Appunti di Storia Medievale - Controcampus
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<strong>Appunti</strong> <strong>di</strong> <strong>Storia</strong> Me<strong>di</strong>evale<br />
Tratti dal volume <strong>di</strong> Giovanni Vitolo<br />
"Me<strong>di</strong>oevo i caratteri originali <strong>di</strong> un'età <strong>di</strong><br />
transizione"<br />
Contatto: Andrea Luci<strong>di</strong> andrea.lcd@libero.it
Il mondo ellenistico-romano e la <strong>di</strong>ffusione del cristianesimo.<br />
Verso il 470 le invasioni dei popoli delle steppe (unni bianchi) causarono in crollo dell'impero<br />
in<strong>di</strong>ano dei Gupta, la cina e il suo impero avevano gia visto un'andata migratoria proveniente<br />
dall'asia centrale che ridusse successivamente l'impero ad un dominio mongolo.<br />
Nei due millenni prima <strong>di</strong> cristo anche l'europa centrale era stata coinvolta dal grande flusso<br />
migratorio indoeuropeo. I romani si trovarono costretti al confronto con le popolazioni celtiche e<br />
germaniche che vennero poi fatte arretrare fino al danubio. Il confine (limes) romano rappresentava<br />
la <strong>di</strong>stinzione netta tra due <strong>di</strong>verse civiltà: I germani, che pur avendo superato il noma<strong>di</strong>smo<br />
continuavano a spostarsi da una radura all'altra raccolti in gerarchie sociali molto semplici, e i<br />
romani il cui mondo era fondato su citta e su gerarchie sociali assai piu complesse. Pur non essendo<br />
dei romani il merito del pilastro delle citta essi avevano comunque il merito <strong>di</strong> aver portato nel loro<br />
impero una certa omogeneità avendo acquisito tratti ellenistici dopo la conquista del regno <strong>di</strong> egitto,<br />
siria e macedonia. La città romana a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quella me<strong>di</strong>evale non era separata dal resto del<br />
territorio, ma anzi era organizzata in <strong>di</strong>verse zone dove trovavano collocazione sia gli e<strong>di</strong>fici<br />
pubblici che le zone residenziali, perfino la campagna era organizzata e il governo della città si<br />
travava nelle mani <strong>di</strong> un'aristocrazia-borghese la cui politica non si basava solo sul profitto<br />
personale ma anche sulla volontà <strong>di</strong> rendere sempre più prestigiosa la propria città.<br />
Altre componenti essenziali dello stile <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> questo ceto aristocratico era l'esercizio della<br />
filantropia e l'avere una buona raccolta <strong>di</strong> libri greci e latini nella loro biblioteca.<br />
Il periodo compreso tra il I e il II secolo vide la fioritura della cultura e dell'arte e anche la crisi<br />
della religione politeista provocato dall'avvento delle religione salvatiche-profetice. Il cristianesimo<br />
<strong>di</strong>ffuso inizialmente solo nelle comunità cristiano-giudaiche sparse per il mondo si <strong>di</strong>mostrò il piu<br />
efficace a <strong>di</strong>ventare la religione maggioritaria dell'impero quando venne liberato da toni apocalittici<br />
e venne scelto dall'imperatore Costantino come religione <strong>di</strong> stato. Il fatto che fosse strutturato in una<br />
gerarchia stabile favorì molto la sua <strong>di</strong>ffusione anche tra il ceto <strong>di</strong>rigente romano. Il merito della<br />
<strong>di</strong>ffusione del cristianesimo è senz'altro da attribuire a Paolo <strong>di</strong> Tarso ma il fatto che pre<strong>di</strong>casse<br />
prevalentemente nelle città trattandosi appunto i romani <strong>di</strong> una civiltà urbana fece si che le<br />
campagne restassero legate ai loro culti tra<strong>di</strong>zionali, i cristiani consapevoli <strong>di</strong> questo fatto coniarono<br />
per loro un apposito termine: Pagano.<br />
La <strong>di</strong>stanza con le masse conta<strong>di</strong>ne si acui mano a mano che le istituzioni ecclesiastiche aderivano<br />
alle strutture della società romana. Ben presto infatti i vescovi finirono per essere nominati tra le<br />
elites citta<strong>di</strong>ne dotate <strong>di</strong> cultura umanistica e <strong>di</strong> prestigio sociale. La comunanza <strong>di</strong> origine tra<br />
amministratori civili e capi delle chiese locali conferirà ben presto a questi ultimi autorevolezza<br />
anche sul piano civile.<br />
Venne dunque creato un connubio tra autorità politiche e religiose che avrà in futuro risvolti<br />
clamorosi. Prima <strong>di</strong> arrivare a questi sviluppi propri dei secoli successivi il cristianesimo dovette<br />
affrontare la <strong>di</strong>fficile prova delle presecuzioni compiute più per motivi politici che per motivi<br />
religiosi in quanto i cristiani erano accomunati agli ebrei. Le persecuzioni si facevano sempre più<br />
forti mano a mano che la crisi dell'impero romano si acuiva. Tale fu quella che tra il II e il III secolo<br />
investì le fondamenta stesse della società romana, da questa crisi si cercò <strong>di</strong> uscire accentuando<br />
l'intervento dello stato in ogni settore della vita economica e sociale e il carattere sacrale del potere<br />
imperiale, operazione questa che risulterà inaccettabile ai cristiani. La crisi si verificò sia per il<br />
popolamento troppo elevato delle città sia per l'abbandono delle terre improduttive da parte dei<br />
conta<strong>di</strong>ni. La situazione si mantenne in equilibrio fin tanto che fu possibile allo stato rifornire <strong>di</strong><br />
grano le città, ma quando tra il II e il III secolo le spese necessarie alla <strong>di</strong>fesa aumentarono a causa<br />
dei germani, questo non fu più possibile.<br />
La crescita della spesa pubblica alimentò l'inflazione dato che il <strong>di</strong>savanzo <strong>di</strong> bilancio veniva<br />
coperto con l'incremento della coniazione <strong>di</strong> moneta, monete che venivano fabbricate in maniera<br />
sempre piu leggera a causa della scarsità <strong>di</strong> metalli preziosi. L'iimpero sembrava sul punto <strong>di</strong><br />
sfaldarsi durante carestie, pesti, guerre civili per le successioni ecc. Solo grazie ad imperatori dotati<br />
<strong>di</strong> grande genio e <strong>di</strong> grande energia l'impero si riprese.
Personaggio chiave del risanamento dell'impero è certamente l'imperatore Dioclezioano che con la<br />
riforma economica, con la quale socializzò l'economia, ritardò il crollo dell'impero <strong>di</strong> almeno due<br />
secoli. Diocleziano percepiva il cristianesimo come una minaccia per la stabilità dell'impero perciò<br />
a partire dal 303 fu fatto oggetto <strong>di</strong> una grande persecuzione. Il suo successore, Costantino pur<br />
avendo aderito al culto del Sol Invictus e pur essendo potenfice massimo del culto pagano con<br />
l'e<strong>di</strong>tto <strong>di</strong> milano riconobbe libertà <strong>di</strong> culto alle chiese cristiane e restituì le proprietà confiscate alla<br />
chiesa. La chiesa venendo a trovarsi in piena libertà si rese conto <strong>di</strong> avere ancora un'organizzazione<br />
abbastanza labile ed una dottrina non ancora elaborata in maniera definitiva. Il primo problema<br />
venne risolto me<strong>di</strong>ante l'adesione del clero ai quadri amministrativi dell'impero.<br />
Una chiesa locale era governata da un vescovono proveniente dalla famiglia aristrocratica del<br />
municipio e <strong>di</strong> solito il territorio della <strong>di</strong>ocesi conincideva con quello del municipio stesso,<br />
successivamente fu attuato un controllo tra i vescovi della stessa provincia dando un ruolo <strong>di</strong><br />
preminenza alle chiese metropolitiche. I compiti dei metropoliti erano fondamentalmente i seguenti:<br />
• Consacrare i vescovi<br />
• Esercitare la giuris<strong>di</strong>sizione <strong>di</strong> appello<br />
• Presiedere i sino<strong>di</strong> provinciali<br />
Per quanto concerne il problema dottrinario la chiesa si trovò <strong>di</strong>visa tra i sostenitori <strong>di</strong> una visione<br />
fondamentalistica e i sostenitori <strong>di</strong> una visione più moderata <strong>di</strong> cristianesimo. Questi ultimi uscirono<br />
vincitori dallo scontro ideologico trovandosi però in <strong>di</strong>fficoltà al momento <strong>di</strong> definire la natura del<br />
monoteismo in rapporto al problema dell'incarnazione <strong>di</strong> Dio in Cristo.<br />
La polemica esplose agli inizi del IV secolo in seguito al <strong>di</strong>ffondersi della dottrine del prete Ario <strong>di</strong><br />
Alessandria il quale sosteneva che il figlio <strong>di</strong> Dio incarnatosi in Cristo non aveva lo stesso grado <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>vinità del padre ma era a lui subor<strong>di</strong>nato. Non essendo la chiesa ancora dotata <strong>di</strong> organi<br />
decisionali in grado <strong>di</strong> imporsi al livello universale l'imperatore Costantino (non ancora battezzato)<br />
fu indotto a riunera a Nicea quello che viene considerato il primo concilio ecumenico, il concilio<br />
composto da 300 vescovi deliberò a nome <strong>di</strong> tutta la chiesa, Costantino era comunque interessato a<br />
mantenere la pace nell'impero specie nella parte orientale. Da questo momento si può<br />
leggittimamente parlare <strong>di</strong> eresie ovvero dottrine che si oppongono a verità poste come tali dalla<br />
chiesa. Un altro movimento che si rivelò un pericolo per l'or<strong>di</strong>namento politico fu il Donatismo che<br />
nato nell'episcopato africano si <strong>di</strong>ffuse nelle campagne e venne utilizzato come copertura per rivolte<br />
<strong>di</strong> carattere etnico-sociale che nel V secolo esplosero in siria ed egitto in concomitanza con una<br />
grande contestazione cristologica per definire i rapporti tra umanità e <strong>di</strong>vinità <strong>di</strong> cristo. La<br />
<strong>di</strong>scussione riguardò anche la figura <strong>di</strong> Maria in quanto non doveva (secondo i nestoriani) essere<br />
chiamata madre <strong>di</strong> Dio ma madre <strong>di</strong> Cristo per evitare ogni possibile confusione tra la persona<br />
umana e la persona <strong>di</strong>vina <strong>di</strong> Cristo.<br />
La situazione venne risolta nel concilio <strong>di</strong> Calcedonia nel 451, Cristo venne <strong>di</strong>chiarato vero Dio e<br />
vero uomo dotato <strong>di</strong> due nature <strong>di</strong>stinte ma inseparabili. I più violenti oppositori a questa decisione<br />
furono i monofisiti secondo i quali l'umanità e la <strong>di</strong>vinita <strong>di</strong> cristo si fondevano in una sola natura.<br />
Mentre si svolgevano questi interminabili e sconvolgenti <strong>di</strong>battiti teologici si rafforzava un apparato<br />
ecclesiastico dotato <strong>di</strong> crescente autorevolezza, il monachesimo.<br />
All'inizio sembrava destinato a restare in una situazione <strong>di</strong> marginalità ma si rivelò in seguito una<br />
delle forza più vive in grado <strong>di</strong> plasmare la società me<strong>di</strong>evale. Ben presto si ebbero colonie <strong>di</strong><br />
eremiti, specie dopo la <strong>di</strong>ffusione del cenobitismo in cui l'ascesi era regolata e praticata in maniera<br />
piu moderata con l'adozione <strong>di</strong> regole e gerarchie all'interno della comunità. A questo punto è<br />
in<strong>di</strong>spensabile <strong>di</strong> parlare <strong>di</strong> san Benedetto da Norcia il quale intorno al 540 scrisse una regola per il<br />
monastero <strong>di</strong> montecassimo che anche se può essere considerata la prima regola monastica è<br />
comunque molto originale in quanto Benedetto utilizzò l'ere<strong>di</strong>ta del suo vissuto per improntare<br />
grande moderazione e realismo misto a grande equilibrio tra vita attiva e vita contemplativa riunito<br />
nella classica formula "ora et labora".
L'occidente romano-germanico.<br />
Tacito nel 98 d.c. definisce i germani come "una razza pura senza mescolanze che non assomigliava<br />
che a se stessa" questo mito porterà nel tardo settecento alla formazione del nazionalismo tedesco,<br />
ma è stato <strong>di</strong>mostrato che la civiltà germanica si è andata formando lentamente dopo l'espansione<br />
indoeuropea in nord europa. Il primo contatto con i romani avvenne nel II secolo a.c.. Il principale<br />
punto <strong>di</strong> contatto in europa fu il reno, su cui romani e germani si fronteggiarono fino al 406 anno in<br />
cui ci fu la definitiva avanzata dei germani verso le regioni del me<strong>di</strong>terraneo. Questo costante<br />
confronto portò <strong>di</strong>versi stimoli per l'evoluzione della società germanica come il progresso per<br />
l'agricoltura o la lavorazione dei metalli. La società teutonica risultava fondata sulla guerra, l'unica<br />
gerarchia esistente era quella dei duces, capi militari riconosciuti per il prestigio guerriero e per<br />
meriti magico-sacrali. Il popolo germanico sostanzialmente praticava una democrazia <strong>di</strong>retta e<br />
l'unico modo per emergere era il valore in guerra e la capacità <strong>di</strong> aggregare intorno a se un certo<br />
numero <strong>di</strong> giovani guerrieri.<br />
Nel corso dei secoli tra le varie tribu si ebbe un processo <strong>di</strong> stabilizzazione in quanto gli Adalangi<br />
(nobili) si trovarono con maggior ricchezza e maggiore influenza nell'assemblea degli anziani e le<br />
tribù tendevano in tempo <strong>di</strong> guerra ad unirsi sotto un unico capo militare scelto per il suo valore.<br />
Queste mo<strong>di</strong>fiche sociali derivavano senza dubbio dal contatto con la civiltà romana.<br />
Mentre al <strong>di</strong> la del danubio le tribù teutoniche si infuenzavano a vicenda si ebbe un progressivo<br />
inse<strong>di</strong>amento <strong>di</strong> elementi barbarici all'interno delle gerarchie militari e politiche delle regioni<br />
danubiane, si pensava infatti che il mondo romano e il mondo germanico avessero raggiunto un<br />
punto <strong>di</strong> equilibrio. Questa precaria armonia venne interrotta dall'espansione degli unni verso ovest<br />
che costrinse i vandali a varcare il confine romano e a <strong>di</strong>fendere la tracia in qualità <strong>di</strong> federati.<br />
Gli unni persero progressivamente la loro spinta offensiva via via che si allontanavano dalle loro<br />
terre <strong>di</strong> origine. L'effetto dell'invasione unna provocò un movimento delle popolazioni germaniche<br />
che ridusse l'impero romano alla sola porzione orientale. Intanto la situazione dei visigoti in tracia<br />
era <strong>di</strong>fficile a causa dell'ostilità da parte delle popolazioni locali, tale situazione si fece sempre pù<br />
tesa fino a sfociare in guerra aperta che terminò il 9 agosto 378 con la <strong>di</strong>struzione dell'esercito<br />
romano e la morte sul campo dell'imperatore Valente nei pressi <strong>di</strong> Adrianopoli.<br />
Alla morte <strong>di</strong> Teodosio I nel 395 l'impero venne <strong>di</strong>viso tra Onorio e Arca<strong>di</strong>o, il primo ere<strong>di</strong>tò la<br />
parte occidentale con capitale Milano mentre il secondo la parte orientale con capitale<br />
Costantinopoli. Entrambi gli ere<strong>di</strong> vennero affiancati da un tutore: Stillicone per Onorio e Rufino<br />
per Arca<strong>di</strong>o. Dato che Stillicone era un generale vandalo affidandogli l'incarico <strong>di</strong> tutore<br />
dell'imperatore <strong>di</strong> occidente si dava il tacito consenso all'ingresso dei germani nel senato, questa<br />
"svolta" provocò tensioni nell'aristocrazia sentaroia. Iniziò a crescere l'opposizione verso elementi<br />
<strong>di</strong> origine barbarica che come conseguenza portò nel 400 all'estromissione degli ufficiali <strong>di</strong> origine<br />
barbara. La situazione precipitò nel 406 quando il confine del reno nella notte <strong>di</strong> san silvestro venne<br />
superato da vandali, alamanni e svevi <strong>di</strong>retti in gallia. Il prestigio <strong>di</strong> Stillicone fu irrime<strong>di</strong>abilmente<br />
scosso fino alla sua morte avvenuta in seguito ad un sollevamento <strong>di</strong> truppe. La scomparsa del<br />
generale vandalo aprì le porte dell'Italia ai visigoti che dopo aver attraversato la penisola<br />
sottoposero Roma a tre giorni <strong>di</strong> saccheggio il 24 agosto 410. Il saccheggio <strong>di</strong> Roma ebbe un effetto<br />
più psicologico che militare, in quanto fu il crollo della frontiera del reno a determinare il punto <strong>di</strong><br />
non ritorno per la riduzione del potere dell'impero romano d'occidente che nel giro <strong>di</strong> una trentina<br />
d'anni potè essere esercitato in un territorio poco più grande dell'Italia. Tutti i popoli barbari<br />
vennero in tempi e mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi riconosciuti come federati finendo per stabilirsi nell'impero non<br />
come soldati ma come popoli veri e propri. Con il ridursi del potere imperiale in Italia e l'ascesa al<br />
trono d'occidente <strong>di</strong> Valentiniano III sotto la guida della madre Galla Placida sorella <strong>di</strong> Onorio si<br />
riduceva <strong>di</strong> fatto l'italia ad un protettorato <strong>di</strong> Costantinopoli tornando quin<strong>di</strong> ad una politica <strong>di</strong><br />
convergenza tra romani e barbari. Si fece interprete <strong>di</strong> questa politica Ezio, un generale romano<br />
cresciuto tra gli unni, che utilizzò i germani contro gli unni che minacciavano l'italia, li sconfisse<br />
nel 451.
Nel 454 Ezio venne ucciso da Valentiniano il quale cadde l'anno seguente per mano <strong>di</strong> due seguaci<br />
<strong>di</strong> Ezio. Questi assassinii resero i vertici del potere occidentale confusi e privi <strong>di</strong> guida, gli anni<br />
successivi videro il susseguirsi <strong>di</strong> imperatori privi <strong>di</strong> potere effettivo <strong>di</strong> solito al "servizio" <strong>di</strong><br />
generali romano-barbarici. Tra essi ebbe una certa preminenza Odoacre (476) che rimandò a<br />
Costantinopoli le insegne imperiali <strong>di</strong>chiarando <strong>di</strong> non voler regnare con il titolo <strong>di</strong> imperatore ma<br />
con il titolo <strong>di</strong> Patrizio nel nome dell'imperatore d'oriente. I saccheggi <strong>di</strong> Roma e <strong>di</strong> Apuleia pur<br />
provocando gran<strong>di</strong> sofferenze alla popolazione italia non valsero a destabilizzare l'assetto sociale<br />
dell'italia in quanto il ceto che deteneva l'egemonia era quello dell'aristocrazia senatoria. Questa<br />
aristocrazia aveva mantenuto nell'ultimo secolo una notevole capacita <strong>di</strong> iniziativa politica<br />
contribuendo al successo o all'insuccesso dei can<strong>di</strong>dati al trono imperiale. Nel 489 l'imperatore<br />
Zenone <strong>di</strong>ede a Teodorico, re degli ostrogoti ma cresciuto a Costantinopoli, l'incarico <strong>di</strong> stabilirsi in<br />
italia con il suo popolo per frenare l'espansione <strong>di</strong> Odoacre in dalmazia. L'aristocrazia e l'episcopato<br />
cattolico si volsero subito dalla sua parte poichè rappresentava oltre all'imperatore l'uomo forte del<br />
momento e più salde garanzie del rispetto degli equilibri sociali esistenti. In effetti Teodorico<br />
mostrò subito <strong>di</strong> voler operare in pieno accordo con l'aristocrazia e con la chiesa cattolica che prese<br />
sotto la sua protezione pur essendo un ariano come tutto il suo popolo. Con gli ostrogoti si ha per la<br />
prima volta un esempio <strong>di</strong> coesione tra due realtà statali <strong>di</strong>verse unite solo dalla figura <strong>di</strong> Teodorico<br />
re della sua gente e al vertice dell'apparato politco-amministrativo romano. Teodorico intenzionato a<br />
tenere separate le due realtà statali sostenne l'arianesimo, considerato un elemento fondamentale<br />
del suo popolo e riesumò una vecchia legge romana del 370 che vietava i matrimoni tra romani e<br />
barbari. La rigida separazione tra romani e goti portò al superamento della prassi tra<strong>di</strong>zionale che<br />
prevedeva l'ingresso al senato dei germani che raggiungevano i vertici della gerarchia militare. Ora<br />
invece l'aristocrazia gota entrava a far parte insieme a ministri e consiglieri romani del consiglio del<br />
re (concistorium) ma non più del senato. Gli ostrogoti ad eccezione del ceto <strong>di</strong>rigente rimasero<br />
<strong>di</strong>stinti dai romani anche nell'abitazione, principalmente vissero sotto forma <strong>di</strong> presi<strong>di</strong>o militare<br />
mantendendo anche una forte coscienza politica e uno stile <strong>di</strong> vita ispirato alla loro cultura<br />
bellicosa. Non è possibile <strong>di</strong>re se Teodorico avesse una forte coscienza nazionale o la<br />
consapevolezza dell'impossibilità <strong>di</strong> realizzare in tempi brevi una compenetrazione tra goti e<br />
romani. Il sogno <strong>di</strong> Teodorico <strong>di</strong> essere allo stesso tempo custode della libertà e propagatore del<br />
nome romano si infranse sulla resistenza del mondo romano e del mondo germanico. La sua politica<br />
estera si scontrò ben presto con un pregetto egemonico simile del re dei franchi e si complicarono i<br />
rapporti con il mondo romano a causa del ristabilirsi dell'intesa tra papato e impero romano<br />
d'oriente in merito all'applicazione delle decisioni del concilio <strong>di</strong> Calcedonia.<br />
Il ristabilirsi <strong>di</strong> questi rapporti portò all'inasrpimento dei rapporti tra cattolici e goti ariani.<br />
Teodorico fu portato a vedere complotti ovunque. Teodorico morirà nel 526 dopo che la parabola<br />
<strong>di</strong>scendente della potenza gota in italia era iniziata. All'incirca nello stesso periodo si consumava in<br />
africa il dramma dei vandali i cui rapporti con le popolazioni locali erano sempre stati molto <strong>di</strong>fficili<br />
anche a causa delle persecuzioni perpetrate nei confronti della chiesa cattolica. I valdali verranno<br />
travolti tra il 533 e il 534 dall'espansionismo <strong>di</strong> Giustiniano.<br />
I Franchi non appartenevano a un gruppo politico unitario bensì erano originariamente <strong>di</strong>visi in tanti<br />
piccoli aggregati formatisi lungo il bacino del basso reno sotto il potere <strong>di</strong> capi militari. A partire dal<br />
482 furono via via inglobati dal dominio <strong>di</strong> Clodoveo con cui iniziò la <strong>di</strong>nastia dei Merovingi. Nel<br />
486 dopo aver eliminato l'ultima presenza romana in gallia si volse con estrema decisione contro le<br />
popolazioni germaniche trovando ostacolo solo nel re degli ostrogoti Teodorico che intervenne in<br />
<strong>di</strong>fesa dei visigoti e degli alamanni. Nonostante una politica rigorosa <strong>di</strong> Teodorico nel 511 alla<br />
morte <strong>di</strong> Clodoveo il regno franco contrallava tutta la gallia ad eccezione della provenza che poi<br />
verrà posta sotto il controllo franco del 536. Per eliminare la <strong>di</strong>ffidenza nei loro confronti da parte<br />
delle popolazioni cristiane dominate Clodoveo nel 498 si convertì al cattolicesimo insieme ai<br />
principali capi franchi. Da questa conversione risultano accelerati sia la spinta verso la formazione<br />
<strong>di</strong> uno stato territoriale sul modello romano sia una graduale fusione tra l'aristocrazia franca e galloromana.
Da questa fusione ne derivò un cambiamento degli stili <strong>di</strong> vita in quanto la nuova classe <strong>di</strong>rigente<br />
imparò ad utilizzare i propri patrimoni fon<strong>di</strong>ari non soltanto come forma <strong>di</strong> controllo nei confronti<br />
della popolazione rurale, ma anche per dare stabilità alle loro clientele armate.<br />
Fondarono chiese e monasteri per dare un fondamento religioso al predominio sociale fondato in<br />
passato sul dominio militare. L'espressione del nuovo ceto <strong>di</strong>rigente si ebbe naturalmente attraverso<br />
i vescovi che spesso erano scelti <strong>di</strong>rettamente dal re tra i laici del suo seguito. Nonostante le<br />
influenze degli uomini <strong>di</strong> chiesa lo stato franco si sviluppò come stato patrimoniale, infatti alla<br />
morte <strong>di</strong> Clodoveo il regno venne <strong>di</strong>viso in parti uguali tra i suoi quattro figli come se si trattasse <strong>di</strong><br />
un bene privato. Il sistema <strong>di</strong> successione basato sulle spartizioni territoriali ad ogni generazione<br />
portò all'esplodere <strong>di</strong> violente lotte fratricide ed al nascere <strong>di</strong> o<strong>di</strong> famigliari, questo non impedì però<br />
ai <strong>di</strong>scendenti <strong>di</strong> Clodoveo <strong>di</strong> mantenere la corona per <strong>di</strong>eci generazioni. In questo periodo il Regno<br />
dei Franchi non raggiunse il peso politico che avrebbe raggiunto nell' VIII secolo una volta<br />
ristabilita una politica unitaria e salda. Nonostante la varietà dei regni presenti sul territorio europeo<br />
tutti presentavano però degli elementi comuni. L'aristocrazia in tutti gli esempi mantiene una<br />
posizione <strong>di</strong> dominio economico e sociale attraverso i loro patrimoni, un secondo elemento comune<br />
è l'influenza che esercitavano i vescovi per conservare una componente ellenistico-romana<br />
all'interno della società. I vescovi erano <strong>di</strong>ventati l'unico punto <strong>di</strong> tramite con la cultura antica e<br />
quin<strong>di</strong> gli unici in grado <strong>di</strong> fornire ai re germanici strumenti culturali per costituire un minimo <strong>di</strong><br />
apparato politico-amministrativo. Inoltre la durata dei regni era <strong>di</strong>rettamente proporzionale alla<br />
conversione o meno al cristianesimo della classe <strong>di</strong>rigente del popolo.<br />
Il rafforzamento del potere monarchico con la fusione dei germani con i popoli locali riduceva<br />
l'importanza dell'assemblea degli uomini liberi che vedeva ridotto via via il proprio potere fino a<br />
limitarsi all'acclamazione del sovrano. Espressione del rafforzamento dell'autorità regia e della<br />
suggestione che esercitava il modello romano-imperiale fu anche l'attività legislativa dei sovrani i<br />
quali si posero il problema della certezza del <strong>di</strong>ritto dei loro popoli. Esempi sono la legge salica <strong>di</strong><br />
Clodoveo e la legge dei Burgun<strong>di</strong> . In queste attività legislative trovò espressione una concezione <strong>di</strong><br />
giustizia <strong>di</strong>versa da quella romana, la giustizia germanica era giunta ad elaborare il concetto <strong>di</strong> pena<br />
pecuniaria, a fissare l'ammontare della pena era il mallus, ovvero l'assemblea degli uomini liberi<br />
presieduta dal conte.
