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LETTERE A GIULIETTA - Centro di Studi Teatrali

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La ¡ENJOINT! PRODUCTIONS<br />

è decisamente lieta <strong>di</strong> presentare,<br />

anzi, <strong>di</strong> ostentare ad<strong>di</strong>rittura…<br />

<strong>LETTERE</strong> A <strong>GIULIETTA</strong><br />

Frammenti <strong>di</strong><br />

Parole Musiche Danza Scena<br />

con qualche tocco, naturalmente, del Bardo immortale<br />

nella traduzione <strong>di</strong> S. Quasimodo, adattata per l’occasione<br />

(e non protestate, ancora non avete visto niente!)<br />

<strong>di</strong><br />

FRANCESCO GIARDINAZZO


PERSONAGGINTERPRETIETRADUTTORI<br />

WILLIAM, ILREGIST[R]A<br />

Vocenarrante e inenarrabile, komunque fuorikampo<br />

(ke kui c’è poko kampo)<br />

[FRANCESKOGIARDINAZZO]<br />

ROMEOMONTEKKI<br />

Giovane e baldo, ma non tibaldo e nemmeno ribaldo, coprotagonista della storia<br />

[ALBERTOKATALETA]<br />

I DUE KAPULETI<br />

Ovverossia, i genitori della ragazza<br />

[PAOLAKAPATTI & FEDERIKOTASSI]<br />

<strong>GIULIETTA</strong>KAPULETI (VOICE ONE)<br />

Kome sotto, solo un po’ meno skizzata<br />

[MARTAFRAKKIOLLA]<br />

<strong>GIULIETTA</strong>KAPULETI (VOICE TWO)<br />

Kome sopra, solo un po’ più skizzata<br />

[ELENABIRMANI]<br />

MERKUTIO<br />

Amiko <strong>di</strong> Romeo<br />

[PIETROMAZZAROL]<br />

BENVOLIO<br />

Kugino <strong>di</strong> Romeo, ma anke suo amiko<br />

[LUKAVINCENTI]<br />

NUTRICE<br />

<strong>di</strong> Giulietta, ovviamente<br />

[ELENABOSKI]<br />

TIBALDO<br />

Nipote <strong>di</strong> Kapuleti, e perciò sgodevole per Romeo<br />

[VALENTINADELLAKUIA]<br />

COREOGRAFIE E BALLETTI<br />

a cura <strong>di</strong><br />

ALIDA ROSSI<br />

LAURA KANTORI<br />

MARIA DE LAURENTIIS<br />

IRENE DIOLI<br />

AGOSTINA VERDINI<br />

COREOGRAFIA A CORPO LIBERO<br />

ELISABETTA DE VEKKIS


PRESENTAZIONE DI “<strong>LETTERE</strong> A <strong>GIULIETTA</strong>”<br />

Isolati nel frastuono della solitu<strong>di</strong>ne, a volte due anime possono incontrarsi e amarsi, con quello che amarsi<br />

comporta, con gli sforzi, le lotte, le rinunce, i dolori…tutto vissuto soltanto per poter ascoltare, in tutto quel<br />

frastuono, una sola voce, un cuore soltanto che detta il ritmo. Perciò vedrete l’amore, la <strong>di</strong>sperazione, la<br />

follia, la cecità al dolore altrui, il dolore che ci annienta, l’ironia, il cruento e caustico tormento <strong>di</strong> lettere che<br />

uno scrive a chi non risponde.<br />

L’autore <strong>di</strong> queste lettere sarebbe il drammaturgo, la voce <strong>di</strong> un assente che crede <strong>di</strong> tenere i fili della trama<br />

dei suoi personaggi e non immagina affatto cosa stanno invece tramando loro per lui. Figurarsi! Egli<br />

s’immagina <strong>di</strong> voler scrivere, o <strong>di</strong> stare per scrivere, un dramma che pone al centro questa creature forte e<br />

dolce, il suo destino e la sua grazia spezzati dal meccanismo crudele del tempo e delle convenzioni. Ed ecco<br />

che invece scopre tutt’altro…<br />

Ci sono segrete geometrie che governano eventi e passioni. Il gesto, la parola, la musica vogliono solo<br />

testimoniare la bellezza e l’incanto <strong>di</strong> questa scoperta. Dentro ognuno <strong>di</strong> noi, come riflesso in uno specchio,<br />

questa scoperta celebra il senso e la vita nell’evento che apparentemente una scena è in grado <strong>di</strong> offrire.<br />

Noi abbiamo confidato e lavorato con la speranza che questo miracolo si ripeta e si avverta <strong>di</strong> là dalla<br />

barriera del buio, dove voi ora state e dove noi siamo stati immaginando questi fantasmi, con lo stesso<br />

stupore che ora è vostro e con la vostra gioia che speriamo <strong>di</strong> riconoscere da noi compiuta.<br />

PROLOGO<br />

[La scena è completamente buia. Al centro, due se<strong>di</strong>e illuminate da una<br />

luce fissa.]<br />

WILLIAM: Carissima Giulietta,<br />

ti scrivo che è davvero tar<strong>di</strong>, è così tar<strong>di</strong> che tutto si cancella nella bruciante oscurità,<br />

e altro non potrebbe fare a quest’ora. Mi rigiro nell’ossessione <strong>di</strong> dover pensare, nella<br />

cupa quiete <strong>di</strong> tutto quanto è già chiaro e che dovrei soltanto ammettere. Per onestà,<br />

per aspirare anch’io alla pace.<br />

Esistono armonie altrettanto <strong>di</strong>fficili ed eloquenti dei pensieri che conosco<br />

perché li ho visti tutti -uno ad uno- arrancare fino a questa soglia <strong>di</strong> vaghezza -oh<br />

quanto mi piaci, vaghezza!- ospiti incomo<strong>di</strong>, metalli che urlano la loro insofferenza<br />

senza patti, senza <strong>di</strong>gnità, compagni apocrifi delle mie mai scritte memorie che in<br />

realtà vorrei, dovrei, <strong>di</strong>menticare.<br />

Il talento indolente delle stelle mi sorveglia <strong>di</strong>vertito. Ne avrei anche per loro <strong>di</strong><br />

cose da <strong>di</strong>re, ma penso che ora non ne vogliano sapere. E come amareggiate <strong>di</strong>vinità,<br />

se ne stanno a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> sicurezza, oltre la barriera del suono che dall’alto vedono<br />

pulsare come una musica ostinata. Vorranno credermi almeno loro, se tu non puoi,<br />

che più <strong>di</strong> così non è possibile sognare?


Poiché a volte la memoria ricorda per negazione, da uno stelo risale al <strong>di</strong>ssipato<br />

verde, l’invisibile primavera. La piega delle labbra -te l’immagini?- rivolge a sguar<strong>di</strong><br />

ormai lontani il suo incedere e signoria. Offrivo acqua <strong>di</strong> mare, offrivo l’azzurro<br />

insieme al sale. Chi scelse si accostò, e fu più lieve dell’offerta l’accoglienza. Ne<br />

scrissi il nome per poterlo <strong>di</strong>menticare, e oggi mi muovo fra queste lettere scordate<br />

incerto come una mezzanotte d’angoscia e desiderio. Noi sapevamo quale fosse il<br />

tragitto, come la schiuma possa essere emblema <strong>di</strong> un giorno finito nella cieca pace<br />

dei tuoi capelli sciolti nella sera.<br />

Ma non era per questo, no, che ti avrei riconosciuta. Nel silenzio ti attendo,<br />

solo nel mormorio <strong>di</strong> un tempo che mi accerchia e non può capirti. Non ho fatto<br />

ritorno, e tuttavia ti aspetto, sposa della pietra, nostalgia del bassorilievo frugato dal<br />

vento fino alla sua liscia notte.<br />

Se indugio, è perché quello che io ricordo è poca cosa. Tu sei tutto il ricordo.<br />

Io non posso offrirti che qualche scena e poche parole, così come soltanto un dolore a<br />

caso sa suggerire.<br />

Tuo William, e Dio sa chi altro…se vuoi…<br />

[Buio. Musica: Deliver us.]


SCENA UNO<br />

[Romeo, Mercutio e Benvolio si recano alla festa dei Capuleti (I.<br />

iv). Stanno <strong>di</strong>alogando animatamente.]<br />

ROMEO: (entrando, con energia) No, non è così!<br />

MERCUTIO: Dico, signore, che perdendo tempo<br />

sprechiamo le nostre luci inutilmente,<br />

come lampade accese <strong>di</strong> giorno. Pren<strong>di</strong>lo con buona intenzione,<br />

cioè in senso buono, perché il nostro senno<br />

ha cinque volte più buon senso dei nostri cinque sensi.<br />

ROMEO: Infatti con buona intenzione noi an<strong>di</strong>amo a questa mascherata,<br />

ma non sarebbe <strong>di</strong> buon senso andarci.<br />

MERCUTIO: Perché, si può sapere?<br />

ROMEO: Ho fatto un sogno questa notte!<br />

MERCUTIO: Anch’io.<br />

ROMEO: Ebbene, che hai sognato?<br />

MERCUTIO: Che i sognatori spesso mentono…<br />

ROMEO: Quando dormono e sognano cose vere.


MERCUTIO: Ecco: la regina Mab è certo venuta da te.<br />

Mab, la levatrice delle fate, appare<br />

non più grande d’un agata che splende<br />

sull’in<strong>di</strong>ce a un priore. In volo, la tira una muta<br />

d’invisibili farfalle sul naso <strong>di</strong> chi dorme.<br />

Le ruote del cocchio girano con raggi<br />

<strong>di</strong> lunghe zampe <strong>di</strong> ragno. Sono le re<strong>di</strong>ni<br />

