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Mubarak ha parlato alla popolazione. Quella di non<br />
candidarsi resta l´unica concessione. Il presidente<br />
egiziano non intende lasciare il Paese e rispondere così<br />
alla più pressante delle richieste dei manifestanti: «Morirò<br />
su questa terra» ha rilanciato. La folla, che in serata<br />
ancora affollava la piazza Tahrir, a queste parole si è<br />
mostrata ancora più determinata a cacciare il raìs e ha<br />
ripreso con maggiore energia a scandire slogan in favore<br />
della sua immediata destituzione e del suo allontanamento<br />
dall´Egitto. Intanto, la reazione popolare alle<br />
parole di El Baradei è apparsa piuttosto tiepida. Il Premio<br />
Nobel, autocandidatosi alla guida del Paese nella<br />
transizione verso le elezioni democratiche, non sembra<br />
essere quel capo indiscusso che in molti si aspettavano.<br />
Tuttavia, nel pomeriggio di ieri, l´ambasciatrice americana<br />
al Cairo si è intrattenuta a lungo con lui per discutere<br />
dell´immediato futuro del Paese.<br />
La replica di Barak Obama al discorso televisivo di<br />
Mubarak non si è fatta attendere. Dopo i primi giorni in<br />
cui, lasciando prevalere gli interessi strategici nella regione,<br />
aveva fatto pressione affinché Mubarak rimanesse<br />
al suo posto, il presidente americano ha prima<br />
inviato il diplomatico Frank Wisner a parlare con il governo<br />
del Cairo poi, a distanza di qualche ora, è apparso<br />
in tv, dove - in un attesissimo discorso - ha definito<br />
"insufficienti" le dichiarazioni del leader egiziano. La<br />
rinuncia di Mubarak a cadidarsi non basta. "Il popolo ha<br />
diritto al cambiamento" - ha dichiarato. Il timore di una<br />
deriva musulmana è palpabile, soprattutto in mancanza<br />
di un leader forte dell´opposizione laica. Anche il segretario<br />
gnenerale della Lega Araba, Amr Moussa, si è<br />
dichiarato disponibile a traghettare il Paese verso le elezioni<br />
democratiche di settembre. Nonostante la timidezza<br />
della prima ora, dimostrata non soltanto<br />
dall´Europa ma dalla gran parte della comunità internazionale,<br />
nel sostenere la rivolta egiziana, è lampante<br />
che la piazza non intende retrocedere di un passo dalle<br />
proprie posizioni e richieste. E anche Obama ha deciso<br />
di assecondarla, cercando probabilmente di capire se<br />
gli 84milioni di egiziani vanno verso una repubblica<br />
islamica oppure verso una democrazia laica. Il diritto a<br />
manifestare senza per questo subire violenza o repressione,<br />
sostiene Obama, è sacrosanto. Anche il fatto che<br />
gli egiziani pretendano un cambiamento dopo 30 anni,<br />
lo è. Gli Stati Uniti non possono guidare il cammino<br />
del popolo egiziano. La gente che ha visto manifestare<br />
saprà dare una risposta ai tanti dubbi della comunità internazionale<br />
sul futuro dell´Egitto. Finalmente è arrivata<br />
dalla Casa Bianca una posizione chiara.<br />
Una nuova manifestazione è stata indetta per venerdi,<br />
sempre al Cairo, in quella piazza Tahrir (in italiano=libertà)<br />
che ha visto ieri oltre due milioni di persone, di<br />
ogni età e religione, manifestare per la caduta del regime.<br />
Il leader dei Fratelli musulmani, Essam Eryan,<br />
ha parlato oggi di ´fratellanza´ e ha affermato che,<br />
nell´Egitto post-Mubarak non ci sarà posto per un emirato<br />
islamico. "I cristiani e i musulmani sono una cosa<br />
sola ed hanno i medesimi diritti al pari di ogni altro cittadino<br />
egiziano" ha rilanciato il portavoce del movimento<br />
islamico.<br />
19<br />
<strong>d<strong>21</strong></strong><br />
02 febbraio 2011<br />
In un discorso alla tv di Stato,<br />
Mubarak dichiara che non si<br />
candiderà alle prossime presidenziali.<br />
Ma non lascia l´Egitto.<br />
Vuole restare alla guida del<br />
Paese fino alle elezioni. La folla,<br />
inferocita, alza i toni. Secca la<br />
replica di Obama: "Il popolo ha<br />
diritto al cambiamento".