Beate voi donne che non prendete moje - Saverio Di Giorgio

BEATE VOI 

DONNE 

CHE NON 

PRENDETE 

MOJE 

SEI ATTI UNICI IN DIALETTO 

ROMANESCO 

DI 

SAVERIO DI 

GIORGIO 

www.saveriodigiorgio.it

PERSONAGGI 

3 UOMINI 

1 DONNA 

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INTERMEZZO PRIMO 

( Il folletto entrando comincerà a parlare dicendo le parole al rovescio. 

Ad un certo punto se ne accorgerà e si scuserà con il pubblico.) 

("Signori e signore buonasera. Siamo molto, molto, davvero 

molto lieti di annunciare lo spettacolo di questa sera che 

tratterà della annosa, delicata e purtroppo ricorrentissima 

vicenda del genere umano intorniata sulla coppia. ( Finge di 

aspettarsi l'applauso che non arriva. Ripete le ultime parole.) 

...del genere umano, intorniata sulla coppia. (Si riaspetta 

l'applauso che ancora non arriva quindi finge di stizzirsi.) 

...intorniata sulla coppia. ) 

Irongis e erongis aresanoub. Omais otlom, otlom, orevvad 

otlom iteil id eraicnunna ol olocatteps id atseuq ares ehc 

arettart alled asonna, ataciled e opportrup amissitnerrocir 

adneciv led ereneg onamu atainrotni allus aippoc...led ereneg 

onamu, atainrotni allus aippoc...atainrotni allus aippoc. 

(Si rivolge dietro le quinte per chiedere perchè non applaudono e perchè 

sembra che non capiscano. Alchè dopo un vociare confuso entra una 

specie di tecnico che, scusandosi con il pubblico, con un cacciavite gira il 

cappello avanti dietro. Dopodichè ripeterà l'entrata parlando bene. Dopo 

la frase iniziale il folleto continuerà.) 

E te credo, m'avevano messo a rovescio! Comunque mo sto ar 

dritto eh? No, dico, semo sicuri? Perchè se qui comincio a 

parlà non me fermo più, lo sapete com'è. Vabbè, speriamo 

bene. 

Signori e signore, permettete che me presento: sono il 

Folletto! (Stacco musicale) Si, si, sono proprio il folletto, er 

personaggio de tante favole dei giorni nostri e de quelli 

passati, il più richiesto sur mercato e sull'antiquariato, il più 

furbo tra i furbi e il più fesso tra i fessi. Io non vedo, nun 

sento, nun parl...be, lasciamo perde va. Comunque voi ve 

chiederete... "ma i folletti non appartengono alla cultura 

nordica? Non hanno da sempre invaso i sogni dei piccoli e dei 

grandi abitanti della gloriosa Bretagna? Non sono stati creati 

dalla fantasia popolare inglese, scozzese e irlandese e magari 

anche un po tedesca? E perchè allora, questo parla romano?" 

Che ve dovrei risponde? Che è strano? E ce lo so pure io che è 

strano! Ma guarda un po, co le frontiere aperte, cor mercato 

comune, coll'Europa unita, tutto è cambiato. Perfino 

Marc'Aurelio a cavallo, quello vero, nun sta più sur 

Campidojo...mica è vero che nun sta più li perchè è tutto 


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otto... oddio, forse se sarà rotto propio de sta li, da 

cinquecento anni... Er fatto è che nun sta più li perchè se n’è 

annato in villeggiatura guarda un po, proprio in Scozia. 

Chissà quanno torna... E si perchè, dovete sapè, che quanno li 

romani vanno fori se riportano a casa tutte l'usanze de li posti 

n'do so stati. Pure er granne Nerone, annò fori...a Parigi. E' li 

che sentenno come se diceva la erre moscia je venuta la voja 

de bruciacce: volio pvopio vedè come bvucia Voma. 

Pure io, eccome qua, un folletto... vero folletto senza nessuna 

imitazione, perchè mo parlo romano? Perchè me so messo a 

invade li sogni de na ragazza, na bella ragazza...come se 

chiamava? Ah, Lucrezia. Che po me pare che faceva Borgia 

de cognome. Lei pensava che fossero tutti quell'omini che je 

stavano appresso a daje fastidio... invece ero io... l'ammazzati 

tutti, ammazzela... poracci. Comunque da quer giorno, me so 

fermato a Roma, a sta città. E si, m'ero stufato de dovè mangia 

sempre le solite cose... qui ce saranno pure tanti problemi eh, 

non lo nego, ma armeno se magna bene! E poi er monno è 

cambiato, li tempi so cambiati, tutto è cambiato. Nun c'è più 

niente come prima. Li tempi de prima... Quelli si che erano 

belli. Tutti se salutavamo, nun c'era niente da magnà ma 

eravamo contenti, nun c'avevamo niente pe giocà ma eravamo 

felici... Questo armeno è quello che dicono quelli de na vorta. 

E se vai a sentì quelli de du vorte fa, te dicono la stessa cosa... 

che stavano ancora più mejo. E se vai a sentì quelli de tre 

vorte, de quattro vorte, de cinque...stavano sempre e ancora 

mejo. E er fatto strano è che c'avevano sempre de meno... 

vacce n'po a capì. Nun se poteva magnà perchè nun c'era, nun 

ce se poteva divertì perchè se doveva lavorà, nun potevi annà 

a donne perchè te le facevano sposà... magari dopo sposato pe 

un po te divertivi... però mica tanto, dopo arivavano li fiji, 

anche perchè facevi solo quello... due, tre, sette, otto... però 

dice che stavano mejo! Comunque, quello che volemo 

dimostrà stasera è che tra tante cose che cambiano ce n'è una, 

sortanto una che rimane uguale... indovina un po qual'è? La 

donna. E' rimasta proprio tale e quale alla prima... A quale 

prima, voi dite? A Eva...e a chi artra sennò? E pensà che er 

Padreterno, che ce vedeva, prese na costola dall'esemplare 

mejo riuscito, che poi sarebbe stato Adamo, che cià visto, pe 

fa n'antro gioiello de bellezza e virtù e nun cià visto più. E no, 

perchè uscì fori lei, la donna. Oddio, all'inizio pareva che 

fosse riuscita bene... Adamo era contento... era dolce, 

affettuosa, magari pure bona... però era na donna. Lui, 

poraccio, che ne sapeva? Er Padreterno je avrà detto... “tiè, 

guarda che te regalo”... e lui se l'è presa. Stava tutto solo... in 

fonno un po de compagnia je ce voleva pure. E questa manco 

ariva che te combina? Se fa coje la melina... E così fa caccià 


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Adamo fori dar Paradiso terestre. E pe corpa sua, della donna, 

se semo ritrovati a dovè affrontà na vita difficile e piena 

d'insidie come questa. L'omo dovette lavorà pe mangià senza 

più potesse godè un momento de pace. E la cosa più brutta, 

quella che segnò pe prima er destino dell'omo a esse schiavo 

della donna, fu quella che ar principio l'omini erano sempre er 

doppio delle donne e pe questo, dovevano inventasse li peggio 

modi pe conquistalle. E fu dallì, che l'omo, stanco de le 

continue sfide, s'enventò la ritirata strategica. 

ATTO PRIMA 

(Epoca preistorica) 

Movimento primo 

L'uomo sentirà la schiena prudergli. Cercherà prima di grattarsi in modo 

strambo, dopodichè scoprirà la mano. Farà movimenti sussultori per vedere 

la sua mano muoversi. 

Movimento secondo 

Arriva un altro uomo primitivo. Ambedue cominciano prima ad annusarsi e 

poi a toccarsi ormai diventati amici. 

Movimento terzo 

I due mostreranno, l'uno all'altro, le cose che hanno scoperto di avere, come 

ad esempio le mani, la testa, la gamba. Poi si accorgeranno anche di avere 

"lui". Non sapendo a cosa possa servire, emettono un grugnito dal suono 

simile a "boh". 

Movimento quarto 

Entra una "donna" primitiva. E' molto bella e cammina con fare da modella. 

I due si esalteranno quasi subito e dopo un attimo di esitazione il primo 

accorgendosi che "lui" si muove emetterà un grido di vittoria e nello stesso 

tempo di comprensione. 

Movimento quinto 

Lo scopritore si avvicina all'altro chiedendogli, sempre mimando, se anche a 

lui gli si "muove". L'altro, all'inizio, farà capire di no, poi ad una mossa 

provocante della donna, lanciando lo stesso grido del primo, gli farà forte di 

si con la testa. 


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Movimento sesto 

La donna li provoca visibilmente. I due risponderanno cercando di farsi 

vedere uno meglio dell'altro. Ad esempio si batteranno il petto sempre più 

forte fino a tossire. 

Movimento settimo 

Alla fine, ormai stanchi e demoralizzati all'invito della donna a continuare a 

sfidarsi, si prendona per mano e con fare ambiguo si allontanano, lasciando 

esterefatta la donna. 

INTERMEZZO SECONDO 

(Trattamento speciale) 

Che ve stavo a di'? Sto poro omo primitivo s'è dovuto inventà 

la ritirata stratagica. E sennò come faceva.. Certo che questa 

era la soluzione che se poteva trovà a quei tempi li. Poi cor 

passà der tempo le cose so cambiate. L'omo s'è imparato a 

comunicà: prima a parlà e poi, piano, piano pure a scrive. Er 

monno a cominciato a avè confini sempre più larghi. La gente 

s'è imparata a conosce, s'è imparata a dipinge e a fa l'arte. E 

c'è pure chi, in mezzo a tanto disordine e scelleratezza s'è 

imparato a comannà. Come l'antenati vostri... quelli che voi 

chiamati l'antichi... i Romani. Ma mica lo facevano pe esse li 

primi, ma che scherzamo... lo facevano solo perchè je piaceva 

l'ordine, la pulizia e la giustizia. E se se po' di', er pregio più 

grande che cianno avuto, è stato proprio quello de sapè come 

se tratteno le donne. E si, perchè loro so stati li primi ar 

monno a sapè trattà 'na donna come davero va trattata. Poteva 

esse na serva o na regina loro le facevano sta tutte ferme li, 

bone a cuccia e stateve zitte. Oddio, nun è che na donna va 

trattata male pe forza... ammenochè nun se lo meriti proprio... 

quanno ce vo ce vo. Difatti questa le batteva tutte, ma propio 

tutte. State un po' a vedè, e poi diteme voi se nun hanno fatto 

bene a fa quello che hanno fatto. Guarda n'po'... 

ATTO SECONDA 

(Cesare è disteso sul canapè, mentre Cleopatra è ai suoi piedi. Il tono è molto enfatico per le prime tre 

frasi e poi diventa spontaneo) 

CESARE Dimme, chi so' io pe' te? 

CLEOPATRA Sei l'uomo più uomo che abbia mai incontrato. 


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CESARE Ah, ce lo sai. So' er mejo. E poi che artro? 

CLEOPATRA E poi... sei l'uomo più uomo che abbia mai incontrato. 

CESARE E questo già ce lo so. Si nun so' 'n'omo io...e poi che 

artro? 

CLEOPATRA E poi... sei l'uomo più uomo che abbia mai incontrato. 

CESARE (Diventa superficiale) Arindranghete! E cambia frase! 

Non ciai proprio fantasia. 

CLEOPATRA (Con rabbia e stizza) Ma Cesare, come puoi dire che non 

abbia fantasia! Ogni giorno mi devo inventarmi una frase 

nuova per quando ti svegli, una per quando mangi e una 

per quando dormi. 

CESARE Te sei scordata de quella pe' quando ...ehm... 

CLEOPATRA Già, pure quella. 

CESARE Ahò, a belli capelli, l'omo va provocato. 

