montecassiano - ARMANDO FOTO com
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MONTE C ASSIANO
IL NOSTRO PAE SE
GUIDA SCRITTA E ILLUSTRATA DAI RAGAZZI PER I RAGAZZI
ISTITUTO COMPRENSIVO “Giovanni Cingolani”
Scuola Secondaria I Grado
MONTECASSIANO
2 3
PRESENTAZIONE DEL PROGETTO
L’obiettivo di questo lavoro è di rendere i ragazzi consapevoli delle proprie radici
storiche, linguistiche e artistiche, offrendo loro l’opportunità di conoscere il territorio
comunale dal punto di vista fisico, economico ed amministrativo e di comprendere al
meglio il senso delle tradizioni, delle feste e delle diverse attività.
È stata utilizzata la metodologia della ricerca distinguendo, selezionando ed analizzando
vari tipi di fonti storiche, leggendo ed interpretando carte topografiche, grafici, foto
da terra ed aeree; infine è stato osservato direttamente ed indirettamente il territorio
di Montecassiano per comprendere ed individuare aspetti e problemi dell’interazione
uomo-ambiente, riconoscendone le modificazioni apportate nel corso dei secoli.
Attraverso la conoscenza e l’amore per il proprio paese si matura un atteggiamento
di rispetto e di conservazione dei luoghi in cui si vive, cercando di migliorarli, nella
consapevolezza che sono patrimonio comune.
COLOPHON
Elisabetta Rocco
EDITORE:
Istituto Comprensivo “G. Cingolani” Montecassiano-Scuola Secondaria di 1° Grado
REFERENTE DEL PROGETTO DIDATTICO:
prof.ssa Elisabetta Rocco
DOCENTI IMPEGNATI:
E. Rocco, O. Serafini, G. Pigliapoco, A. Trubbiani, A. Sbrancia, I. Scoccia
ANNI SCOLASTICI:
2006/07-2007/08-2008/09
REALIZZAZIONE TESTI E DISEGNI:
classi 2^ e 3^ degli anni scolastici di riferimento
POESIA “Montecassiano” (pag. 9):
prof.ssa Maristella Angeli
PROGETTO GRAFICO:
Armando Pettinari
STAMPA:
Tipografia S. Giuseppe Pollenza (Macerata)
ANNO:
2010 1^ Edizione
CARTA:
patinata opaca gr. 150
CARATTERI:
Times
MONTE C ASSIANO
IL NOSTRO PAE SE
Questa Guida è la conclusione di un progetto didattico che ha visto impegnati, negli
ultimi tre anni scolastici, docenti di diverse discipline e più classi della Scuola Secondaria
di Primo Grado.
L’attività aveva come obiettivi principali la scoperta e la conoscenza del patrimonio
storico-artistico-culturale del territorio di Montecassiano. Di tale progetto la Guida è il
risultato più significativo. Ma non l’unico. Già nell’aprile dell’anno scorso gli alunni
hanno dato il loro contributo alla Giornata del FAI, come “ciceroni”, illustrando, ai
numerosi visitatori, le eccellenze storico-artistiche del nostro paese. Si sono impegnati,
inoltre, nella realizzazione di un plastico del centro storico e di un video per la Giornata
delle Marche. A corollario di questo percorso molteplici attività volte alla scoperta
delle tradizioni locali.
La necessità di costruire e di consolidare l’identità locale, da un lato, e la ricchezza del
patrimonio artistico e architettonico, dall’altro, ci hanno negli anni sempre più convinti
della validità di un lavoro didattico incentrato su questi aspetti. Infatti di questa straordinaria
eredità che ci giunge da lontano si ha poca consapevolezza, anche perché negli
ultimi anni è notevolmente cambiato il tessuto sociale ed urbano di Montecassiano:
moltissimi ragazzi provenienti da regioni e paesi diversi, ma anche dalle stesse frazioni
del Comune, hanno una conoscenza superficiale del prezioso giacimento culturale che
è il loro paese.
Nell’opinione pubblica, inoltre, sempre più sta maturando la consapevolezza del
recupero dei centri storici,intesi come luoghi simbolici in cui si ritrova l’identità di una
comunità, e della necessità di dare importanza alla storia locale. Bene ha fatto, pertanto,
l’amministrazione comunale ad impegnarsi nella valorizzazione di questo patrimonio e
nel risanamento conservativo del centro storico.
Dunque questa piccola Guida, scritta e illustrata dai ragazzi per i ragazzi, vuole essere
un piccolo contributo offerto dalla Scuola Secondaria per la conoscenza del territorio.
L’originalità del progetto grafico sarà, sicuramente, di grande aiuto per i ragazzi nella
scoperta di edifici, chiese, monumenti che non sono stati fino ad ora conosciuti ed apprezzati.
Desidero ringraziare, per l’immenso e lungo lavoro che ha richiesto la realizzazione
della Guida, la prof.ssa Elisabetta Rocco, referente del progetto, i docenti di Lettere, di
Tecnologia, di Arte e Immagine, Armando Pettinari, ideatore e realizzatore del progetto
grafico, e il Sindaco di Montecassiano per il suo sostegno. La nostra gratitudine al
comune di Montecassiano, alla BCC di Recanati e Colmurano, a Stefano Tartabini del
Ristorante Anton e alla Pro Loco: senza il loro contributo non sarebbe stata possibile la
stampa di questo libro.
Ma un elogio e un grazie particolare vanno a tutti gli alunni che, negli scolastici 2006/07,
2007/08, 2008/09, si sono impegnati con passione e con curiosità nel lavoro di ricerca,
di studio di tutto ciò che riguarda la vita, la storia, la cultura, la religione, la natura, le
tradizioni, le leggende, i monumenti, le chiese rurali, le ville di uno dei borghi più belli
del maceratese: MONTECASSIANO.
Il dirigente scolastico
Montecassiano, 19 aprile 2010 Nicola di Monte
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INDICE
I. Vi presentiamo il nostro paese
1. Montecassiano in versi.................................................
2. Montecassiano e il suo territorio.................................
3. Lo stemma comunale...................................................
4. Il toponimo...................................................................
II. Montecassiano nella storia
1. Le origni......................................................................
2. La nascita del Comune................................................
3.Il Quattrocento e il Cinqucento....................................
4. Il Seicento e il Settecento..............................................
5. L’Ottocento...................................................................
6. Il Novecento..................................................................
III. La struttura urbana del territorio
1. Lo sviluppo del centro storico......................................
2. Le mura e le porte.........................................................
3. Le frazioni.....................................................................
IV. Tre itinerari di visita
Piazza Leopardi...............................................................
1. Da piazza Leopardi alla Porta del Cerreto.................
2. Da piazza Leopardi alla chiesa di Santa Croce..........
3. Da piazza Leopardi a Palazzo Buscalferri..................
Pag.
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INDICE
V. Curiosità
1. Le ville...........................................
2. Le chiese rurali......................................
3. Le fonti e i lavatoi................
4. Gli stemmi gentilizi...................................
5. I cortili...........................................
6. Le taverne..............................................
7. Le grotte....................................................
8. Le feste, le fiere e le sagre.........................
Pag.
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65
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75
MONTE C ASSIANO
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I. Vi presentiamo il nostro paese
1. Montecassiano in versi
Montecassiano
Ciottoli nelle strette viuzze
strade consunte
dagli infiniti passi
ciabattare nell’eco delle stanze
profumo di pane appena sfornato
vocio di donne nel viavai della vita
camini, segnali di fumo
rintocco di campane
nel ricordo del tempo
tradizioni protette
come scudi a difesa
battaglie vinte
musica, banda del paese
palio e sughitti a festeggiare
la memoria
di chi resta a ricordare
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Dai, vieni a visitare il mio paesello,
tu non sai quant’è bello!
Il suo nome è Montecassiano
e per visitarlo cammina piano piano,
così potrai vedere,
la sua armonia e le sue magiche sere.
Se tu entri da una delle tre porte
arriverai, per stradine lunghe e corte,
al suo pezzo più forte:
la piazza ed il Palazzo dei Priori,
con seduti nel bar tanti signori!
Se un po’ d’aria buona vuoi respirare,
al Parco del Cerreto devi andare
e se una mangiata ti vuoi fare,
alla Festa de’ Sughitti devi partecipare.
E se ancora non credi che sia speciale,
puoi chiedere a quelli
che d’Italia l’hanno eletto uno dei borghi più belli!
Montecassiano un paese di tradizioni,
con feste, bande e canzoni
tutto questo mantenendo la sua tranquillità
e infondendo alla gente molta felicità.
Dei sughitti è la festa, che nel cuore ci resta
mettendo l’allegria, che non riesce ad andar via.
Montecassiano, paese piccolo di dimensioni.
Ma grande nelle emozioni.
Tranquillo, festoso e tradizionale,
questo è il paese che ti fa sognare.
Montecassiano nato da lontano,
può sembrare un po’ strano,
ma ogni mese, troverai tante sorprese,
sempre nuove di questo paese.
Cinque colli verdeggianti, mura antiche e imponenti
lo puoi riconoscere anche da lontano, il campanile
spunta festoso
è il nostro paese Montecassiano.
Tornando a casa, da non molto lontano
si scorge quel colle, ove sorge Montecassiano.
Gli alberi, le mura, le case e il campanile,
per cui provi nostalgia, ogni volta che vai via.
Una zona pacifica.
La gente tranquilla, con cui ti diverti
anche senza far nulla.
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2. Montecassiano e il suo territorio
Il Comune di Montecassiano si trova in provincia di Macerata. Esso confina
a nord con il Comune di Montefano, a nord-est e a est con Recanati, a sud e
a ovest con Macerata, a nord-ovest con Appignano. Il territorio è in gran parte
delimitato da due corsi d’acqua: il torrente Monocchia, che da nord-ovest a est
segna il confine con Appignano, Montefano e Recanati, e il fiume Potenza, che
a sud separa il Comune di Montecassiano da quello di Macerata.
Il territorio, che occupa una superficie di circa 33 Kmq., è in prevalenza costituito
da colline. Solo la parte sud, lungo il Potenza, è completamente pianeggiante.
La popolazione supera i 7.000 abitanti.
Il capoluogo, posto al centro del territorio comunale, sorge a 215 metri di altitudine
sul livello del mare. Esso dista 10 Km. da Macerata, circa 40 Km. da
Ancona, 25 km. dalla costa adriatica e circa 80 Km. dall’Appennino.
Il territorio è suddiviso in ventitré contrade e comprende quattro importanti centri
abitati (frazioni o località): Sambucheto, Sant’Egidio, Valle Cascia e Vissani.
Montecassiano conserva ancora testimonianze interessanti dal punto di vista storico
e ambientale, che lo caratterizzano dandogli un’identità per cui fino ad oggi
ha meritato diversi riconoscimenti a livello nazionale.
3. Lo stemma comunale
Lo stemma del Comune di Montecassiano,
adottato con decreto
governativo del 4 febbraio 1930, è
attualmente costituito da cinque
monti o colli di colore verde in
campo azzurro, sovrastati da due
stelle dorate, con al centro una croce,
anch’essa dorata. Sullo stemma
campeggia una corona con merli
ghibellini e tre porte che richiamano
la cinta muraria del paese.
I cinque colli, individuati dal canonico
Pacifico Marchetti all’inizio
dei suoi Annali Ecclesiastici (pag.
48), rappresentano Monte dell’Abate,
Monte Libano, Monte Ferro,
Monte della Serra e Monte di
Collina.
La tradizione vuole che le due stelle
simboleggino i santi protettori di
Montecassiano: san Giuseppe e san
Cassiano.
Anticamente al posto della croce,
sopra i cinque colli colorati di verde
scuro, si trovava una fascia azzurra
trasversale in campo rosso. Questa variazione,
apportata con decreto consiliare
del 17 marzo 1549, si deve alla
devozione dei montecassianesi per la
reliquia ritenuta della Croce Santa, venerata
in paese fin dal XIII secolo.
14 15
Per conservare degnamente la reliquia della croce di Cristo, nel 1481 il Comune
di Montecassiano acquistò una pregiatissima stauroteca poi donata
alla Collegiata. Questo reliquiario a forma di croce è costituito da una struttura
in legno ricoperta da sottili lamine d’argento. Nel medaglione centrale è
rappresentata la Traslazione della Santa Casa di Loreto, con la Madonna e il
Bambino Gesù fra gli angeli; nella parte posteriore è incisa la Crocifissione.
4. Il toponimo
Come si ricava dal più antico documento conservato nell’archivio storico comunale
di Montecassiano, datato 1151, il primitivo toponimo del paese era
Castrum Montis Sancte Marie. Nel Duecento esso appare trasformato in Monte
Santa Maria in Cassiano, mentre a partire dal XVI-XVII secolo inizia ad affermarsi
il nome che prevarrà fra Sette e Ottocento: Monte Cassiano, poi divenuto
Montecassiano.
Pianta del territorio comunale disegnata dal
canonico Pacifico Marchetti - negli “Annali ecclesiastici” (1860)
16 17
II. Montecassiano nella storia
1. Le origini
a) L’età preromana
La presenza di insediamenti preromani nel territorio di Montecassiano, collocato
nella media vallata del Potenza e dunque inserito nei percorsi di collegamento
tra Piceno ed Etruria, è testimoniata da alcuni oggetti raccolti nella
collezione civica, rinvenuti in gran parte nei dintorni del paese. Si tratta di armi
di ferro e vasellame di bronzo (un elmo, delle spade, un colino, alcuni bacini,
ecc…), provenienti quasi certamente da necropoli picene della zona. Tali materiali
documentano quindi la presenza dei Piceni, in particolare di una élite guerriera
e aristocratica, nel nostro territorio tra il VI e il III secolo a. C.
18 19
) L’età romana
n età romana si sviluppa progressivamente l’abitato di Ricina, centro impor-
I tante in prossimità di un passaggio strategico sul fiume Potenza, divenuto municipio
intorno alla metà del I sec. d. C. A Ricina apparteneva l’attuale territorio
comunale di Montecassiano, dominato dal colle poi detto di Santa Maria
(l’odierno centro storico). Qui sorgeva un tempio dedicato a Venere, con accanto
la villa di campagna (domus rusticationis) di un magistrato ricinese.
Ricostruzione ipotetica della Domus rusticationis e del tempio del magistrato ricinese
Di Ricina, collocata presso l’attuale Villa Potenza, restano rovine importanti,
come il teatro, parte del tracciato viario e testimonianze epigrafiche che ci
illustrano aspetti della sua vita plurisecolare.
