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Numero 17 - Febbraio - Circolo culturale il Notturno

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2BUONUMORE<br />

<strong>il</strong> fondo del bar<strong>il</strong>e<br />

di Teo Guadalupi<br />

À LA RECHERCHE<br />

Che ti piaccia o no, c’è tutto un<br />

mondo là fuori e che ti piaccia<br />

o no, tu gli appartieni. Il problema<br />

è capire tu cosa c’entri, cosa<br />

ci stai a fare. E ti lanci nella tua<br />

ricerca metafisica.<br />

Ma cos’è che stai veramente<br />

cercando?<br />

Stai cercando una scusa, una<br />

buona scusa per non andare a<br />

quella cena tra ex colleghi, una<br />

roba tipo, ho rotto la macchina,<br />

anzi no, non sto bene, anzi no,<br />

più diretto: ho la dissenteria,<br />

mi è venuta all’idea di dovervi<br />

rivedere…<br />

Stai cercando <strong>il</strong> titolo di quella<br />

canzone che ti piaceva tanto<br />

da adolescente, quella di quel<br />

cantante americano, quella che<br />

faceva ta-ta-ta, e ti incazzi perché<br />

purtroppo anche se scrivi<br />

ta-ta-ta su Google, sai già che<br />

non viene fuori niente…<br />

Stai cercando l’affarone, <strong>il</strong> super<br />

affarone, <strong>il</strong> negozio dove<br />

trovi quella cosa ad un prezzo<br />

che nessun altro al mondo, anzi<br />

nella galassia, anzi nel cosmo,<br />

che <strong>il</strong> negoziante doveva essere<br />

veramente un cretino… e non<br />

ti viene in mente che forse, ma<br />

dico forse, <strong>il</strong> cretino sei tu…<br />

Stai cercando una risposta carina<br />

da dare a quel tuo amico<br />

che ti ha chiamato per chiederti<br />

se lo accompagni a quel corso<br />

di semantica religiosa tenuto<br />

da quel missionario francese<br />

per la prima volta in Italia e tu<br />

pensi, speriamo che sia l’ultima,<br />

perché comunque mandare al<br />

diavolo un missionario un po’ ti<br />

dispiace, ma mandare al diavolo<br />

<strong>il</strong> tuo amico no, però non lo<br />

fai, perché pensi che magari un<br />

domani potrebbe tornarti ut<strong>il</strong>e<br />

e allora educatamente gli dici<br />

che deve venire un tuo lontano<br />

cugino per cena, per la prima<br />

volta in Italia…<br />

Stai cercando qualcuno con<br />

cui andare al cinema a vedere<br />

quel f<strong>il</strong>m in lingua originale rumena<br />

applaudissimo a Cannes<br />

e ti stupisci nel sentire quanti<br />

lontani cugini per la prima volta<br />

in Italia siano ospiti a cena<br />

dei tuoi amici proprio quella<br />

sera…<br />

Stai cercando di capire in che<br />

modo tu potresti tornare ut<strong>il</strong>e<br />

un domani ai tuoi amici…<br />

Stai cercando l’amico, l’amico<br />

dell’amico, l’amico dell’amico<br />

dell’amico, quello che conosce<br />

quell’altro che ha agganci in<br />

modo tale che anche tu possa<br />

essere sfigato esattamente<br />

come gli altri, senza soffrire di<br />

complessi di inferiorità.<br />

Stai cercando quello che stai<br />

cercando, che in fondo non ha<br />

importanza.<br />

Quello che importa, è che continui<br />

a cercare…<br />

POLITICA<br />

• Il presidente del Consiglio ha fatto voto di castità sino al giorno delle elezioni.<br />

Poi da Vespa ha fatto retromarcia ed ha smentito. Il motivo? Appresa<br />

la notizia, Calderoli aveva proposto la castità chimica.<br />

• Berlusconi attacca: “Con la sinistra al governo, povertà, emarginazione e<br />

distruzione”. Prodi replica: “Beh, almeno noi manteniamo le promesse!”.<br />

INTERNI<br />

• L’Italia è in piena emergenza gas. Un decreto obbliga gli italiani a diminuire<br />

di due gradi. Ora potranno stare in una comoda posizione a 88 gradi.<br />

• Lunardi a sorpresa sulla questione TAV: “Sono d’accordo con i valsusini.<br />

Per poter realizzare le grandi opere è necessario coinvolgere le comunità<br />

locali. Come? Lavori forzati!”.<br />

• Secondo la fotografia annuale dell’ISTAT gli italiani temono di non arrivare<br />

a fine mese. Non tanto per la povertà, più che altro per <strong>il</strong> terrorismo.<br />