CLEOPATRA Se tu fossi un vero "omo" ti provocheresti solo a 

guardarmi. 

CESARE A Cleopatra, forse diecianni fa...ma adesso... 

CLEOPATRA Adesso che cosa? 

CESARE Adesso...'a pastasciutta che te sei magnata se sta 

incomincia a vedè. 

CLEOPATRA Come? 

CESARE E si eh, pure que' borse che ciai sotto l'occhi...te 

ce manca poco che ce poi annà a fa' spesa. 


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CLEOPATRA I miei occhi sono i più belli dell'intero Egitto. I 

re più potenti della terra si sono inchinati davanti 

a me elemosinando per avere solo un sorriso. 

CESARE Non lo metto in dubbio. Quando uno diventa re è 

sempre un po cecato. Difatti io so' dittatore. 

CLEOPATRA Nessuno mi ha mai trattata così! Neanche Giove, il 

più grande tra gli dei, si potrebbe permettere 

di dire quello che hai detto tu senza essere punito. 

CESARE (Facendo il gesto dell'inesistenza di Giove) Ah 

Giove.... 

CLEOPATRA Non ho bisogno di te! Ho ammiratori dovunque vada. 

Anzi ce n'è uno anche nel tuo impero. 

CESARE Tanto semo così pochi...solo ducento mijoni. 

Quarche poveraccio poesse che se trova. 

CLEOPATRA A si? Adesso te lo presento. (Esce) 

CESARE (Rimasto solo prende qualche chicco d'uva con molta 

tranquillità) Fa sempre così... te vole fa' ingelosì 

e poi torna come 'na gattina... come 'na gattina... 

Eccola che torna. 'Sta gattina, 'sta gattina... 

(entra Cleopatra abbracciata ad un uomo lui si alza 

di scatto) ...'sta mignotta! 

CLEOPATRA Cesare, permetti che ti presenti il mio nuovo 

fidanzato? 

CESARE A Marcantò, tu che stai a fa qua? Non t'avevo detto 

de annà a conquistà 'a Grecia, 'a Siria e 'a Turchia? 

MARCANTONIO (Non sapeva che avrebbe incontrato Cesare) E'.... 

CESARE E allora? Osi disubbidì ar dittatore tuo? 

MARCANTONIO Me possino cecamme! 


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CESARE E allora? 

MARCANTONIO (In tono marziale) Non ce so' andato per niente a 

conquistalle... (cambia tono)... perchè già so' nostre. 

CESARE Ma davero? E allora vai a prenne la Gallia e 

l'Egitto. 

MARCANTONIO (Marziale) Pure quelle sono già nostre. 

CESARE E Marocco e Arbania? 

MARCANTONIO (Marziale) Aripure. 

CESARE Ammazza come semo forti! Ma chi ciavemo in porta? 

MARCANTONIO (Si scioglie cominciando a mangiare degli acini 

d'uva) Tiggellino. 

CESARE E a centrocampo? 

MARCANTONIO Tiggellino. 

CESARE E in attacco? 

MARCANTONIO Tiggellino. 

CESARE Ma che gioca solo Tiggellino? 

MARCANTONIO No, è che so' una famiglia numerosa. So' nati ar 

tempo da' conquista della penisola Iberica. 

CESARE 'Na guera lunga quindicianni. 

MARCANTONIO Appunto. 

CESARE Perchè appunto? Se Tiggellino padre è stato via così 

tanto tempo come ha fatto a' avecce tutti 'sti fiji? 


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MARCANTONIO E infatti mica ce l'ha avuti lui... (ridendo) ce l'ha 

avuti la moje. 

CESARE (Ridendo insieme) Chissà le capocciate che avrà dato 

in guera... 

MARCANTONIO E infatti dice che quando cascava, cascava sempre de 

capoccia. 

CESARE Capirai, con quel peso che se ritrovava... 

CLEOPATRA (Urlante e sbalordita) Ma allora! Ti faccio conoscere 

il mio amante e tu lo tratti come fosse il tuo più 

vecchio amico? 

CESARE (Riprendendosi dalle risate) Ma noi siamo vecchi 

amici, vero Marcantò? 

MARCANTONIO Eh... 

CESARE Vero, Marcantò? 

MARCANTONIO Eh... 

CESARE (Duro) Vero Marcantò ?!? 

MARCANTONIO Si, è vero. 

CESARE Lo vedi? Che ti avevo detto? 

CLEOPATRA Ma come... non reagisci? Lui insidia la tua donna 

e tu non reagisci? 

CESARE (Facendo finta di non capire) Che m'ha fatto? 

CLEOPATRA Insidia la tua donna. 

CESARE Chi è che sta a insidià? 

CLEOPATRA La tua donna. 


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CESARE E chi sarebbe? 

CLEOPATRA Come chi sarebbe... sarebbi io! 

CESARE (Spostandola per un braccio facendola cadere in modo 

buffo) Ma vedi d'annattene. 

CLEOPATRA (Fa la gattina piangente) Ah, è così? Allora non ti 

importa niente di me... 

CESARE Così è la vita. 

CLEOPATRA Tutte quelle promesse... tutte quelle parole... tutte 

le frasi che ho dovuto inventare per te... non ti 

sono mai importate niente... 

CESARE Ma nun fa' così che ce perdi de dignità. 

CLEOPATRA Allora ho fatto bene. 

CESARE A che fa? 

CLEOPATRA Ho fatto proprio bene... 

CESARE Se po' sapè a che fa'? 

CLEOPATRA A scegliere Marcantonio come mio nuovo fidanzato. 

CESARE (Sorride) Che sarebbe lui? 

CLEOPATRA Il mio nuovo fidanzato. 

CESARE Che saresti tu? 

MARCANTONIO Er fidanzato suo... quello novo. 

CESARE E da quant'è che sete fidanzati? 

CLEOPATRA Da due mesi. 


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CESARE Da quanto? 

CLEOPATRA Da due mesi. 

CESARE Da quanto sete fidanzati? 

CLEOPATRA Forse i dittatori non saranno cecati ma sordi 

sicuramente. 

MARCANTONIO Da due mesi. 

CESARE Da due mesi? (Cambia tono) Ma allora... io so' 

cornuto! 

MARCANTONIO E si. 

CESARE Ecco perchè da du' mesi me sento sempre un cerchio 

alla testa. 

MARCANTONIO Sarà l'aureola der comanno. 

CESARE Ma che aureola der comanno... queste so' le cornaccia mie. 

CLEOPATRA Come sei venale mio signore. Che sarà mai... non sei 

il primo e non sarai neanche l'ultimo. 

MARCANTONIO E si... pure questo è vero. 

CESARE E si, pure questo è vero... ma vero de che! Io, 

Cesare, er primo cittadino de Roma, la prima città 

dell'Impero, er primo stato del monno... 

MARCANTONIO E taglia! 

CESARE C'hai ragione. Io, Cesare... dittatore de Roma e 

..... romanista da sempre, me dovrei fa fregà da un 

laziale come te? 

MARCANTONIO Come "da un laziale come me"... ma perchè, esse 

laziali è un'offesa? 


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CESARE E che è 'na cosa nova... 

MARCANTONIO (Sembra prepararsi alla lotta) E no, Cesarè, questa 

non me 'a dovevi di’... er core non me lo dovevi 

toccà... 

CESARE (Arrabbiato peggio) Tu dici a me che er core non te 

lo devo toccà? Ma perchè tu che m'hai fatto? 

MARCANTONIO (Diminuisce la bellicosità) Ma che centra... questa è 

n'altra cosa. 

CESARE E' un affronto che dovrai lavà cor sangue. 

CLEOPATRA Questo è il Cesare che volevo vedere! Pronto a 

combattere e a morire per la sua donna. 

CESARE Ahò, ma te voi sta' zitta! Mi sa che te oltre a 

essere 'gnotta porti pure jella! 

MARCANTONIO Anche se sei dittatore non je poi mica di' così! 

Pure questo è un'affronto che dovrai lavà cor 

sangue... (rispettoso)... sempre se nun ciai quarche 

cos'artro da fa'. 

CESARE E così, osi sfidà er dittatore tuo, er sommo capo 

de tutto l'impero, colui che cià er potere de 

condannà a morte pure er vento e de liberà 'li 

schiavi... quello che ha detto a Ercole "va' a faticà 

ar posto mio che io so' stanco"... 

MARCANTONIO Ma davero? 

CESARE Mica tanto, però fa effetto. 

CLEOPATRA Allora?! Che state aspettando?! Sfidatevi all'ultimo 

sangue per la dea dell'Egitto! 

MARCANTONIO Pe' quale dea? 


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CLEOPATRA Come per quale dea... per la regina dell'alto e del 

basso Egitto! 

MARCANTONIO Ah... e chi è? 

CLEOPATRA Come chi è... sono io! 

MARCANTONIO Oddio, mica mi ricordavo. 

CLEOPATRA Bella considerazione che hai di me... 

MARCANTONIO Ma che scherzi...io ciò 'na bona considerazione de 

te...'na bonissima considerazione de te... ammazza 

che considerazione bona che ciò! 

CESARE Ah Marcantò, allora me voi proprio dichiarà 

guerra... 

MARCANTONIO Ah Cesarè, ma che scherzamo... 

CLEOPATRA Come... rimangi la tua parola... e anche tu Cesare, 

non avevi detto che avrebbe dovuto lavarti 

quest'affronto con il sangue? 

CESARE Veramente l'avevo detto eh... 

MARCANTONIO Vabbè, ma uno dice tante cose... 

CLEOPATRA Ma... Marcantonio, anche tu l'avevi detto. 

MARCANTONIO Ma davero? 

CLEOPATRA Non vorrete farmi credere che la parola di due 

potenti come voi, che fanno solo il bene del popolo, 

che fanno pagare le tasse ai ricchi per dare ai 

poveri, che non hanno mai tenuto niente per se ma 

dato tutto per gli altri, non sanno rispettare la 

propria parola... 

CESARE Pure questo è vero... 


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MARCANTONIO Ma tu l'hai mai visti du' politici che fanno 'na cosa 

diversa? 

CESARE Tipo? 

MARCANTONIO Che se prendono le cose degli altri, che se fanno 

da le bustarelle, che rubano dappertutto? 

CESARE Io no, e te? 

MARCANTONIO Mai! 

CESARE E allora? 

MARCANTONIO E allora penso che dovremo fare come dice Cleopatrona 

la bonona. 

CESARE Dici? 

CLEOPATRA Si, si, è l'unico modo per tenere alto il tuo 

nome Cesare... è anche quello tuo Marcantonio. 

CESARE Allora è proprio deciso... dovemo sfidacce a 

duello... quale famo? 

MARCANTONIO Beh, dato che è un duello che passerà alla storia ... 

direi di fare quello che si fa sempre a Roma quando se deve 

decide tra du' persone quello che resta e quello che se ne va. 

CESARE Quello? 

MARCANTONIO Chi perde soffre meno. 

CESARE Su questo non c'è dubbio. Ma che effetto potrà fare 

su lei? 

MARCANTONIO Secondo me è mejo che non assiste. 

CESARE Pure secondo me... è troppo crudele. Cleopà, tu che 

dici? 


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CLEOPATRA Come potrei mancare al duello del secolo anzi, del 

millennio! Marcantonio e Cesare che si sfidano a 

duello per me! Questo è degno di una vera regina. 

Assisterò impassibbile alla tragedia e sarò del 

vincitore! 

CESARE Ah Marcantò, tu sei pronto? 

MARCANTONIO Io so pronto. 

CESARE Manca niente? 

MARCANTONIO No, direi che ci sta tutto. 

CESARE Allora potemo comincià. 

