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Appunti di Storia Medievale - Controcampus

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<strong>Appunti</strong> <strong>di</strong> <strong>Storia</strong> Me<strong>di</strong>evale<br />

Tratti dal volume <strong>di</strong> Giovanni Vitolo<br />

"Me<strong>di</strong>oevo i caratteri originali <strong>di</strong> un'età <strong>di</strong><br />

transizione"<br />

Contatto: Andrea Luci<strong>di</strong> andrea.lcd@libero.it


Il mondo ellenistico-romano e la <strong>di</strong>ffusione del cristianesimo.<br />

Verso il 470 le invasioni dei popoli delle steppe (unni bianchi) causarono in crollo dell'impero<br />

in<strong>di</strong>ano dei Gupta, la cina e il suo impero avevano gia visto un'andata migratoria proveniente<br />

dall'asia centrale che ridusse successivamente l'impero ad un dominio mongolo.<br />

Nei due millenni prima <strong>di</strong> cristo anche l'europa centrale era stata coinvolta dal grande flusso<br />

migratorio indoeuropeo. I romani si trovarono costretti al confronto con le popolazioni celtiche e<br />

germaniche che vennero poi fatte arretrare fino al danubio. Il confine (limes) romano rappresentava<br />

la <strong>di</strong>stinzione netta tra due <strong>di</strong>verse civiltà: I germani, che pur avendo superato il noma<strong>di</strong>smo<br />

continuavano a spostarsi da una radura all'altra raccolti in gerarchie sociali molto semplici, e i<br />

romani il cui mondo era fondato su citta e su gerarchie sociali assai piu complesse. Pur non essendo<br />

dei romani il merito del pilastro delle citta essi avevano comunque il merito <strong>di</strong> aver portato nel loro<br />

impero una certa omogeneità avendo acquisito tratti ellenistici dopo la conquista del regno <strong>di</strong> egitto,<br />

siria e macedonia. La città romana a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quella me<strong>di</strong>evale non era separata dal resto del<br />

territorio, ma anzi era organizzata in <strong>di</strong>verse zone dove trovavano collocazione sia gli e<strong>di</strong>fici<br />

pubblici che le zone residenziali, perfino la campagna era organizzata e il governo della città si<br />

travava nelle mani <strong>di</strong> un'aristocrazia-borghese la cui politica non si basava solo sul profitto<br />

personale ma anche sulla volontà <strong>di</strong> rendere sempre più prestigiosa la propria città.<br />

Altre componenti essenziali dello stile <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> questo ceto aristocratico era l'esercizio della<br />

filantropia e l'avere una buona raccolta <strong>di</strong> libri greci e latini nella loro biblioteca.<br />

Il periodo compreso tra il I e il II secolo vide la fioritura della cultura e dell'arte e anche la crisi<br />

della religione politeista provocato dall'avvento delle religione salvatiche-profetice. Il cristianesimo<br />

<strong>di</strong>ffuso inizialmente solo nelle comunità cristiano-giudaiche sparse per il mondo si <strong>di</strong>mostrò il piu<br />

efficace a <strong>di</strong>ventare la religione maggioritaria dell'impero quando venne liberato da toni apocalittici<br />

e venne scelto dall'imperatore Costantino come religione <strong>di</strong> stato. Il fatto che fosse strutturato in una<br />

gerarchia stabile favorì molto la sua <strong>di</strong>ffusione anche tra il ceto <strong>di</strong>rigente romano. Il merito della<br />

<strong>di</strong>ffusione del cristianesimo è senz'altro da attribuire a Paolo <strong>di</strong> Tarso ma il fatto che pre<strong>di</strong>casse<br />

prevalentemente nelle città trattandosi appunto i romani <strong>di</strong> una civiltà urbana fece si che le<br />

campagne restassero legate ai loro culti tra<strong>di</strong>zionali, i cristiani consapevoli <strong>di</strong> questo fatto coniarono<br />

per loro un apposito termine: Pagano.<br />

La <strong>di</strong>stanza con le masse conta<strong>di</strong>ne si acui mano a mano che le istituzioni ecclesiastiche aderivano<br />

alle strutture della società romana. Ben presto infatti i vescovi finirono per essere nominati tra le<br />

elites citta<strong>di</strong>ne dotate <strong>di</strong> cultura umanistica e <strong>di</strong> prestigio sociale. La comunanza <strong>di</strong> origine tra<br />

amministratori civili e capi delle chiese locali conferirà ben presto a questi ultimi autorevolezza<br />

anche sul piano civile.<br />

Venne dunque creato un connubio tra autorità politiche e religiose che avrà in futuro risvolti<br />

clamorosi. Prima <strong>di</strong> arrivare a questi sviluppi propri dei secoli successivi il cristianesimo dovette<br />

affrontare la <strong>di</strong>fficile prova delle presecuzioni compiute più per motivi politici che per motivi<br />

religiosi in quanto i cristiani erano accomunati agli ebrei. Le persecuzioni si facevano sempre più<br />

forti mano a mano che la crisi dell'impero romano si acuiva. Tale fu quella che tra il II e il III secolo<br />

investì le fondamenta stesse della società romana, da questa crisi si cercò <strong>di</strong> uscire accentuando<br />

l'intervento dello stato in ogni settore della vita economica e sociale e il carattere sacrale del potere<br />

imperiale, operazione questa che risulterà inaccettabile ai cristiani. La crisi si verificò sia per il<br />

popolamento troppo elevato delle città sia per l'abbandono delle terre improduttive da parte dei<br />

conta<strong>di</strong>ni. La situazione si mantenne in equilibrio fin tanto che fu possibile allo stato rifornire <strong>di</strong><br />

grano le città, ma quando tra il II e il III secolo le spese necessarie alla <strong>di</strong>fesa aumentarono a causa<br />

dei germani, questo non fu più possibile.<br />

La crescita della spesa pubblica alimentò l'inflazione dato che il <strong>di</strong>savanzo <strong>di</strong> bilancio veniva<br />

coperto con l'incremento della coniazione <strong>di</strong> moneta, monete che venivano fabbricate in maniera<br />

sempre piu leggera a causa della scarsità <strong>di</strong> metalli preziosi. L'iimpero sembrava sul punto <strong>di</strong><br />

sfaldarsi durante carestie, pesti, guerre civili per le successioni ecc. Solo grazie ad imperatori dotati<br />

<strong>di</strong> grande genio e <strong>di</strong> grande energia l'impero si riprese.


Personaggio chiave del risanamento dell'impero è certamente l'imperatore Dioclezioano che con la<br />

riforma economica, con la quale socializzò l'economia, ritardò il crollo dell'impero <strong>di</strong> almeno due<br />

secoli. Diocleziano percepiva il cristianesimo come una minaccia per la stabilità dell'impero perciò<br />

a partire dal 303 fu fatto oggetto <strong>di</strong> una grande persecuzione. Il suo successore, Costantino pur<br />

avendo aderito al culto del Sol Invictus e pur essendo potenfice massimo del culto pagano con<br />

l'e<strong>di</strong>tto <strong>di</strong> milano riconobbe libertà <strong>di</strong> culto alle chiese cristiane e restituì le proprietà confiscate alla<br />

chiesa. La chiesa venendo a trovarsi in piena libertà si rese conto <strong>di</strong> avere ancora un'organizzazione<br />

abbastanza labile ed una dottrina non ancora elaborata in maniera definitiva. Il primo problema<br />

venne risolto me<strong>di</strong>ante l'adesione del clero ai quadri amministrativi dell'impero.<br />

Una chiesa locale era governata da un vescovono proveniente dalla famiglia aristrocratica del<br />

municipio e <strong>di</strong> solito il territorio della <strong>di</strong>ocesi conincideva con quello del municipio stesso,<br />

successivamente fu attuato un controllo tra i vescovi della stessa provincia dando un ruolo <strong>di</strong><br />

preminenza alle chiese metropolitiche. I compiti dei metropoliti erano fondamentalmente i seguenti:<br />

• Consacrare i vescovi<br />

• Esercitare la giuris<strong>di</strong>sizione <strong>di</strong> appello<br />

• Presiedere i sino<strong>di</strong> provinciali<br />

Per quanto concerne il problema dottrinario la chiesa si trovò <strong>di</strong>visa tra i sostenitori <strong>di</strong> una visione<br />

fondamentalistica e i sostenitori <strong>di</strong> una visione più moderata <strong>di</strong> cristianesimo. Questi ultimi uscirono<br />

vincitori dallo scontro ideologico trovandosi però in <strong>di</strong>fficoltà al momento <strong>di</strong> definire la natura del<br />

monoteismo in rapporto al problema dell'incarnazione <strong>di</strong> Dio in Cristo.<br />

La polemica esplose agli inizi del IV secolo in seguito al <strong>di</strong>ffondersi della dottrine del prete Ario <strong>di</strong><br />

Alessandria il quale sosteneva che il figlio <strong>di</strong> Dio incarnatosi in Cristo non aveva lo stesso grado <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>vinità del padre ma era a lui subor<strong>di</strong>nato. Non essendo la chiesa ancora dotata <strong>di</strong> organi<br />

decisionali in grado <strong>di</strong> imporsi al livello universale l'imperatore Costantino (non ancora battezzato)<br />

fu indotto a riunera a Nicea quello che viene considerato il primo concilio ecumenico, il concilio<br />

composto da 300 vescovi deliberò a nome <strong>di</strong> tutta la chiesa, Costantino era comunque interessato a<br />

mantenere la pace nell'impero specie nella parte orientale. Da questo momento si può<br />

leggittimamente parlare <strong>di</strong> eresie ovvero dottrine che si oppongono a verità poste come tali dalla<br />

chiesa. Un altro movimento che si rivelò un pericolo per l'or<strong>di</strong>namento politico fu il Donatismo che<br />

nato nell'episcopato africano si <strong>di</strong>ffuse nelle campagne e venne utilizzato come copertura per rivolte<br />

<strong>di</strong> carattere etnico-sociale che nel V secolo esplosero in siria ed egitto in concomitanza con una<br />

grande contestazione cristologica per definire i rapporti tra umanità e <strong>di</strong>vinità <strong>di</strong> cristo. La<br />

<strong>di</strong>scussione riguardò anche la figura <strong>di</strong> Maria in quanto non doveva (secondo i nestoriani) essere<br />

chiamata madre <strong>di</strong> Dio ma madre <strong>di</strong> Cristo per evitare ogni possibile confusione tra la persona<br />

umana e la persona <strong>di</strong>vina <strong>di</strong> Cristo.<br />

La situazione venne risolta nel concilio <strong>di</strong> Calcedonia nel 451, Cristo venne <strong>di</strong>chiarato vero Dio e<br />

vero uomo dotato <strong>di</strong> due nature <strong>di</strong>stinte ma inseparabili. I più violenti oppositori a questa decisione<br />

furono i monofisiti secondo i quali l'umanità e la <strong>di</strong>vinita <strong>di</strong> cristo si fondevano in una sola natura.<br />

Mentre si svolgevano questi interminabili e sconvolgenti <strong>di</strong>battiti teologici si rafforzava un apparato<br />

ecclesiastico dotato <strong>di</strong> crescente autorevolezza, il monachesimo.<br />

All'inizio sembrava destinato a restare in una situazione <strong>di</strong> marginalità ma si rivelò in seguito una<br />

delle forza più vive in grado <strong>di</strong> plasmare la società me<strong>di</strong>evale. Ben presto si ebbero colonie <strong>di</strong><br />

eremiti, specie dopo la <strong>di</strong>ffusione del cenobitismo in cui l'ascesi era regolata e praticata in maniera<br />

piu moderata con l'adozione <strong>di</strong> regole e gerarchie all'interno della comunità. A questo punto è<br />

in<strong>di</strong>spensabile <strong>di</strong> parlare <strong>di</strong> san Benedetto da Norcia il quale intorno al 540 scrisse una regola per il<br />

monastero <strong>di</strong> montecassimo che anche se può essere considerata la prima regola monastica è<br />

comunque molto originale in quanto Benedetto utilizzò l'ere<strong>di</strong>ta del suo vissuto per improntare<br />

grande moderazione e realismo misto a grande equilibrio tra vita attiva e vita contemplativa riunito<br />

nella classica formula "ora et labora".


L'occidente romano-germanico.<br />

Tacito nel 98 d.c. definisce i germani come "una razza pura senza mescolanze che non assomigliava<br />

che a se stessa" questo mito porterà nel tardo settecento alla formazione del nazionalismo tedesco,<br />

ma è stato <strong>di</strong>mostrato che la civiltà germanica si è andata formando lentamente dopo l'espansione<br />

indoeuropea in nord europa. Il primo contatto con i romani avvenne nel II secolo a.c.. Il principale<br />

punto <strong>di</strong> contatto in europa fu il reno, su cui romani e germani si fronteggiarono fino al 406 anno in<br />

cui ci fu la definitiva avanzata dei germani verso le regioni del me<strong>di</strong>terraneo. Questo costante<br />

confronto portò <strong>di</strong>versi stimoli per l'evoluzione della società germanica come il progresso per<br />

l'agricoltura o la lavorazione dei metalli. La società teutonica risultava fondata sulla guerra, l'unica<br />

gerarchia esistente era quella dei duces, capi militari riconosciuti per il prestigio guerriero e per<br />

meriti magico-sacrali. Il popolo germanico sostanzialmente praticava una democrazia <strong>di</strong>retta e<br />

l'unico modo per emergere era il valore in guerra e la capacità <strong>di</strong> aggregare intorno a se un certo<br />

numero <strong>di</strong> giovani guerrieri.<br />

Nel corso dei secoli tra le varie tribu si ebbe un processo <strong>di</strong> stabilizzazione in quanto gli Adalangi<br />

(nobili) si trovarono con maggior ricchezza e maggiore influenza nell'assemblea degli anziani e le<br />

tribù tendevano in tempo <strong>di</strong> guerra ad unirsi sotto un unico capo militare scelto per il suo valore.<br />

Queste mo<strong>di</strong>fiche sociali derivavano senza dubbio dal contatto con la civiltà romana.<br />

Mentre al <strong>di</strong> la del danubio le tribù teutoniche si infuenzavano a vicenda si ebbe un progressivo<br />

inse<strong>di</strong>amento <strong>di</strong> elementi barbarici all'interno delle gerarchie militari e politiche delle regioni<br />

danubiane, si pensava infatti che il mondo romano e il mondo germanico avessero raggiunto un<br />

punto <strong>di</strong> equilibrio. Questa precaria armonia venne interrotta dall'espansione degli unni verso ovest<br />

che costrinse i vandali a varcare il confine romano e a <strong>di</strong>fendere la tracia in qualità <strong>di</strong> federati.<br />

Gli unni persero progressivamente la loro spinta offensiva via via che si allontanavano dalle loro<br />

terre <strong>di</strong> origine. L'effetto dell'invasione unna provocò un movimento delle popolazioni germaniche<br />

che ridusse l'impero romano alla sola porzione orientale. Intanto la situazione dei visigoti in tracia<br />

era <strong>di</strong>fficile a causa dell'ostilità da parte delle popolazioni locali, tale situazione si fece sempre pù<br />

tesa fino a sfociare in guerra aperta che terminò il 9 agosto 378 con la <strong>di</strong>struzione dell'esercito<br />

romano e la morte sul campo dell'imperatore Valente nei pressi <strong>di</strong> Adrianopoli.<br />

Alla morte <strong>di</strong> Teodosio I nel 395 l'impero venne <strong>di</strong>viso tra Onorio e Arca<strong>di</strong>o, il primo ere<strong>di</strong>tò la<br />

parte occidentale con capitale Milano mentre il secondo la parte orientale con capitale<br />

Costantinopoli. Entrambi gli ere<strong>di</strong> vennero affiancati da un tutore: Stillicone per Onorio e Rufino<br />

per Arca<strong>di</strong>o. Dato che Stillicone era un generale vandalo affidandogli l'incarico <strong>di</strong> tutore<br />

dell'imperatore <strong>di</strong> occidente si dava il tacito consenso all'ingresso dei germani nel senato, questa<br />

"svolta" provocò tensioni nell'aristocrazia sentaroia. Iniziò a crescere l'opposizione verso elementi<br />

<strong>di</strong> origine barbarica che come conseguenza portò nel 400 all'estromissione degli ufficiali <strong>di</strong> origine<br />

barbara. La situazione precipitò nel 406 quando il confine del reno nella notte <strong>di</strong> san silvestro venne<br />

superato da vandali, alamanni e svevi <strong>di</strong>retti in gallia. Il prestigio <strong>di</strong> Stillicone fu irrime<strong>di</strong>abilmente<br />

scosso fino alla sua morte avvenuta in seguito ad un sollevamento <strong>di</strong> truppe. La scomparsa del<br />

generale vandalo aprì le porte dell'Italia ai visigoti che dopo aver attraversato la penisola<br />

sottoposero Roma a tre giorni <strong>di</strong> saccheggio il 24 agosto 410. Il saccheggio <strong>di</strong> Roma ebbe un effetto<br />

più psicologico che militare, in quanto fu il crollo della frontiera del reno a determinare il punto <strong>di</strong><br />

non ritorno per la riduzione del potere dell'impero romano d'occidente che nel giro <strong>di</strong> una trentina<br />

d'anni potè essere esercitato in un territorio poco più grande dell'Italia. Tutti i popoli barbari<br />

vennero in tempi e mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi riconosciuti come federati finendo per stabilirsi nell'impero non<br />

come soldati ma come popoli veri e propri. Con il ridursi del potere imperiale in Italia e l'ascesa al<br />

trono d'occidente <strong>di</strong> Valentiniano III sotto la guida della madre Galla Placida sorella <strong>di</strong> Onorio si<br />

riduceva <strong>di</strong> fatto l'italia ad un protettorato <strong>di</strong> Costantinopoli tornando quin<strong>di</strong> ad una politica <strong>di</strong><br />

convergenza tra romani e barbari. Si fece interprete <strong>di</strong> questa politica Ezio, un generale romano<br />

cresciuto tra gli unni, che utilizzò i germani contro gli unni che minacciavano l'italia, li sconfisse<br />

nel 451.


Nel 454 Ezio venne ucciso da Valentiniano il quale cadde l'anno seguente per mano <strong>di</strong> due seguaci<br />

<strong>di</strong> Ezio. Questi assassinii resero i vertici del potere occidentale confusi e privi <strong>di</strong> guida, gli anni<br />

successivi videro il susseguirsi <strong>di</strong> imperatori privi <strong>di</strong> potere effettivo <strong>di</strong> solito al "servizio" <strong>di</strong><br />

generali romano-barbarici. Tra essi ebbe una certa preminenza Odoacre (476) che rimandò a<br />

Costantinopoli le insegne imperiali <strong>di</strong>chiarando <strong>di</strong> non voler regnare con il titolo <strong>di</strong> imperatore ma<br />

con il titolo <strong>di</strong> Patrizio nel nome dell'imperatore d'oriente. I saccheggi <strong>di</strong> Roma e <strong>di</strong> Apuleia pur<br />

provocando gran<strong>di</strong> sofferenze alla popolazione italia non valsero a destabilizzare l'assetto sociale<br />

dell'italia in quanto il ceto che deteneva l'egemonia era quello dell'aristocrazia senatoria. Questa<br />

aristocrazia aveva mantenuto nell'ultimo secolo una notevole capacita <strong>di</strong> iniziativa politica<br />

contribuendo al successo o all'insuccesso dei can<strong>di</strong>dati al trono imperiale. Nel 489 l'imperatore<br />

Zenone <strong>di</strong>ede a Teodorico, re degli ostrogoti ma cresciuto a Costantinopoli, l'incarico <strong>di</strong> stabilirsi in<br />

italia con il suo popolo per frenare l'espansione <strong>di</strong> Odoacre in dalmazia. L'aristocrazia e l'episcopato<br />

cattolico si volsero subito dalla sua parte poichè rappresentava oltre all'imperatore l'uomo forte del<br />

momento e più salde garanzie del rispetto degli equilibri sociali esistenti. In effetti Teodorico<br />

mostrò subito <strong>di</strong> voler operare in pieno accordo con l'aristocrazia e con la chiesa cattolica che prese<br />

sotto la sua protezione pur essendo un ariano come tutto il suo popolo. Con gli ostrogoti si ha per la<br />

prima volta un esempio <strong>di</strong> coesione tra due realtà statali <strong>di</strong>verse unite solo dalla figura <strong>di</strong> Teodorico<br />

re della sua gente e al vertice dell'apparato politco-amministrativo romano. Teodorico intenzionato a<br />

tenere separate le due realtà statali sostenne l'arianesimo, considerato un elemento fondamentale<br />

del suo popolo e riesumò una vecchia legge romana del 370 che vietava i matrimoni tra romani e<br />

barbari. La rigida separazione tra romani e goti portò al superamento della prassi tra<strong>di</strong>zionale che<br />

prevedeva l'ingresso al senato dei germani che raggiungevano i vertici della gerarchia militare. Ora<br />

invece l'aristocrazia gota entrava a far parte insieme a ministri e consiglieri romani del consiglio del<br />

re (concistorium) ma non più del senato. Gli ostrogoti ad eccezione del ceto <strong>di</strong>rigente rimasero<br />

<strong>di</strong>stinti dai romani anche nell'abitazione, principalmente vissero sotto forma <strong>di</strong> presi<strong>di</strong>o militare<br />

mantendendo anche una forte coscienza politica e uno stile <strong>di</strong> vita ispirato alla loro cultura<br />

bellicosa. Non è possibile <strong>di</strong>re se Teodorico avesse una forte coscienza nazionale o la<br />

consapevolezza dell'impossibilità <strong>di</strong> realizzare in tempi brevi una compenetrazione tra goti e<br />

romani. Il sogno <strong>di</strong> Teodorico <strong>di</strong> essere allo stesso tempo custode della libertà e propagatore del<br />

nome romano si infranse sulla resistenza del mondo romano e del mondo germanico. La sua politica<br />

estera si scontrò ben presto con un pregetto egemonico simile del re dei franchi e si complicarono i<br />

rapporti con il mondo romano a causa del ristabilirsi dell'intesa tra papato e impero romano<br />

d'oriente in merito all'applicazione delle decisioni del concilio <strong>di</strong> Calcedonia.<br />

Il ristabilirsi <strong>di</strong> questi rapporti portò all'inasrpimento dei rapporti tra cattolici e goti ariani.<br />

Teodorico fu portato a vedere complotti ovunque. Teodorico morirà nel 526 dopo che la parabola<br />

<strong>di</strong>scendente della potenza gota in italia era iniziata. All'incirca nello stesso periodo si consumava in<br />

africa il dramma dei vandali i cui rapporti con le popolazioni locali erano sempre stati molto <strong>di</strong>fficili<br />

anche a causa delle persecuzioni perpetrate nei confronti della chiesa cattolica. I valdali verranno<br />

travolti tra il 533 e il 534 dall'espansionismo <strong>di</strong> Giustiniano.<br />

I Franchi non appartenevano a un gruppo politico unitario bensì erano originariamente <strong>di</strong>visi in tanti<br />

piccoli aggregati formatisi lungo il bacino del basso reno sotto il potere <strong>di</strong> capi militari. A partire dal<br />

482 furono via via inglobati dal dominio <strong>di</strong> Clodoveo con cui iniziò la <strong>di</strong>nastia dei Merovingi. Nel<br />

486 dopo aver eliminato l'ultima presenza romana in gallia si volse con estrema decisione contro le<br />

popolazioni germaniche trovando ostacolo solo nel re degli ostrogoti Teodorico che intervenne in<br />

<strong>di</strong>fesa dei visigoti e degli alamanni. Nonostante una politica rigorosa <strong>di</strong> Teodorico nel 511 alla<br />

morte <strong>di</strong> Clodoveo il regno franco contrallava tutta la gallia ad eccezione della provenza che poi<br />

verrà posta sotto il controllo franco del 536. Per eliminare la <strong>di</strong>ffidenza nei loro confronti da parte<br />

delle popolazioni cristiane dominate Clodoveo nel 498 si convertì al cattolicesimo insieme ai<br />

principali capi franchi. Da questa conversione risultano accelerati sia la spinta verso la formazione<br />

<strong>di</strong> uno stato territoriale sul modello romano sia una graduale fusione tra l'aristocrazia franca e galloromana.


Da questa fusione ne derivò un cambiamento degli stili <strong>di</strong> vita in quanto la nuova classe <strong>di</strong>rigente<br />

imparò ad utilizzare i propri patrimoni fon<strong>di</strong>ari non soltanto come forma <strong>di</strong> controllo nei confronti<br />

della popolazione rurale, ma anche per dare stabilità alle loro clientele armate.<br />

Fondarono chiese e monasteri per dare un fondamento religioso al predominio sociale fondato in<br />

passato sul dominio militare. L'espressione del nuovo ceto <strong>di</strong>rigente si ebbe naturalmente attraverso<br />

i vescovi che spesso erano scelti <strong>di</strong>rettamente dal re tra i laici del suo seguito. Nonostante le<br />

influenze degli uomini <strong>di</strong> chiesa lo stato franco si sviluppò come stato patrimoniale, infatti alla<br />

morte <strong>di</strong> Clodoveo il regno venne <strong>di</strong>viso in parti uguali tra i suoi quattro figli come se si trattasse <strong>di</strong><br />

un bene privato. Il sistema <strong>di</strong> successione basato sulle spartizioni territoriali ad ogni generazione<br />

portò all'esplodere <strong>di</strong> violente lotte fratricide ed al nascere <strong>di</strong> o<strong>di</strong> famigliari, questo non impedì però<br />

ai <strong>di</strong>scendenti <strong>di</strong> Clodoveo <strong>di</strong> mantenere la corona per <strong>di</strong>eci generazioni. In questo periodo il Regno<br />

dei Franchi non raggiunse il peso politico che avrebbe raggiunto nell' VIII secolo una volta<br />

ristabilita una politica unitaria e salda. Nonostante la varietà dei regni presenti sul territorio europeo<br />

tutti presentavano però degli elementi comuni. L'aristocrazia in tutti gli esempi mantiene una<br />

posizione <strong>di</strong> dominio economico e sociale attraverso i loro patrimoni, un secondo elemento comune<br />

è l'influenza che esercitavano i vescovi per conservare una componente ellenistico-romana<br />

all'interno della società. I vescovi erano <strong>di</strong>ventati l'unico punto <strong>di</strong> tramite con la cultura antica e<br />

quin<strong>di</strong> gli unici in grado <strong>di</strong> fornire ai re germanici strumenti culturali per costituire un minimo <strong>di</strong><br />

apparato politico-amministrativo. Inoltre la durata dei regni era <strong>di</strong>rettamente proporzionale alla<br />

conversione o meno al cristianesimo della classe <strong>di</strong>rigente del popolo.<br />

Il rafforzamento del potere monarchico con la fusione dei germani con i popoli locali riduceva<br />

l'importanza dell'assemblea degli uomini liberi che vedeva ridotto via via il proprio potere fino a<br />

limitarsi all'acclamazione del sovrano. Espressione del rafforzamento dell'autorità regia e della<br />

suggestione che esercitava il modello romano-imperiale fu anche l'attività legislativa dei sovrani i<br />

quali si posero il problema della certezza del <strong>di</strong>ritto dei loro popoli. Esempi sono la legge salica <strong>di</strong><br />

Clodoveo e la legge dei Burgun<strong>di</strong> . In queste attività legislative trovò espressione una concezione <strong>di</strong><br />

giustizia <strong>di</strong>versa da quella romana, la giustizia germanica era giunta ad elaborare il concetto <strong>di</strong> pena<br />

pecuniaria, a fissare l'ammontare della pena era il mallus, ovvero l'assemblea degli uomini liberi<br />

presieduta dal conte.


L'oriente Romano-Bizantino e Slavo.<br />

Mentre in occidente si assisteva alla nascita <strong>di</strong> una nuova civiltà grazie alla fusione <strong>di</strong> vari popoli, in<br />

oriente si resisteva a pressioni interne ed esterne eleborando cosi una nuova forma statale ed una<br />

nuova civiltà che si poneva in <strong>di</strong>retta <strong>di</strong>scendenza con quella romana; continueranno infatti a<br />

chiamarsi romani e l'impero bizantino sarà chiamato Romània per tutto il me<strong>di</strong>oevo.<br />

Le ragioni <strong>di</strong> questa <strong>di</strong>versità sono da ricondurre al <strong>di</strong>verso livello <strong>di</strong> sviluppo che si riscontrava in<br />

oriente che non aveva ancora conosciuto il latifondo e il relativo sviluppo della con<strong>di</strong>zione<br />

schiavile, ed al declino dei piccoli proprietari fon<strong>di</strong>ari, che avevano formato il nerbo delle legioni<br />

romane. Inoltre le città erano più popolate e godevano della presenza <strong>di</strong> un ceto mercantile padrone<br />

dei traffici nel me<strong>di</strong>terraneo. L'aristocrazia quin<strong>di</strong> non godeva <strong>di</strong> una schiacciante superiorità e non<br />

rappresentava una classe rigidamente chiusa dato che per entrarvi a farne parte bastava emergere<br />

nell'ambito della pubblica amministrazione o dei mestieri. L'assenza dell'aristocrazia inoltre <strong>di</strong>ede<br />

più libertà <strong>di</strong> azione al governo imperiale che potè così applicare più efficacemente le riforme <strong>di</strong><br />

Diocleziano intervenendo in ogni settore della vita economica del paese. Lo stato d'oriente inoltre<br />

esercitava pieno controllo sulla chiesa, aveva potenziato la flotta ed aveva formato un esercito<br />

molto ben addestrato. Il punto <strong>di</strong> partenza per la creazione dello stato bizantino fu sicuramente<br />

l'11 maggio 330 giorno in cui venne innaugurata da Costantino la nuova capitale, Costantinopoli,<br />

costruita attraverso la ristrutturazione della colonia greca <strong>di</strong> Bisanzio. Costantinopoli <strong>di</strong>venne<br />

concorrente <strong>di</strong> roma come sede <strong>di</strong> potere dato che quest'ultima aveva fortemente perso potere da<br />

quando gli imperatori avevano preferito stabilirsi a ravenna, più sicura e collegata via mare con<br />

Costantinopoli. Costanzo II fondò a Costantinopoli un senato su imitazione <strong>di</strong> quello romano, venne<br />

creata l'annona civica per la <strong>di</strong>stribuzione del grano, venne costruito un ippodromo a imitazione del<br />

circo massimo romano. Per mano degli uomini <strong>di</strong> chiesa inoltre il potere assunse via via più<br />

rapidamente dei tratti sacri, che avevano esaltato il ruolo dell'imperatore quale <strong>di</strong>fensore della<br />

dottrina e resposabile della salvezza del popolo cristiano. Le cerimonie <strong>di</strong> incoronazione assunsero<br />

sempre più tratti sacri con la consegna della corona da parte del patriarca <strong>di</strong> Costantinopoli.<br />

L'imperatore convocava e presiedeva i concili ecumenici e decideva sull'elezione dei vescovi delle<br />

varie chiese patriarcali. L'episo<strong>di</strong>o che determinò la cesura tra oriente e occidente fu oltre alla<br />

<strong>di</strong>visione del 395 tra Arca<strong>di</strong>o e Onorio, il comportamento <strong>di</strong>verso che le due entità statali assunsero<br />

nei confronti dei barbari. Mentre l'occidente si orientava verso un pieno inserimento dei Germani<br />

nell'esercito e nei vertici <strong>di</strong> potere politico l'oriente, applicava una politica <strong>di</strong> netta chiusura in<br />

collaborazione con la chiesa oltre al <strong>di</strong>rottamento <strong>di</strong> visigoti e germani resi inqueti dagli unni, verso<br />

occidente. La liberazione dalla pressione germanica consentì prima a Zenone e poi ad Anastasio I <strong>di</strong><br />

concentrare le proprie forze nella soluzione dei due principali problemi interni del paese: Le rivolte<br />

degli Isauri e i continui contrasti a sfondo religioso.<br />

La soluzione del primo problema si <strong>di</strong>mostrò relativamente semplice in quanto bastò ricorrere alla<br />

deportazione degli isauri, mentre la soluzione del secondo problema si rivelò praticamente<br />

impossibile. Giustiniano concepì l'ambizioso <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> riportare l'occidente sotto l'autorità<br />

imperiale, recuperando piena soli<strong>di</strong>tà d'intenti con in papa. In quel periodo in oriente era in voga il<br />

movimento cristiano dei monofisiti che in quegli anni pretendevano la condanna delle dottrine <strong>di</strong><br />

nestorio, tralasciate dal concilio ecumenico <strong>di</strong> calcedonia del 451. Perciò Giustiniano emanò<br />

nell'inverno del 543 l'e<strong>di</strong>tto dei Tre Capitoli. In questo modo però si giungeva ad una rottura con il<br />

papa e in vescovi dell'occidente in quanto papa Virgilio era nettamente contrario a qualsiasi forma<br />