• L’esecutivo ha varato la riforma sul Trattamento di Fine Rapporto. Non più<br />

una doccia ma un bel bagno caldo.<br />

• Sì alla pornotax. L’aliquota sarà proporzionale alle dimensioni del bigolo.<br />

• Sparare per legittima difesa non è più reato. Stando a Cirami si potrebbe<br />

sparare anche per legittimo sospetto.<br />

CRONACA<br />

• Caso Cogne. La procura di Torino ha chiesto di acquisire i f<strong>il</strong>mati di alcune<br />

apparizioni televisive di Annamaria Franzoni e dopo aver visionato i f<strong>il</strong>mati<br />

ha chiesto l’incriminazione. Di Vespa e Costanzo.<br />

• Il virus dell’aviaria muore con la cottura. Incredib<strong>il</strong>e, potrà sconfiggerlo<br />

soltanto Vissani.<br />

• Dire “sporco negro”, per la Suprema Corte, non è necessariamente un’offesa<br />

razzista. “Sporco negro” potrebbe manifestare soltanto “generica antipatia,<br />

insofferenza o rifiuto”. Per lo stesso motivo, dire “pezzo di merda” non<br />

significa manifestare completo disprezzo verso una persona, ma soltanto<br />

parziale. Perché si manifesti offesa conclamata si dovrebbe dire: “Stronzo<br />

intero!”.<br />

• Clamoroso sv<strong>il</strong>uppo nel caso Cogne. Durante la prima udienza del processo<br />

d’appello ad Annamaria Franzoni, <strong>il</strong> giudice ha disposto una nuova<br />

perizia psichiatrica. Per l’avvocato Taormina.<br />

ESTERO<br />

• Saddam Hussein ricusa la corte, parla espressamente di persecuzione giudiziaria<br />

e di uso politico della magistratura. È un classico dei dittatori.<br />

• Bush avverte l’Iran: “Difenderò Israele.” Gli israeliani, replicano: “Bene. Ma<br />

sparate sulle macchine giuste!”.<br />

>jala[Y >af]eYlg_jY^a[Y \a Ia[c HYjlaf]dda<br />

IL BINOMIO CINEMA E CABARET<br />

Il binomio cabaret e cinema è sempre stato assai problematico per tante e ovvie ragioni.<br />

Il passaggio dal piccolo al grande schermo non è così automatico e molto spesso i<br />

risultati sono stati alquanto mediocri (se non disastrosi). Quasi sempre la colpa va a<br />

sceneggiature deboli e regie inesistenti, comunque non è assolutamente detto che un<br />

comico funzioni al cinema. Quasi tutti hanno sofferto di questo passaggio se non poche<br />

eccezioni. Una per tutte Carlo Verdone, che è riuscito nel corso degli anni a maturare sia<br />

come autore che come attore.<br />

Spesso invece <strong>il</strong> troppo stroppia: Aldo Giovanni e Giacomo hanno sbancato i botteghini<br />

con i primi f<strong>il</strong>m, gli ultimi due hanno fallito nell’intento. Un fenomeno a parte resta<br />

Pieraccioni che incassa cifre spaventose continuando a fare f<strong>il</strong>m con la stessa trama.<br />

In ultimo lascerei perdere i cosiddetti cinepanettoni, talmente inguardab<strong>il</strong>i che non<br />

possono essere classificati come f<strong>il</strong>m, dove molti cabarettisti si sono riciclati (Fichi D’India,<br />

Anna Maria Barbera, Massimo Boldi, ecc.).<br />

Sarebbe molto meglio che i cabarettisti lasciassero ad altri <strong>il</strong> compito di scrivere<br />

e dirigere i f<strong>il</strong>m (Pupi Avati ha usato in maniera eccellente comici come Diego<br />

