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n°9 Dicembre 2012 - Nuova Specie

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D i c e m b r e 2 0 1 2<br />

L’Albero della vita in viaggio - Daniela Loiacono


E se l’albero di Natale ...<br />

fosse stanco di stare lì fermo<br />

e comparire una volta sola<br />

all’anno per ingozzarsi di regali<br />

”sciupasoldi” e invece decidesse<br />

di voler …<br />

Essere,<br />

in Vita,<br />

in Viaggio?<br />

Cosa porterebbe con sé?<br />

Insomma, per prepararsi al<br />

Viaggio che bagaglio avrebbe il<br />

nostro albero?<br />

Di certo nulla di tutti quei regali<br />

che ha custodito in tanti anni<br />

della sua storia a star lì al comodo<br />

nostro!<br />

Innanzitutto si spoglierebbe di<br />

tutte quelle palline e nastrini<br />

ingombranti e poi porterebbe<br />

con sé solo il “ricordo”: il ricordo<br />

di quei piccoli ma preziosi<br />

accorgimenti che insegnano il<br />

come stare e muoversi in questa<br />

vita: le sette note dell’homelife,<br />

il quadrangolare, il crossingover,<br />

l’unità di crisi, il cummunitometro,<br />

la piramide del<br />

sarvas e il graal delle profondità.<br />

Tutto qui? Certo! Perché di<br />

cos’altro c’è bisogno per stare<br />

in viaggio se non di ricordarsi<br />

questi piccoli accorgimenti,<br />

visto che per il resto ci pensa la<br />

provvidente e abbondante Vita,<br />

se solo facciamo il quotidiano<br />

sforzo di ricordare e praticare?<br />

E poi, a ben guardare, il nostro<br />

caro albero non ha proprio nessun<br />

bagaglio con sé!<br />

E sapete perché?<br />

Perché a furia di ricordare e<br />

praticare si diventa quella cosa<br />

che si vuol ricordare e non bisogna<br />

portare nemmeno più il peso del<br />

“ricordo”, semplicemente si è!!<br />

Grazie albero bello che ci ricordi<br />

il senso di questo nostro<br />

Essere,<br />

in Vita,<br />

in Viaggio…<br />

E così insieme, un po’ alla volta,<br />

ri-nascendo “Alberi della vita<br />

in viaggio”, possiamo rendere di<br />

nuovo verde questa nostra Madre<br />

Terra…<br />

E allora?<br />

Dai!!<br />

Un soffice augurio di ri-nascita…<br />

“planando sopra boschi di braccia<br />

tese”<br />

Daniela<br />

In copertina:<br />

L’Albero della vita in<br />

viaggio<br />

Daniela Loiacono<br />

dicembre <strong>2012</strong>


La FavoLa di Limax<br />

Le donne della redazione Limax<br />

(disegni natalizi ad opera di Valentino Pieroni)<br />

C'era una volta un bambino di nome Lucchetto.<br />

Lui in pochi anni era diventato il più alto di tutti;<br />

ogni giorno si guardava allo specchio prima di<br />

andare a scuola e diceva ”SPECCHIO SPECCHIO<br />

DELLE MIE BRAME QUANTI ANNI CAMPERÒ' IN<br />

QUESTO REAME?” e lo specchio rispondeva” SE<br />

CENT'ANNI VORRAI CAMPARE CON LIMAX UN<br />

GIORNO TI DOVRAI CIMENTARE”.<br />

E mentre Lucchetto cresceva... Nella lontana<br />

Daunia viveva un figlio di Troia, il primo<br />

globnauta della storia.<br />

Questo piccolo grande uomo, di nome Mariano,<br />

aveva un dono speciale, sapeva leggere nelle<br />

anime delle persone e in un solo sguardo<br />

raccogliere tutte le loro emozioni.<br />

Un giorno Mariano decise di non volerle tenere solo per se, ma di farle conoscere al mondo intero e così le raccolse in un libro<br />

magico che chiamo Limax.<br />

Tante persone mandavano i propri scritti e la magia stava nel fatto che chi li leggeva si sanava.<br />

Di anno in anno gli scritti e i lettori diventavano sempre più numerosi e allora Mariano decise di chiedere aiuto alla fata Barbara<br />

alla quale bastava un tocco di polvere magica per aiutarlo nel suo lavoro.<br />

Intanto molte persone da terre lontane arrivavano da lui per sanarsi.<br />

Vi ricordate di Lucchetto?<br />

Lui si era innamorato di una Benedetta ragazza dalla quale ebbe due figli benedetti un po' “lucchetti” anche loro..<br />

Passavano gli anni e i due sposi si sentivano tristi e infelici, così la bella Benedetta che aveva sentito parlare della magica<br />

Daunia decise di raggiungerla e di andare a trovare quel figlio di Troia di Mariano.<br />

Lì incontrò una famiglia molteplice e chiese anche a Lucchetto di farne parte.<br />

Più tardi decisero di non affrontare più le difficoltà da soli e di aiutare Mariano a diffondere le storie di vita facendo viaggiare<br />

Limax alla velocità della luce... I due<br />

naufraghi nominarono loro fidate fatine<br />

per questa nuova impresa metastorica, la<br />

bella LUX LUCIS, la salvatrice del popolo<br />

NICOLETTA e … la tuttadunpezzo DANIELA.<br />

Nel novembre 2010 tra le coline marchigiane,<br />

con la benedizione di Mariano e di altri che<br />

accorsero a questo evento nacque Limax<br />

online.<br />

E Lucchetto? Trovò la chiave del suo nome,<br />

ma non solo...<br />

Nei mesi successivi si diffuse voce, per le tante<br />

regioni italiane, che chi attingeva a Limax<br />

online sia come lettore, e ancora di più come<br />

scrittore, sarebbe CAMPATO CENT'ANNI.


Rivista online del “Metodo alla Salute”,<br />

edita dalla Associazione alla Salute Marche, onlus<br />

DIRETTORE EDITORIALE<br />

Mariano Loiacono<br />

Direttore Centro Medicina Sociale - Foggia<br />

Condirettore Lam Studium<br />

Presidente della Fondazione “<strong>Nuova</strong> <strong>Specie</strong>”<br />

REDAZIONE<br />

Benedetta Palmieri bpalmieri78@gmail.com<br />

Daniela Marcobelli dani.marcobelli@email.it<br />

Lucia Marinelli lucmarinelli@libero.it<br />

Luca Pieroni lucapiero@tin.it<br />

Nicoletta Pennella nicolettapennella@libero.it<br />

redazione.limax@tiscali.it<br />

IN COPERTINA<br />

Dario Quitadamo<br />

Le mie emozioni vengono fuori colorate<br />

PROGETTO GRAFICO<br />

Luca Pieroni<br />

Settembre <strong>2012</strong>- Anno 3 (+ XV)<br />

Redazione<br />

Via XX Settembre, 33/a 60035 Jesi (An)<br />

0731841896<br />

È autorizzata la riproduzione e l’utilizzo<br />

del materiale pubblicato<br />

citando cortesemente la fonte e gli autori.<br />

qASSOCIAZIONE ALLA SALUTE MARCHE<br />

Via Cialdini n. 38/a - 60100 Ancona<br />

328-6781536<br />

onlussalute@libero.it<br />

Presidente: Silvio BOLDRINI<br />

Referente Limax: Lucia Marinelli<br />

qASSOCIAZIONE ALLA SALUTE FOGGIA<br />

Viale Candelaro n. 98/A - 71100 Foggia<br />

347-6601241<br />

associazioneallasalute@interfree.it<br />

Presidente: Michelangelo D’ALTILIA<br />

Referente Limax: Natalizia Guidoni<br />

qASSOCIAZIONE ALLA SALUTE ABRUZZO<br />

349-4645709<br />

asa.onlus@fastwebnet.it<br />

Presidente: Maria Letizia FANESI<br />

qASSOCIAZIONE ALLA SALUTE Romagna<br />

Sala riunioni di Assiprov in Piazza del Volontariato,<br />

Via don. L. Sturzo, 162 - Cesena (FC)<br />

329-3411548 329-9521377<br />

alsaromagna@hotmail.it<br />

Presidente: Mariagrazia ZAMAGNI<br />

Referente Limax: Martino Colicchio<br />

qASSOCIAZIONE ALLA SALUTE VENETO<br />

Via Don Bortoli, 31 - Romano D’Ezzelino (VI)<br />

340-4984050<br />

assaluteveneto@yahoo.it<br />

Presidente: Renato TAPINO<br />

Referente Limax: Ermanna De Polli<br />

qASSOCIAZIONE ALLA SALUTE BASILICATA<br />

C.da Piazzolla, 34 - Paterno (PZ)<br />

347-5377143<br />

alsa.basilicata@gmail.com<br />

Presidente: Giusy MASTRANGELO<br />

Referente Limax: Simona Caione<br />

qASSOCIAZIONE ALLA SALUTE LOMBARDIA<br />

Via Gran Sasso, 56 - Cinisello Balsamo (MI)<br />

328-2874033<br />

alsa.lombardia@gmail.com<br />

Presidente: Giovanna BULGARELLI<br />

Referente Limax: Patrizia D. Palermo<br />

qASSOCIAZIONE ALLA SALUTE BARI<br />

Via D. Alighieri ,11 - 70019 Triggiano (BA))<br />

3333163775<br />

Presidente: Cristian CEGLIE<br />

Sommario<br />

Via Salvi (editoriale)<br />

Riuscire a vedere quello che non è visibile (Daniela Marcobelli) ............................................ leggi<br />

Fondo comune<br />

Paura e coraggio(Dr Mariano Loiacono) ................................................................................. leggi<br />

Fenomeno vivo<br />

Il positivo che incatena, non fa crescere per creare cose nuove(Michela Garbati) ..................... leggi<br />

Casi psichiatrici<br />

Centro di medicina sociale di Foggia: una luce nel buio (Elisa Longo) ................................... leggi<br />

Fatti e non parole... Questo è il Metodo alla Salute del dr Mariano Loaicono (Angelo Vita) ... leggi<br />

Per...Corsi<br />

Il progetto Augustus mi ha aperto ...(Martina Guerra) ............................................................. leggi<br />

Un progetto pieno di vita che fa nascere una tribù di <strong>Nuova</strong> <strong>Specie</strong> (Federico Pierlorenzi) ... leggi<br />

Il progetto Augustus ci ha fatto vivere l’adolescenza in tutte le sue sfumature<br />

(Marco Masullo) ....................................................................................................................... leggi<br />

La mia prima intensiva riapre la mia vita alle emozioni congelate (Victoria Loffelholz) ........... leggi<br />

Supervisione su Antonio L. (Sabrina Cela) .............................................................................. leggi<br />

Lettere<br />

A mia madre (Monica Glorio) ................................................................................................. leggi<br />

Ti auguro di sentirti una principessa, ... (Sandra Recchia) ...................................................... leggi<br />

Un cammino lento che si affronta giorno dopo giorno (Davide Fontolan) .............................. leggi<br />

Lettera da un figlio ad un figlio... (Raffaele Cimetti) ............................................................... leggi<br />

Solitudini<br />

La rabbia non espressa di una bambina (Benedetta) ............................................................. leggi<br />

Ansia, paura, coraggio (Federico Pierlorenzi) ......................................................................... leggi<br />

Brillare per se (Naima) ............................................................................................................ leggi<br />

Pensatori<br />

Dal sintomo al naso globale (Martino Colicchio) ..................................................................... leggi<br />

Sento il bisogno che gli altri dipendano da me (Federico Pierlorenzi) .................................... leggi<br />

Associazioni<br />

L’Associazione alla Salute Marche (Teresa Severini) .............................................................. leggi<br />

Mi hanno detto di scrivere un post... Ho risposto: “...Non so scrivere!!!”(Gabriella Lasca) ..... leggi<br />

Breve racconto dei primi tre anni di vita dell’Associazione alla Salute Veneto (Nadia Tres) ... leggi<br />

Da Giacomo a Renato, scendendo a Foggia per salire il monte Grappa (Renato Tapino) ..... leggi<br />

Carissimi Isaia e Nadia... (Renato Tapino) .............................................................................. leggi<br />

Nasce l’associazione Campania... (Domenico Ambrosio) ....................................................... leggi<br />

Calendario ............................................................................................................................... leggi<br />

Fondazione <strong>Nuova</strong> <strong>Specie</strong> ONLUS<br />

Viale Kennedy 58/D - 71029, Troia (FG)<br />

C.F. 94084660714 - Tel. 0881/379289<br />

fondazione@nuovaspecie.com<br />

www.nuovaspecie.com<br />

www.metodoallasalute.blogspot.com<br />

per donazioni si può versare a:<br />

FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS<br />

IBAN IT 59 U 03359 01600 100000062915<br />

Ricordiamo che il 24% delle donazioni effettuate<br />

potrà essere scaricato dal proprio reddito personale<br />

con effetto retroattivo dal 22 giugno <strong>2012</strong>


Via Salvi (editoriale)<br />

Da via Salvi è partito il cammino che sta riportando a luce nuova questo progetto. Via Salvi è il<br />

luogo dove hanno avuto luogo i primissimi incontri della redazione.<br />

Ora questo luogo non c'è più ma abbiamo voluto conservarlo come simbolo di un “Sarvas”<br />

(dal sanscrito Salute/Salvezza) che possa condurci ed unirci e ...pure ispirare<br />

quello che di buono proviamo a fare<br />

iL PRoGETTo<br />

NUova SPECiE,<br />

oLTRE LE mURa<br />

dEL CENTRo di<br />

mEdiCiNa SoCiaLE di<br />

FoGGia<br />

Luca Pieroni<br />

Non solo un servizio, ma un vero<br />

"Utero a cielo aperto"<br />

Mi sembra così assurdo pensare alla chiusura del<br />

Centro di Medicina Sociale di Foggia, che sono in<br />

difficoltà nello scrivere un editoriale a proposito di<br />

questo.<br />

Mi sembra assurdo per tutta una serie di motivazioni<br />

che credo, abbiano poco a che fare con un cieco<br />

proselitismo o con l'attaccamento psicotico ad<br />

una identità storica come potrebbe essere per chi,<br />

magari, frequenta il CMS da anni o chi, a questo<br />

indubbiamente “magico” posto, lega simbolicamente<br />

la propria salvezza o rinascita.<br />

Io, in effetti, solo da un paio di anni conosco il Metodo<br />

alla Salute e so di non essere un “fervente attivista”<br />

(per quello che potrebbe significare...), inoltre penso<br />

che solo nell'ultimo brevissimo periodo ho iniziato a<br />

portare un po' più in profondità il Metodo alla Salute<br />

nella mia vita.<br />

Parto con queste premesse perché sento il bisogno<br />

di prendere le distanze dal caso per evidenziare gli<br />

aspetti che secondo il mio punto di vista sono tanto<br />

più paradossali quanto tristemente reali.<br />

torna all’indice<br />

3<br />

La difficoltà delle istituzioni a<br />

comprendere la potenzialità di<br />

un progetto che dura da oltre<br />

quarant'anni<br />

Mi domando molto spesso, come mai nessuno, ma<br />

proprio nessuno di quelli che a livello “alto” decidono<br />

(...forse avrei dovuto mettere anche “decidono” fra<br />

virgolette!) ha preso seriamente in considerazione le<br />

potenzialità sociali del Progetto <strong>Nuova</strong> <strong>Specie</strong>?<br />

Com'è possibile che, persone mediamente colte, con<br />

situazioni di apparente non emergenza, quindi con<br />

la più ampia libertà di ricercare professionalmente,<br />

non si siano neanche per caso presi la curiosità o la<br />

voglia di ricercare o approfondire un progetto fatto<br />

alla luce del sole che si occupa da anni di creare le<br />

basi per un approccio alla vita un po' più vero, serio,<br />

senza secondi fini e senza ideologie di appartenenza!<br />

Come mai si è preferito identificarsi con le istituzioni<br />

piuttosto che con le persone?<br />

Questa è la prima considerazione che pongo in<br />

forma di domanda per evitare di dilungarmi troppo<br />

e di dare inutili giudizi.<br />

In secondo luogo sarebbe buono capire come mai il<br />

Centro di Medicina Sociale ha raggiunto negli anni<br />

una “funzionalità” tale?<br />

Se non ci fosse stato l'impegno SACRO, PURO e<br />

DEVOTO del dr Mariano Loiacono principalmente,<br />

e poi di tante persone che lo hanno aiutato finché<br />

sono riuscite a rimanere devote al progetto, il Metodo<br />

alla Salute non ci sarebbe proprio stato!<br />

Anche con la disponibilità illimitata di locali e con<br />

schiere di medici per gestire il servizio.<br />

E' stata la devozione che ha dato vita, non solo ad un<br />

servizio, ma ad un vero e proprio UTERO a CIELO<br />

APERTO!<br />

E' stato un impegno sacro e puro che ha mantenuto<br />

coerentemente l'amore per la vita ed il progetto di<br />

<strong>Nuova</strong> <strong>Specie</strong> attraverso mille burrasche e chissà<br />

quante sirene! Quindi soffermarsi oggi sulla possibile


o quasi certa chiusura del contenitore, della casa che ha<br />

ospitato dalla sua nascita il progetto significherebbe<br />

dare solo risalto che si può usufruire del Metodo alla<br />

Salute solo pagando il ticket sanitario!<br />

Il progetto <strong>Nuova</strong> <strong>Specie</strong> ha bisogno<br />

di spiriti creatori<br />

E vincere la battaglia contro la chiusura cosa<br />

significherebbe?<br />

Avere un medico?<br />

Non credo che il progetto <strong>Nuova</strong> <strong>Specie</strong> abbia<br />

bisogno di un medico ma di spiriti, spiriti creatori!<br />

Certo, sarebbe bello continuare ad avere negli anni<br />

un centro “uterino” come è stato il CMS, ma se<br />

mancasse lo spirito devoto di chi lo gestisce allora...a<br />

che servirebbe?<br />

Io credo che oggi sia importante sfruttare la chiusura<br />

del CMS come una spinta che la vita ci sta dando per<br />

entrare in una nuova fase in cui il Metodo alla Salute<br />

e il Progetto <strong>Nuova</strong> <strong>Specie</strong> trovino casa ANCHE<br />

nelle nostre case e nelle nostre vite di tutti i giorni.<br />

Non può esistere una sola casa per un progetto così<br />

grande...diverrebbe una dinamica psicotica, chiusa!<br />

Oggi dopo le penose e sofferte riflessioni che sto<br />

affrontando per scrivere questo breve editoriale,<br />

mi trovo a pensare all'Unità Didattica il CUM-<br />

MUNITOMETRO ed a come ogni identità, quando<br />

tende a psicotizzarsi deve morire...per poi reimmergersi<br />

in una nuova gravidanza.<br />

E' cosi.<br />

E questo, da un lato mi fa amare ancora di più<br />

la vita...e la morte e come esse debbano danzare<br />

insieme in un ballo senza interruzioni.<br />

Ogni cosa…ha il suo valore!<br />

Penso a quando ho letto la lettera che Mariano per<br />

primo, a Settembre, scrisse a Vendola...cazzo che<br />

indignazione...penso alle lettere, ai fax, a me che<br />

salto il lavoro per andare all'incontro con Vendola<br />

alle Muse di Ancona...mi aspettavo una lotta...<br />

Penso al gioco di parole e di disimpegno che ogni<br />

politico ha sapientemente esibito, e a come io e tanti<br />

come me, hanno creduto di avercela fatta ...ma a fare<br />

cosa?<br />

Penso a quando Mariano, con due parole al corso di<br />

Quadrimensionalismo, ha smontato in tutti il sogno<br />

di essere entrati nel cuori dei “politici” con le nostre<br />

dimostrazioni educate perché facessero qualcosa per<br />

salvare il CMS.<br />

Via Salvi (editoriale)<br />

torna all’indice<br />

4<br />

Mi sento facilmente pervaso dal senso di essere<br />

stato ancora una volta un bambinone, di non essere<br />

stato sveglio e di non aver capito che il mondo gira<br />

diversamente, e poi...<br />

Poi penso a quanto è stato bello sentirsi il gruppo<br />

unito della Marcagna quel giorno davanti alle Muse:<br />

faceva freddo ma, basta guardare le foto per cogliere<br />

che c'era gioia vera negli occhi di ognuno!<br />

Poi penso a quanto distacco e motivazione ho messo<br />

nello scrivere la mia personale lettera a Vendola e<br />

poi...<br />

Poi, come nella parte più profonda di un sogno, mi<br />

sembra di vedere quel “piccolo Yoda di Troia” che,<br />

terminato di scrivere la sua lettera a Vendola dà<br />

inizio alla fine del CMS spinto da alito metastorico e<br />

mi viene da dire: Che bello!!<br />

Che continuino a parlare i politici, a sorridere e a<br />

girare come trottole alla ricerca di consensi e di<br />

potere!!<br />

In alto: ad Ancona la Marcagna c’è<br />

In basso: una “visita” di cortesia durante<br />

l’ultimo corso di Quadrimensionalismo


Fondo Comune<br />

Vedere, osservare, contemplare: la meraviglia di avere una lente attraverso cui poter delineare<br />

una strada che collega ogni livello dei nostri rapporti.<br />

Vedere, osservare, contemplare attraverso la lente della teoria globale.<br />

Le dinamiche acquistano una nuova luce, le tenebre si diradano e ci fanno intravedere come<br />

la metastoria opera nelle nostre vite.<br />

Un punto di partenza dal quale emergere per re - immetterci nel viaggio della vita<br />

con rinnovato vigore.<br />

Uno stimolo per lo spirito creatore, che talvolta giace sopito in noi, a rimettersi in azione.<br />

PaURa E CoRaGGio<br />

Dr Mariano Loiacono<br />

E’ la paura che fa il coraggio, perché<br />

in quel momento, col presentarsi al<br />

massimo della paura, li si vede se<br />

quello che io sento che voglio fare<br />

veramente è più forte<br />

“Paura e coraggio” li dobbiamo vedere in riferimento<br />

alla vita. “Coraggio e paura” sono due motori della<br />

vita, perché la vita, ci piaccia o no, deve andare avanti,<br />

però si può fermare o tornare indietro. I motori sono<br />

due: la retromarcia è la paura, il coraggio è andare<br />

avanti. Andare avanti nella vita, svegliarsi e dire: “io<br />

oggi mi voglio alzare”, quello è già il primo atto di<br />

coraggio. Procedere nella vita è il coraggio, fermarsi<br />

o sostare - che non è una cosa negativa - è la paura. Io<br />

non giudico il coraggio positivo e la paura negativa,<br />

perché sono due aspetti di questa locomotiva nostra.<br />

Vediamo di capire meglio qual è la sostanza di<br />

queste cose che noi chiamiamo “coraggio” e “paura”.<br />

Immaginate questa vita che sta viaggiando: c’è la<br />

marcia per andare avanti e la marcia per andare<br />

indietro; tutte sono marce, non penso che la marcia<br />

indietro a voi non serva! Vediamo allora “coraggio”<br />

cosa può significare secondo questa metafora della<br />

vita, raccogliendo le cose che avete detto voi.<br />

Quando non c’è ne paura ne<br />

coraggio c’è la morte, chiudersi per<br />

distruggersi<br />

“Coraggio” significa che io decido che sto nella vita,<br />

il coraggio implica che io ci sto nella vita, ho già delle<br />

cose buone nella vita, ma le cose buone che ho non<br />

torna all’indice<br />

5<br />

sono sufficienti, devo procedere. Il coraggio è una<br />

parte del viaggio, come la paura. In una macchina<br />

se voi togliete la retromarcia, di sicuro dopo non la<br />

potete più riutilizzare, basta un parcheggio o una<br />

strada sbagliata, non siete più in grado di utilizzare<br />

la macchina. La paura non è una cosa negativa, è la<br />

parte del viaggio che deve tornare indietro o fermarsi.<br />

Il coraggio è la voglia di procedere, quello che ci dà<br />

il piacere, la spinta a procedere. Il coraggio va alla<br />

ricerca di legami, di intrecci. La paura va alla ricerca<br />

di cose da rottamare che non sono buone. Ambedue<br />

sono parti della vita, sono cose buone. Quando non<br />

c’è né paura né coraggio, c’è la morte.<br />

Io non vedrei gli atti di coraggio come quelli da eroe.<br />

Mi sembra una definizione un po’ parziale.<br />

Ci sono delle situazioni in cui la paura è da vigliacchi<br />

e il coraggio da eroi, ma molto spesso avere paura<br />

può essere un atto eroico. Non chiudiamo troppo<br />

questi motori in cose prefabbricate! Sono modalità<br />

che la vita ha di viaggiare. Se io ho fatto la strada<br />

sbagliata e voglio cambiare, devo fare arresto,<br />

retromarcia e inizio. A questo punto la paura non è<br />

una cosa sacrosanta, non è un atto eroico?<br />

Poi vedremo questi temi nelle storie, quindi non<br />

voliamo in astratto. In astratto tutto è vero, ma non<br />

ci serve.<br />

Il coraggio di quali condizioni ha bisogno? Che io<br />

stia nella vita, che nella vita in cui già sto ho delle<br />

cose buone, ma non sono sufficienti.<br />

Un altro aspetto è che io non so dove andare, perché<br />

se so già dove andare, quello non è coraggio. Non so<br />

dove andare, né so se nella direzione in cui andrò<br />

perdo o guadagno. C’è un inedito verso cui vado,<br />

un inedito che forse mi fa perdere anche delle cose<br />

buone che ho, però è un inedito che può diventare<br />

una cosa magica, che mi può regalare delle cose che<br />

fino ad ora non avevo avuto, trovare cose che non<br />

avevo mai trovato.