<strong>di</strong> cambiamento rispetto alla dottrina definita ortodossa dal concilio <strong>di</strong> calcedonia. Rifiutò quin<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

ratificare l'e<strong>di</strong>tto. Giustiniano non esitò a farlo arrestare nel 546 facendolo trasferire a<br />

Costantinopoli dove sotto la pressione dell'imperatore il papa accettò il punto <strong>di</strong> vista imperiale<br />

provocando così la rivolta dell'episcopato italiano e un relativo scisma che durerà fino al VII secolo.<br />

La riconquista dell'italia avviata da Giustiniano nel 535 si inseriva in un ampio progetto <strong>di</strong><br />

riconquista dell'occidente e <strong>di</strong> restaurazione della società precedente le invasioni barbariche. La<br />

guerra in italia fu molto più <strong>di</strong>fficile rispetto alla <strong>di</strong>struzione del regno vandalo, al termine della<br />

guerra in italia Giustiniano nel 544 emanò una prammatica sanzione, su richiesta <strong>di</strong> papa Virgilio,


con l'obiettivo <strong>di</strong> restaurare gli antichi rapporti sociali e <strong>di</strong> dare al territorio un nuovo assetto<br />

amministrativo. Giustiniano guardò anche al regno dei visigoti nella penisola iberica, intervenendo<br />

con un corpo <strong>di</strong> spe<strong>di</strong>zione bizantino in favore <strong>di</strong> una rivolta filocattolica. Conquistò una vasta<br />

fascia costiera meri<strong>di</strong>onale, potenziando così il sistema commerciale bizantino. Il programma <strong>di</strong><br />

riunificazione presentò i suoi costi, si dovette infatti ricorrere ad una politica finanziaria <strong>di</strong><br />

accentramento. L'accentramento delle funzioni governative nasceva anche dalla necessità <strong>di</strong> tenere<br />

sotto controllo l'aristocrazia che aveva iniziato a mostrare la tendenza ad accrescere i propri<br />

latifon<strong>di</strong> estendendo il suo controllo sulla popolazione conta<strong>di</strong>na. Venne inoltre riorganizzato il<br />

patrimonio giuri<strong>di</strong>co romano con il Corpus Iuris Civilis.<br />

I quarant'anni del regno <strong>di</strong> Giustiniano però <strong>di</strong>strussero il sogno <strong>di</strong> un impero universale a causa <strong>di</strong><br />

problemi interni ed esterni alla cosa imperiale, oltre al problema religioso era presente il costante<br />

problema riguardante la popolazione <strong>di</strong> Costantinopoli che aveva raggiunto il mezzo milione <strong>di</strong><br />

abitanti (<strong>di</strong> cui oltre un terzo era mantenuto a spese dello stato). La popolazione era sempre a rischio<br />

rivolta a causa della fame, ad<strong>di</strong>rittura nel 562 si giunse ad una congiura contro l'imperatore. I<br />

territori conquistati in italia e spagna vennero perduti pochi anni dopo la morte <strong>di</strong> Giustiniano,<br />

l'impero fu quin<strong>di</strong> costretto a ri<strong>di</strong>mensionare le propri ambizioni nel me<strong>di</strong>terraneo e nei balcani<br />

concentrandosi sul dominio del nord africa e del me<strong>di</strong>o oriente. L'impero bizantino si spostò quin<strong>di</strong><br />

verso un orientamento greco orientale, gli stessi imperatori abbandonarono i titoli romani per il<br />

titolo greco <strong>di</strong> Basileus.<br />

Nel VI secolo fecero la loro comparsa in europa gli slavi, che nel giro <strong>di</strong> un secolo circa occuparono<br />

buona parte della penisola balcanica slavizzando completamente le popolazioni precedenti e<br />

cancellando ogni forma <strong>di</strong> residua romanità.<br />

Gli slavi erano un popolo formatosi nella zona compresa tra l'oder e i carpazi, in origine (VI secolo)<br />

si presentavano come un popolo unitario destinato poi a <strong>di</strong>vidersi in varie nazioni slave unite<br />

soltanto da una comune lingua ma profondamente separate dal punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong> identità nazionali.<br />

La loro pressione si fece sempre più forte fino a culminare nell'asse<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Tessalonica e <strong>di</strong><br />

Costantinopoli. Solo nel VII secolo i bizantini dopo essersi liberati del pericolo arabo tentarono <strong>di</strong><br />

ristabilire la loro influenza sui balcani. Una tappa fondamentale fu la cristianizzazione degli slavi<br />

operata sia dalla chiesa orientale che da quella occidentale, Cirillo un missionario bizantino creò un<br />

alfabeto da cui sono derivati gli attuali aflabeti russo, ucraino e bulgaro. La sopravvivenza <strong>di</strong><br />

bisanzio fu poi garantita dalla riorganizzazione delle strutture imperiali operata dall'imperatore<br />

Maurizio (582-602) ed Eraclio (610-641). Maurizio rese le province occidentali in grado <strong>di</strong><br />

provvedere da sole alla loro <strong>di</strong>fesa con l'organizzazione <strong>di</strong> milizie e la cessione del comando a<br />

governatori militari, annullando la separazione tra potere politico e potere militare operata da<br />

Diocleziano. Maurizio fu deposto e ucciso nel 602 da truppe ribelli portando cosi l'impero in un<br />

periodo tragico, all'interno vi era una grande tensione dovuta alle persecuzioni nel confronti dei<br />

sostenitori del governo precedente mentre dall'esterno l'impero era stato invaso a oriente da truppe<br />

persiane che conquistarono Antiochia (613), Gerusalemme (614) e Alessandria (619).<br />

Da Gerusalemme furono asportate reliquie <strong>di</strong> inestimabile valore incluso il legno della vera croce.<br />

Dopo aver deposto l'usurpatore Foca, Eraclio iniziò un'opera <strong>di</strong> riforma militare ed amministrativa<br />

della parte orientale dell'impero ispirandosi alle riforme <strong>di</strong> Maurizio in occidente. Ciò che restava<br />

dell'asia bizantina fu quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>viso in circoscrizioni sotto il controllo <strong>di</strong> strateghi, nelle regioni<br />

interessate si formò una fitta rete <strong>di</strong> proprietari fon<strong>di</strong>ari a causa della ra<strong>di</strong>calizzazione del soldati<br />

nello stesso territorio che avevano il compito <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendere. Le sue riforme <strong>di</strong>edero presto i frutti, in<br />

quanto con l'appoggio completo delle autorità ecclesiastiche riuscì a riportare una forte coesione<br />

patriottica e religiosa sconfiggendo nel periodo tra il 626 ed il 630 i suoi nemici con un'impavida<br />

condotta <strong>di</strong> guerra che portò alla conquista della capitale persiana, Ctesifonte. Nel 630 Eraclio dopo<br />

la vittoria sui persiani tornò in<strong>di</strong>etro per liberare Costantinopoli dall'asse<strong>di</strong>o degli Avari che furono<br />

ricacciati nelle steppe. Per rafforzare l'unità interna in vista degli scontri con gli arabi, Eraclio nel<br />

638 fece elaborare una formula <strong>di</strong> compromesso per appacificare i rapporti con i monofisiti. La<br />

formula prevedeva si l'esistenza in cristo <strong>di</strong> due nature <strong>di</strong>stinte ma le presentava unite da una sola<br />

volontà (monotelismo). La nuova dottrina fu subito fatta propria dall'imperatore e non trovò


nemmeno troppa ostilità a Roma. I pontefici successivi a papa Onorio però condannarono la<br />

dottrina fino a giugnere al III concilio <strong>di</strong> Costantinopoli in cui il monotelismo venne condannato<br />

confermando la dottrina del concilio <strong>di</strong> Calcedonia. Da questo processo a scapito delle originali<br />

intenzioni, l'impero risulterà indebolito ed incapace <strong>di</strong> resistere all'invasione araba del 638. Negli<br />

ultimi anni del regno <strong>di</strong> Eraclio si assisteva all'urto poderoso degli arabi che vanificarono le vittorie<br />

riportate negli anni precedenti. Grazie però alle riforme <strong>di</strong> Eraclio l'impero bizantino non cadde<br />

sotto gli arabi resistendo, nonostante il suo territorio fosse ad un terzo rispetto a quello posseduto al<br />

tempo <strong>di</strong> Giustiniano. Una volta passata la bufera l'impero bizantino fu in grado <strong>di</strong> riprendere tra il<br />

IX e il X secolo una politica estera assai <strong>di</strong>namica anche attraverso una bizantinizzazione degli slavi<br />

e la creazione <strong>di</strong> una cristianità slavo-ortodossa.


L'Italia tra Bizantini e Longobar<strong>di</strong>.<br />

Giustiniano nel 535 aveva avviato la riconquista dell'italia inviando un esercito al comando del<br />

generale Belisario e Nareste. La prima fase della guerra si concluse nel 540 con la conquista <strong>di</strong><br />

ravenna e la cacciata dei goti oltre il po. La guerra riprese nel 542 con un'offensiva dei goti che si<br />

concluse con la loro sconfitta e l'uccisione del loro sovrano Totila nella battaglia <strong>di</strong> Gualdota<strong>di</strong>no<br />

(552), dopo qualche mese venne sopraffatta la resistenza degli ultimi irriducibili al comando dei<br />

quali vi era il successore <strong>di</strong> Totila, Teia sconfitto in battaglia alle falde del vesuvio. Gli ultimi nuclei<br />

<strong>di</strong> resistenza vennero scovati nel 555 sugli appennini. La riconquista bizantina fu accompagnata dal<br />

tentativo <strong>di</strong> restaurare gli antichi rapporti sociali e <strong>di</strong> dare al territorio un nuovo assetto sulle basi<br />

della prammatica sanzione che Giustinano emanò nel 554 su richiesta <strong>di</strong> papa Virgilio. Gli atti<br />

emanati da Teodorico furono considerati ancora vali<strong>di</strong> mentre furono annullati quelli del re dei goti<br />

Totila. Le chiese cattoliche ottenero buona parte dei territori confiscati. Nareste restò in italia fino al<br />

568 anno in cui morì a Roma dopo essere stato richiamato a Costantinopoli dal nuovo imperatore<br />

Giustino II. Nello stesso tempo si mise in moto un capillare apparato fiscale e si arrivò a chiedere le<br />

tasse arretrate, si riducevano le spese pubbliche, si decurtavano i salari ai soldati e <strong>di</strong>minuiva la<br />

<strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> viveri ai poveri. Tutti questi provve<strong>di</strong>menti miravano a fornire all'impero i mezzi<br />

per la sua politica espansionista ma ebbero l'effetto <strong>di</strong> far rimpiangere il passato regime e <strong>di</strong> far<br />

crollare il morale delle truppe poste a <strong>di</strong>fesa dell'italia. Questo episo<strong>di</strong>o creò le premesse per il<br />

crollo bizantino in italia a causa dell'invasione longobarda.<br />

I longobar<strong>di</strong> erano un popolo germanico originario della scan<strong>di</strong>navia che dopo aver vagato in<br />

europa giunsero in italia attraverso il friuli nel 568. I longobar<strong>di</strong> non avevano avuto mai contatti<br />

stretti con i romani e il loro trasferimento in italia avvenne senza un concordato con l'imperatore e<br />

senza il principio <strong>di</strong> ospitalità. La loro dominazione nei confonti del popolo latino si pose come<br />

vero e proprio governo superiore. I longobar<strong>di</strong> furono l'unico popolo che non si allontanò dagli usi<br />

tra<strong>di</strong>zionali, erano privi <strong>di</strong> re, che veniva eletto dai nobili all'interno del consiglio <strong>di</strong> guerra secondo<br />

il principio del primo tra i pari. L'avanzata in italia non proseguì in modo unitario ma le <strong>di</strong>rettrici<br />

dell'avanzata si delinearono in base all'iniziativa dei signoli duchi che erano a capo delle tribù. I<br />

bizantini riuscirono a mantenere il controllo della romagna, della pentapolo e <strong>di</strong> una striscia <strong>di</strong> terra<br />

che attraverso perugia collegava ravenna con roma, conservarono le isole ed il litorale tra<br />

civitavecchia ed amalfi. L'incolpletezza della conquista segnò l'inizio della <strong>di</strong>visione politica<br />

dell'italia che durerà fino al XIX secolo, questa <strong>di</strong>visione si formò anche a causa della complicità<br />

dei duchi che dal 574 al 584 riunciarono a darsi un nuovo re. In questo periodo <strong>di</strong> anarchia militare<br />

molti proprietari terrieri furono uccisi e le terre confiscate, la popolazione romana venne privata<br />

della capacità politica. Per i romani fu impossibile fino alla fine del VII secolo potersi inserire<br />

all'interno delle gerarchie <strong>di</strong> potere, successivamente, chi aveva accumulato abbastanza risorse e<br />

posse<strong>di</strong>menti durante una lunga e lenta ripresa economica fu accettato nella casta a patto che<br />

assumesse i costumi dei dominatori. Il funzionamento dei vescova<strong>di</strong> venne sconvolto poiche<br />

venivano privati del loro territorio e dei loro domini costrigendo i vescovi a fuggire nei territori<br />

bizantini. I longobar<strong>di</strong> però presero come punto <strong>di</strong> riferimento le città imperiali garantendo<br />

comunque una continuazione con la precedente epoca. Le istituzioni burocratiche erano gia<br />

fortemente degradate e l'invasione longobarda aggravò ulteriormente questa situazione. Il percorso<br />

che avevano intrapreso già gli altri popoli germanici <strong>di</strong> inse<strong>di</strong>amento nel tessuto sociale e nel<br />

modello politico del popolo latino venne seguito dai longobar<strong>di</strong> molto più lentamente e incontrando<br />

enormi resistenze interne. Fu scelto come modello d'ispirazione quello romano rafforzando <strong>di</strong><br />

conseguenza il ruolo del re nella successiva ricerca dell'appoggio episcopale. Nel 584 Autari dopo<br />

aver restaurato l'autorità regia si fece cedere dai duchi la metà delle loro terre per consentire alla<br />

monarchia <strong>di</strong> procurarsi i mezzi necessari al proprio sostentamento. Per gestire i beni della corona<br />

furono creati appositi funzionari, i Gastal<strong>di</strong>, le cui competenze col tempo furono ampliate per<br />

limitare il potere dei duchi. Agiluffo, succesore <strong>di</strong> Autari si pose per primo il problema <strong>di</strong> un<br />

rapporto non conflittuale con la chiesa che era allora governata dal pontefice Gregorio Magno, colui<br />

il quale assunse l'appellativo <strong>di</strong> servus servorum dei. Fino a Gregorio Magno il titolo <strong>di</strong> vescovo <strong>di</strong>


oma era stato solo un titolo onorifico senza alcun contenuto effettivo, lui concepì il <strong>di</strong>segno <strong>di</strong><br />

rendere il papato autonomo anche perche la lontananza dal potere imperiale rendeva i vescovi privi<br />

<strong>di</strong> un punto <strong>di</strong> riferimento, nello stesso tempo Gregorio Magno si preoccupò <strong>di</strong> assicurare al<br />

cristianesimo occidentale un'impronta unitaria rior<strong>di</strong>nando e <strong>di</strong>ffondendo la liturigia romana con il<br />

relativo canto detto appunto gregoriano. Promosse l'opera <strong>di</strong> evangelizzazione delle popolazioni<br />

pagane e ariane operando instancabilmente per la conversione <strong>di</strong> visigoti e longobar<strong>di</strong>. Non assunse<br />

mai atteggiamenti <strong>di</strong> intolleranza, raccomandando sempre ai missionari <strong>di</strong> procedere gradualmente<br />

nel rispetto delle tra<strong>di</strong>zioni locali. Riformò il patrimonio della chiesa riuscendo a <strong>di</strong>fendere roma e<br />

la popolazione. L'erede al trono longobardo, Adaloaldo, venne battezzato nel 603 questo però non<br />

portò ad una conversione <strong>di</strong> massa a causa dell'attaccamento dei duchi ai costumi tra<strong>di</strong>zionali. Sul<br />

trono longobardo si alternavano quin<strong>di</strong> re cattolici e re ariani, fino al 712 quando salì al trono<br />

Liutprando, che completò la conversione al cristianesimo del suo popolo, superando la <strong>di</strong>visione<br />

etnica tra longobar<strong>di</strong> e romani. Liutprando pensò che fosse giunto il momento per completare la<br />

conquista dell'italia arrivando fino alle porte <strong>di</strong> roma, qui convinto da papa Gregorio II torò in<strong>di</strong>etro<br />

restituendo il castello <strong>di</strong> sutri alla chiesa invece che all'autorità bizantina nel 728. L'invasione<br />

longobarda non portò a mo<strong>di</strong>fiche sociali solo nei territori conquistati, anche i territori sotto<br />

controllo bizantino subirono delle mo<strong>di</strong>fiche che allontanavano sempre <strong>di</strong> più dal modello romano.<br />

All'origine delle trasformazioni c'era innanzitutto il problema della <strong>di</strong>fesa, dato che l'impero era<br />

impegnato ad oriente e non poteva garantire la presenza militare in italia. Ciò portò all'unificazione<br />

<strong>di</strong> cariche civili e militari e constrinse l'aristocrazia a de<strong>di</strong>carsi attivamente all'esercito sulla base<br />

delle proprie capacità economiche e al proprio prestigio sociale. Le <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> comunicazione con<br />

bisanzio portarono nel VII secolo, date le fusioni tra il ceto aristrocratico bizantino e le popolazioni<br />

latine, all'esplosione <strong>di</strong> sentimenti nazionali che portarono anche a rivolte contro bisanzio, un fattore<br />

che favoriva il sorgere <strong>di</strong> questi sentimenti era il largo potere economico e sociale che le gerarchie<br />

ecclesiastiche stavano assumendo. La chiesa aveva infatti iniziato a sviluppare un vasto patrimonio<br />

terriero che cedeva in affitto perpetuo alle famiglie locali piu in vista per sviluppare rapporti<br />

clientelari.<br />

Questo processo portò roma nell' VIII secolo sotto la protezione dei franchi dopo il subentro del<br />

dominio pontifico al dominio bizantino. I duchi bizantini eserciteranno solo una funzione <strong>di</strong><br />

supplenza rispetto al papato fino a Pipino il Breve che venne designato da Stefano II patrizio dei<br />

romani legittimando finalmente questa realtà.<br />

In sostanza i fattori che accomunarono Ravenna e Roma furono:<br />

• Prevalenza dell'autorità militare sui poteri civili<br />

• Convergenza <strong>di</strong> elementi orientali e locali nel ceto dei proprietari fon<strong>di</strong>ari<br />

• Inquadramento dei proprietari fon<strong>di</strong>ari in gerarchie


Il mondo arabo e il me<strong>di</strong>terraneo.<br />

Mentre in occidente i bizantini e i persiani si fronteggiavano in una guerra che sembrava dover<br />

decidere le sorti dell'occidente in arabia prendeva il sopravvento una civiltà che avrebbe reso la<br />

propria nazione la più potente del mondo civilizzato allora conosciuto. Secondo la tesi <strong>di</strong> Pirenne gli<br />

arabi crearono in europa una situazione completamente nuova mettendo fine all'unità del<br />

me<strong>di</strong>terraneo e provocando in occidente una crisi del commercio, la scomparsa delle città e la<br />

nascita <strong>di</strong> un'economia interamente agraria. Indubbiamente gli arabi portando il loro durissimo<br />

attacco all'impero bizantino riducendone fortemente il raggio d'azione, crearono un vuoto politico<br />

nel me<strong>di</strong>terraneo centro-orientale concedendo cosi una maggiore libertà alla chiesa <strong>di</strong> roma. La<br />

penisola arabica situata tra asia e africa era, come oggi, sostanzialmente un tavolato desertico dove<br />

solo oman e yemen godevano <strong>di</strong> precipitazioni. I letti dei fiumi che anticamente scorrevano in<br />

arabia erano usati come piste transdesertiche. Anticamente la parte centro settentrionale dell'arabia<br />

era abitata da tribù <strong>di</strong> beduini noma<strong>di</strong> che praticavano l'allevamento, il commercio carovaniero e la<br />

razzia; erano presenti anche tribù <strong>di</strong> sedentari. Queste tribù erano in<strong>di</strong>pendenti l'una dall'altra.<br />

La parte meri<strong>di</strong>onale dell'isola godette invece <strong>di</strong> un maggior livello <strong>di</strong> civiltà a causa del crocevia<br />

commerciale che si riscontrava in quella zona. La maggioranza della popolazione, composta da<br />

beduini era inquadrata in tribù, la tribù stessa era il quadro sociale <strong>di</strong> riferimento. All'interno della<br />

tribù venivano prese tutte le decisioni <strong>di</strong> carattere collettivo, alla guida vi era un capo elettivo<br />

assistito da un consiglio e da un giu<strong>di</strong>ce. Il quadro religioso era caratterizzato dalla prevalenza del<br />

politeismo, gli arabi meri<strong>di</strong>onali tendevano verso un culto animistico, mentre quelli del nord<br />

adoravano <strong>di</strong>vinità varie sottomesse ad una suprema, Allah. In questo contesto intorno al V secolo la<br />

citta della Mecca <strong>di</strong>vene un'importante centro commerciale e religioso, in questa città nacque<br />

Maometto tra il 569 e il 571. Nato da una famiglia benestante e rimasto orfano in tenera età fu<br />

allevato da uno zio e sposò una ricca vedova migliorando così la sua posizione economica, questo<br />

gli consentì <strong>di</strong> de<strong>di</strong>carsi alla riflessione religiosa.<br />

Nel 610 quando aveva poco più <strong>di</strong> quarant'anni gli apparve l'arcangelo gabriele che gli annunciò <strong>di</strong><br />

essere l'apostolo <strong>di</strong> Allah. All'inizio Maometto esitò ma finalmente nel 613 <strong>di</strong>etro l'incoraggiamento<br />

della moglie <strong>di</strong>ede inizio ad una pre<strong>di</strong>cazione tra l'in<strong>di</strong>fferenza dei Quaraishiti. Il suo messaggio<br />

all'inizio non mettenva in <strong>di</strong>scussione il politeismo ma puntava al riconoscimento <strong>di</strong> Allah come<br />

unico vero <strong>di</strong>o ed a far atto <strong>di</strong> sottomissione alla sua autorità, introduceva inoltre l'idea <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio<br />

finale e il dovere <strong>di</strong> esercitare la solidarietà verso il prossimo e verso i poveri in particolare. Il<br />

pericolo che l'islam venisse assimilato al politeismo indusse maometto a rompere gli indugi e ad<br />

attaccare i culti idolatrici sucitando le ostilità del ceto <strong>di</strong>rigente timoroso <strong>di</strong> perdere i propri proventi<br />

ricavati dai pellegrinaggi della Kaaba. Maometto comunque continuò la sua opera <strong>di</strong> proselitismo<br />

definendo il rituale della preghiera che il credente doveva recitare rivolto verso Gerusalemme. Nel<br />

622 la posizione <strong>di</strong> Maometto <strong>di</strong>venne insostenibile, infatti dopo aver ricevuto fedeltà<br />

incon<strong>di</strong>zionata dalla tribù della madre fuggì dalla mecca fino alla città della famiglia materna che<br />

cambiò il nome in Me<strong>di</strong>na. Questa fuga per i seguaci <strong>di</strong> Maometto rappresentò l'inizio <strong>di</strong> una nuova<br />

era. Nel 624 Maometto mutò il punto <strong>di</strong> riferimento per la preghiera da Gerusalemme alla Mecca,<br />

contemporaneamente ne accentuò il carattere esclusivistico <strong>di</strong>chiarando l'islam unica vera fede,<br />

istituendo anche il mese <strong>di</strong> <strong>di</strong>giuno (ramadan). Il pensiero <strong>di</strong> Maometto che veniva precisato nel<br />

corso del tempo venne raccolto dopo la sua morte (avvenuta nel 632), dopo circa vent'anni, nel libro<br />

sacro del Corano. La lingua usata fu quella più comunemente usata dai poeti arabi. I principali<br />

pilastri della fede scritti nel corano sono i seguenti:<br />

• Doppia professione <strong>di</strong> fede<br />

• La preghiera<br />

• Il ramadan<br />

• Pellegrinaggio alla Mecca almeno una volta nella vita<br />

• Elemosina legale (un decimo del red<strong>di</strong>to)<br />

alcuni sostengono anche l'esistenza <strong>di</strong> un sesto pilatro.


• La guerra santa<br />

Ad integrazione del corano venne posta la Sunna cioè, la raccolta della tra<strong>di</strong>zione comportamentale<br />

<strong>di</strong> Maometto in determinate occasioni che <strong>di</strong>venterà la base del <strong>di</strong>ritto mussulmano.<br />

Il messaggio <strong>di</strong> Maometto accoglieva aspetti non marginali della società e della cultura araba. La<br />

razzia, la poligamia, la schiavitù, il pellegrinaggio e il culto della pietra nera. A <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quanto<br />

accadeva nel passato Maometto riorganizzò la società eliminando il particolarismo e concentrando<br />

tutto intorno ad una figura sia politica che religiosa. Quando Maometto arrivò a Me<strong>di</strong>na si fece<br />

costruire una casa che <strong>di</strong>venne luogo <strong>di</strong> aggregazione e <strong>di</strong> preghiera, qui Maometto inizò ad attirare<br />

gran parte delle genti citta<strong>di</strong>ne. Nel frattempo i continui attacchi alle carovane provenienti da la<br />

Mecca da parte dei mussulmani <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>na costituivano una seria minaccia per l'economia Meccana.<br />

I Quraishiti dopo fortune alterne con le armi si convertirono all'islam e aprirono a Maometto le<br />

porte della città (gennaio 630) da allora crebbe <strong>di</strong> continuo il numero delle tribù beduine che si<br />

convertirono all'islam. Alla morte <strong>di</strong> Maometto ci fu un contrasto tra i suoi seguaci per designare un<br />

sostituto (califfo) che avrebbe dovuto reggere la comunità secondo lo spirito <strong>di</strong> Maometto. La scelta<br />

cadde su Abu Baku suocero ed uno dei primi seguaci del profeto, alcune tribù beduine non<br />

riconoscendo la sua autorità abbandonarono completamente l'islam. Il califfo reagì con forza<br />

ripristinando gia nel 633 il suo dominio su tutta la penisola arabica lanciando ad<strong>di</strong>rittura le truppe in<br />

<strong>di</strong>rezione dell'iraq. La scomparsa del califfo nel 634 riaprì la questione della successione che fu<br />

risolta per qualche decennio grazie al sistema elettorale. La vera rottura si ebbe quando la sede del<br />

califfo venne spostata a Kufa, nel basso iraq, facendo perdere alla Mecca e Me<strong>di</strong>na il loro ruolo<br />

politico. Il califfo Alì si mantenne al potere grazie alle armi dei suoi seguaci (sciiti) contrapposti alla<br />

maggioranza dei mussulmani ortodossi, detti sunniti. Le lotte per la successione non frenarono lo<br />

slancio espansionistico islamico che in poco più <strong>di</strong> vent'anni spazzò via l'impero persiano e amputò<br />

all'impero bizantino la siria e l'africa del nord. Il governo <strong>di</strong> un territorio cosi vasto mostrò subito<br />

l'inadeguadezza dell'or<strong>di</strong>namento sociale dell'età preislamica. L'uguaglianza dei mussulmani<br />

stabilita dal corano si <strong>di</strong>mostrò subito solo teorica, in quanto la tribù <strong>di</strong> maometto aveva acquistato<br />

un ruolo egemone. Dopo la morte <strong>di</strong> Maometto ci fu un risveglio dei clan famigliari e il sistema<br />

tribale fu esaltato in guerre <strong>di</strong> conquista condotte da eserciti reclutati su basi tribali. I non arabi<br />

convertiti vennero all'inizio dell' VIII secolo assunti nell'esercito e pagati con regolare salario,<br />

formando comunità <strong>di</strong>stinte rispetto alle popolazioni sottomesse, stabilendosi in accampamenti<br />

provinciali. Per il governo dei territori conquistati fu necessario provvedere ad un apparato<br />

amministrativo che fu in gran parte ere<strong>di</strong>tato dalla precedente dominazione bizantina e persiana. A<br />

capo <strong>di</strong> ogni provincia fu posto un governatore assistito da un corpo <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>e, da un giu<strong>di</strong>ce e da<br />

un supervisore finanziario. Il califfato in questo contesto raccolse grande potere e si rafforzò come<br />

se fosse una monarchia ere<strong>di</strong>taria.<br />

La stabilizzazione del potere coincise con una ripresa del movimento espansionistico ed un<br />

raffornzamento dell'apparto statale. La capitale venne trasferita a Damasco, in sira, per esercitare<br />

maggiore pressione sull'impero bizantino rimasto l'avversario principale e per soffocare i tentativi <strong>di</strong><br />

rivolta che i clan allestivano nelle varie parti del regno. L'espansione verso costantinopoli fallì nel<br />

677 quando fu <strong>di</strong>strutta la flotta araba da parte dei bizantini, la nuova <strong>di</strong>rettrice <strong>di</strong> espansione fu<br />

quella dell'africa settentrionale, che l'arco <strong>di</strong> cinquant'anni fu conquistata fino alla costa atlantica.<br />

Nel 711 gli arabi varcarono gibilterra, conquistando la spagna in soli cinque anni. Intanto i califfi<br />

lanciarono una nuova offensiva verso l'asia, raggiungendo, nel 710-714 il bacino dell'indo. Come in<br />

spagna la conversione all'islam fu rapida, in asia però, si rivelò <strong>di</strong>fficile, la convivenza tra gli arabi<br />

ed i nuovi convertiti a causa <strong>di</strong> violente rivolte destinate ad essere fatali per la <strong>di</strong>nastia omayyade.<br />

La situazione precipitò nel 747 a seguito <strong>di</strong> un'insurrezione armata promossa dagli abbasi<strong>di</strong>, che si<br />

ritinevano successori <strong>di</strong> Maometto. Una volta preso il potere spostarono il centro dell'impero dalla<br />

siria all'iraq fondando la nuova capitale Bagdhad. Venne riorganizzato il potere sullo stampo delle<br />

monarchie assolutiste orientali e venne riconfigurato il ruolo del califfo che andrà a rappresentare<br />

<strong>di</strong>o in terra. I califfi quin<strong>di</strong> si allontanarono sempre <strong>di</strong> più dalla popolazione lasciando il potere<br />

effettivo nelle mani dei visir. Il sistema tribale in uso nell'esercito venne abrogato e l'esercito stesso<br />

<strong>di</strong>venne uno strumento <strong>di</strong> potere nelle mani dei capi militari. La lingua araba trovò in bagdhad il suo


centro principale e la cultura araba si sviluppò su campi nuovi quali la me<strong>di</strong>cina, la filosofia,<br />

la fisica, l'astronomia, la matematica e la geografia. A questa fioritura culturale si univa uno slancio<br />

economico. Il principale settore produttivo era l'agricoltura. Uno stimolo assai forte al mondo<br />

agricolo giunse dalle città in quanto in esse si ebbe un notevole incremento demografico. In questo<br />

contesto si venne a creare una nuova classe <strong>di</strong>rigente, la borghesia mercantile. Lo stato islamico<br />

però mostrava delle debolezze in quanto l'aumento della ricchezza aveva accentuato gli squilibri<br />

sociali. Lo sviluppo delle città aveva irrime<strong>di</strong>abilmente danneggiato le campagne. Non furono però<br />

questi squilibri a mettere in crisi l'impero abbaside ma piuttosto il sorgere <strong>di</strong> varie spinte<br />

autonomiste per le ambizioni dei vari governatori locali. Agli inizi del X secolo le tensioni si fecero<br />

più acute, tentativi <strong>di</strong> secessione si registrarono in iraq, iran e afghanistan. La spagna nel 756 era<br />

<strong>di</strong>ventata un emirato praticamente in<strong>di</strong>pendente da Baghadad. Nel X secolo <strong>di</strong>venne un califfato<br />

talmente evoluto da poter rivaleggiare con baghdad. In questo periodo si ebbe anche una spinta<br />

espansionistica verso nord e verso il marocco. Grande slancio economico ebbe poi l'egitto e Il Cairo<br />

<strong>di</strong>venne il maggior centro commerciale dell'epoca. La sicilia fece parte del mondo arabo per quasi<br />

tre secoli dal 831, anno della caduta <strong>di</strong> palermo, e nel 840 venne completata la conquista della<br />

sicilia occidentale, i mussulmani proseguendo verso oriente conquistarono messina nell'842.<br />

L'insorgere <strong>di</strong> contrasti tra arabi e berberi creò per qualche decennio una situazione <strong>di</strong> stallo, i<br />

bizantini non seppero però approfittarsene e cosi alla ripresa delle ostilità si ebbe la conquista <strong>di</strong><br />

siracusa e poi del resto dell'isola, le ultime fortezze bizantine cadranno tra il 962 e il 965.<br />

Costituitosi emirato in<strong>di</strong>pendente conobbe per circa un secolo un periodo <strong>di</strong> grande splendore e<br />

l'agricoltura raggiunse un livello ottimo in ogni parte dell'isola. Anche il commercio raggionse un<br />

livello <strong>di</strong> fioritura assai elevato.


