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d21 - diario 21

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Mubarak ha parlato alla popolazione. Quella di non<br />

candidarsi resta l´unica concessione. Il presidente<br />

egiziano non intende lasciare il Paese e rispondere così<br />

alla più pressante delle richieste dei manifestanti: «Morirò<br />

su questa terra» ha rilanciato. La folla, che in serata<br />

ancora affollava la piazza Tahrir, a queste parole si è<br />

mostrata ancora più determinata a cacciare il raìs e ha<br />

ripreso con maggiore energia a scandire slogan in favore<br />

della sua immediata destituzione e del suo allontanamento<br />

dall´Egitto. Intanto, la reazione popolare alle<br />

parole di El Baradei è apparsa piuttosto tiepida. Il Premio<br />

Nobel, autocandidatosi alla guida del Paese nella<br />

transizione verso le elezioni democratiche, non sembra<br />

essere quel capo indiscusso che in molti si aspettavano.<br />

Tuttavia, nel pomeriggio di ieri, l´ambasciatrice americana<br />

al Cairo si è intrattenuta a lungo con lui per discutere<br />

dell´immediato futuro del Paese.<br />

La replica di Barak Obama al discorso televisivo di<br />

Mubarak non si è fatta attendere. Dopo i primi giorni in<br />

cui, lasciando prevalere gli interessi strategici nella regione,<br />

aveva fatto pressione affinché Mubarak rimanesse<br />

al suo posto, il presidente americano ha prima<br />

inviato il diplomatico Frank Wisner a parlare con il governo<br />

del Cairo poi, a distanza di qualche ora, è apparso<br />

in tv, dove - in un attesissimo discorso - ha definito<br />

"insufficienti" le dichiarazioni del leader egiziano. La<br />

rinuncia di Mubarak a cadidarsi non basta. "Il popolo ha<br />

diritto al cambiamento" - ha dichiarato. Il timore di una<br />

deriva musulmana è palpabile, soprattutto in mancanza<br />

di un leader forte dell´opposizione laica. Anche il segretario<br />

gnenerale della Lega Araba, Amr Moussa, si è<br />

dichiarato disponibile a traghettare il Paese verso le elezioni<br />

democratiche di settembre. Nonostante la timidezza<br />

della prima ora, dimostrata non soltanto<br />

dall´Europa ma dalla gran parte della comunità internazionale,<br />

nel sostenere la rivolta egiziana, è lampante<br />

che la piazza non intende retrocedere di un passo dalle<br />

proprie posizioni e richieste. E anche Obama ha deciso<br />

di assecondarla, cercando probabilmente di capire se<br />

gli 84milioni di egiziani vanno verso una repubblica<br />

islamica oppure verso una democrazia laica. Il diritto a<br />

manifestare senza per questo subire violenza o repressione,<br />

sostiene Obama, è sacrosanto. Anche il fatto che<br />

gli egiziani pretendano un cambiamento dopo 30 anni,<br />

lo è. Gli Stati Uniti non possono guidare il cammino<br />

del popolo egiziano. La gente che ha visto manifestare<br />

saprà dare una risposta ai tanti dubbi della comunità internazionale<br />

sul futuro dell´Egitto. Finalmente è arrivata<br />

dalla Casa Bianca una posizione chiara.<br />

Una nuova manifestazione è stata indetta per venerdi,<br />

sempre al Cairo, in quella piazza Tahrir (in italiano=libertà)<br />

che ha visto ieri oltre due milioni di persone, di<br />

ogni età e religione, manifestare per la caduta del regime.<br />

Il leader dei Fratelli musulmani, Essam Eryan,<br />

ha parlato oggi di ´fratellanza´ e ha affermato che,<br />

nell´Egitto post-Mubarak non ci sarà posto per un emirato<br />

islamico. "I cristiani e i musulmani sono una cosa<br />

sola ed hanno i medesimi diritti al pari di ogni altro cittadino<br />

egiziano" ha rilanciato il portavoce del movimento<br />

islamico.<br />

19<br />

<strong>d<strong>21</strong></strong><br />

02 febbraio 2011<br />

In un discorso alla tv di Stato,<br />

Mubarak dichiara che non si<br />

candiderà alle prossime presidenziali.<br />

Ma non lascia l´Egitto.<br />

Vuole restare alla guida del<br />

Paese fino alle elezioni. La folla,<br />

inferocita, alza i toni. Secca la<br />

replica di Obama: "Il popolo ha<br />

diritto al cambiamento".

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