ottobre 2012 - Portale del Medico di Famiglia - ULSS n. 10
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ATTUALITÁ<br />
PILLOLE DI STORIA<br />
a cura <strong>del</strong> dottor Fabio Toffoletto<br />
…DALLA PARTE DEL PAZIENTE<br />
Se nel secolo scorso avessimo chiesto a <strong>10</strong>0 persone in attesa <strong>di</strong> intervento<br />
chirurgico quale fosse stata la loro maggiore preoccupazione,<br />
probabilmente la risposta sarebbe stata “la paura <strong>di</strong> sentir dolore”. Ebbene<br />
nel corso <strong>del</strong> tempo questa<br />
paura si è progressivamente<br />
trasformata (e credo sia<br />
un’esperienza comune a tutti)<br />
nell’angoscia <strong>di</strong> sottoporsi all’anestesia<br />
e <strong>di</strong> cosa ci può succedere<br />
nel momento in cui<br />
non siamo più padroni <strong>del</strong> proprio<br />
corpo. Tali preoccupazioni<br />
sono verosimilmente dovute<br />
alla paura <strong>del</strong>l’ignoto, alla paura<br />
<strong>di</strong> consegnare se stessi nelle<br />
mani <strong>di</strong> una persona estranea<br />
e <strong>di</strong> “svegliarsi” durante l’intervento<br />
ma, è opportuno riba<strong>di</strong>rlo,<br />
alla resa dei conti sono preoccupazioni totalmente ingiustificate. I<br />
sistemi <strong>di</strong> monitoraggio <strong>del</strong>le funzioni vitali e il numero <strong>di</strong> persone addette<br />
alla sorveglianza <strong>del</strong> paziente durante l’intervento, sono talmente<br />
elevate che nessuna persona avrà mai nella propria vita tante attenzioni<br />
e controlli come in quei momenti. In effetti, andando a chiedere un<br />
parere alle persone che si sono sottoposte a procedure anestesiologiche,<br />
si ricevono risposte più <strong>di</strong> meraviglia sulla con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> benessere<br />
e <strong>di</strong> completa assenza <strong>del</strong> dolore rispetto a sensazioni fasti<strong>di</strong>ose avute<br />
durante l’intervento chirurgico, sia in sedazione locale che totale. Eventuali<br />
sensazioni spiacevoli <strong>di</strong> brivido, nausea, vomito, avvenuti in seguito<br />
a interventi chirurgici subiti qualche anno fa, sono oramai un lontano<br />
ricordo perché si è riusciti a rendere quasi inesistenti quegli effetti collaterali<br />
molto fasti<strong>di</strong>osi al paziente.<br />
Durante il percorso chirurgico l’anestesista segue il paziente in maniera<br />
continua, dalla valutazione <strong>del</strong>le sue con<strong>di</strong>zioni generali all’intervento<br />
stesso al decorso post operatorio, ed è lo specialistica che ha una visione<br />
olistica <strong>del</strong> paziente e dei suoi problemi. Un consiglio che posso<br />
dare a chi deve sottoporsi ad una qualsiasi pratica anestesiologica è<br />
che, nella pratica <strong>di</strong> vita quoti<strong>di</strong>ana, esistono attività o situazioni molto<br />
più pericolose. Abbiate la massima fiducia nello specialista che avete<br />
davanti e che vi seguirà, passo dopo passo, in tutto il vostro cammino<br />
terapeutico.<br />
16<br />
LA TESTIMONIANZA DI UN PAZIENTE<br />
Non è facile esprimere le “forti” emozioni che si provano<br />
pochi istanti prima <strong>di</strong> essere sottoposti a un intervento<br />
chirurgico, soprattutto se si tratta <strong>del</strong> primo nella<br />
propria vita, ma ci provo. E’ un caldo giorno <strong>di</strong> luglio<br />
e mi ritrovo in un letto nella Chirurgia <strong>di</strong> San Donà in<br />
attesa <strong>di</strong> entrare in sala operatoria. A metà mattinata<br />
gli infermieri mi trasferiscono con l’intero letto nell’area<br />
<strong>del</strong>le sale operatorie e in questo momento la tensione<br />
sale alle stelle. Il ritmo car<strong>di</strong>aco aumenta. Sono decisamente<br />
teso. E’ inutile cercare <strong>di</strong> star tranquillo.<br />
So che sarò sottoposto ad un’anestesia spinale e dunque<br />
sono consapevole che il mio corpo, dalla cinta<br />