Questo non basta, perché per ambedue le cose, ma<br />

specie per il coraggio, non basta proporsi il coraggio,<br />

perché passare a realizzare il coraggio è molto<br />

difficile. Il coraggio è un percorso; mentre la paura<br />

è molto facile, il coraggio va conquistato millimetro<br />

per millimetro, va scelto. Quindi c’è continuamente il<br />

volersi fermare e il coraggio implica sempre il dover<br />

valutare, implica anche che ci sono dei momenti in<br />

cui la paura si fa presente in quella strada, ci sembra<br />

di nuovo una strada chiusa, e lì si vede chi ha il<br />

coraggio.<br />

“Coraggio” significa, a questo punto: sono cieco,<br />

non vedo niente, ma non voglio cambiare direzione.<br />

Credo in quella cosa, mi sembra che c’è una strada. A<br />

noi piace Colombo perché proprio nel momento in<br />

cui si era disperato, si era ammutinato, ha mantenuto<br />

e poi ha scoperto gli indiani. Il coraggio vero c’è<br />

quando il viaggio che devo fare si confronta in quel<br />

momento con la paura più reale. Io posso anche aver<br />

intrapreso la strada nuova, ma il coraggio si manifesta<br />

non quando ho iniziato, perché quando ho iniziato<br />

posso essere anche stato preso dalla curiosità, dalla<br />

voglia, dalla facilità.<br />

È quando, mentre sto per strada, si presentano le<br />

situazioni che io temevo si rendessero presenti. È la<br />

paura che fa il coraggio, perché in quel momento, col<br />

presentarsi al massimo della paura, lì si vede se quello<br />

che io sento che voglio fare veramente è più forte. Il<br />

coraggio ha bisogno della paura. Il coraggio è una<br />

spinta verso l’avanti, però tenendo conto del passato,<br />

della strada percorsa. Non c’è nessun coraggio che<br />

fila liscio.<br />

Avere coraggio significa dire:” io ho<br />

già delle cose buone, ma la vita è<br />

infinita e ricca “<br />

Se voi vedete anche nella vita dei santi, dei grandi<br />

eroi, c’è un momento in cui non hanno avuto più<br />

niente e hanno avuto paura di quello che gli capitava.<br />

Sapete perché S. Francesco ha avuto le stigmate?<br />

Secondo me perché se l’è fatta sotto, si è cagato sotto,<br />

perché a un certo momento, dopo che aveva fondato<br />

l’Ordine, è nato il disordine, una parte dei suoi adepti<br />

ha cominciato a ribellarsi al suo stile di vita, voleva<br />

un convento e lo ha contestato apertamente. Lui è<br />

stato malissimo perché gli hanno contestato proprio<br />

le pietre miliari del suo pensiero, della sua vita. In<br />

quel momento è stato male e secondo me ha avuto<br />

una malattia auto-immunitaria, non le stigmate! È<br />

stato molto profondo quello star male.<br />

Fondo Comune<br />

torna all’indice<br />

6<br />

Nella vita di ogni grande personaggio c’è il momento<br />

più coraggioso ed è il momento in cui ci sono il<br />

massimo delle paure.<br />

Il coraggio non è un fatto in positivo, il massimo<br />

del coraggio è quando ci si deve confrontare con il<br />

massimo delle paure reali. È facile dire: “io adesso<br />

scelgo un rapporto alternativo, un metodo alternativo<br />

con gli psicotici”, ecc. So io il dramma che ho vissuto<br />

dentro di me nel momento in cui per esempio M.,<br />

un ragazzo ritenuto schizofrenico, nel quale solo io<br />

credevo, mi ha dato un pugno!<br />

Tutti quanti si sono fatti sotto e ognuno, compresa<br />

mia moglie, al viaggio di ritorno mi ha detto: “queste<br />

persone non si possono mai guarire!”. Mi ha di nuovo<br />

fatto ripiombare nel pieno delle mie paure, per cui<br />

coraggio significa: “mi confronto con le paure da<br />

solo”.<br />

Il vero coraggio non è avere la forza di fare le cose<br />

nuove; il coraggio è quando io mi vivo, mi faccio<br />

attraversare dalle paure da solo, ma non ho paura.<br />

Il vero coraggio è quando io mi faccio attraversare<br />

dalle paure, ma io sono un po’ più delle paure. Se le<br />

paure sono più di me o coincidono con me, io me la<br />

squaglio, affondo.<br />

La paura indica sempre che io sto nella vita, ma<br />

implica che le cose in cui sto, anche se non sono<br />

buone, per me sono certe. La paura è il coraggio di chi<br />

ha trovato secondo lui la soluzione, anche se negativa.<br />

C. sapete perché non cambia? Perché vive di paure,<br />

vive delle certezze che ha già raggiunto: ha 27 anni<br />

e non deve più studiare, non si deve più fidanzare,<br />

non deve fare più niente, deve fare l’ammalata. Vi<br />

sembra poco il vantaggio che ne ricava? È ovvio che<br />

lei non vuole avere coraggio, perché la paura è una<br />

soluzione. Quindi la paura vedetela ora in termini<br />

positivi.<br />

Paura significa: “io ho paura del<br />

coraggio”<br />

La paura è dire: “io devo rischiare? No. Mi hanno<br />

offerto dieci milioni, mi prendo dieci milioni<br />

piuttosto che rischiare e perdere tutto”. È chi vuole<br />

conservare le cose che ha, non ha molta fiducia in sé<br />

e di intraprendere cose nuove e si accontenta di quel<br />

poco che ha.<br />

Piuttosto che dire: “io non voglio viaggiare, mi<br />

accontento di quello che ho”, dice: “lì ci sono i<br />

mostri, se vado lì mi rompo le ossa”. Però, dentro, la<br />

paura implica delle certezze, implica le certezze di<br />

ciò che noi già abbiamo. Anche la certezza di uno,


come ha detto M. G., che mi ha preso bambina e che<br />

mi tiene come un oggetto. Io penso che lei prima<br />

della depressione ha vissuto la paura, molta paura.<br />

La depressione è il danaro che ti dà la paura. La<br />

paura poi realmente ti fa stare da sola, realmente ti<br />

fa chiudere in un letto, realmente c’è tutto il quadro<br />

clinico, cioè le ovvie conseguenze di una persona che<br />

si è fermata.<br />

Il pauroso difende già un bottino di vita, è uno che<br />

si accontenta, ha paura di avere coraggio. Avere<br />

coraggio significa dire: “io ho già delle cose buone,<br />

ma la vita è infinita, è ricca”. Lui pensa che la vita sia<br />

mediocre, sia piccola. È una persona molto razionale,<br />

non ha cuore, non sa la pulsazione della vita come è<br />

infinita, si ferma alle cose che vede, ai calcolini che<br />

fa, alle sue proiezioni, alle sue interpretazioni della<br />

realtà.<br />

Le persone razionali hanno molta paura; davanti<br />

a situazioni come quelle del mondo di oggi, le<br />

persone razionali<br />

se ne scappano,<br />

gli universitari se<br />

ne vanno. “Paura”<br />

significa: io ho<br />

paura del coraggio.<br />

La paura, secondo<br />

me, non è un fatto in<br />

positivo, è l’assenza<br />

di coraggio.<br />

La paura è assenza<br />

di coraggio, non ha<br />

una sua identità in<br />

positivo, difende lo<br />

status quo.<br />

È la paura di<br />

avere coraggio,<br />

perché il coraggio<br />

implicherebbe<br />

mettere in<br />

discussione tutte<br />

le cose che si hanno e dire: “ma guarda quante cose<br />

ci sono ancora che io non ho! ma guarda quant’è<br />

bello!”. Invece le persone che hanno paura subito<br />

intervengono per bloccare, perché loro non hanno<br />

coraggio. Per esempio, P. è una che dice: “ma, mi<br />

basta già il bottino che ho avuto, ho trovato un<br />

mezzo marito e un mezzo papà, più di questo non<br />

posso avere”. Sta difendendo il bottino che ha. Sì,<br />

però guardate che qualsiasi conto in banca, se io ho<br />

paura di investirlo, prima o dopo il conto in banca va<br />

in rosso lo stesso. Il pauroso è destinato a chiudersi<br />

Fondo Comune<br />

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7<br />

e a morire, non arriva da nessuna parte. Dice: “Sì,<br />

ma adesso è meglio che non investo perché ho i geni<br />

della malattia”- Sono motivazioni razionali perché<br />

non vuoi avere coraggio.<br />

In questo momento in cui io ho paura del coraggio,<br />

qual è il valore della paura? Significa che ci sono delle<br />

parti che ancora non ho, ho delle competenze però<br />

ancora non sono riuscito, vorrei crescere. La paura<br />

dovrebbe essere: “aspetta un po’, ci posso riprovare?”.<br />

Quando il maschio, negli animali, il leone maschio<br />

va lì e per paura se ne scappa, non è perché non ha<br />

avuto coraggio. Ha avuto coraggio, ma ha visto che<br />

non è attrezzato per vincere il maschio dominante.<br />

Ma poi cosa fa? Fa la retromarcia, però aspetta ancora<br />

qualche mese e, appena i suoi ormoni sono cresciuti,<br />

ci ritorna e sfida di nuovo. La paura in questo senso<br />

è saggezza per dire: “ancora non sono pronto, c’ho<br />

provato ma ho visto che mi manca questo”. La paura<br />

è un chek-up che facciamo a noi, cioè dire: “cosa mi<br />

manca ancora? che cosa devo maturare?”. È una fase<br />

di sosta per trovare il coraggio di sapere aspettare,<br />

perché anche lì ci vuole coraggio.<br />

Invece paura e coraggio devono<br />

giocare insieme<br />

È ovvio che non ci vuole coraggio nel dire: “vado<br />

a fare sesso”, che ci vuole? Ma quando devo<br />

conquistare una donna o il potere con un maschio<br />

dominante, lì ci vuole il gioco tra paura e coraggio.


Se io ho paura della mia paura o ho paura del mio<br />

coraggio, io non mi metto a fare queste cose, ma<br />

mi metto a fare cose semplici, automatiche che non<br />

implicano la mia presenza. Sono cose in cui non ci<br />

debbo stare. Conquistare una donna implica sempre<br />

avere coraggio, sbagliare e tornare indietro. Avete<br />

visto come stamattina A. non ha avuto né coraggio<br />

e né paura, è rimasto bloccato. Invece paura e<br />

coraggio devono giocare insieme per crescere: ci<br />

provo, ho avuto coraggio, le ho prese, ho avuto paura<br />

e sono scappato, mi preparo, cresco per fare un<br />

nuovo tentativo. Se nella vita non facciamo così, ci<br />

giustifichiamo, ma non c’è altra strada se non quella<br />

di provare, immettersi, provare, fare l’esperienza,<br />

modificare il tiro, trovare un’altra strategia. Questo<br />

ce lo insegnano gli animali che sono molto più saggi<br />

di noi.<br />

Quando le paure non sono collegate al coraggio,<br />

allora sono solo un nostro modo per nascondere<br />

il fatto che non vogliamo più vivere, ci vogliamo<br />

suicidare. Significa che noi siamo già morti dentro<br />

e, piuttosto che dire che siamo morti dentro,<br />

continuiamo. Abbiamo bisogno di dire: “non faccio<br />

quella parte di vita perché ho paura”. Quella è una<br />

paura funzionale alla morte. Noi parliamo oggi di<br />

paura e coraggio come viaggio della vita, ma la paura<br />

può essere funzionale alla distruzione.<br />

Vi faccio un esempio. Proprio nella cosiddetta<br />

“sindrome maniaco-depressiva” o “bipolare”, in cui<br />

si alternano la depressione e la maniacalità, vedete<br />

come paura e coraggio sono due cose perfettamente<br />

inutili, perché non sono legate alla vita, ma sono<br />

un modo per distruggere e per distruggersi. La<br />

depressione implica una paura, vivere di paura e<br />

quindi chiudersi per distruggersi e indirettamente<br />

per distruggere. Sai come stai distruggendo tua<br />

madre, tuo padre e anche noi (rivolto a C.)? Distruggi<br />

anche gli altri, però apparentemente stai facendo<br />

male solo a te. Il maniacale vive di coraggio, ma è<br />

un coraggio che invade, distrugge sé, ma distrugge<br />

anche gli altri. Non è paura-coraggio funzionale alla<br />

vita, ma è funzionale a una strategia di distruzione,<br />

perché la persona ormai è morta, non ci crede più.<br />

Quindi fratelli e sorelle, coraggio, io<br />

sono, voi siete, non abbiate paura<br />

Voglio chiudere con questa frase dal vangelo di<br />

Matteo che è molto bella e a me piace moltissimo,<br />

che mi dà la chiave di lettura del come si fa a mettere<br />

Fondo Comune<br />

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8<br />

insieme paura e coraggio. Quando i discepoli stanno<br />

nelle acque, c’è il vento e si sono cagati sotto, Gesù,<br />

che cammina sulle acque, gli dice da lontano:<br />

“Coraggio, sono io. Non abbiate paura.” Vediamo di<br />

commentare queste parole e troviamo la soluzione.<br />

Il coraggio sapete quando l’abbiamo? Quando io so<br />

chi sono. Se io non so chi sono, sono pieno di paure.<br />

Ma ammesso che io lo sono, “non abbiate paura”<br />

significa: “non aver paura delle tue paure!”. Se io non<br />

ho paura delle mie paure, io sono e se io sono ho<br />

coraggio.<br />

Non è che non bisogna avere paura, la paura la senti,<br />

ma in quel momento hai fede che tu sei qualcosa in<br />

più rispetto alla paura. È quello che ti dà il coraggio<br />

di andare avanti. Noi le paure è giusto che ce le<br />

abbiamo, i desideri, le delusioni, è importante che io<br />

sono anche le paure, ma non sono tutto le paure. Le<br />

mie paure me le prendo perché sono io, ma io sono<br />

qualcosa in più rispetto alle paure ed è quello che<br />

mi dà coraggio. Jahvè significa “io sono quello che<br />

sono”. Se io parto da quello che già sono, di cui fanno<br />

parte importante le paure, lì acquisisco coraggio.<br />

Quindi, fratelli o sorelle, coraggio, io sono, voi siete,<br />

non abbiate paura!<br />

Pillole<br />

Qui non è che riusciamo sempre con<br />

tutti, perché poi c'è la variabile dei<br />

familiari che è fondamentale: se i<br />

familiari non si vogliono mettere in crisi<br />

e non partecipano, purtroppo non si può<br />

fare molto, perché dentro la persona ci<br />

sono molte cose dell'anello simbolico<br />

che è legato alla vita che ha vissuto<br />

in famiglia, oltre che nel suo contesto;<br />

noi non possiamo rappresentare un<br />

surrogato, pur essendo fatto per le<br />

dinamiche metastoriche, però più ci sono<br />

i protagonisti e meglio è, perché anche<br />

loro apprendono come fare…<br />

Pillole


Fenomeno Vivo<br />

La vita che pulsa. L'inevitabile agire del corpo a prescindere dai mille impedimenti esterni.<br />

Vivi sono i fenomeni che ci fanno vivere e qui li vogliamo raccogliere e valorizzare.<br />

iL PoSiTivo<br />

CHE iNCaTENa,<br />

NoN Fa CRESCERE<br />

PER CREaRE<br />

CoSE NUovE<br />

Michela Garbati<br />

Ho raccontato con il piacere di<br />

raccontare, ho sentito dentro la<br />

dolcezza e la serenità<br />

Ieri mattina io, Sandra e Raffaele, siamo andati in<br />

direzione di via Benedetto Croce, via dove c'è la<br />

scuola elementare Alessandro Maggini e dove io ho<br />

passato gran parte della mia infanzia. Siamo arrivati<br />

ed io prima di iniziare ho fatto una premessa riguardo<br />

al mio raccontarmi il giorno prima rispetto alla casa<br />

paterna, poiché ero molto appesantita, ma sia Sandra<br />

che Raffaele mi hanno fatto vedere il mio coraggio<br />

nel farlo e quanto sia difficile farlo con persone<br />

molto coinvolte nella nostra vita. Raffaele inoltre mi<br />

ha regalato un pensiero di Mandela con un pensiero<br />

scritto da lui che mi ha fatto molto piacere perché<br />

l' ho sentito come un augurio di cambiamento.<br />

Poi ho iniziato a raccontare, un racconto pieno di<br />

particolari, di momenti, di ricordi. Ho sentito dentro<br />

me il piacere di raccontare, la dolcezza e la serenità.<br />

Abbiamo passato lo stradello interno alla scuola<br />

che io e mia nonna attraversavamo spesso, anche se<br />

un'insegnate appena ci ha visto ci ha pregato di uscire.<br />

Ho raccontato e raccontato, avrei raccontato anche<br />

molto di più. Ho raccontato di questa famiglia di<br />

donne, concentrate in quella casetta, dalla bis nonna<br />

Stella, piccola vecchietta burbera, silenziosa, che<br />

spesso mandava maledizioni, ma allo stesso tempo<br />

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9<br />

passava giornate in un angolo della sala della casa<br />

seduta a dire il rosario, di mia nonna Maria, donna<br />

piena di cose da fare per gli altri, troppo generosa,<br />

sempre pronta a risolvere problemi, le mie zie. La<br />

mia zia Barbara di cui sono stata strainnamorata,<br />

che ho sentito una mamma innamorata di me<br />

e della mia vita, dolce che mi riempiva di baci, di<br />

mia zia Mina, detta Mina ma che il suo vero nome è<br />

Romilde, ragazza giocherellona, sempre pronta a far<br />

ridere, ma anche molto vanitosa e delle apparizioni<br />

di mia madre che avvenivano ad ora di pranzo prima<br />

di andare a lavorare o quando doveva scappare da<br />

mio padre.<br />

Questa famiglia di donne<br />

concentrate in quella casetta, che<br />

mi proteggevano e cercavano di non<br />

far trapelare il dolore<br />

Questa è stata per quasi tutto il tempo della mia<br />

infanzia la mia famiglia, donne che mi proteggevano,<br />

che cercavano di non far trapelare il dolore; mia<br />

nonna maestra in questo diceva sempre che si<br />

doveva, per vivere bene, saper buttare tutto dietro<br />

alle spalle e andare avanti. Ho raccontato dei<br />

miei giochi pieni di fantasia dentro quella scuola<br />

elementare, dove io potevo scorazzare con bici,<br />

pattini, correre ovunque perché intanto quel grande<br />

cancello di ferro che divideva la scuola, la mia casa,<br />

dall'esterno, di domenica e durante le festività veniva<br />

chiuso. Mentre raccontavo, immersa nei ricordi<br />

comprendevo anche molte cose di me, delle mie<br />

difficoltà, del mio essere come sono. Tutto accadeva<br />

a catena. Il passato si faceva vivo e le risposte<br />

emergevano chiare. La mattinata stava per finire,<br />

su richiesta di Raffaele siamo andati a trovare mia<br />

nonna Maria, che come al solito continua ad essere<br />

indaffarata. Stava preparando il pranzo per lei e<br />

mio zio, subito ci ha accolto con un sorriso, le ho<br />

detto che eravamo stati nella vecchia casa, Raffaele<br />

le ha fatto presente quanto lei sia stata importante<br />

per la mia vita, ma lei sembrava che tutto le passava


con leggerezza apparente sulle spalle, poco ha fatto<br />

trapelare delle tante difficoltà del passato e del<br />

dolore avuto, cercava sempre di riportare le cose nel<br />

presente; infatti in quel poco tempo che siamo stati<br />

lì con lei per ben due volte ha detto che era stata al<br />

cimitero a portare i fiori a mio nonno e ad altri suoi<br />

cari, che stava aspettando mio zio per pranzo e così<br />

via... Una cosa mi ha fatto riflettere e ripensare a ciò<br />

che Mariano due settimane fa mi ha fatto presente, la<br />

cosa è stata che lei ha detto che la sua casa è un porto<br />

di famiglia e che lei è il tronco di un albero dove<br />

figli e nipoti vanno a rifugiarsi e a chiedere aiuto,<br />

lo diceva con orgoglio ed io lì a riflettere, tutto mi<br />

portava sempre più chiaro...Mariano mi aveva detto<br />

come mia nonna sia stata un positivo che incatena,<br />

non fa crescere, non porta ad uscire fuori per creare<br />

cose nuove, famiglie nuove...<br />

Terminata la visita siamo andati in un posto di<br />

Ancona dove c'è un bellissimo panorama, lì si vede il<br />

porto, e molte zone della città, è un posto dove si vede<br />

nascere e morire il sole sempre sul mare e lì ci siamo<br />

confrontati e fatto una piccola teoria, ascoltando le<br />

nostre sensazioni. Ci siamo poi salutati ed io meno<br />

confusa ho continuato la mia giornata.<br />

Malick Kebè<br />

Fenomeno Vivo<br />

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10<br />

Pillole<br />

MARINA: " Una volta attraversato<br />

il tunnel, arrivati allo Spettacolo/<br />

Eden, si può tornare indietro?<br />

MARIANO: " Significa che non ci<br />

sei arrivato allora! Non si torna<br />

indietro. Quando arrivi allo<br />

Spettacolo della vita, significa che,<br />

grazie al percorso che hai fatto,<br />

hai rimesso insieme le tue parti,<br />

sei più intero e non ci torni più,<br />

perché questo ti produce un nuovo<br />

Progetto-Opera, qui c'è tutto,<br />

anche un po' di obbligo-dovere.<br />

Qui (casella dell'Obbligo-Dovere)<br />

stiamo parlando di quando siamo<br />

solo Obbligo-dovere, ma uno<br />

Spettacolo, quando è prevalente<br />

ti fa avere un Progetto-opera, un<br />

Dono-regalo, un Impegno, etc…<br />

Funzioni-ruolo… ma è come negli<br />

elettroni: fanno un salto quantico.<br />

Nella vita, queste regole, sono<br />

regole presenti da sempre, anche<br />

gli elettroni hanno problemi di<br />

questo tipo: gli elettroni sono la<br />

parte disagiata dell'atomo che va<br />

alla ricerca del completamento,<br />

si vanno a cercare gli altri, si<br />

uniscono. Se voi vedete, le metafore<br />

sono simili, dagli elettroni agli<br />

uomini non cambia niente, anche<br />

se noi ci illudiamo che abbiamo<br />

chissà che di particolare.<br />

Pillole


Casi Psichiatrici<br />

“Cammineremo con le catene ai piedi per tutta la vita, fino a che il nostro vicino non le avrà più grosse<br />

e rumorose.<br />

Allora,intrecciandoci, cadremo e le pietose condizioni saranno palesi.<br />

Il sogno di una esistenza serena che si infrange contro il muro della vita.<br />

Disperati, delusi, diseredati, sconfitti...questo è il vostro spazio!<br />

Le istituzioni moderne non sono organizzate per poter accogliere il disagio in ogni sua forma e sono<br />

costrette a delegare alla psichiatria tutto ciò che non è “socialmente integrabile”<br />

affinché venga...”disintegrato”<br />

E’ un problema di ruoli...bisogna averne uno solo...o forse no!?!<br />

CENTRo di mEdiCiNa<br />

SoCiaLE di FoGGia:<br />

UNa LUCE NEL BUio<br />

Elisa Longo<br />

Nel mio cuore sapevo che la verità<br />

non era quella di chiudere mio figlio<br />

al manicomio giudiziario, ma di<br />

aprire la sua vita<br />

La storia di mio figlio Luigi è iniziata al nido quando<br />

già al secondo giorno di nascita un’infermiera mi<br />

ha detto che il bambino era nervoso.<br />

In seguito all’asilo è stato diagnosticato iperattivo,<br />

con problemi comportamentali, con necessità di<br />

insegnante di sostegno e con lieve deficit intellettivo.<br />

In prima elementare la sua insegnante disse che il<br />

bambino era molto intelligente, ma con problemi<br />

relazionali.<br />

Sono seguiti accertamenti in neuropsichiatria<br />

infantile, dai quali non è risultato niente di fisico,<br />

logopedia, ippoterapia, sport e poi …. Il secondo<br />

ricovero a circa 9 anni per un fortissimo mal<br />

di testa di origine nervosa e le prime gocce di<br />

psicofarmaco, sospese dopo tre mesi, poi a 14 anni<br />

la seconda crisi e da lì gli psicofarmaci, per un po’<br />

sostituiti con rimedi omeopatici ( che non hanno<br />

dato risultati), e poi i ricoveri al CIM e poi i TSO<br />

e poi … e poi… il dolore, la paura sua e nostra , noi<br />

di lui e lui di noi, e poi l’arroganza di alcuni medici<br />

e la richiesta a me madre di rassegnarmi e di non<br />

torna all’indice<br />

11<br />

aspettarmi nessun miglioramento da un ragazzo di<br />

appena 20 anni che per loro doveva rimanere con<br />

i farmaci a vita e siccome lui non li voleva e si<br />

opponeva con la possibilità di farlo ricoverare al<br />

manicomio giudiziario. Ma nel profondo del mio<br />

cuore sapevo che non era quella la verità, ci doveva<br />

essere un’altra strada e dopo aver maledetto il cielo<br />

un giorno gli ho detto che doveva farmi questo<br />

miracolo : farmi stare bene Luigi senza medicine.<br />

Tutti i medici dicevano che non era possibile e …<br />

invece .. ho trovato il Centro di medicina sociale<br />

del Dottor Mariano Loiacono. Ora sono 15 mesi<br />

che Luigi non prende farmaci e migliora ogni<br />

giorno di più. Il disagio di Luigi è stato considerato<br />

non una malattia ma il sintomo di un disagio che<br />

esisteva all’interno della famiglia e pertanto, mi<br />

sono messa in gioco per prima io, poi mia figlia, il<br />

padre non ancora. In trattamento stanno in primis<br />

i parenti dei portatori di disagio e solo quando i<br />

parenti migliorano il ragazzo migliora. Ora non<br />

ho più paura di mio figlio che mi abbraccia di<br />

nuovo e mi cerca.<br />

E’ un metodo semplice basato su una verità<br />

assoluta: ogni uomo nasce sano, intero, se poi ha<br />

un disagio questo è dovuto a cause esterne che<br />

vanno ricercate e spiegate. Spesso vengono fuori<br />

verità inconfessabili! Il dolore, la rabbia attraverso<br />

questo metodo vengono buttati fuori per poi essere<br />

eliminati e non messi a tacere con le medicine.<br />

Auspico pertanto che l’intelligenza delle persone<br />

di buona volontà che possono determinare la<br />

continuazione di questo centro di eccellenza , in<br />

primis umana, si adoperino per esso, per noi e per<br />

quanti in futuro dovessero trovarsi in difficoltà e<br />

voler risolvere definitivamente i propri disagi.


