustibile<br />

ad idrogeno.<br />

Schema di MCFC con Reforming interno<br />

E’ richiesto un apposito catalizzatore all’anodo<br />

per il Reforming.<br />

<strong>Le</strong> MCFC possono operare il reforming all’anodo<br />

solo se non pressurizzate. Pertanto, se si vuole<br />

considerare l’operazione pressurizzata della cella<br />

(che ne aumenta la densità di potenza) occorre<br />

effettuare il reforming in un reattore esterno, in<br />

accordo allo schema utilizzato anche per FC<br />

operanti a più bassa temperatura.<br />

Schema di FC con Reforming esterno<br />

FC_2007


V1.1 2005 gpm<br />

Reazioni elettrochimiche nelle diverse tipologie di celle<br />

FC_2007


V1.1 2005 gpm<br />

Andamento del potenziale elettrochimico con la temperatura<br />

<strong>Le</strong> equazioni di Nernst consentono ad<br />

esempio di calcolare l’andamento teorico<br />

del potenziale E con la temperatura,<br />

mostrato in figura per una cella H2-O2 (ad<br />

es. una PEFC).<br />

Il potenziale elettrochimico della singola<br />

cella risulta basso, anche per altri tipi di<br />

celle (cfr. tabella). Di conseguenza sono<br />

necessari flussi elevati di corrente per unità<br />

di sezione di elettrodo; anche per questo si<br />

ricorre ad elettrodi porosi, che presentano<br />

un rapporto superficie/volume molto<br />

favorevole.<br />

La tabella fa riferimento ad H2O come vapore nei prodotti<br />

FC_2007


V1.1 2005 gpm<br />

Il funzionamento reale delle celle – Effetto reale della temperatura<br />

Nella realtà l’effetto della temperatura<br />

è – quando si considerano le perdite<br />

effettive, di natura principalmente<br />

elettrica – ancora più rilevante.<br />

La Figura mostra quali siano le<br />

prestazioni reali delle celle rispetto alla<br />

situazione reversibile, calcolabile<br />

mediante le equazioni di Nernst.<br />

FC_2007


Il funzionamento reale delle celle – Curva caratteristica<br />

<strong>Le</strong> prestazioni reali di una cella sono descritte<br />

dalla sua curva caratteristica: Voltaggio in<br />

uscita (potenziale elettrico) in funzione della<br />

densità di corrente.<br />

La curva caratteristica può essere di natura<br />

sperimentale, o calcolata con modelli<br />

elettrochimici più o meno complessi, che<br />

attuano la modellistica delle diverse tipologie<br />

di perdite.<br />

Il prodotto Voltaggio * Corrente dà la potenza<br />

eettrica; aumentando la corrente, diminuisce<br />

il potenziale per tre effetti principali:<br />

• Polarizzazione per attivazione a bassi carichi<br />

• Perdite resistive attraverso l’elettrolita (ioni) e<br />

gli elettrodi (elettroni) ai carichi intermedi<br />

• Perdite per limiti alla diffusione del gas<br />

(distribuzione agli elettrodi) ai carichi elevati<br />

V1.1 2005 gpm<br />

FC_2007


V1.1 2005 gpm<br />

Il funzionamento reale delle celle – Punto operativo<br />

Punto Operativo<br />

Il punto Operativo della cella risulta in pratica dal<br />

compromesso tra costi di impianto (che spingono verso<br />

densità di corrente elevate – celle + piccole) e costi di<br />

gestione (che spingono verso rendimenti migliori, che si<br />

verificano a densità di corrente più basse).<br />

FC_2007<br />

Effettuando il prodotto V * I si ottiene la<br />

caratteristica di potenza della cella. In genere<br />

questa presenta un massimo in condizioni di<br />

elevata corrente (a destra nel diagramma), e<br />

pertanto questo sembrerebbe il punto operativo<br />

ottimale della cella, anche se risulta evidente<br />

che il voltaggio di uscita è penalizzato; lo stesso<br />

si potrebbe dire del rendimento.<br />

In realtà operare la cella in condizioni di massima<br />

potenza pone seri problemi di controllo: infatti, il<br />

sistema cella ha tendenza ad oscillare attorno<br />

alle condizioni di densità di corrente prossime<br />

alla massima potenza; pertanto si sceglie<br />

sempre di operare a sinistra di tale punto,<br />

sacrificando la potenza per ottenere:<br />

• Migliore stabilità<br />

• Voltaggio più elevato<br />

• Rendimento più elevato


V1.1 2005 gpm<br />

Il rendimento reale delle celle a combustibile -1<br />

La definizione del rendimento è in genere quella di energia utile (elettrica) ottenuta / energia spesa.<br />