Abatantuono, Neri Marcorè e Antonio Albanese). Mi preme anche aggiungere che una<br />

volta, soprattutto negli anni ’60, i comici venivano usati solo come caratteristi e in quel<br />

caso funzionavano.<br />

Qui citerò alcuni dei risultati più catastrofici del binomio cinema-cabaret, vuoi per <strong>il</strong><br />

progetto d’insieme, vuoi per <strong>il</strong> risultato finale.<br />

ITALIAN FAST FOOD<br />

di Lodovico Gasparini (1986)<br />

Girato in fretta e furia sulla scia del successo televisivo di “Drive In”, con i Trettre,<br />

Sergio Vastano, Enzo Braschi, Carlo Pistarino e Susanna Messaggio. E’ ambientato in<br />

un fast food m<strong>il</strong>anese. Prodotto dai Vanzina e sceneggiato tra gli altri da Ezio Greggio<br />

(la cui f<strong>il</strong>mografia merita un numero a parte…) Le critiche dell’epoca dicono tutto: “…<br />

Una mediocre comicità semidemenziale. Cambiate canale”. “Un f<strong>il</strong>m inut<strong>il</strong>e, regressivo,<br />

privo di qualsiasi senso dell’umorismo. Ci si chiede perchè sia stato prodotto. Per quanto<br />

poco sia costato, <strong>il</strong> denaro lo si poteva spendere meglio”. “Le mescolanze di macchiette,<br />

avventurette e botte formano un collage miserevole. Dire che è comico... E’ quasi una<br />

pretesa”.<br />

TUTTI GLI UOMINI DEL DEFICIENTE<br />

di Paolo Costella (1999)<br />

Anche la Gialappa’s Band, forte del successo di “Mai dire gol”, si avventura nel mondo<br />

del cinema insieme a Fabio De Luigi, Crozza & Dighero (che fecero meglio nel f<strong>il</strong>m dei<br />

Broncoviz “Peggio di così si muore”), Gigio Alberti, Paolo Hendel e Marina Massironi. La<br />

trama è parecchio incasinata, l’ho anche visto al cinema rimanendo molto deluso, e gli<br />

incassi non andarono tanto bene. Qualche critico lo trova geniale, ma direi che esagera.<br />

Musiche di Elio e le Storie Tese.<br />

SI RINGRAZIA LA REGIONE PUGLIA PER AVERCI FORNITO I MILANESI<br />

di Mariano Laurenti (1982)<br />

F<strong>il</strong>m costruito su misura per <strong>il</strong> compianto Giorgio Porcaro che fu <strong>il</strong> primo a fare <strong>il</strong><br />

personaggio del terrunciello ma che per popolarità venne poi superato da Abatantuono.<br />

In questo f<strong>il</strong>m ci sono anche Boldi e Teocoli freschi del Derby, noto locale di cabaret<br />

m<strong>il</strong>anese, e la mitica Eleonora Vallone. Il f<strong>il</strong>m non fece una lira e in effetti non è un<br />

granché. Tra gli sceneggiatori anche Giorgio Faletti.<br />

ASINI<br />

di Antonello Grimaldi (1999)<br />

Claudio Bisio scrive e interpreta da protagonista un f<strong>il</strong>m che in effetti è grazioso,<br />

ed è interessante la storia di questo quarantenne che non vuole crescere, ma è molto<br />

disomogeneo e si perde molto tra le vicende narrate. Purtroppo incassò poco e niente. A<br />

parte i f<strong>il</strong>m con Salvatores, al cinema, Bisio, non è riuscito ancora a sfondare. Ci riprova<br />

in questi giorni con “La cura del gor<strong>il</strong>la”.<br />

STREGHE VERSO NORD, IL MIO WEST e SILENZIO SI NASCE<br />

Tre disastri, un solo colpevole: Giovanni Veronesi, <strong>il</strong> più sopravvalutato sceneggiatoreregista<br />

italiano di questi anni. Teo Mammuccari, Leonardo Pieraccioni, Paolo Rossi e<br />

