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L'evoluzione delle competenze tecnico-specifiche ed etico ...

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L’evoluzione <strong>delle</strong> <strong>competenze</strong> <strong>tecnico</strong>-speci-<br />

fiche <strong>ed</strong> <strong>etico</strong>-deontologiche dell’infermiere<br />

nel rinnovato scenario del servizio sanitario<br />

di Agazzi Carla*, Barboncini Patrizia*, Leni Luciano*, Meneghetti Orietta*,<br />

Rota Maria*, Guindani Marilena**, Lorenzini Aldo***<br />

Riceviamo e volentieri pubblichiamo, una sintesi della relazione<br />

che ha valso ai colleghi dell’Azienda Osp<strong>ed</strong>aliera Desenzano del<br />

Garda Presidio di Manerbio/Leno, il 3° premio al concorso letterario<br />

del Collegio Ipasvi Città di Ragusa anno 2010.<br />

La R<strong>ed</strong>azione<br />

“Se vuoi costruire una nave non radunare uomini<br />

per raccogliere il legno e distribuire compiti,<br />

ma insegna loro la nostalgia del mare<br />

ampio e infinito”<br />

Antoine De Saint Exupéry<br />

Introduzione<br />

I profondi cambiamenti della professione infermieristica,<br />

in particolare dagli anni 90 ad oggi, il<br />

Fuori Focus<br />

graduale inserimento degli OSS, hanno evidenziato<br />

più volte, per entrambi, ma in particolare<br />

per l’infermiere, un parziale ruolo d’apprendista<br />

dove ognuno ha imparato tramite la partecipazione<br />

a pratiche esperte prendendo parte ad una<br />

comunità; man mano che ognuno apprende trasforma<br />

anche la sua identità, non acquisisce solo<br />

<strong>competenze</strong> ma un nuovo modo di dar valore<br />

alla sua esperienza e di vivere il suo lavoro.<br />

Per accompagnare e sostenere questi processi di<br />

cambiamento è necessario un programma for-<br />

Tempo di Nursing 58-59/2011 Collegio IP.AS.VI di Brescia Fuori Focus - 57


mativo al fine di modificare le comunità professionali,<br />

sviluppandosi e modificandosi poiché<br />

sono messe nella condizione di trasformare il<br />

contesto lavorativo potenziandolo apprendendo<br />

dalle proprie esperienze individuali.<br />

In quanto pratica professionale, una forma di<br />

conoscenza e di etica socialmente organizzata,<br />

l’infermieristica deve far fronte continuamente<br />

alla sfida di svilupparsi, apprendendo dall’esperienza<br />

e trasmettendo quanto acquisito nei contesti<br />

reali. Diventare un membro partecipante<br />

della pratica infermieristica implica l’intenzione<br />

di prestare aiuto e l’impegno nello svolgimento<br />

di attività assistenziali. Purtroppo, ancor oggi<br />

l’infermieristica deve far fronte ad un’acuta<br />

carenza di personale e, poiché le attività assistenziali<br />

eccellenti hanno carattere relazionale<br />

e contestuale, il clinico non può assicurare lo<br />

stesso risultato essendo vincolato al livello di<br />

collaborazione, alle risorse, alle strutture <strong>ed</strong> ai<br />

processi organizzativi disponibili.<br />

I cambiamenti avvenuti nell’ambito professionale<br />

riconoscono l’importanza dei diritti fondamentali<br />

della persona dove sinergicamente<br />

convergono le varie figure sanitarie che devono<br />

garantire le profonde istanze etiche oggi espresse<br />

a livello sociale e devono promuovere un’idea<br />

58 - Fuori Focus<br />

di salute che, trascendendo la sola sfera biologica,<br />

si confronta sempre più con i connotati che<br />

la caratterizzano sul piano psichico, relazionale<br />

e sociale. Per gli infermieri, questo significa la<br />

capacità di trovare nel Profilo Professionale, nel<br />

Codice Deontologico e nell’ordinamento didattico,<br />

spunti originali di riflessione e confronto<br />

in grado di offrire ulteriore slancio e vigore ad<br />

un esercizio professionale che, oggi, anche a<br />

fronte dei condizionamenti economici e della<br />

spinta all’assiomatizzazione (proc<strong>ed</strong>uralizzazione)<br />

dell’assistenza, trascina con sé un rischio del<br />

tutto evidente: quello di esercitare un’assistenza<br />

anonima <strong>ed</strong> astratta, sostenuta sui soli mezzi (le<br />

disponibilità scientifiche e le disponibilità economiche)<br />

e non anche sui “modi” (i valori e la<br />

personalizzazione dell’assistenza), che, privilegiando<br />

le conoscenze e la tecnologia, riduce le<br />

effettività esistenziali della persona malata all’interno<br />

degli schemi analitico-classificatori del<br />

sapere positivo appiattendo, in ultima analisi, i<br />

valori di riferimento che debbono ispirare il corretto<br />

esercizio professionale.<br />

L’elaborato, nel suo svolgimento, tratta l’analisi<br />

dell’evoluzione <strong>delle</strong> <strong>competenze</strong> dell’infermiere<br />

