ACTE I – Scène 1 - Centro di Studi Teatrali
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Fabula<br />
da un’idea <strong>di</strong> Francesco Giar<strong>di</strong>nazzo 1<br />
PERSONAGGI E TRADUTTORI<br />
PROSPERO [Duca legittimo <strong>di</strong> Bovalate (RS)* in esilio <strong>di</strong> clausura, intrippato coi libri (<strong>di</strong> magia e<br />
non solo)], IlKumandanji<br />
ARIEL [Spirito (dell’aria e non solo)], Elena Birmani<br />
CALIBAN [In<strong>di</strong>geno selvaggio e deforme (un po’ ogiemme, ma unico legittimo abitante dell’isola)],<br />
Milena Melchionna<br />
MIRANDA [Figlia emancipata <strong>di</strong> Prospero <strong>–</strong> anche se non ha mai visto Bovalate (RS)], Marta<br />
Fracchiolla<br />
FERDINANDO [Figlio sottovetro (od<strong>di</strong>o, Ferdy!) della Regina <strong>di</strong> Trebigatto (RP)**], Mirko Coleschi<br />
ANTONIO [Fratello furbo <strong>di</strong> Prospero e usurpatore del Ducato <strong>di</strong> Bovalate (RS)], Alberto Cataleta<br />
SEBASTIANO [Fratello indolente e scioperato della Regina <strong>di</strong> Trebigatto (RP)], Luca Vincenti<br />
ALFONSINA (o la cara ALFIE) [Regina apprensiva e stressata <strong>di</strong> Rrebigatto (RP)], Paola Capatti<br />
GONZALO [Onesto consigliere sognatore del Ducato <strong>di</strong> Bovalate (RS) <strong>–</strong>fuma, fuma…], Francesco<br />
Scolletta<br />
STEFANO [Cantiniere ubriacone <strong>di</strong> origine controllata (romagnola, naturalmente)], Elena Boschi<br />
TRÌNCULO (o, come <strong>di</strong>cevan tutti, Trincùlo***) [Buffone <strong>di</strong> corte <strong>di</strong> origine controllata<br />
(partenopea, stavolta)], Carmen Savarese<br />
[NINFE DELL’ISOLA (BEH, SÌ, DISCRETI PEZZI DI NINFA…)]:<br />
IRIS, Irene Dioli<br />
CERERE, Alida Rossi<br />
SOPHIA, Maria De Laurentiis<br />
* : Reggio Sudania<br />
** : Reggio Padania<br />
*** : by Koolfencer<br />
INTRO<br />
1 Lo spettacolo in lingua italiana Fabula è stato presentato il 19 maggio 2005 al Teatro “Diego Fabbri” <strong>di</strong> Forlì,<br />
all’interno del “Teatro universitario al Cantiere” (Cantiere Internazionale Teatro Giovani - VI e<strong>di</strong>zione).
La scena è completamente vuota. La luce è una soffusa penombra, tipo la luce del tramonto o della prima<br />
mattina, un confine incerto tra ciò che si vede e ciò che scompare, tra il tempo che sembra essere e quello<br />
che potrebbe non essere affatto. PROSPERO e ARIEL, non visti ma u<strong>di</strong>ti, raccontano.<br />
PROSPERO: Era già l’ora che volge al <strong>di</strong>sio<br />
e ai naviganti e intenerisce 'l core<br />
lo dì ch’han detto ai dolci amici ad<strong>di</strong>o<br />
e che lo novo peregrin d’amore<br />
punge s’ode squilla <strong>di</strong> lontano<br />
che paia 'l giorno pianger che si more…<br />
Pausa e sospiro indulgente. ARIEL gli frega il microfono e fa tipo trailer cinematografico, solo un po’.<br />
ARIEL: Ma da qui in poi il racconto è un altro, come vedrete! L'isola!… Ah, l'isola! Quale furibonda<br />
fantasia l'ha creata! Verdeazzurra, remota, piena d'echi misteriosi!… Un tempio, nel quale l'uomo vi<br />
si perde e sogna parole inau<strong>di</strong>te che moltiplicano <strong>di</strong>stanze e tempi per conquistarle …Per questo noi<br />
go<strong>di</strong>amo e conosciamo la sua pace che accoglie i nostri passi erranti a trovare una <strong>di</strong>mora! Passione e<br />
curiosità uniscono le forze e cercano senza sosta! Ma cosa? La pioggia fredda e dritta non ferisce la<br />
terra, qui, ma ne suscita piante mai viste e fiori incre<strong>di</strong>bili! È strano, qui! Non avrei mai potuto <strong>di</strong>re<br />
queste parole altrove, mai! Solo qui, ora, sento <strong>di</strong> poterle <strong>di</strong>re. Tentazione caduta redenzione …<br />
tutto fermo e preciso dentro al filo delle sue sponde!<br />
PROSPERO: Sì, va bene… Ma perché mi hai fregato il microfono, Ariel?<br />
ARIEL: Insomma, Prospero, sennò chissà quanto la fai lunga…! Ora dobbiamo cominciare…<br />
PROSPERO: Comunque… belle le parole che hai detto. Le hai scritte tu?<br />
ARIEL: No, un mio amico… E le tue invece? Neanche quelle erano male in fondo…<br />
PROSPERO: …ehm, an<strong>di</strong>amo avanti, che è meglio!<br />
ARIEL: Ok! Allora… tutti a bordo!<br />
È buio. Rumore del mare. Poi il suono <strong>di</strong> una campana. Il suono del vento cresce…<br />
COREOGRAFIA COLLETTIVA - One of these days (Pink Floyd).<br />
Palco buio, luce solo sul fondale che è il mare in tempesta. Eerie sounds of seagulls and crows (from<br />
Echoes), poi campana della nave che incapperà nella tempesta. Music starts. Sempre buio sul palco (che<br />
è la spiaggia dell’isola), flashes <strong>di</strong> blu e <strong>di</strong> ocra o <strong>di</strong> arancio o rosso ogni tanto da qualche parte che<br />
(accor<strong>di</strong>ng to the music) illuminano ora una mano, ora un piede, ora un volto che urla, ora una sagoma<br />
in bilico (tutto ciò spunta dalle quinte). In alcuni momenti, alla musica si sovrapporranno le urla<br />
intelligibili degli occupanti della nave. Sul palco cominciano a intravedersi le NINFE (gli Elementi), la<br />
cui furia si abbatte senza tregua sulla nave…<br />
La musica si abbassa, ognuno degli occupanti della nave grida una parola evocativa e poi un’altra<br />
(Vento! Tuoni! Fulmini! Fuoco! Nave! Figlio! Madre! Maestà! Burrasca! Terrore! Abisso! Aiuto! Uragano!<br />
Tempestaaaaa…).<br />
“One of these days…”: è ARIEL che comanda gli Elementi nel loro operato; maybe strobo su <strong>di</strong> lui.<br />
Musica alta, la nave si incaglia sulla spiaggia. Luce forte. Gli occupanti della nave sono presi e<br />
sbatacchiati in qua e in là dalle Ninfe/Elementi. Alla fine della musica, gli Elementi spariranno e alla<br />
fine della musica, sul palco rimarranno solo i naufraghi svenuti sparpagliati sulla spiaggia.<br />
Buio sulla spiaggia dove i naufraghi sono tutti immobili a terra. Luce solo su ARIEL che parla con<br />
PROSPERO.