TEATRO DI RICINA
Rovine Ricostruzione ipotetica
La presenza romana a Montecassiano è testimoniata dal rinvenimento nel 1602,
presso Valle Cascia, di un altare funerario risalente al I secolo d. C. Come testimonia
l’iscrizione in esso riportata, si tratta di un monumento funerario voluto
da un certo Tusidio Ciro in memoria della defunta moglie Cassia Orestina. Questa
lapide è oggi conservata nell’atrio del palazzo comunale. Essa va collegata
alla importante famiglia ricinese dei Cassi, molto probabilmente proprietari di
una vasta tenuta nella zona. Da loro deriverebbero i toponimi Cassiano, che
significa “fondo dei Cassi”, e Valle Cascia. La stele è in calcare marnoso dei
Sibillini, una roccia costituita da calcare e argilla. È alta circa 98 cm., larga 40-50
cm. nella parte centrale e spessa 26 cm. Rinvenuta in un podere del nobile maceratese
Marcantonio Amici, fu da questi donata al Comune di Montecassiano nel
1620. Ne riportiamo il testo latino con la traduzione italiana:
Altare funerario
Altre testimonianze di età romana rinvenute
nelle campagne di Montecassiano sono
presenti nella collezione civica (pag. 43).
Agli dei Mani.
Alla degna Cassia
Orestina,
moglie fedele,
per i meriti della vita,
per l’animo
semplice e affettuoso,
Tusidio Ciro
fece questa iscrizione
all’amata
20 21
2. La nascita del Comune
Nel V secolo d. C. veniva distrutta Ricina. I pochi superstiti si arroccarono
con molta probabilità sulle colline circostanti il municipio, dove già esistevano
ville rurali, dando vita ai futuri castra (castelli), tra cui il castrum Montis
Sanctae Mariae (il castello di Monte Santa Maria).
L’esistenza di un castello sul colle di Santa Maria è documentata fin dal XII
secolo. Esso era abitato e governato dai conti Cassiani, molto probabilmente
discendenti dalla famiglia ricinese dei Cassi, cui apparteneva Cassia Orestina,
dedicataria della lapide di cui sopra. Ciò dimostrerebbe una sorta di continuità
storica tra l’antico abitato di Ricina e il paese di Montecassiano.
I Cassiani dominarono per secoli in questi luoghi. Il più antico documento montecassianese,
datato 1151, tramanda il nome di Pietro, figlio del conte Cassiano,
il quale, come signore del luogo, conferma la cessione in enfiteusi (una specie di
affitto) ad un certo Pagano Barone della quarta parte del castello di Santa Maria,
di un altro castello - molto probabilmente quello di Collina - e della quarta parte
della chiesa di Santa Maria.
Intanto, verso la fine del 1100, il vicino castello di Monte Urbano (castrum
Montis Urbani), sul colle attualmente chiamato Monte Libano, si era anch’esso
costituito in Comune, raggiungendo un’importanza maggiore rispetto a Montecassiano.
Ebbe però vita breve perché i suoi abitanti, per sfuggire agli Osimani
e ai nemici montecassianesi che alla fine riuscirono a conquistarlo, lo abbandonarono
rifugiandosi a Macerata. Monte Urbano compare tra i comuni che hanno
sottoscritto nel 1202 la Pace di Polverigi. Sulla sommità del colle sono stati rinvenuti
resti di muraglie, monete ed altri oggetti che testimoniano l’esistenza di un
grande insediamento.
Alleato di Monte Santa Maria in Cassiano era invece il castello di Collina (castrum
Colline), ubicato tra l’attuale contrada Collina e Sambucheto. Anch’esso
scomparve presto, perché intorno al XIII secolo i suoi abitanti cominciarono a
trasferirsi dentro Montecassiano.
Diversa è la vicenda di Noncastro (Novum castrum), il quarto castello presente
nell’odierno territorio comunale. Era collocato tra Valle Cascia e Palazzetto. Nel
1239 fu donato dal re Enzo, figlio di Federico II, ai Maceratesi. Ben presto però
fu da questi abbandonato e annesso al territorio di Montecassiano. Così, verso la
fine del XIII secolo, il Comune di Monte Santa Maria in Cassiano raggiungeva la
massima estensione arrivando all’incirca sino agli attuali confini.
Nel frattempo però i monaci cistercensi, che si erano da poco insediati a Chia-
3. Il Quattrocento e il Cinquecento
Nel corso delle lotte tra Guelfi e Ghibellini, Montecassiano
si schierò quasi sempre dalla parte di
questi ultimi. Nel 1313, ad esempio, si formò una lega
antipapale, alla quale partecipò anche Montecassiano
confermando le sue tendenze ghibelline.
Nel 1353 il paese fu saccheggiato dal capitano di ventura
francese Giovanni di Montréal, detto fra’ Moriale.
Fra il 1378 ed il 1417 Montecassiano partecipò alle lotte
fra papi e antipapi. Nel 1393 si alleò con il pontefice
romano, per cui dovette subire incendi, uccisioni e
razzie da parte nemica. In segno di riconoscimento, il
ravalle di Fiastra, stavano circondando, grazie ad acquisti e donazioni, i pos-
fratello del papa, Andrea Tomacelli, concedette a Monsedimenti
dei conti Cassiani, ormai in declino. Nel 1165 l’Abbazia di Fiastra
tecassiano maggiore autonomia dandogli la facoltà di
risulta aver acquisito anche il castello di Monte Santa Maria e quello di Collina.
eleggersi autonomamente il podestà. Nel 1396 Boni-
In quell’anno il conte Pietro si dichiara non più proprietario dei due castelli, ma
facio IX confermò tale privilegio ai montecassianesi,
enfiteuta dei monaci fiastrensi, obbligandosi a versare loro, come suddito, un ca-
assolvendoli dagli errori commessi in passato.
none annuale.
Nel 1415 il Comune si schierò con i Malatesta contro
I Cistercensi comunque non esercitarono un peso eccessivo né in campo ecclesia-
Rodolfo da Varano, Braccio da Montone e Ludovistico
né in campo politico. Quando gli abitanti di Montecassiano, verso la fine del
co Migliorati. Placatisi gli scontri con il Concilio di
XII secolo, si associarono dando vita al Comune, i monaci non esercitarono par-
Costanza, nel 1418 il nuovo papa Martino V, al secolo
ticolari ingerenze. In cambio di questa concessione, essi si limitarono soltanto a
Ottone Colonna, assolse il paese da ogni irregolarità
22
pretendere il versamento di un canone annuale, che il Comune pagò fino al 1457.
compiuta durante lo scisma d’Occidente.
23
Nel 1434 giunse nelle Marche il capitano di ventura Francesco Sforza, il quale,
dopo essersi accampato presso il molino di Sant’Egidio, impose a Montecassiano
i suoi podestà. In quegli anni
furono demolite le chiese extraurbane
di San Lorenzo, San Michele de Cesis,
San Michele della Serra e, più tardi,
Santa Maria del Calcinaro, perché
troppo spesso usate dalle truppe nemiche
come riparo.
Cessata l’avventura dello Sforza nel
1445, Montecassiano si sottomise definitivamente
al papa. A partire da questo
periodo fino ai primi decenni del
Cinquecento, vennero aperti in paese
numerosi cantieri edilizi pubblici e
privati, grazie ai quali Montecassiano
ha assunto quell’aspetto di centro tardomedioevale
percepibile ancora oggi.
Il Cinquecento fu al tempo stesso un
secolo ricco di committenze artistiche
e vivace dal punto di vista culturale:
basti pensare alla presenza e all’attività
di artisti come Ioannes Hispanus
(pag. 44) e Mattia della Robbia (pag.
47) e di letterati come Nicolò Peranzone
(pag. 42).
Per quanto riguarda l’aspetto demografico,
ricordiamo che nel XIV secolo la nostra
cittadina era considerata una terra
piccola della Marca d’Ancona. Prima
della Peste Nera del 1348, abitavano a
Montecassiano circa 250 famiglie.
Il Quattrocento e il Cinquecento sono stati per le Marche secoli di guerre, di
assedi e di passaggi di truppe, ma anche di carestie e pestilenze. Il territorio
di Montecassiano non fu risparmiato da tali flagelli, anche se la popolazione
non subì drastici crolli. Gli abitanti anzi crebbero progressivamente sino
alla grande carestia del 1591, soprattutto grazie all’apporto di numerosi immigrati,
i quali, lavorando al diboscamento, alla bonifica e al dissodamento
delle nostre campagne, avviarono un processo di crescita economica i cui
profitti furono in gran parte investiti nell’edilizia pubblica e privata. In altre
parole, la cosiddetta “ricolonizzazione agricola” dei secoli XV e XVI ha creato
le condizioni economiche per lo sviluppo urbanistico di Montecassiano nelle
forme che ancora oggi possiamo ammirare.
Per comprendere l’incidenza dell’immigrazione nel tessuto sociale montecassianese,
si consideri che nel 1490 circa il 36% della popolazione era costituito
da stranieri e forestieri. Tra essi, i più numerosi erano gli Albanesi e
gli Schiavoni (Slavi), poi i Vissani, i Cingolani, i Romagnoli e i Lombardi.
Verso la seconda metà del Cinquecento arrivarono molti immigrati anche
dall’Umbria e dal Ducato di Urbino. Erano quasi tutti contadini, tranne i
Lombardi, specializzati nel lavoro di capomastri, muratori e fornaciai.
24
Altare della Robbia - particolare
Due eventi chiudono la storia cinquecentesca di Montecassiano. Il primo, nel
1586, sotto Sisto V, è il passaggio del territorio comunale dalla diocesi di Osimo
a quella di Loreto; il secondo è la terribile carestia del 1591, che a Montecassiano
ha provocato, per fame, stenti e tifo, la morte di centinaia di persone.
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4. Il Seicento e il Settecento
Nei secoli XVII e XVIII il nostro territorio vide il passaggio di truppe tedesche,
spagnole e dei diversi stati italiani, che fortunatamente, però, non
provocarono danni. In questo periodo, oltre alle carestie, alle invasioni di cavallette
e alle sporadiche epidemie, si verificò anche una serie di terremoti.
Una delle scosse più disastrose fu quella del 24 aprile 1741, che fece cadere la
cuspide del campanile della pieve di Santa Maria.
Per quanto riguarda la storia religiosa, va ricordato che nel 1761 la stessa pieve,
con l’istituzione di un piccolo capitolo di canonici, ebbe il titolo di Collegiata.
Durante il triennio giacobino (1796-1799), con l’occupazione francese, Montecassiano
perse alcuni arredi sacri, mentre le Clarisse riuscirono a salvarne altri. In
particolare, il sindaco Giuseppe Antolini riscattò dal Commissario di Governo,
con una somma di
trenta scudi, la croce
stazionale.
Nel 1799 si temette
il sacco generale
di tutto il paese,
decretato dalle
truppe francesi per
l’aggressione ad
un soldato napoleonico,
derubato sul
ponte del Monocchia.
All’ultimo
momento il paese
fu risparmiato,
mentre furono fucilati per rappresaglia dieci cittadini, fra cui una donna di settant’anni
e il nipote di undici.
Nel 1860 i montecassianesi parteciparono con festeggiamenti, canti e musica al
passaggio del re Vittorio Emanuele II.
La tradizione vuole che il
sovrano abbia
abbeverato il
suo cavallo
alla fontana
che da allora
è stata chiamata
dei cavalli.
Lo stesso Borgo
San Nicolò
venne intitolato
a Vittorio
Emanuele II.
Il 4 – 5 novembre
1860 si
votò con plebiscito per l’annessione al Regno d’Italia. Si recarono alle urne solo
291 cittadini su 1.220 aventi diritto. I SI furono 278, pari al 98,7% dei voti.
Per ricordare l’evento una commissione
stabilì di erigere una
lapide al re vittorioso.
In realtà, questa epigrafe fu realizzata
ed affissa solo nel 1899.
Fatta in marmo di Carrara, essa
misura metri 2,35 per 1,80, è ornata
da eleganti fregi, cornici e
5. L’Ottocento
Fontana dei cavalli
urante il periodo risorgimentale anche a Montecassiano ci furono patrioti e
Dspiriti liberali. Riferisce Gabriele Svampa, riprendendo Domenico Spadoni,
quattro medaglioni di bronzo che rappresentano
il re Vittorio Emanuele e gli altri arte-
che nel processo avvenuto per il fallito moto carbonaro maceratese del 1817
fici dell’Unità d’Italia: Giuseppe Garibaldi,
«per la notte di San Giovanni - data stabilita per l’inizio della rivolta - il capo
Camillo Benso conte di Cavour e Giuseppe
di essa, don Agostino Buratti, aveva promesso di andare a Macerata con trenta
Mazzini.
uomini armati». Anche per il moto del 1831 vi furono fautori, ma la maggioranza
Alla presa di Roma del 1870 partecipò, fra
della popolazione rimase indifferente. Le stesse truppe austriache di passaggio
gli altri, anche l’ingegnere Gustavo Perozzi,
furono accolte sotto le mura del paese con «un lauto rinfresco». Nel 1848 tre
che raggiunse i più alti gradi della carriera
montecassianesi parteciparono alla difesa della Repubblica Romana, così come
militare fino a diventare aiutante di campo di
altri parteciparono alla guerra per l’indipendenza del 1859. In questa occasione
Nino Bixio.
Zeffirino Fogante fu decorato con medaglia d’argento.
Lapide per l’Unità d’Italia
26 27
6. Il Novecento
Durante la Grande Guerra, Montecassiano ebbe richiamati molti uomini.
Settantotto furono i caduti e molti altri ritornarono menomati fisicamente.
In ricordo di quanti sacrificarono
la loro vita per la
Patria, il paese volle erigere
il Sacrario dei Caduti,
progettato dall’architetto
Cirilli e costruito sulla preesistente
chiesa dell’Annunziata,
della quale fu
conservato l’antico altare
barocco. Lungo le pareti
laterali, su una fascia di
marmo, sono scritti i nomi
dei concittadini caduti, tra
cui i decorati con medaglie
al valore.
Chiesa dell’Annunziata - Sacrario caduti
III. La struttura urbana del territorio
Sambucheto
Dal 1925 anche a Montecassiano si elesse il podestà, così come voleva il nuovo
regime fascista. A differenza di altre parti, non vi furono scontri tra i gerarchi e
i cittadini, interessati più al loro lavoro agricolo o artigianale che non agli avvenimenti
politici.
Vi fu chi abbracciò la causa fascista andando a combattere in Spagna: fra questi,
Renato Catena, caduto e decorato con medaglia d’argento alla memoria.
Il sacerdote don Ezio Cingolani, parroco di Sambucheto, fu arrestato nel periodo
della Resistenza perché sospettato di tenere contatti con i partigiani. Una
volta liberato, non si riprese più e morì dopo pochi anni.
Proprio alla fine della guerra, il 21 giugno 1944, in località Sambucheto, furono
fucilati dai tedeschi in ritirata Sante Beccacece e Ottorino Latini.
Il 30 giugno, presso Villa Perozzi, dove era alloggiato un commando tedesco,
Collegiata
furono invece trucidati, dopo essere stati costretti a scavare la fossa, Nazzareno
ed Augusto Bracalenti, padre e figlio, Giuseppe e Sante Stacchietti e Armando
Mengoni. Furono presi mentre erano intenti al loro lavoro, per ritorsione al
ferimento di un soldato tedesco.
