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MONTE C ASSIANO<br />

IL NOSTRO PAE SE<br />

GUIDA SCRITTA E ILLUSTRATA DAI RAGAZZI PER I RAGAZZI<br />

ISTITUTO COMPRENSIVO “Giovanni Cingolani”<br />

Scuola Secondaria I Grado<br />

MONTECASSIANO<br />

2 3


PRESENTAZIONE DEL PROGETTO<br />

L’obiettivo di questo lavoro è di rendere i ragazzi consapevoli delle proprie radici<br />

storiche, linguistiche e artistiche, offrendo loro l’opportunità di conoscere il territorio<br />

<strong>com</strong>unale dal punto di vista fisico, economico ed amministrativo e di <strong>com</strong>prendere al<br />

meglio il senso delle tradizioni, delle feste e delle diverse attività.<br />

È stata utilizzata la metodologia della ricerca distinguendo, selezionando ed analizzando<br />

vari tipi di fonti storiche, leggendo ed interpretando carte topografiche, grafici, foto<br />

da terra ed aeree; infine è stato osservato direttamente ed indirettamente il territorio<br />

di Montecassiano per <strong>com</strong>prendere ed individuare aspetti e problemi dell’interazione<br />

uomo-ambiente, riconoscendone le modificazioni apportate nel corso dei secoli.<br />

Attraverso la conoscenza e l’amore per il proprio paese si matura un atteggiamento<br />

di rispetto e di conservazione dei luoghi in cui si vive, cercando di migliorarli, nella<br />

consapevolezza che sono patrimonio <strong>com</strong>une.<br />

COLOPHON<br />

Elisabetta Rocco<br />

EDITORE:<br />

Istituto Comprensivo “G. Cingolani” Montecassiano-Scuola Secondaria di 1° Grado<br />

REFERENTE DEL PROGETTO DIDATTICO:<br />

prof.ssa Elisabetta Rocco<br />

DOCENTI IMPEGNATI:<br />

E. Rocco, O. Serafini, G. Pigliapoco, A. Trubbiani, A. Sbrancia, I. Scoccia<br />

ANNI SCOLASTICI:<br />

2006/07-2007/08-2008/09<br />

REALIZZAZIONE TESTI E DISEGNI:<br />

classi 2^ e 3^ degli anni scolastici di riferimento<br />

POESIA “Montecassiano” (pag. 9):<br />

prof.ssa Maristella Angeli<br />

PROGETTO GRAFICO:<br />

Armando Pettinari<br />

STAMPA:<br />

Tipografia S. Giuseppe Pollenza (Macerata)<br />

ANNO:<br />

2010 1^ Edizione<br />

CARTA:<br />

patinata opaca gr. 150<br />

CARATTERI:<br />

Times<br />

MONTE C ASSIANO<br />

IL NOSTRO PAE SE<br />

Questa Guida è la conclusione di un progetto didattico che ha visto impegnati, negli<br />

ultimi tre anni scolastici, docenti di diverse discipline e più classi della Scuola Secondaria<br />

di Primo Grado.<br />

L’attività aveva <strong>com</strong>e obiettivi principali la scoperta e la conoscenza del patrimonio<br />

storico-artistico-culturale del territorio di Montecassiano. Di tale progetto la Guida è il<br />

risultato più significativo. Ma non l’unico. Già nell’aprile dell’anno scorso gli alunni<br />

hanno dato il loro contributo alla Giornata del FAI, <strong>com</strong>e “ciceroni”, illustrando, ai<br />

numerosi visitatori, le eccellenze storico-artistiche del nostro paese. Si sono impegnati,<br />

inoltre, nella realizzazione di un plastico del centro storico e di un video per la Giornata<br />

delle Marche. A corollario di questo percorso molteplici attività volte alla scoperta<br />

delle tradizioni locali.<br />

La necessità di costruire e di consolidare l’identità locale, da un lato, e la ricchezza del<br />

patrimonio artistico e architettonico, dall’altro, ci hanno negli anni sempre più convinti<br />

della validità di un lavoro didattico incentrato su questi aspetti. Infatti di questa straordinaria<br />

eredità che ci giunge da lontano si ha poca consapevolezza, anche perché negli<br />

ultimi anni è notevolmente cambiato il tessuto sociale ed urbano di Montecassiano:<br />

moltissimi ragazzi provenienti da regioni e paesi diversi, ma anche dalle stesse frazioni<br />

del Comune, hanno una conoscenza superficiale del prezioso giacimento culturale che<br />

è il loro paese.<br />

Nell’opinione pubblica, inoltre, sempre più sta maturando la consapevolezza del<br />

recupero dei centri storici,intesi <strong>com</strong>e luoghi simbolici in cui si ritrova l’identità di una<br />

<strong>com</strong>unità, e della necessità di dare importanza alla storia locale. Bene ha fatto, pertanto,<br />

l’amministrazione <strong>com</strong>unale ad impegnarsi nella valorizzazione di questo patrimonio e<br />

nel risanamento conservativo del centro storico.<br />

Dunque questa piccola Guida, scritta e illustrata dai ragazzi per i ragazzi, vuole essere<br />

un piccolo contributo offerto dalla Scuola Secondaria per la conoscenza del territorio.<br />

L’originalità del progetto grafico sarà, sicuramente, di grande aiuto per i ragazzi nella<br />

scoperta di edifici, chiese, monumenti che non sono stati fino ad ora conosciuti ed apprezzati.<br />

Desidero ringraziare, per l’immenso e lungo lavoro che ha richiesto la realizzazione<br />

della Guida, la prof.ssa Elisabetta Rocco, referente del progetto, i docenti di Lettere, di<br />

Tecnologia, di Arte e Immagine, Armando Pettinari, ideatore e realizzatore del progetto<br />

grafico, e il Sindaco di Montecassiano per il suo sostegno. La nostra gratitudine al<br />

<strong>com</strong>une di Montecassiano, alla BCC di Recanati e Colmurano, a Stefano Tartabini del<br />

Ristorante Anton e alla Pro Loco: senza il loro contributo non sarebbe stata possibile la<br />

stampa di questo libro.<br />

Ma un elogio e un grazie particolare vanno a tutti gli alunni che, negli scolastici 2006/07,<br />

2007/08, 2008/09, si sono impegnati con passione e con curiosità nel lavoro di ricerca,<br />

di studio di tutto ciò che riguarda la vita, la storia, la cultura, la religione, la natura, le<br />

tradizioni, le leggende, i monumenti, le chiese rurali, le ville di uno dei borghi più belli<br />

del maceratese: MONTECASSIANO.<br />

Il dirigente scolastico<br />

Montecassiano, 19 aprile 2010 Nicola di Monte<br />

4 5


INDICE<br />

I. Vi presentiamo il nostro paese<br />

1. Montecassiano in versi.................................................<br />

2. Montecassiano e il suo territorio.................................<br />

3. Lo stemma <strong>com</strong>unale...................................................<br />

4. Il toponimo...................................................................<br />

II. Montecassiano nella storia<br />

1. Le origni......................................................................<br />

2. La nascita del Comune................................................<br />

3.Il Quattrocento e il Cinqucento....................................<br />

4. Il Seicento e il Settecento..............................................<br />

5. L’Ottocento...................................................................<br />

6. Il Novecento..................................................................<br />

III. La struttura urbana del territorio<br />

1. Lo sviluppo del centro storico......................................<br />

2. Le mura e le porte.........................................................<br />

3. Le frazioni.....................................................................<br />

IV. Tre itinerari di visita<br />

Piazza Leopardi...............................................................<br />

1. Da piazza Leopardi alla Porta del Cerreto.................<br />

2. Da piazza Leopardi alla chiesa di Santa Croce..........<br />

3. Da piazza Leopardi a Palazzo Buscalferri..................<br />

Pag.<br />

6-8<br />

9<br />

12<br />

13<br />

15<br />

16<br />

17<br />

20<br />

21<br />

24<br />

24<br />

26<br />

27<br />

28<br />

30<br />

32<br />

38<br />

40<br />

40<br />

53<br />

60<br />

6 7<br />

INDICE<br />

V. Curiosità<br />

1. Le ville...........................................<br />

2. Le chiese rurali......................................<br />

3. Le fonti e i lavatoi................<br />

4. Gli stemmi gentilizi...................................<br />

5. I cortili...........................................<br />

6. Le taverne..............................................<br />

7. Le grotte....................................................<br />

8. Le feste, le fiere e le sagre.........................<br />

Pag.<br />

65<br />

65<br />

68<br />

69<br />

72<br />

73<br />

74<br />

75<br />

75


MONTE C ASSIANO<br />

8 9


I. Vi presentiamo il nostro paese<br />

1. Montecassiano in versi<br />

Montecassiano<br />

Ciottoli nelle strette viuzze<br />

strade consunte<br />

dagli infiniti passi<br />

ciabattare nell’eco delle stanze<br />

profumo di pane appena sfornato<br />

vocio di donne nel viavai della vita<br />

camini, segnali di fumo<br />

rintocco di campane<br />

nel ricordo del tempo<br />

tradizioni protette<br />

<strong>com</strong>e scudi a difesa<br />

battaglie vinte<br />

musica, banda del paese<br />

palio e sughitti a festeggiare<br />

la memoria<br />

di chi resta a ricordare<br />

10 11


Dai, vieni a visitare il mio paesello,<br />

tu non sai quant’è bello!<br />

Il suo nome è Montecassiano<br />

e per visitarlo cammina piano piano,<br />

così potrai vedere,<br />

la sua armonia e le sue magiche sere.<br />

Se tu entri da una delle tre porte<br />

arriverai, per stradine lunghe e corte,<br />

al suo pezzo più forte:<br />

la piazza ed il Palazzo dei Priori,<br />

con seduti nel bar tanti signori!<br />

Se un po’ d’aria buona vuoi respirare,<br />

al Parco del Cerreto devi andare<br />

e se una mangiata ti vuoi fare,<br />

alla Festa de’ Sughitti devi partecipare.<br />

E se ancora non credi che sia speciale,<br />

puoi chiedere a quelli<br />

che d’Italia l’hanno eletto uno dei borghi più belli!<br />

Montecassiano un paese di tradizioni,<br />

con feste, bande e canzoni<br />

tutto questo mantenendo la sua tranquillità<br />

e infondendo alla gente molta felicità.<br />

Dei sughitti è la festa, che nel cuore ci resta<br />

mettendo l’allegria, che non riesce ad andar via.<br />

Montecassiano, paese piccolo di dimensioni.<br />

Ma grande nelle emozioni.<br />

Tranquillo, festoso e tradizionale,<br />

questo è il paese che ti fa sognare.<br />

Montecassiano nato da lontano,<br />

può sembrare un po’ strano,<br />

ma ogni mese, troverai tante sorprese,<br />

sempre nuove di questo paese.<br />

Cinque colli verdeggianti, mura antiche e imponenti<br />

lo puoi riconoscere anche da lontano, il campanile<br />

spunta festoso<br />

è il nostro paese Montecassiano.<br />

Tornando a casa, da non molto lontano<br />

si scorge quel colle, ove sorge Montecassiano.<br />

Gli alberi, le mura, le case e il campanile,<br />

per cui provi nostalgia, ogni volta che vai via.<br />

Una zona pacifica.<br />

La gente tranquilla, con cui ti diverti<br />

anche senza far nulla.<br />

12 13


2. Montecassiano e il suo territorio<br />

Il Comune di Montecassiano si trova in provincia di Macerata. Esso confina<br />

a nord con il Comune di Montefano, a nord-est e a est con Recanati, a sud e<br />

a ovest con Macerata, a nord-ovest con Appignano. Il territorio è in gran parte<br />

delimitato da due corsi d’acqua: il torrente Monocchia, che da nord-ovest a est<br />

segna il confine con Appignano, Montefano e Recanati, e il fiume Potenza, che<br />

a sud separa il Comune di Montecassiano da quello di Macerata.<br />

Il territorio, che occupa una superficie di circa 33 Kmq., è in prevalenza costituito<br />

da colline. Solo la parte sud, lungo il Potenza, è <strong>com</strong>pletamente pianeggiante.<br />

La popolazione supera i 7.000 abitanti.<br />

Il capoluogo, posto al centro del territorio <strong>com</strong>unale, sorge a 215 metri di altitudine<br />

sul livello del mare. Esso dista 10 Km. da Macerata, circa 40 Km. da<br />

Ancona, 25 km. dalla costa adriatica e circa 80 Km. dall’Appennino.<br />

Il territorio è suddiviso in ventitré contrade e <strong>com</strong>prende quattro importanti centri<br />

abitati (frazioni o località): Sambucheto, Sant’Egidio, Valle Cascia e Vissani.<br />

Montecassiano conserva ancora testimonianze interessanti dal punto di vista storico<br />

e ambientale, che lo caratterizzano dandogli un’identità per cui fino ad oggi<br />

ha meritato diversi riconoscimenti a livello nazionale.<br />

3. Lo stemma <strong>com</strong>unale<br />

Lo stemma del Comune di Montecassiano,<br />

adottato con decreto<br />

governativo del 4 febbraio 1930, è<br />

attualmente costituito da cinque<br />

monti o colli di colore verde in<br />

campo azzurro, sovrastati da due<br />

stelle dorate, con al centro una croce,<br />

anch’essa dorata. Sullo stemma<br />

campeggia una corona con merli<br />

ghibellini e tre porte che richiamano<br />

la cinta muraria del paese.<br />

I cinque colli, individuati dal canonico<br />

Pacifico Marchetti all’inizio<br />

dei suoi Annali Ecclesiastici (pag.<br />

48), rappresentano Monte dell’Abate,<br />

Monte Libano, Monte Ferro,<br />

Monte della Serra e Monte di<br />

Collina.<br />

La tradizione vuole che le due stelle<br />

simboleggino i santi protettori di<br />

Montecassiano: san Giuseppe e san<br />

Cassiano.<br />

Anticamente al posto della croce,<br />

sopra i cinque colli colorati di verde<br />

scuro, si trovava una fascia azzurra<br />

trasversale in campo rosso. Questa variazione,<br />

apportata con decreto consiliare<br />

del 17 marzo 1549, si deve alla<br />

devozione dei montecassianesi per la<br />

reliquia ritenuta della Croce Santa, venerata<br />

in paese fin dal XIII secolo.<br />

14 15


Per conservare degnamente la reliquia della croce di Cristo, nel 1481 il Comune<br />

di Montecassiano acquistò una pregiatissima stauroteca poi donata<br />

alla Collegiata. Questo reliquiario a forma di croce è costituito da una struttura<br />

in legno ricoperta da sottili lamine d’argento. Nel medaglione centrale è<br />

rappresentata la Traslazione della Santa Casa di Loreto, con la Madonna e il<br />

Bambino Gesù fra gli angeli; nella parte posteriore è incisa la Crocifissione.<br />

4. Il toponimo<br />

Come si ricava dal più antico documento conservato nell’archivio storico <strong>com</strong>unale<br />

di Montecassiano, datato 1151, il primitivo toponimo del paese era<br />

Castrum Montis Sancte Marie. Nel Duecento esso appare trasformato in Monte<br />

Santa Maria in Cassiano, mentre a partire dal XVI-XVII secolo inizia ad affermarsi<br />

il nome che prevarrà fra Sette e Ottocento: Monte Cassiano, poi divenuto<br />

Montecassiano.<br />

Pianta del territorio <strong>com</strong>unale disegnata dal<br />

canonico Pacifico Marchetti - negli “Annali ecclesiastici” (1860)<br />

16 17


II. Montecassiano nella storia<br />

1. Le origini<br />

a) L’età preromana<br />

La presenza di insediamenti preromani nel territorio di Montecassiano, collocato<br />

nella media vallata del Potenza e dunque inserito nei percorsi di collegamento<br />

tra Piceno ed Etruria, è testimoniata da alcuni oggetti raccolti nella<br />

collezione civica, rinvenuti in gran parte nei dintorni del paese. Si tratta di armi<br />

di ferro e vasellame di bronzo (un elmo, delle spade, un colino, alcuni bacini,<br />

ecc…), provenienti quasi certamente da necropoli picene della zona. Tali materiali<br />

documentano quindi la presenza dei Piceni, in particolare di una élite guerriera<br />

e aristocratica, nel nostro territorio tra il VI e il III secolo a. C.<br />

18 19


) L’età romana<br />

n età romana si sviluppa progressivamente l’abitato di Ricina, centro impor-<br />

I tante in prossimità di un passaggio strategico sul fiume Potenza, divenuto municipio<br />

intorno alla metà del I sec. d. C. A Ricina apparteneva l’attuale territorio<br />

<strong>com</strong>unale di Montecassiano, dominato dal colle poi detto di Santa Maria<br />

(l’odierno centro storico). Qui sorgeva un tempio dedicato a Venere, con accanto<br />

la villa di campagna (domus rusticationis) di un magistrato ricinese.<br />

Ricostruzione ipotetica della Domus rusticationis e del tempio del magistrato ricinese<br />

Di Ricina, collocata presso l’attuale Villa Potenza, restano rovine importanti,<br />