PROSPERO: E dunque, mio fidato amico, hai fatto come ti ho detto?<br />
ARIEL: Punto per punto, mio signore! Sono salito sulla nave della regina e ora prua e ora a poppa,<br />
ora sul ponte, in ogni cabina, ho fiammeggiato terrore! A volte mi <strong>di</strong>videvo e bruciavo dappertutto<br />
nello stesso tempo, sull’albero maestro, sul bompresso…ardevo come fiamme <strong>di</strong>verse e poi mi<br />
ricomponevo e bruciavo come un secondo sole sul loro stupore impotente! E i lampi e gli scoppi<br />
delle folgori tremende sembravano gareggiare con le onde più fragorose e superbe dell’oceano<br />
spalancato quasi a ingoiare il cielo stesso <strong>di</strong> cui è specchio fedele!<br />
PROSPERO: Bravo mio spirito! E in mezzo a questo finimondo c’è stato qualcuno che abbia saputo<br />
aver cuore da guardare in faccia la mostruosa e selvaggia potenza dell’universo infuriato?<br />
ARIEL: In fede mia, signore, nessuno! Tutti, nessuno escluso, palli<strong>di</strong> in volto e biascicando avemaria<br />
e gloriapatris si preparavano al matrimonio con l’oceano! E ad uno ad uno, trascinati da un folle<br />
terrore, si gettarono fra le onde. Il ragazzetto, il figlio della regina, Fer<strong>di</strong>nando, lui per primo ha<br />
dato l’esempio, e gridava terrorizzato che l’inferno aveva chiuso per ferie e che i <strong>di</strong>avoli erano lì a<br />
fare la mattana!<br />
PROSPERO: Benissimo! Ma eravate già in vista della costa?<br />
ARIEL: Appiccicati!<br />
PROSPERO: Quin<strong>di</strong>, tutti in salvo?<br />
ARIEL: Nemmeno un capello si è perduto! E sugli abiti che li tenevano a galla non c’è nemmeno una<br />
macchia! Sono più nuovi <strong>di</strong> prima! Come avevi or<strong>di</strong>nato, li ho sparpagliati per tutta l’isola, modello<br />
viaggi organizzati! Il buffone e il cantiniere li ho aggrappati a due botti <strong>di</strong> vino nella grotta a nord,<br />
mentre il figlio della regina l’ho portato a sud, e ora sta a rinforzare i monsoni coi suoi sospiri salati,<br />
nel suo angolo remoto. Se ne sta lì, con le braccia conserte, malinconicamente <strong>–</strong> così.<br />
PROSPERO: E la nave?<br />
ARIEL: È al sicuro nella baia <strong>di</strong> ponente, là dove mi evocasti una volta per chiamare i venti che<br />
vengono dalle isole d’oltremare. I marinai sono a nanna e ci dormiranno per un bel pezzo dentro<br />
alle loro cabine, cullati da un silenzio che mai potrebbero ricordare. Le altre navi della flotta, invece,<br />
credono che la regina sia perita nella tempesta, ed ora fanno vela verso il porto della capitale.<br />
PROSPERO: Finora tutto è andato come doveva…ma ancora c’è altro da fare prima che la faccenda sia<br />
conclusa!<br />
ARIEL: Ancora lavoro? Hrunf! È ora che la classe operaia, seppur spirituale, cominci a farsi sentire!<br />
Dal momento che mi vengono assegnate altre fatiche, mi preme rammentare al signor Prospero ciò<br />
che mi ha promesso e che non ha affatto eseguito!<br />
PROSPERO: Beh? Fai capricci ora? Che cosa vuoi?<br />
ARIEL: La libertà!<br />
PROSPERO: Non è ancora tempo. Scordatelo!<br />
ARIEL: Ricorda, memento, ricorda tutti i miei servigi! Io non ti ho mai mentito, io non ho mai<br />
commesso errori, e sempre, senza lamentarmi, ho svolto <strong>di</strong> buon grado tutte le corvées che mi hai<br />
imposto! Per questo mi hai promesso <strong>di</strong> condonarmi un anno intero <strong>–</strong>meglio se bisesto!<br />
PROSPERO: Forse io dovrei ricordarti da quale tormento ti ho liberato…<br />
ARIEL: (Finge paura) No!<br />
PROSPERO: Hai scordato la malvagia e turpe Sycorax, la strega gravida che venne qui a partorire quel<br />
mostro che ci ritroviamo qui intorno? Non ti ricor<strong>di</strong>, per caso, che eri il suo schiavo e che sono stato<br />
io, Prospero, a liberarti da quel tormento ignobile? Quando ti rifiutasti <strong>di</strong> obbe<strong>di</strong>re a quella cagna<br />
schifosa, lei, con l’aiuto degli spiriti più malvagi, in preda a un’implacabile furia ti ficcò dentro la<br />
spaccatura <strong>di</strong> un pino millenario a farti schiaffeggiare da venti geli<strong>di</strong> <strong>di</strong> tramontana per almeno una<br />
dozzina d’anni, e tu urlavi <strong>di</strong> dolore e miseria. Nel frattempo lei moriva, lasciandoti là dentro dove
tu ancora urlavi e urlavi, roteando il tuo tormento come pale <strong>di</strong> un mulino. Quest’isola allora non<br />
era ingentilita da alcuna figura umana, all’infuori del figlio che lei depose su delle frasche marce, un<br />
nato da strega tutto sporco dentro e fuori.<br />
ARIEL: Eh, già… Caliban!<br />
PROSPERO: Appunto. Sto parlando <strong>di</strong> lui, <strong>di</strong> quel Caliban che è ora al mio servizio! Tu sai bene in<br />
quale tormento ti trovavi…I tuoi lamenti facevano piangere i lupi e penetravano nel petto delle<br />
belve come lame sanguinanti! Quando arrivai qui e ti ascoltai, con la mia arte feci sì che il tronco ti<br />
rigettasse e che finalmente potessi uscire.<br />
ARIEL: Grazie, padrone! (Gli è grato, ma si sta stufando delle sue chiacchiere…)<br />
PROSPERO: E quin<strong>di</strong>, in campana! Se provi ancora a brontolare, giuro per il cielo che ti ficco dentro<br />
la quercia sul picco azzurro e ti lascio latrare per altri do<strong>di</strong>ci inverni.<br />
ARIEL: Perdono, padrone! Ti prometto che obbe<strong>di</strong>rò per benino a tutto quello che mi <strong>di</strong>rai <strong>di</strong> fare!<br />
PROSPERO: Bravo, perché siamo anche alla fine <strong>di</strong> tutto il servizio, se mi ascolti per bene. Fai come ti<br />
<strong>di</strong>co, e tra poche ore sarai completamente libero.<br />
ARIEL: Evviva! Evviva! Grazie signore, grazie! Cosa devo fare?<br />
PROSPERO: C’è scritto tutto sul copione, Ariel! Ora va’, ho da fare... e dopo devo parlare con mia<br />
figlia, è necessario.<br />
ARIEL: Volo! (Esce)<br />
PROSPERO: (Tra sé, compiaciuto) Ottimo lavoro, Ariel!<br />
Si spegne la luce <strong>di</strong> ARIEL e si illumina la spiaggia. Rumori che scemano da prima. Risacca. Sulla<br />
spiaggia stanno i naufraghi (ALFONSINA, GONZALO, ANTONIO e SEBASTIANO) mezzi morti, ma si stanno<br />
ripigliando. ARIEL guarda i naufraghi, sferra un calcio ad ANTONIO o qualcosa <strong>di</strong> simile, non visto.<br />
ANTONIO: Ehi! Che succede? Chi è stato? Cosa...? Ah, già, la tempesta… Ma dove <strong>di</strong>avolo siamo<br />
capitati?!<br />
COREOGRAFIA “Benvenuti sull’isola”- Pregão (Madredeus). Tutti si ripigliano pian piano.<br />
ANTONIO: (Come se si fosse appena svegliato ) Ehi! Che succede? Chi è stato? Cosa...? Oh, Sebastiano!<br />
Ancora intero? ma dove <strong>di</strong>avolo siamo capitati?!<br />
SEBASTIANO: Boh, Bermudas, Bahananas, Lampedusas... che ne so io, Antonio? Certo, se il timone lo<br />
tiene quell’ubriacone del cantiniere…<br />
ALFONSINA: Oh, gran Dio, e adesso? Prima sbattuti da voragini d'acqua asse<strong>di</strong>anti ed urlanti come<br />
furie d'inferno, la nave spezzata e sfracellata su scogli tremen<strong>di</strong>, e solo noi forse in salvo, o<br />
perlomeno in salvo su una terra sconosciuta! Quale destino preferire? Questo, terribile, <strong>di</strong> non saper<br />
più nulla, o quello dei <strong>di</strong>sgraziati che il mare ha <strong>di</strong>vorato nella sua furia? È terribile, terribile! E<br />
Fer<strong>di</strong>nando? Mio figlio? mi pareva stesse nuotando verso <strong>di</strong> noi quando un'onda, enorme, l'ha<br />
cancellato dai nostri occhi! Volevo gettarmi nei flutti e strapparlo dalla rabbia del sale! Ma sarebbe<br />
stato inutile… (piange) E adesso? Qui asse<strong>di</strong>ati da mare e cielo, come prima! Ora la tempesta si è<br />
placata, ma da qui, su questo angolo <strong>di</strong> terra sconosciuta, non riesco a vedere nient'altro! Eccoci,<br />
prigionieri! Cosa possiamo sperare, Dio mio, cosa possiamo fare che possa appena darci la minima e<br />
più pazza speranza? Nient'altro che roccia e sabbia! Inospitale come la sponda dell'inferno! L’ideale<br />
per marcire in questa dannata sciagura! (ALFIE si getta a terra <strong>di</strong>sperata )<br />
GONZALO: Mia signora, vi prego, rallegratevi. Anche voi avete, come tutti noi, un motivo <strong>di</strong> gioia.<br />
Essere scampati vale più <strong>di</strong> quello che s’è perduto. Il nostro dolore è cosa normale. Ogni giorno,<br />
mogli <strong>di</strong> marinai, padroni <strong>di</strong> mercantili, i mercanti stessi, soffrono quello che soffriamo noi… Ma
<strong>di</strong> un tale miracolo, della nostra salvezza, voglio <strong>di</strong>re, quasi nessuno può vantarsi tra milioni. E<br />
perciò saggiamente, mia signora, bilanciate il dolore col conforto.<br />
ALFONSINA: Stai zitto, ti prego!<br />
ANTONIO: (A parte a SEBASTIANO) La regina Alfonsina <strong>di</strong> Trebigatto gra<strong>di</strong>sce come una minestra<br />
fredda il conforto del buon vecchio consigliere Gonzalo…<br />
SEBASTIANO: (A parte ad ANTONIO) Ma se cre<strong>di</strong> che il buon pastore molli la cara Alfie così presto...<br />
ANTONIO: (A parte a SEBASTIANO) Guarda, è già lì che sta caricando la sveglia del suo ingegno e tra<br />
poco attaccherà a suonare...<br />
GONZALO: Mia signora...<br />
SEBASTIANO: E uno. Cominciamo: tieni il conto!<br />
ANTONIO: Guarda che è già il terzo…<br />
GONZALO: ...chi dà albergo al male che viene riceve in cambio...<br />
SEBASTIANO: Dell’oro...<br />
GONZALO: Dolore, sì. Hai parlato più a proposito del previsto!<br />
SEBASTIANO: E tu hai capito meglio del previsto!<br />
GONZALO: E quin<strong>di</strong>, mia signora...<br />
ANTONIO: (Gesto <strong>di</strong> SEBASTIANO: “e quattro!”) Caspita! Il “Gonzalino d’oro” alla mobilità della tua<br />
lingua!<br />
ALFIE: Abbi pietà <strong>di</strong> me, Gonzalo!<br />
GONZALO: Quest’isola… sì, sembra deserta...<br />
SEBASTIANO: Eccolo: il pianeta che vive!<br />
GONZALO: …e erta e selvaggia e aspra e forte... e inabitabile e quasi inaccessibile...<br />
SEBASTIANO: Cionon<strong>di</strong>meno.<br />
GONZALO: Cionon<strong>di</strong>meno…<br />
ANTONIO: Questo non poteva non <strong>di</strong>rlo…<br />
GONZALO: …il clima qui dev’essere delicato, sottile, pieno d’una certa qual grazia!<br />
ANTONIO: Grazia era una ragazza delicata.<br />
SEBASTIANO: E sottile, anche, come lui ha dottamente esposto.<br />
GONZALO: L’aria qui respira dolcemente su <strong>di</strong> noi…<br />
SEBASTIANO: Come avesse due polmoni e marci per giunta.<br />
ANTONIO: O profumasse <strong>di</strong> Eau-de-fogne.<br />
GONZALO: .Qui in realtà c’è tutto ciò che serva per vivere!<br />
ANTONIO: Certo, se non consideriamo ...i mezzi per vivere!<br />
SEBASTIANO: Direi che non se ne vede nemmeno l’ombra. Solo terra bruciata.<br />
ALFIE: Basta! Ho le orecchie inzeppate <strong>di</strong> parole fino alla nausea. Non avessi mai intrapreso questo<br />
viaggio. Mia figlia Clarabella non sarebbe andata in sposa in terra d’oltremare, a Sharm-El-Sheik <strong>–</strong><br />
la sventurata! e io, tornando non avrei perso lei sola, ma ora anche mio figlio m’è stato strappato!<br />
Fer<strong>di</strong>nando! Od<strong>di</strong>o, Ferdy! FERDY!<br />
GONZALO: Può darsi che sia vivo, mia signora. (SEBASTIANO fa “e cinque!” SEBASTIANO e ANTONIO fanno<br />
il verso al racconto <strong>di</strong> GONZALO <strong>–</strong> ma che c… ha visto ‘sto sciroccato?!) L’ho visto frustare e cavalcare le<br />
onde. Calpestava l’acqua nemica e la scansava, rompeva col petto il muro ribollente, il capo<br />
dominava con fierezza le acque torbide, e nuotando con bracciate robuste muoveva verso la riva che<br />
pareva inchinarsi ad accoglierlo per salvarlo. Sono sicuro che sia giunto a terra.<br />
ALFIE: No, no! è annegato!<br />
SEBASTIANO: Devi ringraziare te stessa, Alfie, sorella cara, per questa bella impresa. Tua figlia, per<br />
prima, a lungo dubitando tra il dovere <strong>–</strong> a casa! e la passione <strong>–</strong> al mare!, esitava e quasi alla fine<br />
votava per un rifiuto che certo ti avrebbe in<strong>di</strong>spettita.