<strong>di</strong> lieve ragnatela, il mantice d’ali<br />

<strong>di</strong> cavallette, i finimenti d’umi<strong>di</strong><br />

raggi <strong>di</strong> luna; un osso <strong>di</strong> grillo<br />

serve per la frusta, la sferza è una membrana,<br />

cocchiere un moscerino in livrea grigia<br />

grande meno della metà del verme<br />

che gonfia il <strong>di</strong>to alle fanciulle pigre.<br />

Il suo cocchio è un guscio <strong>di</strong> nocciola:<br />

uno scoiattolo che lavora il legno<br />

o un vecchio lombrico, da tempo assai lontano,<br />

fanno i piccoli carri delle fate.<br />

E così Mab galoppa, notte dopo notte,<br />

dentro i cervelli degli amanti,<br />

ed essi sognano d’amore, o sulle ginocchia<br />

dei cortigiani che allora sognano inchini e cerimonie<br />

o sulle <strong>di</strong>ta dei legali che allora sognano compensi,<br />

o sulle labbra delle donne che allora sognano baci:<br />

labbra che spesso Mab copre <strong>di</strong> bollicine<br />

perché fiatano aria <strong>di</strong> guaste confetture.<br />

Talvolta galoppa sul naso a un cortigiano<br />

che allora sogna l’odore <strong>di</strong> una buona carica,


o s’avvicina al naso d’un prelato<br />

che dorme, e lo sfiora piano con la coda<br />

d’un porcellino della decima, ed ecco il sogno<br />

d’un nuovo beneficio. Altre volte passa<br />

sul collo d’un soldato, che allora sogna<br />

gole nemiche tagliate, brecce, imboscate,<br />

lame spagnole brin<strong>di</strong>si con tazze profonde cinque braccia;<br />

poi risuona <strong>di</strong> colpo un tamburo al su orecchio:<br />

il soldato si scuote impaurito e si sveglia,<br />

bestemmia una preghiera e s’addormenta ancora.<br />

Questa è Mab, la stessa che <strong>di</strong> notte<br />

arruffa le criniere dei cavalli<br />

e impasta, nei luri<strong>di</strong> e grassi crini,<br />

no<strong>di</strong> d’elfi, che a scioglierli portano sventura;<br />

Mab è la strega che se trova supine le ragazze<br />

le costringe all’abbraccio, ed è così che insegna<br />

a “portare” per la prima volta; e la fa donne<br />

<strong>di</strong> buon “portamento”. Questa è colei…<br />

ROMEO: Basta, basta, Mercutio! Taci<br />

Tu parli <strong>di</strong> nulla.<br />

MERCUTIO: Parlo, infatti, dei sogni,<br />

figli della mente in ozio,<br />

che nascono da una vana fantasia<br />

la quale ha natura leggera come l’aria<br />

e più incostante del vento,<br />

che ora è in amore sul grembo del gelido del Nord,<br />

e poi sdegnato se ne va sbuffando


con la faccia a Sud, fresco <strong>di</strong> rugiada.<br />

BENVOLIO: Il vento <strong>di</strong> cui parli ci soffia da noi stessi;<br />

la cena ormai è finita, arriveremo tar<strong>di</strong>.<br />

ROMEO: Troppo presto, temo; perché il mio cuore<br />

pre<strong>di</strong>ce un triste avvenimento,<br />

ancora sospeso nelle stelle: questa notte,<br />

durante la festa, avrà un tremendo inizio,<br />

che alla vita inutile, chiusa nel mio petto,<br />

segnerà un limite con una vile<br />

morte violenta. Ma chi guida il mio viaggio<br />

<strong>di</strong>riga ora la vela. Allegri, compagni, an<strong>di</strong>amo!<br />

[ESCONO. BUIO.]<br />

WILLIAM: Ti sbagli, ragazzo mio. Davvero ti sbagli, e non sai quanto! Ma è la tua<br />

stella che vuole così. Brilla intensa proprio prima <strong>di</strong> spegnersi…giusto un istante<br />

prima che si spenga! A corpo libero, la mappa celesta <strong>di</strong>segna le nostre ombre sottili<br />

come nebbia! Ma quanto è cominciato ha destino e fine, secondo l’or<strong>di</strong>ne del tempo e<br />

delle cose. Al primo impulso che <strong>di</strong>amo ad una vicenda non immaginiamo verso<br />

quali conseguenze proseguirà la sua corsa fatale!<br />

[Danza: This Offer is Unrepeatable]<br />

WILLIAM: Ora l’antica passione sta sul letto <strong>di</strong> morte<br />

e un nuovo affetto vuole esserne l’erede.<br />

La bella fanciulla, per cui l’amante soffriva<br />

e desiderava la morte,


vicino alla soave Giulietta non è più bella.<br />

Ora Romeo è amato e ama un’altra volta,<br />

i due amanti sono legati dall’incanto degli sguar<strong>di</strong>;<br />

ma egli deve soffrire credendola sua nemica,<br />

ed essa deve rubare la dolce esca d’amore<br />

da tremen<strong>di</strong> anni.<br />

Ed essendo considerato un nemico, egli non può<br />

avvicinarla per mormorarle le promesse degli amanti;<br />

ma per lei che ama con uguale misura,<br />

sono più <strong>di</strong>fficili le occasioni per incontrarsi<br />

in qualche luogo con l’amato.<br />

Ma la passione presta loro la forza, il tempo, i mezzi e il modo<br />

per incontrarsi e consolare le estreme sofferenze<br />

con estreme dolcezze.<br />

Questo era il sogno. Ora manca la verità<br />

<strong>di</strong> quel sogno stesso.<br />

BUIO.


[Entrano Benvolio e Mercutio (II.i).]<br />

SCENA DUE<br />

BENVOLIO: Romeo! Cugino Romeo! Romeo!<br />

MERCUTIO: Sulla mia vita, quel Romeo è saggio;<br />

e sono certo ch’è già a casa nel suo letto.<br />

BENVOLIO: Invece lo vi<strong>di</strong> qui; andava in fretta<br />

e poi ha scavalcato il muro <strong>di</strong> questo giar<strong>di</strong>no.<br />

Chiamalo, mio buon Mercutio.<br />

MERCUTIO: Non solo, ma lo evocherò:<br />

Romeo! Capriccioso! Pazzo! Amante furioso!<br />

Rivèlati almeno con un sospiro,<br />

con una rima, e io sarò sod<strong>di</strong>sfatto.<br />

Grida un semplice “ahimè”, pronuncia solo<br />

“bella” e “stella”, trova una dolce parola<br />

per Venere, la mia comare, un soprannome per il figlio cieco<br />

il suo erede, il giovane Cupido straccione…<br />

Ma Romeo non ascolta, non si fa vivo, non si muove.<br />

Quella scimmia è morta; bisogna proprio che lo evochi.<br />

Io ti scongiuro, per i luminosi occhi <strong>di</strong> Rosalina,<br />

per la sua bella fronte, per le sue labbra scarlatte,<br />

per i suoi pie<strong>di</strong> bellissimi e le sue gambe <strong>di</strong>ritte,<br />

per le sue cosce vibranti e quello che vi sta vicino,<br />

<strong>di</strong> apparire a noi come veramente tu sei.


BENVOLIO: Se ti sente, certo andrà in collera.<br />

MERCUTIO: Questo non può irritarlo. Avrebbe ragione <strong>di</strong> infuriarsi con me<br />

se facessi rizzare nel cerchio della sua amata,<br />

uno spirito <strong>di</strong> strana natura e ve lo lasciassi là <strong>di</strong>ritto<br />

fino a che lei non l’avesse sod<strong>di</strong>sfatto<br />

e placato. Questa sarebbe una vera offesa,<br />

ma la mia invocazione è giusta e onesta,<br />

perché vuole solo far levare su lui in nome della sua donna.<br />

BENVOLIO: Vieni; si sarà nascosto fra quegli alberi,<br />

per avere compagna l’umida notte.<br />

Il suo amore è cieco quin<strong>di</strong> sta bene nell’oscurità.<br />

MERCUTIO: Se l’amore è cieco, non può colpire il segno.<br />

Ora Romeo sta seduto sotto un nespolo e sogna<br />

con desiderio la sua donna; la vede nella forma<br />

<strong>di</strong> quel frutto che le ragazze ridendo chiamano “nespola”,<br />

quando sono sole. O Romeo, se ella fosse,<br />

se ella fosse un’aperta…eccetera…e tu una pera Williams!<br />

Buona notte, Romeo! Vado a dormire nel mio letto,<br />

perché questo letto da campo è troppo freddo per me.<br />

Vieni; an<strong>di</strong>amo via?<br />

BENVOLIO: An<strong>di</strong>amo, allora.<br />

E’ inutile cercare chi non vuole farsi trovare.<br />

[ESCONO. BUIO. Dance: Romeo’s Seance]


SCENA TRE<br />

[Interno bar, ovvero la famosa scena del “bancone”. Giulietta fa il barman, non si<br />

accorge <strong>di</strong> Romeo che entra e si siede sullo sgabello proprio <strong>di</strong> fronte a lei.]<br />

ROMEO: Mi fai un coca e rum, per favore!<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE ONE): Te gusta la noche de Cubaverona? Gusti esotici, <strong>di</strong>co<br />

io! Arrivo subito!<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE TWO): Come tutti sanno perfettamente, la coca è<br />

ininfluente…Coca e rum in arrivo! Ecco la coca (gli porge un bicchiere).<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE ONE): Ed ecco il rum (gli porge un altro bicchiere).<br />

ROMEO: (visibilmente turbato) No, <strong>di</strong>cevo insieme! (si accorge <strong>di</strong> Giulietta) Ma sei<br />

tu!<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE ONE) (c.s.): Ma sei tu!<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE TWO) (c.s.): Ma sei tu!<br />

ROMEO: Magari non rimaniamo ai pronomi, passiamo ai nomi!<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE ONE e TWO): Mi chiamo Giulietta!<br />

ROMEO: Mi chiamo Romeo.


<strong>GIULIETTA</strong> (c.s.) Che strano nome, sembra quello <strong>di</strong> una macchina!<br />

ROMEO: Ah sì, perché il tuo invece…<br />

Ma quale luce apre l’ombra, da quel bancone? Ecco la mescita<br />

e Giulietta è la Guinness! Scorri dunque, o viva bibita<br />

e spegni la luna fioca, pallida <strong>di</strong> pena…<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE ONE): Oh poverina, e perché?<br />

ROMEO: (dandole un’occhiata sorpresa) …che ha invi<strong>di</strong>a <strong>di</strong> te perché sei bella<br />

più <strong>di</strong> lei, tu che la servi…<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE TWO): Beh, più che luna è una lunatica, e poi si chiama<br />

Cesaroni Ines, da Bellaria per l’esattezza!<br />

ROMEO: (c.s.) Il suo manto <strong>di</strong> vestale<br />

Ha già un colore verde <strong>di</strong> palude,<br />

e più nessuna vergine lo porta.<br />

Gettalo via! Oh, è la mia donna, è il mio amore!<br />

Ma non lo sa! Parla e non <strong>di</strong>ce parola:<br />

il suo occhio parla e a lui risponderò.<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE ONE): (lusingata) Oh beh, grazie…ho le lenti a contatto…Sai,<br />

per non dare l’impressione <strong>di</strong> una secchiona! (a Giulietta VOICE TWO) Ma che gli<br />

hai dato da bere?<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE TWO): Io? Ma non senti? “Il suo vaglia postale”…verde<br />

palude…Bleah! E poi, basta con ‘sta verginità! E che palle! E gli parla anche<br />

l’occhio! E’ un <strong>di</strong>ssociato strafatto…


ROMEO: Ma che folle speranza; non è a me che parla.<br />

Due fra le stelle più lucenti, che girano<br />

ora in altre zone, pregano i suoi occhi<br />

<strong>di</strong> splendere nelle sfere senza luce,<br />

fino al loro ritorno. E se i suoi occhi<br />

fossero nel cielo veramente e le stelle<br />

nel suo viso?<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE TWO) (c.s.) Per me s’è impasticcato! Non ve<strong>di</strong>? E’ pallido,<br />

<strong>di</strong>ce che tutto gli gira, che vede le stelle…Ma chi gli scrive i testi a questo qua? E poi,<br />

visto che so già dove vuoi andare a parare, da quando è successa la <strong>di</strong>sgrazia l’acido<br />

per la lavastoviglie lo tengo <strong>di</strong> là, così non mi sbaglio più!<br />