<strong>com</strong>e il teatro, parte del tracciato viario e testimonianze epigrafiche che ci<br />

illustrano aspetti della sua vita plurisecolare.<br />

TEATRO DI RICINA<br />

Rovine Ricostruzione ipotetica<br />

La presenza romana a Montecassiano è testimoniata dal rinvenimento nel 1602,<br />

presso Valle Cascia, di un altare funerario risalente al I secolo d. C. Come testimonia<br />

l’iscrizione in esso riportata, si tratta di un monumento funerario voluto<br />

da un certo Tusidio Ciro in memoria della defunta moglie Cassia Orestina. Questa<br />

lapide è oggi conservata nell’atrio del palazzo <strong>com</strong>unale. Essa va collegata<br />

alla importante famiglia ricinese dei Cassi, molto probabilmente proprietari di<br />

una vasta tenuta nella zona. Da loro deriverebbero i toponimi Cassiano, che<br />

significa “fondo dei Cassi”, e Valle Cascia. La stele è in calcare marnoso dei<br />

Sibillini, una roccia costituita da calcare e argilla. È alta circa 98 cm., larga 40-50<br />

cm. nella parte centrale e spessa 26 cm. Rinvenuta in un podere del nobile maceratese<br />

Marcantonio Amici, fu da questi donata al Comune di Montecassiano nel<br />

1620. Ne riportiamo il testo latino con la traduzione italiana:<br />

Altare funerario<br />

Altre testimonianze di età romana rinvenute<br />

nelle campagne di Montecassiano sono<br />

presenti nella collezione civica (pag. 43).<br />

Agli dei Mani.<br />

Alla degna Cassia<br />

Orestina,<br />

moglie fedele,<br />

per i meriti della vita,<br />

per l’animo<br />

semplice e affettuoso,<br />

Tusidio Ciro<br />

fece questa iscrizione<br />

all’amata<br />

20 21


2. La nascita del Comune<br />

Nel V secolo d. C. veniva distrutta Ricina. I pochi superstiti si arroccarono<br />

con molta probabilità sulle colline circostanti il municipio, dove già esistevano<br />

ville rurali, dando vita ai futuri castra (castelli), tra cui il castrum Montis<br />

Sanctae Mariae (il castello di Monte Santa Maria).<br />

L’esistenza di un castello sul colle di Santa Maria è documentata fin dal XII<br />

secolo. Esso era abitato e governato dai conti Cassiani, molto probabilmente<br />

discendenti dalla famiglia ricinese dei Cassi, cui apparteneva Cassia Orestina,<br />

dedicataria della lapide di cui sopra. Ciò dimostrerebbe una sorta di continuità<br />

storica tra l’antico abitato di Ricina e il paese di Montecassiano.<br />

I Cassiani dominarono per secoli in questi luoghi. Il più antico documento montecassianese,<br />

datato 1151, tramanda il nome di Pietro, figlio del conte Cassiano,<br />

il quale, <strong>com</strong>e signore del luogo, conferma la cessione in enfiteusi (una specie di<br />

affitto) ad un certo Pagano Barone della quarta parte del castello di Santa Maria,<br />

di un altro castello - molto probabilmente quello di Collina - e della quarta parte<br />

della chiesa di Santa Maria.<br />

Intanto, verso la fine del 1100, il vicino castello di Monte Urbano (castrum<br />

Montis Urbani), sul colle attualmente chiamato Monte Libano, si era anch’esso<br />

costituito in Comune, raggiungendo un’importanza maggiore rispetto a Montecassiano.<br />

Ebbe però vita breve perché i suoi abitanti, per sfuggire agli Osimani<br />

e ai nemici montecassianesi che alla fine riuscirono a conquistarlo, lo abbandonarono<br />

rifugiandosi a Macerata. Monte Urbano <strong>com</strong>pare tra i <strong>com</strong>uni che hanno<br />

sottoscritto nel 1202 la Pace di Polverigi. Sulla sommità del colle sono stati rinvenuti<br />

resti di muraglie, monete ed altri oggetti che testimoniano l’esistenza di un<br />

grande insediamento.<br />

Alleato di Monte Santa Maria in Cassiano era invece il castello di Collina (castrum<br />

Colline), ubicato tra l’attuale contrada Collina e Sambucheto. Anch’esso<br />

s<strong>com</strong>parve presto, perché intorno al XIII secolo i suoi abitanti <strong>com</strong>inciarono a<br />

trasferirsi dentro Montecassiano.<br />

Diversa è la vicenda di Noncastro (Novum castrum), il quarto castello presente<br />

nell’odierno territorio <strong>com</strong>unale. Era collocato tra Valle Cascia e Palazzetto. Nel<br />

1239 fu donato dal re Enzo, figlio di Federico II, ai Maceratesi. Ben presto però<br />

fu da questi abbandonato e annesso al territorio di Montecassiano. Così, verso la<br />

fine del XIII secolo, il Comune di Monte Santa Maria in Cassiano raggiungeva la<br />

massima estensione arrivando all’incirca sino agli attuali confini.<br />

Nel frattempo però i monaci cistercensi, che si erano da poco insediati a Chia-<br />

3. Il Quattrocento e il Cinquecento<br />

Nel corso delle lotte tra Guelfi e Ghibellini, Montecassiano<br />

si schierò quasi sempre dalla parte di<br />

questi ultimi. Nel 1313, ad esempio, si formò una lega<br />

antipapale, alla quale partecipò anche Montecassiano<br />

confermando le sue tendenze ghibelline.<br />

Nel 1353 il paese fu saccheggiato dal capitano di ventura<br />

francese Giovanni di Montréal, detto fra’ Moriale.<br />

Fra il 1378 ed il 1417 Montecassiano partecipò alle lotte<br />

fra papi e antipapi. Nel 1393 si alleò con il pontefice<br />

romano, per cui dovette subire incendi, uccisioni e<br />

razzie da parte nemica. In segno di riconoscimento, il<br />

ravalle di Fiastra, stavano circondando, grazie ad acquisti e donazioni, i pos-<br />

fratello del papa, Andrea Tomacelli, concedette a Monsedimenti<br />

dei conti Cassiani, ormai in declino. Nel 1165 l’Abbazia di Fiastra<br />

tecassiano maggiore autonomia dandogli la facoltà di<br />

risulta aver acquisito anche il castello di Monte Santa Maria e quello di Collina.<br />

eleggersi autonomamente il podestà. Nel 1396 Boni-<br />

In quell’anno il conte Pietro si dichiara non più proprietario dei due castelli, ma<br />

facio IX confermò tale privilegio ai montecassianesi,<br />

enfiteuta dei monaci fiastrensi, obbligandosi a versare loro, <strong>com</strong>e suddito, un ca-<br />

assolvendoli dagli errori <strong>com</strong>messi in passato.<br />

none annuale.<br />

Nel 1415 il Comune si schierò con i Malatesta contro<br />

I Cistercensi <strong>com</strong>unque non esercitarono un peso eccessivo né in campo ecclesia-<br />

Rodolfo da Varano, Braccio da Montone e Ludovistico<br />

né in campo politico. Quando gli abitanti di Montecassiano, verso la fine del<br />

co Migliorati. Placatisi gli scontri con il Concilio di<br />

XII secolo, si associarono dando vita al Comune, i monaci non esercitarono par-<br />

Costanza, nel 1418 il nuovo papa Martino V, al secolo<br />

ticolari ingerenze. In cambio di questa concessione, essi si limitarono soltanto a<br />

Ottone Colonna, assolse il paese da ogni irregolarità<br />

22<br />

pretendere il versamento di un canone annuale, che il Comune pagò fino al 1457.<br />

<strong>com</strong>piuta durante lo scisma d’Occidente.<br />

23


Nel 1434 giunse nelle Marche il capitano di ventura Francesco Sforza, il quale,<br />

dopo essersi accampato presso il molino di Sant’Egidio, impose a Montecassiano<br />

i suoi podestà. In quegli anni<br />

furono demolite le chiese extraurbane<br />

di San Lorenzo, San Michele de Cesis,<br />

San Michele della Serra e, più tardi,<br />

Santa Maria del Calcinaro, perché<br />

troppo spesso usate dalle truppe nemiche<br />

<strong>com</strong>e riparo.<br />

Cessata l’avventura dello Sforza nel<br />

1445, Montecassiano si sottomise definitivamente<br />

al papa. A partire da questo<br />

periodo fino ai primi decenni del<br />

Cinquecento, vennero aperti in paese<br />

numerosi cantieri edilizi pubblici e<br />

privati, grazie ai quali Montecassiano<br />

ha assunto quell’aspetto di centro tardomedioevale<br />

percepibile ancora oggi.<br />

Il Cinquecento fu al tempo stesso un<br />

secolo ricco di <strong>com</strong>mittenze artistiche<br />

e vivace dal punto di vista culturale:<br />

basti pensare alla presenza e all’attività<br />

di artisti <strong>com</strong>e Ioannes Hispanus<br />

(pag. 44) e Mattia della Robbia (pag.<br />

47) e di letterati <strong>com</strong>e Nicolò Peranzone<br />

(pag. 42).<br />

Per quanto riguarda l’aspetto demografico,<br />

ricordiamo che nel XIV secolo la nostra<br />

cittadina era considerata una terra<br />

piccola della Marca d’Ancona. Prima<br />

della Peste Nera del 1348, abitavano a<br />

Montecassiano circa 250 famiglie.<br />

Il Quattrocento e il Cinquecento sono stati per le Marche secoli di guerre, di<br />

assedi e di passaggi di truppe, ma anche di carestie e pestilenze. Il territorio<br />

di Montecassiano non fu risparmiato da tali flagelli, anche se la popolazione<br />

non subì drastici crolli. Gli abitanti anzi crebbero progressivamente sino<br />

alla grande carestia del 1591, soprattutto grazie all’apporto di numerosi immigrati,<br />

i quali, lavorando al diboscamento, alla bonifica e al dissodamento<br />

delle nostre campagne, avviarono un processo di crescita economica i cui<br />

profitti furono in gran parte investiti nell’edilizia pubblica e privata. In altre<br />

parole, la cosiddetta “ricolonizzazione agricola” dei secoli XV e XVI ha creato<br />

le condizioni economiche per lo sviluppo urbanistico di Montecassiano nelle<br />

forme che ancora oggi possiamo ammirare.<br />

Per <strong>com</strong>prendere l’incidenza dell’immigrazione nel tessuto sociale montecassianese,<br />

si consideri che nel 1490 circa il 36% della popolazione era costituito<br />

da stranieri e forestieri. Tra essi, i più numerosi erano gli Albanesi e<br />

gli Schiavoni (Slavi), poi i Vissani, i Cingolani, i Romagnoli e i Lombardi.<br />

Verso la seconda metà del Cinquecento arrivarono molti immigrati anche<br />

dall’Umbria e dal Ducato di Urbino. Erano quasi tutti contadini, tranne i<br />

Lombardi, specializzati nel lavoro di capomastri, muratori e fornaciai.<br />

24<br />

Altare della Robbia - particolare<br />

Due eventi chiudono la storia cinquecentesca di Montecassiano. Il primo, nel<br />

1586, sotto Sisto V, è il passaggio del territorio <strong>com</strong>unale dalla diocesi di Osimo<br />

a quella di Loreto; il secondo è la terribile carestia del 1591, che a Montecassiano<br />

ha provocato, per fame, stenti e tifo, la morte di centinaia di persone.<br />

25


4. Il Seicento e il Settecento<br />

Nei secoli XVII e XVIII il nostro territorio vide il passaggio di truppe tedesche,<br />

spagnole e dei diversi stati italiani, che fortunatamente, però, non<br />

provocarono danni. In questo periodo, oltre alle carestie, alle invasioni di cavallette<br />

e alle sporadiche epidemie, si verificò anche una serie di terremoti.<br />

Una delle scosse più disastrose fu quella del 24 aprile 1741, che fece cadere la<br />

cuspide del campanile della pieve di Santa Maria.<br />

Per quanto riguarda la storia religiosa, va ricordato che nel 1761 la stessa pieve,<br />

con l’istituzione di un piccolo capitolo di canonici, ebbe il titolo di Collegiata.<br />

Durante il triennio giacobino (1796-1799), con l’occupazione francese, Montecassiano<br />

perse alcuni arredi sacri, mentre le Clarisse riuscirono a salvarne altri. In<br />

particolare, il sindaco Giuseppe Antolini riscattò dal Commissario di Governo,<br />

con una somma di<br />

trenta scudi, la croce<br />

stazionale.<br />

Nel 1799 si temette<br />

il sacco generale<br />

di tutto il paese,<br />

decretato dalle<br />

truppe francesi per<br />

l’aggressione ad<br />

un soldato napoleonico,<br />

derubato sul<br />

ponte del Monocchia.<br />

All’ultimo<br />

momento il paese<br />

fu risparmiato,<br />

mentre furono fucilati per rappresaglia dieci cittadini, fra cui una donna di settant’anni<br />

e il nipote di undici.<br />

Nel 1860 i montecassianesi parteciparono con festeggiamenti, canti e musica al<br />

passaggio del re Vittorio Emanuele II.<br />

La tradizione vuole che il<br />

sovrano abbia<br />

abbeverato il<br />

suo cavallo<br />

alla fontana<br />

che da allora<br />

è stata chiamata<br />

dei cavalli.<br />

Lo stesso Borgo<br />

San Nicolò<br />

venne intitolato<br />

a Vittorio<br />

Emanuele II.<br />

Il 4 – 5 novembre<br />

1860 si<br />

votò con plebiscito per l’annessione al Regno d’Italia. Si recarono alle urne solo<br />

291 cittadini su 1.220 aventi diritto. I SI furono 278, pari al 98,7% dei voti.<br />

Per ricordare l’evento una <strong>com</strong>missione<br />

stabilì di erigere una<br />

lapide al re vittorioso.<br />

In realtà, questa epigrafe fu realizzata<br />

ed affissa solo nel 1899.<br />

Fatta in marmo di Carrara, essa<br />

misura metri 2,35 per 1,80, è ornata<br />

da eleganti fregi, cornici e<br />

5. L’Ottocento<br />

Fontana dei cavalli<br />

urante il periodo risorgimentale anche a Montecassiano ci furono patrioti e<br />

Dspiriti liberali. Riferisce Gabriele Svampa, riprendendo Domenico Spadoni,<br />

quattro medaglioni di bronzo che rappresentano<br />

il re Vittorio Emanuele e gli altri arte-<br />

che nel processo avvenuto per il fallito moto carbonaro maceratese del 1817<br />

fici dell’Unità d’Italia: Giuseppe Garibaldi,<br />

«per la notte di San Giovanni - data stabilita per l’inizio della rivolta - il capo<br />

Camillo Benso conte di Cavour e Giuseppe<br />

di essa, don Agostino Buratti, aveva promesso di andare a Macerata con trenta<br />

Mazzini.<br />

uomini armati». Anche per il moto del 1831 vi furono fautori, ma la maggioranza<br />

Alla presa di Roma del 1870 partecipò, fra<br />

della popolazione rimase indifferente. Le stesse truppe austriache di passaggio<br />

gli altri, anche l’ingegnere Gustavo Perozzi,<br />

furono accolte sotto le mura del paese con «un lauto rinfresco». Nel 1848 tre<br />

che raggiunse i più alti gradi della carriera<br />

montecassianesi parteciparono alla difesa della Repubblica Romana, così <strong>com</strong>e<br />

militare fino a diventare aiutante di campo di<br />

altri parteciparono alla guerra per l’indipendenza del 1859. In questa occasione<br />

Nino Bixio.<br />

Zeffirino Fogante fu decorato con medaglia d’argento.<br />

Lapide per l’Unità d’Italia<br />

26 27


6. Il Novecento<br />

Durante la Grande Guerra, Montecassiano ebbe richiamati molti uomini.<br />

Settantotto furono i caduti e molti altri ritornarono menomati fisicamente.<br />

In ricordo di quanti sacrificarono<br />

la loro vita per la<br />

Patria, il paese volle erigere<br />

il Sacrario dei Caduti,<br />

progettato dall’architetto<br />

Cirilli e costruito sulla preesistente<br />

chiesa dell’Annunziata,<br />

della quale fu<br />

conservato l’antico altare<br />

barocco. Lungo le pareti<br />

laterali, su una fascia di<br />

marmo, sono scritti i nomi<br />

dei concittadini caduti, tra<br />

cui i decorati con medaglie<br />

al valore.<br />

Chiesa dell’Annunziata - Sacrario caduti<br />

III. La struttura urbana del territorio<br />

Sambucheto<br />

Dal 1925 anche a Montecassiano si elesse il podestà, così <strong>com</strong>e voleva il nuovo<br />

regime fascista. A differenza di altre parti, non vi furono scontri tra i gerarchi e<br />

i cittadini, interessati più al loro lavoro agricolo o artigianale che non agli avvenimenti<br />

politici.<br />

Vi fu chi abbracciò la causa fascista andando a <strong>com</strong>battere in Spagna: fra questi,<br />

Renato Catena, caduto e decorato con medaglia d’argento alla memoria.<br />

Il sacerdote don Ezio Cingolani, parroco di Sambucheto, fu arrestato nel periodo<br />

della Resistenza perché sospettato di tenere contatti con i partigiani. Una<br />

volta liberato, non si riprese più e morì dopo pochi anni.<br />

Proprio alla fine della guerra, il 21 giugno 1944, in località Sambucheto, furono<br />

fucilati dai tedeschi in ritirata Sante Beccacece e Ottorino Latini.<br />

Il 30 giugno, presso Villa Perozzi, dove era alloggiato un <strong>com</strong>mando tedesco,<br />

Collegiata<br />

furono invece trucidati, dopo essere stati costretti a scavare la fossa, Nazzareno<br />

ed Augusto Bracalenti, padre e figlio, Giuseppe e Sante Stacchietti e Armando<br />

Mengoni. Furono presi mentre erano intenti al loro lavoro, per ritorsione al<br />

ferimento di un soldato tedesco.<br />

Una fine simile fece anche il partigiano Oreste Mosca, fucilato il 24 giugno a<br />