ALFIE: Stai zitto, ti prego!<br />
SEBASTIANO: E tutti noi centomila volte ci siamo inginocchiati ai tuoi pie<strong>di</strong> scongiurando <strong>di</strong> non<br />
darla in pegno ad un animatore del Club Mé<strong>di</strong>terranée…! E adesso, il tuo Fer<strong>di</strong>nando! L’abbiamo<br />
perduto per sempre.<br />
ALFIE: È la mia per<strong>di</strong>ta più grave! Ferdy, od<strong>di</strong>o FERDY!<br />
GONZALO: La tua verità, Sebastiano, manca <strong>di</strong> dolcezza, e non la <strong>di</strong>ci nel momento opportuno.<br />
Invece <strong>di</strong> curare la ferita, ci ricami sopra!<br />
SEBASTIANO: Bell’immagine!<br />
ANTONIO: E molto chirurgica anche!<br />
GONZALO: (Visionario ) Se quest’isola fosse una mia proprietà… se io vi avessi una piantagione…<br />
ANTONIO: …sappiamo benissimo cosa ci pianterebbe!<br />
SEBASTIANO: Non occorre aggiungere altro!<br />
GONZALO: …E se fossi io il re, sapete cosa farei?<br />
SEBASTIANO: Faresti solo a meno <strong>di</strong> sbronzarti per mancanza <strong>di</strong> vino!<br />
GONZALO: Nel mio stato governerei tutto all’incontrario <strong>di</strong> come si usa. Nessun commercio. Di<br />
magistrati, nemmeno il nome. Le lettere, sconosciute. Ricchezze, povertà, qualsivoglia servitù, più<br />
niente. Contratti, successioni, conflitti d’interessi, confini, delimitazioni <strong>di</strong> terre: nisba! Non si usa<br />
metallo, grano, vino, olio. Niente lavoro. Gli uomini, tutti in ozio, tutti. E anche le donne, ma<br />
innocenti e pure. Sovranità, nessuna.<br />
SEBASTIANO: Però lui vorrebbe essere il Re!<br />
ANTONIO: Il fine ultimo della costituzione ha scordato il suo principio...<br />
GONZALO: Tutto dev’essere in comune. Dev’essere la natura a produrre, senza fatica o sudore.<br />
Tra<strong>di</strong>menti, ribellioni, spade, picche, coltelli ,armi da fuoco, e ogni specie <strong>di</strong> macchine, mocio<br />
vileda e smart compresi: tutti aboliti! La natura deve offrire da sola abbondanza <strong>di</strong> ogni bene con cui<br />
nutrire il mio popolo innocente. E naturalmente, meno tasse per tutti!<br />
SEBASTIANO: E niente matrimoni?<br />
ANTONIO: Niente, caro mio. Tutti <strong>di</strong>soccupati, puttane e drogati!<br />
GONZALO: Sarei un principe così perfetto, maestà, da superare l’Età del Tungsteno.<br />
SEBASTIANO: Dio salvi il re!<br />
ANTONIO: Lunga vita a Gonzalo!<br />
ALFIE: Basta, ti prego. Tutte queste chiacchiere non mi significano niente!<br />
GONZALO: Lo credo, mia signora! Il mio <strong>di</strong>scorso l’ho fatto per offrire a questi signori così sensibili <strong>di</strong><br />
spirito l’occasione <strong>di</strong> farsi due risate per niente!<br />
ANTONIO: Veramente era <strong>di</strong> te che ridevamo…<br />
GONZALO: Appunto. E poiché quanto a buffonate io sono niente al vostro confronto, potete<br />
seguitare a ridere <strong>di</strong> niente!<br />
SEBASTIANO: Però… Bel colpo!<br />
Entra ARIEL, invisibile. Addormenterà prima GONZALO e poi ALFIE.<br />
ANTONIO: Non te la prendere, Gonzalo!<br />
GONZALO: No, te lo garantisco, ho una <strong>di</strong>gnità, io! Il peso della stanchezza si fa sentire… Volete<br />
farmi la ninnananna con un bel paio <strong>di</strong> risate?<br />
ANTONIO: Mettiti a nanna, e ascoltaci!<br />
GONZALO si addormenta .