L'oriente Romano-Bizantino e Slavo.<br />
Mentre in occidente si assisteva alla nascita <strong>di</strong> una nuova civiltà grazie alla fusione <strong>di</strong> vari popoli, in<br />
oriente si resisteva a pressioni interne ed esterne eleborando cosi una nuova forma statale ed una<br />
nuova civiltà che si poneva in <strong>di</strong>retta <strong>di</strong>scendenza con quella romana; continueranno infatti a<br />
chiamarsi romani e l'impero bizantino sarà chiamato Romània per tutto il me<strong>di</strong>oevo.<br />
Le ragioni <strong>di</strong> questa <strong>di</strong>versità sono da ricondurre al <strong>di</strong>verso livello <strong>di</strong> sviluppo che si riscontrava in<br />
oriente che non aveva ancora conosciuto il latifondo e il relativo sviluppo della con<strong>di</strong>zione<br />
schiavile, ed al declino dei piccoli proprietari fon<strong>di</strong>ari, che avevano formato il nerbo delle legioni<br />
romane. Inoltre le città erano più popolate e godevano della presenza <strong>di</strong> un ceto mercantile padrone<br />
dei traffici nel me<strong>di</strong>terraneo. L'aristocrazia quin<strong>di</strong> non godeva <strong>di</strong> una schiacciante superiorità e non<br />
rappresentava una classe rigidamente chiusa dato che per entrarvi a farne parte bastava emergere<br />
nell'ambito della pubblica amministrazione o dei mestieri. L'assenza dell'aristocrazia inoltre <strong>di</strong>ede<br />
più libertà <strong>di</strong> azione al governo imperiale che potè così applicare più efficacemente le riforme <strong>di</strong><br />
Diocleziano intervenendo in ogni settore della vita economica del paese. Lo stato d'oriente inoltre<br />
esercitava pieno controllo sulla chiesa, aveva potenziato la flotta ed aveva formato un esercito<br />
molto ben addestrato. Il punto <strong>di</strong> partenza per la creazione dello stato bizantino fu sicuramente<br />
l'11 maggio 330 giorno in cui venne innaugurata da Costantino la nuova capitale, Costantinopoli,<br />
costruita attraverso la ristrutturazione della colonia greca <strong>di</strong> Bisanzio. Costantinopoli <strong>di</strong>venne<br />
concorrente <strong>di</strong> roma come sede <strong>di</strong> potere dato che quest'ultima aveva fortemente perso potere da<br />
quando gli imperatori avevano preferito stabilirsi a ravenna, più sicura e collegata via mare con<br />
Costantinopoli. Costanzo II fondò a Costantinopoli un senato su imitazione <strong>di</strong> quello romano, venne<br />
creata l'annona civica per la <strong>di</strong>stribuzione del grano, venne costruito un ippodromo a imitazione del<br />
circo massimo romano. Per mano degli uomini <strong>di</strong> chiesa inoltre il potere assunse via via più<br />
rapidamente dei tratti sacri, che avevano esaltato il ruolo dell'imperatore quale <strong>di</strong>fensore della<br />
dottrina e resposabile della salvezza del popolo cristiano. Le cerimonie <strong>di</strong> incoronazione assunsero<br />
sempre più tratti sacri con la consegna della corona da parte del patriarca <strong>di</strong> Costantinopoli.<br />
L'imperatore convocava e presiedeva i concili ecumenici e decideva sull'elezione dei vescovi delle<br />
varie chiese patriarcali. L'episo<strong>di</strong>o che determinò la cesura tra oriente e occidente fu oltre alla<br />
<strong>di</strong>visione del 395 tra Arca<strong>di</strong>o e Onorio, il comportamento <strong>di</strong>verso che le due entità statali assunsero<br />
nei confronti dei barbari. Mentre l'occidente si orientava verso un pieno inserimento dei Germani<br />
nell'esercito e nei vertici <strong>di</strong> potere politico l'oriente, applicava una politica <strong>di</strong> netta chiusura in<br />
collaborazione con la chiesa oltre al <strong>di</strong>rottamento <strong>di</strong> visigoti e germani resi inqueti dagli unni, verso<br />
occidente. La liberazione dalla pressione germanica consentì prima a Zenone e poi ad Anastasio I <strong>di</strong><br />
concentrare le proprie forze nella soluzione dei due principali problemi interni del paese: Le rivolte<br />
degli Isauri e i continui contrasti a sfondo religioso.<br />
La soluzione del primo problema si <strong>di</strong>mostrò relativamente semplice in quanto bastò ricorrere alla<br />
deportazione degli isauri, mentre la soluzione del secondo problema si rivelò praticamente<br />
impossibile. Giustiniano concepì l'ambizioso <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> riportare l'occidente sotto l'autorità<br />
imperiale, recuperando piena soli<strong>di</strong>tà d'intenti con in papa. In quel periodo in oriente era in voga il<br />
movimento cristiano dei monofisiti che in quegli anni pretendevano la condanna delle dottrine <strong>di</strong><br />
nestorio, tralasciate dal concilio ecumenico <strong>di</strong> calcedonia del 451. Perciò Giustiniano emanò<br />
nell'inverno del 543 l'e<strong>di</strong>tto dei Tre Capitoli. In questo modo però si giungeva ad una rottura con il<br />
papa e in vescovi dell'occidente in quanto papa Virgilio era nettamente contrario a qualsiasi forma<br />
<strong>di</strong> cambiamento rispetto alla dottrina definita ortodossa dal concilio <strong>di</strong> calcedonia. Rifiutò quin<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
ratificare l'e<strong>di</strong>tto. Giustiniano non esitò a farlo arrestare nel 546 facendolo trasferire a<br />
Costantinopoli dove sotto la pressione dell'imperatore il papa accettò il punto <strong>di</strong> vista imperiale<br />
provocando così la rivolta dell'episcopato italiano e un relativo scisma che durerà fino al VII secolo.<br />
La riconquista dell'italia avviata da Giustiniano nel 535 si inseriva in un ampio progetto <strong>di</strong><br />
riconquista dell'occidente e <strong>di</strong> restaurazione della società precedente le invasioni barbariche. La<br />
guerra in italia fu molto più <strong>di</strong>fficile rispetto alla <strong>di</strong>struzione del regno vandalo, al termine della<br />
guerra in italia Giustiniano nel 544 emanò una prammatica sanzione, su richiesta <strong>di</strong> papa Virgilio,
con l'obiettivo <strong>di</strong> restaurare gli antichi rapporti sociali e <strong>di</strong> dare al territorio un nuovo assetto<br />
amministrativo. Giustiniano guardò anche al regno dei visigoti nella penisola iberica, intervenendo<br />
con un corpo <strong>di</strong> spe<strong>di</strong>zione bizantino in favore <strong>di</strong> una rivolta filocattolica. Conquistò una vasta<br />
fascia costiera meri<strong>di</strong>onale, potenziando così il sistema commerciale bizantino. Il programma <strong>di</strong><br />
riunificazione presentò i suoi costi, si dovette infatti ricorrere ad una politica finanziaria <strong>di</strong><br />
accentramento. L'accentramento delle funzioni governative nasceva anche dalla necessità <strong>di</strong> tenere<br />
sotto controllo l'aristocrazia che aveva iniziato a mostrare la tendenza ad accrescere i propri<br />
latifon<strong>di</strong> estendendo il suo controllo sulla popolazione conta<strong>di</strong>na. Venne inoltre riorganizzato il<br />
patrimonio giuri<strong>di</strong>co romano con il Corpus Iuris Civilis.<br />
I quarant'anni del regno <strong>di</strong> Giustiniano però <strong>di</strong>strussero il sogno <strong>di</strong> un impero universale a causa <strong>di</strong><br />
problemi interni ed esterni alla cosa imperiale, oltre al problema religioso era presente il costante<br />
problema riguardante la popolazione <strong>di</strong> Costantinopoli che aveva raggiunto il mezzo milione <strong>di</strong><br />
abitanti (<strong>di</strong> cui oltre un terzo era mantenuto a spese dello stato). La popolazione era sempre a rischio<br />
rivolta a causa della fame, ad<strong>di</strong>rittura nel 562 si giunse ad una congiura contro l'imperatore. I<br />
territori conquistati in italia e spagna vennero perduti pochi anni dopo la morte <strong>di</strong> Giustiniano,<br />
l'impero fu quin<strong>di</strong> costretto a ri<strong>di</strong>mensionare le propri ambizioni nel me<strong>di</strong>terraneo e nei balcani<br />
concentrandosi sul dominio del nord africa e del me<strong>di</strong>o oriente. L'impero bizantino si spostò quin<strong>di</strong><br />
verso un orientamento greco orientale, gli stessi imperatori abbandonarono i titoli romani per il<br />
titolo greco <strong>di</strong> Basileus.<br />
Nel VI secolo fecero la loro comparsa in europa gli slavi, che nel giro <strong>di</strong> un secolo circa occuparono<br />
buona parte della penisola balcanica slavizzando completamente le popolazioni precedenti e<br />
cancellando ogni forma <strong>di</strong> residua romanità.<br />
Gli slavi erano un popolo formatosi nella zona compresa tra l'oder e i carpazi, in origine (VI secolo)<br />
si presentavano come un popolo unitario destinato poi a <strong>di</strong>vidersi in varie nazioni slave unite<br />
soltanto da una comune lingua ma profondamente separate dal punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong> identità nazionali.<br />
La loro pressione si fece sempre più forte fino a culminare nell'asse<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Tessalonica e <strong>di</strong><br />
Costantinopoli. Solo nel VII secolo i bizantini dopo essersi liberati del pericolo arabo tentarono <strong>di</strong><br />
ristabilire la loro influenza sui balcani. Una tappa fondamentale fu la cristianizzazione degli slavi<br />
operata sia dalla chiesa orientale che da quella occidentale, Cirillo un missionario bizantino creò un<br />
alfabeto da cui sono derivati gli attuali aflabeti russo, ucraino e bulgaro. La sopravvivenza <strong>di</strong><br />
bisanzio fu poi garantita dalla riorganizzazione delle strutture imperiali operata dall'imperatore<br />
Maurizio (582-602) ed Eraclio (610-641). Maurizio rese le province occidentali in grado <strong>di</strong><br />
provvedere da sole alla loro <strong>di</strong>fesa con l'organizzazione <strong>di</strong> milizie e la cessione del comando a<br />
governatori militari, annullando la separazione tra potere politico e potere militare operata da<br />
Diocleziano. Maurizio fu deposto e ucciso nel 602 da truppe ribelli portando cosi l'impero in un<br />
periodo tragico, all'interno vi era una grande tensione dovuta alle persecuzioni nel confronti dei<br />
sostenitori del governo precedente mentre dall'esterno l'impero era stato invaso a oriente da truppe<br />
persiane che conquistarono Antiochia (613), Gerusalemme (614) e Alessandria (619).<br />
Da Gerusalemme furono asportate reliquie <strong>di</strong> inestimabile valore incluso il legno della vera croce.<br />
Dopo aver deposto l'usurpatore Foca, Eraclio iniziò un'opera <strong>di</strong> riforma militare ed amministrativa<br />
della parte orientale dell'impero ispirandosi alle riforme <strong>di</strong> Maurizio in occidente. Ciò che restava<br />
dell'asia bizantina fu quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>viso in circoscrizioni sotto il controllo <strong>di</strong> strateghi, nelle regioni<br />
interessate si formò una fitta rete <strong>di</strong> proprietari fon<strong>di</strong>ari a causa della ra<strong>di</strong>calizzazione del soldati<br />
nello stesso territorio che avevano il compito <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendere. Le sue riforme <strong>di</strong>edero presto i frutti, in<br />
quanto con l'appoggio completo delle autorità ecclesiastiche riuscì a riportare una forte coesione<br />
patriottica e religiosa sconfiggendo nel periodo tra il 626 ed il 630 i suoi nemici con un'impavida<br />
condotta <strong>di</strong> guerra che portò alla conquista della capitale persiana, Ctesifonte. Nel 630 Eraclio dopo<br />
la vittoria sui persiani tornò in<strong>di</strong>etro per liberare Costantinopoli dall'asse<strong>di</strong>o degli Avari che furono<br />
ricacciati nelle steppe. Per rafforzare l'unità interna in vista degli scontri con gli arabi, Eraclio nel<br />
638 fece elaborare una formula <strong>di</strong> compromesso per appacificare i rapporti con i monofisiti. La<br />
formula prevedeva si l'esistenza in cristo <strong>di</strong> due nature <strong>di</strong>stinte ma le presentava unite da una sola<br />
volontà (monotelismo). La nuova dottrina fu subito fatta propria dall'imperatore e non trovò
nemmeno troppa ostilità a Roma. I pontefici successivi a papa Onorio però condannarono la<br />
dottrina fino a giugnere al III concilio <strong>di</strong> Costantinopoli in cui il monotelismo venne condannato<br />
confermando la dottrina del concilio <strong>di</strong> Calcedonia. Da questo processo a scapito delle originali<br />
intenzioni, l'impero risulterà indebolito ed incapace <strong>di</strong> resistere all'invasione araba del 638. Negli<br />
ultimi anni del regno <strong>di</strong> Eraclio si assisteva all'urto poderoso degli arabi che vanificarono le vittorie<br />
riportate negli anni precedenti. Grazie però alle riforme <strong>di</strong> Eraclio l'impero bizantino non cadde<br />
sotto gli arabi resistendo, nonostante il suo territorio fosse ad un terzo rispetto a quello posseduto al<br />
tempo <strong>di</strong> Giustiniano. Una volta passata la bufera l'impero bizantino fu in grado <strong>di</strong> riprendere tra il<br />
IX e il X secolo una politica estera assai <strong>di</strong>namica anche attraverso una bizantinizzazione degli slavi<br />
e la creazione <strong>di</strong> una cristianità slavo-ortodossa.
L'Italia tra Bizantini e Longobar<strong>di</strong>.<br />
Giustiniano nel 535 aveva avviato la riconquista dell'italia inviando un esercito al comando del<br />
generale Belisario e Nareste. La prima fase della guerra si concluse nel 540 con la conquista <strong>di</strong><br />
ravenna e la cacciata dei goti oltre il po. La guerra riprese nel 542 con un'offensiva dei goti che si<br />
concluse con la loro sconfitta e l'uccisione del loro sovrano Totila nella battaglia <strong>di</strong> Gualdota<strong>di</strong>no<br />
(552), dopo qualche mese venne sopraffatta la resistenza degli ultimi irriducibili al comando dei<br />
quali vi era il successore <strong>di</strong> Totila, Teia sconfitto in battaglia alle falde del vesuvio. Gli ultimi nuclei<br />
<strong>di</strong> resistenza vennero scovati nel 555 sugli appennini. La riconquista bizantina fu accompagnata dal<br />
tentativo <strong>di</strong> restaurare gli antichi rapporti sociali e <strong>di</strong> dare al territorio un nuovo assetto sulle basi<br />
della prammatica sanzione che Giustinano emanò nel 554 su richiesta <strong>di</strong> papa Virgilio. Gli atti<br />
emanati da Teodorico furono considerati ancora vali<strong>di</strong> mentre furono annullati quelli del re dei goti<br />
Totila. Le chiese cattoliche ottenero buona parte dei territori confiscati. Nareste restò in italia fino al<br />
568 anno in cui morì a Roma dopo essere stato richiamato a Costantinopoli dal nuovo imperatore<br />
Giustino II. Nello stesso tempo si mise in moto un capillare apparato fiscale e si arrivò a chiedere le<br />
tasse arretrate, si riducevano le spese pubbliche, si decurtavano i salari ai soldati e <strong>di</strong>minuiva la<br />
<strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> viveri ai poveri. Tutti questi provve<strong>di</strong>menti miravano a fornire all'impero i mezzi<br />
per la sua politica espansionista ma ebbero l'effetto <strong>di</strong> far rimpiangere il passato regime e <strong>di</strong> far<br />
crollare il morale delle truppe poste a <strong>di</strong>fesa dell'italia. Questo episo<strong>di</strong>o creò le premesse per il<br />
crollo bizantino in italia a causa dell'invasione longobarda.<br />
I longobar<strong>di</strong> erano un popolo germanico originario della scan<strong>di</strong>navia che dopo aver vagato in<br />
europa giunsero in italia attraverso il friuli nel 568. I longobar<strong>di</strong> non avevano avuto mai contatti<br />
stretti con i romani e il loro trasferimento in italia avvenne senza un concordato con l'imperatore e<br />
senza il principio <strong>di</strong> ospitalità. La loro dominazione nei confonti del popolo latino si pose come<br />
vero e proprio governo superiore. I longobar<strong>di</strong> furono l'unico popolo che non si allontanò dagli usi<br />
tra<strong>di</strong>zionali, erano privi <strong>di</strong> re, che veniva eletto dai nobili all'interno del consiglio <strong>di</strong> guerra secondo<br />
il principio del primo tra i pari. L'avanzata in italia non proseguì in modo unitario ma le <strong>di</strong>rettrici<br />
dell'avanzata si delinearono in base all'iniziativa dei signoli duchi che erano a capo delle tribù. I<br />
bizantini riuscirono a mantenere il controllo della romagna, della pentapolo e <strong>di</strong> una striscia <strong>di</strong> terra<br />
che attraverso perugia collegava ravenna con roma, conservarono le isole ed il litorale tra<br />
civitavecchia ed amalfi. L'incolpletezza della conquista segnò l'inizio della <strong>di</strong>visione politica<br />
dell'italia che durerà fino al XIX secolo, questa <strong>di</strong>visione si formò anche a causa della complicità<br />
dei duchi che dal 574 al 584 riunciarono a darsi un nuovo re. In questo periodo <strong>di</strong> anarchia militare<br />
molti proprietari terrieri furono uccisi e le terre confiscate, la popolazione romana venne privata<br />
della capacità politica. Per i romani fu impossibile fino alla fine del VII secolo potersi inserire<br />
all'interno delle gerarchie <strong>di</strong> potere, successivamente, chi aveva accumulato abbastanza risorse e<br />
posse<strong>di</strong>menti durante una lunga e lenta ripresa economica fu accettato nella casta a patto che<br />
assumesse i costumi dei dominatori. Il funzionamento dei vescova<strong>di</strong> venne sconvolto poiche<br />
venivano privati del loro territorio e dei loro domini costrigendo i vescovi a fuggire nei territori<br />
bizantini. I longobar<strong>di</strong> però presero come punto <strong>di</strong> riferimento le città imperiali garantendo<br />
comunque una continuazione con la precedente epoca. Le istituzioni burocratiche erano gia<br />
fortemente degradate e l'invasione longobarda aggravò ulteriormente questa situazione. Il percorso<br />
che avevano intrapreso già gli altri popoli germanici <strong>di</strong> inse<strong>di</strong>amento nel tessuto sociale e nel<br />
modello politico del popolo latino venne seguito dai longobar<strong>di</strong> molto più lentamente e incontrando<br />
enormi resistenze interne. Fu scelto come modello d'ispirazione quello romano rafforzando <strong>di</strong><br />
conseguenza il ruolo del re nella successiva ricerca dell'appoggio episcopale. Nel 584 Autari dopo<br />
aver restaurato l'autorità regia si fece cedere dai duchi la metà delle loro terre per consentire alla<br />
monarchia <strong>di</strong> procurarsi i mezzi necessari al proprio sostentamento. Per gestire i beni della corona<br />
furono creati appositi funzionari, i Gastal<strong>di</strong>, le cui competenze col tempo furono ampliate per<br />
limitare il potere dei duchi. Agiluffo, succesore <strong>di</strong> Autari si pose per primo il problema <strong>di</strong> un<br />
rapporto non conflittuale con la chiesa che era allora governata dal pontefice Gregorio Magno, colui<br />
il quale assunse l'appellativo <strong>di</strong> servus servorum dei. Fino a Gregorio Magno il titolo <strong>di</strong> vescovo <strong>di</strong>
oma era stato solo un titolo onorifico senza alcun contenuto effettivo, lui concepì il <strong>di</strong>segno <strong>di</strong><br />
rendere il papato autonomo anche perche la lontananza dal potere imperiale rendeva i vescovi privi<br />
<strong>di</strong> un punto <strong>di</strong> riferimento, nello stesso tempo Gregorio Magno si preoccupò <strong>di</strong> assicurare al<br />
cristianesimo occidentale un'impronta unitaria rior<strong>di</strong>nando e <strong>di</strong>ffondendo la liturigia romana con il<br />
relativo canto detto appunto gregoriano. Promosse l'opera <strong>di</strong> evangelizzazione delle popolazioni<br />
pagane e ariane operando instancabilmente per la conversione <strong>di</strong> visigoti e longobar<strong>di</strong>. Non assunse<br />
mai atteggiamenti <strong>di</strong> intolleranza, raccomandando sempre ai missionari <strong>di</strong> procedere gradualmente<br />
nel rispetto delle tra<strong>di</strong>zioni locali. Riformò il patrimonio della chiesa riuscendo a <strong>di</strong>fendere roma e<br />
la popolazione. L'erede al trono longobardo, Adaloaldo, venne battezzato nel 603 questo però non<br />
portò ad una conversione <strong>di</strong> massa a causa dell'attaccamento dei duchi ai costumi tra<strong>di</strong>zionali. Sul<br />
trono longobardo si alternavano quin<strong>di</strong> re cattolici e re ariani, fino al 712 quando salì al trono<br />
Liutprando, che completò la conversione al cristianesimo del suo popolo, superando la <strong>di</strong>visione<br />
etnica tra longobar<strong>di</strong> e romani. Liutprando pensò che fosse giunto il momento per completare la<br />
conquista dell'italia arrivando fino alle porte <strong>di</strong> roma, qui convinto da papa Gregorio II torò in<strong>di</strong>etro<br />
restituendo il castello <strong>di</strong> sutri alla chiesa invece che all'autorità bizantina nel 728. L'invasione<br />
longobarda non portò a mo<strong>di</strong>fiche sociali solo nei territori conquistati, anche i territori sotto<br />
controllo bizantino subirono delle mo<strong>di</strong>fiche che allontanavano sempre <strong>di</strong> più dal modello romano.<br />
All'origine delle trasformazioni c'era innanzitutto il problema della <strong>di</strong>fesa, dato che l'impero era<br />
impegnato ad oriente e non poteva garantire la presenza militare in italia. Ciò portò all'unificazione<br />
<strong>di</strong> cariche civili e militari e constrinse l'aristocrazia a de<strong>di</strong>carsi attivamente all'esercito sulla base<br />
delle proprie capacità economiche e al proprio prestigio sociale. Le <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> comunicazione con<br />
bisanzio portarono nel VII secolo, date le fusioni tra il ceto aristrocratico bizantino e le popolazioni<br />
latine, all'esplosione <strong>di</strong> sentimenti nazionali che portarono anche a rivolte contro bisanzio, un fattore<br />
che favoriva il sorgere <strong>di</strong> questi sentimenti era il largo potere economico e sociale che le gerarchie<br />
ecclesiastiche stavano assumendo. La chiesa aveva infatti iniziato a sviluppare un vasto patrimonio<br />
terriero che cedeva in affitto perpetuo alle famiglie locali piu in vista per sviluppare rapporti<br />
clientelari.<br />
Questo processo portò roma nell' VIII secolo sotto la protezione dei franchi dopo il subentro del<br />
dominio pontifico al dominio bizantino. I duchi bizantini eserciteranno solo una funzione <strong>di</strong><br />
supplenza rispetto al papato fino a Pipino il Breve che venne designato da Stefano II patrizio dei<br />
romani legittimando finalmente questa realtà.<br />
In sostanza i fattori che accomunarono Ravenna e Roma furono:<br />
• Prevalenza dell'autorità militare sui poteri civili<br />
• Convergenza <strong>di</strong> elementi orientali e locali nel ceto dei proprietari fon<strong>di</strong>ari<br />
• Inquadramento dei proprietari fon<strong>di</strong>ari in gerarchie
Il mondo arabo e il me<strong>di</strong>terraneo.<br />
Mentre in occidente i bizantini e i persiani si fronteggiavano in una guerra che sembrava dover<br />
decidere le sorti dell'occidente in arabia prendeva il sopravvento una civiltà che avrebbe reso la<br />
propria nazione la più potente del mondo civilizzato allora conosciuto. Secondo la tesi <strong>di</strong> Pirenne gli<br />
arabi crearono in europa una situazione completamente nuova mettendo fine all'unità del<br />
me<strong>di</strong>terraneo e provocando in occidente una crisi del commercio, la scomparsa delle città e la<br />
nascita <strong>di</strong> un'economia interamente agraria. Indubbiamente gli arabi portando il loro durissimo<br />
attacco all'impero bizantino riducendone fortemente il raggio d'azione, crearono un vuoto politico<br />
nel me<strong>di</strong>terraneo centro-orientale concedendo cosi una maggiore libertà alla chiesa <strong>di</strong> roma. La<br />
penisola arabica situata tra asia e africa era, come oggi, sostanzialmente un tavolato desertico dove<br />
solo oman e yemen godevano <strong>di</strong> precipitazioni. I letti dei fiumi che anticamente scorrevano in<br />
arabia erano usati come piste transdesertiche. Anticamente la parte centro settentrionale dell'arabia<br />
era abitata da tribù <strong>di</strong> beduini noma<strong>di</strong> che praticavano l'allevamento, il commercio carovaniero e la<br />
razzia; erano presenti anche tribù <strong>di</strong> sedentari. Queste tribù erano in<strong>di</strong>pendenti l'una dall'altra.<br />
La parte meri<strong>di</strong>onale dell'isola godette invece <strong>di</strong> un maggior livello <strong>di</strong> civiltà a causa del crocevia<br />
commerciale che si riscontrava in quella zona. La maggioranza della popolazione, composta da<br />
beduini era inquadrata in tribù, la tribù stessa era il quadro sociale <strong>di</strong> riferimento. All'interno della<br />
tribù venivano prese tutte le decisioni <strong>di</strong> carattere collettivo, alla guida vi era un capo elettivo<br />
assistito da un consiglio e da un giu<strong>di</strong>ce. Il quadro religioso era caratterizzato dalla prevalenza del<br />
politeismo, gli arabi meri<strong>di</strong>onali tendevano verso un culto animistico, mentre quelli del nord<br />
adoravano <strong>di</strong>vinità varie sottomesse ad una suprema, Allah. In questo contesto intorno al V secolo la<br />
citta della Mecca <strong>di</strong>vene un'importante centro commerciale e religioso, in questa città nacque<br />
Maometto tra il 569 e il 571. Nato da una famiglia benestante e rimasto orfano in tenera età fu<br />
allevato da uno zio e sposò una ricca vedova migliorando così la sua posizione economica, questo<br />
gli consentì <strong>di</strong> de<strong>di</strong>carsi alla riflessione religiosa.<br />
Nel 610 quando aveva poco più <strong>di</strong> quarant'anni gli apparve l'arcangelo gabriele che gli annunciò <strong>di</strong><br />
essere l'apostolo <strong>di</strong> Allah. All'inizio Maometto esitò ma finalmente nel 613 <strong>di</strong>etro l'incoraggiamento<br />
della moglie <strong>di</strong>ede inizio ad una pre<strong>di</strong>cazione tra l'in<strong>di</strong>fferenza dei Quaraishiti. Il suo messaggio<br />
all'inizio non mettenva in <strong>di</strong>scussione il politeismo ma puntava al riconoscimento <strong>di</strong> Allah come<br />
unico vero <strong>di</strong>o ed a far atto <strong>di</strong> sottomissione alla sua autorità, introduceva inoltre l'idea <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio<br />
finale e il dovere <strong>di</strong> esercitare la solidarietà verso il prossimo e verso i poveri in particolare. Il<br />
pericolo che l'islam venisse assimilato al politeismo indusse maometto a rompere gli indugi e ad<br />
attaccare i culti idolatrici sucitando le ostilità del ceto <strong>di</strong>rigente timoroso <strong>di</strong> perdere i propri proventi<br />
ricavati dai pellegrinaggi della Kaaba. Maometto comunque continuò la sua opera <strong>di</strong> proselitismo<br />
definendo il rituale della preghiera che il credente doveva recitare rivolto verso Gerusalemme. Nel<br />
622 la posizione <strong>di</strong> Maometto <strong>di</strong>venne insostenibile, infatti dopo aver ricevuto fedeltà<br />
incon<strong>di</strong>zionata dalla tribù della madre fuggì dalla mecca fino alla città della famiglia materna che<br />
cambiò il nome in Me<strong>di</strong>na. Questa fuga per i seguaci <strong>di</strong> Maometto rappresentò l'inizio <strong>di</strong> una nuova<br />
era. Nel 624 Maometto mutò il punto <strong>di</strong> riferimento per la preghiera da Gerusalemme alla Mecca,<br />
contemporaneamente ne accentuò il carattere esclusivistico <strong>di</strong>chiarando l'islam unica vera fede,<br />
istituendo anche il mese <strong>di</strong> <strong>di</strong>giuno (ramadan). Il pensiero <strong>di</strong> Maometto che veniva precisato nel<br />
corso del tempo venne raccolto dopo la sua morte (avvenuta nel 632), dopo circa vent'anni, nel libro<br />
sacro del Corano. La lingua usata fu quella più comunemente usata dai poeti arabi. I principali<br />
pilastri della fede scritti nel corano sono i seguenti:<br />
• Doppia professione <strong>di</strong> fede<br />
• La preghiera<br />
• Il ramadan<br />
• Pellegrinaggio alla Mecca almeno una volta nella vita<br />
• Elemosina legale (un decimo del red<strong>di</strong>to)<br />
alcuni sostengono anche l'esistenza <strong>di</strong> un sesto pilatro.
• La guerra santa<br />
Ad integrazione del corano venne posta la Sunna cioè, la raccolta della tra<strong>di</strong>zione comportamentale<br />
<strong>di</strong> Maometto in determinate occasioni che <strong>di</strong>venterà la base del <strong>di</strong>ritto mussulmano.<br />
Il messaggio <strong>di</strong> Maometto accoglieva aspetti non marginali della società e della cultura araba. La<br />
razzia, la poligamia, la schiavitù, il pellegrinaggio e il culto della pietra nera. A <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quanto<br />
accadeva nel passato Maometto riorganizzò la società eliminando il particolarismo e concentrando<br />
tutto intorno ad una figura sia politica che religiosa. Quando Maometto arrivò a Me<strong>di</strong>na si fece<br />
costruire una casa che <strong>di</strong>venne luogo <strong>di</strong> aggregazione e <strong>di</strong> preghiera, qui Maometto inizò ad attirare<br />
gran parte delle genti citta<strong>di</strong>ne. Nel frattempo i continui attacchi alle carovane provenienti da la<br />
Mecca da parte dei mussulmani <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>na costituivano una seria minaccia per l'economia Meccana.<br />
I Quraishiti dopo fortune alterne con le armi si convertirono all'islam e aprirono a Maometto le<br />
porte della città (gennaio 630) da allora crebbe <strong>di</strong> continuo il numero delle tribù beduine che si<br />
convertirono all'islam. Alla morte <strong>di</strong> Maometto ci fu un contrasto tra i suoi seguaci per designare un<br />
sostituto (califfo) che avrebbe dovuto reggere la comunità secondo lo spirito <strong>di</strong> Maometto. La scelta<br />
cadde su Abu Baku suocero ed uno dei primi seguaci del profeto, alcune tribù beduine non<br />
riconoscendo la sua autorità abbandonarono completamente l'islam. Il califfo reagì con forza<br />
ripristinando gia nel 633 il suo dominio su tutta la penisola arabica lanciando ad<strong>di</strong>rittura le truppe in<br />
<strong>di</strong>rezione dell'iraq. La scomparsa del califfo nel 634 riaprì la questione della successione che fu<br />
risolta per qualche decennio grazie al sistema elettorale. La vera rottura si ebbe quando la sede del<br />
califfo venne spostata a Kufa, nel basso iraq, facendo perdere alla Mecca e Me<strong>di</strong>na il loro ruolo<br />
politico. Il califfo Alì si mantenne al potere grazie alle armi dei suoi seguaci (sciiti) contrapposti alla<br />
maggioranza dei mussulmani ortodossi, detti sunniti. Le lotte per la successione non frenarono lo<br />
slancio espansionistico islamico che in poco più <strong>di</strong> vent'anni spazzò via l'impero persiano e amputò<br />
all'impero bizantino la siria e l'africa del nord. Il governo <strong>di</strong> un territorio cosi vasto mostrò subito<br />
l'inadeguadezza dell'or<strong>di</strong>namento sociale dell'età preislamica. L'uguaglianza dei mussulmani<br />
stabilita dal corano si <strong>di</strong>mostrò subito solo teorica, in quanto la tribù <strong>di</strong> maometto aveva acquistato<br />
un ruolo egemone. Dopo la morte <strong>di</strong> Maometto ci fu un risveglio dei clan famigliari e il sistema<br />
tribale fu esaltato in guerre <strong>di</strong> conquista condotte da eserciti reclutati su basi tribali. I non arabi<br />
convertiti vennero all'inizio dell' VIII secolo assunti nell'esercito e pagati con regolare salario,<br />
formando comunità <strong>di</strong>stinte rispetto alle popolazioni sottomesse, stabilendosi in accampamenti<br />
provinciali. Per il governo dei territori conquistati fu necessario provvedere ad un apparato<br />
amministrativo che fu in gran parte ere<strong>di</strong>tato dalla precedente dominazione bizantina e persiana. A<br />
capo <strong>di</strong> ogni provincia fu posto un governatore assistito da un corpo <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>e, da un giu<strong>di</strong>ce e da<br />
un supervisore finanziario. Il califfato in questo contesto raccolse grande potere e si rafforzò come<br />
se fosse una monarchia ere<strong>di</strong>taria.<br />
La stabilizzazione del potere coincise con una ripresa del movimento espansionistico ed un<br />
raffornzamento dell'apparto statale. La capitale venne trasferita a Damasco, in sira, per esercitare<br />
maggiore pressione sull'impero bizantino rimasto l'avversario principale e per soffocare i tentativi <strong>di</strong><br />
rivolta che i clan allestivano nelle varie parti del regno. L'espansione verso costantinopoli fallì nel<br />
677 quando fu <strong>di</strong>strutta la flotta araba da parte dei bizantini, la nuova <strong>di</strong>rettrice <strong>di</strong> espansione fu<br />
quella dell'africa settentrionale, che l'arco <strong>di</strong> cinquant'anni fu conquistata fino alla costa atlantica.<br />
Nel 711 gli arabi varcarono gibilterra, conquistando la spagna in soli cinque anni. Intanto i califfi<br />
lanciarono una nuova offensiva verso l'asia, raggiungendo, nel 710-714 il bacino dell'indo. Come in<br />
spagna la conversione all'islam fu rapida, in asia però, si rivelò <strong>di</strong>fficile, la convivenza tra gli arabi<br />
ed i nuovi convertiti a causa <strong>di</strong> violente rivolte destinate ad essere fatali per la <strong>di</strong>nastia omayyade.<br />
La situazione precipitò nel 747 a seguito <strong>di</strong> un'insurrezione armata promossa dagli abbasi<strong>di</strong>, che si<br />
ritinevano successori <strong>di</strong> Maometto. Una volta preso il potere spostarono il centro dell'impero dalla<br />
siria all'iraq fondando la nuova capitale Bagdhad. Venne riorganizzato il potere sullo stampo delle<br />
monarchie assolutiste orientali e venne riconfigurato il ruolo del califfo che andrà a rappresentare<br />
<strong>di</strong>o in terra. I califfi quin<strong>di</strong> si allontanarono sempre <strong>di</strong> più dalla popolazione lasciando il potere<br />
effettivo nelle mani dei visir. Il sistema tribale in uso nell'esercito venne abrogato e l'esercito stesso<br />
<strong>di</strong>venne uno strumento <strong>di</strong> potere nelle mani dei capi militari. La lingua araba trovò in bagdhad il suo
centro principale e la cultura araba si sviluppò su campi nuovi quali la me<strong>di</strong>cina, la filosofia,<br />
la fisica, l'astronomia, la matematica e la geografia. A questa fioritura culturale si univa uno slancio<br />
economico. Il principale settore produttivo era l'agricoltura. Uno stimolo assai forte al mondo<br />
agricolo giunse dalle città in quanto in esse si ebbe un notevole incremento demografico. In questo<br />
contesto si venne a creare una nuova classe <strong>di</strong>rigente, la borghesia mercantile. Lo stato islamico<br />
però mostrava delle debolezze in quanto l'aumento della ricchezza aveva accentuato gli squilibri<br />
sociali. Lo sviluppo delle città aveva irrime<strong>di</strong>abilmente danneggiato le campagne. Non furono però<br />
questi squilibri a mettere in crisi l'impero abbaside ma piuttosto il sorgere <strong>di</strong> varie spinte<br />
autonomiste per le ambizioni dei vari governatori locali. Agli inizi del X secolo le tensioni si fecero<br />
più acute, tentativi <strong>di</strong> secessione si registrarono in iraq, iran e afghanistan. La spagna nel 756 era<br />
<strong>di</strong>ventata un emirato praticamente in<strong>di</strong>pendente da Baghadad. Nel X secolo <strong>di</strong>venne un califfato<br />
talmente evoluto da poter rivaleggiare con baghdad. In questo periodo si ebbe anche una spinta<br />
espansionistica verso nord e verso il marocco. Grande slancio economico ebbe poi l'egitto e Il Cairo<br />
<strong>di</strong>venne il maggior centro commerciale dell'epoca. La sicilia fece parte del mondo arabo per quasi<br />
tre secoli dal 831, anno della caduta <strong>di</strong> palermo, e nel 840 venne completata la conquista della<br />
sicilia occidentale, i mussulmani proseguendo verso oriente conquistarono messina nell'842.<br />
L'insorgere <strong>di</strong> contrasti tra arabi e berberi creò per qualche decennio una situazione <strong>di</strong> stallo, i<br />
bizantini non seppero però approfittarsene e cosi alla ripresa delle ostilità si ebbe la conquista <strong>di</strong><br />
siracusa e poi del resto dell'isola, le ultime fortezze bizantine cadranno tra il 962 e il 965.<br />
Costituitosi emirato in<strong>di</strong>pendente conobbe per circa un secolo un periodo <strong>di</strong> grande splendore e<br />
l'agricoltura raggiunse un livello ottimo in ogni parte dell'isola. Anche il commercio raggionse un<br />
livello <strong>di</strong> fioritura assai elevato.