FaTTi<br />

E NoN PaRoLE…<br />

QUESTo E’<br />

iL mETodo aLLa<br />

SaLUTE<br />

dEL dR maRiaNo<br />

LoiaCoNo<br />

Angelo Vita<br />

Mio figlio prima di iniziare il<br />

percorso a foggia era lo spauracchio<br />

di tutti<br />

Siamo al bilancio che ritengo fondamentale dopo un<br />

periodo decisamente intenso. L’esperienza iniziata<br />

a Giugno e continuata a Luglio, metà Settembre<br />

ed Ottobre merita un minimo di considerazione e<br />

riflessione.<br />

Per far ciò è utile partire dall’anteprima. Mio<br />

figlio prima di iniziare il percorso a Foggia era lo<br />

spauracchio di tutti; persino l’ospedale psichiatrico<br />

di Sciacca ad un certo punto ha chiuso ‘porte e<br />

finestre’ per non confrontarsi con le problematiche<br />

vissute ed agite dal ragazzo.<br />

È come se un solo ‘paziente’ avesse messo in crisi<br />

un’istituzione collaudata. Lui era ‘domabile’ solo<br />

con dosi massicce di antipsicotici e col passare del<br />

tempo noi, come famiglia, abbiamo preso atto che<br />

l’istituzione ospedaliera non era all’altezza di dare<br />

risposte efficaci ad una domanda precisa.<br />

Gli psichiatri che abbiamo avuto modo di conoscere<br />

erano ‘psicotizzati’ sulla diagnosi.<br />

Per loro era importante stabilire il tipo di<br />

schizofrenia da definire per adattare gli psicofarmaci<br />

di pertinenza. Come dire.<br />

Il loro intervento era solamente ‘ricettario’, dovevano<br />

stabilire semplicemente il farmaco da dare poiché<br />

non intravedevano e non contemplavano alcuna<br />

forma di riabilitazione né dalla ‘malattia mentale’<br />

e né dal farmaco che doveva essere assunto vita<br />

Casi Psichiatrici<br />

natural durante.<br />

La loro opera non prevedeva pertanto altra funzione<br />

che quella della prescrizione chimica ad una<br />

condizione che pur non avendo nulla di psichiatrico<br />

era da psichiatrizzare, perché questo è l’insegnamento<br />

che le nostra Università impartiscono.<br />

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12<br />

‘Ammuccia, ammuccia ‘ca tuttu<br />

pari’<br />

Quando un familiare del ‘paziente’ chiede spiegazioni<br />

sugli effetti benefici della terapia farmacologica loro<br />

riescono solo a dire che i neurolettici sono dei farmaci<br />

sintomatici che se tolti fanno riemergere il sintomo<br />

che rimane come una cicatrice sull’anima di chi ne<br />

soffre e che pertanto può essere cambiato ma non<br />

tolto. Poco importa se il sintomo non è congenito e<br />

che una via alternativa sarebbe auspicabile, possibile<br />

e di fatto sperimentata da quasi 40 anni.<br />

Per loro quando si parla di schizofrenia siamo alle<br />

soglie, se non oltre, della follia per cui gli ‘effetti<br />

collaterali’ sono la psichiatrizzazione, l’internamento<br />

nelle comunità – inutilmente – pagate dalle ASL e<br />

la possibilità per i mal capitati di una pensioncina<br />

utile a rimarcare ed etichettare l’appartenenza del<br />

‘malato mentale’ alla grande famiglia delle industrie<br />

farmaceutiche che attraverso i dipartimenti<br />

psichiatrici, i s.e.r.t., le Comunità a ‘doppia diagnosi’<br />

aumentano e sostengono la loro inutile, deleteria<br />

e miope attività promossa da un Sistema Sanitario<br />

Nazionale ed Internazionale superficiale, inadeguato<br />

e sottomesso.<br />

Ma ‘ammuccia, ammuccia ‘ca tuttu pari’. Traduco:<br />

Nascondi pure quel che vuoi, prima o poi tutto verrà<br />

ugualmente alla luce. Seppure sull’esperienza del<br />

Metodo alla Salute del Dr Mariano Loiacono s’è stesa<br />

una coltre di polvere dalla Sanità Ufficiale i bisognosi<br />

sono riusciti a dare quella visibilità che nessuna ‘coltre’<br />

può impedire. Quotidianamente a Foggia si svolgono<br />

attività finalizzate a detronizzare e decapitare la<br />

‘Malattia mentale’ che viene definita semplicemente<br />

disagio diffuso di conseguenza è la gente normale<br />

che, attraverso la conoscenza del Metodo alla Salute<br />

e l’esperienza maturata sulla propria pelle, riesce ad<br />

entrare nei nodi profondi di chi disorientato da un<br />

processo di cambiamento rapido e complesso si vede<br />

marginalizzato, ghettizzato e medicalizzato solo<br />

perché più indifeso e più fragile rispetto al proprio<br />

nucleo familiare d’appartenenza.


Casi Psichiatrici<br />

È una carta vincente quella del cms<br />

di Foggia<br />

La ‘carta vincente’ del CMS<br />

di Foggia è l’accompagnamento,<br />

ovvero il cosiddetto sintomatico<br />

(diagnosticato ‘malato’) viene<br />

accompagnato – obbligatoriamente – da un<br />

familiare definito asintomatico (‘normale’)<br />

che nel giro di qualche incontro nei ‘gruppi<br />

alla salute’ comprende come il ‘problema’ non<br />

è di esclusiva pertinenza del sintomatico ma anche<br />

propria in quanto all’interno del nucleo familiare, da<br />

tempo, diverse relazioni e rapporti erano disagiati,<br />

inesistenti, bloccati ed inadeguati; di converso chi ne<br />

ha risentito maggiormente e non esclusivamente è<br />

colui che li ha portati prima dallo psichiatra e dopo<br />

– fortunatamente – a Foggia.<br />

È una ‘carta vincente’, quella del CMS di Foggia,<br />

poiché l’asintomatico – tramite la frequenza e<br />

partecipazione quotidiana ai ‘gruppi alla salute’,<br />

acquisisce gli strumenti per potersi rapportare col<br />

proprio familiare ed aiutarlo a riabilitarsi sia dalla<br />

‘malattia’ trasformata in disagio diffuso sia dai<br />

farmaci che col tempo non solo verranno o potranno<br />

essere dismessi ma si riveleranno semplicemente<br />

inutili e dannosi.<br />

A giugno quando siamo arrivati a Foggia il<br />

ragazzo assumeva 1000 mg di Depakin e 20<br />

mg di ziprexa per un peso ponderale di 90<br />

Kg. Con un passato da paura: più di 8 anni<br />

di inutili terapie e psicoterapie. Da allora<br />

ed in maniera graduata non prende più il<br />

Depakin e ha dimezzato di 10 mg lo ziprexa,<br />

di conseguenza pesa 78 Kg, sta decisamente<br />

meglio ed ha aumentato l’autostima. Questi<br />

sono i fatti. E su questi cercheremo di andare<br />

avanti cercando di adoperarci perché l’esperienza<br />

foggiana abbia un prosieguo anche in Sicilia dove<br />

è forte la domanda di speranza tra i tanti che in<br />

silenzio affollano le strutture sanitarie senza che<br />

ricevano conforto alcuno.<br />

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13<br />

Rachele Amadori


Povero zio mio,<br />

anche tu sei morto. Io qui<br />

soffro umanamente. Vorrei<br />

tanto chiudere gli occhi e non<br />

veder niente più, senza soffrire<br />

più. Prima ero felice, quando<br />

ero libera e potevo uscire<br />

quando mi piaceva. Avevo<br />

tante amicizie, ora sono sola e<br />

penso a tutte le azioni cattive<br />

che ho fatto, quando ero libera<br />

Giovanna ………<br />

Casi Psichiatrici<br />

LETTERE di GiovaNNa<br />

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14<br />

Caro papà,<br />

quante cose vorrei dirti se tu fossi<br />

ancora vivo.<br />

Te ne sei andato così, senza<br />

salutarmi e mi hai lasciato tanto<br />

triste. Io sto qui e penso sempre<br />

a te.<br />

Ai bei giorni di quando ero<br />

bambina e tu mi comperavi<br />

sempre giocattoli.<br />

Poi, è successo che ho fatto<br />

qualcosa di male, io lo so quello<br />

che ho fatto ma non voglio<br />

dirtelo.<br />

Me ne sono andata di casa e sono<br />

stata molto maltrattata in quei<br />

posti in cui andavo.<br />

Caro papà, tu mi hai sempre<br />

voluto bene, e io di te terrò<br />

sempre un caro ricordo.<br />

Giovanna ……


Casi Psichiatrici<br />

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15<br />

Caro papà,<br />

mi ricordo quando ero al<br />

mare a S. Menaio.<br />

Ero felice, avevo dimenticato<br />

tutto e volevo vivere.<br />

Improvvisamente è piovuta<br />

la disgrazia e non ho potuto<br />

vivere più.<br />

Papà, mi ricordo sempre di<br />

te, di tutto il bene che hai<br />

voluto alla nostra famiglia,<br />

di tutto quello che hai fatto<br />

per noi.<br />

Di tutte quelle buste piene di<br />

dolci che ci portavi da Foggia.<br />

Papà, io sono cattiva<br />

d'anima, perciò non ho<br />

potuto vivere più. Papa, io<br />

voglio vivere sulla terra e<br />

voglio soldi e ricchezze, perciò<br />

non sono degna di venire con<br />

te all'altro mondo.<br />

Il demonio mi ha fatto<br />

divenire nera, nera e sto qui<br />

sulla terra.<br />

Giovanna ….<br />

Antonio


Per...corsi<br />

Andando per corsi, cercando di raccogliere quanto di buono ci può essere per la vita e<br />

gli spunti presi dai bilanci. I viandanti talvolta si fermano per cogliere, raccogliere ed accogliere<br />

il frutto dei corsi di formazione.<br />

iL PRoGETTo<br />

aUGUSTUS<br />

mi Ha aPERTo E<br />

PERmESSo di vivERE<br />

La mia<br />

adoLESCENza<br />

FiNo ad oRa<br />

“NEGaTa”<br />

Martina Guerra<br />

Il progetto durato 15 giorni presso<br />

villa terronia mi ha permesso di<br />

vivere con 25 persone stupende, che<br />

mi hanno permesso di scambiare con<br />

loro.<br />

Mi sono presa delle parti della mia infanzia con<br />

Maria Luce, Noemi e Francesco, mi sono divertita<br />

anche tanto con Maria Antonietta e con Luciano<br />

che mi hanno fatto tanta tenerezza con le loro storie<br />

sofferenti e poi con tutti gli altri adolescenti e in<br />

particolar modo con Marco con il quale ho passato<br />

dei momenti indimenticabili.<br />

Ringrazio tanto i miei genitori che mi hanno fatto<br />

vivere delle emozioni forti, che li ho sentiti per la<br />

prima volta famiglia e anche Giovanni, mio fratello,<br />

che ora lo sento che ci possiamo accogliere in modo<br />

diverso, non più come mamma e figlio ma Giovy e<br />

Marty, finalmente fratello e sorella.<br />

Il progetto mi ha dato tanto perché mi ha fatto aprire<br />

con il corpo ed ho potuto vedere con le relazioni con<br />

Betta, che da questa nostra simile chiusura siamo<br />

arrivate ad una apertura totale, infatti io provavo<br />

anche rabbia verso di lei quando mi guardava<br />

con quegli occhi pieni di rabbia e molte volte ci<br />

torna all’indice<br />

16<br />

siamo picchiate, però dopo ci cercavamo, perché<br />

ci dovevamo chiarire, anche solo con un abbraccio<br />

come sempre.<br />

Infine posso solo dire che sono esperienze da rifare<br />

perché ti danno tanto e ti fanno entrare in relazione<br />

con ragazzi etichettati, quando invece spero che loro<br />

si aiutano per poi aiutare noi, come è successo nel<br />

progetto Augustus.<br />

Ringrazio tutti.<br />

Sara Manenti


UN PRoGETTo<br />

PiENo di viTa<br />

CHE Fa NaSCERE<br />

UNa TRiBÙ<br />

di NUova SPECiE<br />

Federico Pierlorenzi<br />

Il Progetto Augustus si è inserito in<br />

un momento fecondo della mia vita<br />

e ne è stato alimento energizzante.<br />

Alcuni mesi fa è iniziato il distacco-distinzione<br />

da mia madre. Grazie all’Associazione Alla Salute<br />

Marche ho potuto sperimentarmi in questo. Poi è<br />

arrivato il momento, durante un'intensiva a Foggia,<br />

del taglio, dalla mia parte, del cordone ombelicale<br />

con la famiglia di origine. In ultimo lo sperimentarmi<br />

come aspirante adulto senza l'idea di avere un nido<br />

di origine dove poter tornare in caso di fallimento.<br />

In questo istante della storia si è inserito il Progetto<br />

Augustus.<br />

L'impostazione molto libera e partecipativa, voluta<br />

con tanta determinazione dai coordinatori Annarita<br />

e Francesco, e il clima sorto dall'intreccio di tutti i<br />

partecipanti, hanno creato un progetto al di fuori<br />

dell'ordinario dove si sono potute suonare corde che<br />

raramente si riescono a suonare durante i Gruppi<br />

Alla Salute o ad altri Progetti di <strong>Nuova</strong> <strong>Specie</strong>.<br />

Inoltre, l'abbondante molteplicità trovata sul<br />

campo ha dato molti spunti di crescita per tutti.<br />

Ovviamente ci sono state per me molte occasioni<br />

per mettere fuori i miei valori più profondi senza,<br />

finalmente, vergognarmene o sminuirli nella mia<br />

solita modalità da pezzente. E questo ha anche<br />

contribuito a disequilibrarmi e a spingermi verso<br />

momenti di profonda condivisione ma anche di sana<br />

depressione.<br />

L'energia adolescenziale ricercata sin dall'inizio<br />

è sorta grazie alla capacità di tutti, ognuno con le<br />

proprie modalità e con i propri tempi, di sentirsi<br />

Tribù.<br />

Una Tribù di <strong>Nuova</strong> <strong>Specie</strong> dove tutti hanno avuto<br />

le occasioni per dimostrare ciò che di più profondo<br />

li contraddistingue e di metterlo a servizio di chi<br />

Per...corsi<br />

torna all’indice<br />

17<br />

in quel momento ne sentiva la necessità, quindi di<br />

tutta la Tribù. L’energia nata e le dinamiche derivanti<br />

hanno fatto quindi saltare tutti i ruoli, gli obblighi,<br />

i doveri, catapultando di volta in volta chiunque<br />

nella posizione naturale (perché stimolata e attivata<br />

dall'esterno ma nata dalle proprie profondità) di<br />

accompagnatore.<br />

Tutti, chi in un ambito chi in un altro,<br />

hanno accompagnato tutti<br />

Senza alcuna distinzione di età, di sesso, o di<br />

competenze specifiche. Fare un elenco sterile di<br />

persone o avvenimenti che mi hanno donato istanti<br />

di infinito mi sembra sminuire l'importanza di<br />

queste relazioni ed esperienze.<br />

Mi sento però di comunicare che per la prima volta<br />

ho sentito un Rito nascere dalle mie profondità ed<br />

ho avuto la possibilità di condurlo assieme agli altri<br />

tre Sciamani della tribù.<br />

Coloro che mi hanno non solo accompagnato nella<br />

conduzione, ma anche ispirato per il Rito stesso.<br />

Consiglio a tutti di richiedere ad Annarita il filmato<br />

e le foto del Rito stesso perché, almeno per noi che<br />

abbiamo partecipato, è stato un momento cruciale<br />

delle due settimane e, forse, anche del resto delle<br />

nostre vite.<br />

Questo anche perché il Rito non è nato dal mio<br />

razionale, cosa strana e chi mi conosce bene lo<br />

sa, ma sento di averlo "letto" e portato alla luce da<br />

ogni elemento della Tribù. Ognuno mi ha ispirato<br />

una parte, una frase, una musica, o un particolare.<br />

Ringraziare tutti, e in particolar modo gli altri tre<br />

Sciamani per questo accompagnamento sarebbe<br />

doveroso in un'ottica di vecchia specie.<br />

Nella nostra Tribù di <strong>Nuova</strong> <strong>Specie</strong> ringraziarli<br />

sarebbe un po' come voler chiudere quell'esperienza<br />

e restituire loro una piccola parte del tanto che ho<br />

ricevuto. E io non voglio ancora chiudere un legame<br />

così profondo con la Tribù a cui appartengo!<br />

Un altro aspetto che sento di dover comunicare è<br />

che a mia totale insaputa, “quoque tu” Francesco, mi<br />

sono trovato a condurre anche il bilancio di chiusura.<br />

E questa esperienza mi ha dato la visuale più ampia<br />

sui miei attuali punti di forza e spazi di crescita.<br />

Spazi di crescita che non vivo più con la pesantezza e<br />

la nostalgia per ciò che non ho mai avuto, ma come<br />

lo stimolo per ciò che ancora non ho.<br />

Di questo bilancio mi piace riportare un aspetto che<br />

mi ha colpito molto.


Dove io non sono riuscito ad arrivare, per limiti<br />

miei ma anche non conoscendo in profondità tutte<br />

le storie dei partecipanti, è subentrato Francesco. E<br />

dove anche Francesco non è riuscito ad arrivare, si<br />

è inserito Mariano. Il tutto con una fluidità e una<br />

continuità che lì per lì mi hanno sconcertato.<br />

Poi, in seguito, ho capito che tutto dipende dalla<br />

differenza tra chi ha ancora qualcosa da dimostrare<br />

a se stesso e agli altri, e chi invece non fa altro che<br />

cavalcare l'onda del fenomeno vivo. Senza aspettative<br />

o timori infantili.<br />

iL PRoGETTo<br />

aUGUSTUS<br />

Ci Ha FaTTo vivERE<br />

L’adoLESCENza<br />

iN TUTTE LE SUE<br />

SFUmaTURE<br />

Marco Masullo<br />

L’adolescenza è il passaggio<br />

fondamentale dall’infanzia all’età<br />

adulta<br />

Il progetto è iniziato il 4 agosto, si è svolto a Villa<br />

Terronia dove ci siamo ritrovati in 25 persone che a<br />

malapena ci conoscevamo.<br />

All’inizio l’impatto è stato strano, ma poi grazie a<br />

Francesco, Annarita e Federico (Cispo) che sono<br />

Per...corsi<br />

torna all’indice<br />

18<br />

Ampio è il mio margine di crescita. Altrettanto<br />

grande è il cuore della Tribù a cui ora ho coscienza<br />

di appartenere.<br />

Una Tribù di <strong>Nuova</strong> <strong>Specie</strong> che se presa in esame<br />

singolo elemento alla volta non può che crollare<br />

rovinosamente per via dei limiti e delle parzialità.<br />

Ma se la pietra scartata è diventata testata d'angolo,<br />

in un cerchio tutti sono testata d'angolo!<br />

E la Tribù proseguirà indipendentemente dai singoli<br />

istanti di vita dei singoli elementi.<br />

Nicoletta Pennella<br />

stati un po’ i trascinatori del progetto siamo diventati<br />

un vero gruppo.<br />

Eravamo molti ragazzi, c’era anche qualche persona<br />

più grande come Luciano, Maria Antonietta e Rosa<br />

Paola che si sono integrati alla perfezione in questo<br />

progetto così giovanile.<br />

Un progetto che mirava a far riscoprire ad ognuno<br />

la nostra adolescenza sia nelle cose positive che in<br />

quelle negative e anche antipatiche che rimangono<br />

nella vita delle persone. Questa età è fondamentale<br />

perché si passa dall’infanzia all’adultità, e le cose<br />

che si vivono rimangono per sempre come segni<br />

indelebili nella vita.<br />

E’ importantissima la figura dell’accompagnatore,<br />

perché ci aiuta a non perderci e a non sbagliare<br />

strada e poi ci da sostegno. In questi quindici giorni<br />

ho stretto amicizia con tutti, soprattutto con Martina<br />

e Franco che sono stati qualcosa di più che due<br />

semplici amici. Avrò sempre uno stupendo ricordo<br />

di questa esperienza che mi ha portato a chiudere<br />

una porta e ad aprire un portone, indirizzandomi nel<br />

cammino per ritrovare la mia stella.