secondo una speculazione legislativa, <strong>etico</strong>deontologica,<br />

emozionale e dettaglia ogni aspetto<br />

nei successivi punti.<br />

L’evoluzione della professione infermieristica<br />

e del personale di supporto all’assistenza<br />

E’ necessaria una sintetica trattazione legislativa<br />

per spiegare l’evoluzione della figura infermieristica<br />

e degli operatori di supporto all’assistenza<br />

per consentire una migliore comprensione dei<br />

ruoli che queste figure sono chiamate ad esercitare<br />

nella sanità di oggi.<br />

Partendo dal 1990, gli infermieri da una professione<br />

ausiliaria, sono giunti ad una professione<br />

sanitaria, formata in Università, con un campo<br />

proprio di autonomia e responsabilità.<br />

Il Decreto MURST 02/12/1991 autorizza le<br />

Facoltà di M<strong>ed</strong>icina e Chirurgia ad istituire il<br />

Diploma Universitario in Scienze Infermieristiche.<br />

Con questo avvento avviene una svolta per<br />

gli infermieri italiani che puntano ad un duplice<br />

obiettivo cioè, l’affermazione dell’assistenza infermieristica<br />

come disciplina scientifica autonoma<br />

e la promozione di una cultura professionale<br />

in grado di contribuire significativamente ad<br />

elevare il livello qualitativo dei servizi sanitari.<br />

Tempo di Nursing 58-59/2011 Collegio IP.AS.VI di Brescia


Il Dlgs n° 502 del 30/12/1992 e le sue integrazioni<br />

Dlgs n° 517 del 07/12/1993, rappresenta la<br />

seconda grande svolta per il Servizio Sanitario<br />

Nazionale (SSN), ma anche la prima pietra del<br />

processo evolutivo della professione infermieristica.<br />

Tale decreto da il via su tutto il territorio<br />

nazionale alla formazione di primo livello di infermieristica<br />

in ambito universitario, sopprime<br />

le scuole regionali <strong>ed</strong> inoltre richi<strong>ed</strong>e l’obbligo<br />

di un diploma di scuola secondaria superiore<br />

di secondo grado per l’accesso ai relativi corsi.<br />

Con il Decreto MURST 02/04/2001 si può affermare<br />

che inizia il decollo del corso completo per<br />

la formazione infermieristica universitaria. Sono<br />

istituite le lauree triennali e specialistiche <strong>delle</strong><br />

professioni sanitarie con i relativi ordinamenti<br />

didattici <strong>ed</strong> è permesso alla formazione infermieristica<br />

di svilupparsi lungo tutto il percorso<br />

previsto dal DM n° 509/99.<br />

Sul versante dell’esercizio della professione si<br />

raggiunge un traguardo importante nell’estate<br />

del 1994 con l’approvazione del DM n° 739 del<br />

14/09/1994; tra il 1994 e il 1999 il profilo ha<br />

sostenuto una crescita professionale basata sulla<br />

consapevolezza di fornire alla collettività un<br />

contributo significativo per la salute. Tale decreto<br />

non abolisce formalmente il “mansionario”<br />

del 1974, ma riconosce all’infermiere responsabilità<br />

ampie e di grande rilievo.<br />

Con la Legge n° 42 del 26/02/1999 il profilo<br />

dell’infermiere afferma finalmente il suo ruolo<br />

di protagonista nello sviluppo della professione<br />

infermieristica. Abolendo il termine “ausiliaria”,<br />

l’infermiere è riconosciuto come professionista<br />

sanitario autonomo, responsabile dell’assistenza<br />

infermieristica, funzione complementare alla<br />

m<strong>ed</strong>icina insieme alla quale, a pari dignità, contribuisce<br />

a tutelare la salute individuale e della<br />

collettività. Altro argomento cardine di questa<br />

legge è nel secondo punto dell’art. 1: “alla data<br />

di entrata in vigore… è abrogato il regolamento<br />

approvato con DPR n° 225 del 14/03/1974 ad<br />

eccezione <strong>delle</strong> disposizioni previste dal titolo<br />

V (infermiere generico)…. Il campo proprio di<br />

attività e responsabilità <strong>delle</strong> professioni sanitarie……è<br />

determinato dai contenuti dei decreti<br />

ministeriali istitutivi dei relativi profili professionali<br />

e dagli ordinamenti didattici dei rispettivi<br />

corsi di diploma universitario di formazione<br />

post-base, nonché degli specifici codici deontologici,<br />

fatte salve le <strong>competenze</strong> previste per le<br />

professioni m<strong>ed</strong>iche e per le altre professioni del<br />

ruolo sanitario ove è richiesto il diploma di laurea,<br />

nel rispetto <strong>delle</strong> <strong>specifiche</strong> <strong>competenze</strong>”.<br />