L’energia spesa, per un combustibile, è rappresentata per unità di massa dal suo potere calorifico<br />

(inferiore, se i prodotti escono allo stato gassoso; superiore, se l’H2O esce allo stato liquido); o, in<br />

termini di reazioni chimiche ( con riferimento ad 1 mol di reagente), dall’entalpia di reazione - la<br />

differenza di entalpia fisica tra prodotti e reagenti.<br />

Se una cella opera reversibilmente, l’energia utile in uscita risulta massima e pari (operando in<br />

equilibrio con l’ambiente, a 101,325 kPa e 25°C) alla variazione dell’energia libera di Gibbs:<br />

Per la reazione di riferimento di una cella operante con idrogeno:<br />

H 2 + ½ O 2 -> H 2 O (l)<br />

G = H – T S<br />

Pertanto η = ∆G 0 /∆H 0 = 0,83 (valore massimo!)<br />

= 237,1 kJ/mol ∆H 0 = 285,8 kJ/kmol<br />

FC_2007


V1.1 2005 gpm<br />

Il rendimento reale delle celle a combustibile - 2<br />

Si è visto come per la reazione elementare:<br />

H 2 + ½ O 2 -> H 2 O (l)<br />

η max = ∆G 0 /∆H 0 = 0,83<br />

η = Potenza elettrica /∆H = (V * I ) / (0,83 * ∆G) = (V real * I ) / (0,83 * V ideal * I)<br />

η = V real / (0,83 * 1,229) = 0,675 V real<br />

η = V real / (0,83 * V ideal)<br />

FC_2007<br />

V ideal = 1,229 V; mentre in realtà V real < V ideal ; sostituendo V ideal = 1,229 V:<br />

<strong>Le</strong> curve caratteristiche della cella mostrano che operando a<br />

basse densità di corrente si ottengono valori di voltaggio<br />

superiori, e più prossimi a quelli ideali. Invece, aumentando la<br />

corrente cala il voltaggio e quindi il rendimento della cella.


V1.1 2005 gpm<br />

FC_2007<br />

Approfondimento sulle reazioni elettrochimiche – Equazioni di Nernst - 1<br />

<strong>Le</strong> relazioni di Gibbs-Faraday stabiliscono che la variazione dell’energia libera<br />

di Gibbs è anche esprimibile per via elettrica:<br />

W El_rev = ∆G = - n F E<br />

F = Costante di Faraday =<br />

96,487 Coulomb/g-mole elettrone<br />

Allo stato standard: W 0 El_rev = ∆G 0 = - n F E 0<br />

In generale, con riferimento ad una reazione: αA + βB ↔ γC + δD<br />

Reagenti Prodotti<br />

∆G = ∆G 0 + RT ln(C γ D δ )/(A α B β )<br />

e sostituendo: E = E 0 + (RT)/(nF) ln(C γ D δ )/(A α B β )<br />

(Equazione di Nernst)<br />

Invece che alle moli A, B, C, D si fa riferimento, nei sistemi aperti, alle pressioni parziali (prodotto<br />

della concentrazione volumetrica della specie per la pressione della miscela).


V1.1 2005 gpm<br />

FC_2007<br />

Approfondimento sulle reazioni elettrochimiche – Equazioni di Nernst - 2<br />

<strong>Le</strong> equazioni di Nernst stabiliscono il legame tra il potenziale della singola cella e le condizioni operative di<br />

funzionamento, in termini di pressioni parziali di reagenti e prodotti e di temperatura. E’ possibile aumentare le<br />

prestazioni di una cella aumentandone la pressurizzazione. L’aumento di temperatura diminuisce sempre il<br />

potenziale rispetto al valore di riferimento E 0 .


V1.1 2005 gpm<br />

Sistemi di celle a combustibile - 1<br />

La cella elementare viene allestita sotto forma di “Stack”, disponendo molti elementi in serie. In modo da<br />

elevare il voltaggio in uscita.<br />

Che lo scopo sia per autotrazione o per usi stazionari, lo stack costituisce il cuore del sistema; questo però<br />

presenta una serie di sezioni:<br />

•La sezione di gestione termica (raffreddamento,<br />

•La sezione di preparazione del combustibile<br />

recupero termico cogenerativo od eventuale<br />

•L’elettronica di potenza<br />

accoppiamento a ciclo termodinamico)<br />

•Il sistema di alimentazione dell’ossidante<br />

•Il sistema di evacuazione degli effluenti<br />

•Il sistema di sicurezza<br />

FC_2007


V1.1 2005 gpm<br />

Sistemi di celle a combustibile - 2<br />

Tra i sistemi più complessi è il sistema di preparazione combustibile.<br />

Il suo cuore è il reattore di reforming, che opera a temperatura + o – elevata (a seconda dell’impiego di<br />

catalizzatori o meno).<br />

Il combustibile deve in seguito essere purificato (rimozione dello zolfo e del CO, a seconda del tipo di cella).<br />