La mia PRima<br />

SETTimaNa<br />

iNTENSiva RiaPRE<br />

La mia viTa<br />

aLLE EmozioNi<br />

CoNGELaTE<br />

Victoria Loffelholz<br />

Valentina, non solo una sorella, ma il<br />

comandante che mi porta a far luce<br />

sulla mia vita<br />

E allora dai! Scrivo sto’ bilancio, anche se non è<br />

semplice trasferire le emozioni e gli avvenimenti su<br />

carta e dargli un senso, sento che mettere tutto nero<br />

su bianco mi servirà moltissimo.<br />

Prima di tutto ringrazio mia sorella Valentina, che con<br />

tanta pazienza mi ha spinto a fare quest’esperienza e<br />

non ha mollato mai!<br />

Tu Vale hai aspettato 3 anni questo momento e<br />

soltanto ora capisco che eri anche molto preoccupata<br />

per me. Mi pare che quella che va lentina sono io e<br />

non tu… Sicuramente allora non ero pronta e avevo<br />

ancora molte resistenze, perché in qualche modo<br />

campicchiavo. Così nel tempo mi sono aggrappata<br />

un po’ a tutto piuttosto di venire con te a fare la<br />

settimana intensiva.<br />

So che hai sognato questo evento tante volte e nel<br />

tuo sogno mi presentavi a Mariano e Dina dicendo:<br />

ecco mia sorella, avete visto che è venuta con me?<br />

So anche che all’epoca era anche un tuo bisogno<br />

avermi li con te, per non dover fare tutto da sola,<br />

ma sento che questo era il momento giusto, anche<br />

perché mai come in questo periodo ho sofferto<br />

perché sentivo il disagio, sentivo di aver congelato<br />

la mia vita girando il termostato al minimo possibile<br />

per sopravvivere… e non so quanto ancora avrei<br />

resistito… Ora ti abbraccio fortissimo, perché questi<br />

5 gg a Cesenatico mi hanno arricchito in molti sensi<br />

e ora vedo molte cose che prima non volevo vedere.<br />

Ho visto te, Valentina, una donna forte, sincera e<br />

pronta a tutto, con un grande senso di responsabilità<br />

verso la vita tua e degli altri. Sento che vederti così<br />

mi fa stare bene e ora posso serenamente integrarmi<br />

Per...corsi<br />

torna all’indice<br />

19<br />

nella treccia di Berenice con te al comando. Sento<br />

anche che la nostra relazione di sorelle si è rinforzata<br />

ed evoluta, ora possiamo scambiarci su molti livelli e<br />

non solo come sorelle.<br />

Mi porto a casa un bilancio positivo e negativo e<br />

sento che mi farà crescere su molte parti.<br />

In realtà prima di partire non pensavo di stare tanto<br />

male: i primi 3 gg ho sempre pianto, le emozioni mi<br />

hanno travolto, non riuscivo più a dormire e neanche<br />

a mangiare… Tutto questo però non mi ha pesato,<br />

perché mi sono sentita VIVA.<br />

Il metodo sono anche le persone<br />

che ti accompagnano in questo<br />

viaggio inedito, e la loro presenza<br />

è importante per riscoprire tutte le<br />

nostre emozioni più congelate<br />

Il primo giorno ha fatto emergere in me il mio<br />

ruolo di madre, infatti Nicola, irrequieto, cercava di<br />

farmi capire che c’è qualcosa che non va nella nostra<br />

relazione madre-figlio.<br />

“Figli che vogliono essere visti da padri non visti”,<br />

questo è il titolo che Milo ha dato alla mattina<br />

trascorsa e anche io percepisco che questo titolo mi<br />

vuol dire tante cose, ma ancora non riesco a vederci<br />

chiaro. Fondamentale per me è stata Angela, che<br />

abbraccio, perché con chiarezza mi ha fatto vedere<br />

dove stavo in relazione al rapporto con mio figlio.<br />

Grazie Angela come una lanterna nella notte più<br />

buia mi hai fatto vedere, anche se quello che ho visto<br />

non mi è piaciuto affatto.<br />

Ma questo dolore senza un nome, che emerge ancora<br />

soltanto attraverso un pianto libero e inconsolabile,<br />

mi spinge verso un percorso che pian pianino si<br />

dirige verso una consapevolezza delle mie emozioni<br />

che stanno salendo in superficie. La seconda giornata<br />

è un’altra tappa importante e quello che sento è di<br />

poter lasciare libero il mio corpo e abbandonarmi<br />

ad esso, questo corpo che ormai non sentivo più e<br />

che mi portavo appresso come un peso, incapace di<br />

esprimermi nei gesti bloccati dalla paura. Le persone<br />

che ti accompagnano nel viaggio sono importanti…<br />

In questo mi ha aiutato moltissimo Riccardo, che<br />

è stato accogliente e generoso. Tu Riccardo sei una<br />

persona speciale e ti abbraccio fortissimo!<br />

Durante il rito del terzo giorno le emozioni che<br />

provavo erano già più nitide e in modo naturale<br />

sono riuscita a vedere il mio desiderio più grande:<br />

ritrovare me stessa, la mia vita, ma prima di tutto e


soprattutto ritrovare la mia RABBIA, che sotto sotto<br />

c’è, lo so che c’è, ma non riesco ancora a sentirla forte<br />

e chiara, soffocata da tanta tristezza e frustrazione.<br />

L’unità didattica tenuta da Mariano nel pomeriggio<br />

sul “Crossing over” mi ha fatto vedere molti aspetti<br />

della mia vita che non andavano, anche attraverso il<br />

cum-munitometro, dove rivedo alcune fasi della mia<br />

esistenza.<br />

Non è un miracolo, sento che quando<br />

si è connessi nel senso vero del<br />

termine le persone giuste ci sono<br />

sempre<br />

Dopo l’unità didattica per me arriva un momento<br />

di crisi, dovuto a una telefonata fatta a casa al mio<br />

compagno Marco. Il metodo però è fatto di persone<br />

e così proprio quel giorno ho trovato nel momento<br />

giusto… la persona giusta! Cristian in passato ha<br />

vissuto una situazione analoga a quella di Marco<br />

e con poche parole riesce a risollevarmi anche se<br />

comunque sono un po’ preoccupata e ansiosa per<br />

quello che sarà il mio rientro a casa. Grazie Cristian,<br />

un abbraccio anche a te!<br />

Per...corsi<br />

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20<br />

La cosa più importante per me è stato il fatto di<br />

riuscire ad affidarmi completamente alle persone ed<br />

alle situazioni della vita, senza più sentire il bisogno<br />

di avere il controllo su tutto e tutti. Questo è possibile<br />

quando ti trovi in un contesto dove ti senti accolto,<br />

ascoltato e compreso nelle tue difficoltà.<br />

Il momento del bilancio è stato<br />

veramente come “chiudere il<br />

cerchio”, perché dando un nome alle<br />

emozioni e al vissuto di quei giorni<br />

sono riuscita a vedere l’insieme<br />

La paura, l’insicurezza e la rabbia repressa mi stavano<br />

impedendo di vivere una vita con relazioni piene e<br />

avevano bloccato il mio percorso di crescita, ora mi<br />

sento più libera di esprimere le mie emozioni e di<br />

vivere le relazioni con gli altri con meno paura del<br />

giudizio esterno. E allora dai! Avanti tutta, il sacco<br />

che ora porto in spalle si sta riempiendo e passo<br />

dopo passo intraprendo il mio viaggio verso una vita<br />

vissuta veramente.<br />

11-16 Settembre <strong>2012</strong> Cesenatico<br />

Arcobaleno per Ester - Nicola


SUPERviSioNE SU<br />

aNToNio L.<br />

(Classe IV B) (14-<strong>Dicembre</strong>-<strong>2012</strong>)<br />

Sabrina Cela<br />

Giulia: la supervisione è come una verifica che fanno<br />

i maestri per valutare i cambiamenti, però è fatta da<br />

tutti gli alunni in gruppo.<br />

Davide: serve anche a noi stessi per fare un test sul<br />

nostro modo di vedere.<br />

Fatto: Antonio è migliorato molto negli ultimi tempi.<br />

Come era partito?<br />

Antonio L: mi isolavo sempre, stavo sempre solo,<br />

ogni volta mi mettevo in un angolo e giocavo da solo.<br />

Gabriele: non era bravo a scuola, non giocava con noi<br />

durante la ricreazione, spesso sbatteva la testa contro<br />

la porta. Non partecipava alle feste di compleanno e<br />

alle gite.<br />

Davide: non socializzava con noi perché non si<br />

fidava. Si tratteneva a giocare con le penne. Gli altri<br />

non lo giudicavano intelligente.<br />

Michela: parlava poco e stava spesso in silenzio e<br />

aveva la testa fra le nuvole.<br />

Giulia: parlava da solo. Non partecipava alle attività<br />

di gruppo.<br />

Marco: non voleva mai la nostra compagnia, era<br />

svogliato. Non scherzava mai. Dava sempre la colpa<br />

a noi.<br />

Giusy: diceva che ci odiava. Non faceva mai i compiti.<br />

Come è adesso?<br />

Antonio L: adesso lavoro di più, socializzo con gli<br />

altri e partecipo di più ai lavori di gruppo.<br />

Raffaele: a merenda gioca con noi e si fida di più<br />

della maestra Sabrina.<br />

Michela: lui ha un cuore grande e giustifica sempre<br />

tutti anche quando gli fanno del male. Sta uscendo di<br />

più la sua specificità.<br />

Ester: non dice più che ci odia. Non sta più nel suo<br />

angolo a parlare da solo.<br />

Giusy: prende voti alti perché studia di più.<br />

Gabriele: viene più ai compleanni. Io scherzo sempre<br />

con lui.<br />

Giulia: va alle case degli altri a giocare e a studiare.<br />

Per...corsi<br />

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21<br />

Rossana: si è sciolto un po’ di più. Ha meno paura di<br />

farsi toccare.<br />

Marco: è più generoso. Scambia la merenda con noi.<br />

La sua intelligenza è più evidente. Ci ha invitato al<br />

suo compleanno ed era la prima volta che lo festeggia<br />

con noi. Ha capito come è fatta la scuola<br />

Da una situazione difficile di chiusura<br />

come si passa ad aprirsi<br />

Antonio G.: l’ho riconosciuto come amico durante<br />

un Punto di Ascolto.<br />

Giusy: ha partecipato ai Punti di Ascolto prima<br />

con nonna Rosa e poi con i suoi genitori, con la sua<br />

famiglia.<br />

Michela: nella sua famiglia il padre non lo assilla più<br />

sui compiti e su come si comporta a scuola.<br />

Giulia: nella sua famiglia gli danno un po’ più retta.<br />

Antonio L: no, faccio ancora tutto da solo. Vorrei<br />

essere aiutato nelle cose più difficili. Mi è difficile<br />

salire sui gradini del camion.<br />

Giulia: il suo corpo è imbalsamato ancora come<br />

quando non riusciva ad accendere il computer.<br />

Antonio P: è cambiato perché anche noi amichetti<br />

gli diamo più attenzione. Quando è venuto a casa<br />

mia io l’ho aiutato molto anche nei compiti. A casa<br />

mia ci sono tanti animali che a lui piacciono tanto e<br />

ci siamo divertiti perché abbiamo giocato.<br />

Tutti: ha partecipato ai gruppi teatrali che facciamo<br />

nelle case e a scuola.<br />

Michela: nei Punti di Ascolto quando facevamo<br />

teoria su di lui e quando io ho iniziato ad abbracciarlo.<br />

Giulia: lo abbiamo tante volte stimolato con degli<br />

schiaffetti.<br />

Marco e Michela: quando nel Punto di Ascolto lo<br />

abbiamo fatto piangere tanto.<br />

Ester: durante la supervisione di coppia a casa della<br />

maestra Sabrina. A casa della maestra, loro stavano<br />

separati e allora noi abbiamo chiamato Franco e lui<br />

ha detto le cose alla maestra Sabrina. Lui le ha detto<br />

che lo assillava perché mangiava solo le cose fritte<br />

della mamma. Poi, la maestra Sabrina ha detto a<br />

Franco che era come Antonio L. che era chiuso come<br />

lui. Poi Franco ha detto che Antonio L. e lui volevano<br />

dire una cosa. Ha detto che loro si volevano mettere<br />

seduti per terra e che si volevano far abbracciare da<br />

tutti. Noi ci siamo tutti buttati addosso ad Antonio<br />

L. e a Franco. Poi , la maestra Sabrina ha letto una<br />

cosa della maestra Nicoletta di Ancona che aveva<br />

fatto fare i pensieri musicali e la maestra Sabrina le<br />

ha detto ciò che faceva con noi.


Gabriele: Franco stava sempre solo nella sua casetta<br />

immaginaria e che era uguale ad Antonio L., ora<br />

deve un po’ uscire da questa casetta e deve stare un<br />

po’ più fuori.<br />

Michela: io ho condotto e abbiamo cercato di<br />

risolvere. È servito quando Franco ha detto che lui<br />

ed Antonio avevano una casetta immaginaria.<br />

Antonio L: quel giorno, a casa tua, mi avete fatto<br />

migliorare molto perché ho capito che bisogna<br />

sempre essere disposti a dire quello che penso.<br />

Michela: ho capito che tu vuoi cacciare le cose fuori<br />

mentre Franco ha bisogno di stare nella sua casetta<br />

e riflettere.<br />

Teoria Globale<br />

Sabrina: Ascoltate, bambini, la supervisione è un<br />

“vedere dall’alto” la propria situazione, aiutati da<br />

altri. Per chi vive la cosa, è difficile poter osservare<br />

ciò che succede nella propria vita, così si chiede agli<br />

amici, alla rete di persone che gli sono vicine, di dire<br />

qualcosa su di lui e sui suoi cambiamenti. È un aiuto<br />

che si dà per fare un po’ il punto della situazione e<br />

per vedere quali sono le prospettive future.<br />

Il mio intervento finale serve solo per sottolineare<br />

una cosa che voi avete già capito: non si giudica il<br />

compagno che è “supervisionato” perché le cose che<br />

ha Antonio le abbiamo anche noi come ci mostra la<br />

storia di Francesco, mio marito, raccontata da Ester.<br />

Anche Maria si isola e fa difficoltà ad inserirsi nella<br />

classe perché si sente una alunna diversa da voi tutti.<br />

Inoltre, cercherò di raccogliere le cose che voi stessi<br />

avete detto. Non ce ne sarebbe neppure bisogno<br />

perché siete stati molto bravi e avete partecipato con<br />

molta serietà a questo momento di crescita.<br />

La situazione di Antonio era una situazione molto<br />

difficile. Io ho sempre detto che era un bambino<br />

molto intelligente, ma nessuno ci credeva. È arrivato<br />

a scuola in prima chiuso molto in se stesso, senza<br />

nessuna voglia di aprirsi all’esterno. Ricordi Antonio,<br />

non mangiavi neppure! E io ti davo le briciole della<br />

merenda proprio come si fa con un uccellino!<br />

Era anche per dirti che io credevo molto nelle tue<br />

capacità e il “cibo” di cui avevi bisogno te lo avrei<br />

dato io. Proprio come faccio con ognuno di voi!<br />

La maestra Sabrina non ha preferenza e, quando<br />

qualche genitore le ha detto questo, è rimasta molto<br />

male! Posso avere delle simpatie o posso elogiare la<br />

capacità teorica di Michela, ma è solo per dire che<br />

tutti possono diventare come Michela!<br />

Avete descritto molto bene come era Antonio, è<br />

Per...corsi<br />

torna all’indice<br />

22<br />

inutile ripetermi però devo dire che anche la sua<br />

famiglia non mi aiutava, dicevano che Antonio era<br />

così perché era piccolo e che, crescendo, avrebbe<br />

risolto i suoi problemi! Anzi, i problemi non li<br />

vedevano neppure addossando la colpa alle maestre<br />

dell’asilo che “non avevano saputo prenderlo” con le<br />

maniera giuste!!<br />

Generalizziamo: quando ci sono queste situazioni,<br />

è inutile darsi la colpa l’un l’altro, è importante<br />

vedere che cosa si può fare! Oggi giorno sbagliamo<br />

tutti: genitori, insegnanti, perché viviamo in un<br />

cambiamento radicale della situazione dell’uomo.<br />

Stiamo vivendo una pagina importante di storia,<br />

ma non ce ne rendiamo conto perché la viviamo e<br />

nessuno ce lo dice! La storia non è solo quella che<br />

studiamo ma è anche quella che “vediamo” e che<br />

viviamo. Ecco perché facciamo “il diario di bordo”,<br />

quella è la nostra storia! La storia siamo noi! Non<br />

esiste in astratto.<br />

Detto questo: non si parla di colpe ma di una<br />

mancanza. Mancanza di cosa? Di un punto di vista<br />

più globale che vi fa andare oltre la storia e più in<br />

profondità per vedere, osservare, la vita. Questa è la<br />

teoria in cui voi siete già abbastanza bravi!<br />

La teoria ti fa dire: non è colpa delle maestre, non<br />

è colpa di nessuno, ma che cosa si può fare? Così,<br />

piano piano con Antonio, ma con ognuno di voi, è<br />

stato fatto il tentativo di farvi crescere in maniera più<br />

intera. Abbiamo preso Antonio come esempio, ma<br />

ciò che è stato fatto per Antonio è servito a tutti noi.<br />

O no?<br />

Prima di tutto ci sono io, formata al Metodo alla<br />

Salute creato da Mariano che mi aiuta ad andare un<br />

po’ oltre la storia. Se non avessi avuto questa strada<br />

non avrei mai potuto aiutare Antonio o ognuno di<br />

voi. Mi sarei fermata a dire: “Quel bambino ha questo<br />

problema, ci vuole il sostegno!” e poi?<br />

Quando la situazione di Antonio si è sbloccata?<br />

Quando Antonio si è ricoverato, i genitori si sono<br />

spaventati e hanno ricorso al Punto di Ascolto che<br />

non è solo per Antonio che ha qualche problema,<br />

ma per tutti quelli che vogliono crescere nella loro<br />

salute. Prima ancora Nonna Rosa ha fatto strada. Ci<br />

ha creduto in me! Per cui, io vi posso aiutare tanto<br />

ma, se si coinvolgesse qualcuno della vostra famiglia,<br />

sarebbe molto meglio perché vi darebbe la spinta per<br />

fare di più e crescere ulteriormente. Purtroppo molti<br />

genitori non ci credono ancora e alcuni vi mandano<br />

soli, ma è già molto buono!! Avete visto Michela?<br />

E Giulia? In una volta che è venuta è maturata<br />

tantissimo!! Sono i miracoli della vita!


Nonostante il lavoro fatto in classe Antonio<br />

migliorava poco perché non c’erano i suoi genitori.<br />

Appena loro sono venuti e mi hanno dato l’ok anche<br />

per dinamiche un po’, diciamo così, dolorose, lui è<br />

migliorato tantissimo e voi ne avete evidenziato gli<br />

aspetti. Dinamica significa "forza vitale” non è una<br />

cosa brutta, ma è bella anche se un bambino poi<br />

piange perché quel dolore ce lo aveva dentro.<br />

Dopo essere stati nella propria casetta, Gabriele,<br />

è importante far uscire il proprio dolore! Poi, puoi<br />

tornare nella tua casetta per riflettere, ma ci vuole<br />

anche un po’ di dolore che deve emergere!<br />

In questo cambiamento sono stata importante io,<br />

nonna Rosa e i suoi genitori ma tantissimo anche<br />

voi! Vi siete immersi molto nella sua vita, iniziando<br />

da Antonio G. che lo ha scelto come amico davanti<br />

a tutti durante l’Unità Didattica della Piramide in<br />

biblioteca. È stato importante Antonio P. che ha<br />

condiviso il suo amore per gli animali invitandolo<br />

addirittura a casa sua per fare i compiti, ma anche<br />

per giocare. È stata importante Michela che ha<br />

iniziato ad abbracciarlo senza pensare che era<br />

un maschietto e gli infondeva coraggio tastando<br />

ogni giorno la morbidezza del suo corpo. È stata<br />

importante Giulia che lo ha visto come un fratellino<br />

piccolo da difendere. Ester con la sua dolcezza gli ha<br />

fatto capire in mille modi quanto gli vuole bene e<br />

ha messo anche la loro foto da piccoli sul “diario di<br />

bordo”. Speriamo anche che Raffaele si renda conto<br />

che tutti vogliono bene anche a lui!<br />

Poi lo hanno aiutato i Punti di Ascolto fatti in classe,<br />

chi non ha tratto beneficio da questo? Solo Giusy<br />

ha detto che non gli sono<br />

serviti, questo può essere!<br />

Non tutto serve a tutti!<br />

Anche aprire la mia casa<br />

a lui, gli è servito tanto.<br />

Non è scontato che una<br />

maestra trascorra anche<br />

il sabato pomeriggio con<br />

i suoi alunni, però per<br />

me è una cosa bella anche<br />

perché io sono sincera e,<br />

voi lo sapete, quando non<br />

ho voglia oppure ho da<br />

fare altre cose, ve lo dico e<br />

nessuno si offende!<br />

Proprio per la mia<br />

apertura Antonio ha<br />

capito che è importante<br />

parlare e lo sta facendo!<br />

Per...corsi<br />

torna all’indice<br />

23<br />

Vedete quanti cambiamenti? E pensate che tutto<br />

questo non sia servito anche a me o a Cristian?<br />

Cristian si sta sbloccando! Ve lo dico io! E ora<br />

dobbiamo concentrare tutto il nostro “potere vitale”<br />

anche su di lui!!<br />

Forse perché mi sento di aver trovato la chiave di<br />

accesso per comprenderlo attraverso le sue doti di<br />

“elettricista” ma, vi assicuro, che se la mamma o il<br />

padre o la sorella venissero ai Punti di Ascolto, i salti<br />

che farebbe Cristian sarebbero da paragonare solo a<br />

quelli di una cavalletta.<br />

Ciò che abbiamo fatto per Antonio, è servito a tutti,<br />

ne siete convinti? Antonio ha tratto nella rete anche<br />

Antonio P. che si è immerso tanto per via del gattino.<br />

Non è un dolore semplice da affrontare e lui ha<br />

trovato una rete di persone che lo ha ascoltato e lo<br />

ha consolato.<br />

Non è facile trovare a scuola un ambiente devoto per<br />

queste esigenze che, agli occhi degli adulti, a volte<br />

sembrano sciocchezze!<br />

Concludo dicendo che non è facile fare dei<br />

cambiamenti in profondità per un bambino come<br />

per un adulto, ma ciò è possibile. Basta volerlo. Vi<br />

ricordate di Giusy disse che non voleva superare la<br />

paura dei cagnolini e io l’ho rispettata!<br />

Vedete ora Antonio sorride anche? E che occhi?<br />

Aperti e felici! A proposito, vedete, Antonio ora sta<br />

anche aiutando il suo cuginetto Vincenzo! Vedete che<br />

catena di cambiamenti? Beati quelli che crederanno<br />

senza vedere! Oggi è difficile vedere, figuriamoci<br />

credere!!


Lettere<br />

A volte sono scritti aperti a tutti, a volte le indirizziamo ad una persona ben precisa ma, di sicuro,<br />

richiedono una profonda riflessione con le nostre profondità che sono sacre, e quindi<br />

