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'UN MIRACOLO D'AMORE E COMPRENSIONE'.pdf

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Un miracolo d’amore...<br />

una commossa prefazione di Carlo Levi e<br />

l’immagine di un suo bel quadro in copertina.<br />

Per la saggezza degli antichi, muore giovane<br />

chi è caro agli Dei.<br />

Dicembre 2011…<br />

Sono passati da allora anni… e poi ancora<br />

anni. Carlo Levi ha voluto più volte tornare<br />

tra i suoi contadini, fino all’ultimo… ed<br />

ora riposa là, in terra lucana, ad Aliano: la<br />

promessa fatta ai suoi contadini nel maggio<br />

del ’36 ha voluto mantenerla fino in fondo.<br />

Più a nord, poco distante da Grassano, nella<br />

sua Tricarico riposa Rocco Scotellaro. Il<br />

poeta della libertà contadina era rimasto<br />

ingiustamente recluso in prigione per circa<br />

due mesi agli inizi del 1949; ma il suo senso di<br />

giustizia sociale, la sua levatura morale, il suo<br />

impegno civile non potevano non cogliere con<br />

acutezza e chiarezza la dimensione carceraria<br />

nei suoi problemi irrisolti allora, come ancora<br />

tutt’oggi. Riprendiamo, quindi, le pagine del<br />

suo libro che tanto commuovevano Carlo Levi<br />

in questo dicembre 2011, in attesa del Natale<br />

e del misterioso messaggio di salvezza nato dal<br />

grembo di una donna lontanissima nel tempo<br />

e nello spazio…<br />

« La mia fila di letti andava dal cancello alla finestra,<br />

la fila opposta partiva dal gabinetto, di fronte al<br />

cancello: in mezzo altri tre detenuti si stendevano<br />

il pagliericcio per terra. In diciotto si stava a largo:<br />

la camerata era undici passi lunga e larga sette. La<br />

lampada pioveva una luce di calce sulle coperte grigio<br />

ferro con l’iscrizione ricamata in filo bianco “Carceri<br />

giudiziarie”.<br />

A che vale leggere per noi, ve lo dice questo libro, che<br />

spiega pure quando e come e perché uno scrive. Io ho<br />

avuto la fortuna di conoscere Carlo Levi, l’uomo che<br />

l’ha scritto; non è veramente mio amico, non è nemmeno,<br />

vi avverto, un vostro amico. Ha scritto questo che è il<br />

più appassionato e crudo memoriale dei nostri paesi.<br />

Ci sono parole e fatti da fare schiattare le molli pance<br />

dei signori nel sonno, meccanicamente, per la forza di<br />

verità. Ci sono morti e lamenti da fare impallidire i<br />

santi martiri per la forza di verità. E le nostre terre<br />

si muovono da parere fiumi e i morti, tutti i morti i<br />

bambini e i vecchi vivono sulle nude terre tremanti e<br />

Fossacesia<br />

Natale 2011<br />

nei boschi… Però vi dicevo dello scrittore, che non è<br />

mio amico. Non è un amico, come non può esserlo<br />

il padre, la madre, il fratello. Amico è l’avvocato, il<br />

medico, il testimone, il deputato, il prete. Quest’uomo<br />

è un fratellastro, mio, nostro, che abbiamo un giorno<br />

incontrato per avventura. Ciò che ci lega a lui è la<br />

fiducia reciproca per un fatto accaduto a lui e a noi<br />

e un amore della propria somiglianza. Eccolo qui,<br />

alla prima pagina, comincia, sentite! È stato anche<br />

lui in galera e va dicendo che ognuno dal presidente<br />

al cancelliere, dal miliardario al pezzente, dovrebbe<br />

andarci una volta… leggiamo ora. Nelle sere<br />

seguenti il libro lo consumammo come un pasto: da<br />

zingari, da abigeatari, da amici in una festa. E già<br />

le camerate ce lo chiedevano come una sigaretta. Io<br />

pensavo al fratellastro, che intanto, mite e solenne, nel<br />

suo carcere, che era una barca nell’aria, con l’occhio<br />

destro spezzava i volti, il pane, i tetti, i gufi, la<br />

luna, i fiori, la terra, il cielo e il mare, e con quello<br />

sinistro amava queste cose e le pativa. Ora, nell’alto<br />

silenzio di casa sua, egli avvertiva il molteplice rumore<br />

del tempo e le voci delle campagne e delle sirene, le<br />

parole delle strade, i concerti degli uccelli affastellati<br />

nella notte, il lontano brulicare delle foreste. Noi ci<br />

addormentavamo felici bambini con l’ultima parola<br />

di quella lettura che era una preghiera comune: chi<br />

pensava più all’interrogatorio e ai giri di vite del<br />

processo, al tragico momento della gabbia? Con un<br />

libro al capezzale, anche la morte è una tenera amante.<br />

A lui decidemmo di chiedere grazia dei nostri peccati,<br />

sapendo che egli non ce li perdonava, ma li amava e li<br />

pativa; con l’occhio destro e con l’occhio sinistro egli ci<br />

avrebbe guardati ».<br />

Dopo queste parole così lontane dagli odierni<br />

scenari – così desolati, difficili e deserti di<br />

spiritualità, fatti d’egoismo rampante e di<br />

consumata politica ad uso personale di pochi<br />

– non si può che invocare in questo Natale<br />

la vera solidarietà umana… e augurarci,<br />

sempre di più, nuovi miracoli d’amore e<br />

comprensione.<br />

Al caro sorriso di Beatrice Russo…<br />

per sempre.<br />

Gianni Rodini<br />

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