Una fine simile fece anche il partigiano Oreste Mosca, fucilato il 24 giugno a
Gualdo Tadino (PG) dopo essere stato seviziato e maltrattato.
Il territorio di Montecassiano fu liberato il 1^ luglio 1944. Il 5 luglio il paese
subì diverse incursioni aeree, che provocarono una vittima, Giulia Ciucciovè, e
vari feriti, tra cui il tenore Augusto Cingolani, morto dopo un mese per le lesio-
Centro storico
ni riportate. Le bombe causarono danni e crolli tanto nel centro storico quanto
in campagna.
Valle Cascia
Sant’Egidio
28 29
Vissani
1. Lo sviluppo e le trasformazioni del centro storico
Montecassiano è un centro esemplare, in quanto l’inesorabile trascorrere del
tempo non ha compromesso la struttura urbanistica tardomedioevale. Il
nucleo storico è racchiuso dalla cinta muraria, al cui interno si accede soltanto
attraverso tre porte. Il circuito viario presenta un andamento a cerchi concentrici
che seguono la conformazione della collina. Questo impianto, caratteristico
dell’urbanistica medioevale, può essere definito “a foglie di cipolla”. Il centro di
questi cerchi è costituito dalla piazza, cuore del paese.
Il primitivo nucleo di Montecassiano,
così come appare
dalla ricostruzione del
XII-XIII secolo, comprendeva
la parte punteggiata
contrassegnata dalla lettera
A, corrispondente al Girone
(zona fortificata). Nel periodo
romano vi sorgevano
il tempio di Venere Ericina
e la domus rusticationis del
magistrato ricinese. Dopo
l’“arroccamento” dei ricinesi,
in età medioevale, il
tempio si trasformò in chiesa
e la domus divenne l’abitazione
dei sacerdoti addetti
al culto della stessa chiesa.
La zona fu fortificata con
palizzate e terrapieni. Nella
Situazione XII-XIII secolo (fonte: F. Luchetti 1987, p. 69) parte contrassegnata dalla
lettera D sorgeva il castello
dei conti Cassiani, formato da quattro corpi di fabbrica collegati fra loro da archi
che permettevano l’accesso alla corte (l’attuale piazza Leopardi).
Situazione XV-XVI secolo
(fonte: F. Luchetti 1987, p. 70)
Situazione XVII-XVIII secolo
Nel XVII secolo:
- vengono sistemate le tre grandi dimore
gentilizie intorno all’attuale piazza Cingolani:
palazzo Antolini, palazzo Buratti (ora
Baroni) e palazzo Ferri.
Nel XVIII secolo:
- si costruisce la chiesa di San Giacomo;
- si abbatte la casa detta della Filippetta ricavando
il primo nucleo di piazza Cingolani;
- si amplia il convento delle Clarisse.
Nel XIX secolo:
- si demolisce la facciata orientale di palazzo
Compagnucci (già pretoriale) arretrandola
di cinque metri; viene abbattuto
anche l’arco di collegamento con il palazzo
priorale, ripristinato nella prima metà del
Novecento dall’architetto Cirilli. Resa più
ampia e maestosa, la piazza principale assume
l’aspetto attuale;
- si completa la Collegiata con la costruzione
del cappellone del Santissimo Sacramento
e della sacrestia nuova. Pertanto
il piazzale del Girone, chiuso anche il vicoletto
centrale verso via Verdi, acquista
l’odierna fisionomia;
si inizia la demolizione, ultimata negli anni
a cavallo fra le due guerre mondiali, di alcune
case poste sopra le mura occidentali,
in via Catena.
Nel corso del XIV-XV secolo Montecassiano acquista la sua definitiva fisiono-
Nel XX secolo (inizi):
- si abbatte una schiera di case con altre abitazioni
nelle cosiddette “Cupacce”;
mia. In particolare:
- con la demolizione di alcune case, si apre
- è documentata l’esistenza del palazzo dei Priori, del palazzo pretoriale e della
piazza XX Settembre;
chiesa di San Marco con la residenza dei frati;
- nella stessa piazza viene costruito il mer-
- si edifica la cinta muraria (pag. 30).
cato coperto (poi palestra comunale);
- nell’area del vecchio ospedale si realizza-
Nel XVI secolo:
- attraverso accorpamenti, si ampliano edifici preesistenti: il convento degli
no abitazioni private.
Agostiniani, il convento delle Clarisse e il palazzo dei Priori.
Situazione XIX -XX secolo
30 31
2. Le mura e le porte
toio.Internamente, in alto, si può
a) Le mura
osservare il para-
La decisione di edificare la cinta muraria risale al 1403, per proteggere il
nucleo abitato dalle guerre e, in particolare, dalle incursioni dei capitani di
ventura che allora imperversavano nella zona. In un primo momento si realizzano
fossi, steccati e bertesche, proseguendo poi con scarpe e muraglie e con
la costruzione delle tre porte di accesso al paese. Gran parte del lavoro viene
compiuto tra il 1437 e il 1438 da mastro Antonio Lombardo, impegnato negli
stessi anni anche nei cantieri di San Marco, della Pieve e del palazzo dei Priori.
Nel XVII e XVIII secolo viene concesso di «fabbricare sopra le mura castellane»
con «l’obbligo di mantenerle». Nel corso dell’Ottocento tutta la cerchia è
stata oggetto di restauri e rimaneggiamenti.
petto coronato da
merli con feritoie
per il tiro; in basso,
sono ancora
parzialmente visibili
le camere
nelle quali venivano
sistemate
le bombardiere
laterali, nascoste
in seguito all’in-
b) Porta San Giovanni
terramento del
fossato posto a
In fondo alla scalinata di
via Roma si apre questa
porta che anticamente
era l’ingresso principale
al paese. Verso l’interno
essa si presenta inglobata
nelle costruzioni adiacen-
difesa della porta.
Esternamente,
sopra l’arco, la
parte sporgente
nasconde delle
caditoie, cioè delle botole aperte, utilizzate per la difesa ravvicinata della porta.
ti. All’esterno si scorge il
basamento di un rivellino
poligonale abbattuto nel
secolo XIX, posto un tempo
a protezione della rampa
di accesso.
La porta veniva nei secoli
passati chiamata anche
della Pesa o di San Michele.
Quest’ultima denominazione
è dovuta al fatto
che nei pressi si trovava
la chiesa di San Michele de Cesis. Tale edificio venne demolito nella seconda
metà del XV secolo, quando rimase escluso dalla cinta muraria. Per ricordare
l’antica chiesa, nel 1465 il titolo venne trasferito in una cappella nella vicina San
Giovanni.
d) Porta Armando Diaz
Chiamata un tempo
porta del Cerreto
o porta Nuova, essa si
presenta in posizione
arretrata rispetto alle
mura. È dotata di una
bertesca centrale e di
merlatura ricostruita.
Sul fianco destro è incorporata
una torre di
difesa modificata per
uso abitativo. Da questa
torre, fino al 1720,
veniva esposta la reli-
c) Porta Cesare Battisti
Attraverso questa porta, già denominata di Santa Croce o di San Nicolò, si
esce nel borgo Garibaldi. Anticamente essa era munita di un ponte levaquia
della Santa Croce
durante i temporali.
32 33
3. Le frazioni
a) Sambucheto
Posta all’estremità sud-orientale del territorio di Montecassiano, lungo l’antica
e importante via Flaminia Lauretana (ex strada statale 77), Sambucheto è
attualmente la maggiore delle frazioni comunali dal punto di vista demografico e
urbanistico. Parte dell’abitato si sviluppa sul territorio di Recanati, dove sorgeva
l’antica osteria-stazione di posta segnalata nelle carte geografiche e nelle guide
di pellegrinaggio a partire dal XVI-XVII secolo. Il toponimo è comunque documentato
fin dal Trecento, quando indicava una vasta contrada ricca di selve,
in particolare di sambuchi, al confine tra Macerata, Recanati e Montecassiano.
Il borgo di Sambucheto è tuttavia di formazione recente. Esso nasce infatti
l’8 dicembre 1886, giorno in cui una trentina di braccianti acquistano dall’avvocato
maceratese Enrico Bruni tanti piccoli lotti di terreno edificabile ricavati
dal frazionamento di un fondo rustico nell’area delle attuali vie Risorgimento e
CAPOLUOGO
Martiri della Libertà. Dopo una seconda consistente vendita di lotti edificabili,
SAMBUCHETO
a partire dal 1910, la frazione conosce una fase di pieno sviluppo, maturando
SANT’ EGIDIO
la sua vocazione di centro artigianale e commerciale. Tra il 1927 e il 1932 gli
abitanti di Sambucheto riescono a dotarsi di una chiesa parrocchiale, dedicata a
VISSANI
Santa Teresa di Lisieux, pellegrina nel 1887 lungo la via Lauretana.
VALLE CASCIA
La crescita della frazione in questi ultimi anni è in parte da collegare alla nascita
e al progressivo ampliamento delle due vicine zone industriali, quella di Villa
Mattei, nel territorio di Montecassiano, e quella di Sambucheto di Recanati.
34 35
) Sant’Egidio
Lungo la ex strada statale 77, tra Sambucheto e Villa Potenza, sorge questa
località, anch’essa interessata negli ultimi decenni da un significativo sviluppo
urbanistico e da un notevole incremento di attività artigianali, industriali
e commerciali. La sua origine è legata alla presenza della cosiddetta osteria del
Piano, aperta dal Comune fin dal XV secolo.
Intorno alla locanda nel 1600 venne organizzata per la prima volta una fiera
annuale, che si celebra ancora oggi (pag. 77).
Lungo la ex strada statale
77, tra le frazioni di Sambucheto
e Sant’Egidio,
in località Villa Mattei,
si elevano i resti di una
quattrocentesca torre di
avvistamento destinata al
controllo della strada e del
fiume Potenza.
È a pianta quadrata ed è
stata demolita per almeno
un terzo della sua altezza
originaria.
Trasformata nel tempo per
scopi abitativi, si presenta
ora coperta da un tetto
spiovente.
Nei pressi di Sant’Egidio, verso il fiume Potenza, è l’antico molino comunale
fortificato, già esistente nel 1396.
Il complesso, oggi di proprietà del Comune di Recanati, è in un pessimo
stato di conservazione e rischia la totale distruzione.
Di fronte all’osteria, presso l’edicola nella quale si venerava un’icona dapprima
di Santa Maria della Febbre e poi di Sant’Egidio abate, nel 1606 venne edificata
una chiesetta dedicata a quest’ultimo santo. L’edificio fu benedetto il 30 agosto
1618 e completato nel 1742. La chiesa attuale è frutto di una ricostruzione attuata
intorno al 1950. Al suo interno si conserva una interessante tela del pittore
Amadio Iachini del 1863 raffigurante la Traslazione della Santa Casa con
Sant’Egidio che offre alla Vergine il paese di Montecassiano.
36 37
c) Vissani
Questa frazione, un tempo prevalentemente rurale e la più popolosa, è il cuore
della contrada che occupa tutta la parte collinare alle spalle del centro
storico: da Monte Ferro al convento di Forano, da Monte Libano a Santa Cristina,
dalle proprietà dei conti Pallotta fino all’estremo confine settentrionale con il
territorio di Montefano.
Il toponimo, attestato fin dal XVI secolo, potrebbe derivare dalla presenza di una
comunità di pastori-contadini emigrati da Visso fra Quattro e Cinquecento
o, come asserisce il canonico Marchetti, dalla nobile famiglia Compagnucci,
anch’essa di origine vissana, che da queste parti possedeva molti terreni.
Nel 1607 venne edificata la chiesa, intitolata a Santa Maria delle Grazie, attorno
alla quale si sviluppò il primo nucleo abitativo. Riedificata nel 1691, divenne
parrocchia nel 1765. Nell’Ottocento fu ingrandita ed abbellita con tre quadri
dipinti dal concittadino Amadio Iachini.
In questi ultimi decenni la frazione ha perso la sua funzione di punto di riferimento
per la popolazione circostante, che sta progressivamente diminuendo,
soprattutto nella parte nord. Si è però mantenuta inalterata la bellezza del paesaggio
collinare tipico dell’entroterra della nostra provincia.
d) Valle Cascia
Questa località si estende sul territorio della storica Ricina, tra il cosiddetto
Palazzetto e le Piane di Potenza, lungo le ex strade statali 361 e 77. Proprio
in località Palazzetto è stata ritrovata la stele funeraria di Cassia Orestina, poi
trasferita nell’atrio del palazzo priorale come testimonianza dell’origine di Montecassiano
dalla famiglia romana dei Cassi.
Sotto l’altare
della chiesa
è conservata
la reliquia di
san Clemente,
martire
durante la
persecuzione
dell’imperatoreValeriano.
I resti del
santo, come
racconta GabrieleSvampa,
giunsero
a Vissani nel
1822 per in-
Alla fine dell’Ottocento vi nasce la fornace di laterizi della famiglia Smorlesi,
con prodotti ancora oggi esportati in tutto il mondo. Fra i moderni capannoni si
conserva un forno di tipo Hoffman del 1910, unico esempio nelle Marche.
38
teressamento
del parroco del tempo, don Giuseppe Fiordispini. Per ottenere la preziosa
reliquia, questi si rivolse a un fra’ Costantino da Montecassiano, minore
osservante, che si trovava presso il convento dell’Ara Coeli in Roma. Il
francescano era in contatto con il cardinale Antonio Pallotta, il quale, pur
con tante difficoltà, si adoperò per questa causa.
In risposta al crescente numero di abitanti, su progetto dell’architetto Massetani,
con il contributo della fornace e il lavoro della popolazione, è sorta recentemente
una bella chiesa dedicata alla Madonna della Rosa, dotata di strutture moderne.
La località in questi ultimi anni ha conosciuto un notevole sviluppo edilizio e si
è arricchita di una zona artigianale. In crescita è anche la zona commerciale sulla
ex strada statale 77.