MARCANTONIO Chi lo da er via? 

CESARE A Cleopà, dallo te. 

CLEOPATRA Miei prodi eroi dell'antica Roma siete pronti a 

combattere per la vostra regina fino a che uno di voi 

cadrà in terra esausto? 

CESARE e 

MARCANTONIO ............Si!!!! 

CLEOPATRA E allora cominciate per la 

gloria della storia! 

(I due cominceranno a giocare a morra sotto lo 

sguardo incredulo e sconfitto di Cleopatra) 

INTERMEZZO TERZO 

Me viè da ride... come me viè da ride... e come faccio a nun 

ride. Ma avete visto che duello?!?... quelli si che erano eroi. 

Ahò, come ve stavo a di’ prima, sti romani so stati i primi a 

sapè come va trattata na donna che pretenne... diciamo un 


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po’ troppo. Sti romani... nessuno cià insegnato mejo de loro 

a sopravvive alla donna. Ma poi li tempi loro so passati e ne 

so venuti artri. Ce so stati tempi oscuri in cui, nun stannoce 

più i romani c’è stato er pericolo che la razza der maschio se 

estinguesse sotto le continue minacce della razza delle 

femmine. So stati tempi cupi in cui li pochi omini scampati 

alla donna s’erano rifugiati nelli peggio posti der monno. 

Eppure la donna riusciva sempre a scoprì do stavano. Ma li 

tempi continuavano a passà e ar comanno, ar posto delli 

romani ciandò na razza strana, che nun sapeva ne legge e ne 

scrive. E così, ar contrario de come la storia riporta le cose, 

ar comanno ce stavano li re ma chi comandava veramente 

erano i servi, i cortigiani e l’aiutanti vari. E sti poracci, se 

volevano vive dovevano fa funzionà la capoccia e pure 

bene. Ortre a questo tocca pure dì che questi venivano fori 

dar popolo, ciavevano esperienze... sapevano tutto o quasi 

de quello che ponno volè le nemiche nostre. Invece sti re, 

tutto ar contrario. Nascevano dentro a grandi castelli, in 

mezzo ai cuscini e alle piume, pieni d’attenzioni e sempre 

serviti e riveriti. Quarcuno dice... “beati loro” ... e mica 

tanto! E no, anche perchè pure loro a un certo punto se 

dovevano sposà, poracci. E dato che nun sapevano niente se 

dovevano affidà ai paggi pe fasse insegnà quarcosa. Questi 

ce provavano pure a faje capì come funziona la vita... ma 

mica sempre ce riuscivano. 

ATTO TERZO 

(Epoca medievale) 

RE Ma possibile che a un re 

serve un servo come te. 

PAGGIO Io se vuoi rimango zitto 

anche se son furbo e dritto. 

RE Brutto servo impertinente 

hai la lingua d'un serpente. 

Se non fosse per bisogno 

tutto ciò sarebbe un sogno. 

Non saresti qui servito 

come un ospite gradito. 


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PAGGIO Ma che stiamo qui a parlare 

lei fra un po dovrà arrivare. 

RE E' da un ora che l'ho detto 

sciocco paggio benedetto. 

E se qui non ci sbrighiamo 

non potrò dirle ti amo. 

PAGGIO Corro, corro mio signore 

sono il meglio servitore. 

RE E' arrivato già il momento 

e or mi sento un gran tormento. 

E' possibile che il core 

deve batte a mille all'ore? 

PAGGIO Su mio re non ci pensare 

che il più bel deve arrivare. 

Questa notte nella stanza 

per un po' terrai pazienza. 

Ma poi quando non sia detto 

te la troverai nel letto. 

RE Quando a letto lei starà 

vorrà forse riposar? 

PAGGIO Ma che vuole riposare 

lei qui a letto vuol scopa...stare. 

RE Ho capito che qui stà 

ma però, che devo fa'? 

PAGGIO Devi fa' con bone o brutte 

quello che se fa di notte. 

RE Io di notte se nun sai 

m'addormento e dormo assai. 

PAGGIO Ma se tu la notte sogni 

sto boccone non lo magni. 

RE Ma di che boccone parli 

paggio scemo e senza denti 

PAGGIO Ma messere mio lo re 

qui la rima mica c'è. 


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RE Se non c'è la troveremo 

tu comunque resti scemo. 

Dimmi or dunque scudier mio 

che dovrò qui fare io? 

PAGGIO Ti consiglio di sedere 

e mangiare cacio e pere. 

RE Ma io odo sopra i sassi 

il rumore dei suoi passi. 

Di sicuro lei sarà 

prendi e portamela qua. 

PAGGIO Vado e torno mio buon re 

lei tra un po' sarà da te. (Esce) 

RE O mio cuore innamorato 

manca un po' e sarai sposato. 

Anche se, mo che ci penso 

io non so in un certo senso 

quel che deve far lo sposo 

tranne al sonno ed al riposo. 

Beh, tra un po' verrà lo paggio 

certo lui mi farà un saggio. 

PAGGIO O messere mio lo re 

guarda che te fo vedè. 

A di belle tra le belle 

è non aver detto niente. 

RE Beh, se vai proprio a vedè 

manco qua la rima c'è. 

PAGGIO Anche se non c'è la rima 

questa è bona più de prima. 

RE Io di certo non la scambio 

anche se ciò qualche dubbio 

Come faccio io a sapere 

quel che poi gli dovrò fare? 

PAGGIO Dico tutto signor mio 

quando vuoi che inizii io? 

RE Pure subito mio caro 

prima inizi prima imparo. 


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PAGGIO Sta sicuro che il tuo paggio 

ti conduce all'arrembaggio. 

RE Ma che fa, perchè si spoglia 

sarà forse un poco svoglia? 

PAGGIO Forse vuole che l'aiuti 

a levarsi li vestuti. 

RE Ma perchè non fa da sola 

forse sta stretto alla gola? 

PAGGIO Ma che gola mio bon re 

questa vuole proprio te. 

RE Ma che cosa posso fare 

per poterla io aiutare? 

PAGGIO Stare zitto e avvicinarti 

così lei potrà toccarti. 

RE Ma perchè deve toccarmi 

forse paggio vuoi fregarmi? 

PAGGIO Lei ti tocca per sentire 

se la stoffa ciai del sire. 

RE Voglio proprio sta a vedè 

faccio tutto di un po te. 

PAGGIO Ecco mettiti seduto 

guarda molto e resta muto. 

Dopo un po tu ti alzerai 

e il suo collo bacierai. 

Sarà un brivido profondo 

grande e forte più del mondo. 

E poi che succederà? 

lei ti si concederà. 

RE Tutto questo in quattro mosse 

ma se questo poi nun fosse? 

Che figura io ci faccio 

mica posso andà a casaccio. 


20

PAGGIO A casaccio non ci andrai 

se lo paggio ascolterai. 

RE Orsù dunque paggio mio 

che dovrò poi fare io? 

PAGGIO Proprio perchè sei lo re 

una soluzione c'è. 

Forse qualche regalino 

un anello per un dito 

o magari una collana 

o una splendida sottana. 

RE Se son questi li regali 

li farò io senza uguali. 

PAGGIO Questo è proprio lo parlare 

d'un gran re senza collare. 

Anche se non sarai sveglio 

non sarai nemmanco tirchio. 

RE Le farò a tutte l'ore 

quelle cose da signore. 

Anche se mi costerà 

gran fatica e volontà. 

Bravo paggio senti un po' 

cosa le regalerò. 

PAGGIO Meno male si è svegliato 

ero molto preoccupato. 

Mo staremo un po' a sentì 

quello che ci devi dì. 

RE Un bel secchio sotto al letto 

che le fa da gabbinetto. 

Un bel tavolo di rame 

per giocare con le dame. 

Una bella parannanza 

per tenerla sulla panza. 

Quando poi cucinerà 

lei pulita resterà. 

Una pentola a pressione 

sol per fare il minestrone. 


21

Con un ferro circolare 

lei li panni può lavare. 

Per la sera e la mattina 

una bella lavatina. 

Per li panni da cucire... 

PAGGIO Te ne prego mio buon re 

lascia perde segui me. 

Se tu te la vuoi sposare 

non potrà lei lavorare. 

Dove mai si è visto si 

na regina far così. 

RE Dimmi tu mio buon lo paggio 

cosa fa un re se è saggio. 

PAGGIO Di sicuro lo fa spesso 

e sennò sarebbe un fesso. 

RE Ma di regola che cosa 

devo fare senza posa? 

PAGGIO Quel che in gener fanno tutti 

siano belli oppure brutti. 

RE Non riesco a immagginare 

cosa a lei potrà piacere. 

PAGGIO Se tu sveglio non rimani 

che diran di te domani? 

Forse è meglio ritirarsi 

finche questo si può farsi. 

RE Che non sia più questo detto 

paggio scemo e benedètto. 

Un gran re come io dico 

non si fa scappà un nemico 


non so più che vuoi da me. 

RE Dimmi solo come faccio 

a creare un bel reuccio. 

PAGGIO Non è semplice la posa 


22

ci vorrà qualc'altra cosa. 

RE Dimmi puro quasi tutto 

che poi qui fo n'quarantotto. 

PAGGIO Ti ricordi mio buon sire 

del formaggio con le pire? 

RE Veramente se non sbaglio 

eran pere col fermaglio. 


statte zitto e senti a me. 

Te lo stavo a dir da maggio 

son le pere col formaggio 

che ha mangiar nello stanzino 

fanno nascere un bambino. 

RE Ma perchè non me l'hai detto 

quando te lo avevo chiesto? 

PAGGIO Se ti avessi detto tutto 

non potresti più aver gusto. 

RE E tu dici che è così 

che poi nascono i bambì? 

PAGGIO Certamente mio buon re 

dammi retta e sta a vedè. 

Ora vai nello stanzino 

con un po' di pecorino. 

E poi prendi quelle pere 

mangia tutto non temere. 

E se a un tratto avrai finito 

non ti muover neanche un dito. 

Il tuo paggio pregherà 

e un reuccio nascerà. 

RE Allor vado mio buon paggio 

grazie ancora per il saggio. 

Son curioso di sapere 

quanto è buono cacio e pere. 


23

PAGGIO Or che il re è andato la 

che vogliamo noi due far? 

Non possiamo certamente 

farlo stare senza niente. 

Quanto è duro fare il paggio 

se non sei per niente saggio. 

Anche se la vita è dura 

gira sempre la fortuna. 

E anche se sto re è de coccio 

io c'avrò presto un figlioccio. 

Paggio se nun voi perde er treno 

daje sotto e leva er freno. 

(Si butta sul letto dove era 

seduta la donna. 

La luce si spenge.) 

INTERMEZZO QUARTO 

Che se doveva fa pe sopravvive... Che poi, a di er vero, così 

mica se sopravviveva tanto male. Certo che adesso li tempi so 

cambiati, nun ce stanno più li re e nemmanco più li paggi, nun 

se parla più in rima... anche se nun ce se parlava manco 

prima... Comunque dicevamo, che li tempi d'adesso so tutta 

n'antra cosa. Noi semo gente sveja che sa quello che c'è da fa 

e quello che nun c'è da fa. Figuramese, se nel dumila meno 

quarcheccosa nun sapemo come trattà na donna. Quello che te 

fa rabbia de quei tempi là e pure de questi è che spesso loro, 

le donne, nun fanno niente, nun smovono na paja perchè tanto 

poi famo tutto noi. Anche a quei tempi, che facevano? Con 

grande fatica e vera ammirazione... niente de niente! Dice 

"vabbè, forse prima... ma oggi..." Ma oggi che! Le donne 

continuano a nun fa niente e a guardà quello che l'omini 

combinano pe loro. Dice "però lo stai a di pure tu che quelli 

erano li tempi de na vorta e che noi omini der dumila... meno 

quarcheccosa non semo come quelli de prima" Tu dichi? Ah, 

vabbè... se lo dichi te. Ahò svejete che la guera... co le 

donne... nun è ancora finita. A te po' pure sembrà strano ma te 

posso assicurà che de casi come questo ce ne stanno anche 

adesso. Comunque, se po di co sicurezza che ner tempo s'è 

sviluppata n'antra cosa che a unito l'omini nella eterna lotta pe 

la sopravvivenza... lo spirito de corpo. E' quello che ha aiutato 

l'omo a sopravvive a sta vita de continue angherie... è stato 


24

quello che ha permesso a l'omo de unisse e de esse più forte. 