Economia e società nell'Alto Me<strong>di</strong>oevo.<br />

A <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quanto accadeva nel mondo arabo e nel mondo bizantino lo scenario europeo che si<br />

delineò tra il VI e l'VIII secolo fu <strong>di</strong> involuzione culturale e sociale. Le popolazioni abbandonarono<br />

le città per fonderne <strong>di</strong> nuove in luoghi giu<strong>di</strong>cati più facilmente <strong>di</strong>fen<strong>di</strong>bili, oppure come accadde<br />

nelle gran<strong>di</strong> città, vennero occupate solo le porzioni più <strong>di</strong>fen<strong>di</strong>bili. L'immagine che viene riportata<br />

dalle poche fonti <strong>di</strong>sponibili è <strong>di</strong> un completo degrado, <strong>di</strong> abbandono. Si venne ristrutturando anche<br />

la rete viaria che a causa del formarsi <strong>di</strong> nuovi luoghi <strong>di</strong> aggregazione sociale portò all'abbandono<br />

dei villaggi costruiti sulle principali vie <strong>di</strong> comunicazione. Un elemento fondamentale per<br />

l'economia altome<strong>di</strong>evale fu il bosco, che specie al nord dell'europa a causa dell'agricoltura praticata<br />

dai germani era molto presente. All'interno del bosco si praticava liberamente la caccia in quanto la<br />

grande abbondanza <strong>di</strong> animali selvatici costituiva per la massa conta<strong>di</strong>na una grande risorsa<br />

alimentare. Nelle foreste inoltre veniva raccolto il legno il cui uso era esteso in una maniera<br />

impressionante a causa della scarsità <strong>di</strong> pietre. I boschi <strong>di</strong> quercia era anche un ottimo pascolo per<br />

gli animali come i maiali. Tra l'altro il bosco costituiva lo sfondo più frequente nella narrativa<br />

popolare. Il calo demografico <strong>di</strong> questo periodo fu senz'altro da attribuire alle guerre ed alle<br />

devastazioni che infuriarono in europa. Una delle cause principali del calo della popolazione furono<br />

i vari episo<strong>di</strong> epidemici che si ripeterono almeno una ventina <strong>di</strong> volte tra il VI e l'VIII secolo. In<br />

italia la crisi demografica potè essere sentita in tutta la sua durezza a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> altre regioni<br />

dell'europa meno densamente popolate. A causa del basso livello tecnologico e alla per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong><br />

coscienza agricola dell'età romana i villaggi si ridussero prevalentemente all'autoconsumo. Lo<br />

schema agricolo dei villaggi risulta abbastanza semplice: Vicino al villaggio si trovava la zona più<br />

intensamente coltivata, subito dopo un'ampia zona coltivata a cereali e all'esterno la zona boschiva.<br />

Le famiglie conta<strong>di</strong>ne in questo periodo conducevano un'esistenza al limite della sussistenza in<br />

quanto le terre erano poco produttive e la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> concime animale molto scarsa. La scaristà<br />

<strong>di</strong> concime veniva compensata con tecniche alternative quali il rovescio, il debbio ecc. Il più<br />

frequentemente utilizzato era il maggese, ovvero il riposo del terreno dopo ogni raccolto che veniva<br />

inserito in una rotazione biennare delle colture. Questo riposo forzato che doveva essere fatto<br />

esercitare al terreno costringeva il conta<strong>di</strong>no a non approfittare mai completamente del terreno che<br />

coltivava, <strong>di</strong> cui pressochè mai ne era proprietario. Questa usanza derivava dall'ultimo periodo della<br />

tarda antichità nel quale i proprietari terrieri iniziarono ad inse<strong>di</strong>are i loro schiavi nelle terre<br />

dotandoli <strong>di</strong> una casa. Lo schiavo doveva provvedere al suo mantenimento e corrispondere al<br />

padrone una parte del raccolto e <strong>di</strong> beni in natura <strong>di</strong> solito nel periodo natalizio. Dopo qualche<br />

decennio, con la per<strong>di</strong>ta progressiva dell'autorità imperiale, i piccoli proprietari terrieri si rivolsero<br />

ai gran<strong>di</strong> signori locali rinunciando alle loro terre e cedendole al signore, riprendendole poi in affitto<br />

<strong>di</strong>etro pagamento <strong>di</strong> un canone. Conseguenza <strong>di</strong> questo fenomeno fu l'articolazione tra terre date in<br />

concessione e terre amministrate <strong>di</strong>rettamente dal signore tramite amministratori <strong>di</strong> fiducia. Il<br />

colono sotto la protezione <strong>di</strong> un signore <strong>di</strong> solito oltre al canone pagava un corrispettivo in giornate<br />

lavorative da prestare nel terreno sotto <strong>di</strong>retto controllo del signore. Questa economia prese il nome<br />

<strong>di</strong> economia curtense. Durate l'economia curtense il proprietario assumeva sempre <strong>di</strong> più il ruolo <strong>di</strong><br />

un signore in quanto ai conta<strong>di</strong>ni era necessaria oltre che una <strong>di</strong>pendenza economica anche una<br />

<strong>di</strong>pendenza "sociale"; il signore infatti aveva sui suoi <strong>di</strong>pendenti potere giuris<strong>di</strong>zionale e militare.<br />

L'economia altome<strong>di</strong>evale viene detta economia naturale in quanto basata principalmente<br />

sull'agricoltura e praticamente priva <strong>di</strong> rapporti commerciali, con una circolazione monetaria assai<br />

ridotta. In europa le monete erano fatte d'argento dato che le monete in oro venivano usate per gli<br />

scambi con l'oriente, anche se nonostante l'impoverimento l'europa era sempre in grado <strong>di</strong> esportare<br />

qualcosa in oriente.


L'impero Carolingio e le origini del feudalesimo.<br />

Alla morte <strong>di</strong> Clodoveo un progressivo indebolimento attraversò il regno dei Franchi e l'europa vide<br />

così il sorgere <strong>di</strong> quattro entità statali in lotta per l'egemonia: La Neustria, l'Austrasia, l'Aquitania e<br />

la Borgogna. Nel corso del VII secolo la lotta per l'egemonia si restrinse alla sola Austrasia e<br />

Neustria. Di questo contrasto non erano protagonisti i sovrai dei due regni, bensì i signori <strong>di</strong><br />

palazzo, detti maggiordomi, <strong>di</strong> entrambe le parti. Si imposero alla seconda metà del VII secolo i<br />

Pipini<strong>di</strong> dell'Austrasia, artefici delle fortune della famiglia fu Pipino II. Suo successore fu il figlio,<br />

Carlo Martello il quale, ristabilì il potere franco in frisia, alemannia e turingia. Si occupò in seguito<br />

dell'Aquitania sotto la pressione degli arabi, che sconfisse nel 732 <strong>di</strong>venendo noto come campione<br />

della cristianità. La morte del re merovingio Teodorico IV lasciò il trono vacante permettendo a<br />

Carlo Martello <strong>di</strong> comportarsi come un sovrano, <strong>di</strong>vise il regno tra i due figli Carlomanno e Pipino<br />

il breve i quali ripristinarono la monarchia merovingia elevando al trono il re fantasma<br />

Childerico III. Nel frattempo seguivano con interesse l'attività missionaria intrapresa da Bonifacio,<br />

un monaco aglosassone, in stretto accordo con papa Zaccaria. Nel 747 Carlomanno ab<strong>di</strong>cò per<br />

ritirarsi in un monastero lasciando campo libero al fratello Pipino il quale, dopo aver rinchiuso<br />

Childerico in un convento si fece acclamare re facendosi poi ungere con olio santo da Bonifacio.<br />

L'approvazione del papato rispetto al potere <strong>di</strong> Pipino gli conferì una connotazione sacra. Verrà<br />

consacrato nuovamente insieme ai due figli Carlomanno e Carlo nel 754 dal pontefice Stefano II. La<br />

famiglia <strong>di</strong> Pipino il breve si era circondata <strong>di</strong> clientele sia militari che polithce, riuscendo ad<br />

armare anche una vasta schiera <strong>di</strong> cavalieri per la nuova tattica <strong>di</strong> combattimento ad urto.<br />

La nuova macchina bellica franca <strong>di</strong>ede il via all'espansionismo; il primo a farne le spese fu il re<br />

longobardo. Dopo che roma chiese aiuto a Pipino iniziò una spe<strong>di</strong>zione militare nel 755 alla fine<br />

della quale il nuovo re longobardo Desiderio, si vide costretto ad attuare una politica meno<br />

bellicosa. Il nuovo corso della politica longobarda fu sancito dal matrimonio dei figli <strong>di</strong> Pipino con<br />

le figlie <strong>di</strong> Desiderio. La pace durò per circa quin<strong>di</strong>ci anni durante i quali scomparvero Pipino e<br />

Carlomanno, Carlo rimasto solo ed unico sovrano, ripu<strong>di</strong>ò la moglie e la scacciò insieme alla<br />

vedova <strong>di</strong> suo fratello. Desiderio mosse allora guerra contro i territori da poco consegnati al papato,<br />

il nuovo pontefice chiese l'aiuto franco e Carlo Magno, una volta sconfitto Desiderio e poi il figlio,<br />

nel 774 cinse la corona <strong>di</strong> sovrano dei longobar<strong>di</strong>. Nel 776 nella penisola vennero immessi duchi e<br />

vassalli franchi per assicurare al sovrano maggior controllo. Gli anni successivi alla conquista del<br />

regno longobardo furono scossi da guerre; all'inizio la spe<strong>di</strong>zione in spagna, la rivolta dei sassoni, la<br />

conquista della frisia e della baviera e la seconda spe<strong>di</strong>zione in spagna. Nel 799 il pontefice Leone<br />

III che era stato aggre<strong>di</strong>to ed imprigionato durante una processione, venne liberato da due messi<br />

franchi e portato da Carlo Magno a cui il papa chiese aiuto. Venne riaccompagnato a Roma sotto<br />

scorta. Carlo lo seguì giungendo il 24 novembre 800. Visto che la nobiltà romana era ostile al papa<br />

ed il pontefice era accusato <strong>di</strong> adulterio e spergiuro venne convocato un concilio, durante il quale<br />

Leone III giurò la propria innocenza e venne riabilitato.<br />

Carlo Magno venne incoronato il 25 <strong>di</strong>cembre 800 imperatore dei romani.<br />

In oriente la promozione a imperatore <strong>di</strong> Carlo non fu presa bene, esplose un vero e proprio<br />

conflitto che terminò solo quando, nell' 812, l'imperatore bizantino riconobbe il titolo imperiale <strong>di</strong><br />

Carlo in cambio della cessione dell'istria e della dalmazia e la rinuncia a qualsiasi pretesa franca su<br />

venezia. Carlo affidò vaste zone dei territori conquistati a conti e duchi, mentre le zone <strong>di</strong> frontiera<br />

furono affidate ai marchesi i quali, erano responsabili anche della loro <strong>di</strong>fesa. Per tenere sotto<br />

controllo i duchi vennero inse<strong>di</strong>ati un gran numero <strong>di</strong> vassi dominici ovvero funzionari fedeli<br />

<strong>di</strong>rettamente al re. L'amministrazione dell'impero faceva capo al palazzo, nella corte erano tre le<br />

figure <strong>di</strong> riferimento:<br />

• L'arcicappellano<br />

• Il cancelliere<br />

• I conti palatini<br />

La corte inoltre era mobile, garantendo pertanto un collegamento con le realtà locali. Carlo Magno<br />

cercò inoltre <strong>di</strong> dare omogeneità all'impero emanando i capitolari ovvero leggi formate da brevi


articoli emanate nel corso <strong>di</strong> assemblee annuali. I capitolari riguardavano principalmente <strong>di</strong>ritto<br />

pubblico e <strong>di</strong>ritto ecclesiastico. Frequenti furono gli interventi legislativi in campo economico, sia<br />

per migliorare l'apparato fiscale, sia per proteggere le popolazioni rurali ed i piccoli proprietari<br />

fon<strong>di</strong>ari che costituivano ancora la base del popolo e dell'esercito. Si tentò anche <strong>di</strong> riportare or<strong>di</strong>ne<br />

nel settore monetario, vista la scarsità d'oro si <strong>di</strong>ede spinta al conio <strong>di</strong> monete d'argento. La moneta<br />

circolante <strong>di</strong>venne allora il danaro, quotato 12 a 1 rispetto al soldo. Carlo si impegnò anche a<br />

continuare l'opera <strong>di</strong> restaurazione ecclesiastica intrapresa da Bonifacio estendendola a tutto<br />

l'impero. La chiesa franca elaborava la concezione <strong>di</strong> un impero operante in unità d'intenti con<br />

l'autorità papale in quanto l'imperatore aveva la responsabilità della scelta dei vescovi. L'imperatore<br />

era consapevole che aver buoni vescovi significava stabilità nel governo in quanto la popolazione<br />

era saldamente inquadrata dal potere ecclesiastico. Carlo riformò anche i monasteri che in questo<br />

periodo erano decaduti a causa dell'affievolirsi della <strong>di</strong>sciplina interna, l'imperatore, per arginare<br />

questo fenomeno impose a tutti i monasteri la regola benedettina. Fu deciso anche <strong>di</strong> elevare il<br />

livello culturale dei monaci attraverso l'istituzioni <strong>di</strong> scuole presso le cattedrali e nei monasteri<br />

maggiori. Espressione e strumento della rinata attività scolastica fu il recupero dei testi classici e il<br />

loro <strong>di</strong>ffondersi attraverso la scrittura carolingia che mise fine al particolarsimo grafico. Il<br />

gigantesco sistema politico messo in pie<strong>di</strong> da Carlo Magno andò in crisi dopo la sua morte, non<br />

arrestando però lo sviluppo culturale che si era avviato, tanto più che l'opera degli uomini <strong>di</strong> chiesa<br />

andò oltre l'ambito culturale e religioso contribuendo a mantenere in vita l'idea <strong>di</strong> stato come fonte<br />

<strong>di</strong> comando e dell'impero come garante <strong>di</strong> pace.


La crisi dell'or<strong>di</strong>namento Carolingio e lo sviluppo dei rapporti feudali.<br />

Per quanto riguarda il problema della successione, Carlo decise <strong>di</strong> attenersi al modello franco,<br />

<strong>di</strong>vise quin<strong>di</strong> l'impero tra i suoi tre figli (carlo, ludovico, pipino) rimandando ad un secondo<br />

momento la decisione per il lascito del titolo imperiale. La morte prematura <strong>di</strong> carlo e <strong>di</strong> pipino<br />

lasciò ludovico unico erede del padre. L'ere<strong>di</strong>tà venne raccolta nell'814, anno <strong>di</strong> morte <strong>di</strong> Carlo<br />

Magno.<br />

Ludovico accentuò molto il carattere sacro del potere imperiale proponendo una più stretta<br />

collaborazione tra stato e chiesa. Una delle sue primarie preoccupazioni fu la successione, problema<br />

che risolse nell'817 con l'emanazione <strong>di</strong> una costituzione che proclamava l'in<strong>di</strong>visibilità dell'impero,<br />

che veniva destinato al primogenito Lotario. Lotario venne subito associato al governo e venne<br />

trasferito in italia dove nell'824 impose la constitutio romana, ovvero impose al papa eletto <strong>di</strong><br />

giurare fedeltà all'imperatore prima <strong>di</strong> essere consacrato. Ludovico alla lunga non si mostrò in grado<br />

<strong>di</strong> tenere a bada i figli minori che insieme con Lotario si ribellarono. Per far fronte alla situazione<br />

l'imperatore allargò la sua schiera <strong>di</strong> vassalli moltiplicando le concessioni <strong>di</strong> benefici. Questo<br />

sistema però impoverì il patrimonio del fisco che costituiva la principale fonte <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to per la<br />

monarchia. La situazione precipitò alla morte <strong>di</strong> Ludovico per cui si giunse ad uno scontro frontale<br />

tra Lotario e i fratelli ribelli che dopo averlo sconfitto, stipularono nell'842 a strasburgo un patto<br />

solenne alla presenza dei loro eserciti promettendosi aiuto reciproco. Lotario nell'843 fu costretto ad<br />

accettare il trattato <strong>di</strong> verdun che sancì la definitiva <strong>di</strong>visione dell'impero. A Carlo il calvo la parte<br />

occidentale, a Ludovico il germanico la parte orientale ed a Lotario la parte centrale. Alla morte <strong>di</strong><br />

Lotario, che aveva conservato il titolo <strong>di</strong> imperatore, successe il figlio Ludovico II che fu a lungo<br />

impegnato in italia nella lotta contro i saraceni. Alla sua morte nell'876 Carlo il calvo conseguì il<br />

dominio dell'italia e la corona imperiale. Nell'884 la fine della <strong>di</strong>scendenza <strong>di</strong> Carlo il calvo permise<br />

al figlio <strong>di</strong> Ludovico il germanico, Carlo il grosso, <strong>di</strong> riunire sotto <strong>di</strong> se tutta l'ere<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> Carlo<br />

Magno. Fu ritrovata tuttavia un'unità molto effimera in quanto l'imperatore fu costretto ad ab<strong>di</strong>care.<br />

Ad oriente Arnolfo <strong>di</strong> carinzia, in francia <strong>di</strong>venne re Oddone e il regno d'italia fu attribuito a<br />

Berengario. La <strong>di</strong>ssoluzione dell'impero venne avvertita anche all'interno degli ambienti<br />

ecclesiastici dato che i vescovi iniziarono a considerarsi esenti dal dominio comitale, duchi e conti<br />

d'altro canto avevano iniziato a circondarsi <strong>di</strong> vassalli anche se questo era vietato da un e<strong>di</strong>tto<br />

capitolare. Per queste ragioni iniziarono a formarsi signorie locali. Questa nuova realtà europea del<br />

IX e del X secolo è detta signoria bannale. La formazione dell'impero franco nel cuore dell'europa<br />

non mise fine alle continue incursioni da parte dei popoli seminoma<strong>di</strong>. Nell'area che andava dal<br />

baltico al me<strong>di</strong>teraneo fecero irruzione i Magiari che si stanziarono in pannonia sul finire del IX<br />

secolo. Questa stabilizzazione non mutò le loro abitu<strong>di</strong>ni predatorie, da qui infatti iniziarono varie<br />

incursioni nell'europa carolingia, in francia e in italia. Davanti ai magiari le formazioni politiche<br />

nate dalla <strong>di</strong>ssoluzione dell'impero carolingio si rivelarono inadatte ed incapaci <strong>di</strong> garantire la<br />

<strong>di</strong>fesa. A farne le spese furono soprattutto i monasteri e le città prive <strong>di</strong> <strong>di</strong>fese. A mettere fine alle<br />

loro scorrerie contribuirono sia la riorganizzazione del regno <strong>di</strong> germania sia l'esaurirsi della loro<br />

spinta offensiva dopo la conversione al cristianesimo che venne sanzionata nel 1001 con la<br />

concessione della corona al re magiaro Stefano I da parte <strong>di</strong> papa Silvestro II.<br />

Contemporaneamente l'europa cristiana era aggre<strong>di</strong>ta dai saraceni. Gli arabi dopo aver conquistato<br />

la sicilia esaurirono la loro spinta offensiva ma nonostante questo continuarono i loro attacchi<br />

all'occidente sotto forma <strong>di</strong> razzie, obiettivi <strong>di</strong> queste erano le città e le abazie. Spesso l'unico modo<br />

per fermarli era versare loro sostanziosi contributi in denaro mentre le iniziative armate ebbero<br />

risultati alterni. All'inizio dell'anno mille però tutto il mondo cristiano passò al contrattaco,<br />

non<strong>di</strong>meno però, alcuni gruppi <strong>di</strong> pirati mussulmani rimasero in attività ancora per tutto il XII<br />

secolo. Le regioni dell'europa risparmiate da magiari e saraceni furono investite dai normanni che<br />

dalla scan<strong>di</strong>navia partirono in <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong>verse. La tattica bellica per quelli che si <strong>di</strong>ressero in<br />

europa era simile a quella dei saraceni così, per tentare <strong>di</strong> farli <strong>di</strong>ventare sedentari, Carlo il semplice<br />

<strong>di</strong>ede al loro capo, Rollone, la norman<strong>di</strong>a come feudo. I normanni allora nell'arco <strong>di</strong> cinquant'anni<br />

assicurarono al territorio un forte inquadramento politico attraverso rapporto vassallatico-benefici.


I sovrani dei regni nati dalla <strong>di</strong>ssoluzione dell'impero carolingio tentarono <strong>di</strong> dare un assetto<br />

<strong>di</strong>fensivo ai loro territori ma il teatro bellico era cambiato, il nemico, almeno all'inizio non puntava<br />

a conquiste stabili ma alla mera razzia, per cui colpiva <strong>di</strong> sorpresa per poi ritirarsi. Fu inevitabile<br />

perciò coinvolgere nella <strong>di</strong>fesa sempre <strong>di</strong> più le forze locali autorizzando la costruzione <strong>di</strong> castelli<br />

ed altre opere <strong>di</strong>fensive. Molto spesso i signori locali prendevano l'iniziativa e fortificavano i loro<br />

castelli senza l'autorizzazione regia. Il signore locale che si era imposto per ragioni militari agli<br />

uomini protetti dal suo castello si attribuiva anche incarichi <strong>di</strong> natura giuri<strong>di</strong>ca e legale. Non <strong>di</strong> rado<br />

all'interno del castello sorgeva una cappella per l'assistenza religiosa, il castello si andava quin<strong>di</strong><br />

configurando come organismo politico completo. Il modo in cui veniva esercitato il potere in questo<br />

signorie sorte più o meno abusivamente viene espresso come allo<strong>di</strong>alizzazione del potere in quanto<br />

era gestitito alla stregua <strong>di</strong> un bene privato. Il castello assunse due realtà <strong>di</strong>verse ovvero il castello<br />

propriamente detto configurato come struttura abitata dal castellano in cui gli abitanti del villaggio<br />

circostante vi si rifugiavano solo in caso <strong>di</strong> pericolo, ed il villaggio fortificato circondato da mura<br />

all'interno delle quali il signore si faceva costruire una residenza fortificata. Inoltre si venne<br />

ristrutturando nuovamente la rete viaria dato che la popolazione veniva contrandosi nei centri<br />

fortificati. Si andò riorganizzando per lo stesso motivo il territorio amministrato dalla chiesa che<br />

venne a coincidere con il territorio del castello. Il X secolo fu un secolo <strong>di</strong> ferro in quanto ci fù in<br />

questo periodo un'estrema frantumazione del potere dato che le signorie locali si trovarono in<br />

conflitto per stabilire chi avrebbe dovuto far valere la propria autorità sui conta<strong>di</strong>ni appartenenti a<br />

corti <strong>di</strong>verse ma che trovavano protezione nelle fortificazioni <strong>di</strong> un altro signore. Il vassallaggio<br />

aveva assunto ruoli completamente <strong>di</strong>versi in quanto da ricompensa che aveva un carattere <strong>di</strong><br />

impegno futuro il feudo aveva ora carattere decisivo. Anche la fedeltà assumeva ora una<br />

commisurazione in base al feudo. Veniva rafforzata la tendenza a considerare in feudo un bene<br />

ere<strong>di</strong>tario anche attraverso la promulgazione <strong>di</strong> leggi appostite. Questa tendenza portò alla<br />

formazione <strong>di</strong> una vasta rete poltica in cui ognuno era vassallo <strong>di</strong> qualcuno e signore <strong>di</strong><br />

qualcun'altro fino al vertice della piramide che era rappresentata dal re. La <strong>di</strong>ssoluzione dell'impero<br />

caroligio causò oltre alla crisi del potere politico anche la crisi <strong>di</strong> quello ecclesiastico. In non poche<br />

<strong>di</strong>ocesi i vescovi de<strong>di</strong>carono più tempo all'esercizio dei loro poteri signorili piuttosto che all'attività<br />

religiosa, inoltre offrivano in feudo proprietà della chiesa in cambio <strong>di</strong> servigi <strong>di</strong> natura militare.<br />

Inoltre il potere religioso si trovò in contrasto con la natura laica del patrimonio in quanto i<br />

proprietari delle chiese imponevano il chierico al vescovo che poteva opporsi solo in caso <strong>di</strong><br />

manifesta indegnità del can<strong>di</strong>dato. Diventando praticamente in<strong>di</strong>spensabile il sostegno delle<br />

istituzioni ecclesiastiche nelle vite <strong>di</strong> imperatori e sovrani essi cominiciarono ad imporre i loro<br />

vescovi alla guida delle rispettive <strong>di</strong>ocesi e <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> monasteri. Al controllo dei laici non si<br />

sottraerono nemmeno i vertici della cristianità in quanto con la constitutio romana il papa doveva<br />

prestare giuramento <strong>di</strong> fedeltà all'autorità imperiale.


L'italia fra poteri locali e podestà universali.<br />

Nel X secolo l'italia si configurava in maniera particolare, su <strong>di</strong> essa trovavano scontro le<br />

concezioni politiche universali e particolaristiche in quanto era sede dell'infuenza <strong>di</strong> due imperi,<br />

quello franco e quello bizantino. Il problema principale per queste lotte era la presenza del papato<br />

che pur essendo presente nel lazio ed umbira riven<strong>di</strong>cava la supremazia universale ed un proprio<br />

ambito politico. Il regno d'italia era stato attribuito nell'887 a Berengario contro cui due anni dopo si<br />

levò Guido che lo sconfisse ottenendo cosi la corona <strong>di</strong> imperatore che passò alla morte <strong>di</strong> Guido al<br />

figlio Lamberto. Per favorire Berengario intervenne il re <strong>di</strong> germania Arnolfo il quale attraverso<br />

papa Formoso fu riconosciuto re dai feudatari italiani e venne incoronato imperatore nel 894.<br />

Arnolfo verrà colto da una paralisi subito dopo l'incoronazione lasciando così campo libero a<br />

Lamberto che comunque morirà nell' 898. Berengario cercò anche <strong>di</strong> porre un freno all'invasione<br />

ungara ma dopo essere stato sconfito in battaglia la sua posizione si indebolì finche non gli si<br />

contrappose Ludovico <strong>di</strong> provenza anch'egli incoronato imperatore. Berengario riuscì a sconfiggere<br />

Ludovico nel 905 e nel 915 dopo aver cacciato i saraceni ed aver reso sicura roma venne sconfitto<br />

dal nuovo erede al trono Rodolfo <strong>di</strong> Borgogna. Rodolfo però tenne il trono solo per due anni dopo<br />

infatti lo cedette ad Ugo <strong>di</strong> Provenza che lo tenne initenrrottamente fino al 946. La sua volontà <strong>di</strong><br />

dare contenuto effettivo al titolo <strong>di</strong> re d'italia provocò i malumori della feudalità italiana che<br />

attraverso il re <strong>di</strong> germania Ottone I contrappose ad ugo il marchese <strong>di</strong> ivrea Berengario. Ugo fu<br />

sconfitto e nel 950 scomparso Lotario, Berengario <strong>di</strong> ivrea potè cingere la corona. L'anno dopo<br />

iniziarono le prima <strong>di</strong>fficoltà in quanto la vedova <strong>di</strong> Lotario (figlio <strong>di</strong> ugo) Adelaide, chiese aiuto al<br />

re <strong>di</strong> germania il quale sposò Adelaide stessa e scese in italia facendo atto <strong>di</strong> sottomissione alla<br />

feudalità insieme a Berengario <strong>di</strong> ivrea che conservò il regno in qualità <strong>di</strong> vassallo. Berengario però<br />

approfittò della lotananza <strong>di</strong> Ottone per ritrovare in<strong>di</strong>pendenza ed espandere i propri domini in italia<br />

centrale ai danni dei territori della chiesa. Il pontefice Giovanni XII chiese aiuto ad Ottone che<br />

scese in italia nuovamente facendo prigioniero Berengario e cingendo poi egli stesso la corona regia<br />

su quella imperiale.<br />

Con la deposizione <strong>di</strong> Carlo il grosso la chiesa vide il proprio ruolo all'interno della cristianità<br />

indebolirsi, essendo anche sul piano interno in balia dell'aristocrazia romana che <strong>di</strong>venne arbitra<br />

dell'elezione papale e si rese protagonista <strong>di</strong> usurpazioni nel territorio della chiesa. Sul soglio<br />

pontificio si succedevano vari pontefici in sequenza sempre più rapida facendo perdere sempre più<br />

<strong>di</strong>gnità al ruolo del pontefice, roma venne scossa da una rivolta contro Ugo <strong>di</strong> provenza che tentò <strong>di</strong><br />

farsi incoronare imperatore da Giovanni XI. La rivolta venne promossa dal fratello del pontefice, il<br />

quale governò su roma fino al 955 quando salì al soglio pontificio Giovanni XII appena se<strong>di</strong>cenne<br />

che poi incoronò imperatore Ottone I <strong>di</strong> sassonia. Come per Carlo Magno la corona imperiale<br />

rappresentava per Ottone il coronamento <strong>di</strong> una lunga attività politica condotta a partire dal 936.<br />

Ottone operò per rendere la sua autorità effettiva in tutti e cinque i suoi ducati in modo da<br />

sviluppare in germania una coscienza nazionale. Ottenne anche un regolare appoggio dai vescovi<br />

che coinvolse appieno nel governo <strong>di</strong> realtà territoriali. L'opera <strong>di</strong> riforma attuata in germania dalla<br />

chiesa tedesca venne supportata da Ottone il quale sceglieva personalmente i vescovi. Questa<br />

manovra rese in germania il fenomeno <strong>di</strong> decadenza dei costumi nell'ambito ecclesiastico meno<br />

grave rispetto al resto dell'europa. Veniva inoltre incoraggiata la ripresa degli stu<strong>di</strong> presso le gran<strong>di</strong><br />

abbazie. Come apice <strong>di</strong> questa attività Ottone ricevette la corona imperiale nel 962.<br />

L'impero ottoniano rispetto all'impero carolingio ha in comunie l'ispirazione <strong>di</strong> romanità ed il ruolo<br />

<strong>di</strong> protezione del papato e della cristianità. Ottone si attribuì il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>care il can<strong>di</strong>dato eletto<br />

prima della consacrazione a pontefice per poter garantire la correttezza dell'elezione (privilegium<br />

othonis) nel 962 in italia successivamente trascorse sei anni nei quali si de<strong>di</strong>cò alla conquista dei<br />

territori meri<strong>di</strong>onali dopo aver fatto incoronare imperatore il figlio Ottone II. Nel 968 subi una<br />

grave sconfitta a Bari e quin<strong>di</strong> decise <strong>di</strong> abbandonare la via delle armi per intraprendere quella<br />

<strong>di</strong>plomatica. L'imperatore bizantino Giovanni Zimisce riconobbe ad Ottone il titolo <strong>di</strong> imperatore e<br />

nel 972 acconsenti al matrimonio tra Ottone II e la figlia Teofane, che avrebbe dovuto portare in<br />

dote le terre meri<strong>di</strong>onali. Alla morte <strong>di</strong> Ottone I il passaggio <strong>di</strong> poteri al figlio fu tutt'altro che facile


in quanto sia la nobiltà germanica che la nobiltà italiana era poco incline a vedere bene il re in<br />

stabile residenza in italia. L'aristocrazia romana assassinò il pontefice Bonifacio VII. Nel 980<br />

Ottone II preparò una campagna per le terre meri<strong>di</strong>onali ma venne sconfitto e poi morì<br />

prematuramente lasciando come erede il figlio Ottone III. Uscito dalla tutela il suo primo atto <strong>di</strong><br />

governo fu la nomina a pontefice <strong>di</strong> Gregorio V e del suo successore Silvestro II. L'imperatore si<br />

proponeva <strong>di</strong> collaborare a stretto contantto con il pontefice, questo entusiasmo si scontrò con lo<br />

scontento dei feudatari i quali insorserso nel 999 capeggiati da Arduino d'ivrea, scoppiò due anni<br />

dopo anche un'altra rivolta, quella dei romani (1001). Ottone III morì nel 1002 senza lasciare ere<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>retti. Gli successe Enrico II che concentrò tutti i suoi sforzi sulla germania e sulle riforme per<br />

impe<strong>di</strong>re il degrado dei costumi nell'ambiente clericale. Arduino intanto si era fatto nominare re<br />

d'italia a pavia nel 1002. Erico II nel 1004 scese in italia per ripristinare il potere regio, sconfisse<br />

Arduino finchè non lo costrinse al ritiro dopo <strong>di</strong>eci anni <strong>di</strong> lotte armate.<br />

Nel 1014 Enrico II fu incoronato imperatore da papa Benedetto VIII proveniente dell'aristocrazia<br />

romana. A lui successe Giovanni XIX sempre della stessa famiglia. Questo mostra quanto fosse<br />

<strong>di</strong>fficile per gli imperatori <strong>di</strong> Germania rendere effettivo il loro potere in italia. Altra pecca dell'italia<br />

era la mancata formazione <strong>di</strong> una coscienza nazionale, la mancata formazione <strong>di</strong> questa coscienza è<br />

da ricercare particolarmente nei soggetti politici che si creavano nelle maggiori città, specie quelle<br />

<strong>di</strong> residenza dei vescovi i quali si erano dovuti sempre interfacciare con l'autorità citta<strong>di</strong>na anche<br />

nella parte meri<strong>di</strong>onale dell'italia si potè assistere allo sviluppo <strong>di</strong> una coscienza urbana all'interno<br />

delle gran<strong>di</strong> città.