39
IV. Tre itinerari di visita
(… e non solo… con le biografie degli uomini illustri di
Montecassiano)
1° ITINERARIO
2° ITINERARIO
3° ITINERARIO
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
1
2
3
4
5
6
7
8
1
2
3
4
5
6
9
Piazza Giacomo Leopardi 3 1
Palazzo dei Priori
Palazzo Compagnucci
Collegiata di Santa Maria Assunta
Piazzale del Girone
Parco del Cerreto
Porta Armando Diaz
Chiesa di San Giacomo
Piazza Giovanni Cingolani
Casa Perozzi
Chiesa di San Marco
Ex Convento degli Agostiniani
Ex Chiesa di San Michele
Palestra comunale
Porta Cesare Battisti
Fontana dei cavalli
Chiesa di San Nicolò
Chiesa di Santa Croce
Chiesa di San Giovanni Battista
Ex convento delle Clarisse
Cupacce
Palazzo Buscalferri
Palazzo Gentilucci
Porta San Giovanni
40 41
5
6
3
7
4
2
2
8
0
1
1
6
3
2
4
6
4
5
7
5
8
Piazza Giacomo Leopardi
La facciata è costituita nella parte inferiore da un loggiato con cinque archi deco-
U
rati sostenuti da pilastri ottagonali. Sopra il secondo pilastro da sinistra è incas-
n tempo intitolata a Vittorio Emanuele II ed ora dedicata al poeta Giacosata
una lapide, datata 1467, che ricorda i nomi dei magistrati preposti ai lavori
mo Leopardi, è la piazza principale, il cuore del paese e il luogo più sceno-
di rifacimento dell’edificio. Nella zona superiore si trovano tre bifore ad archi
grafico del centro storico. È delimitata a nord dal palazzo dei Priori, a ovest dal
trilobati con eleganti colonnine scolpite. Nella nicchia tra la prima e la seconda
palazzo Compagnucci, a est dalla facciata della chiesa di San Marco e dall’ex
finestra da destra si può scorgere un affresco ottocentesco che raffigura la Ma-
convento degli Agostiniani, a sud da alcune abitazioni private. Tra il palazzo
donna con il Bambino. Sotto il loggiato, sulla parete laterale destra, c’è un altro
dei Priori e il palazzo Compagnucci una spettacolare scalinata, incorniciata da
affresco, risalente al XV secolo, che rappresenta Sant’Antonio abate.
un’ampia arcata, conduce alla collegiata dedicata a Santa Maria Assunta.
Questa piazza occupa lo spazio su cui nel XII secolo esisteva la corte del ca-
Palazzo Compagnucci
stello dei conti Cassiani, indicati nelle prime pergamene dell’archivio storico
L comunale come i feudatari della zona. Il castello era composto da quattro edifici,
’origine dell’edificio risale al XV secolo, ma di quell’epoca il palazzo con-
disposti intorno ad un cortile quadrangolare, collegati tra loro da un loggiato che
serva ben poco, dal momento che l’attuale facciata prospiciente la piazza,
probabilmente correva lungo tutto il perimetro della corte.
ricostruita nel 1806, è stata arretrata di cinque metri rispetto alla precedente che
minacciava di crollare.
Anticamente il palazzo era detto Pretoriale o del Podestà. Esso ospitava infatti
la dimora e gli uffici di questo
funzionario comunale. Era anche sede
del Monte di Pietà, della scuola pubblica,
della cancelleria e dell’archivio
comunale. Vi si ergeva pure la torre
civica, il cui aspetto si può ricavare
dalla pala di San Michele, un dipinto
del Sei-Settecento nel quale è rappresentato
uno scorcio del centro storico
di Montecassiano (pag. 56).
La parte retrostante era invece di proprietà
privata ed è appartenuta a illustri
famiglie montecassianesi: i Capponi,
gli Scaramuccia e i Compagnucci,
nobili provenienti da Visso che hanno
A testimonianza di questa costruzione rimangono tracce degli antichi archi di
dato il nome attuale all’edificio e forse
collegamento fra i vari corpi di fabbrica.
anche alla frazione di Vissani.
Al pian terreno si trovavano le stalle
e le scuderie, trasformate intorno al
1° Itinerario
1980 in uffici bancari.
Da piazza Leopardi alla porta del Cerreto
Il piano nobile, accessibile da via Peranzone,
è adibito a Pinacoteca civi-
Palazzo dei Priori
ca. Le pareti di queste stanze conser-
L
vano delle gradevolissime decorazioni
’edificio è documentato per la prima volta nel 1403, ma ha di certo origini
a guazzo e ad affresco in stile neoclas-
più antiche. Nel 1467 la facciata venne ricostruita ad opera di mastro Antosico-pompeiano
con raffigurazioni
nio Lombardo. L’aspetto odierno è il risultato dell’intervento risalente al 1938
allegoriche, mitologiche ed esotiche
dell’architetto Guido Cirilli, cui si deve il ripristino della merlatura e la costru-
realizzate molto probabilmente agli inizi dell’Ottocento.
zione del grande arco di collegamento con palazzo Compagnucci.
42 43
Il Monte di Pietà era una sorta di
istituto bancario di proprietà comunale
che operava con finalità
assistenziali: prestava denaro ai bisognosi
dietro presentazione di uno
o più pegni (gioielli, vesti, lenzuola,
tovaglie, ecc…), esigendo in cambio
un modesto interesse. Il Monte
di Pietà di Montecassiano è uno dei
più antichi d’Italia, essendo stato
fondato nel 1474 - a distanza di soli
dodici anni dal primo, che è quello
di Perugia - dal frate francescano
Battista da Sassoferrato, un importante
teologo e predicatore che fu
anche rettore dell’Università di Bologna
verso il 1450.
Secondo la tradizione, nell’ala
privata di palazzo Compagnucci,
intorno alla seconda metà del Cinquecento,
Antonio Scaramuccia,
figlio del filosofo e poeta Anton
Francesco, allevò segretamente
per cinque anni Amedeo di Savoia,
figlio naturale del duca Emanuele
Filiberto I, detto Testa di Ferro,
Nella scuola pubblica insegnò, agli
inizi del Cinquecento, Nicolò Peranzone,
uno dei montecassianesi
più illustri. Nato intorno al 1450,
il Peranzone è senza dubbio uno
dei maggiori umanisti marchigiani.
Formatosi probabilmente all’Università
di Padova, fu maestro di
scuola non solo a Montecassiano,
ma anche a Venezia, a Ragusa (l’attuale
Dubrownik, in Croazia), a Macerata,
a Recanati e a San Severino.
Curò un’edizione dei “Trionfi” e
del “Canzoniere” di Petrarca, pubblicata
per la prima volta a Venezia
nel 1500. Scrisse anche un opuscolo
in prosa dedicato alle Marche (“Le
lodi del Piceno”), più varie opere
di filosofia, di astrologia e di matematica.
Morì a Montecassiano nel
1528, durante una terribile epidemia
di peste.
Pinacoteca civica
Qui si trova una raccolta archeologica che vanta alcuni importanti reperti
di epoca picena e romana rinvenuti nel territorio comunale. Tra questi segnaliamo:
ETÀ PICENA
- elmo bronzeo di tipo corinzio con nasale e paraguance;
- spade a scimitarra e a doppio taglio;
- punta di lancia;
- vasellame, colini bacini bronzei.
ETÀ ROMANA
- modellino di nave: scultura in marmo a forma di nave di età imperiale (lunghezza:
59 cm.; larghezza; 29 cm.; altezza: 21 cm.). Rappresenta una nave oneraria,
cioè da carico. Apparteneva probabilmente ad un monumento votivo o
funerario; il committente doveva svolgere un’attività legata all’ambiente marittimo.
- frammento di
statua di fanciullo
scultura decorativa
di età romana rappresentante
forse un
amorino o piccolo
cupido.
- rocchio di colonna:
blocco cilindrico
parte del fusto di una
colonna probabilmente
proveniente
da una villa romana
della zona.
- collo di anfora in
l’eroe della battaglia di San Quin-
argilla destinata al
tino (1557), e della damigella di
trasporto del vino
corte Lucrezia Proba. Invece il pro-
(prima metà del I
babile tutore del giovane Amedeo Figlio di Antonio fu Angelita Sca-
sec. d. C.).
fu Bartolomeo Capponi, generale ramuccia, autore di una storia di
delle poste sabaude nel 1575. Montecassiano dalle origini al 1551
Nella pinacoteca una
A testimonianza di questo evento, (“Discorso istorico sopra l’origine
quadreria raccoglie
sopra il portale bugnato della fac- e rovina di Ricina, e dell’edificazio-
notevoli esempi di
ciata di via Perozzi, resta l’impone ed avvenimenti di Monte Cassia-
pittura sacra e pronente
stemma in pietra dello stesno”, Loreto 1638). Pubblicò molte
fana dei secoli XVII
so Emanuele Filiberto I, nel quale altre opere, tra cui poemi, tragedie
e XVIII provenienti
è inserito, fra animali rampanti, lo e commedie, conservate nella Bi-
in buona parte dalle
scudo crociato sabaudo.
blioteca Casanatense di Roma.
chiese e dai conventi
soppressi del centro storico.
Ioannes Hispanus, Maestà di Montecassiano
44 45
- Tra le opere d’arte più antiche e rappresentative dobbiamo ricordare la tempera
su tavola, restaurata tra il 2000 e il 2001, raffigurante la Madonna in trono con
Bambino tra i santi Andrea ed Elena ed angeli musicanti del pittore Ioannes
Hispanus (Giovanni Spagnolo). Il dipinto, realizzato tra il 1506 e il 1508, fu
voluto e finanziato in larga parte dal Comune di Montecassiano, ma forse vi
contribuì anche la confraternita degli Schiavoni, che raccoglieva i numerosi
immigrati slavi allora presenti nel nostro territorio. La tavola ha subito diversi
spostamenti: originariamente era collocata nella chiesetta rurale di Santa Maria
di Lenze (oggi San Giuseppe); nel 1555 venne trasferita sull’altare maggiore
della chiesa di San Marco; nel 1574 si trovava invece nella sala consiliare del
palazzo dei Priori, dove, per rispetto dell’immagine, fu proibito il gioco della
palla. L’iconografia del dipinto richiama chiaramente la devozione alla Croce,
soprattutto per la presenza dei due santi raffigurati ai lati della Maestà: l’apostolo
Andrea, martirizzato su una croce a X, e l’imperatrice Elena, madre di
Costantino, che la tradizione cristiana lega al ritrovamento in Terra Santa della
vera croce di Cristo.
- Altra opera pregevole della pinacoteca è la tela raffigurante il Sogno di Giacobbe,
attribuita fino ad alcuni anni fa a Ludovico Cardi detto il Cigoli (1559-
1613); ultimamente è stata inserita nel catalogo del pittore montecassianese Girolamo
Buratto (1580-dopo il 1653). L’episodio del sogno di Giacobbe è tratto
dal libro della Genesi (28, 12): «Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra,
mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e
scendevano su di essa».
- Pregevole è anche la pala d’altare che ritrae la Sacra Famiglia in gloria tra san
Michele arcangelo e san Cassiano vescovo (pag. 56).
Ioannes Hispanus è un misterioso pittore rinascimentale di origine spagnola
che ha lasciato diversi dipinti tra la Toscana e il Nord Italia. Di lui si conserva,
ad esempio, una grande pala d’altare nella città di Viadana, in provincia
di Mantova. Giunse nelle Marche verso la fine del Quattrocento o agli inizi
del Cinquecento, lasciando la sua prima testimonianza pittorica proprio a
Montecassiano. Una volta partito dal nostro paese, l’Hispanus si stabilì definitivamente
a Macerata, dove i suoi discendenti, assunto il cognome Spagna,
progredirono al punto tale da diventare nobili. A Macerata il pittore morì tra
il 1531 e il 1538. Di recente gli sono stati attribuiti anche alcuni affreschi
conservati nel palazzo Bonafede di Monte San Giusto.
Il pittore Girolamo Buratto, appartenente ad una nobile famiglia di Montecassiano,
si formò forse nel cantiere della Basilica della Santa Casa di Loreto
sotto la guida del Pomarancio. Lavorò quindi a Roma come allievo del Cigoli,
trasferendosi, alla morte del maestro, dapprima a Firenze e poi in Austria.
Qui ottenne dall’imperatore Ferdinando II d’Asburgo, per i suoi meriti artistici,
il privilegio di aggiungere l’aquila imperiale allo stemma di famiglia.
Intorno al 1638 tornò nelle Marche, lavorando soprattutto ad Ascoli, nella
chiesa di Santa Maria della Carità. Del 1645 circa è l’altra opera montecassianese
di Girolamo, nella quale egli si autoritrae: “La predicazione di San
Giovanni Battista nel deserto”, conservata presso la chiesa delle Clarisse.
Una sezione della pinacoteca è dedicata alle opere di proprietà comunale del pit-
Giovanni Cingolani nacque nel 1859 da una famiglia di contadini residenti
tore montecassianese Giovanni Cingolani. Tra queste spicca la tela raffigurante
nella frazione di Sant’Egidio. Rimasto analfabeta fino all’età di dodici anni,
San Lorenzo che distribuisce l’elemosina ai poveri, unico dipinto di soggetto
ma dotato di un innato talento nel disegno, intraprese gli studi grazie all’in-
religioso che del pittore si conserva a Montecassiano. L’opera, realizzata agli initervento
del pittore locale Amadio Iachini (autore di dipinti nelle chiese di
zi del Novecento, proviene dalla cappella funeraria della nobile famiglia Ferri,
Sant’Egidio e Vissani) che ne intuì le promettenti doti artistiche. Entrato in
nel locale cimitero. L’iconografia allude alla generosità del marchese Camillo
contatto con il pittore neoclassico maceratese Giuseppe Mancini Cortesi,
(1836-1902), grande benefattore del Comune. Di Giovanni Cingolani il Comu-
frequentò l’Accademia di Belle Arti di Perugia, dove recepì i modi della pitne
possiede anche diversi ritratti. In essi il pittore sembra dare il meglio di sé,
tura romantica e purista (ispirata cioè ai primitivi pittori italiani, da Ci-
dipingendo i personaggi con una vena realistica e con un tono di partecipazione
mabue a Raffaello). Nel 1880 si trasferì a Roma, entrando in contatto con i
affettiva che probabilmente gli derivano dalle sue origini contadine e, quindi, dal
seguaci dei Nazareni (pittori tedeschi attivi a Roma agli inizi dell’Ottocento)
contatto con gente semplice, immediata, spontanea. Questa particolare inclina-
e in particolare con Ludovico Seitz (autore del grande complesso decorativo
zione emerge sia nei ritratti ufficiali, come quello del marchese Camillo Ferri,
della Cappella Tedesca nella Basilia di Loreto). Ottenne quindi l’incarico
sia nell’autoritratto. Oltre ai dipinti di proprietà comunale e a quelli appartenenti
di restauratore in Vaticano, dove lavorò per il recupero dell’Appartamento
a privati cittadini di Montecassiano, è possibile ammirare altre opere del Cingo-
Borgia del Pinturicchio, delle Stanze di Raffaello e degli affreschi michelanlani
a Macerata (Prefettura e villa Pampinoni), Pollenza (chiesa di San Biagio),
gioleschi della Cappella Sistina. Nel 1909 si trasferì definitivamente a Santa
Conselve (Padova), Maenza (Latina), Santa Fè (Argentina) e Istanbul (Turchia).
Fè (Argentina), dove morì nel 1932.
46 47
La collegiata di Santa Maria Assunta
La chiesa al suo interno è divisa in tre navate coperte da volte a crociera soste-
Salendo la scalinata di piazza, si
giunge alla sommità della collina di
nute da colonne ottagonali, in stile gotico-cistercense. Le pareti un tempo erano
ricoperte di affreschi ed altari, gran parte dei quali sono stati rimossi dal Cirilli
durante l’ultimo restauro. Merita un’attenzione particolare, oltre alla cappella
Montecassiano, dove fin dal XII secolo
maggiore, la cappella laterale destra dedicata alla Madonna del Buon Cuore o
sorgevano la pieve di Santa Maria, os-
delle Grazie, dove si venera un’immagine dipinta nel 1752 dal pittore maceratesia
l’odierna collegiata dell’Assunta, e
se Saverio Alberti (pag. 76). Accanto si trova l’organo del veneziano Gaetano
il Girone, la zona più antica e al tempo
Callido, costruito nel 1775. Proseguendo a destra, si apre la cappella del San-
stesso il primitivo nucleo fortificato del
centro storico.
tissimo Sacramento che risale al 1829 ed è opera dell’architetto Biagio Belli.