E si, perchè l'omo ha cominciato a aiutà er prossimo suo 

"omo" come se stesso da quer momento. Se c'era 

quarcheccosa che nun annava tu basta che chiamavi e quello 

più vicino te veniva a aiutà, magari a incoraggià, pe continuà 

a combatte. Ma poi, come in tutte le guere ce stanno le 

fregature, anche in questa ce stavano... piccole magari, ma ce 

stavano. Lo spirito de corpo... che bella invenzione. 

Parte QUARTA 

(Epoca moderna) 

(La scena è l'esterno di un osteria. Un uomo si sta chiaramente ubriacando. 

Un suo amico cerca di consolarlo.) 

GIUSEPPE Giuvà, ma che si fatto? Perchè te stai a imbriacà? Ahò, 

Giuvà, sto a parlà a te...che accidenti si fatto? 

GIOVANNI Giusè... Giusè... Giusè... 

GIUSEPPE Dimme Giuvà, sto qua. Che si fatto che te stai a 

imbriacà? 


GIUSEPPE A Giuvà, io sto qua....dimme tutto. 


GIUSEPPE E' Giuvà... so io Giusè. Ma me lo voi di o no quello 

che si fatto? E' mezz'ora che stai a di Giusè! 

GIOVANNI Giusè, mi moje...Giusè, mi moje... Giusè, mi moje... 

GIUSEPPE A Giuvà, ma che te sei incantato? Forse sarà sto vino 

che te fa incantà. 

GIOVANNI A Giusè, ma che centra lo vino! E' un'altra cosa che 

nun me va ne su e ne giù. 

GIUSEPPE Te sarai preso quarche cosa che t'ha fatto male. Forse 

è sto vino... 


25

GIOVANNI No, Giusè... che centra lo vino! E' un'altra cosa che 

nun riesco a digerì... me sta qua! 

GIUSEPPE E allora bevi n'antro po' de vino. Hai visto mai che... 

GIOVANNI Ma se t'ho detto che nun centra niente lo vino! 

GIUSEPPE Nun centra cor fatto che te sarai imbriacato, ma pe 

mannà giù i bocconi amari, nun c'è de mejo dello vino 

pe falli scenne. 

GIOVANNI E' proprio quello che sto a cercà de fa. 

GIUSEPPE De fallo scende? 

GIOVANNI De fallo scende che? 

GIUSEPPE Come che... lu goccetto, no? 

GIOVANNI Ma mo che centra lu goccetto! 

GIUSEPPE Come che centra lu goccetto! Come fai sennò a fallo 

scende? Te ce vole pe forza lu goccetto. 

GIOVANNI A Giusè, tu te stavi a preoccupà se m'ero imbriacato 

io... ma nun è che te sei imbriacato te? 

GIUSEPPE Ah, mo so imbriaco io...A Giuvà, ma che ciai in 

capoccia! 

GIOVANNI Come che ciò...perchè, che ciò? Che se vede? Io 

lo sapevo! Giusè... Giusè... dimme la verità... che 

ciò in capoccia? 

GIUSEPPE Come che ciai?!... Ciai li capelli, no. 

GIOVANNI Giusè, guarda bene e dimme che vedi. 

GIUSEPPE Che vedo... vedo li capelli. 

GIOVANNI E nient'artro? 

GIUSEPPE Me pare de no. 


26

GIOVANNI Guarda bene. 

GIUSEPPE Sto a guardà bene. 

GIOVANNI E allora che vedi? 

GIUSEPPE Vedo li capelli. 

GIOVANNI E basta? 

GIUSEPPE Beh, veramente vedo pure n'antra cosa... 

GIOVANNI Dimme Giusè, dimme tutto. 

GIUSEPPE Poesse che ce rimani male... 

GIOVANNI Dimme tutto uguale, tanto ormai... 

GIUSEPPE Beh, ortre alli capelli... vedo pure un po' de 

pidocchietti. 

GIOVANNI E poi? 

GIUSEPPE E poi che? Nun te basteno pe rimanecce male? 

GIOVANNI Ortre alli pidocchietti che artro vedi? 

GIUSEPPE Le corna! 

GIOVANNI Allora lo vedi che è vero! C'ho le corna. 

GIUSEPPE A Giuvà, io scherzavo. 

GIOVANNI No, tu nun scherzavi... Cell'ho proprio. Come me stanno? 

GIUSEPPE Nun te se conosce pe niente. Ma come poi pensà ste cose! 

Ma tu stai a dubitane de tu moje... ma che scherzamu? 

GIOVANNI No, Giusè, è proprio vero. Nun ce so più dubbi. Mi moje 

me tradisce. 

GIUSEPPE E co chi è che te tradirebbe? 


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GIOVANNI E che ne so. So solo che me tradisce. Giusè, so solo 

che so cornuto. 

GIUSEPPE A Giuvà, ma come fai a fatte venì sti pensieri. Tu moje 

te tradisce...la mejo donna dello paese, la più onesta, 

la più bella, la più bona... de core. Tu stai dentro na 

zinna de vacca, da retta a me. 

GIOVANNI Tu dici, Giusè? 

GIUSEPPE Ma certo che lo dico, Giuvà. So sicuro e so convito. 

GIOVANNI E allora perchè li sordi me spariscono sempre? 

GIUSEPPE Te spariscono li sordi? 

GIOVANNI E' Giusè, me spariscono li sordi. 

GIUSEPPE E sarà... e sarà... e sarà perchè li usa pe compratte 

lo magnà, no? 

GIOVANNI Tu dici Giusè? 

GIUSEPPE Lo dico si, lo dico. So sicuro e so convinto. Ma 

perchè, tu nun magni? Nun ce l'hai pure te sto 

vizietto? 

GIOVANNI Certo che magno pure io, ma... 

GIUSEPPE E allora lo vedi? Fatte n'antro goccetto de vino. 

GIOVANNI Nun lo vojo beve lo vino. E poi perchè li sordi me 

spariscono... je ne do già tanti. 

GIUSEPPE Je ne dai già tanti pe che fa? 

GIOVANNI Pe comprà lo magnà! 

GIUSEPPE Ma se ce lo sa tutto lo paese che pe sfamatte a te ce 

vorebbero, da che se rizza lo sole a quanno scende, du 

vacche e no vitello, n'abbacchietto e minimo na 

damigiana de lo vino più bono che c'è. E appena viè la 

sera, se nun te ritrovi un par de chili de sarcicce 

tutte pe te nun t'addormi! 


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GIOVANNI E che faccio male, Giusè? 

GIUSEPPE Beato a te, artro che male. Però pe comprà tutta sta 

robba li sordi ce vonno. E ce ne vonno pure tanti. 

GIOVANNI Tu dici Giusè? 

GIUSEPPE So sicuro e so convinto. 

GIOVANNI E allora che devo fa? 

GIUSEPPE Niente, che devi fa. Anzi mo approfitta pe... 

GIOVANNI Ah...c'è pure quest'artra! 

GIUSEPPE M'hai fatto pia nu curpo, Giuvà. Stavi zitto e bono, 

sei zompato all'improvviso...Che artro c'è? 

GIOVANNI C'è che da un po' de tempo nun je va più tanto de... 

GIUSEPPE De? 

GIOVANNI De... 

GIUSEPPE De? 

GIOVANNI De... 

GIUSEPPE De beve lo vino? 

GIOVANNI Ma tu sei proprio fissato co lo vino, sa! Ma che centra 

lo vino! Io dicevo che nun je va più tanto de...fa 

quello che se fa tra marito e moje, ecco. 

GIUSEPPE Lo vedi che centrava lo vino? 

GIOVANNI E perchè centrava? 

GIUSEPPE Perchè tra moje e marito se beve lo vino. 

GIOVANNI Ma sei sicuro? 


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GIUSEPPE So sicuro e so con... 

GIOVANNI ...nvinto. E tu si che sei n'omo santo. Tu sti problemi 

nun ce l'hai. Beato te che nun c'hai da soffrì. 

GIUSEPPE E mo? Come te metti? Che hai deciso? 

GIOVANNI Deciso de che? 

GIUSEPPE De tu moje. Te le mette o no ste corna? 

GIOVANNI C'avevi ragione te, Giusè. Ma quali corna! Lei è na 

santa. Er fatto è che lo volè troppo bene a na donna 

ecco quello che te succede. E' la vita. 

GIUSEPPE Oh.... Mo si che si capitu tutto... ce l'ho famo sto 

goccetto de vino? 

GIOVANNI E famoselo, va. Alla salute. 

GIUSEPPE Alla tua. E adesso che fai? Te riporti via la bottija? 

GIOVANNI Sta sempre tutta sola a bottega... E' giusto che mo je 

vado a da na mano. Grazie Giusè, sei sempre n'amico. 

GIUSEPPE Te pare, Giuvà. Quanno c'è da fa un favore a n'amico io 

so sempre pronto. 

(Dalla porta dell'osteria sece una donna che si appresta a pulire 

i tavoli. Giovanni gli passerà accanto dicendogli qualche parola.) 

GIOVANNI Oggi ce sto io all'osteria. Tu vatte a riposà. Pure 

oggi te fa male la testa, eh? 

DONNA Un dolore... Vado subito a mettermi a letto. 

GIOVANNI A dormire... 

DONNA E'... 

GIOVANNI E così, manco oggi. Ma sei na santa. Mah! Bonanotte 

mojema. (Entra nell’osteria) 


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(Giuseppe si avvicina alla donna 

sussurrandole qualcosa) 

GIUSEPPE Stavorta però, famo un po' de meno... 

DONNA Perchè? Nun me di che nun te va de mangià sto ber pollo 

perchè hai già mangiato... 

GIUSEPPE Si è per quello c'ho na fame... Ma io so bono... Lasciamoje 

quarche coscetta pure a lui. 

DONNA Sei sicuro? 

GIUSEPPE So sicuro e so conv...Mica tanto però. Ma 

magnamose tutto noi! 