Gualdo Tadino (PG) dopo essere stato seviziato e maltrattato.<br />

Il territorio di Montecassiano fu liberato il 1^ luglio 1944. Il 5 luglio il paese<br />

subì diverse incursioni aeree, che provocarono una vittima, Giulia Ciucciovè, e<br />

vari feriti, tra cui il tenore Augusto Cingolani, morto dopo un mese per le lesio-<br />

Centro storico<br />

ni riportate. Le bombe causarono danni e crolli tanto nel centro storico quanto<br />

in campagna.<br />

Valle Cascia<br />

Sant’Egidio<br />

28 29<br />

Vissani


1. Lo sviluppo e le trasformazioni del centro storico<br />

Montecassiano è un centro esemplare, in quanto l’inesorabile trascorrere del<br />

tempo non ha <strong>com</strong>promesso la struttura urbanistica tardomedioevale. Il<br />

nucleo storico è racchiuso dalla cinta muraria, al cui interno si accede soltanto<br />

attraverso tre porte. Il circuito viario presenta un andamento a cerchi concentrici<br />

che seguono la conformazione della collina. Questo impianto, caratteristico<br />

dell’urbanistica medioevale, può essere definito “a foglie di cipolla”. Il centro di<br />

questi cerchi è costituito dalla piazza, cuore del paese.<br />

Il primitivo nucleo di Montecassiano,<br />

così <strong>com</strong>e appare<br />

dalla ricostruzione del<br />

XII-XIII secolo, <strong>com</strong>prendeva<br />

la parte punteggiata<br />

contrassegnata dalla lettera<br />

A, corrispondente al Girone<br />

(zona fortificata). Nel periodo<br />

romano vi sorgevano<br />

il tempio di Venere Ericina<br />

e la domus rusticationis del<br />

magistrato ricinese. Dopo<br />

l’“arroccamento” dei ricinesi,<br />

in età medioevale, il<br />

tempio si trasformò in chiesa<br />

e la domus divenne l’abitazione<br />

dei sacerdoti addetti<br />

al culto della stessa chiesa.<br />

La zona fu fortificata con<br />

palizzate e terrapieni. Nella<br />

Situazione XII-XIII secolo (fonte: F. Luchetti 1987, p. 69) parte contrassegnata dalla<br />

lettera D sorgeva il castello<br />

dei conti Cassiani, formato da quattro corpi di fabbrica collegati fra loro da archi<br />

che permettevano l’accesso alla corte (l’attuale piazza Leopardi).<br />

Situazione XV-XVI secolo<br />

(fonte: F. Luchetti 1987, p. 70)<br />

Situazione XVII-XVIII secolo<br />

Nel XVII secolo:<br />

- vengono sistemate le tre grandi dimore<br />

gentilizie intorno all’attuale piazza Cingolani:<br />

palazzo Antolini, palazzo Buratti (ora<br />

Baroni) e palazzo Ferri.<br />

Nel XVIII secolo:<br />

- si costruisce la chiesa di San Gia<strong>com</strong>o;<br />

- si abbatte la casa detta della Filippetta ricavando<br />

il primo nucleo di piazza Cingolani;<br />

- si amplia il convento delle Clarisse.<br />

Nel XIX secolo:<br />

- si demolisce la facciata orientale di palazzo<br />

Compagnucci (già pretoriale) arretrandola<br />

di cinque metri; viene abbattuto<br />

anche l’arco di collegamento con il palazzo<br />

priorale, ripristinato nella prima metà del<br />

Novecento dall’architetto Cirilli. Resa più<br />

ampia e maestosa, la piazza principale assume<br />

l’aspetto attuale;<br />

- si <strong>com</strong>pleta la Collegiata con la costruzione<br />

del cappellone del Santissimo Sacramento<br />

e della sacrestia nuova. Pertanto<br />

il piazzale del Girone, chiuso anche il vicoletto<br />

centrale verso via Verdi, acquista<br />

l’odierna fisionomia;<br />

si inizia la demolizione, ultimata negli anni<br />

a cavallo fra le due guerre mondiali, di alcune<br />

case poste sopra le mura occidentali,<br />

in via Catena.<br />

Nel corso del XIV-XV secolo Montecassiano acquista la sua definitiva fisiono-<br />

Nel XX secolo (inizi):<br />

- si abbatte una schiera di case con altre abitazioni<br />

nelle cosiddette “Cupacce”;<br />

mia. In particolare:<br />

- con la demolizione di alcune case, si apre<br />

- è documentata l’esistenza del palazzo dei Priori, del palazzo pretoriale e della<br />

piazza XX Settembre;<br />

chiesa di San Marco con la residenza dei frati;<br />

- nella stessa piazza viene costruito il mer-<br />

- si edifica la cinta muraria (pag. 30).<br />

cato coperto (poi palestra <strong>com</strong>unale);<br />

- nell’area del vecchio ospedale si realizza-<br />

Nel XVI secolo:<br />

- attraverso accorpamenti, si ampliano edifici preesistenti: il convento degli<br />

no abitazioni private.<br />

Agostiniani, il convento delle Clarisse e il palazzo dei Priori.<br />

Situazione XIX -XX secolo<br />

30 31


2. Le mura e le porte<br />

toio.Internamente, in alto, si può<br />

a) Le mura<br />

osservare il para-<br />

La decisione di edificare la cinta muraria risale al 1403, per proteggere il<br />

nucleo abitato dalle guerre e, in particolare, dalle incursioni dei capitani di<br />

ventura che allora imperversavano nella zona. In un primo momento si realizzano<br />

fossi, steccati e bertesche, proseguendo poi con scarpe e muraglie e con<br />

la costruzione delle tre porte di accesso al paese. Gran parte del lavoro viene<br />

<strong>com</strong>piuto tra il 1437 e il 1438 da mastro Antonio Lombardo, impegnato negli<br />

stessi anni anche nei cantieri di San Marco, della Pieve e del palazzo dei Priori.<br />

Nel XVII e XVIII secolo viene concesso di «fabbricare sopra le mura castellane»<br />

con «l’obbligo di mantenerle». Nel corso dell’Ottocento tutta la cerchia è<br />

stata oggetto di restauri e rimaneggiamenti.<br />

petto coronato da<br />

merli con feritoie<br />

per il tiro; in basso,<br />

sono ancora<br />

parzialmente visibili<br />

le camere<br />

nelle quali venivano<br />

sistemate<br />

le bombardiere<br />

laterali, nascoste<br />

in seguito all’in-<br />

b) Porta San Giovanni<br />

terramento del<br />

fossato posto a<br />

In fondo alla scalinata di<br />

via Roma si apre questa<br />

porta che anticamente<br />

era l’ingresso principale<br />

al paese. Verso l’interno<br />

essa si presenta inglobata<br />

nelle costruzioni adiacen-<br />

difesa della porta.<br />

Esternamente,<br />

sopra l’arco, la<br />

parte sporgente<br />

nasconde delle<br />

caditoie, cioè delle botole aperte, utilizzate per la difesa ravvicinata della porta.<br />

ti. All’esterno si scorge il<br />

basamento di un rivellino<br />

poligonale abbattuto nel<br />

secolo XIX, posto un tempo<br />

a protezione della rampa<br />

di accesso.<br />

La porta veniva nei secoli<br />

passati chiamata anche<br />

della Pesa o di San Michele.<br />

Quest’ultima denominazione<br />

è dovuta al fatto<br />

che nei pressi si trovava<br />

la chiesa di San Michele de Cesis. Tale edificio venne demolito nella seconda<br />

metà del XV secolo, quando rimase escluso dalla cinta muraria. Per ricordare<br />

l’antica chiesa, nel 1465 il titolo venne trasferito in una cappella nella vicina San<br />

Giovanni.<br />

d) Porta Armando Diaz<br />

Chiamata un tempo<br />

porta del Cerreto<br />

o porta Nuova, essa si<br />

presenta in posizione<br />

arretrata rispetto alle<br />

mura. È dotata di una<br />

bertesca centrale e di<br />

merlatura ricostruita.<br />

Sul fianco destro è incorporata<br />

una torre di<br />

difesa modificata per<br />

uso abitativo. Da questa<br />

torre, fino al 1720,<br />

veniva esposta la reli-<br />

c) Porta Cesare Battisti<br />

Attraverso questa porta, già denominata di Santa Croce o di San Nicolò, si<br />

esce nel borgo Garibaldi. Anticamente essa era munita di un ponte levaquia<br />

della Santa Croce<br />

durante i temporali.<br />

32 33


3. Le frazioni<br />

a) Sambucheto<br />

Posta all’estremità sud-orientale del territorio di Montecassiano, lungo l’antica<br />

e importante via Flaminia Lauretana (ex strada statale 77), Sambucheto è<br />

attualmente la maggiore delle frazioni <strong>com</strong>unali dal punto di vista demografico e<br />

urbanistico. Parte dell’abitato si sviluppa sul territorio di Recanati, dove sorgeva<br />

l’antica osteria-stazione di posta segnalata nelle carte geografiche e nelle guide<br />

di pellegrinaggio a partire dal XVI-XVII secolo. Il toponimo è <strong>com</strong>unque documentato<br />

fin dal Trecento, quando indicava una vasta contrada ricca di selve,<br />

in particolare di sambuchi, al confine tra Macerata, Recanati e Montecassiano.<br />

Il borgo di Sambucheto è tuttavia di formazione recente. Esso nasce infatti<br />

l’8 dicembre 1886, giorno in cui una trentina di braccianti acquistano dall’avvocato<br />

maceratese Enrico Bruni tanti piccoli lotti di terreno edificabile ricavati<br />

dal frazionamento di un fondo rustico nell’area delle attuali vie Risorgimento e<br />

CAPOLUOGO<br />

Martiri della Libertà. Dopo una seconda consistente vendita di lotti edificabili,<br />

SAMBUCHETO<br />

a partire dal 1910, la frazione conosce una fase di pieno sviluppo, maturando<br />

SANT’ EGIDIO<br />

la sua vocazione di centro artigianale e <strong>com</strong>merciale. Tra il 1927 e il 1932 gli<br />

abitanti di Sambucheto riescono a dotarsi di una chiesa parrocchiale, dedicata a<br />

VISSANI<br />

Santa Teresa di Lisieux, pellegrina nel 1887 lungo la via Lauretana.<br />

VALLE CASCIA<br />

La crescita della frazione in questi ultimi anni è in parte da collegare alla nascita<br />

e al progressivo ampliamento delle due vicine zone industriali, quella di Villa<br />

Mattei, nel territorio di Montecassiano, e quella di Sambucheto di Recanati.<br />

34 35


) Sant’Egidio<br />

Lungo la ex strada statale 77, tra Sambucheto e Villa Potenza, sorge questa<br />

località, anch’essa interessata negli ultimi decenni da un significativo sviluppo<br />

urbanistico e da un notevole incremento di attività artigianali, industriali<br />

e <strong>com</strong>merciali. La sua origine è legata alla presenza della cosiddetta osteria del<br />

Piano, aperta dal Comune fin dal XV secolo.<br />

Intorno alla locanda nel 1600 venne organizzata per la prima volta una fiera<br />

annuale, che si celebra ancora oggi (pag. 77).<br />

Lungo la ex strada statale<br />

77, tra le frazioni di Sambucheto<br />

e Sant’Egidio,<br />

in località Villa Mattei,<br />

si elevano i resti di una<br />

quattrocentesca torre di<br />

avvistamento destinata al<br />

controllo della strada e del<br />

fiume Potenza.<br />

È a pianta quadrata ed è<br />

stata demolita per almeno<br />

un terzo della sua altezza<br />

originaria.<br />

Trasformata nel tempo per<br />

scopi abitativi, si presenta<br />

ora coperta da un tetto<br />

spiovente.<br />

Nei pressi di Sant’Egidio, verso il fiume Potenza, è l’antico molino <strong>com</strong>unale<br />

fortificato, già esistente nel 1396.<br />

Il <strong>com</strong>plesso, oggi di proprietà del Comune di Recanati, è in un pessimo<br />

stato di conservazione e rischia la totale distruzione.<br />

Di fronte all’osteria, presso l’edicola nella quale si venerava un’icona dapprima<br />

di Santa Maria della Febbre e poi di Sant’Egidio abate, nel 1606 venne edificata<br />

una chiesetta dedicata a quest’ultimo santo. L’edificio fu benedetto il 30 agosto<br />

1618 e <strong>com</strong>pletato nel 1742. La chiesa attuale è frutto di una ricostruzione attuata<br />

intorno al 1950. Al suo interno si conserva una interessante tela del pittore<br />

Amadio Iachini del 1863 raffigurante la Traslazione della Santa Casa con<br />

Sant’Egidio che offre alla Vergine il paese di Montecassiano.<br />

36 37


c) Vissani<br />

Questa frazione, un tempo prevalentemente rurale e la più popolosa, è il cuore<br />

della contrada che occupa tutta la parte collinare alle spalle del centro<br />

storico: da Monte Ferro al convento di Forano, da Monte Libano a Santa Cristina,<br />

dalle proprietà dei conti Pallotta fino all’estremo confine settentrionale con il<br />

territorio di Montefano.<br />

Il toponimo, attestato fin dal XVI secolo, potrebbe derivare dalla presenza di una<br />

<strong>com</strong>unità di pastori-contadini emigrati da Visso fra Quattro e Cinquecento<br />

o, <strong>com</strong>e asserisce il canonico Marchetti, dalla nobile famiglia Compagnucci,<br />

anch’essa di origine vissana, che da queste parti possedeva molti terreni.<br />

Nel 1607 venne edificata la chiesa, intitolata a Santa Maria delle Grazie, attorno<br />

alla quale si sviluppò il primo nucleo abitativo. Riedificata nel 1691, divenne<br />

parrocchia nel 1765. Nell’Ottocento fu ingrandita ed abbellita con tre quadri<br />

dipinti dal concittadino Amadio Iachini.<br />

In questi ultimi decenni la frazione ha perso la sua funzione di punto di riferimento<br />

per la popolazione circostante, che sta progressivamente diminuendo,<br />

soprattutto nella parte nord. Si è però mantenuta inalterata la bellezza del paesaggio<br />

collinare tipico dell’entroterra della nostra provincia.<br />

d) Valle Cascia<br />

Questa località si estende sul territorio della storica Ricina, tra il cosiddetto<br />

Palazzetto e le Piane di Potenza, lungo le ex strade statali 361 e 77. Proprio<br />

in località Palazzetto è stata ritrovata la stele funeraria di Cassia Orestina, poi<br />

trasferita nell’atrio del palazzo priorale <strong>com</strong>e testimonianza dell’origine di Montecassiano<br />

dalla famiglia romana dei Cassi.<br />

Sotto l’altare<br />

della chiesa<br />

è conservata<br />

la reliquia di<br />

san Clemente,<br />

martire<br />

durante la<br />

persecuzione<br />

dell’imperatoreValeriano.<br />

I resti del<br />

santo, <strong>com</strong>e<br />

racconta GabrieleSvampa,<br />

giunsero<br />

a Vissani nel<br />

1822 per in-<br />

Alla fine dell’Ottocento vi nasce la fornace di laterizi della famiglia Smorlesi,<br />

con prodotti ancora oggi esportati in tutto il mondo. Fra i moderni capannoni si<br />

conserva un forno di tipo Hoffman del 1910, unico esempio nelle Marche.<br />

38<br />

teressamento<br />

del parroco del tempo, don Giuseppe Fiordispini. Per ottenere la preziosa<br />

reliquia, questi si rivolse a un fra’ Costantino da Montecassiano, minore<br />

osservante, che si trovava presso il convento dell’Ara Coeli in Roma. Il<br />

francescano era in contatto con il cardinale Antonio Pallotta, il quale, pur<br />

con tante difficoltà, si adoperò per questa causa.<br />

In risposta al crescente numero di abitanti, su progetto dell’architetto Massetani,<br />

con il contributo della fornace e il lavoro della popolazione, è sorta recentemente<br />

una bella chiesa dedicata alla Madonna della Rosa, dotata di strutture moderne.<br />

La località in questi ultimi anni ha conosciuto un notevole sviluppo edilizio e si<br />

è arricchita di una zona artigianale. In crescita è anche la zona <strong>com</strong>merciale sulla<br />

ex strada statale 77.<br />

39


IV. Tre itinerari di visita<br />

(… e non solo… con le biografie degli uomini illustri di<br />

Montecassiano)<br />

1° ITINERARIO<br />

2° ITINERARIO<br />

3° ITINERARIO<br />

0<br />

1<br />

2<br />

3<br />

4<br />

5<br />

6<br />

7<br />

8<br />

9<br />

1<br />

2<br />

3<br />

4<br />

5<br />

6<br />

7<br />

8<br />

1<br />

2<br />

3<br />

4<br />

5<br />

6<br />

9<br />

Piazza Gia<strong>com</strong>o Leopardi 3 1<br />

Palazzo dei Priori<br />

Palazzo Compagnucci<br />

Collegiata di Santa Maria Assunta<br />

Piazzale del Girone<br />

Parco del Cerreto<br />

Porta Armando Diaz<br />

Chiesa di San Gia<strong>com</strong>o<br />

Piazza Giovanni Cingolani<br />

Casa Perozzi<br />

Chiesa di San Marco<br />

Ex Convento degli Agostiniani<br />

Ex Chiesa di San Michele<br />

Palestra <strong>com</strong>unale<br />

Porta Cesare Battisti<br />

Fontana dei cavalli<br />

Chiesa di San Nicolò<br />

Chiesa di Santa Croce<br />

Chiesa di San Giovanni Battista<br />

Ex convento delle Clarisse<br />

Cupacce<br />

Palazzo Buscalferri<br />

Palazzo Gentilucci<br />

Porta San Giovanni<br />

40 41<br />

5<br />

6<br />

3<br />

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4<br />

2<br />

2<br />

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0<br />

1<br />

1<br />

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3<br />

2<br />

4<br />

6<br />

4<br />

5<br />

7<br />

5<br />

8


Piazza Gia<strong>com</strong>o Leopardi<br />

La facciata è costituita nella parte inferiore da un loggiato con cinque archi deco-<br />