Secondo la tradizione, la chiesa s’innal-
È possibile ammirare, a destra dell’ingresso, una tempera su tavola attribuita a
za nel luogo dove esisteva un tempio ro-
Giacomo di Nicola da Recanati, uno dei maggiori esponenti marchigiani del
mano dedicato a Venere, dea dell’amore.
Gotico internazionale. Il dipinto, eseguito intorno al 1450, rappresenta la Inco-
L’intitolazione della Pieve, del colle e del
ronazione di Maria Vergine tra santi, angeli e due donatori. La tavola un tempo
primitivo castrum alla Vergine dimostra
era collocata sull’altare maggiore.
la particolare devozione che fin da sempre i
Lungo la navata destra, nella nicchia dell’altare, è posizionata una statua lignea
montecassianesi hanno nutrito nei confronti
raffigurante san Giuseppe, patrono del Comune.
della Madonna.
Capolavoro della Collegiata è la monumentale pala d’altare in terracotta inve-
La chiesa nel 1165 divenne possesso dei motriata
e dipinta, opera del fiorentino fra’ Mattia della Robbia. Essa rappresenta
naci dell’Abbazia di Chiaravalle di Fiastra,
la Madonna col Bambino tra santi. Nella predella ci sono immagini dell’infanzia
insieme ad una parte del castello dei con-
di Gesù alternate a festoni
ti Cassiani. L’edificio, ricostruito nel 1234
di frutta, mentre ciascu-
a cura dell’abate Giasone, nel 1402 venne
no dei due pilastri laterali
completamente modificato e orientato in di-
presenta una teoria di setrezione
est-ovest, mentre prima si stendeva
te angioletti con cinque
da nord a sud. Ulteriori lavori di costruzione
profonde nicchie vuote,
si ebbero nei secoli successivi, fino all’ultima
una treccia esterna e, alla
sistemazione ad opera dell’architetto Guido
base, gli stemmi del Co-
Cirilli, terminata nel 1942.
mune di Montecassiano,
La facciata, caratterizzata da un unico
committente della pala.
spiovente, presenta un ampio porta-
Tali emblemi sono privi
le sormontato da un grande rosone
della croce, aggiunta sol-
in pietra bianca e, sulla destra, una
tanto nel 1549. L’opera è
monofora. Il portale, realizzato
stata realizzata tra il 1527
in bronzo nel 1985, è opera dello
e il 1532. La data di ini-
scultore Sesto Amerigo Luchetti,
zio è inserita nella lunet-
che lo ha donato al suo paese nata,
dominata dalla figura
tale cui è sempre rimasto legato
di Dio Padre benedicente
affettivamente.
contornato da angeli mu-
Lungo il lato sud della Collesicanti,
festoni e cherubigiata
si apre la cosiddetta porta
ni. Originariamente essa
dei Priori, un elegante portale
rivestiva la funzione di
cinquecentesco cuspidato in pietra
attraverso cui anticamente passavano i magistrati del Comune.
pala dell’altare maggiore.
48 49
Sesto Amerigo Luchetti è nato a Montecassiano nel 1909, dove ha trascorso
la sua fanciullezza. Giovanissimo, si è trasferito a Macerata, dove ha conosciuto
lo scultore Buratti, proprietario di un laboratorio di marmi, che lo ha
avviato all’attività artistica. Si è perfezionato frequentando l’Istituto d’Arte
di Macerata e l’Accademia di Belle Arti di Perugia. Luchetti si è distinto soprattutto
nell’arte sacra. Oltre al bronzo, ha lavorato diversi materiali, come
il rame, il gesso, la ceramica e la cera. Le sue opere, premiate in molte rassegne,
sono sparse sia in Italia sia in vari musei stranieri. L’artista si è spento
a Macerata il 28 giugno 2006.
Nell’Ottocento fu canonico della Collegiata mons. Pacifico Marchetti
(†1878), autore di una monumentale “Storia universale” manoscritta in sette
volumi, una copia della quale si conserva presso la Biblioteca Casanatense
di Roma. Il Marchetti ha scritto anche opere storiche di interesse locale,
come gli “Annali ecclesiastici di Montecassiano” (1860), il “Transunto delle
più interessanti sedute consiliari tenute dall’anno 1665 al …”, prosecuzione
delle memorie di Carlo Filippo Compagnucci, e le “Biografie degli uomini
illustri di Montecassiano dal XIII al XIX secolo” (1878). Per la sua erudizione
fu insignito da Pio IX della medaglia d’oro dei benemeriti e fu accolto
nell’Accademia romana dei Quiriti.
Il Girone
Uscendo dalla Collegiata e proseguendo a sinistra, si incontra la prima traversa
che conduce al piazzale del Girone, luogo della primitiva fortificazione,
scelto in quanto punto più alto del colle e dunque più protetto, attestato fin dal
XII secolo.
Il Girone dava anche il nome al terziere di San Salvatore, una delle tre parti in
cui era divisa la terra di Montecassiano in età bassomedioevale.
Gli altri due terzieri erano quello di San Michele a sud-est e quello di San Nicolò
a nord-ovest. Tutti e tre prendevano il nome dal principale edificio sacro in
essi contenuto (pag. 28).
Alle spalle di piazza del Girone, in via Catena, è situata un’interessante abitazione
appartenuta ai conti Perozzi, la cui costruzione risale al XIX secolo.
Parco del Cerreto
Proseguendo
lungo via Verdi,
si giunge alla
sommità delle mura
castellane, da cui si
gode la vista di un
bellissimo panorama
che va dalla
campagna circostante
alla vallata
del fiume Potenza
fino ai Monti Sibillini.
Affacciandosi dalle mura occidentali si vede il parco del Cerreto, che occupa
un’area di 1,2 ettari ed è provvisto di un percorso verde. È alquanto ricco
di piante caratteristiche
della macchia
mediterranea,
quali la roverella,
l’ulivo, il leccio,
l’acero, il platano
e il bagolaro,
chiamato comunemente
pianta del
Rosario per le sue
bacche, un tempo
utilizzate dai coronari
come grani
del rosario. Ogni
anno, il 6 gennaio,
vi si allestisce un
presepe vivente.
50 51
Chiesa di San Giacomo
Scendendo verso corso Dante Alighieri si trova la chiesa di San Giacomo,
che faceva parte di un vasto complesso adibito ad ospedale, retto dalla confraternita
dei Santi Filippo e Giacomo. L’ospedale, situato nel retro della chiesa,
agli inizi del Quattrocento era un semplice lazzaretto, che si ingrandì nel corso
dei secoli, fino al suo trasferimento nel 1901 presso l’ex convento di Santa Croce.
La chiesa fu costruita nel XVIII secolo. L’esterno è di forma molto semplice,
con un campanile a vela. L’interno, ad aula unica, ospita il Museo delle confraternite.
Sulla parete
dell’altare è affrescata
una splendida Madonna
con Gesù Bambino
in trono. Si tratta di
un dipinto preesistente
alla costruzione della
chiesa, eseguito nella
prima metà del XVI
secolo da un pittore di
ambito marchigiano.
Tra gli arredi sacri più
pregiati presenti nel
museo segnaliamo:
- croce processionale
in legno scolpito e
dorato della confraternita
della Trinità (sec.
XVII);
- croce processionale
della confraternita del
Santissimo Sacramento
dell’argentiere tedesco
Dionisio Boemer (sec.
XVIII);
- insegne processionali
della confraternita
del Santissimo Sacramento
dell’argentiere maceratese Antonio Piani (1747-1825);
- croce processionale, emblema e insegne della confraternita della Madonna
del Carmine dell’orafo maceratese Domenico Piani (1725-1799);
- stendardo processionale della confraternita della Madonna del Carmine (sec.
XVIII).
Le confraternite sono unioni di fedeli organizzate gerarchicamente. Nel nostro
territorio attualmente se ne contano nove: sette nella parrocchia della Collegiata
e due nella parrocchia di Sambucheto.
Esse hanno influenzato, dal Medioevo fino alle soppressioni seguite all’annessione
dello Stato Pontificio al Regno d’Italia, la vita sociale, religiosa ed artistica
del nostro paese, svolgendo funzioni in campo assistenziale e promuovendo la
conservazione e la costruzione di chiese e opere d’arte. Molti uomini illustri di
Montecassiano ne furono priori, camerlenghi o sindaci. Di tutto ciò hanno dato
notizia, sia pure sommariamente, gli storici locali attingendo ai libri sociali delle
stesse compagnie o agli atti ufficiali dei consigli comunali.
Oggi le confraternite partecipano numerose alle processioni e alle varie funzioni
liturgiche con i loro camici e i loro rocchetti colorati, con gli stendardi, le mazze
d’argento, i crocifissi artisticamente cesellati, i lampioni e i medaglioni.
Le presentiamo in ordine di vetustà:
1. Confraternita dei Santi Filippo e Giacomo, costituita l8 settembre 1399;
2. Confraternita del Santissimo Sacramento, già esistente intorno al 1420 con il
titolo di Compagnia del Corpo di Cristo;
3. Confraternita della Santissima Trinità, già di Santa Maria del Calcinaro, aggregata
nel 1578 all’arciconfraternita romana della Trinità dei Pellegrini e Convalescenti;
4. Confraternita dello Spirito Santo, nata nel 1579 dalla fusione di tre sodalizi
preesistenti (Santa Lucia, Sant’Antonio abate e San Rocco) e insignita di questo
titolo nel 1603;
5. Confraternita della Buona Morte,
istituita verso il 1589;
6. Confraternita di Maria Santissima
del Carmine, fondata intorno
al 1739 da due nobildonne montecassianesi,
Anna e Costanza Ferri,
dopo aver ascoltato la predicazione
di Leonardo da Porto Maurizio;
7. Pio Sodalizio di Carità, istituito
il 30 settembre 1791.
8. Confraternita del Crocifisso,
eretta presso la chiesa di Mazzoni
(Recanati) nella parrocchia di Sambucheto,
forse di origine ottocentesca;
9. Confraternita del Santissimo
Sacramento, costituita dopo il
1927 nella chiesa parrocchiale di
Santa Teresa del Bambin Gesù di
Sambucheto.
52 53
Piazza Giovanni Cingolani
circa metà di corso Dante Alighieri si apre, sulla sinistra, piazza Giovanni
A Cingolani, sulla quale si affacciano tre palazzi appartenuti a nobili famiglie
locali: i Buratti, gli Antolini e i Ferri. Nel corso dei secoli in essi sono state
effettuate modifiche ed innovazioni, come l’abbattimento del ponte che univa
palazzo Ferri a palazzo Buratti. La stessa piazza fu resa possibile dalla demolizione,
nel Settecento, della casa cosiddetta della Filippetta, che si diceva abitata
dagli spiriti. Per quanto riguarda palazzo Antolini, una parte venne abbattuta
dopo il 1830 per dare ulteriore spazio alla piazza e, agli inizi del Novecento, fu
aggiunta la merlatura ghibellina. Nel corso dell’Ottocento venne poi rifatta in
tardo stile neoclassico la facciata di palazzo Ferri, le cui stanze del piano nobile
sono affrescate con motivi mitologici.
2° Itinerario
Da piazza Leopardi alla chiesa di Santa Croce
Presso il palazzo Ferri è vissuto il marchese Camillo (1836-1902), discen-
Chiesa di San Marco
dente da un’antica ed illustre famiglia trasferitasi da Macerata a Montecassiano
nel Settecento. Si ipotizza che i Ferri, le cui origini si fanno risalire al
XII secolo, provenissero da Monte Urbano, abbandonato dagli abitanti nel
corso del Duecento per rifugiarsi a Macerata dopo la conquista da parte
dei montecassianesi. Il territorio di Monte Urbano si estendeva anche alla
località denominata Monte Ferro, in origine feudo dei Ferri. Qui la famiglia
ha conservato per secoli numerosi possedimenti. Il marchese Camillo, ultimo
rappresentante della stirpe, dopo aver ereditato anche le proprietà dei Buratti,
lasciò tutti i suoi averi all’Amministrazione Comunale. Tale eredità consisteva
nell’ex convento di Santa Croce, poi adibito ad ospedale, più il palazzo
di famiglia, altri edifici e numerosi terreni. Il tutto fu suddiviso tra i seguenti
istituti: Ospedale, Asilo, Orfanotrofio, Ricovero, Società Operaia, Società di
Lettura, Banda Filarmonica.
La chiesa di San Marco, posta sulla piazza principale di fianco al palazzo
comunale, appartiene da sempre al Comune di Montecassiano,
che la fece costruire sul finire del XIV secolo non soltanto in segno di devozione,
ma anche per disporre di un ampio locale nel quale il Consiglio
Generale potesse rifugiarsi in tempo di pestilenza o di guerra. Il campanile
fu edificato nel 1460 da mastro Antonio Lombardo. Anticamente esso
era sormontato da una cuspide conica di notevole altezza, realizzata con
mattoni semicircolari dipinti alternativamente di rosso cupo e turchino.
Questa cadde per ben due volte, nel 1546 e nel 1853, a causa di fulmini.
Al crollo ottocentesco non fu mai posto rimedio, cosicché tuttora la torre,
coperta da semplici coppi, resta priva della sua cuspide.
Nel corso del XVI secolo la chiesa subì i primi interventi di restauro. Nel
54 55
1521, ad esempio, venne ricostruito
il portale in pietra di Cingoli
con lo stemma del Comune.
Il definitivo e radicale rifacimento
dell’edificio è avvenuto
nel corso del Settecento, quando
fu demolito l’arco di collegamento
con il palazzo dei Priori
e si rimaneggiò completamente
la struttura originaria. L’interno,
a tre navate abbellite da bianchi
stucchi, è un pregevole esempio
di barocchetto marchigiano. Le
pale degli altari laterali sono
tele di ambito marchigiano del
XVII secolo. Sull’altare maggiore
si trova l’immagine lignea
della Madonna del Buon Consiglio.
Anche l’organo, che gli
studi più recenti attribuiscono
all’anconitano Vincenzo Montecucchi
(fine XVIII secolo), è
un piccolo capolavoro artistico.
Ex convento degli Agostiniani
Nel 1492 la chiesa di San Marco fu affidata all’Ordine degli Agostiniani Scalzi,
che vi edificarono accanto un monastero. Molto probabilmente, più che
di una costruzione ex novo si trattò di un accorpamento ed ampliamento di case
preesistenti o forse di locali già usati in precedenza da un altro ordine monastico,
di cui però non si ha memoria certa. Il convento fu poi ampliato e restaurato ulteriormente
tra il
1574 e il 1579.