Splendore e declino <strong>di</strong> Bisanzio.<br />

Alla fine del VIII secolo l'impero bizantino risultava particolarmente ri<strong>di</strong>mensionato a causa delle<br />

continue invasioni da parte <strong>di</strong> arabi, magiari e bulgari. L'impero ebbe però la forza <strong>di</strong> contrattaccare<br />

verso la metà del IX secolo recuperando parte dei territori perduti. Gli imperatori si adoperarono per<br />

favorire lo stanziamento dei soldati sul territorio (stratioti) e favorirono anche il formarsi <strong>di</strong> una<br />

"piccola borghesia"<strong>di</strong> conta<strong>di</strong>ni che vivevano in comunità <strong>di</strong> villaggio costituendo così un<br />

organismo amministrativo per il pagamento delle tasse. La fisionomia dell'impero intanto si andava<br />

mo<strong>di</strong>ficando in quanto l'impero era chiuso nelle sue frontiere essendo in seguito costretto ad<br />

abbandonare le pretese <strong>di</strong> dominio universale, acquisendo poi caratteri più orientali. Il latino venne<br />

sostituito dal greco ed anche il titolo imperiale venne mo<strong>di</strong>ficato in basileus. Le città della costa<br />

comunque non abbandonarono il commercio ed il ricorso alle milizie locali per la <strong>di</strong>fesa delle stesse<br />

anche se l'impero tendeva a concentrare il potere nelle mani dei funzionari pubblici. Questa<br />

orientalizzazione dell'impero costituì la premessa per la comprensione dello scontro che si venne<br />

creando contro il movimento iconoclasta.<br />

Il culto delle immagini era sempre stato malvisto dalle provincie più orientali dell'impero, le quali<br />

erano le più influenzate dai culti islamici ed ebraici che condannavano l'idolatria. Quando salì al<br />

trono Leone III il movimento raggiunse la corte. Egli con un decreto del 726 proibì il culto delle<br />

immagini. Il papa Gregorio III nel 731 scomunicò l'imperatore e i suoi sostenitori, questo decreto<br />

ebbe come risultato anche la riduzione del potere dei monaci. Con l'avvento al trono <strong>di</strong> Costantino<br />

VI la situazione si fece più complicata, specie quando a detenere il potere fu la madre Irene, che,<br />

sembrò intenzionata ad abbandonare la precedente politica in quanto venne nominato patriarca <strong>di</strong><br />

costantinopoli un iconodulo. Tre anni dopo il VII concilio <strong>di</strong> Nicea (787) condannò l'iconoclasmo<br />

come eresia. La reggenza <strong>di</strong> Irene tuttavia provocò dei malumori in occidente in quanto non era<br />

riconosciuta dal papato e questo provocò il considerare il trono d'oriente come vacante. Carlo<br />

Magno una volta incoronato imperatore era desideroso <strong>di</strong> intraprendere relazioni <strong>di</strong>plomatiche con<br />

l'impero bizantino ma dovette aspettare fino all'812 per vedere riconosciuto il suo titolo<br />

dall'imperatore Michele I. Con Leone V si ebbe il ritorno al potere della corrente iconoclasta. La<br />

contesa verrà poi risolta da Michele III nell'843 quando verrà riabilitata la liceità del culto delle<br />

immagini.<br />

Intanto il pericolo arabo si era <strong>di</strong> molto ridotto, lo stabilizzarsi della situazione portò alla rinascita<br />

dei gran<strong>di</strong> poderi fo<strong>di</strong>ari senza tutelare gli interessi dei piccoli proprietari. Il problema verrà<br />

arginato alla fine del X secolo con l'introduzione <strong>di</strong> leggi atte a favorire le piccole proprietà. Queste<br />

norme però rallentarono soltanto il meccanismo <strong>di</strong> impoverimento dei citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> ceto basso e dei<br />

conta<strong>di</strong>ni che tendenvano a porsi sotto la protezione <strong>di</strong> un signore. Questi episo<strong>di</strong> però non possono<br />

essere catalogati come una forma <strong>di</strong> feudalesimo bizantino in quanto lo stato risultava sempre<br />

presente a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quanto avveniva nelle campagne europee. In occidente si sviluppò un<br />

grande rapporto tra potere imperiale e patriarcato in quanto l'imperatore era considerato il <strong>di</strong>retto<br />

rappresentante <strong>di</strong> Dio in terra. La compenetrazione tra i due poteri avvenne sempre all'insegna<br />

dell'egemonia imperiale. Al rafforzamento dell'autorità imperiale contribuirono anche i successi<br />

militari della seconda metà del X secolo. Il controllo completo sull'area balcanica venne riportato da<br />

Basilio II nel 1014.<br />

La cristianizzazione delle popolazioni slave e delle popolazioni bulgare era sempre avvenuta in<br />

contrasto con la chiesa <strong>di</strong> roma che tentava <strong>di</strong> ampliare la propria area <strong>di</strong> influenza attraverso i<br />

missionari. Il contrasto esplose quando la chiesa bulgara tentò <strong>di</strong> mantenersi del tutto autonoma. Il<br />

patriarcato era allora occupato da Fozio che era stato nominato dall'imperatore e non era<br />

riconosciuto dal papa. Dopo un violento scambio <strong>di</strong> missive nell'867 Fozio scomunicò il pontefice.<br />

La questione venne accantonata dopo la deposizione <strong>di</strong> Fozio decisa dal concilio <strong>di</strong> costantinopoli<br />

che decise inoltre <strong>di</strong> sottomettere la chiesa bulgara a quella <strong>di</strong> roma. Ad abbassare la tensione tra la<br />

chiesa <strong>di</strong> roma e quella <strong>di</strong> costantinopoli contribuì la crisi del papato del X secolo. La situzioane<br />

precipitò nel 1049 quando il papa Leone IX riven<strong>di</strong>cò il primato della sede romana nella chiesa<br />

universale. A costantinopoli era patriarca Michele Cerulario, fiero oppositore del primato papale. Il


patriarca or<strong>di</strong>nò nel 1053 la chiusura <strong>di</strong> tutte le chiese <strong>di</strong> rito latino. L’imperatore Costantino X era<br />

interessatoa trovare un compromesso perciò fu inviata da roma una delegazione che però fallì la<br />

missione <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione il 15 luglio del 1054 quando entrambe le parti scomunicarono i rispettivi<br />

vertici. Lo scisma non fu sentito in maniera traumatica specialmente perchè la chiesa <strong>di</strong> roma e<br />

quella bizantina andavano sempre <strong>di</strong> più <strong>di</strong>versificandosi già da tempo ed in maniera naturale.<br />

L’elemento che più pesò fu l’orientamento fortemente monarchico che assunse il papato tra l’XI ed<br />

il XII secolo per cui, i teologi bizantini sostennero che fosse la chiesa <strong>di</strong> roma ad allontanarsi<br />

dall’ortodossia dei primi concili ecumenici.<br />

I successi dell’impero avevano portato alla ripresa delle attività commerciali e la moneta bizantina<br />

risultava forte nei mercati internazionali, le città erano anche sede <strong>di</strong> un’intensa attività culturale ed<br />

artistica che vide in primo piano gli imperatori stessi. L’opera culturale raggiunse il suo apice<br />

nell’XI secolo.<br />

Quando la civiltà bizantina aveva raggiunto il suo massimo splendore si stagliavano all’orizzonte i<br />

segnali <strong>di</strong> un rapido declino: con la fine della <strong>di</strong>nastia macedone esplosero vari scontri per il potere<br />

tra l’alta burocrazia e i proprietari fon<strong>di</strong>ari, sul fronte esterno era salito il livello <strong>di</strong> minaccia che<br />

rappresentavano i turchi che dopo aver conquistato baghdad si volsero all’occidente ed all’egitto.<br />

Alla fine dell’ XI secolo il pericolo maggiore venne però dai normanni dell’Italia meri<strong>di</strong>onale che<br />

cacciarono i bizantini dall’italia ed invasero l’albania puntando alla conquista <strong>di</strong> costantinopoli.<br />

L’imperatore Alessio Comneno chiese aiuto a venezia per sconfiggere i normanni concedendo ai<br />

veneziani <strong>di</strong> poter commerciare con tutte le città dell’impero senza dover pagare i dazi che<br />

gravavano invece sugli operatori locali. I veneziani <strong>di</strong>vennero in breve tempo padroni<br />

dell’economia bizantina.<br />

L’impero nel corso del XII secolo si andava configurando come un’appen<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> venezia in quanto<br />

la pressione fiscale e la svalutazione della moneta si fecero sempre più gravi.


Incremento demografico e progressi dell’agricoltura nell’europa dei secoli XI-XIII.<br />

All’inizio dell’anno mille la popolazione europea era <strong>di</strong> nuovo in aumento, ovunque era in atto una<br />

messa a frutto maggiore delle terre agricole e le città riprendevano il loro ruolo <strong>di</strong> se<strong>di</strong> per gli<br />

scambi commerciali, vi era inoltre un aumento della durata me<strong>di</strong>a della vita. L’unico paese che<br />

possiede un documento attestante l’aumento della popolazione risulta l’inghilterra attraverso il<br />

domesday book. Un altro fenomeno <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni che coinvolse l’europa fu l’ampliamento<br />

dello spazio coltivato. In questo periodo si ebbe il sorgere delle cosiddette villenuove, ovvero<br />

villaggi <strong>di</strong> nuova fondazione creati per valorizzare zone <strong>di</strong>sabitate. Nel corso del XII secolo vennero<br />

fondati nuovi or<strong>di</strong>ni monastici che desiderosi <strong>di</strong> riscoprire lo stile <strong>di</strong> vita monastico si stabilirono<br />

spesso in zone scarsamente popolate; intorno a loro però si stabilivano molto spesso conta<strong>di</strong>ni<br />

desiderosi <strong>di</strong> vivere secondo la saggia guida dei monaci creando così intorno ai monasteri dei veri e<br />

propri inse<strong>di</strong>amenti. Una delle opere <strong>di</strong> bonifica più massive è da ricercare nei paesi bassi, i coloni<br />

con la costruzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>ghe e <strong>di</strong> canali <strong>di</strong> drenaggio riuscirono a bonificare quelle terre ed a renderle<br />

anche molto produttive dato l’aumento della popolazione in quella zona. In spagna il ripopolamento<br />

fu strettamente legato alla riconquista dei territori da parte dei cristiani. In europa centrale i vari<br />

signori spinti sia dalla crescita demografica sia dal desiderio <strong>di</strong> ampliare i propri domini iniziarono<br />

a far varcare i confini delle loro signorie dai coloni per espandersi nei territori che furono la culla<br />

dei popoli emigrati nei secoli precedenti. Le genti <strong>di</strong> queste terre vennero convertite, furono<br />

costruiti monasteri per stra<strong>di</strong>care ogni forma <strong>di</strong> paganesimo. L’origine della spinta coloniale è<br />

certamente da ricercare nell’incremento demografico nelle terre gia coltivate, i signori delle terre<br />

degli emigranti infatti si trovavano costretti a patteggiare con le popolazioni locali le quali<br />

riuscirono spesso a strappare ai loro signori <strong>di</strong>versi <strong>di</strong>ritti. Le mo<strong>di</strong>fiche che incalzavano<br />

nell’economia delle curtis mo<strong>di</strong>ficarono le curtis stesse dove più dove meno, inoltre, a causa della<br />

maggiore libertà <strong>di</strong> cui godevano i conta<strong>di</strong>ni si andarono delineando delle <strong>di</strong>fferenze nette. La<br />

crescita demografica fu resa possibile grazie alle nuove tecniche agricole come l’uso dell’aratro<br />

pesante che rese possibile arare più in profon<strong>di</strong>tà i terreni bonificati. Contribuì alla rinascita agricola<br />

anche il calo del prezzo del ferro causato dal maggior sfruttamento delle miniere. Il calo del prezzo<br />

causò una maggiore costruzione <strong>di</strong> attrezzi agricoli. La ferratura dello zoccolo ed il nuovo sistema<br />

<strong>di</strong> bardatura contribuirono ad un più largo uso del cavallo in campo agricolo anche se il cavallo<br />

restava comunque un bene molto costoso. Venne introdotto il sistema <strong>di</strong> rotazione triennale che<br />

riduceva la superficie improduttiva e rendeva le colture più varie fornendo anche il foraggio per il<br />

mantenimento del cavallo. Il nuovo modello agricolo non si <strong>di</strong>ffuse però i tutta europa a causa delle<br />

<strong>di</strong>verse zone climatiche. Si delineò quin<strong>di</strong> un europa del nord che utilizzava la rotazione triennale e<br />

l’europa me<strong>di</strong>terranea che ultilizzava quella biennale e l’aratro leggero. L’agricoltura me<strong>di</strong>evale<br />

però non conseguì mai risultati brillanti a causa della scarsità <strong>di</strong> concime animale.


La ripresa del commercio e delle manifatture.<br />

Nonostante la ruralizzazione della popolazione non si era arrivati ad una interruzione dei traffici<br />

poiche all’interno delle curtes e nei villaggi non era stato possibile produrre tutto ciò che era<br />

necessario. Le popolazioni più attive erano quelle che si trovavano in punti <strong>di</strong> incontro tra aree<br />

economiche <strong>di</strong>verse, c’è da aggiungere che in questo periodo gli ebrei svolsero un ruolo <strong>di</strong><br />

interme<strong>di</strong>ari avendo un raggio d’azione intercontinentale. Gli scambi altome<strong>di</strong>evali comunque<br />

riguardarono solamente cose poco ingombranti e principalmente beni <strong>di</strong> lusso. La situazione iniziò a<br />

cambiare nel X secolo a causa dell’aumento dei mercanti <strong>di</strong> professione e all’ampliarsi del<br />

fenomeno delle fiere. In questa fase restarono comunque <strong>di</strong>stinte due principali aree commerciali:<br />

quella del nord europa e quella del me<strong>di</strong>terraneo.<br />

Nell’area nor<strong>di</strong>ca sono in<strong>di</strong>viduabili un settore atlantico ed un altro compreso tra il mar baltico e il<br />

mare del nord. Nel corso dei secoli XI-XII crebbe il movimento all’interno delle aree e si attuò<br />

anche il collegamento tra l’area me<strong>di</strong>terranea e l’area nor<strong>di</strong>ca. Questo successo fu determinato<br />

anche dalla pace mantenuta nei territori <strong>di</strong> governanti locali. Nell’XI secolo si andarono delineando<br />

nuove posizioni <strong>di</strong> forza all’interno del mondo della mercatura. I veneziani presero l’egemonia dei<br />

commerici garantendo anche il collegamento tra alessandria e costantinopoli. Il collegamento con<br />

l’area me<strong>di</strong>terranea venne perfezionandosi dalla seconda metà del XIII secolo con la creazione <strong>di</strong><br />

nuove rotte marittime. L’incremento della navigazione portò il mondo marittimo a progre<strong>di</strong>re<br />

nell’arco <strong>di</strong> due-tre secoli. La prima innovazione fu la bussola, seguita dalle carte nautiche e dalla<br />

costruzione <strong>di</strong> navi sempre più gran<strong>di</strong> e manovrabili. Nonostante i progressi nel campo della<br />

navigazione i trasporti avvenivano principalmente via terra e dato che per i mercanti era<br />

vantaggioso accorciare il percorso si venne creando una fitta rete viaria e nei punti più battuti<br />

vennero ad<strong>di</strong>rittura create delle strutture per il cambio dei cavalli. Le novità del commercio<br />

dell’anno mille sono costituite dal fatto che non più gli articoli <strong>di</strong> lusso venivano importati e<br />

commerciati bensi qualsiasi tipo <strong>di</strong> merce veniva trasportata. Contrasti scoppiarono per i dazi<br />

sull’esportazione del grano e per l’egemonia della produzione del sale. Venivano importati ed<br />

esportati i materiali necessari al funzionamento dell’industria tessile. Una merce erano anche gli<br />

schiavi, venduti e comprati in tutta europa. Tutti i prodotti in circolo avevano aree <strong>di</strong> produzione<br />

ben definite per rendere famosa la zona che produceva una determinata merce. Artefice<br />

dell’integrazione tra aree <strong>di</strong>verse per specializzazioen e produttività fu senz’altro il mercante. Il<br />

mercante fu una figura molto importante in questo periodo, non si trattava infatti <strong>di</strong> un avventuriero<br />

nonostante l’attività commerciale continuasse a comportare parecchi rischi, anche se gli scambi in<br />

denaro erano largamente sostituiti dalle lettere <strong>di</strong> cambio che riducevamo <strong>di</strong> molto l’uso della<br />

moneta. Ben presto vennero ridotti i rischi per la navigazione attraverso l’istituzione <strong>di</strong> convogli<br />

gestiti dallo stato. Si vennero a formare anche società dette “commenda” le quali erano una sorta <strong>di</strong><br />

società per azioni me<strong>di</strong>evali che però venivano costituite in previsione <strong>di</strong> un solo viaggio.<br />

Successivamente si arrivò alle “societas maris” che venivano costituite per un determinato periodo<br />

<strong>di</strong> tempo. Queste società col tempo acquisirono la funzione <strong>di</strong> vere e proprie banche. Con lo<br />

sviluppo dei commerci infatti fu necessario riformare il sistema monetario carolingio fatto <strong>di</strong><br />

monete d’argento, Federico II nel 1231 fece coniare l’augustale; le monete in oro risultarono<br />

necessarie per poter essere accettate in ambito internazionale dopo la decadenza delle monete arabe<br />

e bizantine. Il commercio a livello locale e internazionale era basato oltre che sulle derrate<br />

alimentari anche sui prodotti dell’artigianato e dell’industria tessile entrabi fortemente legati<br />

all’ambiente urbano. Il settore <strong>di</strong> punta dell’industria me<strong>di</strong>evale è rappresentato dall’industria tessile<br />

e dall’industria metallurgica, molto fiorente per la produzione <strong>di</strong> armi e attrezzi. Successivamente si<br />

venne formando anche un settore nuovo rappresentato dalle cartiere, necessarie per la produzione<br />

della carta. Nel contempo si <strong>di</strong>stinsero anche vari artigiani specializzati. In genere l’unità produttiva<br />

<strong>di</strong> base era rappresentata dalla bottega <strong>di</strong> solito a gestione famigliare a cui si affiancavano degli<br />

appren<strong>di</strong>sti o dei salariati. In questo contesto videro la nascita le corporazioni il cui obiettivo, era<br />

quello <strong>di</strong> tutelare i propri membri e i loro interessi a tutti i livelli.


Lo sviluppo dei centri urbani e le origini della borghesia.<br />

Le città furono a partire dall' XI secolo una componente fondamentale della storia europea, anche se<br />

erano presenti in europa gia precedentemente erano ora rilegate ad una funzione marginale e <strong>di</strong> poco<br />

conto. L'urbanizzazione in europa non era avvenuta in maniera uniforme quin<strong>di</strong> nelle aree marginali<br />

dell'ex impero romano le città scomparvero del tutto e nelle aree interne persero <strong>di</strong> importanza o<br />

vennero abbandonate. La sopravvivenza <strong>di</strong> molti centri urbani <strong>di</strong>pese dalla presenza del vescovo,<br />

che faceva mantenere al centro citta<strong>di</strong>no una certa importanza. Nell'italia meri<strong>di</strong>onale la situazione<br />

era assai <strong>di</strong>versa; le città, pur risentendo della crisi demografica dei secoli precedenti erano inserite<br />

in un contesto commerciale più ampio ed erano quin<strong>di</strong> popolate dai ceti artigiani e produttivi.<br />

Diversa era invece la situazione nell'italia centro-settentrionale dove le città come venezia, pisa e<br />

genova erano proiettate verso il futuro al livello politico e sociale; <strong>di</strong>venteranno queste le potenze<br />

marinare in italia pronte anche a delle relazioni commerciali con l'oriente. In questo contesto ebbero<br />

un ruolo importante i vescovi i quali sempre più spesso assumevano poteri paragonabili a quelli dei<br />

funzionari pubblici specialmente a partire dal X secolo. La funzione temporale delle curie vescovili<br />

contribuì al ritorno della nobiltà nelle città, che a sua volta contribuì al ritorno <strong>di</strong> una componente<br />

produttiva e vassalica. Nel corso dei secoli X – XI le comunità citta<strong>di</strong>ne si resero conto del loro<br />

potere esautorando del tutto il vescovo. Comunque anche in questa fase rimase evidente che il ceto<br />

<strong>di</strong>rigente era formato dalla classe mercantile. La rinascita urbana coinvolse anche la francia<br />

meri<strong>di</strong>onale e la germania, in queste regioni più che altro si assistette alla fondazione <strong>di</strong> nuove città.<br />

I mo<strong>di</strong> in cui questo avvenne furono fondamentalmente due: O un signore fondava un centro<br />

fortificato nei pressi <strong>di</strong> una zona <strong>di</strong> mercato o un gruppo <strong>di</strong> mercanti creava un proprio inse<strong>di</strong>amento<br />

nei pressi <strong>di</strong> un castello o <strong>di</strong> un'abazia. Questi nuovi inse<strong>di</strong>amenti presero il nome <strong>di</strong> borghi. Le città<br />

del nord della germania all'inizio del trecento fondarono una lega mercantile denominata Lega<br />

Anseatica. Il reticolato urbano si presentava sempre più largo mano a mano che ci si spostava verso<br />

est. In inghilterra la dominazione romana non aveva lasciato insen<strong>di</strong>amenti <strong>di</strong> tipo urbano per cui si<br />

dovette aspettare il XIII secolo per assistere ad opere <strong>di</strong> urbanizzazione. Le città intorno al trecento<br />

erano rappresentate da vari casi in cui raggiungevano una popolazione <strong>di</strong> 100.000 abitanti, poi<br />

venivano le gran<strong>di</strong> città che si aggiravano intorno ad una popolazione <strong>di</strong> 50.000 unità; più numerose<br />

erano le città me<strong>di</strong>e tra 15 e 30mila abitanti. Una crescita cosi massiccia delle città non è imputabile<br />

solo all'aumento della popolazione ma anche alla massiccia ondata migratoria proveniente dalle<br />

campagne. Tale ondata era provocata dalle nuove opportunità che le città offrivano. La popolazione<br />

urbana assunse un nuovo status giuri<strong>di</strong>co in quanto non era soggetta ai vari signori feudali delle<br />

campagne, era anche <strong>di</strong>verso il tipo <strong>di</strong> lavoro che i citta<strong>di</strong>ni svolgevano rispetto al lavoro <strong>di</strong><br />

campagna. Si veniva delineando una società più ricca ed articolata nella quale le persone che si<br />

occupavano del lavoro della terra e della preghiera erano la maggior parte della popolazione ma<br />

nella quale coloro che erano impiegati nel cre<strong>di</strong>to e nel commercio venivano ad occupare un ruolo<br />

<strong>di</strong> crescente importanza. Prese così vita la società tripartita, che durerà fino alla rivolutione<br />

francese. Era composta da oratores (ecclesiastici) bellatores (combattenti) laboratores (rustici). Le<br />

città manifestarono una tendenza automonistica tra il XI e il XII secolo, in alcuni casi fu totale<br />

mentre in altri l'autonomia fu solo amministrativa e non politica. Nella francia del nord si assistette<br />

alla nascita dei comuni per iniziativa dei citta<strong>di</strong>ni sotto la guida <strong>di</strong> personaggi eminenti. I citta<strong>di</strong>ni<br />

prestavano giuramento <strong>di</strong> pace per mantenere la concor<strong>di</strong>a nella città e per limitare gli arbitri dei<br />

signori, poi si avviavano trattative con i signori per avere la concessione <strong>di</strong> una carta <strong>di</strong> comunee nel<br />

caso in cui le trattative non fossero andate a buon fine non si faceva <strong>di</strong> solito attendere molto una<br />

rivolta armata. Il signore in alcuni casi concedeva la carta <strong>di</strong> comune a patto che la città mantenesse<br />

dei funzionari a lui fedeli.


Il rinnovamento della vita religiosa e la riforma della chiesa.<br />

A seguito della crisi delle istituzioni politiche e religiose l'or<strong>di</strong>namento ecclesiastico si era trovato<br />

privo del potere politico e non riusciva a fermare le ingerenze dei laici all'interno delle nomine<br />

pontifice e car<strong>di</strong>nalizie, non riusciva inoltre a sopperire al livello culturale dei monaci e chierici che<br />

continuavano a sottrarre i beni della chiesa per trasmetterli ai propri vassalli od alle proprie<br />

famiglie. Gli aspetti della crisi del X secolo erano collegati tra loro in quanto i meto<strong>di</strong> clientelari<br />

con i quali venivano reclutati davano origine alla corruzione e all'ignoranza. Era molto comune<br />

specie nell'italia meri<strong>di</strong>onale che i chierici vivessero in concubinato e che in<strong>di</strong>rettamente<br />

trasmettessero ai loro figli illegittimi delle proprietà ecclesiastiche. Il fatto che agli uomini <strong>di</strong> chiesa<br />

venisse concessa un'importanza elevata comportava che le loro manchevolezze venissero percepite<br />

come più gravi; ma il fatto che la chiesa <strong>di</strong>sponesse <strong>di</strong> un vario arsenale culturale <strong>di</strong>ede il via ad un<br />

massiccio movimento riformatore. I primi segni <strong>di</strong> cambiamento si ebbero nei monasteri, nei quali<br />

era sempre stato attivo un movimento <strong>di</strong> riflessione teologico che portò gia nel X secolo alla<br />

sperimentazione <strong>di</strong> nuove forme <strong>di</strong> vita monastica. L'esperienza più fruttuosa fu quella del<br />

monastero <strong>di</strong> Cluny in cui l'abate coor<strong>di</strong>nava un certo numero <strong>di</strong> monasteri nella zona ed era<br />

soggetto <strong>di</strong>rettamente all'autorità papale senza passare dal vescovo, garantendo quin<strong>di</strong> all'abate una<br />

certa autonomia; vennero aboliti i lavori manuali per lasciare più spazio ai monaci per la preghiera<br />

e le funzioni liturgiche. Un costume caratteristico della prima età cristiana tornò in voga nel X<br />

secolo e nel mille, l'eremitismo, questo fenomeno <strong>di</strong>ede vita alla fondazione ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ni<br />

monastici basati sull'eremitismo, come i certosini. Alcuni <strong>di</strong> questi or<strong>di</strong>ni poi si evolveranno negli<br />

or<strong>di</strong>ni men<strong>di</strong>canti. Un'altra componente della riforma fu il ripristino delle comunità canonicali,<br />

<strong>di</strong>menticate dopo Ludovico Il Pio, nel X-XI secolo ci fu un cambio <strong>di</strong> tendenza, tra l'altro la<br />

promozione della vita comune del clero era prova dell'adesione del vescovo al movimento<br />

riformatore. Dall'XI secolo si potè parlare <strong>di</strong> un vero e proprio movimento canonicale. Le comunità<br />

canonicali o canoniche regolari non sono da confondere con le comunità monastiche in quanto i<br />

monaci non erano chierici. Prenderanno abitualmente i voti dal XII secolo. Il clero simoniaco e<br />

concubinario era sempre più criticato sia dai laici sia da alcuni pre<strong>di</strong>catori itineranti che pre<strong>di</strong>cavano<br />

<strong>di</strong> rifiutare i sacramenti da loro amministrati. Questi contestatori furono detti paratini ed andarono<br />

incontro alla scomunica. I costumi corrotti vennero criticati anche dai movimenti popolari. Per<br />

riformare totalmente la chiesa era necessario che il movimento <strong>di</strong> riforma avese un coor<strong>di</strong>natore,<br />

questo ruolo venne preso in un primo tempo dal potere politico, prima <strong>di</strong> passare nelle mani del<br />

papato. Imperatori come Enrico III cercarono <strong>di</strong> ridurre il potere dei vescovi corrotti per poi volgere<br />

l'attenzione nel 1046 alla chiesa <strong>di</strong> roma che a causa del contrasto tra famiglie romane aveva in se<br />

ben tre papi, Enrico III li depose tutti e fece eleggere il suo can<strong>di</strong>dato che prese il nome <strong>di</strong> Clemente<br />

II. Il nuovo papa <strong>di</strong>chiarò decaduti gli ecclesiastici colpevoli <strong>di</strong> simonia. Nello stesso tempo tra gli<br />

intellettuali riformatori si sviluppò il pensiero che per riformare completamente i costumi della<br />

chiesa era necessario interrompere le ingerenze dei laici negli affari della chiesa. Il nuovo papa<br />

Leone IX riunendo intorno a se i maggiori esponenti del mondo riformatore proclamò più volte una<br />

condanna per la simonia. Una battuta d'arresto alla sua attività riformatrice fu causata dallo scontro<br />

con i normanni. Il pontefice nel 1053 mosse contro <strong>di</strong> loro guidando personalmente l'esercito, venne<br />

sconfitto e fu trattenuto come prigioniero per quasi un anno. Dopo la stipula <strong>di</strong> un'intesa con i<br />

normanni il papato riconobbe le loro conquiste in cambio <strong>di</strong> un appoggio politico e militare. Il<br />

potere pontificio comunque si andava via via separando dal potere imperiale e alla morte <strong>di</strong> Enrico<br />

III nel 1056 si verificarono <strong>di</strong>verse defezioni dei vescovi che non volevano adeguarsi alle nuove<br />

regole. Il gruppo riformatore alla morte <strong>di</strong> Enrico III si trovava con due posizioni prevalenti al suo<br />

interno: il primo era più rigoroso e richiedeva una condanna più ra<strong>di</strong>cale della simonia compreso<br />

l'annullamento <strong>di</strong> tutti gli atti effettuati dai simoniaci mentre l'altra, sosteneva che una soluzione<br />

così rigorosa fosse impossibile da attuare per motivi sia politici sia pratici. La seconda tesi<br />

sosteneva infatti che la chiesa non doveva separarsi dall'impero ma dovevano essere ridefiniti i<br />

rispettivi ruoli. Intanto il papato approfittando della minore età <strong>di</strong> Enrico IV attuò nuove riforme <strong>di</strong><br />

carattere amministrativo e organizzativo. Il pontefice Niccolò II nominò il più forte capo normanno


vassallo della chiesa <strong>di</strong> roma, convocò poi un concilio in laterano nel quale mo<strong>di</strong>ficò il sistema <strong>di</strong><br />

elezione papale, fu rinnovato l'obbligo del celibato per il clero e fu proibito al clero <strong>di</strong> ricevere<br />

chiese dai laici, anche a titolo gratuito. Nei due successivi concili vennero stabiliti dei<br />

provve<strong>di</strong>menti definitivi nei confronti dei vescovi simoniaci, i vescovi vennero <strong>di</strong>chiarati decaduti<br />

ma le or<strong>di</strong>nazioni da loro fatte vennero ritenute valide. In futuro anche questi atti saranno annullati.<br />

Enrico IV nel 1066 uscito dalla giovinezza si accorse subito che con le nuove riforme stava venendo<br />

escluso dal controllo delle se<strong>di</strong> vescovili ma nel primo periodo del suo regno fu impegnato a sedare<br />

una rivolta in sassonia. Nel fattempo saliva al trono pontificio Gregorio VII grande punta dello<br />

schieramento riformatore. Gregorio riven<strong>di</strong>cò il primato <strong>di</strong> roma sul governo della santa romana<br />

chiesa. Ne scaturì una spaccatura che fini col rimescolare le forze. Dalla parte dell'imperatore<br />

vennero a trovarsi non solo i vescovi contrari alla riforma ma anche gli ecclesiastici contrari alla<br />

concezione gregoriana del primato papale. A versare benzina sul fuoco contribui il testo papale<br />