alla punta dei pie<strong>di</strong>, sarà isolato da tutto il resto. Dovrei<br />
essere sveglio durante l’intervento e questo un po’ mi<br />
solleva, tuttavia ho in testa due chio<strong>di</strong> fissi: sentirò <strong>del</strong><br />
male? Andrà tutto bene?<br />
Ogni minuto d’attesa a pochi metri dalla sala operatoria<br />
equivale per me a un’ora d’attesa. Sapere che<br />
dovrò affidare la mia vita a mani altrui mi fa impazzire.<br />
Il personale che (forse) eseguirà l’intervento cerca <strong>di</strong><br />
mettermi a mio agio facendomi domande, seppur<br />
banali, ma parlare mi aiuta.<br />
Dopo pochi istanti (ore per me) è giunto il momento<br />
tanto temuto.<br />
Mi ritrovo <strong>di</strong>steso sul lettino <strong>del</strong>la sala operatoria, sul<br />
fianco destro, con l’anestesista che mi parla: “Si rilassi,<br />
vedrà che non sentirà nulla”. In verità sento un pizzico<br />
sulla schiena: “Fatto!” riprende l’anestesista, “pensavo<br />
fosse molto peggio” penso io, poi il buio.<br />
La prima cosa che sento al risveglio è: “Il paziente si è<br />
svegliato?” e vedo le plafoniere <strong>del</strong>l’illuminazione scorrere<br />
sopra <strong>di</strong> me: mi stanno riportando in reparto sul<br />
letto che occupavo in precedenza. Cosa ho pensato<br />
in quel momento? “Già fatto? Tutto qui?”. Ebbene si.<br />
L’intervento durato oltre un’ora è trascorso senza che<br />
me ne rendessi conto. Il tutto per merito <strong>di</strong> una eccezionale<br />
anestesista (<strong>di</strong> cui non conosco il nome) che<br />
mi ha “liquidato” (si fa per <strong>di</strong>re ovviamente) con un<br />
“pizzico” sulla schiena, e per merito <strong>del</strong>l’ottimo lavoro<br />
(a mio modesto parere) <strong>del</strong> primario Paolo Sorrentino<br />
e <strong>del</strong> dottor Agostino Giacomel, nonché <strong>del</strong>lo staff <strong>di</strong><br />
Chirurgia, che mi hanno “coccolato” sia prima che<br />
dopo l’intervento, facendomi sentire prima <strong>di</strong> tutto una<br />
persona, poi un paziente.<br />
Lettera firmata<br />
UN’AULA DEL CENTRO DI SALUTE MENTALE DEDICATA AD ALESSANDRA ZARATIN<br />
Nell’ambito <strong>di</strong> una ristretta cerimonia svoltasi lo scorso settembre al Centro <strong>di</strong> Salute Mentale <strong>di</strong> San Donà <strong>di</strong> Piave, il<br />
<strong>di</strong>rettore generale <strong>del</strong>l’<strong>ULSS</strong><strong>10</strong>, la <strong>di</strong>rezione strategica, il <strong>di</strong>rettore <strong>del</strong> Dipartimento <strong>di</strong> Salute Mentale, Salvatore Russo,<br />
hanno intitolato la sala riunioni ad Alessandra Zaratin, ex <strong>di</strong>pendente <strong>di</strong> questo servizio scomparsa all’età <strong>di</strong> 32 anni a<br />
causa <strong>di</strong> una grave malattia.<br />
“Non è usuale de<strong>di</strong>care una sala a un <strong>di</strong>pendente ma questo è un evento singolare – ha esor<strong>di</strong>to il <strong>di</strong>rettore generale,<br />
Paolo Stocco –. Alessandra, oltre alla professionalità ha messo in questo luogo<br />
qualcosa che non è scritto in nessun contratto <strong>di</strong> lavoro: ha messo l’entusiasmo<br />
e la passione, sia nelle proprie mansioni che nei confronti dei pazienti con cui<br />
aveva quoti<strong>di</strong>anamente un ottimo rapporto umano”.<br />
All’ingresso <strong>del</strong>la sala è stata posta la targa <strong>di</strong> intitolazione che riporta il motto<br />
<strong>di</strong> Alessandra: “Felicità è vedere ciò che si ha”. Presenti alla cerimonia anche i<br />
genitori ed il marito <strong>di</strong> Alessandra.<br />
“In questa struttura i pazienti hanno libero accesso ovunque – ha aggiunto il<br />
dottor Salvatore Russo - . Alessandra era impiegata in ufficio ma aveva una<br />
capacità innaturale <strong>di</strong> rasserenare i pazienti con il suo modo <strong>di</strong> fare e con il suo<br />
entusiasmo. Il suo sorriso resterà impresso sui muri <strong>di</strong> questo centro per sempre”.