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BUONA PASQUA - Associazione Cacciatori Bellunesi

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Aut. del Trib di Belluno n. 558/08 n.c.- «POSTE ITALIANE SpA - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1,<br />

CNS BL». CONTIENE I.P. - Direttore Responsabile: Pellegrinon Giuseppe - Tipografia: Dolomiti Stampa s.r.l., Via Campo, 18/F Santa Giustina (BL)<br />

IL DAINO<br />

Foto di Ottorino Mazzucco<br />

ORGANO DI INFORMAZIONE<br />

DELL’ASSOCIAZIONE<br />

CACCIATORI BELLUNESI<br />

<strong>BUONA</strong><br />

<strong>PASQUA</strong><br />

A TUTTI I<br />

LETTORI DI<br />

CACCIA 2000


2<br />

PAGINA<br />

Caccia 2000 Aprile 2010<br />

Lettera<br />

del Presidente <strong>Associazione</strong> <strong>Cacciatori</strong> <strong>Bellunesi</strong><br />

Carissimi Soci,<br />

per molti di noi, l’anno 2010 è iniziato con l’amarezza del mancato utilizzo del cane nell’ultima<br />

parte della stagione venatoria per il problema della rabbia che, purtroppo, persiste ed<br />

è, tra l’altro, in continua espansione. Secondo noi, questa epidemia si poteva e si doveva gestire<br />

sicuramente in modo migliore. Anche le proteste in Regione, per il divieto dell’uso del<br />

cane, dovevano essere fatte immediatamente e con più fermezza. Tanti di noi avevano i cani<br />

già vaccinati, altri hanno provveduto a farlo direttamente ma…il divieto è rimasto. Quello<br />

che più rammarica e ci fa arrabbiare è il fatto che noi eravamo…bloccati e nelle altre zone<br />

(da dove è arrivata la rabbia) vedi Udine, Pordenone ma anche Castelfranco ecc. si cacciava<br />

tranquillamente con il cane e, per di più, senza che ne fosse richiesta la vaccinazione.<br />

Abbiamo consegnato a mano il 28.12.2009 (vedi pag 6) una lettera direttamente ai Responsabili<br />

dell’Unità di crisi regionale venuti a Belluno per discutere del problema. Tale documento<br />

è stato consegnato anche al Consigliere regionale Dario Bond che lo ha fatto proprio<br />

e che ringraziamo sentitamente. Questo nostro intervento e quello diretto di Bond a<br />

Venezia e a Roma ha fatto sì che sia arrivata dalla Regione con decreto nr. 16 del 29 gennaio<br />

2010 l’autorizzazione per l’uso dei cani nelle gare cinofile e nei campi d’addestramento autorizzati.<br />

Resta ovviamente alta la nostra attenzione affinché questi divieti vengano soppressi<br />

per la stagione venatoria 2010/2011.<br />

Un’altra tematica che ha interessato i Presidenti di Riserva è stata la compilazione e l’invio<br />

del modello “EAS” in modo telematico all’Agenzia delle Entrate di Roma. Il flusso delle<br />

informazioni e la gestione della problematica da parte della Provincia sono state contraddittorie,<br />

confusionarie e non corrette. A fronte di una chiara posizione da parte degli Uffici<br />

dell’agenzia delle Entrate di Venezia, di Feltre, di Belluno e di Pieve di Cadore che avevano affermato<br />

l’esenzione di questo obbligo per le Riserve Alpine di caccia della Provincia di Belluno,<br />

si è voluto a tutti i costi, trovare lo spunto e l’appiglio per l’invio di questo modulo fiscale.<br />

Ci sono state così Riserve che l’hanno inviato in forma ridotta, chi in forma completa e<br />

chi non lo ha proprio inviato. Questa situazione ci ha creato notevole disappunto. Tutti ci lamentiamo<br />

della troppa burocrazia, delle troppe “carte” e poi, volutamente, si vanno a prendere<br />

degli impegni di spedizione telematica di modelli che potevano essere evitati.<br />

Entro il mese di Maggio ci sarà il rinnovo delle cariche sociali della nostra <strong>Associazione</strong>.<br />

