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L'Ispettore e la Società - Aniv

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Bollettino Periodico<br />

del<strong>la</strong> Associazione<br />

Professionale dei<br />

Funzionari Ispettivi<br />

Pubblici<br />

Sommario<br />

Direttore responsabile:<br />

Fedele Sponchia<br />

Condirettore:<br />

Pietro Monego<br />

Stampa:<br />

Grafi che La Press Fiesso d’Artico/Ve<br />

Tel. 049/502.722 Fax 049/9800305<br />

Abbonamento annuo ¤ 50<br />

L’Ispettore e <strong>la</strong> <strong>Società</strong> 1<br />

L’Ispettore<br />

e <strong>la</strong> <strong>Società</strong><br />

Maggio - Giugno 2012<br />

Spedizione in abbonamento<br />

postale gruppo IV<br />

Pubblicità inferiore al 50%<br />

Direzione, redazione,<br />

amministrazione:<br />

ANIV<br />

Via Ca’ Rossa 35/i<br />

C.P. 2027<br />

30174 Mestre 2 (Ve)<br />

tel. redazione 041/616326<br />

fax 041/5347080<br />

Email: info@aniv.it<br />

Autorizzazione Tribunale<br />

C.P. di Venezia<br />

n. 747 del 28/7/83<br />

VISITATE IL<br />

RINNOVATO SITO<br />

www.aniv.it<br />

Intervista al dr. Giuseppe Baldino sulle attività di contrasto, svolte dall’INPS,<br />

per i falsi rapporti di <strong>la</strong>voro 2<br />

Il Durc: a) le implicazioni con <strong>la</strong> responsabilità solidale;<br />

b) l’intervento sostitutivo del<strong>la</strong> stazione appaltante M. Pizzuto 5<br />

Prescrizione previdenziale in caso di denuncia del <strong>la</strong>voratore M. Rodofili 8<br />

Il preposto nell’attività di somministrazione alimenti e bevande S. Dal Maso 11<br />

Lavoro e <strong>la</strong>voratori nell’antica Roma G. Viviani 14<br />

Semplificazione del<strong>la</strong> domanda di aut. per <strong>la</strong> C.I.G.O. per il settore industria:<br />

messaggio INPS n. 7216/2012 24<br />

Il regime di responsabilità solidale applicabile ai debiti contributivi:<br />

verbalizzazione delle risultanze ispettive N. Brunetti 26<br />

Appalto ed intermediazione abusiva, le forme patologiche delle esternalizzazioni.<br />

Profili giuridici e spunti operativi L. Pecchio 28<br />

Stress <strong>la</strong>voro-corre<strong>la</strong>to, Campagna europea di ispezione 2012 L. Fincato 31<br />

Regime previdenziale G. Co<strong>la</strong>giacomo 32<br />

La redazione sottolinea che <strong>la</strong> rivista<br />

“l’Ispettore” rappresenta una rassegna di<br />

opinioni partico<strong>la</strong>rmente rivolte al<strong>la</strong> materia<br />

contributiva.<br />

Gli articoli pubblicati, pertanto, rappresentando<br />

punti di vista personali dell’autore,<br />

aspirano solo a provocare confronti, a suscitare<br />

rifl essioni, a determinare <strong>la</strong> maggiore<br />

chiarezza possibile in merito ad una normativa<br />

che tutti riconosciamo estremamente<br />

problematica.<br />

In questa ottica “l’Ispettore” sarebbe lieta<br />

di ospitare più frequenti contributi di altre<br />

categorie professionali.


2 L’Ispettore e <strong>la</strong> <strong>Società</strong><br />

Il Dr. Giuseppe Baldino, nuovo<br />

Direttore centrale del<strong>la</strong> Vigi<strong>la</strong>nza<br />

INPS, ci ha di recente ri<strong>la</strong>sciato<br />

un’intervista sulle attività di contrasto<br />

svolte dall’Istituto per i falsi rapporti<br />

di <strong>la</strong>voro in agricoltura. Ve <strong>la</strong><br />

proponiamo integralmente.<br />

Fedele Sponchia<br />

1) In quali regioni d’Italia esiste il<br />

fenomeno dei falsi braccianti?<br />

Il fenomeno è concentrato soprattutto<br />

in 4 regioni del sud: l) Puglia; 2)<br />

Sicilia; 3) Ca<strong>la</strong>bria. 4) Campania, che<br />

assorbono da sole l’80% del<strong>la</strong> spesa<br />

nazionale per prestazioni previdenziali<br />

in agricoltura. Alcuni casi, ma molto<br />

limitati, sono stati riscontrati anche in<br />

altre regioni d’Italia.<br />

2) Perché secondo Lei è localizzato<br />

quasi esclusivamente al Sud?<br />

Nel settore agricolo vi è uno squilibrio<br />

impressionante tra contribuzioni<br />

e prestazioni. In alcune zone le<br />

agevo<strong>la</strong>zioni contributive riconosciute<br />

arrivano al 70% del dovuto. Non è<br />

esagerato dire che in questo settore<br />

per ogni euro pagato dì contribuzione<br />

se ne percepiscono più di 20 di<br />

prestazioni.<br />

Questo squilibrio ha dato adito ad<br />

abusi di ogni genere, il più delle volte<br />

favorito dal<strong>la</strong> mancanza dì un sistema<br />

di tutele di tipo universalistico.<br />

In sostanza molti soggetti al<strong>la</strong><br />

ricerca dì una protezione sociale<br />

(in caso di ma<strong>la</strong>ttia, di maternità)<br />

o semplicemente per integrare il<br />

loro magro reddito familiare, non<br />

trovando<strong>la</strong> altrove si sono rivolti<br />

proprio al<strong>la</strong> previdenza agrico<strong>la</strong>, pur<br />

avendo con questo settore rapporti<br />

molto b<strong>la</strong>ndi o del tutto inconsistenti.<br />

Negli anni 1988/2003 si è iniziato<br />

con l’abuso delle indennità dì<br />

maternità e l’abuso era così diffuso<br />

da costringere l’INPS ad inviare un<br />

centinaio di ispettori del Nord per<br />

rinforzare le forze ispettive del luogo.<br />

In Ca<strong>la</strong>bria, per esempio, <strong>la</strong> situazione<br />

era degenerata in modo tale che i<br />

bambini che nascevano in quegli anni<br />

erano per l’80% figli di donne con<br />

<strong>la</strong> qualifica di braccianti agricole.<br />

Le stesse erano nel migliore dei casi<br />

familiari conviventi dei tito<strong>la</strong>ri del<br />

fondo o peggio mogli di professionisti<br />

del luogo o professioniste esse stesse<br />

Intervista al dr. Giuseppe Baldino<br />

sulle atttività di contrasto, svolte<br />

dall’INPS, per i falsi rapporti di <strong>la</strong>voro<br />

in agricoltura.<br />

in attesa di un posto fisso.<br />

Ma costoro spesso non conoscevano<br />

neanche ove era ubicato il podere<br />

dove avevano dichiarato di aver<br />

<strong>la</strong>vorato.<br />

Col passare del tempo questo<br />

fenomeno è andato man mano<br />

scemando, grazie al <strong>la</strong>voro repressivo<br />

e dissuasivo degli ispettori impegnati<br />

su tale fronte ma anche al<strong>la</strong> preziosa<br />

opera di sensibilizzazione svolta<br />

dalle organizzazioni di categoria,<br />

dai consulenti del <strong>la</strong>voro e dalle<br />

organizzazioni sindacali.<br />

3) A quando risale il primo caso<br />

riscontrato? Come si è evoluto il<br />

fenomeno?<br />

Dal 2004 è iniziato il fenomeno<br />

del <strong>la</strong>voro fittizio limitato in un<br />

primo tempo allo scambio di favori<br />

tra singoli cittadini, dì sovente tra<br />

parenti, per poi assumere i connotati<br />

del business di organizzazioni<br />

ma<strong>la</strong>vitose partico<strong>la</strong>rmente abili nel<br />

trarre vantaggio dalle anacronistiche<br />

e macchinose modalità che rego<strong>la</strong>no<br />

le denuncie retributive e contributive<br />

nel settore agricolo, assicurandosi<br />

inoltre un facile controllo del<br />

territorio, facilitando e control<strong>la</strong>ndo<br />

l’erogazione delle re<strong>la</strong>tive prestazioni<br />

che, purtroppo, in territori così<br />

svantaggiati, rappresentano, come<br />

già detto, spesso l’unica fonte di<br />

reddito dove il soggetto beneficiario è<br />

ostaggio, a volte contro <strong>la</strong> sua stessa<br />

volontà, di questo sistema perverso.<br />

Esso nasce, in quel<strong>la</strong> data, in due<br />

regioni: in Sicilia ed in Puglia.<br />

Successivamente si è esteso in<br />

Ca<strong>la</strong>bria ed in Campania con le<br />

più svariate modalità: troviamo<br />

aziende che denunciano centinaia di<br />

rapporti di <strong>la</strong>voro su terreni presi in<br />

fitto (contratti di fitto che, a seguito<br />

delle visite ispettive quasi sempre<br />

risultano non veritieri) e i terreni<br />

sono invece coltivati dai proprietari<br />

stessi; aziende vere ma costrette<br />

a dichiarare le giornate anche a<br />

decine di falsi <strong>la</strong>voratori imposti da<br />

gruppi ma<strong>la</strong>vitosi; aziende (anche<br />

se <strong>la</strong> definizione di azienda non è<br />

esatta) che inventano tutto: terreni e<br />

<strong>la</strong>voratori.<br />

4) Oggi quante inchieste Le<br />

risultano aperte?<br />

Se per inchieste si devono intendere<br />

“inchieste giudiziarie” il dato non è<br />

a disposizione dell’Istituto, benché<br />

si sia a conoscenza che pressoché<br />

settimanalmente i funzionari ispettivi<br />

siano chiamati in qualità di testi<br />

presso le diverse Procure del Sud<br />

Italia; d’altra parte le fattispecie di<br />

reato connesse al fenomeno non sono<br />

perseguibili a quere<strong>la</strong>, bensì d’ufficio<br />

e i vari Uffici INPS sono comunque<br />

obbligati al rapporto ex art. 331 CPP.<br />

Si può ipotizzare, comunque, che<br />

siano ancora in fase di definizione<br />

circa 130.000 inchieste tenuto conto


che <strong>la</strong> denuncia per truffa riguarda sia<br />

i <strong>la</strong>voratori in questione, sia i tito<strong>la</strong>ri<br />

delle aziende.<br />

5) Si può ipotizzare quanti soldi<br />

siano stati “estorti” all’INPS<br />

negli anni precedenti, e quanti ne<br />

vengono risparmiati ora grazie<br />

all’efficacia delle ispezioni?<br />

Quello che viene risparmiato<br />

nell’anno seguente corrisponde<br />

quasi sempre con quello che viene<br />

scovato nell’anno in cui si effettuano i<br />

controlli.<br />

Da diversi anni, ormai una task force<br />

specifica agisce in queste regioni<br />

scovando migliaia di rapporti di<br />

<strong>la</strong>voro fittizi. Tanto per citare qualche<br />

dato negli ultimi tre anni: 2009,<br />

2010 e 2011 i nostri ispettori hanno<br />

annul<strong>la</strong>to circa 220 mi<strong>la</strong> rapporti<br />

di <strong>la</strong>voro, che hanno comportato<br />

nell’ultimo triennio un recupero di<br />

prestazioni pari a circa 700 milioni di<br />

euro.<br />

Come si evince dal<strong>la</strong> seguente tabel<strong>la</strong>,<br />

il <strong>la</strong>voro del<strong>la</strong> task force ha avuto un<br />

grande effetto, anche di deterrenza,<br />

e negli anni i rapporti di <strong>la</strong>voro<br />

fittizi, anche se lentamente, stanno<br />

diminuendo.<br />

A ciò si aggiunga anche l’effetto<br />

indotto dei controlli che ha portato<br />

ad un considerevole decremento<br />

delle richieste di prestazioni di<br />

disoccupazione agrico<strong>la</strong>.<br />

6) Si può fare un rapportocomparazione<br />

tra totale braccianti e<br />

falsi braccianti agricoli degli ultimi<br />

anni?<br />

I braccianti agricoli denunciati si<br />

aggirano sui 540.000 su tutto il<br />

territorio nazionale. Di questi 325.000<br />

operano nell’area del sud-Italia. Stante<br />

questi dati i rapporti di <strong>la</strong>voro fittizi si<br />

aggirano sul 20%. Ma un tale rapporto<br />

sarebbe diverso se ci fosse stata <strong>la</strong><br />

possibilità di control<strong>la</strong>re <strong>la</strong> veridicità<br />

del rapporto di <strong>la</strong>voro di tutti i<br />

braccianti denunciati.<br />

7) Con quali strumenti si combatte<br />

il fenomeno, e quali difficoltàresistenze<br />

ci sono?<br />

Il contrasto al fenomeno dei<br />

rapporti fittizi in agricoltura è già<br />

da anni oggetto di attento e costante<br />

controllo da parte dell’Istituto che<br />

L’Ispettore e <strong>la</strong> <strong>Società</strong> 3


4 L’Ispettore e <strong>la</strong> <strong>Società</strong><br />

per tali fini impiega non soltanto<br />

i Corpi Ispettivi locali ma anche<br />

una task-force nazionale. Accade<br />

sovente che gli ispettori inps siano<br />

coinvolti direttamente nelle indagini<br />

effettuate dalle locali Procure del<strong>la</strong><br />

Repubblica. Queste col<strong>la</strong>borazioni<br />

hanno contribuito al<strong>la</strong> definizione<br />

di inchieste importanti e complesse<br />

di cui i media hanno diffusamente<br />

dato risalto. Peraltro all’efficace<br />

azione “sul campo” spesso non<br />

segue un adeguato successo sotto il<br />

profilo processuale: le conseguenze<br />

penali di fittizie assunzioni (in<br />

genere riconducibili ai reati di<br />

truffa, falso e, talvolta, frode nelle<br />

loro svariate forme nei confronti<br />

dell’Amministrazione che ha subito<br />

il danno patrimoniale), infatti, in sede<br />

processuale non sono agevolmente<br />

dimostrabili. Questo non tanto per<br />

le prove documentali eventualmente<br />

prodotte, quanto piuttosto per <strong>la</strong><br />

intrinseca struttura del<strong>la</strong> norma che<br />

si ritiene essere stata vio<strong>la</strong>ta. Ne<br />

consegue che <strong>la</strong> condotta contra<br />

legem, comunque fraudolenta, posta<br />

in essere dall’azienda (il più delle<br />

volte in concorso con i <strong>la</strong>voratori)<br />

ha spesso “buon gioco” stante,<br />

appunto, le obiettive difficoltà (sia<br />

sul piano processuale, sia per quanto<br />

attiene all’aspetto sanzionatorio) a<br />

far valere le norme che si ritengono<br />

essere state vio<strong>la</strong>te. Sarebbe invero<br />

auspicabile l’introduzione di<br />

un’autonoma fattispecie di reato<br />

che punisca l’antigiuridicità del<strong>la</strong><br />

condotta rendendo<strong>la</strong> sconveniente<br />

(assunzione fittizia di <strong>la</strong>voratori al<br />

fine dell’ottenimento di prestazioni<br />

previdenziali non spettanti) con<br />

<strong>la</strong> previsione, altresì, di una pena<br />

esemp<strong>la</strong>re, parimenti a quanto è<br />

avvenuto in merito al ed. “reato di<br />

capora<strong>la</strong>to” (intermediazione illecita<br />

e sfruttamento del <strong>la</strong>voro) introdotto<br />

recentemente dal nostro Legis<strong>la</strong>tore.<br />

8) Come si pongono, che parte<br />

hanno in questi contesti i <strong>la</strong>voratori<br />

immigrati?<br />

In questo contesto è evidente che<br />

l’anello più debole e sfruttato del<strong>la</strong><br />

catena sono proprio i <strong>la</strong>voratori extra<br />

comunitari in quanto spesso sono<br />

loro che prestano <strong>la</strong> reale attività,<br />

con limitati diritti retributivi e<br />

previdenziali mentre altri soggetti,<br />

che non hanno alcun rapporto<br />

di <strong>la</strong>voro effettivo con l’azienda<br />

agrico<strong>la</strong>, percepiscono le prestazioni<br />

assicurative e previdenziali.<br />

Soprattutto in territori dove c’è un’alta<br />

concentrazione di extra comunitari<br />

(Caserta, Foggia, Rosarno ecc.), in<br />

un degrado sociale non facilmente<br />

control<strong>la</strong>bile neanche dal<strong>la</strong> forze<br />

dell’ordine, questi emarginati sono<br />

una facile manova<strong>la</strong>nza per il settore<br />

agricolo locale, che utilizzano<br />

questi “disperati” pagandoli con una<br />

retribuzione irrisoria, chiaramente in<br />

nero.<br />

Assistiamo, quindi, ad un meccanismo<br />

delittuoso perverso per cui chi<br />

<strong>la</strong>vora non è assicurato e non<br />

ha alcuna tute<strong>la</strong> previdenziale e<br />

assicurativa. Fare emergere questi<br />

<strong>la</strong>voratori in nero, oltre al<strong>la</strong> loro<br />

giusta rego<strong>la</strong>rizzazione significa<br />

anche combattere <strong>la</strong> piaga del <strong>la</strong>voro<br />

fittizio. In merito ai <strong>la</strong>voratori<br />

extra comunitari assistiamo, poi, al<br />

fenomeno dei falsi rapporti di <strong>la</strong>voro<br />

a tempo indeterminato, instaurati da<br />

datori di <strong>la</strong>voro compiacenti al solo<br />

scopo di far ottenere il ri<strong>la</strong>scio del<br />

permesso di soggiorno ai <strong>la</strong>voratori<br />

extra comunitari che ne hanno fatto<br />

richiesta. Dalle indagini effettuate,<br />

spesso unitamente alle forze<br />

dell’ordine, tale rapporto di <strong>la</strong>voro,<br />

quando esiste effettivamente, può<br />

concludersi anche con <strong>la</strong> denuncia<br />

di una so<strong>la</strong> giornata oppure essere<br />

completamente falso. Il permesso<br />

di soggiorno viene ri<strong>la</strong>sciato dai<br />

centri per l’immigrazione, con <strong>la</strong> so<strong>la</strong><br />

attestazione dell’assunzione a tempo<br />

indeterminato ed è valido per due<br />

anni, durante i quali non vi è alcuna<br />

verifica sull’effettivo proseguimento<br />

del rapporto di <strong>la</strong>voro. Chiaramente<br />

<strong>la</strong> documentazione attestante<br />

un’assunzione a tempo indeterminato<br />

rappresenta per questi soggetti un<br />

punto di partenza indispensabile<br />

per poterlo ottenere e soggiornare<br />

liberamente sul territorio nazionale.<br />

Per tale motivo sono disposti a pagare<br />

al datore di <strong>la</strong>voro compiacente o al<br />

soggetto ma<strong>la</strong>vitoso fino a 3 mi<strong>la</strong> euro<br />

per ogni assunzione procurando un<br />

notevole profitto a quest’ultimi.


Interessante risulta essere<br />

<strong>la</strong> problematica circa le<br />

implicazioni che possono scaturire<br />

nell’ipotesi di accertamento<br />

del<strong>la</strong> responsabilità solidale<br />

del committente/appaltatore<br />

con il ri<strong>la</strong>scio del DURC. In<br />

partico<strong>la</strong>re, si pone l’accento su un<br />

duplice interrogativo, ovvero se<br />

l’accertamento del<strong>la</strong> responsabilità<br />

solidale possa costituire un limite<br />

negativo al ri<strong>la</strong>scio del documento<br />

attestante <strong>la</strong> rego<strong>la</strong>rità contributiva<br />

e nel caso di risposta affermativa<br />

nei confronti di quali dei soggetti<br />

del<strong>la</strong> filiera dei contratti di appalto<br />

e subappalto? Altra problematica<br />

di disamina è quel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva<br />

all’intervento sostitutivo del<strong>la</strong><br />

stazione appaltante nel pagamento<br />

dei contributi e dei premi<br />

assicurativi, nonché di quanto è<br />

dovuto al<strong>la</strong> Cassa Edile nel caso di<br />

DURC non rego<strong>la</strong>re<br />

Prima di affrontare dette questioni,<br />

corre l’obbligo rammentare, in via<br />

preliminare, che cosa sia il DURC e<br />

se lo stesso possa essere oggetto di<br />

autocertificazione.<br />

Da quanto si evince dall’art.4 del<br />

DM 24.10.2007 il “DURC attesta <strong>la</strong><br />

rego<strong>la</strong>rità dei versamenti dovuti agli<br />

Istituti previdenziali e, per i datori<br />

di <strong>la</strong>voro dell’edilizia, <strong>la</strong> rego<strong>la</strong>rità<br />

dei versamenti dovuti alle Casse<br />

edili”. Anche l’art. 6, comma 1 del<br />

Rego<strong>la</strong>mento attuativo del Codice<br />

dei Contratti Pubblici, è intervenuto<br />

sul<strong>la</strong> definizione di DURC,<br />

qualificandolo come “il certificato<br />

che attesta contestualmente<br />

<strong>la</strong> rego<strong>la</strong>rità di un operatore<br />

economico per quanto concerne gli<br />

adempimenti INPS, INAIL, nonché<br />

Cassa Edile per i <strong>la</strong>vori in edilizia”.<br />

Ne discende che qualsiasi datore<br />

di <strong>la</strong>voro o operatore economico<br />

che voglia operare sul mercato<br />

secondo i principi improntati al<strong>la</strong><br />

concorrenza leale deve essere in<br />

rego<strong>la</strong> con tutti gli adempimenti<br />

stabiliti dal<strong>la</strong> normativa vigente,<br />

ivi compresi quelli afferenti al<strong>la</strong><br />

correntezza nonché al<strong>la</strong> correttezza<br />

dei versamenti effettuati agli enti<br />

previdenziali (INPS/INAIL),<br />

nonché al<strong>la</strong> Cassa edile nel caso<br />

di <strong>la</strong>vori in edilizia. Al riguardo,<br />

si precisa che <strong>la</strong> posizione di<br />

L’Ispettore e <strong>la</strong> <strong>Società</strong> 5<br />

Il Durc:<br />

a) le implicazioni con <strong>la</strong> responsabilità solidale;<br />

b) l’intervento sostitutivo del<strong>la</strong> stazione appaltante<br />

di Massimo Pizzuto, Funzionario di Vigi<strong>la</strong>nza INAIL di Roma<br />

rego<strong>la</strong>rità di un’impresa, in<br />

re<strong>la</strong>zione ai pagamenti dei<br />

contributi e premi assicurativi<br />

eseguiti ai predetti Enti nonché<br />

ai versamenti al<strong>la</strong> Cassa Edile,<br />

è attestata esclusivamente dal<br />

DURC che diviene il documento<br />

fondamentale per chi voglia<br />

esercitare conformemente ai<br />

principi di concorrenza leale<br />

un’attività imprenditoriale.<br />

In re<strong>la</strong>zione, poi, al<strong>la</strong> questione<br />

se il DURC possa essere oggetto<br />

di autocertificazione, è opportuno<br />

sottolineare che, anche a seguito<br />

delle modifiche apportate<br />

dall’art.15 del<strong>la</strong> legge n. 183/2011<br />

al DPR n. 445/2000, il DURC<br />

non può essere surrogato da una<br />

dichiarazione sostitutiva presentata<br />

da parte del soggetto interessato.<br />

Ciò in considerazione del fatto<br />

che il Ministero del Lavoro,<br />

esaminando i contenuti del citato<br />

DPR, ha chiarito, confermando<br />

il precedente orientamento<br />

espresso in materia, che l’art. 44<br />

bis ”stabilisce semplicemente le<br />

modalità di acquisizione e gestione<br />

del DURC senza però intaccare in<br />

alcun modo il principio secondo<br />

cui le valutazioni effettuate da<br />

un Organismo tecnico (nel caso<br />

di specie Istituto previdenziale o<br />

assicuratore) non possono essere<br />

sostituite da un’autodichiarazione”<br />

. In deroga, a quanto appena<br />

esposto, l’art. 4, comma 14 bis<br />

del D.L. n. 70/2011 convertito<br />

con modificazioni dal<strong>la</strong> legge<br />

n. 106/2011, prevede che” per i<br />

contratti pubblici (in economia) di<br />

forniture e servizi fino a ventimi<strong>la</strong><br />

euro stipu<strong>la</strong>ti con <strong>la</strong> Pubblica<br />

Amministrazione e le società<br />

in house, i soggetti contraenti<br />

possono produrre una dichiarazione<br />

sostitutiva ai sensi dell’art. 46,<br />

comma 1 lett.) p del D.P.R. n.<br />

445/2000, in luogo del documento<br />

di rego<strong>la</strong>rità contributiva.<br />

Le amministrazioni procedenti<br />

sono tenute ad effettuare i controlli<br />

periodici sul<strong>la</strong> veridicità delle<br />

dichiarazioni sostitutive ai sensi<br />

dell’art. 71 del medesimo T.U.<br />

di cui al DPR n. 443/2000”.<br />

Pertanto, limitatamente ai contratti<br />

su indicati, <strong>la</strong> legge ha formu<strong>la</strong>to<br />

una deroga espressa al principio<br />

generale di autocertificabilità<br />

del DURC, fermo restando,<br />

negli appalti pubblici, l’obbligo<br />

del<strong>la</strong> Stazione Appaltante di<br />

procedere al<strong>la</strong> verifica di tali<br />

autocertificazioni “anche a<br />

campione”, sia con riferimento al<strong>la</strong><br />

fase di affidamento che a quel<strong>la</strong> di<br />

pagamento del corrispettivo.<br />

a) Il Durc e le implicazioni con <strong>la</strong><br />

responsabilità solidale<br />

Dopo aver fatto una breve ma<br />

doverosa premessa, si pone<br />

l’attenzione al<strong>la</strong> questione<br />

centrale da esaminare, ovvero <strong>la</strong><br />

responsabilità solidale ed il DURC,<br />

nonché <strong>la</strong> possibilità di ri<strong>la</strong>sciare,<br />

nel caso di vincolo solidaristico,<br />

il documento in questione al<br />

committente.<br />

Sul punto, si fa presente<br />

che qualora sia accertata <strong>la</strong><br />

responsabilità solidale, l’eventuale<br />

debito dell’appaltatore nei confronti<br />

degli Istituti previdenziali non<br />

costituisce condizione ostativa<br />

al ri<strong>la</strong>scio del DURC richiesto<br />

dal committente. Ciò, è, anche,<br />

applicabile nell’ipotesi di<br />

accertamento del<strong>la</strong> responsabilità<br />

intercorrente tra l’appaltatore e<br />

subappaltatore.<br />

A tale conclusione è addivenuto<br />

il Ministero del Lavoro e delle<br />

Politiche Sociali, il quale ha<br />

affermato, in merito al<strong>la</strong> rilevanza<br />

dei debiti contributivi a titolo<br />

di responsabilità solidale ai<br />

fini del ri<strong>la</strong>scio del<strong>la</strong> rego<strong>la</strong>rità<br />