ALFIE: Che strano! Se i miei occhi potessero chiudere anche i miei pensieri! Mi sento una stanchezza<br />
insostenibile addosso...<br />
SEBASTIANO: Questa tregua concessa al tuo dolore giunge a proposito e conforto. Non rifiutarla,<br />
Alfie, sorella cara!<br />
ANTONIO: Mentre voi riposate, Maestà, veglieremo noi due sulla vostra sicurezza.<br />
ALFIE: Grazie... che stanchezza incre<strong>di</strong>bile!<br />
ALFONSINA si addormenta. Esce ARIEL.<br />
SEBASTIANO: È strano che siano piombati così <strong>di</strong> brutto a ronfare. Io non ho sonno.<br />
ANTONIO: Nemmeno io. Nemmeno si fossero messi d’accordo, tutti giù per terra, a dormire, come<br />
pere cotte! Eh… Cosa non si potrebbe, degno Sebastiano... cosa non si potrebbe!... Basta! Però...<br />
però mi sembra <strong>di</strong> leggere sul tuo viso ciò che dovresti essere! L’occasione ti chiama, e la mia<br />
fantasia ora vede una corona sul tuo capo. Te lo <strong>di</strong>ce il …duca <strong>di</strong> Bovalate in persona… Ah! Ah!<br />
Ah!!!<br />
SEBASTIANO: Ma che <strong>di</strong>ci? Sogni o sei desto?<br />
ANTONIO: E che non mi senti parlare?<br />
SEBASTIANO: Sì, ma sei <strong>di</strong> certo in stato d’ipnosi paranoide mentre parli! Dormire ad occhi aperti,<br />
stare in pie<strong>di</strong>, parlare, muoversi, tutto nel sonno più profondo.<br />
ANTONIO: Nobile Sebastiano, sei tu quello che dorme! Sei tu che lasci dormire... morire, anzi, la tua<br />
fortuna e chiu<strong>di</strong> gli occhi mentre sei sveglio.<br />
SEBASTIANO: Ora stai anche russando, ma in questi suoni c’è un senso.<br />
ANTONIO: Io sono più serio del solito, e devi esserlo anche tu. Ascoltami e arriverai tre volte più in<br />
alto... Oh, se tu solo sapessi fino a che punto accarezzi il mio progetto mentre mi sfotti! E come,<br />
mentre lo spogli col tuo sarcasmo, lo vesti <strong>di</strong> manti regali!<br />
SEBASTIANO: Vai avanti. La tua espressione annuncia un parto <strong>di</strong>fficile…<br />
ANTONIO: Ecco il tutto partorito. (In<strong>di</strong>ca GONZALO) Questo signore dalla memoria più scarsa <strong>di</strong><br />
quanta ne lascerà una volta seppellito ha convinto quest’altra sua compare (In<strong>di</strong>ca ALFONSINA) che il<br />
suo figliolo è <strong>di</strong> certo scampato alla tempesta... bella battuta!<br />
SEBASTIANO: Non ho nessuna speranza che non sia annegato.<br />
ANTONIO: Oh, questa tua “nessuna speranza” racchiude una immensa speranza! “Nessuna speranza”<br />
significa una speranza così ricca che nemmeno l’ambizione può tirare più in alto il collo. E anzi<br />
dubita <strong>di</strong> ciò che ha già scoperto. Secondo te, in mezzo a tutto quel casino d’acqua tuoni e fulmini,<br />
Fer<strong>di</strong>nando l’ha scampata?<br />
SEBASTIANO: No.<br />
ANTONIO: E uno! Chi ere<strong>di</strong>ta tutto dalla vecchia Alfie?<br />
SEBASTIANO: Sua figlia.<br />
ANTONIO: Che se ne sta ad arrostirsi al sole a <strong>di</strong>ecimila miglia più lontana da quanto un uomo in<br />
una vita possa scarpinare per trovarla in un giorno <strong>di</strong> sciopero generale! E se ti ricor<strong>di</strong>, è la tizia che<br />
siamo dovuti andare a celebrare, e nel viaggio <strong>di</strong> ritorno il mare ci ha inghiottiti, o, nella migliore<br />
delle ipotesi, ci ha sputàti a riva per recitare un dramma <strong>di</strong> cui il passato è prologo mentre il futuro è<br />
affidato alla tua azione e alla mia!<br />
SEBASTIANO: Ma che trip ti stai facendo? Che vuoi <strong>di</strong>re?<br />
ANTONIO: Oh ma ci sei? Ce la fai? Sei connessooo? Quella rimane piantata a Sharm, figùrati se il<br />
marito la lascia andare! E guarda questi: come stanno ora non sarebbe molto <strong>di</strong>verso dalla morte...<br />
Ci sono uomini per cui governare è facile come per costei dormire, ed altri che saprebbero
gracchiare con la stessa superficialità profonda <strong>di</strong> Gonzalo... Oh, ma se anche in te vivessero i miei<br />
pensieri! Questo sonno sarebbe la rampa <strong>di</strong> lancio della tua ascesa. Mi capisci?<br />
SEBASTIANO: Credo <strong>di</strong> sì. Tu hai spodestato, se non ricordo male, tuo fratello Prospero, duca<br />
legittimo <strong>di</strong> Bovalate...<br />
ANTONIO: E guarda come mi stanno bene i suoi abiti addosso! Prima i servi <strong>di</strong> mio fratello<br />
mangiavano alla mia tavola, e ora appartengono a me!<br />
SEBASTIANO: E la tua coscienza?<br />
ANTONIO: Chi, scusa?… Anche se avessi quarantaquattro coscienze in fila per sei col resto <strong>di</strong> due...!<br />
Guarda tua sorella, la regina -tsé!- <strong>di</strong> Trebigatto. Ha già a <strong>di</strong>sposizione tutta la terra su cui dorme<br />
per passare il resto del tempo come le toccherebbe. E basterebbe questa corta lama per timbrarle il<br />
passaporto. E tu, allo stesso modo, potresti fornire al signor sciroccato qui accanto la stessa lettera <strong>di</strong><br />
viaggio…<br />
SEBASTIANO: Il tuo caso, amico mio, sarà il mio tirocinio. Come tu ti sei preso Bovalate, così io<br />
prenderò Trebigatto. Ecco la spada. Un colpo e due servizi!<br />
ANTONIO: L’hai capita finalmente! Allora, tutti e due insieme, alziamo la spada e ammazziamoli,<br />
questi due!<br />
ANTONIO e SEBASTIANO freeze con le spade alzate, pronti a colpire GONZALO e ALFIE. Rientra ARIEL con le<br />
ninfe e avvisa in sogno GONZALO del pericolo.<br />
COREOGRAFIA Emerê.<br />
GONZALO: (Svegliandosi grida ) Oh santi numi, salvate la regina!<br />
ALFIE si sveglia.<br />
ALFIE: Che succede? Che fate con le spade sguainate?<br />
ANTONIO: Ehm, mentre eravamo a vegliare sul vostro sonno, abbiamo u<strong>di</strong>to provenire dalle oscure<br />
profon<strong>di</strong>tà del bosco …dei muggiti, anzi dei ruggiti, e anziché fuggiti abbiamo sguainato le spade in<br />
vostra <strong>di</strong>fesa!<br />
ALFIE: Io non ho sentito niente… Tu hai sentito, Gonzalo?<br />
GONZALO: In realtà, io ho sentito qualcosa… ma era più un ronzio… ma invero è piuttosto strano<br />
perché ho finito per gridare…<br />
ALFIE: Basta! An<strong>di</strong>amo via <strong>di</strong> qui! Voglio cercare mio figlio. Ferdy, od<strong>di</strong>o FERDY!<br />
GONZALO: Mia signora…<br />
ANTONIO e SEBASTIANO: ‘azz… an<strong>di</strong>amo, va’...!<br />
Exeunt.<br />
ARIEL: “…ottimo lavoro, Ariel!”<br />
Exit.
ALTRA PARTE DELL’ISOLA<br />
Entra CALIBAN. È selvaggio, e anche un po’ ogm. [Yallah (Page & Plant) - 40’’]. Rumore <strong>di</strong> tuono.<br />
CALIBAN: Tutte le infezioni che il sole succhia da pantani, palu<strong>di</strong> e stagni, cadano su Prospero e lo<br />
riducano pezzo per pezzo a una sola piaga! Ma che cosa si crede, che io sia davvero lo zotico<br />
selvaggio che va raccontando? Forse non conosce il significato della parola “<strong>di</strong>ffamazione”...? Eh, no!<br />
Io so! Io ho letto, e posso controbattere colpo su colpo a questa tua estetica da demiurgo scimunito!<br />
Anch'io ho i miei libri, stampa alternativa! Opuscoli e <strong>di</strong>spense, fotocopie e almanacchi! Vorrei<br />
anche vedere che la verità fosse tutta nelle mani <strong>di</strong> un vecchio pazzo che passa il proprio tempo a<br />
immaginare mon<strong>di</strong> mentre noi qua, noi proletari, si suda per permettergli <strong>di</strong> de<strong>di</strong>carsi al suo<br />
passatempo preferito! Fatti in là, vecchio!, che ti faccio vedere io come si educano le masse! Tu non<br />
sei un demiurgo, ma un politico da strapazzo, un piccolo <strong>di</strong>ttatore che finge onnipotenza. Tu e i<br />
tuoi simili non siete altro che cialtroni e vi siete appropriati della MIA isola!!<br />
Tse’!... ma vallo a raccontare a quella farfalla svanita <strong>di</strong> Ariel e ai suoi degni compari...! Gli spiriti mi<br />
ascoltano ma questo è il mio spazio sindacale <strong>di</strong> protesta. Loro non mi pungeranno, non mi<br />
spaventeranno con visioni non mi getteranno nel fango, non mi faranno smarrire la strada<br />
fiammeggiando nel buio se non lo or<strong>di</strong>na lui. Ma basta un niente per scatenarmeli contro…<br />
Scimmie urlanti che mi fanno smorfie e mi mordono! Porcospini a palla pronti sul sentiero a<br />
trafiggermi coi loro aculei, vipere che mi accerchiano fischiando con lingue forcute e mi fanno<br />
impazzire!<br />
Entra TRÌNCULO.<br />
Eccolo, eccolo! Ecco uno degli spiriti che viene a tormentarmi perché sono in ritardo con la legna.<br />
Mi stendo per terra, forse non mi vedrà!<br />
TRÌNCULO: Uhmm! Qui fischia il vento e soffia la bufera, mi sa che ci arriva addosso un altro tifone<br />
che ci ripasserà per bene la lezione!... E quella nuvolaccia nera laggiù sembra una damigiana <strong>di</strong><br />
cagnina arrabbiata che pare debba svuotarsi tutta quaggiù! Nuvola maledetta! Se ricomincia come<br />
prima dove mi nascondo? (incespica e vede CALIBAN) O Gesummio! Cosa vedono le pupille <strong>di</strong><br />
Trinculo? Cos’è questo coso? Uomo o pesce? OGM?... Defunto o vivente? È un pesce: puzza come<br />
lo stoccafisso ad agosto! Ma è strano per essere un pesce! Potrei mettere su un business in qualche<br />
reality e far della grana con questo fenomeno! Ma questo ha le gambe da cristiano e le braccia come<br />
pinne <strong>di</strong> pesce! Gesummaria, è vivo, sento il sangue pulsare! No, non è un pesce! Dev’essere un<br />
isolano fulminato! (Tuoni ) O Santa Maria e Pinta e Niña! Ricomincia! E mo’? Io mi ficco sotto la<br />
gabbana del mostro <strong>–</strong>altro riparo non vedo in zona. Quando ca<strong>di</strong> in <strong>di</strong>sgrazia, ti trovi nel letto una<br />
ben strana compagnia!<br />
Si nasconde accanto a CALIBAN. Entra STEFANO cantando “io …io sarò re <strong>–</strong> e tu …tu sarai con me ” con<br />
una bottiglia in mano .<br />
CALIBAN: Non tormentarmi!... Ah!<br />
STEFANO: Che succede! I <strong>di</strong>avoli si fanno una vasca in centro truccàti da selvaggi e in<strong>di</strong>ani? Con<br />
quattro tentacoli e due teste? Heh! io non sono scampato al naufragio per farmi spaventare da<br />
quattro gambe …fino a quando ne avrò sempre due per squagliarmela!<br />
CALIBAN: Aahh! Lo spirito mi tormenta!