L’edificio venne
riunito nel
1867, ma nel
1873 vi dimoravano
ancora
due frati. Dopo
aver ospitato
per decenni la
scuola media,
nel 2009 è stato
adibito a sede
degli uffici comunali.
Secondo quanto si desume dall’iscrizione manoscritta sul retro della tavola
della Madonna del Buon Consiglio, il dipinto venne realizzato in San Marco
a Roma dal canonico Andrea Bacci nel 1747. Il committente dell’opera
fu il frate agostiniano Nicola de Marteriis, autore dell’iscrizione. Il frate
fece realizzare il dipinto dopo aver ricevuto la grazia della guarigione dalla
“polmonea”, una grave infiammazione ai polmoni, che lo colpì mentre si
trovava nel convento di San Giacomo a Bologna. Ormai sul punto di mo-
Nel convento visse, prendendovi i voti e divenendovi priore, il venerabile
Giovanni da San Guglielmo. Nacque a Montecassiano il 25 luglio 1552 da
Francesco Nicolucci detto Ciccone e da Francesca Piccinotti. Morì a Batignano
di Grosseto il 24 agosto 1621, dove si era recato in obbedienza ai
propri superiori. Godette in vita di fama di santità, alimentata da una serie di
prodigi ritenuti miracolosi, in seguito ai quali fu avviato un processo di canonizzazione
interrotto nel 1796 con l’arrivo delle truppe napoleoniche. Del
beato esistono alcune lettere autografe, dei libri di devozione, un lembo del
saio e un cilicio di crine di cavallo conservati in paese come reliquie.
56
rire, il frate pregò davanti ad una immagine della Madonna del Buon Consiglio.
Ottenuta miracolosamente la guarigione, fra’ Nicola fece realizzare
dal canonico Bacci una copia del dipinto della Madonna del Buon Consiglio
che venne poi trasportato a Bologna, dove fu ornato con le corone e solennemente
mostrato nella domenica di Ascensione del 1750. Trasferitosi nel
convento agostiniano di Montecassiano, il frate portò con sé il dipinto, che
venne esposto nella chiesa di San Marco il 23 aprile 1752 e definitivamente
collocato sull’altare maggiore in una cornice processionale. Questa cornice
reca incisa sul retro un’altra iscrizione, datata 30 ottobre 1786, che ricorda
il ringraziamento dei contadini di Montecassiano alla Vergine del Buon
Consiglio per aver preservato il loro bestiame dall’ epidemia di quell’anno.
Uscendo dal cortile dell’ex convento e scendendo lungo via Nazario Sauro,
che conduce verso porta Cesare Battisti, si può osservare la struttura tipicamente
medievale del centro storico costituita da scalette, rampe e stradine che permettono
di passare da una quota altimetrica all’altra, interrompendo l’andamento
circolare delle vie e dei vicoli che, come cerchi concentrici, si irradiano dalla
piazza principale. Come raggi di un cerchio, esse collegano la piazza principale
alla cinta muraria. Percorrendole, si possono ammirare scorci caratteristici del
paese, che mostrano una buona armonia tra le unità abitative, nonostante la differenza
cronologica e stilistica degli interventi costruttivi. Si alternano infatti
palazzetti del Settecento, edifici in stile neomedioevale o in tardo liberty e abitazioni
borghesi del Novecento.
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Ex chiesa di San Michele
Prima di uscire da porta Cesare Battisti, al civico 19/A di via Scaramuccia, si
trova ciò che resta dell’antica chiesa di San Michele. Dopo una prima demolizione
nel XV secolo,
essa fu ricostruita nei
secoli successivi entro le
mura castellane. Questo
edificio da qualche decennio
è stato trasformato
in deposito, ma di esso
si può ancora ammirare
il campanile tardomedioevale
lungo le mura
nord-orientali.
Da questa chiesa proviene
la pala d’altare raffigurante
la Sacra Famiglia
in gloria tra san Michele
arcangelo e san Cassiano
vescovo, una tela di autore sconosciuto databile tra la fine del XVII e gli inizi
del XVIII secolo di proprietà della confraternita della Madonna del Carmine.
La pala di San Michele ha un forte valore civico, in quanto rappresenta san
Giuseppe, patrono principale del Comune di Montecassiano raffigurato con
il classico attributo del giglio, il compatrono san Cassiano, martire a Imola
sotto Diocleziano e protettore degli scrittori e dei maestri, infine san Michele
arcangelo che uccide il drago, titolare della chiesa e di uno dei tre terzieri
cittadini. Il santo vescovo è inoltre ritratto mentre indica, in segno di offerta,
il paese dipinto al centro della composizione. In esso sono riconoscibili l’antica
porta San Nicolò, la Collegiata, la torre della chiesa di San Marco, il
campanile di San Giovanni e, all’estrema sinistra, la chiesa di Santa Croce
con il convento degli Zoccolanti.
Palestra comunale
In piazza XX Settembre
si trova un edificio
dei primi anni del Novecento,
un tempo sede
del mercato ortofrutticolo
e avicolo ed ora
utilizzato come palestra
polifunzionale. La
struttura presenta una
interessante travatura
in ferro ed è ricca di
ampie vetrate.
Chiesa di San Nicolò
Fuori porta Cesare Battisti, proseguendo da borgo Garibaldi per viale Italia, si
trova sulla sinistra la chiesa di San Nicolò. «Dell’antichità di questa chiesa
non si trova memoria
ne’ publici
registri e consegli,
convien
credere esser
antichissima».
Così afferma
Carlo Filippo
Compagnucci
nel suo Libro
contenente memorie
antiche
della Comune di
Montecassiano.
Dell’edificio,
risalente al XIII
secolo, si possiedono pochissime notizie. Esso è dotato di una delle più antiche
campane delle Marche, fusa nel 1382 con questa iscrizione:
A .
MIKAEL . MAGISTER . FECIT .
MIIILXXXII .
San Nicolò fu probabilmente la prima parrocchia di Montecassiano, dalle origini
fino al 1565. Esclusa dalla cinta muraria eretta intorno al paese nel XV secolo, la
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chiesa perse progressivamente importanza.
L’edificio, di un romanico molto semplificato, all’esterno è caratterizzato dalla
graziosa abside orientata verso est, dal piccolo campanile a vela e dall’ingresso
sul fianco nord. L’interno era originariamente ricoperto da affreschi a carattere
devozionale di scuola umbro-marchigiana del XIV secolo, oggi ridotti a pochi
frammenti.
Sulla parete sinistra è riconoscibile una Madonna con Bambino che tiene in
mano un nastro con l’iscrizione a caratteri gotici “Ego sum lux mundi” (Io sono
la luce del mondo), alla quale è affiancata l’immagine di sant’Antonio abate.
Lungo il viale sorgono, sulla sinistra, casa Smorlesi, edificata nel 1911, e, più
avanti a destra, un villino neogotico, sempre di proprietà della famiglia Smorlesi,
costruito dall’ing. Bonservizi nel 1924, palazzina, questa, tra le più graziose
di Montecassiano.
stava per essere ricostruita e potessero fondarvi accanto un convento. Il cardinale
Anton Maria Gallo concesse il terreno su cui erigere la casa dei frati. La prima
pietra della nuova chiesa venne posta nel 1595 e, finalmente, nel 1606 il vescovo
Rutilio Benzoni la benedisse e il padre guardiano Luigi da Corinaldo
poté celebrarvi la prima messa.
La facciata è caratterizzata da un portico a tre campate coperte da
volte a crociera costruito nel 1660. L’interno presenta una vasta aula
centrale, funzionale alla predicazione degli Osservanti, ed una serie
di otto cappelle laterali, appartenute alle principali famiglie montecassianesi.
Lo splendido altare maggiore in legno
intagliato e dorato è stato realizzato tra
la fine del ‘600 e gli inizi del
‘700. Si ritiene che sia stato
disegnato dal fiammingo Guglielmo
Hagemann e realizzato
dall’ebanista maceratese
Amico Pappelli. I dipinti ovali
che adornano lateralmente
l’altare ruotano intorno al tema
della Passione ed hanno il loro
fulcro nel bellissimo Crocifisso
ligneo centrale. Nella controfacciata,
sulla cantoria in
stile rococò, è collocato un organo
del 1750 attribuito a Giuseppe Attili da Ortezzano.
Secondo una tradizione locale, il Crocifisso dell’altare maggiore sarebbe
frutto dell’opera di un frate del convento, che avrebbe utilizzato il legno di un
pero posto in un terreno vicino di proprietà dei Ferri. Ora, in questa tradizione
ci potrebbe essere del vero, poiché i Ferri acquistarono i poderi limitrofi
a Santa Croce nel primo Ottocento e l’esame stilistico condotto durante il
recente restauro del crocifisso ha evidenziato come esso sia di età posteriore
rispetto all’altare maggiore, che risale al massimo ai primi del ‘700.
Chiesa di Santa Croce
Dopo la soppressione napoleonica, nel 1825, i frati tornarono a Santa Croce
Dalle fonti storiche sappiamo che doveva esistere in questo luogo un’antica
cappella risalente al XIII secolo. Tra il 1556 e il 1558 la Comunità di Mon-
costruendo il braccio nord del convento ed arredando la sacrestia della chiesa,
a pianta ottagonale, con gli splendidi armadi in radica di noce ancor oggi perfettamente
conservati. Con la soppressione postunitaria e con il definitivo allontatecassiano
decise di costruirvi un nuovo edificio tale da poter conservare degnanamento
dei frati, l’intero edificio venne acquistato dai marchesi Ferri, che ne
mente la venerata reliquia della Croce Santa, poi trasportata nella Collegiata.
fecero la loro residenza estiva, pur lasciando la chiesa aperta al culto. Nel 1898
Dopo neanche quarant’anni la chiesa manifestò problemi statici così gravi che
Camillo Ferri cedette il complesso alla Congregazione di Carità, che provvide a
si provvide ad abbatterla e riedificarla. Nel 1592 il Consiglio Generale scrisse al
trasformare il convento in ospedale civico e casa di riposo per anziani, entrambi
capitolo dei frati minori osservanti, in quel momento riunito a Fabriano, chie-
inaugurati nel 1901. La chiesa continuò ad essere officiata, soprattutto per la predendo
che alcuni religiosi dell’Ordine potessero stabilirsi presso la chiesa che
senza del crocifisso particolarmente caro agli abitanti di Montecassiano.
60 61
3° Itinerario
da scartare, in quanto nel Medioevo
il presbiterio delle chiese era sovente
orientato a levante e, inoltre, a ovest
dell’edificio esisteva una vecchia strada.
La chiesa venne con ogni probabilità
voltata nell’orientamento attuale
est-ovest all’arrivo delle monache,
perché si aveva la necessità di collegare
direttamente l’oratorio alla casa
conventuale posta a ovest.
Nel 1758 la chiesa venne alzata di circa
un metro per accogliere la calotta
interna e l’originario andamento longitudinale
fu trasformato internamente
in un impianto ottagonale. In questo
spazio, abbellito da intonaci raffinatissimi
e da bianchi stucchi, trovano posto
tre altari e quattro ingressi, a due a
due rispettivamente riservati ai fedeli
e alle monache, che naturalmente assistevano
alle funzioni attraverso le grate del coro. Gli stucchi rappresentano
medaglioni, ghirlande, cartigli, conchiglie, nastri e volute.
La chiesa è sede del Museo degli arredi sacri, nel quale si conservano oggetti
liturgici e opere di botteghe orafe marchigiane e romane raccolte nel corso dei
secoli. I più preziosi sono:
- croce astile in argento dorato di Lorenzo d’Ascoli (1414);
- stauroteca (reliquiario della Santa Croce) in argento inciso (XV secolo).
Da piazza Leopardi a palazzo Buscalferri
- reliquiario a busto di san Cassiano in legno (arte napoletana del XVII secolo);
- reliquiario a busto di san Cassiano in argento sbalzato e cesellato, realizzato
Chiesa di San Giovanni Battista
nel 1726 dall’orafo romano Agostino Colleoni;
- reliquiario a statua di san Giuseppe in argento fuso (1744), opera dell’orafo
Scendendo lungo la scalinata di via Roma
romano Antonio Arrighi;
si incontra, sulla destra, il vasto comples-
- calice di Domenico Piani (secc.
so edilizio costituito dalla chiesa di San Gio-
XVIII-XIX).
vanni e dall’ex convento delle Clarisse.
I documenti testimoniano che la chiesa, già
Ex convento delle Clarisse
esistente nel XIII secolo, fu la seconda par-
L
rocchia costituitasi in paese dopo quella di
’esistenza in questo luogo di
San Nicolò. L’esterno dell’edificio, risalente
un complesso edilizio, costi-
al XVI secolo, presenta pochi elementi decotuito
da più unità abitative separativi
ed è improntato alla massima semplicirate
da strade e orti, risale almeno
tà. Nell’angolo sud è posta la torretta di sicura
al XII secolo. Esso fu inglobato
origine medievale. L’ipotesi che il fronte del
all’interno della cerchia muraria
tempio fosse in origine il lato absidale non è
nel corso del Quattrocento.
62 63
Nel 1299 vi si trovava già la chiesa di San Giovanni Battista, mentre, con ogni
probabilità, non fu questa la sede delle monache benedettine
di Santa Maria Maddalena la cui presenza
è attestata a Montecassiano prima del 1362.
Nel 1584, in seguito alla proposta della compagnia
dei Santi Filippo e Giacomo, entrarono solennemente
a Montecassiano le prime clarisse, per le
quali venne sistemato il blocco orientale dell’edificio
presso San Giovanni rendendolo funzionale alle
esigenze della vita monastica. Furono le monache
di San Severino ad accettare l’invito a fondare una
casa monastica in questo luogo. Il convento non
accoglieva soltanto le monache, era l’unico luogo
nella società dell’epoca deputato alla formazione e
all’istruzione femminile.
Il complesso edilizio era diviso dal giardino da una
strada pubblica che intralciava il libero movimento delle suore, le quali, costrette
ad una vita di clausura, necessitavano di ampi spazi all’aria aperta. A tale scopo,
nel 1785 ottennero ben due spazi pubblici e l’abbattimento di una prima porzione
di case nel quartiere denominato “le Cupacce”.
La costruzione di una nuova ala, nell’Ottocento, destinata ad una scuola femminile
diretta e controllata dalle Clarisse con l’apporto di personale laico, darà
una forte impronta scolastica all’edificio. Oggi, i locali dell’ex monastero sono
occupati dalla scuola secondaria di primo grado ed ospitano la presidenza e la
segreteria dell’Istituto Comprensivo “Giovanni Cingolani”.
Le Cupacce
In fondo alla scalinata di via Roma, prima di uscire da porta San Giovanni,
sulla destra, inizia via Monreale, occupata fino al XIX secolo da una fila centrale
di case e da altre
abitazioni poste intorno
all’orto del convento
delle Clarisse. Tali edifici
erano i più malsani e
bui del paese, tanto che
alla strada era attribuita
la denominazione di «‘e
Cupacce», cioè luogo
cupo. Con la demolizione
di queste costruzioni,
la via ha acquistato
maggiore ariosità e luce.