contributiva all’obbligato solidale,<br />

quanto segue: “atteso che il Durc<br />

certifica <strong>la</strong> rego<strong>la</strong>rità contributiva<br />

riconducibile all’unità del rapporto<br />

assicurativo e previdenziale<br />

instaurato tra l’impresa e gli Enti…<br />

si ritiene che <strong>la</strong> posizione debitoria<br />

nei confronti degli Istituti a carico<br />

di un soggetto non impedisca il<br />

ri<strong>la</strong>scio del Documento a chi, con<br />

lo stesso soggetto è solidamente<br />

responsabile”.<br />

Tutto questo in quanto il D.M.<br />

24 ottobre 2007 ha stabilito<br />

all’art. 9 che “<strong>la</strong> vio<strong>la</strong>zione…<br />

delle disposizioni penali o<br />

amministrative… indicate<br />

nell’allegato A) al presente decreto


6 L’Ispettore e <strong>la</strong> <strong>Società</strong><br />

… è causa ostativa al ri<strong>la</strong>scio del<br />

DURC”, cioè al ri<strong>la</strong>scio del<strong>la</strong><br />

rego<strong>la</strong>rità contributiva. Poiché tra<br />

le vio<strong>la</strong>zioni indicate nel citato<br />

allegato non è riportato il mancato<br />

o parziale versamento di premi ed<br />

accessori/contributi previdenziali<br />

dovuti a titolo di responsabilità<br />

solidale negli appalti privati, ne<br />

consegue che non può essere posto<br />

in essere alcun impedimento al<br />

ri<strong>la</strong>scio del DURC al committente”.<br />

Nel contempo, si evidenzia che<br />

il debitore chiamato a rispondere<br />

in qualità di obbligato in solido,<br />

qualora sia in rego<strong>la</strong> dal punto di<br />

vista contributivo/assicurativo,<br />

ha diritto al ri<strong>la</strong>scio del DURC,<br />

sempreché sul menzionato<br />

documento siano riportate, al fine<br />

di tute<strong>la</strong>re il credito dell’Istituto, le<br />

seguenti annotazioni:<br />

• l’esistenza di un obbligo solidale<br />

• <strong>la</strong> denominazione sociale<br />

ed il numero del<strong>la</strong> posizione<br />

contributiva/assicurativa<br />

dell’impresa<br />

• l’importo dovuto a titolo di<br />

obbligazione solidale<br />

• le sanzioni civili maturate sino al<br />

ri<strong>la</strong>scio del DURC.<br />

In re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> richiesta<br />

all’obbligato in solido delle<br />

sanzioni civili, si evidenzia che<br />

<strong>la</strong> Circ. 2/2012 del Ministero del<br />

Lavoro, emanata a seguito delle<br />

novità introdotte in materia di<br />

<strong>la</strong>voro e legis<strong>la</strong>zione sociale dal<br />

D.L. 5/2012 convertito in legge n.<br />

35/2012, riporta quanto segue “una<br />

ulteriore precisione esclude invece<br />

espressamente dall’ambito del<strong>la</strong><br />

responsabilità solidale “qualsiasi<br />

obbligo per le sanzioni civili di<br />

cui risponde solo il responsabile<br />

dell’inadempimento”. Ciò,<br />

risulta essere una vera e propria<br />

novità rispetto al precedente<br />

indirizzo interpretativo indicato<br />

nell’interpello n. 3/2010. Infatti,<br />

con il citato interpello il Ministero<br />

riteneva, diversamente da quanto<br />

sopra riportato, <strong>la</strong> sussistenza<br />

del<strong>la</strong> solidarietà per tali sanzioni<br />

in considerazione dell’attribuzione<br />

alle stesse del<strong>la</strong> natura risarcitoria.<br />

Sempre in tema di vincolo<br />

solidaristico tra appaltatore e<br />

subappaltatore, merita porre<br />

l’attenzione sul<strong>la</strong> questione<br />

riguardante l’impossibilità, da<br />

parte delle imprese appaltatrici di<br />

ottenere il pagamento degli Stati<br />

di avanzamento <strong>la</strong>vori (SAL) in<br />

ragione dell’assenza del<strong>la</strong> rego<strong>la</strong>rità<br />

contributiva di azienda al<strong>la</strong> quale<br />

è stato affidato, mediante contratto<br />

di subappalto, l’esecuzione di una<br />

parte dell’attività. In partico<strong>la</strong>re,<br />

è stato posto al Ministero un<br />

quesito in merito all’ipotesi in<br />

cui il mancato pagamento del<br />

SAL all’impresa appaltatrice sia<br />

imputabile al<strong>la</strong> presenza di DURC<br />

irrego<strong>la</strong>re del subappaltatore per<br />

irrego<strong>la</strong>rità riferibili ad altri cantieri<br />

o opere, rispetto alle quali non<br />

sussiste alcuna forma di solidarietà<br />

passiva tra impresa appaltatrice e<br />

quel<strong>la</strong> subappaltatrice.<br />

Al riguardo il Ministero con<br />

interpello n. 15/2009 si è espresso<br />

affermando che se l’impresa<br />

subappaltatrice opera in più<br />

cantieri, il Durc per il pagamento<br />

del SAL può essere ri<strong>la</strong>sciato<br />

anche soltanto con riferimento al<br />

personale utilizzato nello specifico<br />

cantiere.<br />

Tutto ciò a condizione che il<br />

ri<strong>la</strong>scio si riferisca ai SAL, nonché<br />

sia subordinato ad un accertamento<br />

preventivo congiunto da parte del<br />

personale ispettivo INPS ed INAIL<br />

finalizzato a redigere un verbale di<br />

accertamento re<strong>la</strong>tivo al<strong>la</strong> posizione<br />

dei <strong>la</strong>voratori utilizzati in quel<br />

partico<strong>la</strong>re appalto.<br />

b) Il DURC e l’intervento<br />

sostitutivo del<strong>la</strong> stazione<br />

appaltante<br />

Il secondo punto da esaminare<br />

è quello inerente all’Intervento<br />

sostitutivo delle stazioni appaltanti<br />

nel pagamento dei contributi, premi<br />

e di quanto dovuto al<strong>la</strong> Cassa Edile<br />

nel caso di DURC non rego<strong>la</strong>re.<br />

Quanto appena accennato<br />

costituisce un’importante novità<br />

in quanto l’intervento sostitutivo<br />

consente, soprattutto in un periodo<br />

di profonda crisi economica da un<br />

canto di contrastare il fenomeno<br />

del <strong>la</strong>voro irrego<strong>la</strong>re, dall’altro di<br />

favorire le aziende sostanzialmente<br />

sane che, a causa del<strong>la</strong> crisi di<br />

liquidità, hanno difficoltà nel<br />

pagare i contributi, i premi agli<br />

Enti previdenziali e quanto dovuto<br />

alle Casse Edili. Tale intervento<br />

sostitutivo, che consente alle<br />

aziende che operano rego<strong>la</strong>rmente<br />

sul mercato di evitare <strong>la</strong> fuoriuscita<br />

dallo stesso, è previsto dall’art. 4<br />

del DPR n. 207/2010.<br />

L’art. 4 del Rego<strong>la</strong>mento attuativo<br />

del Codice dei Contratti prevede<br />

l’intervento sostitutivo del<strong>la</strong><br />

stazione appaltante in caso<br />

di inadempienza contributiva<br />

dell’esecutore e del subappaltatore.<br />

In concreto, l’intervento in paro<strong>la</strong><br />

si sostanzia nel pagamento da<br />

parte del<strong>la</strong> stazione appaltante, in<br />

luogo dell’obbligato principale,<br />

direttamente agli Istituti<br />

previdenziali e alle Casse Edili,<br />

dell’importo corrispondente<br />

all’inadempienza riportata del<br />

DURC. Pertanto, qualora <strong>la</strong> P.<br />

A., a seguito del<strong>la</strong> stipu<strong>la</strong>zione<br />

di un contratto di appalto di cui<br />

al D.gs. n.163/2006, dovesse<br />

ricevere un DURC irrego<strong>la</strong>re<br />

riferito ad un’impresa appaltatrice<br />

o subappaltatrice, il Responsabile<br />

Unico del Procedimento è<br />

tenuto: a bloccare il pagamento<br />

del SAL o dello stato finale dei<br />

<strong>la</strong>vori; trattenere dal certificato<br />

di pagamento l’importo<br />

corrispondente all’inadempienza<br />

segna<strong>la</strong>ta nel DURC e versarlo<br />

direttamente agli enti previdenziali<br />

e assicurativi, ivi compresa <strong>la</strong><br />

Cassa Edile. Con tale operazione <strong>la</strong><br />

stazione appaltante, nel sostituirsi<br />

al debitore principale, provvede:<br />

1. a ripartire proporzionalmente<br />

tra gli Enti creditori l’importo che<br />

avrebbe dovuto pagare all’Impresa<br />

a seguito del contratto stipu<strong>la</strong>to<br />

2. ad inviare una comunicazione<br />

preventiva agli Enti creditori<br />

per informarli dell’intenzione<br />

di pagare il debito dell’impresa,<br />

ovviamente nei limiti di quanto<br />

era stato stabilito nel contratto di<br />

appalto, al fine di evitare eventuali<br />

duplicazioni di pagamento da parte<br />

di altre stazioni appaltanti<br />

3. a verificare, in via telematica,<br />

se sono state notificate all’impresa<br />

debitrice anche delle cartelle<br />

esattoriali, qualora il pagamento sia<br />

superiore a € 10.000,00.


Al riguardo, si precisa che in base<br />

alle indicazioni ministeriali, il<br />

procedimento previsto dall’art.<br />

48-bis del D.P.R. n. 602/1973 e<br />

dal D.M. n. 40/2008 non sembra<br />

poter “interferire” con l’intervento<br />

sostitutivo ex art. 4 del D.P.R.<br />

n. 207/2010, che deve pertanto<br />

ricevere “prioritaria applicazione”.<br />

Inoltre, si evidenzia che<br />

l’intervento di cui trattasi nel caso<br />

di inadempienze contributive del<br />

subappaltatore ha come limite il<br />

valore del debito che l’appaltatore<br />

ha nei confronti del subappaltatore<br />

medesimo. Ne consegue che<br />

l’intervento sostitutivo del<strong>la</strong><br />

Stazione appaltante “svinco<strong>la</strong><br />

il pagamento nei confronti<br />

dell’appaltatore”, anche se i debiti<br />

contributivi del subappaltatore<br />

vengono coperti solo parzialmente.<br />

Note:<br />

1. D.Lgs. 12.4.2006 n. 163 (Codice<br />

dei contratti pubblici) e DPR 207/2010<br />

L’Ispettore e <strong>la</strong> <strong>Società</strong> 7<br />

(Rego<strong>la</strong>mento attuativo del Codice dei<br />

contratti pubblici).<br />

2. Imprenditore, fornitore, prestatore di<br />

servizi o raggruppamento o consorzio di<br />

essi, come previsto dall’art. 3, comma 22<br />

del Codice degli appalti (vedi Circ. INAIL<br />

22/2011).<br />

3. Vedi interpello n. 21/2008 del Ministero<br />

del Lavoro e delle Politiche Sociali<br />

recante ad oggetto DURC – attestazioni di<br />

pagamento coincidenti con il periodo di<br />

rego<strong>la</strong>rità del certificato. “…si deve ritenere<br />

che il ri<strong>la</strong>scio del DURC valga ad attestare<br />

<strong>la</strong> rego<strong>la</strong>rità contributiva, per il periodo di<br />

validità, del documento stesso, con riguardo<br />

sia al<strong>la</strong> correttezza che al<strong>la</strong> correntezza<br />

delle denunce periodiche e dei re<strong>la</strong>tivi<br />

versamenti…. Va sottolineato, peraltro,<br />

che il DURC non ha effetti liberatori<br />

per l’impresa riguardo agli obblighi<br />

contributivi, restando impregiudicata<br />

l’azione degli enti previdenziali per<br />

l’accertamento ed il recupero di eventuali<br />

somme che successivamente dovessero<br />

risultare dovute”.<br />

4. Vedi art. 125, comma 11 D.Lgs.<br />

n. 163/2006 (Contratto degli Appalti<br />

pubblici), il quale prevede che “per i servizi<br />

o forniture inferiori a 20.000,00 euro è<br />

consentito l’affidamento diretto da parte<br />

del responsabile del procedimento” del<strong>la</strong><br />

Stazione appaltante.<br />

5. Vedi nota INAIL DC RISCHI del<br />

15.12.2011 prot. 8277.<br />

6. Vedi nota vedi interpello n. 3/2010 e nota<br />

INAIL DC RISCHI dell’11.1.2010 prot.<br />

n.3198.<br />

7. vedi nota vedi INPS messaggio del<br />

4.5.2010 n.12091 ed interpello MLPS n.<br />

3/2010.<br />

8. vedi ’art. 25, comma 28 del<strong>la</strong> legge n.<br />

248/2008.<br />

9. Rego<strong>la</strong>mento attuativo del Codice dei<br />

Contratti pubblici.<br />

10. Decreto legis<strong>la</strong>tivo 12.4.2006, n. 163<br />

(Codice dei Contratti pubblici) e DPR<br />

5.10.2010 n. 207 (Rego<strong>la</strong>mento attuativo<br />

del Codice dei Contratti pubblici).<br />

11. Vedi nota INAIL DC RISCHI del<br />

21.3.2012 prot. n. 2023.<br />

12. vedi Circo<strong>la</strong>re del Ministero del Lavoro<br />

e delle Politiche sociali n. 3/2012.


8 L’Ispettore e <strong>la</strong> <strong>Società</strong><br />

La prescrizione dei contributi<br />

previdenziali nel<strong>la</strong> legge n. 335 del<br />

1995<br />

A decorrere dal 1 gennaio 1996 <strong>la</strong><br />

legge 335/1995, con l’art. 3 commi<br />

9 e 10, aveva ridotto il termine<br />

di prescrizione dei contributi<br />

previdenziali a cinque anni, facendo<br />

salvi i casi di denuncia del <strong>la</strong>voratore<br />

o dei superstiti.<br />

Il termini previsti dal<strong>la</strong> legge hanno<br />

continuato ad essere di cinque anni<br />

per tutte le altre contribuzioni di<br />

previdenza e di assistenza sociale<br />

obbligatoria.<br />

Per un periodo transitorio, <strong>la</strong> legge<br />

n. 335 del 1995 aveva rego<strong>la</strong>mentato<br />

<strong>la</strong> prescrizione dei contributi<br />

previdenziali stabilendo un termine<br />

di prescrizione di dieci anni per i<br />

contributi di previdenza obbligatori<br />

re<strong>la</strong>tivi al Fondo Lavoratori<br />

Dipendenti, i cui atti di recupero<br />

fossero stati compiuti entro il 31<br />

dicembre 1995.<br />

Qualora poi, prima dell’entrata in<br />

vigore del<strong>la</strong> legge, il 17 agosto 1995,<br />

fossero già stati posti in essere atti<br />

interruttivi del<strong>la</strong> prescrizione, il<br />

legis<strong>la</strong>tore aveva previsto, ai sensi<br />

del D.L. 463 del 1983, l’applicazione<br />

del più lungo termine di 10 anni<br />

più i tre previsti da quest’ultima<br />

normativa, che all’art. 3 comma 19,<br />

prevedeva <strong>la</strong> sospensione del termine<br />

di prescrizione per i contributi dovuti<br />

all’INPS e all’INAIL di un triennio<br />

dal<strong>la</strong> data di entrata in vigore del<strong>la</strong><br />

legge.<br />

La legge di riforma del 1995 aveva<br />

inoltre introdotto un principio<br />

di carattere generale consistente<br />

nell’irricevibilità dei contributi<br />

prescritti, principio che costituisce<br />

un’eccezione rispetto a quanto<br />

previsto dall’art. 2940 del codice<br />

civile.<br />

Quest’ultima norma prevede<br />

l’inammissibilità del<strong>la</strong> ripetizione<br />

di quanto spontaneamente pagato in<br />

adempimento di un debito prescritto.<br />

La prescrizione già maturata in<br />

materia di contributi previdenziali<br />

invece è sottratta al<strong>la</strong> disponibilità<br />

delle parti del rapporto obbligatorio:<br />

il decorso del termine produce<br />

l’estinzione dell’obbligo contributivo<br />

e impedisce il versamento dei<br />

contributi scaduti, determinando<br />

Prescrizione previdenziale in caso di<br />

denuncia del <strong>la</strong>voratore<br />

di Miche<strong>la</strong> Rodofi li, Funzionario Ispettivo INPS in Alessandria 1<br />

l’irricevibilità di tali contributi per<br />

l’Istituto.<br />

Contrasti giurisprudenziali<br />

in materia di prescrizione dei<br />

contributi previdenziali<br />

Dall’entrata in vigore del<strong>la</strong> riforma<br />

del 1995, per lungo tempo <strong>la</strong><br />

giurisprudenza ha discusso su un<br />

aspetto partico<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> disciplina<br />

introdotta dal<strong>la</strong> legge n. 335, ovvero<br />

quello dell’idoneità del<strong>la</strong> denuncia<br />

del <strong>la</strong>voratore presentata entro i dieci<br />

anni ad interrompere <strong>la</strong> prescrizione,<br />

sia pure oltre il quinquennio dal<strong>la</strong><br />

maturazione del debito contributivo.<br />

Il legis<strong>la</strong>tore non ha chiarito in modo<br />

espresso nel<strong>la</strong> norma il termine entro<br />

il quale <strong>la</strong> denunzia dovrebbe essere<br />

inoltrata dal <strong>la</strong>voratore interessato, al<br />

fine di determinare l’applicazione del<br />

termine decennale.<br />

Ed è proprio questo il punto che ha<br />

creato maggiori contrasti.<br />

Nel<strong>la</strong> maggior parte dei<br />

pronunciamenti, tra i quali <strong>la</strong> sentenza<br />

n. 4153 del 2006, <strong>la</strong> Cassazione aveva<br />

sostenuto che, dopo l’entrata in vigore<br />

del<strong>la</strong> legge n. 335/1995, dal 1 gennaio<br />

1996, i contributi dovuti per periodi<br />

anteriori al<strong>la</strong> entrata in vigore del<strong>la</strong><br />

legge, ma per i quali, a quest’ultima<br />

data, il quinquennio dal<strong>la</strong> scadenza<br />

non sia integralmente maturato, il<br />

termine decennale opererebbe solo<br />

mediante una denuncia intervenuta nel<br />

corso del quinquennio dal<strong>la</strong> data del<strong>la</strong><br />

loro scadenza.<br />

In altre pronunce, <strong>la</strong> Cassazione<br />

aveva affermato che <strong>la</strong> riduzione<br />

del termine per il versamento dei<br />

contributi previdenziali, da decennale<br />

a quinquennale, disposta dal<strong>la</strong> legge n.<br />

335 a decorrere dall’1 gennaio 1996,<br />

non si applicherebbe comunque ai casi<br />

di denuncia di omissione contributiva<br />

presentata all’Inps da parte del<br />

<strong>la</strong>voratore o dei suoi superstiti, al fine<br />

di sollecitare l’ente al recupero dei<br />

contributi omessi, indipendentemente<br />

dall’avvenuta promozione o meno<br />

dell’azione di recupero dell’Inps<br />

nei confronti del datore di <strong>la</strong>voro<br />

inadempiente.<br />

Da ultimo <strong>la</strong> Cassazione si è attestata<br />

sul<strong>la</strong> posizione prevalente in base<br />

al<strong>la</strong> quale dal<strong>la</strong> ratio complessiva<br />

del<strong>la</strong> legge si dovrebbe ricavare che<br />

<strong>la</strong> denuncia debba intervenire entro il<br />

quinquennio dal<strong>la</strong> data del<strong>la</strong> scadenza<br />

dei contributi (Cass. Civ. Sez. Unite<br />

4 marzo 2088 n. 5784, Cass. Civ.<br />

Sez. Unite 7 marzo 2008 n. 6173,<br />

Cass. Civ. 10 marzo 2010 n. 5811 e 9<br />

novembre 2010 n. 22739).<br />

Il prolungamento del termine potrebbe<br />

operare solo nel caso in cui il diritto<br />

non si fosse già estinto per il decorso<br />

dei cinque anni dal<strong>la</strong> sua scadenza,<br />

come accadrebbe se non intervenisse<br />

<strong>la</strong> denuncia.<br />

Il termine decennale, a seguito<br />

di denuncia, costituirebbe infatti<br />

una deroga espressa prevista dal<br />

legis<strong>la</strong>tore rispetto all’ordinario<br />

termine quinquennale.<br />

La prassi dettata dall’INPS<br />

Per lungo tempo tuttavia l’Inps<br />

ha avuto una posizione diversa<br />

rispetto a quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> giurisprudenza<br />

prevalente in materia di prescrizione<br />

dei contributi in caso di denuncia del<br />

<strong>la</strong>voratore.<br />

Con una prima circo<strong>la</strong>re emanata<br />

all’indomani dell’entrata in vigore<br />

del<strong>la</strong> legge n. 335 del 1995, <strong>la</strong> n. 262<br />

del 13 ottobre 1995, l’Istituto, dopo<br />

aver ribadito quanto previsto dal<strong>la</strong><br />

legge in tema di irricevibilità del<strong>la</strong><br />

contribuzione prescritta, stabilendo<br />

l’onere per l’Inps di provvedere<br />

d’ufficio al rimborso di eventuali<br />

contributi prescritti e versati,<br />

nell’interpretare <strong>la</strong> norma del<strong>la</strong> legge<br />

335/1995 nel<strong>la</strong> quale si afferma che<br />

“a decorrere dal 1 gennaio 1996 tale<br />

termine è ridotto a cinque anni salvi<br />

i casi di denuncia del <strong>la</strong>voratore o<br />

dei suoi superstiti”, ha sostenuto<br />

l’applicabilità del termine decennale a<br />

seguito del<strong>la</strong> denuncia del <strong>la</strong>voratore.<br />

La circo<strong>la</strong>re affermava inoltre che <strong>la</strong><br />

denuncia del <strong>la</strong>voratore poteva essere<br />

presentata ad una autorità competente,<br />

sia all’Istituto che all’Ispettorato del<br />

<strong>la</strong>voro o all’Autorità giudiziaria, salvo<br />

l’obbligo dell’Inps di porre in essere<br />

atti interruttivi del<strong>la</strong> prescrizione<br />

nei confronti del datore di <strong>la</strong>voro<br />

inadempiente, non appena venuto a<br />

conoscenza del<strong>la</strong> denuncia.<br />

Dalle indicazioni contenute nel<strong>la</strong><br />

norma interna si ricavava il fatto che<br />

non fosse necessario ai fini interruttivi<br />

del<strong>la</strong> contribuzione dovuta all’INPS<br />

che fosse l’Istituto creditore a porre<br />

in essere <strong>la</strong> richiesta di pagamento,


poiché anche da atti come i verbali<br />

dell’Ispettorato del <strong>la</strong>voro sarebbe<br />

risultata manifesta al debitore <strong>la</strong><br />

volontà del creditore di dare inizio ad<br />

una procedura di recupero del credito.<br />

La circo<strong>la</strong>re n. 18 del 22 gennaio<br />

1996, torna sull’argomento<br />

specificando che, essendo il rapporto<br />

previdenziale un rapporto giuridico<br />

che si instaura tra l’Ente previdenziale<br />

e i soggetti sui quali grava l’onere<br />

del<strong>la</strong> contribuzione, ovvero i<br />

datori di <strong>la</strong>voro, l’atto interruttivo<br />

del<strong>la</strong> prescrizione dovrà provenire<br />

necessariamente da uno di questi due<br />

soggetti.<br />

Dunque i verbali dell’Ispettorato del<br />

<strong>la</strong>voro che contengano prescrizioni in<br />

materia di contributi previdenziali e<br />

assistenziali non interromperebbero<br />

i termini prescrizionali, non<br />

provenendo dall’effettivo creditore,<br />

ovvero l’ente di previdenza.<br />

La denuncia del <strong>la</strong>voratore dovrà<br />

pertanto essere indirizzata all’Inps<br />

ed avere carattere formale, come in<br />

seguito ribadito dal<strong>la</strong> circo<strong>la</strong>re n. 55<br />

del 2000.<br />

Non si riteneva sufficiente una<br />

generica dichiarazione ri<strong>la</strong>sciata dal<br />

<strong>la</strong>voratore nel corso dell’accertamento<br />

ispettivo, ma occorreva una<br />

denuncia del <strong>la</strong>voratore, che poteva<br />

anche essere ri<strong>la</strong>sciata durante<br />

l’accertamento ispettivo, ma che<br />

doveva essere formale e diretta<br />

ad informare l’Istituto creditore<br />

dell’esistenza di un’omissione<br />

contributiva totale o parziale:<br />

Nel<strong>la</strong> successiva circo<strong>la</strong>re n. 69 del<br />

2005, l’Istituto ha ulteriormente<br />

specificato che <strong>la</strong> denuncia del<br />

mancato pagamento dei contributi<br />

da parte del <strong>la</strong>voratore dipendente o<br />

dei superstiti comporta che il termine<br />

prescrizionale sia decennale, sempre<br />

che l’INPS provveda a emettere<br />

il proprio atto interruttivo del<strong>la</strong><br />

prescrizione a seguito del<strong>la</strong> denuncia<br />

del <strong>la</strong>voratore.<br />

Sul<strong>la</strong> base di queste norme interne,<br />

a prescindere dall’orientamento<br />

contrario del<strong>la</strong> giurisprudenza, gli<br />

ispettori provvedevano al recupero<br />

dei contributi dovuti al <strong>la</strong>voratore<br />

in presenza di una sua denuncia nel<br />

termine dei dieci anni, anche se <strong>la</strong><br />

denuncia perveniva decorso il termine<br />

quinquennale dal momento del<br />

L’Ispettore e <strong>la</strong> <strong>Società</strong> 9<br />

sorgere del debito contributivo.<br />

Il nuovo orientamento dell’INPS<br />

espresso con <strong>la</strong> circo<strong>la</strong>re n. 31 del 2<br />

marzo 2012<br />

Con <strong>la</strong> circo<strong>la</strong>re n. 31 del 2012,<br />

accogliendo <strong>la</strong> posizione delle<br />

Sezioni Unite del<strong>la</strong> Cassazione e<br />

del<strong>la</strong> giurisprudenza maggioritaria,<br />

l’Istituto ha riconosciuto ufficialmente<br />

il principio in base al quale per<br />

consentire il meccanismo del<br />

raddoppio del<strong>la</strong> prescrizione da dieci a<br />

cinque anni, <strong>la</strong> denuncia del <strong>la</strong>voratore<br />

deve avvenire prima dello spirare<br />

dell’originario termine quinquennale<br />

di prescrizione dei contributi.<br />

Nel caso in cui invece <strong>la</strong> denuncia<br />

avvenga decorso il termine di cinque<br />

anni dal<strong>la</strong> scadenza dei contributi<br />

dei quali il <strong>la</strong>voratore chiede il<br />

recupero, <strong>la</strong> contribuzione non<br />

potrà che considerarsi prescritta,<br />

con <strong>la</strong> conseguenza irreversibile<br />

dell’estinzione dell’obbligo<br />

contributivo e dell’impossibilità del<br />

versamento dei contributi da parte del<br />

datore di <strong>la</strong>voro.<br />

L’Inps dovrà in tale caso procedere<br />

d’ufficio al rimborso dei contributi<br />

versati.<br />

I contributi per i quali il <strong>la</strong>voratore<br />

farà denuncia non potranno essere<br />

antecedenti ai cinque anni dal<strong>la</strong><br />

denuncia né l’Istituto potrà recuperare<br />

contributi antecedenti i cinque anni<br />

dal compimento dell’atto interruttivo<br />

del<strong>la</strong> prescrizione.<br />

Volendo esemplificare con un caso<br />

pratico: se il <strong>la</strong>voratore denuncia<br />

all’Istituto l’omissione dei contributi<br />

3 anni dopo l’inizio del termine di<br />

prescrizione per l’adempimento<br />

dell’obbligazione contributiva,<br />

l’Istituto avrà ulteriori 7 anni per<br />

provvedere al recupero dei medesimi;<br />

se <strong>la</strong> denuncia interverrà 4 anni e 364<br />

giorni dopo il medesimo termine,<br />

l’Istituto avrà 5 anni ed un giorno per<br />

provvedere al recupero e così via,<br />

con <strong>la</strong> conseguenza che il termine<br />

sarà effettivamente decennale dal<br />

momento del<strong>la</strong> denuncia solo per<br />

periodi successivi al<strong>la</strong> medesima.<br />

La circo<strong>la</strong>re chiarisce inoltre che <strong>la</strong><br />

conservazione del termine decennale<br />

avviene a seguito di denuncia<br />

che, in base al<strong>la</strong> giurisprudenza<br />

maggioritaria, dovrà avere ad<br />

oggetto un’omissione contributiva,<br />

che dovrà pertanto essere re<strong>la</strong>tiva<br />

a contributi non denunciati; in<br />

questo caso l’allungamento del<br />

termine prescrizionale opererà<br />

indipendentemente dal fatto che<br />

l’Istituto intraprenda azioni di<br />

recupero nei confronti del datore di<br />

<strong>la</strong>voro inadempiente.<br />

A seguito del<strong>la</strong> denuncia gli ispettori<br />

verranno chiamati ad aprire un<br />

procedimento ispettivo nel solo caso<br />

in cui <strong>la</strong> denuncia non possa essere<br />

evasa attraverso verifiche documentali<br />

effettuabili dagli uffici amministrativi<br />

per poter quantificare il credito<br />

dell’Istituto e procedere al recupero<br />

dei contributi.<br />

Si specifica comunque che ogni<br />

attività ispettiva compiuta per<br />

l’Istituto avrà valenza di atto<br />

interruttivo ai fini del recupero dei<br />

contributi dovuti.<br />

Natura giuridica del<strong>la</strong> denuncia del<br />

<strong>la</strong>voratore<br />

Al<strong>la</strong> luce del<strong>la</strong> nuova posizione<br />

dell’Istituto, che si adegua al<strong>la</strong><br />

giurisprudenza prevalente, di<br />

fondamentale importanza appare<br />

soffermarsi sul<strong>la</strong> natura giuridica<br />

del<strong>la</strong> denuncia del <strong>la</strong>voratore, che<br />

<strong>la</strong> legge non definisce quale evento<br />

interruttivo del<strong>la</strong> prescrizione, ma che<br />

sarebbe piuttosto un atto giuridico che<br />

inciderebbe sul<strong>la</strong> prescrizione stessa<br />

allungando<strong>la</strong>.<br />

La prescrizione infatti potrebbe<br />

essere interrotta solo dal creditore<br />

dell’obbligazione, che in tal caso<br />

sarebbe l’Istituto.<br />

Ai sensi dell’art. 2943 del codice<br />

civile <strong>la</strong> prescrizione è interrotta<br />

da parte dal tito<strong>la</strong>re del diritto dal<strong>la</strong><br />

notificazione dell`atto con il quale<br />

si inizia un giudizio, dal<strong>la</strong> domanda<br />

proposta nel corso del giudizio e da<br />

ogni altro atto che valga a costituire in<br />

mora il debitore.<br />

L’interruzione consiste nell’arresto del<br />

termine prescrizionale, nel caso in cui<br />

il tito<strong>la</strong>re del diritto, dopo un periodo<br />

di inerzia, eserciti il diritto stesso.<br />

L’interruzione si differenzia poi dal<strong>la</strong><br />

sospensione poiché quest’ultima<br />

sospende il termine mentre<br />

l’interruzione determina il decorso<br />

di un nuovo periodo di prescrizione<br />

senza poter tenere conto del periodo


10 L’Ispettore e <strong>la</strong> <strong>Società</strong><br />

precedente si fini del computo.<br />

Perché un atto abbia efficacia<br />

interruttiva del<strong>la</strong> prescrizione dal<br />

punto di vista soggettivo, deve<br />

provenire dunque dal soggetto<br />

creditore, e dal punto di vista<br />

oggettivo deve esplicarsi in<br />

una pretesa o richiesta scritta di<br />

adempimento, idonea a manifestare<br />

l’inequivocabile volontà del tito<strong>la</strong>re<br />

del credito di far valere il proprio<br />

diritto nei confronti del soggetto<br />

obbligato, costituendolo in mora.<br />

La denuncia del <strong>la</strong>voratore non<br />

sarebbe pertanto una condizione<br />

interruttiva del termine breve<br />

di prescrizione, ma piuttosto un<br />

evento, ovvero un atto giuridico,<br />

che trasformerebbe il termine<br />

da quinquennale a decennale e<br />

permetterebbe al <strong>la</strong>voratore o ai suoi<br />

superstiti, e conseguenzialmente<br />

agli enti previdenziali, di esercitare<br />

le azioni di recupero riconosciute<br />

dall’ordinamento nel termine più<br />

lungo stabilito dal<strong>la</strong> legge che<br />

garantirebbe una maggior tute<strong>la</strong>,<br />

tenendo tuttavia fermo il tempo di<br />

prescrizione trascorso.<br />

Ove il termine di prescrizione<br />

quinquennale fosse già spirato, l’atto<br />

giuridico del<strong>la</strong> denuncia del <strong>la</strong>voratore<br />

non potrebbe più incidere sul fatto<br />

giuridico del<strong>la</strong> prescrizione ormai<br />

compiuta.<br />

L’interpretazione, dopo lungo tempo<br />

accolta dall’Istituto con <strong>la</strong> circo<strong>la</strong>re n.<br />

31/2012, è di partico<strong>la</strong>re interesse per<br />

l’ispettore di vigi<strong>la</strong>nza, il quale non<br />

potrà più, dal<strong>la</strong> data di emanazione<br />

del<strong>la</strong> circo<strong>la</strong>re, dare seguito alle<br />

denunce intervenute oltre il termine di<br />

cinque anni dal<strong>la</strong> data in cui si è avuta<br />

l’omissione contributiva..<br />

Infatti è del tutto chiarito che, sebbene<br />

il termine complessivo per procedere<br />

al recupero dei contributi sia di dieci<br />

anni, tenendo conto del tempo già<br />

trascorso prima del<strong>la</strong> denuncia del<br />

<strong>la</strong>voratore, il tempo in cui l’evento in<br />

condizione assume rilevanza è solo<br />

il quinquennio, e quindi <strong>la</strong> denuncia<br />

deve intervenire in questo termine.<br />

Decorso il termine quinquennale<br />

senza l’inoltro del<strong>la</strong> denuncia i<br />

contributi stessi si prescrivono e<br />

non può più operare l’allungamento<br />

del termine da cinque a dieci anni:<br />

pertanto non si potrà dare corso<br />

al<strong>la</strong> denuncia tardiva con l’inizio al<br />

procedimento ispettivo né provvedere<br />

al recupero dei contributi con il<br />

verbale.<br />

Note:<br />

1. Il presente intervento è frutto esclusivo<br />

del pensiero degli Autori e non impegna<br />

l’Amministrazione di appartenenza.