La legge n° 42/99 stabilisce anche l’equipollenza<br />

dei diplomi universitari con quelli conseguiti<br />

in base alla prec<strong>ed</strong>ente normativa, sia per l’esercizio<br />

professionale sia per l’accesso alla formazione<br />

post-base.<br />

Nell’anno 2000 è emanata la Legge n° 251 del<br />

10/08/2000 che sancisce l’autonomia professionale<br />

nelle funzioni previste dal profilo professionale<br />

e dal codice deontologico e dispone<br />

l’adozione di metodologia di pianificazione dell’assistenza<br />

per obiettivi. L’art. 7, inoltre, riconosce<br />

la possibilità alle aziende sanitarie di istituire<br />

il servizio dell’assistenza infermieristica <strong>ed</strong><br />

ostetrica e di attribuire l’incarico di dirigente del<br />

m<strong>ed</strong>esimo servizio a queste figure, ai fini di migliorare<br />

l’assistenza e la qualificazione <strong>delle</strong> risorse.<br />

Altra conseguenza del tutto inevitabile sarà<br />

data dall’istituzione <strong>delle</strong> catt<strong>ed</strong>re disciplinari e<br />

dei vari concorsi per l’insegnamento universitario<br />

(Benci L., 2005). La Legge n° 43/2006 art. 6<br />

contiene disposizioni molto importanti ai fini di<br />

questa trattazione, stabilisce l’articolazione del<br />

Tempo di Nursing 58-59/2011 Collegio IP.AS.VI di Brescia Fuori Focus - 59


personale laureato appartenente alle professioni<br />

sanitarie e dichiara possibile l’istituzione della<br />

funzione di coordinamento da parte <strong>delle</strong> organizzazioni<br />

sanitarie e socio-sanitarie pubbliche<br />

interessate con relativi criteri d’attribuzione.<br />

Presentiamo ora i presupposti che hanno permesso<br />

di approdare alla definizione del profilo<br />

di un operatore socio sanitario (OSS) promosso<br />

su tutto il territorio nazionale. Dalla metà<br />

degli anni settanta si è registrata la tendenza ad<br />

affidare i compiti di assistenza infermieristica<br />

esclusivamente all’infermiere. Nel 2001, nasce<br />

una figura di supporto dell’assistenza sanitaria e<br />

sociale, che sarà introdotta nelle organizzazioni.<br />

La necessità di avere l’OSS è in relazione a molteplici<br />

motivi legati sia a situazioni tendenti ad<br />

un uso ottimale <strong>delle</strong> risorse, alla valorizzazione<br />

dei professionisti, che hanno accresciuto le loro<br />

conoscenze <strong>ed</strong> il patrimonio cognitivo attraverso<br />

l’avvento della formazione universitaria, sia per<br />

la carenza di personale infermieristico, sia per<br />

motivi economici.<br />

L’OSS nasce come evoluzione di altre figure di<br />

supporto; con il provv<strong>ed</strong>imento della Conferenza<br />

Stato-Regioni 22 febbraio 2001 sono stati definiti<br />

sia il profilo professionale sia l’iter formativo.<br />

Da ultimo, registriamo il recente Decreto<br />

Legge n° 402 del 12/11/2001, convertito in Legge<br />

il 08/01/2002 dove demanda al Ministro della<br />

Salute di regolamentare con decreto le figure<br />

“di operatori professionali dell’area sanitaria da<br />

formare attraverso corsi a cura della regione” .<br />

Per quanto riguarda l’ampliamento del contesto<br />

60 - Fuori Focus<br />

operativo, il provv<strong>ed</strong>imento della Conferenza<br />

Stato-Regioni, specifica che l’OSS svolge la sua<br />

attività sia nel settore sociale sia in quello sanitario,<br />

residenziale e semiresidenziale, in ambiente<br />

osp<strong>ed</strong>aliero e a domicilio dell’utente. L’OSS,<br />

rispetto agli altri operatori di supporto all’assistenza,<br />

non è più un puro esecutore di ordini, ma<br />

ha degli spazi di autonomia. Nel profilo si parla<br />

di “proprie aree di competenza” e sono elencate<br />

le principali attività previste usando sia verbi<br />

che indicano attività autonome (assiste, realizza,<br />

cura, mette in atto...), sia verbi che indicano collaborazione<br />

con il personale sanitario e sociale<br />

(coadiuva, collabora, concorre...).<br />

Il 22/10/2002 la Direzione Generale Sanità ha<br />

sottoscritto con le OO.SS. Regionali un accordo<br />

riguardante “L’inserimento lavorativo del personale<br />

con qualifica di OSS” richiamando le prime<br />

linee guida elaborate dall’Osservatorio <strong>delle</strong><br />

Professioni Sanitarie, nelle quali si prev<strong>ed</strong>eva,<br />

come intervento per fronteggiare la carenza di<br />

personale infermieristico, l’inserimento degli<br />

OSS. L’accordo sindacale succitato presumeva<br />

inoltre sperimentazioni aziendali orientate a definire<br />

modelli assistenziali nei quali trovassero<br />

giusta collocazione agli OSS. L’Osservatorio<br />

<strong>delle</strong> Professioni Sanitarie coinvolto fin dall’inizio,<br />

è stato chiamato ad elaborare le prime<br />

indicazioni per l’inserimento di questa figura.<br />

Queste sono state oggetto di confronto con le<br />

OO.SS. Regionali <strong>ed</strong> i Collegi IPASVI. Lo specifico<br />

documento elaborato per l’attribuzione all’OSS<br />

di compiti funzionali ai processi di lavoro<br />

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infermieristici, divenne il quadro di riferimento.<br />

L’impiego dell’OSS, essendo un operatore di<br />

supporto all’assistenza, sarà prevalentemente rivolto<br />

al supporto infermieristico; dal canto suo,<br />

l’infermiere, ha la responsabilità della gestione<br />

dell’assistenza, “identifica i bisogni di assistenza<br />

infermieristica della persona e della collettività e<br />

formula i relativi obiettivi, pianifica, gestisce e<br />

valuta l’intervento assistenziale infermieristico”<br />

e, per l’espletamento <strong>delle</strong> funzioni “si avvale,<br />

ove necessario, dell’opera del personale di supporto”<br />

(DM 739/94). Per l’attribuzione di attività<br />

all’OSS, non è possibile definire un rapporto<br />

di delega dell’infermiere nei confronti di questo,<br />

poiché risulta inadeguato; all’OSS si affidano<br />

azioni e non processi essendo responsabile<br />

esclusivamente della corretta esecuzione <strong>delle</strong><br />

stesse. Affinché l’integrazione fra infermiere <strong>ed</strong><br />

OSS sia efficace, è indispensabile che vi siano<br />

il reciproco rispetto <strong>delle</strong> proprie <strong>competenze</strong>,<br />