Palazzo Buscalferri - De Carolis
Al civico 12 di via Camillo Ferri è l’ingresso principale di palazzo Buscalferri.
L’edificio si trova all’interno delle mura e, fino a qualche decennio fa,
era anche il centro vitale dell’azienda agricola della famiglia. Esso costituisce
pertanto un tipico esempio di residenza gentilizia urbana con funzioni di casa
padronale rurale.
I conti Buscalferri provenivano da Esanatoglia. Un ramo della famiglia si
trasferì a Montecassiano probabilmente nella seconda metà del Settecento
in seguito al matrimonio di Antonio Buscalferri con Francesca Tulli, appartenente
ad una nobile famiglia del nostro paese. Il legame tra i Tulli e i
Buscalferri è confermato dall’albero genealogico esistente nel palazzo e dal
fatto che i secondi hanno ereditato dai primi la cappella di famiglia nella
chiesa di Santa Croce.
Il palazzo è il risultato della fusione di due corpi di fabbrica distinti. La parte al
civico 12, frutto di un acquisto successivo rispetto al nucleo originario (civico
14), è stata ristrutturata intorno agli anni Venti del Novecento da Onofrio De
Carolis, marito dell’ultima erede dei Buscalferri. In tale circostanza sono state
unificate le facciate, soprattutto quella meridionale, per mascherare le disparità
tra le due abitazioni e sono stati costruiti il ballatoio e lo scalone che conduce al
giardino, utilizzando i locali al pian terreno un tempo adibiti a frantoio.
Le stanze del piano terra sono affrescate con dipinti eseguiti a tempera che
potrebbero in parte risalire ai primi dell’Ottocento. Vi sono raffigurati motivi
mitologici, floreali, araldici, con corone di frutta e selvaggina. In una stanza
campeggia una grande pala d’altare raffigurante la Maestà (Madonna in trono
tra angeli), eseguita nel 1917 dall’artista senese Ferruccio Pasqui (1886-1958).
Nelle camere da letto i pavimenti sono in cotto dipinto e i soffitti sono decorati
in tardo stile liberty. Tra i soggetti rappresentati troviamo paesaggi marini in
varie stagioni, poeti della letteratura italiana e allegorie delle arti e delle scienze.
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Nel palazzo sono presenti varie xilografie di Adolfo De Carolis (Montefiore
dell’Aso, 1874 - Roma, 1928), zio di Onofrio, famoso pittore, illustratore,
letterato, xilografo e fotografo protagonista dell’arte italiana fra Otto e Novecento.
Il giardino, anch’esso sistemato in occasione dei lavori di ristrutturazione del
palazzo condotti intorno al 1920, è dominato da due imponenti palme delle Canarie.
Dal giardino si accede alle cantine, che fino agli anni Settanta conservavano il
vino prodotto nei poderi della famiglia. Dalle cantine si penetra nelle grotte,
ambienti sotterranei a volta, piuttosto ampi e ricchi di pozzi e di acque.
Lungo via Camillo Ferri, al
civico 30, si affaccia un’altra
interessante costruzione
nobiliare, Palazzo Gentilucci
(ora Baroni), contraddistinto
da uno splendido
portale bugnato sormontato
dallo stemma di famiglia.
V. Curiosità e notizie varie
1. Le ville
a) Villa Due Pini
Poco distante da Vissani c’è la Villa Due Pini, edificata nel 1596 dal cardinale
Evangelista Pallotta. Il complesso, nato come casino di caccia, è stato trasformato
in residenza di campagna nel primo Ottocento dal cardinale Antonio
Pallotta.
La villa è circondata da boschetti di lecci, tigli e pini e da un giardino all’italiana,
arricchito da terrazze e da un café-house la cui loggia, trasformata in museo,
ospita numerose epigrafi antiche, cristiane e pagane.
Alla famiglia Pallotta, proveniente da Caldarola, il Consiglio comunale diede
la cittadinanza di Montecassiano il 24 settembre 1606. A questa casata
appartennero ben quattro cardinali, l’ultimo dei quali, Antonio, morì a Villa
Due Pini nel 1834.
b) Villa Perozzi
Presso l’abitato di Valle Cascia si trova la villa dei conti Perozzi, ora trasformata
nell’hotel “Villa Quiete”. Essa è costituita dalla palazzina padronale,
dagli accessori un tempo adibiti a stalle e scuderie e da un ampio parco ricco
Palazzo Gentilucci - ingresso
di piante secolari. Fu costruita dal nobile Domenico Perozzi alla fine del ‘700
come luogo di sosta e raduno durante le battute di caccia.
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Il maggiore esponente della famiglia Perozzi, originaria di Ancona e Fi-
d) Villa Antolini
Lungo la strada statale che conduce a Montefano, in contrada Collina, sorge
Villa Antolini. La costruzione, dotata di una elegante facciata scandita da
quattro lesene, risale al XIX secolo. Essa è circondata da un grazioso parco e preceduta
da uno scenografico viale alberato. Attigua alla casa padronale è una cappella
dedicata al
Sacro Cuore.
Il nome della
villa deriva
dalla famiglia
che ne fu la
proprietaria
originaria:
gli Antolini,
nobili montecassianesilottrano,
fu l’ingegnere Gustavo, che partecipò alla presa di Roma del
trasferitisi da
1870 giungendo al grado di aiutante di campo del comandante Nino Bi-
Sarnano nel
xio. Nell’archivio comunale è conservata una lettera autografa del generale
XV secolo. Intorno agli inizi del Novecento il complesso venne ereditato dai
Giuseppe Garibaldi in cui sono riconosciuti i meriti e il valore militare del
conte Gustavo. Nel 1888 egli fece definitivamente ritorno nella villa di Valle
Bonservizi.
Cascia curando i propri poderi e partecipando alla vita pubblica locale.
e) Casino di caccia Svampa
c) Villa Mattei
Lungo la ex S.S. 77 è possibile scorgere, arretrata di circa 100 metri, Villa
Giulia, comunemente nota come Villa Mattei, nome con cui si indica la
contrada circostante e la zona industriale limitrofa.
Il casino di caccia Svampa è situato lungo la strada provinciale che da Montecassiano
conduce a Vissani. La costruzione è il risultato dell’abbinamento
di due edifici
distinti. Il
primo, con
facciate di
mattoni a vista
e a due
piani, è stato
edificato nel
XIX secolo.
Il secondo,
una costruzioneintonacata
più bassa
La famiglia Mattei, originaria di Pergola, diede i natali al cardinale Mario,
e ad un solo
Segretario di Stato di Pio IX, che seguì a Gaeta nel 1848. Nella sua villa il
piano, è sorto agli inizi del XX secolo e presenta all’interno un ampio salone per
prelato ospitò papa Gregorio XVI in viaggio per lo Stato della Chiesa. Mario
le feste da ballo. Le case sono circondate da un giardino in cui vivono ancora
fu decorato con la croce di Malta e con quella di San Gennaro di Napoli. Il
alcune rare specie botaniche. Una serra, non più esistente, accoglieva numerose
fratello Nicola fu arcivescovo di Camerino.
piante di limoni.
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Il giardino era collegato, attraverso un viale costeggiato da querce secolari, ad
b) San Giuseppe
un roccolo destinato all’uccellagione. Purtroppo il viale e il roccolo sono stati
abbattuti nel corso del XX secolo.
La chiesa, un tempo intitolata
a Santa Maria
2. Le chiese rurali
di Lenze o di Renzo, ha
Nel nostro territorio sono sparse molte piccole chiese, alcune delle quali in
completo stato di abbandono, altre ancora visitabili grazie alla cura della
origini molto antiche. Essa
è stata completamente restaurata
nel 1521, quando
gente del luogo. Ricordiamo le più antiche.
san Giuseppe fu assunto
come patrono del Comune.
a) Madonna di Salimbeni
Per l’altare di questa chie-
In un’edicola rurale ai piedi della collina di Monte Libano, a circa 2 Km. dal
paese, in corrispondensa,
tra il 1506 e il 1508,
l’Hispanus dipinse il quadro
della Madonna in troza
di un trivio, era collono,
trasportato nel 1555 in
cato anticamente un af-
San Marco e ora custodito
fresco che raffigurava la
nella pinacoteca comunale.
Madonna delle Grazie.
Nel 1509 un tale fra’ Pietro
Nel 1526 il proprietario
eremita chiese al Comune
del fondo su cui sorgeva
di poter utilizzare i mattoni
la “pintura”, Giovanni
avanzati dalla fabbrica del
Salimbeni, edificò una
palazzo priorale per edifi-
chiesetta inglobante la
care accanto alla chiesa una
stessa edicola, così da
dimora. Nel 1555 venne
proteggere l’immagine
realizzato un ciclo di affre-
che si credeva avesse
schi di fattura popolare.
preservato l’intero terri-
Successivamente la chiesa
torio di Montecassiano
venne abbandonata, tanto che si pensò di demolirla. Solo il rispetto per il santo
dagli effetti dalla pesti-
protettore evitò che fosse attuato l’abbattimento. Oggi è possibile ammirarla in
lenza di quegli anni.
quanto l’Amministrazione Comunale recentemente ha provveduto al restauro.
Nel 1794 si ricorse all’aiuto
della Vergine di Sa-
3. Fonti e lavatoi
limbeni per una pesante
siccità che si era abbattuta
sul territorio di Montecassiano, organizzando una processione dal paese alla
chiesetta. Da allora venne istituita la festa delle Canestrelle (pag. 76).
Nel 1836 l’Italia fu infestata dal colera. Era il mese di agosto quando il marchese
Giuseppe Ferri stabiliva di trasportare processionalmente l’immagine, ormai
ridipinta su tela con i lineamenti della Vergine del Buon Cuore, nella chiesa
collegiata: ancora una volta il paese fu risparmiato e la popolazione credette
nell’intervento miracoloso della Madonna. Il 10 agosto 1839, dunque, in segno
di riconoscenza il Comune decise di trasferire definitivamente l’immagine in
Collegiata (pag. 47).
Montecassiano ha un sottosuolo particolarmente ricco di acque. Pertanto nel
territorio sono diffuse fonti con annessi lavatoi e abbeveratoi, un tempo
essenziali per la sopravvivenza della collettività e oggi in stato di abbandono e
forte degrado. Va ricordato che anche dopo il 1890, anno in cui il centro storico è
stato raggiunto dall’acquedotto di Serrapetrona, le donne del paese continuavano
a recarsi alle fonti extra-moenia per il lavaggio dei panni, mentre i contadini
sprovvisti di pozzi o fonti private efficienti hanno dovuto farvi ricorso ancora per
svariati decenni, prelevandone l’acqua per uso alimentare, oltre che per l’abbeveraggio
del bestiame. Poi, una volta raggiunto tutto il territorio dalla rete idrica
comunale e, al contempo, compromessa la potabilità delle acque a causa dell’inquinamento
delle falde, provocato da un impiego massiccio di prodotti chimici
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in agricoltura, le fonti sono state in alcuni casi demolite e interrate, in altri abbandonate,
al punto che ora risultano in gran parte semidistrutte. Soltanto il lavatoio
delle Fontanelle, nell’omonima contrada, è ancora utilizzato da alcune donne del
luogo. Tra le fonti comunali superstiti ricordiamo quelle dell’Indivia, del Cerreto
e di Staolo.
a) Fonte dell’Indivia
La fonte dell’Indivia, posta in contrada Commenda nei pressi dell’ex giardino
Ferri, è la più antica attualmente esistente nel territorio comunale. A
testimoniarlo è l’epigrafe murata nella parete contro terra, dove è incisa in cifre
romane la data del 1524, anno di edificazione della prima struttura muraria. La
nicchia voltata a botte che oggi rimane, verosimilmente frutto di restauri successivi
al XVI secolo, si presenta quasi del tutto interrata e invasa da rovi.
Gli arbusti spinosi hanno soffocato anche le cosiddette “lacrime della Madonna”,
i fiori selvatici che un tempo crescevano in abbondanza intorno alla
fonte, al punto che essa era nota anche con il nome di fonte delle Lacrime.
b) Fonte del Cerreto
In contrada Commenda sorgeva anche la vecchia fonte del Cerreto, la più
vicina al centro murato, ora non più riconoscibile nel suo impianto originario
in seguito ai lavori effettuati intorno al 1960 per la realizzazione di un campo da
calcio.
c) Fonte di Staolo
La fonte di Staolo, ubicata a circa un chilometro dal capoluogo, presso la
strada che conduce all’abitato di Sant’Egidio, è attestata nei documenti pubblici
del Quattrocento. Essa ha alimentato per secoli il maggiore lavatoio pubblico
di Montecassiano. Gli attuali ruderi risalgono alla costruzione progettata negli
anni Venti del Novecento dal geometra maceratese Armando Ripari. Il complesso
constava di una cisterna, dodici vaschette doppie coperte da una tettoia a
capanna, il consueto abbeveratoio per gli animali ed un lavatoio separato per i
panni degli infetti.
Origini (1920 ca.)
Nelle sue vicinanze, agli inizi del XV secolo, esistevano dei locali per la concia
dei pellami, costruiti da un calzolaio folignate di nome Pietruccio.
Stato attuale
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4. Gli stemmi gentilizi
Il nostro paese vanta la presenza nei secoli di antiche e nobili famiglie che,
attraverso i loro rappresentanti più illustri, hanno lasciato gloriosa memoria
nelle abitazioni private, nella produzione artistica e culturale, nella generosità
verso i più deboli e bisognosi. In alcuni casi, di esse possiamo ancora ammirare
gli stemmi gentilizi presenti nei loro vecchi palazzi o nelle loro cappelle.
Famiglie Compagnucci - Manfredi Non identificato
(Piazza Nazario Sauro)
Famiglie Ferri - Buratti Famiglia Gentilucci Famiglia Antolini
All’interno del centro storico,
durante la festa dei
terzieri del 2008, sono stati
inaugurati tre spazi ricavati da
altrettanti cortili presenti nel
centro storico.
Il primo è quello della chiesa di
San Giacomo, presso la porta
del Cerreto, dove fin dal 1380
esisteva un ospedale che è stato
ingrandito nel corso dei secoli
con nuovi edifici costruiti a
ridosso delle mura castellane.
Questo cortile era adibito a cimitero
dell’ospedale.
Il secondo e il terzo sono stati
ricavati dagli orti e dai giardini
dei due ex conventi urbani,
quello delle Clarisse e quello
degli Agostiniani.
I tre cortili sono stati recuperati
per uso pubblico.