(La luce si spenge) 

INTERMEZZO QUINTO 

Lo spirito de corpo... che bella invenzione... proprio na bella 

invenzione... solo che a me me pare tanto che qui c'è tutto de 

corpo meno che lo spirito. Che voi fa! E così, l'epopea 

dell'omo attraverso la storia nun s'è fermata neanche davanti 

ar dumila meno quarcheccosa. Vabbè, voi direte pure che in 

fonno nun tutto s'è evoluto ner corso della storia, infatti ce 

stanno tanti posti come quello de prima che è rimasto tale e 

quale a trent'anni fa. E io ve risponno "solo trenta? Quaranta, 

cinquanta se nun de più!" Ma mica basta pe di che nun è vera 

sta storia. A parte er fatto che da noi un po tutto s'è fermato a 

cinquant’anni fa, o mejo ancora qui nun se move niente da 

armeno cinquant’anni. Oddio, pe un po' de mesi ciavemo 

provato a cambià quarche cosa, ma poi che voi fa... se semo 

voluti rimetti li panni sporchi... Ma se annamo bene a vedè, 

de chi è la corpa? Der fatto che semo solo boni a parlà ma poi 

sur più bello se sciojemo come candele... Che semo pronti a 

falle rigà dritte solo a parole ma poi nun semo boni a fa niente 

coi fatti... E questo senza mette in conto er fatto che dimo 

sempre che stamo peggio de tutti, in fatto de nemiche, che 

basta vedè li paesi che c'avemo intorno pe capì come se deve 

tene a bada na donna perchè loro ce so boni. Ma n'dove! Ma 

quanno la volemo capì che l'antri nun stanno pe niente mejo 

de noi? Che è solo na finta. E poi, loro staranno mejo anche 

perchè nun c'hanno li problemi che c'avemo noi. E poi, co 

tutto e rispetto che ce potemo avè pe li stranieri, è mejo 


31

avecce nemiche come le nostre che come le loro. Ma nun hai 

visto che so! Pareno tutte omini... nun perchè io c'abbia 

quarcheccosa contro l'omini eh, percarità. Me danneggerei. E' 

solo che le nostre so femmine, le più belle che ce stanno ar 

monno... peccato che so donne. Embè, nessuno è perfetto. 

Pure noi, che se credemo tanto bravi e perfetti c'avemo 

quarche difetto e senza che se lo nasconnemo. E poi ce ne sta 

uno così grande, ma così grande che solo noi ce lo potevamo 

avè. Ce lo sapete già qual'è... Er matrimonio. E così, quer 

por'omo che è riuscito a vive in pace fino pe un ber po de 

tempo, da quer momento deve di addio a na vita che poi nun è 

manco tanto brutta. Che volete fa, c'è ancora chi ce casca. 

Beate voi donne... che nun prennete moje. 

ATTO QUINTA 

(Epoca nuziale) 

(La scena si apre con i due che hanno aperto la porta di casa. 

Entrano di fronte al pubblico) 

MARITO Eccoci arrivati. 

MOGLIE (In timida attesa) Allora? 

MARITO Allora che cosa? 

MOGLIE Non mi prendi in braccio? 

MARITO E perchè? 

MOGLIE E' l'usanza. (In modo romantico) Lo sposo deve prendere 

in braccio la sposa in segno di protezione e di amore. 

MARITO Se se deve fa'...(La prende in braccio ma non riesce a 

resistere e cadono tutti e due sul divano) 

MOGLIE Attento! (Ridacchiando) Non pensavo che fossi così 

deboluccio. 

MARITO Non è che so io che so deboluccio... sei tu che sei... 

MOGLIE (Sulle sue) Non vorrai dirmi che sono grassa?!? 

MARITO No, proprio grassa no.... tostarella. E adesso? 


32

MOGLIE Adesso che cosa? 

MARITO Che vogliamo fare? 

MOGLIE (Con ovvietà) Accendere la luce. 

MARITO Come accendere la luce... siamo appena sposati... 

MOGLIE E allora? Chi è appena sposato non può accendere la luce? 

MARITO No... cioè, si... cioè... (in tono di complicità) non 

sarebbe meglio lasciarla spenta? 

MOGLIE Ma poi non si vede niente... 

MARITO Ma che vuoi vedè pensa a sentì.... (la moglie 

lancia urletto) Dove sei? Che c'è? 

MOGLIE Non so... devo aver sbattuto da qualche parte... accendi 

un po' la luce... 

MARITO (Accende la luce) Ma che hai fatto? 

MOGLIE (Cercando delle scuse) Niente, era solo che... 

MARITO Che? 

MOGLIE Niente, era che... 

MARITO Che? 

MOGLIE (Sta per rispondere ma poi con durezza) Ma che devo di 

tutto a te? 

MARITO (Impaurito dallo scatto) Obbligata non sei... ma visto o 

che siamo marito e moglie... io avrei pensato che sarebbe 

stato bello... dopo tanta attesa... consumà un 

pochettino, eh? 

MOGLIE Che cosa? Io mi farò toccare solo dopo che saremo 

sposati. 

MARITO (Ripensandoci) E infatti noi siamo sposati. 


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MOGLIE E'... Allora mi puoi toccare. (Cambia tono cercando di 

togliersi il vestito ma non riesce ad aprire la lampo) 

Non vedevo l'ora di togliermi quest'armatura. Meno male 

che ci si sposa una volta sola... (rispondendo alla 

faccia dubbiosa del marito) in genere... per noi si! 

(Riferendosi alla lampo) Mi sa che è difettosa... 

MARITO (Fa per avvicinarsi) Ti aiuto io. 

MOGLIE (Si scanza dandogli la schiena Lui si avvicina 

lentamente) No!... No, non ti preoccupare... faccio 

sola... per così poco... una sciocchezza... queste lampo 

sono sempre difettose... pensa che anche mia nonna mi 

raccontava che nella prima notte di nozze non riuscì a 

levarsi il vestito, e così mio nonno ha dovuto aspettare 

...il giorno dopo per consumare. (Tutto raccontato come 

scusa) 

MARITO (Si avvicina e con un tocco da maestro gli apre la lampo) 

Perchè tuo nonno non l'avrà aiutata. 

MOGLIE (Tremolante) Forse.... E adesso? 

MARITO (Si è intanto seduto sul letto) Adesso vieni qui, vicino 

a me. 

MOGLIE (Finta tonta) Sul letto? Vieni tu... 

MARITO Li? Ma qui stiamo più comodi... Dai aiutami a togliermi 

la camicia. 

MOGLIE Siamo sposati da qualche ora e già ti dovrei fare da 

serva... 

MARITO Ma che serva... era così, per gentilezza... E poi ho un 

male alla schiena... 

MOGLIE Allora aspetta che ti aiuto. (Fa per avvicinarsi ma lui 

alzandosi l'abbraccia. Lei cerca di scansarsi) Ma che fai? 

MARITO Ti abbraccio. Perchè non posso? 

MOGLIE Certo che puoi... 

MARITO Allora posso anche spegnere la luce... 


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MOGLIE No...cioè, si... non tutta. 

MARITO (Un po' spazientito) O la spengo tutta o niente. Mica 

posso fa un pochetto. 

MOGLIE Allora lascia acceso. 

MARITO No, è meglio spengere. (Rimane la penombra) Vieni qui. 

MOGLIE Dove? (Inciampa a qualcosa e lancia un piccolo urletto) 

MARITO Qui, vicino a me. 

MOGLIE Stiamo stretti... 

MARITO Embè è meglio, no? 

MOGLIE Perchè? 

MARITO (Tenero) Perchè così potremo consumare meglio... (Lei si 

alza di scatto mentre lui sta per baciarla sul collo) Ahò, n'do vai? 

MOGLIE Devo andare un attimino in bagno. 

MARITO Ma se ci sei stata adesso. 

MOGLIE Ci devo riandare... (Toccandosi la pancia) ho dimenticato di 

fare una cosa... di truccarmi. 

MARITO (Sminuendo) E a che ti serve truccarti... poi, a luce 

spenta... 

MOGLIE Appunto...così la riaccendiamo. 

MARITO Aridaje! Ce l'hai in testa. Ma si può sapere perchè la 

dobbiamo tenere accesa? 

MOGLIE (Cerca di fare la tenera) Sei molto bello. Mi piace 

guardarti. 

MARITO 'Mbè, grazie. Però con la luce accesa non mi riesce di 

consumare... 

MOGLIE E perchè vuoi consumarti? 


35

MARITO E si, mo so no diventato un cero. Ho detto consumare, no 

consumarmi... (perdendo un po' la pazienza) Io voglio 

consumà... m'hai fatto aspettà tre anni e io nun ce la 

faccio più... io devo consumà... (si guarda le mani 

tremolanti) tiè, guarda come sto... voglio consumare ... 

con la mia bella consorte... 

MOGLIE E' proprio una fissazione la tua! Ma possibile che non 

riesci a pensare ad altro? Ci sono i fiori, le rondini, i 

piccoli animaletti del bosco...la luna...le stelle... 

(Su queste ultime parole la voce della moglie si fa sempre più sensuale. Sta 

per cedere. La luce si spenge. Dopo qualche secondo si sente un urlo del 

marito che la riaccende) 

MARITO (Tenendosi un orecchio) Ma che fai me mozzichi? 

MOGLIE Scusa... ma io volevo fare come te.... 

MARITO E meno male... sai se facevi un po' più forte... 

MOGLIE (Cambiando discorso) Ecco lo sapevo... non ti piaccio... 

MARITO Ma che dici...certo che mi piacci, sei la più bella donna 

che abbia mai visto... 

MOGLIE E allora che cos'è che non va? 

MARITO E' che... è che se si pottese consumà sarebbe meglio. 

Ecco tutto. 

MOGLIE Lo so... è solo che sono un po' nervosa... 

MARITO (Ironico) Ma va? Mica me n’ero accorto. 

MOGLIE (Indifesa) Non ti piaccio più? 

MARITO (Sta per rispondere ma poi guardandola parte con più 

fuoco) Ammazza se mi piaci. Mi piaci così tanto che ti 

salterei addosso. (Si butta verso lei che si sposta e lui 

cade in terra) Ajo! 

MOGLIE Ma ti sei impazzito! Perchè ti sei buttato...? 


36

MARITO (Si tocca la frante indolenzita. Poi dice prima una 

battuta tra se) Cominciamo già con i bozzi in fronte... 

Sognavo che stavo in mezzo al mare. (Lui si mette comodo 

sul letto e poi con un po' di malizia) Allora, quanto 

devo aspettare? 

MOGLIE Per che cosa? 

MARITO Che ti decida a venire a letto. 

MOGLIE Ma perchè, dormiamo insieme... qui? 

MARITO (In tono di ovvietà) Eh... siamo marito e moglie, eh? 

MOGLIE (Cercando la scusa) Si, però... non sei moderno. Oggi gli 

americani dormono in letti separati... è la moda... si è 

più liberi, più comodi e... 

MARITO Più stupidi. Noi siamo italiani, che ce frega degli 

americani...(In modo gattesco. Lei, convinta si siede. 

Lui comincia a fare il micione) Vieni qui...vedrai che 

solo all'inizio starai scomoda ma poi, non ti vorrai più 

alzare. 

MOGLIE (Come lui si avvicina con la mano per accarezzarla lei 

sente solletico) ...Non resisto... piano, no li no... 

fermo ti prego... mi fai il solletico... 

MARITO (Incollerito) Ma come ti faccio il solletico...Ti sto 

accarezzando con tutta la passione... e dici che ti 

faccio il solletico? 

MOGLIE (Tenera) Su, non ti arrabiare, sei cosi carino quando 

ridi... 

MARITO (Piagnucoloso) Ma chi ride...io sto a piagne... 

MOGLIE E' l'emozione... devi inventarti qualcosa... così forse 

mi passerà. 

MARITO (Lui si guarda intorno pensoso. Poi con fare intrigante 

prende un coperchio, da scudo, una pentola da elmetto e 

uno spolverino da spada e comincia a raccontare) Tu sei 

stata rapita dal grande orco, che ti a portata nel suo 

castello nero, ai piedi della grande montagna. Draghi e 


37

folletti difendono la tua prigione fatta di ferro 

incrostato di bronzo. Ma io, il cavaliere senza macchia e 

senza paura (prende la scopa)... sopra al mio bianco 

destriero verrò a liberarti (La vede tremare) ...Ma che 

d’è? 

MOGLIE Ho paura, ho paura. Zitto ti prego. 

MARITO Ma me lo avevi detto tu d'inventarmi qualcosa... 

MOGLIE (Turandosi le orecchie) Si, te lo avevo detto io... ma 

adesso ho paura! E poi... 