l’assunzione <strong>delle</strong> responsabilità relative al ruolo,<br />

le aspettative personali e professionali raggiungibili<br />

e gli strumenti organizzativi e chiare<br />

disposizioni operative. Il conseguimento di tale<br />

scopo comporta un miglioramento della qualità<br />

dei servizi erogati, dell’organizzazione del lavoro,<br />

del clima organizzativo e l’ottimizzazione<br />

nell’impiego <strong>delle</strong> risorse.<br />

I principi etici del prendersi cura della persona<br />

assistita<br />

Il valore della riflessione etica come elemento<br />

per un corretto approccio all’assistenza infermieristica<br />

è indispensabile per porre al centro<br />

del processo il paziente, per fornire un’assistenza<br />

personalizzata e per assicurare la libertà <strong>delle</strong><br />

scelte e dei valori della persona, e dove il professionista<br />

si assume le responsabilità del suo agire.<br />

Secondo una prospettiva <strong>etico</strong> professionale,<br />

l’elemento sostanziale in grado di fornire un valore<br />

aggiunto nella qualità dei servizi alla salute<br />

è rappresentato sempre e in ogni caso dall’uomo<br />

e dalla sua coscienza. La dimensione etica<br />

riguarda, infatti, l’essere umano, l’essere infermiere<br />

e, solo successivamente, l’agire in quanto<br />

professionista.<br />

Lo scopo dell’etica è la conoscenza <strong>delle</strong> regole<br />

che devono presi<strong>ed</strong>ere i rapporti tra l’individuo<br />

e la società, affinché l’uno e l’altra possano convivere<br />

nel rispetto reciproco (Peroni A., Zanini<br />

MP., 2007). Nello specifico professionale l’etica<br />

ci aiuta meglio a comprendere come agire nei<br />

diversi e distinti ambiti di discrezionalità che la<br />

quotidianità professionale ci propone, come porsi<br />

nella relazione infermiere/persona nel rispetto<br />

dell’autodeterminazione della persona assistita e<br />

dei suoi valori, come vivere e interagire nel team<br />

professionale, come affrontare situazioni problematiche<br />

o dilemmi etici singolarmente o con<br />

altri professionisti, come approfondire le norme<br />

dettate dal Codice Deontologico e assimilarle<br />

in maniera tale da tramutarle in comportamenti<br />

professionali spontanei e attenti alla persona.<br />

Il “prendersi cura” è agito attraverso la strutturazione<br />

di una relazione empatica e fiduciaria<br />

soprattutto quando l’assistito vive momenti difficili,<br />

diviene “più fragile”, e perciò ancora più<br />

bisognoso d’aiuto e sostegno.<br />

La responsabilità del prendersi cura della persona<br />

si riflette anche nell’art. 5 del Codice “il<br />

rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo e dei<br />

principi etici della professione è condizione essenziale<br />

per l’esercizio della professione infermieristica”.<br />

I principi etici sono <strong>delle</strong> guide per<br />

compiere decisioni e si focalizzano sulla formazione<br />

di giudizi morali nella pratica professionale.<br />

Essi affermano, in genere, che le azioni di<br />

un cero tipo dovrebbero (o non dovrebbero) essere<br />

compiute e servono a giustificare le regole che<br />

spesso sono osservate nell’assistenza al paziente.<br />

Tempo di Nursing 58-59/2011 Collegio IP.AS.VI di Brescia Fuori Focus - 61


Alcuni principi fondamentali per la pratica infermieristica<br />

sono la beneficenza e non-maleficenza,<br />

l’advocacy, la competenza, la cooperazione<br />

<strong>ed</strong> il caring. Servirsi di questi principi,<br />

coinvolgendo anche il personale di supporto,<br />

può significare sia aiutare gli altri a ottenere ciò<br />