Economia e società nell'Alto Me<strong>di</strong>oevo.<br />
A <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quanto accadeva nel mondo arabo e nel mondo bizantino lo scenario europeo che si<br />
delineò tra il VI e l'VIII secolo fu <strong>di</strong> involuzione culturale e sociale. Le popolazioni abbandonarono<br />
le città per fonderne <strong>di</strong> nuove in luoghi giu<strong>di</strong>cati più facilmente <strong>di</strong>fen<strong>di</strong>bili, oppure come accadde<br />
nelle gran<strong>di</strong> città, vennero occupate solo le porzioni più <strong>di</strong>fen<strong>di</strong>bili. L'immagine che viene riportata<br />
dalle poche fonti <strong>di</strong>sponibili è <strong>di</strong> un completo degrado, <strong>di</strong> abbandono. Si venne ristrutturando anche<br />
la rete viaria che a causa del formarsi <strong>di</strong> nuovi luoghi <strong>di</strong> aggregazione sociale portò all'abbandono<br />
dei villaggi costruiti sulle principali vie <strong>di</strong> comunicazione. Un elemento fondamentale per<br />
l'economia altome<strong>di</strong>evale fu il bosco, che specie al nord dell'europa a causa dell'agricoltura praticata<br />
dai germani era molto presente. All'interno del bosco si praticava liberamente la caccia in quanto la<br />
grande abbondanza <strong>di</strong> animali selvatici costituiva per la massa conta<strong>di</strong>na una grande risorsa<br />
alimentare. Nelle foreste inoltre veniva raccolto il legno il cui uso era esteso in una maniera<br />
impressionante a causa della scarsità <strong>di</strong> pietre. I boschi <strong>di</strong> quercia era anche un ottimo pascolo per<br />
gli animali come i maiali. Tra l'altro il bosco costituiva lo sfondo più frequente nella narrativa<br />
popolare. Il calo demografico <strong>di</strong> questo periodo fu senz'altro da attribuire alle guerre ed alle<br />
devastazioni che infuriarono in europa. Una delle cause principali del calo della popolazione furono<br />
i vari episo<strong>di</strong> epidemici che si ripeterono almeno una ventina <strong>di</strong> volte tra il VI e l'VIII secolo. In<br />
italia la crisi demografica potè essere sentita in tutta la sua durezza a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> altre regioni<br />
dell'europa meno densamente popolate. A causa del basso livello tecnologico e alla per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong><br />
coscienza agricola dell'età romana i villaggi si ridussero prevalentemente all'autoconsumo. Lo<br />
schema agricolo dei villaggi risulta abbastanza semplice: Vicino al villaggio si trovava la zona più<br />
intensamente coltivata, subito dopo un'ampia zona coltivata a cereali e all'esterno la zona boschiva.<br />
Le famiglie conta<strong>di</strong>ne in questo periodo conducevano un'esistenza al limite della sussistenza in<br />
quanto le terre erano poco produttive e la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> concime animale molto scarsa. La scaristà<br />
<strong>di</strong> concime veniva compensata con tecniche alternative quali il rovescio, il debbio ecc. Il più<br />
frequentemente utilizzato era il maggese, ovvero il riposo del terreno dopo ogni raccolto che veniva<br />
inserito in una rotazione biennare delle colture. Questo riposo forzato che doveva essere fatto<br />
esercitare al terreno costringeva il conta<strong>di</strong>no a non approfittare mai completamente del terreno che<br />
coltivava, <strong>di</strong> cui pressochè mai ne era proprietario. Questa usanza derivava dall'ultimo periodo della<br />
tarda antichità nel quale i proprietari terrieri iniziarono ad inse<strong>di</strong>are i loro schiavi nelle terre<br />
dotandoli <strong>di</strong> una casa. Lo schiavo doveva provvedere al suo mantenimento e corrispondere al<br />
padrone una parte del raccolto e <strong>di</strong> beni in natura <strong>di</strong> solito nel periodo natalizio. Dopo qualche<br />
decennio, con la per<strong>di</strong>ta progressiva dell'autorità imperiale, i piccoli proprietari terrieri si rivolsero<br />
ai gran<strong>di</strong> signori locali rinunciando alle loro terre e cedendole al signore, riprendendole poi in affitto<br />
<strong>di</strong>etro pagamento <strong>di</strong> un canone. Conseguenza <strong>di</strong> questo fenomeno fu l'articolazione tra terre date in<br />
concessione e terre amministrate <strong>di</strong>rettamente dal signore tramite amministratori <strong>di</strong> fiducia. Il<br />
colono sotto la protezione <strong>di</strong> un signore <strong>di</strong> solito oltre al canone pagava un corrispettivo in giornate<br />
lavorative da prestare nel terreno sotto <strong>di</strong>retto controllo del signore. Questa economia prese il nome<br />
<strong>di</strong> economia curtense. Durate l'economia curtense il proprietario assumeva sempre <strong>di</strong> più il ruolo <strong>di</strong><br />
un signore in quanto ai conta<strong>di</strong>ni era necessaria oltre che una <strong>di</strong>pendenza economica anche una<br />
<strong>di</strong>pendenza "sociale"; il signore infatti aveva sui suoi <strong>di</strong>pendenti potere giuris<strong>di</strong>zionale e militare.<br />
L'economia altome<strong>di</strong>evale viene detta economia naturale in quanto basata principalmente<br />
sull'agricoltura e praticamente priva <strong>di</strong> rapporti commerciali, con una circolazione monetaria assai<br />
ridotta. In europa le monete erano fatte d'argento dato che le monete in oro venivano usate per gli<br />
scambi con l'oriente, anche se nonostante l'impoverimento l'europa era sempre in grado <strong>di</strong> esportare<br />
qualcosa in oriente.
L'impero Carolingio e le origini del feudalesimo.<br />
Alla morte <strong>di</strong> Clodoveo un progressivo indebolimento attraversò il regno dei Franchi e l'europa vide<br />
così il sorgere <strong>di</strong> quattro entità statali in lotta per l'egemonia: La Neustria, l'Austrasia, l'Aquitania e<br />
la Borgogna. Nel corso del VII secolo la lotta per l'egemonia si restrinse alla sola Austrasia e<br />
Neustria. Di questo contrasto non erano protagonisti i sovrai dei due regni, bensì i signori <strong>di</strong><br />
palazzo, detti maggiordomi, <strong>di</strong> entrambe le parti. Si imposero alla seconda metà del VII secolo i<br />
Pipini<strong>di</strong> dell'Austrasia, artefici delle fortune della famiglia fu Pipino II. Suo successore fu il figlio,<br />
Carlo Martello il quale, ristabilì il potere franco in frisia, alemannia e turingia. Si occupò in seguito<br />
dell'Aquitania sotto la pressione degli arabi, che sconfisse nel 732 <strong>di</strong>venendo noto come campione<br />
della cristianità. La morte del re merovingio Teodorico IV lasciò il trono vacante permettendo a<br />
Carlo Martello <strong>di</strong> comportarsi come un sovrano, <strong>di</strong>vise il regno tra i due figli Carlomanno e Pipino<br />
il breve i quali ripristinarono la monarchia merovingia elevando al trono il re fantasma<br />
Childerico III. Nel frattempo seguivano con interesse l'attività missionaria intrapresa da Bonifacio,<br />
un monaco aglosassone, in stretto accordo con papa Zaccaria. Nel 747 Carlomanno ab<strong>di</strong>cò per<br />
ritirarsi in un monastero lasciando campo libero al fratello Pipino il quale, dopo aver rinchiuso<br />
Childerico in un convento si fece acclamare re facendosi poi ungere con olio santo da Bonifacio.<br />
L'approvazione del papato rispetto al potere <strong>di</strong> Pipino gli conferì una connotazione sacra. Verrà<br />
consacrato nuovamente insieme ai due figli Carlomanno e Carlo nel 754 dal pontefice Stefano II. La<br />
famiglia <strong>di</strong> Pipino il breve si era circondata <strong>di</strong> clientele sia militari che polithce, riuscendo ad<br />
armare anche una vasta schiera <strong>di</strong> cavalieri per la nuova tattica <strong>di</strong> combattimento ad urto.<br />
La nuova macchina bellica franca <strong>di</strong>ede il via all'espansionismo; il primo a farne le spese fu il re<br />
longobardo. Dopo che roma chiese aiuto a Pipino iniziò una spe<strong>di</strong>zione militare nel 755 alla fine<br />
della quale il nuovo re longobardo Desiderio, si vide costretto ad attuare una politica meno<br />
bellicosa. Il nuovo corso della politica longobarda fu sancito dal matrimonio dei figli <strong>di</strong> Pipino con<br />
le figlie <strong>di</strong> Desiderio. La pace durò per circa quin<strong>di</strong>ci anni durante i quali scomparvero Pipino e<br />
Carlomanno, Carlo rimasto solo ed unico sovrano, ripu<strong>di</strong>ò la moglie e la scacciò insieme alla<br />
vedova <strong>di</strong> suo fratello. Desiderio mosse allora guerra contro i territori da poco consegnati al papato,<br />
il nuovo pontefice chiese l'aiuto franco e Carlo Magno, una volta sconfitto Desiderio e poi il figlio,<br />
nel 774 cinse la corona <strong>di</strong> sovrano dei longobar<strong>di</strong>. Nel 776 nella penisola vennero immessi duchi e<br />
vassalli franchi per assicurare al sovrano maggior controllo. Gli anni successivi alla conquista del<br />
regno longobardo furono scossi da guerre; all'inizio la spe<strong>di</strong>zione in spagna, la rivolta dei sassoni, la<br />
conquista della frisia e della baviera e la seconda spe<strong>di</strong>zione in spagna. Nel 799 il pontefice Leone<br />
III che era stato aggre<strong>di</strong>to ed imprigionato durante una processione, venne liberato da due messi<br />
franchi e portato da Carlo Magno a cui il papa chiese aiuto. Venne riaccompagnato a Roma sotto<br />
scorta. Carlo lo seguì giungendo il 24 novembre 800. Visto che la nobiltà romana era ostile al papa<br />
ed il pontefice era accusato <strong>di</strong> adulterio e spergiuro venne convocato un concilio, durante il quale<br />
Leone III giurò la propria innocenza e venne riabilitato.<br />
Carlo Magno venne incoronato il 25 <strong>di</strong>cembre 800 imperatore dei romani.<br />
In oriente la promozione a imperatore <strong>di</strong> Carlo non fu presa bene, esplose un vero e proprio<br />
conflitto che terminò solo quando, nell' 812, l'imperatore bizantino riconobbe il titolo imperiale <strong>di</strong><br />
Carlo in cambio della cessione dell'istria e della dalmazia e la rinuncia a qualsiasi pretesa franca su<br />
venezia. Carlo affidò vaste zone dei territori conquistati a conti e duchi, mentre le zone <strong>di</strong> frontiera<br />
furono affidate ai marchesi i quali, erano responsabili anche della loro <strong>di</strong>fesa. Per tenere sotto<br />
controllo i duchi vennero inse<strong>di</strong>ati un gran numero <strong>di</strong> vassi dominici ovvero funzionari fedeli<br />
<strong>di</strong>rettamente al re. L'amministrazione dell'impero faceva capo al palazzo, nella corte erano tre le<br />
figure <strong>di</strong> riferimento:<br />
• L'arcicappellano<br />
• Il cancelliere<br />
• I conti palatini<br />
La corte inoltre era mobile, garantendo pertanto un collegamento con le realtà locali. Carlo Magno<br />
cercò inoltre <strong>di</strong> dare omogeneità all'impero emanando i capitolari ovvero leggi formate da brevi
articoli emanate nel corso <strong>di</strong> assemblee annuali. I capitolari riguardavano principalmente <strong>di</strong>ritto<br />
pubblico e <strong>di</strong>ritto ecclesiastico. Frequenti furono gli interventi legislativi in campo economico, sia<br />
per migliorare l'apparato fiscale, sia per proteggere le popolazioni rurali ed i piccoli proprietari<br />
fon<strong>di</strong>ari che costituivano ancora la base del popolo e dell'esercito. Si tentò anche <strong>di</strong> riportare or<strong>di</strong>ne<br />
nel settore monetario, vista la scarsità d'oro si <strong>di</strong>ede spinta al conio <strong>di</strong> monete d'argento. La moneta<br />
circolante <strong>di</strong>venne allora il danaro, quotato 12 a 1 rispetto al soldo. Carlo si impegnò anche a<br />
continuare l'opera <strong>di</strong> restaurazione ecclesiastica intrapresa da Bonifacio estendendola a tutto<br />
l'impero. La chiesa franca elaborava la concezione <strong>di</strong> un impero operante in unità d'intenti con<br />
l'autorità papale in quanto l'imperatore aveva la responsabilità della scelta dei vescovi. L'imperatore<br />
era consapevole che aver buoni vescovi significava stabilità nel governo in quanto la popolazione<br />
era saldamente inquadrata dal potere ecclesiastico. Carlo riformò anche i monasteri che in questo<br />
periodo erano decaduti a causa dell'affievolirsi della <strong>di</strong>sciplina interna, l'imperatore, per arginare<br />
questo fenomeno impose a tutti i monasteri la regola benedettina. Fu deciso anche <strong>di</strong> elevare il<br />
livello culturale dei monaci attraverso l'istituzioni <strong>di</strong> scuole presso le cattedrali e nei monasteri<br />
maggiori. Espressione e strumento della rinata attività scolastica fu il recupero dei testi classici e il<br />
loro <strong>di</strong>ffondersi attraverso la scrittura carolingia che mise fine al particolarsimo grafico. Il<br />
gigantesco sistema politico messo in pie<strong>di</strong> da Carlo Magno andò in crisi dopo la sua morte, non<br />
arrestando però lo sviluppo culturale che si era avviato, tanto più che l'opera degli uomini <strong>di</strong> chiesa<br />
andò oltre l'ambito culturale e religioso contribuendo a mantenere in vita l'idea <strong>di</strong> stato come fonte<br />
<strong>di</strong> comando e dell'impero come garante <strong>di</strong> pace.
La crisi dell'or<strong>di</strong>namento Carolingio e lo sviluppo dei rapporti feudali.<br />
Per quanto riguarda il problema della successione, Carlo decise <strong>di</strong> attenersi al modello franco,<br />
<strong>di</strong>vise quin<strong>di</strong> l'impero tra i suoi tre figli (carlo, ludovico, pipino) rimandando ad un secondo<br />
momento la decisione per il lascito del titolo imperiale. La morte prematura <strong>di</strong> carlo e <strong>di</strong> pipino<br />
lasciò ludovico unico erede del padre. L'ere<strong>di</strong>tà venne raccolta nell'814, anno <strong>di</strong> morte <strong>di</strong> Carlo<br />
Magno.<br />
Ludovico accentuò molto il carattere sacro del potere imperiale proponendo una più stretta<br />
collaborazione tra stato e chiesa. Una delle sue primarie preoccupazioni fu la successione, problema<br />
che risolse nell'817 con l'emanazione <strong>di</strong> una costituzione che proclamava l'in<strong>di</strong>visibilità dell'impero,<br />
che veniva destinato al primogenito Lotario. Lotario venne subito associato al governo e venne<br />
trasferito in italia dove nell'824 impose la constitutio romana, ovvero impose al papa eletto <strong>di</strong><br />
giurare fedeltà all'imperatore prima <strong>di</strong> essere consacrato. Ludovico alla lunga non si mostrò in grado<br />
<strong>di</strong> tenere a bada i figli minori che insieme con Lotario si ribellarono. Per far fronte alla situazione<br />
l'imperatore allargò la sua schiera <strong>di</strong> vassalli moltiplicando le concessioni <strong>di</strong> benefici. Questo<br />
sistema però impoverì il patrimonio del fisco che costituiva la principale fonte <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to per la<br />
monarchia. La situazione precipitò alla morte <strong>di</strong> Ludovico per cui si giunse ad uno scontro frontale<br />
tra Lotario e i fratelli ribelli che dopo averlo sconfitto, stipularono nell'842 a strasburgo un patto<br />
solenne alla presenza dei loro eserciti promettendosi aiuto reciproco. Lotario nell'843 fu costretto ad<br />
accettare il trattato <strong>di</strong> verdun che sancì la definitiva <strong>di</strong>visione dell'impero. A Carlo il calvo la parte<br />
occidentale, a Ludovico il germanico la parte orientale ed a Lotario la parte centrale. Alla morte <strong>di</strong><br />
Lotario, che aveva conservato il titolo <strong>di</strong> imperatore, successe il figlio Ludovico II che fu a lungo<br />
impegnato in italia nella lotta contro i saraceni. Alla sua morte nell'876 Carlo il calvo conseguì il<br />
dominio dell'italia e la corona imperiale. Nell'884 la fine della <strong>di</strong>scendenza <strong>di</strong> Carlo il calvo permise<br />
al figlio <strong>di</strong> Ludovico il germanico, Carlo il grosso, <strong>di</strong> riunire sotto <strong>di</strong> se tutta l'ere<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> Carlo<br />
Magno. Fu ritrovata tuttavia un'unità molto effimera in quanto l'imperatore fu costretto ad ab<strong>di</strong>care.<br />
Ad oriente Arnolfo <strong>di</strong> carinzia, in francia <strong>di</strong>venne re Oddone e il regno d'italia fu attribuito a<br />
Berengario. La <strong>di</strong>ssoluzione dell'impero venne avvertita anche all'interno degli ambienti<br />
ecclesiastici dato che i vescovi iniziarono a considerarsi esenti dal dominio comitale, duchi e conti<br />
d'altro canto avevano iniziato a circondarsi <strong>di</strong> vassalli anche se questo era vietato da un e<strong>di</strong>tto<br />
capitolare. Per queste ragioni iniziarono a formarsi signorie locali. Questa nuova realtà europea del<br />
IX e del X secolo è detta signoria bannale. La formazione dell'impero franco nel cuore dell'europa<br />
non mise fine alle continue incursioni da parte dei popoli seminoma<strong>di</strong>. Nell'area che andava dal<br />
baltico al me<strong>di</strong>teraneo fecero irruzione i Magiari che si stanziarono in pannonia sul finire del IX<br />
secolo. Questa stabilizzazione non mutò le loro abitu<strong>di</strong>ni predatorie, da qui infatti iniziarono varie<br />
incursioni nell'europa carolingia, in francia e in italia. Davanti ai magiari le formazioni politiche<br />
nate dalla <strong>di</strong>ssoluzione dell'impero carolingio si rivelarono inadatte ed incapaci <strong>di</strong> garantire la<br />
<strong>di</strong>fesa. A farne le spese furono soprattutto i monasteri e le città prive <strong>di</strong> <strong>di</strong>fese. A mettere fine alle<br />
loro scorrerie contribuirono sia la riorganizzazione del regno <strong>di</strong> germania sia l'esaurirsi della loro<br />
spinta offensiva dopo la conversione al cristianesimo che venne sanzionata nel 1001 con la<br />
concessione della corona al re magiaro Stefano I da parte <strong>di</strong> papa Silvestro II.<br />
Contemporaneamente l'europa cristiana era aggre<strong>di</strong>ta dai saraceni. Gli arabi dopo aver conquistato<br />
la sicilia esaurirono la loro spinta offensiva ma nonostante questo continuarono i loro attacchi<br />
all'occidente sotto forma <strong>di</strong> razzie, obiettivi <strong>di</strong> queste erano le città e le abazie. Spesso l'unico modo<br />
per fermarli era versare loro sostanziosi contributi in denaro mentre le iniziative armate ebbero<br />
risultati alterni. All'inizio dell'anno mille però tutto il mondo cristiano passò al contrattaco,<br />
non<strong>di</strong>meno però, alcuni gruppi <strong>di</strong> pirati mussulmani rimasero in attività ancora per tutto il XII<br />
secolo. Le regioni dell'europa risparmiate da magiari e saraceni furono investite dai normanni che<br />
dalla scan<strong>di</strong>navia partirono in <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong>verse. La tattica bellica per quelli che si <strong>di</strong>ressero in<br />
europa era simile a quella dei saraceni così, per tentare <strong>di</strong> farli <strong>di</strong>ventare sedentari, Carlo il semplice<br />
<strong>di</strong>ede al loro capo, Rollone, la norman<strong>di</strong>a come feudo. I normanni allora nell'arco <strong>di</strong> cinquant'anni<br />
assicurarono al territorio un forte inquadramento politico attraverso rapporto vassallatico-benefici.
I sovrani dei regni nati dalla <strong>di</strong>ssoluzione dell'impero carolingio tentarono <strong>di</strong> dare un assetto<br />
<strong>di</strong>fensivo ai loro territori ma il teatro bellico era cambiato, il nemico, almeno all'inizio non puntava<br />
a conquiste stabili ma alla mera razzia, per cui colpiva <strong>di</strong> sorpresa per poi ritirarsi. Fu inevitabile<br />
perciò coinvolgere nella <strong>di</strong>fesa sempre <strong>di</strong> più le forze locali autorizzando la costruzione <strong>di</strong> castelli<br />
ed altre opere <strong>di</strong>fensive. Molto spesso i signori locali prendevano l'iniziativa e fortificavano i loro<br />
castelli senza l'autorizzazione regia. Il signore locale che si era imposto per ragioni militari agli<br />
uomini protetti dal suo castello si attribuiva anche incarichi <strong>di</strong> natura giuri<strong>di</strong>ca e legale. Non <strong>di</strong> rado<br />
all'interno del castello sorgeva una cappella per l'assistenza religiosa, il castello si andava quin<strong>di</strong><br />
configurando come organismo politico completo. Il modo in cui veniva esercitato il potere in questo<br />
signorie sorte più o meno abusivamente viene espresso come allo<strong>di</strong>alizzazione del potere in quanto<br />
era gestitito alla stregua <strong>di</strong> un bene privato. Il castello assunse due realtà <strong>di</strong>verse ovvero il castello<br />
propriamente detto configurato come struttura abitata dal castellano in cui gli abitanti del villaggio<br />
circostante vi si rifugiavano solo in caso <strong>di</strong> pericolo, ed il villaggio fortificato circondato da mura<br />
all'interno delle quali il signore si faceva costruire una residenza fortificata. Inoltre si venne<br />
ristrutturando nuovamente la rete viaria dato che la popolazione veniva contrandosi nei centri<br />
fortificati. Si andò riorganizzando per lo stesso motivo il territorio amministrato dalla chiesa che<br />
venne a coincidere con il territorio del castello. Il X secolo fu un secolo <strong>di</strong> ferro in quanto ci fù in<br />
questo periodo un'estrema frantumazione del potere dato che le signorie locali si trovarono in<br />
conflitto per stabilire chi avrebbe dovuto far valere la propria autorità sui conta<strong>di</strong>ni appartenenti a<br />
corti <strong>di</strong>verse ma che trovavano protezione nelle fortificazioni <strong>di</strong> un altro signore. Il vassallaggio<br />
aveva assunto ruoli completamente <strong>di</strong>versi in quanto da ricompensa che aveva un carattere <strong>di</strong><br />
impegno futuro il feudo aveva ora carattere decisivo. Anche la fedeltà assumeva ora una<br />
commisurazione in base al feudo. Veniva rafforzata la tendenza a considerare in feudo un bene<br />
ere<strong>di</strong>tario anche attraverso la promulgazione <strong>di</strong> leggi appostite. Questa tendenza portò alla<br />
formazione <strong>di</strong> una vasta rete poltica in cui ognuno era vassallo <strong>di</strong> qualcuno e signore <strong>di</strong><br />
qualcun'altro fino al vertice della piramide che era rappresentata dal re. La <strong>di</strong>ssoluzione dell'impero<br />
caroligio causò oltre alla crisi del potere politico anche la crisi <strong>di</strong> quello ecclesiastico. In non poche<br />
<strong>di</strong>ocesi i vescovi de<strong>di</strong>carono più tempo all'esercizio dei loro poteri signorili piuttosto che all'attività<br />
religiosa, inoltre offrivano in feudo proprietà della chiesa in cambio <strong>di</strong> servigi <strong>di</strong> natura militare.<br />
Inoltre il potere religioso si trovò in contrasto con la natura laica del patrimonio in quanto i<br />
proprietari delle chiese imponevano il chierico al vescovo che poteva opporsi solo in caso <strong>di</strong><br />
manifesta indegnità del can<strong>di</strong>dato. Diventando praticamente in<strong>di</strong>spensabile il sostegno delle<br />
istituzioni ecclesiastiche nelle vite <strong>di</strong> imperatori e sovrani essi cominiciarono ad imporre i loro<br />
vescovi alla guida delle rispettive <strong>di</strong>ocesi e <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> monasteri. Al controllo dei laici non si<br />
sottraerono nemmeno i vertici della cristianità in quanto con la constitutio romana il papa doveva<br />
prestare giuramento <strong>di</strong> fedeltà all'autorità imperiale.
L'italia fra poteri locali e podestà universali.<br />
Nel X secolo l'italia si configurava in maniera particolare, su <strong>di</strong> essa trovavano scontro le<br />
concezioni politiche universali e particolaristiche in quanto era sede dell'infuenza <strong>di</strong> due imperi,<br />
quello franco e quello bizantino. Il problema principale per queste lotte era la presenza del papato<br />
che pur essendo presente nel lazio ed umbira riven<strong>di</strong>cava la supremazia universale ed un proprio<br />
ambito politico. Il regno d'italia era stato attribuito nell'887 a Berengario contro cui due anni dopo si<br />
levò Guido che lo sconfisse ottenendo cosi la corona <strong>di</strong> imperatore che passò alla morte <strong>di</strong> Guido al<br />
figlio Lamberto. Per favorire Berengario intervenne il re <strong>di</strong> germania Arnolfo il quale attraverso<br />
papa Formoso fu riconosciuto re dai feudatari italiani e venne incoronato imperatore nel 894.<br />
Arnolfo verrà colto da una paralisi subito dopo l'incoronazione lasciando così campo libero a<br />
Lamberto che comunque morirà nell' 898. Berengario cercò anche <strong>di</strong> porre un freno all'invasione<br />
ungara ma dopo essere stato sconfito in battaglia la sua posizione si indebolì finche non gli si<br />
contrappose Ludovico <strong>di</strong> provenza anch'egli incoronato imperatore. Berengario riuscì a sconfiggere<br />
Ludovico nel 905 e nel 915 dopo aver cacciato i saraceni ed aver reso sicura roma venne sconfitto<br />
dal nuovo erede al trono Rodolfo <strong>di</strong> Borgogna. Rodolfo però tenne il trono solo per due anni dopo<br />
infatti lo cedette ad Ugo <strong>di</strong> Provenza che lo tenne initenrrottamente fino al 946. La sua volontà <strong>di</strong><br />
dare contenuto effettivo al titolo <strong>di</strong> re d'italia provocò i malumori della feudalità italiana che<br />
attraverso il re <strong>di</strong> germania Ottone I contrappose ad ugo il marchese <strong>di</strong> ivrea Berengario. Ugo fu<br />
sconfitto e nel 950 scomparso Lotario, Berengario <strong>di</strong> ivrea potè cingere la corona. L'anno dopo<br />
iniziarono le prima <strong>di</strong>fficoltà in quanto la vedova <strong>di</strong> Lotario (figlio <strong>di</strong> ugo) Adelaide, chiese aiuto al<br />
re <strong>di</strong> germania il quale sposò Adelaide stessa e scese in italia facendo atto <strong>di</strong> sottomissione alla<br />
feudalità insieme a Berengario <strong>di</strong> ivrea che conservò il regno in qualità <strong>di</strong> vassallo. Berengario però<br />
approfittò della lotananza <strong>di</strong> Ottone per ritrovare in<strong>di</strong>pendenza ed espandere i propri domini in italia<br />
centrale ai danni dei territori della chiesa. Il pontefice Giovanni XII chiese aiuto ad Ottone che<br />
scese in italia nuovamente facendo prigioniero Berengario e cingendo poi egli stesso la corona regia<br />
su quella imperiale.<br />
Con la deposizione <strong>di</strong> Carlo il grosso la chiesa vide il proprio ruolo all'interno della cristianità<br />
indebolirsi, essendo anche sul piano interno in balia dell'aristocrazia romana che <strong>di</strong>venne arbitra<br />
dell'elezione papale e si rese protagonista <strong>di</strong> usurpazioni nel territorio della chiesa. Sul soglio<br />
pontificio si succedevano vari pontefici in sequenza sempre più rapida facendo perdere sempre più<br />
<strong>di</strong>gnità al ruolo del pontefice, roma venne scossa da una rivolta contro Ugo <strong>di</strong> provenza che tentò <strong>di</strong><br />
farsi incoronare imperatore da Giovanni XI. La rivolta venne promossa dal fratello del pontefice, il<br />
quale governò su roma fino al 955 quando salì al soglio pontificio Giovanni XII appena se<strong>di</strong>cenne<br />
che poi incoronò imperatore Ottone I <strong>di</strong> sassonia. Come per Carlo Magno la corona imperiale<br />
rappresentava per Ottone il coronamento <strong>di</strong> una lunga attività politica condotta a partire dal 936.<br />
Ottone operò per rendere la sua autorità effettiva in tutti e cinque i suoi ducati in modo da<br />
sviluppare in germania una coscienza nazionale. Ottenne anche un regolare appoggio dai vescovi<br />
che coinvolse appieno nel governo <strong>di</strong> realtà territoriali. L'opera <strong>di</strong> riforma attuata in germania dalla<br />
chiesa tedesca venne supportata da Ottone il quale sceglieva personalmente i vescovi. Questa<br />
manovra rese in germania il fenomeno <strong>di</strong> decadenza dei costumi nell'ambito ecclesiastico meno<br />
grave rispetto al resto dell'europa. Veniva inoltre incoraggiata la ripresa degli stu<strong>di</strong> presso le gran<strong>di</strong><br />
abbazie. Come apice <strong>di</strong> questa attività Ottone ricevette la corona imperiale nel 962.<br />
L'impero ottoniano rispetto all'impero carolingio ha in comunie l'ispirazione <strong>di</strong> romanità ed il ruolo<br />
<strong>di</strong> protezione del papato e della cristianità. Ottone si attribuì il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>care il can<strong>di</strong>dato eletto<br />
prima della consacrazione a pontefice per poter garantire la correttezza dell'elezione (privilegium<br />
othonis) nel 962 in italia successivamente trascorse sei anni nei quali si de<strong>di</strong>cò alla conquista dei<br />
territori meri<strong>di</strong>onali dopo aver fatto incoronare imperatore il figlio Ottone II. Nel 968 subi una<br />
grave sconfitta a Bari e quin<strong>di</strong> decise <strong>di</strong> abbandonare la via delle armi per intraprendere quella<br />
<strong>di</strong>plomatica. L'imperatore bizantino Giovanni Zimisce riconobbe ad Ottone il titolo <strong>di</strong> imperatore e<br />
nel 972 acconsenti al matrimonio tra Ottone II e la figlia Teofane, che avrebbe dovuto portare in<br />
dote le terre meri<strong>di</strong>onali. Alla morte <strong>di</strong> Ottone I il passaggio <strong>di</strong> poteri al figlio fu tutt'altro che facile
in quanto sia la nobiltà germanica che la nobiltà italiana era poco incline a vedere bene il re in<br />
stabile residenza in italia. L'aristocrazia romana assassinò il pontefice Bonifacio VII. Nel 980<br />
Ottone II preparò una campagna per le terre meri<strong>di</strong>onali ma venne sconfitto e poi morì<br />
prematuramente lasciando come erede il figlio Ottone III. Uscito dalla tutela il suo primo atto <strong>di</strong><br />
governo fu la nomina a pontefice <strong>di</strong> Gregorio V e del suo successore Silvestro II. L'imperatore si<br />
proponeva <strong>di</strong> collaborare a stretto contantto con il pontefice, questo entusiasmo si scontrò con lo<br />
scontento dei feudatari i quali insorserso nel 999 capeggiati da Arduino d'ivrea, scoppiò due anni<br />
dopo anche un'altra rivolta, quella dei romani (1001). Ottone III morì nel 1002 senza lasciare ere<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>retti. Gli successe Enrico II che concentrò tutti i suoi sforzi sulla germania e sulle riforme per<br />
impe<strong>di</strong>re il degrado dei costumi nell'ambiente clericale. Arduino intanto si era fatto nominare re<br />
d'italia a pavia nel 1002. Erico II nel 1004 scese in italia per ripristinare il potere regio, sconfisse<br />
Arduino finchè non lo costrinse al ritiro dopo <strong>di</strong>eci anni <strong>di</strong> lotte armate.<br />
Nel 1014 Enrico II fu incoronato imperatore da papa Benedetto VIII proveniente dell'aristocrazia<br />
romana. A lui successe Giovanni XIX sempre della stessa famiglia. Questo mostra quanto fosse<br />
<strong>di</strong>fficile per gli imperatori <strong>di</strong> Germania rendere effettivo il loro potere in italia. Altra pecca dell'italia<br />
era la mancata formazione <strong>di</strong> una coscienza nazionale, la mancata formazione <strong>di</strong> questa coscienza è<br />
da ricercare particolarmente nei soggetti politici che si creavano nelle maggiori città, specie quelle<br />
<strong>di</strong> residenza dei vescovi i quali si erano dovuti sempre interfacciare con l'autorità citta<strong>di</strong>na anche<br />
nella parte meri<strong>di</strong>onale dell'italia si potè assistere allo sviluppo <strong>di</strong> una coscienza urbana all'interno<br />
delle gran<strong>di</strong> città.