(<strong>di</strong>ctatus papae) nel quale il pontefice si impossessava del <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> estendere la propria<br />

giuris<strong>di</strong>zione temporale attribuendosi la facoltà <strong>di</strong> deporre oltre che i vescovi anche l'imperatore.<br />

Prendeva cosi corpo l'idea <strong>di</strong> una monarchia incentrata sul pontefice al quale avrebbero dovuto far<br />

capo tutti i poteri, spirituali e temporali. Enrico IV era deciso a non accettare una concezione del<br />

genere per questo scaturì un lungo conflitto chiamato lotta per le investiture. Si mosse per primo il<br />

pontefice il quale attraverso il concilio emanò un decreto nel quale vieteva ai laici <strong>di</strong> concedere<br />

l'investitura <strong>di</strong> vescova<strong>di</strong> e abazie. Enrico IV a sua volta convocò un'assemblea <strong>di</strong> nobili ed<br />

ecclesiasti a lui fedeli che deposero e scomunicarono il pontefice. Il papa a sua volta depose e<br />

scomunicò l'imperatore sciogliendo i fedeli dal giuramento <strong>di</strong> fedeltà. L'imperatore che aveva<br />

appena domato un'insurrezione da parte dell'aristocrazia tedesca si rese subito conto <strong>di</strong> quanto fosse<br />

pericolosa la situazione. I nobili rivoltosi gli imposero <strong>di</strong> sottometersi al giu<strong>di</strong>zio del papa il quale si<br />

<strong>di</strong>resse verso Canossa in attesa della scorta promessa dai principi ribelli tedeschi. Qui venne<br />

raggiunto da Enrico IV che attese tre giorni e tre notti chiedendo perdono al pontefice che ottenne<br />

nel 1077. L'imperatore potè cosi riprendere l'iniziativa ma i nobili tedeschi non desistettero e nello<br />

stesso anno convocarono una nuova assemblea dove elessero re Rodolfo <strong>di</strong> Svevia che però non<br />

riuscì ad imporsi. Enrico dopo aver sbaragliato gli oppositori si volse contro il papa che nel 1080 gli<br />

rinnovò la scomunica. Enrico quin<strong>di</strong> convocò due concili: nel primo fece deporre il papa e nel<br />

secondo fece eleggere pontefice Giberto <strong>di</strong> ravenna. Si <strong>di</strong>resse poi verso roma dove giunse nel 1081<br />

mettendo la città sotto asse<strong>di</strong>o. Roma cadde nel 1084 e Giberto venne consacrato papa col nome <strong>di</strong><br />

Clemente III, dopo essere stato consacrato incoronò imperatore Enrico IV. Nel 1088 salì al soglio<br />

pontificio Urbano II che a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> Gregorio VII si concentrò sulla costituzione <strong>di</strong> canoniche<br />

regolari più che <strong>di</strong> monasteri, andando cosi ad assumere un orientamento episcopalista. Questo<br />

orientamento <strong>di</strong>ede i suoi frutti, infatti molti vescovi fedeli all'antipapa Clemente III lo<br />

abbandonarono. Negli anni successivi il papa cercò <strong>di</strong> chiamare a raccolta tutte le forze possibili,<br />

Urbano II acquisto quin<strong>di</strong> l'iniziativa isolando in maniera sempre più grave sia Clemente III che<br />

Enrico IV. Il successore <strong>di</strong> Urbano, Pasquale II seguì una politica rigorista cercando ad un certo<br />

punto, col consenso del nuovo imperatore Enrico V <strong>di</strong> far rinunciare la chiesa ai suoi beni terreni,<br />

nel 1111 venne raggiunto un accordo in tal senso ma nel giro <strong>di</strong> pochi giorni a causa delle forti<br />

opposizioni da ambo le parti un conclio sconfessò il papa che ormai in balia dell'imperatore fu<br />

costretto ad incoronarlo e a concedergli la facoltà <strong>di</strong> consacrare i vescovi. L'anno successivo un<br />

nuovo concilio annullò la concessione e nel 1116 scomunicò l'imperatore. Venne partorito perciò un<br />

concordato nato su una concezione che da tempo veniva <strong>di</strong>scussa, ovvero che i vescovi fossero<br />

nominati dal papa ma che l'imperatore avesse dovuto investire i vescovi delle varie autorità<br />

politiche. Per cui venne stipulato nel 1122 tra l'imperatore Enrico V e il pontefice Callisto II il<br />

concordato <strong>di</strong> Worms. Il concordato venne ratificato l'anno successivo dal primo concilio<br />

ecumenico tenutosi in occidente, il concilio del Laterano, nel quale venne formalizzato il primato <strong>di</strong><br />

roma all'interno della cristianità. Venne anche riba<strong>di</strong>ta l'esclusione dei laici da ogni ingerenza nei<br />

confronti del clero. Nel 1139 il concilio riservò capitoli specifici per l'elezione dei vescovi.<br />

Tutto questo portò ad un potenziamento dell'apparato burocratico dell'amministrazione vaticana,<br />

iniziarono a fluire ren<strong>di</strong>te sia dai patrimoni fon<strong>di</strong>ari che dalle tasse pagate dagli stati vassalli, oltre


che le ren<strong>di</strong>te ottenute tramite l'obolo <strong>di</strong> san pietro, ovvero pagate da quei sovrani che avevano<br />

ottenuto la corona dal pontefice. La legazione <strong>di</strong>venne un'importante strumento <strong>di</strong> governo nello<br />

stato pontificio, i legati inizialmente inviati temporaneamente presso un sovrano per un motivo<br />

particolare in seguito sostituiti od affiancati con legati permanenti, il cui potere venne sempre più<br />

ampliato fino a che i legati <strong>di</strong>vennero veri e propri rappresentanti del papa a tutti gli effetti. Ben<br />

presto la santa sede riuscì a <strong>di</strong>ventare il punto <strong>di</strong> riferimento per tutta la politica europaea che<br />

portarono via via il papato alla ierocrazia.


Rinascita culturale e nuove esperienze religiose.<br />

La crisi della <strong>di</strong>nastia carolingia che comunque aveva contribuito ad una rinascita culturale attuata<br />

per elevare la cultura del clero, spostò il centro culturale dalla corte ai monasteri; la germania tentò<br />

<strong>di</strong> continuare la tra<strong>di</strong>zione ma nell'XI secolo i monasteri si erano aperti all'influenza francese. In<br />

italia meri<strong>di</strong>onale il collegamento col mondo greco e con quello bizantino-arabo portava una vivace<br />

attività culturale. In italia settentrionale nello stesso periodo era in atto una rinascita del <strong>di</strong>ritto<br />

romano attraverso lo stu<strong>di</strong>o del corpus iuris civilis <strong>di</strong> Giustiniano. La francia fu l'unica nazionae in<br />

cui la ripresa culturale riguardò tutti i settori. Il fenomeno <strong>di</strong> rinascita culturale venne accelerandosi<br />

nel XII secolo, fino all' XI secolo infatti solo i gran<strong>di</strong> monasteri avevano svolto un ruolo culturale <strong>di</strong><br />

rilievo. A metà del XII secolo erano in piena fioritura i nuovi or<strong>di</strong>ni religiosi che però contribuirono<br />

solo in parte al progresso culturale in quanto il loro obiettivo era l'ascesi spirituale. Un ruolo<br />

decisamente più importante spettò alle cattedrali che erano pienamente inserite nelle città allora in<br />

piena crescita. Le scuole nelle cattedrali erano gestite dai vescovi che conferivano ai maestri la<br />

licenza per insegnare ma non rilasciavano alcun titolo riconosciuto. Nel XII secolo si assistè alla<br />

nascita delle università che all'inizio si configurarono come una sorta <strong>di</strong> corporazione <strong>di</strong> studenti e<br />

professori. Le università produssero programmi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, decisero i compensi da riservare ai<br />

professori e le modalita per il sostegno degli esami ed il conseguimento della laurea. Le facoltà<br />

erano quattro: arti, <strong>di</strong>ritto, me<strong>di</strong>cina e teologia. La facoltà <strong>di</strong> teologia però non era presente ovunque<br />

in quanto i vari papi cercarono <strong>di</strong> riservare il monopolio all'ateneo <strong>di</strong> parigi. La nascita delle<br />

università mo<strong>di</strong>ficò ra<strong>di</strong>calmente le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> produzione dei libri, fino ad allora infatti erano<br />

visti come beni <strong>di</strong> lusso. Il problema venne risolto dalle università che attraverso una commissione<br />

approvava i testi che venivano forniti agli e<strong>di</strong>tori i quali si impegnavano a venderli a prezzi<br />

accessibili. La lingua della cultura era sempre stata il latino che però la popolazione me<strong>di</strong>a non era<br />

più in grado <strong>di</strong> comprendere. Tra i secoli XI e XII si asisstè alla <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> opere scritte in lingua<br />

volgare nata dall'evoluzione del latino con le varie parlate locali. Grande prestigio in questo periodo<br />

lo acquistarono i notai che a causa del loro mestiere erano costretti a produrre atti in entrambe le<br />

lingue. Altri protagonisti della vita citta<strong>di</strong>na erano i mercanti che avevano una mentalità<br />

decisamente razionale. Con l'apertura a tutti delle scuole inoltre vi fu l'aumento delle persone<br />

alfabetizzate e l'immissione sul mercato <strong>di</strong> una nuova tipologia <strong>di</strong> opere dal costo assai basso. Nel<br />

XII secolo si potè assistere ad una laicizzazione della cultura quando anche i laici erano <strong>di</strong>ventati<br />

fruitori <strong>di</strong> ospedali e confraternite. Si trattava <strong>di</strong> un fenomeno <strong>di</strong> massa, in questo periodo infatti vi<br />

fu il proliferare <strong>di</strong> parecchie eresie. Per controllare questa stragrande formazione <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ni religiosi<br />

la chiesa tentò <strong>di</strong> imporre loro la completa sottomissione ai vescovi. Grande clamore ebbe l'or<strong>di</strong>ne<br />

francescano che pre<strong>di</strong>cava uno stile <strong>di</strong> vita completamente nuovo molto <strong>di</strong>fferente rispetto a quello<br />

della chiesa dell'epoca. La chiesa comunque cercò <strong>di</strong> porre un freno agli or<strong>di</strong>ni men<strong>di</strong>canti in<br />

quanto i francescani si erano <strong>di</strong>ffusi ovunque in modo capillare.


Rapporti feudali e processi <strong>di</strong> ricomposizione politico-territoriale. L'impero e l'italia dei<br />

comuni.<br />

Il ritrovato <strong>di</strong>namismo e fioritura culturale portò ben presto ad una crescita demografica per la quale<br />

era necessario una grande opera <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssodamento. Per realizzarlo era necessario superare il<br />

problema del particolarismo politico e del continuo stato <strong>di</strong> guerra. Una prima risposta venne dato<br />

dalla fondazione del movimento della pace <strong>di</strong> <strong>di</strong>o per il quale i vescovi organizzarono gran<strong>di</strong><br />

assemblee nelle quali pre<strong>di</strong>cavano la protezione delle categorie piu sensibili puntando il <strong>di</strong>to contro<br />

i violatori della pace che <strong>di</strong> solito erano signori feudali proprietari <strong>di</strong> castelli. Ben presto oltre a<br />

proteggere dalla guerra determinate categorie <strong>di</strong> persone ed i beni della chiesa si arrivò a garantire<br />

una maggiore sicurezza proibendo qualsiasi attività bellica la domenica e durante le feste religiose.<br />

L'intervento della chiesa per <strong>di</strong>sciplinare il ceto dei cavalieri ovvero la figura del combattente per<br />

l'ideale cristiano al servizio della chiesa, avvenne in un contesto <strong>di</strong> <strong>di</strong>visione sociale tra oratores,<br />

bellatores e laboratores che raccoglieva <strong>di</strong>verse forzature. Però effettivamente coloro che<br />

combattevano a cavallo si <strong>di</strong>stiguevano nettamente da coloro che erano <strong>di</strong>sarmati (inermes), infatti i<br />

cavalieri stavano prendendo coscienza della propria particolare con<strong>di</strong>zione sociale e giuri<strong>di</strong>ca.<br />

Infatti i suoi membri godevano <strong>di</strong> vari privilegi: erano esenti dal pagamento delle tasse per le terre<br />

possedute, erano sottratti alla giustizia dei signori e potevano tramandare ere<strong>di</strong>tariamente la loro<br />

con<strong>di</strong>zione. Alla coesione <strong>di</strong> questo ceto contribuirono i nuovi modelli <strong>di</strong> comportamento elaborati<br />

dagli ecclesiastici francesi i quali trasformarono l'investitura in un rituale a carattere religioso. Nel<br />

corso del XII secolo il co<strong>di</strong>ce cavalleresco venne arricchito da giovani cavalieri che pre<strong>di</strong>cavano<br />

una vita avventurosa e la ricerca <strong>di</strong> un generoso signore e <strong>di</strong> una causa da servire. I cavalieri però<br />

erano sempre pronti ad affrontare qualsiasi impresa guerresca, per questo si cercò <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzare la<br />

loro violenza al <strong>di</strong> fuori della cristianità. I vescovi comunque ancora una volta sopperirono alla<br />

carenza <strong>di</strong> elementi politici che non erano in grado <strong>di</strong> mantenere l'or<strong>di</strong>ne nella società. Nell'XI<br />

secolo i rapporti feudo-vassallatici mutarono perdendo la loro connotazione militare, trasformandosi<br />

in strumenti <strong>di</strong> governo e <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nazione politica per il controllo <strong>di</strong> aree più vaste. All'origine <strong>di</strong><br />

questa trasformazione c'erano oltre al ritrovato <strong>di</strong>namismo della società anche il riconoscimento<br />

dell'ere<strong>di</strong>tarietà del feudo e la nascita del <strong>di</strong>ritto feudale. Fu proprio il <strong>di</strong>ritto feudale a creare il<br />

sistema feudale all'interno dello stato. Il feudo era <strong>di</strong>ventato un bene che una volta posseduto non<br />

poteva più essere sottratto a meno che il feudatario non fosse stato riconosciuto colpevole <strong>di</strong><br />

tra<strong>di</strong>mento da un tribunale <strong>di</strong> suoi pari. Il feudo veniva così assimilato all'allo<strong>di</strong>o ovvero al bene <strong>di</strong><br />

piena proprietà tanto più che i rapporti con i signori nel corso del tempo si erano allentati. A causa<br />

della riscoperta del <strong>di</strong>ritto romano e del <strong>di</strong>ritto canonico i giuristi arrivarono ad in<strong>di</strong>viduare lo stato<br />

come fonte del <strong>di</strong>ritto rendendo quin<strong>di</strong> illegale ogni forma <strong>di</strong> potere priva della legittimazione reale.<br />

Dato che la situazione feudale era estremamente frammentata si ricorse all'espe<strong>di</strong>ente <strong>di</strong> donare al<br />

sovrano le proprie terre per riceverle nuovamente in feudo legittimando in tal modo il potere del<br />

vassallo che parte sua riceveva ben poco danno. Ad<strong>di</strong>rittura in lombar<strong>di</strong>a si trovavano dei feudatari<br />

esentati dal servizio militare, il feudo quin<strong>di</strong> via via aveva perso anche il suo originario uso <strong>di</strong><br />

clientela militare <strong>di</strong>ventando <strong>di</strong> fatto uno strumento usato da un sovrano per affermare la propria<br />

autorità su nuovi territori e per consolidare il suo potere. Nel XII secolo quin<strong>di</strong> i giuristi delinearono<br />

una mappa che dal vertice <strong>di</strong>stribuiva poteri verso il basso fino ad arrivare ai ceti rurali. Il processo<br />

fu comunque assai lento e <strong>di</strong>fferente a seconda dei paesi. In italia le comunità citta<strong>di</strong>ne non erano<br />

formate solo da mercanti e artigiani ma anche dalla piccola e me<strong>di</strong>a nobiltà che non <strong>di</strong> rado<br />

possedeva <strong>di</strong>ritti giuris<strong>di</strong>zionali sui villaggi e le terre della campagna circostante.<br />

In città comunque le funzioni pubbliche non erano amministrate tutte dal vescovo ma erano ripartite<br />

tra <strong>di</strong>versi organismi politici: conte, vescovo, eventuali cattedrali o monasteri e la comunità<br />

citta<strong>di</strong>na che era sempre in grado <strong>di</strong> far sentire la propria voce. Un quadro sociale così frammentato<br />

consentì comunque lo sviluppo libero <strong>di</strong> forze sociali <strong>di</strong>verse ma non fu adeguato per <strong>di</strong>sciplinare i<br />

contrasti che inevitabilmente sorgevano. All'incremento naturale della popolazione poi si<br />

aggiungeva l'immigrazione dei conta<strong>di</strong>ni e degli esponenti della nobiltà che si trasferivano in città<br />

per incrementare il loro prestigio e la loro ricchezza. La lotta per le investiture fu il momento<br />

proprizio per lo sviluppo delle autonomie citta<strong>di</strong>ne in quanto sia il papa che l'imperatore erano alla


icerca <strong>di</strong> nuovi consensi da parte delle autorità locali in favore delle quali largheggiavano con i<br />

privilegi. A milano per esempio venne istituita nel 1097 una nuova magistratura detta collegiale che<br />

nel 1130 contava ben ventitre membri <strong>di</strong> cui 18 erano componenti dell'aristocrazia feudale ed a<br />

vario titolo legati al vescovo, questo <strong>di</strong>mostra che gli esponenti dell'aristocrazia erano comunque il<br />

nucleo forte della realtà comunale. I comuni consolari si svilupparono in <strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong> nelle varie<br />

città italiane ma comunque nel periodo 1080-1120. L'iniziativa era sempre nelle mani del ceto<br />

aristocratico tranne in alcuni casi in cui partecipò anche il ceto mercantile. Le famiglie consolari<br />

infatti all'inizio non erano chiuse, comme avverrà nel XII e XIII secolo quando ci fu una grossa<br />

lievitazione del ceto dei mercanti.<br />

Gli organi <strong>di</strong> governo erano l'assemblea generale dei citta<strong>di</strong>ni e il collegio dei consoli a cui spettava<br />

il potere esecutivo. I consoli restavano in carica per brevi perio<strong>di</strong> per evitare il proliferare <strong>di</strong> regimi<br />

personali. L'affermarsi del comune, che era si un'entità politica nuova non avvenne in maniera<br />

rivoluzionaria in quanto i notabili gia da tempo svolgevano funzioni <strong>di</strong> governo per conto del<br />

vescovo. Per proiettare la propria influenza verso le campagne, estendendo il controllo, il comune<br />

superò la barriera del particolarismo politico tipico dell'alto me<strong>di</strong>oevo, comunque, la politica <strong>di</strong><br />

sottomissione del contado si ebbe su finire del XII secolo.<br />

Facendo un passo in<strong>di</strong>etro tornando a parlare <strong>di</strong> Enrico V c'è da <strong>di</strong>re che anche lui non era riuscito<br />

ad assicurare alla sua <strong>di</strong>nastia la successione al trono <strong>di</strong> Germania. Alla sua morte i principi <strong>di</strong><br />

germania ignorarono la sua decisione <strong>di</strong> eleggere sovrano un membro della casa degli Hohenstaufen<br />

ed elessero Lotario <strong>di</strong> Supplinburgo, alla morte <strong>di</strong> questi poi, invece <strong>di</strong> far salire al trono il genero<br />

elessero Corrado III. Si vennero così a creare due schieramenti all'interno della nobiltà tedesca, i<br />

ghibellini e i guelfi. La situazione <strong>di</strong> equilibrio creatasi tra <strong>di</strong> loro finì con l'indebolire ulteriormente<br />

il potere imperiale, gia uscito fortemente indebolito dallo scontro con il papato. La situazione iniziò<br />

a sbloccarsi nel 1152 quando i principi elessero sovrano il duca <strong>di</strong> Svevia, Federico, che mostrò<br />

subito <strong>di</strong> voler ridare al potere imperiale energia, in<strong>di</strong>sse per l'anno seguente un'assemblea a<br />

Costanza alla quale parteciparono anche i legati del pontefice Anastasio IV. In questa occasione<br />

Federico mostrò la volontà <strong>di</strong> far collaborare alla pari il potere politico col potere spirituale<br />

ribadendo il suo <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> elezione in materia <strong>di</strong> vescovi. Nello stesso tempo assicurò <strong>di</strong> volere<br />

garantire la potenza ed il prestigio della chiesa <strong>di</strong> roma ricevendo la promessa <strong>di</strong> venire incoronato<br />

dal pontefice in persona imperatore <strong>di</strong> roma. A Costanza l'imperatore fu sommerso dalle richieste <strong>di</strong><br />

città lombarde a causa della minaccia dell'espansionismo dei milanesi. L'imperatore fu quin<strong>di</strong><br />

costretto a volgere subito lo sguardo all'italia dove trovò una situazione decisamente <strong>di</strong>versa da<br />

quella tedesca a causa dello sviluppo delle autonomia comunali che si arrogavano poteri <strong>di</strong><br />

competenza del sovrano, anche al <strong>di</strong> fuori del territorio urbano muovendo guerra anche ad altri<br />

sud<strong>di</strong>ti dell'impero. Il programma <strong>di</strong> Federico era articolato sui seguenti punti:<br />

• Utilizzazione dei legami feudali sia in germania che in italia per <strong>di</strong>sciplinare e coor<strong>di</strong>nare<br />

tutti i poteri signorili<br />

• saldo governo delle terre <strong>di</strong>rettamente <strong>di</strong>pendenti dalla corona<br />

• rinnovato controllo sulla chiesa tedesca<br />

• recupero degli juria regalia (<strong>di</strong>ritti della corona)<br />

Nel 1154 Federico era già in lombar<strong>di</strong>a dove in<strong>di</strong>sse un'assemblea alla quale si presentarono gli<br />

ambasciatori <strong>di</strong> milano sperando <strong>di</strong> comprare con una grossa somma <strong>di</strong> denaro i loro <strong>di</strong>ritti regi (la<br />

città li esercitava da tempo) e la signoria su como e lo<strong>di</strong>. Federico rifiutò l'offerta mettendo la città<br />

al bando privandola <strong>di</strong> tutti i <strong>di</strong>ritti. Non sentendosi in grado <strong>di</strong> imporre la propria volontà con la<br />

forza si limitò a <strong>di</strong>struggere tortona nel 1155 <strong>di</strong>rigendosi poi verso roma. Qui prima <strong>di</strong> cingere la<br />

corona imperiale abbattè il regime comunale che contestava il potere temporale dei papi tornando in<br />

germania nello stesso anno. Nel 1158 scese nuovamente in italia alla testa <strong>di</strong> un grande esercito,<br />

quin<strong>di</strong> convocò una seconda assemblea alla quale invitò quattro famosi giuristi con il compito <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>care con precisione all'imperatore quali fossero i <strong>di</strong>ritti regi. Stilarono una lista molto lunga che<br />

fu inserita nella costituzione sulle regalie, c'è da <strong>di</strong>re che gran parte dei <strong>di</strong>ritti che erano riservati<br />

all'imperatore i comuni li esercitavano già da <strong>di</strong>verso tempo. L'imperatore si occupò anche dei<br />

<strong>di</strong>stretti pubblici dove riven<strong>di</strong>cò la <strong>di</strong>pendenza dal potere regio e ne proibì la <strong>di</strong>visione, per quanto


iguardava i beni allo<strong>di</strong>ali nei quali era concesso l'esercizio delle signorie locali si stabilì che i<br />

proprietari potevano continuare a detenerli a patto <strong>di</strong> ottenere il bene placido dell'imperatore<br />

instaurando con lui un rapporto <strong>di</strong> tipo feudale. Federico inviò ovunque messi imperiali per<br />

risquotere omaggi dalle città e dai signori locali, questo movimento per la restaurazione del potere<br />

imperiale portò alla formazione <strong>di</strong> un vasto movimento <strong>di</strong> opposizione <strong>di</strong> cui facevano parte oltre<br />

che numerosi comuni anche il papa Alessandro III. La reazione imperiale fu durissima in quanto il<br />

papa fu costretto a fuggire in francia e gli fu contrapposto l'antipapa Vittore IV. Milano fu asse<strong>di</strong>ata<br />

e rasa al suolo nel 1162. Nel 1164 si assistè alla formazione della Lega Veronese e poco dopo a<br />

quella Cremonese fino ad arrivare nel 1167 alla formazione della Lega Lombarda alla quale si<br />

collegò Alessandro III, la città <strong>di</strong> Alessandria fu chiamata così in suo onore. Federico Barbarossa<br />

concentrò i propri sforzi per conquistare Alessandria ma dovendo far fronte ai problemi interni sorti<br />

in germania dovette abbandonare l'asse<strong>di</strong>o però fu raggiunto nel 1176, durante il viaggio <strong>di</strong> ritorno a<br />

Legnano dagli eserciti della Lega che lo sconfissero. Conscio dei progressi militari assai scarsi<br />

decise <strong>di</strong> puntare ad una soluzione <strong>di</strong>plomatica giungendo ad un accordo con il papa secondo cui<br />

avrebbe abbandonato l'antipapa e restituito alla chiesa <strong>di</strong> roma i territori e le regalie <strong>di</strong> cui si era<br />

impadronito, Alessandro III si impegnò a sua volta a fare da me<strong>di</strong>atore con i comuni italiani con i<br />

quali però si giunse solo ad una tregua <strong>di</strong> sei anni. Nel 1183 a Costanza fu possibile giungere ad un<br />

trattato <strong>di</strong> pace che in sostanza era un compromesso. Se da un lato si salvaguardava il principio<br />

secondo cui tutti i poteri pubblici derivavano dall'imperatore, dall'altro garantiva ai comuni le<br />

regalie <strong>di</strong> cui godevano da tempo e il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> costruire fortezze ed associarsi in leghe. I comuni si<br />

impegnarono a versare una tantum un'indennità più un tributo annuo, a corrispondere all'imperatore<br />

il fodro e a consentire il ricorso al tribunale imperiale contro le sentenze emanate da giu<strong>di</strong>ci<br />

citta<strong>di</strong>ni. I consoli eletti dal popolo dovevano ricevere ogni cinque anni una formale investitura da<br />

parte dell'imperatore. Le concessioni fatte a Costanza che erano destinate solo ai comuni della Lega<br />

Lombarda furono ben presto acquisite da tutti i comuni, che vennero così inseriti nell'impero come<br />

organismi politico-amministrativi pienamente legittimi. I comuni ne approfittarono durante la lunga<br />

crisi dell'autorità imperiale a seguito della morte del Barbarossa e del figlio Enrico VI per<br />

consolidare le loro istituzioni ed avviare una sottomissione del contado (1197).<br />

il vescovo fu estromesso da qualsiasi potere politico, le città furono dotate <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici pubblici, <strong>di</strong><br />

solito costruiti lontano dalla cattedrale, e <strong>di</strong> uno statuto. Per la sottomissione del contado si resero<br />

necessari <strong>di</strong>verso strumenti, i dententori <strong>di</strong> fortezze dovettero riconoscersi vassalli del comune e<br />

risiedere un periodo dell'anno in città mentre con i signori più potenti il comune stipulava patti <strong>di</strong><br />

alleanza sotto forma <strong>di</strong> ingaggi militari del signore stesso. Un altro strumento fu la fondazione dei<br />

borghi franchi ovvero inse<strong>di</strong>amenti fortificati i cui abitanti godevano <strong>di</strong> particolari facilitazioni<br />

fiscali ed aiuti <strong>di</strong> vario genere. La novità più significativa <strong>di</strong> questa nuova fase fu la sostituzione del<br />

governo consolare con un governo del podestà. La volontà della nobiltà <strong>di</strong> restare un gruppo chiuso<br />

iniziò a produrre successivamente un contrasto tra la nobiltà stessa ed il popolo. Per rendere<br />

superiore a queste due categorie il governo della città venne appunto designato il podestà. Molto<br />

presto tra le due categorie riesplose la violenza specie dalla parte della nobiltà che aveva iniziato a<br />

riunirsi in clan pronti a prendere le armi alla prima occasione, i clan a loro volta si univano in<br />

confederazioni dette "Societates Militum" che a volte formavano nei gruppi contrapposti <strong>di</strong> guelfi e<br />

ghibellini. I guelfi davano il loro sostegno al partito filopapale, mentre i ghibellini erano sostenitori<br />

<strong>di</strong> un più saldo legame col potere imperiale. Dalla parte del popolo la situazione non era meno<br />

complicata visto che era tenuto insieme unicamente dalla necessità della lotta contro la nobiltà e<br />

bastava che la tensione calasse perche esplodessero subito lotte intestine in quanto il ceto era molto<br />

eterogeneo. Comunque tutte queste categorie <strong>di</strong>edero vita ad un'associazione chiamata Societas<br />

Populi. La situazione era quin<strong>di</strong> una <strong>di</strong>visione della giuris<strong>di</strong>zione e la formazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi centri <strong>di</strong><br />

potere. Il complicarsi della vita politica portò poi al fenomeno del fuoriuscitismo ovvero<br />

l'espulsione dalla città della parte perdente che non <strong>di</strong> rado formava un comune legandosi a comuni<br />

rivali della città d'origine con la cui collaborazione a volte riuscivano a tornare al potere. Nei<br />

comuni dove prese il sopravvento il popolo si formò una sorta <strong>di</strong> sistema bicamerale in quanto il<br />

popolo non sciolse la societas populi. Il potere militare del podestà venne affidato alla figura del


capitano del popolo. I governi popolari però non tutelando le classi inferiori, le spinsero all'alleanza<br />

con la nobiltà; ebbero inoltre atteggiamenti punitivi verso la vecchia classe <strong>di</strong>rigente del cui apporto<br />

avevano quasi sempre bisogno. Espressione della politica antinobiliare del fine duecento furono le<br />

leggi antimagnatizie nelle quali si vietava ai gran<strong>di</strong> esponenti dell'antica aristocrazia <strong>di</strong> accedere alle<br />

cariche più importanti. Nonostante tutto i governi popolari furono quelli che consentirono la<br />

maggiore partecipazione e democrazia nella vita politica del me<strong>di</strong>oevo. L'affrancamento dei servi<br />

della gleba che in passato veniva visto come un grande segno <strong>di</strong> evoluzione sociale fu solo un'abile<br />

manovra fiscale in quanto i servi essendo considerati prorietà dei loro signori non pagavano alcuna<br />

imposta. A questo c'è da aggiungere la crescente pressione fiscale che il comune attuava nei<br />

confronti del contado affiancata dallo sfruttamento della classe borghese.