U<br />

rati sostenuti da pilastri ottagonali. Sopra il secondo pilastro da sinistra è incas-<br />

n tempo intitolata a Vittorio Emanuele II ed ora dedicata al poeta Giacosata<br />

una lapide, datata 1467, che ricorda i nomi dei magistrati preposti ai lavori<br />

mo Leopardi, è la piazza principale, il cuore del paese e il luogo più sceno-<br />

di rifacimento dell’edificio. Nella zona superiore si trovano tre bifore ad archi<br />

grafico del centro storico. È delimitata a nord dal palazzo dei Priori, a ovest dal<br />

trilobati con eleganti colonnine scolpite. Nella nicchia tra la prima e la seconda<br />

palazzo Compagnucci, a est dalla facciata della chiesa di San Marco e dall’ex<br />

finestra da destra si può scorgere un affresco ottocentesco che raffigura la Ma-<br />

convento degli Agostiniani, a sud da alcune abitazioni private. Tra il palazzo<br />

donna con il Bambino. Sotto il loggiato, sulla parete laterale destra, c’è un altro<br />

dei Priori e il palazzo Compagnucci una spettacolare scalinata, incorniciata da<br />

affresco, risalente al XV secolo, che rappresenta Sant’Antonio abate.<br />

un’ampia arcata, conduce alla collegiata dedicata a Santa Maria Assunta.<br />

Questa piazza occupa lo spazio su cui nel XII secolo esisteva la corte del ca-<br />

Palazzo Compagnucci<br />

stello dei conti Cassiani, indicati nelle prime pergamene dell’archivio storico<br />

L <strong>com</strong>unale <strong>com</strong>e i feudatari della zona. Il castello era <strong>com</strong>posto da quattro edifici,<br />

’origine dell’edificio risale al XV secolo, ma di quell’epoca il palazzo con-<br />

disposti intorno ad un cortile quadrangolare, collegati tra loro da un loggiato che<br />

serva ben poco, dal momento che l’attuale facciata prospiciente la piazza,<br />

probabilmente correva lungo tutto il perimetro della corte.<br />

ricostruita nel 1806, è stata arretrata di cinque metri rispetto alla precedente che<br />

minacciava di crollare.<br />

Anticamente il palazzo era detto Pretoriale o del Podestà. Esso ospitava infatti<br />

la dimora e gli uffici di questo<br />

funzionario <strong>com</strong>unale. Era anche sede<br />

del Monte di Pietà, della scuola pubblica,<br />

della cancelleria e dell’archivio<br />

<strong>com</strong>unale. Vi si ergeva pure la torre<br />

civica, il cui aspetto si può ricavare<br />

dalla pala di San Michele, un dipinto<br />

del Sei-Settecento nel quale è rappresentato<br />

uno scorcio del centro storico<br />

di Montecassiano (pag. 56).<br />

La parte retrostante era invece di proprietà<br />

privata ed è appartenuta a illustri<br />

famiglie montecassianesi: i Capponi,<br />

gli Scaramuccia e i Compagnucci,<br />

nobili provenienti da Visso che hanno<br />

A testimonianza di questa costruzione rimangono tracce degli antichi archi di<br />

dato il nome attuale all’edificio e forse<br />

collegamento fra i vari corpi di fabbrica.<br />

anche alla frazione di Vissani.<br />

Al pian terreno si trovavano le stalle<br />

e le scuderie, trasformate intorno al<br />

1° Itinerario<br />

1980 in uffici bancari.<br />

Da piazza Leopardi alla porta del Cerreto<br />

Il piano nobile, accessibile da via Peranzone,<br />

è adibito a Pinacoteca civi-<br />

Palazzo dei Priori<br />

ca. Le pareti di queste stanze conser-<br />

L<br />

vano delle gradevolissime decorazioni<br />

’edificio è documentato per la prima volta nel 1403, ma ha di certo origini<br />

a guazzo e ad affresco in stile neoclas-<br />

più antiche. Nel 1467 la facciata venne ricostruita ad opera di mastro Antosico-pompeiano<br />

con raffigurazioni<br />

nio Lombardo. L’aspetto odierno è il risultato dell’intervento risalente al 1938<br />

allegoriche, mitologiche ed esotiche<br />

dell’architetto Guido Cirilli, cui si deve il ripristino della merlatura e la costru-<br />

realizzate molto probabilmente agli inizi dell’Ottocento.<br />

zione del grande arco di collegamento con palazzo Compagnucci.<br />

42 43


Il Monte di Pietà era una sorta di<br />

istituto bancario di proprietà <strong>com</strong>unale<br />

che operava con finalità<br />

assistenziali: prestava denaro ai bisognosi<br />

dietro presentazione di uno<br />

o più pegni (gioielli, vesti, lenzuola,<br />

tovaglie, ecc…), esigendo in cambio<br />

un modesto interesse. Il Monte<br />

di Pietà di Montecassiano è uno dei<br />

più antichi d’Italia, essendo stato<br />

fondato nel 1474 - a distanza di soli<br />

dodici anni dal primo, che è quello<br />

di Perugia - dal frate francescano<br />

Battista da Sassoferrato, un importante<br />

teologo e predicatore che fu<br />

anche rettore dell’Università di Bologna<br />

verso il 1450.<br />

Secondo la tradizione, nell’ala<br />

privata di palazzo Compagnucci,<br />

intorno alla seconda metà del Cinquecento,<br />

Antonio Scaramuccia,<br />

figlio del filosofo e poeta Anton<br />

Francesco, allevò segretamente<br />

per cinque anni Amedeo di Savoia,<br />

figlio naturale del duca Emanuele<br />

Filiberto I, detto Testa di Ferro,<br />

Nella scuola pubblica insegnò, agli<br />

inizi del Cinquecento, Nicolò Peranzone,<br />

uno dei montecassianesi<br />

più illustri. Nato intorno al 1450,<br />

il Peranzone è senza dubbio uno<br />

dei maggiori umanisti marchigiani.<br />

Formatosi probabilmente all’Università<br />

di Padova, fu maestro di<br />

scuola non solo a Montecassiano,<br />

ma anche a Venezia, a Ragusa (l’attuale<br />

Dubrownik, in Croazia), a Macerata,<br />

a Recanati e a San Severino.<br />

Curò un’edizione dei “Trionfi” e<br />

del “Canzoniere” di Petrarca, pubblicata<br />

per la prima volta a Venezia<br />

nel 1500. Scrisse anche un opuscolo<br />

in prosa dedicato alle Marche (“Le<br />

lodi del Piceno”), più varie opere<br />

di filosofia, di astrologia e di matematica.<br />

Morì a Montecassiano nel<br />

1528, durante una terribile epidemia<br />

di peste.<br />

Pinacoteca civica<br />

Qui si trova una raccolta archeologica che vanta alcuni importanti reperti<br />

di epoca picena e romana rinvenuti nel territorio <strong>com</strong>unale. Tra questi segnaliamo:<br />

ETÀ PICENA<br />

- elmo bronzeo di tipo corinzio con nasale e paraguance;<br />

- spade a scimitarra e a doppio taglio;<br />

- punta di lancia;<br />

- vasellame, colini bacini bronzei.<br />

ETÀ ROMANA<br />

- modellino di nave: scultura in marmo a forma di nave di età imperiale (lunghezza:<br />

59 cm.; larghezza; 29 cm.; altezza: 21 cm.). Rappresenta una nave oneraria,<br />

cioè da carico. Apparteneva probabilmente ad un monumento votivo o<br />

funerario; il <strong>com</strong>mittente doveva svolgere un’attività legata all’ambiente marittimo.<br />

- frammento di<br />

statua di fanciullo<br />

scultura decorativa<br />

di età romana rappresentante<br />

forse un<br />

amorino o piccolo<br />

cupido.<br />

- rocchio di colonna:<br />

blocco cilindrico<br />

parte del fusto di una<br />

colonna probabilmente<br />

proveniente<br />

da una villa romana<br />

della zona.<br />

- collo di anfora in<br />

l’eroe della battaglia di San Quin-<br />

argilla destinata al<br />

tino (1557), e della damigella di<br />

trasporto del vino<br />

corte Lucrezia Proba. Invece il pro-<br />

(prima metà del I<br />

babile tutore del giovane Amedeo Figlio di Antonio fu Angelita Sca-<br />

sec. d. C.).<br />

fu Bartolomeo Capponi, generale ramuccia, autore di una storia di<br />

delle poste sabaude nel 1575. Montecassiano dalle origini al 1551<br />

Nella pinacoteca una<br />

A testimonianza di questo evento, (“Discorso istorico sopra l’origine<br />

quadreria raccoglie<br />

sopra il portale bugnato della fac- e rovina di Ricina, e dell’edificazio-<br />

notevoli esempi di<br />

ciata di via Perozzi, resta l’impone ed avvenimenti di Monte Cassia-<br />

pittura sacra e pronente<br />

stemma in pietra dello stesno”, Loreto 1638). Pubblicò molte<br />

fana dei secoli XVII<br />

so Emanuele Filiberto I, nel quale altre opere, tra cui poemi, tragedie<br />

e XVIII provenienti<br />

è inserito, fra animali rampanti, lo e <strong>com</strong>medie, conservate nella Bi-<br />

in buona parte dalle<br />

scudo crociato sabaudo.<br />

blioteca Casanatense di Roma.<br />

chiese e dai conventi<br />

soppressi del centro storico.<br />

Ioannes Hispanus, Maestà di Montecassiano<br />

44 45


- Tra le opere d’arte più antiche e rappresentative dobbiamo ricordare la tempera<br />

su tavola, restaurata tra il 2000 e il 2001, raffigurante la Madonna in trono con<br />

Bambino tra i santi Andrea ed Elena ed angeli musicanti del pittore Ioannes<br />

Hispanus (Giovanni Spagnolo). Il dipinto, realizzato tra il 1506 e il 1508, fu<br />

voluto e finanziato in larga parte dal Comune di Montecassiano, ma forse vi<br />

contribuì anche la confraternita degli Schiavoni, che raccoglieva i numerosi<br />

immigrati slavi allora presenti nel nostro territorio. La tavola ha subito diversi<br />

spostamenti: originariamente era collocata nella chiesetta rurale di Santa Maria<br />

di Lenze (oggi San Giuseppe); nel 1555 venne trasferita sull’altare maggiore<br />

della chiesa di San Marco; nel 1574 si trovava invece nella sala consiliare del<br />

palazzo dei Priori, dove, per rispetto dell’immagine, fu proibito il gioco della<br />

palla. L’iconografia del dipinto richiama chiaramente la devozione alla Croce,<br />

soprattutto per la presenza dei due santi raffigurati ai lati della Maestà: l’apostolo<br />

Andrea, martirizzato su una croce a X, e l’imperatrice Elena, madre di<br />

Costantino, che la tradizione cristiana lega al ritrovamento in Terra Santa della<br />

vera croce di Cristo.<br />

- Altra opera pregevole della pinacoteca è la tela raffigurante il Sogno di Giacobbe,<br />

attribuita fino ad alcuni anni fa a Ludovico Cardi detto il Cigoli (1559-<br />

1613); ultimamente è stata inserita nel catalogo del pittore montecassianese Girolamo<br />

Buratto (1580-dopo il 1653). L’episodio del sogno di Giacobbe è tratto<br />

dal libro della Genesi (28, 12): «Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra,<br />

mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e<br />

scendevano su di essa».<br />

- Pregevole è anche la pala d’altare che ritrae la Sacra Famiglia in gloria tra san<br />

Michele arcangelo e san Cassiano vescovo (pag. 56).<br />

Ioannes Hispanus è un misterioso pittore rinascimentale di origine spagnola<br />

che ha lasciato diversi dipinti tra la Toscana e il Nord Italia. Di lui si conserva,<br />

ad esempio, una grande pala d’altare nella città di Viadana, in provincia<br />

di Mantova. Giunse nelle Marche verso la fine del Quattrocento o agli inizi<br />

del Cinquecento, lasciando la sua prima testimonianza pittorica proprio a<br />

Montecassiano. Una volta partito dal nostro paese, l’Hispanus si stabilì definitivamente<br />

a Macerata, dove i suoi discendenti, assunto il cognome Spagna,<br />

progredirono al punto tale da diventare nobili. A Macerata il pittore morì tra<br />

il 1531 e il 1538. Di recente gli sono stati attribuiti anche alcuni affreschi<br />

conservati nel palazzo Bonafede di Monte San Giusto.<br />

Il pittore Girolamo Buratto, appartenente ad una nobile famiglia di Montecassiano,<br />

si formò forse nel cantiere della Basilica della Santa Casa di Loreto<br />

sotto la guida del Pomarancio. Lavorò quindi a Roma <strong>com</strong>e allievo del Cigoli,<br />

trasferendosi, alla morte del maestro, dapprima a Firenze e poi in Austria.<br />

Qui ottenne dall’imperatore Ferdinando II d’Asburgo, per i suoi meriti artistici,<br />

il privilegio di aggiungere l’aquila imperiale allo stemma di famiglia.<br />

Intorno al 1638 tornò nelle Marche, lavorando soprattutto ad Ascoli, nella<br />

chiesa di Santa Maria della Carità. Del 1645 circa è l’altra opera montecassianese<br />

di Girolamo, nella quale egli si autoritrae: “La predicazione di San<br />

Giovanni Battista nel deserto”, conservata presso la chiesa delle Clarisse.<br />

Una sezione della pinacoteca è dedicata alle opere di proprietà <strong>com</strong>unale del pit-<br />

Giovanni Cingolani nacque nel 1859 da una famiglia di contadini residenti<br />

tore montecassianese Giovanni Cingolani. Tra queste spicca la tela raffigurante<br />

nella frazione di Sant’Egidio. Rimasto analfabeta fino all’età di dodici anni,<br />

San Lorenzo che distribuisce l’elemosina ai poveri, unico dipinto di soggetto<br />

ma dotato di un innato talento nel disegno, intraprese gli studi grazie all’in-<br />

religioso che del pittore si conserva a Montecassiano. L’opera, realizzata agli initervento<br />

del pittore locale Amadio Iachini (autore di dipinti nelle chiese di<br />

zi del Novecento, proviene dalla cappella funeraria della nobile famiglia Ferri,<br />

Sant’Egidio e Vissani) che ne intuì le promettenti doti artistiche. Entrato in<br />

nel locale cimitero. L’iconografia allude alla generosità del marchese Camillo<br />

contatto con il pittore neoclassico maceratese Giuseppe Mancini Cortesi,<br />

(1836-1902), grande benefattore del Comune. Di Giovanni Cingolani il Comu-<br />

frequentò l’Accademia di Belle Arti di Perugia, dove recepì i modi della pitne<br />

possiede anche diversi ritratti. In essi il pittore sembra dare il meglio di sé,<br />

tura romantica e purista (ispirata cioè ai primitivi pittori italiani, da Ci-<br />

dipingendo i personaggi con una vena realistica e con un tono di partecipazione<br />

mabue a Raffaello). Nel 1880 si trasferì a Roma, entrando in contatto con i<br />

affettiva che probabilmente gli derivano dalle sue origini contadine e, quindi, dal<br />

seguaci dei Nazareni (pittori tedeschi attivi a Roma agli inizi dell’Ottocento)<br />

contatto con gente semplice, immediata, spontanea. Questa particolare inclina-<br />

e in particolare con Ludovico Seitz (autore del grande <strong>com</strong>plesso decorativo<br />

zione emerge sia nei ritratti ufficiali, <strong>com</strong>e quello del marchese Camillo Ferri,<br />

della Cappella Tedesca nella Basilia di Loreto). Ottenne quindi l’incarico<br />

sia nell’autoritratto. Oltre ai dipinti di proprietà <strong>com</strong>unale e a quelli appartenenti<br />

di restauratore in Vaticano, dove lavorò per il recupero dell’Appartamento<br />

a privati cittadini di Montecassiano, è possibile ammirare altre opere del Cingo-<br />

Borgia del Pinturicchio, delle Stanze di Raffaello e degli affreschi michelanlani<br />

a Macerata (Prefettura e villa Pampinoni), Pollenza (chiesa di San Biagio),<br />

gioleschi della Cappella Sistina. Nel 1909 si trasferì definitivamente a Santa<br />

Conselve (Padova), Maenza (Latina), Santa Fè (Argentina) e Istanbul (Turchia).<br />

Fè (Argentina), dove morì nel 1932.<br />

46 47


La collegiata di Santa Maria Assunta<br />

La chiesa al suo interno è divisa in tre navate coperte da volte a crociera soste-<br />

Salendo la scalinata di piazza, si<br />

giunge alla sommità della collina di<br />

nute da colonne ottagonali, in stile gotico-cistercense. Le pareti un tempo erano<br />

ricoperte di affreschi ed altari, gran parte dei quali sono stati rimossi dal Cirilli<br />

durante l’ultimo restauro. Merita un’attenzione particolare, oltre alla cappella<br />