Sono stati quattro anni impegnativi, ricchi di novità ed anche di soddisfazioni. Le più belle<br />

e significative, per il sottoscritto, sono quelle di aver incrementato il numero dei Soci (oltre<br />

200), del successo di “Caccia 2000”, della bella iniziativa del calendario, delle sette interessanti<br />

serate per l’uso delle armi in sicurezza, della serata proficua con l’assessore regionale<br />

Elena Donazzan, dei festeggiamenti per il ventennale dell’ A.C.B. ecc. Il mio augurio sincero<br />

è che, come ho scritto nella lettera che tutti avete ricevuto nel mese di gennaio u.s., siate<br />

tutti parte attiva e costruttiva nel prossimo consiglio Provinciale ed in Giunta. C’è bisogno di<br />

tutti e c’è bisogno di tanta buona volontà di lavorare ed impegnarsi per far crescere ancora<br />

di più la nostra <strong>Associazione</strong>. Concludo questa mia lettera ringraziando, veramente di cuore,<br />

tutti quelli che in questi quattro anni hanno collaborato ed hanno fattivamente contribuito<br />

nella gestione dell’ A.C.B. a favore di tutti i <strong>Cacciatori</strong> bellunesi.<br />

Le festività pasquali mi danno la gradita opportunità di formulare a Voi e alle Vostre famiglie<br />