ROMEO: Lo splendore del suo volto<br />

farebbe pallide le stelle, come la luce del giorno<br />

la fiamma d’una torcia. Se poi i suoi occhi<br />

fossero nel cielo, quanta luce su nell’aria:<br />

tanta che gli uccelli credendo finita la notte<br />

comincerebbero a cantare. Guarda come posa<br />

la guancia sulla mano! Oh se fossi un guanto<br />

su quella mano per sfiorarle la guancia!<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE TWO): Povera me… è in acido perso…<br />

ROMEO: Ecco, parla. Oh, parla ancora, angelo splendente!<br />

Tu in questa notte appari a me, dall’alto,<br />

<strong>di</strong> forte luce come un alato messaggero<br />

agli occhi meravigliati dei mortali, quando<br />

varca lente nuvole e veleggia nell’aria


immensa.<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE ONE): O Romeo! Romeo! Perché tu sei Romeo?<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE TWO): Ecco, appunto! Perché tu sei Romeo, mentre a me<br />

sembri proprio strafatto perso e magari <strong>di</strong> chiami Pasquale e lavori dal meccanico qui<br />

all’angolo? Mi sa che me l’hai aggiustata te la frizione del cambio della macchina!<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE ONE):<br />

Rinnega dunque tuo padre e rifiuta quel nome,<br />

o se vuoi, légati al mio amore<br />

e più non sarò una Capuleti.<br />

ROMEO: Devo rispondere o ascoltare ancora?<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE TWO): Fa’ te! Basta che ti deci<strong>di</strong> e fai un salto all’anagrafe!<br />

Però tu per me ti chiami Pasquale e fai il meccanico. Mo’ lo vado a chiedere a Ermes,<br />

che lui li conosce tutti qui attorno. (ESCE)<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE ONE): Solo il tuo nome mi è nemico: tu, sei tu,<br />

anche se non fossi un Montecchi.<br />

Cosa vuol <strong>di</strong>re Montecchi?…<br />

ROMEO: Vuol <strong>di</strong>re fiducia?<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE ONE)…Né mano,<br />

non piede, né braccio, né viso, né nulla<br />

<strong>di</strong> ciò che forma un corpo. Pren<strong>di</strong> un altro nome!


ROMEO: Ma veramente…così su due pie<strong>di</strong>, anche col cuore in mano e il fegato<br />

spappolato…comunque…un altro nome…<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE ONE) Che c’è nel nome?<br />

ROMEO: Eh! Che c’è? Che c’è nel nome?<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE ONE) Quella che chiamano rosa,<br />

anche con un altro nome avrebbe il suo profumo.<br />

ROMEO: E lo stesso per il caffè Splen<strong>di</strong>d o per il Jack Daniels…Fico il fatto della<br />

rosa! Sei una ganza!<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE TWO): (Tornando) Ancora con l’anagrafe voi due? La<br />

conversazione langue…brutto segno…siamo ancora alle presentazioni e già vogliono<br />

cambiarsi la carta d’identità!<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE ONE): Anche Romeo senza più il suo nome<br />

Sarebbe caro, com’è, e così perfetto.<br />

Rinuncia al tuo nome, Romeo, e per il nome,<br />

che non è parte <strong>di</strong> te, pren<strong>di</strong> me stessa.<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE TWO) Ecco, bravo, rinuncia al nome così la facciamo finita! E<br />

poi parla per te! Chi t’ha detto che Pasquale qui mi piace?<br />

ROMEO: Ti prendo sulla parola, chiamami solo amore,<br />

e avrò un nuovo battesimo; ecco, non mi chiamo più Romeo.


<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE TWO): Ho capito, è un testimonial <strong>di</strong> Geova! Ora si ammolla<br />

nella vasca da bagno e rinasce più grande e più bello che pria!<br />

ROMEO: Brava!<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE ONE & TWO): Grazie!<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE TWO): Ve<strong>di</strong>amo se ha funzionato, ok?<br />

Chi sei tu che <strong>di</strong>feso dall’ombra della notte<br />

-e da trilioni <strong>di</strong> sigarette fumate qua dentro-<br />

entri nel mio chiuso pensiero?<br />

ROMEO: Con un nome non so <strong>di</strong>rti chi sono;<br />

o<strong>di</strong>o il mio nome che ti è nemico,<br />

straccerei il foglio dove fosse scritto.<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE TWO): Ma che è, un’impresa a nome collettivo? Oh Signore,<br />

tutti qua vengono a sbattere prima o poi! E poi cosa vuoi stracciare, quello, per caso?<br />

Guarda che quello è lo scontrino fiscale, e se ti acchiappano fuori senza sono dolori,<br />

capito? Do-lo-ri! per te e per la <strong>di</strong>tta! Adesso non solo gli viene la crisi d’identità, ma<br />

gli faranno anche il verbale per evasione fiscale!<br />

[Nel frattempo è entrato Tibaldo, l’in<strong>di</strong>gesto schiavo del proprio orgoglio e del<br />

proprio cellulare. Si accorge <strong>di</strong> Romeo, lo guarda carico <strong>di</strong> o<strong>di</strong>o, mette la mano nella<br />

tasca interna come se volesse estrarre una pistola, mentre invece è un cellulare.<br />

Compone un numero e attende qualche secondo.]<br />

TIBALDO (parla al cellulare): Buongiorno, vorrei avere delle informazioni sulla<br />

tariffa “duello”!


OPERATORE (voce fuori campo): Forse intende la tariffa “duetto”!<br />

TIBALDO: Sì, l’opzione duello! Pronto…Pronto! Al <strong>di</strong>avolo, è caduta la linea!<br />

ROMEO: (alle due Giuliette, senza curarsi affatto <strong>di</strong> Tibaldo) Che ne <strong>di</strong>ci, sarà anche<br />

così per quello che succede <strong>di</strong> solito? A volte gli angoli delle vite non s’incontrano,<br />

svoltano da un’altra parte e i posti cambiano completamente prospettiva. E’ un caso,<br />

e tutto può cambiare per un niente, o tutto esistere per lo stesso niente.<br />

Rientra Tibaldo, intanto, e richiama col cellulare.<br />

TIBALDO: Buongiorno, vorrei la procedura per inserire la segreteria<br />

OPERATORE (c.s.): Può scrivere che gliela detto?<br />

TIBALDO: No, caro lei, non posso scriverle chi me l’ha detto! (riattacca infuriato)<br />

ROMEO: (si concentra <strong>di</strong> nuovo su Giulietta): Ebbene, ragazza mia, che ne <strong>di</strong>ci?<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE ONE): Il mio orecchio non ha bevuto cento parole<br />

<strong>di</strong> quella voce, e già ne riconosco il suono.<br />

Non sei Romeo, uno dei Montecchi?<br />

ROMEO: Eh, si fa presto a <strong>di</strong>re Montecchi! Ma comunque sia, né l’uno né l’altro se a<br />

te <strong>di</strong>spiace!<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE TWO): Ehi uomo del mistero, ma come hai fatto a arrivare fin<br />

qua? Bisogna cambiare la metro tre volte, ed aspri scalini vi sono da scalare. E<br />

inoltre, non per fare la menagramo, ma vorrei comunicarti che quello è Tibaldo e che


ultimamente è molto scosso da tutta la faccenda, per cui se t’inquadra nel suo<br />

mirino…capito come?<br />

TIBALDO: Ho comprato la scheda con la promozione della festa <strong>di</strong> S. Valentino, può<br />

verificare se ho i 200 SMS gratuiti?<br />

OPERATORE: (verifica) Sì li ha!<br />

TIBALDO: Ne ho mandato uno, quanti me ne restano?<br />

ROMEO: Con le ali leggere dell’amore volai su questi muri:<br />

per amore non c’è ostacolo <strong>di</strong> pietra,<br />

e ciò che amore può fare, amore tenta:<br />

non possono fermarmi i tuoi parenti.<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE TWO): Guarda che basta un biglietto della metro. Mica tutte<br />

‘ste cose da Superman!<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE ONE): Se ti vedono qui ti uccideranno.<br />

ROMEO: Ahimé!<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE ONE & TWO): Eh?<br />

ROMEO: Ahimé! E’ la tipica interiezione sospirosa del romanticheggiante…Ahimé!<br />

Posso andare avanti? (Giulietta one & two gli fanno segno <strong>di</strong> sì). Il pericolo è più nei<br />

tuoi occhi…<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE TWO): In effetti le lenti a contatto mi bruciano…


ROMEO:…E’ più nei tuoi occhi, <strong>di</strong>cevo, che non in venti delle loro spade: se mi<br />

guar<strong>di</strong> con dolcezza, sarò forte contro i loro o<strong>di</strong>o.<br />

TIBALDO: Voi siete dei ladri. Queste batterie costano tanto e durano pochissimo!<br />

OPERATORE: In che senso, scusi?<br />

TIBALDO: Insomma le compro, e dopo due o tre giorni sono costretto a buttarle e<br />

comprarne delle nuove!<br />

OPERATORE: Mi scusi…(lungo silenzio)…Ma lo sa che si ricaricano le batterie?<br />

TIBALDO: Si ricaricano? E come?<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE ONE): Non vorrei che ti vedessero qui, per tutto il mondo.<br />

ROMEO: Mi sono fatto una doccia e cambiato i jeans. Non credo che mi<br />

riconoscerebbero a fiuto. Ma se non mi ami lascia che mi trovino. Meglio che il loro<br />

o<strong>di</strong>o tolga la mia vita, e non che la morte tar<strong>di</strong> senza il tuo amore.<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE TWO): Scusa se mi faccio una forchettata dei fatti tuoi, ma<br />

come hai fatto a trovare questo bar?<br />

ROMEO: Con i miei occhi e con il Tuttocittà, amore mi aiutò a cercarlo, e con il suo<br />

consiglio. Io non ho ancora la patente, ma se tu fossi lontana quanto la più deserta e<br />

non ancora cementificata spiaggia della Sardegna, io correrei a cento all’ora per<br />

trovar la bimba mia, blem blem blem, blem blem blem…Ma tu mi lasci con tanto<br />

desiderio…<br />

Rientra, al solito, Tibaldo.


TIBALDO: Mi è arrivato un messaggio che mi <strong>di</strong>ceva che sto per esaurire il<br />

cre<strong>di</strong>to…Vabbe’ volevo <strong>di</strong>rvi che oggi vado a ricaricare, così state tranquilli!<br />

OPERATORE: Eh?!!? Va bene!<br />

TIBALDO: Arrivederci!<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE ONE): E che desiderio puoi avere?<br />

ROMEO: Scambiare il mio amore col tuo!<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE TWO): Non facciamo prima col numero <strong>di</strong> telefono, e poi se<br />

ne parla?<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE ONE): Io desidero quello che possiedo;<br />

il mio cuore, come il mare,<br />

non ha limiti e il mio amore è profondo…<br />

[Stacco dei Bee Gees: How deep is your love.]<br />

…quanto il mare: più a te ne concedo<br />

più ne possiedo, perché l’uno e l’altro<br />

sono infiniti…<br />

ROMEO: Dunque restiamo d’accordo così, mia cara. Ad<strong>di</strong>o, ad<strong>di</strong>o! (Esce)<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE TWO): A parte che ad<strong>di</strong>o porta un po’ sfiga…ma<br />

comunque…vabbe’ ci becchiamo in giro!