Montecassiano, dove fin dal XII secolo<br />

maggiore, la cappella laterale destra dedicata alla Madonna del Buon Cuore o<br />

sorgevano la pieve di Santa Maria, os-<br />

delle Grazie, dove si venera un’immagine dipinta nel 1752 dal pittore maceratesia<br />

l’odierna collegiata dell’Assunta, e<br />

se Saverio Alberti (pag. 76). Accanto si trova l’organo del veneziano Gaetano<br />

il Girone, la zona più antica e al tempo<br />

Callido, costruito nel 1775. Proseguendo a destra, si apre la cappella del San-<br />

stesso il primitivo nucleo fortificato del<br />

centro storico.<br />

tissimo Sacramento che risale al 1829 ed è opera dell’architetto Biagio Belli.<br />

Secondo la tradizione, la chiesa s’innal-<br />

È possibile ammirare, a destra dell’ingresso, una tempera su tavola attribuita a<br />

za nel luogo dove esisteva un tempio ro-<br />

Gia<strong>com</strong>o di Nicola da Recanati, uno dei maggiori esponenti marchigiani del<br />

mano dedicato a Venere, dea dell’amore.<br />

Gotico internazionale. Il dipinto, eseguito intorno al 1450, rappresenta la Inco-<br />

L’intitolazione della Pieve, del colle e del<br />

ronazione di Maria Vergine tra santi, angeli e due donatori. La tavola un tempo<br />

primitivo castrum alla Vergine dimostra<br />

era collocata sull’altare maggiore.<br />

la particolare devozione che fin da sempre i<br />

Lungo la navata destra, nella nicchia dell’altare, è posizionata una statua lignea<br />

montecassianesi hanno nutrito nei confronti<br />

raffigurante san Giuseppe, patrono del Comune.<br />

della Madonna.<br />

Capolavoro della Collegiata è la monumentale pala d’altare in terracotta inve-<br />

La chiesa nel 1165 divenne possesso dei motriata<br />

e dipinta, opera del fiorentino fra’ Mattia della Robbia. Essa rappresenta<br />

naci dell’Abbazia di Chiaravalle di Fiastra,<br />

la Madonna col Bambino tra santi. Nella predella ci sono immagini dell’infanzia<br />

insieme ad una parte del castello dei con-<br />

di Gesù alternate a festoni<br />

ti Cassiani. L’edificio, ricostruito nel 1234<br />

di frutta, mentre ciascu-<br />

a cura dell’abate Giasone, nel 1402 venne<br />

no dei due pilastri laterali<br />

<strong>com</strong>pletamente modificato e orientato in di-<br />

presenta una teoria di setrezione<br />

est-ovest, mentre prima si stendeva<br />

te angioletti con cinque<br />

da nord a sud. Ulteriori lavori di costruzione<br />

profonde nicchie vuote,<br />

si ebbero nei secoli successivi, fino all’ultima<br />

una treccia esterna e, alla<br />

sistemazione ad opera dell’architetto Guido<br />

base, gli stemmi del Co-<br />

Cirilli, terminata nel 1942.<br />

mune di Montecassiano,<br />

La facciata, caratterizzata da un unico<br />

<strong>com</strong>mittente della pala.<br />

spiovente, presenta un ampio porta-<br />

Tali emblemi sono privi<br />

le sormontato da un grande rosone<br />

della croce, aggiunta sol-<br />

in pietra bianca e, sulla destra, una<br />

tanto nel 1549. L’opera è<br />

monofora. Il portale, realizzato<br />

stata realizzata tra il 1527<br />

in bronzo nel 1985, è opera dello<br />

e il 1532. La data di ini-<br />

scultore Sesto Amerigo Luchetti,<br />

zio è inserita nella lunet-<br />

che lo ha donato al suo paese nata,<br />

dominata dalla figura<br />

tale cui è sempre rimasto legato<br />

di Dio Padre benedicente<br />

affettivamente.<br />

contornato da angeli mu-<br />

Lungo il lato sud della Collesicanti,<br />

festoni e cherubigiata<br />

si apre la cosiddetta porta<br />

ni. Originariamente essa<br />

dei Priori, un elegante portale<br />

rivestiva la funzione di<br />

cinquecentesco cuspidato in pietra<br />

attraverso cui anticamente passavano i magistrati del Comune.<br />

pala dell’altare maggiore.<br />

48 49


Sesto Amerigo Luchetti è nato a Montecassiano nel 1909, dove ha trascorso<br />

la sua fanciullezza. Giovanissimo, si è trasferito a Macerata, dove ha conosciuto<br />

lo scultore Buratti, proprietario di un laboratorio di marmi, che lo ha<br />

avviato all’attività artistica. Si è perfezionato frequentando l’Istituto d’Arte<br />

di Macerata e l’Accademia di Belle Arti di Perugia. Luchetti si è distinto soprattutto<br />

nell’arte sacra. Oltre al bronzo, ha lavorato diversi materiali, <strong>com</strong>e<br />

il rame, il gesso, la ceramica e la cera. Le sue opere, premiate in molte rassegne,<br />

sono sparse sia in Italia sia in vari musei stranieri. L’artista si è spento<br />

a Macerata il 28 giugno 2006.<br />

Nell’Ottocento fu canonico della Collegiata mons. Pacifico Marchetti<br />

(†1878), autore di una monumentale “Storia universale” manoscritta in sette<br />

volumi, una copia della quale si conserva presso la Biblioteca Casanatense<br />

di Roma. Il Marchetti ha scritto anche opere storiche di interesse locale,<br />

<strong>com</strong>e gli “Annali ecclesiastici di Montecassiano” (1860), il “Transunto delle<br />

più interessanti sedute consiliari tenute dall’anno 1665 al …”, prosecuzione<br />

delle memorie di Carlo Filippo Compagnucci, e le “Biografie degli uomini<br />

illustri di Montecassiano dal XIII al XIX secolo” (1878). Per la sua erudizione<br />

fu insignito da Pio IX della medaglia d’oro dei benemeriti e fu accolto<br />

nell’Accademia romana dei Quiriti.<br />

Il Girone<br />

Uscendo dalla Collegiata e proseguendo a sinistra, si incontra la prima traversa<br />

che conduce al piazzale del Girone, luogo della primitiva fortificazione,<br />

scelto in quanto punto più alto del colle e dunque più protetto, attestato fin dal<br />

XII secolo.<br />

Il Girone dava anche il nome al terziere di San Salvatore, una delle tre parti in<br />

cui era divisa la terra di Montecassiano in età bassomedioevale.<br />

Gli altri due terzieri erano quello di San Michele a sud-est e quello di San Nicolò<br />

a nord-ovest. Tutti e tre prendevano il nome dal principale edificio sacro in<br />

essi contenuto (pag. 28).<br />

Alle spalle di piazza del Girone, in via Catena, è situata un’interessante abitazione<br />

appartenuta ai conti Perozzi, la cui costruzione risale al XIX secolo.<br />

Parco del Cerreto<br />

Proseguendo<br />

lungo via Verdi,<br />

si giunge alla<br />

sommità delle mura<br />

castellane, da cui si<br />

gode la vista di un<br />

bellissimo panorama<br />

che va dalla<br />

campagna circostante<br />

alla vallata<br />

del fiume Potenza<br />

fino ai Monti Sibillini.<br />

Affacciandosi dalle mura occidentali si vede il parco del Cerreto, che occupa<br />

un’area di 1,2 ettari ed è provvisto di un percorso verde. È alquanto ricco<br />

di piante caratteristiche<br />

della macchia<br />

mediterranea,<br />

quali la roverella,<br />

l’ulivo, il leccio,<br />

l’acero, il platano<br />

e il bagolaro,<br />

chiamato <strong>com</strong>unemente<br />

pianta del<br />

Rosario per le sue<br />

bacche, un tempo<br />

utilizzate dai coronari<br />

<strong>com</strong>e grani<br />

del rosario. Ogni<br />

anno, il 6 gennaio,<br />

vi si allestisce un<br />

presepe vivente.<br />

50 51


Chiesa di San Gia<strong>com</strong>o<br />

Scendendo verso corso Dante Alighieri si trova la chiesa di San Gia<strong>com</strong>o,<br />

che faceva parte di un vasto <strong>com</strong>plesso adibito ad ospedale, retto dalla confraternita<br />

dei Santi Filippo e Gia<strong>com</strong>o. L’ospedale, situato nel retro della chiesa,<br />

agli inizi del Quattrocento era un semplice lazzaretto, che si ingrandì nel corso<br />

dei secoli, fino al suo trasferimento nel 1901 presso l’ex convento di Santa Croce.<br />

La chiesa fu costruita nel XVIII secolo. L’esterno è di forma molto semplice,<br />

con un campanile a vela. L’interno, ad aula unica, ospita il Museo delle confraternite.<br />

Sulla parete<br />

dell’altare è affrescata<br />

una splendida Madonna<br />

con Gesù Bambino<br />

in trono. Si tratta di<br />

un dipinto preesistente<br />

alla costruzione della<br />

chiesa, eseguito nella<br />

prima metà del XVI<br />

secolo da un pittore di<br />

ambito marchigiano.<br />

Tra gli arredi sacri più<br />

pregiati presenti nel<br />

museo segnaliamo:<br />

- croce processionale<br />

in legno scolpito e<br />

dorato della confraternita<br />

della Trinità (sec.<br />

XVII);<br />

- croce processionale<br />

della confraternita del<br />

Santissimo Sacramento<br />

dell’argentiere tedesco<br />

Dionisio Boemer (sec.<br />

XVIII);<br />

- insegne processionali<br />

della confraternita<br />

del Santissimo Sacramento<br />

dell’argentiere maceratese Antonio Piani (1747-1825);<br />

- croce processionale, emblema e insegne della confraternita della Madonna<br />

del Carmine dell’orafo maceratese Domenico Piani (1725-1799);<br />

- stendardo processionale della confraternita della Madonna del Carmine (sec.<br />

XVIII).<br />

Le confraternite sono unioni di fedeli organizzate gerarchicamente. Nel nostro<br />

territorio attualmente se ne contano nove: sette nella parrocchia della Collegiata<br />

e due nella parrocchia di Sambucheto.<br />

Esse hanno influenzato, dal Medioevo fino alle soppressioni seguite all’annessione<br />

dello Stato Pontificio al Regno d’Italia, la vita sociale, religiosa ed artistica<br />

del nostro paese, svolgendo funzioni in campo assistenziale e promuovendo la<br />

conservazione e la costruzione di chiese e opere d’arte. Molti uomini illustri di<br />

Montecassiano ne furono priori, camerlenghi o sindaci. Di tutto ciò hanno dato<br />

notizia, sia pure sommariamente, gli storici locali attingendo ai libri sociali delle<br />

stesse <strong>com</strong>pagnie o agli atti ufficiali dei consigli <strong>com</strong>unali.<br />

Oggi le confraternite partecipano numerose alle processioni e alle varie funzioni<br />

liturgiche con i loro camici e i loro rocchetti colorati, con gli stendardi, le mazze<br />

d’argento, i crocifissi artisticamente cesellati, i lampioni e i medaglioni.<br />

Le presentiamo in ordine di vetustà:<br />

1. Confraternita dei Santi Filippo e Gia<strong>com</strong>o, costituita l8 settembre 1399;<br />

2. Confraternita del Santissimo Sacramento, già esistente intorno al 1420 con il<br />

titolo di Compagnia del Corpo di Cristo;<br />

3. Confraternita della Santissima Trinità, già di Santa Maria del Calcinaro, aggregata<br />

nel 1578 all’arciconfraternita romana della Trinità dei Pellegrini e Convalescenti;<br />

4. Confraternita dello Spirito Santo, nata nel 1579 dalla fusione di tre sodalizi<br />

preesistenti (Santa Lucia, Sant’Antonio abate e San Rocco) e insignita di questo<br />

titolo nel 1603;<br />

5. Confraternita della Buona Morte,<br />

istituita verso il 1589;<br />

6. Confraternita di Maria Santissima<br />

del Carmine, fondata intorno<br />

al 1739 da due nobildonne montecassianesi,<br />

Anna e Costanza Ferri,<br />

dopo aver ascoltato la predicazione<br />

di Leonardo da Porto Maurizio;<br />

7. Pio Sodalizio di Carità, istituito<br />

il 30 settembre 1791.<br />

8. Confraternita del Crocifisso,<br />

eretta presso la chiesa di Mazzoni<br />

(Recanati) nella parrocchia di Sambucheto,<br />

forse di origine ottocentesca;<br />

9. Confraternita del Santissimo<br />

Sacramento, costituita dopo il<br />

1927 nella chiesa parrocchiale di<br />

Santa Teresa del Bambin Gesù di<br />

Sambucheto.<br />

52 53


Piazza Giovanni Cingolani<br />

circa metà di corso Dante Alighieri si apre, sulla sinistra, piazza Giovanni<br />

A Cingolani, sulla quale si affacciano tre palazzi appartenuti a nobili famiglie<br />

locali: i Buratti, gli Antolini e i Ferri. Nel corso dei secoli in essi sono state<br />

effettuate modifiche ed innovazioni, <strong>com</strong>e l’abbattimento del ponte che univa<br />

palazzo Ferri a palazzo Buratti. La stessa piazza fu resa possibile dalla demolizione,<br />

nel Settecento, della casa cosiddetta della Filippetta, che si diceva abitata<br />

dagli spiriti. Per quanto riguarda palazzo Antolini, una parte venne abbattuta<br />

dopo il 1830 per dare ulteriore spazio alla piazza e, agli inizi del Novecento, fu<br />

aggiunta la merlatura ghibellina. Nel corso dell’Ottocento venne poi rifatta in<br />

tardo stile neoclassico la facciata di palazzo Ferri, le cui stanze del piano nobile<br />

sono affrescate con motivi mitologici.<br />

2° Itinerario<br />

Da piazza Leopardi alla chiesa di Santa Croce<br />

Presso il palazzo Ferri è vissuto il marchese Camillo (1836-1902), discen-<br />

Chiesa di San Marco<br />

dente da un’antica ed illustre famiglia trasferitasi da Macerata a Montecassiano<br />

nel Settecento. Si ipotizza che i Ferri, le cui origini si fanno risalire al<br />

XII secolo, provenissero da Monte Urbano, abbandonato dagli abitanti nel<br />

corso del Duecento per rifugiarsi a Macerata dopo la conquista da parte<br />

dei montecassianesi. Il territorio di Monte Urbano si estendeva anche alla<br />

località denominata Monte Ferro, in origine feudo dei Ferri. Qui la famiglia<br />

ha conservato per secoli numerosi possedimenti. Il marchese Camillo, ultimo<br />

rappresentante della stirpe, dopo aver ereditato anche le proprietà dei Buratti,<br />

lasciò tutti i suoi averi all’Amministrazione Comunale. Tale eredità consisteva<br />

nell’ex convento di Santa Croce, poi adibito ad ospedale, più il palazzo<br />

di famiglia, altri edifici e numerosi terreni. Il tutto fu suddiviso tra i seguenti<br />

istituti: Ospedale, Asilo, Orfanotrofio, Ricovero, Società Operaia, Società di<br />

Lettura, Banda Filarmonica.<br />

La chiesa di San Marco, posta sulla piazza principale di fianco al palazzo<br />

<strong>com</strong>unale, appartiene da sempre al Comune di Montecassiano,<br />

che la fece costruire sul finire del XIV secolo non soltanto in segno di devozione,<br />

ma anche per disporre di un ampio locale nel quale il Consiglio<br />

Generale potesse rifugiarsi in tempo di pestilenza o di guerra. Il campanile<br />

fu edificato nel 1460 da mastro Antonio Lombardo. Anticamente esso<br />

era sormontato da una cuspide conica di notevole altezza, realizzata con<br />

mattoni semicircolari dipinti alternativamente di rosso cupo e turchino.<br />

Questa cadde per ben due volte, nel 1546 e nel 1853, a causa di fulmini.<br />

Al crollo ottocentesco non fu mai posto rimedio, cosicché tuttora la torre,<br />

coperta da semplici coppi, resta priva della sua cuspide.<br />

Nel corso del XVI secolo la chiesa subì i primi interventi di restauro. Nel<br />

54 55


1521, ad esempio, venne ricostruito<br />

il portale in pietra di Cingoli<br />

con lo stemma del Comune.<br />

Il definitivo e radicale rifacimento<br />

dell’edificio è avvenuto<br />

nel corso del Settecento, quando<br />

fu demolito l’arco di collegamento<br />

con il palazzo dei Priori<br />

e si rimaneggiò <strong>com</strong>pletamente<br />

la struttura originaria. L’interno,<br />

a tre navate abbellite da bianchi<br />

stucchi, è un pregevole esempio<br />

di barocchetto marchigiano. Le<br />

pale degli altari laterali sono<br />

tele di ambito marchigiano del<br />

XVII secolo. Sull’altare maggiore<br />

si trova l’immagine lignea<br />

della Madonna del Buon Consiglio.<br />

Anche l’organo, che gli<br />

studi più recenti attribuiscono<br />

all’anconitano Vincenzo Montecucchi<br />

(fine XVIII secolo), è<br />

un piccolo capolavoro artistico.<br />

Ex convento degli Agostiniani<br />

Nel 1492 la chiesa di San Marco fu affidata all’Ordine degli Agostiniani Scalzi,<br />

che vi edificarono accanto un monastero. Molto probabilmente, più che<br />

di una costruzione ex novo si trattò di un accorpamento ed ampliamento di case<br />

preesistenti o forse di locali già usati in precedenza da un altro ordine monastico,<br />

di cui però non si ha memoria certa. Il convento fu poi ampliato e restaurato ulteriormente<br />

tra il<br />

1574 e il 1579.<br />

L’edificio venne<br />

riunito nel<br />

1867, ma nel<br />

1873 vi dimoravano<br />

ancora<br />

due frati. Dopo<br />

aver ospitato<br />

per decenni la<br />

scuola media,<br />

nel 2009 è stato<br />

adibito a sede<br />

degli uffici <strong>com</strong>unali.<br />

Secondo quanto si desume dall’iscrizione manoscritta sul retro della tavola<br />

della Madonna del Buon Consiglio, il dipinto venne realizzato in San Marco<br />

a Roma dal canonico Andrea Bacci nel 1747. Il <strong>com</strong>mittente dell’opera<br />

fu il frate agostiniano Nicola de Marteriis, autore dell’iscrizione. Il frate<br />

fece realizzare il dipinto dopo aver ricevuto la grazia della guarigione dalla<br />