STEFANO: Mmmh… Secondo me il quadrupede è dell’isola e s’è beccato una bella febbre quartana<br />
che lo fa ballare! Ma come <strong>di</strong>avolo fa a parlare la mia lingua? Magari se gli allungo un goccetto si<br />
riprende per bene e me lo posso portare <strong>di</strong>etro a fare il fenomeno me<strong>di</strong>atico!<br />
CALIBAN: Non tormentarmi, ti prego! Ti porterò subito tutta la legna!<br />
STEFANO: Ora straparla… Adesso gli faccio assaggiare la bottiglia e così si rimette!<br />
CALIBAN: Finora non mi hai fatto troppo male…ma lo farai subito, lo sento da come tremi. Prospero<br />
sta lavorando su <strong>di</strong> te!<br />
STEFANO: Avanti, girati -apri la bocca- qui c’è qualcosa che fa resuscitare i morti! Apri ‘sta bocca!<br />
Con questo ti passa il ballo <strong>di</strong> San Vito, te lo <strong>di</strong>co io! Fidati degli amici e bevi!<br />
TRÌNCULO: Ma questa voce io la conosco…Ma no, Stefano è annegato come gli altri, e questo<br />
dev’essere il suo fantasma!<br />
STEFANO: Quattro gambe e due voci, un mostro delicato! Si vede che la voce davanti (<strong>di</strong> sopra) gli<br />
serve per parlare bene degli amici e quella <strong>di</strong> <strong>di</strong>etro (<strong>di</strong> sotto) per <strong>di</strong>re cattiverie e sputare veleno.<br />
Ora lo battezzo e la febbre gli passa. Avanti… Amen! Ora te ne verso un altro po’ sull’altra bocca!<br />
TRÌNCULO: Stefano!<br />
STEFANO: Uhé! L’altra bocca mi chiama! Ma allora non è un mostro, lo promuovo subito a <strong>di</strong>avolo!<br />
Pussa via brutta bestiaccia! Stefano, gambe in spalla e via!<br />
TRÌNCULO: Stefano! Se sei Stefano parlami perché io sono Trinculo! Non ti spaventare, sono il tuo<br />
buon amico Trinculo!<br />
ARIEL (Invisibile ): O come <strong>di</strong>cevan tutti… Trincùlo!!!<br />
STEFANO: Se sei Trinculo (ARIEL si sovrappone : Trincùlo!), alzati e cammina! Aspetta, ti tiro io per le<br />
gambe più corte. Se esistono gambe <strong>di</strong> Trinculo (ARIEL si sovrappone : Trincùlo!), sono queste! Sì, sei<br />
proprio Trinculo (ARIEL si sovrappone : Trincùlo!)… Ma com’è che sei <strong>di</strong>ventato lo stronzo <strong>di</strong><br />
quest’aborto <strong>di</strong> luna piena? È capace <strong>di</strong> cacare dei Trinculi (ARIEL si sovrappone : Trincùlì)?<br />
TRÌNCULO: (Irritato assai) Sono Trìnculo, il buffone <strong>di</strong> corte! E tu sei un bastardo <strong>di</strong> un cantiniere<br />
avvinazzato! Ti credevo morto ammazzato da un colpo <strong>di</strong> fulmine! Se non fossi felice <strong>di</strong> sapere che<br />
non sei affogato, ti affogherei io nella cagnina andata a male!!! Il temporale è finito? Mi sono<br />
nascosto sotto la gabbana dell’aborto <strong>di</strong> luna per paura del temporale. Ma tu sei vivo, Stefano?<br />
STEFANO: Per favore, non girarmi intorno che sono debole <strong>di</strong> stomaco.<br />
CALIBAN: (A parte ) Ah che belle creature, se non sono spiriti. Che splen<strong>di</strong>do <strong>di</strong>o <strong>–</strong> possiede un<br />
liquore celestiale! M’inchinerò ai suoi pie<strong>di</strong>!<br />
STEFANO: Come sei scampato? Giura su questa bottiglia, che mai ha fatto annegare nessuno, in che<br />
modo sei giunto fin qua. Io me la son cavata abbracciato a un barile <strong>di</strong> Sangiovese che i marinai,<br />
pazzi!, avevano buttato <strong>di</strong> sotto. Delitto! Nell’acqua!<br />
CALIBAN: Io ti giuro, su questa …bottiglia, d’essere tuo sud<strong>di</strong>to fedele per sempre <strong>–</strong> quella roba non<br />
è umana.<br />
STEFANO: Qua, giura e <strong>di</strong>mmi come sei scampato.<br />
TRÌNCULO: Nuotando fino a riva come un’anatra, fratello! Io nuoto come un’anitra, lo giuro!<br />
STEFANO: Qua, un altro bacio al messale! Ma ricorda, nuoti come un’anatra ma oca rimani!<br />
TRÌNCULO: O Stefano, ne tieni ancora?<br />
STEFANO: Mo ne ho rimasto un barile intero, caro mio. La mia cantina è una grotta a picco sul mare<br />
e lì ho nascosto tutta la vineria. E tu, aborto lunare, come va la febbre?<br />
CALIBAN: Tu porti un nettare miracoloso! È caduto dal cielo, come te?<br />
STEFANO: No, io sono caduto dalla luna, te l’assicuro: una volta ero l’uomo della luna!<br />
CALIBAN: Sapevo che prima o poi i miei voti sarebbero stati compiuti. E io per questo, ti adoro!
TRÌNCULO: Per la miseria, questo è un mostro cretino. E io che me la facevo sotto! Un mostro<br />
deficiente! Un mostro che se le beve tutte, un mostro scemo. Ehi, mostro, ti sei scolato pure la<br />
morchia?<br />
CALIBAN: Ti mostrerò tutta l’isola, e ti bacerò il piede. Ti prego... o ti prego ...sii il mio <strong>di</strong>o!<br />
STEFANO: Avanti, bacia il messale e giura! Tra poco ce ne metto ancora <strong>–</strong>giura!<br />
CALIBAN: Ti porterò alla grotta del mio tiranno. Tu me ne libererai e sarai il re dell’isola e mio unico<br />
re!<br />
TRÌNCULO: Santi numi, un mostro turpe e sbronzo!<br />
CALIBAN: In cambio voglio solo la figlia del tiranno!<br />
STEFANO: L’è una bela gnocca?<br />
CALIBAN: È una mocciosa tipo Beverly Hills… non fa per te…<br />
STEFANO: Oh non importa, a me basta il nettare lunare…<br />
CALIBAN: Io ti in<strong>di</strong>cherò le sorgenti più ricche...<br />
STEFANO: E <strong>di</strong> che? Di acqua? Puah! Ma <strong>di</strong>co, hai presente? L’acqua è dannosissima, provoca ruggine<br />
e annegamenti! Quasi quasi ti do una bastonata, mostro abominevole! Ascolta, facci strada senza<br />
altre scemenze e preparati ad onorarci come i soli signori e padroni, essendo tutti gli altri affogati.<br />
Trinculo, amico mio, tu custo<strong>di</strong>sci la bottiglia. Tra poco la riempiremo <strong>di</strong> nuovo.<br />
CALIBAN: Libertà, salute! Salute, libertà! Ad<strong>di</strong>o tiranno, ad<strong>di</strong>o! Viva la libertà!<br />
TRÌNCULO: O prode mostro, guidaci tu!<br />
STEFANO: E via che an<strong>di</strong>amo! (canta) “Io… io sarò re <strong>–</strong> e tu… tu sarai con me…”<br />
Exeunt.<br />
ARIEL: “…ottimo lavoro, Ariel!” (Exit)
ALTRA PARTE DELL’ISOLA<br />
M IRANDA da una parte; FERDINANDO dall’altra. Non si vedono né si sentono, ma suonano all’unisono.<br />
M IRANDA (Aside): Per quanto tempo ancora, dovrò sopportare i wild mood swings <strong>di</strong> mio padre, così<br />
preso... anzi, così perso nei suoi libri, troppo impegnato per dare ascolto alla sua unica figlia...<br />
d’accordo, my daddy è sempre molto busy, e sa tante cose, ed è logico che la sua degna figlia debba<br />
essere in gamba ed arrangiarsi... Infatti mi sono adeguata, ho imparato tutto da sola, anche l’inglese!<br />
Però sempre qui, confinata su quest’isola sperduta, che non è neanche la mia vera casa... Solo poco<br />
fa mio padre, in un raptus <strong>di</strong> logorrea acuta, mi ha detto che in realtà veniamo da Bovalate,<br />
provincia <strong>di</strong> Reggio Sudania, ma io non mi ricordo niente… ha detto che mio zio Antonio,<br />
facendosi grasse risate, prese possesso della città e mandò me e mio padre, che in teoria era il duca<br />
legittimo <strong>di</strong> Bovalate, in pasto ai pesci! Mio padre teneva la testa in mezzo ai libri e lui sì che ha<br />
saputo sfruttare la situazione...! Meno male che c’era il buon vecchio Gonzalo a vegliare su <strong>di</strong> noi; se<br />
non era per lui... In effetti… mi ricordo solo <strong>di</strong> lui; era vecchio allora, figuriamoci adesso… chissà se<br />
è ancora così sognatore nonostante il mio cinico zio… Ha detto anche che mio zio, poi, aveva<br />
combinato tutto in combutta con un certo Sebastiano <strong>di</strong> Trebigatto, provincia <strong>di</strong> Reggio Padania,<br />