Splendore e declino <strong>di</strong> Bisanzio.<br />
Alla fine del VIII secolo l'impero bizantino risultava particolarmente ri<strong>di</strong>mensionato a causa delle<br />
continue invasioni da parte <strong>di</strong> arabi, magiari e bulgari. L'impero ebbe però la forza <strong>di</strong> contrattaccare<br />
verso la metà del IX secolo recuperando parte dei territori perduti. Gli imperatori si adoperarono per<br />
favorire lo stanziamento dei soldati sul territorio (stratioti) e favorirono anche il formarsi <strong>di</strong> una<br />
"piccola borghesia"<strong>di</strong> conta<strong>di</strong>ni che vivevano in comunità <strong>di</strong> villaggio costituendo così un<br />
organismo amministrativo per il pagamento delle tasse. La fisionomia dell'impero intanto si andava<br />
mo<strong>di</strong>ficando in quanto l'impero era chiuso nelle sue frontiere essendo in seguito costretto ad<br />
abbandonare le pretese <strong>di</strong> dominio universale, acquisendo poi caratteri più orientali. Il latino venne<br />
sostituito dal greco ed anche il titolo imperiale venne mo<strong>di</strong>ficato in basileus. Le città della costa<br />
comunque non abbandonarono il commercio ed il ricorso alle milizie locali per la <strong>di</strong>fesa delle stesse<br />
anche se l'impero tendeva a concentrare il potere nelle mani dei funzionari pubblici. Questa<br />
orientalizzazione dell'impero costituì la premessa per la comprensione dello scontro che si venne<br />
creando contro il movimento iconoclasta.<br />
Il culto delle immagini era sempre stato malvisto dalle provincie più orientali dell'impero, le quali<br />
erano le più influenzate dai culti islamici ed ebraici che condannavano l'idolatria. Quando salì al<br />
trono Leone III il movimento raggiunse la corte. Egli con un decreto del 726 proibì il culto delle<br />
immagini. Il papa Gregorio III nel 731 scomunicò l'imperatore e i suoi sostenitori, questo decreto<br />
ebbe come risultato anche la riduzione del potere dei monaci. Con l'avvento al trono <strong>di</strong> Costantino<br />
VI la situazione si fece più complicata, specie quando a detenere il potere fu la madre Irene, che,<br />
sembrò intenzionata ad abbandonare la precedente politica in quanto venne nominato patriarca <strong>di</strong><br />
costantinopoli un iconodulo. Tre anni dopo il VII concilio <strong>di</strong> Nicea (787) condannò l'iconoclasmo<br />
come eresia. La reggenza <strong>di</strong> Irene tuttavia provocò dei malumori in occidente in quanto non era<br />
riconosciuta dal papato e questo provocò il considerare il trono d'oriente come vacante. Carlo<br />
Magno una volta incoronato imperatore era desideroso <strong>di</strong> intraprendere relazioni <strong>di</strong>plomatiche con<br />
l'impero bizantino ma dovette aspettare fino all'812 per vedere riconosciuto il suo titolo<br />
dall'imperatore Michele I. Con Leone V si ebbe il ritorno al potere della corrente iconoclasta. La<br />
contesa verrà poi risolta da Michele III nell'843 quando verrà riabilitata la liceità del culto delle<br />
immagini.<br />
Intanto il pericolo arabo si era <strong>di</strong> molto ridotto, lo stabilizzarsi della situazione portò alla rinascita<br />
dei gran<strong>di</strong> poderi fo<strong>di</strong>ari senza tutelare gli interessi dei piccoli proprietari. Il problema verrà<br />
arginato alla fine del X secolo con l'introduzione <strong>di</strong> leggi atte a favorire le piccole proprietà. Queste<br />
norme però rallentarono soltanto il meccanismo <strong>di</strong> impoverimento dei citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> ceto basso e dei<br />
conta<strong>di</strong>ni che tendenvano a porsi sotto la protezione <strong>di</strong> un signore. Questi episo<strong>di</strong> però non possono<br />
essere catalogati come una forma <strong>di</strong> feudalesimo bizantino in quanto lo stato risultava sempre<br />
presente a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quanto avveniva nelle campagne europee. In occidente si sviluppò un<br />
grande rapporto tra potere imperiale e patriarcato in quanto l'imperatore era considerato il <strong>di</strong>retto<br />
rappresentante <strong>di</strong> Dio in terra. La compenetrazione tra i due poteri avvenne sempre all'insegna<br />
dell'egemonia imperiale. Al rafforzamento dell'autorità imperiale contribuirono anche i successi<br />
militari della seconda metà del X secolo. Il controllo completo sull'area balcanica venne riportato da<br />
Basilio II nel 1014.<br />
La cristianizzazione delle popolazioni slave e delle popolazioni bulgare era sempre avvenuta in<br />
contrasto con la chiesa <strong>di</strong> roma che tentava <strong>di</strong> ampliare la propria area <strong>di</strong> influenza attraverso i<br />
missionari. Il contrasto esplose quando la chiesa bulgara tentò <strong>di</strong> mantenersi del tutto autonoma. Il<br />
patriarcato era allora occupato da Fozio che era stato nominato dall'imperatore e non era<br />
riconosciuto dal papa. Dopo un violento scambio <strong>di</strong> missive nell'867 Fozio scomunicò il pontefice.<br />
La questione venne accantonata dopo la deposizione <strong>di</strong> Fozio decisa dal concilio <strong>di</strong> costantinopoli<br />
che decise inoltre <strong>di</strong> sottomettere la chiesa bulgara a quella <strong>di</strong> roma. Ad abbassare la tensione tra la<br />
chiesa <strong>di</strong> roma e quella <strong>di</strong> costantinopoli contribuì la crisi del papato del X secolo. La situzioane<br />
precipitò nel 1049 quando il papa Leone IX riven<strong>di</strong>cò il primato della sede romana nella chiesa<br />
universale. A costantinopoli era patriarca Michele Cerulario, fiero oppositore del primato papale. Il
patriarca or<strong>di</strong>nò nel 1053 la chiusura <strong>di</strong> tutte le chiese <strong>di</strong> rito latino. L’imperatore Costantino X era<br />
interessatoa trovare un compromesso perciò fu inviata da roma una delegazione che però fallì la<br />
missione <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione il 15 luglio del 1054 quando entrambe le parti scomunicarono i rispettivi<br />
vertici. Lo scisma non fu sentito in maniera traumatica specialmente perchè la chiesa <strong>di</strong> roma e<br />
quella bizantina andavano sempre <strong>di</strong> più <strong>di</strong>versificandosi già da tempo ed in maniera naturale.<br />
L’elemento che più pesò fu l’orientamento fortemente monarchico che assunse il papato tra l’XI ed<br />
il XII secolo per cui, i teologi bizantini sostennero che fosse la chiesa <strong>di</strong> roma ad allontanarsi<br />
dall’ortodossia dei primi concili ecumenici.<br />
I successi dell’impero avevano portato alla ripresa delle attività commerciali e la moneta bizantina<br />
risultava forte nei mercati internazionali, le città erano anche sede <strong>di</strong> un’intensa attività culturale ed<br />
artistica che vide in primo piano gli imperatori stessi. L’opera culturale raggiunse il suo apice<br />
nell’XI secolo.<br />
Quando la civiltà bizantina aveva raggiunto il suo massimo splendore si stagliavano all’orizzonte i<br />
segnali <strong>di</strong> un rapido declino: con la fine della <strong>di</strong>nastia macedone esplosero vari scontri per il potere<br />
tra l’alta burocrazia e i proprietari fon<strong>di</strong>ari, sul fronte esterno era salito il livello <strong>di</strong> minaccia che<br />
rappresentavano i turchi che dopo aver conquistato baghdad si volsero all’occidente ed all’egitto.<br />
Alla fine dell’ XI secolo il pericolo maggiore venne però dai normanni dell’Italia meri<strong>di</strong>onale che<br />
cacciarono i bizantini dall’italia ed invasero l’albania puntando alla conquista <strong>di</strong> costantinopoli.<br />
L’imperatore Alessio Comneno chiese aiuto a venezia per sconfiggere i normanni concedendo ai<br />
veneziani <strong>di</strong> poter commerciare con tutte le città dell’impero senza dover pagare i dazi che<br />
gravavano invece sugli operatori locali. I veneziani <strong>di</strong>vennero in breve tempo padroni<br />
dell’economia bizantina.<br />
L’impero nel corso del XII secolo si andava configurando come un’appen<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> venezia in quanto<br />
la pressione fiscale e la svalutazione della moneta si fecero sempre più gravi.
Incremento demografico e progressi dell’agricoltura nell’europa dei secoli XI-XIII.<br />
All’inizio dell’anno mille la popolazione europea era <strong>di</strong> nuovo in aumento, ovunque era in atto una<br />
messa a frutto maggiore delle terre agricole e le città riprendevano il loro ruolo <strong>di</strong> se<strong>di</strong> per gli<br />
scambi commerciali, vi era inoltre un aumento della durata me<strong>di</strong>a della vita. L’unico paese che<br />
possiede un documento attestante l’aumento della popolazione risulta l’inghilterra attraverso il<br />
domesday book. Un altro fenomeno <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni che coinvolse l’europa fu l’ampliamento<br />
dello spazio coltivato. In questo periodo si ebbe il sorgere delle cosiddette villenuove, ovvero<br />
villaggi <strong>di</strong> nuova fondazione creati per valorizzare zone <strong>di</strong>sabitate. Nel corso del XII secolo vennero<br />
fondati nuovi or<strong>di</strong>ni monastici che desiderosi <strong>di</strong> riscoprire lo stile <strong>di</strong> vita monastico si stabilirono<br />
spesso in zone scarsamente popolate; intorno a loro però si stabilivano molto spesso conta<strong>di</strong>ni<br />
desiderosi <strong>di</strong> vivere secondo la saggia guida dei monaci creando così intorno ai monasteri dei veri e<br />
propri inse<strong>di</strong>amenti. Una delle opere <strong>di</strong> bonifica più massive è da ricercare nei paesi bassi, i coloni<br />
con la costruzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>ghe e <strong>di</strong> canali <strong>di</strong> drenaggio riuscirono a bonificare quelle terre ed a renderle<br />
anche molto produttive dato l’aumento della popolazione in quella zona. In spagna il ripopolamento<br />
fu strettamente legato alla riconquista dei territori da parte dei cristiani. In europa centrale i vari<br />
signori spinti sia dalla crescita demografica sia dal desiderio <strong>di</strong> ampliare i propri domini iniziarono<br />
a far varcare i confini delle loro signorie dai coloni per espandersi nei territori che furono la culla<br />
dei popoli emigrati nei secoli precedenti. Le genti <strong>di</strong> queste terre vennero convertite, furono<br />
costruiti monasteri per stra<strong>di</strong>care ogni forma <strong>di</strong> paganesimo. L’origine della spinta coloniale è<br />
certamente da ricercare nell’incremento demografico nelle terre gia coltivate, i signori delle terre<br />
degli emigranti infatti si trovavano costretti a patteggiare con le popolazioni locali le quali<br />
riuscirono spesso a strappare ai loro signori <strong>di</strong>versi <strong>di</strong>ritti. Le mo<strong>di</strong>fiche che incalzavano<br />
nell’economia delle curtis mo<strong>di</strong>ficarono le curtis stesse dove più dove meno, inoltre, a causa della<br />
maggiore libertà <strong>di</strong> cui godevano i conta<strong>di</strong>ni si andarono delineando delle <strong>di</strong>fferenze nette. La<br />
crescita demografica fu resa possibile grazie alle nuove tecniche agricole come l’uso dell’aratro<br />
pesante che rese possibile arare più in profon<strong>di</strong>tà i terreni bonificati. Contribuì alla rinascita agricola<br />
anche il calo del prezzo del ferro causato dal maggior sfruttamento delle miniere. Il calo del prezzo<br />
causò una maggiore costruzione <strong>di</strong> attrezzi agricoli. La ferratura dello zoccolo ed il nuovo sistema<br />
<strong>di</strong> bardatura contribuirono ad un più largo uso del cavallo in campo agricolo anche se il cavallo<br />
restava comunque un bene molto costoso. Venne introdotto il sistema <strong>di</strong> rotazione triennale che<br />
riduceva la superficie improduttiva e rendeva le colture più varie fornendo anche il foraggio per il<br />
mantenimento del cavallo. Il nuovo modello agricolo non si <strong>di</strong>ffuse però i tutta europa a causa delle<br />
<strong>di</strong>verse zone climatiche. Si delineò quin<strong>di</strong> un europa del nord che utilizzava la rotazione triennale e<br />
l’europa me<strong>di</strong>terranea che ultilizzava quella biennale e l’aratro leggero. L’agricoltura me<strong>di</strong>evale<br />
però non conseguì mai risultati brillanti a causa della scarsità <strong>di</strong> concime animale.
La ripresa del commercio e delle manifatture.<br />
Nonostante la ruralizzazione della popolazione non si era arrivati ad una interruzione dei traffici<br />
poiche all’interno delle curtes e nei villaggi non era stato possibile produrre tutto ciò che era<br />
necessario. Le popolazioni più attive erano quelle che si trovavano in punti <strong>di</strong> incontro tra aree<br />
economiche <strong>di</strong>verse, c’è da aggiungere che in questo periodo gli ebrei svolsero un ruolo <strong>di</strong><br />
interme<strong>di</strong>ari avendo un raggio d’azione intercontinentale. Gli scambi altome<strong>di</strong>evali comunque<br />
riguardarono solamente cose poco ingombranti e principalmente beni <strong>di</strong> lusso. La situazione iniziò a<br />
cambiare nel X secolo a causa dell’aumento dei mercanti <strong>di</strong> professione e all’ampliarsi del<br />
fenomeno delle fiere. In questa fase restarono comunque <strong>di</strong>stinte due principali aree commerciali:<br />
quella del nord europa e quella del me<strong>di</strong>terraneo.<br />
Nell’area nor<strong>di</strong>ca sono in<strong>di</strong>viduabili un settore atlantico ed un altro compreso tra il mar baltico e il<br />
mare del nord. Nel corso dei secoli XI-XII crebbe il movimento all’interno delle aree e si attuò<br />
anche il collegamento tra l’area me<strong>di</strong>terranea e l’area nor<strong>di</strong>ca. Questo successo fu determinato<br />
anche dalla pace mantenuta nei territori <strong>di</strong> governanti locali. Nell’XI secolo si andarono delineando<br />
nuove posizioni <strong>di</strong> forza all’interno del mondo della mercatura. I veneziani presero l’egemonia dei<br />
commerici garantendo anche il collegamento tra alessandria e costantinopoli. Il collegamento con<br />
l’area me<strong>di</strong>terranea venne perfezionandosi dalla seconda metà del XIII secolo con la creazione <strong>di</strong><br />
nuove rotte marittime. L’incremento della navigazione portò il mondo marittimo a progre<strong>di</strong>re<br />
nell’arco <strong>di</strong> due-tre secoli. La prima innovazione fu la bussola, seguita dalle carte nautiche e dalla<br />
costruzione <strong>di</strong> navi sempre più gran<strong>di</strong> e manovrabili. Nonostante i progressi nel campo della<br />
navigazione i trasporti avvenivano principalmente via terra e dato che per i mercanti era<br />
vantaggioso accorciare il percorso si venne creando una fitta rete viaria e nei punti più battuti<br />
vennero ad<strong>di</strong>rittura create delle strutture per il cambio dei cavalli. Le novità del commercio<br />
dell’anno mille sono costituite dal fatto che non più gli articoli <strong>di</strong> lusso venivano importati e<br />
commerciati bensi qualsiasi tipo <strong>di</strong> merce veniva trasportata. Contrasti scoppiarono per i dazi<br />
sull’esportazione del grano e per l’egemonia della produzione del sale. Venivano importati ed<br />
esportati i materiali necessari al funzionamento dell’industria tessile. Una merce erano anche gli<br />
schiavi, venduti e comprati in tutta europa. Tutti i prodotti in circolo avevano aree <strong>di</strong> produzione<br />
ben definite per rendere famosa la zona che produceva una determinata merce. Artefice<br />
dell’integrazione tra aree <strong>di</strong>verse per specializzazioen e produttività fu senz’altro il mercante. Il<br />
mercante fu una figura molto importante in questo periodo, non si trattava infatti <strong>di</strong> un avventuriero<br />
nonostante l’attività commerciale continuasse a comportare parecchi rischi, anche se gli scambi in<br />
denaro erano largamente sostituiti dalle lettere <strong>di</strong> cambio che riducevamo <strong>di</strong> molto l’uso della<br />
moneta. Ben presto vennero ridotti i rischi per la navigazione attraverso l’istituzione <strong>di</strong> convogli<br />
gestiti dallo stato. Si vennero a formare anche società dette “commenda” le quali erano una sorta <strong>di</strong><br />
società per azioni me<strong>di</strong>evali che però venivano costituite in previsione <strong>di</strong> un solo viaggio.<br />
Successivamente si arrivò alle “societas maris” che venivano costituite per un determinato periodo<br />
<strong>di</strong> tempo. Queste società col tempo acquisirono la funzione <strong>di</strong> vere e proprie banche. Con lo<br />
sviluppo dei commerci infatti fu necessario riformare il sistema monetario carolingio fatto <strong>di</strong><br />
monete d’argento, Federico II nel 1231 fece coniare l’augustale; le monete in oro risultarono<br />
necessarie per poter essere accettate in ambito internazionale dopo la decadenza delle monete arabe<br />
e bizantine. Il commercio a livello locale e internazionale era basato oltre che sulle derrate<br />
alimentari anche sui prodotti dell’artigianato e dell’industria tessile entrabi fortemente legati<br />
all’ambiente urbano. Il settore <strong>di</strong> punta dell’industria me<strong>di</strong>evale è rappresentato dall’industria tessile<br />
e dall’industria metallurgica, molto fiorente per la produzione <strong>di</strong> armi e attrezzi. Successivamente si<br />
venne formando anche un settore nuovo rappresentato dalle cartiere, necessarie per la produzione<br />
della carta. Nel contempo si <strong>di</strong>stinsero anche vari artigiani specializzati. In genere l’unità produttiva<br />
<strong>di</strong> base era rappresentata dalla bottega <strong>di</strong> solito a gestione famigliare a cui si affiancavano degli<br />
appren<strong>di</strong>sti o dei salariati. In questo contesto videro la nascita le corporazioni il cui obiettivo, era<br />
quello <strong>di</strong> tutelare i propri membri e i loro interessi a tutti i livelli.
Lo sviluppo dei centri urbani e le origini della borghesia.<br />
Le città furono a partire dall' XI secolo una componente fondamentale della storia europea, anche se<br />
erano presenti in europa gia precedentemente erano ora rilegate ad una funzione marginale e <strong>di</strong> poco<br />
conto. L'urbanizzazione in europa non era avvenuta in maniera uniforme quin<strong>di</strong> nelle aree marginali<br />
dell'ex impero romano le città scomparvero del tutto e nelle aree interne persero <strong>di</strong> importanza o<br />
vennero abbandonate. La sopravvivenza <strong>di</strong> molti centri urbani <strong>di</strong>pese dalla presenza del vescovo,<br />
che faceva mantenere al centro citta<strong>di</strong>no una certa importanza. Nell'italia meri<strong>di</strong>onale la situazione<br />
era assai <strong>di</strong>versa; le città, pur risentendo della crisi demografica dei secoli precedenti erano inserite<br />
in un contesto commerciale più ampio ed erano quin<strong>di</strong> popolate dai ceti artigiani e produttivi.<br />
Diversa era invece la situazione nell'italia centro-settentrionale dove le città come venezia, pisa e<br />
genova erano proiettate verso il futuro al livello politico e sociale; <strong>di</strong>venteranno queste le potenze<br />
marinare in italia pronte anche a delle relazioni commerciali con l'oriente. In questo contesto ebbero<br />
un ruolo importante i vescovi i quali sempre più spesso assumevano poteri paragonabili a quelli dei<br />
funzionari pubblici specialmente a partire dal X secolo. La funzione temporale delle curie vescovili<br />
contribuì al ritorno della nobiltà nelle città, che a sua volta contribuì al ritorno <strong>di</strong> una componente<br />
produttiva e vassalica. Nel corso dei secoli X – XI le comunità citta<strong>di</strong>ne si resero conto del loro<br />
potere esautorando del tutto il vescovo. Comunque anche in questa fase rimase evidente che il ceto<br />
<strong>di</strong>rigente era formato dalla classe mercantile. La rinascita urbana coinvolse anche la francia<br />
meri<strong>di</strong>onale e la germania, in queste regioni più che altro si assistette alla fondazione <strong>di</strong> nuove città.<br />
I mo<strong>di</strong> in cui questo avvenne furono fondamentalmente due: O un signore fondava un centro<br />
fortificato nei pressi <strong>di</strong> una zona <strong>di</strong> mercato o un gruppo <strong>di</strong> mercanti creava un proprio inse<strong>di</strong>amento<br />
nei pressi <strong>di</strong> un castello o <strong>di</strong> un'abazia. Questi nuovi inse<strong>di</strong>amenti presero il nome <strong>di</strong> borghi. Le città<br />
del nord della germania all'inizio del trecento fondarono una lega mercantile denominata Lega<br />
Anseatica. Il reticolato urbano si presentava sempre più largo mano a mano che ci si spostava verso<br />
est. In inghilterra la dominazione romana non aveva lasciato insen<strong>di</strong>amenti <strong>di</strong> tipo urbano per cui si<br />
dovette aspettare il XIII secolo per assistere ad opere <strong>di</strong> urbanizzazione. Le città intorno al trecento<br />
erano rappresentate da vari casi in cui raggiungevano una popolazione <strong>di</strong> 100.000 abitanti, poi<br />
venivano le gran<strong>di</strong> città che si aggiravano intorno ad una popolazione <strong>di</strong> 50.000 unità; più numerose<br />
erano le città me<strong>di</strong>e tra 15 e 30mila abitanti. Una crescita cosi massiccia delle città non è imputabile<br />
solo all'aumento della popolazione ma anche alla massiccia ondata migratoria proveniente dalle<br />
campagne. Tale ondata era provocata dalle nuove opportunità che le città offrivano. La popolazione<br />
urbana assunse un nuovo status giuri<strong>di</strong>co in quanto non era soggetta ai vari signori feudali delle<br />
campagne, era anche <strong>di</strong>verso il tipo <strong>di</strong> lavoro che i citta<strong>di</strong>ni svolgevano rispetto al lavoro <strong>di</strong><br />
campagna. Si veniva delineando una società più ricca ed articolata nella quale le persone che si<br />
occupavano del lavoro della terra e della preghiera erano la maggior parte della popolazione ma<br />
nella quale coloro che erano impiegati nel cre<strong>di</strong>to e nel commercio venivano ad occupare un ruolo<br />
<strong>di</strong> crescente importanza. Prese così vita la società tripartita, che durerà fino alla rivolutione<br />
francese. Era composta da oratores (ecclesiastici) bellatores (combattenti) laboratores (rustici). Le<br />
città manifestarono una tendenza automonistica tra il XI e il XII secolo, in alcuni casi fu totale<br />
mentre in altri l'autonomia fu solo amministrativa e non politica. Nella francia del nord si assistette<br />
alla nascita dei comuni per iniziativa dei citta<strong>di</strong>ni sotto la guida <strong>di</strong> personaggi eminenti. I citta<strong>di</strong>ni<br />
prestavano giuramento <strong>di</strong> pace per mantenere la concor<strong>di</strong>a nella città e per limitare gli arbitri dei<br />
signori, poi si avviavano trattative con i signori per avere la concessione <strong>di</strong> una carta <strong>di</strong> comunee nel<br />
caso in cui le trattative non fossero andate a buon fine non si faceva <strong>di</strong> solito attendere molto una<br />
rivolta armata. Il signore in alcuni casi concedeva la carta <strong>di</strong> comune a patto che la città mantenesse<br />
dei funzionari a lui fedeli.
Il rinnovamento della vita religiosa e la riforma della chiesa.<br />
A seguito della crisi delle istituzioni politiche e religiose l'or<strong>di</strong>namento ecclesiastico si era trovato<br />
privo del potere politico e non riusciva a fermare le ingerenze dei laici all'interno delle nomine<br />
pontifice e car<strong>di</strong>nalizie, non riusciva inoltre a sopperire al livello culturale dei monaci e chierici che<br />
continuavano a sottrarre i beni della chiesa per trasmetterli ai propri vassalli od alle proprie<br />
famiglie. Gli aspetti della crisi del X secolo erano collegati tra loro in quanto i meto<strong>di</strong> clientelari<br />
con i quali venivano reclutati davano origine alla corruzione e all'ignoranza. Era molto comune<br />
specie nell'italia meri<strong>di</strong>onale che i chierici vivessero in concubinato e che in<strong>di</strong>rettamente<br />
trasmettessero ai loro figli illegittimi delle proprietà ecclesiastiche. Il fatto che agli uomini <strong>di</strong> chiesa<br />
venisse concessa un'importanza elevata comportava che le loro manchevolezze venissero percepite<br />
come più gravi; ma il fatto che la chiesa <strong>di</strong>sponesse <strong>di</strong> un vario arsenale culturale <strong>di</strong>ede il via ad un<br />
massiccio movimento riformatore. I primi segni <strong>di</strong> cambiamento si ebbero nei monasteri, nei quali<br />
era sempre stato attivo un movimento <strong>di</strong> riflessione teologico che portò gia nel X secolo alla<br />
sperimentazione <strong>di</strong> nuove forme <strong>di</strong> vita monastica. L'esperienza più fruttuosa fu quella del<br />
monastero <strong>di</strong> Cluny in cui l'abate coor<strong>di</strong>nava un certo numero <strong>di</strong> monasteri nella zona ed era<br />
soggetto <strong>di</strong>rettamente all'autorità papale senza passare dal vescovo, garantendo quin<strong>di</strong> all'abate una<br />
certa autonomia; vennero aboliti i lavori manuali per lasciare più spazio ai monaci per la preghiera<br />
e le funzioni liturgiche. Un costume caratteristico della prima età cristiana tornò in voga nel X<br />
secolo e nel mille, l'eremitismo, questo fenomeno <strong>di</strong>ede vita alla fondazione ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ni<br />
monastici basati sull'eremitismo, come i certosini. Alcuni <strong>di</strong> questi or<strong>di</strong>ni poi si evolveranno negli<br />
or<strong>di</strong>ni men<strong>di</strong>canti. Un'altra componente della riforma fu il ripristino delle comunità canonicali,<br />
<strong>di</strong>menticate dopo Ludovico Il Pio, nel X-XI secolo ci fu un cambio <strong>di</strong> tendenza, tra l'altro la<br />
promozione della vita comune del clero era prova dell'adesione del vescovo al movimento<br />
riformatore. Dall'XI secolo si potè parlare <strong>di</strong> un vero e proprio movimento canonicale. Le comunità<br />
canonicali o canoniche regolari non sono da confondere con le comunità monastiche in quanto i<br />
monaci non erano chierici. Prenderanno abitualmente i voti dal XII secolo. Il clero simoniaco e<br />
concubinario era sempre più criticato sia dai laici sia da alcuni pre<strong>di</strong>catori itineranti che pre<strong>di</strong>cavano<br />
<strong>di</strong> rifiutare i sacramenti da loro amministrati. Questi contestatori furono detti paratini ed andarono<br />
incontro alla scomunica. I costumi corrotti vennero criticati anche dai movimenti popolari. Per<br />
riformare totalmente la chiesa era necessario che il movimento <strong>di</strong> riforma avese un coor<strong>di</strong>natore,<br />
questo ruolo venne preso in un primo tempo dal potere politico, prima <strong>di</strong> passare nelle mani del<br />
papato. Imperatori come Enrico III cercarono <strong>di</strong> ridurre il potere dei vescovi corrotti per poi volgere<br />
l'attenzione nel 1046 alla chiesa <strong>di</strong> roma che a causa del contrasto tra famiglie romane aveva in se<br />
ben tre papi, Enrico III li depose tutti e fece eleggere il suo can<strong>di</strong>dato che prese il nome <strong>di</strong> Clemente<br />
II. Il nuovo papa <strong>di</strong>chiarò decaduti gli ecclesiastici colpevoli <strong>di</strong> simonia. Nello stesso tempo tra gli<br />
intellettuali riformatori si sviluppò il pensiero che per riformare completamente i costumi della<br />
chiesa era necessario interrompere le ingerenze dei laici negli affari della chiesa. Il nuovo papa<br />
Leone IX riunendo intorno a se i maggiori esponenti del mondo riformatore proclamò più volte una<br />
condanna per la simonia. Una battuta d'arresto alla sua attività riformatrice fu causata dallo scontro<br />
con i normanni. Il pontefice nel 1053 mosse contro <strong>di</strong> loro guidando personalmente l'esercito, venne<br />
sconfitto e fu trattenuto come prigioniero per quasi un anno. Dopo la stipula <strong>di</strong> un'intesa con i<br />
normanni il papato riconobbe le loro conquiste in cambio <strong>di</strong> un appoggio politico e militare. Il<br />
potere pontificio comunque si andava via via separando dal potere imperiale e alla morte <strong>di</strong> Enrico<br />
III nel 1056 si verificarono <strong>di</strong>verse defezioni dei vescovi che non volevano adeguarsi alle nuove<br />
regole. Il gruppo riformatore alla morte <strong>di</strong> Enrico III si trovava con due posizioni prevalenti al suo<br />
interno: il primo era più rigoroso e richiedeva una condanna più ra<strong>di</strong>cale della simonia compreso<br />
l'annullamento <strong>di</strong> tutti gli atti effettuati dai simoniaci mentre l'altra, sosteneva che una soluzione<br />
così rigorosa fosse impossibile da attuare per motivi sia politici sia pratici. La seconda tesi<br />
sosteneva infatti che la chiesa non doveva separarsi dall'impero ma dovevano essere ridefiniti i<br />
rispettivi ruoli. Intanto il papato approfittando della minore età <strong>di</strong> Enrico IV attuò nuove riforme <strong>di</strong><br />
carattere amministrativo e organizzativo. Il pontefice Niccolò II nominò il più forte capo normanno
vassallo della chiesa <strong>di</strong> roma, convocò poi un concilio in laterano nel quale mo<strong>di</strong>ficò il sistema <strong>di</strong><br />
elezione papale, fu rinnovato l'obbligo del celibato per il clero e fu proibito al clero <strong>di</strong> ricevere<br />
chiese dai laici, anche a titolo gratuito. Nei due successivi concili vennero stabiliti dei<br />
provve<strong>di</strong>menti definitivi nei confronti dei vescovi simoniaci, i vescovi vennero <strong>di</strong>chiarati decaduti<br />
ma le or<strong>di</strong>nazioni da loro fatte vennero ritenute valide. In futuro anche questi atti saranno annullati.<br />
Enrico IV nel 1066 uscito dalla giovinezza si accorse subito che con le nuove riforme stava venendo<br />
escluso dal controllo delle se<strong>di</strong> vescovili ma nel primo periodo del suo regno fu impegnato a sedare<br />
una rivolta in sassonia. Nel fattempo saliva al trono pontificio Gregorio VII grande punta dello<br />
schieramento riformatore. Gregorio riven<strong>di</strong>cò il primato <strong>di</strong> roma sul governo della santa romana<br />
chiesa. Ne scaturì una spaccatura che fini col rimescolare le forze. Dalla parte dell'imperatore<br />
vennero a trovarsi non solo i vescovi contrari alla riforma ma anche gli ecclesiastici contrari alla<br />
concezione gregoriana del primato papale. A versare benzina sul fuoco contribui il testo papale<br />
(<strong>di</strong>ctatus papae) nel quale il pontefice si impossessava del <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> estendere la propria<br />
giuris<strong>di</strong>zione temporale attribuendosi la facoltà <strong>di</strong> deporre oltre che i vescovi anche l'imperatore.<br />
Prendeva cosi corpo l'idea <strong>di</strong> una monarchia incentrata sul pontefice al quale avrebbero dovuto far<br />
capo tutti i poteri, spirituali e temporali. Enrico IV era deciso a non accettare una concezione del<br />
genere per questo scaturì un lungo conflitto chiamato lotta per le investiture. Si mosse per primo il<br />
pontefice il quale attraverso il concilio emanò un decreto nel quale vieteva ai laici <strong>di</strong> concedere<br />
l'investitura <strong>di</strong> vescova<strong>di</strong> e abazie. Enrico IV a sua volta convocò un'assemblea <strong>di</strong> nobili ed<br />
ecclesiasti a lui fedeli che deposero e scomunicarono il pontefice. Il papa a sua volta depose e<br />
scomunicò l'imperatore sciogliendo i fedeli dal giuramento <strong>di</strong> fedeltà. L'imperatore che aveva<br />
appena domato un'insurrezione da parte dell'aristocrazia tedesca si rese subito conto <strong>di</strong> quanto fosse<br />
pericolosa la situazione. I nobili rivoltosi gli imposero <strong>di</strong> sottometersi al giu<strong>di</strong>zio del papa il quale si<br />
<strong>di</strong>resse verso Canossa in attesa della scorta promessa dai principi ribelli tedeschi. Qui venne<br />
raggiunto da Enrico IV che attese tre giorni e tre notti chiedendo perdono al pontefice che ottenne<br />
nel 1077. L'imperatore potè cosi riprendere l'iniziativa ma i nobili tedeschi non desistettero e nello<br />
stesso anno convocarono una nuova assemblea dove elessero re Rodolfo <strong>di</strong> Svevia che però non<br />
riuscì ad imporsi. Enrico dopo aver sbaragliato gli oppositori si volse contro il papa che nel 1080 gli<br />
rinnovò la scomunica. Enrico quin<strong>di</strong> convocò due concili: nel primo fece deporre il papa e nel<br />
secondo fece eleggere pontefice Giberto <strong>di</strong> ravenna. Si <strong>di</strong>resse poi verso roma dove giunse nel 1081<br />
mettendo la città sotto asse<strong>di</strong>o. Roma cadde nel 1084 e Giberto venne consacrato papa col nome <strong>di</strong><br />
Clemente III, dopo essere stato consacrato incoronò imperatore Enrico IV. Nel 1088 salì al soglio<br />
pontificio Urbano II che a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> Gregorio VII si concentrò sulla costituzione <strong>di</strong> canoniche<br />
regolari più che <strong>di</strong> monasteri, andando cosi ad assumere un orientamento episcopalista. Questo<br />
orientamento <strong>di</strong>ede i suoi frutti, infatti molti vescovi fedeli all'antipapa Clemente III lo<br />
abbandonarono. Negli anni successivi il papa cercò <strong>di</strong> chiamare a raccolta tutte le forze possibili,<br />
Urbano II acquisto quin<strong>di</strong> l'iniziativa isolando in maniera sempre più grave sia Clemente III che<br />
Enrico IV. Il successore <strong>di</strong> Urbano, Pasquale II seguì una politica rigorista cercando ad un certo<br />
punto, col consenso del nuovo imperatore Enrico V <strong>di</strong> far rinunciare la chiesa ai suoi beni terreni,<br />
nel 1111 venne raggiunto un accordo in tal senso ma nel giro <strong>di</strong> pochi giorni a causa delle forti<br />
opposizioni da ambo le parti un conclio sconfessò il papa che ormai in balia dell'imperatore fu<br />
costretto ad incoronarlo e a concedergli la facoltà <strong>di</strong> consacrare i vescovi. L'anno successivo un<br />
nuovo concilio annullò la concessione e nel 1116 scomunicò l'imperatore. Venne partorito perciò un<br />
concordato nato su una concezione che da tempo veniva <strong>di</strong>scussa, ovvero che i vescovi fossero<br />
nominati dal papa ma che l'imperatore avesse dovuto investire i vescovi delle varie autorità<br />
politiche. Per cui venne stipulato nel 1122 tra l'imperatore Enrico V e il pontefice Callisto II il<br />
concordato <strong>di</strong> Worms. Il concordato venne ratificato l'anno successivo dal primo concilio<br />
ecumenico tenutosi in occidente, il concilio del Laterano, nel quale venne formalizzato il primato <strong>di</strong><br />
roma all'interno della cristianità. Venne anche riba<strong>di</strong>ta l'esclusione dei laici da ogni ingerenza nei<br />
confronti del clero. Nel 1139 il concilio riservò capitoli specifici per l'elezione dei vescovi.<br />
Tutto questo portò ad un potenziamento dell'apparato burocratico dell'amministrazione vaticana,<br />
iniziarono a fluire ren<strong>di</strong>te sia dai patrimoni fon<strong>di</strong>ari che dalle tasse pagate dagli stati vassalli, oltre
che le ren<strong>di</strong>te ottenute tramite l'obolo <strong>di</strong> san pietro, ovvero pagate da quei sovrani che avevano<br />
ottenuto la corona dal pontefice. La legazione <strong>di</strong>venne un'importante strumento <strong>di</strong> governo nello<br />
stato pontificio, i legati inizialmente inviati temporaneamente presso un sovrano per un motivo<br />
particolare in seguito sostituiti od affiancati con legati permanenti, il cui potere venne sempre più<br />
ampliato fino a che i legati <strong>di</strong>vennero veri e propri rappresentanti del papa a tutti gli effetti. Ben<br />
presto la santa sede riuscì a <strong>di</strong>ventare il punto <strong>di</strong> riferimento per tutta la politica europaea che<br />
portarono via via il papato alla ierocrazia.