<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE ONE): E’ quasi giorno…male<strong>di</strong>zione! Ho fatto stratar<strong>di</strong> anche<br />

stavolta…e adesso chi li sente…<br />

Rientra Tibaldo, ormai rimasto solo sulla scena. Si ferma proprio al centro per<br />

l’ultimo delirio.<br />

TIBALDO: Pronto? Buongiorno, senta, ho paura che abbiano clonato il mio cellulare.<br />

OPERATORE: Mi <strong>di</strong>a il numero che facciamo dei controlli.<br />

TIBALDO: Eh no! Ci mancherebbe! Se adesso le do il numero me lo clonate anche<br />

voi. Tanti saluti!<br />

(BUIO. MUSICA: Liquid <strong>di</strong>amonds).


SCENA QUATTRO<br />

[Entrano i due Capuleti Stanno <strong>di</strong>scutendo]<br />

CAPULETI:<br />

Allora, d’accordo per giovedì.<br />

Moglie mia, prima <strong>di</strong> metterti a letto,<br />

vai da Giulietta, e preparala per queste nozze,<br />

<strong>di</strong>lle il giorno che abbiamo fissato…<br />

(guarda l’orologio)<br />

Davvero è così tar<strong>di</strong> che fra poco si potrà <strong>di</strong>re<br />

Che è presto. Buona notte! (Esce)<br />

NUTRICE: Giulietta!<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE TWO): Che c’è ancora?<br />

NUTRICE: Tua madre sta venendo qui!<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE TWO): Oh santa pupazza! E ora cosa c’è? Mamma, è così<br />

tar<strong>di</strong>, c’ho tutto il collagene della maschera che sta per liquefarsi e ho sonno!<br />

DONNA CAPULETI: Non importa bambina mia. Quello che devo <strong>di</strong>rti richiede così<br />

breve tempo e promette una gioia così grande…Ecco, ve<strong>di</strong>,<br />

piccola…giovedì…giovedì prossimo…<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE TWO): E no ma’! Non mi piantare delle grane per giovedì che<br />

ho una giornata folle, palestra compresa!


DONNA CAPULETI: Cancella i tuoi impegni, gioia! Cancellali, perché giovedì il<br />

valoroso, il giovane, il bello, il nobile gentiluomo conte Paride avrà la fortuna <strong>di</strong> farti<br />

sua sposa!<br />

[<strong>GIULIETTA</strong> VOICE ONE & TWO SI GUARDANO ESTERREFATTE]<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VIOCE ONE): Io, io dovrei andare a nozze senza che lo sposo mi<br />

abbia mai parlato d’amore! Ti prego, <strong>di</strong>’ a papà che per ora non penso a scegliermi lo<br />

sposo…<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE TWO): Giusto, e non ho nemmeno pensato al viaggio <strong>di</strong><br />

nozze, e poi non ho nemmeno la lista dei regali, degli invitati, e poi con questo tempo<br />

così variabile…eh no, proprio non se ne parla…Enneciesse…Non Ci Siamo! N.W.…<br />

DONNA CAPULETI: Ecco che arriva tuo padre. Dài a lui la tua risposta. Vedremo<br />

come l’accoglierà.<br />

CAPULETI: Ebbene, figlia mia, hai sentito e belle novità che tua madre ha voluto<br />

subito comunicarti?<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE TWO): Caspita, papà, che gran bella notizia! A momenti mi<br />

sento quasi mancare dall’emozione!<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE ONE): Sì, papà, ho inteso, e vorrei darti una risposta adeguata<br />

e consapevole. Io so che tutto questo lo fai per me, per il mio bene e il mio futuro. Ma<br />

vorrei anche <strong>di</strong>rti, padre mio, e anche te vorrei <strong>di</strong>rlo, madre cara, che io stessa non so<br />

e non posso sapere cosa e con chi è il mio futuro. Piano! Anche <strong>di</strong>cendo così non ho<br />

parlato bene. In realtà credo <strong>di</strong> saperlo, anzi davvero lo so. Ma so anche che questo<br />

potrebbe turbarvi e addolorarvi, e ciò mi tormenta, mi rincresce, perché vorrei vedere


anche voi felici per quanta felicità è in me. Poi però succede che ad un certo punto,<br />

misteriosamente e repentinamente, coloro con i quali hai con<strong>di</strong>viso un cammino<br />

sembra che non possano più seguirti dove tu inten<strong>di</strong> andare, e restano lì, a guardarti,<br />

magari chiedendoti <strong>di</strong> restare e tu sai, però, che non potrai mai farlo. A nessun<br />

prezzo. Sai che fermarsi è come morire, e così il luogo comune che partire è un po’<br />

morire capisci che è solo il frutto <strong>di</strong> un errore <strong>di</strong> valutazione. Uno <strong>di</strong> più, uno fra<br />

tanti. Ma ora questo conta, soltanto questo.<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE TWO): E dài, ma allora siete <strong>di</strong> coccio! E che devo <strong>di</strong>re<br />

ancora, vi scrivo una biglietto, ve lo mimo, ve lo mando a <strong>di</strong>re a fermo posta? Io<br />

quello là non me lo sposo, semplicemente non me lo fumo nemmeno <strong>di</strong> striscio! A<br />

me piace Romeo, ecco! Me ne frega un bel niente se <strong>di</strong> cognome fa Montecchi, fosse<br />

anche il tuo peggiore nemico, non è mio nemico. Ha offeso i tuoi interessi e la tua<br />

famiglia, ma ama il mio nome e il mio cuore! E non ne facciamo come al solito un<br />

pretesto per il solito conflitto generazionale! E’ solo amore!<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE ONE): E’ solo amore, mamma! Solo amore, papà! Non ci puoi<br />

leggere nient’altro sopra o sotto, davanti o <strong>di</strong>etro. Dice sempre la stessa cosa, con<br />

caparbietà replica che è solo amore, solo amore!<br />

CAPULETI: (alla moglie) Mia cara, nostra figlia è fumata! Io lo sapevo, lo dovevo<br />

immaginare! Troppa libertà fa male. Però ti <strong>di</strong>cono che bisogna essere permissivi, e<br />

bisogna ascoltarli, bisogna capire le loro esigenze, bisogna essere <strong>di</strong>sposti a<br />

comprendere, altrimenti arriva Crepet ed è finita! (a Giulietta) Tu sei matta! Tu sei<br />

completamente impazzita! Tu, mocciosa scocciatrice e frignona, proprio tu, che<br />

dovrei aver concepito insieme a questa donna –o almeno così lei giura che è<br />

successo- tu vieni a <strong>di</strong>rmi che è “solo amore”, nient’altro-che-amore-<strong>di</strong>ca-lo-giuro?<br />

Ma Cristo santo! E cos’è l’amore, figlia mia, mi <strong>di</strong>ci cos’è? Eh? Lo vogliamo<br />

quantificare questo stramaledetto amore, in modo che anch’io possa farmene una


agione, dopo una vita <strong>di</strong> sacrifici? Mi presenti il totale e la somma dà “amore”?<br />

Bene, ed io ora cosa dovrei fare? Dovrei <strong>di</strong>rti: “D’accordo, ragazza mia, va’ viaggia e<br />

<strong>di</strong>vertiti, fatti le tue belle esperienze, scopri il Tibet o l’In<strong>di</strong>a, fatti qualche mese in un<br />

centro sociale, abituati a fare pernacchie ai matusa, così sì che sarai veramente libera<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>re che lo fai per amore! Dannazione! Ma non ti ascolti? Sembri un personaggio<br />

minore <strong>di</strong> una telenovela a basso in<strong>di</strong>ce d’ascolto! L’amore! L’amore! Ah questa è<br />

bella!<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE TWO): Hai finito con la tirata? Ma che ti cre<strong>di</strong>, che noi si sta<br />

qui ad aspettare che tu ti decida a concedere la mia mano e tutto il resto al primo che<br />

ti va a genio? Ma l’hai presente Paride? Ha la stessa cortesia e i mo<strong>di</strong> raffinati <strong>di</strong> uno<br />

sportello bancomat! E dovrei sposarlo per fare un piacere a te, o meglio ai tuoi fon<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> investimento? Io non sono merce <strong>di</strong> scambio, non mi si baratta come Cristo per<br />

trenta denari! Guardo mia madre, la ve<strong>di</strong>, eh? Guardo mia madre e penso: Cribbio, e<br />

se <strong>di</strong>vento anch’io così, come faccio? Mi <strong>di</strong>sgusta essere così! Se questa è la mia<br />

sorte, preferisco piuttosto sigillarmela, e al <strong>di</strong>avolo tutti!<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE ONE): Papà, aiutami a vivere, non darmi le dritte per<br />

cacciarmi nella morte! Ora più che mai ho bisogno <strong>di</strong> te, e tu hai bisogno <strong>di</strong> me, più<br />

dei tuoi soldati o dei tuoi contabili o dei tuoi amici influenti. Nessuno <strong>di</strong> loro potrà<br />

fare o <strong>di</strong>re nulla che mi convinca <strong>di</strong> una cosa <strong>di</strong>versa da quella in cui credo. Mi<br />

capisci? Tu e mamma dovete aiutarmi, solo ascoltarmi ed aiutarmi. Lasciate perdere<br />

l’o<strong>di</strong>o, ignorate l’orgoglio. Sono cose che non valgono il prezzo della mia vita. E io<br />

ho solo questa da impegnare nel tempo, ho solo questa da vivere, e so che la mia<br />

scena la dovrò recitare fino alla fine. Ma almeno non cambiatemi le battute, non<br />

confondetemi con questi <strong>di</strong>scorsi.<br />

CAPULETI: Ora ti voglio <strong>di</strong>re io cosa succede! Io ti <strong>di</strong>co che entro la fine <strong>di</strong> questa<br />

settimana tu ti sposi, mi inten<strong>di</strong>?, ti sposi con chi <strong>di</strong>co io, e riga! Sono stufo dei tuoi


capricci con<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> sofismi, dei tuoi “vorrei ma non posso”! Tu te lo sposi, e me ne<br />

frego se non lo ami. Che ti cre<strong>di</strong>? Mica c’è stato il grande i<strong>di</strong>llio con tua madre,<br />

eppure come ve<strong>di</strong>, stiamo ancora insieme!<br />

DONNA CAPULETI: Come al solito!<br />

CAPULETI: Già! Come al solito! Perché non ti basta che tutto sia come sempre? C’è<br />

gente che se la sogna la normalità, e tu ci sputi sopra?<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE TWO): Ci sputo sopra io, se permetti! Ci voglio sputare sopra<br />

proprio io, perché è ora <strong>di</strong> finiamola con queste menate assurde! Voi vi siete messi<br />

d’accordo con il responsabile <strong>di</strong> tutta questa faccenda, ma non vi siete affatto curati <strong>di</strong><br />

chiedere a me cosa ne penso! Perché io penso! Penso, e dunque sono! (a parte)<br />

Buona questa, me la devo segnare!<br />

CAPULETI: E cose saresti? Te lo <strong>di</strong>co io cosa sei! Sei una bambina stupida e viziata,<br />

che non ha mai dovuto guadagnarsi niente, che non ha mai detto grazie per qualsiasi<br />

cosa perché tutto era semplicemente dovuto…Secondo te, certo! Sei una donna <strong>di</strong><br />

carta velina, una controfigura <strong>di</strong> donna, una sciocca e nevrotica, capricciosa poppante<br />

che non sa prendersi le proprie responsabilità, che pretende e pretende e ancora pre-<br />

ten-de! Cerca per una volta nella vita <strong>di</strong> non fare la stronza o te ne pentirai<br />

amaramente e una volta per tutte! Mi hai capito? Cresci e per una volta nella vita<br />

impara a capire quello che ti si <strong>di</strong>ce, Cristo! (Esce infuriato).<br />

DONNA CAPULETI: Giulietta, Giulietta, non l’ho mai visto così! Adesso <strong>di</strong> certo<br />

mi chiederà la limonata col bicarbonato e prima <strong>di</strong> addormentarsi farà una rassegna<br />

completa del calendario <strong>di</strong> tutti i santi! Lo sai, noi ti amiamo, ti ama anche lui anche<br />

se adesso non puoi nemmeno immaginartelo quanto! E’ per il tuo bene, solo per il tuo<br />

bene!