È sempre più frequente riscontrare<br />

durante gli accertamenti ispettivi che<br />

molte attività di somministrazione al<br />

pubblico di alimenti e bevande sono<br />

gestite tramite il ricorso al<strong>la</strong> figura del<br />

preposto.<br />

Il fenomeno appare in netto aumento<br />

rispetto al passato, sia per motivazioni<br />

di ordine economico che di ordine<br />

sociologico.<br />

Sulle prime ha inciso fortemente<br />

<strong>la</strong> crisi economica che ha prodotto<br />

come conseguenza <strong>la</strong> chiusura di<br />

molti esercizi pubblici o il mutamento<br />

gestionale.<br />

I nuovi gestori sono quindi molto<br />

più numerosi che in passato e spesso<br />

intraprendono tale nuova attività non<br />

essendo personalmente in possesso<br />

dei requisiti previsti dal<strong>la</strong> legge per<br />

l’esercizio.<br />

Sulle seconde assume notevole<br />

importanza il flusso migratorio nel<br />

nostro paese di diverse etnie, le quali,<br />

alcune in modo più incisivo di altre,<br />

hanno riversato le loro attenzioni<br />

imprenditoriali proprio nel campo<br />

del<strong>la</strong> ristorazione.<br />

Molti di tali soggetti, provenendo<br />

direttamente dall’estero, sono<br />

sprovvisti dei requisiti personali per<br />

esercitare l’attività imprenditoriale<br />

nell’ambito del<strong>la</strong> somministrazione di<br />

alimenti e bevande e pertanto devono<br />

necessariamente ricorrere al<strong>la</strong> nomina<br />

di un preposto.<br />

La normativa di riferimento<br />

Il Decreto legis<strong>la</strong>tivo 31 marzo 1998,<br />

n. 114, all’art. 5 comma 5, dispone<br />

quanto segue: “l’esercizio, in qualsiasi<br />

forma, di un’attività di commercio<br />

re<strong>la</strong>tiva al settore merceologico<br />

alimentare, anche se effettuata nei<br />

confronti di una cerchia determinata<br />

di persone, è consentito a chi è in<br />

possesso di uno dei seguenti requisiti<br />

professionali:<br />

a) avere frequentato con esito<br />

positivo un corso professionale per<br />

il commercio re<strong>la</strong>tivo al settore<br />

merceologico alimentare, istituito<br />

o riconosciuto dal<strong>la</strong> regione o dalle<br />

province autonome di Trento e di<br />

Bolzano;<br />

b) avere esercitato in proprio,<br />

per almeno due anni nell’ultimo<br />

quinquennio, l’attività di vendita<br />

all’ingrosso o al dettaglio di prodotti<br />

L’Ispettore e <strong>la</strong> <strong>Società</strong> 11<br />

Il preposto nell’attività di<br />

somministrazione alimenti e<br />

bevande<br />

di Stefano Dal Maso, Funzionario ispettivo Inps di Bolzano<br />

alimentari; o avere prestato <strong>la</strong><br />

propria opera, per almeno due anni<br />

nell’ultimo quinquennio, presso<br />

imprese esercenti l’attività nel settore<br />

alimentare, in qualità di dipendente<br />

qualificato addetto al<strong>la</strong> vendita o<br />

all’amministrazione o, se trattasi<br />

di coniuge o parente o affine, entro<br />

il terzo grado dell’imprenditore,<br />

in qualità di coadiutore familiare,<br />

comprovata dal<strong>la</strong> iscrizione all’Inps;<br />

c) essere stato iscritto nell’ultimo<br />

quinquennio al registro esercenti il<br />

commercio di cui al<strong>la</strong> legge 11 giugno<br />

1971, n. 426, per uno dei gruppi<br />

merceologici individuati dalle lettere<br />

a), b) e c) dell’articolo 12, comma<br />

2, del decreto ministeriale 4 agosto<br />

1988, n. 375.”<br />

La norma prevede anche che, qualora<br />

l’attività sia esercitata sotto forma<br />

di società, il possesso di uno dei<br />

requisiti di cui al precedente comma<br />

debba essere richiesto con riferimento<br />

al legale rappresentante o ad altra<br />

persona specificamente preposta<br />

all’attività commerciale.<br />

Verifiche in sede ispettiva<br />

In sede di verifica ispettiva è<br />

sempre più frequente imbattersi<br />

in pubblici esercizi, i cui tito<strong>la</strong>ri<br />

si avvalgono di un preposto per<br />

ottenere le autorizzazioni necessarie<br />

al<strong>la</strong> conduzione dell’attività. Tale<br />

preposto, tuttavia, è di norma<br />

esclusivamente un prestanome.<br />

È infatti prassi che i preposti,<br />

soprattutto nei bar gestiti da cittadini<br />

cinesi, non solo non sono mai presenti<br />

nel locale, ma sovente risultano<br />

addirittura soggetti sconosciuti agli<br />

stessi tito<strong>la</strong>ri.<br />

In molti casi il preposto risulta<br />

essere il precedente gestore<br />

dell’attività oppure un prestanome<br />

compiacente procurato da terzi o dal<br />

commercialista che segue i nuovi<br />

gestori.<br />

È risaputo, inoltre, che <strong>la</strong> disponibilità<br />

ad apparire in qualità di preposto<br />

viene di sovente concessa solo<br />

a seguito del<strong>la</strong> pattuizione di un<br />

compenso pecuniario che di norma<br />

non viene mai dichiarato al fisco e<br />

all’INPS.<br />

Ci troviamo quindi di fronte a<br />

dei soggetti che percepiscono un<br />

compenso “in nero” per ricoprire <strong>la</strong><br />

funzione di mero prestanome, ma che<br />

di fatto non svolgono alcuna delle<br />

attività di garanzia, sorveglianza e<br />

controllo previste dal<strong>la</strong> norma per<br />

il rego<strong>la</strong>re esercizio dell’attività di<br />

somministrazione.<br />

In tali casi i preposti non risultano<br />

affatto assicurati all’INPS e<br />

all’INAIL.<br />

In occasione del primo accesso è<br />

quindi utile prendere visione del<strong>la</strong><br />

licenza d’esercizio, in calce al<strong>la</strong> quale<br />

è indicato il nome del preposto. In<br />

sede di assunzione delle dichiarazioni<br />

è poi possibile evincere due tipi di<br />

situazione:<br />

- I gestori confermano che il preposto<br />

è presente nel locale e ne determinano<br />

temporalmente <strong>la</strong> prestazione.<br />

- I gestori dichiarano che il preposto<br />

non è mai presente nel locale o non ne<br />

conoscono l’identità.<br />

Nel primo caso il preposto deve<br />

essere assicurato all’INPS nel<strong>la</strong> forma<br />

che l’ispettore riterrà più aderente<br />

alle modalità di espletamento del<strong>la</strong><br />

prestazione.<br />

Nel secondo caso l’ispettore dovrà<br />

provvedere a segna<strong>la</strong>re <strong>la</strong> circostanza<br />

al competente Ufficio Licenze del<br />

Comune che ha ri<strong>la</strong>sciato <strong>la</strong> licenza<br />

d’esercizio.<br />

Quest’ultimo provvederà<br />

immediatamente al<strong>la</strong> chiusura del<br />

locale ai sensi dell’art. 29 del T.U.,<br />

delle leggi regionali sull’ordinamento<br />

dei Comuni, approvato con D.P.R.G.<br />

1 febbraio 2005, n. 3/L, nonché del<br />

riferimento normativo di cui al<strong>la</strong><br />

specifica legge regionale o provinciale<br />

in materia.<br />

Effetti del<strong>la</strong> vio<strong>la</strong>zione<br />

Tale pratica elusiva ormai diffusissima<br />

desta enorme preoccupazione non<br />

solo a causa dell’evasione fiscale<br />

determinata da presumibili erogazioni<br />

di denaro in nero ai preposti, ma<br />

soprattutto poiché permette a soggetti<br />

non in possesso dei requisiti di avviare<br />

immediatamente attività commerciali<br />

senza alcuna esperienza o requisito di<br />

legge, eludendo così quel<strong>la</strong> funzione<br />

di controllo e garanzia imposta al<br />

preposto dal<strong>la</strong> legge e finalizzata<br />

a tute<strong>la</strong>re i clienti sul<strong>la</strong> corretta<br />

conservazione dei prodotti e su tutte<br />

le altre pratiche tipiche dell’attività di<br />

somministrazione alimenti e bevande.


12 L’Ispettore e <strong>la</strong> <strong>Società</strong><br />

I gestori che si avvalgono di un<br />

prestanome quale preposto, inoltre,<br />

distorcono <strong>la</strong> leale concorrenza e dopo<br />

due anni di esercizio tramite preposto<br />

maturano essi stessi i requisiti per<br />

svolgere l’attività di somministrazione<br />

senza conoscere i comportamenti<br />

imposti dal<strong>la</strong> legge per <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> del<br />

consumatore.<br />

Le normative regionali e provinciali<br />

A seguito del<strong>la</strong> chiusura del locale,<br />

è prassi che l’esercente proponga<br />

immediato ricorso per <strong>la</strong> revoca<br />

del provvedimento, invocando <strong>la</strong><br />

genericità dei disposti normativi in<br />

materia.<br />

A tal proposito occorre sottolineare<br />

che le normative regionali non<br />

dispongono direttamente in ordine al<strong>la</strong><br />

figura del preposto, ma rinviano al<strong>la</strong><br />

stessa solo con riferimento al<strong>la</strong> figura<br />

del tito<strong>la</strong>re.<br />

Tale circostanza comporta<br />

effettivamente l’inesistenza di una<br />

norma specifica, chiara ed incisiva<br />

in proposito, <strong>la</strong>sciando quindi adito a<br />

qualche interpretazione fuorviante.<br />

A titolo esemplificativo se ne citano<br />

alcune.<br />

Art. 55, comma 10, del<strong>la</strong> legge<br />

regionale Liguria 2 gennaio 2007,<br />

n. 1: “in assenza del tito<strong>la</strong>re<br />

dell’autorizzazione, qualora si tratti<br />

di un’assenza temporanea, questi può<br />

affidare <strong>la</strong> conduzione dell’attività<br />

di somministrazione di alimenti e<br />

bevande ad un preposto o dipendente;<br />

in tal caso rimane responsabile delle<br />

vio<strong>la</strong>zioni eventualmente commesse<br />

dal preposto o dipendente.<br />

Qualora l’assenza si prolunghi per<br />

un periodo di tempo determinato dal<br />

Comune, tale da assumere il carattere<br />

del<strong>la</strong> stabilità, il tito<strong>la</strong>re dovrà<br />

nominare un rappresentante che deve<br />

essere in possesso dei requisiti di cui<br />

agli articoli 12 e 13”.<br />

Art. 4, comma 8, del<strong>la</strong> legge regionale<br />

Veneto 21 settembre 2007, n. 29:<br />

“qualora il tito<strong>la</strong>re dell’impresa, o il<br />

legale rappresentante, o il procuratore<br />

di cui all’articolo 3, comma 1, lettera<br />

m), non provvedano direttamente<br />

all’effettiva conduzione dell’esercizio,<br />

è nominato un preposto in possesso<br />

dei requisiti morali e professionali di<br />

cui ai commi 1 e 6”.<br />

Art. 13 del<strong>la</strong> legge provinciale di<br />

Bolzano 14 dicembre 1988, n. 58:<br />

“il tito<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> licenza conduce<br />

direttamente l’esercizio, garantendone<br />

l’ordinato e rego<strong>la</strong>re funzionamento,<br />

ferma <strong>la</strong> facoltà di nominare un<br />

preposto. La nomina di preposto,<br />

obbligatoria in caso di assenza


stabile o per periodi prolungati del<br />

tito<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> licenza e quando <strong>la</strong><br />

presente legge lo prevede, deve<br />

essere sottoposta all’approvazione<br />

del sindaco, che accerta <strong>la</strong> sussistenza<br />

dei requisiti soggettivi richiesti per <strong>la</strong><br />

conduzione di pubblici esercizi”.<br />

Se è vero che da nessuno di tali<br />

assunti si evince in maniera chiara<br />

ed inequivocabile che per il preposto<br />

sussista l’obbligo di presenziare in<br />

modo continuativo ed ininterrotto<br />

nel locale, riferendosi le norme,<br />

come detto, al tito<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> licenza,<br />

è altrettanto evidente che una<br />

interpretazione contraria renderebbe<br />

vano il disposto normativo,<br />

privandolo di efficacia.<br />

Se il tito<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> licenza infatti è<br />

obbligato a nominare un preposto in<br />

caso di assenza stabile o prolungata,<br />

è altrettanto chiaro che tale preposto<br />

abbia l’obbligo di presenziare nel<br />

locale, sia nel caso debba sostituire<br />

un tito<strong>la</strong>re temporaneamente o<br />

stabilmente assente, sia nel caso in cui<br />

debba affiancare un tito<strong>la</strong>re sprovvisto<br />

dei requisiti.<br />

Al fine di dissipare ogni dubbio<br />

in materia e di prevenire<br />

possibili contestazioni a seguito<br />

dei provvedimenti di chiusura<br />

dell’attività, alcuni Comuni hanno<br />

iniziato ad emanare delle interessanti<br />

delibere interpretative in materia,<br />

ragionando sul concetto di “presenza<br />

fisica” e rendendo in tal modo il<br />

dispositivo regionale o provinciale più<br />

stringente e rigoroso.<br />

A titolo esemplificativo si cita il<br />

Comune di Albenga, il quale nel<br />

rego<strong>la</strong>mento comunale per l’attività<br />

di somministrazione alimenti e<br />

bevande ha disposto innanzitutto<br />

che “all’interno dell’esercizio di<br />

somministrazione, l’attività può essere<br />

esercitata esclusivamente dal tito<strong>la</strong>re<br />

dell’autorizzazione, dal sostituto,<br />

dai soci e dai familiari coadiuvanti<br />

in rego<strong>la</strong> con <strong>la</strong> posizione INPS, dai<br />

dipendenti”, mentre ha provveduto a<br />

definire più compiutamente <strong>la</strong> figura<br />

del preposto, intendendolo come<br />

“il soggetto che in modo stabile e<br />

continuativo sovrintende al corretto<br />

svolgimento dell’attività commerciale,<br />

esercitando<strong>la</strong> in nome e per conto del<br />

tito<strong>la</strong>re”.<br />

Acc<strong>la</strong>rato in tal modo l’obbligo di<br />

L’Ispettore e <strong>la</strong> <strong>Società</strong> 13<br />

presenza fisica nel locale da parte del<br />

preposto, ne risulta di tutta evidenza<br />

che tale situazione deve essere<br />

assoggettata alle tutele assicurative<br />

in materia di <strong>la</strong>voro e di prevenzione<br />

degli infortuni, con conseguente<br />

obbligo contributivo.<br />

La prassi<br />

In assenza di specifiche<br />

determinazioni comunali ad<br />

adiuvandum del<strong>la</strong> normativa<br />

regionale, ci sovviene in aiuto <strong>la</strong><br />

prassi.<br />

Il Ministero delle attività produttive,<br />

con circo<strong>la</strong>re 10 marzo 2006, n. 2567,<br />

ha disposto in materia, precisando<br />

quanto segue: “il rappresentante<br />

deve essere in possesso dei requisiti<br />

prescritti per il conseguimento del<strong>la</strong><br />

licenza, con riferimento a quelli anche<br />

di carattere professionale richiesti<br />

dal<strong>la</strong> sopramenzionata legis<strong>la</strong>zione<br />

di settore per <strong>la</strong> specifica attività<br />

di somministrazione di alimenti e<br />

bevande.<br />

Ciò non implica, evidentemente, <strong>la</strong><br />

costanza del<strong>la</strong> presenza del tito<strong>la</strong>re<br />

del<strong>la</strong> licenza o del suo rappresentante,<br />

essendo, di prassi, consentite assenze<br />

temporanee per comuni esigenze.<br />

Nei periodi durante i quali sia<br />

“temporaneamente assente” il<br />

tito<strong>la</strong>re può affidare <strong>la</strong> conduzione<br />

dell’attività ad un preposto o<br />

dipendente; in tal caso rimane sempre<br />

responsabile delle vio<strong>la</strong>zioni di<br />

norme materialmente commesse dal<br />

dipendente.”<br />

Il medesimo concetto è ribadito anche<br />

dal Ministero dell’Interno con nota<br />

n. 557/PAS.16646.12000.A del 31<br />

gennaio 2006.<br />

Dal<strong>la</strong> normativa innanzi esposta<br />

emerge chiaramente che il soggetto<br />

imprenditore è obbligato ad<br />

organizzarsi per garantire <strong>la</strong> propria<br />

presenza all’interno dell’esercizio,<br />

in quanto persona in possesso dei<br />

requisiti previsti dal<strong>la</strong> legge per<br />

l’esercizio dell’attività ed in caso di<br />

impossibilità deve inevitabilmente<br />

ricorrere al<strong>la</strong> nomina di un<br />

rappresentante ai sensi dell’art. 8 del<br />

Tulps.<br />

A conferma di tale orientamento<br />

è anche intervenuta anche <strong>la</strong><br />

Risoluzione del 07 febbraio 2008<br />

prot. n. 00001006 del Ministero<br />

dello sviluppo economico - ufficio<br />

d2 – disciplina commercio, <strong>la</strong><br />

quale ha negato <strong>la</strong> possibilità di<br />

svolgere l’attività di preposto per<br />

più di un esercizio commerciale,<br />

motivando tale divieto con le seguenti<br />

argomentazioni: “<strong>la</strong> finalità del<strong>la</strong><br />

disposizione, infatti, sta nel garantire<br />

<strong>la</strong> presenza all’interno dell’esercizio<br />

commerciale di un soggetto in<br />

possesso dei requisiti professionali<br />

richiesti.<br />

Detto obiettivo, ovviamente, può<br />

essere perseguito solo se il soggetto<br />

qualificato è corre<strong>la</strong>to ad un’unica e<br />

specifica attività.”<br />

Come esplicitato dal<strong>la</strong> circo<strong>la</strong>re,<br />

l’inibizione al preposto di svolgere<br />

attività in più di un esercizio<br />

commerciale è esclusivamente<br />

finalizzata a garantire <strong>la</strong> presenza<br />

dello stesso nell’esercizio in<br />

cui svolge attività di preposto,<br />

presenza che pertanto è da ritenersi<br />

obbligatoria.<br />

Conclusioni<br />

Da quanto sopra è agevole evincere<br />

come un’attività di vigi<strong>la</strong>nza svolta<br />

in sinergia con l’Ufficio Licenze dei<br />

Comuni o con <strong>la</strong> Polizia Municipale<br />

possa essere di incremento<br />

all’emersione di fenomeni elusivi e<br />

corrosivi del tessuto sociale, siano<br />

essi di natura contributiva, fiscale<br />

o amministrativa, con il duplice<br />

obiettivo di ripristinare <strong>la</strong> legalità e <strong>la</strong><br />

leale concorrenza e di salvaguardare<br />

<strong>la</strong> tute<strong>la</strong> dei consumatori finali.<br />

Al fine di favorire <strong>la</strong> rete di<br />

intervento coordinato del<strong>la</strong> pubblica<br />

amministrazione rafforzandone<br />

l’efficacia, sarebbe opportuno quindi<br />

che gli esiti degli accertamenti<br />

posti in essere con riferimento a<br />

tale fattispecie vengano comunicati<br />

al<strong>la</strong> Guardia di Finanza in caso di<br />

accertate corresponsioni al prestanome<br />

in nero, al Registro delle Imprese in<br />

caso di accertate difformità rispetto a<br />

quanto riportato nel<strong>la</strong> visura camerale,<br />

all’Ufficio di Igiene e Salute Pubblica<br />

per presupposte vio<strong>la</strong>zioni sanitarie<br />

collegate al mancato esercizio del<strong>la</strong><br />

funzione di controllo e sorveglianza<br />

ed al<strong>la</strong> Procura del<strong>la</strong> Repubblica per<br />

le valutazioni di competenza in ordine<br />

alle ipotesi di reato di cui agli artt. 496<br />

e 640 c.p.