meritano ascolto.<br />

a mia madRE<br />

Monica Glorio<br />

Il tuo vuoto mi ha riportato al mio e<br />

alla mia sete di fusionalità materna<br />

Cara mamma,<br />

vorrei dirti e scriverti tante cose ma so che gli<br />

psicofarmaci che prendi formano una barriera<br />

invisibile che fa rimbalzare indietro tutto, quindi le<br />

emozioni, le gioie le tenerezze non sai cosa siano.<br />

Persino le parole di una figlia che ti ha sempre voluto<br />

bene ti sono rimbalzate ovunque, tranne che dentro<br />

di te.<br />

Anche questa lettera potrebbe rimbalzare, magari<br />

nell'immondizia come hai fatto per tante cose mie,<br />

quindi ho deciso di scriverla a te ma di spedirla a<br />

Limax.<br />

Ti vergogni di me, non hai mai provato la vera<br />

gioia di avere una figlia, ma il rifiuto è stato cosi<br />

forte da farti sentire<br />

addirittura vergogna<br />

di me.<br />

Se guardi in alto non<br />

vedi l'azzurro del cielo<br />

ma la nuvola nera, che<br />

sarei io e allora non è<br />

meglio ammettere che<br />

la vergogna ha una tua<br />

antica origine?<br />

Nel mondo contadino<br />

non era uno scandalo<br />

avere un padre che di<br />

forza veniva portato<br />

continuamente al<br />

manicomio?<br />

Quanti anni sono<br />

che aspetti che i<br />

tuoi psicofarmaci ti<br />

"guariscano"?<br />

Mi ricordo che da<br />

bambina aspettavo<br />

torna all’indice<br />

24<br />

che guarissi ma quel giorno non arrivava mai e la<br />

terapia non finiva mai e io vivevo con il terrore della<br />

tua morte.<br />

Qualche giorno fa mi hai abbracciata e sono rimasta<br />

sorpresa perché non l'hai mai fatto con me ma solo<br />

con Elettra; ti ho sentita aggrappata a me...<br />

Tra le mie braccia c'era una persona vuota, senza<br />

niente dentro, tenuta in piedi dagli psicofarmaci.<br />

Questo vuoto mi ha riportato al vuoto che hai<br />

lasciato dentro di me e al sentirmi figlia assetata di<br />

fusionalità materna. Il tuo vuoto mi ha riportato alla<br />

realtà e al mio vuoto.<br />

Cara mamma perdono il tuo vuoto e quello che hai<br />

creato in me, ma quello che non accetto è il tuo voler<br />

essere comoda, ferma e cattiva.<br />

Per questo, come ti ho già detto, mi tiro fuori dalle<br />

tue dinamiche irrisolte della famiglia d'origine e<br />

acquisita, finalmente sto cercando una fusionalità,<br />

ma con me stessa.<br />

Cara mamma, la vera vergogna è fare una vita penosa<br />

come la tua.<br />

Tua figlia Monica<br />

Arcobaleno per Lara - Nicola


Ti aUGURo di<br />

SENTiRTi UNa<br />

PRiNCiPESSa,<br />

UNa doNNa di<br />

vaLoRE<br />

E di aFFidaRTi<br />

PRima di TUTTo<br />

a TE STESSa<br />

Sandra Recchia<br />

Cara Cindy,<br />

sei stata una bambina vitale e spiritosa e credo che<br />

le tue qualità non siano state valorizzate abbastanza,<br />

anzi alcune tue caratteristiche hanno “scomodato”<br />

e non state comprese da chi doveva accompagnarti<br />

nella crescita.<br />

La tua adolescenza è stata tormentata, travagliata<br />

e i tuoi rifugi sono stati la musica classica, la<br />

letteratura e il cibo, ma non hanno placato la<br />

tua rabbia, le tue paure e i tuoi desideri.<br />

Ti stavi allontanando sempre dal tuo corpo<br />

e non vivevi.<br />

Grazie all’incontro con Raffaele e alla<br />

conoscenza del Metodo alla Salute, ti sei<br />

rimessa in gioco.<br />

Spinta da Mariano e da tanti<br />

accompagnatori devoti, hai espresso<br />

tutta la rabbia e il dolore che provavi,<br />

ti sei sputtanata e sei stata coraggiosa.<br />

Anche il nostro rapporto è cresciuto:<br />

da un rapporto asimmetrico siamo<br />

diventate sorelle alla pari e ci ha<br />

liberato.<br />

Ho vissuto insieme a te i tuoi<br />

cambiamenti, le tue difficoltà e ti<br />

ammiro per il tuo coraggio e la tua<br />

determinazione. Per me sei una persona<br />

significativa, l’anno scorso sei stata molto<br />

generosa e ti ho sentito vicina in una fase<br />

delicata della mia vita.<br />

Hai intrecciato relazioni profonde con tante<br />

persone e ti sei radicata nel territorio marchigiano,<br />

impegnandoti all’interno dell’Associazione, nel tuo<br />

lavoro e soprattutto per il Blog.<br />

La tua specificità sta venendo sempre più fuori e ne<br />

Lettere<br />

torna all’indice<br />

25<br />

gode anche chi ti sta vicino.<br />

Sei stata vista molto per il tuo maschile, la tua grinta<br />

e la tua capacità di “bombardare” le situazioni che<br />

sentivi ferme, ma credo che spesso questo ti abbia<br />

portato ad uscire fuori di te, spendendo tante energie<br />

per essere riconosciuta dagli altri.<br />

Invece tu hai un bellissimo femminile, accogliente e<br />

materno, che deve partire più dai tuoi bisogni, dai<br />

tuoi sogni.<br />

Sei una Donna bella e profonda che nasconde una<br />

tenera dolcezza.<br />

Per tutto questo da oggi ti auguro di sentirti una<br />

Principessa, una Donna di valore e di affidarti prima<br />

di tutto a te stessa, con la tua crescita e la strada<br />

ancora da percorrere, e di sentire accanto a te tanti<br />

compagni di viaggio.<br />

Ti voglio tanto bene.<br />

Buon compleanno sorellina!!<br />

Sara Manenti


UN CammiNo LENTo<br />

CHE Si aFFRoNTa<br />

GioRNo doPo<br />

GioRNo<br />

Davide Fontolan<br />

Il processo di salute deve utilizzare<br />

canali nuovi, più vicini ai codici della<br />

vita<br />

Ho letto oggi la petizione e la tua lettera Mariano e mi<br />

rendo conto che la vita oggi sta diventando un affare<br />

economico e non un cammino per ricongiungersi al<br />

proprie radici e a quelle degli esseri e della terra.<br />

La prima volta che ho fatto la visita al centro sono<br />

stato colpito positivamente dentro quella stanza da<br />

te.<br />

Tu neanche te ne ricorderai ero con mia mamma<br />

attorno al 2006, però di fatto sono tornato il<br />

giorno stesso a Padova perché stavo bene nelle mie<br />

dipendenze, pensavo che il centro fosse un luogo<br />

piatto.<br />

Tre o quattro anni dopo ho rivisto Chiara abbiamo<br />

cominciato a frequentarci e lei si è messa subito in<br />

trincea, è venuta con me fino a Foggia (nell’Aprile<br />

del 2010), li sono riuscito a stare tutta la settimana,<br />

tirando fuori il giorno del bilancio le mie difficoltà<br />

affidandomi al gruppo.<br />

E’ cominciato il mio cammino verso la salute che<br />

tuttora è all’inizio.<br />

Il Metodo non mi ha promesso pillole magiche con<br />

guarigioni miracolose, ma mi ha fatto capire che la<br />

vita si affronta giorno dopo giorno e se muovo un<br />

piccolo passo è significativo.<br />

Affrontare l’inedito, rendersi liberi.<br />

La psichiatria tradizionale a mio avviso ha dei limiti.<br />

Non va a curare l’origine del disagio. Oltre a quello,<br />

una visita di 30 minuti una volta ogni due settimane<br />

non può bastare per qualcuno che poi si rintana nella<br />

sua qual che sia fortezza-disagio senza realmente<br />

essere capito; a mio avviso non è una soluzione che<br />

porta verso la salute.<br />

Trenta giorni in presidio ospedaliero prendendo<br />

le medicine, che possono servire nel momento del<br />

bisogno, ma che di fatto non curano bensì tappano<br />

pezzi di vita che dovrebbero essere capiti. Si è<br />

rinchiusi in un luogo dove è privata la libertà, quasi<br />

Lettere<br />

torna all’indice<br />

26<br />

dovessi purgare per il tuo star male; bisogna capire<br />

che non è una soluzione, ma un palliativo che oggi,<br />

nel <strong>2012</strong>, dovrebbe essere superato.<br />

Comunque io non sono incazzato, pur avendo subito<br />

7 ricoveri, mi dispiace che non si riesca<br />

a capire che il processo di salute deve utilizzare canali<br />

nuovi, più vicini ai codici della vita.<br />

Io Mariano ti voglio bene, per quello che sei.<br />

Nuvole<br />

A MALATIA E TUTTE<br />

QUANTE<br />

Ma che è succieso sta<br />

proprio cagnanne o<br />

munno<br />

Mo ce steveno sold, salut e tanta brava<br />

gent.<br />

Oggi o vere nu se capisce chiu’ niente.<br />

Nu sacco e famiglie sotto e ncoppe, figli<br />

malati, tutti tutti quanti<br />

Viecchie, giuvane , zetelle e mmaretate .<br />

E’ o vere è na tempesta che mo’ s’e<br />

scatenata.<br />

Sentit a me, mo achella figlia vost, a<br />

cchiu’ bella, si proprio a chella<br />

Primm che se votte a coppe a loggia,<br />

ambress ambress facite e valigia e<br />

accumpagnatela a Foggia.<br />

La’ sicuramente capite a’malatia trasenne<br />

rind o munn.<br />

Però tu suoffre, pecchè t’adda calà fino a<br />

nfunn.<br />

T’aiuta nu miereco piccerillo ca te porta<br />

chianu chianu<br />

Ma nun te preoccupà ca si a paura te<br />

piglia, sicur, sicurament, chille te tratta<br />

meglio e na figlia.<br />

Po nu poco a vote te accuorge che stai<br />

meglio e si tu cagne chianu chianu<br />

Arriv assaie, assaie luntan.<br />

E vicina te si te vuote o vir semp, oillan<br />

oì ce sta Marian.<br />

Mimmo Ambrosio


LETTERa<br />

da UN FiGLio<br />

ad UN FiGLio,<br />

PER PadRi CHE<br />

dESidERaNo<br />

diSCENdENza<br />

mETaSToRiCa<br />

Raffaele Cimetti<br />

La mia esperienza di figlio è stata<br />

pessima,<br />

Caro Riccardo,<br />

quello che hai scritto è molto bello rispetto alla crescita<br />

che dei padri di <strong>Nuova</strong> <strong>Specie</strong> possano-possiamo<br />

raggiungere. Forse come ben sai la mia esperienza<br />

di figlio è stata pessima, soprattutto con la figura<br />

del padre. Mio padre mi ha rifiutato dal momento<br />

in cui mi ha concepito e questa è una sensazione<br />

talmente forte dentro la mia vita che ancora non<br />

riesco a sciogliere completamente. E’ come se questo<br />

rifiuto mi avesse fatto aggrappare alla vita ma senza<br />

avere il tempo e la possibilità di costruirmi la mia<br />

vera identità a partire da quello che realmente sono.<br />

Durante la dinamica del “tradimento” in grotta di<br />

Silvio, Mariano mi disse che mio padre era dentro<br />

di me giù, giù e che ancora tendevo a difenderlo.<br />

Io non mi rendevo conto di questo e forse ancora<br />

non me ne rendo conto completamente. Pensavo di<br />

aver rimosso mio padre eppure cercavo in fondo in<br />

fondo quel padre semplicemente devoto che descrivi<br />

tu. Ma non poterlo avere ti genera rabbia. Per me<br />

era rabbia affogata, repressa. Quando ho toccato con<br />

mano questa consapevolezza mi sono reso conto di<br />

quanta tristezza era inzuppata la mia vita e di quante<br />

carezze e carenze era stato privato il mio corpo. Mi<br />

sono sentito un coglione ed ho provato a ripartire da<br />

quello che ero. I diritti li difendo per gli altri perché<br />

in fondo in fondo non riesco a trovare quel giusto<br />

riscatto per le carenze che ho subito e a difendere<br />

completamente i miei. Io che non riuscivo nemmeno<br />

a pronunciare la parola “papà” fino a pochi anni<br />

fa, perché non l’avevo mai pronunciata. Era come<br />

affrontare un mostro ogni volta che lo dovevo fare.<br />

Alle elementari quando ci facevano leggere davanti a<br />

Lettere<br />

tutti a rotazione per me era una tortura, specialmente<br />

quando le letture erano riferite alla famiglia, la sola<br />

idea di incontrare la parola “papà” mi creava disagio<br />

e più mi concentravo pensando alla parola successiva<br />

più leggevo male, più mi accartocciavo e più leggevo<br />

male e più facevo brutta figura. Mi stancava.<br />

torna all’indice<br />

27<br />

Ogni volta che devo affrontare gli<br />

adulti è come se dovessi affrontare<br />

mio padre<br />

Mi è capitato anche qualche mese fa. Sono andato<br />

dal perito dell’assicurazione del palazzo e prima di<br />

entrare negli uffici ho dovuto fare tutto un rito di auto<br />

rafforzamento dandomi coraggio, preparandomi<br />

il discorso e alla fine non c’era nemmeno. Sono<br />

uscito dagli uffici che puzzavo. Avevo sudato e<br />

mi ero messo in uno stato di sofferenza per una<br />

cazzata, per il semplice fatto che dovevo affrontare<br />

un padre. In macchina mi sentivo una merda, un<br />

fallito, inconcludente. Mi sono chiesto ma cosa mi<br />

sta succedendo? E poi mi è venuto in mente quel<br />

testa di cazzo di mio padre e quando mi trovo in<br />

difficoltà a volte dico: ma dove cazzo sei e dove cazzo<br />

sei stato? Anche affrontare Vendola per me è stato<br />

dispendioso. Perché queste situazioni mi riportano<br />

a quando dovevo affrontare mio padre. Era un<br />

tutt’uno di sofferenza fisica, desideri, angoscia,<br />

paura. Il cuore mi si accelerava e me lo sentivo in<br />

gola. Quando una cosa ti manca parecchio la desideri<br />

dal profondo e non la sai riconoscere nel profondo<br />

perché nel profondo sei stato deluso, ferito, tradito,<br />

abbandonato. Proprio l’incontro con Vendola dei<br />

giorni scorsi mi ha riportato ad un episodio, l’ultimo<br />

incontro diretto che ho avuto con mio padre. Mi ero<br />

appena diplomato. Avevo deciso di andare a studiare<br />

a Perugia o ad Urbino all’Università. Il problema<br />

era la povertà-precarietà che non mi permetteva<br />

di uscire fuori di casa con sicurezza-serenità per<br />

poter affrontare le spese universitarie. Decisi anche<br />

spinto da mia madre che mi aizzava ma non mi<br />

accompagnava di chiedere aiuto a mio padre. A<br />

Maria (mia madre) forse le faceva comodo quando le<br />

riportavo la mia delusione (che nemmeno ascoltava<br />

profondamente) perché la rafforzava dicendo che<br />

mio padre era un porco senza rendersi conto che in<br />

fin dei conti giudicava anche mio padre e in piena<br />

adolescenza è un aspetto pesante. Decisi comunque<br />

di affrontare mio padre e di chiedergli se mi avesse<br />

aiutato economicamente a sostenere l’Università. Mi<br />

ricordo ancora l’espressione, mi disse: scherzi, per la


cultura, io ci tengo alla cultura. Non mi fece festa per<br />

il fatto che mi ero diplomato, non sentii nessun tipo<br />

di attaccamento, appartenenza. Mi disse che ci teneva<br />

alla cultura, lui che era abbastanza cafone e che mi<br />

avrebbe aiutato, ma come? Mi diede duecento mila<br />

lire e due buoni trentennali, uno da cinquantamila<br />

lire e uno da centomila lire che mi avevano messo da<br />

parte quando ancora vivevano insieme con Maria.<br />

Erano buoni che tra l’altro ci aveva rubato quando<br />

si separarono. Non capii cosa mi aveva promesso e<br />

qual era il suo impegno nell’aiutarmi realmente.<br />

Una cappa che ti avvolge<br />

E’ come se volessimo regredire e non percepiamo<br />

più qual è la finzione e qual è la realtà. Cosa avevo<br />

ottenuto da mio padre? I mesi successivi passarono<br />

ma non mi è mai arrivato una lira di aiuto da mio<br />

padre. Dopo un po’ di mesi ebbe il coraggio di<br />

chiamare ai collegi lasciando detto a un mio amico<br />

se gli potevo spedire il certificato di frequenza<br />

perché gli serviva per incassare gli assegni familiari<br />

in Svizzera. Mi ricordo che Vincenzo Nanni mi<br />

disse: ha chiamato tuo padre ha detto se gli puoi<br />

spedire il certificato. Aveva chiamato mio padre che<br />

in quattro anni non ha mai più chiamato e le sere<br />

sentivo il telefono del blocco squillare e la voce di<br />

altri padri. Quando non hai niente impari a fare con<br />

quello che hai e ti illudi di quello che non hai. Fece<br />

intervenire addirittura un vicino di casa, finanziere a<br />

Pesaro, attraverso la suocera impiegata alla casa dello<br />

studente. Nonostante tutto, ogni tanto mi sognavo<br />

che qualche volta si fosse fermato ad Urbino salendo<br />

Lettere<br />

torna all’indice<br />

28<br />

in Svizzera. Erano quei sogni che fai molto prima di<br />

quelli ad occhi aperti perché c’è una censura dentro<br />

di te severa che te li blocca. Che cazzo sogni? Certe<br />

emozioni quando non le hai potute vivere diventano<br />

pericolose, le desideri ma è come desiderare ciò che<br />

non conosci. Io sono orfano di tanti vissuti e mi<br />

piacerebbe imparare a vivermeli.<br />

Ti auguro di realizzare-costruire un<br />

progetto in cui si possa scambiare<br />

quel senso paterno che descrivi<br />

Mi dicono che ho un grande paterno e questo fatto<br />

un po’ mi dà sicurezza e un po’ mi dà fastidio. Il mio<br />

paterno è anche sincero perché sono una persona<br />

devota e sincera ma è anche una soluzione. In<br />

mancanza di esempi è difficile credere fino in fondo<br />

di essere esempio. Caro Riccardo, non so perché<br />

ti ho scritto queste cose. Ti auguro di realizzarecostruire<br />

un progetto in cui si possa scambiare quel<br />

senso paterno che descrivi e che umanamente tutti<br />

dovremmo assaporare e fare assaporare. Con piacere<br />

come dici tu, con gioia e festa. Tanta festa, per i<br />

figli che sono la discendenza metastorica. Io sono<br />

fiducioso per il tuo progetto. Sono fiducioso e spero<br />

di esserci. La vita, le nostre vite sono tagliate, assetate,<br />

bloccate, tritate. Eppure come ci insegna Mariano la<br />

metastoria è padre e madre della nostra importanza.<br />

La storia è una parte di questa importanza ma il più<br />

delle volte ci viene posta e fatta vivere al negativo.<br />

Ma la metastoria sa festeggiare. Ti auguro tanta<br />

metastoria.


Solitudini<br />

Il blues della lumaca, Il lamento dell’anima ferita.<br />

Un canto solitario che si leva dal profondo e che parla di rabbia e di dolore.<br />

Come il coyote, anche la lumaca sale sulla rupe e affida alla luna il proprio canto. Ascoltare il proprio<br />

negativo è il primo passo per andare oltre. Dove? ...<br />

Verso il prossimo blues!!<br />

La RaBBia NoN<br />

ESPRESSa di UNa<br />

BamBiNa<br />

Benedetta<br />

In pochissimo tempo mi sono sentita<br />

di nuovo bambina, fragile e incredula<br />

di ciò che stava accadendo a me<br />

Inizio dalla fine.....<br />

"Ieri, una passeggiata, il cimitero, Renato, la sua<br />

voce, il racconto, il corridoio, la paura, il desiderio,<br />

la lapide, la foto sbiadita, il nodo, di nuovo la paura,<br />

la pancia, l'accompagnamento, Renato, Nonno,<br />

Arturo, la bambina, la morte, l'abbandono, io e il<br />

mostro, io e l'affetto, io e un uomo, io e l'amore, io e il<br />

desiderio, la delusione, il dolore, le lacrime, il silenzio<br />

soffocato, l'infanzia tradita, la morte in agguato, la<br />

rabbia repressa, io e i suoi occhi, io e il terrore, io<br />

e l'ingiustizia, io e i ricordi più vivi dell'infanzia, la<br />

violenza...la rabbia espressa di una bambina, quella<br />

espressa di una donna, la fatica, e di nuovo tanto<br />

dolore.<br />

Ricordi non più sbiaditi, ma rubati e rapiti da un<br />

dolore che per trent'anni hanno cancellato e non<br />

vissuto la mia vita...ora la ferita è finalmente aperta e<br />

il dolore sta sgorgando liberamente. Non so cos'altro<br />

verrà fuori dal buio sotterrato insieme al suo corpo<br />

esanime quando avevo solo otto anni".<br />

E' così che ho vissuto due giorni fa quando ho deciso<br />

insieme all'aiuto amorevole di Renato di affrontare<br />

Arturo, il mio nonno paterno, e senza sapere cosa<br />

poteva accadere mi sono immersa in quel pozzo che<br />

durante il progetto Rainbow è riemerso più insistente<br />

e nitido.<br />

torna all’indice<br />

29<br />

Voglio scrivere perché sento che questo è anche il<br />

frutto che sto raccogliendo di tanto lavoro che ho<br />

fatto dentro di me soprattutto nell'ultimo anno.<br />

E' un nuovo inizio per la mia vita dove sento che<br />

posso cominciare a fidarmi un po' di più della figura<br />

maschile che per tanto, troppo tempo, ha tessuto le<br />

mie catene di desiderio-delusione-dolore.<br />

Le braccia di Renato mi sostenevano<br />

Il ricordo è riemerso all'improvviso, proprio davanti<br />

alla sua triste lapide che da più di sei anni non<br />

visitavo.<br />

In pochissimo tempo mi sono sentita di nuovo<br />

bambina, fragile e incredula di ciò che stava<br />

accadendo a me, a me e a lui, e a mio fratello Gabriele.<br />

Le braccia di Renato mi sostenevano e mentre le sue<br />

mani premevano sulla mia pancia i ricordi salivano,<br />

uno ad uno, senza più fermarsi...<br />

Sentivo la paura di cosa potesse venir fuori e mi<br />

fregavo con il mio razionale per non perdere il<br />

controllo, quel controllo che per tanto tempo mi<br />

ha permesso di non ricordare e di continuare a non<br />

vivere nella verità.<br />

L'affetto che sentivo per mio nonno era senza misura,<br />

questo è quello che inizialmente ho provato appena<br />

dinnanzi a lui.<br />

Lui era un uomo, e da bambina mi riempiva di mille<br />

attenzioni, in certi momenti la sua dolcezza mi rapiva<br />

da darmi uno sballo senza limiti.<br />

I suoi occhi tristi e profondi sono impressi dentro di me<br />

da sempre, le sue mani forti e decise ora le ricordo con<br />

un po' di terrore.<br />

Era un uomo fragile e aveva bisogno di me. La sua<br />

dolcezza all'improvviso diventava gelida e il suo<br />

sguardo cambiava e si faceva sempre più mostruoso.<br />

Io non potevo fermarlo, era troppo per me, piuttosto<br />

aspettavo che la sua ira si placasse per poi accogliere le<br />

sue lacrime di sofferenza nella mia pancia così piccola<br />

per ribellarsi, ma troppo grande per non perdonarlo.


Io ero il suo gioiello prezioso e segreto e nessuno mai<br />

avrebbe potuto portarmi via da lui. Io ci ho creduto, mi<br />

fidavo di lui, pensavo che non mi avrebbe mai tradita,<br />

che io e lui oramai eravamo una sola anima come lui<br />

spesso mi ripeteva.<br />

I giorni, i mesi, gli anni passavano e sentivo che il<br />

mio corpo non mi apparteneva più, che la mia anima<br />

l'avevo venduta al suo dolore, e che per sempre sarebbe<br />

stato così.<br />

Mi sono sentita soffocare non solo<br />

fisicamente<br />

Non so se ad un certo punto io abbia deciso di morire<br />

perché a poco meno di quattro anni ci fu un episodio<br />

di soffocamento che durante la notte mi portò in uno<br />

stato di incoscienza totale dove gli stessi medici, da<br />

quanto raccontano i miei genitori, mi credevano con<br />

scarse possibilità di sopravvivenza.<br />

Il soffocamento è un sintomo che in tutti questi anni<br />

spesso torna a farmi visita, e il soffocamento è quello<br />

che io avrei voluto infliggere a mio figlio Ludovico,<br />

quando aveva appena qualche mese.<br />

Mi sono sentita soffocare non solo fisicamente ma<br />

anche in tutte le relazioni che ho avuto; ad un certo<br />

Solitudini<br />

torna all’indice<br />

30<br />

punto sentivo che stavo soffocando che dovevo in<br />

qualche modo ribellarmi; così è andata anche con<br />

Luca.<br />

L'altro sintomo forte è lo sporco, lo sporco che<br />

sentivo penetrare dentro di me, un corpo sporco<br />

che non sentivo più mio, lo sporco mi terrorizzava<br />

portandomi ad avere paura di me stessa. Il mio<br />

sporco poteva contagiare gli altri, mi sono sentita<br />

indegna, peccatrice e condannata a vivere in questo<br />

sporco.<br />

Sento che questo sporco ha cominciato ad ingigantirsi<br />

sempre di più con la presenza di una madre che ha<br />

racchiuso tutta la sua vita nei suoi dogmi religiosi,<br />

negandosi definitivamente il suo corpo e la sua<br />

sessualità.<br />

Sento che mio padre aveva, ha paura di me, della<br />

mia bellezza, del mio corpo, che a differenza di mio<br />

nonno lui si è negato il desiderio ancora prima di<br />

provarlo. Anche Luca sento che è entrato con me,<br />

nella mia sessualità in questo modo.<br />

Mi sono finalmente lasciata andare<br />

Valentino Pieroni<br />

La sua lapide mi osservava dall'alto e nonostante<br />

sentivo che alcune cose erano venute fuori, ho avuto


la sensazione di sentirmi di nuovo nel limbo...avevo<br />

bisogno di guardarlo negli occhi senza dover alzare<br />

la testa in segno di sottomissione, e così Renato ha<br />

avuto la prontezza di procurarmi un sostegno che mi<br />

portasse finalmente alla sua altezza.<br />

Da qui in poi non ricordo molto, le sensazioni si,<br />

quello ce le ho ancora vive.<br />

Appena Renato mi ha invitata a vomitargli anche<br />

il male che mi aveva fatto e a tirare fuori la rabbia<br />

che avevo, senza aver paura di perdere ciò che di<br />

buono c'era stato, è come se dentro di me è scattata<br />

una scintilla che ha messo in moto tutto il mare di<br />

emozioni che è seguito...<br />

Dopo l'ira e il dolore ho sentito la morte, e i conati di<br />

vomito l' hanno in parte fatta uscire.<br />

E' un inizio, un inizio importante a cui<br />

non credevo di poter attingere...<br />

Mi sono finalmente lasciata andare, il controllo e<br />

la paura si sono dileguate e la mia parte bambina,<br />

delusa e ferita è riemersa da un soffocamento che ha<br />

avuto vita per troppo tempo.<br />

Ora lui se ne sta li, solo, con la sua foto fantasma,<br />

l'unica in quel corridoio di morti oltre a quella della<br />

moglie che gli sta accanto, che sono state sbiadite dal<br />

sole...<br />

I suoi fiori finti, morti, li ho voluti togliere<br />

e gettare dentro un incavatura naturale del<br />

terreno a forma di bara che casualmente<br />

ho trovato mentre passeggiavo nelle mie<br />

colline marchigiane.<br />

Mio nonno mi lasciò presto avevo<br />

appena otto anni e oggi nel ricordarmi di<br />

quel giorno sento il dolore profondo di<br />

chi mi ha tradito lasciandomi da sola a<br />

rimarginare una ferita troppo profonda.<br />

Sento che nonostante le mie immersioni<br />

non sono riuscita del tutto a far sgorgare<br />

quel sangue di rabbia e dolore che non<br />

riuscivo a vedere, che forse non basterà<br />

tutto la vita o forse non è importante<br />

quanto io riesca a farlo, ma l'averlo fatto<br />

mi ha sicuramente alleggerita e ridonato<br />

un po' di ossigeno.<br />

La sensazione di rabbia mi ha<br />

accompagnata per tutta la giornata,<br />

ma sento anche di aver cominciato a<br />

perdonarmi-lo più in profondità.<br />

La presenza di Renato come padre,<br />

Solitudini<br />

torna all’indice<br />

31<br />

nonno, e compagno di viaggio mi ha permesso<br />

in questo ultime tre settimane di arrivare a ieri.<br />

Attraverso la paura, lo schifo, il desiderio che sentivo<br />

nei suoi confronti sono riuscita a rivivermi tutto quel<br />

dolore nascosto.<br />

Oggi mi sento un po' più donna e tutto questo sento<br />

che rimarrà dentro di me a vita.<br />

Sono profondamente grata a Renato che con amore<br />

e devozione non si è spaventato, e in questo tempo è<br />

riuscito a starmi accanto senza perdersi. Lo ringrazio<br />

per come è riuscito a stare in questo mio dolore e di<br />

come è riuscito ad accompagnarmi a scendere, a stare<br />

e poi a risalire con la sua profonda teoria. Mi sento<br />

più alla pari con la figura maschile, lo sporco è solo<br />

nostalgia e il desiderio di crescere nella relazione con<br />

il maschio è sempre più forte.<br />

Nel raccontarmi a Luca ho avuto molta paura, ma<br />

ho sentito di avergli fatto un regalo togliendo un<br />

altro velo che intralciava la nostra storia intrecciata<br />

e complicata.<br />

Ora posso dire che ho aggiunto un altro tassello<br />

alla mia storia di abbandono che sicuramente ha<br />

condizionato la relazione con mio padre... anche se<br />

quella è un'altra storia.<br />

Moise Kebe


aNSia<br />

PaURa<br />

CoRaGGio<br />

Federico Pierlorenzi<br />

Ho messo in atto l’unita di crisi nei<br />

confronti di mia madre<br />

Il mese di settembre si inserisce in un periodo di<br />

crescita per me più lungo. Da giugno in poi ho messo<br />

in atto l'Unità di Crisi nei confronti di mia madre,<br />

ovviamente grazie alla rete di <strong>Nuova</strong> <strong>Specie</strong> che mi<br />