<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE ONE): Ti ricor<strong>di</strong> mamma quella volta che siamo stati in<br />

villeggiatura lungo il fiume? Era caldo, faceva davvero tanto caldo, e io decisi <strong>di</strong><br />

bagnarmi nell’acqua, anche se la corrente era forte. Mi ricordo ancora la tua faccia<br />

smarrita e terrorizzata, e mio padre che voleva buttarsi per salvarmi…ma io non<br />

avevo paura! Prima soffrivo per qualche cosa per la quale nessuno poteva farci<br />

niente, e poi io stessa avevo trovato il rime<strong>di</strong>o. Mi fidavo dell’acqua, non avevo<br />

paura, e nulla <strong>di</strong> male mi è successo! Mi sono concessa ciò che desideravo, e non è<br />

accaduto nulla <strong>di</strong> male. Ora immagina che anche nella vita <strong>di</strong> tutti giorni accada la<br />

stessa identica cosa. Se soffri per qualcosa, tenti <strong>di</strong> trovare un rime<strong>di</strong>o, cerchi <strong>di</strong><br />

sopportare ciò che non sembra affrontabile. Io vedo bene che <strong>di</strong>re questo non è un<br />

male che devo affrontare, ma sappi che sono serena e che il rime<strong>di</strong>o, come la corrente<br />

<strong>di</strong> quell’acqua, mi porterà ad essere tranquilla, non ostile o ingrata! Lasciami andare<br />

nella corrente, mamma, ho valutato le mie forze, e so <strong>di</strong> potercela fare. Davvero, sai?<br />

(la bacia) Ora va’ a letto e riposa. Mi sono preparata a lungo, da una vita intera, per<br />

questo momento. Lasciamelo vivere fino in fondo, e non temere.<br />

DONNA CAPULETI: Io sono preoccupata a morte per te, bambina mia! Sei così<br />

piccola ancora, e il mondo è più grande e spaventoso <strong>di</strong> qualsiasi orco <strong>di</strong> una favola!<br />

Non <strong>di</strong>menticare che io e tuo padre quello che facciamo lo facciamo solo per il tuo<br />

bene, sempre per il tuo bene. La nostra parte l’abbiamo fatta, e ci resti tu come pegno<br />

<strong>di</strong> quanto abbiamo vissuto. Ricordati <strong>di</strong> questo piccola mia e ora riposa anche tu (la<br />

bacia). Buonanotte, piccola, e cerca <strong>di</strong> sognare cose belle!<br />

[Buio. Dance: Taking my Life in your Hands]


SCENA CINQUE<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE TWO): Angoli <strong>di</strong> vite che a volte non si sfiorano…vi prego, vi<br />

prego! Ma chi è che ti scrive i testi, Romeo? A volte invece è come fare un<br />

frontale…niente ambulanza, niente curiosi…Ma io voglio vivere, caro il mio autore!<br />

Mi senti? Mi sento <strong>di</strong> dover decidere io come fare! Tu e Romeo cercatevi un’altra<br />

lunatica esaurita, ma a me lasciatemi in pace! Lasciatemi respirare! E tu, caro<br />

innamorato mio, te lo scor<strong>di</strong> <strong>di</strong> farmi fare la fine <strong>di</strong> Ofelia, e nemmeno <strong>di</strong><br />

Desdemona! Tróvati un altro dramma e un’altra infelice pollastra! (si guarda intorno<br />

con paura, tremando) Ma a me chi mi <strong>di</strong>fende adesso! Ora li ho messi a tacere, e<br />

sono sola…Romeo, Romeo, perché sei tu Romeo? Perché non sei un altro, magari ti<br />

piace l’happy hour dai Capuleti, le feste in genere…no! Lui no! A lui piace<br />

tormentarsi e sperare aspettando l’aurora…Oh vi prego, vi prego, <strong>di</strong>temi dove trovo<br />

quello squinternato dell’autore! Gli angoli delle vite sono come specchi pieni <strong>di</strong> sole<br />

che accecano e non fanno vedere più niente…niente. Angoli, strade, case, piazze,<br />

cortili…una città intera a per<strong>di</strong>ta d’occhio, una vita intera per un paragone…Volete<br />

lasciarmi stare? Non toccatemi, non toccatemi! Scrivete pezzi facili su armonie<br />

possibili, bevetevi una birra e via! Voi invece scrivete a chi non può rispondere,<br />

lasciate la porta aperta finché il vento non venga a sbatterla…Sbam! Nessuno! E chi<br />

vi <strong>di</strong>fende adesso dalla voglia <strong>di</strong> crearmi, ma senza chiedermi se io ho voglia <strong>di</strong><br />

esserci, <strong>di</strong> restituirvi il bacio della buonanotte o <strong>di</strong> farvi il caffè alla mattina…vi<br />

prego! La moka è sul gas, fate voi! Fate come se niente fosse, fate come se fossi io,<br />

fate e <strong>di</strong>sfate…ma lasciatemi stare, lasciatemi sola. Io lo sento che la bufera sta per<br />

raggiungermi, e ho freddo, ed è buio qui, e ho paura, male<strong>di</strong>zione! Io ho paura! (con<br />

voce <strong>di</strong> bambina) Ho paura, mamma, ho paura, tienimi stretta, mammina, è così buio<br />

qui!…Qui! Ecco, è proprio da qui che dovrei ricominciare, da qui dovrei allargare il<br />

cerchio del mio silenzio e così cacciarvi tutti! Via! Via! Sciò! (al pubblico,<br />

ammiccando) Che ne <strong>di</strong>te? Mi avranno presa su serio?…Come?…Ah, capisco!


Capisco bene…Da voi, del resto, non posso aspettarmi nulla. Non uno <strong>di</strong> voi si<br />

alzerebbe per venire fin qui e <strong>di</strong>fendermi da loro, la strana coppia! Dovreste vederli!<br />

Non li vedete? Non potete vederli? No che non potete vederli se io non esisto, se io<br />

non voglio…Ma allora, Cristo santo, cosa sto a <strong>di</strong>rvi! Perché fate finta <strong>di</strong> niente,<br />

perché fate come se non ci fossi? Perché anche voi ve ne fregate? Vi servo, ecco la<br />

verità! Eh eh…senza Giulietta…Io sono solo una che prendete su in macchina, le<br />

date uno strappo, un’occhiata nei punti strategici, e via! Capisco che sia indelicato,<br />

ma è così. Niente decoro, niente savoir faire, nisba, e poi nisba! (Rabbrivi<strong>di</strong>sce) E’<br />

freddo, è freddo…Inferno o inverno, non fa una gran <strong>di</strong>fferenza!<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE ONE): (incalzando Giulietta Voice two) Dimmi che non è<br />

questo, <strong>di</strong>mmelo, ti prego! Spegniti, spegniti, rumore <strong>di</strong> fiamma! Spegniti, oppure<br />

spegni me! Hai scavato tutte le melo<strong>di</strong>e possibili dal mio cuore e<br />

ora…<strong>di</strong>ssonanze…rumori storti come <strong>di</strong> metallo straziato! Ah Romeo! Chie<strong>di</strong>mi<br />

perché non so leggere nelle tue lettere la pietà! Tu vuoi la mia morte, ed io non mi<br />

accontenterò <strong>di</strong> meno. Tu non mi ami, tu vuoi giocare una battaglia che pensi <strong>di</strong> poter<br />

vincere. Oh stelle, spegnete Romeo nell’occhio cieco della notte, confondetelo nel<br />

fremere delle tende, strappatelo da me come un cattivo pensiero! Io non ti amo,<br />

Romeo, e tu non mi ami. Ecco, sono pronta! Pronta? Pronta? Ma a cosa sei pronta?<br />

Cosa ti brucia nel cuore <strong>di</strong> ghiaccio? Per dare ragione a una favola, vuoi morire per<br />

questo?<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE TWO): Stupida, com’è che non capisci? Smettila con questa<br />

storia dell’amore! Ma guardati, sei patetica! Non convinci nessuno, stupida! Giulietta<br />

Capuleti, Giulietta! Ehi, il destino ti chiama, e tu rispon<strong>di</strong> pure: “Presente”! Cinque<br />

giorni e sei notti, Capuleti, non <strong>di</strong> più. Ed io tornerò per chiederti del tuo amore, non<br />

dubitare!


<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE ONE): Eppure so che devo amarlo, scrivere le mie vocali nel<br />

suo cuore consonante, e nella mia mente è il mio amore che batte sulle rime i suoi<br />

accenti forti. Lo amo ancora, e la morte non mi fa paura. Tu non lo sai, ma è all’alba<br />

la fine. Tu non lo puoi sapere, perché sono io ad andarmene.<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE TWO): L’amore gioca con i “se”, ma tu per<strong>di</strong>! (Al pubblico)<br />

Voi sapete che moriremo! Lo spegnersi <strong>di</strong> tanta bellezza non vale forse il prezzo del<br />

biglietto?!<br />

[BUIO. MUSICA: I almost had a Weakness.]