14 L’Ispettore e <strong>la</strong> <strong>Società</strong><br />

LAVORO SUBORDINATO E<br />

LAVORO AUTONOMO<br />

PRIMA PARTE – IL LAVORO<br />

SUBORDINATO.<br />

SOMMARIO: Genesi del contratto<br />

di <strong>la</strong>voro subordinato. Economia<br />

patriarcale e famiglia agrico<strong>la</strong>. La<br />

grande proprietà terriera. La riforma<br />

agraria di Tiberio Gracco. Le operae<br />

e il <strong>la</strong>voro subordinato. La locatio<br />

operarum: il contratto di <strong>la</strong>voro<br />

subordinato. I poteri disciplinari del<br />

datore di <strong>la</strong>voro: sanzioni pecuniarie<br />

e sanzioni corporali. La castigatio.<br />

Un <strong>la</strong>voratore partico<strong>la</strong>re: il vilicus,<br />

uno schiavo con i poteri del dominus<br />

nel<strong>la</strong> proprietà agrico<strong>la</strong>. La merces<br />

come segno del<strong>la</strong> subordinazione.<br />

Necessitas faciendi e merces nel<strong>la</strong><br />

locatio operarum.<br />

Il diritto romano poneva il contratto<br />

di <strong>la</strong>voro subordinato nello schema<br />

del<strong>la</strong> locatio-conductio, ma le sue<br />

origini, vanno ricercate nell’istituto<br />

arcaico del<strong>la</strong> locatio sui. La locatio sui<br />

si fa risalire, a sua volta, al<strong>la</strong> locatio<br />

servorum. Per comprendere <strong>la</strong> genesi<br />

e l’evoluzione del<strong>la</strong> locatio operarum<br />

(contratto di <strong>la</strong>voro subordinato e<br />

retribuito) occorre tenere presente<br />

che l’economia patriarcale romana<br />

fu soprattutto agrico<strong>la</strong> e si basò,<br />

almeno agli inizi , esclusivamente<br />

sul <strong>la</strong>voro “collettivo” del<strong>la</strong> famiglia<br />

rustica (famiglia agrico<strong>la</strong>). Il capo<br />

famiglia esercitava l’imperium, <strong>la</strong> sua<br />

autorità assoluta, sopra i “consortes”,<br />

o “famigliares” senza partico<strong>la</strong>ri<br />

diversità di trattamento fra servi<br />

(servi, famuli) e liberi.<br />

“Famigliae autem appel<strong>la</strong>tio servos<br />

continet…” , “famigliae appel<strong>la</strong>tione<br />

et eos, quos loco servorum<br />

habemus…” . [La definizione di<br />

famiglia comprende anche gli<br />

schiavi …… nel concetto di famiglia<br />

(includiamo) anche quelli che teniamo<br />

al posto degli schiavi]. Sempre<br />

Ulpiano ribadisce il concetto in<br />

altra parte: “… famigliae appel<strong>la</strong>tio<br />

omnes servos comprehendit. Sed et<br />

filii continentur.” [… <strong>la</strong> definizione<br />

di famiglia è comprensiva di tutti gli<br />

schiavi. Ma ne fanno parte anche i<br />

figli].<br />

Era assai ricorrente, quindi,<br />

l’utilizzazione nel<strong>la</strong> famiglia rustica,<br />

e nel<strong>la</strong> sua organizzazione aziendale,<br />

Lavoro e <strong>la</strong>voratori nell’antica<br />

Roma<br />

di Gino Viviani, ex Funzionario di Vigi<strong>la</strong>nza Inps Napoli<br />

accanto o al posto degli schiavi,<br />

di uomini liberi mercede conducti<br />

(assunti con mercede), e perciò<br />

mercennarii, cui potevano essere<br />

assegnati mansioni non dissimili da<br />

quelle degli schiavi. Quei <strong>la</strong>voratori<br />

retribuiti a contratto, quasi sempre<br />

operai giornalieri, erano impiegati<br />

loco servorum, al posto o al<strong>la</strong> stregua<br />

degli schiavi o a fianco degli schiavi<br />

e, perciò, come questi trattati:<br />

“Continentur vero famigliae nomine<br />

etiam ii, quos habemus servorum<br />

loco, cum sint liberi. … Nota ex hoc,<br />

mercenarios esse servorum loco: …<br />

qui eorum operas locavit, cum eis<br />

imperare possit.” [Sono annoverati<br />

fra i componenti del<strong>la</strong> famiglia anche<br />

coloro che teniamo al posto dei servi,<br />

benché liberi. … Se ne deduce che i<br />

<strong>la</strong>voratori che paghiamo svolgono gli<br />

stessi compiti dei servi: … chi li ha<br />

chiamati a <strong>la</strong>vorare contro mercede<br />

è legittimato a comandare sopra di<br />

loro.].<br />

Ciò conferma non solo che il<br />

sa<strong>la</strong>riato, se <strong>la</strong>vorava nell’ambito<br />

di una famiglia, poteva essere<br />

considerato facente parte integrante<br />

del<strong>la</strong> stessa, ma anche che colui che<br />

lo avesse ingaggiato a <strong>la</strong>vorare era<br />

autorizzato dal<strong>la</strong> legge a esercitare<br />

sopra di lui quel<strong>la</strong> potestas assoluta<br />

che il dominus usava sul servus. La<br />

sostanziale equiparazione dell’uomo<br />

libero, assunto contro retribuzione, al<br />

servus è spiegata anche dall’utiliter<br />

agitur, dal diritto riservato al datore<br />

di <strong>la</strong>voro (qui locavit operas) di<br />

rivolgersi al magistrato per ottenere<br />

il giusto risarcimento nel caso di<br />

morte violenta del mercennarius<br />

(e del filius): anche quest’ultimo<br />

era annoverato fra i beni reali del<strong>la</strong><br />

famiglia del dominus, al<strong>la</strong> pari degli<br />

schiavi. Giustiniano nel<strong>la</strong> Graeca<br />

Paraphrasis (II, 5, 2) dice che sia<br />

trattato (o, utilizzato) come gli schiavi<br />

(quam servis) il <strong>la</strong>voratore sa<strong>la</strong>riato<br />

(mercede conductus) o qualsivoglia<br />

uomo libero.<br />

Poteva, poi, accadere che il dominus<br />

famigliae rusticae (il capo di una<br />

famiglia agrico<strong>la</strong>) prestasse uno<br />

o più schiavi ad altro proprietario<br />

agricolo che gliene faceva richiesta<br />

per far fronte a <strong>la</strong>vori urgenti legati<br />

al<strong>la</strong> coltivazione del suo fondo<br />

o al raccolto. Fra i due domini si<br />

stipu<strong>la</strong>va un contratto di “cessione<br />

temporanea” di manodopera servile<br />

denominato “locatio servorum”. Da<br />

quel momento i servi del proprietario<br />

“A” passavano provvisoriamente<br />

nel<strong>la</strong> piena e completa disponibilità<br />

del proprietario “B” nel<strong>la</strong> cui famiglia<br />

agrico<strong>la</strong> venivano inseriti per finalità<br />

produttive o per prestazioni di servizi.<br />

È assai probabile, quindi, che proprio<br />

nell’agricoltura si siano formati, e<br />

abbiano maturato, il nucleo originario<br />

e <strong>la</strong> struttura del <strong>la</strong>voro subordinato.<br />

Il quale fin dai suoi albori si instaurò<br />

fra due soggetti “liberi”, un dante<br />

causa che offriva il <strong>la</strong>voro, il datore<br />

di <strong>la</strong>voro, e un <strong>la</strong>voratore che si<br />

assoggettava alle direttive e al<strong>la</strong><br />

disciplina imposte dall’assuntore in<br />

cambio di un compenso. Il <strong>la</strong>voro<br />

servile, quello svolto dagli schiavi,<br />

non rientrava, e non è mai rientrato,<br />

nello schema del rapporto di <strong>la</strong>voro<br />

subordinato. Sul modello del<strong>la</strong> locatio<br />

servorum fu adattata <strong>la</strong> struttura<br />

del<strong>la</strong> locatio sui in cui si verificava<br />

<strong>la</strong> spontanea sottomissione di un<br />

soggetto, libero, al potere altrui per<br />

conseguire un compenso. Ma le<br />

differenze fra <strong>la</strong> locatio servorum<br />

e <strong>la</strong> locatio sui si rive<strong>la</strong>rono subito<br />

marcatissime. L’unica, sia pure<br />

notevole, connotazione comune ai<br />

due istituti contrattuali era lo status<br />

di asservimento in cui versavano sia<br />

lo schiavo, per destinazione e valore<br />

economico, sia l’uomo libero che<br />

locava se stesso contro mercede.<br />

Non potevano intravedersi altri punti<br />

in comune. Nel<strong>la</strong> locatio servorum<br />

(prestito-affitto di schiavi), infatti, il<br />

patto di cessione temporanea degli<br />

schiavi, rientrante a sua volta nello<br />

schema del<strong>la</strong> locatio rei (prestito<br />

di una cosa), si perfezionava con<br />

<strong>la</strong> so<strong>la</strong> manifestazione di volontà e<br />

con l’accordo (consensus) dei due<br />

proprietari che stabilivano anche il<br />

pretium che sarebbe stato incassato,<br />

ovviamente, dal cedente. Non<br />

avevano alcuna parte gli schiavi:<br />

non nell’accordo e nel<strong>la</strong> durata del<strong>la</strong><br />

cessione, non nel<strong>la</strong> determinazione<br />

del prezzo, non nelle modalità di<br />

svolgimento dei servizi richiesti. Essi<br />

erano esclusivamente res (oggetti,<br />

cose) del<strong>la</strong> locatio, vere res mobiles<br />

(cose mobili) facenti parte del<br />

patrimonio agricolo del cedente, le


quali, col prestito e per <strong>la</strong> sua durata,<br />

passavano nel<strong>la</strong> disponibilità del<br />

cessionario e nel suo patrimonio,<br />

proprio come <strong>la</strong> struttura del<strong>la</strong> locatio<br />

rei prevedeva. Nel<strong>la</strong> locatio sui,<br />

invece, era un uomo libero (homo<br />

liber), tito<strong>la</strong>re di diritti e, perciò,<br />

capace di “disporre di se stesso”, che<br />

si offriva al datore di <strong>la</strong>voro contro<br />

una retribuzione (mercede conductus)<br />

e che si accordava sulle modalità<br />

delle prestazioni e sull’ammontare del<br />

compenso; ed era sempre un uomo<br />

libero che decideva di assumere, sia<br />

pure per tempo limitato, <strong>la</strong> “veste”<br />

di servo, perché consapevole che<br />

il prestare <strong>la</strong>voro contro compenso<br />

comportava uno status assai vicino<br />

a quello servile. Ed era, infine,<br />

un uomo libero anche il datore di<br />

<strong>la</strong>voro, colui che offriva opportunità<br />

di <strong>la</strong>voro contro retribuzione.<br />

L’aggancio del<strong>la</strong> locatio sui al<strong>la</strong><br />

locatio servorum, come abbiamo<br />

osservato, sta nell’adattamento<br />

dell’originario modello del prestito di<br />

manodopera servile allo schema, più<br />

evoluto, del contratto di <strong>la</strong>voro dove<br />

al servus, in perenne soggezione, si<br />

sostituì, o si aggiunse, l’homo liber<br />

sul quale continuarono a riflettersi<br />

del<strong>la</strong> matrice servile gli immutati<br />

contenuti umilianti stemperati, però,<br />

nel<strong>la</strong> provvisorietà dello posizione<br />

di soggezione, nel<strong>la</strong> conservazione<br />

formale dello status di uomo<br />

libero e nel diritto a percepire una<br />

retribuzione. Nel<strong>la</strong> locatio servorum,<br />

allo schiavo non era concesso<br />

di decidere se, quando e a quali<br />

condizioni passare da un padrone ad<br />

un altro essendo egli l’oggetto, il “de<br />

quo” del negotium. Il suo padrone<br />

disponeva di lui come disponeva<br />

degli animali del suo fondo e degli<br />

attrezzi agricoli. La locatio sui,<br />

quindi, prese le mosse dal<strong>la</strong> locatio<br />

servorum: l’homo liber per sua scelta<br />

si sottometteva a un datore di <strong>la</strong>voro<br />

contro mercede, con <strong>la</strong> conseguenza,<br />

non evitabile, di perdere, per un certo<br />

tempo, <strong>la</strong> libertà, anche fisica, oltre<br />

che <strong>la</strong> considerazione sociale per<br />

via del compenso. Nell’ordinamento<br />

romano era, però, ammessa l’affinità<br />

fra il mercennarius (operaio<br />

prezzo<strong>la</strong>to) e il servus: <strong>la</strong> condizione<br />

giuridica del primo, uomo libero,<br />

era equiparata a quel<strong>la</strong> del secondo.<br />

L’Ispettore e <strong>la</strong> <strong>Società</strong> 15<br />

Quando Seneca definiva lo schiavo un<br />

mercennarius perpetuus<br />

(“… servus… perpetuus mercennarius<br />

est…”), intendeva evidentemente<br />

dire che il mercennarius liber era un<br />

servus temporarius, cioè uno schiavo<br />

a tempo determinato. Ma nelle sue<br />

parole, come vedremo, non c’è<br />

traccia di disprezzo verso gli schiavi.<br />

Quando l’evoluzione del mercato del<br />

<strong>la</strong>voro non più esclusivamente servile<br />

portò all’utilizzazione sempre più<br />

accentuata del<strong>la</strong> manodopera “libera”,<br />

non mutò lo schema arcaico del<strong>la</strong><br />

locatio sui che faceva di qualsivoglia<br />

prestatore di <strong>la</strong>voro di condizione<br />

libera uno schiavo di fatto, ancorché<br />

temporaneo. Il <strong>la</strong>voratore libero in<br />

posizione subordinata “apparteneva”<br />

al datore di <strong>la</strong>voro: “Homo liber,<br />

qui bona fide mihi servit, …ad me<br />

pertinere sine dubio Aristo ait …<br />

”[L’uomo libero che mi serve in<br />

buona fede appartiene senza dubbio a<br />

me, come afferma Aristone …].<br />

La locatio sui ebbe origini, perciò,<br />

nel<strong>la</strong> proprietà terriera dove il bisogno<br />

di braccia che provvedessero al<strong>la</strong> cura<br />

dei campi e ai raccolti, richiedeva<br />

anche l’utilizzazione di uomini liberi<br />

che, pur di guadagnarsi da vivere,<br />

accettavano condizioni di <strong>la</strong>voro<br />

e trattamenti simili a quelli degli<br />

schiavi.<br />

Ma come si formò <strong>la</strong> proprietà<br />

terriera a Roma? Nel<strong>la</strong> peninsu<strong>la</strong><br />

italica <strong>la</strong> coltivazione del<strong>la</strong> terra,<br />

per <strong>la</strong> grande varietà delle colture e<br />

per le condizioni climatiche diverse<br />

da regione a regione, richiedeva un<br />

notevole periodo di tempo e una<br />

cura costante perché potesse dare<br />

buoni e abbondanti prodotti. Ciò<br />

favorì lo sviluppo del<strong>la</strong> proprietà<br />

individuale che presso i romani,<br />

come riferisce Giovenale, trovò <strong>la</strong><br />

sua origine nelle assegnazioni ai<br />

soldati reduci dalle guerre puniche<br />

di piccoli appezzamenti (prima di<br />

due, poi di sette iugeri ), appena<br />

sufficienti al<strong>la</strong> vita del beneficiario:<br />

era l’ager divisus et adsignatus [il<br />

campo diviso e assegnato] che per le<br />

sue dimensioni e per il tipo di colture<br />

era normalmente curato dai soli<br />

componenti del<strong>la</strong> famiglia rustica, o<br />

con l’ausilio, quando necessario (ad<br />

esempio, al tempo del<strong>la</strong> semina e del<br />

raccolto), di qualche servo ceduto<br />

temporaneamente da altra famiglia. Si<br />

conveniva, come abbiamo detto, che<br />

uno o più schiavi venissero ceduti “in<br />

uso” ad altra famiglia, e si stipu<strong>la</strong>va<br />

un contratto (locatio rei > locatio<br />

servorum).<br />

Il regime fondiario romano era, però,<br />

essenzialmente basato sull’ager<br />

publicus occupatorius, terreno di<br />

proprietà pubblica, demaniale,<br />

che poteva essere oggetto di so<strong>la</strong><br />

occupazione o locazione, quasi<br />

esclusivamente destinato al<strong>la</strong><br />

pastorizia e al<strong>la</strong> coltura intensiva.<br />

L’utilizzo dell’ager publicus<br />

occupatorius, dunque, non ammetteva<br />

<strong>la</strong> proprietà: esso consisteva<br />

nell’occupazione, su concessione<br />

statale, di notevoli estensioni di<br />

terre da parte delle grandi famiglie<br />

patrizie, delle quali esse avevano il<br />

semplice “possesso” , almeno fino<br />

alle riforme dei Gracchi. A differenza<br />

del<strong>la</strong> picco<strong>la</strong> proprietà dove era<br />

sufficiente il <strong>la</strong>voro dei componenti<br />

del<strong>la</strong> famiglia (ager divisus et<br />

adsignatus), <strong>la</strong> coltivazione e <strong>la</strong> cura<br />

di queste vaste possessiones resero<br />

necessario il ricorso allo sfruttamento<br />

di manodopera servile e di contadini<br />

del posto cui <strong>la</strong> terra veniva data<br />

in affitto contro il pagamento di<br />

un tributo allo Stato. Uno degli<br />

esempi di più remota assegnazione<br />

al<strong>la</strong> plebe romana, nata libera, di<br />

terre appartenute a città sconfitte da<br />

Roma è riportato da Tito Livio (Ab<br />

urbe condita, V, 30.7): “Adeoque ea<br />

victoria <strong>la</strong>eta patribus fuit, ut postero<br />

die referentibus consulibus senatus<br />

consultum fieret ut agri Veientani<br />

septena iugera plebi dividerentur,…”.<br />

Con <strong>la</strong> caduta e <strong>la</strong> distruzione di<br />

Veio (396 a. C.) Roma lottizzò e<br />

assegnò ai coloni romani i vasti<br />

possedimenti terrieri appartenuti al<strong>la</strong><br />

città sottomessa. Un ingente numero<br />

di plebei di condizione libera risultò<br />

assegnatario di quelle spartizioni che,<br />

però, non potevano superare i sette<br />

iugeri (septena iugera). Non è dato<br />

di sapere, però, quanto attendibile<br />

sia, nel suo complesso, <strong>la</strong> storia del<strong>la</strong><br />

presa di Veio e del<strong>la</strong> distribuzione<br />

delle sue terre al<strong>la</strong> plebe libera, così<br />

come ci è stata raccontata da Livio.<br />

Si sa, invece, che Veio, situata sul<strong>la</strong><br />

riva occidentale del Tevere a soli 17<br />

chilometri a nord-ovest di Roma, era


16 L’Ispettore e <strong>la</strong> <strong>Società</strong><br />

stata una ricca città etrusca in eterno<br />

conflitto con Roma per il controllo<br />

delle saline sul<strong>la</strong> foce del Tevere.<br />

Che si sia, comunque, verificato<br />

un vero esodo del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />

romana da Roma sui territori veienti<br />

conquistati, è un dato che gli studiosi<br />

non disconoscono. Essi si basano<br />

soprattutto su consistenti reperti di<br />

vasel<strong>la</strong>me e monumenti religiosi di<br />

stile chiaramente romano in quei<br />

territori che fino al<strong>la</strong> caduta di Veio<br />

erano etruschi.<br />

Le lotte per le “occupazioni” da parte<br />

del populus romanus degli agri publici<br />

sono uno degli aspetti più rilevanti<br />

e storicamente più interessanti<br />

dell’intera vicenda politica ed<br />

economica di Roma. Di assoluto<br />

rilievo fu <strong>la</strong> vicenda, dagli esiti tragici,<br />

del tribunato di Tiberio Gracco che<br />

proponeva una legge agraria per una<br />

innovativa e diversa rego<strong>la</strong>mentazione<br />

dei metodi di assegnazione delle terre<br />

soprattutto ai romani nul<strong>la</strong>tenenti e ai<br />

soldati reduci delle numerose guerre,<br />

che erano esonerati dal pagamento<br />

del tributum. L’attribuzione di estesi<br />

appezzamenti di terra lontani da Roma<br />

avrebbe consentito agli assegnatari<br />

di coltivare i campi secondo i metodi<br />

tradizionali e di formarsi nuove<br />

famiglie. Ma quelle terre appartenenti<br />

al pubblico demanio, quasi sempre<br />

bottini di guerra, di fatto erano<br />

sfruttate, neppure tutte, dal<strong>la</strong> nobiltà<br />

che se ne era appropriata fino a<br />

costituire i c.d. <strong>la</strong>tifondi (<strong>la</strong>tifundia)<br />

possedimenti di enormi estensioni. Il<br />

punto debole del progetto di Tiberio<br />

Gracco stava, però, nell’avere previsto<br />

che, per <strong>la</strong> cessione di quei terreni ai<br />

nuovi assegnatari, lo Stato dovesse<br />

pagare agli aristocratici <strong>la</strong>tifondisti<br />

un indennizzo. Solo che l’organo<br />

preposto a deliberarne il pagamento<br />

non poteva che essere il Senato,<br />

composto dagli stessi aristocratici<br />

che dovevano essere indennizzati<br />

e che possedevano abusivamente<br />

le terre statali. E il Senato deliberò<br />

che <strong>la</strong> spesa che avrebbero dovuto<br />

sostenere le casse dello Stato era<br />

insopportabile … Neppure l’opulento<br />

tesoro del regno di Pergamo , <strong>la</strong>sciato<br />

al popolo romano da Attalo III<br />

al<strong>la</strong> sua morte (133 a.C.) - egli era<br />

senza eredi e temeva disordini civili<br />

dopo <strong>la</strong> sua scomparsa – sbloccò<br />

le resistenze del<strong>la</strong> nobiltà romana<br />

verso una riforma che avrebbe<br />

scosso dalle fondamenta l’intero<br />

“sistema” e apportato imprevedibili<br />

conseguenza sugli assetti sociali,<br />

politici ed economici di Roma. Gli<br />

eventi successivi che portarono<br />

all’esasperazione del conflitto fra<br />

l’assertore tenace del<strong>la</strong> riforma<br />

agraria e il Senato sono storicamente<br />

noti. L’uccisione di Tiberio Gracco,<br />

che spense le speranze del<strong>la</strong> plebe,<br />

trova un accorato commento nel<strong>la</strong><br />

storiografia posteriore: “Hoc initium<br />

in urbe Roma civilis sanguinis<br />

g<strong>la</strong>diorumque impunitatis fuit. Inde<br />

ius vi obrutum potentiorque habitus<br />

prior, discordiaeque civium antea<br />

condicionibus sanan solitae ferro<br />

diiudicatae bel<strong>la</strong>que non causis<br />

inita,… .” [Questo fu il principio nel<strong>la</strong><br />

città di Roma dello spargimento di<br />

sangue civile e dell’impunità delle<br />

spade. Da quel momento, il diritto fu<br />

oscurato dal<strong>la</strong> violenza e il più forte<br />

considerato il migliore, e le discordie<br />

civili che prima erano sanate con<br />

accordi furono risolte con <strong>la</strong> forza<br />

delle armi].<br />

Senza eccezioni <strong>la</strong> tradizione giuridica<br />

riteneva illegali quelle “occupazioni”<br />

anche perché era sconosciuta<br />

l’ipotesi di possessiones publicae non<br />

autorizzate. In effetti, nel<strong>la</strong> maggior<br />

parte dei casi, e almeno in principio,<br />

le occupazioni erano state vere e<br />

proprie usurpazioni da parte del<br />

patriziato romano. Si rese necessario<br />

a un certo punto l’intervento dello<br />

Stato il quale, più che “concedere”<br />

ancora, si preoccupò di scrivere regole<br />

chiare per l’uso e il possesso dell’ager<br />

publicus occupatorius. I tribuni del<strong>la</strong><br />

plebe Gaio Licinio Stolone e Lucio<br />

Sesto Laterano nel 367 a.C. riuscirono<br />

a fare approvare un pacchetto di leggi<br />

che, fra l’altro, non consentivano di<br />

possedere più di cinquecento iugeri<br />

di ager publicus. Qualche secolo<br />

dopo (173 a.C.), il console Lucio<br />

Postumio Albino fu incaricato dal<br />

Senato di effettuare una “recognitio”,<br />

un censimento, di tutte le terre<br />

occupate più o meno abusivamente,<br />

e di riportare con provvedimenti<br />

di reintegra nel<strong>la</strong> disponibilità del<br />

demanio le più rilevanti ed estese<br />

occupazioni che nel tempo erano<br />

state attuate dalle ricche famiglie<br />

terriere ai danni dello Stato. Egli<br />

dovette impegnarsi soprattutto nel<strong>la</strong><br />

ridefinizione dei confini (limites)<br />

dell’ager ferax Campanus, il fertile<br />

agro campano, dopo <strong>la</strong> sottomissione<br />

(deditio) del<strong>la</strong> città di Capua. medico<br />

Il fenomeno delle indebite<br />

occupazioni fu di molto<br />

ridimensionato, ma non si riuscì a<br />

stroncarlo del tutto. Nel 165 a.C.<br />

il Senato affidò <strong>la</strong> missione di una<br />

nuova recognitio dell’agro campano<br />

al pretore Publio Cornelio Lentulo<br />

che ebbe maggior successo di Lucio<br />

Postumio Albino, se è vero che gli<br />

assetti fissati da Lentulo durarono<br />

fino all’avvento di Sil<strong>la</strong>. Molto più<br />

tardi, i terreni demaniali furono<br />

concessi in locazione, con obbligo,<br />

quindi, del pagamento di un prezzo<br />

(tributum). Lo Stato, come ci attesta<br />

una costituzione contenuta nel<br />

Codice dell’imperatore Teodosio<br />

II, con i proventi, debitamente<br />

aggiornati, dei fitti delle publicae<br />

possessiones provvedeva a<br />

affrontare spese di utilità collettiva,<br />

come <strong>la</strong> ricostruzione o il restauro<br />

urbanistico: “Possessiones publicas<br />

civitatibus iubemus restitui ita, ut<br />

iustis aestimationibus locentur,<br />

quo cunctarum possit civitatium<br />

reparatio procurari” [Disponiamo che<br />

siano restituiti alle amministrazioni<br />

cittadine i terreni demaniali così che<br />

siano locati secondo giuste stime e<br />

col ricavato si possa provvedere al<br />

restauro di tutte le città].<br />

In quel<strong>la</strong> prima fase non si era<br />

ancora diffuso un vero commercio<br />

degli schiavi né si era sviluppata<br />

una paralle<strong>la</strong> industria servile. Ma<br />

le guerre di conquista favorirono,<br />

successivamente, il <strong>la</strong>voro servile<br />

nelle sue forme più svariate. Migliaia<br />

di schiavi affluirono a Roma dalle<br />

regioni d’oltremare e d’oltralpe<br />

conquistate manu militari, e da quel<br />

momento al<strong>la</strong> società patriarcale<br />

incominciò ad affiancarsi una<br />

società mercantile di forte impronta<br />

schiavistica in cui, cioè, prevalse il<br />

<strong>la</strong>voro di schiavi e liberti (schiavi<br />

divenuti liberi per affrancazione).<br />

Una componente importante di<br />

manodopera disponibile fu costituita,<br />

però, anche dagli uomini liberi<br />

(ingenui) sempre più presenti<br />

e più numerosi sul mercato del


<strong>la</strong>voro. In realtà a Roma e nelle<br />

più fiorenti province non faceva<br />

difetto l’offerta di <strong>la</strong>voro specie<br />

nel periodo di maggiore sviluppo<br />

urbanistico e di forte espansione<br />

economica, quando ad attività<br />

<strong>la</strong>vorative tradizionali, quali quelle<br />

agricole o connesse all’agricoltura,<br />

si affiancarono l’industria edile e<br />

quel<strong>la</strong> manifatturiera del<strong>la</strong> <strong>la</strong>vorazione<br />

del ferro e di altri metalli, del<strong>la</strong><br />

produzione delle terrecotte, delle<br />

stoffe, dei coloranti, dei profumi etc.<br />

La categoria delle operae è<br />

tipicamente romana, e <strong>la</strong> sua<br />

contiguità al<strong>la</strong> concezione attuale<br />

di <strong>la</strong>voro subordinato è sostenuta<br />

da un elemento di completamento<br />

sostanziale di tutto rilievo: <strong>la</strong> c.d.<br />

necessitas faciendi, l’obbligazione<br />

inderogabile [necessitas] a un facere,<br />

cioè, a una prestazione <strong>la</strong>vorativa.<br />

Non ci troveremmo, infatti, nel<strong>la</strong><br />

fattispecie del <strong>la</strong>voro se non fosse<br />

presente il vincolo al<strong>la</strong> prestazione<br />

che già in tempi arcaici era<br />

componente essenziale del contratto,<br />

anche se l’obbligo si traduceva, come<br />

vedremo, in manifeste e gravose<br />

imposizioni di subalternità anche<br />

fisica. Opera e operae stavano anche a<br />

significare giornata di <strong>la</strong>voro, oppure<br />

manodopera, ma erano sinonimi e se<br />

ne adottava più abitualmente il plurale<br />

(operae) per definire l’insieme degli<br />

adempimenti <strong>la</strong>vorativi cui era tenuto<br />

un soggetto in forza di un contratto<br />

[locatio operarum] o di una legge.<br />

Dall’opera (da opera–ae, sostantivo<br />

femminile singo<strong>la</strong>re) e dalle operae<br />

(sempre da opera–ae, sostantivo<br />

femminile plurale) si distingueva<br />

l’opus (da opus-operis, sostantivo<br />

neutro singo<strong>la</strong>re), termine che, invece,<br />

era riferito prevalentemente all’effetto,<br />

all’opera compiuta su commissione,<br />

a un risultato, ed era perciò adoperato<br />

per indicare il prodotto dell’attività<br />

dell’artigiano o di un qualsiasi altro<br />

<strong>la</strong>voratore autonomo, il risultato di<br />

una commessa affidata in forza di un<br />

contratto di locatio operis.<br />

Non possiamo, però, prescindere,<br />

in tale contesto, dal porre in risalto<br />

l’altro elemento che integrava e<br />

qualificava <strong>la</strong> nozione di <strong>la</strong>voro<br />

dipendente o autonomo connesso a un<br />

contratto: <strong>la</strong> merces, <strong>la</strong> retribuzione, <strong>la</strong><br />

L’Ispettore e <strong>la</strong> <strong>Società</strong> 17<br />

mercede, il compenso. La retribuzione<br />

era elemento rilevante e decisivo<br />

ai fini del<strong>la</strong> qualificazione onerosa<br />

dell’obbligazione. La merces,<br />

tuttavia, in alcuni casi poteva anche<br />

mancare: ad esempio, nelle attività<br />

“dovute”, come le operae officiales<br />

che il liberto era tenuto a rendere<br />

all’antico padrone, o come le operae<br />

rese dallo schiavo al padrone.<br />

Il compenso era assente anche<br />

nelle operae liberales, frutto del<br />

<strong>la</strong>voro intellettuale e disinteressato<br />

dell’uomo, nelle liberales doctrinae<br />

[scienze liberali] e nel mandatum sine<br />

pretio [mandato gratuito]. Nei casi di<br />

operae officiales, non veniva meno<br />

<strong>la</strong> necessitas faciendi, cioè il vincolo<br />

di prestare <strong>la</strong>voro (perché si trattava<br />

di vere e proprie attività <strong>la</strong>vorative<br />

rese in posizione subordinata, il più<br />

delle volte gravosissime), ma in esse<br />

non si configurava un contratto di<br />

scambio perchè al<strong>la</strong> necessitas non<br />

corrispondeva a carico del patronus<br />

l’obbligo al<strong>la</strong> controprestazione, cioè<br />

al pagamento di un compenso. Le<br />

operae officiales restavano fuori dal<strong>la</strong><br />

disciplina contrattualistica avendo in<br />

sé contenuti e origini vinco<strong>la</strong>nti per<br />

una so<strong>la</strong> parte, il liberto.<br />

Per le prestazioni rese dallo schiavo<br />

a favore del suo padrone non si<br />

poneva neppure il problema del<strong>la</strong> loro<br />

eventuale riconducibilità nell’ambito<br />

del contratto di <strong>la</strong>voro in quanto il<br />

servus non era un soggetto di diritto<br />

nell’ordinamento romano: il servus<br />

era una res [una cosa] e, come tale,<br />

poteva essere solo “oggetto” di un<br />

contratto di scambio o di prestito a<br />

titolo oneroso (locatio servi). Solo<br />

in epoca più tarda per certi <strong>la</strong>vori il<br />

servus poteva essere ricompensato e<br />

rappresentare il suo padrone in alcune<br />

trattative commerciali (negotiationes).<br />

È abbastanza intuibile che i soggetti<br />

protagonisti del contratto di <strong>la</strong>voro,<br />

il datore di <strong>la</strong>voro (dominus,<br />

conductor) e il <strong>la</strong>voratore libero<br />

(locator, mercennarius, qui mercedem<br />

accipit), ancorché quasi sempre<br />

soggetti giuridici [sui iuris] con<br />

pienezza di diritti [optimo iure] e con<br />

parità di diritti [aequo iure], non si<br />

trovassero sullo stesso piano, solo che<br />

si pensi quanto <strong>la</strong> locatio operarum<br />

incidesse sullo status (condizione,<br />

stato) del <strong>la</strong>voratore; status che<br />

subiva istantaneamente, cioè, fin<br />

dall’instaurazione del rapporto di<br />

<strong>la</strong>voro, una mutatio in peius, un<br />

peggioramento, per l’intera durata<br />

del contratto. E <strong>la</strong> portata negativa<br />

del negotium sul<strong>la</strong> condizione fisica<br />

e sociale del prestatore di <strong>la</strong>voro<br />

era ancor più accentuata quando il<br />

<strong>la</strong>voratore era “ingaggiato a mercede”,<br />

come avveniva nel<strong>la</strong> maggior<br />

parte dei casi. La condizione di<br />

sottoposizione (status subiectionis) in<br />

cui versava il <strong>la</strong>voratore dipendente e<br />

retribuito, che, di fatto, lo equiparava<br />

al servus, derivava prima di tutto dal<strong>la</strong><br />

sua collocazione sociale: il <strong>la</strong>voratore,<br />

libero o liberto , occupava nel<strong>la</strong><br />

maggior parte dei casi le posizioni<br />

più basse del<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> sociale. Egli<br />

apparteneva di rego<strong>la</strong> al<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse<br />