i miei più cari auguri.<br />

IL PRESIDENTE<br />

Sandro Pelli


Editoriale<br />

TESSERAMENTO 2010/2011 - ASSICURAZIONE<br />

Il Consiglio direttivo, pur essendo in scadenza di mandato,<br />

ha già iniziato la trattativa con la Compagnia Assicuratrice<br />

per il rinnovo della convenzione inerente la stagione<br />

venatoria 2010/2011. Sono operazioni laboriose che<br />

richiedendo diverso tempo; non si potevano lasciare al<br />

nuovo Consiglio direttivo che presumibilmente verrà eletto<br />

nel prossimo mese di Maggio. Sarà sicuramente il nuovo<br />

direttivo che ratificherà il contratto. Noi ce la stiamo<br />

mettendo tutta per non aumentare i costi come hanno<br />

già fatto le altre Associazioni venatorie ma sicuramente<br />

si dovranno inserire delle clausole un po’ più restrittive e<br />

di controllo.<br />

Ecco una breve statistica dei sinistri denunciati nella<br />

scorsa stagione venatoria:<br />

- n. 8 infortuni subiti dai Soci;<br />

- n. 19 sinistri inerenti la responsabilità civile verso terzi<br />

(morte e/o ferimento del cane).<br />

L’assicurazione ha già liquidato complessivi € 14.000<br />

e, sono in via di pagamento, due infortuni particolarmente<br />

gravi. Con correttezza ed onestà constatiamo che la<br />

Compagnia assicuratrice Aurora del gruppo UGF ed il suo<br />

Agente di zona che, tra l’altro, è un nostro Associato, si sono<br />

dimostrati seri ed affidabili.<br />

Altrettanto affidabili e corretti dobbiamo essere anche<br />

noi cacciatori. Ci vantiamo di essere “onesti” ed “irreprensibili”<br />

in quanto, avendo il porto d’armi, abbiamo tutti<br />

la fedina penale pulita. Poi, magari, denunciamo all’assicurazione<br />

un incidente che, forse, non rientra nell’attività<br />

venatoria. Ricordiamo che tutto ciò, oltre ad essere una<br />

“truffa” penalmente perseguibile, arreca un forte danno<br />

perché fa lievitare i costi assicurativi a tutti.<br />

Deve essere precisato che una copertura assicurativa,<br />

particolarmente delicata e preoccupante, riguarda i cani<br />

da caccia per i quali è molto elevata la richiesta di rimborsi<br />

per morte e/o spese veterinarie. Si dovrà trovare sicuramente<br />

un rimedio e, nel contempo, invitiamo tutti i nostri<br />

Associati ad essere “corretti” nella denuncia del sinistro<br />

e nelle conseguenti spese veterinarie (non può assolutamente<br />

passare il concetto “tanto paga l’assicurazione”)<br />

poiché, caso contrario, saremo obbligati a togliere questa<br />

copertura o ad inserirla solo nella combinazione “oro”.<br />

Il nostro auspicio, per tutti i cacciatori, è quello che<br />

tutti paghino il premio assicurativo ma che non debbano<br />

mai aver bisogno d’incassare il danno per un sinistro<br />

subìto.<br />

Kachelofen - Stufe in pietra ollare<br />

Caminetti - Stufe<br />

Stufe originali scandinave<br />

Stufe & Arredo Sas di Gallo e C.<br />

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3<br />

PAGINA


4<br />

PAGINA<br />

Caccia 2000 Aprile 2010<br />

DALLA PROVINCIA:<br />

Colpo d’occhio<br />

sulla stagione venatoria 2009-2010<br />

Il tempo corre veloce e siamo già in primavera, tempo<br />

di resoconti sulla recente stagione di caccia. Come si<br />

sa i resoconti ed i bilanci si fanno con i numeri che talvolta<br />

possono sembrare aridi e distaccati. Sono l’unico sistema<br />

che conosciamo per cercare di definire oggettivamente<br />

il mondo che ci circonda. Ecco quindi alcuni numeri, non<br />

ancora definitivi, dei prelievi di ungulati in provincia di Belluno.<br />

Le valutazioni dei trofei sono in corso e quindi i dati<br />

dettagliati relativi agli abbattimenti effettuati sono ancora<br />

da definire. Ci interessa comunque, in questa sede,<br />

dare uno sguardo d’insieme, quello che possiamo definire<br />

“colpo d’occhio” sugli abbattimenti degli ungulati nella<br />

nostra Provincia.<br />

La prima cosa che appare evidente sono le conseguenze<br />

della devastante stagione invernale 2008/2009. Come<br />

prevedibile, dopo aver rinvenuto oltre 450 cervi morti nel<br />

solo 2009, gli abbattimenti della specie si sono ridotti ed<br />

hanno consentito al capriolo di riconquistare la posizione<br />

di principale ungulato cacciato dai bellunesi, minori conseguenze<br />

sembrano esserci state per gli altri animali. Ma vediamo<br />

la situazione nel dettaglio.<br />

CAPRIOLO:<br />

In totale sono stati abbattuti 1421 caprioli contro i 1432<br />

dello scorso anno. Possiamo dire che i prelievi sono stabili<br />

a livello provinciale. Quando saranno disponibili i dati<br />

delle valutazioni dei trofei si potrà con maggior precisione<br />

definire l’andamento della popolazione anche per<br />

zone più ristrette, o per singola riserva. Quest’anno abbiamo<br />

inserito nel grafico anche il piano di abbattimento<br />

concesso: la colonna rossa. Come si vede gli abbattimenti<br />