accompagna. Ho già superato la "Distinzione" e la<br />

"Separazione" e ora sono nel pieno del "Decidere".<br />

In questo "Decidere" si sta evolvendo questo mese di<br />

settembre.<br />

La prima settimana è partita la convivenza 24<br />

ore su 24 con Luigi. In rapporto uno a uno mi sto<br />

sperimentando molto. Grande fatica.<br />

La seconda settimana ho fatto un'Intensiva a<br />

Cesenatico insieme a mia sorella maggiore e alla sua<br />

famiglia acquisita.<br />

Lì sono emerse molte parti anche dolorose. Al ritorno<br />

è continuata la convivenza stretta con Luigi e non<br />

ho ancora avuto modo di rivedere alcune delle cose<br />

emerse durante l'Intensiva. In compenso appena<br />

è tornata a casa, mia sorella è scoppiata con mia<br />

madre che ha innescato le solite vecchie dinamiche e<br />

ha usato la nostra terza sorella, che tra l'altro anche<br />

incinta, come cesso.<br />

Facendo così saltare anche il marito che ora è<br />

inviperito con me e mia sorella maggiore.<br />

Insomma, ora che sento il bisogno di essere<br />

accompagnato a vedere cose mie profonde, mi ritrovo<br />

ad accompagnare Luigi e a dover accompagnare la<br />

mia famiglia di origine.<br />

È da un po' di giorni che mi<br />

frulla in testa la domanda:<br />

"Ma perché ancora non<br />

riesco a tagliare fino in fondo<br />

questo cazzo di cordone<br />

ombelicale con mia madre?"<br />

Va bene, lei non ne ha la<br />

benché minima intenzione.<br />

Ma questo già lo sapevo ed<br />

ho iniziato comunque l'Unità<br />

di Crisi nei suoi confronti.<br />

D. Quitadamo<br />

Solitudini<br />

torna all’indice<br />

32<br />

Ma perché non riesco a tagliare fino<br />

in fondo questo cazzo di cordone<br />

ombelicale…<br />

Poi oggi mi è capitata un'emozione travolgente. Ero<br />

al parco del Cardeto con Luigi e con la famiglia di<br />

mia sorella maggiore al completo. Ritengo di essere<br />

stato un pessimo fratello, ma come zio me la cavo alla<br />

grande. Lo posso dire perché il ritorno dei nipoti in<br />

tal senso è esplicito. Più che altro cerco di dare loro<br />

l'attenzione che io non ho mai ricevuto da piccolo.<br />

Non serve molto, basta uno sguardo occhi negli<br />

occhi, e cercare di trovare ed esplicitare un aspetto<br />

positivo dell'individuo che si sta guardando. Il resto<br />

viene da sé.<br />

Soprattutto con i bambini.<br />

Soprattutto se si stacca il razionale e ci si muove con<br />

la pancia.<br />

Fatto sta che mi trovavo con la nipotina di due<br />

anni in braccio davanti ad uno strapiombo per<br />

farle vedere il panorama. E dentro mi è salito il<br />

desiderio di buttarla giù nel vuoto. Va da sé che le<br />

voglio un bene dell'anima, e lei è affettuosissima<br />

nei miei confronti. Ma lo sconquasso emotivo di<br />

questi giorni e la frustrazione di non riuscire a<br />

trovare il tempo per rielaborarlo, sommati ai carichi<br />

che continuano a presentarsi all'orizzonte, hanno<br />

amplificato l'emozione distruttiva. Fatto sta che ho<br />

dovuto farla scendere dalle braccia e allontanarmi<br />

un po'. Inoltre lo squilibrio emotivo mi ha portato a<br />

reagire con Luigi in maniera aggressiva quando, per<br />

l'ennesima volta nel giro di pochi minuti, ha invaso<br />

il mio territorio senza preoccuparsi di nient'altro che<br />

di se stesso (grazie, non è un caso se ha l'etichetta<br />

dello psicotico!).<br />

L’ansia la paura e la rabbia<br />

alimentano il drago<br />

In definitiva però ho capito che non riuscirò mai a<br />

vedere ed accogliere davvero gli altri se prima non<br />

verrò visto ed accolto io. Purtroppo mia madre non<br />

lo ha fatto e continua a persistere sul non volerlo<br />

fare. Quell’ istante in cui ho sentito il desiderio di<br />

liberarmi di mia nipote, era probabilmente per<br />

prendere io quel posto che nessuno mi ha mai<br />

donato.<br />

E ora si spiega perché continuo a trovare compagne<br />

"sfracanate" alle quali faccio da padre con la speranza<br />

vana che loro mi facciano da madre!


Il tarlo che mi sta logorando l'anima è: se è vero<br />

che le relazioni si costruiscono in due, ora che so<br />

che il 50% che dipende da mia madre non c'è stato<br />

e tende a non esserci ancora, è possibile davvero<br />

riprendersi parti in profondità da altre "madri di<br />

<strong>Nuova</strong> <strong>Specie</strong>"? E se sì, quanto di quel 50% sarà<br />

possibile per me riprendermi? Riuscirò davvero a<br />

terminare questa Unità di Crisi e quindi a Crescere?<br />

Oppure sono condannato, come mi sbatte in<br />

faccia quotidianamente il povero Luigi, a rimanere<br />

incatenato su alcune parti all'unica donna che ha la<br />

chiave per liberarmi ma non ha intenzione di farlo?<br />

L'ansia, la paura, e la rabbia alimentano il drago che<br />

si fa strada dalle mie profondità, e attorno a me non<br />

vedo ancora luci.<br />

Asia - Dina<br />

Solitudini<br />

torna all’indice<br />

33<br />

Mi trovo un po' in un<br />

collo di imbuto, atteso<br />

e quindi ben accolto: a<br />

tappe distanziate ma<br />

intense prosegue un<br />

lavoro con mia madre: è tempo di<br />

riemergere continui di dolori e sentimenti<br />

anche amari, così come di<br />

incanti e sguardi infantili, rimossi<br />

dimenticati e sepolti da tantissimo<br />

tempo. Lentamente si riscopre chi<br />

sono. Le strettoie non sono comode,<br />

ma ti costringono a riscoprire<br />

tanto delle tue potenzialità di<br />

movimento e articolazione!<br />

Sempre più fortemente cambia<br />

lo sguardo sugli altri, facendomi<br />

scivolare le troppe e strutturate<br />

parole da un orecchio all'altro<br />

e lasciando che il mio sguardo,<br />

a volte un po' ebete in questo<br />

periodo, si appoggi sui loro bambini<br />

antichi e malamente sepolti,<br />

nel tentativo di ascolto di ciò che<br />

veramente vogliono e chiedono.<br />

E quanto a volte il mio bambino<br />

dentro vorrebbe litigare con loro!<br />

E quante volte il mio bambino<br />

dentro vorrebbe giocare con<br />

loro!<br />

I tanti bambini intorno, quelli<br />

anagraficamente tali, non concedono<br />

tregua anche in questo<br />

lavoro: comincio a rendermi<br />

conto di quanto sia veramente<br />

strana la home-life dell'anagraficamente<br />

adulto quando diventa<br />

genitore!<br />

Un bacio,<br />

Lele<br />

Nuvole


BRiLLaRE PER SE!<br />

Naima<br />

Non dovremmo mirare ad essere<br />

preziose stelle che illuminano gli altri<br />

ma umiliarci ad ascoltare di più<br />

Non dovremmo sprecare il tempo a scoprire tutte le<br />

verità, al fine di attivare sempre una reazione giusta,<br />

ma permetterci anche di sbagliare imparando da gli<br />

errori potremmo darci le risposte più impensate.<br />

Non dovremmo pensare di compiere gesti<br />

straordinari, ma capire perché vogliamo ottenere<br />

i consensi dall’esterno, perché siamo bloccati e<br />

fuggiamo quando l’esterno ci obbliga ad osare, a<br />

crescere e assumerci le nostre responsabilità.<br />

Perché ci fa stare male una dinamica e ci spaventiamo,<br />

la evitiamo con mille scuse, anche se sappiamo che ci<br />

farebbe solo bene intervenire.<br />

Non serve reprimere gli stimoli che la vita ci regala<br />

ma occorrerebbe approfittarne, per far nascere in<br />

noi un cambiamento serio che ci faccia riconoscere<br />

per primi il nostro valore, poiché così, agendo anche<br />

sottomessi al dolore, ci spingiamo oltre i nostri limiti.<br />

Non dovremmo disdegnare di essere un fioco<br />

lumicino, poiché non serve essere delle stelle o il faro<br />

di qualcuno.<br />

Fare da riferimento, senza avere il coraggio di stare<br />

male per primi non serve oggi.<br />

Per uscire da un profondo disagio personale, si<br />

deve attraversare la travagliata via come un tunnel<br />

canale da parto, divenendo poi coscienti del proprio<br />

cambiamento.<br />

Questo esempio, il metterci in dinamica, è più utile a<br />

chi ci circonda, infatti aver fatto il lavoro per primi su<br />

di se da più garanzie di mille parole la possibilità di<br />

crescita conoscenza rimarrà infinita… non termina<br />

mai finché c’è vita.<br />

Quando si giunge a fare chiarezza su se stessi e<br />

ci si affida ad un percorso potremmo riuscire a<br />

svelare i meccanismi nascosti che ci danneggiano e<br />

a fare luce sulla nostra storia così da poter crescere<br />

continuamente vivendo meglio e non sopravvivendo.<br />

Di fronte al nostro fenomeno vivo saremo più efficaci<br />

se attraversiamo il nostro dolore mostrandolo a chi<br />

Solitudini<br />

torna all’indice<br />

34<br />

ci può capire ed è disposto ad accoglierlo.<br />

Potremmo arrivare a capire i nostri desideri più<br />

nascosti repressi da anni così da fare risuonare in<br />

noi tutte le note che ci riguardano creando un<br />

espressione di noi stessi più armonica.<br />

Se individuo un cambiamento che devo fare , con<br />

umiltà devo chiedere aiuto a chi può scuotere a farlo<br />

concretizzare, affinché ciò avvenga perché da solo<br />

non posso farcela e i tentativi saranno utili a ritrovare<br />

il nostro valore più specifico, ad esaltare l’indico che<br />

è in noi.<br />

Con un viaggio interiore se esploro il<br />

mio buio, la parte oscura mi parla<br />

Starò male e poi anche bene da solo/a con umiltà mi<br />

accolgo e supero le paure partendo da ciò che sono<br />

realmente, così un passo dopo l’altro accetto che<br />

posso essere un fioco lumicino, ma anche che posso<br />

evolvere più di un sole brillante!<br />

Se analizzo con altri là dove il mio crescere si è<br />

fermato, posso riprendere a lavorare sui miei blocchi,<br />

sui miei codici biorganici e migliore il codice<br />

analogico, perché oltre al progetto su di me (cioè<br />

l’espressione massima dell’ indaco), deve esistere un<br />

progetto più grande a cui dovrò aderire e risponde<br />

alle eterne domande “chi siamo… da dove veniamo<br />

e verso dove andiamo”.<br />

Per divenire Globnauti alla riscossa… serve<br />

una morte iniziatica…solo così il mondo ci farà<br />

meno paura: interroghiamoci di fronte al dolore e<br />

affondiamolo!


Pensatori<br />

Libera e leggera la mente vola. Dai momenti leggeri della vita c’è sempre da trarre lo spunto per<br />

riflessioni profonde poiché sono le profondità che danno voce ai momenti leggeri.<br />