che per loro è giovamento, sia/oppure comportarsi<br />

in modo tale da prevenire o ridurre i rischi<br />

di nuocere al paziente. L’advocacy è spesso definita<br />

come il supporto attivo dato a una causa<br />

importante. È utilizzato per descrivere la natura<br />

del rapporto infermiere-paziente. In letteratura<br />

esistono numerose interpretazioni di advocacy<br />

(Fry ST., Johnstone MJ., 2004). Una di queste,<br />

detta modello di tutela dei diritti, v<strong>ed</strong>e l’infermiere<br />

come il difensore dei diritti del paziente<br />

all’interno del sistema sanitario-assistenziale.<br />

Nel suo ruolo di advocate, l’infermiera considera<br />

per prima cosa i valori umani fondamentali e<br />

in seguito agisce in maniera atta a proteggere la<br />

dignità umana, la privacy e le scelte. Il concetto<br />

di competenza è costituito da due attributi fondamentali:<br />

la capacità di rispondere e la responsabilità.<br />

La competenza è un concetto <strong>etico</strong> importante<br />

perché la pratica infermieristica implica<br />

un rapporto tra infermiere e persona assistita. La<br />

cooperazione è un concetto che comprende la<br />

partecipazione attiva con gli altri per prestare ai<br />

pazienti un’assistenza di qualità, essenziale per<br />

il benessere del paziente.<br />

La responsabilità etica dell’infermiere e la responsabilità<br />

professionale per la qualità dell’assistenza<br />

non vengono meno perché uno o<br />

più compiti assistenziali sono stati attribuiti al<br />

personale di supporto. Nel rapporto infermierepaziente<br />

viene assegnato un importante valore<br />

al concetto <strong>etico</strong> di caring, e i comportamenti<br />

orientati al caring sono spesso considerati fondamentali<br />

per il ruolo dell’infermiere. Il rapporto<br />

infermiere-paziente è di natura “speciale”,<br />

poiché determinato dalla necessità del paziente<br />

di assistenza infermieristica. Il caring può essere<br />

definito come una forma di coinvolgimento con<br />

gli altri che crea un interesse in merito a come<br />

le altre persone avvertono il mondo che le circonda.<br />

Tutto questo richi<strong>ed</strong>e “sensibilità, capacità di relazione<br />

e coinvolgimento così come capacità di<br />

dare assistenza, conoscenze e abilità”. Il concetto<br />

di caring è stato sancito come principio basilare<br />

per un’etica infermieristica che protegga e<br />

rafforzi la dignità umana dei pazienti che ricevono<br />

assistenza sanitaria (Fry ST., Johnstone MJ.,<br />

62 - Fuori Focus<br />

2004). L’enorme ampliamento concettuale della<br />

prospettiva professionale, ha provocato in molti<br />

casi, una sorta di destabilizzazione degli assetti<br />

professionali e <strong>delle</strong> capacità dei singoli di inserirsi<br />

in questo scenario. È necessario quindi migliorare<br />

la propria responsabilità e contribuire a<br />

migliorare l’intero sistema, proponendo soluzioni<br />

innovative a partire dalla propria esperienza.<br />

La deontologia e gli strumenti professionali<br />

Nell’attività assistenziale quotidiana alla persona,<br />

alla famiglia <strong>ed</strong> alla collettività è necessaria<br />

un’integrazione <strong>delle</strong> diverse figure professionali<br />

ai vari livelli organizzativi che condividano<br />

gli obiettivi di salute <strong>ed</strong> ogni servizio deve<br />

essere integrato al fine di aggiungere valore alle<br />

professioni sanitarie. L’assistenza infermieristica<br />

necessita di un aggiornamento che la renda<br />

consapevole, responsabile <strong>ed</strong> etica, oltre che tecnicamente<br />