sono di gran lunga inferiori ai piani concessi alle riserve, le<br />

quali non completano soprattutto il piano di prelievo delle<br />

femmine e dei piccoli.<br />

3500<br />

3000<br />

2500<br />

2000<br />

1500<br />

1000<br />

500<br />

0<br />

C a priolo A bba ttimenti - P ia no A bba ttimento<br />

1997 1999 2001 2003 2005 2007 2009<br />

1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008<br />

CERVO:<br />

Come già evidenziato la progressione delle popolazioni<br />

di cervo in Provincia ha subito una battuta d’arresto.<br />

Nonostante l’elevata mortalità dello scorso inverno comunque<br />

gli animali si contano in misura ancora notevole<br />

e gli abbattimenti dimostrano che, pur essendo in diminuzione,<br />

sono superiori a quelli del 2008. Questo ci consente<br />

di poter dire che lo stato di “salute” delle nostre popolazioni<br />

è molto buono e che le conseguenze dell’inverno<br />

2008/2009 saranno superate prima di quanto temuto. Anche<br />

per il cervo abbiamo inserito la colonna relativa al piano<br />

concesso. In questo caso è evidente che la differenza<br />

tra piani ed effettivi abbattimenti è inferiore rispetto al capriolo<br />

e comunque ancora a carico delle femmine e dei<br />

piccoli. Il cervo rimane quindi una preda ambita e i cacciatori<br />

hanno meno remore nell’abbattere le femmine ed<br />

i piccoli rispetto a quante non ne abbiano per il capriolo.<br />

E’ facile prevedere il sorpasso nel numero di capi abbattuti<br />

da parte del cervo sul capriolo nel corso della prossima<br />

stagione venatoria. Vedremo!<br />

538<br />

536<br />

534<br />

532<br />

530<br />

528<br />

526<br />

524<br />

522<br />

520<br />

518<br />

C e rvo: Abba ttime nti-P ia ni Abba ttime nto<br />

Totali<br />

a cua di Loris Pasa<br />

CAMOSCIO:<br />

Il numero di camosci prelevati nel corso del 2009/2010<br />

è in netto incremento rispetto alla stagione precedente.<br />

Siamo infatti passati da 604 capi ad 817. Il motivo di tale<br />

aumento è da ricercare nell’applicazione del protocollo<br />

Rogna che prevede aperture e chiusure della caccia alla<br />

specie in funzione della propagazione dell’epidemia di<br />

rogna sarcoptica. A tal proposito possiamo affermare che<br />

ormai il fronte dell’epidemia è arrivato nella parte alta della<br />

Valbelluna. L’inarrestabile avanzamento del fronte della<br />

malattia interesserà nei prossimi anni la restante parte<br />

della Provincia.


Anche per il camoscio abbattimenti inferiori al piano<br />

concesso, anche in questo caso pur se in misura molto minore<br />

rispetto al capriolo, a vantaggio di femmine e piccoli.<br />

1400<br />

1200<br />

1000<br />

800<br />

600<br />

400<br />

200<br />

0<br />

1997 1999 2001 2003 2005 2007 2009<br />

1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008<br />

MUFLONE:<br />

Come evidenziato lo scorso anno, il muflone fa ormai<br />

parte ormai stabilmente, del carniere dei cacciatori bellunesi<br />

ed il numero di capi prelevati è in costante aumento.<br />

Nonostante la specie sia alloctona, si è trovata molto<br />

bene nelle nostre montagne, soprattutto nella parte meridionale<br />

della Provincia. La gestione venatoria considera<br />

ormai questo animale alla stregua degli altri ungulati<br />

di montagna. Gli abbattimenti, sia pur inferiori rispetto ai<br />

piani concessi, tendono ad essere completati e l’equilibrio<br />

dei prelievi è in questo caso migliore rispetto a tutti gli altri<br />

ungulati.<br />

400<br />

350<br />

300<br />

250<br />

200<br />

150<br />

100<br />

50<br />

0<br />

A bba ttimenti C a mos c io<br />

A bba ttimenti Muflone<br />

1997 1999 2001 2003 2005 2007 2009<br />

1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008<br />

CONCLUSIONI:<br />

Complessivamente nella stagione venatoria 2009-2010<br />

risultano abbattuti 3.817 ungulati con un leggero incremento<br />

rispetto allo scorso anno. Con ogni probabilità per<br />

la prossima stagione, complice la ripresa del cervo, potremo<br />

contare su un carniere ancora superiore. A riconferma<br />

che una buona gestione da un verso ed il miglioramento<br />

delle condizioni ambientali per alcune specie dall’altro,<br />

consentono di dare soddisfazione alla passione di tanti<br />

cacciatori della Provincia, sempre, comunque, con un occhio<br />

di riguardo alla conservazione del patrimonio faunistico<br />

collettivo.<br />

5000<br />

4000<br />

3000<br />

2000<br />

1000<br />

0<br />

Totale ungulati abbattuti in provincia di B elluno<br />

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009<br />

5<br />

PAGINA


6<br />

PAGINA<br />

Caccia 2000 Aprile 2010<br />

LETTERA<br />

alla provincia di belluno<br />

LE ZECCHE<br />

Oltre alla presenza della rabbia, nella nostra Provincia, è sempre attuale, purtroppo, anche quella della<br />