“polmonea”, una grave infiammazione ai polmoni, che lo colpì mentre si<br />

trovava nel convento di San Gia<strong>com</strong>o a Bologna. Ormai sul punto di mo-<br />

Nel convento visse, prendendovi i voti e divenendovi priore, il venerabile<br />

Giovanni da San Guglielmo. Nacque a Montecassiano il 25 luglio 1552 da<br />

Francesco Nicolucci detto Ciccone e da Francesca Piccinotti. Morì a Batignano<br />

di Grosseto il 24 agosto 1621, dove si era recato in obbedienza ai<br />

propri superiori. Godette in vita di fama di santità, alimentata da una serie di<br />

prodigi ritenuti miracolosi, in seguito ai quali fu avviato un processo di canonizzazione<br />

interrotto nel 1796 con l’arrivo delle truppe napoleoniche. Del<br />

beato esistono alcune lettere autografe, dei libri di devozione, un lembo del<br />

saio e un cilicio di crine di cavallo conservati in paese <strong>com</strong>e reliquie.<br />

56<br />

rire, il frate pregò davanti ad una immagine della Madonna del Buon Consiglio.<br />

Ottenuta miracolosamente la guarigione, fra’ Nicola fece realizzare<br />

dal canonico Bacci una copia del dipinto della Madonna del Buon Consiglio<br />

che venne poi trasportato a Bologna, dove fu ornato con le corone e solennemente<br />

mostrato nella domenica di Ascensione del 1750. Trasferitosi nel<br />

convento agostiniano di Montecassiano, il frate portò con sé il dipinto, che<br />

venne esposto nella chiesa di San Marco il 23 aprile 1752 e definitivamente<br />

collocato sull’altare maggiore in una cornice processionale. Questa cornice<br />

reca incisa sul retro un’altra iscrizione, datata 30 ottobre 1786, che ricorda<br />

il ringraziamento dei contadini di Montecassiano alla Vergine del Buon<br />

Consiglio per aver preservato il loro bestiame dall’ epidemia di quell’anno.<br />

Uscendo dal cortile dell’ex convento e scendendo lungo via Nazario Sauro,<br />

che conduce verso porta Cesare Battisti, si può osservare la struttura tipicamente<br />

medievale del centro storico costituita da scalette, rampe e stradine che permettono<br />

di passare da una quota altimetrica all’altra, interrompendo l’andamento<br />

circolare delle vie e dei vicoli che, <strong>com</strong>e cerchi concentrici, si irradiano dalla<br />

piazza principale. Come raggi di un cerchio, esse collegano la piazza principale<br />

alla cinta muraria. Percorrendole, si possono ammirare scorci caratteristici del<br />

paese, che mostrano una buona armonia tra le unità abitative, nonostante la differenza<br />

cronologica e stilistica degli interventi costruttivi. Si alternano infatti<br />

palazzetti del Settecento, edifici in stile neomedioevale o in tardo liberty e abitazioni<br />

borghesi del Novecento.<br />

57


Ex chiesa di San Michele<br />

Prima di uscire da porta Cesare Battisti, al civico 19/A di via Scaramuccia, si<br />

trova ciò che resta dell’antica chiesa di San Michele. Dopo una prima demolizione<br />

nel XV secolo,<br />

essa fu ricostruita nei<br />

secoli successivi entro le<br />

mura castellane. Questo<br />

edificio da qualche decennio<br />

è stato trasformato<br />

in deposito, ma di esso<br />

si può ancora ammirare<br />

il campanile tardomedioevale<br />

lungo le mura<br />

nord-orientali.<br />

Da questa chiesa proviene<br />

la pala d’altare raffigurante<br />

la Sacra Famiglia<br />

in gloria tra san Michele<br />

arcangelo e san Cassiano<br />

vescovo, una tela di autore sconosciuto databile tra la fine del XVII e gli inizi<br />

del XVIII secolo di proprietà della confraternita della Madonna del Carmine.<br />

La pala di San Michele ha un forte valore civico, in quanto rappresenta san<br />

Giuseppe, patrono principale del Comune di Montecassiano raffigurato con<br />

il classico attributo del giglio, il <strong>com</strong>patrono san Cassiano, martire a Imola<br />

sotto Diocleziano e protettore degli scrittori e dei maestri, infine san Michele<br />

arcangelo che uccide il drago, titolare della chiesa e di uno dei tre terzieri<br />

cittadini. Il santo vescovo è inoltre ritratto mentre indica, in segno di offerta,<br />

il paese dipinto al centro della <strong>com</strong>posizione. In esso sono riconoscibili l’antica<br />

porta San Nicolò, la Collegiata, la torre della chiesa di San Marco, il<br />

campanile di San Giovanni e, all’estrema sinistra, la chiesa di Santa Croce<br />

con il convento degli Zoccolanti.<br />

Palestra <strong>com</strong>unale<br />

In piazza XX Settembre<br />

si trova un edificio<br />

dei primi anni del Novecento,<br />

un tempo sede<br />

del mercato ortofrutticolo<br />

e avicolo ed ora<br />

utilizzato <strong>com</strong>e palestra<br />

polifunzionale. La<br />

struttura presenta una<br />

interessante travatura<br />

in ferro ed è ricca di<br />

ampie vetrate.<br />

Chiesa di San Nicolò<br />

Fuori porta Cesare Battisti, proseguendo da borgo Garibaldi per viale Italia, si<br />

trova sulla sinistra la chiesa di San Nicolò. «Dell’antichità di questa chiesa<br />

non si trova memoria<br />

ne’ publici<br />

registri e consegli,<br />

convien<br />

credere esser<br />

antichissima».<br />

Così afferma<br />

Carlo Filippo<br />

Compagnucci<br />

nel suo Libro<br />

contenente memorie<br />

antiche<br />

della Comune di<br />

Montecassiano.<br />

Dell’edificio,<br />

risalente al XIII<br />

secolo, si possiedono pochissime notizie. Esso è dotato di una delle più antiche<br />

campane delle Marche, fusa nel 1382 con questa iscrizione:<br />

A .<br />

MIKAEL . MAGISTER . FECIT .<br />

MIIILXXXII .<br />

San Nicolò fu probabilmente la prima parrocchia di Montecassiano, dalle origini<br />

fino al 1565. Esclusa dalla cinta muraria eretta intorno al paese nel XV secolo, la<br />

58 59


chiesa perse progressivamente importanza.<br />

L’edificio, di un romanico molto semplificato, all’esterno è caratterizzato dalla<br />

graziosa abside orientata verso est, dal piccolo campanile a vela e dall’ingresso<br />

sul fianco nord. L’interno era originariamente ricoperto da affreschi a carattere<br />

devozionale di scuola umbro-marchigiana del XIV secolo, oggi ridotti a pochi<br />

frammenti.<br />

Sulla parete sinistra è riconoscibile una Madonna con Bambino che tiene in<br />

mano un nastro con l’iscrizione a caratteri gotici “Ego sum lux mundi” (Io sono<br />

la luce del mondo), alla quale è affiancata l’immagine di sant’Antonio abate.<br />

Lungo il viale sorgono, sulla sinistra, casa Smorlesi, edificata nel 1911, e, più<br />

avanti a destra, un villino neogotico, sempre di proprietà della famiglia Smorlesi,<br />

costruito dall’ing. Bonservizi nel 1924, palazzina, questa, tra le più graziose<br />

di Montecassiano.<br />

stava per essere ricostruita e potessero fondarvi accanto un convento. Il cardinale<br />

Anton Maria Gallo concesse il terreno su cui erigere la casa dei frati. La prima<br />

pietra della nuova chiesa venne posta nel 1595 e, finalmente, nel 1606 il vescovo<br />

Rutilio Benzoni la benedisse e il padre guardiano Luigi da Corinaldo<br />

poté celebrarvi la prima messa.<br />

La facciata è caratterizzata da un portico a tre campate coperte da<br />

volte a crociera costruito nel 1660. L’interno presenta una vasta aula<br />

centrale, funzionale alla predicazione degli Osservanti, ed una serie<br />

di otto cappelle laterali, appartenute alle principali famiglie montecassianesi.<br />

Lo splendido altare maggiore in legno<br />

intagliato e dorato è stato realizzato tra<br />

la fine del ‘600 e gli inizi del<br />

‘700. Si ritiene che sia stato<br />

disegnato dal fiammingo Guglielmo<br />

Hagemann e realizzato<br />

dall’ebanista maceratese<br />

Amico Pappelli. I dipinti ovali<br />

che adornano lateralmente<br />

l’altare ruotano intorno al tema<br />

della Passione ed hanno il loro<br />

fulcro nel bellissimo Crocifisso<br />

ligneo centrale. Nella controfacciata,<br />

sulla cantoria in<br />

stile rococò, è collocato un organo<br />

del 1750 attribuito a Giuseppe Attili da Ortezzano.<br />

Secondo una tradizione locale, il Crocifisso dell’altare maggiore sarebbe<br />

frutto dell’opera di un frate del convento, che avrebbe utilizzato il legno di un<br />

pero posto in un terreno vicino di proprietà dei Ferri. Ora, in questa tradizione<br />

ci potrebbe essere del vero, poiché i Ferri acquistarono i poderi limitrofi<br />

a Santa Croce nel primo Ottocento e l’esame stilistico condotto durante il<br />

recente restauro del crocifisso ha evidenziato <strong>com</strong>e esso sia di età posteriore<br />

rispetto all’altare maggiore, che risale al massimo ai primi del ‘700.<br />

Chiesa di Santa Croce<br />

Dopo la soppressione napoleonica, nel 1825, i frati tornarono a Santa Croce<br />

Dalle fonti storiche sappiamo che doveva esistere in questo luogo un’antica<br />

cappella risalente al XIII secolo. Tra il 1556 e il 1558 la Comunità di Mon-<br />

costruendo il braccio nord del convento ed arredando la sacrestia della chiesa,<br />

a pianta ottagonale, con gli splendidi armadi in radica di noce ancor oggi perfettamente<br />

conservati. Con la soppressione postunitaria e con il definitivo allontatecassiano<br />

decise di costruirvi un nuovo edificio tale da poter conservare degnanamento<br />

dei frati, l’intero edificio venne acquistato dai marchesi Ferri, che ne<br />

mente la venerata reliquia della Croce Santa, poi trasportata nella Collegiata.<br />

fecero la loro residenza estiva, pur lasciando la chiesa aperta al culto. Nel 1898<br />

Dopo neanche quarant’anni la chiesa manifestò problemi statici così gravi che<br />

Camillo Ferri cedette il <strong>com</strong>plesso alla Congregazione di Carità, che provvide a<br />

si provvide ad abbatterla e riedificarla. Nel 1592 il Consiglio Generale scrisse al<br />

trasformare il convento in ospedale civico e casa di riposo per anziani, entrambi<br />

capitolo dei frati minori osservanti, in quel momento riunito a Fabriano, chie-<br />

inaugurati nel 1901. La chiesa continuò ad essere officiata, soprattutto per la predendo<br />

che alcuni religiosi dell’Ordine potessero stabilirsi presso la chiesa che<br />

senza del crocifisso particolarmente caro agli abitanti di Montecassiano.<br />

60 61


3° Itinerario<br />

da scartare, in quanto nel Medioevo<br />

il presbiterio delle chiese era sovente<br />

orientato a levante e, inoltre, a ovest<br />

dell’edificio esisteva una vecchia strada.<br />

La chiesa venne con ogni probabilità<br />

voltata nell’orientamento attuale<br />

est-ovest all’arrivo delle monache,<br />

perché si aveva la necessità di collegare<br />

direttamente l’oratorio alla casa<br />

conventuale posta a ovest.<br />

Nel 1758 la chiesa venne alzata di circa<br />

un metro per accogliere la calotta<br />

interna e l’originario andamento longitudinale<br />

fu trasformato internamente<br />

in un impianto ottagonale. In questo<br />

spazio, abbellito da intonaci raffinatissimi<br />

e da bianchi stucchi, trovano posto<br />

tre altari e quattro ingressi, a due a<br />

due rispettivamente riservati ai fedeli<br />

e alle monache, che naturalmente assistevano<br />

alle funzioni attraverso le grate del coro. Gli stucchi rappresentano<br />

medaglioni, ghirlande, cartigli, conchiglie, nastri e volute.<br />

La chiesa è sede del Museo degli arredi sacri, nel quale si conservano oggetti<br />

liturgici e opere di botteghe orafe marchigiane e romane raccolte nel corso dei<br />

secoli. I più preziosi sono:<br />

- croce astile in argento dorato di Lorenzo d’Ascoli (1414);<br />

- stauroteca (reliquiario della Santa Croce) in argento inciso (XV secolo).<br />

Da piazza Leopardi a palazzo Buscalferri<br />

- reliquiario a busto di san Cassiano in legno (arte napoletana del XVII secolo);<br />

- reliquiario a busto di san Cassiano in argento sbalzato e cesellato, realizzato<br />

Chiesa di San Giovanni Battista<br />

nel 1726 dall’orafo romano Agostino Colleoni;<br />

- reliquiario a statua di san Giuseppe in argento fuso (1744), opera dell’orafo<br />

Scendendo lungo la scalinata di via Roma<br />

romano Antonio Arrighi;<br />

si incontra, sulla destra, il vasto <strong>com</strong>ples-<br />

- calice di Domenico Piani (secc.<br />

so edilizio costituito dalla chiesa di San Gio-<br />

XVIII-XIX).<br />

vanni e dall’ex convento delle Clarisse.<br />

I documenti testimoniano che la chiesa, già<br />

Ex convento delle Clarisse<br />

esistente nel XIII secolo, fu la seconda par-<br />

L<br />

rocchia costituitasi in paese dopo quella di<br />

’esistenza in questo luogo di<br />

San Nicolò. L’esterno dell’edificio, risalente<br />

un <strong>com</strong>plesso edilizio, costi-<br />

al XVI secolo, presenta pochi elementi decotuito<br />

da più unità abitative separativi<br />

ed è improntato alla massima semplicirate<br />

da strade e orti, risale almeno<br />

tà. Nell’angolo sud è posta la torretta di sicura<br />

al XII secolo. Esso fu inglobato<br />

origine medievale. L’ipotesi che il fronte del<br />

all’interno della cerchia muraria<br />

tempio fosse in origine il lato absidale non è<br />

nel corso del Quattrocento.<br />

62 63


Nel 1299 vi si trovava già la chiesa di San Giovanni Battista, mentre, con ogni<br />

probabilità, non fu questa la sede delle monache benedettine<br />

di Santa Maria Maddalena la cui presenza<br />

è attestata a Montecassiano prima del 1362.<br />

Nel 1584, in seguito alla proposta della <strong>com</strong>pagnia<br />

dei Santi Filippo e Gia<strong>com</strong>o, entrarono solennemente<br />

a Montecassiano le prime clarisse, per le<br />

quali venne sistemato il blocco orientale dell’edificio<br />

presso San Giovanni rendendolo funzionale alle<br />

esigenze della vita monastica. Furono le monache<br />

di San Severino ad accettare l’invito a fondare una<br />

casa monastica in questo luogo. Il convento non<br />

accoglieva soltanto le monache, era l’unico luogo<br />

nella società dell’epoca deputato alla formazione e<br />

all’istruzione femminile.<br />

Il <strong>com</strong>plesso edilizio era diviso dal giardino da una<br />

strada pubblica che intralciava il libero movimento delle suore, le quali, costrette<br />

ad una vita di clausura, necessitavano di ampi spazi all’aria aperta. A tale scopo,<br />

nel 1785 ottennero ben due spazi pubblici e l’abbattimento di una prima porzione<br />

di case nel quartiere denominato “le Cupacce”.<br />

La costruzione di una nuova ala, nell’Ottocento, destinata ad una scuola femminile<br />

diretta e controllata dalle Clarisse con l’apporto di personale laico, darà<br />

una forte impronta scolastica all’edificio. Oggi, i locali dell’ex monastero sono<br />

occupati dalla scuola secondaria di primo grado ed ospitano la presidenza e la<br />

segreteria dell’Istituto Comprensivo “Giovanni Cingolani”.<br />

Le Cupacce<br />

In fondo alla scalinata di via Roma, prima di uscire da porta San Giovanni,<br />

sulla destra, inizia via Monreale, occupata fino al XIX secolo da una fila centrale<br />

di case e da altre<br />

abitazioni poste intorno<br />

all’orto del convento<br />

delle Clarisse. Tali edifici<br />

erano i più malsani e<br />

bui del paese, tanto che<br />

alla strada era attribuita<br />

la denominazione di «‘e<br />

Cupacce», cioè luogo<br />

cupo. Con la demolizione<br />

di queste costruzioni,<br />

la via ha acquistato<br />

maggiore ariosità e luce.<br />

Palazzo Buscalferri - De Carolis<br />

Al civico 12 di via Camillo Ferri è l’ingresso principale di palazzo Buscalferri.<br />