MARITO E poi che cosa? 

MOGLIE Come finisce? 

MARITO Che? 

MOGLIE Sei riuscito a liberarla? 

MARITO Chi? 

MOGLIE Come chi... la principessa... quella rapita dall'orco... 

MARITO Ah, la principessa... eh! Quella si che l'ho liberata. 

MOGLIE Meno male. Allora si è salvata. 

MARITO Lei si, sono io che 'sto in mezzo a una tragedia. (Senza 

più speranze) Non c'è proprio niente da fare... 

MOGLIE Mi dispiace, ma è più forte di me... non riesco... forse 

domani... 

MARITO Me sa che domani sarà come oggi...anzi forse pure 

peggio. 

MOGLIE Non mi vuoi più bene? 

MARITO Si. 

MOGLIE Davvero? 


38

MARITO (Lui si avvicina e la accarezza con amaore e lei gli si 

raggomitola vicino) Certo, gattina mia... certo che ti 

voglio bene. Non importa sai? Non m'importa se la prima 

notte di nozze non abbiamo fatto altro che stare 

vicini... va bene anche così. 

MOGLIE Davvero lo pensi? Non lo stai dicendo solo per farmi 

contenta? 

MARITO Certo, che lo penso. Non ti preoccupare gattina...a me 

importa solo che tu stia serena e tranquilla vicino a 

me... il resto arriverà. 

MOGLIE E se non dovesse arrivare? 

MARITO Vuol di' che ce farò 'na croce. Su, non ti preoccupare 

gattina, stai tranquilla. 

MOGLIE (Lei comincia a togliersi delle cose e a toglierle anche 

a lui) Sai gattino? Forse saranno le tue parole dolci ... 

il fatto che non ho più paura... forse il fatto che non me 

lo stai chiedendo più... ma io sento un calore fortissimo 

nel cuore, una cosa che somiglia ad un incendio... una 

voglia incredibile di stringerti... di starti vicino... 

di abbracciarti... gattino... e vieni qui. Senti che bel 

letto morbido. 

MARITO Ma non avevi detto che ti piacciono le cose moderne? 

MOGLIE Forse... ma una donna cambia spesso idea.... E vieni 

micione. 

( La luce si spenge. Dopo qualche attimo il marito si alzerà con il busto e 

dirà rivolto al pubblico, illuminato solo con l'occhio di bue.) 

MARITO Ma va a capì le donne! 

INTERMEZZO SESTO 

Se crede d'avè trovato la pace ma invece...Adesso tutto andrà 

bene, sicuro. Lei je dirà tesoro...lui le dirà tesoro...tutti e due 

se diranno tesoro...all'inizio. Dopo un po però je 

cominceranno le prime crisi isteriche, i primi mal di testa che 

nun je passeranno nemmeno co le paroline dorci, ma solo co 


39

qualcosa de più convincente tipo anelli, collane, bracciali. 

Questa è la donna: profumata come una rosa, bella come la 

luna, dolce come il miele e rompiscatole come... la donna. 

Beate voi donne che nun prennete moje. Che poi è tutto vero, 

sa', proprio documentato. E poi, che nun se sa che la vita, 

l'allegria e la spensieratezza de n'omo ce stanno solo quanno 

è scapolo? Perchè nun è così? Voi che dite? Te nun poi parlà, 

eh... capirai, co tu moje a fianco, mesà che stasera nun hai 

potuto manco ride. E si perchè se ridevi, zacchete, avevi 

chiuso. Tu che dici? Che nun è vero niente? Che tu sei felice 

solo vicino a tu moje? Poraccio, chissà se ce crede pure lui. 

Lasciamo perde sto discorso e pijamo quello de prima... che 

poi sarebbe lo stesso. Dico... ma ce rendemo conto? No, 

dico... allora? Omini de tutto er monno, canalizzamosi, 

canonizzamosi, coalinamosi...ahò, mica me viene... 

coalizziamoci! Solo uniti riusciremo a vincere il nostro 

eterno nemico! Ma, dico, avete mai assistito a un 

fidanzamento fra due giovani innamorati? Avete mai assistito 

a tutto quello che succede la prima volta che lei porta lui a 

casa dei suoi genitori? A tutto quello che combina la, dimo 

pure, "madre della futura sposa"...a tutto quello che deve 

sopportà quer poro marito... che poi sarebbe er padre della 

futura sposa... No? Beh, me sa che quarcuno de voi già ce lo 

sa... purtroppo. Che poi ce sta chi sta ancora in tempo pe 

evitallo... er fidanzamento e tutto er resto è solo che, chi lo sa 

perchè, giranno, giranno ce cascano tutti. 

Dopo questa, chi nun ha ancora capito e è ancora deciso de 

pià moje... l'unica cosa che potemo fa pe lui... è faje di un po' 

de messe in chiesa! 

ATTO SESTA 

(Epoca funesta) 

(Il padre della "futura sposa" rientra a casa dopo una dura giornata di 

lavoro. E' visibilmente stanco. Sereno, dopo essersi tolto la giacca, si 

accinge a sedersi su una comoda poltrona. Ma proprio in quel momento 

entra la moglie tutta indaffarata.) 


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Scena prima 

(Padre e Madre) 

PADRE Ammazzalo che freddo. Certo che lavorà tutto er 

giorno fori casa è proprio dura. Non me so riuscito 

a riposà un attimo. Sempre a core de qua e dellà. 

Poi oggi c'è stato un cliente che m'ha fatto diventà 

matto. Civeva una paura de sbajà quello che comprava 

... diceva che se non riportava tutto quello che je 

aveva detto la moje sarebbe successo un macello. Mah, 

poraccio. Ognuno cià le rogne sue. Non vedo l'ora de 

mettemi a sede sur divano. 

MADRE Che fai! Fermo! 

PADRE Oddio, che c'è! Che ho fatto! 

MADRE Per fortuna ancora niente, ma c'è mancato poco. Ma nun 

hai visto che è tutto pulito? 

PADRE Ah, è pulito... embè? 

MADRE Come embè... 

PADRE Dico, embè me stavo a mette a sede. 

MADRE Ah, e tu me lo chiami embè. 

PADRE Ahò, ma che ti sei imbriacata de prima mattina. 

MADRE Fermo! Ma che stai a fa'! 

PADRE Aridaje! Me sto a mette a sede... ma che non capisci? 

Se voi te lo scrivo. 

MADRE Ce fai pure lo spiritoso. Non te ce poi mette a 

sede qui, perchè lo sporchi tutto e io ho finito 

adesso de pulillo. 

PADRE Ma guarda che mica me ce metto co le scarpe. 

MADRE Neanche sei entrato che già s'è ombrato tutto... 


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PADRE Che è che s'è ombrato? 

MADRE Er divano. Guarda! Ciò messo du' ore per mettelo 

bene. Non ciai rispetto pe niente, sei proprio un 

buzzuro. 

PADRE Che so io? 

MADRE Un buzzuro... un buzzuro... uno che sporca e basta, 

ecco. 

PADRE Tu me cominci a preoccupà, sa. Se pò sapè che 

cavolo t'ha preso? 

MADRE M'ha preso che je vojo fa fa' na bella figura a 

tu figlia... perchè io ci penso a tua figlia... 

PADRE Ma perchè io non ce penso a "tua figlia"? E poi perchè 

ce devo pensà proprio adesso? Cioè, vorebbe dire che 

se me metto seduto sul divano la trascuro, ve'? 

MADRE Certo che la trascuri. 

PADRE Allora qui la faccenda è proprio grave. Chi è che deve 

arivà? 

MADRE E che ne sai che deve arrivare qualcuno...? 

PADRE Perchè ogni vorta che arriva qualcuno sembra che deve 

scoppià na guerra dentro a sta casa. 

MADRE Deve arrivare Giggetto. 

PADRE E mo chi è Giggetto? 

MADRE Come chi è... è er fidanzato de tu' fia. 

PADRE Allora qua la cosa non è grave, è gravissima. 

MADRE Invece de sta' a chiacchierà, aiutame a mette a 

posto sta robba. 


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PADRE Ma guarda che io so' stanco... so' ritornato adesso 

dal lavoro... oggi nun me so fermato n'attimo... ciavrò 

pure diritto de metteme a sede', no? 

MADRE No. E adesso vedi de sta' zitto e aiutame a piegà 

'sta robba. Io vado un momento dellà a finì de 

cucinà. Guarda che adesso viene pure nonno. (Esce) 

PADRE Pure! E me dovrei sta' zitto. Do' andremo a finì de 

'sto passo. 

Scena seconda 

(Padre e Madre) 

MADRE Ahò, ma te voi sbrigà! 

PADRE E damme tempo! E mica è na rivorverata. 

MADRE Sbrigate che è quasi ora. 

PADRE De che...? 

MADRE Come de che... di andare a cena, no. Pe stasera ho 

fatto l'involtini ar sugo. 

PADRE Buoni! L'hai fatti pe' me, vero? 

MADRE No, li ho fatti pe tu fia. E guarda che so' 

pochi. Bastano solo per loro. Noi ce mangiamo er pesce. 

PADRE Come er pesce... lo sai che non me piace e me prepari 

er pesce? 

MADRE E' quello dell'altro ieri. Je 

damo na scallata e oggi è ancora più buono. 

PADRE Momenti moro l'altro ieri con quer pesce. 

MADRE Che vorresti di' che te do la robba cattiva? 

PADRE No, percarità. Però quer pesce è più forte di me, non 

me va ne su e ne giù. E' na cosa de pelle. 


43

MADRE Je la levi la pelle. E poi ho fatto pure due bistecche. 

PADRE Meno male, va. 

MADRE Ma me raccomando, lasciamole per loro. Hai visto mai 

che non je piaceno l'invortini e preferiscono le 

bistecche? 

PADRE Allora l'invortini, in caso, se li potemo mangià 

noi. 

MADRE No, perchè dopo sembra che ce morimo di fame. 

Per contorno ho fatto le patatine fritte. 

PADRE Quelle rosolate che te vengono tanto bone? 

MADRE Si, quelle... che però noi non ce mangiamo perchè le 

lasciamo a loro. Noi ce finimo la cicoria ripassata 

in padella... quella che je fa tanto bene a mi padre. 

PADRE Embè se la mangia tu padre. 

MADRE Lo sai com'è fatto... se non la mangiamo pure noi se 

crede che è avvelenata e non se la mangia più. 

PADRE Ma lo sai che ha me la cicoria in padella me smuove lo 

stomaco e poi ce sto male una settimana. 

MADRE Embè, ne farai a meno. Con tutte le cose che ce 

stanno da mangià, mica te morirai di fame. 

PADRE E' quello che pensavo pure io. Vabbè, faremo un 

fioretto. 

Scena terza 

(Madre, Padre e Nonno) 

NONNO (Entrando) E si per caso ci dicono qualcosa, 

(fischia)... noi jè famo er botto. (ride) 

PADRE Ahò, ma tu sempre co 'sto fischiabotto. 


44

MADRE E piantala! Lo sai che er povero mi padre ha fatto la 

guera... sono i ricordi de' bombe che cadevano. 

PADRE Je so rimasti impresso li botti che ha fatto lui non 

quelli delle bombe. 

MADRE Pensala n'po' come te pare. Guarda che stanno pe 

arivà, mettite un po' a posto. E non fumà, che sennò 

impuzzonisci tutta casa. E non te mette a sede sul 

divano, che sennò lo scomponi tutto. E nun te 

sbottonare la camicia che sennò mi pari peggio der 

compare cornacchia. 

PADRE Ma ci sarà pure quarcheccosa che posso fa pure io o 

proprio niente? 