Sergio Castellitto vengono usati malissimo in storie che non stanno in piedi. Nel primo,<br />

Mammuccari interpreta un disinnescatore di streghe, che neutralizza portandole verso<br />

nord dopo averle tramortite con una testata (ma vi rendete conto?). Nel secondo, con<br />

Pieraccioni, tenta di far risorgere <strong>il</strong> western all’italiana capendo un po’ troppo tardi che<br />

era un progetto perso in partenza; mentre nel terzo, con Rossi e Castellitto, tenta <strong>il</strong> f<strong>il</strong>m<br />

surreale raccontando la storia di due gemelli nel grembo della madre, idea buona per un<br />

cortometraggio ma di una noia mortale per un’ora e mezza. Tre f<strong>il</strong>m, tre disastri. Anche<br />

la sua carriera cinematografica merita un capitolo a parte (e non venitemi a dire che<br />

“Manuale d’amore” è un bel f<strong>il</strong>m…).<br />

BIBO PER SEMPRE<br />

di Enrico Coletti (2001)<br />

Primo f<strong>il</strong>m da protagonista per Teo Teocoli, che lo scrive insieme a Tonino Guerra. Un<br />

po’ autobiografico, è la storia di un personaggio televisivo di successo in crisi esistenziale<br />

dopo aver incontrato un barbone (interpretato, incredib<strong>il</strong>e, da Luis Sepulveda) che, alla<br />

fine, riacquista l’equ<strong>il</strong>ibrio perduto. Teocoli cerca di fare un f<strong>il</strong>m tra <strong>il</strong> comico e <strong>il</strong> patetico,<br />

ma <strong>il</strong> mix non gli riesce.<br />

Incassò pochissimo. Curiosità: tra gli interpreti anche Ale e Franz, che tentarono qualche<br />

anno dopo l’avventura cinematografica con “La terza stella”, f<strong>il</strong>m dalla es<strong>il</strong>e trama gialla<br />

che purtroppo faceva ridere poco.<br />

RAVANELLO PALLIDO di Gianni Costantino (2001)<br />

SE DEVO ESSERE SINCERA di Davide Ferrario (2004)<br />

Anche Luciana Littizzetto non riesce a sfondare sul grande schermo, probab<strong>il</strong>mente<br />

perché usa sempre gli stessi toni per i vari personaggi e alla fine si assomigliano un po’<br />

tutti. Nel primo f<strong>il</strong>m interpreta una segretaria di agenzia per top model e che per sbaglio<br />

diventa famosa. Soggetto sbagliato, che prende di mira la televisione, solo che la nostra<br />

tv è già grottesca per conto suo, quindi è proprio la storia che non funziona. Il secondo<br />

invece ha un’es<strong>il</strong>issima trama gialla, ma anche in questo caso è proprio quello che non<br />

funziona. Alcuni personaggi sono riusciti, ma è <strong>il</strong> contenuto che risulta debole e privo di<br />

interesse. Oltretutto non sembra nemmeno diretto da Ferrario, che di solito è un bravo<br />

regista (“Dopo Mezzanotte”). Entrambi hanno incassato pochino.<br />

TROPPO SOLE<br />

di Giuseppe Bertolucci (1994)<br />

Sabina Guzzanti interpreta tutti i personaggi, in tutto tredici. Forse è un po’ troppo.<br />

In effetti è quasi un delirio di onnipotenza; un f<strong>il</strong>m assolutamente fuori dall’ordinario,<br />

un’operazione senza dubbio intelligente ma totalmente autodistruttiva. Maurizio Porro<br />

sul “Corriere della Sera” scrive: “…è un misterioso puzzle senza confini, dalla tristezza<br />

galoppante [...] Un oggetto smarrito che non sappiamo da che parte prendere e come<br />

guardare, che paga lo scotto di certo intellettualismo alla luce però di un agghiacciante<br />

lezione sulla mostruosa volgarità contemporanea”. La Guzzanti ci riproverà sette anni<br />

dopo dirigendo e interpretando “Bimba”, ma anche questo f<strong>il</strong>m andò male. L’anno scorso<br />

ha girato <strong>il</strong> documentario “Viva Zapatero!”, ma questa è tutta un’altra storia.

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