degli humiliores che per sfamarsi<br />

era disposta a vendere ogni giorno<br />

l’anima e il corpo. Pur di assicurare a<br />

sé (e al<strong>la</strong> sua famiglia) il minimo per<br />

vivere, l’operaio manovale non aveva<br />

troppo da scegliere fra <strong>la</strong> prospettiva<br />

di perire d’inedia, quel<strong>la</strong> di delinquere<br />

o quel<strong>la</strong> di sottomettersi ad un<br />

dominus, offrendo intelletto e braccia<br />

contro un compenso. La necessità di<br />

sopravvivenza costringeva i poveri<br />

a svolgere i <strong>la</strong>vori più umilianti in<br />

condizioni igieniche e ambientali il<br />

più delle volte disumane. Il degrado<br />

e l’estrema miseria potevano portare<br />

addirittura il pater famiglias all’atto<br />

estremo di cedere “gratis” i propri<br />

figli quando non era in grado di<br />

sfamarli, e lo Stato metteva in conto<br />

tale evento “contemp<strong>la</strong>tione extremae<br />

necessitatis aut alimentorum” [in<br />

considerazione dell’estremo bisogno o<br />

per mancanza di cibo, cioè, per fame]:<br />

“Qui contemp<strong>la</strong>tione extremae<br />

necessitatis aut alimentorum gratia<br />

filios suos vendiderint, statui<br />

ingenuitatis eorum non praeiudicant:<br />

homo enim liber nullo pretio<br />

aestimatur. Idem nec pignori ab his<br />

aut fiduciae dari possunt: ex quo facto<br />

sciens creditor deportatur. Operae<br />

tamen eorum locari possunt” [Coloro<br />

che per estremo bisogno o per fame<br />

avranno ceduto gratis i loro figli, non<br />

ne pregiudicano <strong>la</strong> condizione di nati<br />

liberi: l’uomo libero, infatti, non ha<br />

un prezzo. Per questo motivo non<br />

possono essere dati da essi (padri) in<br />

pegno né essere oggetti di cessione


18 L’Ispettore e <strong>la</strong> <strong>Società</strong><br />

fiduciaria. Il creditore consapevole<br />

è condannato all’esilio. È, tuttavia,<br />

consentito di collocarli a servizio<br />

(metterli a <strong>la</strong>vorare)].<br />

Nel periodo arcaico e fino al<strong>la</strong><br />

costruzione di un impianto giuridico<br />

più evoluto, <strong>la</strong> vita dell’uomo di<br />

umili natali non valeva gran che<br />

anche se si sosteneva, ma molto in<br />

teoria, che “homo…liber nullo pretio<br />

aestimatur”. L’uomo plebeo era<br />

uno strumento di fatica che i ricchi<br />

usavano per il soddisfacimento dei<br />

loro bisogni materiali. Egli non poteva<br />

fare troppo affidamento sul<strong>la</strong> tute<strong>la</strong><br />

dello Stato, governato dal<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse<br />

dei ricchi, e non aveva da accampare<br />

molti diritti quando era ingaggiato per<br />

<strong>la</strong>vorare contro un compenso.<br />

Solo molto più tardi, ma con grande<br />

fatica e lotte sanguinose, si giunse a<br />

distinguere l’uomo libero occupato<br />

alle dipendenze di un datore di<br />

<strong>la</strong>voro, dallo schiavo. Questi, per<br />

sorte avversa prigioniero di guerra<br />

o acquistato sui mercati o debitore<br />

insolvente, costretto solo a servire,<br />

continuò ad essere esclusivamente<br />

una res, un oggetto, una cosa, niente<br />

di più che <strong>la</strong> componente umana del<br />

patrimonio del dominus, utilizzato<br />

nei <strong>la</strong>vori più diversi nel<strong>la</strong> famiglia,<br />

nell’azienda, nelle proprietà terriere,<br />

nelle mastodontiche opere pubbliche.<br />

Accadeva anche che il padrone<br />

cedesse il servus in prestito contro<br />

compenso, o lo alienasse da solo o<br />

come pertinenza del fondo oggetto<br />

del<strong>la</strong> compravendita. Erano frequenti<br />

i casi di schiavi ceduti in prestito ad<br />

un altro dominus, normalmente un<br />

altro proprietario terriero, attraverso<br />

l’antichissimo negozio giuridico<br />

del<strong>la</strong> locatio rei [fitto di una cosa]<br />

che assumeva <strong>la</strong> configurazione del<strong>la</strong><br />

locatio servi [noleggio di un servo].<br />

Lo stato di subordinazione del<strong>la</strong><br />

persona libera e del libertus (schiavo<br />

divenuto libero) che prestavano <strong>la</strong><br />

propria opera contro mercede, traeva<br />

origine da un contratto di locatio<br />

operarum. La prevalente dottrina<br />

sostiene che <strong>la</strong> locatio operarum sia<br />

stata, in principio e per un lungo<br />

periodo di tempo, una “locatio sui”,<br />

un contratto col quale un soggetto<br />

metteva se stesso, cioè <strong>la</strong> propria<br />

persona fisica, a disposizione<br />

del conductor (datore di <strong>la</strong>voro,<br />

committente, assuntore, padrone):<br />

quel<strong>la</strong> disponibilità comportava <strong>la</strong><br />

completa sottomissione del prestatore<br />

di <strong>la</strong>voro (locator) al potere assoluto,<br />

non solo disciplinare, del datore di<br />

<strong>la</strong>voro.<br />

La sua condizione di totale<br />

asservimento e di messa a<br />

disposizione di se stesso procurava<br />

al <strong>la</strong>voratore disistima e disprezzo da<br />

parte delle c<strong>la</strong>ssi ricche e del<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse<br />

colta, e, dal punto di vista giuridico,<br />

era <strong>la</strong> ragione di un cambiamento<br />

in peggio, più o meno temporaneo,<br />

del suo status. Ridotto in posizione<br />

quasi servile, costretto a subire le<br />

conseguenze di una vera e propria<br />

sottomissione morale e fisica, il<br />

<strong>la</strong>voratore subordinato non poteva<br />

sottrarsi, se non in casi eccezionali,<br />

all’obbligazione del facere per tutto<br />

il periodo di validità del contratto<br />

di <strong>la</strong>voro e per il tipo di prestazione<br />

convenuta.<br />

In ben altra posizione si trovava il<br />

datore di <strong>la</strong>voro cui erano riconosciuti<br />

diritti e potestà dispositive e<br />

disciplinari anche di grande severità,<br />

che prevedevano perfino l’irrogazione<br />

di pene corporali spesso gravi.<br />

Già allora al datore di <strong>la</strong>voro era<br />

riconosciuto il diritto assoluto di<br />

comandare (imperium) e di disporre,<br />

perciò, che il <strong>la</strong>voro cui era destinato<br />

il <strong>la</strong>voratore ingaggiato a mercede<br />

(mercede conductus) si svolgesse<br />

nei modi da lui imposti. Nel<strong>la</strong><br />

maggior parte dei casi, <strong>la</strong> modestia<br />

delle prestazioni <strong>la</strong>vorative richieste<br />

legittimava <strong>la</strong> qualifica di “<strong>la</strong>voratori<br />

subordinati” in capo ai locatores<br />

operarum: essi, infatti, si limitavano<br />

ad eseguire le direttive del datore di<br />

<strong>la</strong>voro senza partico<strong>la</strong>re impegno<br />

tecnico e intellettuale: “…quorum<br />

operae non quorum artes emuntur…”<br />

[dei quali si “comprano” le attività<br />

manuali, non le loro capacità<br />

professionali] .<br />

Come si può constatare, dunque, le<br />

origini del<strong>la</strong> subordinazione devono<br />

farsi risalire proprio al tempo in cui <strong>la</strong><br />

locatio sui poneva in risalto <strong>la</strong> cruda<br />

e impietosa fisicità del rapporto di<br />

<strong>la</strong>voro nel quale il <strong>la</strong>voratore, per <strong>la</strong><br />

necessità di vivere (e, quasi sempre,<br />

di sopravvivere), si “offriva”, cioè,<br />

proponeva volontariamente se stesso,<br />

affittava se stesso (locabat se) in<br />

cambio di un compenso in danaro.<br />

Cicerone definiva il contratto di<br />

<strong>la</strong>voro, visto dal<strong>la</strong> parte del <strong>la</strong>voratore<br />

retribuito, un “subicere se imperio<br />

atque potestati alterius” [sottomettersi<br />

all’imperio e al<strong>la</strong> potestà altrui]:<br />

lo status subiectionis, cioè quel<strong>la</strong><br />

condizione di soggezione che<br />

oggi definiamo “subordinazione”,<br />

come effetto naturale del<strong>la</strong> locatio<br />

operarum, era assai comune<br />

nell’ordinamento romano, “ut saepe<br />

in nostra republica videmus” [come<br />

di frequente possiamo osservare<br />

nel nostro Stato]. Riportiamo<br />

integralmente il pensiero di Cicerone<br />

per coglierne più compiutamente il<br />

significato:<br />

“Atque etiam subiciunt se homines<br />

imperio alterius et potestati de<br />

causis pluribus. Ducuntur enim<br />

aut benivolentia aut beneficiorum<br />

magnitudine aut dignitatis praestantia<br />

aut spe sibi id utile futurum aut<br />

metu, ne vi parere cogantur, aut<br />

spe <strong>la</strong>rgitionis promissisque capti<br />

aut postremo, ut saepe in nostra re<br />

publica videmus, mercede conducti”<br />

[Inoltre, gli uomini si sottomettono<br />

all’imperio e al<strong>la</strong> potestà altrui anche<br />

per numerose altre ragioni. Sono,<br />

infatti, indotti a ciò o per benevolenza<br />

o per <strong>la</strong> rilevanza dei vantaggi o per<br />

<strong>la</strong> speranza che ciò potrà tornare utile<br />

in futuro o per il timore di essere<br />

costretti ad obbedire per forza o<br />

perché lusingati dal<strong>la</strong> speranza o dalle<br />

promesse di una donazione o, infine,<br />

come di frequente succede nel<strong>la</strong><br />

nostra repubblica, perché assunti a<br />

<strong>la</strong>vorare contro mercede].<br />

Era <strong>la</strong> stessa struttura del contratto<br />

di <strong>la</strong>voro che comportava per il<br />

<strong>la</strong>voratore subordinato l’obbligo di<br />

prestare <strong>la</strong> propria opera, manuale<br />

o intellettuale, e di por<strong>la</strong> in essere<br />

rispettando le direttive impartite<br />

dall’assuntore in modo del tutto<br />

passivo proprio per effetto dello stato<br />

di soggezione che egli, da uomo<br />

libero, sapeva di essere obbligato<br />

a sopportare per l’intera durata del<br />

contratto.<br />

Testimonianze anche anteriori al<br />

tempo di Cicerone tramandano<br />

espressioni e termini quali: “potestas<br />

in mercennarios statuendo” e<br />

“castigatio”, che <strong>la</strong>sciano chiaramente<br />

intendere che lo ius imperandi, cioè


il diritto assoluto di comandare,<br />

disporre e infliggere punizioni,<br />

poteva andare oltre i termini del<br />

contratto e toccare <strong>la</strong> condizione<br />

fisica e <strong>la</strong> sfera patrimoniale e privata<br />

del <strong>la</strong>voratore subordinato. Molti<br />

studiosi, tuttavia, hanno osservato<br />

che per il datore di <strong>la</strong>voro comminare<br />

al <strong>la</strong>voratore dipendente sanzioni<br />

pecuniarie in caso di negligenza,<br />

di cattiva esecuzione degli ordini<br />

o di iniuria (danno, offesa), aveva<br />

in concreto scarso significato e<br />

valore. L’endemica insolvibilità<br />

del <strong>la</strong>voratore libero, normalmente<br />

in condizioni di estrema povertà,<br />

scoraggiava, infatti, il dominus<br />

dall’intraprendere azioni disciplinari<br />

di natura economica o risarcitorie<br />

(<strong>la</strong> c.d. “esecuzione patrimoniale”):<br />

esse sarebbero risultate inefficaci,<br />

a meno che il dominus non avesse<br />

perseguito legalmente il <strong>la</strong>voratore<br />

fino a ridurlo in schiavitù. Ma neppure<br />

efficace si dimostrava <strong>la</strong> minaccia del<br />

licenziamento, se si pensa che a Roma<br />

normalmente non era difficile trovare<br />

occupazione perché il mercato del<br />

<strong>la</strong>voro era in pratica costantemente<br />

ricettivo e <strong>la</strong> manodopera<br />

richiestissima.<br />

Non si può, però, affermare che il<br />

datore di <strong>la</strong>voro non disponesse di<br />

poteri disciplinari e che lo status<br />

subiectionis che abbiamo descritto<br />

così umiliante e costrittivo per <strong>la</strong><br />

personalità del dipendente, non<br />

producesse, in pratica, effetti: non si<br />

pensò mai, infatti, di disconoscere<br />

al datore di <strong>la</strong>voro il diritto di<br />

comandare e, quindi, di pretendere<br />

obbedienza dal <strong>la</strong>voratore che perciò<br />

stesso, era c<strong>la</strong>ssificato, come è<br />

c<strong>la</strong>ssificato ancora oggi, subordinato.<br />

Le azioni delittuose, almeno quelle<br />

meno gravi, come il furto, commesse<br />

dal componente di una famiglia o da<br />

un liberto o da un operaio nell’ambito<br />

dell’azienda, non concedevano al<br />

dominus di adire con facilità <strong>la</strong><br />

magistratura. La vio<strong>la</strong>zione, intesa<br />

come un danno arrecato al patrimonio,<br />

andava sanata nell’ambito del<strong>la</strong><br />

famiglia o dell’azienda dove il pater<br />

famiglias, il patronus o il dominus<br />

erano “giudici naturali” e adottavano<br />

i provvedimenti disciplinari che<br />

ritenevano più esemp<strong>la</strong>ri. Solo<br />

nel caso di delitti più gravi, come<br />

L’Ispettore e <strong>la</strong> <strong>Società</strong> 19<br />

l’omicidio, veniva investita l’autorità<br />

pubblica:<br />

“Si filius famiglias vel mercennarius<br />

deiecit, utiliter agitur” [Se un figlio di<br />

famiglia o un operaio muore, si potrà<br />

agire utilmente …].<br />

Riconosciuta l’inefficacia, in<br />

concreto, di misure disciplinari di<br />

natura pecuniaria, che non avrebbero<br />

potuto sortire risultati esemp<strong>la</strong>ri,<br />

fatta eccezione per l’azione legale di<br />

riduzione in schiavitù; constatato che<br />

neppure il timore del licenziamento<br />

stimo<strong>la</strong>va il mercennarius a un<br />

impegno <strong>la</strong>vorativo maggiore o<br />

a una condotta più conforme alle<br />

direttive del padrone; considerato,<br />

infine, che <strong>la</strong> locatio operarum era un<br />

contratto di <strong>la</strong>voro che vinco<strong>la</strong>va al<strong>la</strong><br />

prestazione <strong>la</strong>vorativa l’homo liber<br />

- non restava tuttavia sterile il potere<br />

del datore di <strong>la</strong>voro di comminare<br />

sanzioni afflittive al suo dipendente<br />

inadempiente o negligente. Spesso,<br />

infatti, nel contratto di locazione<br />

di opere venivano inserite c<strong>la</strong>usole<br />

integrative tendenti ad ampliare i<br />

poteri dell’assuntore nei confronti del<br />

dipendente. Ma il datore di <strong>la</strong>voro,<br />

nell’ipotesi di locatio operarum ad<br />

oggetto definito, come le operae<br />

pistoriae, pictoriae, aurariae (le<br />

<strong>la</strong>vorazioni del pane, le pitture murali<br />

o su quadri e gli oggetti d’oro), non<br />

poteva pretendere prestazioni con<br />

contenuti e durata diversi da quelli<br />

previsti nel contratto di <strong>la</strong>voro.<br />

La castigatio, <strong>la</strong> punizione (o, meglio,<br />

il potere di infliggere una punizione),<br />

si traduceva quasi sempre in misure<br />

afflittive di natura “corporale”.<br />

Un problema che, invece, già allora<br />

si poneva, riguardava i limiti del<strong>la</strong><br />

castigatio e <strong>la</strong> punibilità del datore<br />

di <strong>la</strong>voro per i danni fisici gravi o<br />

irreparabili causati dall’esercizio<br />

eccessivo o crudele dei suoi poteri nei<br />

confronti dei dipendenti, e, anche, <strong>la</strong><br />

sua responsabilità per danni causati<br />

ad altri dai suoi sottoposti. Si è fatto<br />

cenno in nota al<strong>la</strong> questione del<strong>la</strong><br />

responsabilità e del<strong>la</strong> applicabilità<br />

del<strong>la</strong> pena a carico del docente<br />

(magister) che avesse ecceduto i limiti<br />

del<strong>la</strong> castigatio per avere percosso<br />

il discepolo o l’apprendista, “per il<br />

suo bene”, con un corpo contundente<br />

che gli avesse procurato lesioni gravi<br />

senza volerlo . Ma a noi interessa qui<br />

non tanto stabilire <strong>la</strong> responsabilità,<br />

o il grado di responsabilità, del<br />

conductor operarum per abuso di<br />

potere e altro, quanto ribadire il<br />

riconoscimento allo stesso, da parte<br />

del diritto romano, di un potere<br />

disciplinare che includeva in sé<br />

<strong>la</strong> facoltà di infliggere punizioni<br />

corporali anche gravi.<br />

Se il potere sanzionatorio era previsto,<br />

seppure in forme e intensità attenuate,<br />

nell’ipotesi, del tutto secondaria a<br />

quel tempo, di locatio pueri docendi<br />

(contratto di insegnamento al<br />

fanciullo, forse di apprendistato), <strong>la</strong><br />

castigatio assumeva portata più ampia<br />

nel<strong>la</strong> fattispecie tipica e sicuramente<br />

più ricorrente del<strong>la</strong> locatio operarum<br />

dell’uomo libero adulto. In essa,<br />

come abbiamo già rilevato, l’oggetto<br />

del contratto era il <strong>la</strong>voro, cioè,<br />

una serie di prestazioni giornaliere<br />

nell’interesse esclusivo del datore<br />

di <strong>la</strong>voro. L’ampiezza dei poteri<br />

coercitivi di natura afflittiva dello<br />

stesso era commisurata, quindi, ai<br />

contenuti e alle finalità del rapporto di<br />

<strong>la</strong>voro e al<strong>la</strong> partico<strong>la</strong>rità di eventuali<br />

c<strong>la</strong>usole pattizie aggiuntive.<br />

Il datore di <strong>la</strong>voro però, a sua volta,<br />

come si è fatto cenno, rispondeva ai<br />

terzi offesi delle iniuriae (oltraggi,<br />

danni, violenze) causate dal filius<br />

famiglias o dal suo mercennarius<br />

(dipendente), attraverso un processo<br />

pubblico: “ .....si filius famiglias<br />

vel mercennarius vim intulerit, utile<br />

interdictum datur in patrem vel in<br />

eum, qui locavit operas mercennarii”<br />

[Se un figlio di famiglia o un operaio<br />

dipendente avrà arrecato violenza (ad<br />

altri), è concesso di ricorrere utilmente<br />

all’ordinanza pretorile nei confronti<br />

del padre o di chi assunse l’operaio].<br />

Il principio trova conferma in altre<br />

fonti, anche se per ipotesi delittuose<br />

diverse: “Liber homo si iussu alterius<br />

manu iniuriam dedit, actio legis<br />

Aquiliae cum eo est qui iussit, si<br />

modo ius imperandi habuit: quod<br />

si non habuit, cum eo agendum est<br />

qui fecit” [Se per disposizione altrui<br />

un uomo libero malmenò qualcuno,<br />

l’azione di responsabilità secondo<br />

<strong>la</strong> Legge Aquilia (de damno) è<br />

consentita contro colui che diede<br />

l’ordine, sempre che costui ebbe<br />

effettivamente il potere di ordinare:<br />

che, se non ebbe tale potere, si


20 L’Ispettore e <strong>la</strong> <strong>Società</strong><br />

dovrà agire contro l’autore materiale<br />

dell’aggressione].<br />

Quando nel contratto non veniva<br />

specificato il tipo di operae da<br />

prestare o, peggio, il prestatore<br />

d’opera poneva <strong>la</strong> propria persona<br />

a completa disposizione di altri,<br />

ci si trovava di fronte ad una<br />

generica locatio operarum o, più<br />

pericolosamente, a una assai indefinita<br />

locatio sui, e i poteri disciplinari e<br />

le sanzioni costrittive e corporali<br />

potevano caricarsi di maggiore<br />

severità e ferocia. Si poteva giungere<br />

al vinciri (ad essere stretto in ceppi),<br />

fino all’uri (ad essere arsi vivi) o al<br />

virgis ferroque necari (ad essere uccisi<br />

a bastonate o con <strong>la</strong> spada), anche se<br />

<strong>la</strong> crudezza di tali pene era riservata<br />

più di frequente agli schiavi, e in<br />

tempi più remoti. Se, poi, capitava<br />

che il servus morisse in seguito alle<br />

punizioni corporali inflitte dal suo<br />

dominus per colpe vere o presunte,<br />

il dominus in linea di principio non<br />

era ritenuto responsabile di omicidio,<br />

fatto salvo l’accertamento di una<br />

chiara volontà di uccidere.<br />

“… interpretatio. Si servus, dum<br />

culpam dominus vindicat, mortuus<br />

fuerit, dominus culpa homicidii non<br />

tenetur, quia tunc homicidii reus est, si<br />

uccidere voluisse convincitur” .<br />

Un aspetto, cui prima s’è fatto cenno,<br />

merita di essere sottolineato perché<br />

rende palpabile <strong>la</strong> resa incondizionata<br />

del <strong>la</strong>voratore all’imperium, al potere<br />

assoluto, del datore di <strong>la</strong>voro: era<br />

di uso pressoché corrente inserire<br />

nel contratto di locatio-conductio, e,<br />

in partico<strong>la</strong>re di locatio operarum,<br />

quando assumeva <strong>la</strong> struttura<br />

manifesta del<strong>la</strong> locatio sui, una<br />

c<strong>la</strong>uso<strong>la</strong> pattizia aggiuntiva nel<strong>la</strong><br />

quale il <strong>la</strong>voratore con giuramento,<br />

cioè, con una dichiarazione solenne,<br />

specificava (e accettava) tipo e grado<br />

di castighi che il datore di <strong>la</strong>voro<br />

poteva infliggergli. La generica<br />

potestas in mercennarios statuendi, il<br />

potere dell’assuntore di disporre dei<br />

<strong>la</strong>voratori liberi ingaggiati a mercede,<br />

ci dà conferma dello status, del<strong>la</strong><br />

posizione, del <strong>la</strong>voratore libero nel<br />

diritto romano. Egli, proprio perché<br />

mercede conductus, era di fatto<br />

equiparato allo schiavo: persona loco<br />

servi [persona come un servo] .<br />

Dall’età repubblicana all’età bizantina<br />

poteri analoghi a quelli del datore<br />

di <strong>la</strong>voro erano riconosciuti a una<br />

figura di prestatore di <strong>la</strong>voro che non<br />

possiamo definire “dipendente” stricto<br />

sensu per <strong>la</strong> sua condizione servile:<br />

il vilicus (fattore, amministratore di<br />

fattoria), uno schiavo il quale, domino<br />

concedente (per autorizzazione del<br />

padrone), era delegato a comandare<br />

su tutto il personale occupato<br />

nell’azienda agrico<strong>la</strong>, e a svolgere<br />

compiti anche formativi. Egli era,<br />

cioè, anche un servus magister,<br />

uno schiavo istruttore. Il vilicus,<br />

infatti, non riceveva dal dominus<br />

solo il potere di comandare ma era<br />

obbligato a <strong>la</strong>vorare fianco a fianco<br />

con gli altri dipendenti allo scopo di<br />

addestrarli nell’arte del<strong>la</strong> coltivazione<br />

dei campi: imitandolo, essi potevano<br />

imparare ad eseguire il <strong>la</strong>voro come<br />

lo eseguiva lui: “…Non solum enim<br />

debere imperare, sed etiam facere, ut<br />

facientem imitentur…” [Non solo,<br />

infatti, era tenuto a comandare, ma<br />

anche a <strong>la</strong>vorare per potere essere<br />

imitato in quel che faceva].<br />

///Normalmente, i romani benestanti<br />

possedevano in campagna almeno due<br />

ville, una destinata a se stessi quando<br />

si recavano dal<strong>la</strong> città nei loro poderi<br />

(vil<strong>la</strong> urbana), l’altra esclusivamente<br />

occupata dagli schiavi (vil<strong>la</strong> rustica),<br />

molto spartana e essenzialmente<br />

funzionale alle esigenze di un’azienda<br />

agrico<strong>la</strong>. Quando il proprietario non<br />

poteva permettersi una sua vil<strong>la</strong>, si<br />

adattava a vivere nel<strong>la</strong> vil<strong>la</strong> rustica<br />

insieme al vilicus e agli altri servi.<br />

Cicerone e Plinio avevano nei loro<br />

possedimenti agricoli bellissime<br />

ville “urbane” mentre il poeta Orazio<br />

quando si recava nel suo (unico)<br />

podere in Sabina faceva vita comune<br />

coi servi e col fattore.<br />

Il vilicus era, dunque, il capo del<strong>la</strong><br />

famiglia rustica , quel<strong>la</strong> che oggi<br />

chiamiamo azienda agrico<strong>la</strong>, il quale,<br />

seppure schiavo, operava con <strong>la</strong><br />

col<strong>la</strong>borazione del<strong>la</strong> moglie (vilica)<br />

e di un addetto al<strong>la</strong> tenuta dei libri<br />

aziendali (actor) quando il fondo<br />

era di notevole estensione. I più<br />

diretti dipendenti del fattore erano i<br />

magistri officiorum o operarum i cui<br />

compiti erano quelli di control<strong>la</strong>re i<br />

servi che <strong>la</strong>voravano nei campi, e di<br />

rendere conto al vilicus delle varie<br />

fasi delle coltivazioni, fino al raccolto<br />

e al trasporto dei prodotti agricoli al<br />

mercato.<br />

I peculiari poteri direttivi e<br />

disciplinari del vilicus, per<br />

rappresentare i quali nei testi<br />

troviamo adoperati i verbi iubere e<br />

imperare (sinonimi di comandare),<br />

non sollevavano il vilicus dal<strong>la</strong> sua<br />

condizione servile: egli era uno<br />

schiavo e non poteva essere tito<strong>la</strong>re<br />

in proprio di alcuna potestà. Questa<br />

egli esercitava, invece, in nome e per<br />

conto del padrone, come fiduciario<br />

e longa manus di quest’ultimo. Il<br />

vilicus, quindi, era un servus con<br />

compiti di sovrintendente, investito<br />

dal dominus di poteri di comando<br />

su tutti quelli che, a qualsiasi titolo,<br />

<strong>la</strong>voravano nel<strong>la</strong> famiglia aziendale<br />

agrico<strong>la</strong>, non esclusi, quindi,<br />

accanto agli schiavi, i <strong>la</strong>voratori<br />

liberi e i liberti. Si configurava il<br />

caso, eccezionale, del servus con<br />

poteri dispositivi e disciplinari su<br />

uomini liberi. Egli occupava una<br />

posizione forte e autoritaria di alter<br />

ego del proprietario terriero, fino<br />

al punto di esercitare, in suo nome<br />

e per suo conto, anche il potere di<br />

irrogare severe sanzioni corporali,<br />

di verberibus coercere, di punire<br />

a bastonate o con le verghe, tutti i<br />

componenti del<strong>la</strong> famiglia rustica, non<br />

esclusi, come abbiamo detto, i liberi e<br />

i liberti mercede conducti . Il vilicus<br />

esercitava questi poteri quasi sempre<br />

con partico<strong>la</strong>re severità e talvolta con<br />

crudeltà sia per ingraziarsi il padrone<br />

che sapeva di poter contare su uno<br />

schiavo fedele e rigoroso anche per<br />

affermare una sua supremazia sugli<br />

schiavi suoi simili, e, ancora di più,<br />

sui <strong>la</strong>voratori di condizione libera<br />

ingaggiati a mercede.<br />

Seppure ben nutriti, gli schiavi e i<br />

liberi occupati nelle tenute dei ricchi<br />

proprietari terrieri conducevano una<br />

vita assai faticosa, sia per il duro<br />

<strong>la</strong>voro del<strong>la</strong> terra, sia per <strong>la</strong> spietata<br />