città gemella <strong>di</strong> Bovalate, e la regina <strong>di</strong> Trebigatto è sua sorella Alfonsina, una tale impiastra - detto<br />
da mio padre…! “Alfie” la chiamavano! Mi chiedo se il fratello “Seba” non le avesse fatto la festa...<br />
FERDINANDO (Aside): Mi manca mia madre… non avrei mai pensato <strong>di</strong> arrivare a <strong>di</strong>rlo! In effetti,<br />
ora, solo, sbattuto su questa terra sconosciuta, rimpiango i suoi vaneggiamenti da chioccia<br />
apprensiva... Ho sempre o<strong>di</strong>ato Trebigatto, una perfetta campana <strong>di</strong> vetro sotto cui confinarmi!<br />
Mio zio Sebastiano non mi è mai piaciuto, sempre a fare comunella con quell’impostore <strong>di</strong> Antonio,<br />
magari, come per Prospero duca <strong>di</strong> Bovalate, stavano tramando anche alle spalle <strong>di</strong> mia madre…<br />
Anche lei, del resto, non si è mai occupata molto delle “politiche del territorio”... Fortunata, ho<br />
detto a mia sorella Clarabella, tu che ti sei “imbarcata” per Sharm-El-Sheik! Finalmente, tu, hai<br />
potuto raggiungere il mare… Che il mio risentimento abbia riverberato così forte da far infuriare<br />
quel mare nel viaggio <strong>di</strong> ritorno? L’ira degli elementi era tale che sono volato giù dalla nave per<br />
primo… e tutti gli altri? Devo forse pensare che il mare li abbia <strong>di</strong>spersi per causa mia? No, non<br />
posso pensarlo! Devono essere approdati da qualche parte, in fondo non eravamo così lontani dalla<br />
riva quando è successo il finimondo... Anche se... sto girando in lungo e in largo quest’isola da<br />
un’eternità e ancora non ho incontrato anima viva… Dovrei forse pensare <strong>di</strong> essere rimasto solo e<br />
isolato dal resto del mondo? A volte però… è incre<strong>di</strong>bile a <strong>di</strong>rsi, ma la bellezza <strong>di</strong> questo posto è tale<br />
da farmi <strong>di</strong>re che se <strong>di</strong>menticassi le sciagurate circostanze, potrei benissimo vivere qui per sempre...<br />
M IRANDA: Oh, ma basta! queste cose non mi appartengono! Me le ha messe in testa lui! E perché<br />
poi? Perché solo adesso? Perché ha voluto crearmi tutta questa confusione? Non mi aveva mai fatto<br />
niente del genere prima...! Che sia un segno? dovrò cercare la soluzione da qualche parte...<br />
FERDINANDO: Perché proprio io sono approdato all’isola? Che significato ha tutto questo? Se<br />
cammino più oltre cosa troverò? Perché proprio io ho dovuto vedere questo para<strong>di</strong>so? Dove sono i<br />
suoi abitanti? E dove sono i miei compagni <strong>di</strong> viaggio? Dove <strong>di</strong>avolo sono tutti quanti???<br />
M IRANDA: …Vorrei…<br />
FERDINANDO: ...Poter…<br />
M IRANDA: ...trovare…<br />
FERDINANDO: …raggiungere…<br />
M IRANDA: …la strada <strong>di</strong>…<br />
FERDINANDO: …qualcuno...<br />
M IRANDA: ...qualcosa…<br />
FERDINANDO: ...che mi parli…
M IRANDA: …dove?<br />
FERDINANDO: …dove?<br />
ARIEL: Song to the Siren (Dopo la canzone esce e lascia il libro da Miranda )<br />
M IRANDA: Che strano personaggio, mio padre… non so se lo capirò mai davvero… Prima mi<br />
racconta la saga della famiglia, poi mi fa trovare questo libro... boh, ne ha talmente tanti, chissà<br />
perché proprio questo…! Questa parte è incorniciata… forse sono parole importanti… (Legge)<br />
“In questo libro vi sono scritte molte cose mirabili e segrete, ma una fra tutte è la più importante.<br />
Esistono tre regni nell'universo, tre regni concentrici e comunicanti grazie alla musica <strong>di</strong>vina che<br />
producono. Il primo regno è quello delle cose; il secondo è quello celeste, e il terzo, infine, è quello<br />
della mente che regge e or<strong>di</strong>na e provvede a tutto. È questa musica <strong>di</strong>vina ciò che noi chiamiamo<br />
bellezza, è il ricordo della sua melo<strong>di</strong>a che noi chiamiamo verità. Una musica ricordata attraverso le<br />
mille armonie che intrecciano il loro percorso in questo mondo! Tutto vive e si produce in modo<br />
conforme a questa legge che stringe con forte vincolo il mistero stesso del creato. Schiere <strong>di</strong> angeli e<br />
dèmoni accompagnano questa danza incessante, come fa il mare quando s'increspa per la forza del<br />
vento o per il sinuoso volgere delle correnti! È instancabile il mare, figlia mia! È il mare lo specchio<br />
sincero del mare più grande dell'essere! Tutti, con sicura fedeltà, obbe<strong>di</strong>scono! E tutti formano<br />
come le gemme <strong>di</strong> un'eterna ghirlanda che brilla nell'immensa notte senza fondo che ci abbraccia!<br />
Tutto questo è scritto nel mio libro, a volte chiaramente, a volte come riflesso in uno specchio buio,<br />
ed è per questo che l'arte <strong>di</strong> leggerlo non è mai sufficiente…Per questo lungamente occorre<br />
me<strong>di</strong>tarlo e mai tentarlo affinché <strong>di</strong>ca qualcosa che sia caro alle nostre passioni! È pericoloso farlo!<br />
Egli non può, come l'insolente e cafone Caliban, essere servo ed obbe<strong>di</strong>re così ai desideri degli occhi<br />
che lo leggono. È il libro che giu<strong>di</strong>ca il tuo cuore, e non altrimenti! Non potresti neppure sfogliarlo<br />
in preda ad una qualunque passione! Devi per questo imparare prima a leggere in te stessa con<br />
mente pura, e intraprendere il cammino verso il suo segreto!”<br />
Wow... ma …cosa avrà voluto <strong>di</strong>re?<br />
FERDINANDO: (che ha sentito tutto) Forse vuol <strong>di</strong>re che quello che vai cercando e speri un giorno <strong>di</strong><br />
trovare per mari o per monti, è dentro <strong>di</strong> te. Devi solo avere il coraggio <strong>di</strong> guardarti dentro e saperlo<br />
riconoscere. Io ho capito così...<br />
M IRANDA si volta e vede FERDINANDO… finalmente s’incontrano!<br />
M IRANDA: Ma... ma… tu parli la mia lingua? Or… do you speak English?<br />
FERDINANDO: Ich… Deutsch , se vuoi, ma nella tua lingua magari facciamo prima!<br />
M IRANDA: Ehm, non so… va bene, credo... A <strong>di</strong>re il vero, è un sacco <strong>di</strong> tempo che non sento parlare<br />
neanche la mia, <strong>di</strong> lingua… Sai, mio padre -anche se ultimamente si è sforzato molto- è un tipo così<br />
taciturno… quin<strong>di</strong>… s-scusa se farò degli errori <strong>di</strong> grammatica…<br />
FERDINANDO: Non preoccuparti, la grammatica è un’opinione! Me l’hanno insegnato a scuola…<br />
M IRANDA: Ah… davvero??? e che scuola hai fatto???<br />
FERDINANDO: Mah… una scuola a Liviiburg, ero in Erasmus... io in realtà sono della provincia <strong>di</strong><br />
Reggio Padania, Trebigatto per la precisione. È, presumibilmente, molto lontano <strong>di</strong> qui...<br />
(Malinconico… poi la guarda; sorride imbarazzato) Oh, che sbadato! mi chiamo Fer<strong>di</strong>nando.<br />
M IRANDA: Fer<strong>di</strong>nando… (Sognante… si sveglia ) Aspetta, aspetta un po’… Trebigatto, hai detto???<br />
Che coincidenza! mio padre proprio poco fa mi ha parlato <strong>di</strong> questo posto… ho sentito parlare<br />
anche dell’Erasmus. Anch’io, in un certo senso, è come se fossi in Erasmus da una vita… Io e mio
padre viviamo qui da quando sono piccolissima, ma veniamo da Bovalate, Reggio Sudania. Anche<br />
questo l’ho scoperto poco fa… (Lo guarda; ride imbarazzata) Oh, che sbadata! mi chiamo Miranda.<br />
FERDINANDO: Miranda… (Sognante… si sveglia ) Bovalate??? Ma le nostre città sono legate da un<br />
annoso gemellaggio, ma è incre<strong>di</strong>bile…!<br />