Rinascita culturale e nuove esperienze religiose.<br />
La crisi della <strong>di</strong>nastia carolingia che comunque aveva contribuito ad una rinascita culturale attuata<br />
per elevare la cultura del clero, spostò il centro culturale dalla corte ai monasteri; la germania tentò<br />
<strong>di</strong> continuare la tra<strong>di</strong>zione ma nell'XI secolo i monasteri si erano aperti all'influenza francese. In<br />
italia meri<strong>di</strong>onale il collegamento col mondo greco e con quello bizantino-arabo portava una vivace<br />
attività culturale. In italia settentrionale nello stesso periodo era in atto una rinascita del <strong>di</strong>ritto<br />
romano attraverso lo stu<strong>di</strong>o del corpus iuris civilis <strong>di</strong> Giustiniano. La francia fu l'unica nazionae in<br />
cui la ripresa culturale riguardò tutti i settori. Il fenomeno <strong>di</strong> rinascita culturale venne accelerandosi<br />
nel XII secolo, fino all' XI secolo infatti solo i gran<strong>di</strong> monasteri avevano svolto un ruolo culturale <strong>di</strong><br />
rilievo. A metà del XII secolo erano in piena fioritura i nuovi or<strong>di</strong>ni religiosi che però contribuirono<br />
solo in parte al progresso culturale in quanto il loro obiettivo era l'ascesi spirituale. Un ruolo<br />
decisamente più importante spettò alle cattedrali che erano pienamente inserite nelle città allora in<br />
piena crescita. Le scuole nelle cattedrali erano gestite dai vescovi che conferivano ai maestri la<br />
licenza per insegnare ma non rilasciavano alcun titolo riconosciuto. Nel XII secolo si assistè alla<br />
nascita delle università che all'inizio si configurarono come una sorta <strong>di</strong> corporazione <strong>di</strong> studenti e<br />
professori. Le università produssero programmi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, decisero i compensi da riservare ai<br />
professori e le modalita per il sostegno degli esami ed il conseguimento della laurea. Le facoltà<br />
erano quattro: arti, <strong>di</strong>ritto, me<strong>di</strong>cina e teologia. La facoltà <strong>di</strong> teologia però non era presente ovunque<br />
in quanto i vari papi cercarono <strong>di</strong> riservare il monopolio all'ateneo <strong>di</strong> parigi. La nascita delle<br />
università mo<strong>di</strong>ficò ra<strong>di</strong>calmente le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> produzione dei libri, fino ad allora infatti erano<br />
visti come beni <strong>di</strong> lusso. Il problema venne risolto dalle università che attraverso una commissione<br />
approvava i testi che venivano forniti agli e<strong>di</strong>tori i quali si impegnavano a venderli a prezzi<br />
accessibili. La lingua della cultura era sempre stata il latino che però la popolazione me<strong>di</strong>a non era<br />
più in grado <strong>di</strong> comprendere. Tra i secoli XI e XII si asisstè alla <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> opere scritte in lingua<br />
volgare nata dall'evoluzione del latino con le varie parlate locali. Grande prestigio in questo periodo<br />
lo acquistarono i notai che a causa del loro mestiere erano costretti a produrre atti in entrambe le<br />
lingue. Altri protagonisti della vita citta<strong>di</strong>na erano i mercanti che avevano una mentalità<br />
decisamente razionale. Con l'apertura a tutti delle scuole inoltre vi fu l'aumento delle persone<br />
alfabetizzate e l'immissione sul mercato <strong>di</strong> una nuova tipologia <strong>di</strong> opere dal costo assai basso. Nel<br />
XII secolo si potè assistere ad una laicizzazione della cultura quando anche i laici erano <strong>di</strong>ventati<br />
fruitori <strong>di</strong> ospedali e confraternite. Si trattava <strong>di</strong> un fenomeno <strong>di</strong> massa, in questo periodo infatti vi<br />
fu il proliferare <strong>di</strong> parecchie eresie. Per controllare questa stragrande formazione <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ni religiosi<br />
la chiesa tentò <strong>di</strong> imporre loro la completa sottomissione ai vescovi. Grande clamore ebbe l'or<strong>di</strong>ne<br />
francescano che pre<strong>di</strong>cava uno stile <strong>di</strong> vita completamente nuovo molto <strong>di</strong>fferente rispetto a quello<br />
della chiesa dell'epoca. La chiesa comunque cercò <strong>di</strong> porre un freno agli or<strong>di</strong>ni men<strong>di</strong>canti in<br />
quanto i francescani si erano <strong>di</strong>ffusi ovunque in modo capillare.
Rapporti feudali e processi <strong>di</strong> ricomposizione politico-territoriale. L'impero e l'italia dei<br />
comuni.<br />
Il ritrovato <strong>di</strong>namismo e fioritura culturale portò ben presto ad una crescita demografica per la quale<br />
era necessario una grande opera <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssodamento. Per realizzarlo era necessario superare il<br />
problema del particolarismo politico e del continuo stato <strong>di</strong> guerra. Una prima risposta venne dato<br />
dalla fondazione del movimento della pace <strong>di</strong> <strong>di</strong>o per il quale i vescovi organizzarono gran<strong>di</strong><br />
assemblee nelle quali pre<strong>di</strong>cavano la protezione delle categorie piu sensibili puntando il <strong>di</strong>to contro<br />
i violatori della pace che <strong>di</strong> solito erano signori feudali proprietari <strong>di</strong> castelli. Ben presto oltre a<br />
proteggere dalla guerra determinate categorie <strong>di</strong> persone ed i beni della chiesa si arrivò a garantire<br />
una maggiore sicurezza proibendo qualsiasi attività bellica la domenica e durante le feste religiose.<br />
L'intervento della chiesa per <strong>di</strong>sciplinare il ceto dei cavalieri ovvero la figura del combattente per<br />
l'ideale cristiano al servizio della chiesa, avvenne in un contesto <strong>di</strong> <strong>di</strong>visione sociale tra oratores,<br />
bellatores e laboratores che raccoglieva <strong>di</strong>verse forzature. Però effettivamente coloro che<br />
combattevano a cavallo si <strong>di</strong>stiguevano nettamente da coloro che erano <strong>di</strong>sarmati (inermes), infatti i<br />
cavalieri stavano prendendo coscienza della propria particolare con<strong>di</strong>zione sociale e giuri<strong>di</strong>ca.<br />
Infatti i suoi membri godevano <strong>di</strong> vari privilegi: erano esenti dal pagamento delle tasse per le terre<br />
possedute, erano sottratti alla giustizia dei signori e potevano tramandare ere<strong>di</strong>tariamente la loro<br />
con<strong>di</strong>zione. Alla coesione <strong>di</strong> questo ceto contribuirono i nuovi modelli <strong>di</strong> comportamento elaborati<br />
dagli ecclesiastici francesi i quali trasformarono l'investitura in un rituale a carattere religioso. Nel<br />
corso del XII secolo il co<strong>di</strong>ce cavalleresco venne arricchito da giovani cavalieri che pre<strong>di</strong>cavano<br />
una vita avventurosa e la ricerca <strong>di</strong> un generoso signore e <strong>di</strong> una causa da servire. I cavalieri però<br />
erano sempre pronti ad affrontare qualsiasi impresa guerresca, per questo si cercò <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzare la<br />
loro violenza al <strong>di</strong> fuori della cristianità. I vescovi comunque ancora una volta sopperirono alla<br />
carenza <strong>di</strong> elementi politici che non erano in grado <strong>di</strong> mantenere l'or<strong>di</strong>ne nella società. Nell'XI<br />
secolo i rapporti feudo-vassallatici mutarono perdendo la loro connotazione militare, trasformandosi<br />
in strumenti <strong>di</strong> governo e <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nazione politica per il controllo <strong>di</strong> aree più vaste. All'origine <strong>di</strong><br />
questa trasformazione c'erano oltre al ritrovato <strong>di</strong>namismo della società anche il riconoscimento<br />
dell'ere<strong>di</strong>tarietà del feudo e la nascita del <strong>di</strong>ritto feudale. Fu proprio il <strong>di</strong>ritto feudale a creare il<br />
sistema feudale all'interno dello stato. Il feudo era <strong>di</strong>ventato un bene che una volta posseduto non<br />
poteva più essere sottratto a meno che il feudatario non fosse stato riconosciuto colpevole <strong>di</strong><br />
tra<strong>di</strong>mento da un tribunale <strong>di</strong> suoi pari. Il feudo veniva così assimilato all'allo<strong>di</strong>o ovvero al bene <strong>di</strong><br />
piena proprietà tanto più che i rapporti con i signori nel corso del tempo si erano allentati. A causa<br />
della riscoperta del <strong>di</strong>ritto romano e del <strong>di</strong>ritto canonico i giuristi arrivarono ad in<strong>di</strong>viduare lo stato<br />
come fonte del <strong>di</strong>ritto rendendo quin<strong>di</strong> illegale ogni forma <strong>di</strong> potere priva della legittimazione reale.<br />
Dato che la situazione feudale era estremamente frammentata si ricorse all'espe<strong>di</strong>ente <strong>di</strong> donare al<br />
sovrano le proprie terre per riceverle nuovamente in feudo legittimando in tal modo il potere del<br />
vassallo che parte sua riceveva ben poco danno. Ad<strong>di</strong>rittura in lombar<strong>di</strong>a si trovavano dei feudatari<br />
esentati dal servizio militare, il feudo quin<strong>di</strong> via via aveva perso anche il suo originario uso <strong>di</strong><br />
clientela militare <strong>di</strong>ventando <strong>di</strong> fatto uno strumento usato da un sovrano per affermare la propria<br />
autorità su nuovi territori e per consolidare il suo potere. Nel XII secolo quin<strong>di</strong> i giuristi delinearono<br />
una mappa che dal vertice <strong>di</strong>stribuiva poteri verso il basso fino ad arrivare ai ceti rurali. Il processo<br />
fu comunque assai lento e <strong>di</strong>fferente a seconda dei paesi. In italia le comunità citta<strong>di</strong>ne non erano<br />
formate solo da mercanti e artigiani ma anche dalla piccola e me<strong>di</strong>a nobiltà che non <strong>di</strong> rado<br />
possedeva <strong>di</strong>ritti giuris<strong>di</strong>zionali sui villaggi e le terre della campagna circostante.<br />
In città comunque le funzioni pubbliche non erano amministrate tutte dal vescovo ma erano ripartite<br />
tra <strong>di</strong>versi organismi politici: conte, vescovo, eventuali cattedrali o monasteri e la comunità<br />
citta<strong>di</strong>na che era sempre in grado <strong>di</strong> far sentire la propria voce. Un quadro sociale così frammentato<br />
consentì comunque lo sviluppo libero <strong>di</strong> forze sociali <strong>di</strong>verse ma non fu adeguato per <strong>di</strong>sciplinare i<br />
contrasti che inevitabilmente sorgevano. All'incremento naturale della popolazione poi si<br />
aggiungeva l'immigrazione dei conta<strong>di</strong>ni e degli esponenti della nobiltà che si trasferivano in città<br />
per incrementare il loro prestigio e la loro ricchezza. La lotta per le investiture fu il momento<br />
proprizio per lo sviluppo delle autonomie citta<strong>di</strong>ne in quanto sia il papa che l'imperatore erano alla
icerca <strong>di</strong> nuovi consensi da parte delle autorità locali in favore delle quali largheggiavano con i<br />
privilegi. A milano per esempio venne istituita nel 1097 una nuova magistratura detta collegiale che<br />
nel 1130 contava ben ventitre membri <strong>di</strong> cui 18 erano componenti dell'aristocrazia feudale ed a<br />
vario titolo legati al vescovo, questo <strong>di</strong>mostra che gli esponenti dell'aristocrazia erano comunque il<br />
nucleo forte della realtà comunale. I comuni consolari si svilupparono in <strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong> nelle varie<br />
città italiane ma comunque nel periodo 1080-1120. L'iniziativa era sempre nelle mani del ceto<br />
aristocratico tranne in alcuni casi in cui partecipò anche il ceto mercantile. Le famiglie consolari<br />
infatti all'inizio non erano chiuse, comme avverrà nel XII e XIII secolo quando ci fu una grossa<br />
lievitazione del ceto dei mercanti.<br />
Gli organi <strong>di</strong> governo erano l'assemblea generale dei citta<strong>di</strong>ni e il collegio dei consoli a cui spettava<br />
il potere esecutivo. I consoli restavano in carica per brevi perio<strong>di</strong> per evitare il proliferare <strong>di</strong> regimi<br />
personali. L'affermarsi del comune, che era si un'entità politica nuova non avvenne in maniera<br />
rivoluzionaria in quanto i notabili gia da tempo svolgevano funzioni <strong>di</strong> governo per conto del<br />
vescovo. Per proiettare la propria influenza verso le campagne, estendendo il controllo, il comune<br />
superò la barriera del particolarismo politico tipico dell'alto me<strong>di</strong>oevo, comunque, la politica <strong>di</strong><br />
sottomissione del contado si ebbe su finire del XII secolo.<br />
Facendo un passo in<strong>di</strong>etro tornando a parlare <strong>di</strong> Enrico V c'è da <strong>di</strong>re che anche lui non era riuscito<br />
ad assicurare alla sua <strong>di</strong>nastia la successione al trono <strong>di</strong> Germania. Alla sua morte i principi <strong>di</strong><br />
germania ignorarono la sua decisione <strong>di</strong> eleggere sovrano un membro della casa degli Hohenstaufen<br />
ed elessero Lotario <strong>di</strong> Supplinburgo, alla morte <strong>di</strong> questi poi, invece <strong>di</strong> far salire al trono il genero<br />
elessero Corrado III. Si vennero così a creare due schieramenti all'interno della nobiltà tedesca, i<br />
ghibellini e i guelfi. La situazione <strong>di</strong> equilibrio creatasi tra <strong>di</strong> loro finì con l'indebolire ulteriormente<br />
il potere imperiale, gia uscito fortemente indebolito dallo scontro con il papato. La situazione iniziò<br />
a sbloccarsi nel 1152 quando i principi elessero sovrano il duca <strong>di</strong> Svevia, Federico, che mostrò<br />
subito <strong>di</strong> voler ridare al potere imperiale energia, in<strong>di</strong>sse per l'anno seguente un'assemblea a<br />
Costanza alla quale parteciparono anche i legati del pontefice Anastasio IV. In questa occasione<br />
Federico mostrò la volontà <strong>di</strong> far collaborare alla pari il potere politico col potere spirituale<br />
ribadendo il suo <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> elezione in materia <strong>di</strong> vescovi. Nello stesso tempo assicurò <strong>di</strong> volere<br />
garantire la potenza ed il prestigio della chiesa <strong>di</strong> roma ricevendo la promessa <strong>di</strong> venire incoronato<br />
dal pontefice in persona imperatore <strong>di</strong> roma. A Costanza l'imperatore fu sommerso dalle richieste <strong>di</strong><br />
città lombarde a causa della minaccia dell'espansionismo dei milanesi. L'imperatore fu quin<strong>di</strong><br />
costretto a volgere subito lo sguardo all'italia dove trovò una situazione decisamente <strong>di</strong>versa da<br />
quella tedesca a causa dello sviluppo delle autonomia comunali che si arrogavano poteri <strong>di</strong><br />
competenza del sovrano, anche al <strong>di</strong> fuori del territorio urbano muovendo guerra anche ad altri<br />
sud<strong>di</strong>ti dell'impero. Il programma <strong>di</strong> Federico era articolato sui seguenti punti:<br />
• Utilizzazione dei legami feudali sia in germania che in italia per <strong>di</strong>sciplinare e coor<strong>di</strong>nare<br />
tutti i poteri signorili<br />
• saldo governo delle terre <strong>di</strong>rettamente <strong>di</strong>pendenti dalla corona<br />
• rinnovato controllo sulla chiesa tedesca<br />
• recupero degli juria regalia (<strong>di</strong>ritti della corona)<br />
Nel 1154 Federico era già in lombar<strong>di</strong>a dove in<strong>di</strong>sse un'assemblea alla quale si presentarono gli<br />
ambasciatori <strong>di</strong> milano sperando <strong>di</strong> comprare con una grossa somma <strong>di</strong> denaro i loro <strong>di</strong>ritti regi (la<br />
città li esercitava da tempo) e la signoria su como e lo<strong>di</strong>. Federico rifiutò l'offerta mettendo la città<br />
al bando privandola <strong>di</strong> tutti i <strong>di</strong>ritti. Non sentendosi in grado <strong>di</strong> imporre la propria volontà con la<br />
forza si limitò a <strong>di</strong>struggere tortona nel 1155 <strong>di</strong>rigendosi poi verso roma. Qui prima <strong>di</strong> cingere la<br />
corona imperiale abbattè il regime comunale che contestava il potere temporale dei papi tornando in<br />
germania nello stesso anno. Nel 1158 scese nuovamente in italia alla testa <strong>di</strong> un grande esercito,<br />
quin<strong>di</strong> convocò una seconda assemblea alla quale invitò quattro famosi giuristi con il compito <strong>di</strong><br />
in<strong>di</strong>care con precisione all'imperatore quali fossero i <strong>di</strong>ritti regi. Stilarono una lista molto lunga che<br />
fu inserita nella costituzione sulle regalie, c'è da <strong>di</strong>re che gran parte dei <strong>di</strong>ritti che erano riservati<br />
all'imperatore i comuni li esercitavano già da <strong>di</strong>verso tempo. L'imperatore si occupò anche dei<br />
<strong>di</strong>stretti pubblici dove riven<strong>di</strong>cò la <strong>di</strong>pendenza dal potere regio e ne proibì la <strong>di</strong>visione, per quanto
iguardava i beni allo<strong>di</strong>ali nei quali era concesso l'esercizio delle signorie locali si stabilì che i<br />
proprietari potevano continuare a detenerli a patto <strong>di</strong> ottenere il bene placido dell'imperatore<br />
instaurando con lui un rapporto <strong>di</strong> tipo feudale. Federico inviò ovunque messi imperiali per<br />
risquotere omaggi dalle città e dai signori locali, questo movimento per la restaurazione del potere<br />
imperiale portò alla formazione <strong>di</strong> un vasto movimento <strong>di</strong> opposizione <strong>di</strong> cui facevano parte oltre<br />
che numerosi comuni anche il papa Alessandro III. La reazione imperiale fu durissima in quanto il<br />
papa fu costretto a fuggire in francia e gli fu contrapposto l'antipapa Vittore IV. Milano fu asse<strong>di</strong>ata<br />
e rasa al suolo nel 1162. Nel 1164 si assistè alla formazione della Lega Veronese e poco dopo a<br />
quella Cremonese fino ad arrivare nel 1167 alla formazione della Lega Lombarda alla quale si<br />
collegò Alessandro III, la città <strong>di</strong> Alessandria fu chiamata così in suo onore. Federico Barbarossa<br />
concentrò i propri sforzi per conquistare Alessandria ma dovendo far fronte ai problemi interni sorti<br />
in germania dovette abbandonare l'asse<strong>di</strong>o però fu raggiunto nel 1176, durante il viaggio <strong>di</strong> ritorno a<br />
Legnano dagli eserciti della Lega che lo sconfissero. Conscio dei progressi militari assai scarsi<br />
decise <strong>di</strong> puntare ad una soluzione <strong>di</strong>plomatica giungendo ad un accordo con il papa secondo cui<br />
avrebbe abbandonato l'antipapa e restituito alla chiesa <strong>di</strong> roma i territori e le regalie <strong>di</strong> cui si era<br />
impadronito, Alessandro III si impegnò a sua volta a fare da me<strong>di</strong>atore con i comuni italiani con i<br />
quali però si giunse solo ad una tregua <strong>di</strong> sei anni. Nel 1183 a Costanza fu possibile giungere ad un<br />
trattato <strong>di</strong> pace che in sostanza era un compromesso. Se da un lato si salvaguardava il principio<br />
secondo cui tutti i poteri pubblici derivavano dall'imperatore, dall'altro garantiva ai comuni le<br />
regalie <strong>di</strong> cui godevano da tempo e il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> costruire fortezze ed associarsi in leghe. I comuni si<br />
impegnarono a versare una tantum un'indennità più un tributo annuo, a corrispondere all'imperatore<br />
il fodro e a consentire il ricorso al tribunale imperiale contro le sentenze emanate da giu<strong>di</strong>ci<br />
citta<strong>di</strong>ni. I consoli eletti dal popolo dovevano ricevere ogni cinque anni una formale investitura da<br />
parte dell'imperatore. Le concessioni fatte a Costanza che erano destinate solo ai comuni della Lega<br />
Lombarda furono ben presto acquisite da tutti i comuni, che vennero così inseriti nell'impero come<br />
organismi politico-amministrativi pienamente legittimi. I comuni ne approfittarono durante la lunga<br />
crisi dell'autorità imperiale a seguito della morte del Barbarossa e del figlio Enrico VI per<br />
consolidare le loro istituzioni ed avviare una sottomissione del contado (1197).<br />
il vescovo fu estromesso da qualsiasi potere politico, le città furono dotate <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici pubblici, <strong>di</strong><br />
solito costruiti lontano dalla cattedrale, e <strong>di</strong> uno statuto. Per la sottomissione del contado si resero<br />
necessari <strong>di</strong>verso strumenti, i dententori <strong>di</strong> fortezze dovettero riconoscersi vassalli del comune e<br />
risiedere un periodo dell'anno in città mentre con i signori più potenti il comune stipulava patti <strong>di</strong><br />
alleanza sotto forma <strong>di</strong> ingaggi militari del signore stesso. Un altro strumento fu la fondazione dei<br />
borghi franchi ovvero inse<strong>di</strong>amenti fortificati i cui abitanti godevano <strong>di</strong> particolari facilitazioni<br />
fiscali ed aiuti <strong>di</strong> vario genere. La novità più significativa <strong>di</strong> questa nuova fase fu la sostituzione del<br />
governo consolare con un governo del podestà. La volontà della nobiltà <strong>di</strong> restare un gruppo chiuso<br />
iniziò a produrre successivamente un contrasto tra la nobiltà stessa ed il popolo. Per rendere<br />
superiore a queste due categorie il governo della città venne appunto designato il podestà. Molto<br />
presto tra le due categorie riesplose la violenza specie dalla parte della nobiltà che aveva iniziato a<br />
riunirsi in clan pronti a prendere le armi alla prima occasione, i clan a loro volta si univano in<br />
confederazioni dette "Societates Militum" che a volte formavano nei gruppi contrapposti <strong>di</strong> guelfi e<br />
ghibellini. I guelfi davano il loro sostegno al partito filopapale, mentre i ghibellini erano sostenitori<br />
<strong>di</strong> un più saldo legame col potere imperiale. Dalla parte del popolo la situazione non era meno<br />
complicata visto che era tenuto insieme unicamente dalla necessità della lotta contro la nobiltà e<br />
bastava che la tensione calasse perche esplodessero subito lotte intestine in quanto il ceto era molto<br />
eterogeneo. Comunque tutte queste categorie <strong>di</strong>edero vita ad un'associazione chiamata Societas<br />
Populi. La situazione era quin<strong>di</strong> una <strong>di</strong>visione della giuris<strong>di</strong>zione e la formazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi centri <strong>di</strong><br />
potere. Il complicarsi della vita politica portò poi al fenomeno del fuoriuscitismo ovvero<br />
l'espulsione dalla città della parte perdente che non <strong>di</strong> rado formava un comune legandosi a comuni<br />
rivali della città d'origine con la cui collaborazione a volte riuscivano a tornare al potere. Nei<br />
comuni dove prese il sopravvento il popolo si formò una sorta <strong>di</strong> sistema bicamerale in quanto il<br />
popolo non sciolse la societas populi. Il potere militare del podestà venne affidato alla figura del
capitano del popolo. I governi popolari però non tutelando le classi inferiori, le spinsero all'alleanza<br />
con la nobiltà; ebbero inoltre atteggiamenti punitivi verso la vecchia classe <strong>di</strong>rigente del cui apporto<br />
avevano quasi sempre bisogno. Espressione della politica antinobiliare del fine duecento furono le<br />
leggi antimagnatizie nelle quali si vietava ai gran<strong>di</strong> esponenti dell'antica aristocrazia <strong>di</strong> accedere alle<br />
cariche più importanti. Nonostante tutto i governi popolari furono quelli che consentirono la<br />
maggiore partecipazione e democrazia nella vita politica del me<strong>di</strong>oevo. L'affrancamento dei servi<br />
della gleba che in passato veniva visto come un grande segno <strong>di</strong> evoluzione sociale fu solo un'abile<br />
manovra fiscale in quanto i servi essendo considerati prorietà dei loro signori non pagavano alcuna<br />
imposta. A questo c'è da aggiungere la crescente pressione fiscale che il comune attuava nei<br />
confronti del contado affiancata dallo sfruttamento della classe borghese.