La <strong>di</strong>ffusione dei rapporti feudali. L'Inghilterra, il me<strong>di</strong>terraneo e le crociate.<br />

I rapporti feudo-vassallatici ebbero la loro massima <strong>di</strong>ffusione nei secoli XI-XII grazie ai cavalieri<br />

normanni che avevano esportato il sistema feudale in luoghi dove non era stato applicato<br />

precedentemente. I normanni poterono mantenere il territorio in maniera più salda rispetto ai franchi<br />

in quanto al sistema feudale avevano aggiunto la tra<strong>di</strong>zione militare vichinga e la loro fedeltà.<br />

L'espansione territoriale normanna comunque non si concentrò sull'inghilterra invece che sulla<br />

francia. I vichinghi gia nel IX secolo avevano compiuto delle incursioni in inghilterra senza riuscire<br />

a stabilira all'interno delle forme <strong>di</strong> dominazione. Nei primi decenni dopo l'anno mille Canuto II<br />

creò un vasto impero comprendente l'inghilterra che però si <strong>di</strong>ssolse nel 1035. Solo con l'ascesa <strong>di</strong><br />

William il conquistatore che sbarcò con un massiccio numero <strong>di</strong> cavalieri, importando cosi i<br />

costumi franchi in inghilterra venne alla luce un regno unitario. I nuovi dominatori cercarono <strong>di</strong><br />

rendere ben accetta alla popolazione la nuova classe <strong>di</strong>rigente, infatti lasciarono intatta la <strong>di</strong>visione<br />

del regno in contee affidate ad amministratori capaci detti sceriffi. I cavalieri normanni vennero<br />

ricompensati con feu<strong>di</strong> e successivamente sottomessi al sovrano con obblighi ben definiti ai quali<br />

era possibile sottrarsi attraverso il pagamento <strong>di</strong> un'imposta sostitutiva. Venne istituita la camera<br />

dello scacchiere in cui due volte l'anno si riunivano gli sceriffi con quanto avevano raccolto.<br />

William fece anche re<strong>di</strong>gere il domesday book ovvero il catasto del regno. La monarchia inglese<br />

crebbe verso la fine del XII secolo quando salì al trono Enrico II, con lui i domini della corona in<br />

francia si ampliarono a <strong>di</strong>smisura. Enrico operò una costante pressione sulla monarchia francese.<br />

Tentò anche <strong>di</strong> sottomettere la chiesa al suo controllo emanando nel 1164-1166 le costituzioni <strong>di</strong><br />

Clarendon, ma l'arcivescovo <strong>di</strong> Canterbury fece naufragare il progetto. Mentre William portava a<br />

termine la conquista dell'inghilterra un gruppo <strong>di</strong> cavalieri normanni erano impegnati da qualche<br />

decennio nella conquista e nel consolidamento dell'italia meri<strong>di</strong>onale. I normanni al loro arrivo in<br />

italia si misero al servizio dei signori dei <strong>di</strong>versi ducati approfittando del particolarismo politico che<br />

allora imperversava. Durante la loro permanenza in italia vari capi normanni emersero ma quello<br />

che fu l'artefice delle loro più gran<strong>di</strong> fortune fu Roberto il Giuscardo che dopo la sconfitta del<br />

pontefice Leone IX nel 1053, ottenne perfezionando l'intesa tra chiesa e normanni e dopo aver<br />

giurato fedeltà al nuovo pontefice, il titolo <strong>di</strong> Duca <strong>di</strong> puglia. Giuscardo forte dell'investitura papale<br />

parti alla conquista della sicilia mussulmana che una volta conquistata cedette al fratello minore.<br />

Dopo aver sottomesso tutto il mezzogiorno si lanciò alla conquista <strong>di</strong> costantinopoli che però fallì a<br />

causa <strong>di</strong> una rivolta <strong>di</strong> baroni pugliesi. Alla morte del Giuscardo, Ruggero II, si impose come<br />

padrone della sicilia pur scontrandosi con il papa Onorio II. Nel 1130 ottenne dall'antipapa<br />

Anacleto II la corona <strong>di</strong> re <strong>di</strong> sicilia. Il regno <strong>di</strong> sicilia venne organizzato con un efficente apparato<br />

amministrativo, ere<strong>di</strong>tato dalla precedente amministrazione araba. I sovrani normanni erano anche<br />

al vertice <strong>di</strong> una piramide feudale, in questa piramide erano inseriti a livelli <strong>di</strong>versi i <strong>di</strong>cendenti dei<br />

vari conquistatori normanni. Il regno <strong>di</strong> sicilia fu quin<strong>di</strong> l'espressione <strong>di</strong> stato feudale. I normanni<br />

dell'italia meri<strong>di</strong>onale furono protagonisti <strong>di</strong> uno degli eventi più significativi del me<strong>di</strong>oevo: le<br />

crociate. L'origine <strong>di</strong> questo fenomeno si può richiamare al <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> Urbano II che esortava<br />

coloro che erano stati coinvolti nelle lotte fratricide durante la lotta per le investiture ad espiare i<br />

loro peccati con un pellegrinaggio in terra santa. Nella seconda metà dell' XI secolo l'europa era<br />

pervasa oltre che da una grande crescita, anche da sentimenti <strong>di</strong> ottimismo e <strong>di</strong> inquietu<strong>di</strong>ne<br />

religiosa. Si moltiplicarono i pellegrinaggi e le mete stesse dei pellegrinaggi non erano più quelle<br />

tra<strong>di</strong>zionali. Gli arabi del resto avevano sempre garantito ai cristiani libertà religiosa ed autonomie<br />

che i mussulmani in europa non sognavano nemmeno. La componente religiosa era molto<br />

importante in quanto i cavalieri che si <strong>di</strong>ressero verso la terra santa erano spinti da un grande<br />

sentimento religioso oltre che dallo spirito <strong>di</strong> avventura. Nel 1096 a seguito della cosi detta crociata<br />

dei poveri, papa Urbano II, per far cessare il fanatismo e le partenze in<strong>di</strong>scriminate si appellò alla<br />

cristianità per la conquista della terra santa. A questo appello rispose il fior fiore della feudalità,<br />

specialmente francese. I vari contingenti si concentrarono a costantinopoli, dove l'imperatore<br />

Alessio Comneno giu<strong>di</strong>cando pericolosa la concentrazione <strong>di</strong> tale forza militare intorno alla città<br />

fornì loro viveri ed armi in cambio della promessa <strong>di</strong> restituzione delle terre appartenute all'impero


izantino ed il riconoscimento <strong>di</strong> un'eventuale superiore autorità nata dalla vittoria dei franchi.<br />

L'esercito si mosse nel 1097 tra varie <strong>di</strong>fficoltà anche <strong>di</strong> natura interna, nonostante tutto nel 1099 si<br />

giunse alla conquista <strong>di</strong> Gerusalemme cui seguì il massacro della popolazione ebraica e<br />

mussulmana. La presa <strong>di</strong> gerusalemme fu una vittoria tattica inau<strong>di</strong>ta dato che le truppe crociate si<br />

assottigliarono ad ogni presa <strong>di</strong> centri importanti anche perche i capi dei contigenti, desiderosi <strong>di</strong><br />

ritagliarsi un dominio personale si fermavano lasciando agli altri il compito <strong>di</strong> proseguire. Essi<br />

erano territorialmente vassalli del regno <strong>di</strong> gerusalemme, che venne affidato, a Goffredo <strong>di</strong><br />

Buglione che in segno <strong>di</strong> umiltà assunse il titolo <strong>di</strong> Avvocato del Santo Sepolcro. A lui successe<br />

l'anno seguente il fratello Baldovino che assunse il titolo <strong>di</strong> Re. Egli cercò <strong>di</strong> consolidare il suo<br />

regno con la conquista della costa e la stretta dei legami con quei cavalieri che avevano rinunciato a<br />

fare ritorno a casa a cui il sovrano aveva affidato de feu<strong>di</strong>. A questi si aggiungevano quelli che in<br />

via temporanea giungevano in terra santa ed erano invogliati a rimanervi con la promessa <strong>di</strong> feu<strong>di</strong>.<br />

Il sistema feudale non valse però a interrompere le faide interne alla nuova classe dominante. In tali<br />

con<strong>di</strong>zioni si rivelò prezioso l'aiuto degli or<strong>di</strong>ni monastico-militari i cui membri oltre ai tra<strong>di</strong>zionali<br />

voti <strong>di</strong> castità, povertà ed obbe<strong>di</strong>enza si impegnavano a combattere gli infedeli ed a <strong>di</strong>fendere i<br />

pellegrini e gli oppressi. Inoltre le città marinare inse<strong>di</strong>arono delle vere e proprie colonie costiere<br />

facendo proliferare il commercio con il regno <strong>di</strong> gerusalemme. La situazione cambiò agli inizi del<br />

XII secolo grazie all'emiro <strong>di</strong> mosul e aleppo il quale esercitò una forte pressione sui crociati che si<br />

<strong>di</strong>mostravano particolarmente impreparati, nel 1144 infatti cadde edessa, dopo questo evento<br />

Bernardo <strong>di</strong> chiaraballe organizzò una nuova crociata mobilitando i più potenti sovrani<br />

dell'occidente: l'imperatore tedesco Corrado III, il re <strong>di</strong> francia Luigi VII ed il re <strong>di</strong> sicilia<br />

Ruggero II. Questi sovrani però perseguivano obiettivi <strong>di</strong>versi causando il completo fallimento<br />

dell'iniziativa. La riscossa completa la ebbero i mussulmani con Salah-al-<strong>di</strong>n il quale rendendosi<br />

completamente in<strong>di</strong>pendente da baghdad creò un proprio sultananto. Nel 1187 sconfisse i franchi ad<br />

Hattin e tre mesi dopo conquistò Gerusalemme provocando una mobilitazione gran<strong>di</strong>ssima in<br />

occidente. Questa volta scesero in campo Federico Barbarossa, Riccardo cuor <strong>di</strong> leone e Filippo<br />

Augusto <strong>di</strong> francia. Questi erano i protagonisti della scena politica europea. I risultati furono<br />

nuovamente assai scarsi, Federico Barbarossa perse ad<strong>di</strong>rittura la vita durante l'attraversamento <strong>di</strong><br />

un fiume nel 1190. La terza crociata si concluse nel 1192 con risultati assai scarsi conquistati solo<br />

da Riccardo cuor <strong>di</strong> leone. Gia da un anno era sul trono imperiale Enrico VI che era sposato con<br />

Costanza d'altavilla, ultima erede del re <strong>di</strong> sicilia morto nel 1189. Il figlio illegittimo <strong>di</strong> Ruggero II<br />

gli contestò il possesso del regno normanno ma ciò non impedì all'imperatore <strong>di</strong> impadronirsene.<br />

Intravedendo i suoi progetti <strong>di</strong> espansione alcuni stati mussulmani insieme ai regni <strong>di</strong> cipro e<br />

gerusalemme gli omaggiarono tributi, ma i suoi ambiziosi progetti cessarono con la sua morte<br />

avvenuta nel 1197. Visto che la morte dell'imperatore impe<strong>di</strong>va ai cristiani in terra santa <strong>di</strong><br />

riconquistare una posizione <strong>di</strong> preminenza il pontefice Innocenzo III si fece promotore <strong>di</strong> una<br />

grande crociata che si <strong>di</strong>ede il duplice obiettivo <strong>di</strong> riconquistare gerusalemme e <strong>di</strong> riportare la chiesa<br />

orientale sotto la chiesa <strong>di</strong> roma. Inoltre la posizione <strong>di</strong> venezia all'interno del regno bizantino si<br />

stava facendo più invadente fino a volersi trasformare ad<strong>di</strong>rittura in una egemonia <strong>di</strong> tipo politico<br />

oltre che <strong>di</strong> tipo commericale. L'occasione venne quando i crociati radunatusi nel 1202 a venezia<br />

ottennero dal doge il trasporto gratuito in terra santa a patto che le truppe crociate si fermassero a<br />

Zara per aiutare i veneziani a riprenderne il controllo. Conquistata zara i capi crociati furono<br />

convinti dal doge a puntare <strong>di</strong>rettamente alla conquista <strong>di</strong> costantinopoli tanto più che il pretendente<br />

al trono, Alessio aveva promesso lauti compensi, partecipazione alla crociata e l'unificazione delle<br />

due chiese. I crociati presero costantinopoli nel 1203 mettendo Alessio sul trono che tuttavia non fu<br />

in grado <strong>di</strong> placare l'ostilità della popolazione e l'avversità nei confronti della chiesa <strong>di</strong> roma. I<br />

crociati quin<strong>di</strong> assunsero <strong>di</strong>rettamente il controllo saccheggiando costantinopoli nel 1204, fondando<br />

l'impero latino d'oriente spartendosi vari feu<strong>di</strong>. L'impero latino d'oriente si <strong>di</strong>mostrò subito una<br />

costruzione politica assai debole in quanto i sentimenti antioccidentali e antiromani finirono col<br />

<strong>di</strong>ventare sempre più forti e finirono col far naufragare le speranze <strong>di</strong> Innocenzo III <strong>di</strong> riunificare la<br />

chiesa.


Inoltre i genovesi erano desiderosi <strong>di</strong> ripristinare la situazione come era precedentemente alla quarta<br />

crociata e l'occasione avvenne nel 1264 quando genova strinse un patto con Michele Paleologo che<br />

nello stesso anno salì al trono dando il via alla <strong>di</strong>nastia dei paleologi. Le frontiere però erano sempre<br />

pressate dai nemici come turchi e serbi. Innocenzo III non si era rassegnato all'idea <strong>di</strong> unificare la<br />

chesa e quin<strong>di</strong> poco prima <strong>di</strong> morire bandì la quinta crociata. La quinta crociata partì nel 1217<br />

guidata dal re d'ungheria, si concluse nel 1221 dopo una serie <strong>di</strong> inutili operazioni belliche sul delta<br />

del nilo. L'ultimo sovrano ad essere un fautore delle crociate fu Luigi IX <strong>di</strong> francia che guidò la<br />

sesta e la settima crociata. La prima iniziò nel 1248 e finì nel 1254 con la cattura del re e<br />

dell'esercito, la seconda finì nel 1270 ancora prima <strong>di</strong> partire a causa della peste che uccise lo stesso<br />

sovrano. Con la morte <strong>di</strong> Luigi IX muore anche l'idea <strong>di</strong> crociata in quanto la crociata condotta da<br />

Federico II pur avendo riportato gerusalemme in mano cristiana l'aveva privata delle proprie <strong>di</strong>fese<br />

per un accordo col sultano locale.


La ripresa della lotta tra papato ed impero e le monarchie dell'europa occidentale.<br />

La seconda metà del XII secolo vide una decisa evoluzione del papato in senso monarchico. Il ruolo<br />

politico del papato era stato esaltato anche dalle varie <strong>di</strong>spute tra comuni e impero nelle quali, in più<br />

<strong>di</strong> una occasione il papato ebbe funzioni <strong>di</strong> me<strong>di</strong>atore. Il potefice Innocenzo III si <strong>di</strong>chairò vicario <strong>di</strong><br />

Cristo e definì la monarchia come la luna che brilla <strong>di</strong> luce riflessa dal sole, in questo caso il sole<br />

era rappresentato dal papato. Il primo intervento riguardò il regno <strong>di</strong> sicilia che la chiesa<br />

considerava un suo feudo già da molto tempo. Il papato ebbe anche sotto la sua tutela Federico II a<br />

cui conferì la corona regia nel 1208, nello stesso tempo approfittava del trono imperiale vacante per<br />

rafforzare le proprie posizioni. La chiesa fu anche arbitra della lotta per la successione al trono<br />

imperiale. La scelta infine cadde su Ottone <strong>di</strong> Brunswick che riconobbe i <strong>di</strong>ritti della chiesa e venne<br />

incoronato imperatore nel 1209. Dato che Ottone si <strong>di</strong>mostrò meno docile del previsto e che puntò<br />

ad impadronirsi del regno <strong>di</strong> sicilia, Innocenzo III lo scomunicò bollandolo come tra<strong>di</strong>tore ed il re <strong>di</strong><br />

francia Filippo Augusto promosse una coalizione contro <strong>di</strong> lui. Gli altri stati europei prestarono a<br />

Innocenzo III l'omaggio feudale. Tra la quarta e la quinta crociata il pontefice ne aveva indetta una<br />

molto particolare in quanto riguardava i "Cattivi Cristiani". L'attenzione del papa si concentrò<br />

particolarmente sui catari eretici presenti nel sud della francia che destavano la preoccupazione<br />

della chiesa. Erano anche presenti nella città <strong>di</strong> Albi che faceva parte della contea <strong>di</strong> Tolosa, che<br />

godeva <strong>di</strong> grande autonomia al punto che la monarchia francese aveva autorità solo nominale. Il<br />

fatto che i catari trovassero protezione alla corte <strong>di</strong> Tolosa, spinse Innocenzo III a mettere in moto<br />

un grande meccanismo politico, fornendo ai re francesi la possibilità <strong>di</strong> recuperare i propri domini.<br />

Nel 1208 a causa dell'assasinio <strong>di</strong> una legato papale venne ban<strong>di</strong>ta una crociata contro i catari e<br />

contro Raimondo <strong>di</strong> Tolosa, considerato loro protettore. La crociata ebbe subito grande rinomanza<br />

in quanto i partecipanti erano da una parte speranzosi <strong>di</strong> guadagnare gli stessi vantaggi spirituali che<br />

erano garantiti alle crociate in terra santa in più, speravano <strong>di</strong> fare un grosso bottino in quanto la<br />

regione <strong>di</strong> tolosa era in pieno sviluppo economico. Ci furono saccheggi e massacri per tutta la<br />

regione. Con questo intervento armato il papato aveva creato un precedente, impadronendosi del<br />

<strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> in<strong>di</strong>care volta per volta quali fossero i nemici della cristianità che presto verranno in<strong>di</strong>cati<br />

nei nemici politici del papato, aveva anche mutato il significato <strong>di</strong> crociata, trasformando quello che<br />

era un fenomeno religioso in un'arma politica nelle mani del papato. Nel 1215 con il IV concilio<br />

lateranense fu definita una strategia globale per la lotta contro le eresie e furono prese importanti<br />

decisioni riguardanti l'organizzazione della vita religiosa. Nel 1216 Innocenzo III morì lasciando la<br />

chiesa all'apice del suo splendore temporale e del suo prestigio.<br />

Filippo Augusto re <strong>di</strong> francia, era fortemente impegnato a rilanciare l'immagine della monarchia<br />

allora fortemente indebolita dalla per<strong>di</strong>ta cospiqua <strong>di</strong> territori in favore <strong>di</strong> Enrico II d'Inghilterra.<br />

Filippo Augusto fomentò varie rivolte <strong>di</strong> nobili nei territori del sovrano avversario incoraggiando<br />

allo stesso tempo contrasti all'interno della famiglia reale Inglese. Con la morte <strong>di</strong> Riccardo cuor <strong>di</strong><br />

leone e quella dell'imperatore Enrico IV restarono arbitri della situazione politica Innocenzo III e<br />

Filippo Augusto. Nel 1202 nacque un conflitto tra Giovanni senza terra, sovrano inglese e Filippo<br />

Augusto; in questo scontro il sovrano francese riacquistò buona parte dei territori francesi ma<br />

dovette fermarsi quando il re inglese <strong>di</strong>chiarò il suo regno feudo della chiesa. Il conflitto fu<br />

rimandato <strong>di</strong> un anno in quanto il papa promosse una campagna contro Ottone <strong>di</strong> Brunswick della<br />

quale Filippo Augusto <strong>di</strong>venne il perno, cogliendo l'occasione nel 1214 per sconfiggere l'esercito<br />

anglogermanico, triplicando i suoi domini rispetto a quelli ere<strong>di</strong>tati dal padre. Morì nel 1223. la sua<br />

opera fu continuata dal figlio, Luigi VIII il quale estese ulteriormente i domini della corona francese<br />

e mostrò grande pietà religiosa ed abilità <strong>di</strong> governo, consolidando la monarchia e facendole<br />

guadagnare moltissima fiducia. In Inghilterra Giovanni doveva rendere conto all'opinione pubblica<br />

ed all'alta nobiltà dei suoi fallimenti, la politica inglese era stata improntata sulla potenza nel<br />

continente che non aveva prodotto alcun risultato. Inoltre risultava sgra<strong>di</strong>to il fatto che il sovrano<br />

avesse <strong>di</strong>chiarato il regno feudo della chiesa. Nel 1215 la rivolta fu aperta ed il re fu obbligato ad<br />

emanara la magna charta che Enrico III confermò definitivamente nel 1217. Con essa il sovrano si<br />

impegnava a rispettare i <strong>di</strong>ritti dei nobili, degli ecclesiastici e <strong>di</strong> tutti i liberi, le concessioni operate


in passato in favore <strong>di</strong> londra, il <strong>di</strong>ritto dei liberi <strong>di</strong> farsi giu<strong>di</strong>care da un tribunale <strong>di</strong> loro pari. Fu<br />

vietato inoltre <strong>di</strong> imporre nuove tasse senza l'approvazione del consiglio comune del regno, inoltre<br />

venne istituito un consiglio <strong>di</strong> 25 baroni che dovevano assistere il sovrano negli affari <strong>di</strong> governo.<br />

L'emanazione della magna charta aggravò la posizione <strong>di</strong> Giovanni senza terra che fu scomunicato<br />

da Innocenzo IV. La sua morte, avvenuta nel 1226 cambiò improvvisamente il quadro politico<br />

dando coscienza del nascere <strong>di</strong> un primo sentimento nazionale inglese. Intanto Federico II era stato<br />

incoronato re <strong>di</strong> germania il 9 <strong>di</strong>cembre 1212 ed aveva rinunciato ai <strong>di</strong>ritti del concordato <strong>di</strong> verona.<br />

Federico II con un' astuta mossa portò il figlio in germania incoronandolo re dei romani e<br />

designandolo de facto come successore al trono imperiale. L'ere<strong>di</strong>tarietà della carica <strong>di</strong> imperatore<br />

era un'usanza che si era andata consolidando. Queste manovre politiche furono possibili grazie al<br />

pacato appoggio pontifico <strong>di</strong> Onorio III, dallo stesso papa ottenne <strong>di</strong> mantenere l'unione delle due<br />

corone e nel 1220 venne incoronato imperatore. Federico II decise <strong>di</strong> stabilirsi nel meri<strong>di</strong>one<br />

dell'italia dove trovò una situazione molto <strong>di</strong>fferente da quando era tornato in germania, a causa<br />

della permanenza del regno <strong>di</strong> sicilia nelle mani dei comandanti militari. Nello stesso anno convocò<br />

un'assemblea a capua nella quale si decise <strong>di</strong> abbattere i castelli costruiti abusivamente e <strong>di</strong><br />

annullare le più avanzate autonomie locali. Naturalmente incontrò la resistenza dei baroni ma con<br />

una astuta mossa mise i feudatari minori contro quelli più potenti <strong>di</strong>sfacendosi poi anche <strong>di</strong> loro al<br />

momento opportuno. Un altro problema era rappresentato dai saraceni che in sicilia erano <strong>di</strong>ventati<br />

padroni <strong>di</strong> vaste zone all'interno dell'isola. Federico con una serie <strong>di</strong> campagne li sconfisse e li<br />

deportò in puglia facendoli vivere secondo le loro tra<strong>di</strong>zioni ed usanze potendo contare così sulla<br />

loro estrema fedeltà. Contemporaneamente per risollevare l'economia del regno costruì porti,<br />

facilitò gli scambi e rese sicura la rete viaria, volendo inoltre potenziare l'apparato burocratico nel<br />

1224 fondo a napoli la prima università statale del mondo occidentale. Per ripristanere il potere<br />

regio anche in italia settentrionale convocò un'assemblea a cremona nel 1226. Intanto le città<br />

lombarde che si erano sviluppate in comuni, temendo l'iniziativa imperiale ricostituirono l'antica<br />

lega lobarda e si appellarono al papa che intanto stava perdendo la pazienza per i continui rinvii<br />

della partecipazione alla crociata. Federico non sentendosi forte militarmente annullò l'assemblea e<br />

torò al sud. Nel 1227 con la morte <strong>di</strong> Onirio II giunse al soglio pontificio Gregorio IX che impose<br />

subito a Federico la partenza per la terrasanta. Federico resosi conto <strong>di</strong> non poter più rimandare la<br />

partenza convocò a brin<strong>di</strong>si crociati e pellegrini, ma nell'estate del 1227 scoppiò un'epidemia che<br />

fece molte vittime. Ne fu colpito anche l'imperatore che dovette tornare in<strong>di</strong>etro per curarsi, ma il<br />

papa non credendo alla sua malattia lo scomunicò. Tuttavia appena guarito Federico riprese i<br />

preparativi per la crociata e nel giugno del 1228 partì nonostante la scomunica. Visto che parlava<br />

perfettamente l'arabo l'imperatore stabilì subito ottime relazioni col sultano con il quale fece un<br />

trattato per la restituzione <strong>di</strong> Gerusalemme. Gregorio IX irato per i buoni rapporti che Federico<br />

intratteneva con gli infedeli bandì una crociata contro <strong>di</strong> lui. L'imperatore al suo ritorno dovette<br />

quin<strong>di</strong> fronteggiare l'esercito crociato più una rivolta <strong>di</strong> baroni pugliesi fino al raggiungimento <strong>di</strong> un<br />

compromesso nel 1230 a Ceprano, dove venne stipulata la pace. L'imperatore rinunciò ai <strong>di</strong>ritti<br />

sull'elezione dei vescovi e riconobbe al clero meri<strong>di</strong>onale l'immunità e l'esenzione dal pagamento<br />

delle imposte. Dopo aver ingoiato questo boccone amaro l'imperatore potè concentrarsi sul<br />

consolidamento del proprio regno e nel 1231 emanò le costituzioni <strong>di</strong> melfi nelle quali <strong>di</strong>ede al<br />

regno un or<strong>di</strong>namento giuri<strong>di</strong>co simile a quello romano ed a quello normanno. Dotò il regno <strong>di</strong> una<br />

grande rete <strong>di</strong>fensiva composta anche <strong>di</strong> fortezze che si preoccupò <strong>di</strong> mantenere sempre in perfetta<br />

efficienza. La sua politica in germania fu un po <strong>di</strong>versa in quanto li si preoccupava più che altro a<br />

conquistarsi i favori dei principi. Emanò comunque nel 1235 la costituzione <strong>di</strong> pace imperiale.<br />

L'ultimo soggiorno <strong>di</strong> Federico in germania fu in occasione della ribellione del figlio la cui ere<strong>di</strong>tà<br />

venne trasferita al fratello Corrado. Nel 1237 ritenne <strong>di</strong> essere militarmente in grado <strong>di</strong> affrontare la<br />

lega lombarda. Nel 1238 sconfisse l'esercito della lega ma impose con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> pace<br />

eccessivamente dure che sortirono l'effetto contrario, incoraggiando le città alla resistenza. Il papa<br />

Gregorio IX ostile alla politica <strong>di</strong> Federico si sarebbe alla lunga, certamente unito alle città della<br />

lega. Il pontefice infatti si adoperò per riunire i potenziali nemici <strong>di</strong> Federico in una coalizione.<br />

Intanto l'imperatore era stato colpito da una nuova scomunica.


Gli ultimi anni <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> Federico furono terribili, fu <strong>di</strong>chiarato decaduto dal soglio imperiale e<br />

contro <strong>di</strong> lui si scagliarono gli eserciti <strong>di</strong> tutta europa che per un po Federico fu in grado <strong>di</strong><br />

contenere. Federicò mori nel 1250 facendo scomparire con lui una delle personalità più forti del<br />

me<strong>di</strong>oevo. La <strong>di</strong>nastia sveva si susseguì al dominio del regno e dell'impero per un altro decennio ma<br />

il papa, ostinato ad eliminare gli svevi dalla scena politica scagliò contro <strong>di</strong> loro Carlo D'Angiò che<br />

nel 1266 sconfisse Manfre<strong>di</strong>. A <strong>di</strong>fferenza del declino che la morte <strong>di</strong> Federico aveva portato in<br />

germania, nel regno <strong>di</strong> sicilia la sua morte ed il cambio <strong>di</strong> <strong>di</strong>nastia portò una nuova opera <strong>di</strong><br />

consolidamento dello stato.<br />

Si deve ora parlare della Reconquista spagnola, che non fu come si credeva un'indomita marcia<br />

verso sud. Il primo focolaio <strong>di</strong> resistenza ai mussulmani viene in<strong>di</strong>viduato nelle asturie agli inizi del<br />

VIII secolo. Si trattava <strong>di</strong> regioni montagnose in cui i califfi compivano soltanto incursioni militari.<br />

Un maggiore attivismo degli stati cristiani è documentato fra il IX ed il X secolo anche se solo<br />

raramente si ebbero vere e proprie campagne militari in quanto il più delle volte si trattava <strong>di</strong><br />

incursioni a scopo <strong>di</strong> razzia o per proteggere gli uomini impegnati nel ripopolamento dei territori.<br />

Per questo vennero costruiti castelli e altre opere <strong>di</strong> fortificazione. Fra il X e l'XI secolo il<br />

movimento assunse maggior vigore a seguito della crisi del califfato <strong>di</strong> Cordova. Nel 1031 la<br />

reconquista assunse il duplice scopo <strong>di</strong> conquista militare e <strong>di</strong> colonizzazione, assumendo poi nel<br />

corso dell' XI secolo il carattere quasi <strong>di</strong> una crociata. I regnanti cristiani non mancavano <strong>di</strong> fare<br />

appello alla crociata quando si trovavano in <strong>di</strong>fficoltà ma <strong>di</strong>mostravano <strong>di</strong> non volere sterminare od<br />

obbligare al trasferimento la popolazione mussulmana, in quanto era interessati sopratutto ad una<br />

sottomissione politica ed all'ottenimento <strong>di</strong> tributi annuali. Nelle regioni dove erano più numerosi<br />

infatti, conservavano le loro leggi ed il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> professare liberamente la propria religiose anche se<br />

per ovvi motivi <strong>di</strong> sicurezza nelle gran<strong>di</strong> città furono imposte restrizioni alla loro permanenza.<br />

Questo clima <strong>di</strong> tolleranza deluse profondamente i cavvalieri venuti dall'estero. Agli inizi del XI<br />

secolo la situazione politica in spagna era più o meno sud<strong>di</strong>visa cosi: Regno <strong>di</strong> Leon, Contea del<br />

Portogallo, Regno <strong>di</strong> Navarra, Regno <strong>di</strong> Castiglia e Regno <strong>di</strong> Aragona. Il movimento espansivo<br />

riprese verso la fine del XII secolo e nel 1212 l'avanzata cristiana risultava incontenibile. Verso la<br />

metà del XIII secolo la reconquista poteva <strong>di</strong>rsi completa in quanto ai mussulmani era rimasti solo i<br />

territori <strong>di</strong> Granada. Lungo il confine le incursioni che avevano caratterizzato la parte iniziale della<br />

reconquista non cessarono mai. Fu operato un processo <strong>di</strong> colonizzazione dei territori conquistati ad<br />

opera principalmente della grande nobiltà, che dopo l'incessante guerra contro i mori si poneva<br />

l'obiettivo <strong>di</strong> consolidare i propri territori.


Le origini della Russia e dell'Impero Mongolo.<br />

Tra l'VIII ed il IX secolo i pirati-mercanti provenienti dalla scan<strong>di</strong>navia detti variaghi o vichinghi, si<br />

mossero lungo le due principali vie commerciali. Le popolazioni slave chiamarono Rus questi<br />

stranieri. Verso la metà del IX secoo i Rus iniziarono ad imporsi sulla popolazione locale, fondando<br />

il principato <strong>di</strong> Kiev ed aggregando a loro tribù <strong>di</strong> slavi dell'est. Il principato strinse fiorenti accor<strong>di</strong><br />

commerciali con l'impero bizantino, questi prolifici rapporti uniti al lavoro dei missionari bizantini<br />

portarono il principe Vla<strong>di</strong>mir I <strong>di</strong> Kiev alla conversione al cristianesimo che approfittò <strong>di</strong> questo<br />

avvenimento per unire intorno a se le tribù sotto un <strong>di</strong>o comune. Il successo <strong>di</strong> questo conversione<br />

fu gran<strong>di</strong>ssimo per i missionari bizantini. Dalla metà dell'XI secolo il pricipato <strong>di</strong> Kiev entrò in una<br />

fase <strong>di</strong> decadenza a causa del declino delle vie <strong>di</strong> comunicazione che causarono una <strong>di</strong>minuzione<br />

significativa del commercio, questo fu in parte dovuto anche ai continui attacchi protratti dalle tribù<br />

stanziate tra il mar nero ed il mar caspio. Un altro fattore <strong>di</strong> debolezza era rappresentato dalle lotte<br />

<strong>di</strong>nastiche. L'invasione dei mongoli era destinata a travolgere vecchie e nuove formazioni politiche.<br />

I mongoli in origine non erano altro che un gruppo <strong>di</strong> tribù noma<strong>di</strong> che grazie all'abilità politica <strong>di</strong><br />

Gengis Khan secondo la tra<strong>di</strong>zione, si sarebbero fuse fino a formare una nazione stretta in un unico<br />

sovrano e soggetta ad una sola legge. Questo ricorda l'opera <strong>di</strong> maometto con gli arabi, ma la<br />

velocità con cui i mongoli riuscirono ad aggregarsi fu sorprendente. Gengis Khan si comportò in<br />

maniera molto duttile nei confronti delle popolazioni assoggettate, quelle che si sottomisero<br />

spontaneamente non subirono danni ma trassero profon<strong>di</strong> vantaggi economici. Quelle che opposero<br />

resistenza vennero <strong>di</strong>struttre o decimate. Dopo che fu passata la furia <strong>di</strong>struttiva dell'orda si<br />

iniziarono a notare i primi sintomi del superamento dello stile <strong>di</strong> vita nomade, imponendo ai territori<br />

conquistati una prima forma <strong>di</strong> ru<strong>di</strong>mentale amministrazione. Venne persino fondata una capitale<br />

nei pressi dell'attuale Ulan Bator. Nello stesso anno si consolidò il ruolo politico e militare delle<br />

figure che erano vicine a Gengis Khan, per quanto la società si fosse via via gerarchizzata restò<br />

sempre molto presente una sorta <strong>di</strong> carattere egualitario. La morte <strong>di</strong> Gengis Khan non fece placare<br />

lo slancio espansivo dei mongoli che completarono la conquista della cina, della corea e della persia<br />

arrivando fino a cracovia e breslavia. L'avanzata in europa cessò nel 1242 ma continuò verso sudovest<br />

anche se nel 1260 si ritirarono sconfitti dai turchi. L'espansionismo si arrestò a causa delle<br />

rivalità sempre più accese tra i <strong>di</strong>scendenti <strong>di</strong> Gengis Khan che fomentarono anche tendenze<br />

separatiste; si formarono così quattro imperi: l'impero degli ilkhan, il khanato <strong>di</strong> chagatay, l'impero<br />

del gran khan e l'orda d'oro. Il maggiore degli imperi era quello del gran khan che raggiunse il suo<br />

massimo splendore sotto Kublai che tentò anche <strong>di</strong> assoggettare il giappone. Grazie ai costumi ed<br />

agli stili <strong>di</strong> vita cinesi che erano molto più raffinati <strong>di</strong> quelli mongoli, i costumi mongoli iniziarono<br />

a migliorare. Il papa Innocenzo IV inviò dei missionari al Gran Khan dopo aver sentito <strong>di</strong> una sua<br />

possibile conversione al cristianesimo, queste missioni non <strong>di</strong>edero però alcun frutto poiche i<br />

mongoli stavano avvicinandosi sempre <strong>di</strong> più ai cinesi. Oltre ai missionari, i mercanti si misero<br />

nuovamente ad attraversare la via della seta. Marco Polo restò ben 17 anni alla corte del Gran Khan<br />

guadagnandosi la sua fiducia e la sua amicizia. L'ultimo impero nato dalla <strong>di</strong>visione delle conquiste<br />

<strong>di</strong> Gengis Khan fu l'orda d'oro, i cui abitanti e governanti si convertirono all'islam intrattenendo<br />

stretti rapporti con l'egitto e l'asia minore. Questa particolarità religiosa portò ad un piccolo livello<br />

<strong>di</strong> tensione tra l'orda d'oro e le popolazioni cristiane che restarono vassalli dei mongoli ma che nel<br />

loro territorio godevano <strong>di</strong> piena autonomia religiosa. Il protettorato mongolo non influì nemmeno<br />

sulla politica interna dei principi russi che contiuarono le loro lotte interne per l'egemonia. Nel 1380<br />

la popolazione russa si schierò contro i tartari ma il loro successo fu vanificato quando i tartari<br />

furono in grado <strong>di</strong> riprendere l'offensiva, riuscendo nel 1382 a saccheggiare mosca. Occorre<br />

nominare altre due formazioni politiche presenti nel territorio russo: il grande regno polacco<br />

Lituano ed il principato <strong>di</strong> Novogorod.