SCENA SEI<br />

ROMEO: Dov’è il poeta del brutale massacro, eh? Innamorato più della tecnica per<br />

spremerla che <strong>di</strong> una sola lacrima! Come un sole impertinente, il suo interesse ci<br />

trascina dall’oscurità alla fama, e poi? Prove, tribolazioni e morte, ma perché?<br />

Assoluta perfezione, ma non fa per me! Io sono una preda, non l’ombra! (ESCE)<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE ONE) Io sono l’ombra, non la preda. (ESCE)<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE TWO) Io sono l’ombra e la preda. (ESCE)<br />

WILLIAM: Dovreste convenirne con me: cosa farmene <strong>di</strong> voi, se non farvi fare tutto<br />

questo? Sareste i chiunque <strong>di</strong> una storia non vostra. Io invece vi regalo un sogno da<br />

protagonisti, e nemmeno per me voi morite davvero, se morirete…E invece, niente!<br />

Volete ribellarvi? Volete avanzare pretese sindacali? Vitto e alloggio gratis in una<br />

storia tutta vostra…ma <strong>di</strong>co, chi altri potrebbe offrirvi tutto questo? Io sono un<br />

impresario d’anime, non uno psicanalista da talk-show! Faccio il mio fottuto<br />

mestiere, e voi fate il vostro, Cristo! Sono già a buon punto, ho scritto una bella storia<br />

finora e voi, <strong>di</strong>co…VOI!…Vorreste togliermela? Voi pretendete il copyright sulle<br />

sciagure? Dormite, dormite, piuttosto. Vi pubblico l’anima in conformità alle copie<br />

originali autentiche! E tutto questo è teatro! Questo, signore e signori, è lo spettacolo:<br />

compraven<strong>di</strong>ta d’anime! Ed anche l’amore esiste…forse!<br />

[BUIO. Dance: Tainted love]


SCENA SETTE<br />

Romeo e Mercutio sono seduti sulla scaletta che porta sulla scena, apparentemente<br />

rilassati. La scena <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> loro è buia.<br />

MERCUTIO: Si <strong>di</strong>ce che la natura dell’amore sia <strong>di</strong>vina, e che i mortali, caro Romeo,<br />

a fatica riescano a sentire questa forza <strong>di</strong>vina. I più obbe<strong>di</strong>scono ad una passione<br />

cieca e sfrenata, e sono pronti a giurare che la salvezza da ogni dolore consista nel<br />

privilegio <strong>di</strong> appartenere a qualcuno. (Canta): “Everybody need<br />

somebody…Somebody to love”, hai presente? Bene! Io, da parte mia, non credo né<br />

all’una né all’altra spiegazione. Credo che per giungere alla verità basti un poco <strong>di</strong><br />

rinuncia all’egoismo, ecco tutto! Ma tu, caro amico, non mi sembri molto<br />

convinto…Bene, lasciamo perdere la filosofia e guar<strong>di</strong>amo le cose come stanno.<br />

ROMEO: I tuoi ragionamenti, Mercutio, a volte mi spaventano, perché sembri,<br />

così…così…in<strong>di</strong>fferente…(Mercutio ride) Davvero! In<strong>di</strong>fferente. Sotto le tue parole,<br />

qualsiasi cosa è perfettamente chiara, smussata, evidente. La verità è che tu la<br />

filosofia non la lasci mai da parte, soprattutto quando prometti <strong>di</strong> rinunciarvi.<br />

MERCUTIO: La verità è che ho fatto un patto con <strong>di</strong>avolo in persona, il quale, come<br />

<strong>di</strong>cono tutti i pittori mancati, non è mai così brutto come si <strong>di</strong>pinge!<br />

ROMEO: Ti sei messo a fare il negromante adesso? Tu davvero non finisci mai <strong>di</strong><br />

stupirmi.<br />

MERCUTIO: Tieniti lo stupore per cose più interessanti, magari conservalo per il tuo<br />

amore, te ne servirà parecchio. Vuoi che sia sincero? Ho più paura <strong>di</strong> certi tipi <strong>di</strong><br />

questa città che del <strong>di</strong>avolo in persona. In fondo, quello che lui fa non lo fa per una<br />

percentuale. E’ un libero pensatore, magari un tantino ra<strong>di</strong>cale, e capisco che questi


non siano i tempi appropriati per esserlo, e magari anche un tantino trasgressivo…I<br />

can’t get no satisfaction…ma al giorno d’oggi, se vuoi cavalcare l’onda…Ne conosco<br />

io <strong>di</strong> personaggi irreprensibili <strong>di</strong>sposti a tutto! Spesso è la sfiducia nella propria<br />

cattiveria che sollecita cercarne una più efficace. Basterebbe come sempre,<br />

impegnarsi a fondo. Il <strong>di</strong>avolo, <strong>di</strong> suo, non fa mica niente. Lui arriva e trova la scena<br />

già arredata, e allora…come resistere alla…tentazione? (Ride) Capisci, Romeo? Sono<br />

gli uomini che tentano quel povero <strong>di</strong>avolo d’un demonio!<br />

ROMEO: Appunto! Guardami! Non ti sembro il più impacciato dei <strong>di</strong>avoli, e per <strong>di</strong><br />

più senza clienti?<br />

MERCUTIO: Eh, Romeo, Romeo…davvero conciato così male non t’avevo mai<br />

visto, e temo che non ci siano rime<strong>di</strong> per la tua sorte. Ve<strong>di</strong>, a volte noi siamo come<br />

delle sfere su un piano inclinato che per natura ci fa precipitare fino a quando la forza<br />

che ci trascina non si esaurisce. Ora io non dubito che il tuo piano inclinato<br />

sia…davvero invitante. Ma considera, amico, mio, considera bene se la forza che ti<br />

trascina non sia più forte <strong>di</strong> te. Che sia <strong>di</strong>vino o <strong>di</strong>abolico, una cosa è certa<br />

dell’amore: ti restituisce stravolto e confuso ai pensieri <strong>di</strong> sempre. Pensaci!...Niente<br />

rimane più immutato, e questa è una legge che assomiglia ad un e<strong>di</strong>tto più grande. Ma<br />

quando è l’amore a <strong>di</strong>rigere l’orchestra, allora è tempo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssonanze che solo a te<br />

sembrano musica celeste. Noi ora siamo qui, e tu senza dubbio sei Romeo così come<br />

io, del resto, non sono nient’altri che Mercutio. Ma chi pensi <strong>di</strong> essere quando questa<br />

musica ti afferra? Qual è il tuo vero nome, Romeo?<br />

[Buio. Dance: Who do you think you are]


SCENA OTTO<br />

ROMEO: Ai segni della vita si accosta l’amore, e chiede perdono. Come un lampo <strong>di</strong><br />

notte e fuoco, rose e ra<strong>di</strong>ci trionfano sul freddo verde, mentre superba si staglia nel<br />

mattino la corona del tempo. Quanto tempo è passato…l’apparenza <strong>di</strong> un uomo,<br />

guardate! L’apparenza che sta e <strong>di</strong>ce “non chiamarmi col mio nome, chiamami col<br />

nome che impari, e tienimi, tienimi con te”: Perché? Perché? L’insuperabile<br />

“perché”, Giulietta, l’inarrestabile “perché”, il giorno più invi<strong>di</strong>oso della mia gioia<br />

non potrebbe superarlo. Questo esercizio <strong>di</strong> equilibrio, una risposta, infinito equilibrio<br />

per trovare una ragione appena appena accettabile e proseguire…continuare,<br />

aspettare, vivere e poi ancora continuare. E pagine su pagine, <strong>di</strong>ari <strong>di</strong> piogge e <strong>di</strong><br />

autunni mai visti che ti tagliano le labbra <strong>di</strong> sale e nebbia. Giulietta! Giulietta! Provo<br />

a scriverti lettere che non spe<strong>di</strong>sco mai! Parole che farebbero tremare l’intima<br />

struttura del mondo e cambiarmi le carte che ho in mano quando mi gioco tutto e mi<br />

gioco un destino senza <strong>di</strong> te. Mai più! Mai più! Come può un sorriso nascondere<br />

menzogna e infamia? Questo non può essere, se un amore è sincero. Io sono qui,<br />

Giulietta, qui nella notte. E nella notte, si <strong>di</strong>venta buio! E’ qui che puoi ascoltarmi,<br />

sono qui che si sciolgono le facili cautele <strong>di</strong> un sorriso sforzato. Quello che a volte<br />

<strong>di</strong>ciamo propaga le sue conseguenze nel tempo a venire. Se una volta hai detto “ti<br />

amo”, ed ero io lì ad ascoltare, allora quella frase continuerà a risuonare limpida<br />

come un cristallo trasparente poggiato sul velluto nero del dolore, e saprà consolare<br />

<strong>di</strong> ogni cosa. Di questo si vive, non importa se siamo ombre o prede. Tutto in questo<br />

si giustifica e assume senso!<br />

[Romeo percorre la scena come se stesse cercando qualcosa sulla terra o verso<br />

l’alto. Passa Mercutio come se fosse assorto in profon<strong>di</strong> pensieri. L’uno non si<br />

accorge dell’altro.]<br />

MERCUTIO: Oh Aristotele, Aristotele! Tu e il tuo maledetto principio! [Esce]


ROMEO: Oh Aristotele, Aristotele! Tu e il tuo maledetto principio!…Quante volte<br />

vorrei contrad<strong>di</strong>rmi e <strong>di</strong>re che è vero questo ed è anche falso, che è giusto e che è<br />

sbagliato, che il giorno è notte e la notte è giorno, e vedere nello stupore <strong>di</strong> chi ascolta<br />

il mio dolore farsi sguardo! Forse così non sarebbe più pazzia ma l’accettabile realtà<br />

dell’amore! Io amo Giulietta e lei mi corrisponde: è solo il resto del mondo che<br />

questo non vuole! Una bazzecola! Eppure potrebbe bastare questo a fermare questa<br />

tempesta che insorge e trascina me e Giulietta e il mondo intero verso la fine della<br />

comme<strong>di</strong>a? E’ la tempesta che ci fa ombre e prede <strong>di</strong> un terribile <strong>di</strong>o che non accetta<br />

compromessi! E infine dovremo pure obbe<strong>di</strong>rgli, e combattere <strong>di</strong> buon grado la<br />

battaglia nella quale non si vince e non si pareggia! E’ questo il destino, Giulietta.<br />

Giulietta, il destino è questo. E senza questo destino nemmeno io e te, e nemmeno il<br />

mondo, nulla nessuno in nessun luogo mai potrebbe <strong>di</strong>re <strong>di</strong> esistere! [Esce. Soffuse le<br />

luci]<br />

[Soffuse le luci. Sullo sfondo appare la proiezione <strong>di</strong> una mappa celeste]<br />

WILLIAM:<br />

Il cerchio nella terra<br />

è il tuo cuore<br />

una trama d’astri<br />

mi ha insegnato<br />

a tracciarlo<br />

come luce più certa<br />

quella<br />

che da lontano


penetra<br />

ogni profon<strong>di</strong>tà<br />

come in una eternità<br />

sospesa<br />

in questo mare<br />

dove ti cerco<br />

Il cerchio nella terra<br />

è la mia <strong>di</strong>mora.<br />

[Buio. Dance: Gli angeli]