molto avanzata.<br />

La deontologia sanitaria contempla i doveri degli<br />

operatori sanitari e detta le norme di comportamento<br />

inerenti all’esercizio della professione<br />

stessa: i rapporti col malato, con i colleghi e con<br />

la società. In campo sanitario, quindi, l’infermiere<br />

non è più “l’operatore sanitario” dotato di un<br />

diploma abilitante, ma il professionista sanitario<br />

responsabile dell’assistenza infermieristica, che<br />

assiste la persona e la collettività in una logica<br />

olistica attraverso la conoscenza, le <strong>competenze</strong><br />

<strong>ed</strong> abilità.<br />

La deontologia professionale deve andare di<br />

pari passo con le caratteristiche etiche <strong>specifiche</strong><br />

della professione, essendo quella sanitaria<br />

una professione che ha a che fare con la salute,<br />

il carattere umanitario diventa prevalente e, dunque,<br />

l’attenzione etica rappresenta non solo un<br />

presupposto, ma anche una garanzia di qualità<br />

della prestazione professionale.<br />

Lo scopo prioritario di un Codice Deontologico<br />

è quello di guidare il comportamento del professionista<br />

nel proprio agire quotidiano e di dichiarare<br />

ai cittadini cosa attendersi dal professionista<br />

stesso. Gli elementi del codice si possono racchiudere<br />

in alcune componenti fondamentali nella<br />

professione infermieristica che comprendono<br />

norme di condotta deontologica da rispettare.<br />

L’infermiere e la persona: le norme dell’agire<br />

professionale definiscono i principi guida che<br />

strutturano il sistema <strong>etico</strong> in cui si svolge la relazione<br />

con la persona assistita. L’infermiere nella<br />

relazione che realizza con interventi specifici,<br />

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autonomi e complementari, di natura intellettuale,<br />

<strong>tecnico</strong>-scientifica, gestionale, relazionale<br />

<strong>ed</strong> <strong>ed</strong>ucativa, opera per le persone che ne hanno<br />