MADRE Fai compagnia a mi padre, così stamo sicuri che non 

farete danni. 

PADRE Ma chi, io o lui 

MADRE Tutti e due. 

Scena quarta 

(Padre e Nonno) 

PADRE Ma guarda te che robba. Hai 

sentito, nò? 

NONNO Tanto, se ce dicheno quarcosa, (fischia)...noi je famo 

er botto. 

PADRE Qui i botti li sto a fa' solo io. Lo sai che te dico? 

Che adesso vado in cantina. Se non posso mangià 

niente a casa, mangerò qualcosa li. Non te andà, 

capito, nò? 

NONNO Tanto se ce dovessero di quarcosa, (fischia)... noi je 

famo er botto. 


45

Scena quinta 

(Madre e Claretta) 

(Si sentono delle voci fuori campo. Sono della ragazza e della madre. La 

scena rimane con luce soffusa.) 

CLARETTA Ciao, mà. Do' sta papà? 

MADRE Lascialo sta' tu padre che stasera non è 

aria. 

CLARETTA Ma... je volevo fa' conosce Giggetto. 

MADRE Che?! E' arrivato Giggetto? Ma perchè non me lo hai 

detto subito... 

CLARETTA Non m'hai fatto parlà. 

MADRE Tu padre sta dellà, in salotto. Fallo andà là, così se 

conoscono da soli. 

Scena sesta 

(Nonno e Giggetto) 

GIGGETTO Che è permesso ...? 

NONNO Chi è? 

GIGGETTO Buongiorno. Sono Giggetto. Tanto piacere. 

NONNO Che niente, niente, ce devi di quarcosa? 

GIGGETTO Perchè? 

NONNO Perchè se ce dovessi da di quarcosa, noi... (fischia) 

...te famo er botto. 

GIGGETTO Ah... simpatico. Lasciate che mi presenti... sono 

Giggetto. 

NONNO Chi sei te? 

GIGGETTO Sono Giggetto. 


46

NONNO E... che vole Giggetto? 

GIGGETTO Niente. Voi ancora non mi conoscete, ma io 

sono il fidanzato di vostra figlia. 

NONNO Il fidanzato di chi? 

GIGGETTO Di vostra figlia. 

NONNO Aridimmelo un po' all'orecchio bono... chi sei tu? 

GIGGETTO Sono il fidanzato di vostra figlia. Mi sembrate 

sorpreso. 

NONNO Embè... a di la verità... un pochetto... 

GIGGETTO Forse non vi aspettavate di vedere un... fidanzato 

bello come me? Non vado bene? Sono laureato in 

ingegneria aerospaziale e corsi di sopravvivenza 

all'Università di Bomampac e senza aver il gusto di 

vantarmene, sono discendente dei grandi di Spagna, e... 

NONNO E a... (fa il gesto dei sordi) ... come stai? 

GIGGETTO Beh, anche a quelli non mi posso lamentare. La mia 

famiglia è la più ricca dell'Andalusia. Abbiamo 

possedimenti in tutto il Sudamerica, piantagioni di 

riso in Cina e la nostra fattoria del Texas è la più 

ricca in fatto di allevamento di cavalli di pura razza, 

senza contare le varie agenzie sparse in Europa che ci 

fruttano alcuni miliardi l'anno, più o meno... Se può 

bastare... 

NONNO Può bastà. Ma senti un po', Giggè, come farai pe 

sposatte mi fia? 

GIGGETTO Perchè, c'è forse qualche impedimento? 

NONNO Eh... possinoammazzallo ce sta si. Però mica è 

difficile superallo... basta daje na bella bastonata 

qua. 

GIGGETTO Come una bella bastonata qua... 


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NONNO Se jela dai de qua non je fai niente. Cià la 

capoccia dura. Solo che... tu sei giovane... com'è che 

hai scelto proprio mi fia? No, percarità, nun è che ti 

ci voglio fare ripensare, capirai, co tutti i sordi che 

ciai... ma possinoammazzalla... racconta. 

GIGGETTO A dire la verità sono stato io il primo a vederla. Era 

cosi bella con le sue gialle trecce e... 

NONNO Gialle? Bianche vorrai di...? 

GIGGETTO Ma che bianche! Gialle! 

NONNO (Tra sè) Sarà un po' daltonico! Però cià li sordi. Si, 

si, gialle. 

GIGGETTO E con quell'abito scollato che le faceva vedere quelle 

splendide gambe, snelle e belle... 

NONNO Gambe snelle? Ma sei sicuro che hai visto propio mi 

fia? 

GIGGETTO Certissimo! 

NONNO Mah! Va n'po' avanti. 

GIGGETTO Niente, alllora io mi sono fatto vicino e le ho detto 

che mi ero innamorato di lei. 

NONNO Così, subito subito? Possinoammazzatte. E poi? 

GIGGETTO E poi, lei mi ha detto che era innamorata di me e che 

aveva una gran voglia di... (dice al'orecchio qualcosa). 

NONNO Se? Possinoammazzalla. E pensà che vent'anni fa era 

così timida che... 

GIGGETTO Come venti anni fa...Non ne ha compiuti adesso 

vent'uno...? 

NONNO Embè? Quanno ce n'aveva uno era timida.( Guardando il 

pubblico) Tosto, eh...? E poi? 


48

GIGGETTO E poi abbiamo deciso di sposarci. 

NONNO Ma come... così senza pensacce du vorte... subito, 

subito... 

GIGGETTO Subito, subito. 

NONNO Possinoammazzavve! E' solo che... ma lui lo sa? 

GIGGETTO Ma lui chi? 

NONNO Come, lui chi? Lui...quell'artro... 

GIGGETTO Ma perchè, ce ne è un altro? 

NONNO Ahò, io sto co te, eh! 

GIGGETTO Eppure mi aveva detto che non c'era nessuno... che 

ero il primo uomo della sua vita... 

NONNO Beh, questo po' pure esse... co quell'artro cià fatto 

giusto una figlia ma come omo, insomma ... 

GIGGETTO Come una figlia... Ma che ha anche una figlia? 

NONNO Eh... è pure bona! Se non fosse mi nipote, je farebe 

vedè io, je farebbe vedè, possinoammazzamme. A Giggè, 

ce l'hai già il tortore? 

GIGGETTO Per che fare? 

NONNO Pe dallo in testa all'impedimento. Comunque non te 

preoccupà, che adesso ce penso io. Te ne vado a 

prende uno, che vedrai te! (Esce) 

Scena settima 

(Giggetto e Clara) 

GIGGETTO Ma...come è possibile...una ragazza così dolce che a 

vederla sembra uscita adesso dal collegio...un'anima 

raffinata e gentile...E così, mi ha ingannato! Ci sono 

cascato proprio come un pollo...anzi, come un 

abbacchio! 


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CLARETTA (Chiama da fuori, poi entra) Giggetto...Giggetto... 

GIGGETTO Eccola che arriva! Lupus in fabula. Voglio proprio 

vedere dove può arrivare la sua falsità. Le chiederò se 

mi ha mai nascosto qualcosa e... se mi ha sempre detto 

la verità. 

CLARETTA Giggetto... ma che hai? 

GIGGETTO Niente... 

CLARETTA Come niente... hai l'aria triste. 

GIGGETTO Ma se ti ho detto che non ho niente. 

CLARETTA Giggetto... tu mi nascondi qualcosa. 

GIGGETTO Io? 

CLARETTA Si tu... te lo leggo negli occhi... dimmi, mi hai 

sempre detto la verità? 

GIGGETTO Veramente questo lo dovevo dire io a te! 

CLARETTA Che modo vile di difenderti... 

GIGGETTO E di che cosa mi devo difendere? 

CLARETTA Ti devi difendere del fatto che non mi dici tutta la 

verità. 

GIGGETTO Io non ti dico la verità? Io te l'ho sempre detta. Tu 

piuttosto... 

CLARETTA Io, che cosa? Vuoi forse dire che non ti dico la 

verità? 

GIGGETTO In un certo senso... Si, è così! Non mi dici la 

verità! 

CLARETTA Non mi dovevi dire questa cosa... mi fa male... non 

te ne accorgi di quello che dici ...Io non dirti la 

verità... ma come puoi solo immagginare una cosa del 


50

genere! Tu non mi ami! 

GIGGETTO Ma come? Io non ti amo perchè ti ho detto che forse non 

mi dici la verità... ma perchè tu che cosa mi hai detto 

prima? 

CLARETTA Non sai come trattare una donna... una donna non si 

tocca neanche con un fiore... 

GIGGETTA Ma se non ti ho neanche sfiorato... 

CLARETTA Tu! Dubiti di me! Forse pensi che io ti abbia potuto 

nascondere qualcosa... magari del mio passato... E' 

troppo! E' troppo! (Esce) 

Scena ottava 

(Nonno e Giggetto) 

NONNO Tiè, guarda che bel tortore t'ho trovato. Sai le tortorate 

che ciò dato co questo. Eh...A li tempi de li tempi, nun 

c'era nessuno che osava avvicinasse a me pe famme quarcosa 

...tranne la tu futura suocera bon'anima... che poi 

sarebbe mi moje. Ahò, nun c'era niente da fa. Più la 

bastonavo, più lei me voleva bene. Più io la ribastonavo, 

più lei me rivoleva bene. Più io la ribastonavo ancora, 

più... m'ha ribastonato pure lei. Che tempi! Nun erano 

tempi cupi ma de bastoni. Era na cosa assurda. Nun potevi 

da na bastonata a tu moje che lei te la ridava. E che è! 

Manco fossi no sconosciuto. Te l'avesse data no 

sconosciuto, posso pure capì che je la ridai ma se te la 

da tu marito... che sarà mai! Io so sicuro che ar tempo 

d'adesso, voi mariti si che ve sapete fa rispetta dalle 

mogli... Ve? Ve? Ve... Me sa de no, eh? Che volete fa. La 

donna...tutto passa, er tempo, le guere, li re, ma l'unica 

cosa che rimane uguale è lei... la donna. E poi lo sai che 

te dico? Che se te fanno quarcheccosa che nun va tu lo sai 

che je devi fa? 

GIGGETTO Che gli dovrei fare? 

NONNO (Fischia) Er botto! (Ride mentre Giggetto esce) 


51

Scena nona 

(Nonno e Madre) 

MADRE A papà, che sta a fa' qui? 

NONNO Niente... sto pensando... 

MADRE E che pensi a arta voce? 

NONNO Perchè non posso? 

MADRE Certo che puoi. 

NONNO Se mi avesse detto di no... (fa il gesto di darle una 

"tortorata" e fischia) sentivi che botto! 

MADRE (Prendedogli il mattarello) A grazie. Era da stamattina 

che lo cercavo. 

NONNO Che? 

MADRE Come che... lo stendarello. 

NONNO Come lo stendarello... ma perchè questo è no stendarello? 

MADRE Ma perchè non lo sai vedè da solo? 

NONNO Io pensavo che fosse un tortore... (tra se) allora tua 

madre m'ha sempre dato uno stendarello in testa... no un 

tortore... Allora è tutta n'antra cosa. 

MADRE Beh, volendo lo puoi usare pure come un tortore. L'effetto 

è quello. 

NONNO A perchè tu... lo vorresti usà pure co quest'artro, ve'? 

MADRE Co quest'artro chi? 

NONNO Dai che so tutto. 

MADRE Sai già tutto? E io che gli volevo fare una sorpresa... 

NONNO A me non me se po' nascondere niente, ce lo sai. 


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MADRE E chi è stato a dittelo? 

NONNO Se dice er peccato ma no er peccatore. 

MADRE E lui, già lo sa? 

NONNO Me sa de no. 

MADRE E come faccio a dijelo? 