L'Europa tra crisi e trasformazione.<br />

Agli inizi del trecento in tutta europa si potè assistere al rallentamento della produzione <strong>di</strong> tutti i<br />

settori, al rallentamento della fondazione <strong>di</strong> nuovi inse<strong>di</strong>amenti e all'insorgere <strong>di</strong> frequenti carestie<br />

<strong>di</strong> cui fecero le spese gli strati più poveri della popolazione. Le nuove tecniche agricole non erano<br />

state sufficienti per portare ad un consistente aumento della popolazione che dopo essere cresciuta<br />

era arrivata al punto <strong>di</strong> rottura. Le carestie che comunque avevano interessato l'europa anche in<br />

passato, nel XIV secolo avevano assunto una particolare drammaticità in quanto erano molto<br />

frequenti. Il fattore climatico fu molto importante in quanto in questo periodo il clima si trasformò<br />

<strong>di</strong>ventando più freddo e piovoso, che combinato con le frequenti crisi <strong>di</strong> sussistenza contruì al<br />

crescere ed al <strong>di</strong>ffondersi delle epidemie. A tutto questo è da aggiungere la comparsa della peste<br />

nera nel 1348 i cui effetti furono <strong>di</strong>sastrosi. Ovunque si abbattesse la peste provocava spaventosi<br />

vuoti <strong>di</strong> popolazione che non era possibile colmare facilmente poichè la peste si stabilì in europa in<br />

forma endemica. Come se non bastasse tutto questo nel corso del trecento si abbatte sull'europa un<br />

nuovo flagello: la guerra. Il primo esempio della nuova condotta bellica fu usato in italia<br />

meri<strong>di</strong>onale nel 1282 con la guerra del vespro che durò ben novant'anni. La guerra fu condotta in<br />

una maniera molto accanita e furono utilizzate molte milizie composte da mercenari chiamate anche<br />

compagnie <strong>di</strong> ventura. Le truppe mercenarie erano un prodotto della società feudale, ma<br />

rappresentavano anche un decisivo superamento degli eserciti feudali poco consistenti e <strong>di</strong>fficili da<br />

gestire. Un modello alternativo a quello feudale era rappresentato dagli eserciti comunali che<br />

<strong>di</strong>edero ottima prova sul campo nelle lotte contro Barbarossa e Federico II. Questo tipo <strong>di</strong> esercito<br />

attraversò una crisi quando la partecipazione democratica all'interno dei comuni venne<br />

progressivamente ridotta. La richiesta <strong>di</strong> servizi militari e la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> bande armate<br />

capeggiate da nobili portò ad una esplosione del fenomeno. Questo fatto portò delle conseguenze<br />

per la popolazione: Gli stati furono costretti ad aumentare le spese militari per accaparrarsi i<br />

condottieri milgiori, <strong>di</strong> conseguenza venne aumentata la pressione fiscale sulla popolazione ma<br />

nonostante questo gli stati nel corso del tre-quattrocento si trovarono in una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> perpetua<br />

precarietà economica e dell'affanosa continua ricerca del soldo per il pagamento dei soldati. Le<br />

milizie del resto non facevano molta <strong>di</strong>fferenza tra popoazioni amiche e quelle dei territori nemiche<br />

abbandonandosi spesso a saccheggi e razzie <strong>di</strong> ogni genere. Le compagnie che operavano in italia<br />

erano straniere ma presto ad esse si affiancarono compagnie italiane che nel corso del quattrocento<br />

<strong>di</strong>edero origine a delle vere e proprie imprese economiche. In questo periodo ebbero un ruolo<br />

importante anche le rivolte che infuriavano in francia, inghilterra ed in altre zone dell'europa<br />

sostanzialmente per lo stesso motivo; la precaria con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> vita delle classi più povere e la<br />

prepotenza delle classi nobili. Nell'italia meri<strong>di</strong>onale si <strong>di</strong>ffuse il fenomeno del brigantaggio. Un<br />

particolare che caratterizzò l'italia, causato dalla massiccia urbanizzazione dei secoli precedenti, fu<br />

l'inquietu<strong>di</strong>ne dei lavoratori tessili. Questa inquietu<strong>di</strong>ne era causata dalla mancaza <strong>di</strong> tutela<br />

sindacale per i lavoratori che invece era contemplata per i loro datori <strong>di</strong> lavoro che si riunivano in<br />

corporazioni <strong>di</strong> arti e mestieri. La crisi del settore tessile era causata anche dalla costante<br />

sovraproduzione che si verificava nel corso del trecento, inoltre le rivolte dei salariati non portavano<br />

mai ad un cambiamento della loro con<strong>di</strong>zione dato che il potere veniva sempre ripreso dai nobili e<br />

dai mercanti che nel migliore dei casi concedevano ai rivoltosi solo <strong>di</strong>ritti limitati. Comunque la<br />

crisi delle piazze italiane ed europee coincise con la ripresa ed il miglioramento delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

vita. Lo stesso declino demografico non si manifestò ovunque con la stessa violenza, per questo<br />

alcune città si trovarono con un peso politico superiore rispetto al passato. Un altro problema del<br />

tre-quattrocento è rappresentato dalla scarsità <strong>di</strong> monenta circolante che obbligò le autorità a reagire<br />

con provve<strong>di</strong>menti volti a impe<strong>di</strong>re l'esportazione dell'oro e dell'argento ed a rimettere in<br />

circolazione la moneta imponendo l'uso del contante nelle transizioni commerciali e nel pagamento<br />

delle lettere <strong>di</strong> cambio. Il problema della scarsità <strong>di</strong> metallo prezioso in italia ed in europa verrà<br />

risolta solo nel 1500 con l'arrivo dell'oro delle americhe.


Il consolidamento delle istituzioni monarchiche in Europa.<br />

Nel corso del due-trecento si assistè ad un superamento dell'ideologia imperiale iniziando a<br />

riconoscere i pieni poteri ai re all'interno dei rispettivi regni. Questa corrente incontrava però gran<strong>di</strong><br />

ostacoli quali l'opposizione del papato, che vedeva messo in <strong>di</strong>scussione il suo ruolo <strong>di</strong> regolatore<br />

supremo della vita politica della cristianità occidentale e dall'inasprirsi dei conflitti che facevano<br />

sentire la necessità <strong>di</strong> un'autorità superiore. Il problema del ruolo <strong>di</strong> impero e papato si venne<br />

chiarendo agli inizi del trecento grazie ad un rapido susseguirsi <strong>di</strong> eventi. Il primo ebbe come<br />

protagonista Filippo il bello, re <strong>di</strong> francia ed il papa Bonifacio VIII. Il papa aspramente contestato<br />

per la sua reticenza in ambito riformatore, dal 1300 in poi portò a compimento una serie <strong>di</strong><br />

iniziative per ripristinare il vuoto centrale del papato. In quell'anno in<strong>di</strong>sse il giubileo. I rapporti tra<br />

il pontefice e il re <strong>di</strong> francia furono all'inizio molto tesi in quanto filippo aveva imposto delle tasse<br />

al clero senza l'autorizzazione della santa sede. Il tutto venne risolto con un compromesso,<br />

autorizzando Filippo a imporre tasse al clero in caso <strong>di</strong> grave necessità; l'invio <strong>di</strong> Carlo <strong>di</strong> valois a<br />

Firenze in veste <strong>di</strong> paciere doveva servire come coronamento dell'accordo ma a seguito<br />

dell'imprigionamento del vescovo <strong>di</strong> saisset da parte <strong>di</strong> filippo, il conflitto riesplose. Il pontefice<br />

revocò la concessione fatta al sovrano, e <strong>di</strong> fronte alla sua caparbietà emanò nel 1302 la bolla<br />

"unam sanctam" con la quale riaffermava la sottomissione al pontefice <strong>di</strong> ogni creatura umana e <strong>di</strong><br />

conseguenza <strong>di</strong> ogni autorità politica. Filippo il bello da parte sua non aveva nessuno intenzione <strong>di</strong><br />

sottomettersi all'autorità pontificia e per questo fece tradurre il pontefice davanti ad un tribunale<br />

francese per giu<strong>di</strong>carlo. Il papa venne raggiunto da un manipolo <strong>di</strong> francesi nel suo palazzo <strong>di</strong><br />

Anagni ma la popolazione insorse e con l'aiuto dei rinforzi giunti da Roma il papa venne liberato<br />

(1303). Nessuna conseguenza ci fu per Filippo ma anzi con la morte <strong>di</strong> Bonifacio e il trasferimento<br />

della sede papale ad Avignone da parte <strong>di</strong> Clemente V si trovò a poter esercitare un'influenza <strong>di</strong>retta<br />

sul papato. Il germania dopo la morte <strong>di</strong> Federico II il particolarismo si era accentuato. Enrico VII<br />

<strong>di</strong>venuto re <strong>di</strong> germania cercò <strong>di</strong> far coincidere <strong>di</strong> nuovo con questo titolo quello imperiale ma fallì<br />

e dovette ritirarsi a vita privata. Il suo successore Ludovico il bavaro non curandosi della scomunica<br />

infertargli da Giovanni XXII scese a roma e si fece incoronare Imperatore nel 1328 da Sciarra<br />

Colonna, rappresentante del popolo romano. I principi tedescshi nel 1338 stabilirono che il titolo <strong>di</strong><br />

imperatore andava attribuito al re <strong>di</strong> germania incoronato ad Aquisgrana. Il nuovo imperatore Carlo<br />

IV con la bolla d'oro del 1356 <strong>di</strong>ede sanzione definitiva della volontà dei principi tedeschi,<br />

decidendo inoltre su chi fossero gli elettori del re. Con questo atto rinunciava alle pretese <strong>di</strong> potere<br />

universale andandosi a configurare come uno stato decisamente germanico. In inghilterra era in<br />

cantiere il consolidamento del potere monarchico e una riorganizzazione dello stato. Dopo la<br />

concessione della magna charta da parte <strong>di</strong> Giovanni senzaterra, Enrico III cercò via via <strong>di</strong> privare il<br />

popolo delle concessioni. Il risultato fu una rivolta che portò a concessioni maggiori e ad un<br />

rafforzamento delle istituzioni sancite dalla magna charta. Si formò quin<strong>di</strong> il parlamento articolato<br />

nelle camere <strong>di</strong> Lord e Comuni. La contemporanea opera <strong>di</strong> consolidamento statale in corso sia in<br />

francia che inghilterra si scontrava con la paradossale con<strong>di</strong>zione della monarchia inglese rispetto a<br />

quella francese. Il re francese del resto era impossibilitato ad esercitare i propri <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> signore su<br />

un vassallo tanto potente (il re inglese risultava vassallo del re francese). Nacque un conflitto tra i<br />

due regni destinato a potrarsi dal 1294 al 1475. Agli eventi svoltisi dal 1337 al 1453 si suole dare il<br />

nome <strong>di</strong> Guerra dei cent'anni. Il conflitto iniziò per la <strong>di</strong>scussa successione al trono <strong>di</strong> francia alla<br />

morte <strong>di</strong> Carlo IV. Edoardo III pretendente al trono sbarcò in fiandra dove era in corso una rivolta<br />

nel 1337 e si proclamò re <strong>di</strong> francia. La prima fase della guerra vide una netta prevalenza degli<br />

inglesi con cui i francesi giunsero alla pace nel 1360. Edoardo rinunciava ai suoi <strong>di</strong>ritti sulla corona<br />

francese in cambio della cessione <strong>di</strong> un terzo dei territori francesi. Le ostilità ripresero nel 1369<br />

vedendo questa volta la vittoria delle truppe francesi. Gli inglesi furono cosi costretti ad<br />

abbandonare la maggior parte dei territori acquisiti. Dal 1380 sia la <strong>di</strong>nastia francese sia quella<br />

inglese vennero scosse da violente tensioni e lotte <strong>di</strong>nastiche che portarono all'alleanza tra Enrico V<br />

e il duca <strong>di</strong> borgogna contro il re <strong>di</strong> francia. Il sovrano inglese sbarcò in norman<strong>di</strong>a e vinse nel 1415<br />

le truppe nemiche puntando <strong>di</strong>rettamente su parigi. Carlo VI caduto in mano ai nemici fu costretto


ad accettare il trattato <strong>di</strong> Troyes nel quale <strong>di</strong>seredava il figlio trasferendo il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> successione ad<br />

Enrico V al quale dava in moglie la figlia. Un fatto inatteso segnò la riscossa francese, Giovanna<br />

D'Arco si fece affidare da Carlo VII un esercito col quale iniziò una marcia <strong>di</strong> liberazione della<br />

francia. Giovanna venne però catturata, processata per eresia e condannata al rogo nel 1431.<br />

Scomparsa Giovanna non si arrestò la riscossa francese anche grazie alla defezione del nuovo conte<br />

<strong>di</strong> Borgogna. Nel 1453 le operazioni sostanzialmente cessarono, gli inglesi rimanevano padroni solo<br />

della piazzaforte <strong>di</strong> Caleis. Durante il lungo conflitto che vide opposte francia ed inghilterra<br />

vennero affinate nuove tecniche militari, come l'utilizzo dell'arco lungo e la possibilità <strong>di</strong> usare i<br />

cavalieri come fanteria pesante. Venne ri<strong>di</strong>mensionata insieme con la cavalleria il ruolo della<br />

feudalità e venne smentita la credenza sull'inettitu<strong>di</strong>ne militare delle masse conta<strong>di</strong>ne. Entrambe le<br />

monarchie inoltre desinarono sempre una maggiore quantità <strong>di</strong> denaro all'ingaggio <strong>di</strong> fanti, spesso<br />

stranieri. In questo frangente la fanteria svizzera svolse un ruolo rivoluzionario dato che per<br />

sopperire all'inferiorità rispetto alla cavalleria avevano sviluppato una sorta <strong>di</strong> falange che<br />

permetteva <strong>di</strong> muovere come strumento offensivo anche senza la cavalleria. L'avvento del cannone<br />

portò poi ad un indebolimento dei ceti baronali che non erano più in grado <strong>di</strong> ribellarsi. Le<br />

fortificazioni però non persero <strong>di</strong> valore che vennero restaurate in funzione delle nuove tecniche<br />

militari. Come conseguenza <strong>di</strong> tutto questo la nobiltà dovette rassegnarsi a militare nell'esercito<br />

regio visto che solo i sovrani ormai potevano permettersi il mantenimento <strong>di</strong> un esercito stabile. In<br />

francia grazie al sentimento nazionale che si era formato nel corso della guerra Carlo VII potè<br />

intraprendere riforme amministrative e finanziarie per consolidare l'attività regia. Il figlio Luigi XI<br />

intraprese una politica antifeudale che portò sotto la <strong>di</strong>retta amministrazione regia moltissimi<br />

terreni. La situazione in inghilterra era molto <strong>di</strong>versa, l'aristocrazia era <strong>di</strong>ventata arbitra del potere<br />

perciò esplose una guerra civile (guerra delle due rose 1455-1485) che portò sul trono Riccardo IV a<br />

cui successe il figlio Edoardo V che fu poi soppresso dallo zio Riccardo la cui monarchia venne<br />

stroncata da Enrico Tudor. Il nuovo sovrano assecondando il bisogno <strong>di</strong> pace del popolo intraprese<br />

l'opera <strong>di</strong> restaurare l'autorità regia. In spagna la situazione non era migliore: il movimento della<br />

reconquista aveva portato alla fondazione dei regni <strong>di</strong> Portogallo, Castiglia ed Aragona tutti<br />

sconvolti da terribili crisi. Il primo a superarle fu il portogallo il cui svorano rafforzò la monarchia<br />

e <strong>di</strong>ede impulso alle attività marinare. In castiglia si sentiva ancora il forte peso della nobiltà che<br />

venne però controbilanciato dall'unione delle città in fratellanze. Il regno d'aragona presentava<br />

ancora un'economia agricola ma era interessato al commercio nel me<strong>di</strong>terraneo acquistando nel<br />

quattrocento il controlo <strong>di</strong> sicilia e sardegna, fondando così un vero e proprio impero economico e<br />

marittimo. Fer<strong>di</strong>nando ed Isabella <strong>di</strong> castiglia puntavano a far nascere un sentimento <strong>di</strong> stato<br />

spagnolo attraverso l'unificazione anche attraverso la riconquista <strong>di</strong> Granada che era rimasta l'unica<br />

roccaforte mussulmana in europa (1492). Nello stesso anno ColomBo scoprì l'america e già l'anno<br />

successivo scoppiarono conflitti per stabilire le aree <strong>di</strong> influenza nel nuovo mondo tra spagna e<br />

portogallo.


Potere e società nel mezzogiorno Angioino-Aragonense.<br />

Con la battaglia <strong>di</strong> Benevento del 1266 la <strong>di</strong>nastia sveva era stata spazzata via a favore della<br />

<strong>di</strong>nastia agioina. Carlo d'angiò si proponeva due obiettivi:<br />

• Rendere effettivo il vincolo feudale che subor<strong>di</strong>nava alla chiesa <strong>di</strong> roma la monarchia<br />

meri<strong>di</strong>onale.<br />

• Procurarsi un valido sostegno politico-militare per coor<strong>di</strong>nare le forze guelfe in italia.<br />

Carlo d'angiò mirava a stabilire una egemonia sull'europa che faceva perno sulla sicilia fino ad<br />

arrivare alla conquista <strong>di</strong> costantinopoli. All'indomani della battaglia <strong>di</strong> Benevento sorsero i primi<br />

<strong>di</strong>ssapori con il papa a causa del saccheggio della città. A ciò si aggiunsero le lamentele che<br />

giungevano a roma per i soprusi dei funzionari regi e l'eccessiva pressione fiscale. Per il primo<br />

punto il re corse ai ripari ma non fu in grado <strong>di</strong> attuare concessioni sul lato fiscale. La rivolta<br />

esplose in occasione della <strong>di</strong>scesa in italia <strong>di</strong> Corra<strong>di</strong>no <strong>di</strong> Svevia ma a seguito della sua sconfitta la<br />

repressione fu durissima. A causa della rivolta venne operata una profonda restaurazione della<br />

feudalità nel regno con un massiccio inserimento <strong>di</strong> cavalieri francesi. Anche se il sovrano fece <strong>di</strong><br />

tutto per rendere ben accetta alla popolazione la nuova classe <strong>di</strong>rigente il malcontento non venne<br />

placato. In questo clima non sorprende che i moti rivoluzionari scoppiati a palermo nel 1282<br />

raccolsero vasti consensi. Re Carlo che aveva già avviato i suoi piani <strong>di</strong> conquista verso oriente e la<br />

popolazione aveva notato come a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quanto accadeva per il regno d'aragona le conquiste<br />

<strong>di</strong> Carlo avevano natura prettamente militare. I siciliani, usciti vincitori dalla rivolta avevano offerto<br />

la corona <strong>di</strong> sicilia a Pietro III. Il pontefice però cosiderando gli aragonesi come usurpatori bandì<br />

contro <strong>di</strong> loro una crociata che fu affidata al re <strong>di</strong> francia Filippo l'ar<strong>di</strong>to. La crociata portò<br />

all'allargamento del teatro <strong>di</strong> guerra in cui venne coinvolta la catalogna. Il pontefice Bonifacio VIII<br />

creò le con<strong>di</strong>zioni per giungere nel 1295 al trattato <strong>di</strong> anagni secondo il quale il nuovo re d'aragona<br />

riconobbe il ritorno in sicilia degli angioini. I siciliani si ribellarono nuovamente ma la pressione<br />

<strong>di</strong>plomatica del pontefice portò nel 1302 al trattato <strong>di</strong> caltabellotta in base al quale Federico III fu<br />

riconosciuto re col titolo <strong>di</strong> re <strong>di</strong> trinacria e l'intesa che alla sua morte il regno sarebbe tornato agli<br />

angioini. Alla morte <strong>di</strong> Federico III l'isola restò però sotto la <strong>di</strong>nastia aragonese fino al 1372 quando<br />

Giovanna I d'angiò riconobbe la siutazione come definitiva. Al seguito dello scoppio della rivolta<br />

del vespro, Carlo d'angiò fu sul punto <strong>di</strong> perdere il suo regno oltre che aver dovuto rinunciare alle<br />

sue mire espansionistiche nel me<strong>di</strong>terraneo. Nel 1284 il figlio del re ingaggiò uno scontro navale al<br />

largo <strong>di</strong> napoli contro una flotta siculo-aragonese dove fu sconfitto e fatto prigioniero. Il ritorno del<br />

re valse però a superare il momento critico. La ripresa della <strong>di</strong>nastia angioina fu molto rapida ma<br />

possibile grazie anche al deciso appoggio papale ed anche del sostegno degli uomini d'affari toscani<br />

che in cambio ottennero facilitazioni doganali oltre a feu<strong>di</strong> e cariche. Comunque l'avvento della<br />

<strong>di</strong>nastia angioina coincise con una grande accelerazione dell'economia meri<strong>di</strong>onale e dell'emergere<br />

<strong>di</strong> napoli come piazza economica <strong>di</strong> prim'or<strong>di</strong>ne. A questo si aggiunse una ritrovata nascita<br />

culturale, seguita da un'innovazione e<strong>di</strong>listica ed urbanistica. L'epoca d'oro <strong>di</strong> napoli coincise con il<br />

regno <strong>di</strong> Roberto il saggio. La conquista del meri<strong>di</strong>one da parte degli angiò portò ad una<br />

stabilizzazione della situazione politica in tutta la penisola poiche portò allo sviluppo delle<br />

autonomie comunali che al nord si erano già sviluppate nei secoli precedenti. All'interno <strong>di</strong> questo<br />

comuni furono frequenti le lotte <strong>di</strong> classe, motivo dei conflitti furono principalmente le ripartizioni<br />

del carico fiscale sulla base della valutazione del patrimonio. Spesso i nobili per riven<strong>di</strong>care una<br />

superiorità sul popolo si rifiutavano <strong>di</strong> pagare le imposte che tra l'altro crescevano via via che il<br />

bisogno finanziario del comune cresceva. Un altro argomento <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione era la ripartizione delle<br />

cariche elettive che i nobili cercavano sempre <strong>di</strong> monopolizzare. Nonostante le <strong>di</strong>scordanze il ruolo<br />

dei comuni nello stato angioino crebbe sempre <strong>di</strong> più. Con l'avvento al trono <strong>di</strong> Giovanna I nel 1343<br />

si aprì per la casa d'angiò un periodo <strong>di</strong> crisi in quanto il re d'ungheria avanzando pretese sul trono<br />

del regno <strong>di</strong> sicilia invase il regno nel 1348 puntando su napoli. Gli ungheresi si ritirarono nel 1352<br />

consentendo alla regina <strong>di</strong> avviare una grande opera <strong>di</strong> restaurazione. La crisi <strong>di</strong>nastica tuttavia era<br />

ben lontana da una soluzione, Giovanna I non aveva ere<strong>di</strong> <strong>di</strong>retti e questo portò il nipote Carlo III<br />

ad invadere napoli, Carlo III era esaltato come padrone d'italia ma morì assassinato nel 1386 dopo


aver tentato <strong>di</strong> cingere la corona d'ungheria. Il figlio La<strong>di</strong>slao si concentrò sui domini italiani allora<br />

sconvolti dalla guerra civile. A lui successe Giovanna II che adottò come figlio e successore il re<br />

d'aragona Alfonso V. La sicilia non tornò in mano agli angioini ma rimise sotto un ramo collaterale<br />

della <strong>di</strong>nastia aragonese che si trovò in una posizione <strong>di</strong> debolezza nei confronti della nobilta<br />

siciliana visto il costante impegno militare in cui erano impiegati. La monarchia risultava essere in<br />

completa balia del baronaggio. Con l'avvento <strong>di</strong> Pietro IV il regno venne riunificato dopo uno<br />

scontro con dei baroni ribelli e fu dotato <strong>di</strong> un parlamento, venne cosi instaurato un collegamento<br />

tra monarchia e poteri locali. La sicilia ormai ridotta ad un viceregno nonostante la sua economia<br />

fosse in rapida ripresa rimase definitivamente legata agli aragonesi che restarono sul trono. La<br />

sicilia pervenne al Alfonso il magnanimo e tramite il pagamento <strong>di</strong> una ingente somma <strong>di</strong> denaro fu<br />

conquistato il regno <strong>di</strong> napoli. Per il regno <strong>di</strong> napoli si combattè nuovamente dal 1435 quando<br />

Giovanna ed il figlio adottivo Luigi morirono. Alfonso fu sconfitto e fatto prigioniero dal conte <strong>di</strong><br />

milano Filippo Maria Visconti con in quale però strinse un'alleanza grazie alla quale riprese la<br />

conquista del regno, finchè nel 1442 conquistò napoli. La ricostituzione del regno <strong>di</strong> sicilia<br />

contribuì al nuovo <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> politica economica <strong>di</strong> Alfonso che avviò tra l'altro un'opera <strong>di</strong><br />

rinnvamento e razzionalizzazione delle strutture politiche potendo avere <strong>di</strong> rimando un rapido<br />

controllo delle sue risorse.


Chiusure oligarchiche e consolidamento delle istituzioni in italia centro-settentrionale.<br />

Le istituzioni comunali si caratterizzarono per la loro perenne instabilità. La causa era la <strong>di</strong>namica<br />

sociale nuova che portava anche all'ascesa <strong>di</strong> famiglie nuove ed al tentativo da parte <strong>di</strong> categorie<br />

sociali, fino ad allora ai margini della società, <strong>di</strong> allargare i propri spazi "democratici". I comuni dal<br />

canto loro si mostrarono incapaci <strong>di</strong> dotarsi <strong>di</strong> sal<strong>di</strong> or<strong>di</strong>namenti sociali. Le instabilità appaiono in<br />

via <strong>di</strong> superamento nel corso del '300 quando le istituzioni comunali presero una piega in senso<br />

signorile. Il passaggio da signoria a comune non avvenne bruscamente, i primi esempi <strong>di</strong> signorie si<br />

possono trovare in italia settentrionale, il primo a ferrara, per poi espandersi fino alla signoria dei<br />

Me<strong>di</strong>ci a Firenze. Le vie verso il governo signorile si erano aperte anche dove il popolo aveva<br />

raggiunto il potere. Rimaneva però sempre pilotato dall'aristocrazia e dal popolo grasso. In italia la<br />

formazione delle signorie coincise con una serie <strong>di</strong> tentativi espansionistici che contribuirono a<br />

semplificiare il quadro politico italiano attraverso la formazione <strong>di</strong> organismi politici più vasti.<br />

L'espansionismo del resto era parte integrante della politica signorile poichè i signori giungevano al<br />

potere attraverso una rete <strong>di</strong> contatti anche esterna al comune. In italia centro-settentrionale intorno<br />

al tre-quattrocento si formò la tendenza ad operare formazioni politiche <strong>di</strong> carattere regionale,<br />

significativo fu il caso <strong>di</strong> Firenze che nel 1421 controllava quasi tutto il territorio dell'attuale<br />

toscana e buona parte del litorale. In questo clima <strong>di</strong> crescente espansione territoriale anche lo stato<br />

della chiesa mirava a costituirsi dei sal<strong>di</strong> domini. Il punto <strong>di</strong> partenza fu l'antico patrimonium petri<br />

ovvero i territori <strong>di</strong> bisanzio che i re franchi avevano donato ai pontefici nel corso del VIII secolo.<br />

Questi domini però non avevano mai costituito una coerente dominazione politico-territoriale a<br />

causa del proliferare <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi centri <strong>di</strong> potere e dei <strong>di</strong>ritti che gli imperatori riven<strong>di</strong>cavano sulle<br />

loro terre. La situazione si andò risolvendo quando all'inizio del duecento con la crisi imperiale gli<br />

imperatori abbandonarono ogni pretesa sulle terre papali. Si cercò <strong>di</strong> trasformare il dominio papale<br />

in governo effettivo <strong>di</strong>videndo il territorio in sette provincie ogniuna amministrata da un rettore che<br />

deteneva <strong>di</strong>versa autonomia. Con il trasferimento del papato ad avignone però le cose per roma<br />

peggiorarono in quanto fu in balia della signoria locale. Dopo la breve esperienza a roma <strong>di</strong> Cola <strong>di</strong><br />

Rienzo, il potere pontificio venne ripristinato in maniera magistrale dal legato pontificio Egi<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />

Albornoz che emanò tra l'altro le cosidette costituzioni egi<strong>di</strong>ane che <strong>di</strong>edero allo stato pontificio una<br />

configurazione destianata a durare fino al 1816. I modelli <strong>di</strong> organizzazione politica erano<br />

sostanzialmente tre: Quello dei visconti, quello fiorentino e quello veneziano. I visconti avevano<br />

inglobato nel loro dominio un numero elevato <strong>di</strong> comuni ma omogeneizzare il tutto fu ritenuto<br />

impossibile per cui i comuni vennero lasciati in vita come amministrazioni territoriali dello stato.<br />

Nello stesso tempo fecero largo uso delle istituzioni feudo-vassallatiche per inquadrare nello stato le<br />

vecchie signorie locali. Lo stato visconteo prese le sembianze <strong>di</strong> uno stato moderno in quanto gli<br />

interventi del duca negli ambiti <strong>di</strong> competenza locale si facevano sempre più frequenti. A firenze la<br />

situazione era <strong>di</strong>versa, si <strong>di</strong>ede infatti maggior autonomia alle comunità rurali per tentare <strong>di</strong><br />

sganciare il contado dall'influenza <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> città come pisa, arezzo e pistoia. I ceti urbani<br />

protestarono perciò firenze abbandonò questa strada rinunciando a dare al suo stato un or<strong>di</strong>namento<br />

più moderno per venire a capo delle resistenze dei suoi centri urbani. Venezia adottò una via <strong>di</strong><br />

mezzo, l'amministrazione locale venne lasciata nelle mani dei centri urbani non perdendo però<br />

occasione per ri<strong>di</strong>mensionare il suo potere occupandosi continuamente in questioni <strong>di</strong> competenza<br />

dei consigli municipali. Il risultato fu la costruzione <strong>di</strong> una stato omogeneo in grado <strong>di</strong> resistere più<br />

agilmente ai momenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà.