L’edificio si trova all’interno delle mura e, fino a qualche decennio fa,<br />

era anche il centro vitale dell’azienda agricola della famiglia. Esso costituisce<br />

pertanto un tipico esempio di residenza gentilizia urbana con funzioni di casa<br />

padronale rurale.<br />

I conti Buscalferri provenivano da Esanatoglia. Un ramo della famiglia si<br />

trasferì a Montecassiano probabilmente nella seconda metà del Settecento<br />

in seguito al matrimonio di Antonio Buscalferri con Francesca Tulli, appartenente<br />

ad una nobile famiglia del nostro paese. Il legame tra i Tulli e i<br />

Buscalferri è confermato dall’albero genealogico esistente nel palazzo e dal<br />

fatto che i secondi hanno ereditato dai primi la cappella di famiglia nella<br />

chiesa di Santa Croce.<br />

Il palazzo è il risultato della fusione di due corpi di fabbrica distinti. La parte al<br />

civico 12, frutto di un acquisto successivo rispetto al nucleo originario (civico<br />

14), è stata ristrutturata intorno agli anni Venti del Novecento da Onofrio De<br />

Carolis, marito dell’ultima erede dei Buscalferri. In tale circostanza sono state<br />

unificate le facciate, soprattutto quella meridionale, per mascherare le disparità<br />

tra le due abitazioni e sono stati costruiti il ballatoio e lo scalone che conduce al<br />

giardino, utilizzando i locali al pian terreno un tempo adibiti a frantoio.<br />

Le stanze del piano terra sono affrescate con dipinti eseguiti a tempera che<br />

potrebbero in parte risalire ai primi dell’Ottocento. Vi sono raffigurati motivi<br />

mitologici, floreali, araldici, con corone di frutta e selvaggina. In una stanza<br />

campeggia una grande pala d’altare raffigurante la Maestà (Madonna in trono<br />

tra angeli), eseguita nel 1917 dall’artista senese Ferruccio Pasqui (1886-1958).<br />

Nelle camere da letto i pavimenti sono in cotto dipinto e i soffitti sono decorati<br />

in tardo stile liberty. Tra i soggetti rappresentati troviamo paesaggi marini in<br />

varie stagioni, poeti della letteratura italiana e allegorie delle arti e delle scienze.<br />

64 65


Nel palazzo sono presenti varie xilografie di Adolfo De Carolis (Montefiore<br />

dell’Aso, 1874 - Roma, 1928), zio di Onofrio, famoso pittore, illustratore,<br />

letterato, xilografo e fotografo protagonista dell’arte italiana fra Otto e Novecento.<br />

Il giardino, anch’esso sistemato in occasione dei lavori di ristrutturazione del<br />

palazzo condotti intorno al 1920, è dominato da due imponenti palme delle Canarie.<br />

Dal giardino si accede alle cantine, che fino agli anni Settanta conservavano il<br />

vino prodotto nei poderi della famiglia. Dalle cantine si penetra nelle grotte,<br />

ambienti sotterranei a volta, piuttosto ampi e ricchi di pozzi e di acque.<br />

Lungo via Camillo Ferri, al<br />

civico 30, si affaccia un’altra<br />

interessante costruzione<br />

nobiliare, Palazzo Gentilucci<br />

(ora Baroni), contraddistinto<br />

da uno splendido<br />

portale bugnato sormontato<br />

dallo stemma di famiglia.<br />

V. Curiosità e notizie varie<br />

1. Le ville<br />

a) Villa Due Pini<br />

Poco distante da Vissani c’è la Villa Due Pini, edificata nel 1596 dal cardinale<br />

Evangelista Pallotta. Il <strong>com</strong>plesso, nato <strong>com</strong>e casino di caccia, è stato trasformato<br />

in residenza di campagna nel primo Ottocento dal cardinale Antonio<br />

Pallotta.<br />

La villa è circondata da boschetti di lecci, tigli e pini e da un giardino all’italiana,<br />

arricchito da terrazze e da un café-house la cui loggia, trasformata in museo,<br />

ospita numerose epigrafi antiche, cristiane e pagane.<br />

Alla famiglia Pallotta, proveniente da Caldarola, il Consiglio <strong>com</strong>unale diede<br />

la cittadinanza di Montecassiano il 24 settembre 1606. A questa casata<br />

appartennero ben quattro cardinali, l’ultimo dei quali, Antonio, morì a Villa<br />

Due Pini nel 1834.<br />

b) Villa Perozzi<br />

Presso l’abitato di Valle Cascia si trova la villa dei conti Perozzi, ora trasformata<br />

nell’hotel “Villa Quiete”. Essa è costituita dalla palazzina padronale,<br />

dagli accessori un tempo adibiti a stalle e scuderie e da un ampio parco ricco<br />

Palazzo Gentilucci - ingresso<br />

di piante secolari. Fu costruita dal nobile Domenico Perozzi alla fine del ‘700<br />

<strong>com</strong>e luogo di sosta e raduno durante le battute di caccia.<br />

66 67


Il maggiore esponente della famiglia Perozzi, originaria di Ancona e Fi-<br />

d) Villa Antolini<br />

Lungo la strada statale che conduce a Montefano, in contrada Collina, sorge<br />

Villa Antolini. La costruzione, dotata di una elegante facciata scandita da<br />

quattro lesene, risale al XIX secolo. Essa è circondata da un grazioso parco e preceduta<br />

da uno scenografico viale alberato. Attigua alla casa padronale è una cappella<br />

dedicata al<br />

Sacro Cuore.<br />

Il nome della<br />

villa deriva<br />

dalla famiglia<br />

che ne fu la<br />

proprietaria<br />

originaria:<br />

gli Antolini,<br />

nobili montecassianesilottrano,<br />

fu l’ingegnere Gustavo, che partecipò alla presa di Roma del<br />

trasferitisi da<br />

1870 giungendo al grado di aiutante di campo del <strong>com</strong>andante Nino Bi-<br />

Sarnano nel<br />

xio. Nell’archivio <strong>com</strong>unale è conservata una lettera autografa del generale<br />

XV secolo. Intorno agli inizi del Novecento il <strong>com</strong>plesso venne ereditato dai<br />

Giuseppe Garibaldi in cui sono riconosciuti i meriti e il valore militare del<br />

conte Gustavo. Nel 1888 egli fece definitivamente ritorno nella villa di Valle<br />

Bonservizi.<br />

Cascia curando i propri poderi e partecipando alla vita pubblica locale.<br />

e) Casino di caccia Svampa<br />

c) Villa Mattei<br />

Lungo la ex S.S. 77 è possibile scorgere, arretrata di circa 100 metri, Villa<br />

Giulia, <strong>com</strong>unemente nota <strong>com</strong>e Villa Mattei, nome con cui si indica la<br />

contrada circostante e la zona industriale limitrofa.<br />

Il casino di caccia Svampa è situato lungo la strada provinciale che da Montecassiano<br />

conduce a Vissani. La costruzione è il risultato dell’abbinamento<br />

di due edifici<br />

distinti. Il<br />

primo, con<br />

facciate di<br />

mattoni a vista<br />

e a due<br />

piani, è stato<br />

edificato nel<br />

XIX secolo.<br />

Il secondo,<br />

una costruzioneintonacata<br />

più bassa<br />

La famiglia Mattei, originaria di Pergola, diede i natali al cardinale Mario,<br />

e ad un solo<br />

Segretario di Stato di Pio IX, che seguì a Gaeta nel 1848. Nella sua villa il<br />

piano, è sorto agli inizi del XX secolo e presenta all’interno un ampio salone per<br />

prelato ospitò papa Gregorio XVI in viaggio per lo Stato della Chiesa. Mario<br />

le feste da ballo. Le case sono circondate da un giardino in cui vivono ancora<br />

fu decorato con la croce di Malta e con quella di San Gennaro di Napoli. Il<br />

alcune rare specie botaniche. Una serra, non più esistente, accoglieva numerose<br />

fratello Nicola fu arcivescovo di Camerino.<br />

piante di limoni.<br />

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Il giardino era collegato, attraverso un viale costeggiato da querce secolari, ad<br />

b) San Giuseppe<br />

un roccolo destinato all’uccellagione. Purtroppo il viale e il roccolo sono stati<br />

abbattuti nel corso del XX secolo.<br />

La chiesa, un tempo intitolata<br />

a Santa Maria<br />

2. Le chiese rurali<br />

di Lenze o di Renzo, ha<br />

Nel nostro territorio sono sparse molte piccole chiese, alcune delle quali in<br />

<strong>com</strong>pleto stato di abbandono, altre ancora visitabili grazie alla cura della<br />

origini molto antiche. Essa<br />

è stata <strong>com</strong>pletamente restaurata<br />

nel 1521, quando<br />

gente del luogo. Ricordiamo le più antiche.<br />

san Giuseppe fu assunto<br />

<strong>com</strong>e patrono del Comune.<br />

a) Madonna di Salimbeni<br />

Per l’altare di questa chie-<br />

In un’edicola rurale ai piedi della collina di Monte Libano, a circa 2 Km. dal<br />

paese, in corrispondensa,<br />

tra il 1506 e il 1508,<br />

l’Hispanus dipinse il quadro<br />

della Madonna in troza<br />

di un trivio, era collono,<br />

trasportato nel 1555 in<br />

cato anticamente un af-<br />

San Marco e ora custodito<br />

fresco che raffigurava la<br />

nella pinacoteca <strong>com</strong>unale.<br />

Madonna delle Grazie.<br />

Nel 1509 un tale fra’ Pietro<br />

Nel 1526 il proprietario<br />

eremita chiese al Comune<br />

del fondo su cui sorgeva<br />

di poter utilizzare i mattoni<br />

la “pintura”, Giovanni<br />

avanzati dalla fabbrica del<br />

Salimbeni, edificò una<br />

palazzo priorale per edifi-<br />

chiesetta inglobante la<br />

care accanto alla chiesa una<br />

stessa edicola, così da<br />

dimora. Nel 1555 venne<br />

proteggere l’immagine<br />

realizzato un ciclo di affre-<br />

che si credeva avesse<br />

schi di fattura popolare.<br />

preservato l’intero terri-<br />

Successivamente la chiesa<br />

torio di Montecassiano<br />

venne abbandonata, tanto che si pensò di demolirla. Solo il rispetto per il santo<br />

dagli effetti dalla pesti-<br />

protettore evitò che fosse attuato l’abbattimento. Oggi è possibile ammirarla in<br />

lenza di quegli anni.<br />

quanto l’Amministrazione Comunale recentemente ha provveduto al restauro.<br />

Nel 1794 si ricorse all’aiuto<br />

della Vergine di Sa-<br />

3. Fonti e lavatoi<br />

limbeni per una pesante<br />

siccità che si era abbattuta<br />

sul territorio di Montecassiano, organizzando una processione dal paese alla<br />

chiesetta. Da allora venne istituita la festa delle Canestrelle (pag. 76).<br />

Nel 1836 l’Italia fu infestata dal colera. Era il mese di agosto quando il marchese<br />

Giuseppe Ferri stabiliva di trasportare processionalmente l’immagine, ormai<br />

ridipinta su tela con i lineamenti della Vergine del Buon Cuore, nella chiesa<br />

collegiata: ancora una volta il paese fu risparmiato e la popolazione credette<br />

nell’intervento miracoloso della Madonna. Il 10 agosto 1839, dunque, in segno<br />

di riconoscenza il Comune decise di trasferire definitivamente l’immagine in<br />

Collegiata (pag. 47).<br />

Montecassiano ha un sottosuolo particolarmente ricco di acque. Pertanto nel<br />

territorio sono diffuse fonti con annessi lavatoi e abbeveratoi, un tempo<br />

essenziali per la sopravvivenza della collettività e oggi in stato di abbandono e<br />

forte degrado. Va ricordato che anche dopo il 1890, anno in cui il centro storico è<br />

stato raggiunto dall’acquedotto di Serrapetrona, le donne del paese continuavano<br />

a recarsi alle fonti extra-moenia per il lavaggio dei panni, mentre i contadini<br />

sprovvisti di pozzi o fonti private efficienti hanno dovuto farvi ricorso ancora per<br />

svariati decenni, prelevandone l’acqua per uso alimentare, oltre che per l’abbeveraggio<br />

del bestiame. Poi, una volta raggiunto tutto il territorio dalla rete idrica<br />

<strong>com</strong>unale e, al contempo, <strong>com</strong>promessa la potabilità delle acque a causa dell’inquinamento<br />

delle falde, provocato da un impiego massiccio di prodotti chimici<br />

70 71


in agricoltura, le fonti sono state in alcuni casi demolite e interrate, in altri abbandonate,<br />

al punto che ora risultano in gran parte semidistrutte. Soltanto il lavatoio<br />

delle Fontanelle, nell’omonima contrada, è ancora utilizzato da alcune donne del<br />

luogo. Tra le fonti <strong>com</strong>unali superstiti ricordiamo quelle dell’Indivia, del Cerreto<br />

e di Staolo.<br />

a) Fonte dell’Indivia<br />

La fonte dell’Indivia, posta in contrada Commenda nei pressi dell’ex giardino<br />

Ferri, è la più antica attualmente esistente nel territorio <strong>com</strong>unale. A<br />

testimoniarlo è l’epigrafe murata nella parete contro terra, dove è incisa in cifre<br />

romane la data del 1524, anno di edificazione della prima struttura muraria. La<br />

nicchia voltata a botte che oggi rimane, verosimilmente frutto di restauri successivi<br />

al XVI secolo, si presenta quasi del tutto interrata e invasa da rovi.<br />

Gli arbusti spinosi hanno soffocato anche le cosiddette “lacrime della Madonna”,<br />

i fiori selvatici che un tempo crescevano in abbondanza intorno alla<br />

fonte, al punto che essa era nota anche con il nome di fonte delle Lacrime.<br />

b) Fonte del Cerreto<br />

In contrada Commenda sorgeva anche la vecchia fonte del Cerreto, la più<br />

vicina al centro murato, ora non più riconoscibile nel suo impianto originario<br />

in seguito ai lavori effettuati intorno al 1960 per la realizzazione di un campo da<br />

calcio.<br />

c) Fonte di Staolo<br />

La fonte di Staolo, ubicata a circa un chilometro dal capoluogo, presso la<br />

strada che conduce all’abitato di Sant’Egidio, è attestata nei documenti pubblici<br />

del Quattrocento. Essa ha alimentato per secoli il maggiore lavatoio pubblico<br />

di Montecassiano. Gli attuali ruderi risalgono alla costruzione progettata negli<br />

anni Venti del Novecento dal geometra maceratese Armando Ripari. Il <strong>com</strong>plesso<br />

constava di una cisterna, dodici vaschette doppie coperte da una tettoia a<br />

capanna, il consueto abbeveratoio per gli animali ed un lavatoio separato per i<br />

panni degli infetti.<br />

Origini (1920 ca.)<br />

Nelle sue vicinanze, agli inizi del XV secolo, esistevano dei locali per la concia<br />

dei pellami, costruiti da un calzolaio folignate di nome Pietruccio.<br />

Stato attuale<br />

72 73


4. Gli stemmi gentilizi<br />

Il nostro paese vanta la presenza nei secoli di antiche e nobili famiglie che,<br />

attraverso i loro rappresentanti più illustri, hanno lasciato gloriosa memoria<br />

nelle abitazioni private, nella produzione artistica e culturale, nella generosità<br />

verso i più deboli e bisognosi. In alcuni casi, di esse possiamo ancora ammirare<br />

gli stemmi gentilizi presenti nei loro vecchi palazzi o nelle loro cappelle.<br />

Famiglie Compagnucci - Manfredi Non identificato<br />

(Piazza Nazario Sauro)<br />

Famiglie Ferri - Buratti Famiglia Gentilucci Famiglia Antolini<br />

All’interno del centro storico,<br />

durante la festa dei<br />

terzieri del 2008, sono stati<br />

inaugurati tre spazi ricavati da<br />

altrettanti cortili presenti nel<br />

centro storico.<br />

Il primo è quello della chiesa di<br />

San Gia<strong>com</strong>o, presso la porta<br />

del Cerreto, dove fin dal 1380<br />

esisteva un ospedale che è stato<br />

ingrandito nel corso dei secoli<br />

con nuovi edifici costruiti a<br />

ridosso delle mura castellane.<br />

Questo cortile era adibito a cimitero<br />

dell’ospedale.<br />

Il secondo e il terzo sono stati<br />

ricavati dagli orti e dai giardini<br />

dei due ex conventi urbani,<br />

quello delle Clarisse e quello<br />

degli Agostiniani.<br />

I tre cortili sono stati recuperati<br />

per uso pubblico.<br />

Cortile San Gia<strong>com</strong>o<br />

Cortile Clarisse<br />

Cortile Agostiniani<br />

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6. Le taverne<br />

7. Le grotte<br />

Il palio dei Terzieri, che si svolge ogni anno dal terzo giovedì alla quarta settimana<br />

del mese di luglio, ha il merito di aver stimolato il recupero di ambienti<br />

Ogni abitazione del centro storico, ma soprattutto i grandi <strong>com</strong>plessi edilizi<br />

avevano nei propri sotterranei grotte con cisterne e pozzi che, una volta pie-<br />

da tempo abbandonati e oggi adibiti a luoghi di ritrovo: le taverne. Esse costini,<br />

attraverso collegamenti a scalare, rifornivano i serbatoi e i pozzi più bassi. Le<br />

tuiscono pertanto un luogo di aggregazione popolare e l’occasione insostituibile<br />

grotte servivano <strong>com</strong>e cantina e <strong>com</strong>e luogo per la conservazione dei cibi e per<br />

per il mantenimento e la valorizzazione dei percorsi eno-gastronomici della cu-<br />

mantenere le abitazioni sempre asciutte in quanto fungevano da scolo dell’acqua<br />

cina marchigiana e locale. Sono state ricostruite con pavimenti in cotto e volte a<br />

piovana. Cisterne e pozzi venivano invece costruite per alimentare l’approvvi-<br />

faccia vista, le taverne hanno mantenuto le loro caratteristiche originali, dando<br />

gionamento idrico del paese. Si ipotizza che l’esistenza di queste grotte così<br />

la possibilità agli stessi montecassianesi di riscoprire spazi prima sconosciuti e<br />

numerose risalga alla costruzione delle case; per la muratura fu sicuramente uti-<br />

incitandoli al contempo a riprendere gli studi di storia locale.<br />

lizzata l’argilla di cui il suolo era ricco, creando quei cunicoli che ancora oggi<br />