NONNO Io un consiglio già ve l'ho dato... na bella botta con 

questo... 

MADRE Ma che dici... 

NONNO Dico che si non fai così, te saluto er botto. (Esce) 

MADRE Ma come avrà fatto a sapè che ho fatto l'invortini 

pure pe lui? Mah! (Escono) 

Scena decima 

(Padre e Giggetto) 

PADRE Ma davvero? 

GIGGETTO Davvero si, davvero. 

PADRE Ma come hai fatto a sapello... chi è che te l'ha detto? 

GIGGETTO Una persona di fiducia. Ma voi piuttosto, chi sareste? 

PADRE E tu dici che lei è già sposata? 

GIGGETTO Lo dico si. Quando le ho chiesto se mi avesse detto 

tutta la verità, è quasi scoppiata a piangere. 

PADRE Ma come hai fatto a sapello, quando io invece non so 

niente? 

GIGGETTO Ve l'ho detto. E' stata una persona di fiducia. Ma, per 

grazia, voi chi sareste? 


53

PADRE E questa persona di fiducia v'ha pure detto che cià un 

fio? 

GIGGETTO Ahimè, si. 

PADRE E brava Claretta. E io che non sapevo niente. 

GIGGETTO Ma nemmeno io. Sennò vi figurate che io, sarei venuto 

fin qua per sposarla? 

PADRE Quindi sareste voi il... diciamo, presunto corpevole. 

GIGGETTO Colpevole di che? 

PADRE Come de che, de... 

GIGGETTO Io non mi permetterei mai! 

PADRE Come non me permetterei mai... se te la voi sposà te 

devi permette e sennò che famo... 

GIGGETTO Ma si può sapere voi chi diavolo siete? 

PADRE Se proprio lo voi sapè, io so' un parente stretto de sta 

fia... 

GIGGETTO Ah, voi siete un parente... E neanche voi sapevate lo 

sapevate... 

PADRE Li parenti stretti come me so sempre l'urtimi a sapè... 

GIGGETTO E anche i fidanzati. 

PADRE Comunque, tutto sommato, è mejo che l'hai scoperto mo che 

dopo... 

GIGETTO Dite? 

PADRE Dico si. Lo sai che avresti fatto se già te l'eri 

sposata? 

GIGGETTO Avrai fatto tanto di quel baccano che mi avrebbero 

sentito fino a Napoli. 


54

PADRE Si, facile... all'inizio... ma poi l'avresti perdonata. 

GIGGETTO Io perdonata... penso di si. 

PADRE E poi sai che saresti stato pe tutta la vita? Er padre de 

un gran fio de na... gran fia. E poi le donne così so' 

quelle che nun te fanno più annà a ubriacatte co l'amici 

all'osteria. 

GIGGETTO E' vero. E adesso che devo fare? 

PADRE E che devi fa... io non posso fa niente perchè so un 

parente stretto... ma tu, come poi trovà l'occasione pe 

datte... 

GIGGETTO Pe darmi che? 

PADRE (Facendo il gesto di andarsene) Pe datte. (Esce) 

GIGGETTO (Risoluto) Farò proprio così. 

Scena undecima 

(Giggetto e Claretta) 

CLARETTA Giggetto! Giggetto! A sei qui...come va? 

GIGGETTO Che cosa? 

CLARETTA Mi dispiace per prima...non avrei voluto trattarti male 

ma sono così nervosa... mi perdoni? 

GIGGETTO Per così poco... non ti preocc...non ricordo. 

CLARETTA Come non ricordi... per quello che ti ho detto prima... 

GIGGETTO Ah, si... Tutto dimenticato. 

CLARETTA Sono contenta. Avevo paura che ti fossi arrabiato 

molto... 

GIGGETTO Figurati. 

CLARETTA Allora mi perdoni? 


55

GIGGETTO Si... 

CLARETTA Me lo dai un bacio? 

GIGGETTO Perchè? 

CLARETTA Per fare pace. 

GIGGETTO Adesso non posso...sai, si è fatto molto tardi...forse è 

meglio che vada... 

CLARETTA Come è meglio che vai... non ti fermi con noi? 

GIGGETTO Sarà per un altra volta. 

CLARETTA Perchè stai facendo così... non ti ho fatto niente di 

male... 

GIGGETTO Ah, no, eh? Tutti quegli altarini segreti... ti vuoi far 

perdonare solo per nascondermene altri. 

CLARETTA Cosa stai dicendo... forse è meglio se ti siedi e bevi 

qualcosa. 

GIGGETTO Adesso si, ma poi? Sono sicuro che non mi farai più 

andare all'osteria per potermi ubriacare con gli amici. 

CLARETTA Ma... se tu non vai mai all'osteria... e poi sei pure 

astemio. 

GIGGETTO Comunque è il concetto che conta. Cosa fai? 

Perchè piangi? Sei pentita? 

CLARETTA Piango perchè ho capito che mi vuoi lasciare... non mi 

ami più. Se è così sii sincero e nun ti inventare scuse 

così assurde... 

GIGGETTO No, bambolina, io ti amo ancora... se c'è qualcuno che 

ha fatto qualcosa che non andava quella sei tu. 

CLARETTA Ma insomma, si può sapere cos'è che ti avrei fatto? 

GIGGETTO Non ho la forza di dirlo. 


56

CLARETTA Tu adesso lo dici! 

GIGGETTO Sei sposata e quello che è peggio hai anche un bambino. 

CLARETTA Io? 

GIGGETTO Si, tu. 

CLARETTA E chi ti ha detto una fesseria del genere? 

GIGGETTO Me l'ha detto tuo padre. 

CLARETTA Mio padre? Sei sicuro che mio padre ti avrebbe detto una 

cosa del genere? Lo so che è un po' matto ma non pensavo 

fino a questo punto! 

(Entra il nonno che indaffarato 

non si accorge dei due. Poi esce) 

GIGGETTO Eccolo, lupus in fabula. 

CLARETTA Quello? Ma quello non è mio padre... 

GIGGETTO E chi è allora? Perchè ridi? 

CLARETTA Perchè immagino che tu gli avrai detto che volevi 

sposare sua figlia... 

GIGGETTO Certo... 

CLARETTA Che era giovane e bella...e magari pure bionda... 

GIGGETTO E'! Ma perchè ridi? 

CLARETTA Perchè lui è mio nonno. Avrà pensato 

che ti volessi sposare mia madre... ecco perchè t'ha 

detto che ero sposata e aveva un figlio... anzi una 

figlia. 

GIGGETTO Mi ha pure detto che questa figlia era "bona" ...Ma 

allora se non è tuo padre ma è tuo nonno tu non hai un 

figlio fio de na... (Si abbracciano e escono) 


57

Scena dodegima 

(Padre poi madre) 

PADRE Che me tocca vede! Ma come, ce so' stato mezz'ora a 

dije de non fallo e quando pareva che s'era convinto c'è 

cascato proprio come un pollo. E così neanche lui è 

riuscito a tenè arto er nome dell'omini... (A denti 

stretti) Ma quarcuno ce deve pure riuscì. Mo je fo da 

esempio... je faccio vedè io... 

(Entra la madre. Lo vede seduto sul divano 

e senza dirgli niente gli si avvicina.) 

MADRE Tutto bene? 

PADRE Mejo de così. 

MADRE So' contenta. Stai comodo? 

PADRE Si, sto comodo. Perchè non posso sta' comodo? 

MADRE Certo che poi sta' comodo. 

PADRE Ah no, me credevo. Me dispiace che 'sto divano se sarà 

sporcato tutto pe 'r fatto che me ce so' messo sopra... 

Vorà di' che poi lo buttamo. 

MADRE Non fa niente. E poi adesso non serve più tenello pulito. 

PADRE E già. Ormai er pollo è spennato. 

MADRE Quale pollo? 

PADRE Non ci capiamo proprio io e te, eh. 

MADRE Beh, forse qualche vorta... 

PADRE Quasi sempre. 

MADRE Dici? 

PADRE Dico. Dicevo che ormai è fatta... se so' fidanzati. 


58

MADRE Se li guardi si vede proprio che se 

vonno bene. Me sembra de rivede io e te quando ce 

semo fidanzati. Te ricordi? 

PADRE Poco... 

MADRE Non te ricordi de com'eri impacciato e 

preoccupato... 

PADRE L'unica cosa che mi ricordo è la tortorata de tuo padre. 

MADRE Ah, già la tortorata... te l'ha mai detto perchè te l'ha 

data? 

PADRE Pe salvamme ha detto... peccato che nun je è riuscito. 

MADRE Ti sei proprio tanto pentito de avemme sposato? 

PADRE Embè... 

MADRE E a pensà che eri così innamorato... 

PADRE Altri tempi. 

MADRE Bei tempi. 

PADRE Senti forse è meglio se me ne vado. 

MADRE Dove? 

PADRE Via... da qualche parte... dove quando torno dar lavoro 

me posso mette a sede dove me pare senza er rischio de 

fa scoppià na guera. 

MADRE Hai proprio deciso? 

PADRE Si, ho deciso. Anzi fammi sbrigare che sennò faccio tardi. 

MADRE Penso che sia inutile cercà de fermarte...? 

PADRE L'hai detto. E' inutile. 

MADRE Ogni tanto scrivimi... mi farebbe piacere. 


59

PADRE Ogni tanto. 

MADRE Portate le maglie di lana che sennò senti freddo. 

Prima dandare via... assaggia 'sti invortini... l'ho 

fatti per te... so che te piaceno tanto... 

PADRE L'invortini? L'hai fatti per me? 

MADRE Ma come, non lo sapevi? Prima mi padre m'ha detto che 

sapevi tutto... 

PADRE Ma io sapevo tutto del fatto de tu fia... che già era 

sposata e che ciaveva pure un fio. 

MADRE Ma quale fio de mi fia... quello è stato nonno, cioè mio 

padre che pensava che Giggetto se dovesse sposà co me. 

PADRE Ma allora... 'sta storia non è vera per niente...meglio 

così. 

MADRE Allora li assaggi 'sti involtini? 

PADRE (Ne assaggia uno) Ammappete come so’ buoni. 

Scena trigesima 

(Padre, Madre, Giggetto e Nonno) 

(I due si guardano e poi si abbracciano teneramente. Entra Giggetto per 

prendere una cosa. Entra anche Nonno che deciso, va verso i due e da una 

"tortorata" in testa a il padre.) 

MADRE A papà, ma che stai a fa! Me lo ammazzi proprio adesso 

che me l'ero ripreso? 

GIGGETTO Ma che fate... 

NONNO (Si abbraccia i due e dice serenamente) L'ho fatto per 

voi! 

(Si spengono le luci e si accende 

solo sul padre che si rialzerà a 

fatica. Poi venendo verso il 


60

pubblico parlerà.) 

FINALE 

(Il Padre illuminato con l'occhio di bue) 

PADRE - FOLLETTTO : Avete visto che succede a volessi sposà? E 

questo è niente. Pensate che la realtà è 

tutta morto peggio, morto più difficile. E 

allora ce conviene proprio continuà a volesse 

fidanzà, a volesse sposà? Voi che dite? E che 

potete di... Io, comunque dico che, nonostante 

tutto, anche se spesso è na rottura, che nun 

te fa fà tutto quello che voi... anche se 

stasera ce semo impegnati pe sottolineà i 

difetti che c'ha e manco tutti... la donna 

resta sempre... la cosa più bella che er 

Padreterno avesse mai potuto creà. E poi... me 

sa che quarche difettuccio ce l'avremo pure 

noi, no?! 

(Si spegne la luce e cala il sipario) 

FINE 


61

Beate voi donne che non prendete moje - Saverio Di Giorgio

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