Sempre a seconda del tipo di cella può convenire promuovere le reazioni di shift, ovvero convertire CO e CH4<br />

in idrogeno con apporto di vapor d’acqua.<br />

FC_2007


V1.1 2005 gpm<br />

Preparazione del combustibile<br />

FC_2007


V1.1 2005 gpm<br />

Esempio di sezione di preparazione combustibile per un cella PEFC<br />

(Ballard)<br />

FC_2007


V1.1 2005 gpm<br />

Esempio di sezione di preparazione combustibile per un cella PAFC<br />

da 200 kW (IFC)<br />

FC_2007


V1.1 2005 gpm<br />

Sistema completo con TSOFC proposto da Siemens-Westinghouse<br />

FC_2007<br />

Nel caso delle SOFC alimentate a gas o syngas la sezione di preparazione del combustibile è<br />

molto più semplice (limitata ad un preriscaldamento recuperativo nell’esempio). E’ però molto forte<br />

l’integrazione tra SIFC e macchinari di potenza (compressori, turbine).


Il DOE americano propone soluzioni con gassificatore, SOFC e ciclo combinato gas-vapore per<br />

l’utilizzo pulito del carbone con elevata efficienza.<br />

Il gassificatore è<br />

alimentato con<br />

ossigeno; la SOFC<br />

con aria.<br />

La sezione di<br />

pulizia del syngas<br />

risulta importante.<br />

La taglia di<br />

riferimento è 500<br />

MW.<br />

V1.1 2005 gpm<br />

FC_2007


V1.1 2005 gpm<br />

Integrazione tra SOFC e cicli di potenza - 1<br />

Sono possibili diversi schemi<br />

realizzativi.<br />

La soluzione qui presentata prevede<br />

l’utilizzo di un ciclo turbogas<br />

rigenerato integrato ad una SOFC.<br />

Il rendimento calcolato arriva<br />

all’82%, rispetto al 60% ipotizzato<br />

per la cella isolata.<br />

Il rendimento così elevato prevede<br />

un forte investimento nello<br />

scambiatore rigenerativo, che<br />

presenta una differenza terminale di<br />

temperatura DT=16°C. Con DT =<br />

45°C il rendimento calerebbe al<br />

76%.<br />

FC_2007


V1.1 2005 gpm<br />

Integrazione tra SOFC e cicli di potenza - 2<br />

La soluzione proposta prevede<br />

l’utilizzo di un ciclo turbogas<br />

accoppiato a ciclo combinato<br />

monopressione integrato ad una<br />

SOFC.<br />

L’aria alla mandata del<br />

compressore raffredda la SOFC<br />

con effetto rigenerativo.<br />

Il rendimento calcolato arriva al<br />

75%, rispetto al 57% della cella<br />

isolata.<br />

FC_2007


V1.1 2005 gpm<br />

Sistema di controllo per PEFC per autotrazione<br />

FC_2007


V1.1 2005 gpm<br />

Volume di controllo sistema PEFC per autotrazione<br />

Il volume di controllo comprende macchine<br />

(compressore), componenti di scambio<br />

termico/umidificatori, la cella, valvole, e<br />

“plenum” di distribuzione di combustibile ed<br />

ossidante.<br />

Il comportamento dinamico del sistema<br />

dipende da un complesso insieme di variabili<br />

termofluidodinamiche ed elettrochimiche.<br />

Il problema del comportamento dinamico del<br />

sistema diventa rilevante nelle applicazioni<br />

PEFC “Full Power”, ovvero in quelle non di<br />

tipo ibrido (in queste, i transitori vengono<br />

fortemente attenuati dal pacco batterie, che<br />

costituisce però un peso aggiuntivo per il<br />

veicolo).<br />

FC_2007


V1.1 2005 gpm<br />

FC_2007<br />

E’ riconosciuto che i sistemi con FC presentano – sia nel caso di utilizzo di<br />

gas naturale che di olio combustibile come fonte primaria – un’efficienza<br />

nell’uso finale superiore rispetto agli attuali MCI volumetrici.

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