disciplina cui erano sottoposti. Il<br />

trasferimento di uno schiavo dal<strong>la</strong><br />

famiglia urbana al<strong>la</strong> famiglia rustica<br />

costituiva nei fatti una vera punizione,<br />

ed era una minaccia costante che<br />

induceva il servo di città ad essere<br />

ancora più umile, servizievole e<br />

... non troppo loquace. Il poeta<br />

Orazio minacciava un suo schiavo<br />

linguacciuto di spostarlo a <strong>la</strong>vorare


in agro, nel suo podere in Sabina. Ma<br />

non c’è dubbio che il <strong>la</strong>voro che liberi<br />

o schiavi svolgevano nell’ambito<br />

di una famiglia di città era meno<br />

logorante: <strong>la</strong> frequentazione personale<br />

e diuturna col dominus e con <strong>la</strong> sua<br />

famiglia poteva favorire il nascere di<br />

re<strong>la</strong>zioni affettive anche intense.<br />

Per il mondo aulico, come abbiamo<br />

visto, l’elemento che sviliva non tanto<br />

il <strong>la</strong>voro in sè quanto il <strong>la</strong>voratore,<br />

era <strong>la</strong> retribuzione, <strong>la</strong> merces: essa<br />

riduceva il <strong>la</strong>voratore libero in<br />

condizione di sostanziale schiavitù.<br />

È, però, interessante osservare che<br />

già agli albori del<strong>la</strong> civiltà giuridica<br />

romana <strong>la</strong> mercede era il segno,<br />

<strong>la</strong> prova del<strong>la</strong> subordinazione, e<br />

qualsiasi altro tipo di negotium sine<br />

mercede (contratto senza compenso)<br />

non poteva rientrare, già allora, nel<strong>la</strong><br />

tipologia del contratto di <strong>la</strong>voro<br />

dipendente e del<strong>la</strong> locatio-conductio,<br />

più in generale. La mercede, quindi,<br />

era auctoramentum servitutis , e<br />

faceva insorgere il vincolo che<br />

imponeva al prestatore di <strong>la</strong>voro<br />

l’obbligo di <strong>la</strong>vorare, di fare qualcosa<br />

(necessitas faciendi) in favore del<br />

suo dante causa, datore di <strong>la</strong>voro,<br />

committente, conduttore, assuntore,<br />

etc., con tutte le conseguenze, anche<br />

di natura costrittiva del<strong>la</strong> libertà fisica<br />

e intellettuale, che abbiamo descritte.<br />

Era il compenso l’elemento distintivo<br />

del<strong>la</strong> locatio-conductio, mancando il<br />

quale qualsiasi impegno convenuto<br />

assumeva <strong>la</strong> qualifica di “mandato<br />

gratuito” avente normalmente origine<br />

da amicitia oppure ex officio (da un<br />

incarico pubblico o dovere verso il<br />

patrono da parte del liberto).<br />

Paulus individuava per il mandato<br />

gratuito e per <strong>la</strong> locatio-conductio le<br />

seguenti, sostanziali differenze:<br />

“Mandatum nisi gratuitum nullum<br />

est: nam originem ex officio atque<br />

amicitia trahit, contrarium ergo<br />

est officio merces: interveniente<br />

enim pecunia res ad locationem et<br />

condutionem potius respicit “ [Il<br />

mandato se non è gratuito, è nullo:<br />

infatti, trae origine o da amicizia o<br />

da un dovere: <strong>la</strong> mercede, dunque,<br />

è incompatibile con l’obbligo di<br />

eseguire un dovere (verso lo Stato<br />

o verso il patrono): intervenendo<br />

<strong>la</strong> retribuzione <strong>la</strong> prestazione è<br />

ricondotta al contratto di appalto].<br />

L’Ispettore e <strong>la</strong> <strong>Società</strong> 21<br />

Ancora più chiaramente ci illumina<br />

Gaius :<br />

“Locatio autem et conductio (et<br />

emptio et venditio) similibus regulis<br />

costituuntur: nisi enim merces certa<br />

statuta sit, non videtur locatio et<br />

conductio contrahi” [Inoltre, <strong>la</strong><br />

“locatio” e <strong>la</strong> “conductio”, come<br />

l’acquisto e <strong>la</strong> vendita, si costituiscono<br />

con regole simili: quando, infatti, non<br />

risulti chiaramente fissata <strong>la</strong> mercede<br />

non sembra che si sia stipu<strong>la</strong>to un<br />

contratto di appalto (a titolo oneroso)].<br />

Gaius esamina, poi, due ipotesi<br />

esemplificative: quel<strong>la</strong> di chi<br />

accetta a titolo gratuito (gratis) di<br />

<strong>la</strong>vare e rammendare i vestiti di<br />

un committente, nel quale caso<br />

l’assenza di una mercede configura<br />

un’obbligazione da mandato gratuito,<br />

e quel<strong>la</strong>, di chi conviene di eseguire lo<br />

stesso incarico ma contro compenso,<br />

che pone in essere, invece, un<br />

contratto a titolo oneroso rientrante<br />

nel<strong>la</strong> tipologia del<strong>la</strong> locatio-conductio.<br />

Lo stesso Gaio, però, non tra<strong>la</strong>scia<br />

di considerare anche il caso in cui<br />

nel contratto per <strong>la</strong> prestazione di un<br />

servizio non sia stato né corrisposto<br />

né fissato il compenso con l’intesa<br />

di stabilirne l’ammontare (e il<br />

pagamento) ad opera eseguita:<br />

“Si tibi polienda sarciendave<br />

vestimenta dederim, si quidam gratis<br />

hanc operam te suscipiente, mandati<br />

est obligatio, si vero mercede data aut<br />

constituta, locationis conductionisque<br />

negotium geritur. Quod si neque<br />

gratis hanc operam susceperis neque<br />

protinus aut data aut constituta sit<br />

merces, sed eo animo negotium<br />

gestum fuerit, ut postea tantum<br />

mercedis nomine daretur, quantum<br />

inter nos statutum sit, p<strong>la</strong>cet quasi<br />

de novo negotio in factum dandum<br />

esse iudicium, id est praescriptis<br />

verbis” [Se ti avrò dato da <strong>la</strong>vare e<br />

da rammendare degli abiti, e avrai<br />

accettato di svolgere questo <strong>la</strong>voro<br />

a titolo completamente gratuito,<br />

l’obbligazione (da te) assunta prende<br />

<strong>la</strong> forma del mandato (gratuito); se<br />

invece (avrai accettato di svolgere<br />

il <strong>la</strong>voro) contro retribuzione,<br />

corrisposta o anche solo pattuita,<br />

si pone in essere un contratto di<br />

<strong>la</strong>voro (locatio-conductio). Se, poi,<br />

avrai intrapreso questo <strong>la</strong>voro non<br />

a titolo gratuito ma senza neppure<br />

avere prima ricevuto e concordato<br />

una retribuzione, e questo contratto<br />

sarà stato comunque concluso con<br />

l’intenzione (animo) che in seguito<br />

sarebbe stato pagato un compenso<br />

nel<strong>la</strong> misura che fra di noi si fosse<br />

stabilita, sembra giusto che in questo<br />

caso si debba par<strong>la</strong>re quasi di un<br />

nuovo contratto, del tipo che si<br />

configura secondo gli accordi presi in<br />

precedenza].<br />

Non c’è dubbio, quindi, che il<br />

contratto di <strong>la</strong>voro subordinato<br />

già in epoca arcaica assunse <strong>la</strong><br />

configurazione e <strong>la</strong> struttura di<br />

un contratto che oggi definiamo<br />

“a titolo oneroso” o “contratto di<br />

scambio”: “nullum negotium sine<br />

mercede…” [nessun contratto senza<br />

retribuzione (Oppure: è nullo, senza<br />

valore, il contratto che non indichi <strong>la</strong><br />

retribuzione). Il contenuto oneroso<br />

del contratto era tassativamente<br />

prescritto. Non risultando pattuita<br />

<strong>la</strong> condizione che al<strong>la</strong> prestazione<br />

<strong>la</strong>vorativa seguisse una retribuzione,<br />

non poteva procedersi al<strong>la</strong><br />

stipu<strong>la</strong>zione di un contratto di <strong>la</strong>voro<br />

per l’assenza dell’obbligazione a<br />

carico di uno dei contraenti (datore di<br />

<strong>la</strong>voro, committente, dante causa) di<br />

corrispondere <strong>la</strong> mercede.<br />

Il diritto romano poneva, dunque,<br />

con estrema chiarezza a carico del<br />

prestatore di <strong>la</strong>voro l’obbligazione di<br />

svolgere un’attività di <strong>la</strong>voro (operas<br />

dare) nei modi e nei tempi richiesti<br />

dal conductor, per mezzo di una<br />

locatio sui, un contratto col quale il<br />

<strong>la</strong>voratore metteva a disposizione le<br />

proprie energie fisiche e intellettuali.<br />

Aggiungiamo che il contratto di<br />

<strong>la</strong>voro poteva prevedere un generico<br />

obbligo del <strong>la</strong>voratore a fornire le sue<br />

operae alle dipendenze dell’assuntore<br />

oppure poteva contenere <strong>la</strong><br />

descrizione partico<strong>la</strong>reggiata dei<br />

compiti da eseguirsi sotto <strong>la</strong> direzione<br />

e il controllo dell’assuntore. Questa<br />

distinzione si rive<strong>la</strong>va decisiva<br />

ai fini del<strong>la</strong> determinazione e<br />

del<strong>la</strong> graduazione delle sanzioni<br />

disciplinari. Ma il diritto romano<br />

prevedeva anche, a carico del<br />

datore di <strong>la</strong>voro, l’obbligazione<br />

di corrispondere al <strong>la</strong>voratore <strong>la</strong><br />

remunerazione pattuita. La posizione<br />

dominante dell’assuntore nel rapporto<br />

di <strong>la</strong>voro era fuori discussione, ed


22 L’Ispettore e <strong>la</strong> <strong>Società</strong><br />

era anche accettata come insita nel<strong>la</strong><br />

struttura del<strong>la</strong> locatio operarum perché<br />

traeva origine dall’antichissima<br />

locatio servorum e poi dal<strong>la</strong> locatio<br />

sui. Ma questa supremazia sul<br />

<strong>la</strong>voratore non sottraeva il datore di<br />

<strong>la</strong>voro all’obbligo di pagare il suo<br />

dipendente che era, normalmente, un<br />

uomo libero e aveva, quindi, il diritto<br />

di pretendere il rispetto del contratto<br />

e di chiamare il suo dante causa<br />

eventualmente inadempiente davanti<br />

al giudice.<br />

L’homo liber, in quanto tale,<br />

esercitava <strong>la</strong> volontà di optare per <strong>la</strong><br />

rinuncia temporanea al proprio status<br />

accettando, contro una retribuzione,<br />

di mettere a disposizione del datore<br />

di <strong>la</strong>voro se stesso attraverso<br />

l’esplicazione dei servigi richiesti. Il<br />

sistema, comunque, gli consentiva di<br />

scegliere: egli poteva conseguire un<br />

compenso economico che avrebbe<br />

scongiurato <strong>la</strong> miseria sua e del<strong>la</strong><br />

sua famiglia, oppure sceglieva di<br />

non sacrificare, sia pure per tempo<br />

limitato all’esecuzione del contratto<br />

di <strong>la</strong>voro, <strong>la</strong> sua libertà e <strong>la</strong> sua<br />

dignità rifiutandosi di <strong>la</strong>vorare alle<br />

dipendenze di un dominus-conductor<br />

alle condizioni descritte. Quest’ultima<br />

opzione poneva, certo, l’homo liber<br />

al riparo dal<strong>la</strong> subiectio sui, cioè<br />

dall’avvilente soggezione di se stesso,<br />

ma imponeva anche <strong>la</strong> necessità<br />

di ricercare soluzioni alternative<br />

al <strong>la</strong>voro subordinato in grado di<br />

garantirgli un’esistenza dignitosa e<br />

honesta. A Roma non erano molte<br />

le soluzioni che permettevano<br />

di guadagnarsi onestamente da<br />

vivere senza <strong>la</strong>vorare. Il vero<br />

uomo libero era colui che poteva<br />

<strong>la</strong>vorare senza compenso o, ancora<br />

meglio, non <strong>la</strong>vorare. Ma quello era,<br />

evidentemente, un uomo fortunato il<br />

quale, possedendo di suo o avendo<br />

avuto <strong>la</strong> buona sorte di contare sul<strong>la</strong><br />

generosità di un “mecenate”, poteva<br />

permettersi di darsi agli studi e di<br />

privilegiare le occupazioni del<strong>la</strong><br />

mente più di quelle delle braccia,<br />

senza l’assillo quotidiano di procurare<br />

a sé e al<strong>la</strong> sua famiglia il necessario<br />

per vivere. La posizione propizia<br />

all’ombra di generosi e illuminati<br />

protettori (mecenati) assecondò il<br />

fiorire a Roma di una schiera illustre<br />

di scrittori, poeti e filosofi, molti dei<br />

quali si impegnarono anche nel<strong>la</strong> vita<br />

pubblica. Altri, invece, preferirono<br />

iso<strong>la</strong>rsi e non immischiarsi nel<strong>la</strong><br />

politica che lo stesso Cicerone<br />

collegava strettamente a un sempre<br />

<strong>la</strong>tente periculum (rischio, pericolo di<br />

coinvolgimenti e di compromessi).<br />

Note:<br />

1. Più recenti scoperte archeologiche<br />

attribuirebbero, però, ad alcuni nuclei di<br />

pastori, di incerta provenienza, i primi<br />

insediamenti che avrebbero dato origine<br />

poi al<strong>la</strong> fondazione di Roma. Ma Roma<br />

divenne una città con l’arrivo degli Etruschi,<br />

e ancora dopo <strong>la</strong> fine del periodo monarchico<br />

l’influenza del<strong>la</strong> civiltà etrusca fu notevole.<br />

2. I famigliares erano gli appartenenti al<strong>la</strong><br />

famiglia, più propriamente i domestici, gli<br />

schiavi del<strong>la</strong> casa (famiglia).<br />

3. Ulpianus, Libro quinquagensimo sexto ad<br />

edictum, in Digesto 47. 8. 2. 14.<br />

4. Ulpianus, Libro sexagensimo nono ad<br />

edictum, in Digesto, 16. 1. 16-17, e 16. 1. 18.<br />

20.<br />

5. Ulpianus, Libro quadrangesimo sexto ad<br />

edictum, in Digesto 50, 16. 195. 3.<br />

6. Basilica, 60. 17. 7 sc. Evitiamo di<br />

trascrivere anche il testo in lingua greca.<br />

7. Pomponius, Libro tertio ad Sabinum, in Dig.<br />

41.1.19.<br />

8. Aristone, filosofo citato di frequente anche<br />

da Cicerone.<br />

9. Una lottizzazione di fatto, attuata anche<br />

successivamente con sistematicità, che indusse<br />

molti nuovi proprietari a spostare <strong>la</strong> loro<br />

residenza da Roma nelle province del<strong>la</strong> Sicilia,<br />

dell’Africa, del<strong>la</strong> Gallia e del<strong>la</strong> Spagna, nei<br />

luoghi, cioè, dove insistevano le terre dell’ager<br />

romanus loro assegnate, senza perdere quasi<br />

mai i benefici delle esenzioni fiscali di cui,<br />

normalmente, godevano i cittadini romani<br />

dell’Urbe e dell’Italia. Ma l’esonero dal<br />

tributum, l’imposta fondiaria, sulle proprietà in<br />

provincia non era automatico e generalizzato.<br />

Esso dipendeva spesso dal<strong>la</strong> situazione<br />

delle casse dello Stato, e poteva accadere,<br />

perciò, che il civis romanus dispensato a<br />

Roma e in Italia, fosse gravato dal fisco<br />

sulle sue proprietà in provincia. Nei periodi<br />

successivi al<strong>la</strong> repubblica le cose cambieranno<br />

radicalmente con l’introduzione di un vero e<br />

proprio “sistema fiscale”.<br />

10. L’unità di misura di superficie presso i<br />

Romani era il pes quadratus (piede quadrato)<br />

o constratus (tavo<strong>la</strong>to), pari a mq. 0.0876.<br />

Lo iugerum (iugero) era un multiplo del pes<br />

quadratus ed era pari a mq. 2520,6.<br />

11. Il termine, però, è di uso più frequente in<br />

età imperiale.<br />

12. Nel 133 a. C. Tiberio Gracco, tribuno<br />

del<strong>la</strong> plebe, propose una riforma agraria che<br />

prevedeva <strong>la</strong> distribuzione dell’ager publicus,<br />

un limite alle possessiones di terre demaniali<br />

e un sistema di finanziamento a favore dei<br />

coloni: insomma, una frattura storica col<br />

passato. Mal gliene incolse: fu assassinato<br />

lo stesso anno da alcuni senatori e da loro<br />

accoliti, sotto il comando di Publio Cornelio<br />

Scipione Nasica, pontefice massimo e già<br />

console nell’anno 138 a.C.! Caio Gracco dieci<br />

anni dopo volle riprendere il progetto del<br />

fratello Tiberio ma, per sfuggire al<strong>la</strong> fazione<br />

avversa, preferì togliersi <strong>la</strong> vita.<br />

13. La città e il regno di Pergamo, in Asia<br />

Minore, furono fiorentissimi sotto <strong>la</strong> dinastia<br />

degli Attalidi, fra il III e il I secolo a.C. Attalo<br />

III, divenuto re, fu un fedelissimo di Roma. A<br />

Pergamo sarebbe nato Galeno il quale, trasferitosi a<br />

Roma sotto l’imperatore Marco Aurelio, ne divenne<br />

medico personale. v. pag. 296.<br />

14. Plutarco, Tiberius Gracchus, 13-14.<br />

15. Velleio, Liber II (Posterior), 3.3. Gaio (o<br />

Marco) Velleio Patercolo (c. 19 a.C.), storico<br />

romano.<br />

16. Di una Lex Licinia par<strong>la</strong> Livio in Ab Urbe<br />

condita, Libro XXXIV, 4, 9: “Quid legem<br />

Liciniam excitavit de quingentis iugeribus<br />

nisi ingens cupido agro continuandi?” [Perché<br />

fu emanata <strong>la</strong> legge Licinia sul limite dei<br />

cinquecento iugeri se non per mettere un freno<br />

allo smodato desiderio di al<strong>la</strong>rgare sempre più<br />

i confini dei propri possedimenti?].<br />

17. Imp. Iulianus A. secundo praefecto<br />

praetorio, in Codex Theod. X. 3. 1.<br />

18. Le dottrine liberali o scienze liberali erano<br />

ritenute allora <strong>la</strong> geometria, <strong>la</strong> letteratura e<br />

<strong>la</strong> filosofia (scienza per eccellenza liberale e<br />

nobile).<br />

19. Optimo iure esse, aequo iure esse, sui<br />

iuris…sono espressioni giuridiche che<br />

troviamo soprattutto negli scritti di Cicerone<br />

(es. “…confirmabuntur optimo iure.” in De<br />

lege agraria contra Rullum, I, 14).<br />

20. Il libertus [liberto] era lo schiavo liberato<br />

dal padrone ed emancipato.<br />

21. Paulus, Sententiae, 5 (De liberali causa).<br />

1.1<br />

22. Giustiniano, Institutiones, III, 13:<br />

“obligatio est iuris vinculum, quo necessitate<br />

adstringimur alicuius solvendae rei, secundum<br />

nostrae civitatis iura.” [L’obbligazione<br />

contrattuale è un vincolo per il quale<br />

costringiamo, per impegno assunto da<br />

qualcuno, ad adempiere a qualcosa, in base<br />

alle nostre leggi].<br />

23. È esemp<strong>la</strong>re l’uso in Cicerone, sempre<br />

attento al<strong>la</strong> proprietà e al significato dei


termini, del verbo emere (emo, is, emi,<br />

emptum, ere), qui adoperato nel<strong>la</strong> forma<br />

passiva, nel senso di “comprare”, “acquistare”,<br />

o “essere comprato”, “essere acquistato”, e<br />

che ha per oggetto, in questo caso, non una<br />

cosa inanimata, bensì le attività, i servigi<br />

del <strong>la</strong>voratore: quasi a rafforzare il concetto<br />

dell’arcaica locatio sui con <strong>la</strong> quale il<br />

<strong>la</strong>voratore “vendeva” se stesso, cioè <strong>la</strong> sua<br />

attività fisica o intellettuale.<br />

24. Cicerone, De officiis, 1, 150<br />

25. op. cit. 2.6.22.<br />

26. Basilica, 60.17.7. Ma anche in Ulpianus,<br />

Libro sexagensimo nono ad ed. (Dig. 43, 16. 1.<br />

18-20): “Si filius famiglias vel mercennarius vi<br />

deiecerit, utile interdictum competit”.<br />

27. L’uomo libero nel corso del rapporto di<br />

<strong>la</strong>voro conservava, anche solo formalmente,<br />

il suo status e <strong>la</strong> tito<strong>la</strong>rità dei diritti. Erano le<br />

modalità di esecuzione del contratto di <strong>la</strong>voro<br />

che lo riducevano a un servus temporarius,<br />

cioè a uno schiavo a termine. Altra cosa era <strong>la</strong><br />

condizione servile vera e propria.<br />

28. Nelle compi<strong>la</strong>zioni dei giuristi c<strong>la</strong>ssici<br />

(Digesto, 9.2.5.3 e 19.2.13.4) si trovano gli<br />

echi di dispute, a quel tempo evidentemente<br />

vivacissime, sui limiti oltre i quali non<br />

poteva estendersi <strong>la</strong> castigatio. Ad esempio,<br />

si discuteva in quale misura (nel senso<br />

dell’intensità) l’istruttore potesse esercitare<br />

<strong>la</strong> castigatio nei confronti dell’apprendista<br />

distratto o svogliato allo scopo di mettere il<br />

docente stesso nelle condizioni di svolgere<br />

L’Ispettore e <strong>la</strong> <strong>Società</strong> 23<br />

al meglio il suo compito formativo (docendi<br />

causa). Il rapporto di apprendistato si<br />

instaurava con un contratto di locatio pueri<br />

docendi.<br />

29. Ulpiano, in Digesto, 9.2.13.4.<br />

30. Basilica, 60.17.1.20 sc.<br />

31. Iavolenus, Libro quarto decimo ex Cassio,<br />

in Dig. 9.2.37 pr.<br />

32. Codex Theodosianus, IX, 12. 2 (Imperator<br />

Constantinus A. Maximiliano Microbio).<br />

33. Va, tuttavia, precisato che loco servi<br />

oppure loco servorum significava anche: al<br />

posto del servo, in sostituzione degli schiavi.<br />

34. Catone, De re rustica, 1.17.4<br />

35. La famiglia urbana era quel<strong>la</strong> del padrone<br />

che quasi sempre abitava in città.<br />

36. Varrone, De re rustica.<br />

37. Orazio, Satire, II 7, 117-118: “ocius hinc te<br />

ne rapis, accedes opera agro nona Sabino”.<br />

38. Cicerone, De Officiis (Dei doveri) I,<br />

150.: “est in illis ipsa merces auctoramentum<br />

servitutis”: [in essi (<strong>la</strong>voratori pagati) <strong>la</strong><br />

mercede di per sé è il prezzo del<strong>la</strong> loro<br />

schiavitù]. Ma l’auctoramentum era anche il<br />

contratto di servizio dei g<strong>la</strong>diatori e di altri<br />

bassi mestieri. Esso conteneva il giuramento<br />

del <strong>la</strong>voratore di accettare le punizioni anche<br />

corporali che il datore di <strong>la</strong>voro riteneva di<br />

dovergli infliggere (v. ante).<br />

39. Giulio Paolo, giurista del II sec. d. C.<br />

40. Paulus, Libro trigesimo secundo ad<br />

edictum, in Iustiniani Digesta 17.1.1.4<br />

41. Gaio, giurista del II sec. (circa) d. C.<br />

42. Gaius, Institutionum Commentarius, III. 142.<br />

43. Giustiniano in Institutiones III, 24 (De<br />

locatione et conductione) parafrasa Gaius:<br />

Locatio et conductio proxima est emptioni et<br />

venditioni iisdemque iuris regulis consistit.<br />

Nam ut emptio et venditio ita contrahitur<br />

si de pretio convenerit, sic etiam locatio et<br />

conductio ita contrahi intellegitur si merces<br />

constituta sit ….[Il contratto per l’esecuzione<br />

di un’opera è molto simile al contratto di<br />

compravendita ed è rego<strong>la</strong>to dalle stesse<br />

norme. Infatti, come <strong>la</strong> compravendita diviene<br />

esecutiva (vinco<strong>la</strong>nte) se si conviene il<br />

prezzo, così anche l’esecuzione di un’opera si<br />

ritiene obbligatoria quando sia stata pattuita<br />

<strong>la</strong> retribuzione …]. E Ulpiano in Libro I ad<br />

Sabinum: “Sine pretio nul<strong>la</strong> venditio est”.<br />

44. Gaius, Libro decimo ad edictum<br />

provinciale, in Dig. 19.5.22 .<br />

45. L’art. 2094 c.c. qualifica prestatore di<br />

<strong>la</strong>voro subordinato “….chi si obbliga mediante<br />

retribuzione … alle dipendenze e sotto <strong>la</strong><br />

direzione dell’imprenditore”.<br />

46. Il Codice Civile del 1865, direttamente<br />

scaturito dal<strong>la</strong> legis<strong>la</strong>zione napoleonica, ma<br />

ancora nel filone del<strong>la</strong> più rigida tradizione<br />

giuridica romana, concepiva il <strong>la</strong>voro come<br />

una “cosa”, avendosi riguardo essenzialmente<br />

al “risultato”, e il contratto di <strong>la</strong>voro una<br />

“locazione”: più precisamente una “locazione<br />

di opere (art. 1568) <strong>la</strong> quale, poi, si distingueva<br />

in locazione di <strong>la</strong>voro subordinato (art. 1627) e<br />

locazione di opera autonoma.


24 L’Ispettore e <strong>la</strong> <strong>Società</strong><br />

Dal 01 febbraio 2012 le domande di<br />

autorizzazione al<strong>la</strong> cassa integrazione<br />

ordinaria e straordinaria, compresi i<br />

contratti di solidarietà, devono essere<br />

trasmesse in via telematica.<br />

Le esigenze di semplificazione<br />

imposte, infatti, dalle recenti<br />

disposizioni normative obbligano<br />

l’Istituto a ridurre il numero<br />

d’informazioni richieste alle aziende.<br />

Ed, infatti, con il messaggio n.<br />

7216 del 27.04.2012, l’I.N.P.S.<br />

rende noto che è stata avviata una<br />

fase di sperimentazione per <strong>la</strong><br />

semplificazione del<strong>la</strong> domanda<br />

d’autorizzazione al<strong>la</strong> C.I.G.O. del<br />

settore industria, resa possibile<br />

proprio grazie all’acquisizione, in<br />

via automatica, delle informazioni<br />

dall’UniEMens analitico.<br />

La prima versione del modello sarà<br />

pubblicata a maggio 2012 e sarà<br />

utilizzabile per le sospensioni e/o<br />

riduzioni di attività re<strong>la</strong>tive al mese di<br />

giugno 2012.<br />

Semplifi cazione del<strong>la</strong> domanda di<br />

aut. per <strong>la</strong> C.I.G.O. per il settore<br />

industria: messaggio INPS n. 7216/2012.<br />

di Gianfranco Cioffi , Ispettore del <strong>la</strong>voro coordinatore del Ministero del Lavoro (1)<br />