zecca. Per poter difenderci dobbiamo conoscerla e, quindi, abbiamo ritenuto opportuno inserire<br />

l’opuscolo “ ZECCA? NO GRAZIE”.<br />

È una pubblicazione completa, con tante foto che siamo certi sarà da Voi gradita e che andremo a distribuire<br />

anche nelle scuole. Questa iniziativa è stata possibile grazie alla Società Baxer s.p.a. che tramite<br />

il dott. Ulderico Avio, Business Unit Manager Vaccines, ci ha messo a disposizione gli opuscoli che<br />

sono stati messi celermente in stampa dalla dott.sa Susanna Campigli.


Limana: altane<br />

per il controllo del cinghiale<br />

FIGURA 1<br />

esemplare<br />

di cinghiale<br />

(Sus scrofa)<br />

Martedì 2 marzo ’10 alle ore 20,45 presso il municipio di Limana si è svolto un interessante<br />

incontro sul tema “Altane per il controllo del cinghiale”. Incontro promosso dall’Amministrazione<br />

comunale di Limana e la locale Riserva di caccia che aveva fatto richiesta per ottenere<br />

le autorizzazioni per poter installare queste strutture di estrema utilità. Strutture, è<br />

bene ricordarlo, che permettono di svolgere l’attività di controllo al cinghiale in maniera efficace<br />

e, soprattutto, in sicurezza.<br />

Questa specie infatti, non essendo autoctona, sta provocando ingenti danni alle colture<br />

e soprattutto a quei pochi pascoli montani rimasti nel nostro territorio. L’’Amministrazione<br />

Comunale di Limana era rappresentata dagli assessori Roberto Piol, all’agricoltura e alle<br />

foreste, e Giorgio Morales, all’urbanistica. Presenziavano anche in rappresentanza del Consiglio<br />

Regionale Dario Bond, Roberto Maraga presidente della Comunità Montana Valbelluna,<br />

l’ispettore Franco De Bon per la Provincia di Belluno ed il tecnico comunale perito Oscar<br />

Colle. Erano inoltre presenti rappresentanze di vari comuni, cacciatori interessati ed il nostro<br />

presidente Sandro Pelli. Durante la serata sono state illustrate le iniziative prese anche a livello<br />

regionale per poter ottenere una modifica alla legge atta a svincolare queste strutture<br />

dal piano urbanistico comunale, affinchè le riserve alpine di caccia possano essere autorizzate<br />

presentando una semplice richiesta, corredata dall’autorizzazione del proprietario del<br />

fondo, e rispettando le caratteristiche strutturali previste.<br />

Dopo un lungo scambio di opinioni e di esperienze la serata si è conclusa con la condivisione<br />

dell’iniziativa da parte dei presenti e l’impegno degli stessi ad impegnarsi per coinvolgere<br />

le varie Amministrazioni comunali a sostenerla, così da poter raggiungere un traguardo<br />

positivo entro breve tempo.<br />

Stefano Segat<br />

7<br />

PAGINA


8<br />

PAGINA<br />

Caccia 2000 Aprile 2010<br />

Conoscerli Meglio<br />

Il daino<br />

Dama dama<br />

FIGURE 1, 2, 3 E 4<br />

Alcuni esemplari<br />

di daino (Dama dama)<br />

ORDINE: ARTIODATTILI<br />

FAMIGLIA: CERVIDI<br />

a cura di Elvio Dal Pan<br />

UN PO’ DI STORIA<br />

Il daino è un animale che sin dalla preistoria ha avuto un grande successo evolutivo. Prima<br />

dell’ultima glaciazione questo cervide era ancora diffuso su aree molto vaste in Europa<br />

e nell’Asia minore, mentre in seguito andò via via estinguendosi quasi ovunque. Dopo<br />

quell’epoca infatti mancano totalmente reperti fossili della specie. Notizie storiche della diffusione<br />

del daino si hanno nei primi secoli avanti Cristo e precisamente con l’epoca romana.<br />

E’ opinione comune di molti studiosi che gli artefici della reintroduzione del daino nella fauna<br />