L’ex convento degli Agostiniani ospita la taverna del terziere di San Nicolò,<br />

troviamo, anche se in parte chiusi, nel sottosuolo del centro storico.<br />

dove è stato creato un centro di degustazione di vini e dove vengono preparati<br />

piatti tipici locali, <strong>com</strong>e i sughitti, i cargiù, i tagliulì pilusi, la zuppa di cicerchia,<br />

la crescia di polenta, la coratella di agnello, il sugo di papera, i vincisgrassi, i<br />

8. Feste, fiere e sagre<br />

frascarelli, la cotta de foje, gli scroccafusi, la crescia con i grasselli, lu ciambel-<br />

a) Festa di San Giuseppe<br />

lottu. La taverna è collegata al convento e alla grotta sottostante da una piaggia<br />

un tempo percorsa da animali da soma carichi di derrate alimentari. Il grano,<br />

invece, scivolava sul fondo attraverso un foro praticato sulle volte della cantina.<br />

San Giuseppe, sposo di Maria e padre putativo<br />

di Gesù, è stato proclamato patrono<br />

La grotta manteneva al fresco vino e olio, mentre il vicino pozzo assicurava<br />

della Chiesa universale da papa Pio IX l’8 di-<br />

l’approvvigionamento dell’acqua.<br />

cembre 1870. Il suo culto si diffuse in Egitto<br />

All’interno dell’ex convento delle Clarisse è collocata la taverna di San Miche-<br />

fin dal V secolo, ma in Occidente fu accolto<br />

le. Provvista di un deposito per l’acqua piovana, essa si apre su un ampio spazio,<br />

soltanto nel tardo Medioevo. Nella tradizione<br />

un tempo giardino delle suore.<br />

popolare lo sposo di Maria è innanzitutto il<br />

Nelle cantine di palazzo Ferri, in via Scaramuccia, si trova la taverna di San<br />

santo tutelare dei falegnami e dei moribon-<br />

Salvatore. Essa è<br />

di. La sua festa, che ricorre il 19 marzo, dà<br />

costituità da tre na-<br />

inizio alla primavera.<br />

vate. La zona inter-<br />

San Giuseppe fu proclamato protettore del nostro Comune per la prima volta il<br />

rata ha una profonda<br />

19 marzo 1521. Da tempo immemorabile in questo giorno si usa consumare una<br />

grotta che anticamente<br />

<strong>com</strong>unicava<br />

grande quantità di lupini, per cui è stata istituita un’apposita sagra.<br />

con gli edifici vicini.<br />

b) Festa e fiera di Santa Croce<br />

Da un lato si affaccia<br />

sul cortile del<br />

palazzo.<br />

Il 3 maggio si celebra la festa di Santa Croce, le cui prime notizie risalgono al<br />

1483. A partire dal 1487 si iniziò a festeggiare questa ricorrenza con funzioni<br />

All’interno delle ta-<br />

e processione solenne, luminarie, spari, giochi e corse. Nel 1636, per le notevoli<br />

verne si espongono<br />

dimensioni assunte dalla festa, i priori provvidero ad organizzare una fiera di tre<br />

riproduzioni di armi<br />

d’epoca e i trofei<br />

giorni, che ultimamente si è tentato di ripristinare.<br />

conquistati dal pro-<br />

c) Palio dei Terzieri<br />

prio terziere nelle<br />

gare disputate per<br />

l’assegnazione del<br />

Dalla terza alla quarta domenica di luglio il paese si ammanta dei colori tipici<br />

dei terzieri e di un clima di festa e di contesa, perché si svolge la ri-<br />

palio.<br />

evocazione storica del palio dei Terzieri. L’evento ricorda l’elezione nel 1418<br />

76 77


di dodici uomini appartenenti ai tre rioni, incaricati di riformare gli Statuti del<br />

Comune. In questi giorni si possono incontrare per le vie del centro storico personaggi<br />

tipici del mondo medioevale: dame, cavalieri, mercanti, magistrati, armigeri,<br />

menestrelli, giocolieri, saltimbanchi, ecc… La festa culmina con il<br />

corteo storico nel quale sfilano più di quattrocento figuranti. Le varie<br />

serate sono allietate da giochi popolari e gare tra arcieri, dalla giostra<br />

tra cavalieri e da scene di vita medioevale; il tutto fra l’entusiasmo<br />

generale e la possibilità di gustare piatti tipici nelle tre taverne.<br />

soldato tamburino arciere<br />

d) Festa delle Canestrelle<br />

Si celebra il 15 agosto in onore della Madonna del Buon Cuore, per la quale<br />

si organizzano anche le solenni feste quinquennali.<br />

Culmine della festa, istituita nel 1793, è<br />

il tradizionale corteo delle “canestrelle”, durante<br />

il quale vengono offerti alla Vergine sacchi di grano,<br />

un tempo trasportati sui caratteristici birocci<br />

tirati da buoi riccamente infioccati.<br />

L’ immagine della Madonna del Buon Cuore, molto<br />

venerata dai montecassianesi, rappresenta la Vergine<br />

coronata da due angeli con il Bambino Gesù benedicente<br />

sulle ginocchia. La tela riproduce un affresco<br />

deteriorato che anticamente decorava l’edicola<br />

di Salimbeni, trasformata nel XVI secolo in chiesa.<br />

Nel 1839, a seguito di interventi ritenuti miracolosi,<br />

l’immagine fu trasferita definitivamente nella Collegiata.<br />

e) Fiera di Sant’Egidio<br />

Il 16 agosto 1600 si stabilì di<br />

organizzare per la prima volta<br />

una fiera annuale nella contrada<br />

di Sant’Egidio. Il 30 luglio<br />

1607 i priori di Montecassiano<br />

invitarono tutti i mercanti e<br />

ogni altra persona a partecipare<br />

alla fiera con «mercantie, robbe<br />

et animali». Il bando fu accolto<br />

con grande successo, tanto che,<br />

per regolare la fiera, si fu costretti ad eleggere un capitano.<br />

Il flusso di gente e la ricchezza portata da questo<br />

evento convinse il Consiglio Comunale a chiederne una<br />

proroga di due giorni.<br />

La fiera costituisce ancora oggi un appuntamento immancabile<br />

per i cittadini di Montecassiano e dei dintorni,<br />

che ogni 1° settembre si radunano in gran numero<br />

lungo la strada che da Sant’Egidio conduce al capoluogo.<br />

Si è soliti consumare in questi giorni le tradizionali<br />

“tajatelle co’ a papera”.<br />

Chi vole proà tre ogne de gustu,<br />

vaca a San Gnulià, San Gniju e San Gnustu.<br />

f) Sagra “de’ i sughitti”<br />

Questa sagra, organizzata annualmente nella<br />

prima settimana di ottobre, è legata alla presenza<br />

di abbondanti e ottime uve prodotte nei nostri<br />

vigneti. La festa deve infatti il suo nome ad un<br />

dolce tipico fatto con mosto, farina di mais e noci:<br />

i sughitti.<br />

E l’ultima occasione per festeggiare all’aria aperta<br />

prima dell’arrivo dell’inverno.<br />

(detto popolare maceratese)<br />

78 79


Abside: costruzione a struttura semicircolare<br />

che chiude la navata centrale<br />

delle chiese cristiane e contiene<br />

l’altare e il coro.<br />

Bando: pubblico annuncio.<br />

Bertescha: fortificazione di legno nei<br />

castelli medievali, posta nei punti più<br />

alti della torre spiatoria.<br />

Bifora: finestra divisa in due da una<br />

colonnina, specifica dello stile romanico<br />

e gotico.<br />

Biroccio: veicolo a due o quattro<br />

ruote usato in campagna per trasporti<br />

mediante animali da tiro.<br />

Bombarda: macchina da guerra medievale,<br />

che serviva a lanciare grosse<br />

pietre.<br />

Campata: distanza fra due sostegni<br />

congiunti (es. di arco).<br />

Canone: quota stabilita nei contratti<br />

di affitto.<br />

Capitano di ventura: condottiero di<br />

milizie di mercenarie, a pagamento.<br />

Capitolo: collegio dei religiosi di<br />

una chiesa<br />

Cistercense: ordine benedettino fondato<br />

a Citeaux (latino Cistercium) in<br />

Borgogna.<br />

Clausura: chiusura in un monastero<br />

o convento da cui sia vietato uscire e<br />

in cui sia vietato l’accesso a persone<br />

estranee.<br />

Cuspide: parte più alta di una costruzione<br />

che finisce a punta.<br />

Decreto consiliare: decisione, provvedimento<br />

emanato dal Consiglio<br />

Comunale.<br />

Diocesi: territorio sottoposto ad un<br />

vescovo.<br />

Edicola: tempietto sacro costruito<br />

lungo una strada.<br />

Élite: il fior fiore della società.<br />

Epigrafe: iscrizione posta <strong>com</strong>e<br />

dedica o ricordo di un fatto o di un<br />

defunto.<br />

GLOSSARIO<br />

Fondo rustico: terreno agricolo di<br />

proprietà privata.<br />

Gerarca: chi occupava alte cariche<br />

durante il periodo fascista.<br />

Giacobino: persona che rappresentò<br />

il gruppo più esaltato durante la Rivoluzione<br />

francese.<br />

Gotico: architettura diffusa nella<br />

Francia settentrionale, caratterizzata<br />

da archi acuti e abbondanza di<br />

sculture.<br />

Guazzo: specie di pittura nella quale<br />

ai colori stemperati nell’acqua si aggiunge<br />

la gomma arabica.<br />

Icona: immagine sacra.<br />

Insediamento: luogo abitato da una<br />

popolazione di cui ne ha preso possesso.<br />

Lesena: pilastro decorativo della<br />

facciata di un palazzo.<br />

Liberty: stile floreale in uso tra il<br />

XIX e il XX secolo.<br />

Marnoso: <strong>com</strong>posto di terra calcarea,<br />

argillosa.<br />

Merlo: ornamento in muratura sulla<br />

sommità degli edifici medievali; merli<br />

guelfi: a forma di parallelepipedo,<br />

merli ghibellini: tagliati a coda di<br />

rondine.<br />

Moto carbonaro: rivolta dei seguaci<br />

della carboneria, una società segreta<br />

che ebbe molto peso nella storia del<br />

Risorgimento italiano.<br />

Municipio: parte di un territorio con<br />

un’amministrazione locale (<strong>com</strong>posto<br />

da “munia” doveri e “capere”<br />

assumere vocaboli latini).<br />

Navata: ambiente longitudinale di<br />

una chiesa delimitato da una serie di<br />

colonne o di pilastri.<br />

Necropoli: insieme di sepolture sotterranee<br />

pre-cristiane.<br />

Osteria-stazione di posta: luogo di<br />

fermata per riposare durante il viaggio<br />

e cambiare i cavalli.<br />

Palazzo pretoriale: luogo dove ri-<br />

siedeva il pretore, cioè il giudice che<br />

amministrava la giustizia.<br />

Palizzata: recinto fatto di assi e pali<br />

riuniti insieme.<br />

Pieve: parrocchia, il cui rettore ha<br />

sotto di sé altre chiese meno importanti.<br />

Plebiscito: voto popolare per decidere<br />

le grandi questioni dello Stato.<br />

Podestà: primo magistrato di un <strong>com</strong>une<br />

medievale.<br />

Portale bugnato: ingresso di chiese<br />

e palazzi decorato e ornato da pietre<br />

squadrate e lavorate alla rustica.<br />

Predella: piano rialzato di legno che<br />

funge da base.<br />

Priore: titolo attribuito ad un magistrato<br />

che restava in carica per un<br />

determinato periodo.<br />

Rivellino: opera di fortificazione distaccata<br />

a due fianchi, con un saliente<br />

verso la scarpata interna.<br />

Roccolo: rete per la caccia agli uccelli<br />

di passo; uccelliera.<br />

Sambuco: arbusto con fiori bianchi e<br />

odorosi e frutti di forte aroma.<br />

Sacrario: luogo consacrato destinato<br />

alla custodia dei resti di soldati<br />

morti in guerra.<br />

Stauroteca: reliquario, in genere a<br />

forma di croce, in cui si conservano<br />

frammenti della croce di Gesù.<br />

Terrapieno: ammasso di terra solidificato<br />

e rafforzato per costituire<br />

fortificazioni.<br />

Tifo: malattia contagiosa.<br />

Toponimo: nome proprio di un luogo.<br />

Traslazione: azione di trasferire, trasportare<br />

da un luogo ad un altro.<br />

Trilobato: arco diviso in tre lobi, tre<br />

arrotondamenti.<br />

Xilografia: opera eseguita con la<br />

tecnica dell’incisione su legno.<br />

Un po’ di bibliografia<br />

Bibliografia essenziale di Montecassiano da cui abbiamo liberamente tratto i nostri testi:<br />

- Lucia Cingolani<br />

- L. Cingolani, L. Moretti,<br />

A. Trubbiani<br />

- Fernando Luchetti<br />

- A. Montironi, L. Mozzoni<br />

- Elisabetta Rocco<br />

- E. Rocco, L. Cingolani,<br />

L. Spatocco, G. Fiacconi<br />

e altri<br />

- Gabriele Svampa<br />

- Andrea Trubbiani<br />

Manoscritti antichi sulla storia di Montecassiano:<br />

- Angelita Scaramuccia<br />

- Carlo Filippo Compagnucci<br />

- Pacifico Marchetti<br />

- Attività dei della Robbia nel Maceratese, in “Studia Picena”,<br />

LXI, 1996, pp. 207-234;<br />

- (a cura di), La chiesa di San Giovanni Battista a Montecassiano,<br />

Montecassiano 2008;<br />

- Un dipinto della Vergine di Loreto nella chiesa di Sant’Egidio<br />

a Montecassiano, in “Historia nostra”, 1, 2009, pp. 57-66;<br />

- Il palazzo Compagnucci. Una residenza gentilizia nel cuore di<br />

Montecassiano, Montecassiano 2010;<br />

- Montecassiano dalle origini ai giorni nostri, Montecassiano<br />

[1987], dattiloscritto;<br />

- Montecassiano, Montecassiano 1995;<br />

- Montecassiano. Una collina nella storia, Montecassiano 1979;<br />

- Montecassiano, dalle origini alla fine del Medioevo, tesi di<br />

laurea, Urbino 1987;<br />

- Le nostre confraternite, Montecassiano 2001;<br />

- Montecassiano. Itinerari nella storia, nell’arte, nel territorio<br />

e nell’enogastronomia, Recanati 2007;<br />

- Montecassiano nella storia, nell’arte e nel folklore, Macerata<br />

1935;<br />

- L’immigrazione a Montecassiano nel XVI secolo secondo i<br />

libri contabili del Monte di Pietà, in “Proposte e ricerche”, n. 46,<br />

2001, pp. 172-187;<br />

- Ioannes Hispanus. Un pittore forestiero nelle Marche del primo<br />

Cinquecento. Notizie da Montecassiano e dintorni, in “Proposte<br />

e ricerche”, n. 51, 2003, pp. 212-228;<br />

- Circolazione libraria, istruzione pubblica e società nel Maceratese<br />

tra XV e XVI secolo: il caso di Montecassiano, in “Studi<br />

maceratesi”, n. 38, 2002 (2004), pp. 487-522.<br />

- Repertorio de’ Libri di Riformanze della Cancelleria di Montecassiano<br />

dall’anno 1396, Archivio storico <strong>com</strong>unale di Montecassiano,<br />

sec. XVII;<br />

- Libro contenente memorie antiche della Comune di Montecassiano,<br />

ivi, sec. XVIII;<br />

- Annali ecclesiastici di Montecassiano, Archivio parrocchiale<br />

di Montecassiano, 1860;<br />

- Trasunto delle più interessanti sedute consiliari tenute dall’anno<br />

1665 fino al …, Archivio storico <strong>com</strong>unale di Montecassiano,<br />

1861.<br />

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Pubblicazione realizzata grazie al contributo di:<br />

- Comune di Montecassiano<br />

- BCC di Recanati e Colmurano<br />

- Ristorante Anton<br />

- Pro loco Montecassiano<br />

Stampato in Maggio MMX<br />

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