La <strong>di</strong>ffusione dei rapporti feudali. L'Inghilterra, il me<strong>di</strong>terraneo e le crociate.<br />
I rapporti feudo-vassallatici ebbero la loro massima <strong>di</strong>ffusione nei secoli XI-XII grazie ai cavalieri<br />
normanni che avevano esportato il sistema feudale in luoghi dove non era stato applicato<br />
precedentemente. I normanni poterono mantenere il territorio in maniera più salda rispetto ai franchi<br />
in quanto al sistema feudale avevano aggiunto la tra<strong>di</strong>zione militare vichinga e la loro fedeltà.<br />
L'espansione territoriale normanna comunque non si concentrò sull'inghilterra invece che sulla<br />
francia. I vichinghi gia nel IX secolo avevano compiuto delle incursioni in inghilterra senza riuscire<br />
a stabilira all'interno delle forme <strong>di</strong> dominazione. Nei primi decenni dopo l'anno mille Canuto II<br />
creò un vasto impero comprendente l'inghilterra che però si <strong>di</strong>ssolse nel 1035. Solo con l'ascesa <strong>di</strong><br />
William il conquistatore che sbarcò con un massiccio numero <strong>di</strong> cavalieri, importando cosi i<br />
costumi franchi in inghilterra venne alla luce un regno unitario. I nuovi dominatori cercarono <strong>di</strong><br />
rendere ben accetta alla popolazione la nuova classe <strong>di</strong>rigente, infatti lasciarono intatta la <strong>di</strong>visione<br />
del regno in contee affidate ad amministratori capaci detti sceriffi. I cavalieri normanni vennero<br />
ricompensati con feu<strong>di</strong> e successivamente sottomessi al sovrano con obblighi ben definiti ai quali<br />
era possibile sottrarsi attraverso il pagamento <strong>di</strong> un'imposta sostitutiva. Venne istituita la camera<br />
dello scacchiere in cui due volte l'anno si riunivano gli sceriffi con quanto avevano raccolto.<br />
William fece anche re<strong>di</strong>gere il domesday book ovvero il catasto del regno. La monarchia inglese<br />
crebbe verso la fine del XII secolo quando salì al trono Enrico II, con lui i domini della corona in<br />
francia si ampliarono a <strong>di</strong>smisura. Enrico operò una costante pressione sulla monarchia francese.<br />
Tentò anche <strong>di</strong> sottomettere la chiesa al suo controllo emanando nel 1164-1166 le costituzioni <strong>di</strong><br />
Clarendon, ma l'arcivescovo <strong>di</strong> Canterbury fece naufragare il progetto. Mentre William portava a<br />
termine la conquista dell'inghilterra un gruppo <strong>di</strong> cavalieri normanni erano impegnati da qualche<br />
decennio nella conquista e nel consolidamento dell'italia meri<strong>di</strong>onale. I normanni al loro arrivo in<br />
italia si misero al servizio dei signori dei <strong>di</strong>versi ducati approfittando del particolarismo politico che<br />
allora imperversava. Durante la loro permanenza in italia vari capi normanni emersero ma quello<br />
che fu l'artefice delle loro più gran<strong>di</strong> fortune fu Roberto il Giuscardo che dopo la sconfitta del<br />
pontefice Leone IX nel 1053, ottenne perfezionando l'intesa tra chiesa e normanni e dopo aver<br />
giurato fedeltà al nuovo pontefice, il titolo <strong>di</strong> Duca <strong>di</strong> puglia. Giuscardo forte dell'investitura papale<br />
parti alla conquista della sicilia mussulmana che una volta conquistata cedette al fratello minore.<br />
Dopo aver sottomesso tutto il mezzogiorno si lanciò alla conquista <strong>di</strong> costantinopoli che però fallì a<br />
causa <strong>di</strong> una rivolta <strong>di</strong> baroni pugliesi. Alla morte del Giuscardo, Ruggero II, si impose come<br />
padrone della sicilia pur scontrandosi con il papa Onorio II. Nel 1130 ottenne dall'antipapa<br />
Anacleto II la corona <strong>di</strong> re <strong>di</strong> sicilia. Il regno <strong>di</strong> sicilia venne organizzato con un efficente apparato<br />
amministrativo, ere<strong>di</strong>tato dalla precedente amministrazione araba. I sovrani normanni erano anche<br />
al vertice <strong>di</strong> una piramide feudale, in questa piramide erano inseriti a livelli <strong>di</strong>versi i <strong>di</strong>cendenti dei<br />
vari conquistatori normanni. Il regno <strong>di</strong> sicilia fu quin<strong>di</strong> l'espressione <strong>di</strong> stato feudale. I normanni<br />
dell'italia meri<strong>di</strong>onale furono protagonisti <strong>di</strong> uno degli eventi più significativi del me<strong>di</strong>oevo: le<br />
crociate. L'origine <strong>di</strong> questo fenomeno si può richiamare al <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> Urbano II che esortava<br />
coloro che erano stati coinvolti nelle lotte fratricide durante la lotta per le investiture ad espiare i<br />
loro peccati con un pellegrinaggio in terra santa. Nella seconda metà dell' XI secolo l'europa era<br />
pervasa oltre che da una grande crescita, anche da sentimenti <strong>di</strong> ottimismo e <strong>di</strong> inquietu<strong>di</strong>ne<br />
religiosa. Si moltiplicarono i pellegrinaggi e le mete stesse dei pellegrinaggi non erano più quelle<br />
tra<strong>di</strong>zionali. Gli arabi del resto avevano sempre garantito ai cristiani libertà religiosa ed autonomie<br />
che i mussulmani in europa non sognavano nemmeno. La componente religiosa era molto<br />
importante in quanto i cavalieri che si <strong>di</strong>ressero verso la terra santa erano spinti da un grande<br />
sentimento religioso oltre che dallo spirito <strong>di</strong> avventura. Nel 1096 a seguito della cosi detta crociata<br />
dei poveri, papa Urbano II, per far cessare il fanatismo e le partenze in<strong>di</strong>scriminate si appellò alla<br />
cristianità per la conquista della terra santa. A questo appello rispose il fior fiore della feudalità,<br />
specialmente francese. I vari contingenti si concentrarono a costantinopoli, dove l'imperatore<br />
Alessio Comneno giu<strong>di</strong>cando pericolosa la concentrazione <strong>di</strong> tale forza militare intorno alla città<br />
fornì loro viveri ed armi in cambio della promessa <strong>di</strong> restituzione delle terre appartenute all'impero
izantino ed il riconoscimento <strong>di</strong> un'eventuale superiore autorità nata dalla vittoria dei franchi.<br />
L'esercito si mosse nel 1097 tra varie <strong>di</strong>fficoltà anche <strong>di</strong> natura interna, nonostante tutto nel 1099 si<br />
giunse alla conquista <strong>di</strong> Gerusalemme cui seguì il massacro della popolazione ebraica e<br />
mussulmana. La presa <strong>di</strong> gerusalemme fu una vittoria tattica inau<strong>di</strong>ta dato che le truppe crociate si<br />
assottigliarono ad ogni presa <strong>di</strong> centri importanti anche perche i capi dei contigenti, desiderosi <strong>di</strong><br />
ritagliarsi un dominio personale si fermavano lasciando agli altri il compito <strong>di</strong> proseguire. Essi<br />
erano territorialmente vassalli del regno <strong>di</strong> gerusalemme, che venne affidato, a Goffredo <strong>di</strong><br />
Buglione che in segno <strong>di</strong> umiltà assunse il titolo <strong>di</strong> Avvocato del Santo Sepolcro. A lui successe<br />
l'anno seguente il fratello Baldovino che assunse il titolo <strong>di</strong> Re. Egli cercò <strong>di</strong> consolidare il suo<br />
regno con la conquista della costa e la stretta dei legami con quei cavalieri che avevano rinunciato a<br />
fare ritorno a casa a cui il sovrano aveva affidato de feu<strong>di</strong>. A questi si aggiungevano quelli che in<br />
via temporanea giungevano in terra santa ed erano invogliati a rimanervi con la promessa <strong>di</strong> feu<strong>di</strong>.<br />
Il sistema feudale non valse però a interrompere le faide interne alla nuova classe dominante. In tali<br />
con<strong>di</strong>zioni si rivelò prezioso l'aiuto degli or<strong>di</strong>ni monastico-militari i cui membri oltre ai tra<strong>di</strong>zionali<br />
voti <strong>di</strong> castità, povertà ed obbe<strong>di</strong>enza si impegnavano a combattere gli infedeli ed a <strong>di</strong>fendere i<br />
pellegrini e gli oppressi. Inoltre le città marinare inse<strong>di</strong>arono delle vere e proprie colonie costiere<br />
facendo proliferare il commercio con il regno <strong>di</strong> gerusalemme. La situazione cambiò agli inizi del<br />
XII secolo grazie all'emiro <strong>di</strong> mosul e aleppo il quale esercitò una forte pressione sui crociati che si<br />
<strong>di</strong>mostravano particolarmente impreparati, nel 1144 infatti cadde edessa, dopo questo evento<br />
Bernardo <strong>di</strong> chiaraballe organizzò una nuova crociata mobilitando i più potenti sovrani<br />
dell'occidente: l'imperatore tedesco Corrado III, il re <strong>di</strong> francia Luigi VII ed il re <strong>di</strong> sicilia<br />
Ruggero II. Questi sovrani però perseguivano obiettivi <strong>di</strong>versi causando il completo fallimento<br />
dell'iniziativa. La riscossa completa la ebbero i mussulmani con Salah-al-<strong>di</strong>n il quale rendendosi<br />
completamente in<strong>di</strong>pendente da baghdad creò un proprio sultananto. Nel 1187 sconfisse i franchi ad<br />
Hattin e tre mesi dopo conquistò Gerusalemme provocando una mobilitazione gran<strong>di</strong>ssima in<br />
occidente. Questa volta scesero in campo Federico Barbarossa, Riccardo cuor <strong>di</strong> leone e Filippo<br />
Augusto <strong>di</strong> francia. Questi erano i protagonisti della scena politica europea. I risultati furono<br />
nuovamente assai scarsi, Federico Barbarossa perse ad<strong>di</strong>rittura la vita durante l'attraversamento <strong>di</strong><br />
un fiume nel 1190. La terza crociata si concluse nel 1192 con risultati assai scarsi conquistati solo<br />
da Riccardo cuor <strong>di</strong> leone. Gia da un anno era sul trono imperiale Enrico VI che era sposato con<br />
Costanza d'altavilla, ultima erede del re <strong>di</strong> sicilia morto nel 1189. Il figlio illegittimo <strong>di</strong> Ruggero II<br />
gli contestò il possesso del regno normanno ma ciò non impedì all'imperatore <strong>di</strong> impadronirsene.<br />
Intravedendo i suoi progetti <strong>di</strong> espansione alcuni stati mussulmani insieme ai regni <strong>di</strong> cipro e<br />
gerusalemme gli omaggiarono tributi, ma i suoi ambiziosi progetti cessarono con la sua morte<br />
avvenuta nel 1197. Visto che la morte dell'imperatore impe<strong>di</strong>va ai cristiani in terra santa <strong>di</strong><br />
riconquistare una posizione <strong>di</strong> preminenza il pontefice Innocenzo III si fece promotore <strong>di</strong> una<br />
grande crociata che si <strong>di</strong>ede il duplice obiettivo <strong>di</strong> riconquistare gerusalemme e <strong>di</strong> riportare la chiesa<br />
orientale sotto la chiesa <strong>di</strong> roma. Inoltre la posizione <strong>di</strong> venezia all'interno del regno bizantino si<br />
stava facendo più invadente fino a volersi trasformare ad<strong>di</strong>rittura in una egemonia <strong>di</strong> tipo politico<br />
oltre che <strong>di</strong> tipo commericale. L'occasione venne quando i crociati radunatusi nel 1202 a venezia<br />
ottennero dal doge il trasporto gratuito in terra santa a patto che le truppe crociate si fermassero a<br />
Zara per aiutare i veneziani a riprenderne il controllo. Conquistata zara i capi crociati furono<br />
convinti dal doge a puntare <strong>di</strong>rettamente alla conquista <strong>di</strong> costantinopoli tanto più che il pretendente<br />
al trono, Alessio aveva promesso lauti compensi, partecipazione alla crociata e l'unificazione delle<br />
due chiese. I crociati presero costantinopoli nel 1203 mettendo Alessio sul trono che tuttavia non fu<br />
in grado <strong>di</strong> placare l'ostilità della popolazione e l'avversità nei confronti della chiesa <strong>di</strong> roma. I<br />
crociati quin<strong>di</strong> assunsero <strong>di</strong>rettamente il controllo saccheggiando costantinopoli nel 1204, fondando<br />
l'impero latino d'oriente spartendosi vari feu<strong>di</strong>. L'impero latino d'oriente si <strong>di</strong>mostrò subito una<br />
costruzione politica assai debole in quanto i sentimenti antioccidentali e antiromani finirono col<br />
<strong>di</strong>ventare sempre più forti e finirono col far naufragare le speranze <strong>di</strong> Innocenzo III <strong>di</strong> riunificare la<br />
chiesa.
Inoltre i genovesi erano desiderosi <strong>di</strong> ripristinare la situazione come era precedentemente alla quarta<br />
crociata e l'occasione avvenne nel 1264 quando genova strinse un patto con Michele Paleologo che<br />
nello stesso anno salì al trono dando il via alla <strong>di</strong>nastia dei paleologi. Le frontiere però erano sempre<br />
pressate dai nemici come turchi e serbi. Innocenzo III non si era rassegnato all'idea <strong>di</strong> unificare la<br />
chesa e quin<strong>di</strong> poco prima <strong>di</strong> morire bandì la quinta crociata. La quinta crociata partì nel 1217<br />
guidata dal re d'ungheria, si concluse nel 1221 dopo una serie <strong>di</strong> inutili operazioni belliche sul delta<br />
del nilo. L'ultimo sovrano ad essere un fautore delle crociate fu Luigi IX <strong>di</strong> francia che guidò la<br />
sesta e la settima crociata. La prima iniziò nel 1248 e finì nel 1254 con la cattura del re e<br />
dell'esercito, la seconda finì nel 1270 ancora prima <strong>di</strong> partire a causa della peste che uccise lo stesso<br />
sovrano. Con la morte <strong>di</strong> Luigi IX muore anche l'idea <strong>di</strong> crociata in quanto la crociata condotta da<br />
Federico II pur avendo riportato gerusalemme in mano cristiana l'aveva privata delle proprie <strong>di</strong>fese<br />
per un accordo col sultano locale.
La ripresa della lotta tra papato ed impero e le monarchie dell'europa occidentale.<br />
La seconda metà del XII secolo vide una decisa evoluzione del papato in senso monarchico. Il ruolo<br />
politico del papato era stato esaltato anche dalle varie <strong>di</strong>spute tra comuni e impero nelle quali, in più<br />
<strong>di</strong> una occasione il papato ebbe funzioni <strong>di</strong> me<strong>di</strong>atore. Il potefice Innocenzo III si <strong>di</strong>chairò vicario <strong>di</strong><br />
Cristo e definì la monarchia come la luna che brilla <strong>di</strong> luce riflessa dal sole, in questo caso il sole<br />
era rappresentato dal papato. Il primo intervento riguardò il regno <strong>di</strong> sicilia che la chiesa<br />
considerava un suo feudo già da molto tempo. Il papato ebbe anche sotto la sua tutela Federico II a<br />
cui conferì la corona regia nel 1208, nello stesso tempo approfittava del trono imperiale vacante per<br />
rafforzare le proprie posizioni. La chiesa fu anche arbitra della lotta per la successione al trono<br />
imperiale. La scelta infine cadde su Ottone <strong>di</strong> Brunswick che riconobbe i <strong>di</strong>ritti della chiesa e venne<br />
incoronato imperatore nel 1209. Dato che Ottone si <strong>di</strong>mostrò meno docile del previsto e che puntò<br />
ad impadronirsi del regno <strong>di</strong> sicilia, Innocenzo III lo scomunicò bollandolo come tra<strong>di</strong>tore ed il re <strong>di</strong><br />
francia Filippo Augusto promosse una coalizione contro <strong>di</strong> lui. Gli altri stati europei prestarono a<br />
Innocenzo III l'omaggio feudale. Tra la quarta e la quinta crociata il pontefice ne aveva indetta una<br />
molto particolare in quanto riguardava i "Cattivi Cristiani". L'attenzione del papa si concentrò<br />
particolarmente sui catari eretici presenti nel sud della francia che destavano la preoccupazione<br />
della chiesa. Erano anche presenti nella città <strong>di</strong> Albi che faceva parte della contea <strong>di</strong> Tolosa, che<br />
godeva <strong>di</strong> grande autonomia al punto che la monarchia francese aveva autorità solo nominale. Il<br />
fatto che i catari trovassero protezione alla corte <strong>di</strong> Tolosa, spinse Innocenzo III a mettere in moto<br />
un grande meccanismo politico, fornendo ai re francesi la possibilità <strong>di</strong> recuperare i propri domini.<br />
Nel 1208 a causa dell'assasinio <strong>di</strong> una legato papale venne ban<strong>di</strong>ta una crociata contro i catari e<br />
contro Raimondo <strong>di</strong> Tolosa, considerato loro protettore. La crociata ebbe subito grande rinomanza<br />
in quanto i partecipanti erano da una parte speranzosi <strong>di</strong> guadagnare gli stessi vantaggi spirituali che<br />
erano garantiti alle crociate in terra santa in più, speravano <strong>di</strong> fare un grosso bottino in quanto la<br />
regione <strong>di</strong> tolosa era in pieno sviluppo economico. Ci furono saccheggi e massacri per tutta la<br />
regione. Con questo intervento armato il papato aveva creato un precedente, impadronendosi del<br />
<strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> in<strong>di</strong>care volta per volta quali fossero i nemici della cristianità che presto verranno in<strong>di</strong>cati<br />
nei nemici politici del papato, aveva anche mutato il significato <strong>di</strong> crociata, trasformando quello che<br />
era un fenomeno religioso in un'arma politica nelle mani del papato. Nel 1215 con il IV concilio<br />
lateranense fu definita una strategia globale per la lotta contro le eresie e furono prese importanti<br />
decisioni riguardanti l'organizzazione della vita religiosa. Nel 1216 Innocenzo III morì lasciando la<br />
chiesa all'apice del suo splendore temporale e del suo prestigio.<br />
Filippo Augusto re <strong>di</strong> francia, era fortemente impegnato a rilanciare l'immagine della monarchia<br />
allora fortemente indebolita dalla per<strong>di</strong>ta cospiqua <strong>di</strong> territori in favore <strong>di</strong> Enrico II d'Inghilterra.<br />
Filippo Augusto fomentò varie rivolte <strong>di</strong> nobili nei territori del sovrano avversario incoraggiando<br />
allo stesso tempo contrasti all'interno della famiglia reale Inglese. Con la morte <strong>di</strong> Riccardo cuor <strong>di</strong><br />
leone e quella dell'imperatore Enrico IV restarono arbitri della situazione politica Innocenzo III e<br />
Filippo Augusto. Nel 1202 nacque un conflitto tra Giovanni senza terra, sovrano inglese e Filippo<br />
Augusto; in questo scontro il sovrano francese riacquistò buona parte dei territori francesi ma<br />
dovette fermarsi quando il re inglese <strong>di</strong>chiarò il suo regno feudo della chiesa. Il conflitto fu<br />
rimandato <strong>di</strong> un anno in quanto il papa promosse una campagna contro Ottone <strong>di</strong> Brunswick della<br />
quale Filippo Augusto <strong>di</strong>venne il perno, cogliendo l'occasione nel 1214 per sconfiggere l'esercito<br />
anglogermanico, triplicando i suoi domini rispetto a quelli ere<strong>di</strong>tati dal padre. Morì nel 1223. la sua<br />
opera fu continuata dal figlio, Luigi VIII il quale estese ulteriormente i domini della corona francese<br />
e mostrò grande pietà religiosa ed abilità <strong>di</strong> governo, consolidando la monarchia e facendole<br />
guadagnare moltissima fiducia. In Inghilterra Giovanni doveva rendere conto all'opinione pubblica<br />
ed all'alta nobiltà dei suoi fallimenti, la politica inglese era stata improntata sulla potenza nel<br />
continente che non aveva prodotto alcun risultato. Inoltre risultava sgra<strong>di</strong>to il fatto che il sovrano<br />
avesse <strong>di</strong>chiarato il regno feudo della chiesa. Nel 1215 la rivolta fu aperta ed il re fu obbligato ad<br />
emanara la magna charta che Enrico III confermò definitivamente nel 1217. Con essa il sovrano si<br />
impegnava a rispettare i <strong>di</strong>ritti dei nobili, degli ecclesiastici e <strong>di</strong> tutti i liberi, le concessioni operate
in passato in favore <strong>di</strong> londra, il <strong>di</strong>ritto dei liberi <strong>di</strong> farsi giu<strong>di</strong>care da un tribunale <strong>di</strong> loro pari. Fu<br />
vietato inoltre <strong>di</strong> imporre nuove tasse senza l'approvazione del consiglio comune del regno, inoltre<br />
venne istituito un consiglio <strong>di</strong> 25 baroni che dovevano assistere il sovrano negli affari <strong>di</strong> governo.<br />
L'emanazione della magna charta aggravò la posizione <strong>di</strong> Giovanni senza terra che fu scomunicato<br />
da Innocenzo IV. La sua morte, avvenuta nel 1226 cambiò improvvisamente il quadro politico<br />
dando coscienza del nascere <strong>di</strong> un primo sentimento nazionale inglese. Intanto Federico II era stato<br />
incoronato re <strong>di</strong> germania il 9 <strong>di</strong>cembre 1212 ed aveva rinunciato ai <strong>di</strong>ritti del concordato <strong>di</strong> verona.<br />
Federico II con un' astuta mossa portò il figlio in germania incoronandolo re dei romani e<br />
designandolo de facto come successore al trono imperiale. L'ere<strong>di</strong>tarietà della carica <strong>di</strong> imperatore<br />
era un'usanza che si era andata consolidando. Queste manovre politiche furono possibili grazie al<br />
pacato appoggio pontifico <strong>di</strong> Onorio III, dallo stesso papa ottenne <strong>di</strong> mantenere l'unione delle due<br />
corone e nel 1220 venne incoronato imperatore. Federico II decise <strong>di</strong> stabilirsi nel meri<strong>di</strong>one<br />
dell'italia dove trovò una situazione molto <strong>di</strong>fferente da quando era tornato in germania, a causa<br />
della permanenza del regno <strong>di</strong> sicilia nelle mani dei comandanti militari. Nello stesso anno convocò<br />
un'assemblea a capua nella quale si decise <strong>di</strong> abbattere i castelli costruiti abusivamente e <strong>di</strong><br />
annullare le più avanzate autonomie locali. Naturalmente incontrò la resistenza dei baroni ma con<br />
una astuta mossa mise i feudatari minori contro quelli più potenti <strong>di</strong>sfacendosi poi anche <strong>di</strong> loro al<br />
momento opportuno. Un altro problema era rappresentato dai saraceni che in sicilia erano <strong>di</strong>ventati<br />
padroni <strong>di</strong> vaste zone all'interno dell'isola. Federico con una serie <strong>di</strong> campagne li sconfisse e li<br />
deportò in puglia facendoli vivere secondo le loro tra<strong>di</strong>zioni ed usanze potendo contare così sulla<br />
loro estrema fedeltà. Contemporaneamente per risollevare l'economia del regno costruì porti,<br />
facilitò gli scambi e rese sicura la rete viaria, volendo inoltre potenziare l'apparato burocratico nel<br />
1224 fondo a napoli la prima università statale del mondo occidentale. Per ripristanere il potere<br />
regio anche in italia settentrionale convocò un'assemblea a cremona nel 1226. Intanto le città<br />
lombarde che si erano sviluppate in comuni, temendo l'iniziativa imperiale ricostituirono l'antica<br />
lega lobarda e si appellarono al papa che intanto stava perdendo la pazienza per i continui rinvii<br />
della partecipazione alla crociata. Federico non sentendosi forte militarmente annullò l'assemblea e<br />
torò al sud. Nel 1227 con la morte <strong>di</strong> Onirio II giunse al soglio pontificio Gregorio IX che impose<br />
subito a Federico la partenza per la terrasanta. Federico resosi conto <strong>di</strong> non poter più rimandare la<br />
partenza convocò a brin<strong>di</strong>si crociati e pellegrini, ma nell'estate del 1227 scoppiò un'epidemia che<br />
fece molte vittime. Ne fu colpito anche l'imperatore che dovette tornare in<strong>di</strong>etro per curarsi, ma il<br />
papa non credendo alla sua malattia lo scomunicò. Tuttavia appena guarito Federico riprese i<br />
preparativi per la crociata e nel giugno del 1228 partì nonostante la scomunica. Visto che parlava<br />
perfettamente l'arabo l'imperatore stabilì subito ottime relazioni col sultano con il quale fece un<br />
trattato per la restituzione <strong>di</strong> Gerusalemme. Gregorio IX irato per i buoni rapporti che Federico<br />
intratteneva con gli infedeli bandì una crociata contro <strong>di</strong> lui. L'imperatore al suo ritorno dovette<br />
quin<strong>di</strong> fronteggiare l'esercito crociato più una rivolta <strong>di</strong> baroni pugliesi fino al raggiungimento <strong>di</strong> un<br />
compromesso nel 1230 a Ceprano, dove venne stipulata la pace. L'imperatore rinunciò ai <strong>di</strong>ritti<br />
sull'elezione dei vescovi e riconobbe al clero meri<strong>di</strong>onale l'immunità e l'esenzione dal pagamento<br />
delle imposte. Dopo aver ingoiato questo boccone amaro l'imperatore potè concentrarsi sul<br />
consolidamento del proprio regno e nel 1231 emanò le costituzioni <strong>di</strong> melfi nelle quali <strong>di</strong>ede al<br />
regno un or<strong>di</strong>namento giuri<strong>di</strong>co simile a quello romano ed a quello normanno. Dotò il regno <strong>di</strong> una<br />
grande rete <strong>di</strong>fensiva composta anche <strong>di</strong> fortezze che si preoccupò <strong>di</strong> mantenere sempre in perfetta<br />
efficienza. La sua politica in germania fu un po <strong>di</strong>versa in quanto li si preoccupava più che altro a<br />
conquistarsi i favori dei principi. Emanò comunque nel 1235 la costituzione <strong>di</strong> pace imperiale.<br />
L'ultimo soggiorno <strong>di</strong> Federico in germania fu in occasione della ribellione del figlio la cui ere<strong>di</strong>tà<br />
venne trasferita al fratello Corrado. Nel 1237 ritenne <strong>di</strong> essere militarmente in grado <strong>di</strong> affrontare la<br />
lega lombarda. Nel 1238 sconfisse l'esercito della lega ma impose con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> pace<br />
eccessivamente dure che sortirono l'effetto contrario, incoraggiando le città alla resistenza. Il papa<br />
Gregorio IX ostile alla politica <strong>di</strong> Federico si sarebbe alla lunga, certamente unito alle città della<br />
lega. Il pontefice infatti si adoperò per riunire i potenziali nemici <strong>di</strong> Federico in una coalizione.<br />
Intanto l'imperatore era stato colpito da una nuova scomunica.
Gli ultimi anni <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> Federico furono terribili, fu <strong>di</strong>chiarato decaduto dal soglio imperiale e<br />
contro <strong>di</strong> lui si scagliarono gli eserciti <strong>di</strong> tutta europa che per un po Federico fu in grado <strong>di</strong><br />
contenere. Federicò mori nel 1250 facendo scomparire con lui una delle personalità più forti del<br />
me<strong>di</strong>oevo. La <strong>di</strong>nastia sveva si susseguì al dominio del regno e dell'impero per un altro decennio ma<br />
il papa, ostinato ad eliminare gli svevi dalla scena politica scagliò contro <strong>di</strong> loro Carlo D'Angiò che<br />
nel 1266 sconfisse Manfre<strong>di</strong>. A <strong>di</strong>fferenza del declino che la morte <strong>di</strong> Federico aveva portato in<br />
germania, nel regno <strong>di</strong> sicilia la sua morte ed il cambio <strong>di</strong> <strong>di</strong>nastia portò una nuova opera <strong>di</strong><br />
consolidamento dello stato.<br />
Si deve ora parlare della Reconquista spagnola, che non fu come si credeva un'indomita marcia<br />
verso sud. Il primo focolaio <strong>di</strong> resistenza ai mussulmani viene in<strong>di</strong>viduato nelle asturie agli inizi del<br />
VIII secolo. Si trattava <strong>di</strong> regioni montagnose in cui i califfi compivano soltanto incursioni militari.<br />
Un maggiore attivismo degli stati cristiani è documentato fra il IX ed il X secolo anche se solo<br />
raramente si ebbero vere e proprie campagne militari in quanto il più delle volte si trattava <strong>di</strong><br />
incursioni a scopo <strong>di</strong> razzia o per proteggere gli uomini impegnati nel ripopolamento dei territori.<br />
Per questo vennero costruiti castelli e altre opere <strong>di</strong> fortificazione. Fra il X e l'XI secolo il<br />
movimento assunse maggior vigore a seguito della crisi del califfato <strong>di</strong> Cordova. Nel 1031 la<br />
reconquista assunse il duplice scopo <strong>di</strong> conquista militare e <strong>di</strong> colonizzazione, assumendo poi nel<br />
corso dell' XI secolo il carattere quasi <strong>di</strong> una crociata. I regnanti cristiani non mancavano <strong>di</strong> fare<br />
appello alla crociata quando si trovavano in <strong>di</strong>fficoltà ma <strong>di</strong>mostravano <strong>di</strong> non volere sterminare od<br />
obbligare al trasferimento la popolazione mussulmana, in quanto era interessati sopratutto ad una<br />
sottomissione politica ed all'ottenimento <strong>di</strong> tributi annuali. Nelle regioni dove erano più numerosi<br />
infatti, conservavano le loro leggi ed il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> professare liberamente la propria religiose anche se<br />
per ovvi motivi <strong>di</strong> sicurezza nelle gran<strong>di</strong> città furono imposte restrizioni alla loro permanenza.<br />
Questo clima <strong>di</strong> tolleranza deluse profondamente i cavvalieri venuti dall'estero. Agli inizi del XI<br />
secolo la situazione politica in spagna era più o meno sud<strong>di</strong>visa cosi: Regno <strong>di</strong> Leon, Contea del<br />
Portogallo, Regno <strong>di</strong> Navarra, Regno <strong>di</strong> Castiglia e Regno <strong>di</strong> Aragona. Il movimento espansivo<br />
riprese verso la fine del XII secolo e nel 1212 l'avanzata cristiana risultava incontenibile. Verso la<br />
metà del XIII secolo la reconquista poteva <strong>di</strong>rsi completa in quanto ai mussulmani era rimasti solo i<br />
territori <strong>di</strong> Granada. Lungo il confine le incursioni che avevano caratterizzato la parte iniziale della<br />
reconquista non cessarono mai. Fu operato un processo <strong>di</strong> colonizzazione dei territori conquistati ad<br />
opera principalmente della grande nobiltà, che dopo l'incessante guerra contro i mori si poneva<br />
l'obiettivo <strong>di</strong> consolidare i propri territori.
Le origini della Russia e dell'Impero Mongolo.<br />
Tra l'VIII ed il IX secolo i pirati-mercanti provenienti dalla scan<strong>di</strong>navia detti variaghi o vichinghi, si<br />
mossero lungo le due principali vie commerciali. Le popolazioni slave chiamarono Rus questi<br />
stranieri. Verso la metà del IX secoo i Rus iniziarono ad imporsi sulla popolazione locale, fondando<br />
il principato <strong>di</strong> Kiev ed aggregando a loro tribù <strong>di</strong> slavi dell'est. Il principato strinse fiorenti accor<strong>di</strong><br />
commerciali con l'impero bizantino, questi prolifici rapporti uniti al lavoro dei missionari bizantini<br />
portarono il principe Vla<strong>di</strong>mir I <strong>di</strong> Kiev alla conversione al cristianesimo che approfittò <strong>di</strong> questo<br />
avvenimento per unire intorno a se le tribù sotto un <strong>di</strong>o comune. Il successo <strong>di</strong> questo conversione<br />
fu gran<strong>di</strong>ssimo per i missionari bizantini. Dalla metà dell'XI secolo il pricipato <strong>di</strong> Kiev entrò in una<br />
fase <strong>di</strong> decadenza a causa del declino delle vie <strong>di</strong> comunicazione che causarono una <strong>di</strong>minuzione<br />
significativa del commercio, questo fu in parte dovuto anche ai continui attacchi protratti dalle tribù<br />
stanziate tra il mar nero ed il mar caspio. Un altro fattore <strong>di</strong> debolezza era rappresentato dalle lotte<br />
<strong>di</strong>nastiche. L'invasione dei mongoli era destinata a travolgere vecchie e nuove formazioni politiche.<br />
I mongoli in origine non erano altro che un gruppo <strong>di</strong> tribù noma<strong>di</strong> che grazie all'abilità politica <strong>di</strong><br />
Gengis Khan secondo la tra<strong>di</strong>zione, si sarebbero fuse fino a formare una nazione stretta in un unico<br />
sovrano e soggetta ad una sola legge. Questo ricorda l'opera <strong>di</strong> maometto con gli arabi, ma la<br />
velocità con cui i mongoli riuscirono ad aggregarsi fu sorprendente. Gengis Khan si comportò in<br />
maniera molto duttile nei confronti delle popolazioni assoggettate, quelle che si sottomisero<br />
spontaneamente non subirono danni ma trassero profon<strong>di</strong> vantaggi economici. Quelle che opposero<br />
resistenza vennero <strong>di</strong>struttre o decimate. Dopo che fu passata la furia <strong>di</strong>struttiva dell'orda si<br />
iniziarono a notare i primi sintomi del superamento dello stile <strong>di</strong> vita nomade, imponendo ai territori<br />
conquistati una prima forma <strong>di</strong> ru<strong>di</strong>mentale amministrazione. Venne persino fondata una capitale<br />
nei pressi dell'attuale Ulan Bator. Nello stesso anno si consolidò il ruolo politico e militare delle<br />
figure che erano vicine a Gengis Khan, per quanto la società si fosse via via gerarchizzata restò<br />
sempre molto presente una sorta <strong>di</strong> carattere egualitario. La morte <strong>di</strong> Gengis Khan non fece placare<br />
lo slancio espansivo dei mongoli che completarono la conquista della cina, della corea e della persia<br />
arrivando fino a cracovia e breslavia. L'avanzata in europa cessò nel 1242 ma continuò verso sudovest<br />
anche se nel 1260 si ritirarono sconfitti dai turchi. L'espansionismo si arrestò a causa delle<br />
rivalità sempre più accese tra i <strong>di</strong>scendenti <strong>di</strong> Gengis Khan che fomentarono anche tendenze<br />
separatiste; si formarono così quattro imperi: l'impero degli ilkhan, il khanato <strong>di</strong> chagatay, l'impero<br />
del gran khan e l'orda d'oro. Il maggiore degli imperi era quello del gran khan che raggiunse il suo<br />
massimo splendore sotto Kublai che tentò anche <strong>di</strong> assoggettare il giappone. Grazie ai costumi ed<br />
agli stili <strong>di</strong> vita cinesi che erano molto più raffinati <strong>di</strong> quelli mongoli, i costumi mongoli iniziarono<br />
a migliorare. Il papa Innocenzo IV inviò dei missionari al Gran Khan dopo aver sentito <strong>di</strong> una sua<br />
possibile conversione al cristianesimo, queste missioni non <strong>di</strong>edero però alcun frutto poiche i<br />
mongoli stavano avvicinandosi sempre <strong>di</strong> più ai cinesi. Oltre ai missionari, i mercanti si misero<br />
nuovamente ad attraversare la via della seta. Marco Polo restò ben 17 anni alla corte del Gran Khan<br />
guadagnandosi la sua fiducia e la sua amicizia. L'ultimo impero nato dalla <strong>di</strong>visione delle conquiste<br />
<strong>di</strong> Gengis Khan fu l'orda d'oro, i cui abitanti e governanti si convertirono all'islam intrattenendo<br />
stretti rapporti con l'egitto e l'asia minore. Questa particolarità religiosa portò ad un piccolo livello<br />
<strong>di</strong> tensione tra l'orda d'oro e le popolazioni cristiane che restarono vassalli dei mongoli ma che nel<br />
loro territorio godevano <strong>di</strong> piena autonomia religiosa. Il protettorato mongolo non influì nemmeno<br />
sulla politica interna dei principi russi che contiuarono le loro lotte interne per l'egemonia. Nel 1380<br />
la popolazione russa si schierò contro i tartari ma il loro successo fu vanificato quando i tartari<br />
furono in grado <strong>di</strong> riprendere l'offensiva, riuscendo nel 1382 a saccheggiare mosca. Occorre<br />
nominare altre due formazioni politiche presenti nel territorio russo: il grande regno polacco<br />
Lituano ed il principato <strong>di</strong> Novogorod.