daL<br />

SiNTomo<br />

aL<br />

NaSo GLoBaLE!<br />

Martino Colicchio<br />

Per tre anni ho sofferto di quella che<br />

è stata diagnosticata come “rinite<br />

cronica”. Si tratta di un problema non<br />

grave, ma molto fastidioso capace di<br />

condizionare pesantemente la vita<br />

nella quotidianità<br />

Il tutto è cominciato circa tre anni e mezzo fa a Parigi<br />

dove mi trovavo per svolgere un tirocinio con borsa<br />

di studio. Già da tempo avevo forti raffreddori ma<br />

è stato nella capitale francese che il mio malessere<br />

ha cominciato a diventare più intenso e continuo.<br />

Il naso che colava costantemente, la respirazione<br />

affannosa, la sensazione di un tappo che non lasciava<br />

trapelare l’aria, il mal di testa, gli attacchi di starnuti<br />

che potevano durare per minuti interi e presentarsi<br />

ripetutamente nell’arco della stessa giornata, le<br />

notti insonni consumando quantità industriali di<br />

fazzoletti.<br />

Una volta tornato a casa, la situazione è peggiorata e<br />

dopo qualche mese mi sono deciso a rivolgermi ad<br />

uno specialista considerato uno dei migliori otorini<br />

della Romagna e dintorni. Per lui, era chiaro come<br />

il problema fosse dentro il naso. Infiammazione<br />

acuta e cavità troppo piccole: questo il verdetto della<br />

telecamera che mi ha ficcato dolorosamente nelle<br />

narici per la “modica” cifra di 200 e passa euro.<br />

Stando alle sue parole, ero comunque da ritenermi<br />

torna all’indice<br />

35<br />

fortunato visto che con una cura a base di cortisone<br />

avrei potuto riprendermi in sei mesi ed evitare<br />

l’operazione. Così ho fatto e sono ripartito per<br />

altri progetti europei con la mia bella dose di<br />

cortisone. Presto ho capito però che le medicine<br />

rappresentavano solo un tappo e creavano<br />

dipendenza. Se mi dimenticavo di prenderle o stavo<br />

qualche giorno senza mi sentivo peggio di prima.<br />

Inoltre, il cortisone non mi faceva bene e sentivo che<br />

il mio corpo faceva fatica ad assumerlo.<br />

Dopo sei mesi, quando in teoria avrei dovuto essere<br />

guarito, ho smesso la cura e mi sono ritrovato come<br />

prima. Gli attacchi di starnuto erano diventati<br />

semmai più violenti e frequenti.<br />

Deluso dall’esperienza medica ho continuato a<br />

prendere il cortisone senza prescrizione per un po’<br />

di tempo e ho provato a richiamare il dottore senza<br />

troppa convinzione.<br />

Non l’ho mai trovato e ho considerata chiusa quella<br />

parentesi. Non ho più preso niente e sono tornato al<br />

mio malessere così come ero partito.<br />

Allora ho fatto le cure termali provando così un<br />

approccio meno farmacologico ma non ho ottenuto<br />

alcun risultato.<br />

Dopo un inverno terribile, ho quindi deciso, su<br />

indicazione di mia madre, di tentare un’altra strada<br />

di cui ho sempre diffidato: quella omeopatica.<br />

Mi sono recato da una farmacista omeopata -<br />

naturopata di Rimini il cui ha approccio mi ha<br />

colpito molto.<br />

Subito ha voluto ricostruire storicamente la genesi<br />

del mio male e poi mi ha riempito di una serie di<br />

domande apparentemente inutili annotando tutte<br />

le risposte su un foglio. “Preferisci il mare o la<br />

montagna?” “Soffri d’ansia?”, “Meglio un panino al<br />

salame o al prosciutto?” e così via.<br />

Impregnato di una forte epistemologia scientifica,<br />

facevo fatica ad accettare questo approccio.<br />

Tuttavia sono rimasto sia perché non avevo niente<br />

da perdere sia perché ero incuriosito.<br />

Dopo aver consultato brevemente le risposte<br />

annotate, la farmacista stregona ha quindi


annunciato: “Secondo me, il tuo problema è lo<br />

stomaco”. Lo stomaco?? Ma come? Che c’entra col<br />

naso??<br />

Stando alla sua interpretazione, la massa mucosa<br />

che fuoriesce continuamente dal naso è infatti<br />

una conseguenza di quanto accade nello stomaco,<br />

l’organo dove si genera più acqua.<br />

L’analisi della farmacista mi ha spinto ad includere<br />

il problema in un globale più ampio in cui la<br />

dimensione fisiologica, emotiva ed alimentare sono<br />

strettamente collegate.<br />

Mi ha dato qualche<br />

pastiglia omeopatica da<br />

assumere mensilmente,<br />

mi ha prescritto un<br />

regime alimentare con<br />

pochi latticini e molti<br />

cereali e mi ha invitato<br />

a rimuginare meno<br />

sulle cose.<br />

Nel giro di un mese la<br />

cura ha sortito degli<br />

effetti positivi e ho<br />

cominciato a sentirmi<br />

leggermente meglio.<br />

Gli attacchi di<br />

raffreddore erano<br />

diventati meno violenti<br />

e la respirazione un<br />

po’ più libera. Inoltre,<br />

questo periodo ha<br />

coinciso con una<br />

lunga permanenza a<br />

Foggia (tutto il mese di<br />

Luglio) in cui ho potuto<br />

lavorare su me stesso<br />

con continuità.<br />

Tuttavia, dal momento<br />

che non sono bravo a<br />

rispettare le diete, ho<br />

presto ricominciato<br />

a mangiare formaggi<br />

senza troppa attenzione.<br />

Ho quindi alternato<br />

periodi in cui mi sentivo<br />

meglio ad altri in cui<br />

il malessere ritornava<br />

alla carica, il che faceva<br />

poi da specchio al mio<br />

percorso caratterizzato<br />

Pensatori<br />

torna all’indice<br />

36<br />

crescita e regressioni.<br />

E’ solo dopo l’intensiva di settembre,<br />

che ha segnato un passaggio<br />

importante, che ho potuto realizzare<br />

una cosa incredibile: mi sono reso<br />

conto come folgorato da un lampo<br />

di coscienza improvviso che da circa<br />

tre mesi non avevo più attacchi di<br />

starnuti<br />

da numerose fasi di Rachele Amadori


Ho quindi realizzato che, a parte qualche raffreddore<br />

estivo, di fatto non soffrivo più di “rinite cronica”<br />

ma soprattutto che mi ero pure scordato di questo<br />

fastidioso compagno di sventure!<br />

Oggi, la teoria mi aiuta a ricostruire e far luce su<br />

quanto avvenuto. Mi sento di dire che il problema<br />

è sparito nel momento in cui mi sono disinteressato<br />

di lui.<br />

La stagione cominciata con il Corso di epistemologia<br />

passando per l’aprile romagnolo ha dato i suoi<br />

frutti estivi che ho potuto vendemmiare al termine<br />

dell’intensiva di settembre. In particolare, l’estate<br />

è stato un momento decisivo in cui ho sofferto,<br />

lottato, sbagliato, lavorato, sono ricaduto, mi sono<br />

rialzato, mi sono perso e un po’ mi sono ritrovato.<br />

In sostanza, nel momento in cui ho cominciato a<br />

beneficiare dei frutti di circa un anno e otto mesi di<br />

percorso nel Metodo alla Salute il naso si è liberato.<br />

Nel momento in cui mi sono autorizzato a crescere<br />

e a recuperare parti mie specifiche il problema è<br />

svanito silenziosamente. In altre parole, lavorando<br />

più in profondità il sintomo è sparito.<br />

Si, perché oggi mi sento di considerare la “rinite<br />

cronica” non il problema ma bensì il sintomo, la<br />

punta dell’iceberg, la spia di un disagio più profondo.<br />

Non è un caso che il malessere sia esploso in un<br />

periodo di cambiamento quando, finita l’università,<br />

mi sono trovato allo sbando per poi ingabbiarmi<br />

in relazioni in cui non riuscivo a distinguermi e ad<br />

affermarmi.<br />

Sono stati anni di dipendenza e lacerazione, di non<br />

ascolto e forte asfissia interiore. Questo si è espresso<br />

bene attraverso il naso e le difficoltà respiratorie. E’<br />

stato solo ampliando il punto di vista, includendo<br />

il problema in globali sempre più ampi che sono<br />

arrivato a queste conclusioni.<br />

La prassi del lavoro su me stesso e la teoria che oggi<br />

riesco a fare rappresentano un’ulteriore conferma<br />

di come noi possiamo applicare le stesse leggi alla<br />

spiegazione di ogni fenomeno vivo.<br />

Che si chiami “depressione”, “psicosi” o “rinite<br />

cronica” infatti, si tratta pur sempre del sintomo e<br />

non del problema. Includendolo in globali sempre<br />

più grandi possiamo quindi essere in grado di andare<br />

alla radice, cambiando in profondità e lasciando che<br />

il sintomo si dissolva ringraziandolo comunque per<br />

il prezioso messaggio che ci ha inviato.<br />

Pensatori<br />

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37<br />

Nuvole Fuoco<br />

I lampi tondeggiando rombano<br />

come fuochi d'artificio<br />

il vento esprime quella forza di potere<br />

che c'è nella nostra anima<br />

un solo Dio riesce a scavare il proprio<br />

pensiero<br />

la fragilità non è una dote<br />

ma un livello di alti limiti<br />

si concepisce che la mentalità si è<br />

accelerata<br />

ed i pensieri feroci<br />

nell'acqua delle tombe sgorgano purissime<br />

al colpo di un mare in burrasca<br />

Malinconia<br />

Sul prato si posa una farfalla<br />

l'aria è umida<br />

dalle finestre aperte solfeggia il vento<br />

scorre veloce come una rondinella<br />

pian piano si ferma<br />

poi, d'improvviso, un abbondante calore<br />

fa segni di avvertimento<br />

la luna si scopre nella torpida ferocia<br />

ritorna l'autunno<br />

mese di scuola<br />

gli alunni sono fissi a leggere il quaderno<br />

mentre nei ciechi visi<br />

una canzone trapassa tra le nuvole beate<br />

della malinconia<br />

o del raggio di sole miracoloso<br />

che lacera gli aperti respiri<br />

Luigi Compagnone


SENTo iL BiSoGNo<br />

CHE<br />

GLi aLTRi<br />

diPENdaNo<br />

da mE<br />

Federico Pierlorenzi<br />

Aspettare che tutto sia a posto per<br />

partire non è reale, si sospende il<br />

vivere che è fatto di luci e ombre<br />

Ieri ho avuto la possibilità di delegare Luigi a Teresa<br />

e Luciano. Questo mi ha permesso di fare un po' di<br />

vuoto e di immergermi nel mio inconscio per cercare<br />

di fare teoria su quest’ ultimo periodo.<br />

La cosa che ne è emersa è che io ho il bisogno che<br />

gli altri dipendano da me. Ovviamente non ci sono<br />

arrivato così, come se niente fosse, ma ho dovuto<br />

scarificare la mia anima e vederne uscire sangue e pus<br />

mescolati assieme. Probabilmente questo "sintomo"<br />

appartiene più a mio padre e al suo vissuto che non<br />

a me, però, avendolo preso come esempio di come<br />

si è uomini, mi sono sobbarcato anche questa sua<br />

gabbia e ho continuato a perpretrarla senza neanche<br />

accorgermene.<br />

Da qui ho visto come questo schema familiare ha<br />

influito pesantemente sulle mie relazioni passate e<br />

presenti e su come, in fondo, c'è anche una parte di<br />

me che non vuole lasciare andare mia madre. Lei mi<br />

ha dato tutto quello di cui necessitavo. Mi ha dato la<br />

Vita.<br />

Ora è vero che c'è un lungo elenco di cose che non mi<br />

ha dato e un'altrettanto lungo elenco di cose che mi<br />

ha dato sia buone sia avvelenate. Però la prospettiva<br />

che ho ora è che devo fare affidamento ancora di più<br />

sulla mia Forza di Volontà. Devo Credere che ho la<br />

Forza di Agire.<br />

Questo, probabilmente, è il maschile buono che<br />

ancora non sento in me, è ciò che mi fa dire, e fare<br />

attivamente, che voglio proseguire il cammino sulle<br />

mie gambe nonostante le tante lacune, vuoti, e ferite<br />

che mi porto dentro.<br />

Perché se credo veramente nella Vita (o Metastoria,<br />

Pensatori<br />

torna all’indice<br />

38<br />

o Dio, o Universo, o QuelCavoloCheVoleteVoi),<br />

tutto quello che ho trovato sul mio cammino è stato<br />

necessario per trasformarmi in quello che ora sono<br />

e in quello che sono in procinto di diventare, anche<br />

i tre tentati suicidi e tutto quello che c'era dietro e<br />

che sto rielaborando ora con non poca sofferenza.<br />

In fondo se mi fermo al confronto-differenza con<br />

coloro che hanno qualcosa in più o in meno di me,<br />

secondo il mio personale limitato e parziale punto<br />

di vista, oppure se mi fermo a ciò che sento che mia<br />

madre non mi ha ancora dato, allora che campo a<br />

fare?<br />

Gli ultimi scambi avuti con Silvia e con Paride<br />

prima dell'Intensiva di Cesenatico mi hanno fatto<br />

comprendere che non è possibile aspettare di partire<br />

fino a che non è tutto a posto e preciso. Perché<br />

aspettando che si realizzi la perfezione, si sospende il<br />

Vivere. Mentre vivere significa muoversi con quello<br />

che si è, luci e ombre al completo.<br />

Cercando però da un lato di non nascondersi dietro<br />

ad un dito per non vedere quelle parti vuote nostre<br />

che ci fanno impazzire dal dolore senza continuare<br />

ad inneggiare a chiacchiere una Verità utopistica<br />

che ci rende magicamente liberi. E dall'altro avere<br />

l'onesta con chi ci sta attorno di dire subito quegli<br />

aspetti propri o dell'altro che ci fanno stare male<br />

perché ci richiamano appunto i nostri stessi vuoti<br />

senza aspettare un ipotetico bilancio finale che può<br />

acquisire a volte più il sapore di una resa dei conti<br />

che non uno scambio per la crescita reciproca.<br />

Anche perché, in fondo, è proprio in quei vuoti che<br />

tanto ci fanno stare male e che facciamo di tutto per<br />

sublimare, in cui, se attraversati, si può innestare il<br />

seme del cambiamento. Perché dove c'è già qualcosa<br />

non c'è spazio per altro, ma il vuoto di un'assenza o<br />

di una ferita può trasformarsi in utero di parti nuove<br />

ed inedite.<br />

Concludo inneggiando alla Voluttà, figlia della<br />

Volontà e del Piacere di fare qualche cosa come, ad<br />

esempio, affrontare la propria crescita.<br />

Se riuscirò ad essere onesto con me e con gli altri,<br />

quando mi imbatterò in queste mie lacune dolorose<br />

di cui tanto incolpo i miei genitori, sarò in grado di<br />

essere accompagnato e di affrontarle senza proiettare<br />

più di tanto queste lacune su coloro che avrò al mio<br />

fianco in quel momento. Questo perché finalmente<br />

comincio a riconoscere il mio valore e sono certo<br />

che merito di avere accanto a me qualcuno per<br />

condividere il mio percorso.<br />

Ho Fede in questo


Nuvole<br />

Poesia<br />

“La storia dei primi 20 anni di<br />

Pasini Alessandro”(scritta in<br />

romano).<br />

C’era un volta un regazzino piccolo<br />

ed immaturo<br />

Che veniva da Martinsicuro.<br />

Questo bambino nasce in mezzo ai marchisciani<br />

Ve posso dì tutto, peggio de sta coi cani.<br />

Infatti è nato a San Benedetto<br />

Ma da tutti Roma viene detto.<br />

A sei anni inizia ad annà a scola<br />

E quando c’entra dentro capisce ch’è tutta na sola,<br />

appena entra in classe il primo giorno<br />

è mejo se a casa ritorno.<br />

La maestra era un’anziana signora<br />

Se la guardi bene è più brutta de na sora,<br />

guai se facevi in classe un capriccio o un bisticcio<br />

te sartava addosso peggio de un omo massiccio.<br />

Lei ci guardava coi suoi occhi fissi e sbarrati<br />

E tutti eravamo terrorizzati.<br />

La mattina presto sempre mi alzavo<br />

E se cominciavo la strada da Vasco De Gama<br />

Già lo sapevo quello che m’aspettava<br />

E poi quando arrivavo a via Cesare Battisti<br />

Già sapevo che erano ore tristi.<br />

Dopo che la maestra la guardavi per quattr’ore<br />

Ciavevi già bisogno de un dottore<br />

E quando finisce a settimana<br />

Dicevo mortacci sua e de sta befana,<br />

comunque sta cazzo de befana metteva proprio<br />

paura<br />

e a nessuno glieli auguro sti 5 anni de sventura.<br />

Per fortuna che nella mia memoria<br />

nun c’è solo sta storia.<br />

Quando uscivo da casa<br />

già capivo ch’era n’artra cosa.<br />

Quanno annavo in giro pe strada<br />

dicevo basta che ciavevo un pallone e poi vada<br />

comunque vada,<br />

quanno stavo coi piedi sur pallone sognavo<br />

de diventà un campione.<br />

Pensatori<br />

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39<br />

Quando da Martinsicuro a10 anni me ne so annato<br />

Er monno addosso me se cascato,<br />

quanno me ne so annato ner Veneto<br />

me so sentito spaesato, e pensavo<br />

ndo cazzo me so trovato.<br />

Purtroppo i primi 2 anni che me ne so annato via<br />

m’hanno dato solo rabbia, dolore e nostalgia,<br />

si nostalgia di Martinsicuro perché anche se me ne so<br />

annato me<br />

c’ero innamorato.<br />

I primi due anni annavo in giro sempre da solo e me<br />

sentivo un po’ come un uccello che ha perso il volo,<br />

per fortuna che le ali nun me le hanno taiate e per me<br />

la vita c’è ancora tempo pe fasse 4 risate.<br />

Una delle cose brutte di questo periodo che mi è<br />

successo è che la gente di su diceva su di me:<br />

“Terrone, levate, sei diverso”.<br />

E dentro di me soffrivo ma alla fine sentivo dentro di<br />

me venire,<br />

da der profondo del core:<br />

“Un giorno saranno cazzi tua prima che Ale more”!<br />

In terza media mi so fatto i primi nuovi amici e<br />

giravamo sempre<br />

Con delle scassate bici.<br />

Mi ricordo in particolare stava sempre di più a<br />

migliorare e<br />

Questo mi faccia sempre di più di desiderare a volare.<br />

Poi sono arrivate le superiori gli amici erano sempre<br />

di più e sempre migliori,<br />

ma i migliori erano tre, quattro, cinque, sei, sette,<br />

otto<br />

e questo che dicevano i nostri cuori, in questi anni<br />

abbiamo fatto veramente di tutto<br />

ma ora me so un po’ stancato de scrive e non me va<br />

de raccontà tutto.<br />

Tre anni fa so ritornato a Martinsicuro e di gioie e<br />

felicità ne ho avute de sicuro.<br />

Pasini Alessandro


Marco Masullo<br />

Pensatori<br />

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40


Associazioni<br />

La rete delle associazioni alla Salute regionali, distribuita sul territorio nazionale è un continuo ribollire<br />

di attività ed iniziative. In queste pagine ne raccogliamo i resoconti e i programmi futuri.<br />

Gli intrecci che si creano generano linfa vitale, aggregazione e nuove prospettive di crescita.<br />

Tante lumache che lasciano traccia del proprio passaggio.<br />

L'aSSoCiazioNE aLLa<br />

SaLUTE maRCHE<br />

Teresa Severini<br />

(Associazione alla Salute Marche)<br />

"Dal Villaggio-Mondo al Mondo-<br />

Villaggio" a “uguali nella diversità “<br />

Il 29 - 30 settembre nel quartiere Archi di Ancona<br />

sono state organizzate due giornate per approfondire<br />

un importante tema:"promuovere lo sviluppo<br />

integrale della persona, educare all'accoglienza<br />

dell'altro, alla solidarietà e al senso della festa, alla<br />

sobrietà e alla custodia dell'ambiente e di tutti i suoi<br />

abitanti e dei diversi eco-sistemi, alla mondialità<br />

e alla pace, alla legalità, alla responsabilità etica<br />

nell'economia e all'uso saggio delle tecnologie."<br />

Domenica pomeriggio il dott. Silvio Boldrini<br />

presidente dell'"Associazione alla salute Marche" ha<br />

arricchito questa giornata sviluppando il tema:"Dal<br />

Villaggio-Mondo al Mondo-Villaggio".<br />

Il Villaggio-Mondo aveva la propria etno-cultura che<br />

definiva i solchi dentro i quali si doveva vivere per<br />

l'intera esistenza, grazie alla quale c'era un approdo<br />

diretto ad una parte del “fondo comune” profondo<br />

della vita.<br />

Inoltre era caratterizzato da proprie regole interne<br />

in cui ogni uomo poteva attingere modelli culturali,<br />

istituzionali e sociali e si rappresentava in modo<br />

simbolico come l'unico del mondo.<br />

Il nuovo mutamento antropologico che si manifesta<br />

a partire dallo sviluppo industriale, scientifico,<br />

tecnologico, con processi di globalizzazione<br />

economica, hanno "scisso", annullato, distrutto<br />

molte etno-culture del "Villaggio-Mondo" facendo<br />

emergere i nodi che erano già presenti ma che<br />

venivano ancora contenuti.<br />

Il passaggio dal "Villaggio-Mondo” di una volta<br />

al "Mondo-Villaggio” di oggi ha dato così origine<br />

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41<br />

a confusione e frantumazione perché i modelli<br />

tradizionali in cui siamo stati abituati non sono<br />

più sufficienti per affrontare il disagio che stiamo<br />

vivendo. Manca spesso nell'individuo una visione e<br />

organizzazione della vita .<br />

Nel mondo-villaggio la strada per raggiungere il<br />

fondo comune ci porta ad attraversare una serie<br />

di labirinti e ci chiede di relazionarci con tutte le<br />

diversità perché queste nuove esperienze offrono<br />

“nuovi “ punti di vista che riportano l'individuo in<br />

salute e a vivere la propria specificità.<br />

Ricontattare le mie emozioni anche<br />

attraverso la musica e il ballo<br />

L'intervento del dott. Silvio Boldrini è stato completato<br />

dalla vicepresidente Nicoletta Pennella la quale ha<br />

parlato del progetto UGUALI NELLA DIVERSITÀ'<br />

che ha fatto incontrare le diverse comunità nel 2009<br />

ed ha portato alla nascita del LABORATORIO<br />

DI DANZE realizzato, da due anni, dalla nostra<br />

associazione. Il gruppo composto da persone di<br />

diverse etnie: peruviani, africani, albanesi, italiani<br />

attraverso la condivisione di tradizioni e emozioni<br />

scaturite anche dai racconti di storie personali, ha<br />

visto crescere piano piano sentimenti di fiducia e<br />

amicizia che è continuata anche nella vita quotidiana<br />

favorendo così una migliore relazione nella famiglia<br />

e nella società.<br />

Importante è stata la testimonianza anche di Maria<br />

una donna peruviana che con sua figlia Ingrid hanno<br />

condiviso con molte persone dell'Associazione e<br />

delle comunità le tante difficoltà vissute da entrambe.<br />

Maria ha ringraziato l'Associazione dando tantissimo<br />

valore all'accompagnamento dato a lei e alla figlia in<br />

questi anni di transizione e crescita per Ingrid.<br />

Ascoltare queste testimonianze mi ha fatto nascere<br />

la voglia di partecipare perché la musica e il ballo<br />

possono aiutarmi a ricontattare le mie emozioni<br />

ancora trattenute e inoltre iniziare relazioni con<br />

modalità più vere.


mi HaNNo dETTo<br />

di SCRivERE<br />

UN PoST…<br />

Ho RiSPoSTo:<br />

“...NoN So<br />

SCRivERE!!!”<br />

Gabriella Lasca<br />

(Associazione alla Salute Marche)<br />

Martedì 18 Settembre <strong>2012</strong>:<br />

L'Associazione alla Salute Marche si<br />

riunisce a casa di Luigi C.<br />

Siamo in molti a partecipare a questo primo incontro<br />

dell'anno per dare inizio ai G. A. S.<br />

E' sempre bello rivedersi dopo una pausa estiva,<br />

anche perché sembra di tornare in un luogo/casa<br />

dove ci si riunisce in questo viaggio iniziato da<br />

alcuni anni.<br />

Si comunica in questo incontro e si discute di come<br />

allestire la nuova sede dell'Associazione alla Salute<br />

Marche ad Ancona per poi fare l'inaugurazione.<br />

Questa nuova sede ha visto l'impegno di alcuni di<br />

noi, tra cui Silvio, che non a caso è stato da poco eletto<br />

presidente dell'Associazione alla Salute Marche.<br />

Si concorda la data presunta verso la fine di Ottobre<br />

da confermare con l'andamento dei lavori.<br />

Si creano dei gruppi di lavoro per pitturare il locale,<br />

gruppo audio-video, gruppo arredo, gruppo raccolta<br />

memoria storica G.A.S. Marche.<br />

Decidiamo di aprire i G.A.S. Con una festa in casa di<br />

Luciano e Teresa.<br />

Perché in questa casa?<br />

Teresa fa ancora molta fatica ad aprirsi e aprire,<br />

Luciano un po' preoccupato che la casa è piccola,<br />

per la cucina ...ma come siamo soliti ognuno porta<br />

qualche cosa e la cena è fatta !<br />

Io mi interesso di chiamare chi non era presente<br />

all'incontro per coordinare.<br />

Arrivo a casa della coppia, immersa nel verde, zona<br />

Associazioni<br />

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42<br />

collinare, piante alte, grande spazio, sono molto<br />

sorpresa dell'accoglienza di Luciano e Teresa, è<br />

molto calorosa; all'esterno era già addobbata una<br />

lunga tavolata.<br />

Io mi sono emozionata, mi ha fatto ricordare la<br />

mia infanzia e quelle tavolate che si facevano a casa<br />

mia, in campagna, all'aperto d'estate dove la famiglia<br />

patriarcale si riuniva nelle feste.<br />

Dietro di me arriva Gioele, addetto alla musica, che<br />

poi con Paolo trovano uno spazio per fare festa.<br />

Benedetta propone di fare una spaghettata aglio olio<br />

e peperoncino... siamo circa trenta persone!<br />

Vedo Paolo muoversi con leggerezza e partecipazione<br />

e mi dice che è la prima volta che vede i suoi genitori<br />

portare a casa tanti “amici” !<br />

Ho visto questo ragazzo orgoglioso dei suoi, di sé,ma<br />

soprattutto di quello che stava accadendo intorno a<br />

lui.<br />

Appena pronto Silvio da il benvenuto dando valore<br />

alla famiglia Luciano, Teresa, Paolo ringraziandoli<br />

dell' ospitalità e disponibilità.<br />

Poi c'è a sorpresa il festeggiamento del compleanno<br />

di Silvio con una torta preparata da Cindy.<br />

Si procede con musica e divertimento, condivisione,<br />

intreccio anche etnico per la presenza di Malick<br />

del laboratorio danze, spensieratezza di bambini, ci<br />

siamo proprio tutti dai bambini alle persone anziane<br />

come il Metodo ci insegna, ognuno con la propria<br />

specificità/storia/diversità, tutti a fare festa nella<br />

festa.<br />

Buon proseguimento nel viaggio della storia di<br />

ognuno di noi.<br />

Marialuce


BREvE RaCCoNTo<br />

dEi PRimi TRE<br />

aNNi di viTa<br />

dELL’aSSoCiazioNE<br />

aLLa SaLUTE vENETo<br />

Nadia Tres<br />

(Segretaria Associazione alla Salute Veneto)<br />

Ripercorrere i momenti più<br />

significativi dopo aver conosciuto il<br />

Metodo alla Salute<br />

Carissimi amici di Limax,<br />

mi chiamo Nadia, ho 49 anni sono originaria di<br />

Marostica un bella e storica cittadina vicino al<br />

massiccio del Monte Grappa.<br />

Sono sposata da più di trent’anni con Isaia, sono<br />

mamma di quattro figli già sposati e nonna di una<br />

squadra di nipotini.<br />

Sette “pargoli” dai 4 anni ai 4 mesi, perciò vi assicuro,<br />

non c’è di che annoiarsi………anzi!<br />

Faccio parte dell’Associazione Alla Salute Veneto<br />

da quando è nata(circa 3 anni fa)e sono anche la<br />

segretaria.<br />

Ho conosciuto il Metodo alla Salute nel 2004<br />

dopo vari eventi, anche dolorosi, che riguardavano<br />

la famiglia d’origine di mio marito dove mi sono<br />

trovata coinvolta, da quel momento ho iniziato<br />

il mio lento percorso prima indirettamente e poi<br />

coinvolgendomi personalmente tra gli alti e bassi<br />

di ogni giorno.<br />

Grazie all’amorevole accompagnamento di Mariano<br />

ho iniziato ad ampliare i miei punti di vista sulla<br />

vita, a vedere un po’ di luce dentro a tanto negativo,<br />

riconoscendo e valorizzando le tante cose belle<br />

che già avevo, iniziando a mettere fuori il dolore<br />

e alleggerirmi da tanti pesi che ormai mi stavano<br />

soffocando.<br />

In quel periodo erano iniziati i primi gruppi alla<br />

salute a casa nostra, poi itineranti ogni 15 giorni e<br />

in questo devo dire che Isaia ci ha creduto molto<br />

più di me perché nonostante i suoi tanti impegni<br />

di lavoro ha sempre tenuto duro, non si faceva<br />

Associazioni<br />

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43<br />

fermare da nessuno, anzi invitava sempre qualcuno<br />

di nuovo a conoscere il metodo e parecchie volte ha<br />

accompagnato le persone a Foggia per le settimane<br />

intensive mentre io per parecchio tempo ho fatto<br />

anche da aiuto contro.<br />

Il desiderio di cominciare a seminare<br />

qualcosa di nuovo nel nostro<br />

territorio<br />

Il Natale itinerante 2008 l’abbiamo fatto qui a Bassano<br />

del Grappa durante il quale su suggerimento di<br />

Mariano abbiamo festeggiato il nostro compleanno<br />

alla salute ed è stato una tappa molto importante<br />

per noi ma anche per le persone del territorio che<br />

hanno partecipato. Inoltre Isaia ha organizzato<br />

un Convegno dal tema: Lavoro e salute nel terzo<br />

millennio, coinvolgendo parecchie persone della<br />

zona.<br />

Nadia con suo marito Isaia<br />

Nel 2009 si era formato un gruppo di persone più<br />

o meno assidue agli incontri e su suggerimento/<br />

spinta di Mariano abbiamo cominciato a dare valore<br />

al nostro lavoro/ impegno facendo nascere anche in<br />

Veneto l’Associazione Alla Salute.<br />

Nel frattempo anche P. Eliseo, che è uno degli<br />

antenati del nostro territorio assieme a Miriam, era<br />

tornato in Italia dall’Etiopia perciò abbiamo sentito<br />

buono cogliere il tempo favorevole e coinvolgerlo<br />

per seminare qualcosa di nuovo anche nel nostro<br />

Veneto .


Il 2 Ottobre 2009 a Romano d’Ezzelino – VI, ci siamo<br />

riuniti in casa Citton-Tres ed abbiamo costituito<br />

l’Associazione Alla Salute Veneto con presidente Isaia<br />

Citton, vicepresidente Ermanna De Polli, segretaria<br />

Nadia Tres, con un totale di 17 persone che hanno<br />

sottoscritto l’Atto Costitutivo e approvato lo Statuto.<br />

Io e Isaia abbiamo messo a disposizione un locale<br />

sfitto che abbiamo in paese dove tutt’ora c’è la sede<br />

dell’Associazione e si svolgono i Gruppi alla Salute<br />

settimanali e le varie iniziative.<br />

Abbiamo iniziato a condurre i G.A.S. assieme ad<br />

Ermanna e Miriam e qualche volta anche con Eliseo<br />

quando passava dalle nostre parti.<br />

Nella primavera 2010 abbiamo partecipato con<br />

un gazebo ad una<br />

manifestazione di festa<br />

paesana per promuovere<br />

e fare conoscere<br />

l’associazione e il Metodo<br />

alla Salute.<br />

Dal 2 al 6 di Agosto<br />

abbiamo organizzato la<br />

prima settimana intensiva<br />

itinerante a Bassano<br />

del Grappa, hanno<br />

partecipato un’ottantina di<br />

persone da varie regioni<br />

d’Italia. L’organizzazione<br />

ci ha impegnato molto<br />

anche perché era la<br />

prima volta che ci<br />

sperimentavamo in un’<br />

iniziativa così complessa,<br />

sia per trovare il luogo<br />

sia per preparare tutto il<br />

materiale occorrente e per l’ospitalità delle persone.<br />

Comunque è stata un’iniziativa che ci ha aiutato a<br />

condividere e crescere anche come gruppo dando<br />

valore anche alla specificità delle persone.<br />

In questa occasione abbiamo fatto (grazie ad<br />

Ermanna che conosceva un conduttore di una radio<br />

in provincia di Padova) anche un’esperienza nuova<br />

andando a presentare l’Associazione e il Metodo<br />

alla Salute in una trasmissione su Radio Gamma5.<br />

Siamo stati accolti con interesse e insieme ci siamo<br />

anche divertiti a raccontare le nostre esperienze<br />

e testimonianze. Grazie a questa trasmissione<br />

abbiamo dato l’opportunità di conoscerci anche a<br />

Maria Grazia e Renato che un po’ di tempo dopo si<br />

sono presentati al G.A.S. cercando una strada per<br />

aiutare il figlio Giacomo.<br />

Associazioni<br />

torna all’indice<br />

44<br />

Sfruttare un tempo favorevole per<br />

approfondire e crescere nel percorso<br />

che ogni volta ci dava strumenti<br />

nuovi<br />

Nel frattempo in mezzo a tanti impegni cercavamo<br />

di ritagliarsi del tempo, anzi, molte volte abbiamo<br />

lasciato proprio il lavoro e la famiglia affidandoci<br />

alla metastoria per partecipare ai corsi di formazione<br />

che venivano organizzati a Foggia per approfondire<br />

sempre di più il nostro percorso personale, di coppia<br />

e di gruppo anche se, chi ci stava intorno e ci voleva<br />

Convegno “Ti ricovero a casa mia” 9/12/2011<br />

bene non ne comprendeva il valore, anzi molte volte<br />

ci criticava.<br />

Dal 21 al 25 ottobre 2011 ad Asiago, in una casa per<br />

ferie, abbiamo organizzato il corso di formazione:<br />

Approccio Globale alla Sessualità un tema molto<br />

importante dove il dr. Mariano ci ha accompagnato<br />

a riconoscere i punti in cui ognuno di noi può<br />

riconoscersi secato/tagliato e come cominciare a<br />

crescere, ( riprendersi delle parti) per andare verso<br />

una sessualità più intera.<br />

A metà novembre è nata l’esigenza/bisogno di<br />

un accompagnamento continuativo nel proprio<br />

territorio di una persona che frequentava il nostro<br />

gruppo. Ci siamo impegnati e immersi in prima<br />

persona (sospendendo con il lavoro per due<br />

settimane) nel progetto nominato “ Ti Ricovero a Casa


mia” l’abbiamo accolta a casa nostra e accompagnata,<br />

(senza l’uso di farmaci) assieme ai familiari, ad altre<br />

persone dell’Associazione, alle nostre figlie, ai nipotini<br />

e non da ultimo l’accompagnamento a distanza di<br />

Mariano, a riprendersi delle parti frantumate che<br />

avevano causato molto dolore e rabbia nella sua<br />

vita, nonostante svolgesse dei ruoli importanti nella<br />

società e nel territorio in cui era inserita.<br />

Alla conclusione del progetto il dr Mariano si è reso<br />

disponibile per venire in Veneto e fare un bilancio<br />

dell’esperienza vissuta con tutte le persone che si<br />

erano coinvolte.<br />

Il 9 dicembre 2011 abbiamo organizzato un convegno<br />

a Romano d’Ezzelino per fare conoscere l’esperienza<br />

nel territorio. In questa occasione Mariano ci ha<br />

molto riconosciuti per l’impegno ed il lavoro svolto,<br />

siamo anche noi molto riconoscenti per la fiducia, la<br />

formazione e competenza che abbiamo acquisito in<br />

questi anni di percorso grazie alla sua generosità e<br />

amore per la vita.<br />

Su proposta/stimolo del dr Mariano a luglio <strong>2012</strong><br />

in collaborazione con la Fondazione <strong>Nuova</strong> <strong>Specie</strong><br />