Tuttavia, specifica l’Istituto, tale<br />

semplificazione varrà solo ed<br />

esclusivamente per le aziende che<br />

utilizzano il flusso Uniemens per <strong>la</strong><br />

comunicazione dei dati re<strong>la</strong>tivi alle<br />

sospensioni e/o riduzioni di attività<br />

(circo<strong>la</strong>re n. 13/2011).<br />

La procedura, come vedremo in<br />

prosieguo, risulta più semplificata,<br />

grazie all’acquisizione automatica<br />

del patrimonio informativo assicurato<br />

dall’Uniemens analitico, necessario<br />

per l’istruttoria amministrativa del<strong>la</strong><br />

stessa domanda.<br />

Dunque, con <strong>la</strong> nota che si commenta,<br />

l’Istituto fornisce indicazioni in<br />

merito al<strong>la</strong> semplificazione del<strong>la</strong><br />

domanda di autorizzazione C.I.G.O.<br />

Industria, al<strong>la</strong> compi<strong>la</strong>zione del<br />

flusso Uniemens ed all’avvio di una<br />

fase di sperimentazione “C.I.G.O.<br />

INDUSTRIA” e conseguente proroga<br />

del periodo di transizione per le altre<br />

tipologie di integrazioni sa<strong>la</strong>riali.<br />

Per quanto concerne <strong>la</strong><br />

semplificazione del<strong>la</strong> domanda<br />

di “C.I.G. ordinaria industria”<br />

essa è stata resa possibile grazie<br />

all’acquisizione, in via automatica, di<br />

molte informazioni dal file Uniemens.<br />

Rispetto all’attuale modello di<br />

domanda di “C.I.G. ordinaria<br />

industria”, <strong>la</strong> nuova domanda<br />

semplificata non conterrà più i quadri<br />

G, H (con esclusione delle richieste<br />

per motivi meteorologici), L, P, Q.<br />

Mentre, altri quadri, come A, B e<br />

parzialmente il quadro E, saranno già<br />

precompi<strong>la</strong>ti ed, infine, gli altri quadri<br />

sono stati riformu<strong>la</strong>ti per garantire<br />

l’acquisizione delle informazioni<br />

ritenute comunque necessarie e<br />

obbligatorie .<br />

L’abbinamento tra <strong>la</strong> domanda<br />

semplificata ed il periodo di<br />

sospensione risultante dalle denunce<br />

Uniemens avverrà utilizzando uno<br />

specifico codice (“ticket”), che<br />

identifica un periodo di riduzione o<br />

sospensione dell’attività <strong>la</strong>vorativa


per il quale l’azienda intende proporre<br />

domanda di C.I.G. ordinaria settore<br />

industria. L’adeguamento delle attuali<br />

procedure e degli archivi informatici<br />

al nuovo modello di domanda avverrà<br />

in due fasi successive.<br />

La prima fase che si concluderà a<br />

maggio 2012, in cui sarà ri<strong>la</strong>sciato una<br />

ver-sione del modello semplificato<br />

che, oltre all’inserimento del “Ticket”,<br />

presenterà diverse caratteristiche.<br />

In questa prima versione del modello<br />

semplificato, <strong>la</strong> nota specifica che,<br />

oltre all’inserimento del “Ticket”, esso<br />

presenterà le seguenti caratteristiche:<br />

- soppressione dei quadri P, Q ed<br />

R con spostamento solo di alcune<br />

informazioni nei quadri C e D;<br />

- riorganizzazione dell’attuale quadro<br />

C con il calcolo automatico del totale<br />

delle ore di CIG, in base ai dati di<br />

dettaglio dei quadri G e, spostamento<br />

di alcuni dati, attualmente presenti<br />

sull’intestazione del modulo,<br />

nell’attuale quadro R;<br />

- riorganizzazione dell’attuale quadro<br />

D con l’integrazione di una parte dei<br />

dati ora richiesti negli attuali quadri<br />

O e P;<br />

- riorganizzazione dell’attuale<br />

quadro E con <strong>la</strong> compi<strong>la</strong>zione, da<br />

parte dell’utente, dei soli dati re<strong>la</strong>tivi<br />

ai <strong>la</strong>voratori in forza nell’unità<br />

produttiva e autocompi<strong>la</strong>zione degli<br />

altri dati in base a quelli inseriti negli<br />

attuali quadri G;<br />

- semplificazione dell’attuale quadro<br />

H, con eliminazione di tutti i campi<br />

attualmente compi<strong>la</strong>bili ad esclusione<br />

di quelli necessari per indicare<br />

l’eventuale evento meteorologico<br />

che ha determinato <strong>la</strong> richiesta di<br />

integrazione;<br />

- semplificazione dell’attuale quadro<br />

M con richiesta di compi<strong>la</strong>zione da<br />

parte dell’utente dei soli giorni totali<br />

di ferie residue dei <strong>la</strong>voratori in CIG,<br />

eventualmente esprimibili anche in<br />

forma aggregata;<br />

- sull’attuale quadro N, in alternativa<br />

all’inserimento dei dati attualmente<br />

richiesti, sarà possibile allegare<br />

<strong>la</strong> so<strong>la</strong> copia scannerizzata del<strong>la</strong><br />

comunicazione alle rappresentanze<br />

sindacali o del verbale di<br />

consultazione sindacale;<br />

- semplificazione degli attuali<br />

quadri S e T dove le informazioni<br />

attualmente richieste saranno<br />

L’Ispettore e <strong>la</strong> <strong>Società</strong> 25<br />

convertite in dichiarazioni di<br />

responsabilità da parte dell’utente.<br />

L’Istituto rende noto, inoltre, che<br />

<strong>la</strong> prima versione del modello<br />

semplificato di domanda di<br />

integrazione sa<strong>la</strong>riale ordinaria<br />

settore industria, sarà pubblicato a<br />

Maggio 2012 e sarà utilizzabile per<br />

le sospensioni e/o riduzioni di attività<br />

re<strong>la</strong>tive al mese di Giugno 2012; con<br />

un successivo messaggio saranno<br />

pubblicate le specifiche tecniche<br />

re<strong>la</strong>tive al<strong>la</strong> domanda semplificata.<br />

La seconda fase, infine, sarà<br />

sperimentata a partire da settembre<br />

2012, e sarà caratterizzata dal fatto<br />

che il modello di domanda sarà<br />

integralmente semplificato, con<br />

autocompi<strong>la</strong>zione dei quadri A e B e<br />

soppressione anche del quadro G e del<br />

quadro L.<br />

Per quanto riguarda, inoltre, le<br />

nuove modalità di compi<strong>la</strong>zione del<br />

flusso Uniemens per <strong>la</strong>voratori in<br />

sospensione o riduzione dell’orario<br />

di <strong>la</strong>voro per periodi di integrazione<br />

sa<strong>la</strong>riale già autorizzati ovvero in<br />

attesa di autorizzazione (previste dal<strong>la</strong><br />

circo<strong>la</strong>re n. 13/2011), <strong>la</strong> nota in esame<br />

dispone che, al momento, possono<br />

essere utilizzate per l’integrazione<br />

sa<strong>la</strong>riale ordinaria settore industria.<br />

L’adeguamento delle attuali procedure<br />

e degli archivi informatici al nuovo<br />

modello di domanda avverrà in due<br />

fasi successive.<br />

Peraltro, il periodo di transizione<br />

previsto dal<strong>la</strong> circo<strong>la</strong>re 13/2011<br />

appena richiamata, viene<br />

ulteriormente prorogato per le altre<br />

tipologie di integrazioni sa<strong>la</strong>riali.<br />

Note:<br />

1. Il presente <strong>la</strong>voro non è da considerarsi<br />

impegnativo per l’Amministrazione di<br />

appartenenza.<br />

2. Si richiamano, nello specifico, le Circo<strong>la</strong>ri<br />

INPS n. 141/2011 e n. 148/2011, nonché il<br />

Messaggio INPS n. 1564/2012.<br />

3. Cfr., art. 7, comma 2, lett. g) e h), del D.L.<br />

n. 70/2011 convertito con modificazioni dal<strong>la</strong><br />

Legge n. 106/2011; art. 15, comma 1, del<strong>la</strong><br />

Legge n. 183/2011, modificativo del DPR n.<br />

445/2000; direttiva n. 14/2011 del Ministero<br />

del<strong>la</strong> pubblica amministrazione e del<strong>la</strong><br />

semplificazione.<br />

4. Tale modulo è reperibile nel portale “Servizi<br />

per le aziende, consulenti e professionisti”,<br />

modulo CIG al link “Acquisizione OnLine<br />

domande Cigo”.<br />

Nel<strong>la</strong> stessa sezione sono inoltre disponibili<br />

i manuali e le specifiche tecniche per <strong>la</strong><br />

predisposizione delle domande CIGO su flusso<br />

telematico.<br />

5. Ai sensi dell’articolo 7 del<strong>la</strong> Legge n.<br />

164/1975.<br />

6. Questo “ticket” andrà poi riportato, in<br />

occasione dell’esposizione dei dati all’interno<br />

del flusso Uniemens, nel campo ,<br />

finché non è emessa <strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva autorizzazione.<br />

7. Nel<strong>la</strong> prima fase, che si concluderà come<br />

detto a maggio 2012, l’Inps ri<strong>la</strong>scerà una<br />

prima versione del modello semplificato;<br />

nel<strong>la</strong> seconda fase, sperimentata a partire da<br />

settembre 2012, il modello di domanda verrà<br />

integralmente semplificato.<br />

La prima versione del modello semplificato<br />

sarà pubblicato a maggio 2012 ed utilizzabile<br />

per le sospensioni e/o riduzioni di attività<br />

re<strong>la</strong>tive al mese di giugno 2012.<br />

Tuttavia, l’Inps rinvia a un successivo<br />

messaggio per le specifiche tecniche e le<br />

istruzioni operative.


26 L’Ispettore e <strong>la</strong> <strong>Società</strong><br />

1- Introduzione<br />

In un sistema economico come<br />

quello attuale, in cui le aziende<br />

di ogni settore tendono ad<br />

esternalizzare sempre più ampie<br />

parti del ciclo produttivo (c.d.<br />

outsourcing), è evidente il forte<br />

legame esistente tra frammentazione<br />

del<strong>la</strong> filiera produttiva ed<br />

utilizzo di <strong>la</strong>voro irrego<strong>la</strong>re,<br />

con <strong>la</strong> conseguenza di frequenti<br />

inadempimenti in materia di<br />

sicurezza sul <strong>la</strong>voro e di rispetto<br />

delle norme in generale.<br />

Il vincolo di solidarietà nel<strong>la</strong><br />

filiera degli appalti costituisce uno<br />

strumento indiretto di controllo del<br />

mercato del <strong>la</strong>voro e di contrasto<br />

al <strong>la</strong>voro irrego<strong>la</strong>re. Il carattere<br />

solidale delle obbligazioni che ne<br />

derivano consente, infatti, di risalire<br />

tutta <strong>la</strong> filiera e di legare con un<br />

filo conduttore i soggetti che sono<br />

coinvolti nel<strong>la</strong> stessa opera o nel<br />

medesimo servizio, allo scopo di<br />

garantire il corretto assolvimento<br />

degli obblighi retributivi,<br />

contributivi e previdenziali.<br />

2- La normativa vigente<br />

L’art. 29, comma 2, del D.Lgs. n.<br />

276/2003 (come risultante dalle<br />

modifiche operate dall’art. 6, comma<br />

1, del DLgs. N. 251/2004 nonché<br />

dall’art. 1, comma 911, del<strong>la</strong> L. n.<br />

296/2006) stabilisce che “in caso<br />

di appalto di opere o di servizi il<br />

committente imprenditore o datore<br />

di <strong>la</strong>voro è obbligato in solido<br />

con l’appaltatore, nonché con<br />

ciascuno degli eventuali ulteriori<br />

subappaltatori, entro il limite di due<br />

anni dal<strong>la</strong> cessazione dell’appalto,<br />

a corrispondere ai <strong>la</strong>voratori i<br />

trattamenti retributivi e i contributi<br />

previdenziali dovuti”.<br />

A tale norma va aggiunta <strong>la</strong><br />

disposizione contenuta nell’art. 35,<br />

comma 28, del D.L. n.223/2006,<br />

convertito in L. n. 248/2006,<br />

secondo <strong>la</strong> quale “l’appaltatore<br />

risponde in solido con il<br />

subappaltatore del<strong>la</strong> effettuazione e<br />

del versamento delle ritenute fiscali<br />

sui redditi di <strong>la</strong>voro dipendente<br />

e del versamento dei contributi<br />

previdenziali e dei contributi<br />

assicurativi obbligatori per gli<br />

infortuni sul <strong>la</strong>voro e le ma<strong>la</strong>ttie<br />

Il regime di responsabilità solidale<br />

applicabile ai debiti contributivi:<br />

verbalizzazione delle risultanze<br />

ispettive<br />

di Nadia Brunetti, Funzionario di Vigi<strong>la</strong>nza INPS di Roma<br />

professionali dei dipendenti cui è<br />

tenuto il subappaltatore”.<br />

Dal combinato disposto delle norme<br />

anzidette, si evince quanto segue:<br />

- il committente, per quanto lo<br />

riguarda, sarà chiamato a rispondere<br />

in solido con l’appaltatore e gli<br />

eventuali subappaltatori, ai sensi<br />

del predetto art. 29, comma 2, per<br />

l’intero importo del<strong>la</strong> contribuzione<br />

dovuta, entro il limite temporale<br />

di due anni dal<strong>la</strong> cessazione<br />

dell’appalto per tutti i <strong>la</strong>voratori<br />

impiegati nell’appalto stesso. Resta<br />

ferma l’ordinaria prescrizione<br />

quinquennale per il recupero<br />

contributivo nei confronti del datore<br />

di <strong>la</strong>voro inadempiente (appaltatore<br />

o subappaltatore).<br />

Con riferimento al generico termine<br />

<strong>la</strong>voratore s’intende qualsiasi<br />

soggetto impiegato nell’appalto<br />

con diverse tipologie contrattuali,<br />

compresi col<strong>la</strong>boratori a progetto<br />

e associati in partecipazione.<br />

Ovviamente, il regime di<br />

responsabilità opera a tute<strong>la</strong> di<br />

tutti i <strong>la</strong>voratori, anche i <strong>la</strong>voratori<br />

“in nero”, ossia i <strong>la</strong>voratori non<br />

risultanti dalle scritture o altra<br />

documentazione obbligatoria.<br />

Tale vincolo è escluso qualora il<br />

committente sia una persona fisica<br />

che non esercita attività d’impresa o<br />

professionale.<br />

- l’appaltatore risponde solidalmente<br />

con il subappaltatore, ai sensi del<br />

richiamato art. 35, comma 28, non<br />

solo per i contributi dovuti, sia<br />

previdenziali che assistenziali, ma<br />

anche per l’effettuazione e per il<br />

versamento delle ritenute fiscali.<br />

Tuttavia, stante il riferimento del<strong>la</strong><br />

fonte normativa ai “redditi di <strong>la</strong>voro<br />

dipendente”, <strong>la</strong> responsabilità<br />

solidale dell’appaltatore e degli<br />

eventuali subappaltatori per<br />

contributi ed oneri fiscali (escluse<br />

le retribuzioni) trova applicazione<br />

esclusivamente con riferimento<br />

alle prestazioni rese da <strong>la</strong>voratori<br />

subordinati.<br />

La differenza sostanziale tra le due<br />

disposizioni normative è <strong>la</strong> seguente:<br />

<strong>la</strong> prima (D.Lgs.n.276/2003)<br />

prevede una responsabilità solidale<br />

per tutti i soggetti del<strong>la</strong> catena degli<br />

appalti (committente, appaltatore,<br />

subappaltatore/i), nei limiti<br />

temporali di due anni dal termine<br />

dell’appalto. La seconda (L. n.<br />

248/2006) prevede <strong>la</strong> solidarietà tra<br />

appaltatore e subappaltatore, senza<br />

risalire, quindi, al committente<br />

e senza alcun vincolo temporale<br />

(salvo quello del<strong>la</strong> prescrizione<br />

quinquennale).<br />

Accanto al<strong>la</strong> previsione normativa<br />

contenuta nell’art. 29, c.d.”legge<br />

Biagi”, modificata dal<strong>la</strong> recente<br />

novel<strong>la</strong> di febbraio (v. punto 3), è<br />

poi da annoverare quanto prevede<br />

l’art. 1676 c.c., secondo il quale<br />

“coloro che, alle dipendenze<br />

dell’appaltatore, hanno dato <strong>la</strong> loro<br />

attività per eseguire l’opera o per<br />

prestare il servizio, possono proporre<br />

azione diretta contro il committente<br />

per conseguire quanto è loro dovuto,<br />

fino al<strong>la</strong> concorrenza del debito che<br />

il committente ha verso l’appaltatore<br />

nel tempo in cui essi propongono <strong>la</strong><br />

domanda”.<br />

La disposizione, eventualmente<br />

applicabile <strong>la</strong>ddove sia trascorso il<br />

termine di due anni dal<strong>la</strong> cessazione<br />

dell’appalto, presenta però due<br />

grossi limiti rispetto al<strong>la</strong> disciplina<br />

del citato art. 29:<br />

a) l’oggetto è circoscritto ai crediti<br />

retributivi e non anche a quelli<br />

previdenziali;<br />

b) <strong>la</strong> solidarietà non è invocabile<br />

se, nelle more del<strong>la</strong> domanda<br />

giudiziale, il committente ha già<br />

estinto il proprio debito nei confronti<br />

dell’esecutore dei <strong>la</strong>vori.<br />

3- Le recenti modifiche<br />

Il regime del<strong>la</strong> responsabilità<br />

solidale negli appalti ha subìto una<br />

recente modifica con l’art. 21 del<br />

D.L. 9 febbraio 2012, n. 5 (c.d.<br />

Decreto semplificazioni), che ha<br />

esteso il vincolo solidaristico anche<br />

alle quote di trattamento di fine<br />

rapporto ed ai premi assicurativi<br />

dovuti in re<strong>la</strong>zione al periodo di<br />

esecuzione del contratto di appalto.<br />

Viene esclusa, invece, l’applicazione<br />

del<strong>la</strong> norma per le sanzioni civili, le<br />

quali rimangono in capo all’effettivo<br />

responsabile dell’inadempimento,<br />

ribaltando, quindi, l’interpretazione<br />

fornita dal Ministero del Lavoro con<br />

<strong>la</strong> risposta all’interpello n. 3/2010,<br />

che riteneva sussistere <strong>la</strong> solidarietà<br />

per tali sanzioni in quanto aventi


natura risarcitoria (v. circo<strong>la</strong>re<br />

Ministero del Lavoro N. 2/2012).<br />

Ulteriore novità, apportata dal<strong>la</strong><br />

legge di conversione n. 35 del<br />

04/04/2012, è nel<strong>la</strong> possibilità, per il<br />

committente imprenditore o datore<br />

di <strong>la</strong>voro, convenuto in giudizio<br />

insieme all’appaltatore, di eccepire,<br />

in sede di difesa, il beneficio del<strong>la</strong><br />

prima escussione del patrimonio<br />

dell’appaltatore stesso.<br />

In tal caso, accertata <strong>la</strong><br />

responsabilità solidale di entrambi<br />

gli obbligati, l’azione esecutiva può<br />

essere intentata nei confronti del<br />

committente solo dopo l’infruttuosa<br />

escussione del patrimonio<br />

dell’appaltatore.<br />

Il committente imprenditore o<br />

datore di <strong>la</strong>voro che ha eseguito<br />

il pagamento può esercitare<br />

l’azione di regresso nei confronti<br />

del coobbligato secondo le regole<br />

generali.<br />

L’Ispettore e <strong>la</strong> <strong>Società</strong> 27<br />

4- Istruzioni per l’attività<br />

ispettiva<br />

In un’ampia ricognizione delle<br />

varie problematiche emerse<br />

sull’argomento, il Ministero del<br />

Lavoro, con <strong>la</strong> circo<strong>la</strong>re n. 5 dell’11<br />

febbraio 2011, ha delineato un<br />

quadro normativo completo in<br />

materia di responsabilità solidale<br />

ed ha fornito in merito alcune<br />

indicazioni al personale ispettivo.<br />

Qualora gli organi di vigi<strong>la</strong>nza<br />

accertino inadempienze contributive,<br />

sono tenuti a notificare i verbali di<br />

accertamento/contestazione a tutti i<br />

responsabili in solido (committente,<br />

appaltatore ed eventuale<br />

subappaltatore), esponendo<br />

chiaramente le motivazioni e gli<br />

elementi utili a conoscere le ragioni<br />

dell’addebito. La tempestiva<br />

comunicazione, infatti, consente di<br />

attivare i necessari meccanismi di<br />

autotute<strong>la</strong> da parte degli obbligati in<br />

solido, come, ad esempio, bloccare<br />

il pagamento del <strong>la</strong>voro eseguito<br />

onde far fronte agli obblighi omessi.<br />

Nel caso in cui vengano riscontrate<br />

inosservanze da cui scaturiscono<br />

crediti patrimoniali in favore dei<br />

<strong>la</strong>voratori utilizzati nell’appalto, il<br />

personale ispettivo (in tal caso, solo<br />

gli ispettori del <strong>la</strong>voro) sarà tenuto a<br />

notificare il provvedimento a tutti i<br />

soggetti solidalmente responsabili.<br />

Anche <strong>la</strong> Sede regionale INPS del<strong>la</strong><br />

Lombardia, con messaggio n. 12354<br />

del 07/06/2011, ha fornito al proprio<br />

corpo ispettivo precise istruzioni,<br />

utili per chiunque ne voglia prendere<br />

visione, a titolo orientativo, in<br />

attesa di disposizioni operative<br />

a tutti i funzionari ed ispettori di<br />

vigi<strong>la</strong>nza da parte del<strong>la</strong> Direzione<br />

Centrale Entrate dell’INPS, per<br />

un’auspicabile uniformità di<br />

comportamento su tutto il territorio<br />

nazionale.


28 L’Ispettore e <strong>la</strong> <strong>Società</strong><br />

In qualità di ispettori addetti al<strong>la</strong><br />

vigi<strong>la</strong>nza quotidianamente si<br />

incontrano istituti come l’appalto, il<br />

distacco, <strong>la</strong> somministrazione, istituti<br />

che in materia “gius<strong>la</strong>voristica”<br />

hanno un’importanza cruciale<br />

tra gli operatori del diritto ma, in<br />

partico<strong>la</strong>re, per l’ispezione del <strong>la</strong>voro.<br />

Queste fattispecie rappresentano<br />

nel panorama del mondo del <strong>la</strong>voro<br />

nonché nell’ambito del diritto<br />

dei fenomeni di interposizione di<br />

manodopera, istituti introdotto<br />

in tempi re<strong>la</strong>tivamente recenti e<br />

solo da un tempo re<strong>la</strong>tivamente<br />

breve consentiti, seppur con alcune<br />

restrizioni, dal<strong>la</strong> legge.<br />

Per capire a fondo <strong>la</strong> genesi<br />

dell’attuale assetto normativo può<br />

essere utile fare una breve panoramica<br />

storica per permettere di comprendere<br />

meglio il fenomeno di oggi, facendo<br />

un passo indietro nel tempo, per<br />

cercare di comprendere quando<br />

nascono i presupposti di queste nuove<br />

forme di utilizzo del<strong>la</strong> manodopera<br />

tramite le c.d. “esternalizzazioni”, che<br />

sottendono a precise nuove strategie.<br />

La globalizzazione che caratterizza<br />

l’assetto sociale e culturale del<br />

nostro tempo, si estende anche in<br />

campo economico dove all’interno<br />

del mercato del <strong>la</strong>voro esaspera il<br />

principio di concorrenza, per cui solo<br />

le imprese competitive sopravvivono<br />

e prosperano, mentre quelle non<br />

competitive chiudono i battenti. Il<br />

vecchio modello tayloristico, adottato<br />

nel corso di tutto il ‘900, basato su<br />

una struttura gerarchico-piramidale,<br />

che si concentra su un’unica sede<br />

produttiva e dove il <strong>la</strong>voratore inizia e<br />

conclude <strong>la</strong> sua vita <strong>la</strong>vorativa, va in<br />

crisi; diventa indispensabile rivedere<br />

i modelli di organizzazione aziendale<br />

realizzando il decentramento<br />

produttivo con il ricorso massiccio<br />

alle esternalizzazioni (outsourcing),<br />

con l’affidamento di interi settori<br />

delle attività produttive delle aziende<br />

a soggetti terzi. L’esternalizzazione<br />

delle attività, nel rendere più efficiente<br />

e competitiva l’impresa, riduce e<br />

attenua i diritti dei <strong>la</strong>voratori.<br />

Il diritto del <strong>la</strong>voro ha dovuto<br />

adeguarsi a queste trasformazioni,<br />

introducendo pertanto delle norme che<br />

arginassero gli abusi che si realizzano<br />

sui <strong>la</strong>voratori.<br />

Appalto ed intermediazione<br />

abusiva, le forme patologiche delle<br />

esternalizzazioni. Profi li giuridici<br />

e spunti operativi.<br />

di Laura Pecchio – Ispettore del Lavoro DTL di Roma<br />

Dapprima il legis<strong>la</strong>tore italiano vi<br />

ha provveduto con <strong>la</strong> legge 1369/60<br />

che vietava in assoluto <strong>la</strong> fornitura<br />

di manodopera sanzionando<strong>la</strong> con <strong>la</strong><br />

costituzione di un rapporto di <strong>la</strong>voro<br />

diretto tra <strong>la</strong>voratore ed utilizzatore<br />

effettivo.<br />

Nel ’97 con <strong>la</strong> legge n. 196 (c.d.<br />

Pacchetto Treu) viene introdotto<br />

il <strong>la</strong>voro interinale che riconosce<br />

<strong>la</strong> legittimità del<strong>la</strong> fornitura di<br />

prestazioni di <strong>la</strong>voro che, tuttavia,<br />

continua a costituire un’eccezione<br />

consentita solo in presenza di esigenze<br />

temporanee e specifiche dal<strong>la</strong><br />

contrattazione collettiva e consentita<br />

solo a specifichi soggetti autorizzato<br />

dal<strong>la</strong> legge.<br />

Ma l’espressa abrogazione del divieto<br />

di interposizione di manodopera è<br />

stata consacrato nel D. Lgs. 276/03<br />

(c.d. Legge Biagi) e dalle successive<br />

modifiche e decreti attuativi, che<br />

ha introdotto l’intermediazione<br />

nel sistema del mondo del <strong>la</strong>voro,<br />

ponendone limiti e regole al<strong>la</strong><br />

realizzazione concreta.<br />

In questo panorama in cui il mercato<br />

del <strong>la</strong>voro gioca con le regole e i limiti<br />

posti dal legis<strong>la</strong>tore, <strong>la</strong> riflessione che<br />

diventa importante fare è, da ispettori<br />

del <strong>la</strong>voro, come fare a garantire il<br />

rispetto delle regole?<br />

È un dato di fatto, che si<br />

riscontra quotidianamente, che<br />

le esternalizzazioni delle attività<br />

vengono sempre più poste in essere<br />

attraverso forme che risultano<br />

palesemente illegittime, con <strong>la</strong><br />

conseguenza che il <strong>la</strong>voratore,<br />

oltre che depauperato, viene anche<br />

offeso nel<strong>la</strong> sua dignità di <strong>la</strong>voratore<br />

e di uomo; l’esternalizzazione<br />

illecita diventa allora un fenomeno<br />

deplorevole, sotto l’aspetto legale,<br />

sotto l’aspetto economico, sotto<br />

l’aspetto sociale e sotto l’aspetto<br />

etico.<br />

Ma come si concretizzano le forme<br />

patologiche nelle esternalizzazioni?<br />

In partico<strong>la</strong>re le figure che intendiamo<br />

esaminare sono l’appalto non genuino,<br />

<strong>la</strong> somministrazione irrego<strong>la</strong>re e il<br />

distacco. Tutte le forme “patologiche”<br />

di esternalizzazione confluiscono<br />

giuridicamente di fatto nel<strong>la</strong><br />

somministrazione illecita o irrego<strong>la</strong>re<br />

di manodopera, poiché diventano<br />

mere forniture di manodopera<br />

realizzate “contra legem” e i fuori dai<br />

limiti e dalle condizioni poste dal<strong>la</strong><br />

legge.<br />

APPALTO<br />

Questo istituto è certamente il<br />

più antico tra quelli oggetto del<strong>la</strong><br />

presente trattazione. Le disposizioni<br />

normative di riferimento sono gli<br />

artt. 1655- 1677 del codice civile<br />

e il novel<strong>la</strong>to art. 29 del 276/2003<br />

che, su questo tema, introduce una<br />

novità importante rispetto al<strong>la</strong> legge<br />

1369/60, premettendo che l’appalto si<br />

distingue dal<strong>la</strong> somministrazione per<br />

l’organizzazione dei mezzi necessari<br />

da parte dell’appaltatore; aggiungendo<br />

poi che, <strong>la</strong> genuinità dell’appalto può<br />

risultare anche solo dall’esercizio<br />

del potere organizzativo e direttivo<br />

nei confronti dei <strong>la</strong>voratori utilizzati<br />

nell’appalto nonché per l’assunzione<br />

del rischio d’impresa.<br />

Vale a dire, che le prestazioni<br />

<strong>la</strong>vorative rese per <strong>la</strong> realizzazione<br />

dell’opera o del servizio oggetto<br />

del contratto non devono essere<br />

organizzate e dirette da soggetti terzi<br />

estranei all’impresa appaltatrice<br />

(ad esempio dall’appaltante) e che<br />

l’imprenditore che offre in appalto<br />

un’opera od un servizio deve<br />

assumersi il rischio d’impresa che<br />

non può quindi coincidere con il<br />

mero costo del personale impiegato<br />

nell’attività;<br />

Laddove i requisiti indicati non<br />

vengono rispettati <strong>la</strong> fattispecie<br />

incontrata può essere ricondotta<br />

nell’ipotesi di appalto non genuino<br />

che viene punito nel nostro<br />

ordinamento come somministrazione<br />

abusiva di manodopera da parte dello<br />

pseudo appaltatore, ed utilizzazione<br />

illecita da parte del committente, con<br />

l’art. 18 del d. lgs. 276/2003.<br />

Ma vediamo più nel dettaglio alcuni<br />

indici di non genuinità dell’appalto<br />

e<strong>la</strong>borati dal<strong>la</strong> dottrina e dal<strong>la</strong><br />