bisogno, creando <strong>delle</strong> condizioni affinché i diritti,<br />

i valori, la f<strong>ed</strong>e religiosa, le consuetudini e<br />

la famiglia siano rispettati<br />

L’infermiere e la pratica; l’infermiere tramite<br />

l’aggiornamento e la formazione continua arricchisce<br />

le sue conoscenze professionali. Attraverso<br />

la sua condotta personale deve onorare la professione<br />

e mantenere la fiducia della collettività<br />

verso la professione infermieristica.<br />

L’infermiere e la professione: l’infermiere è l’attore<br />

principale nella definizione <strong>ed</strong> applicazione<br />

<strong>delle</strong> norme per la pratica assistenziale, per la<br />

gestione, la ricerca e l’insegnamento dell’assistenza<br />

infermieristica.<br />

L’infermiere e le altre figure professionali: nella<br />

quotidianità del lavoro tra colleghi e con gli altri<br />

operatori l’approccio dell’infermiere è basato<br />

sulla collaborazione, sulla valorizzazione del<br />

lavoro d’équipe e sulla tutela della dignità propria<br />

e dei colleghi, assumendo comportamenti<br />

ispirati al rispetto <strong>ed</strong> alla solidarietà.<br />

L’infermiere e l’organizzazione: i cambiamenti<br />

organizzativi negli ultimi anni con lo scopo di<br />

ottimizzare, semplificare, razionalizzare hanno<br />

mutato l’organizzazione, le professioni e le prestazioni.<br />

L’infermiere <strong>ed</strong> il rapporto con il Collegio: il<br />

Codice Deontologico disciplina anche il rapporto<br />

tra il professionista sanitario <strong>ed</strong> il Collegio<br />

provinciale cui appartiene, disponendo l’obbli-<br />

go deontologico alla segnalazione di tutte quelle<br />

situazioni che limitano la qualità <strong>delle</strong> cure e<br />

dell’assistenza e o il decoro dell’esercizio professionale.<br />

Sempre negli articoli del Codice Deontologico si<br />

rileva il vincolo che si deve instaurare tra il professionista<br />

<strong>ed</strong> il Collegio per rafforzare il senso<br />

di appartenenza dell’infermiere alla comunità<br />

professionale. E’ attraverso le norme del Codice<br />

Deontologico che si manifesta l’impegno per un<br />

“saper essere” ad elevata valenza etica, per “un<br />

saper assistere” ad alta valenza professionale<br />

(Silvestro A., 2009).<br />

L’emotivita’, elemento essenziale nel processo<br />

assistenziale<br />

L’infermiere e, di recente istituzione, anche<br />

l’OSS hanno un ruolo <strong>ed</strong> un’identità che sono<br />

state attualizzate nella loro complessità.<br />

L’infermiere ha una precisa responsabilità verso<br />

i cittadini e si connota per una specificità, che è<br />

l’assistenza globale e personalizzata. L’OSS è di<br />

supporto nella realizzazione del processo assistenziale<br />

assicurando lo svolgimento di precisi<br />

compiti.<br />

Queste professioni richi<strong>ed</strong>ono un equilibrio<br />

psicoemozionale, ovvero la maturità personale,<br />

sociale, culturale e l’attitudine ad essere disponibili<br />

verso gli altri. Le cure infermieristiche,<br />

naturalmente fondate sulla comprensione dei bisogni<br />

assistenziali, hanno più di altre professioni<br />

Tempo di Nursing 58-59/2011 Collegio IP.AS.VI di Brescia Fuori Focus - 63


sanitarie, la peculiarità di poter meglio raggiungere<br />

l’individualità dell’uomo. Hanno frequenti<br />

contatti con la persona con la quale, oltre a<br />

comunicare, interagiscono in termini di caring<br />

psicodinamici.<br />

L’infermieristica è una disciplina pratica in<br />

quanto si prefigge di rispondere al bisogno di<br />

assistenza del cittadino, ma proprio per questo,<br />

non può prescindere dallo studio e dalla conoscenza<br />

della persona assistita, con la sua storia,<br />

la sua cultura, ma anche con le sue aspettative,<br />

perseguendo l’obiettivo dichiarato di comprendere<br />

l’altro per rispondere ai suoi bisogni assistenziali<br />

con efficacia, efficienza, adeguatezza e<br />

rispettosità. Il bisogno di assistenza infermieristica<br />

è di per sé un fatto relazionale che è segno<br />

dell’unicità, dell’irripetibilità e dell’insondabilità<br />

oltre che dell’autodeterminazione della persona<br />

umana (Manara DF, 2000).<br />

Nell’incontro tra operatore e paziente è indispensabile<br />

che l’infermiere divenga sensibile<br />

non solo ai valori e agli stili di vita espressi dal<br />

malato, ma allo stesso significato culturale <strong>delle</strong><br />

proprie pratiche e convinzioni. È necessario un<br />

approccio olistico, condiviso dall’antropologia e<br />

dal nursing, che non può focalizzarsi sull’indi-<br />

64 - Fuori Focus<br />

viduo senza considerarlo come immerso in un<br />

contesto ambientale, sociale e culturale (Cozzi<br />

D., Nigris D., 2003). In un’epoca in cui la competenza<br />

tecnica ha assunto una considerevole<br />

importanza, secondo Buber, ciò che costituisce<br />

l’essere umano, è il dialogo. Egli definisce l’<br />

“intuizione” dell’altro per indicare una relazione<br />

in cui l’altro diventa “presenza”: la condizione<br />

di bisogno evidenzia la necessità di un autentico<br />

atteggiamento dialogico in cui i partecipanti attivano<br />

una vivente reciprocità.<br />

Molti autori hanno posto l’attenzione sulla natura<br />

relazionale dell’assistenza infermieristica<br />

<strong>ed</strong> in particolare quella di caring che facilita<br />

nella persona una crescita personale armoniosa<br />

(Watson, 1979). Buber ritiene che questo tipo<br />

di relazione faccia appello all’entità dell’essere<br />

e rappresenti una relazione “da uomo a uomo”<br />

che fa luce sull’unicità della persona. Secondo<br />

Buber, la qualità della presenza e l’apertura di<br />

ogni operatore nella relazione che si manifesta<br />

con l’”essere con”, permette una profonda comprensione<br />

di sé e dell’altro (nella sua globalità e<br />

totalità).<br />

Tutto lo sviluppo personale è contrassegnato<br />

dall’aspirazione verso il Tu e soltanto essa dà<br />

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consistenza all’Io e ne promuove la crescita;<br />