abbiamo organizzato il terzo Progetto Rainbow<br />

sul Monte Grappa nella “Casara Cuccetto” con la<br />

partecipazione di una trentina di persone da varie<br />

regioni d’Italia. È stato un’ulteriore spinta di crescita<br />

e di coraggio per andare avanti e rafforzare il gruppo<br />

veneto.<br />

Il periodo estivo è stato un tempo favorevole per la<br />

crescita di molte persone grazie all’intreccio e alle<br />

esperienze profonde vissute.<br />

Passare il<br />

testimone di<br />

presidente per<br />

dare spazio a<br />

nuovi talenti<br />

Ai primi di ottobre in<br />

occasione del rinnovo<br />

delle cariche direttive Isaia<br />

ha ritenuto opportuno<br />

non ricandidarsi come<br />

presidente per dare valore<br />

e spazio a nuovi talenti<br />

che sentivamo pronti e<br />

motivati a rappresentare<br />

l’Associazione Veneto<br />

e a progettare nuove<br />

iniziative.<br />

Associazioni<br />

torna all’indice<br />

45<br />

Sento che questo cambiamento lo ha molto<br />

alleggerito dandogli la possibilità di rallentare per<br />

ascoltarsi nei suoi bisogni.<br />

Un grazie di cuore a tutto il precedente direttivo<br />

(Ermanna vicepresidente, Miriam, Mariangela,<br />

Roberta R., Sabrina) che ci ha accompagnato e<br />

sostenuto in questi tre anni, in particolare modo a<br />

Ermanna che è stata molto disponibile a collaborare<br />

nella conduzione dei gruppi e nelle varie iniziative.<br />

Ai neo-eletti Renato (presidente) e a<br />

Maria(vicepresidente) un incoraggiamento per il<br />

loro impegno e la loro disponibilità a mettersi in<br />

gioco.<br />

Un incoraggiamento anche a tutto il resto del direttivo<br />

che è così composto: Nadia segretaria con Roberta F.<br />

apprendista, Maria Grazia tesoriere, Miriam e Isaia<br />

consiglieri, auguro a tutti un buon lavoro di squadra<br />

facendo tesoro dei molti più strumenti per “zappà”<br />

che abbiamo oggi.<br />

Mi piace ricordare la frase di Mariano “ da debitori<br />

a imprenditori” per invitare tutti a cercare nuove<br />

strade per stare più interi nella vita e fare nascere una<br />

nuova specie.<br />

Un abbraccio a tutti. Nadia<br />

d’Ezzelino il 13. 12. <strong>2012</strong><br />

Romano<br />

Nascita Associazione Veneto 2/10/2009


da GiaComo<br />

a RENaTo,<br />

SCENdENdo<br />

a FoGGia<br />

PER SaLiRE<br />

iL moNTE GRaPPa …<br />

Renato Tapino<br />

(Presidente Associazione Alla Salute Veneto)<br />

Il disagio di Giacomo è stato il motore<br />

che ci ha portati a conoscere la realtà<br />

di Foggia e la rete di persone del<br />

nostro territorio<br />

Mi chiamo Renato, vivo a Caerano San Marco,<br />

provincia di Treviso, profondo Nord.<br />

Ho 58 anni, sono marito di Maria Grazia, padre<br />

di Luca di 29 anni e Giacomo di 26 e lavoro come<br />

insegnante di Educazione Fisica in un istituto<br />

superiore di Castelfranco Veneto.<br />

Sono arrivato a conoscere il Metodo alla Salute due<br />

anni e mezzo fa, nel giugno 2010 grazie al disagio di<br />

Giacomo. E’ stata Maria Grazia a capire, ascoltando<br />

una trasmissione radiofonica nella quale Roberta<br />

di Bassano raccontava la sua storia ed il disagio di<br />

suo figlio Vanni, che quella poteva essere una strada<br />

buona per noi.<br />

Da quando Giacomo aveva reso più evidente il suo<br />

disagio, intorno ai 20 anni, avevamo cercato strade<br />

diverse da quelle psichiatriche come l’omeopatia, la<br />

psicoterapia, la cromoterapia, i fiori di Bach, nonché<br />

l’aiuto di alcune persone che amorevolmente si<br />

erano offerte di dargli una mano ospitandolo in un<br />

ambiente naturale con animali, ecc. che Giacomo ha<br />

sempre rifiutato, tranne in qualche breve momento.<br />

Nel gennaio 2010 c’è stato l’unico suo ricovero,<br />

per poco più di un mese, con conseguente<br />

somministrazione di psicofarmaci che ha preso per<br />

13 mesi fino a marzo 2011, contemporaneamente<br />

alla frequentazione del Centro Diurno ospedaliero<br />

della nostra città.<br />

Associazioni<br />

torna all’indice<br />

46<br />

Io e Maria Grazia non abbiamo mai creduto alla<br />

diagnosi di psicosi che i medici avevano fatto dopo<br />

una sola settimana di conoscenza e degenza ed<br />

eravamo consapevoli che quello di Giacomo fosse<br />

un grande disagio e non una malattia: abbiamo<br />

litigato spesso con lo psichiatra di riferimento che<br />

lo imbottiva di farmaci, siamo stati molto uniti ed<br />

abbiamo lottato caparbiamente per non farlo sentire<br />

malato e perché gli altri non lo facessero sentire tale,<br />

ma fino all’ascolto di quella trasmissione radiofonica<br />

non sapevamo quali altre strade prendere e<br />

cominciavamo a perdere la fiducia.<br />

Ci sentivamo soli, soli nella nostra ricerca e nel<br />

nostro dolore.<br />

Così, grazie a quella trasmissione a Radio Gamma 5 di<br />

Padova, nel giugno 2010 siamo andati a conoscere e<br />

poi abbiamo cominciato a frequentare l’Associazione<br />

alla Salute Veneto, senza Giacomo che all’inizio non<br />

ne voleva sapere, ed abbiamo conosciuto di persona<br />

Roberta, Isaia, Nadia, Ermanna che avevamo sentito<br />

in radio ed altri che in quel momento frequentavano<br />

la sede di Romano d’Ezzelino.<br />

Non ci sentiamo più soli, ora la Rete è<br />

una realtà che ci dà forza e speranza<br />

Ci siamo sentiti subito accolti, ascoltati, rinfrancati<br />

nel raccontare la nostra storia, nel partecipare alle<br />

storie degli altri e allo spirito nuovo che sentivamo<br />

arrivare dal gruppo: avevamo frequentato alcune<br />

volte i gruppi di auto mutuo aiuto legati al Centro<br />

Diurno, uscendone depressi e sempre più frustrati,<br />

ed avevamo deciso che se dovevamo solo piangerci<br />

addosso potevamo farlo anche da soli. Ci sono voluti<br />

alcuni mesi prima di arrivare al passo decisivo di<br />

andare a Foggia per iniziare un percorso più intensivo<br />

e profondo: ancora una volta è stata Maria Grazia ad<br />

iniziare, coinvolgendo Giacomo nel partecipare alla<br />

settimana intensiva di fine febbraio 2010.<br />

Quella è stata la vera svolta per la nostra famiglia:<br />

dopo l’intensiva Giacomo decise di voler smettere i<br />

farmaci e così nei primi giorni di marzo scendemmo<br />

tutti e tre per iniziare un percorso intensivo durato<br />

due mesi e mezzo, fino a Pasqua di quell’anno…<br />

E poi via via tutto il resto: settimane intensive insieme<br />

o divisi, corsi, separazioni temporanee tra me e<br />

Grazia, progetti Rainbow di Giacomo da solo e con<br />

me, con miglioramenti, ricadute, fiducia, speranza,<br />

di nuovo buio, smarrimenti, luce… insomma le<br />

difficoltà di un percorso per niente facile e con molti<br />

ostacoli che continua tuttora.


Nel cammino di lumaca fatto finora dobbiamo solo<br />

ringraziare il Metodo e Mariano che ha provato<br />

su di sé per primo questa strada e che con grande<br />

generosità ce la sta trasmettendo, poi tutte le persone<br />

incontrate che ci sono state vicine come famiglia o<br />

singolarmente, a cominciare da quelle più vicine a noi<br />

del Gruppo alla Salute Veneto e poi via via quelle che<br />

si sono aggiunte da ogni parte d’Italia e che portiamo<br />

nel cuore. Ora non ci sentiamo più soli, ora la Rete è<br />

una realtà che ci dà forza e speranza, ora anche noi,<br />

tra alti e bassi, continuiamo a ricevere dagli altri ma<br />

anche a sentirci in grado di dare qualcosa agli altri.<br />

Questi ultimi mesi per me poi<br />

sono stati fondamentali: a partire<br />

dal Progetto Rainbow sul Monte<br />

Grappa a luglio di quest’anno e poi<br />

nei mesi successivi, ho maturato<br />

la consapevolezza profonda che<br />

dovevo partire da me e dai miei<br />

disagi e non più da Giacomo e dai<br />

suoi problemi, per risanare la mia<br />

vita ed indirettamente aiutare anche<br />

la sua<br />

E’ stato quasi incredibile, ma tutte le persone<br />

che frequentano il Metodo lo sanno o lo hanno<br />

Associazioni<br />

torna all’indice<br />

47<br />

vissuto, quanto i miei cambiamenti profondi si<br />

siano immediatamente riflessi in mio figlio, quanto<br />

questo passare da lui a me sia stato determinante<br />

nel cambiamento che ora è sotto gli occhi di tutti,<br />

nel veder rifiorire quella meraviglia di figlio che è<br />

Giacomo. Certo, molti meriti sono suoi e del percorso<br />

che oltre a me e oltre a Maria Grazia ha fatto per sé,<br />

coinvolgendosi direttamente, superando le sue paure<br />

e le sue difficoltà e affrontando situazioni difficili,<br />

consapevole che questa era una strada buona per lui,<br />

abbeverandosi alla fonte più profonda del Metodo<br />

con molta sete, voluttà e fiducia.<br />

Ritornando a me sento che sono ancora all’inizio del<br />

percorso e che molta strada mi aspetta: mi ritengo<br />

una persona sensibile e con una buona capacità di<br />

introspezione, ma faccio molta fatica a scendere in<br />

maniera più profonda per affrontare i miei nodi,<br />

ad usare tutti i codici come il Metodo ci insegna.<br />

Sto cominciando a farlo ora, a recuperare i miei<br />

codici più profondi, ad usare il corpo per ricevere<br />

e trasmettere emozioni e non solo come il mezzo<br />

che ho usato per fare sport e movimento quasi non<br />

fosse parte di me: ero bloccato nei gesti nei confronti<br />

dei miei cari e anche delle persone che incontravo<br />

e che mi suscitavano emozioni; ero e ancora sono<br />

a volte, quello che si tirava indietro e che riteneva<br />

che le esigenze degli altri fossero più importanti e<br />

prioritarie rispetto alle mie; non riuscivo a difendere<br />

il mio territorio e mi facevo invadere da tutti; ero<br />

accomodante ed evitavo i conflitti, pensando che<br />

Akibe - Giacomo Tapino


tutto si potesse risolvere a parole o con un po’ di<br />

buon senso e con la saggezza che molte persone<br />

mi hanno sempre riconosciuto… ero e sono tante<br />

altre cose, anche buone, che spero di mantenere<br />

ma anche pian piano di cambiare per andare verso<br />

un Renato, un Renè come affettuosamente vengo<br />

chiamato da chi mi vuole bene, più intero e vero. Sto<br />

cominciando finalmente a suonare altre note, oltre a<br />

quelle che già abitualmente suono attraverso i miei<br />

amati strumenti musicali…<br />

In mezzo a questo periodo di<br />

cambiamenti, si è innestata anche la<br />

fiducia dell’Associazione alla Salute<br />

Veneto nei miei confronti, che mi<br />

ha affidato all’inizio di ottobre di<br />

quest’anno l’incarico di Presidente<br />

dell’Associazione stessa<br />

E’ un compito che da subito mi è parso prematuro<br />

visto che mi ritengo “giovane” di<br />

Metodo, ma che ho accettato anche<br />

come sfida per continuare a crescere<br />

come persona “globale”, senza<br />

rinunciare a guardarmi dentro,<br />

ma consapevole che si cresce<br />

insieme agli altri, portandomi<br />

dietro il mio bagaglio personale<br />

e le mia specificità, compresi i<br />

miei limiti, ma con la fiducia e la<br />

consapevolezza di potere e saper<br />

portare qualcosa di nuovo e di<br />

buono in questo gruppo.<br />

Come prima cosa sento che<br />

l’intreccio, il crossing over con gli<br />

“antenati” Isaia e Nadia e le altre<br />

persone del gruppo, siano il punto<br />

di partenza per sperimentare<br />

strade nuove che diano slancio e<br />

continua vitalità a questo gruppo:<br />

nella mia vita ho sempre cercato<br />

di intrecciare anche con persone<br />

provenienti da altre culture o<br />

da realtà diverse dalla mia, ma<br />

spesso ho portato avanti da solo i<br />

ruoli di responsabilità di cui mi<br />

ero caricato o che mi erano stati<br />

affidati, lavorando molto da solo<br />

e scambiando e fidandomi poco<br />

degli altri. Quindi era un crossing<br />

Associazioni<br />

torna all’indice<br />

48<br />

over acerbo, un po’ diffidente e probabilmente<br />

superficiale.<br />

Ora sento che uno dei passaggi veri per me è proprio<br />

questo: passare dall’io al noi veramente, avere<br />

fiducia vera negli altri, anche confrontandomi con<br />

le rispettive fragilità, difficoltà, diversità, in uno<br />

scambio reale e più profondo. Sento anche che questo<br />

intreccio deve continuare allargando sempre più i<br />

confini tra le varie Associazioni regionali e le persone<br />

che hanno intrapreso questo cammino di lumache in<br />

movimento, per avere sempre nuovi e diversi punti di<br />

vista che ci facciano crescere nel concreto. Partendo<br />

da me, cercando di vedere il positivo che c’è in ogni<br />

cosa ma senza paura di usare e farmi ferire dal<br />

negativo, usando tutti i codici, cercando di suonare<br />

ogni nota, intrecciando, scambiando, continuando<br />

con fiducia in questo viaggio a volte misterioso che<br />

è la nostra vita.<br />

Un abbraccio a tutti… e buon viaggio a me e a noi!<br />

Renato, detto Renè<br />

Renato Tapino e Maria Citton, presidente e vice dell’associazione


CaRiSSimi iSaia E<br />

Nadia,<br />

iN QUESTo momENTo<br />

di PaSSaGGio<br />

voGLio ESPRimERvi<br />

iL mio<br />

RiNGRaziamENTo<br />

PER CiÒ CHE<br />

avETE FaTTo<br />

NEL CoRSo<br />

di QUESTi aNNi<br />

PER L’aSSoCiazioNE<br />

aLLa SaLUTE vENETo<br />

Renato Tapino<br />

Siete i miei/nostri preziosi antenati<br />

e con dedizione/amore/devozione<br />

avete fatto nascere questo gruppo,<br />

lo avete fatto crescere non senza<br />

difficoltà con un impegno costante ed<br />

appassionato, non scoraggiandovi<br />

mai anche nei momenti difficili<br />

So che non è stato facile dedicare tempo ed energie a<br />

questo progetto, conciliandolo con i vostri impegni<br />

di lavoro e con quelli di una bella famiglia numerosa<br />

ed articolata di cui siete il punto di riferimento, ma<br />

questo da ancor più valore a ciò che siete riusciti<br />

a costruire nel nostro territorio. Avere un Gruppo<br />

alla Salute alle porte di casa, è stata una “fortuna” ed<br />

un’opportunità preziosa per tante persone, compreso<br />

me e la mia famiglia: tutti, anche nostro figlio Luca<br />

giramondo, abbiamo beneficiato del vostro lavoro di<br />

Associazioni<br />

questi 3 anni e anche di quello sulle vostre profondità<br />

degli anni precedenti; ci avete spianato la strada ed<br />

accompagnati a conoscere ed approfondire questo<br />

Metodo che ora mi/ci dà l’opportunità di crescere<br />

e di affrontare la vita con nuovi strumenti e altre<br />

modalità.<br />

Ora, con altrettanta generosità e lungimiranza, avete<br />

deciso di lasciare spazio ad altre persone affinché<br />

possano crescere anche nell’organizzazione e nella<br />

gestione del gruppo: per questo vi va dato ulteriore<br />

merito, segno che siete persone consapevoli del<br />

vostro valore ma anche umili e non attaccate ad un<br />

ruolo o ad una carica. E’ così che sento l’opportunità<br />

che ci avete aperto, a me nel nuovo ruolo di presidente<br />

dell’associazione e ad altre persone con altri compiti,<br />

come un’opportunità di crescita per tutti. Allo stesso<br />

tempo so che sarete al nostro fianco nel sostenerci,<br />

incoraggiarci e indirizzarci con la vostra esperienza<br />

e sensibilità, perché ogni cambiamento comporta<br />

inevitabilmente dei rischi e delle battute di arresto.<br />

Ma sono fiducioso anche che l’innesto di “nuove”<br />

forze potrà portare slancio, idee e gambe diverse ai<br />

progetti futuri dell’associazione.<br />

torna all’indice<br />

49<br />

Le perplessità nel accettare questo<br />

impegno inizialmente ci sono state<br />

Nel pensare ad un mio impegno maggiore, non<br />

vi nascondo che più volte ho sentito che forse<br />

era prematuro per me accettare un incarico di<br />

rappresentanza, perché mi sento ancora all’inizio<br />

del percorso e fresco di metodo: come sapete avrei<br />

preferito una presidente donna e giovane in modo<br />

che il ricambio fosse ancor più evidente e Maria<br />

mi pareva la persona giusta. Mi prendo comunque<br />

questa responsabilità e cercherò di dare il meglio di<br />

me, con tutti i miei limiti, ma anche con le mie qualità,<br />

continuando a lavorare contemporaneamente su me<br />

stesso per crescere. E sono felice che Maria abbia<br />

accettato di essere la vicepresidente: sono convinto<br />

che con le nostre specificità ed insieme a tutto il<br />

direttivo potremo provare a sperimentare anche<br />

nuove strade di cui il gruppo sente il bisogno.<br />

Infine voglio ringraziare anche Ermanna che, sempre<br />

in punta di piedi, vi ha affiancati nel lavoro di questi<br />

primi tre anni di vita dell’Associazione alla Salute<br />

Veneto.<br />

Un grande abbraccio, Renato<br />

Caerano San Marco, 2 ottobre <strong>2012</strong>


NaSCE<br />

L’aSSoCiazioNE<br />

CamPaNia,<br />

PER UN NUovo<br />

viaGGio CHE<br />

FaCCia RETE<br />

CoN LE aLTRE<br />

aSSoCiazioNi<br />

REGioNaLi<br />

Domenico Ambrosio<br />

Vicepresidente Associazione Alla Salute<br />

Campania<br />

Si è riunito il gruppo alla salute della<br />

neonata e formalizzata Associazione<br />

Alla Salute Campania a casa di<br />

Maddalena ed Enzo<br />

Erano presenti Mimmo, Lucia, Francesco, Eugenio<br />

Vita, Anna, Rino e per la prima volta S. da<br />

Frattamaggiore e Sa. da Caivano. La conduzione è<br />

stata affidata a Maddalena, ma ha partecipato molto<br />

Francesco spiegando le fasi del Graal ed intervenendo<br />

molto, cosa che fa molto piacere considerato che<br />

Francesco all’inizio non voleva partecipare, e quelle<br />

rare volte che era presente rimaneva per poco ed<br />

interagiva meno. Segno che dei cambiamenti in<br />

positivo ci sono stati, anche alla luce del percorso che<br />

da se, da circa due mesi ha deciso di intraprendere<br />

a Foggia. Il gruppo ha iniziato con i pensieri è<br />

proseguito poi con le comunicazioni di noi tutti, ed a<br />

questo punto ha comunicato S. la cui comunicazione<br />

la si poteva ritenere un immersione, giacché ella ha<br />

rivissuto con il racconto, tutti i momenti brutti che<br />

trascorre in casa con il marito ed il figlio, entrambi<br />

violenti verso di lei.<br />

S. era piena di questa situazione perciò le abbiamo<br />

Associazioni<br />

torna all’indice<br />

50<br />

dato tutto il tempo che occorreva, poiché la sua<br />

situazione non è facile, il figlio fa uso di psicofarmaci<br />

e sta dissanguando la famiglia anche dal punto di<br />

vista economico, mentre S. si vede sempre più sola<br />

e disperata poiché è stata abbandonata da amici e<br />

parenti. L’unica figlia femmina vive fuori con delle<br />

amiche ed anche lei a detta di S. manifesta evidenti<br />

segni di disagio.<br />

Il suo racconto ha commosso tutti.<br />

Io e la mia famiglia abbiamo affermato piena<br />

disponibilità per quanto riguarda l’ospitalità e per<br />

qualsivoglia tipo di aiuto.<br />

Il gruppo, tutto, non è stato da meno, infatti S. avrebbe<br />

bisogno di allontanarsi un poco da casa per togliere<br />

le stampelle a marito e figlio e per non alimentare i<br />

meccanismi psicotici viziosi che si creano in simili<br />

situazioni. Ancora non è chiara la situazione di Rino<br />

ed Anna che per quanto non disdegnano di venire<br />

i gruppi, li vedo ancora di testa, non fanno vere<br />

immersioni e per quanto Anna fa finta di esserci, ma<br />

la vedo per lo più arrabbiata per la situazione del figlio<br />

che fa uso di psicofarmaci e li mette e disfa a proprio<br />

piacimento, li tiene in pugno e non ha intenzione di<br />

venire a Foggia. Anna parla sempre di Mariano e<br />

crede che lui possa fare miracoli per il figlio, ma non<br />

ha ancora capito che se non accumincia’ a camminà<br />

lei ed il marito per primi la situazione non cambierà<br />

Ci siamo immersi più o meno tutti e quasi tutte le<br />

immersioni hanno riguardato il periodo della nostra<br />

infanzia ed i nostri nonni. Il materiale emerso dal<br />

gruppo ha portato alla luce per tutti quanti noi la<br />

mancanza degli accompagnatori (genitori) a cui<br />

quasi sempre hanno sopperito i nostri nonni, con<br />

i quali tutti abbiamo passato un bel po’ di tempo,<br />

perciò il loro ricordo ci resta così caro da far ritornare<br />

i nostri ricordi(immersioni) ai tempi della nostra<br />

infanzia. Ancora è emerso il senso di colpa che ci<br />

blocca anche in situazioni difficili come quella di S.<br />

e non ci impedisce di attuare una separazione anche<br />

momentanea da situazioni asfittiche come quella<br />

sopra descritta.<br />

Non bastano i gruppi alla salute per<br />

accompagnare chi è in difficoltà, ma<br />

serve una molteplicità di persone che<br />

crede nella vita<br />

Di sicuro lungi da noi un giudizio su ogni situazione<br />

ma ci siamo sempre più convinti che oltre ai gruppi


isogna che funzioni la rete poiché da soli come<br />

abbiamo sempre detto, non si va da nessuna parte,<br />

altrimenti quando si ritorna a casa si rischia di<br />

rimanere soli. E’ qui, che secondo me, giocano un<br />

ruolo fondamentale le associazioni regionali. Inoltre,<br />

secondo me, è necessario un periodo di percorso<br />

anche minimo, per far si che le persone possano<br />

accettare il fatto di separarsi dai figli che necessitano<br />

di aiuto ed incamminarsi loro ad acquisire gli<br />

strumenti per poter cercare di fronteggiare questo<br />

maledetto disagio sempre più diffuso.<br />

Di certo la nostra associazione non si scoraggerà<br />

anche perché noi tutti ci crediamo in ciò che facciamo<br />

Nuvole<br />

A sofferenza de a vita che nun<br />

cresce<br />

Oggi io veco niro e tutte<br />

scure l’orizzont<br />

E quanta freva che me sta<br />

saglienne n’fronte.<br />

Tante e chelli cose belle:suonne,<br />

ammore e nu poco e felicità nun se ver<br />

chiù<br />

Chissà mo addò sta.<br />

Appiceche rulore e cose senza<br />

sentiment<br />

Sta vita è diventat o vero nu turmient.<br />

Abbasce o vico, assaie song e guagliune,<br />

sule,senza vita a faccia scura l’uocchie<br />

luntan<br />

E’ a malatia, che e piglia e saglie<br />

chianu chianu.<br />

Chi cerc ,o miereco a medicina e tanta<br />

scienziat<br />

Nient nu rimedio mo nisciune ancor<br />

l’ha truvat.<br />

Quanta a disperazion, a speranz, preg<br />

Associazioni<br />

torna all’indice<br />

51<br />

,anche perché spesso è successo ciò che Mariano ha<br />

sempre detto e cioè che ciò che lui fa possiamo farlo<br />

anche noi, poiché non attiene ne alla medicina ne<br />

alla psichiatria, ma bensì è vicino alla vita, quindi<br />

per tutti coloro che in essa e per essa credono e si<br />

battono.<br />

Alla fine del gruppo abbiamo poi gustato delle<br />

prelibatezze preparate ad Maddalena e Lucia per<br />

festeggiare la neonata Alsa Campania.<br />

Gas Campania 02/12/12 Portici<br />

a Madonna, a Gesu Crist,<br />

ma che sta vita è semp chiù cupa e<br />

trist.<br />

Po nun socce comme, n’amic tant ha<br />

cercat, e cerca e truove, aiccann ai’<br />

è cosa nova è senza medicin<br />

E’ a vita vera e tanta gent ca po te sta<br />

vicin.<br />

Nun è ver ch’è malat chi allucc o strill<br />

Ma chist mo pe isso è na stella che<br />

finalment brill.<br />

T’aiuta rint a vita a nun te scuraggià<br />

Ma chianu chiante te dice: crisce crisce<br />

Nun te mettere paura, ma accumincia<br />

a camminà.<br />

Nun è n’omme gruosse, co cammese, a<br />

lente e ingrandiment<br />

Ma e piccerille e chine e sentiment.<br />

Dacci ascolt, dacci fiducia e sta sicur<br />

che chianu chianu tu arrive luntan<br />

Si ce staie vicin e o siente a Marian.<br />

Mimmo Ambrosio


Calendario<br />

Tanti sono gli incontri, le manifestazioni ed i progetti che durante l’anno e su tutto il territorio nazionale<br />

favoriscono l’incontro e lo scambio di pensieri, esperienze e fondo comune...un po come facciamo in<br />

queste pagine.<br />

Ci vedremo li!<br />

RAPPORTO<br />

GENITORI-FIGLI:<br />

“ dentro l’utero e…<br />

… a cielo aperto”<br />

9- 13 Febbraio 2013<br />

Responsabile e Conduttore<br />

Dr. Mariano Loiacono<br />

(Psichiatra- Psicoterapeuta)<br />

torna all’indice<br />

52<br />

• dal 9 al 13 Febbraio<br />

2013 Romano d’Ezzelino<br />

L'Associazione Alla Salute Veneto<br />

con il patrocinio della Fondazione<br />

<strong>Nuova</strong> <strong>Specie</strong> organizza il corso<br />

“Rapporto Genitori-Figli «dentro<br />

l'utero e...a cielo aperto»”.<br />

Il corso sarà condotto dal Dr<br />

Loiacono.<br />

• Dal 26 Febbraio al 3 Marzo a Cesenatico - Settimana Intensiva<br />

presso il Park Hotel Grilli di Villa Marina di Cesenatico organizzata<br />

dall’Associazione alla Salute Romagna<br />

• 25 Febbraio Ancona - Festa per il secondo anno di vita della Fondazione<br />

<strong>Nuova</strong> <strong>Specie</strong> (consultare il blog per il programma dettagliato)<br />

Le date possono subire cambiamenti che saranno resi noti sul sito e sul blog.<br />

Per informazioni o iscrizioni rivolgersi al Centro di Medicina Sociale<br />

( Tel 0881.736392 Fax 0881.736393 )<br />

o su internet: www.nuovaspecie.com e sul blog: www.metodoallasalute.blogspot.com


iL PRESEPE<br />

dELLa iv B<br />

Sabrina Cela<br />

di oRdoNa


La<br />

Marcagna<br />

C’E’!!...

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