M IRANDA: Sì, infatti! (Felicissima… triste) Ma non so molto <strong>di</strong> più…<br />
FERDINANDO: Tuo padre, mi par <strong>di</strong> capire, non ti parla granché… Quello che ha scritto lì, però,<br />
suona come una manfrina molto saggia…<br />
M IRANDA: Lascia stare... non mi parla MAI, e quando prova a comunicare sembra che si sia fumato<br />
tutte le piante dell’isola!!! Mi ha solo farfugliato <strong>di</strong> una storia complicatissima <strong>di</strong> intrighi,<br />
sotterfugi… roba da servizi segreti! pensa, mi ha raccontato che si è fatto fregare da quel furbastro<br />
del fratello, che ne è <strong>di</strong>ventato l’impostore! Del resto, con il senso della strategia politica che ha…<br />
lui, sempre in mezzo ai libri... E tu? Come sei capitato quaggiù? Per caso ti ci hanno portato i<br />
monsoni?<br />
FERDINANDO: A <strong>di</strong>re il vero… più che altro… tuoni, fulmini e mare furioso! Dev’essere stato perché<br />
ho pensato cose terribili <strong>di</strong> mia madre e mio zio, e forse sono scomparsi tra i flutti per causa mia...<br />
non vorrei mai aver pensato quelle cose… (Con senso <strong>di</strong> colpa; poi lentamente, guardando M IRANDA)<br />
Ma ...del resto... se la tempesta non si fosse scatenata… io non avrei mai potuto vedere questa<br />
meraviglia… (MIRANDA lo guarda ansiosa…) <strong>di</strong> isola... (Delusione…)<br />
M IRANDA: (Lo punzecchia ) Ma le onde hanno fatto un frappé del tuo cervello?? Figurati se<br />
Fer<strong>di</strong>nando-da-Trebigatto può aver scatenato una tempesta coi suoi pensieri…<br />
FERDINANDO: (Ferito nell’orgoglio ) Che vorresti <strong>di</strong>re? Guarda che io sono l’erede al trono <strong>di</strong><br />
Trebigatto! Mia madre è -o più probabilmente… era- la regina Alfonsina!<br />
M IRANDA: (Sfotte) Alfonsina?! ALFIE! Me ne ha parlato, mio padre, <strong>di</strong> “Alfie”…<br />
FERDINANDO: (Arrabbiatello ) Ah sì? Vorrei proprio conoscerlo tuo padre!<br />
M IRANDA: (Arrabbiata!) Mio padre è Prospero, duca legittimo <strong>di</strong> Bovalate!!! (Pausa; sconsolata…)<br />
Esiliato qui da suo fratello Antonio… Forse fare le magie con l’acqua è l’unica pratica che gli viene<br />
bene…<br />
FERDINANDO: (Eventually realizing…) Tuo pa… PROSPERO, hai detto???<br />
M IRANDA: (ancora arrabbiata ) Eh, sìì! Anche i timpani ti sei giocato?<br />
FERDINANDO: Ma… ma… allora mio zio… è stato complice del suo esilio…<br />
M IRANDA: Tuo zio? Urgh! “Seba”? Il fratello <strong>di</strong> “Alfie”? Tua ma... (Eventually realizing…)<br />
FERDINANDO: (Spaventato ) Od<strong>di</strong>o! Eccolo, il segno del destino…<br />
M IRANDA: (Realistica…) Ma che destino e destino… saremo vittime <strong>di</strong> un reality… e magari questa è<br />
“L’Isola dei Faziosi”…<br />
FERDINANDO: Beh… reality o no… fatto sta che… appartengo alla famiglia <strong>di</strong> chi ha tra<strong>di</strong>to tuo<br />
padre! E questo vuol <strong>di</strong>re che… siamo NEMICI! (Disperato )<br />
M IRANDA: (Saputella) Ma no, quello era un altro programma… una soap! Come si chiamava?<br />
“Sfottecchi e Amuleti”… o… “Pistacchi Trifolati”… Mmmh, però l’autore potrebbe essere lo<br />
stesso…<br />
FERDINANDO: (Angosciato ) Mmmmmannnnnnon lo soooo!!! Insomma, adesso… che facciamo?<br />
M IRANDA: (Interrogativa ) Già… che facciamo?<br />
FERDINANDO: (Dopo una pausa <strong>di</strong> riflessione ) Com’è che finiva quella soap?<br />
M IRANDA: (Spazientita ) Finiva male, finiva…! Io sono troppo giovane per finire male...<br />
FERDINANDO: (Pauroso) Beh, anch’io…<br />
M IRANDA: (Uffa!) E non ho visto ancora niente del resto del mondo…!<br />
FERDINANDO: (Timidamente consolatorio ) Beh, magari un giorno potrei portarti a Trebigatto, sai, non<br />
è molto grande, ma in fondo non è così male… e poi potrei insegnarti il tedesco…
M IRANDA: (Sognante ) Magari… un giorno… (Verso <strong>di</strong> lui) Beh, senti, intanto io potrei insegnarti<br />
l’inglese… e… dato che siamo qua... facciamo un giro per l’isola? (Lo prende per la camicia ) E<br />
chissenefrega delle telecamere? (Lo guarda intensamente, ammiccante ) Eh, Nando?<br />
FERDINANDO: (Convinto…!) Sai che ti <strong>di</strong>co? Chissenefrega… Randy! (Si prendono le mani )<br />
I<strong>di</strong>llio. COREOGRAFIA Nando & Randy - Wonderful One (Page & Plant).<br />
ARIEL esce dopo la canzone e lascia al suo posto il libro aperto in un punto dove sta scritta nient’altro che<br />
la …bene<strong>di</strong>zione degli “sposi” da parte <strong>di</strong> PROSPERO.<br />
RANDY: …che <strong>di</strong>ci, si arrabbierà papino?<br />
NANDO: Non lo so… ma ho come la sensazione che le cose che stanno accadendo abbiano un senso,<br />
e un senso forse anche più grande <strong>di</strong> quanto possiamo intenderlo noi…<br />
RANDY: Forse… comunque lo sapremo presto, qualcuno degli spiriti ci avrà sicuramente visti!<br />
NANDO: (Ride) Magari li ha mandati tuo padre a suonare la musica per noi…<br />
ARIEL: (Non visto) Non hai idea <strong>di</strong> quanto hai parlato a senno, ragazzino!<br />
NANDO & RANDY: (Spaventati; non vedono nessuno…) Urgh!!!<br />
ARIEL: Non solo “papino” ha visto tutto e …previsto tutto, ad<strong>di</strong>rittura era già scritto sul libro cosa<br />
sarebbe accaduto. E vi è anche scritto, o irrequieti fanciulli, cosa vi aspetta adesso!! (Finta minaccia )<br />
NANDO & RANDY: (Spaventatissimi ) URGH!!! GLOM!!!<br />
ARIEL: Avanti, fanciulli in fiore, leggete, coraggio! Il libro è aperto proprio alla pagina giusta…<br />
RANDY: (Prende il libro e legge dapprima spaventata…) “Figlia, ho visto, anzi previsto, anzi già sapevo,<br />
e davvero non posso esser felice (Terrorizzata; gira pagina; sbalor<strong>di</strong>ta ) …più <strong>di</strong> quanto lo siate voi. Il<br />
cielo farà piovere ogni sorta <strong>di</strong> grazia sull’incontro delle vostre anime. Fer<strong>di</strong>nando, Miranda, avete la<br />
mia bene<strong>di</strong>zione. (Felice come una Pasqua; abbraccia FERDINANDO poi va avanti a leggere ) Siccome io<br />
-lo sai, figlia mia- non sono uno che ama le cerimonie, specie se troppo affollate, vogliate festeggiare<br />
voi con la maestosità dei miei spiriti. Io, tra non molto vi raggiungerò.” (A PROSPERO, gridando<br />
gioiosa) Papi, sei sempre il solito… sei mitico!!!<br />
ARIEL: (Entrando e prendendo il libro dalle mani <strong>di</strong> RANDY) Nando, Randy, ….mettetevi como<strong>di</strong>!<br />
PROSPERO, per celebrare il fausto evento, ha organizzato una festa <strong>di</strong> ad<strong>di</strong>o al nubilato/celibato con tanto<br />
<strong>di</strong> ninfe, spiriti e spiritelli e luci e musiche e danze e canti gau<strong>di</strong>osi… by ninfe & ARIEL! NANDO &<br />
RANDY si godono lo spettacolo .<br />
COREOGRAFIA All Souls Night (Loreena McKennitt).<br />
A questo punto, l’eco della musica è giunta alle orecchie dei naufraghi e <strong>di</strong> CALIBAN e soci; gli uni<br />
arrivano da una parte, gli altri arrivano dall’altra. Tutti irresistibilmente attratti dalla musica.<br />
TUTTI (Di qua e <strong>di</strong> là): Ma che musica meravigliosa è questa… ma da dove arriva? Mah, e chi lo<br />
sa… an<strong>di</strong>amo a vedere, presto!<br />
CALIBAN: (Vede il libro <strong>di</strong> PROSPERO che ARIEL ha volutamente lasciato in bella vista) Guardate, il libro<br />
magico del mio padrone! Senza <strong>di</strong> esso lui non può nulla! Siamo i padroni! Anzi, IO! Questo è mio!<br />
STEFANO: No, è mio!<br />
TRÌNCULO: No, è mio!<br />
Serie <strong>di</strong> gags per accaparrarsi il libro… A questo punto, tutti vedono tutti! Sbigottimento generale .
