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Simonetta Nicolini - Il coro - Fondazione Cassa di Risparmio di Fano

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LA CHIESA DI SANTA MARIA NUOVA A FANO<br />

<strong>Il</strong> <strong>coro</strong> come appare in una<br />

foto del 1926 (Archivio <strong>di</strong><br />

Santa Maria Nuova, <strong>Fano</strong>)<br />

126<br />

trale 3 . Nel corso del Quattrocento al lavoro <strong>di</strong><br />

intaglio si associò spesso quello <strong>di</strong> intarsio illusionistico<br />

che si sposava perfettamente con<br />

la forma rettangolare, ‘a finestra’, degli specchi<br />

dei postergali: la fioritura della tarsia prospettica<br />

coincise con una fase <strong>di</strong> rinnovamento <strong>di</strong> questi<br />

arre<strong>di</strong> liturgici e lo sviluppo <strong>di</strong> questa tecnica <strong>di</strong><br />

lavorazione si protrasse dal sesto decennio del<br />

XV secolo fino al quarto decennio del successivo.<br />

A partire dalla metà del Cinquecento si assistette,<br />

invece, a una tendenza generale alla rimozione<br />

e ricomposizione degli antichi cori, che vennero<br />

spesso trasferiti nella zona presbiteriale, addossati<br />

alla parete dell’abside. La prima fase <strong>di</strong> rimozione<br />

dalle navate corrispose (soprattutto a Firenze,<br />

dove il fenomeno avvenne <strong>di</strong>etro l’impulso delle<br />

ristrutturazioni vasariane delle chiese) all’idea<br />

dello spazio che doveva essere recepito unitariamente,<br />

poiché la visione dell’occhio rinascimentale<br />

non apprezzava interruzioni e ostacoli alla<br />

‘prospettiva’ della navata. In seguito, la riforma<br />

tridentina confermò questa tendenza e, per le<br />

esigenze delle nuove forme liturgiche, i cori subirono<br />

spostamenti, ricomposizioni e conseguenti<br />

per<strong>di</strong>te <strong>di</strong> parti che ne alterarono profondamente<br />

la percezione: se prima essi erano destinati a<br />

una fruizione separata e silenziosa, ora, aperti e<br />

squadernati lungo le pareti absidali, si trovavano<br />

ad essere riorganizzati in una sequenza <strong>di</strong> finestre<br />

prospettiche in cui le specchiature intarsiate<br />

«perdono l’originaria cornice d’uso mentale». 4<br />

Anche a <strong>Fano</strong>, tra Cinquecento e Seicento, il<br />

<strong>coro</strong> della chiesa <strong>di</strong> Santa Maria Nuova forse<br />

subì rimaneggiamenti: risulta che, nel 1641,<br />

Giovanni Francesco Marcolini fece tradurre su<br />

una lapide lo stemma <strong>di</strong> famiglia che era inserito<br />

nell’antico arredo ligneo che, per incuria,<br />

rischiava <strong>di</strong> andare perduto. 5 Non è escluso che,<br />

in quella occasione, Marcolini provvedesse a<br />

una qualche forma <strong>di</strong> restauro del <strong>coro</strong>. Un più<br />

probabile rimaneggiamento si dovette avere nel<br />

1706-08, quando l’intera chiesa fu sottoposta a<br />

un generale rifacimento.

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