L'Europa tra crisi e trasformazione.<br />
Agli inizi del trecento in tutta europa si potè assistere al rallentamento della produzione <strong>di</strong> tutti i<br />
settori, al rallentamento della fondazione <strong>di</strong> nuovi inse<strong>di</strong>amenti e all'insorgere <strong>di</strong> frequenti carestie<br />
<strong>di</strong> cui fecero le spese gli strati più poveri della popolazione. Le nuove tecniche agricole non erano<br />
state sufficienti per portare ad un consistente aumento della popolazione che dopo essere cresciuta<br />
era arrivata al punto <strong>di</strong> rottura. Le carestie che comunque avevano interessato l'europa anche in<br />
passato, nel XIV secolo avevano assunto una particolare drammaticità in quanto erano molto<br />
frequenti. Il fattore climatico fu molto importante in quanto in questo periodo il clima si trasformò<br />
<strong>di</strong>ventando più freddo e piovoso, che combinato con le frequenti crisi <strong>di</strong> sussistenza contruì al<br />
crescere ed al <strong>di</strong>ffondersi delle epidemie. A tutto questo è da aggiungere la comparsa della peste<br />
nera nel 1348 i cui effetti furono <strong>di</strong>sastrosi. Ovunque si abbattesse la peste provocava spaventosi<br />
vuoti <strong>di</strong> popolazione che non era possibile colmare facilmente poichè la peste si stabilì in europa in<br />
forma endemica. Come se non bastasse tutto questo nel corso del trecento si abbatte sull'europa un<br />
nuovo flagello: la guerra. Il primo esempio della nuova condotta bellica fu usato in italia<br />
meri<strong>di</strong>onale nel 1282 con la guerra del vespro che durò ben novant'anni. La guerra fu condotta in<br />
una maniera molto accanita e furono utilizzate molte milizie composte da mercenari chiamate anche<br />
compagnie <strong>di</strong> ventura. Le truppe mercenarie erano un prodotto della società feudale, ma<br />
rappresentavano anche un decisivo superamento degli eserciti feudali poco consistenti e <strong>di</strong>fficili da<br />
gestire. Un modello alternativo a quello feudale era rappresentato dagli eserciti comunali che<br />
<strong>di</strong>edero ottima prova sul campo nelle lotte contro Barbarossa e Federico II. Questo tipo <strong>di</strong> esercito<br />
attraversò una crisi quando la partecipazione democratica all'interno dei comuni venne<br />
progressivamente ridotta. La richiesta <strong>di</strong> servizi militari e la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> bande armate<br />
capeggiate da nobili portò ad una esplosione del fenomeno. Questo fatto portò delle conseguenze<br />
per la popolazione: Gli stati furono costretti ad aumentare le spese militari per accaparrarsi i<br />
condottieri milgiori, <strong>di</strong> conseguenza venne aumentata la pressione fiscale sulla popolazione ma<br />
nonostante questo gli stati nel corso del tre-quattrocento si trovarono in una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> perpetua<br />
precarietà economica e dell'affanosa continua ricerca del soldo per il pagamento dei soldati. Le<br />
milizie del resto non facevano molta <strong>di</strong>fferenza tra popoazioni amiche e quelle dei territori nemiche<br />
abbandonandosi spesso a saccheggi e razzie <strong>di</strong> ogni genere. Le compagnie che operavano in italia<br />
erano straniere ma presto ad esse si affiancarono compagnie italiane che nel corso del quattrocento<br />
<strong>di</strong>edero origine a delle vere e proprie imprese economiche. In questo periodo ebbero un ruolo<br />
importante anche le rivolte che infuriavano in francia, inghilterra ed in altre zone dell'europa<br />
sostanzialmente per lo stesso motivo; la precaria con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> vita delle classi più povere e la<br />
prepotenza delle classi nobili. Nell'italia meri<strong>di</strong>onale si <strong>di</strong>ffuse il fenomeno del brigantaggio. Un<br />
particolare che caratterizzò l'italia, causato dalla massiccia urbanizzazione dei secoli precedenti, fu<br />
l'inquietu<strong>di</strong>ne dei lavoratori tessili. Questa inquietu<strong>di</strong>ne era causata dalla mancaza <strong>di</strong> tutela<br />
sindacale per i lavoratori che invece era contemplata per i loro datori <strong>di</strong> lavoro che si riunivano in<br />
corporazioni <strong>di</strong> arti e mestieri. La crisi del settore tessile era causata anche dalla costante<br />
sovraproduzione che si verificava nel corso del trecento, inoltre le rivolte dei salariati non portavano<br />
mai ad un cambiamento della loro con<strong>di</strong>zione dato che il potere veniva sempre ripreso dai nobili e<br />
dai mercanti che nel migliore dei casi concedevano ai rivoltosi solo <strong>di</strong>ritti limitati. Comunque la<br />
crisi delle piazze italiane ed europee coincise con la ripresa ed il miglioramento delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />
vita. Lo stesso declino demografico non si manifestò ovunque con la stessa violenza, per questo<br />
alcune città si trovarono con un peso politico superiore rispetto al passato. Un altro problema del<br />
tre-quattrocento è rappresentato dalla scarsità <strong>di</strong> monenta circolante che obbligò le autorità a reagire<br />
con provve<strong>di</strong>menti volti a impe<strong>di</strong>re l'esportazione dell'oro e dell'argento ed a rimettere in<br />
circolazione la moneta imponendo l'uso del contante nelle transizioni commerciali e nel pagamento<br />
delle lettere <strong>di</strong> cambio. Il problema della scarsità <strong>di</strong> metallo prezioso in italia ed in europa verrà<br />
risolta solo nel 1500 con l'arrivo dell'oro delle americhe.
Il consolidamento delle istituzioni monarchiche in Europa.<br />
Nel corso del due-trecento si assistè ad un superamento dell'ideologia imperiale iniziando a<br />
riconoscere i pieni poteri ai re all'interno dei rispettivi regni. Questa corrente incontrava però gran<strong>di</strong><br />
ostacoli quali l'opposizione del papato, che vedeva messo in <strong>di</strong>scussione il suo ruolo <strong>di</strong> regolatore<br />
supremo della vita politica della cristianità occidentale e dall'inasprirsi dei conflitti che facevano<br />
sentire la necessità <strong>di</strong> un'autorità superiore. Il problema del ruolo <strong>di</strong> impero e papato si venne<br />
chiarendo agli inizi del trecento grazie ad un rapido susseguirsi <strong>di</strong> eventi. Il primo ebbe come<br />
protagonista Filippo il bello, re <strong>di</strong> francia ed il papa Bonifacio VIII. Il papa aspramente contestato<br />
per la sua reticenza in ambito riformatore, dal 1300 in poi portò a compimento una serie <strong>di</strong><br />
iniziative per ripristinare il vuoto centrale del papato. In quell'anno in<strong>di</strong>sse il giubileo. I rapporti tra<br />
il pontefice e il re <strong>di</strong> francia furono all'inizio molto tesi in quanto filippo aveva imposto delle tasse<br />
al clero senza l'autorizzazione della santa sede. Il tutto venne risolto con un compromesso,<br />
autorizzando Filippo a imporre tasse al clero in caso <strong>di</strong> grave necessità; l'invio <strong>di</strong> Carlo <strong>di</strong> valois a<br />
Firenze in veste <strong>di</strong> paciere doveva servire come coronamento dell'accordo ma a seguito<br />
dell'imprigionamento del vescovo <strong>di</strong> saisset da parte <strong>di</strong> filippo, il conflitto riesplose. Il pontefice<br />
revocò la concessione fatta al sovrano, e <strong>di</strong> fronte alla sua caparbietà emanò nel 1302 la bolla<br />
"unam sanctam" con la quale riaffermava la sottomissione al pontefice <strong>di</strong> ogni creatura umana e <strong>di</strong><br />
conseguenza <strong>di</strong> ogni autorità politica. Filippo il bello da parte sua non aveva nessuno intenzione <strong>di</strong><br />
sottomettersi all'autorità pontificia e per questo fece tradurre il pontefice davanti ad un tribunale<br />
francese per giu<strong>di</strong>carlo. Il papa venne raggiunto da un manipolo <strong>di</strong> francesi nel suo palazzo <strong>di</strong><br />
Anagni ma la popolazione insorse e con l'aiuto dei rinforzi giunti da Roma il papa venne liberato<br />
(1303). Nessuna conseguenza ci fu per Filippo ma anzi con la morte <strong>di</strong> Bonifacio e il trasferimento<br />
della sede papale ad Avignone da parte <strong>di</strong> Clemente V si trovò a poter esercitare un'influenza <strong>di</strong>retta<br />
sul papato. Il germania dopo la morte <strong>di</strong> Federico II il particolarismo si era accentuato. Enrico VII<br />
<strong>di</strong>venuto re <strong>di</strong> germania cercò <strong>di</strong> far coincidere <strong>di</strong> nuovo con questo titolo quello imperiale ma fallì<br />
e dovette ritirarsi a vita privata. Il suo successore Ludovico il bavaro non curandosi della scomunica<br />
infertargli da Giovanni XXII scese a roma e si fece incoronare Imperatore nel 1328 da Sciarra<br />
Colonna, rappresentante del popolo romano. I principi tedescshi nel 1338 stabilirono che il titolo <strong>di</strong><br />
imperatore andava attribuito al re <strong>di</strong> germania incoronato ad Aquisgrana. Il nuovo imperatore Carlo<br />
IV con la bolla d'oro del 1356 <strong>di</strong>ede sanzione definitiva della volontà dei principi tedeschi,<br />
decidendo inoltre su chi fossero gli elettori del re. Con questo atto rinunciava alle pretese <strong>di</strong> potere<br />
universale andandosi a configurare come uno stato decisamente germanico. In inghilterra era in<br />
cantiere il consolidamento del potere monarchico e una riorganizzazione dello stato. Dopo la<br />
concessione della magna charta da parte <strong>di</strong> Giovanni senzaterra, Enrico III cercò via via <strong>di</strong> privare il<br />
popolo delle concessioni. Il risultato fu una rivolta che portò a concessioni maggiori e ad un<br />
rafforzamento delle istituzioni sancite dalla magna charta. Si formò quin<strong>di</strong> il parlamento articolato<br />
nelle camere <strong>di</strong> Lord e Comuni. La contemporanea opera <strong>di</strong> consolidamento statale in corso sia in<br />
francia che inghilterra si scontrava con la paradossale con<strong>di</strong>zione della monarchia inglese rispetto a<br />
quella francese. Il re francese del resto era impossibilitato ad esercitare i propri <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> signore su<br />
un vassallo tanto potente (il re inglese risultava vassallo del re francese). Nacque un conflitto tra i<br />
due regni destinato a potrarsi dal 1294 al 1475. Agli eventi svoltisi dal 1337 al 1453 si suole dare il<br />
nome <strong>di</strong> Guerra dei cent'anni. Il conflitto iniziò per la <strong>di</strong>scussa successione al trono <strong>di</strong> francia alla<br />
morte <strong>di</strong> Carlo IV. Edoardo III pretendente al trono sbarcò in fiandra dove era in corso una rivolta<br />
nel 1337 e si proclamò re <strong>di</strong> francia. La prima fase della guerra vide una netta prevalenza degli<br />
inglesi con cui i francesi giunsero alla pace nel 1360. Edoardo rinunciava ai suoi <strong>di</strong>ritti sulla corona<br />
francese in cambio della cessione <strong>di</strong> un terzo dei territori francesi. Le ostilità ripresero nel 1369<br />
vedendo questa volta la vittoria delle truppe francesi. Gli inglesi furono cosi costretti ad<br />
abbandonare la maggior parte dei territori acquisiti. Dal 1380 sia la <strong>di</strong>nastia francese sia quella<br />
inglese vennero scosse da violente tensioni e lotte <strong>di</strong>nastiche che portarono all'alleanza tra Enrico V<br />
e il duca <strong>di</strong> borgogna contro il re <strong>di</strong> francia. Il sovrano inglese sbarcò in norman<strong>di</strong>a e vinse nel 1415<br />
le truppe nemiche puntando <strong>di</strong>rettamente su parigi. Carlo VI caduto in mano ai nemici fu costretto
ad accettare il trattato <strong>di</strong> Troyes nel quale <strong>di</strong>seredava il figlio trasferendo il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> successione ad<br />
Enrico V al quale dava in moglie la figlia. Un fatto inatteso segnò la riscossa francese, Giovanna<br />
D'Arco si fece affidare da Carlo VII un esercito col quale iniziò una marcia <strong>di</strong> liberazione della<br />
francia. Giovanna venne però catturata, processata per eresia e condannata al rogo nel 1431.<br />
Scomparsa Giovanna non si arrestò la riscossa francese anche grazie alla defezione del nuovo conte<br />
<strong>di</strong> Borgogna. Nel 1453 le operazioni sostanzialmente cessarono, gli inglesi rimanevano padroni solo<br />
della piazzaforte <strong>di</strong> Caleis. Durante il lungo conflitto che vide opposte francia ed inghilterra<br />
vennero affinate nuove tecniche militari, come l'utilizzo dell'arco lungo e la possibilità <strong>di</strong> usare i<br />
cavalieri come fanteria pesante. Venne ri<strong>di</strong>mensionata insieme con la cavalleria il ruolo della<br />
feudalità e venne smentita la credenza sull'inettitu<strong>di</strong>ne militare delle masse conta<strong>di</strong>ne. Entrambe le<br />
monarchie inoltre desinarono sempre una maggiore quantità <strong>di</strong> denaro all'ingaggio <strong>di</strong> fanti, spesso<br />
stranieri. In questo frangente la fanteria svizzera svolse un ruolo rivoluzionario dato che per<br />
sopperire all'inferiorità rispetto alla cavalleria avevano sviluppato una sorta <strong>di</strong> falange che<br />
permetteva <strong>di</strong> muovere come strumento offensivo anche senza la cavalleria. L'avvento del cannone<br />
portò poi ad un indebolimento dei ceti baronali che non erano più in grado <strong>di</strong> ribellarsi. Le<br />
fortificazioni però non persero <strong>di</strong> valore che vennero restaurate in funzione delle nuove tecniche<br />
militari. Come conseguenza <strong>di</strong> tutto questo la nobiltà dovette rassegnarsi a militare nell'esercito<br />
regio visto che solo i sovrani ormai potevano permettersi il mantenimento <strong>di</strong> un esercito stabile. In<br />
francia grazie al sentimento nazionale che si era formato nel corso della guerra Carlo VII potè<br />
intraprendere riforme amministrative e finanziarie per consolidare l'attività regia. Il figlio Luigi XI<br />
intraprese una politica antifeudale che portò sotto la <strong>di</strong>retta amministrazione regia moltissimi<br />
terreni. La situazione in inghilterra era molto <strong>di</strong>versa, l'aristocrazia era <strong>di</strong>ventata arbitra del potere<br />
perciò esplose una guerra civile (guerra delle due rose 1455-1485) che portò sul trono Riccardo IV a<br />
cui successe il figlio Edoardo V che fu poi soppresso dallo zio Riccardo la cui monarchia venne<br />
stroncata da Enrico Tudor. Il nuovo sovrano assecondando il bisogno <strong>di</strong> pace del popolo intraprese<br />
l'opera <strong>di</strong> restaurare l'autorità regia. In spagna la situazione non era migliore: il movimento della<br />
reconquista aveva portato alla fondazione dei regni <strong>di</strong> Portogallo, Castiglia ed Aragona tutti<br />
sconvolti da terribili crisi. Il primo a superarle fu il portogallo il cui svorano rafforzò la monarchia<br />
e <strong>di</strong>ede impulso alle attività marinare. In castiglia si sentiva ancora il forte peso della nobiltà che<br />
venne però controbilanciato dall'unione delle città in fratellanze. Il regno d'aragona presentava<br />
ancora un'economia agricola ma era interessato al commercio nel me<strong>di</strong>terraneo acquistando nel<br />
quattrocento il controlo <strong>di</strong> sicilia e sardegna, fondando così un vero e proprio impero economico e<br />
marittimo. Fer<strong>di</strong>nando ed Isabella <strong>di</strong> castiglia puntavano a far nascere un sentimento <strong>di</strong> stato<br />
spagnolo attraverso l'unificazione anche attraverso la riconquista <strong>di</strong> Granada che era rimasta l'unica<br />
roccaforte mussulmana in europa (1492). Nello stesso anno ColomBo scoprì l'america e già l'anno<br />
successivo scoppiarono conflitti per stabilire le aree <strong>di</strong> influenza nel nuovo mondo tra spagna e<br />
portogallo.
Potere e società nel mezzogiorno Angioino-Aragonense.<br />
Con la battaglia <strong>di</strong> Benevento del 1266 la <strong>di</strong>nastia sveva era stata spazzata via a favore della<br />
<strong>di</strong>nastia agioina. Carlo d'angiò si proponeva due obiettivi:<br />
• Rendere effettivo il vincolo feudale che subor<strong>di</strong>nava alla chiesa <strong>di</strong> roma la monarchia<br />
meri<strong>di</strong>onale.<br />
• Procurarsi un valido sostegno politico-militare per coor<strong>di</strong>nare le forze guelfe in italia.<br />
Carlo d'angiò mirava a stabilire una egemonia sull'europa che faceva perno sulla sicilia fino ad<br />
arrivare alla conquista <strong>di</strong> costantinopoli. All'indomani della battaglia <strong>di</strong> Benevento sorsero i primi<br />
<strong>di</strong>ssapori con il papa a causa del saccheggio della città. A ciò si aggiunsero le lamentele che<br />
giungevano a roma per i soprusi dei funzionari regi e l'eccessiva pressione fiscale. Per il primo<br />
punto il re corse ai ripari ma non fu in grado <strong>di</strong> attuare concessioni sul lato fiscale. La rivolta<br />
esplose in occasione della <strong>di</strong>scesa in italia <strong>di</strong> Corra<strong>di</strong>no <strong>di</strong> Svevia ma a seguito della sua sconfitta la<br />
repressione fu durissima. A causa della rivolta venne operata una profonda restaurazione della<br />
feudalità nel regno con un massiccio inserimento <strong>di</strong> cavalieri francesi. Anche se il sovrano fece <strong>di</strong><br />
tutto per rendere ben accetta alla popolazione la nuova classe <strong>di</strong>rigente il malcontento non venne<br />
placato. In questo clima non sorprende che i moti rivoluzionari scoppiati a palermo nel 1282<br />
raccolsero vasti consensi. Re Carlo che aveva già avviato i suoi piani <strong>di</strong> conquista verso oriente e la<br />
popolazione aveva notato come a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quanto accadeva per il regno d'aragona le conquiste<br />
<strong>di</strong> Carlo avevano natura prettamente militare. I siciliani, usciti vincitori dalla rivolta avevano offerto<br />
la corona <strong>di</strong> sicilia a Pietro III. Il pontefice però cosiderando gli aragonesi come usurpatori bandì<br />
contro <strong>di</strong> loro una crociata che fu affidata al re <strong>di</strong> francia Filippo l'ar<strong>di</strong>to. La crociata portò<br />
all'allargamento del teatro <strong>di</strong> guerra in cui venne coinvolta la catalogna. Il pontefice Bonifacio VIII<br />
creò le con<strong>di</strong>zioni per giungere nel 1295 al trattato <strong>di</strong> anagni secondo il quale il nuovo re d'aragona<br />
riconobbe il ritorno in sicilia degli angioini. I siciliani si ribellarono nuovamente ma la pressione<br />
<strong>di</strong>plomatica del pontefice portò nel 1302 al trattato <strong>di</strong> caltabellotta in base al quale Federico III fu<br />
riconosciuto re col titolo <strong>di</strong> re <strong>di</strong> trinacria e l'intesa che alla sua morte il regno sarebbe tornato agli<br />
angioini. Alla morte <strong>di</strong> Federico III l'isola restò però sotto la <strong>di</strong>nastia aragonese fino al 1372 quando<br />
Giovanna I d'angiò riconobbe la siutazione come definitiva. Al seguito dello scoppio della rivolta<br />
del vespro, Carlo d'angiò fu sul punto <strong>di</strong> perdere il suo regno oltre che aver dovuto rinunciare alle<br />
sue mire espansionistiche nel me<strong>di</strong>terraneo. Nel 1284 il figlio del re ingaggiò uno scontro navale al<br />
largo <strong>di</strong> napoli contro una flotta siculo-aragonese dove fu sconfitto e fatto prigioniero. Il ritorno del<br />
re valse però a superare il momento critico. La ripresa della <strong>di</strong>nastia angioina fu molto rapida ma<br />
possibile grazie anche al deciso appoggio papale ed anche del sostegno degli uomini d'affari toscani<br />
che in cambio ottennero facilitazioni doganali oltre a feu<strong>di</strong> e cariche. Comunque l'avvento della<br />
<strong>di</strong>nastia angioina coincise con una grande accelerazione dell'economia meri<strong>di</strong>onale e dell'emergere<br />
<strong>di</strong> napoli come piazza economica <strong>di</strong> prim'or<strong>di</strong>ne. A questo si aggiunse una ritrovata nascita<br />
culturale, seguita da un'innovazione e<strong>di</strong>listica ed urbanistica. L'epoca d'oro <strong>di</strong> napoli coincise con il<br />
regno <strong>di</strong> Roberto il saggio. La conquista del meri<strong>di</strong>one da parte degli angiò portò ad una<br />
stabilizzazione della situazione politica in tutta la penisola poiche portò allo sviluppo delle<br />
autonomie comunali che al nord si erano già sviluppate nei secoli precedenti. All'interno <strong>di</strong> questo<br />
comuni furono frequenti le lotte <strong>di</strong> classe, motivo dei conflitti furono principalmente le ripartizioni<br />
del carico fiscale sulla base della valutazione del patrimonio. Spesso i nobili per riven<strong>di</strong>care una<br />
superiorità sul popolo si rifiutavano <strong>di</strong> pagare le imposte che tra l'altro crescevano via via che il<br />
bisogno finanziario del comune cresceva. Un altro argomento <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione era la ripartizione delle<br />
cariche elettive che i nobili cercavano sempre <strong>di</strong> monopolizzare. Nonostante le <strong>di</strong>scordanze il ruolo<br />
dei comuni nello stato angioino crebbe sempre <strong>di</strong> più. Con l'avvento al trono <strong>di</strong> Giovanna I nel 1343<br />
si aprì per la casa d'angiò un periodo <strong>di</strong> crisi in quanto il re d'ungheria avanzando pretese sul trono<br />
del regno <strong>di</strong> sicilia invase il regno nel 1348 puntando su napoli. Gli ungheresi si ritirarono nel 1352<br />
consentendo alla regina <strong>di</strong> avviare una grande opera <strong>di</strong> restaurazione. La crisi <strong>di</strong>nastica tuttavia era<br />
ben lontana da una soluzione, Giovanna I non aveva ere<strong>di</strong> <strong>di</strong>retti e questo portò il nipote Carlo III<br />
ad invadere napoli, Carlo III era esaltato come padrone d'italia ma morì assassinato nel 1386 dopo
aver tentato <strong>di</strong> cingere la corona d'ungheria. Il figlio La<strong>di</strong>slao si concentrò sui domini italiani allora<br />
sconvolti dalla guerra civile. A lui successe Giovanna II che adottò come figlio e successore il re<br />
d'aragona Alfonso V. La sicilia non tornò in mano agli angioini ma rimise sotto un ramo collaterale<br />
della <strong>di</strong>nastia aragonese che si trovò in una posizione <strong>di</strong> debolezza nei confronti della nobilta<br />
siciliana visto il costante impegno militare in cui erano impiegati. La monarchia risultava essere in<br />
completa balia del baronaggio. Con l'avvento <strong>di</strong> Pietro IV il regno venne riunificato dopo uno<br />
scontro con dei baroni ribelli e fu dotato <strong>di</strong> un parlamento, venne cosi instaurato un collegamento<br />
tra monarchia e poteri locali. La sicilia ormai ridotta ad un viceregno nonostante la sua economia<br />
fosse in rapida ripresa rimase definitivamente legata agli aragonesi che restarono sul trono. La<br />
sicilia pervenne al Alfonso il magnanimo e tramite il pagamento <strong>di</strong> una ingente somma <strong>di</strong> denaro fu<br />
conquistato il regno <strong>di</strong> napoli. Per il regno <strong>di</strong> napoli si combattè nuovamente dal 1435 quando<br />
Giovanna ed il figlio adottivo Luigi morirono. Alfonso fu sconfitto e fatto prigioniero dal conte <strong>di</strong><br />
milano Filippo Maria Visconti con in quale però strinse un'alleanza grazie alla quale riprese la<br />
conquista del regno, finchè nel 1442 conquistò napoli. La ricostituzione del regno <strong>di</strong> sicilia<br />
contribuì al nuovo <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> politica economica <strong>di</strong> Alfonso che avviò tra l'altro un'opera <strong>di</strong><br />
rinnvamento e razzionalizzazione delle strutture politiche potendo avere <strong>di</strong> rimando un rapido<br />
controllo delle sue risorse.
Chiusure oligarchiche e consolidamento delle istituzioni in italia centro-settentrionale.<br />
Le istituzioni comunali si caratterizzarono per la loro perenne instabilità. La causa era la <strong>di</strong>namica<br />
sociale nuova che portava anche all'ascesa <strong>di</strong> famiglie nuove ed al tentativo da parte <strong>di</strong> categorie<br />
sociali, fino ad allora ai margini della società, <strong>di</strong> allargare i propri spazi "democratici". I comuni dal<br />
canto loro si mostrarono incapaci <strong>di</strong> dotarsi <strong>di</strong> sal<strong>di</strong> or<strong>di</strong>namenti sociali. Le instabilità appaiono in<br />
via <strong>di</strong> superamento nel corso del '300 quando le istituzioni comunali presero una piega in senso<br />
signorile. Il passaggio da signoria a comune non avvenne bruscamente, i primi esempi <strong>di</strong> signorie si<br />
possono trovare in italia settentrionale, il primo a ferrara, per poi espandersi fino alla signoria dei<br />
Me<strong>di</strong>ci a Firenze. Le vie verso il governo signorile si erano aperte anche dove il popolo aveva<br />
raggiunto il potere. Rimaneva però sempre pilotato dall'aristocrazia e dal popolo grasso. In italia la<br />
formazione delle signorie coincise con una serie <strong>di</strong> tentativi espansionistici che contribuirono a<br />
semplificiare il quadro politico italiano attraverso la formazione <strong>di</strong> organismi politici più vasti.<br />
L'espansionismo del resto era parte integrante della politica signorile poichè i signori giungevano al<br />
potere attraverso una rete <strong>di</strong> contatti anche esterna al comune. In italia centro-settentrionale intorno<br />
al tre-quattrocento si formò la tendenza ad operare formazioni politiche <strong>di</strong> carattere regionale,<br />
significativo fu il caso <strong>di</strong> Firenze che nel 1421 controllava quasi tutto il territorio dell'attuale<br />
toscana e buona parte del litorale. In questo clima <strong>di</strong> crescente espansione territoriale anche lo stato<br />
della chiesa mirava a costituirsi dei sal<strong>di</strong> domini. Il punto <strong>di</strong> partenza fu l'antico patrimonium petri<br />
ovvero i territori <strong>di</strong> bisanzio che i re franchi avevano donato ai pontefici nel corso del VIII secolo.<br />
Questi domini però non avevano mai costituito una coerente dominazione politico-territoriale a<br />
causa del proliferare <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi centri <strong>di</strong> potere e dei <strong>di</strong>ritti che gli imperatori riven<strong>di</strong>cavano sulle<br />
loro terre. La situazione si andò risolvendo quando all'inizio del duecento con la crisi imperiale gli<br />
imperatori abbandonarono ogni pretesa sulle terre papali. Si cercò <strong>di</strong> trasformare il dominio papale<br />
in governo effettivo <strong>di</strong>videndo il territorio in sette provincie ogniuna amministrata da un rettore che<br />
deteneva <strong>di</strong>versa autonomia. Con il trasferimento del papato ad avignone però le cose per roma<br />
peggiorarono in quanto fu in balia della signoria locale. Dopo la breve esperienza a roma <strong>di</strong> Cola <strong>di</strong><br />
Rienzo, il potere pontificio venne ripristinato in maniera magistrale dal legato pontificio Egi<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />
Albornoz che emanò tra l'altro le cosidette costituzioni egi<strong>di</strong>ane che <strong>di</strong>edero allo stato pontificio una<br />
configurazione destianata a durare fino al 1816. I modelli <strong>di</strong> organizzazione politica erano<br />
sostanzialmente tre: Quello dei visconti, quello fiorentino e quello veneziano. I visconti avevano<br />
inglobato nel loro dominio un numero elevato <strong>di</strong> comuni ma omogeneizzare il tutto fu ritenuto<br />
impossibile per cui i comuni vennero lasciati in vita come amministrazioni territoriali dello stato.<br />
Nello stesso tempo fecero largo uso delle istituzioni feudo-vassallatiche per inquadrare nello stato le<br />
vecchie signorie locali. Lo stato visconteo prese le sembianze <strong>di</strong> uno stato moderno in quanto gli<br />
interventi del duca negli ambiti <strong>di</strong> competenza locale si facevano sempre più frequenti. A firenze la<br />
situazione era <strong>di</strong>versa, si <strong>di</strong>ede infatti maggior autonomia alle comunità rurali per tentare <strong>di</strong><br />
sganciare il contado dall'influenza <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> città come pisa, arezzo e pistoia. I ceti urbani<br />
protestarono perciò firenze abbandonò questa strada rinunciando a dare al suo stato un or<strong>di</strong>namento<br />
più moderno per venire a capo delle resistenze dei suoi centri urbani. Venezia adottò una via <strong>di</strong><br />
mezzo, l'amministrazione locale venne lasciata nelle mani dei centri urbani non perdendo però<br />
occasione per ri<strong>di</strong>mensionare il suo potere occupandosi continuamente in questioni <strong>di</strong> competenza<br />
dei consigli municipali. Il risultato fu la costruzione <strong>di</strong> una stato omogeneo in grado <strong>di</strong> resistere più<br />
agilmente ai momenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà.