SCENA NOVE<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE ONE) (entra rabbiosa inseguita dalla Nutrice) No, no e poi<br />

ancora e infine NO! Io quello non me lo sposo manco in fotografia! Esco piuttosto<br />

con Jago, mi lascio sedurre dal Moro <strong>di</strong> Venezia o dallo storpio Riccardo così magari<br />

mi danno anche una parte migliore!<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE TWO) (incalzando la Nutrice dall’altra parte) Eh già! Perché<br />

non ne vogliamo parlare dei ruoli che ti affibbiano così, senza nemmeno chiederti se<br />

ti va bene <strong>di</strong>re questo e quest’altro, e se in fondo quello che ti proclama eterno amore<br />

sia cre<strong>di</strong>bile almeno un poco!<br />

NUTRICE: Benedetto il Signore, ma insomma Juliet, la vuoi piantare una volta per<br />

tutte? Non sei più una bambina, sei una donna con tutto quello che <strong>di</strong> conseguenza<br />

questo titolo si porta! Invece <strong>di</strong> pensare a quanto tuo padre, Dio protegga, si<br />

preoccupa per il tuo futuro, per il tuo avvenire, per la tua posizione sociale,<br />

eccetereccetera…<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE TWO): Sai che ti <strong>di</strong>co? Diffidate <strong>di</strong> quelli che hanno più <strong>di</strong><br />

trent’anni! Anzi, no…Vent’anni! E’ giunta ora che finalmente le masse straripanti dei<br />

giovani, come sarei anch’io, giunte sulla soglia della scelta più dura e <strong>di</strong>fficile,<br />

possano decidere da soli! (Scandendo come fosse uno slogan) Scelta dura / senza<br />

paura!<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE ONE): Io voglio solo scegliere, Nutrice, e scegliere per vivere,<br />

non per morire…voglio scegliere e voglio soltanto vivere, vivere una vita che sia una<br />

vita come tante…Amare non è facile, ma è più <strong>di</strong>fficile rinunciare all’amore. Come si<br />

fa? Come si può? Tu lo sai?


<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE TWO): E dài, non tenerti tutto per te! La comunicazione dei<br />

saperi, insomma! Hai più anni <strong>di</strong> me, porti le scarpe a Matusalemme, datti una mossa<br />

e parla, se sai! E’ ora <strong>di</strong> finiamola con questo conservatorismo senza vie d’uscita!<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE ONE): Senza vie d’uscita! Ecco! Ecco cosa fa mio padre, cosa<br />

pensa mia madre, cosa vogliono tutti! Mi chiudono, mi seppelliscono, viva ancora,<br />

dentro un carcere <strong>di</strong> regole e <strong>di</strong> “stai attenta”, “si fa così e non così”, “devi <strong>di</strong>re così e<br />

non cosà”! Ma io vorrei solo <strong>di</strong>re quello che sento, come mi esce dal cuore. E invece<br />

le parole, come i passanti per strada, stanno sulle mie labbra a guardare a destra e<br />

sinistra che non arrivi nessuno che le travolga prima <strong>di</strong> attraversare la soglia <strong>di</strong> un<br />

altro cuore…<br />

NUTRICE: Ti capisco, bambina mia (la stringe a sé) ti capisco e questo mi fa tanto<br />

soffrire, e soffro per te, sai?, mica per gli altri! Gli altri sanno come <strong>di</strong>fendersi, sanno<br />

cosa <strong>di</strong>re e cosa fare, anche quello che non vogliono, quello che non possono, quello<br />

che non pensano…Si <strong>di</strong>fendono, capisci? Sanno come <strong>di</strong>fendersi, e tu invece no! Tu<br />

non sai, e come potresti?, non sai quanto può farti male tutto questo! Non lo sai<br />

perché non lo hai mai vissuto, e ti chiu<strong>di</strong> nelle tue favole, nei tuoi sogni bambini a<br />

giocare con le parole come se davvero potessero <strong>di</strong>fenderti…ma no! Non possono<br />

<strong>di</strong>fenderti! Le parole sanno solo farti male, più dei gesti, più delle persone che ti<br />

stanno attorno e tramano per la tua vita innocente! Sei il prezzo da pagare al tempo e<br />

ai doveri inflessibili, i doveri che non hanno figli da crescere, ma solo da masticare<br />

nella loro spaventosa bocca!<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE TWO): ( A Giulietta voice one) Ma è proprio per questo, bella<br />

mia, è proprio per questo che dobbiamo <strong>di</strong>fenderci! Ha ragione la Nutrice, mica balle!<br />

Guardami! Sai cosa si fa ora? Eh? Vuoi proprio saperlo? E ora te lo <strong>di</strong>co! Santo cielo!<br />

Nessuno può fare commercio <strong>di</strong> anime e cavarsela senza una visita della guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong><br />

finanza! Dov’è lo scontrino? Dov’è lo scontrino col prezzo della nostra vita? Lo


estituiamo, rivogliamo in<strong>di</strong>etro la caparra per questo tra<strong>di</strong>mento! Non mi interessa<br />

accon<strong>di</strong>scendere ad un vestito nuovo se non mi ci trovo dentro, mi fa grassa e brutta,<br />

e io <strong>di</strong> solito porto la quaranta! Voglio vestirmi come mi sento, e non come i<br />

manichini alla prima comunione! E mi faccio anche il piercing, cribbio! Io te l’ho<br />

sempre detto! Basta con love story e compagnia cantante. Io sono mia! Tu sei io, e io<br />

sono te, e tutte e due siamo la stessa cosa! Vuoi accettarmi alla fine, o no? C’ero<br />

anch’io nella culla con te, ho vomitato il latte che a te non andava giù, e tu cento<br />

volte hai fatto i compiti anche per me! Se io ero pigra tu mi accu<strong>di</strong>vi, e se tu volevi<br />

piangere, io ti cantavo una canzonaccia da bordello! Se volevo scappare per dare un<br />

pugno a Tibaldo, tu mi fermavi e con voce dolce, mi <strong>di</strong>cevi: “No, lascia perdere, cosa<br />

cambia alla fine?” Beh te lo <strong>di</strong>co io cosa cambiava, gli cambiavo i connotati a<br />

quell’i<strong>di</strong>ota! Cerca lo scontrino, che a protestare alla cassa ci vado io! Io non ho<br />

paura! Capisci? Io non ho paura!<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE ONE): Lo so, mia cara. So che avresti il coraggio <strong>di</strong> fare e <strong>di</strong>re<br />

qualsiasi cosa, ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong>resti anche <strong>di</strong> no, volendo! Ma io ho freddo…Ho freddo,<br />

Nutrice, ho tanto freddo, e credo che solo un sole come Romeo potrebbe ridarmi la<br />

vita! Solo vicino a lui mi sento <strong>di</strong> essere come sono e come vorrei!<br />

NUTRICE: Ma tu chi ami davvero, figlia mia? Chi ami, o meglio, che cosa ami? Ami<br />

l’amore, o ami un uomo? E’ <strong>di</strong>fficile capire, è tutto qui il problema. Una volta sentivo<br />

<strong>di</strong>re da qualcuno che sarebbe bastato trovare un grande amore per poter sfidare il<br />

mondo intero! Ah, ma tu non credere a questo, bimba mia, non credere davvero a<br />

questo! Non sognare posti che non esistono, ma se proprio vuoi amare davvero,<br />

impara a non chiedere mai ciò che l’amore non potrà darti. E soprattutto la pace,<br />

ve<strong>di</strong>?, proprio la pace l’amore non può dare. Non credere al miele, piccola, impara a<br />

sentire il gusto del sale in fondo, e questo ti renderà libera <strong>di</strong> amare chi vorrai. Più del<br />

mare e più della morte l’amore può essere fatale. Dici <strong>di</strong> amare Romeo?


<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE ONE e TWO): Sì!<br />

NUTRICE: Lo ami davvero?<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (c.s.): Sì!<br />

NUTRICE: Più della morte? Più della tua vita?<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE ONE): Più <strong>di</strong> quanto mi è caro su questa terra e altrove!<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE TWO): Più della coca e rum!<br />

NUTRICE: Più del dovere e dell’amore che devi ai tuoi genitori?<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE TWO): Lotta dura / senza paura!<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE ONE): Più <strong>di</strong> quanto io possa fare per loro, posso fare <strong>di</strong> più<br />

per Romeo!<br />

NUTRICE: E se l’amore consistesse nel non amarlo? Inten<strong>di</strong>mi! E ascolta, prima <strong>di</strong><br />

rispondere. Se amore e morte sono fratelli, come <strong>di</strong>cono gli antichi racconti dei saggi,<br />

se sono fratelli, come vorresti che vivessero separati? Sarebbe possibile? All’uno<br />

mancherebbe l’altra, e l’uno senza l’altra non esprimerebbe il proprio pieno<br />

significato. Come il giorno segue impassibile alla notte e come questa, alle prime luci<br />

dell’alba, reclina il capo sul petto dell’amato sole, così amore segue morte, e il tempo<br />

corre <strong>di</strong>etro a loro sempre cercando <strong>di</strong> raggiungerli. Ora tutto ti sembra oscuro e<br />

senza vita se Romeo non è accanto a te con la sua fiaccola <strong>di</strong> passione che ti rischiara<br />

i passi. Ma guarda, guarda dove questo cammino ti conduce. Io vedo del freddo, in<br />

fondo ai tuoi passi, vedo silenzio e buio, niente rumori ma solo un gocciolare <strong>di</strong>


pioggia in una fredda cripta…è un brutto sogno che ho fatto l’altra notte, e niente <strong>di</strong><br />

più, lo so…I sogni sono solo sogni, ombre proiettate sul lenzuolo stropicciato della<br />

mente dalla luce dell’affetto e della coscienza. Eppure dovremmo ascoltarli ogni<br />

tanto, dare spazio alle loro parole enigmatiche ed eloquenti…<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE TWO): Lo sapevo che finivamo a Freud e agli strizzacervelli!<br />

Insomma! La vogliamo smettere con questa faccenda dei sogni profetici! Smettila <strong>di</strong><br />

leggere Shakespeare, ti rovini il sonno! E’ ingegnoso, secondo me ha un futuro come<br />

scrittore, ma cosa ne sa, cosa ne sa della mia vita! Cosa ne sa lui che passa il proprio<br />

tempo a misurare pensoso le tavole del palcoscenico mentre fuori dal teatro la gente<br />

vive! A teatro ci si va per <strong>di</strong>strarsi, mica per farsi delle paranoie! E’ tutta una<br />

congiura della solita cricca matusa! Lui come Freud, degli insod<strong>di</strong>sfatti che si<br />

ven<strong>di</strong>cano torturando il prossimo, e in più ci guadagnano anche! Mica scemi! A me il<br />

teatro non piace, guarda un po’! Preferisco andare a farmi la messa in piega! Lì<br />

almeno mentre dormo mi curano la testa dal <strong>di</strong> fuori. A teatro invece, la cura dal <strong>di</strong><br />

dentro mi fa venire l’emicrania! E cosa dovrei fare, secondo te? Dovrei mettermi<br />

anche lì in bella mostra con l’abito <strong>di</strong> gala a sculettare davanti ad altrettanti annoiati<br />

che tra uno sba<strong>di</strong>glio e un caffè <strong>di</strong>scutono su come investire in future, blue chips o nel<br />

telematico? Mica gli frega niente <strong>di</strong> Sofocle o <strong>di</strong> Aristofane…e Checov…che palle<br />