Al <strong>di</strong> là dei confini dell'impero. Le altre realtà politiche del continente euro-asiatico.<br />

Nel corso del tre-quattrocento l'impero andava configurandosi sempre più come uno stato identico<br />

agli altri. Il regno <strong>di</strong> Tamerlano segnò la conclusione delle ondate <strong>di</strong> popoli invasori. La caduta <strong>di</strong><br />

costantinopoli concluse l'esperienza dell'impero bizantino e aprì le porte dell'europa all'islam. La<br />

massa informe <strong>di</strong> stati che sembrava l'europa nel corso del me<strong>di</strong>evo assunse via via sempre più<br />

forma nell'avvicinarsi dell'età moderna. In scan<strong>di</strong>navia una volta esauritasi la fase delle scorrerie<br />

normanne si erano formati i regni <strong>di</strong> danimarca, svezia e norvegia dove il consolidamento del potere<br />

monarchico andava <strong>di</strong> pari passo con l'evangelizzazione operata dai missionari tedeschi. Anche la<br />

società si evolveva prendendo come modello quella dell'europa centrale. Con il proliferare degli<br />

scambi commerciali si giunse alla formazione <strong>di</strong> una aristocrazia mercantile. La boemia si costituì<br />

al tempo <strong>di</strong> Ottone I come ducato sotto la sovranità del re <strong>di</strong> germania. Nel 1085 i duchi ottennero il<br />

titolo <strong>di</strong> re e quando il trono passò ai conti <strong>di</strong> lussemburgo, praga conobbe un periodo <strong>di</strong> splendore.<br />

Sotto Carlo IV si assistè alla formazione del sentimento nazionale ceco. Questo sentimento si<br />

manifestò sotto forma <strong>di</strong> insofferenza nei confronti della presenza germanica ai vertici della chiesa e<br />

nelle attività produttive. I cavalieri teutonici si trasferirono in europa quando la fine degli stati<br />

crociati era segnata, impegnandosi nell'evangelizzazione e colonizzazione dei territori oltre l'elba. I<br />

membri dell'or<strong>di</strong>ne teutonico si <strong>di</strong>videvano in quattro categorie:<br />

• I cavalieri provenienti dalla nobiltà.<br />

• I preti.<br />

• I serventi.<br />

• I confratelli.<br />

La cellula base era il convento, normalmente collocato in un castello. Il capitolo provinciale<br />

prussiano si configurò subito come uno stato in<strong>di</strong>pendente. La loro opera colonizzatrice giunse fino<br />

all'estonia. I meto<strong>di</strong> assai brutali nei confronti delle popolazioni assoggettate rese il loro dominio<br />

sempre più mal sopportato. La polonia era nata dall'aggregazione <strong>di</strong> vari stati tra l'oder e la vistola<br />

raggiungendo al tempo <strong>di</strong> Boleslao il prode, anche una <strong>di</strong>screta estensione territoriale. Alla fine<br />

dell'XI secolo però la polonia si <strong>di</strong>vise nuovamente, la restaurazione regia venne riavviata agli inizi<br />

del trecento con Casimiro il grande. Con la conversione al cattolicesimo della lituania si formò un<br />

grande stato politico lituano che infranse tra l'altro la potenza dei cavalieri teutonici. Il principato <strong>di</strong><br />

mosca era nato come entità politica e dopo essersi ripreso dalla sconfitta dei tartari cercò <strong>di</strong> portare<br />

il suo predominio nella zona dell'alto volga. Il modello religioso moscovita era legato a quello<br />

bizantino, per cui le cariche politiche erano molto vicino a quelle ecclesiastiche. Con tamerlano<br />

l'impero dell'orda d'oro portò a compimento le sue ultime campagne per l'espansione. I turchi<br />

impossibilitati ad espandersi verso est ripiegarono verso ovest conquistando gran parte della turchia<br />

e arrivando nel 1452 a conquistare costantinopoli, ultima roccaforte caduta sotto maometto II. I<br />

turchi poterono così <strong>di</strong>lagare in grecia e nei balcani. Non essendo capaci <strong>di</strong> assorbire la cultura dei<br />

popoli assoggettati gli stessi mantennero le proprie tra<strong>di</strong>zioni e la propria cultura. Il potere politico e<br />

religioso era concentrato nelle mani del sultano. L'esercito turco si costituì come macchina bellica<br />

<strong>di</strong> eccezionale potenza.


La chiesa tra crisi istituzionale e <strong>di</strong>ssenso religioso.<br />

Nel 1309 a seguito del conflitto tra Bonifacio VIII e Filippo il bello la sede papale era stata spostata<br />

da roma ad avignone. La nuova sede papale subì la pesante influenza della corte francese, tutti i<br />

papi del periodo avignonese furono <strong>di</strong> origine francese, come la maggior parte dei car<strong>di</strong>nali<br />

nominati. La tranquillità <strong>di</strong> avignone contribuì allo sviluppo dell'organizzazione della curia, il<br />

nascere del nuovo apparato burocratico-amministrativo consentì ai pontefici <strong>di</strong> accentrare in loro il<br />

controllo della chiesa , anche la nomina <strong>di</strong> vescovi e abati maggiori dei monasteri <strong>di</strong>venne esclusiva<br />

competenza papale. Questo nuovo sistema si era reso necessario per sottrarre la chiesa dalle<br />

ingerenze delle comunità locali. D'altro canto anche i vescovi restarono scontenti poichè si<br />

vedevano privati dei loro benefici derivanti dalla loro con<strong>di</strong>zione. Dato che il papato si occupava<br />

anche <strong>di</strong> materie in ambito giuris<strong>di</strong>zionale, i tribunali curiali iniziarono a produrre documenti <strong>di</strong><br />

ogni genere. Vennero regolamentati <strong>di</strong>versi uffici come la cancelleria o la camera apostolica che si<br />

occupava della gestione delle finanze. Tutto questo si pose quin<strong>di</strong> come coronamento <strong>di</strong> secoli <strong>di</strong><br />

sviluppo della monarchia papale che comunque nel periodo avignonese subì una forte<br />

accelerazione. Dato che la chiesa aveva quasi abbandonato il suo ruolo <strong>di</strong> guida spirituale per<br />

acquistarne uno prettamente temporale, iniziò ad attirarsi l'inimicizia <strong>di</strong> molti illustri personaggi del<br />

tempo. La reazione papale fu dura, anche i <strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>enti, non strettamente correlati alla dottrina<br />

furono <strong>di</strong>chiarati eretici, come nel caso dei ghibellini italiani. Già nel concilio <strong>di</strong> lione del 1274 si<br />

era cercato <strong>di</strong> limitare la fondazione <strong>di</strong> nuovi or<strong>di</strong>ni religiosi, specialmente se si trattava <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ni<br />

men<strong>di</strong>canti. Venne imposto agli or<strong>di</strong>ni nati dopo il 1215 <strong>di</strong> non accettare nuovi membri, imponendo<br />

altresì ai restanti membri <strong>di</strong> trasferirsi presso or<strong>di</strong>ni già approvati dalla santa sede. Gli apostolici<br />

non accettarono l'imposizione e vennero perseguitati come eretici. Il nuovo leader degli apostolici,<br />

Dolcino, dotato <strong>di</strong> una profonda preparazione biblica elaborò una concezione più complessa della<br />

salvezza, che prevedeva la <strong>di</strong>struzione della chiesa carnale <strong>di</strong> Bonifacio VIII. Per sfuggire alle<br />

persecuzioni Dolcino e i suoi seguaci si rifugiarono in valsesia dove le sue file si ingrossarono per<br />

l'affluire <strong>di</strong> nuovi seguaci dall'italia centro-settentrionale. La lotta operata dai dolciniani ha indotto a<br />

vederla come la prima lotta <strong>di</strong> classe anche se i dolciniani non avevano idea <strong>di</strong> questo ma miravano<br />

soltanto alla costituzione <strong>di</strong> una chiesa più uguale e giusta. Nel 1357 tuttavia un esercito promosso<br />

da Clemente V <strong>di</strong>strusse gli ultimi nuclei <strong>di</strong> resistenza dolciniana. In europa un altro uomo era<br />

destinato ad attirarsi l'ira del pontefice, Giovanni Wyclif che tradusse la bibbia in inglese e criticò la<br />

mondanizzazione della chiesa pre<strong>di</strong>cando un ritorno alla povertà alla quale si univa anche la critica<br />

ad elementi fondamentali della dottrina, come la scomunica o le decime. I suoi <strong>di</strong>scepoli detti<br />

lollar<strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusero la dottrina anche se il suo pensiero fu condannato come eretico. Nonostante tutto il<br />

movimento si esaurì nel corso del quattrocento. Altro eretico fu Giovanni Hus che riprese le teorie<br />

<strong>di</strong> Wyclif ribadendo la critica al mondanismo e alla piega monarchica. Hus fu condannato al rogo<br />

come eretico nel 1415. Nel frattempo erano maturati i tempi per un ritorno della chiesa a roma, la<br />

tranquillità <strong>di</strong> avignone però trattenne i pontefici per ancora qualche tempo. Il ritorno definitivo del<br />

papato a roma si ebbe nel 1377 con Gregorio XI che si fece precedere da bande armate e da un suo<br />

legato. Contribuirono ad accelerare il ritorno del papato a roma furono anche le incursioni nel<br />

territorio provenzale perpetrate da truppe sbandate che erano impegnate nella guerra dei cent'anni. Il<br />

papato attraversò un periodo scismatico a partire dal 1379 anno in cui venne eletto l'antipapa<br />

Clemente VII che si pose in antagonismo nei riguar<strong>di</strong> <strong>di</strong> Urbano VI. Lo scisma non si risolse così<br />

presto come si era creduto inizialmente, il riconoscimento della curia <strong>di</strong>venne per i regnanti europei<br />

un argomento <strong>di</strong> lotta politica. In questo clima il prestigio della <strong>di</strong>gnità sacerdotale si abbassò<br />

ulteriormente, donando nuova linfa alla lotta contro la corruzione della chiesa. Per sbloccare la<br />

situazione venne convocato un concilio universale a pisa nel 1409 dove vennero deposti entrambi i<br />

pontefici, Gregorio XII e Benedetto XIII e dove venne eletto Alessandro V. Tuttavia il concilio non<br />

fu riconosciuto e ai due pontefici se ne aggiunse un terzo. Anche se il concilio <strong>di</strong> pisa non era stato<br />

organizzato al meglio rimase convizione che fosse proprio il concilio lo strumento necessario per<br />

risolvere il problema. Promotori <strong>di</strong> questa iniziativa furono Giovanni XXIII, successore <strong>di</strong><br />

Alessandro V e l'imperatore <strong>di</strong> germania Sigismondo. Il concilio venne riunito a costanza nel 1414,


vi parteciparono numerosi canonisti e principi. Nel 1415 si giunse al decreto Haec Sancta secondo il<br />

quale il concilio universale derivava il suo potere <strong>di</strong>rettamente da <strong>di</strong>o avendo autorità anche sul<br />

pontefice. Venne successivamente deposto il pontefice pisano e poi Benedetto XIII. Gregorio XII si<br />

<strong>di</strong>mise spontaneamente. Dopo un conclave <strong>di</strong> brevissima durata venne eletto Martino V. Venne<br />

anche decretato che il concilio universale dovesse essere convocato ogni <strong>di</strong>eci anni e Martino pur<br />

mostrando il suo scarso entusiasmo convocò un concilio a pisa nel 1423 per affrontare i temi della<br />

riforma della chiesa. I lavori si chiusero <strong>di</strong> nuovo con un nulla <strong>di</strong> fatto. Dopo sette anni dal 1431 fu<br />

convocato un secondo concilio a basilea che stabilì <strong>di</strong> ri<strong>di</strong>mensionare i poteri del papato e <strong>di</strong> ridare<br />

alle <strong>di</strong>ocesi locali la loro autonomia. Il papa, contrario a tali riforme bloccò il concilio per trasferirlo<br />

in italia ma i conciliarisi più ra<strong>di</strong>cali non obbe<strong>di</strong>rono e processarono Eugenio IV <strong>di</strong>chiarandolo<br />

decaduto. Venne designato come successore Felice V. La successione ebbe però vita breve e nel<br />

1449 venne nuovamente riconosciuta l'autorità del pontefice romano Niccolò V. L'esperienza del<br />

concilio <strong>di</strong> basilea aveva insegnato ai principi che la strada migliore per il rafforzamento dei loro<br />

poteri era <strong>di</strong> stabilire dei trattati con il papato per delimitare chiaramente le rispettive sfere <strong>di</strong><br />

influenza. In cambio del riconoscimento della superiore autorità papale si chiedeva la possibilità <strong>di</strong><br />

tassare i beni ecclesiastici, il controllo delle cariche più importanti e la competenza dei tribunali<br />

civili in materia ecclesiastica. In francia si sviluppò in questo periodo una chiesa nazionale detta<br />

gallicana. Superata la crisi dei concilio, il papato si concentrò sul recupero del terreno perduto;<br />

anzitutto il pontefice Pio II stabilì che l'autorià suprema della cristianità restava il papato e non il<br />

concilio, contemporaneamente si sviluppava l'apparato burocratico e cresceva il prestigio del<br />

collegio car<strong>di</strong>nalizio. Un altro problema era rappresentato dal recupero del governo effettivo sullo<br />

stato della chiesa che venne recuperato in maniera efficace facendo uso del nepotismo. Lo sviluppo<br />

<strong>di</strong> un efficente sistema fiscale <strong>di</strong>ede inoltre al papato una ingente <strong>di</strong>sposizione finaziaria, dando vita<br />

al fenomeno del mecenatismo ed a una opera <strong>di</strong> restaurazione e<strong>di</strong>le <strong>di</strong> Roma. I rinnovati impegni <strong>di</strong><br />

governo dei pontefici avevano come conseguenza quella <strong>di</strong> <strong>di</strong>stoglierli dalla cura delle anime,<br />

l'amministrazione dei culti però continuò in maniera sorprendente in quanto anche in assenza dei<br />

vertici ecclesiastici le istituzione base come le parrocchie continuavano incre<strong>di</strong>bilmente a<br />

funzionare. Variegato si prestava anche il mondo dei chierici che risultava comunque attiva sulla<br />

sacralità basale. Un movimento molto attivo sopratutto nelle popolazioni urbane era rappresentato<br />

dall'associazismo laico e dal monachesimo. Il fenomeno del monachesimo subi un'accelerazione<br />

nel corso del quattrocento quando sia gli or<strong>di</strong>ni men<strong>di</strong>canti, sia i vecchi rami dell'or<strong>di</strong>ne benedettino<br />

<strong>di</strong>edero attuazione al tanto atteso rinnovamento che agitava il mondo cristiano. Fu allora che prese<br />

piede il così detto movimento dell'osservanza, nato per richiamare i monaci e i chierici al rispetto<br />

completo delle norme.


Alla ricerca <strong>di</strong> un <strong>di</strong>fficile equilibrio. Politica e cultura nell'italia del quattrocento.<br />

La caduta <strong>di</strong> Costantinopoli non valse a far adottare misure concrete per scongiurare una ulteriore<br />

espansione dei turchi in europa, i regni europei infatti erano alle prese con gravi problemi interni<br />

dopo le crisi e le lotte <strong>di</strong>nastiche del tre-quattrocento. Gli stati italiani apparivano esausti dopo i<br />

ripetuti ed inutili tentativi <strong>di</strong> imporre la propria egemonia sulla penisola. A causa <strong>di</strong> questi tentativi<br />

Milano, Venezia e Firenze consolidarono i loro organismi politici e si delinearono su base regionale.<br />

Occorre tornare a parlare del ducato <strong>di</strong> Milano, dove Filippo Maria Visconti era rimasto solo nel<br />

1412 alla guida del ducato, aveva avviato il recupero dei territori perduti. Filippo Maria Visconti<br />

non si limitò al ripristino del suo territorio ma lanciò i suoi condottieri alla conquista <strong>di</strong> nuovi<br />

domini. Si formarono quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>verse reti <strong>di</strong> alleanze formate da città spaventate per la continua<br />

espansione viscontea, città come Siena e Firenze ed in seguito anche il papa ed il duca <strong>di</strong> Savoia<br />

strinsero alleanza. Da questo clima <strong>di</strong>tensione scaturì una guerra che durò più <strong>di</strong> vent'anni (1423-<br />

1447), fu ricca <strong>di</strong> colpi <strong>di</strong> scena, intrecciandosi anche con le lotte <strong>di</strong>nastiche degli stati coinvolti. Per<br />

tenere sotto controllo i comandanti dei contigenti mercenari i principi iniziarono a concedere a<br />

questi personaggi feu<strong>di</strong> e benefici. Un primo stop alla guerra ci fu nel 1433 con la pace <strong>di</strong> Ferrara<br />

secondo la quale venezia poteva tenere i territori conquistati. Il conflitto riesplose gia l'anno<br />

successivo ed il ducato <strong>di</strong> Milano conservò l'iniziativa. Il conflitto andò complicandosi a causa del<br />

coinvolgimento del meri<strong>di</strong>one dove era gia in corso una lotta tra gli Angiò e gli Arragona per la<br />

successione a Giovanna II. A Firenze gli insueccessi militari contro il duca <strong>di</strong> Milano avevano<br />

scre<strong>di</strong>tato il potere oligarchico creando le con<strong>di</strong>zioni per l'avvento del potere dei Me<strong>di</strong>ci, nella<br />

persona<strong>di</strong> Cosimo De Me<strong>di</strong>ci che <strong>di</strong>ede nuovo slancio all'alleanza con Venezia in funzione<br />

antiviscontea. Un'altra effimera pace venne firmata a Cremona nel 1441 ma nuovamente il conflitto<br />

si riaccese l'anno successivo, questa volta le parti furono sconvolte dalla morte del Duca <strong>di</strong> Mialno<br />

avvenuta nel 1447. Ne riven<strong>di</strong>carono l'ere<strong>di</strong>tà molto personaggi in vista dell'epoca ma le famiglie<br />

nobili milanesi proclamarono nello stesso anno la repubblica Ambrosiana. Dopo più <strong>di</strong> vent'anni <strong>di</strong><br />

guerra il Ducato <strong>di</strong> Milano era in preda al marasma più completo, Firenze non aveva ottenuto<br />

vantaggi territoriali dalla guerra pur avendo investito ingenti somme, mentre Venezia era <strong>di</strong>ventata<br />

l'unica potenza esistente in italia, temuta ad<strong>di</strong>rittura dai propri alleati. Quando Venezia <strong>di</strong>mostrò la<br />

volontà <strong>di</strong> espandere i propri domini nel lo<strong>di</strong>giano coloro che si sentivano minacciati, ancora una<br />

volta si coalizzarono contro l'aggressore. I Milanesi sconfissero i Veneziani presso Caravaggio nel<br />

1448 e nel 1450 Francesco Sforza venne nominato Duca. Venezia non si <strong>di</strong>ede per vinta e riprese<br />

l'offensiva contro Milano dopo aver stretto un'alleanza con il Ducato <strong>di</strong> Savoia e il red i Napoli,<br />

portando avanti la guerra per altri tre anni. Il clima fu nuovamente scombussolato dalla caduta <strong>di</strong><br />

Costantinopoli e dal successivo appello del papa contro i turchi. Venezia mise fine alla guerra per<br />

concentrarsi sui suoi domini orientali che sarebbero stati quelli più interessati dall'avanzata turca. Si<br />

giunse quin<strong>di</strong> alla pace <strong>di</strong> lo<strong>di</strong>, firmata nel 1454 che sancì la definitiva ascesa <strong>di</strong> Francesco Sforza<br />

come Duca <strong>di</strong> Milano ed il riconoscimento delle conquiste venete in lombar<strong>di</strong>a. Per rendere più<br />

stabile la pace Milano, Venezia e Firenze <strong>di</strong>edero vita alla Lega Italica che venne estesa l'anno<br />

seguente al papa, al re <strong>di</strong> Napoli e a Borso D'Este. La Lega aveva lo scopo <strong>di</strong> impe<strong>di</strong>re qualsiasi tipo<br />

<strong>di</strong> tentativo espansionistico ai danni degli stati aderenti. L'accordo aveva durata <strong>di</strong> venticinque anni<br />

e contemplava anche la formazione <strong>di</strong> un esercito comune la <strong>di</strong>fesa che però non venne mai<br />

realizzato. Delineando un quadro degli stati italiani dopo la pace <strong>di</strong> Lo<strong>di</strong> troviani:<br />

Venezia, concentrata sulla <strong>di</strong>fensiva dei propri nteressi commerciali e dei suoi posse<strong>di</strong>menti<br />

orientali. Venezia perse nel 1470 l'isola <strong>di</strong> Eubea ma acquistò Cipro dall'ultima regina. Il rapporto<br />

con i turchi risultò sempre estremamente precario all'interno <strong>di</strong> un accordo che prevedeva per i<br />

veneziani libertà <strong>di</strong> commercio in cambio del pagamento <strong>di</strong> tasse doganali non troppo gravose.<br />

A Milano Francesco Sforza non era più pressato dai veneziani, potendo cosi iniziare ad impegnarsi<br />

affondo per ottenere consensi per la sua <strong>di</strong>nastia e rafforzare il proprio potere. Operava attivamente<br />

al livello <strong>di</strong>plomatico per creare un asse con Firenze e Napoli da porre a <strong>di</strong>fesa degli equilibri<br />

italiani, favorì all'intenro del suo dominio la ripresa dell'attività agricola e manifatturiera. Con<br />

l'avvento al potere del figlio Galeazzo Maria iniziarono le prime <strong>di</strong>fficoltà che culminarono con il


suo assassinio nel 1476. Il potere dopo un breve conflitto <strong>di</strong>nastico venne reclamato da Ludovico il<br />

Moro. Tra Milano e Venezia stava il Marchesato <strong>di</strong> Mantova retta dai Gonzaga che dopo aver esteso<br />

i propri domini verso il lago <strong>di</strong> garda dovette faticare non poco per mantenersi in equilibrio nel<br />

<strong>di</strong>ffice clima politico italiano.<br />

In una situazione simile si trovavano gli Estensi <strong>di</strong> Ferrara, Modena e Reggio, da tempo soggetti<br />

alla pressione veneziana che ottenne vaste conquiste grazie alla pace <strong>di</strong> Bagnolo stipulata nel 1484 a<br />

seguito <strong>di</strong> un conflitto esploso per contrastare la politica nepotista <strong>di</strong> Sisto IV.<br />

Si trova inoltre nel settentrione il principato <strong>di</strong> Trento, i Marchesati <strong>di</strong> <strong>di</strong> Saluzzo, Monferrato e<br />

Ceva e la Contea <strong>di</strong> Asti, tutti retti da <strong>di</strong>nastie <strong>di</strong> origine feudale. Il Ducato <strong>di</strong> Savoia gravitava<br />

nell'orbita della francia almeno fino al 1478 quando ne <strong>di</strong>venne un effettivo dominio.<br />

La Repubblica <strong>di</strong> Genova si presentava molto debole dato che aveva evitato <strong>di</strong> assumere impegni<br />

militari seri per concentrarsi sulla sua politica commerciale non rifiutandosi in alcun periodo <strong>di</strong><br />

essere dominanata da francesi, milanesi o dal pontefice. Altre città ad aver mantenuto or<strong>di</strong>namenti<br />

comunali furono Siena, Lucca e Bologna, quest'ultima però alla fine cadde come dominio dello<br />

stato pontificio. Roma o meglio lo stato pontificio vide riconosciuta la propria sovranità in buona<br />

parte della romagna alla quale comunque fu lasciata molta autonomia a varie realtà comunali. Nella<br />

politica italiana della metà del quattrocento Firenze grazie ai suoi governanti esercitò il suo dominio<br />

su un'area paragonabile alla metà del territorio complessivo <strong>di</strong> Venezia. Il merito fu della politica<br />

estera attuata dai Me<strong>di</strong>ci. La politica estera me<strong>di</strong>cea venne caratterizzata da un costante<br />

opportunismo per frenare i vari pericoli espansionistici da Venezia, da Milano e dal Regno <strong>di</strong><br />

Napoli. L'inizio del potere Me<strong>di</strong>ceo fu caratterizzato dal quasi nullo riconoscimento formale al loro<br />

potere che si reggeva in pie<strong>di</strong> grazie alla soli<strong>di</strong>tà economica della famiglia. I Me<strong>di</strong>ci putarono<br />

quin<strong>di</strong> alla "manomissione" delle entità comunali già esistenti non avendo la forza per abolirle<br />

totalmente. Proprio per questa mancanza <strong>di</strong> legittimità non mancarono famiglie che considerando i<br />

giochi ancora aperti non mancavano <strong>di</strong> organizzare congiure. L'origine della calda situazione<br />

fiorentina era da ricercare nella politica nepotistica <strong>di</strong> Sisto IV che pretendeva dai Me<strong>di</strong>ci il denaro<br />

per riscattare Imola e darla in signoria al nipote. Al rifiuto dei Me<strong>di</strong>ci il pontefice si rivolse alal<br />

famiglia dei Pazzi che accettarono <strong>di</strong> versare la somma richiesta ed organizzarono una congiura con<br />

la collaborazione <strong>di</strong> Girolamo Riario che vedeva dei Me<strong>di</strong>ci un ostacolo alla sua epsnasione in<br />

romagna. La congiura fu fissata per il 26 aprile 1478. il risultato fu l'asssassinio <strong>di</strong> Giuliano De<br />

Me<strong>di</strong>ci e il ferimento <strong>di</strong> Lorenzo, la reazione popolare portò all'uccisione <strong>di</strong> molti dei Pazzi e dello<br />

stesso arcivescovo Salvati. La reazione papale non si fece attendere, Lorenzo De Me<strong>di</strong>ci venne<br />

scomunicato e Firenze venne <strong>di</strong>chiarata interdetta. Il papa inoltre dopo aver portato dalla sua parte il<br />

Re <strong>di</strong> Napoli e Siena sconfisse Firenze presso poggio imperiale. Lorenzo allora si recò a colloquio<br />

con il Re <strong>di</strong> napoli col quale strinse alleanza lasciando quin<strong>di</strong> solo il papa, che non potè far altro che<br />

venire a patti, firmando un accordo nel 1480 che prevedeva il ritorno allo status quo e<br />

l'annullamento dell'interdetto su Firenze. L'alleanza con Milano e Napoli resse assai bene speecie<br />

durante la rivolta dei baroni nel meri<strong>di</strong>one, alla quale aderirono personaggi <strong>di</strong> altissimo livello.<br />

Innocenzo VIII nonostante la pazienza <strong>di</strong> Re Ferrante <strong>di</strong> trovare una soluzione <strong>di</strong>plomatica, non<br />

esitò a ricorrere alle armi chiedendo anche l'aiuto <strong>di</strong> Venezia. La <strong>di</strong>plomazia <strong>di</strong> Lorenzo il<br />

Magnifico era in piena attività per bloccare il <strong>di</strong>lagare del conflitto giungendo quin<strong>di</strong> alla pace nel<br />

1486 nella quale il Re si impegnava a pagare un contributo regolare alla chiesa in segno <strong>di</strong><br />

vassallaggio, a perdonare i baroni ribelli e ad accettare l'invio <strong>di</strong> un legato pontificio che avrebbe<br />

dovuto occuparsi dei rapporti con i feudatari. Re Ferrante però ottenuto l'obiettivo <strong>di</strong> <strong>di</strong>videre il<br />

fronte avversario punì tutti i personaggi in vista che parteciparono alla rivolta facendoli arrestare e<br />

giustiziare dopo un sommario processo. Con la morte <strong>di</strong> Lorenzo il Magnifico nel 1492 si chiuse<br />

per l'italia un periodo dove era possibile risolvere rapidamente i vari conflitti. Con l'avvento al<br />

potere <strong>di</strong> Lorenzo il Magnifico l'italia aveva raggiunto il massimo del suo elevamento culturale<br />

iniziato verso la fine del trecento da uomini letterati come Coluccio Salutatio Leonardo Bruni che<br />

prendendo esempio da Francesco Petrarca <strong>di</strong> <strong>di</strong>edero grande fervore per recuperare le opere <strong>di</strong><br />

scrittori classici. Il loro scopo era quello <strong>di</strong> superare la mentalità me<strong>di</strong>evale e riaccostarsi alle opere<br />

classiche per compredenre il vero significato. Proprio in questo periodo, il me<strong>di</strong>oevo venne


considerato come un periodo negativo nel suo complesso poichè conobbe una decadenza in tutti i<br />

campi del sapere. L'ideale della nuova cultura umanistica si proponeva <strong>di</strong> riprendere il colloquio<br />

con gli autori antichi per farne nuovi modelli <strong>di</strong> formazione <strong>di</strong> imitazione. Questo periodo vide<br />

anche la nascita della filologia ovvero del metodo critico nell'esame dei testi antichi e <strong>di</strong> ogni fomra<br />

<strong>di</strong> espressione e <strong>di</strong> pensiero che <strong>di</strong>venne in seguito una componente essenziale del pensiero<br />

umanistico. La nuova <strong>di</strong>sciplina filologica permise <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare la falsità della donazione <strong>di</strong><br />

Costantino a papa Silvestro. Un episo<strong>di</strong>o che accelerò il recupero della cultura classica fu senz'altro<br />

la conquista <strong>di</strong> costantinopoli che provocò il trasferimento <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi ecclesiasti e dotti bizantini.<br />

L'umanesimo però aveva un'ambiguità <strong>di</strong> fondo dato che l'esaltazione della cultura classica<br />

implicava anche il'esaltazione del mondo pagano il che rendeva problematico il rapporto con la<br />

cristianità che i più tendevano ad eludere. Vi furono poi casi <strong>di</strong> filosofi che pubblicarono opere nelle<br />

quali il cristianesimo veniva integrato perfettamente nelal filosofia platonica. La nuova corrente <strong>di</strong><br />

pensiero ebbe i suoi punti <strong>di</strong> formza in alcuni centri ed in alcuni gruppi <strong>di</strong> intellettuali: Firenze, che<br />

ne fu la culla e Roma che fu l'unico centro in grado <strong>di</strong> tenere il passo con Firenze, per poi superarlo<br />

all'inizio del cinquecento. Anche la corte angiuina <strong>di</strong> Napoli <strong>di</strong>venne un importante centro<br />

umanistico. Anche a Milano Ludovico il modo attuò una buona politica per quanto concerne il<br />

mecenatismo.<br />

Le corti europee ed italiane però non videro solo la grande produzione aristico-letteraria ma anche<br />

quella musicale. Il quattrocento vide la nascita del professionismo facendo <strong>di</strong> conseguenza<br />

<strong>di</strong>ventare richiesti i musicisti <strong>di</strong> fama. Il quattrocento vede la netta egemonia della musica<br />

fiamminga specialmente nel campo della musica sacra. L'epoca d'oro per la musica italiana sarà il<br />

cinquecento che vedrà finalmente l'imporsi <strong>di</strong> artisti italiani. Nello stesso periodo si andava<br />

configurando una nuova figura nelle corti italiane ed europee, l'ambasciatore. Di ambasciatori ne<br />

erano sempre esistiti fin dall'antichità ma si trattava <strong>di</strong> inviati occasionali. L'intensità delle relazione<br />

che si svilupparono nel corso del quattrocento portò al prolungamento delle missioni <strong>di</strong>plomatiche<br />

trasformando il semplice inviato in un ambasciatore che <strong>di</strong>morava stabilmente nella corte ospitante.<br />

Un ambasciatore doveva scrivere almeno una volta ogni due-tre giorni che affidava poi a corrieri<br />

incaricati della consegna. Al servizio degli ambasciatori vennero create anche le "poste" ovvero<br />

stazioni per il cambio dei cavalli organizzate da osti e mercanti per velocizzare le operazioni <strong>di</strong><br />

consegna della corrispondenza. Contemporaneamente veniva operata una centralizzazione degli<br />

organi statali specialmente per il settore fiscale e legislativo-giu<strong>di</strong>ziario. Gli interventi in campo<br />

fiscale erano dettati dalla necessità <strong>di</strong> far accrescere le entrate statali le cui risorse erano assorbite<br />

dal potenziamento dell'apparato burocratico, altre erano assorbite dal settore militare. Ora infatti si<br />

puntava all'arruolamento <strong>di</strong> eserciti stabili, <strong>di</strong>pendenti <strong>di</strong>rettamente dal principe. Questa opera<br />

riformatrice non permise tuttavia ai piccoli stati italiani <strong>di</strong> poter competere con le maggiori<br />

monarchie europee che potevano contare sul sentimento nazionale e sulla assoluta fedeltà del<br />

popolo verso il potere regio. Questa grande <strong>di</strong>fferenza apparirà evidente nel 1494 quando Carlo VIII<br />

<strong>di</strong> francia scenderà in italia. Le guerre d'italia porteranno come conseguenza la <strong>di</strong>spersione in<br />

europa <strong>di</strong> letterati ed artisti che <strong>di</strong>ffonderanno l'arte e la cultura italiana in europa comunicando ad<br />

un pubblico più ampio un secolo e mezzo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> e ricerche.

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