Al <strong>di</strong> là dei confini dell'impero. Le altre realtà politiche del continente euro-asiatico.<br />
Nel corso del tre-quattrocento l'impero andava configurandosi sempre più come uno stato identico<br />
agli altri. Il regno <strong>di</strong> Tamerlano segnò la conclusione delle ondate <strong>di</strong> popoli invasori. La caduta <strong>di</strong><br />
costantinopoli concluse l'esperienza dell'impero bizantino e aprì le porte dell'europa all'islam. La<br />
massa informe <strong>di</strong> stati che sembrava l'europa nel corso del me<strong>di</strong>evo assunse via via sempre più<br />
forma nell'avvicinarsi dell'età moderna. In scan<strong>di</strong>navia una volta esauritasi la fase delle scorrerie<br />
normanne si erano formati i regni <strong>di</strong> danimarca, svezia e norvegia dove il consolidamento del potere<br />
monarchico andava <strong>di</strong> pari passo con l'evangelizzazione operata dai missionari tedeschi. Anche la<br />
società si evolveva prendendo come modello quella dell'europa centrale. Con il proliferare degli<br />
scambi commerciali si giunse alla formazione <strong>di</strong> una aristocrazia mercantile. La boemia si costituì<br />
al tempo <strong>di</strong> Ottone I come ducato sotto la sovranità del re <strong>di</strong> germania. Nel 1085 i duchi ottennero il<br />
titolo <strong>di</strong> re e quando il trono passò ai conti <strong>di</strong> lussemburgo, praga conobbe un periodo <strong>di</strong> splendore.<br />
Sotto Carlo IV si assistè alla formazione del sentimento nazionale ceco. Questo sentimento si<br />
manifestò sotto forma <strong>di</strong> insofferenza nei confronti della presenza germanica ai vertici della chiesa e<br />
nelle attività produttive. I cavalieri teutonici si trasferirono in europa quando la fine degli stati<br />
crociati era segnata, impegnandosi nell'evangelizzazione e colonizzazione dei territori oltre l'elba. I<br />
membri dell'or<strong>di</strong>ne teutonico si <strong>di</strong>videvano in quattro categorie:<br />
• I cavalieri provenienti dalla nobiltà.<br />
• I preti.<br />
• I serventi.<br />
• I confratelli.<br />
La cellula base era il convento, normalmente collocato in un castello. Il capitolo provinciale<br />
prussiano si configurò subito come uno stato in<strong>di</strong>pendente. La loro opera colonizzatrice giunse fino<br />
all'estonia. I meto<strong>di</strong> assai brutali nei confronti delle popolazioni assoggettate rese il loro dominio<br />
sempre più mal sopportato. La polonia era nata dall'aggregazione <strong>di</strong> vari stati tra l'oder e la vistola<br />
raggiungendo al tempo <strong>di</strong> Boleslao il prode, anche una <strong>di</strong>screta estensione territoriale. Alla fine<br />
dell'XI secolo però la polonia si <strong>di</strong>vise nuovamente, la restaurazione regia venne riavviata agli inizi<br />
del trecento con Casimiro il grande. Con la conversione al cattolicesimo della lituania si formò un<br />
grande stato politico lituano che infranse tra l'altro la potenza dei cavalieri teutonici. Il principato <strong>di</strong><br />
mosca era nato come entità politica e dopo essersi ripreso dalla sconfitta dei tartari cercò <strong>di</strong> portare<br />
il suo predominio nella zona dell'alto volga. Il modello religioso moscovita era legato a quello<br />
bizantino, per cui le cariche politiche erano molto vicino a quelle ecclesiastiche. Con tamerlano<br />
l'impero dell'orda d'oro portò a compimento le sue ultime campagne per l'espansione. I turchi<br />
impossibilitati ad espandersi verso est ripiegarono verso ovest conquistando gran parte della turchia<br />
e arrivando nel 1452 a conquistare costantinopoli, ultima roccaforte caduta sotto maometto II. I<br />
turchi poterono così <strong>di</strong>lagare in grecia e nei balcani. Non essendo capaci <strong>di</strong> assorbire la cultura dei<br />
popoli assoggettati gli stessi mantennero le proprie tra<strong>di</strong>zioni e la propria cultura. Il potere politico e<br />
religioso era concentrato nelle mani del sultano. L'esercito turco si costituì come macchina bellica<br />
<strong>di</strong> eccezionale potenza.
La chiesa tra crisi istituzionale e <strong>di</strong>ssenso religioso.<br />
Nel 1309 a seguito del conflitto tra Bonifacio VIII e Filippo il bello la sede papale era stata spostata<br />
da roma ad avignone. La nuova sede papale subì la pesante influenza della corte francese, tutti i<br />
papi del periodo avignonese furono <strong>di</strong> origine francese, come la maggior parte dei car<strong>di</strong>nali<br />
nominati. La tranquillità <strong>di</strong> avignone contribuì allo sviluppo dell'organizzazione della curia, il<br />
nascere del nuovo apparato burocratico-amministrativo consentì ai pontefici <strong>di</strong> accentrare in loro il<br />
controllo della chiesa , anche la nomina <strong>di</strong> vescovi e abati maggiori dei monasteri <strong>di</strong>venne esclusiva<br />
competenza papale. Questo nuovo sistema si era reso necessario per sottrarre la chiesa dalle<br />
ingerenze delle comunità locali. D'altro canto anche i vescovi restarono scontenti poichè si<br />
vedevano privati dei loro benefici derivanti dalla loro con<strong>di</strong>zione. Dato che il papato si occupava<br />
anche <strong>di</strong> materie in ambito giuris<strong>di</strong>zionale, i tribunali curiali iniziarono a produrre documenti <strong>di</strong><br />
ogni genere. Vennero regolamentati <strong>di</strong>versi uffici come la cancelleria o la camera apostolica che si<br />
occupava della gestione delle finanze. Tutto questo si pose quin<strong>di</strong> come coronamento <strong>di</strong> secoli <strong>di</strong><br />
sviluppo della monarchia papale che comunque nel periodo avignonese subì una forte<br />
accelerazione. Dato che la chiesa aveva quasi abbandonato il suo ruolo <strong>di</strong> guida spirituale per<br />
acquistarne uno prettamente temporale, iniziò ad attirarsi l'inimicizia <strong>di</strong> molti illustri personaggi del<br />
tempo. La reazione papale fu dura, anche i <strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>enti, non strettamente correlati alla dottrina<br />
furono <strong>di</strong>chiarati eretici, come nel caso dei ghibellini italiani. Già nel concilio <strong>di</strong> lione del 1274 si<br />
era cercato <strong>di</strong> limitare la fondazione <strong>di</strong> nuovi or<strong>di</strong>ni religiosi, specialmente se si trattava <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ni<br />
men<strong>di</strong>canti. Venne imposto agli or<strong>di</strong>ni nati dopo il 1215 <strong>di</strong> non accettare nuovi membri, imponendo<br />
altresì ai restanti membri <strong>di</strong> trasferirsi presso or<strong>di</strong>ni già approvati dalla santa sede. Gli apostolici<br />
non accettarono l'imposizione e vennero perseguitati come eretici. Il nuovo leader degli apostolici,<br />
Dolcino, dotato <strong>di</strong> una profonda preparazione biblica elaborò una concezione più complessa della<br />
salvezza, che prevedeva la <strong>di</strong>struzione della chiesa carnale <strong>di</strong> Bonifacio VIII. Per sfuggire alle<br />
persecuzioni Dolcino e i suoi seguaci si rifugiarono in valsesia dove le sue file si ingrossarono per<br />
l'affluire <strong>di</strong> nuovi seguaci dall'italia centro-settentrionale. La lotta operata dai dolciniani ha indotto a<br />
vederla come la prima lotta <strong>di</strong> classe anche se i dolciniani non avevano idea <strong>di</strong> questo ma miravano<br />
soltanto alla costituzione <strong>di</strong> una chiesa più uguale e giusta. Nel 1357 tuttavia un esercito promosso<br />
da Clemente V <strong>di</strong>strusse gli ultimi nuclei <strong>di</strong> resistenza dolciniana. In europa un altro uomo era<br />
destinato ad attirarsi l'ira del pontefice, Giovanni Wyclif che tradusse la bibbia in inglese e criticò la<br />
mondanizzazione della chiesa pre<strong>di</strong>cando un ritorno alla povertà alla quale si univa anche la critica<br />
ad elementi fondamentali della dottrina, come la scomunica o le decime. I suoi <strong>di</strong>scepoli detti<br />
lollar<strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusero la dottrina anche se il suo pensiero fu condannato come eretico. Nonostante tutto il<br />
movimento si esaurì nel corso del quattrocento. Altro eretico fu Giovanni Hus che riprese le teorie<br />
<strong>di</strong> Wyclif ribadendo la critica al mondanismo e alla piega monarchica. Hus fu condannato al rogo<br />
come eretico nel 1415. Nel frattempo erano maturati i tempi per un ritorno della chiesa a roma, la<br />
tranquillità <strong>di</strong> avignone però trattenne i pontefici per ancora qualche tempo. Il ritorno definitivo del<br />
papato a roma si ebbe nel 1377 con Gregorio XI che si fece precedere da bande armate e da un suo<br />
legato. Contribuirono ad accelerare il ritorno del papato a roma furono anche le incursioni nel<br />
territorio provenzale perpetrate da truppe sbandate che erano impegnate nella guerra dei cent'anni. Il<br />
papato attraversò un periodo scismatico a partire dal 1379 anno in cui venne eletto l'antipapa<br />
Clemente VII che si pose in antagonismo nei riguar<strong>di</strong> <strong>di</strong> Urbano VI. Lo scisma non si risolse così<br />
presto come si era creduto inizialmente, il riconoscimento della curia <strong>di</strong>venne per i regnanti europei<br />
un argomento <strong>di</strong> lotta politica. In questo clima il prestigio della <strong>di</strong>gnità sacerdotale si abbassò<br />
ulteriormente, donando nuova linfa alla lotta contro la corruzione della chiesa. Per sbloccare la<br />
situazione venne convocato un concilio universale a pisa nel 1409 dove vennero deposti entrambi i<br />
pontefici, Gregorio XII e Benedetto XIII e dove venne eletto Alessandro V. Tuttavia il concilio non<br />
fu riconosciuto e ai due pontefici se ne aggiunse un terzo. Anche se il concilio <strong>di</strong> pisa non era stato<br />
organizzato al meglio rimase convizione che fosse proprio il concilio lo strumento necessario per<br />
risolvere il problema. Promotori <strong>di</strong> questa iniziativa furono Giovanni XXIII, successore <strong>di</strong><br />
Alessandro V e l'imperatore <strong>di</strong> germania Sigismondo. Il concilio venne riunito a costanza nel 1414,
vi parteciparono numerosi canonisti e principi. Nel 1415 si giunse al decreto Haec Sancta secondo il<br />
quale il concilio universale derivava il suo potere <strong>di</strong>rettamente da <strong>di</strong>o avendo autorità anche sul<br />
pontefice. Venne successivamente deposto il pontefice pisano e poi Benedetto XIII. Gregorio XII si<br />
<strong>di</strong>mise spontaneamente. Dopo un conclave <strong>di</strong> brevissima durata venne eletto Martino V. Venne<br />
anche decretato che il concilio universale dovesse essere convocato ogni <strong>di</strong>eci anni e Martino pur<br />
mostrando il suo scarso entusiasmo convocò un concilio a pisa nel 1423 per affrontare i temi della<br />
riforma della chiesa. I lavori si chiusero <strong>di</strong> nuovo con un nulla <strong>di</strong> fatto. Dopo sette anni dal 1431 fu<br />
convocato un secondo concilio a basilea che stabilì <strong>di</strong> ri<strong>di</strong>mensionare i poteri del papato e <strong>di</strong> ridare<br />
alle <strong>di</strong>ocesi locali la loro autonomia. Il papa, contrario a tali riforme bloccò il concilio per trasferirlo<br />
in italia ma i conciliarisi più ra<strong>di</strong>cali non obbe<strong>di</strong>rono e processarono Eugenio IV <strong>di</strong>chiarandolo<br />
decaduto. Venne designato come successore Felice V. La successione ebbe però vita breve e nel<br />
1449 venne nuovamente riconosciuta l'autorità del pontefice romano Niccolò V. L'esperienza del<br />
concilio <strong>di</strong> basilea aveva insegnato ai principi che la strada migliore per il rafforzamento dei loro<br />
poteri era <strong>di</strong> stabilire dei trattati con il papato per delimitare chiaramente le rispettive sfere <strong>di</strong><br />
influenza. In cambio del riconoscimento della superiore autorità papale si chiedeva la possibilità <strong>di</strong><br />
tassare i beni ecclesiastici, il controllo delle cariche più importanti e la competenza dei tribunali<br />
civili in materia ecclesiastica. In francia si sviluppò in questo periodo una chiesa nazionale detta<br />
gallicana. Superata la crisi dei concilio, il papato si concentrò sul recupero del terreno perduto;<br />
anzitutto il pontefice Pio II stabilì che l'autorià suprema della cristianità restava il papato e non il<br />
concilio, contemporaneamente si sviluppava l'apparato burocratico e cresceva il prestigio del<br />
collegio car<strong>di</strong>nalizio. Un altro problema era rappresentato dal recupero del governo effettivo sullo<br />
stato della chiesa che venne recuperato in maniera efficace facendo uso del nepotismo. Lo sviluppo<br />
<strong>di</strong> un efficente sistema fiscale <strong>di</strong>ede inoltre al papato una ingente <strong>di</strong>sposizione finaziaria, dando vita<br />
al fenomeno del mecenatismo ed a una opera <strong>di</strong> restaurazione e<strong>di</strong>le <strong>di</strong> Roma. I rinnovati impegni <strong>di</strong><br />
governo dei pontefici avevano come conseguenza quella <strong>di</strong> <strong>di</strong>stoglierli dalla cura delle anime,<br />
l'amministrazione dei culti però continuò in maniera sorprendente in quanto anche in assenza dei<br />
vertici ecclesiastici le istituzione base come le parrocchie continuavano incre<strong>di</strong>bilmente a<br />
funzionare. Variegato si prestava anche il mondo dei chierici che risultava comunque attiva sulla<br />
sacralità basale. Un movimento molto attivo sopratutto nelle popolazioni urbane era rappresentato<br />
dall'associazismo laico e dal monachesimo. Il fenomeno del monachesimo subi un'accelerazione<br />
nel corso del quattrocento quando sia gli or<strong>di</strong>ni men<strong>di</strong>canti, sia i vecchi rami dell'or<strong>di</strong>ne benedettino<br />
<strong>di</strong>edero attuazione al tanto atteso rinnovamento che agitava il mondo cristiano. Fu allora che prese<br />
piede il così detto movimento dell'osservanza, nato per richiamare i monaci e i chierici al rispetto<br />
completo delle norme.
Alla ricerca <strong>di</strong> un <strong>di</strong>fficile equilibrio. Politica e cultura nell'italia del quattrocento.<br />
La caduta <strong>di</strong> Costantinopoli non valse a far adottare misure concrete per scongiurare una ulteriore<br />
espansione dei turchi in europa, i regni europei infatti erano alle prese con gravi problemi interni<br />
dopo le crisi e le lotte <strong>di</strong>nastiche del tre-quattrocento. Gli stati italiani apparivano esausti dopo i<br />
ripetuti ed inutili tentativi <strong>di</strong> imporre la propria egemonia sulla penisola. A causa <strong>di</strong> questi tentativi<br />
Milano, Venezia e Firenze consolidarono i loro organismi politici e si delinearono su base regionale.<br />
Occorre tornare a parlare del ducato <strong>di</strong> Milano, dove Filippo Maria Visconti era rimasto solo nel<br />
1412 alla guida del ducato, aveva avviato il recupero dei territori perduti. Filippo Maria Visconti<br />
non si limitò al ripristino del suo territorio ma lanciò i suoi condottieri alla conquista <strong>di</strong> nuovi<br />
domini. Si formarono quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>verse reti <strong>di</strong> alleanze formate da città spaventate per la continua<br />
espansione viscontea, città come Siena e Firenze ed in seguito anche il papa ed il duca <strong>di</strong> Savoia<br />
strinsero alleanza. Da questo clima <strong>di</strong>tensione scaturì una guerra che durò più <strong>di</strong> vent'anni (1423-<br />
1447), fu ricca <strong>di</strong> colpi <strong>di</strong> scena, intrecciandosi anche con le lotte <strong>di</strong>nastiche degli stati coinvolti. Per<br />
tenere sotto controllo i comandanti dei contigenti mercenari i principi iniziarono a concedere a<br />
questi personaggi feu<strong>di</strong> e benefici. Un primo stop alla guerra ci fu nel 1433 con la pace <strong>di</strong> Ferrara<br />
secondo la quale venezia poteva tenere i territori conquistati. Il conflitto riesplose gia l'anno<br />
successivo ed il ducato <strong>di</strong> Milano conservò l'iniziativa. Il conflitto andò complicandosi a causa del<br />
coinvolgimento del meri<strong>di</strong>one dove era gia in corso una lotta tra gli Angiò e gli Arragona per la<br />
successione a Giovanna II. A Firenze gli insueccessi militari contro il duca <strong>di</strong> Milano avevano<br />
scre<strong>di</strong>tato il potere oligarchico creando le con<strong>di</strong>zioni per l'avvento del potere dei Me<strong>di</strong>ci, nella<br />
persona<strong>di</strong> Cosimo De Me<strong>di</strong>ci che <strong>di</strong>ede nuovo slancio all'alleanza con Venezia in funzione<br />
antiviscontea. Un'altra effimera pace venne firmata a Cremona nel 1441 ma nuovamente il conflitto<br />
si riaccese l'anno successivo, questa volta le parti furono sconvolte dalla morte del Duca <strong>di</strong> Mialno<br />
avvenuta nel 1447. Ne riven<strong>di</strong>carono l'ere<strong>di</strong>tà molto personaggi in vista dell'epoca ma le famiglie<br />
nobili milanesi proclamarono nello stesso anno la repubblica Ambrosiana. Dopo più <strong>di</strong> vent'anni <strong>di</strong><br />
guerra il Ducato <strong>di</strong> Milano era in preda al marasma più completo, Firenze non aveva ottenuto<br />
vantaggi territoriali dalla guerra pur avendo investito ingenti somme, mentre Venezia era <strong>di</strong>ventata<br />
l'unica potenza esistente in italia, temuta ad<strong>di</strong>rittura dai propri alleati. Quando Venezia <strong>di</strong>mostrò la<br />
volontà <strong>di</strong> espandere i propri domini nel lo<strong>di</strong>giano coloro che si sentivano minacciati, ancora una<br />
volta si coalizzarono contro l'aggressore. I Milanesi sconfissero i Veneziani presso Caravaggio nel<br />
1448 e nel 1450 Francesco Sforza venne nominato Duca. Venezia non si <strong>di</strong>ede per vinta e riprese<br />
l'offensiva contro Milano dopo aver stretto un'alleanza con il Ducato <strong>di</strong> Savoia e il red i Napoli,<br />
portando avanti la guerra per altri tre anni. Il clima fu nuovamente scombussolato dalla caduta <strong>di</strong><br />
Costantinopoli e dal successivo appello del papa contro i turchi. Venezia mise fine alla guerra per<br />
concentrarsi sui suoi domini orientali che sarebbero stati quelli più interessati dall'avanzata turca. Si<br />
giunse quin<strong>di</strong> alla pace <strong>di</strong> lo<strong>di</strong>, firmata nel 1454 che sancì la definitiva ascesa <strong>di</strong> Francesco Sforza<br />
come Duca <strong>di</strong> Milano ed il riconoscimento delle conquiste venete in lombar<strong>di</strong>a. Per rendere più<br />
stabile la pace Milano, Venezia e Firenze <strong>di</strong>edero vita alla Lega Italica che venne estesa l'anno<br />
seguente al papa, al re <strong>di</strong> Napoli e a Borso D'Este. La Lega aveva lo scopo <strong>di</strong> impe<strong>di</strong>re qualsiasi tipo<br />
<strong>di</strong> tentativo espansionistico ai danni degli stati aderenti. L'accordo aveva durata <strong>di</strong> venticinque anni<br />
e contemplava anche la formazione <strong>di</strong> un esercito comune la <strong>di</strong>fesa che però non venne mai<br />
realizzato. Delineando un quadro degli stati italiani dopo la pace <strong>di</strong> Lo<strong>di</strong> troviani:<br />
Venezia, concentrata sulla <strong>di</strong>fensiva dei propri nteressi commerciali e dei suoi posse<strong>di</strong>menti<br />
orientali. Venezia perse nel 1470 l'isola <strong>di</strong> Eubea ma acquistò Cipro dall'ultima regina. Il rapporto<br />
con i turchi risultò sempre estremamente precario all'interno <strong>di</strong> un accordo che prevedeva per i<br />
veneziani libertà <strong>di</strong> commercio in cambio del pagamento <strong>di</strong> tasse doganali non troppo gravose.<br />
A Milano Francesco Sforza non era più pressato dai veneziani, potendo cosi iniziare ad impegnarsi<br />
affondo per ottenere consensi per la sua <strong>di</strong>nastia e rafforzare il proprio potere. Operava attivamente<br />
al livello <strong>di</strong>plomatico per creare un asse con Firenze e Napoli da porre a <strong>di</strong>fesa degli equilibri<br />
italiani, favorì all'intenro del suo dominio la ripresa dell'attività agricola e manifatturiera. Con<br />
l'avvento al potere del figlio Galeazzo Maria iniziarono le prime <strong>di</strong>fficoltà che culminarono con il
suo assassinio nel 1476. Il potere dopo un breve conflitto <strong>di</strong>nastico venne reclamato da Ludovico il<br />
Moro. Tra Milano e Venezia stava il Marchesato <strong>di</strong> Mantova retta dai Gonzaga che dopo aver esteso<br />
i propri domini verso il lago <strong>di</strong> garda dovette faticare non poco per mantenersi in equilibrio nel<br />
<strong>di</strong>ffice clima politico italiano.<br />
In una situazione simile si trovavano gli Estensi <strong>di</strong> Ferrara, Modena e Reggio, da tempo soggetti<br />
alla pressione veneziana che ottenne vaste conquiste grazie alla pace <strong>di</strong> Bagnolo stipulata nel 1484 a<br />
seguito <strong>di</strong> un conflitto esploso per contrastare la politica nepotista <strong>di</strong> Sisto IV.<br />
Si trova inoltre nel settentrione il principato <strong>di</strong> Trento, i Marchesati <strong>di</strong> <strong>di</strong> Saluzzo, Monferrato e<br />
Ceva e la Contea <strong>di</strong> Asti, tutti retti da <strong>di</strong>nastie <strong>di</strong> origine feudale. Il Ducato <strong>di</strong> Savoia gravitava<br />
nell'orbita della francia almeno fino al 1478 quando ne <strong>di</strong>venne un effettivo dominio.<br />
La Repubblica <strong>di</strong> Genova si presentava molto debole dato che aveva evitato <strong>di</strong> assumere impegni<br />
militari seri per concentrarsi sulla sua politica commerciale non rifiutandosi in alcun periodo <strong>di</strong><br />
essere dominanata da francesi, milanesi o dal pontefice. Altre città ad aver mantenuto or<strong>di</strong>namenti<br />
comunali furono Siena, Lucca e Bologna, quest'ultima però alla fine cadde come dominio dello<br />
stato pontificio. Roma o meglio lo stato pontificio vide riconosciuta la propria sovranità in buona<br />
parte della romagna alla quale comunque fu lasciata molta autonomia a varie realtà comunali. Nella<br />
politica italiana della metà del quattrocento Firenze grazie ai suoi governanti esercitò il suo dominio<br />
su un'area paragonabile alla metà del territorio complessivo <strong>di</strong> Venezia. Il merito fu della politica<br />
estera attuata dai Me<strong>di</strong>ci. La politica estera me<strong>di</strong>cea venne caratterizzata da un costante<br />
opportunismo per frenare i vari pericoli espansionistici da Venezia, da Milano e dal Regno <strong>di</strong><br />
Napoli. L'inizio del potere Me<strong>di</strong>ceo fu caratterizzato dal quasi nullo riconoscimento formale al loro<br />
potere che si reggeva in pie<strong>di</strong> grazie alla soli<strong>di</strong>tà economica della famiglia. I Me<strong>di</strong>ci putarono<br />
quin<strong>di</strong> alla "manomissione" delle entità comunali già esistenti non avendo la forza per abolirle<br />
totalmente. Proprio per questa mancanza <strong>di</strong> legittimità non mancarono famiglie che considerando i<br />
giochi ancora aperti non mancavano <strong>di</strong> organizzare congiure. L'origine della calda situazione<br />
fiorentina era da ricercare nella politica nepotistica <strong>di</strong> Sisto IV che pretendeva dai Me<strong>di</strong>ci il denaro<br />
per riscattare Imola e darla in signoria al nipote. Al rifiuto dei Me<strong>di</strong>ci il pontefice si rivolse alal<br />
famiglia dei Pazzi che accettarono <strong>di</strong> versare la somma richiesta ed organizzarono una congiura con<br />
la collaborazione <strong>di</strong> Girolamo Riario che vedeva dei Me<strong>di</strong>ci un ostacolo alla sua epsnasione in<br />
romagna. La congiura fu fissata per il 26 aprile 1478. il risultato fu l'asssassinio <strong>di</strong> Giuliano De<br />
Me<strong>di</strong>ci e il ferimento <strong>di</strong> Lorenzo, la reazione popolare portò all'uccisione <strong>di</strong> molti dei Pazzi e dello<br />
stesso arcivescovo Salvati. La reazione papale non si fece attendere, Lorenzo De Me<strong>di</strong>ci venne<br />
scomunicato e Firenze venne <strong>di</strong>chiarata interdetta. Il papa inoltre dopo aver portato dalla sua parte il<br />
Re <strong>di</strong> Napoli e Siena sconfisse Firenze presso poggio imperiale. Lorenzo allora si recò a colloquio<br />
con il Re <strong>di</strong> napoli col quale strinse alleanza lasciando quin<strong>di</strong> solo il papa, che non potè far altro che<br />
venire a patti, firmando un accordo nel 1480 che prevedeva il ritorno allo status quo e<br />
l'annullamento dell'interdetto su Firenze. L'alleanza con Milano e Napoli resse assai bene speecie<br />
durante la rivolta dei baroni nel meri<strong>di</strong>one, alla quale aderirono personaggi <strong>di</strong> altissimo livello.<br />
Innocenzo VIII nonostante la pazienza <strong>di</strong> Re Ferrante <strong>di</strong> trovare una soluzione <strong>di</strong>plomatica, non<br />
esitò a ricorrere alle armi chiedendo anche l'aiuto <strong>di</strong> Venezia. La <strong>di</strong>plomazia <strong>di</strong> Lorenzo il<br />
Magnifico era in piena attività per bloccare il <strong>di</strong>lagare del conflitto giungendo quin<strong>di</strong> alla pace nel<br />
1486 nella quale il Re si impegnava a pagare un contributo regolare alla chiesa in segno <strong>di</strong><br />
vassallaggio, a perdonare i baroni ribelli e ad accettare l'invio <strong>di</strong> un legato pontificio che avrebbe<br />
dovuto occuparsi dei rapporti con i feudatari. Re Ferrante però ottenuto l'obiettivo <strong>di</strong> <strong>di</strong>videre il<br />
fronte avversario punì tutti i personaggi in vista che parteciparono alla rivolta facendoli arrestare e<br />
giustiziare dopo un sommario processo. Con la morte <strong>di</strong> Lorenzo il Magnifico nel 1492 si chiuse<br />
per l'italia un periodo dove era possibile risolvere rapidamente i vari conflitti. Con l'avvento al<br />
potere <strong>di</strong> Lorenzo il Magnifico l'italia aveva raggiunto il massimo del suo elevamento culturale<br />
iniziato verso la fine del trecento da uomini letterati come Coluccio Salutatio Leonardo Bruni che<br />
prendendo esempio da Francesco Petrarca <strong>di</strong> <strong>di</strong>edero grande fervore per recuperare le opere <strong>di</strong><br />
scrittori classici. Il loro scopo era quello <strong>di</strong> superare la mentalità me<strong>di</strong>evale e riaccostarsi alle opere<br />
classiche per compredenre il vero significato. Proprio in questo periodo, il me<strong>di</strong>oevo venne
considerato come un periodo negativo nel suo complesso poichè conobbe una decadenza in tutti i<br />
campi del sapere. L'ideale della nuova cultura umanistica si proponeva <strong>di</strong> riprendere il colloquio<br />
con gli autori antichi per farne nuovi modelli <strong>di</strong> formazione <strong>di</strong> imitazione. Questo periodo vide<br />
anche la nascita della filologia ovvero del metodo critico nell'esame dei testi antichi e <strong>di</strong> ogni fomra<br />
<strong>di</strong> espressione e <strong>di</strong> pensiero che <strong>di</strong>venne in seguito una componente essenziale del pensiero<br />
umanistico. La nuova <strong>di</strong>sciplina filologica permise <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare la falsità della donazione <strong>di</strong><br />
Costantino a papa Silvestro. Un episo<strong>di</strong>o che accelerò il recupero della cultura classica fu senz'altro<br />
la conquista <strong>di</strong> costantinopoli che provocò il trasferimento <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi ecclesiasti e dotti bizantini.<br />
L'umanesimo però aveva un'ambiguità <strong>di</strong> fondo dato che l'esaltazione della cultura classica<br />
implicava anche il'esaltazione del mondo pagano il che rendeva problematico il rapporto con la<br />
cristianità che i più tendevano ad eludere. Vi furono poi casi <strong>di</strong> filosofi che pubblicarono opere nelle<br />
quali il cristianesimo veniva integrato perfettamente nelal filosofia platonica. La nuova corrente <strong>di</strong><br />
pensiero ebbe i suoi punti <strong>di</strong> formza in alcuni centri ed in alcuni gruppi <strong>di</strong> intellettuali: Firenze, che<br />
ne fu la culla e Roma che fu l'unico centro in grado <strong>di</strong> tenere il passo con Firenze, per poi superarlo<br />
all'inizio del cinquecento. Anche la corte angiuina <strong>di</strong> Napoli <strong>di</strong>venne un importante centro<br />
umanistico. Anche a Milano Ludovico il modo attuò una buona politica per quanto concerne il<br />
mecenatismo.<br />
Le corti europee ed italiane però non videro solo la grande produzione aristico-letteraria ma anche<br />
quella musicale. Il quattrocento vide la nascita del professionismo facendo <strong>di</strong> conseguenza<br />
<strong>di</strong>ventare richiesti i musicisti <strong>di</strong> fama. Il quattrocento vede la netta egemonia della musica<br />
fiamminga specialmente nel campo della musica sacra. L'epoca d'oro per la musica italiana sarà il<br />
cinquecento che vedrà finalmente l'imporsi <strong>di</strong> artisti italiani. Nello stesso periodo si andava<br />
configurando una nuova figura nelle corti italiane ed europee, l'ambasciatore. Di ambasciatori ne<br />
erano sempre esistiti fin dall'antichità ma si trattava <strong>di</strong> inviati occasionali. L'intensità delle relazione<br />
che si svilupparono nel corso del quattrocento portò al prolungamento delle missioni <strong>di</strong>plomatiche<br />
trasformando il semplice inviato in un ambasciatore che <strong>di</strong>morava stabilmente nella corte ospitante.<br />
Un ambasciatore doveva scrivere almeno una volta ogni due-tre giorni che affidava poi a corrieri<br />
incaricati della consegna. Al servizio degli ambasciatori vennero create anche le "poste" ovvero<br />
stazioni per il cambio dei cavalli organizzate da osti e mercanti per velocizzare le operazioni <strong>di</strong><br />
consegna della corrispondenza. Contemporaneamente veniva operata una centralizzazione degli<br />
organi statali specialmente per il settore fiscale e legislativo-giu<strong>di</strong>ziario. Gli interventi in campo<br />
fiscale erano dettati dalla necessità <strong>di</strong> far accrescere le entrate statali le cui risorse erano assorbite<br />
dal potenziamento dell'apparato burocratico, altre erano assorbite dal settore militare. Ora infatti si<br />
puntava all'arruolamento <strong>di</strong> eserciti stabili, <strong>di</strong>pendenti <strong>di</strong>rettamente dal principe. Questa opera<br />
riformatrice non permise tuttavia ai piccoli stati italiani <strong>di</strong> poter competere con le maggiori<br />
monarchie europee che potevano contare sul sentimento nazionale e sulla assoluta fedeltà del<br />
popolo verso il potere regio. Questa grande <strong>di</strong>fferenza apparirà evidente nel 1494 quando Carlo VIII<br />
<strong>di</strong> francia scenderà in italia. Le guerre d'italia porteranno come conseguenza la <strong>di</strong>spersione in<br />
europa <strong>di</strong> letterati ed artisti che <strong>di</strong>ffonderanno l'arte e la cultura italiana in europa comunicando ad<br />
un pubblico più ampio un secolo e mezzo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> e ricerche.