giurisprudenza i quali permettono e<br />

forniscono un indirizzo interpretativo,<br />

in partico<strong>la</strong>re all’ispettore del <strong>la</strong>voro,<br />

per valutare <strong>la</strong> genuinità di un<br />

contratto di appalto.<br />

1. Mancanza di qualifica di<br />

imprenditore del soggetto<br />

appaltatore.<br />

È indispensabile che l’appaltatore<br />

abbia <strong>la</strong> forma e <strong>la</strong> sostanza di


impresa , sia dal punto di vista<br />

tecnico, sia dal punto di vista<br />

economico ed organizzativo. Non<br />

sarà genuino, inoltre, l’appalto<br />

realizzato da un soggetto che seppur<br />

imprenditore (organizzazione di<br />

mezzi ed organizzazione d’impresa),<br />

si limiti a fornire manodopera non<br />

assumendo alcun rischio d’impresa.<br />

Esempi: mancanza di esperienza<br />

del’appaltatore nel settore di<br />

riferimento dell’appalto; diversità<br />

dell’attività svolta dall’appaltatore<br />

dall’attività dedotta in contratto;<br />

inesistenza di compagine aziendale<br />

di personale qualificato a svolgere<br />

le mansioni connesse all’oggetto del<br />

contratto di appalto.<br />

2. Esercizio del potere direttivo da<br />

parte del committente.<br />

Possono essere indici rive<strong>la</strong>tori i<br />

seguenti: stesso orario di <strong>la</strong>voro tra<br />

dipendenti dell’appaltatore e del<br />

committente; il pagamento delle<br />

retribuzioni effettuato direttamente<br />

dal committente; controllo diretto<br />

dei <strong>la</strong>voratori dell’azienda appaltante<br />

del committente esercitato anche<br />

tramite preposti; concessione di ferie<br />

e permessi da parte del committente;<br />

re<strong>la</strong>zioni sindacali gestite dal<br />

committente,…<br />

3. Mezzi e strumenti del<br />

committente. Quest’indice deve<br />

essere valutato con estrema attenzione<br />

perché, in alcuni casi, come l’appalto<br />

di servizi (ad es. società di consulenza<br />

informatica) pur in presenza di un<br />

apporto materiale minimo o nullo si<br />

deve valutare l’apporto organizzativo<br />

dell’appaltante e i beni immateriali<br />

forniti.<br />

4. Qualificazione dell’attività<br />

<strong>la</strong>vorativa.<br />

Si può par<strong>la</strong>re di genuinità<br />

dell’appalto quando l’attività rientri<br />

tra quelle normalmente esercitate<br />

dall’appaltatore, nell’oggetto sociale<br />

dell’impresa. Sarà altresì genuino<br />

l’appalto nel quale i dipendenti<br />

dell’impresa appaltatrice dei <strong>la</strong>vori<br />

svolgano attività e mansioni differenti<br />

dai dipendenti del committente.<br />

5. Quantificazione ed attribuzione<br />

del corrispettivo.<br />

Quest’ultimo criterio è strettamente<br />

connesso all’assunzione del rischio<br />

d’impresa, facendo riferimento ad<br />

un corrispettivo che non deve essere<br />

L’Ispettore e <strong>la</strong> <strong>Società</strong> 29<br />

parametrato unicamente al costo del<strong>la</strong><br />

manodopera impiegata e che non sia<br />

stabilito preventivamente in maniera<br />

fissa o faccia riferimento al costo<br />

del <strong>la</strong>voro a giornata e non all’opera<br />

da realizzare. (verificare l’eventuale<br />

vio<strong>la</strong>zione del sinal<strong>la</strong>gma contrattuale<br />

del 1655 c.,c. “ compimento di<br />

un’opera o un servizio verso un<br />

corrispettivo di denaro”).<br />

SOMMINISTRAZIONE<br />

La somministrazione è il contratto<br />

disciplinato dagli artt. 20 e ss. Del<br />

D. Lgs. 276/2003, contratto che<br />

individua e si sviluppa tra tre soggetti:<br />

il somministratore o datore di <strong>la</strong>voro,<br />

il <strong>la</strong>voratore e l’utilizzatore.<br />

Per <strong>la</strong> figura del somministratore<br />

<strong>la</strong> legge richiede precisi requisiti di<br />

cui all’art. 4 e dall’art 5 del d. lgs.<br />

276/2003.<br />

(Es.: Iscrizione all’albo ed<br />

autorizzazione, partico<strong>la</strong>re forma<br />

giuridica, capitale minimo versato,<br />

esercizio dell’attività in quattro<br />

regioni,…: L’evidente ratio di tale<br />

normativa è quel<strong>la</strong> di tute<strong>la</strong>re il<br />

<strong>la</strong>voratore, che è l’anello debole<br />

del triangolo che potrebbe subire<br />

le eventuali conseguenze negative<br />

dell’uso improprio di quel<strong>la</strong> forma<br />

contrattuale.<br />

Le forme patologiche del<strong>la</strong><br />

somministrazione vera e propria,<br />

sono sostanzialmente tre: <strong>la</strong><br />

somministrazione irrego<strong>la</strong>re, <strong>la</strong><br />

somministrazione abusiva, <strong>la</strong><br />

somministrazione fraudolenta.<br />

La somministrazione irrego<strong>la</strong>re è<br />

delle tre, <strong>la</strong> patologia più lieve poiché<br />

avviene al di fuori ed in vio<strong>la</strong>zione<br />

delle condizioni poste dagli artt. 20<br />

commi 3,4,5 e 21 commi 1 e 2 del d.<br />

lgs. 276/2003; non ha rilievi penali e<br />

viene infatti punita con una sanzione<br />

amministrativa (art. 18 comma 3).<br />

È <strong>la</strong> somministrazione posta in essere<br />

da agenzie di somministrazione<br />

iscritte all’albo fuori dai limiti e dalle<br />

condizioni stabilite dalle norme.<br />

Nel caso di somministrazione<br />

irrego<strong>la</strong>re Il <strong>la</strong>voratore può chiedere,<br />

giudizialmente, <strong>la</strong> costituzione di un<br />

rapporto di <strong>la</strong>voro alle dipendenze<br />

dell’utilizzatore.<br />

La somministrazione abusiva si<br />

ha invece quando è posta in essere<br />

da un soggetto non autorizzato, ha<br />

rilievi penalistici, ed è in questa che<br />

confluiscono l’appalto non genuino e<br />

il distacco illecito. Viene punita come<br />

contravvenzione con l’ammenda di<br />

€ 50,00 al giorno per ogni <strong>la</strong>voratore<br />

impiegato. (art. 18, comma 1 e 2 , del<br />

D. Lgs. 276/2003)<br />

Nel caso di somministrazione<br />

abusiva il <strong>la</strong>voratore può chiedere,<br />

giudizialmente, <strong>la</strong> costituzione di un<br />

rapporto di <strong>la</strong>voro alle dipendenze<br />

dell’utilizzatore.<br />

La più grave delle tre forme è <strong>la</strong><br />

somministrazione fraudolenta, che<br />

viene posta in essere al precipuo<br />

scopo di eludere norme di legge o di<br />

CCNL. Ai fini del<strong>la</strong> configurazione<br />

del<strong>la</strong> fattispecie in esame <strong>la</strong> norma<br />

richiede <strong>la</strong> presenza del requisito<br />

del consilium fraudis e partecipatìo<br />

fraudis, ovvero l’accordo fraudolento<br />

tra le parti ovvero tra somministratore<br />

e utilizzatore. Nel<strong>la</strong> somministrazione<br />

fraudolenta è richiesta, per<br />

l’integrazione del<strong>la</strong> fattispecie<br />

contravvenzionale, <strong>la</strong> presenza<br />

dell’elemento psicologico del dolo<br />

specifico, che si ha quando <strong>la</strong> legge<br />

richiede nell’azione del reo oltre al<strong>la</strong><br />

coscienza e <strong>la</strong> volontà dell’azione od<br />

omissione commessa, un “quid pluris”<br />

che è rappresentato nell’aver agito per<br />

un fine partico<strong>la</strong>re ed ulteriore, che è<br />

rappresentato, nel caso specifico del<strong>la</strong><br />

somministrazione fraudolenta, dal<strong>la</strong><br />

finalità di eludere norme inderogabili<br />

di legge o di contratti collettivi.<br />

La somministrazione fraudolenta<br />

è sanzionata in modo più severo,<br />

dall’art. 28 del d. lgs. 276/2003, che<br />

prevede una pena aggiuntiva rispetto<br />

al<strong>la</strong> forma del<strong>la</strong> somministrazione<br />

abusiva. Per configurare <strong>la</strong><br />

somministrazione fraudolenta è<br />

indispensabile individuare il dolo<br />

specifico, individuazione che risulta<br />

molto complessa perché deve partire<br />

dall’analisi del contesto oggettivo in<br />

cui si è riscontrata <strong>la</strong> vio<strong>la</strong>zione ed,<br />

attraverso il reperimento di indizi<br />

e elementi sintomatici, deve portare<br />

provare specificatamente <strong>la</strong> volontà di<br />

eludere norme di legge o di contratto.<br />

E’ ovviamente, tra le figure esaminate,<br />

<strong>la</strong> fattispecie più difficile da provare.<br />

A titolo esemplificativo si possono<br />

citare alcuni casi.<br />

-Il somministratore, che potrebbe<br />

anche essere soggetto autorizzato,


30 L’Ispettore e <strong>la</strong> <strong>Società</strong><br />

obbliga alle dimissioni un <strong>la</strong>voratore<br />

svantaggiato per poi ricollocarlo<br />

l’ex datore di <strong>la</strong>voro tramite<br />

somministrazione al fine di applicare<br />

trattamenti economici e normativi<br />

inferiori;<br />

- oppure <strong>la</strong> somministrazione a<br />

tempo determinato viene reiterata più<br />

volte allo stesso utilizzatore al fine<br />

di eludere i limiti posti dai CCL e<br />

dal<strong>la</strong> legge in materia di contratto a<br />

termine.<br />

IL DISTACCO<br />

La forma patologica forse più<br />

insidiosa delle esternalizzazioni<br />

sta diventando, anche al<strong>la</strong> luce<br />

dell’esperienza quotidiana<br />

dell’attività di vigi<strong>la</strong>nza, il<br />

distacco, poiché in tale fattispecie<br />

<strong>la</strong> verifica dell’abuso e <strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva<br />

contestazione/disconoscimento, può<br />

operarsi attraverso l’analisi di due<br />

soli elementi fissati dal legis<strong>la</strong>tore,<br />

nell’art. 30 del D. lgs. 276/2003:<br />

<strong>la</strong> temporaneità e l’interesse del<br />

distaccante.<br />

Per ripercorre <strong>la</strong> genesi dell’istituto<br />

nel tempo, va osservato che<br />

inizialmente l’istituto del distacco<br />

trovava albergo normativo solo<br />

nel settore del pubblico impiego,<br />

dove nel D.P.R. n. 3/57, venivano<br />

configuravano le ipotesi di distacco e<br />

di comando, per le quali il legis<strong>la</strong>tore<br />

aveva ammesso, seppur in ipotesi<br />

residuali, <strong>la</strong> possibilità del ricorso<br />

anche nel settore privato all’istituto<br />

del distacco.<br />

L’attuale norma fondante è il<br />

d.lgs. 276/03, <strong>la</strong>ddove all’art. 30<br />

specifica: “ il distacco si configura<br />

quando il datore di <strong>la</strong>voro, per<br />

soddisfare un proprio interesse, pone<br />

temporaneamente uno o più <strong>la</strong>voratori<br />

a disposizione di altro soggetto per<br />

l’esecuzione di una determinata<br />

attività <strong>la</strong>vorativa”.<br />

Rispetto al primo requisito ovvero<br />

<strong>la</strong> temporaneità, da considerarsi<br />

strettamente connesso con l’interesse,<br />

è facile costatarne <strong>la</strong> presenza, poiché<br />

il termine può essere tra le parti<br />

determinato o determinabile: es. vien<br />

apposta <strong>la</strong> data; oppure viene indicato<br />

l’evento che fa cessare il distacco, <strong>la</strong><br />

conclusione di un’opera ad esempio.<br />

Problemi più seri possono crearsi<br />

invero nel<strong>la</strong> valutazione dell’interesse<br />

del distaccante che, è bene subito<br />

sottolineare, non deve essere un<br />

mero interesse economico, sic et<br />

simpliciter, che da solo non giustifica<br />

mai il distacco, salvo che per evitare<br />

licenziamenti collettivi per crisi<br />

aziendale, o <strong>la</strong> cassa integrazione (sul<br />

punto si veda cassazione 16165/2004)<br />

ma in questo caso occorre un<br />

preventivo accordo sindacale.<br />

L’interesse del distaccante deve<br />

essere prima di tutto specifico,<br />

rilevante concreto e persistente e<br />

cioè perdurare in tutto il periodo nel<br />

quale il distacco è disposto, da qui <strong>la</strong><br />

connessione con <strong>la</strong> temporaneità.<br />

Inoltre l’interesse oggetto del<br />

contratto deve essere di tipo<br />

produttivo; Sul punto <strong>la</strong> circo<strong>la</strong>re<br />

del Ministero del Lavoro n.<br />

3/2004 è chiara nell’affermare che<br />

l’interesse del distaccante deve<br />

consistere in un interesse produttivo<br />

diversamente qualificato dal mero<br />

interesse economico che riguarda il<br />

somministratore. Diciamo subito che<br />

deve trattarsi di un autentico interesse<br />

produttivo, vale a dire un interesse<br />

legato alle esigenze dell’impresa<br />

piuttosto che dell’imprenditore<br />

persona fisica, ed allora diventa<br />

indispensabile fissare dei criteri per<br />

valutare se un interesse sia produttivo<br />

o meno.<br />

Le due caratteristiche indicate<br />

dal legis<strong>la</strong>tore costituiscono <strong>la</strong><br />

piattaforma di <strong>la</strong>voro dell’ispettore<br />

che deve valutarne l’effettiva<br />

consistenza nel singolo caso concreto,<br />

valutazione che deve essere operata<br />

in stretta re<strong>la</strong>zione con <strong>la</strong> realtà<br />

aziendale del distaccante.<br />

Sul<strong>la</strong> base dell’esperienza maturata<br />

in campo come ispettori potremmo<br />

fornire qualche concreta indicazione,<br />

allo scopo di fornire qualche spunto<br />

operativo:<br />

• potremmo dire ad esempio che<br />

l’attività che il <strong>la</strong>voratore distaccato<br />

andrà a svolgere dovrà essere<br />

specificata e collegata logicamente<br />

all’interesse che motiva il distacco.<br />

Non si possono accettare descrizioni<br />

generiche dell’attività che si andrà a<br />

svolgere, ma devono essere puntuali.<br />

Esempi: il distaccante è un fornitore<br />

di macchinari complessi ed allora<br />

distacca operai per addestrare<br />

le maestranze dell’acquirente-<br />

distaccatario, una volta addestrate<br />

il distacco deve cessare, pertanto<br />

anche <strong>la</strong> temporaneità è legata<br />

al tipo di attività; altro esempio,<br />

col<strong>la</strong>borazione per <strong>la</strong> migliore riuscita<br />

del prodotto; e ancora, acquisizione<br />

di professionalità che non può essere<br />

acquisita presso <strong>la</strong> propria azienda per<br />

il <strong>la</strong>ncio di un nuovo prodotto o per<br />

una partico<strong>la</strong>re qualità del prodotto e<br />

si distacca uno o più <strong>la</strong>voratori presso<br />

azienda che ha impianti e macchine e<br />

procedure che permettono di acquisire<br />

determinate professionalità.<br />

• Non può essere considerato lecito un<br />

distacco motivato dal<strong>la</strong> acquisizione<br />

di professionalità per lo svolgimento<br />

di attività future ed incerte, che non<br />

risultano neanche nell’oggetto sociale<br />

dell’impresa, perché in contrasto con<br />

il requisito del<strong>la</strong> concretezza;<br />

• Non potrà essere considerato<br />

legittimo il distacco da parte di<br />

aziende che non svolgono proprie<br />

autentiche attività produttive,<br />

ma si limitano a svolgere attività<br />

di somministrazione assumendo<br />

e contestualmente distaccando<br />

personale, realizzando un’ipotesi<br />

di mera somministrazione di<br />

manodopera (si tratta per lo più di<br />

cooperative).<br />

Per concludere, pseudo-appalto,<br />

pseuso-distacco e somministrazione<br />

illecita, sono tre espressioni di<br />

un unico illecito, che integrano<br />

<strong>la</strong> fattispecie più generale del<strong>la</strong><br />

interposizione illecita di manodopera,<br />

per le quali, infatti, l’ordinamento<br />

prevede <strong>la</strong> medesima pena.


Lo stress da <strong>la</strong>voro può causare gravi<br />

conseguenze per <strong>la</strong> salute fisica,<br />

psicologica e re<strong>la</strong>zionale. La qualità<br />

del<strong>la</strong> vita negli ambienti di <strong>la</strong>voro è<br />

un obiettivo di primaria rilevanza sia<br />

per i <strong>la</strong>voratori che per le imprese. La<br />

valorizzazione del/del<strong>la</strong> <strong>la</strong>voratore/<br />

<strong>la</strong>voratrice, con l’opportunità di sviluppo<br />

professionale e di espressione delle<br />

potenzialità in un’organizzazione di<br />

<strong>la</strong>voro, rappresentano delle strategie<br />

per migliorare anche <strong>la</strong> produttività<br />

e l’innovazione. A seguito del<strong>la</strong><br />

raccomandazione dell’ILO, Intenational<br />

<strong>la</strong>bour organization, l’Istat ha svolto una<br />

prima indagine sul disagio dei <strong>la</strong>voratori<br />

per gli anni 2008-2009.È emerso che<br />

2milioni e 633mi<strong>la</strong> <strong>la</strong>voratori, pari al<br />

9%, hanno dichiarato di aver subito nel<br />

corso del<strong>la</strong> vita vessazioni al <strong>la</strong>voro,<br />

demansionamento o privazioni di compiti.<br />

La maggior parte dei comportamenti<br />

persecutori e discriminatori ha riguardato<br />

l’ambito del<strong>la</strong> comunicazione, a seguire,<br />

<strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> situazione professionale,<br />

l’immagine sociale, le re<strong>la</strong>zioni sociali,<br />

infine le aggressioni vere e proprie (3,9%<br />

dei casi). Secondo questa indagine, che<br />

ha per oggetto il disagio conc<strong>la</strong>mato nelle<br />

re<strong>la</strong>zioni <strong>la</strong>vorative, i <strong>la</strong>voratori hanno<br />

<strong>la</strong>mentato problemi fisici (emicrania,<br />

disturbi al cuore, gastrite, colite),<br />

psicologici (tensione, ansia, depressione)<br />

e di tipo re<strong>la</strong>zionale (litigi frequenti<br />

a causa del nervosismo, minor tempo<br />

dedicato ad amici e familiari).<br />

Con <strong>la</strong> Campagna europea 2012 sul<strong>la</strong><br />

valutazione dei rischi psicosociali sono<br />

state avviate una serie di iniziative per<br />

l’informazione e <strong>la</strong> sensibilizzazione<br />

di aziende e <strong>la</strong>voratori al fine del<strong>la</strong><br />

prevenzione del rischio. La campagna<br />

di ispezioni si concentrerà specialmente<br />

agli ambiti del<strong>la</strong> sanità e del<strong>la</strong> previdenza<br />

sociale, dei servizi (hotel, ristoranti) e<br />

dei trasporti, individuati come settori con<br />

maggiore incidenza di rischio da stress.<br />

Nel “panorama legale” interno,<br />

riguardante l’ambiente di <strong>la</strong>voro e<br />

<strong>la</strong> dignità delle persone, <strong>la</strong> norma<br />

fondamentale è l’articolo 2087 del<br />

codice civile: “L’imprenditore è tenuto<br />

ad adottare nell’esercizio dell’impresa le<br />

misure che, secondo <strong>la</strong> partico<strong>la</strong>rità del<br />

<strong>la</strong>voro, l’esperienza e <strong>la</strong> tecnica, sono<br />

necessarie a tute<strong>la</strong>re l’integrità fisica e<br />

<strong>la</strong> personalità morale dei prestatori di<br />

<strong>la</strong>voro”. Il principale testo di riferimento<br />

è il Testo unico del<strong>la</strong> sicurezza (TUS),<br />

L’Ispettore e <strong>la</strong> <strong>Società</strong> 31<br />

Stress <strong>la</strong>voro - corre<strong>la</strong>to,<br />

Campagna europea<br />

di ispezione 2012<br />

di Lucia Fincato – Funzionaria di Vigi<strong>la</strong>nza Inail di Vicenza<br />

il decreto legis<strong>la</strong>tivo 9 aprile 2008, n.<br />

81 che, all’articolo 28 “Oggetto del<strong>la</strong><br />

valutazione dei rischi”, prevede al n.1<br />

bis <strong>la</strong> valutazione dello stress <strong>la</strong>vorocorre<strong>la</strong>to.<br />

La valutazione di tutti i<br />

rischi, compreso quello dello stress,<br />

l’e<strong>la</strong>borazione del DVR, documento<br />

di valutazione aziendale dei rischi, e<br />

<strong>la</strong> designazione del responsabile del<br />

servizio di protezione e prevenzione, sono<br />

specifici compiti che il datore di <strong>la</strong>voro<br />

non può delegare ad altri soggetti (art.<br />

17 TUS). Nello stesso DVR, oltre al<strong>la</strong><br />

re<strong>la</strong>zione di tutti i rischi per <strong>la</strong> sicurezza<br />

e <strong>la</strong> salute, devono essere indicate le<br />

misure ritenute opportune per garantirne<br />

il miglioramento. Per preventive lo stress<br />

da <strong>la</strong>voro si può far leva sul<strong>la</strong> gestione<br />

dell’organizzazione, sull’informazione<br />

e <strong>la</strong> formazione partecipativa, e con<br />

l’adozione dei codici di condotta. Questi<br />

ultimi sono atti di formazione volontaria<br />

assunti dallo stesso datore per promuovere<br />

un clima favorevole. Nell’ambito del<strong>la</strong><br />

vigi<strong>la</strong>nza sul<strong>la</strong> corretta applicazione sul<strong>la</strong><br />

salute e sicurezza in ambito di <strong>la</strong>voro,<br />

salvo le eccezioni individuate dal Tus,<br />

<strong>la</strong> competenza generale è assegnata<br />

servizi dell’Azienda sanitaria locale,<br />

attribuzione che risale al<strong>la</strong> Legge 833/78,<br />

ed il personale di vigi<strong>la</strong>nza nell’attività<br />

di accertamento agisce in qualità di<br />

ufficiale di polizia giudiziaria. Dal 31<br />

dicembre 2010 in ogni azienda, sia in<br />

ambito pubblico che privato, deve essere<br />

valutato lo stress <strong>la</strong>voro-corre<strong>la</strong>to. Le<br />

indicazioni metodologiche in merito<br />

agli strumenti da utilizzare sono giunte<br />

dal<strong>la</strong> Commissione consultiva che<br />

ha dato pure degli orientamenti per<br />

semplificare gli adempimenti, specie<br />

riguardo alle piccole imprese. I datori che<br />

occupano fino a 10 <strong>la</strong>voratori possono<br />

autocertificare <strong>la</strong> valutazione del rischio.<br />

Nel<strong>la</strong> circo<strong>la</strong>re n. 15 del novembre 2010<br />

del Ministero del <strong>la</strong>voro sono evidenziate<br />

delle indicazioni operative che, pur<br />

“tenendo conto dell’ampia produzione<br />

scientifica disponibile, sono state redatte<br />

secondo criteri di semplicità, brevità e<br />

comprensibilità”. Recependo l’articolo<br />

3 dell’Accordo Europeo del 2004 e<br />

l’accordo Inteconfederale del giugno<br />

2008, il fenomeno dello stress <strong>la</strong>voro<br />

corre<strong>la</strong>to, è definito come <strong>la</strong> “condizione<br />

che può essere accompagnata da disturbi<br />

o disfunzioni di natura fisica, psicologica<br />

o sociale ed è conseguenza del fatto<br />

che taluni individui non si sentono in<br />

grado di corrispondere alle richieste o<br />

aspettative riposte in loro”. Tali disturbi<br />

possono causare astensione dal <strong>la</strong>voro<br />

con l’erogazione da parte dell’Inail<br />

dell’indennità giornaliera per inabilità<br />

temporanea assoluto e nei casi più gravi<br />

l’indennizzo per <strong>la</strong> lesione all’integrità<br />

psicofisica (danno biologico) o <strong>la</strong> rendita<br />

per inabilità permanente. Il datore per<br />

<strong>la</strong> valutazione del rischio stress <strong>la</strong>vorocorre<strong>la</strong>to<br />

deve anzitutto adottare una<br />

metodologia di rilevazione “in modo<br />

che da tale identificazione discendano <strong>la</strong><br />

pianificazione e <strong>la</strong> realizzazione di misure<br />

di eliminazione o, quando essa non sia<br />

possibile, riduzione al minimo di tale<br />

fattore di rischio”. Una ponderazione che<br />

deve riguardare gruppi di <strong>la</strong>voratori con<br />

caratteristiche omogenee, ad esempio per<br />

mansione svolte o unità produttiva, e non<br />

singoli soggetti. Il metodo si artico<strong>la</strong> in<br />

una prima fase di valutazione preliminare,<br />

ed eventualmente una seconda fase<br />

“approfondita”.<br />

I dati che vengono considerati sono del<br />

tutto oggettivi e verificabili, distinti in<br />

tre categorie: eventi sentinel<strong>la</strong> (infortuni,<br />

ma<strong>la</strong>ttie, turnover, sanzioni disciplinari,<br />

segna<strong>la</strong>zioni del medico competente),<br />

fattori di contenuto del <strong>la</strong>voro (ambiente,<br />

attrezzature, carichi di <strong>la</strong>voro), fattori<br />

di contesto del <strong>la</strong>voro (ruolo, conflitti,<br />

carriere). Solo nel caso del<strong>la</strong> sussistenza<br />

di elementi di rischio da stress <strong>la</strong>voro<br />

corre<strong>la</strong>to e del<strong>la</strong> conseguente adozione<br />

di interventi correttivi, ma con risultati<br />

inefficaci, il datore dovrà procedere<br />

con <strong>la</strong> seconda fase dell’approfondita<br />

valutazione. Un approfondimento che<br />

viene svolto valutando “<strong>la</strong> percezione<br />

soggettiva dei <strong>la</strong>voratori, ad esempio<br />

attraverso differenti strumenti quali<br />

questionari, focus group, interviste<br />

semi strutturate”. I datori che occupano<br />

fino a 5 <strong>la</strong>voratori possono coinvolgere<br />

direttamente i <strong>la</strong>voratori, ad esempio<br />

organizzando apposite riunioni, al<br />

fine di trovare una soluzione. Il TUS<br />

prevede tutti i casi in cui è obbligatoria<br />

<strong>la</strong> sorveglianza sanitaria, solo per citarne<br />

alcuni, <strong>la</strong> movimentazione manuale dei<br />

carichi (art. 168), agenti fisici (art. 185) e<br />

esposizione al rumore (art. 196). Anche se<br />

non è obbligatoria per i <strong>la</strong>voratori esposti<br />

al rischio dal stress <strong>la</strong>voro-corre<strong>la</strong>to, “<strong>la</strong><br />

sorveglianza sanitaria è effettuata dal<br />

medico competente qualora il <strong>la</strong>voratore<br />

ne faccia richiesta e <strong>la</strong> stessa sia ritenuta<br />

dal medico corre<strong>la</strong>ta ai rischi <strong>la</strong>vorativi”.


32 L’Ispettore e <strong>la</strong> <strong>Società</strong><br />

In materia di sicurezza sociale e<br />

conseguenti obblighi assicurativi, uno<br />

dei principi fondamentali è quello<br />

del<strong>la</strong> “territorialità” (lex loci <strong>la</strong>boris):<br />

il <strong>la</strong>voratore deve essere assicurato nel<br />

paese ove svolge l’attività <strong>la</strong>vorativa.<br />

E’ possibile, tuttavia, derogare a tale<br />

principio in presenza di “distacco”<br />

sul territorio nazionale di <strong>la</strong>voratori<br />

dipendenti da aziende straniere.<br />

In tal caso occorre distinguere<br />

le imprese con sede in Paesi<br />

extracomunitari da quelli con sede in<br />

Stati membri dell’U.E.<br />

Nel primo caso, “sul<strong>la</strong> base delle<br />

regole di diritto internazionale privato<br />

(art. 61, L. n. 285/1985) e sempre<br />

che non sussistano norme di diritto<br />

internazionale pattizio che dispongano<br />

diversamente, appare applicabile<br />

l’intera normativa italiana”.<br />

Nel secondo caso, invece, trova<br />

applicazione il principio di<br />

“personalità” secondo il quale il<br />

<strong>la</strong>voratore rimane soggetto al<strong>la</strong><br />

“legis<strong>la</strong>zione previdenziale del<br />

Paese di residenza del <strong>la</strong>voratore<br />

comunitario, qualora eserciti parte<br />

del<strong>la</strong> sua attività in tale Paese ovvero<br />

il regime previdenziale del Paese di<br />

residenza dell’azienda comunitaria,<br />

qualora il <strong>la</strong>voratore sia residente<br />

in un Paese in cui non svolge<br />

ordinariamente <strong>la</strong> propria attività<br />

<strong>la</strong>vorativa.”<br />

Il formu<strong>la</strong>rio A1 (ex E101) ri<strong>la</strong>sciato<br />

dal<strong>la</strong> competente Istituzione estera<br />

attesta per tutta <strong>la</strong> durata del distacco<br />

tale diverso regime previdenziale.<br />

Naturalmente al mantenimento di<br />

tale diverso regime previdenziale<br />

consegue il non assoggettamento al<strong>la</strong><br />

rego<strong>la</strong>re tenuta dei libri obbligatori.<br />

Ai fini ispettivi tale circostanza “può<br />

di fatto rendere impossibile <strong>la</strong> lotta al<br />

<strong>la</strong>voro nero e <strong>la</strong> verifica del rispetto<br />

delle norme gius<strong>la</strong>voristiche a cui le<br />

aziende comunitarie sono comunque<br />

tenute (art.3 c.1 Dlgs. 72/2000).”<br />

Viene in aiuto <strong>la</strong> giurisprudenza<br />

comunitaria (sentenze C-369 e<br />

C-376/96) che ha affermato <strong>la</strong><br />

legittimità dell’applicazione delle<br />

norme nazionali sui libri obbligatori<br />

ai fini dei controlli “sempre che tali<br />

obblighi non costituiscano di fatto una<br />

duplicazione di quanto già in possesso<br />

dell’azienda secondo le norme del<br />

Paese d’origine”.<br />

Regime previdenziale<br />

di Giuseppe Co<strong>la</strong>giacomo, Funzionario di Vigi<strong>la</strong>nza INPS di Roma<br />

Note:<br />

1. Per approfondimenti: AA.VV. “Il<br />

distacco dei <strong>la</strong>voratori nell’Unione Europea.<br />

Vademecum ad uso degli Ispettori del <strong>la</strong>voro<br />

e delle Imprese”, Novembre 2010; Beniamino<br />

Gallo, a cura di, “Il regime previdenziale<br />

per i <strong>la</strong>voratori stranieri in Italia”, Il Giurista<br />

del Lavoro, gennaio 2011; INPS circo<strong>la</strong>ri n.<br />

83/2010 e n.99/2010.<br />

2. Interpello n. 6/2009 Ministero del<br />

Lavoro, del<strong>la</strong> Salute e delle Politiche sociali<br />

– Direzione Generale per l’attività ispettiva<br />

3. ibidem<br />

4. Art. 14 Rego<strong>la</strong>mento CEE n. 1408/1971<br />

5. Davide Venturi, Gli obblighi in materia<br />

di <strong>la</strong>voro e contribuzione delle aziende<br />

comunitarie operanti in Italia. In partico<strong>la</strong>re<br />

il distacco comunitario, Col<strong>la</strong>na ADAPT<br />

Working Paper n. 49/2008, pag.7<br />

6. Ibidem

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