qualora si dimenticasse o si trascurasse questa<br />

dimensione, si rinuncerebbe alla propria umanità,<br />

alla piena consapevolezza di sé stessi, poiché<br />

attraverso l’apertura all’altro la persona coglie la<br />

propria vera natura ( Ducci E., 1979).<br />

Cara sostiene che il caring sia l’essenza della disciplina<br />

infermieristica e, per questo motivo, è<br />

necessario che sia presente in tutti i campi d’attività<br />

<strong>ed</strong> anche nella ricerca. La relazione professionale<br />

d’aiuto è uno strumento per il processo<br />

assistenziale, è un rapporto dinamico che si fonda<br />

sull’interazione-scambio tra due o più persone<br />

di cui una è in difficoltà (Rogers). E’ centrata<br />

sulla persona con lo scopo di restituirle la maggiore<br />

autonomia e benessere possibile.<br />

Caratteristiche della relazione d’aiuto sono: la<br />

fiducia, l’empatia, il calore, l’interessamento,<br />

l’accettazione e l’autenticità, l’autonomia e la<br />

reciprocità. I valori umanistici sono al centro<br />

della cura come base dell’esperienza dell’ “essere<br />

con” la persona assistita, ritenendolo come il<br />

nucleo dell’esperienza dell’essere con il paziente.<br />

Il coinvolgimento dell’infermiere e dell’OSS<br />

insieme alla persona assistita si evince dalla<br />

loro disponibilità a mettere in gioco la globalità<br />

del loro essere per poter “sentire” i bisogni non<br />

espressi della persona assistita. L’incontro poggia<br />

sui così detti “gesti di esplorazione” e risulta<br />

tanto più efficace tanto più in esso gli operatori<br />

sanitari ravvisano gli elementi che caratterizzano<br />

l’utente.<br />

Secondo le antropologhe Els van Dongen e<br />

Riekje Elema (2001) il nursing è “un’arte di toccare”,<br />

poiché l’efficacia del tocco è centrale. Il<br />

tocco riveste un doppio significato, l’intreccio<br />

non separabile, fra un aspetto <strong>tecnico</strong> e una dimensione<br />

emozionale. Il lavoro infermieristico,<br />

infatti, ha a che v<strong>ed</strong>ere con gli aspetti più prosaici<br />

dell’aver cura dei corpi altrui: alimentarli,<br />

lavarli, aiutarli a muoversi, stare loro accanto<br />

mentre muoiono…Questi aspetti della relazione<br />

intercorporea sono oggi al centro della ricerca<br />

antropologica sull’attività del nursing.<br />

Per Egan (1972), l’empatia è un’abilità di notevole<br />

importanza che implica il saper stare con<br />

gli altri, mostrare una presenza professionale e<br />

sviluppare le capacità comunicative di base che<br />

possono essere apprese. Attraverso l’empatia, la<br />

persona è messa nella condizione di autopercepirsi<br />

in modo reale, di autovalutarsi e, all’occorrenza,<br />

iniziare la propria intima e consapevole<br />

modificazione (Pati L., 2000). Per l’infermiere e<br />

l’OSS, il ruolo di advocacy è sinonimo di persona<br />

“risorsa”, di confidente del paziente e dei suoi<br />

familiari, punto di riferimento e persona su cui<br />

contare per il recupero dell’autonomia.<br />

Conclusioni<br />

Il processo di trasformazione in atto in questi<br />

ultimi decenni ha richiesto nuovi modelli organizzativi<br />

e la ridefinizione dei ruoli dei diversi<br />

soggetti coinvolti nella relazione di cura.<br />

Senz’altro è cambiato il ruolo del paziente, non<br />

più destinatario di interventi decisi <strong>ed</strong> attuati<br />

nel suo interesse ma unilateralmente scelti dal<br />

m<strong>ed</strong>ico, bensì è riconosciuto come titolare di un<br />

incomprimibile diritto all’informazione e alle<br />

scelte sulle cure <strong>ed</strong> è parte attiva del processo<br />

decisionale.<br />

Si modifica anche il ruolo dell’infermiere, non<br />

più operatore sanitario chiamato ad assolvere<br />

compiti rigidamente definiti da un mansionario,<br />

e in rapporto di subordinazione gerarchica<br />

rispetto al m<strong>ed</strong>ico, bensì professionista sanitario,<br />

investito di <strong>competenze</strong> clinico-assistenziali<br />

complementari ma <strong>specifiche</strong>, e in relazione a<br />

queste, di un’ampia gamma di interventi nella<br />

cui attuazione opera autonomamente rispetto al<br />

m<strong>ed</strong>ico, assumendosene appieno la responsabilità,<br />

prima di tutto nei confronti dell’assistito<br />

con cui entra direttamente in relazione (Borsellino<br />

P., 2009).<br />

L’infermiere, in funzione della sua specifica<br />

responsabilità professionale, con la sua ricca<br />

dimensione relazionale, <strong>ed</strong>ucativa, negoziale<br />

deve essere il promotore/sostenitore del cambiamento.<br />

Se vogliamo umanizzare l’assistenza nel<br />

contesto di una m<strong>ed</strong>icina altamente tecnologica,<br />

dobbiamo fronteggiare la tecnologia, cioè essere<br />

in grado di criticarla, non v<strong>ed</strong>endo in essa la risorsa<br />

fondamentale per il recupero della salute e<br />

per la tutela della dignità della persona.<br />

Come antidoto a questa visione puramente tecnica<br />

e del potere, dobbiamo riscoprire la capacità<br />

di “ascoltare con il cuore” il significato di<br />

salute/malattia di ogni persona a cui prestiamo<br />

assistenza.<br />

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* coordinatori infermieristici, presidio osp<strong>ed</strong>aliero<br />

di Manerbio Leno.<br />

** responsabile UPS, presidio osp<strong>ed</strong>aliero di<br />

Manerbio Leno.<br />

*** Direttore SITRA Azienda osp<strong>ed</strong>aliera Desenzano<br />

del Garda.<br />

Tempo di Nursing 58-59/2011 Collegio IP.AS.VI di Brescia

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