Checov! Se permetti le battute me le scrivo io, va bene? Tieniti i tuoi presagi che per<br />

quanto mi riguarda sono come il teatro, balle, balle, castelli <strong>di</strong> sabbia, castelli <strong>di</strong><br />

gabbia…Oh Dio, Dio come sono caduta in basso! (ESCE)<br />

<strong>GIULIETTA</strong> (VOICE ONE): Mia cara Nutrice, tu mi conosci da tanto tempo, e per<br />

me tu sei il tempo che mi ha sorvegliato finora crescere, che mi ha accu<strong>di</strong>to, che mi<br />

ha consigliato, con dolcezza o fermezza, e mi ha portato fino a questa scena. Ora<br />

lascia che io faccia la mia parte, che ognuno reciti quello che deve e quello che sente,<br />

sul canovaccio in bianco dell’ignoto. Vedrai altre ombre ed altre luci farsi strada a<br />

vicenda. Dove vanno forse nemmeno loro lo sanno. Ma sanno che quella è la strada, e


che non c’è altra strada da fare o trovare. Noi ne ammiriamo la parabola e<br />

applau<strong>di</strong>amo al loro corteo fastoso e affascinante. Forse sono solo sogni, semplici<br />

sogni che in poco tempo crescono fino ad essere più veri del vero. E tanto basta,<br />

almeno per me. Ci spezzeranno le mani e ci chiuderanno gli occhi fino al limite<br />

estremo della notte più vera e tranquilla che nemmeno possiamo immaginare se non<br />

dormendo, fiduciosi nel sonno e nel tepore <strong>di</strong> quell’abbraccio. Sono solo illusioni, ma<br />

tutto quello che abbiamo, è tutto quello che possiamo amare senza timore che<br />

possano mai mancarci. Sono la pace altrimenti impossibile, sono gli occhi <strong>di</strong> Romeo,<br />

le mie mani sulle sue labbra che come sbarre <strong>di</strong> una cella vorrebbero impe<strong>di</strong>re al sole<br />

<strong>di</strong> passare, ma nemmeno il carcere più buio può spezzare il sogno <strong>di</strong> un prigioniero.<br />

Per essere davvero libera devo rinunciare alla paura della schiavitù, non devo credere<br />

che qualcosa <strong>di</strong> umano possa fermare il mio desiderio. Chi può fermare questo sogno<br />

che corre e corre, questo respiro che pensa, quest’ombra che siamo tutti e che tutti<br />

vorremmo stringere perché mai più sfugga? Io accontento la mia sorte, e le sorrido<br />

perché lei non ha mai nemmeno pensato <strong>di</strong> fermarmi. E’ onesta, e merita fiducia.<br />

Lasciami andare ora, Nutrice. Almeno tu non intrecciare incantesimi e <strong>di</strong>vieti ai miei<br />

passi che stanno già andando dove devono arrivare. Ecco, ti do un bacio (la bacia) e<br />

ti abbraccio (la stringe a sé), perché tu davvero mi mancherai nel tempo, nell’altro<br />

tempo dove solo noi saremo veri e tutto il resto non avrà più peso o sapore <strong>di</strong> vita.<br />

Ad<strong>di</strong>o, ad<strong>di</strong>o, e per sempre. Ora posso andare, ora davvero non sarò mai più qui. E’ la<br />

mia verità che cerco, e nessuno più <strong>di</strong> lei è più tempo, nessuno più <strong>di</strong> lei è più amore!<br />

(Esce mentre sopraggiunge Mercutio)<br />

MERCUTIO (si accende una sigaretta con <strong>di</strong>sinvoltura) E così, vecchia mia, la<br />

pollastrella ha messo su ali <strong>di</strong> aquila e con raggiante <strong>di</strong>sinvoltura lascia tutti quanti<br />

noi con un palmo <strong>di</strong> naso per aria a guardare il suo volo trionfale! Chi l’avrebbe mai<br />

detto! La piccola Giulietta che ripu<strong>di</strong>a la Barbie e si getta con voluttà fra le braccia<br />

dell’amour! Quasi commovente se non fosse così vero! (la Nutrice scoppia in<br />

lacrime) E ora? Perché piangi? Come fai a confonderti proprio ora che devi essere


forte! Puah! Che donnetta! Animo! Anch’io, sai?, ho avuto il mio bel daffare per<br />

convincere quell’altro pollastro ma…c’est l’amour! L’amour, vecchia mia! E’<br />

l’amore, e non ci si può far niente! E tutto quello che si fa produce danno, più <strong>di</strong><br />

quanto possano farne loro due casinisti!<br />

NUTRICE: Ma come fai a non capire? Come fai ad essere così insensibile! Lei<br />

morirà, lo vuoi capire? Morirà e così tutti saranno felici <strong>di</strong> farsene una ragione e<br />

trovare finalmente pace giocando a bridge o ricevendo ospiti il giovedì! Ma lei<br />

morirà, e anche Romeo morirà!<br />

MERCUTIO (come fosse sorpreso) Ma davvero? Moriranno? A ma che bella novità!<br />

Era ora! Finalmente qualcuno muore, mentre tutti sembrano affannarsi per campare<br />

cent’anni! Questa sì che è bella! Abbiamo scoperto che si muore! E <strong>di</strong>mmi, mia cara<br />

e vecchia Nutrice, credevi forse <strong>di</strong> aver allevato <strong>di</strong>vinità senza sonno fame sete<br />

morte? Ah ma guarda! Mi sembra <strong>di</strong> leggere già la réclame: “Qui si allevano <strong>di</strong>vinità!<br />

Vita eterna garantita! Sod<strong>di</strong>sfatti o rimborsati!”…Eppure…ve<strong>di</strong> me? Cosa ve<strong>di</strong>?<br />

NUTRICE: Vedo un furfante senza<strong>di</strong>o, vedo un seduttore da strapazzo, vedo un<br />

filosofo a cottimo e un mistificatore <strong>di</strong> sentimenti! E scusa se non vomito, ma non ho<br />

mangiato niente da stamattina!<br />

MERCUTIO: Gagliarda la nonna! Come ci ve<strong>di</strong> bene, vecchia mia! Scommetto che<br />

infili ancora l’ago senza occhiali! Ci ve<strong>di</strong> perfettamente, infatti! E quin<strong>di</strong>?<br />

NUTRICE: Quin<strong>di</strong>, quin<strong>di</strong>, quin<strong>di</strong>…un corno quin<strong>di</strong>! Ma come! Romeo è un tuo<br />

carissimo amico, conosci Giulietta da quando lei non sapeva chi tu fossi, e tutto<br />

quello che sai <strong>di</strong>re è “quin<strong>di</strong>”?…


MERCUTIO: Eh…sì, per<strong>di</strong>o! E quin<strong>di</strong>! Quin<strong>di</strong> cosa, quin<strong>di</strong> quando, quin<strong>di</strong><br />

chi…Saremmo niente senza quin<strong>di</strong>, non vivremmo senza quin<strong>di</strong>…e quin<strong>di</strong>…Quin<strong>di</strong><br />

Romeo, essendo mio amico e congiunto, dovrebbe essere da me salvato CONTRO la<br />

sua volontà! E quin<strong>di</strong> Giulietta, la colombella, dovrebbe essere salvata CONTRO la<br />

sua volontà che sommata a quella <strong>di</strong> Romeo fanno una torre <strong>di</strong> ferro inespugnabile?<br />

Dovrei salvarli per consegnarli legati mani e pie<strong>di</strong> all’infelicità? Dovrei salvarli per<br />

rinchiuderli in una prigione <strong>di</strong> grigiore e <strong>di</strong> amori fasulli? Dovrei <strong>di</strong>re: ma no, ragazzi,<br />

attenti, se fate così cosa <strong>di</strong>ranno mamma e papà? Quin<strong>di</strong> dovrei evitare <strong>di</strong> farmi una<br />

bella forchettata <strong>di</strong> affari miei per mettere le mani nella loro minestra? Ma per chi mi<br />

hai preso, per Aldadeusanio o Mariadefilippi? Non ti accorgi che la loro è l’unica<br />

verità in un mare <strong>di</strong> balle supreme? Sono così veri che fanno quasi piangere! Dovrei<br />

fare lo sbirro della buoncostume e <strong>di</strong>re: ehi ragazzi queste cose non si fanno! Amatevi<br />

sì, ma fate l’amore sicuro! E se poi resta incinta? Oh Dio! E’ incinta! E ora? Dov’è<br />

quella svergognata, e lui, quel porco! Dov’è quello stupratore bruto! Che obiezione!<br />

Che abiezione! Una che rimane gravida e uno scioperato che s’inventa <strong>di</strong> fare il padre<br />

che ancora gli puzza la bocca <strong>di</strong> latte! Che tempi! Una volta invece…cosa? Non le<br />

facevano anche un tempo, non le faranno ancora in futuro le porcherie? E ti pare che<br />

la loro sia più immonda <strong>di</strong> altre apparentemente più rispettabili? E’ solo amore, e solo<br />

per amore faranno quello che faranno…caspita! Ho finito le sigarette! Hai mica una<br />

cicca da offrirmi? No, eh? D’accordo! Scendo giù dal tabaccaio e torno fra cinque<br />

minuti…come si <strong>di</strong>ce, quin<strong>di</strong>! (Esce)<br />

NUTRICE: Aldadeusanio? Mariadefilippi? E chi sono?…Non ci capisco più niente, e<br />

forse non c’è niente da capire…Io spero per loro, per loro soltanto. Quel satanasso sa<br />

vendere bene la sua merce! Io non voglio certo farle del male, e nemmeno a lui,<br />

poverino! Ed ecco qual è il problema: in ogni caso farei del male, e farei male. Ecco<br />

dove va a ficcarsi la coscienza quando serve, maledetta trovarobe fannullona! E’ un<br />

velo che confonde e svela, tu non ci capisci niente, ma fai finta che sia tutto vero, che<br />

tutto sia possibile. E così teatro e coscienza si fanno in quattro per farti passare due


ore <strong>di</strong> svago. Ma quanto fa male questo <strong>di</strong>vertimento! Il resto è niente, è uno sfondo<br />

che sorregge una faccenda che non può finir bene. In fondo, come si fa a scrivere una<br />

storia d’amore dove tutto va bene? Non si può! Un flop mai visto! (Esce)


WILLIAM:<br />

Amore,<br />

mia primavera<br />

innocente,<br />

mio senso<br />

<strong>di</strong> passione in passione<br />

adombrato<br />

ecco svelato<br />

il silenzio,<br />

la ragnatela<br />

la devota maestà<br />

che scrivo<br />

il fiore e l’ombra<br />

coltivando,<br />

per tenerti con me<br />

in trappole <strong>di</strong> vento<br />

implacabili,<br />

adagiata.<br />

[Buio. Musica: The birds will still singing]<br />

EPILOGO<br />

BUIO. FINE.

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