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le subculture politiche in italia: epilogo o mutamento - SISP

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egioni <strong>italia</strong>ne possa tradursi <strong>in</strong> comportamenti politici ed e<strong>le</strong>ttorali che segnano una così<br />

e<strong>le</strong>vata cont<strong>in</strong>uità con il passato<br />

.<br />

Inf<strong>in</strong>e, alcune considerazioni su un e<strong>le</strong>mento che è essenzia<strong>le</strong>, quando si parla di capita<strong>le</strong> socia<strong>le</strong><br />

e di civicness: la fiducia nella politica e nel<strong>le</strong> istituzioni. Come abbiamo ricordato <strong>in</strong> precedenza,<br />

è questo terreno – il logoramento di un tessuto fiduciario tra cittad<strong>in</strong>i e istituzioni -, che sembra<br />

costituire una del<strong>le</strong> più ri<strong>le</strong>vanti l<strong>in</strong>ee di frattura e discont<strong>in</strong>uità rispetto al passato. La ricerca<br />

CISE offre numerosi spunti di verifica e suggerisce ulteriori l<strong>in</strong>ee di <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e.<br />

Intanto, alla domanda sulla classe politica di oggi, se la si ritiene migliore o peggiore di quella<br />

del passato, metà degli <strong>in</strong>tervistati la giudica “molto simi<strong>le</strong>” e quasi un quarto “migliore”. Certo,<br />

dire che i politici di oggi sono come “quelli di prima” non implica necessariamente un giudizio<br />

positivo; ma se assumiamo che <strong>in</strong> passato vi fosse comunque un livello di fiducia più e<strong>le</strong>vato di<br />

quello odierno, o una capacità di rappresentanza politica sicuramente più alta di quella attua<strong>le</strong>, ci<br />

sembra allora che queste risposte siano molto significative e che possano essere <strong>le</strong>tte comunque<br />

<strong>in</strong> chiave di “cont<strong>in</strong>uità”. A ciò si aggiunga che, su altri items (la preparazione e la competenza,<br />

l’onestà), prevalgono <strong>le</strong> risposte positive; mentre il campione è esattamente diviso a metà sulla<br />

capacità decisiona<strong>le</strong>. Emerge <strong>in</strong>vece una preva<strong>le</strong>nza di giudizi negativi su altri due items: uno<br />

riguarda la capacità di “capire i prob<strong>le</strong>mi della gente”; l’altro riguarda <strong>in</strong>vece la permeabilità dei<br />

politici al<strong>le</strong> pressioni dei “grandi gruppi economici”. L’<strong>in</strong>terpretazione di questa preva<strong>le</strong>nza di<br />

risposte negative può muovere <strong>in</strong> due direzioni: da una parte, segnala e<strong>le</strong>menti di crisi della<br />

rappresentanza politica, una “distanza” percepita della politica dalla vita quotidiana dei cittad<strong>in</strong>i<br />

(ma, chiediamoci, quanto <strong>in</strong>cide, <strong>in</strong> questo tipo di risposte ad un questionario te<strong>le</strong>fonico, una<br />

torsione populistica oggi ben presente nell’op<strong>in</strong>ione pubblica e che molti uom<strong>in</strong>i politici<br />

<strong>in</strong>centivano essi stessi, giocando sugli umori “anti-politici”? oggi, rispondere positivamente a chi<br />

chiede se i “politici capiscono la gente” significa andare decisamente controcorrente…);<br />

dall’altra parte, tuttavia, ci conferma – soprattutto la domanda sui gruppi di <strong>in</strong>teresse – quanto<br />

sopra sostenuto, sulla persistenza di una cultura politica “strutturata” che rimane ancorata ad una<br />

domanda di tipo universalistico, una cultura politica “esigente”, oggi più sospettosa che <strong>in</strong><br />

passato, ma che cont<strong>in</strong>ua a rivolgere alla politica risposte che guard<strong>in</strong>o agli <strong>in</strong>teressi generali.<br />

Inoltre, il fatto che il 70% degli <strong>in</strong>tervistati sostenga questa “permeabilità” al<strong>le</strong> pressioni degli<br />

<strong>in</strong>teressi, può confermare come, <strong>in</strong> un’op<strong>in</strong>ione pubblica segnata da questa cultura politica, sia<br />

percepita, e giudicata negativamente, la crescita di una “domanda” particolaristica che si rivolge<br />

e <strong>in</strong>sidia i sistemi politici locali.<br />

Quanto f<strong>in</strong> qui sostenuto ci appare coerente con quanto poi emerge dalla “classica” domanda sul<br />

grado di fiducia che si ripone nel<strong>le</strong> istituzioni e dalla percentua<strong>le</strong> di risposte che dichiara di<br />

averne “molta” o “moltissima”. Il 46 % ottenuto dalla Regione e il 43% dal Comune (dati <strong>in</strong><br />

<strong>le</strong>ggera crescita rispetto a precedenti <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i <strong>in</strong> Toscana e decisamente superiori, soprattutto per<br />

<strong>le</strong> Regioni, rispetto al dato naziona<strong>le</strong>) ci sembra un dato e<strong>le</strong>vato – certo, di diffici<strong>le</strong><br />

comparazione con quanto forse poteva risultare <strong>in</strong> un passato più lontano -, ma comunque<br />

<strong>in</strong>dicativo di un “clima” di fiducia nel<strong>le</strong> istituzioni locali e regionali che cont<strong>in</strong>ua a caratterizzare<br />

la realtà regiona<strong>le</strong>. E questo, - va pur sottol<strong>in</strong>eato - nonostante il fatto che quanto trabocca dai<br />

media e dal contesto naziona<strong>le</strong>, da cui certo una regione non può isolarsi, parli e suggerisca ben<br />

altro: anti-politica, sfiducia, distacco e dis<strong>in</strong>canto…<br />

La stessa percentua<strong>le</strong> che riceve l’item relativi ai partiti politici a livello comuna<strong>le</strong> (30%, molto<br />

diverso dal 16% dei partiti nazionali), ci sembra molto significativa: a conferma di quanto la<br />

dimensione loca<strong>le</strong> della politica cont<strong>in</strong>ui a svolgere un ruolo crucia<strong>le</strong> nel def<strong>in</strong>ire <strong>le</strong><br />

caratteristiche della società toscana e del suo sistema politico. Così come ci sembra denotare una<br />

perdurante capacità “egemonica” della s<strong>in</strong>istra la risposta data dagli <strong>in</strong>tervistati alla domanda<br />

sulla “disponibilità” a votare un buon candidato s<strong>in</strong>daco dell’”altro” schieramento politico,<br />

rispetto a quello cui si sentono più vic<strong>in</strong>i: oltre il 40% degli e<strong>le</strong>ttori di centro-destra, o che non<br />

hanno voluto dichiarare il proprio voto, si dichiarano “molto” o “moltissimo” disponibili a votare<br />

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