TUTTI: Od<strong>di</strong>o, Ferdy! Il moccioso! Madre! Caliban! Antonio! Stefano! Sebastiano! Trinculo!<br />
Gonzalo! Miranda?!<br />
TRÌNCULO: E questo… cos’è??? (Vedendo ARIEL, che si riprende il libro )<br />
CALIBAN: È Ariel, lo spirito. Siamo fritti!!!<br />
Alla vista <strong>di</strong> ARIEL, ANTONIO e STEFANO sguainano le spade; ARIEL li tiene bloccati. Poi entrano le ninfe .<br />
ARIEL: Sciocchi che siete, le vostre spade non possono colpire né me né i miei compagni. Noi siamo<br />
ministri del Fato. Voi avete spodestato il buon Prospero dal suo legittimo trono <strong>di</strong> Bovalate e lo<br />
avete lasciato con la sua figliola in balia delle onde. E poi, non ancor contenti, stavate tramando <strong>di</strong><br />
far polpette della regina <strong>di</strong> Trebigatto, or più che mai vulnerabile perché <strong>di</strong>strutta dal dolore per la<br />
per<strong>di</strong>ta del figlio pre<strong>di</strong>letto! Ma le onde del mare al mio servizio si sono ven<strong>di</strong>cate su <strong>di</strong> voi. E tu,<br />
essere deforme, hai tentato un colpo <strong>di</strong> stato per ven<strong>di</strong>carti del tuo signore e padrone, e chi meglio<br />
<strong>di</strong> questo buffone e questo ubriacone per aiutarti nell’impresa?... beh, sappi che anche io, Ariel,<br />
spirito dell’aria, sono servo <strong>di</strong> un padrone che è il tuo stesso padrone. Ma lui non ci vuole male, e<br />
non vuole male nemmeno a voi. Il mio padrone ha architettato quanto è successo per fare in modo<br />
che ogni cosa tornasse ai legittimi proprietari. Ora tutto è compiuto, il <strong>di</strong>segno si è realizzato, tutti<br />
hanno ritrovato ciò che avevano solo apparentemente perso. La regina Alfie, suo figlio e il suo trono;<br />
Stefano e Trinculo, l’allegria e il …sangiovese; Gonzalo, la cosapevolezza che esista un luogo<br />
migliore in cui vivere; Miranda e Fer<strong>di</strong>nando, l’amore; Bovalate e Trebigatto la concor<strong>di</strong>a;<br />
Sebastiano e Antonio, il perdono; il mio padrone, la serenità; e tu, Caliban, l’isola.<br />
Ma ancora un momento. C’è ancora qualcosa che deve accadere poiché tutto sia compiuto…<br />
PROSPERO finalmente si manifesta e si <strong>di</strong>rige verso ARIEL che lo attende sorridente. Quando appare, le<br />
ninfe si inchinano leggermente. Tutti sono sbigottiti<br />
PROSPERO: Mio zelante spirito, sapevo <strong>di</strong> potermi fidare <strong>di</strong> te. Ottimo lavoro, Ariel, come sempre.<br />
Ora davvero non restano che le ultime cose da <strong>di</strong>re.<br />
ARIEL e PROSPERO escono. Continueranno a parlare offstage. Gli altri rimangono in scena immobili .<br />
Dico che abbiamo avuto tempo, ARIEL, tempo per far scatenare il pro<strong>di</strong>gio del mare e tempo per farli<br />
smarrire nella loro vita <strong>di</strong> sempre come fosse nuova, tutta da rifare, tutto un 'eccetera' senza anni e<br />
scadenze da aspettare! Non invi<strong>di</strong>are il loro destino, e nemmeno il passato che non passa. Tu, ora, sei<br />
libero perché non desideri più nulla, nemmeno la libertà che tanto volevi e che ora ti è resa in amicizia.<br />
ARIEL: Ma è strano, Prospero, è strano, <strong>di</strong>co, come queste creature che come te respirano e si<br />
nutrono rimangano aggrappate anche a ciò che <strong>di</strong>sprezzano solo perché ne conoscono confini e<br />
certezze. Non vorrebbero davvero qualcosa <strong>di</strong> meglio e <strong>di</strong> più nella loro vita?<br />
PROSPERO: Questa è infatti la loro natura, randagia e folle, e non gli basta mai una sola goccia <strong>di</strong><br />
splendore per illuminare il loro cammino delirante. Che vuoi? Sono fatti così, santi o ban<strong>di</strong>ti, figli<br />
<strong>di</strong> madri <strong>di</strong>menticate che un giorno busseranno alla loro porta sprangata da mille marchingegni del<br />
loro inferno tranquillo e loro, senza vergogna, non gli apriranno… Scrivi anche questo sul libro.<br />
ARIEL scrive .<br />
ARIEL: Ho scritto, Prospero! Ma ora quello che manca è il senso <strong>di</strong> tutta questa vicenda.
PROSPERO: Io credo che ognuno se lo tenga per sé…e poi, una volta tornàti da questo mare, ne<br />
faranno una favola per passare l'inverno, per molti e lunghi anni. Quello che manca davvero, Ariel,<br />
io credo che non sia il senso, ma il coraggio e il desiderio <strong>di</strong> afferrarlo, come fosse un frutto maturo<br />
e proibito e che però rischia <strong>di</strong> marcire e perdersi in mezzo al dolore e al ferro dei gesti che non si<br />
sanno o non si vogliono fare mai.<br />
Gli attori- personaggi, sentendosi chiamare <strong>di</strong> volta in volta, escono lentamente .<br />
Così i re, i principi, i <strong>di</strong>gnitari e tutti i personaggi <strong>di</strong> questa vicenda, io stesso ed anche tu, spirito<br />
dell'aria, ci illuderemo <strong>di</strong> aver costruito qualcosa senza capire che è stato proprio verso noi stessi la<br />
vera mancanza più grande!<br />
La scena è <strong>di</strong> nuovo vuota, come all’inizio. Si vede solo il fondale. Epilogo detto da PROSPERO.<br />
Perdere l’anima e trovarla<br />
è un’increspatura d’acqua<br />
è un trasalire al vento dominante<br />
in un giorno che abbiamo sognato, forse,<br />
e non ricor<strong>di</strong>amo d’aver attraversato mai,<br />
è il sole che all’improvviso dalla pioggia<br />
asciugherà le ferite dell’inverno<br />
nei nostri giorni fatti <strong>di</strong> niente<br />
<strong>di</strong> prove, tentativi per un’altra scena<br />
per quel “tu” che ha il nome<br />
<strong>di</strong> chi stiamo cercando, <strong>di</strong> chi siamo<br />
-o dramma o comme<strong>di</strong>a per questa fantasia-<br />
tentando sempre una speranza<br />
che duri più dello spettacolo e dell’applauso.<br />
E come i giorni se ne vanno,<br />
così noi ci lasciamo sapendo<br />
<strong>di</strong> tempo in tempo che un altro tempo<br />
da cenere e splendore esprimerà<br />
l’enigmatica ombra che ci <strong>di</strong>segna<br />
sul vuoto schermo <strong>di</strong> queste parole.<br />
Heroes (David Bowie).<br />
Final cheers.<br />
Curtain.
Song To The Siren (Beckett- Buckley). Adattamento <strong>di</strong> Elena Birmani<br />
Long afloat on<br />
shipless oceans<br />
I <strong>di</strong>d all my<br />
best to smile<br />
'Til your singing<br />
eyes and fingers<br />
drew me loving<br />
to your isle<br />
And you sang<br />
-Sail to me,<br />
sail to me<br />
let me enfold you-<br />
Here I am<br />
here I am<br />
waiting to hold you<br />
Did I dream you<br />
dreamed about me<br />
Were you hare when<br />
I was fox?<br />
But now my foolish<br />
boat is leaning<br />
broken lovelorn<br />
on your rocks<br />
For you sing<br />
-Touch me not,<br />
touch me not,<br />
come back tomorrow-<br />
O my heart,<br />
o my heart<br />
shies from the sorrow<br />
Mari vuoti<br />
errabondo<br />
sorridevo<br />
non so perché<br />
Dei tuoi occhi<br />
e delle mani<br />
il canto mi<br />
condusse a te<br />
Ascoltai<br />
-Vieni a me<br />
vieni a me<br />
a ristorarti-<br />
Eccomi<br />
sono qui<br />
voglio abbracciarti<br />
Nel mio sogno<br />
mi sognavi<br />
stella che<br />
il sol nasconde<br />
Ma poi <strong>di</strong>sperso<br />
alla deriva<br />
naufragai<br />
sulle tue sponde<br />
Pren<strong>di</strong>mi<br />
-Non ancor,<br />
non ancor,<br />
torna domani-<br />
Il mio cuor<br />
<strong>di</strong> dolor<br />
m’inonda le mani
I’m as puzzled<br />
as the oyster (the newborn child)<br />
I’m as troubled<br />
as the tide<br />
Should I stand<br />
amid the breakers<br />
or should I lie with<br />
Death my bride?<br />
Hear me sing<br />
Swim to me,<br />
swim to me<br />
let me enfold you<br />
Oh my heart, (Here I am,)<br />
oh my heart (here I am)<br />
(is) waiting to hold you<br />
Sballottato<br />
come un granchio<br />
tormentato<br />
come il mar<br />
Sarò più forte<br />
dell’abisso<br />
o Donna Morte<br />
dovrò invocar?<br />
Volgiti,<br />
Vieni a me,<br />
vieni a me<br />
vieni a salvarmi<br />
Il mio cuor,<br />
il mio cuor<br />
vuole abbracciarti
LA ENJOINT! PRODUCTIONS<br />
È LIETA DI PRESENTARVI[TICISIMI]…<br />
FABULA<br />
Un’idea <strong>di</strong><br />
Francesco Giar<strong>di</strong>nazzo<br />
Variazione su …un tema <strong>di</strong><br />
Guglielmo Shakespeare<br />
Libretto<br />
Elena Birmani<br />
Francesco Giar<strong>di</strong>nazzo<br />
Maestro Concertatore<br />
Elena Birmani<br />
Versione in italiano <strong>di</strong> Song To The Siren (Beckett/Buckley)<br />
Elena Birmani<br />
Un’isola… ma che posto è? È un luogo senza spazio e senza tempo, dove chi vi approda si interroga<br />
e si mette alla prova… e chi vi abita lotta per riscattarsi dalla schiavitù perpetrata dal “padrone” che,<br />
secondo un <strong>di</strong>segno prestabilito, ha scritto e previsto tutto. Ma proprio tutto?...<br />
I personaggi shakespeariani de La Tempesta vivono una storia <strong>di</strong> or<strong>di</strong>nario delirio, giocheranno<br />
l’eterna partita “Reggio Sudania” vs “Reggio Padania”, in tutti i significati possibili <strong>di</strong> questa<br />
<strong>di</strong>cotomia.<br />
…E com’è che finisce, poi?<br />
…Venite e vedrete!!!<br />
GRAZIE a<br />
Chiara Artioli, per la prontezza <strong>di</strong> riflessi<br />
Ludovico Ausiello, per le chitarre e i contrabbassi in Song To The Siren<br />
Mirko Coleschi, per la tempera su lenzuolo<br />
Milena Melchionna, per esserci comunque