Cortile San Giacomo
Cortile Clarisse
Cortile Agostiniani
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6. Le taverne
7. Le grotte
Il palio dei Terzieri, che si svolge ogni anno dal terzo giovedì alla quarta settimana
del mese di luglio, ha il merito di aver stimolato il recupero di ambienti
Ogni abitazione del centro storico, ma soprattutto i grandi complessi edilizi
avevano nei propri sotterranei grotte con cisterne e pozzi che, una volta pie-
da tempo abbandonati e oggi adibiti a luoghi di ritrovo: le taverne. Esse costini,
attraverso collegamenti a scalare, rifornivano i serbatoi e i pozzi più bassi. Le
tuiscono pertanto un luogo di aggregazione popolare e l’occasione insostituibile
grotte servivano come cantina e come luogo per la conservazione dei cibi e per
per il mantenimento e la valorizzazione dei percorsi eno-gastronomici della cu-
mantenere le abitazioni sempre asciutte in quanto fungevano da scolo dell’acqua
cina marchigiana e locale. Sono state ricostruite con pavimenti in cotto e volte a
piovana. Cisterne e pozzi venivano invece costruite per alimentare l’approvvi-
faccia vista, le taverne hanno mantenuto le loro caratteristiche originali, dando
gionamento idrico del paese. Si ipotizza che l’esistenza di queste grotte così
la possibilità agli stessi montecassianesi di riscoprire spazi prima sconosciuti e
numerose risalga alla costruzione delle case; per la muratura fu sicuramente uti-
incitandoli al contempo a riprendere gli studi di storia locale.
lizzata l’argilla di cui il suolo era ricco, creando quei cunicoli che ancora oggi
L’ex convento degli Agostiniani ospita la taverna del terziere di San Nicolò,
troviamo, anche se in parte chiusi, nel sottosuolo del centro storico.
dove è stato creato un centro di degustazione di vini e dove vengono preparati
piatti tipici locali, come i sughitti, i cargiù, i tagliulì pilusi, la zuppa di cicerchia,
la crescia di polenta, la coratella di agnello, il sugo di papera, i vincisgrassi, i
8. Feste, fiere e sagre
frascarelli, la cotta de foje, gli scroccafusi, la crescia con i grasselli, lu ciambel-
a) Festa di San Giuseppe
lottu. La taverna è collegata al convento e alla grotta sottostante da una piaggia
un tempo percorsa da animali da soma carichi di derrate alimentari. Il grano,
invece, scivolava sul fondo attraverso un foro praticato sulle volte della cantina.
San Giuseppe, sposo di Maria e padre putativo
di Gesù, è stato proclamato patrono
La grotta manteneva al fresco vino e olio, mentre il vicino pozzo assicurava
della Chiesa universale da papa Pio IX l’8 di-
l’approvvigionamento dell’acqua.
cembre 1870. Il suo culto si diffuse in Egitto
All’interno dell’ex convento delle Clarisse è collocata la taverna di San Miche-
fin dal V secolo, ma in Occidente fu accolto
le. Provvista di un deposito per l’acqua piovana, essa si apre su un ampio spazio,
soltanto nel tardo Medioevo. Nella tradizione
un tempo giardino delle suore.
popolare lo sposo di Maria è innanzitutto il
Nelle cantine di palazzo Ferri, in via Scaramuccia, si trova la taverna di San
santo tutelare dei falegnami e dei moribon-
Salvatore. Essa è
di. La sua festa, che ricorre il 19 marzo, dà
costituità da tre na-
inizio alla primavera.
vate. La zona inter-
San Giuseppe fu proclamato protettore del nostro Comune per la prima volta il
rata ha una profonda
19 marzo 1521. Da tempo immemorabile in questo giorno si usa consumare una
grotta che anticamente
comunicava
grande quantità di lupini, per cui è stata istituita un’apposita sagra.
con gli edifici vicini.
b) Festa e fiera di Santa Croce
Da un lato si affaccia
sul cortile del
palazzo.
Il 3 maggio si celebra la festa di Santa Croce, le cui prime notizie risalgono al
1483. A partire dal 1487 si iniziò a festeggiare questa ricorrenza con funzioni
All’interno delle ta-
e processione solenne, luminarie, spari, giochi e corse. Nel 1636, per le notevoli
verne si espongono
dimensioni assunte dalla festa, i priori provvidero ad organizzare una fiera di tre
riproduzioni di armi
d’epoca e i trofei
giorni, che ultimamente si è tentato di ripristinare.
conquistati dal pro-
c) Palio dei Terzieri
prio terziere nelle
gare disputate per
l’assegnazione del
Dalla terza alla quarta domenica di luglio il paese si ammanta dei colori tipici
dei terzieri e di un clima di festa e di contesa, perché si svolge la ri-
palio.
evocazione storica del palio dei Terzieri. L’evento ricorda l’elezione nel 1418
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di dodici uomini appartenenti ai tre rioni, incaricati di riformare gli Statuti del
Comune. In questi giorni si possono incontrare per le vie del centro storico personaggi
tipici del mondo medioevale: dame, cavalieri, mercanti, magistrati, armigeri,
menestrelli, giocolieri, saltimbanchi, ecc… La festa culmina con il
corteo storico nel quale sfilano più di quattrocento figuranti. Le varie
serate sono allietate da giochi popolari e gare tra arcieri, dalla giostra
tra cavalieri e da scene di vita medioevale; il tutto fra l’entusiasmo
generale e la possibilità di gustare piatti tipici nelle tre taverne.
soldato tamburino arciere
d) Festa delle Canestrelle
Si celebra il 15 agosto in onore della Madonna del Buon Cuore, per la quale
si organizzano anche le solenni feste quinquennali.
Culmine della festa, istituita nel 1793, è
il tradizionale corteo delle “canestrelle”, durante
il quale vengono offerti alla Vergine sacchi di grano,
un tempo trasportati sui caratteristici birocci
tirati da buoi riccamente infioccati.
L’ immagine della Madonna del Buon Cuore, molto
venerata dai montecassianesi, rappresenta la Vergine
coronata da due angeli con il Bambino Gesù benedicente
sulle ginocchia. La tela riproduce un affresco
deteriorato che anticamente decorava l’edicola
di Salimbeni, trasformata nel XVI secolo in chiesa.
Nel 1839, a seguito di interventi ritenuti miracolosi,
l’immagine fu trasferita definitivamente nella Collegiata.
e) Fiera di Sant’Egidio
Il 16 agosto 1600 si stabilì di
organizzare per la prima volta
una fiera annuale nella contrada
di Sant’Egidio. Il 30 luglio
1607 i priori di Montecassiano
invitarono tutti i mercanti e
ogni altra persona a partecipare
alla fiera con «mercantie, robbe
et animali». Il bando fu accolto
con grande successo, tanto che,
per regolare la fiera, si fu costretti ad eleggere un capitano.
Il flusso di gente e la ricchezza portata da questo
evento convinse il Consiglio Comunale a chiederne una
proroga di due giorni.
La fiera costituisce ancora oggi un appuntamento immancabile
per i cittadini di Montecassiano e dei dintorni,
che ogni 1° settembre si radunano in gran numero
lungo la strada che da Sant’Egidio conduce al capoluogo.
Si è soliti consumare in questi giorni le tradizionali
“tajatelle co’ a papera”.
Chi vole proà tre ogne de gustu,
vaca a San Gnulià, San Gniju e San Gnustu.
f) Sagra “de’ i sughitti”
Questa sagra, organizzata annualmente nella
prima settimana di ottobre, è legata alla presenza
di abbondanti e ottime uve prodotte nei nostri
vigneti. La festa deve infatti il suo nome ad un
dolce tipico fatto con mosto, farina di mais e noci:
i sughitti.
E l’ultima occasione per festeggiare all’aria aperta
prima dell’arrivo dell’inverno.
(detto popolare maceratese)
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Abside: costruzione a struttura semicircolare
che chiude la navata centrale
delle chiese cristiane e contiene
l’altare e il coro.
Bando: pubblico annuncio.
Bertescha: fortificazione di legno nei
castelli medievali, posta nei punti più
alti della torre spiatoria.
Bifora: finestra divisa in due da una
colonnina, specifica dello stile romanico
e gotico.
Biroccio: veicolo a due o quattro
ruote usato in campagna per trasporti
mediante animali da tiro.
Bombarda: macchina da guerra medievale,
che serviva a lanciare grosse
pietre.
Campata: distanza fra due sostegni
congiunti (es. di arco).
Canone: quota stabilita nei contratti
di affitto.
Capitano di ventura: condottiero di
milizie di mercenarie, a pagamento.
Capitolo: collegio dei religiosi di
una chiesa
Cistercense: ordine benedettino fondato
a Citeaux (latino Cistercium) in
Borgogna.
Clausura: chiusura in un monastero
o convento da cui sia vietato uscire e
in cui sia vietato l’accesso a persone
estranee.
Cuspide: parte più alta di una costruzione
che finisce a punta.
Decreto consiliare: decisione, provvedimento
emanato dal Consiglio
Comunale.
Diocesi: territorio sottoposto ad un
vescovo.
Edicola: tempietto sacro costruito
lungo una strada.
Élite: il fior fiore della società.
Epigrafe: iscrizione posta come
dedica o ricordo di un fatto o di un
defunto.
GLOSSARIO
Fondo rustico: terreno agricolo di
proprietà privata.
Gerarca: chi occupava alte cariche
durante il periodo fascista.
Giacobino: persona che rappresentò
il gruppo più esaltato durante la Rivoluzione
francese.
Gotico: architettura diffusa nella
Francia settentrionale, caratterizzata
da archi acuti e abbondanza di
sculture.
Guazzo: specie di pittura nella quale
ai colori stemperati nell’acqua si aggiunge
la gomma arabica.
Icona: immagine sacra.
Insediamento: luogo abitato da una
popolazione di cui ne ha preso possesso.
Lesena: pilastro decorativo della
facciata di un palazzo.
Liberty: stile floreale in uso tra il
XIX e il XX secolo.
Marnoso: composto di terra calcarea,
argillosa.
Merlo: ornamento in muratura sulla
sommità degli edifici medievali; merli
guelfi: a forma di parallelepipedo,
merli ghibellini: tagliati a coda di
rondine.
Moto carbonaro: rivolta dei seguaci
della carboneria, una società segreta
che ebbe molto peso nella storia del
Risorgimento italiano.
Municipio: parte di un territorio con
un’amministrazione locale (composto
da “munia” doveri e “capere”
assumere vocaboli latini).
Navata: ambiente longitudinale di
una chiesa delimitato da una serie di
colonne o di pilastri.
Necropoli: insieme di sepolture sotterranee
pre-cristiane.
Osteria-stazione di posta: luogo di
fermata per riposare durante il viaggio
e cambiare i cavalli.
Palazzo pretoriale: luogo dove ri-
siedeva il pretore, cioè il giudice che
amministrava la giustizia.
Palizzata: recinto fatto di assi e pali
riuniti insieme.
Pieve: parrocchia, il cui rettore ha
sotto di sé altre chiese meno importanti.
Plebiscito: voto popolare per decidere
le grandi questioni dello Stato.
Podestà: primo magistrato di un comune
medievale.
Portale bugnato: ingresso di chiese
e palazzi decorato e ornato da pietre
squadrate e lavorate alla rustica.
Predella: piano rialzato di legno che
funge da base.
Priore: titolo attribuito ad un magistrato
che restava in carica per un
determinato periodo.
Rivellino: opera di fortificazione distaccata
a due fianchi, con un saliente
verso la scarpata interna.
Roccolo: rete per la caccia agli uccelli
di passo; uccelliera.
Sambuco: arbusto con fiori bianchi e
odorosi e frutti di forte aroma.
Sacrario: luogo consacrato destinato
alla custodia dei resti di soldati
morti in guerra.
Stauroteca: reliquario, in genere a
forma di croce, in cui si conservano
frammenti della croce di Gesù.
Terrapieno: ammasso di terra solidificato
e rafforzato per costituire
fortificazioni.
Tifo: malattia contagiosa.
Toponimo: nome proprio di un luogo.
Traslazione: azione di trasferire, trasportare
da un luogo ad un altro.
Trilobato: arco diviso in tre lobi, tre
arrotondamenti.
Xilografia: opera eseguita con la
tecnica dell’incisione su legno.
Un po’ di bibliografia
Bibliografia essenziale di Montecassiano da cui abbiamo liberamente tratto i nostri testi:
- Lucia Cingolani
- L. Cingolani, L. Moretti,
A. Trubbiani
- Fernando Luchetti
- A. Montironi, L. Mozzoni
- Elisabetta Rocco
- E. Rocco, L. Cingolani,
L. Spatocco, G. Fiacconi
e altri
- Gabriele Svampa
- Andrea Trubbiani
Manoscritti antichi sulla storia di Montecassiano:
- Angelita Scaramuccia
- Carlo Filippo Compagnucci
- Pacifico Marchetti
- Attività dei della Robbia nel Maceratese, in “Studia Picena”,
LXI, 1996, pp. 207-234;
- (a cura di), La chiesa di San Giovanni Battista a Montecassiano,
Montecassiano 2008;
- Un dipinto della Vergine di Loreto nella chiesa di Sant’Egidio
a Montecassiano, in “Historia nostra”, 1, 2009, pp. 57-66;
- Il palazzo Compagnucci. Una residenza gentilizia nel cuore di
Montecassiano, Montecassiano 2010;
- Montecassiano dalle origini ai giorni nostri, Montecassiano
[1987], dattiloscritto;
- Montecassiano, Montecassiano 1995;
- Montecassiano. Una collina nella storia, Montecassiano 1979;
- Montecassiano, dalle origini alla fine del Medioevo, tesi di
laurea, Urbino 1987;
- Le nostre confraternite, Montecassiano 2001;
- Montecassiano. Itinerari nella storia, nell’arte, nel territorio
e nell’enogastronomia, Recanati 2007;
- Montecassiano nella storia, nell’arte e nel folklore, Macerata
1935;
- L’immigrazione a Montecassiano nel XVI secolo secondo i
libri contabili del Monte di Pietà, in “Proposte e ricerche”, n. 46,
2001, pp. 172-187;
- Ioannes Hispanus. Un pittore forestiero nelle Marche del primo
Cinquecento. Notizie da Montecassiano e dintorni, in “Proposte
e ricerche”, n. 51, 2003, pp. 212-228;
- Circolazione libraria, istruzione pubblica e società nel Maceratese
tra XV e XVI secolo: il caso di Montecassiano, in “Studi
maceratesi”, n. 38, 2002 (2004), pp. 487-522.
- Repertorio de’ Libri di Riformanze della Cancelleria di Montecassiano
dall’anno 1396, Archivio storico comunale di Montecassiano,
sec. XVII;
- Libro contenente memorie antiche della Comune di Montecassiano,
ivi, sec. XVIII;
- Annali ecclesiastici di Montecassiano, Archivio parrocchiale
di Montecassiano, 1860;
- Trasunto delle più interessanti sedute consiliari tenute dall’anno
1665 fino al …, Archivio storico comunale di Montecassiano,
1861.
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Pubblicazione realizzata grazie al contributo di:
- Comune di Montecassiano
- BCC di Recanati e Colmurano
- Ristorante Anton
- Pro loco Montecassiano
Stampato in Maggio MMX
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