Europea sia opera, prima dei Fenici e successivamente dei Greci e dei Romani.<br />

Numerosi bassorilievi lo rappresentano come preda comune agli antichi popoli del Mediterraneo<br />

Orientale: Ittiti, Sumeri, Assiri ed Egiziani. Ad un attento esame si può notare però<br />

che non si trattava probabilmente della specie oggi definita Europea, ma di quella Mesopotamica<br />

diffusa allora fino all’Africa Settentrionale. La specie “dama” ora inserita in Europa<br />

abitava invece l’Asia Minore, la Palestina ed il Libano, terra d’origine appunto dei Fenici.<br />

Per gli antichi romani, più buongustai che cacciatori, il daino era sicuramente la selvaggina<br />

per eccellenza: animale di notevoli dimensioni, con trofeo ambito e voluminoso, facilmente<br />

allevabile, adattabile a qualsiasi ambiente e ottimo dal punto di vista gastronomico.<br />

Tutti buoni motivi per dedicargli le attenzioni del caso e farne uno dei primi esempi di “consumismo”<br />

venatorio gastronomico della storia. Il daino fu così importato direttamente dai<br />

romani prima in Gallia e successivamente in Inghilterra in Spagna ecc.<br />

Oggi il daino comune o daino Europeo (dama dama), grazie alle sue straordinarie capacità<br />

di adattamento, è presente praticamente in tutto il continente. In alcune zone dell’Europa<br />

orientale è presente anche il daino della Mesopotamia (dama dama mesopotamica), un tempo<br />

creduto estinto e poi riscoperto negli anni 50, ma attualmente in pericolo di estinzione.


SEGNI DISTINTIVI<br />

Il daino è un cervide di medie dimensioni, riconoscibile<br />

per l’elegante mantello punteggiato e per la struttura dei<br />

palchi delle corna, foggiati all’estremità con una pala molto<br />

ampia. Il mantello “classico” è fulvo con macchie bianche<br />

che scompaiono nel periodo invernale. Esistono però<br />

altri colori dovuti alle varie selezioni operate dall’uomo<br />

nel tempo principalmente a scopo ornamentale, non sono<br />

rari quindi i casi sia di albinismo sia di melanismo oltre<br />

ad una specie “bionda” cosiddetta dorata. Il dorso presenta<br />

una linea scura longitudinale che termina nella coda<br />

piuttosto lunga e scura. Il singolare contrasto tra la coda<br />

e la regione anale bianca (specchio), compone il disegno<br />

simile ad un’ancora rovesciata tipico e inconfondibile della<br />

specie. Altro segno inconfondibile è la laringe molto sviluppata<br />

soprattutto nei maschi e corrisponde al cosiddetto<br />

“pomo d’Adamo”.<br />

Il trofeo, caratterizzato come già detto dall’ampia pala<br />

al vertice, è come quello di tutti i cervidi formato da tessuto<br />

osseo e caduco. Lo sviluppo del primo trofeo privo di<br />

rosa come nel cervo e nel capriolo si ha all’età di sei mesi<br />

circa, quando spuntano i primi abbozzi frontali. La caduta<br />

del primo “vero” trofeo composto in genere da due semplici<br />

punte (fusone), avviene nel maggio successivo, vale<br />

a dire a 23-24 mesi d’età.<br />

ABITUDINI E COMPORTAMENTO<br />

Le abitudini del daino sono sostanzialmente simili a<br />

quelle del cervo. L’organizzazione sociale si basa su gruppi<br />

misti di femmine, piccoli e giovani di entrambi i sessi,<br />

piccoli gruppi di sesso maschile e individui isolati, quasi<br />

sempre di sesso maschile. Finita la stagione degli accoppiamenti,<br />

da novembre a gennaio i maschi adulti sono generalmente<br />

solitari, da febbraio a settembre , invece, essi<br />

tendono a formare piccoli gruppi che si sciolgono poi in<br />

ottobre, periodo degli amori, per formare i loro harem.<br />

L’accoppiamento del daino è preceduto dalla conquista<br />

da parte dei maschi di apposite aree denominate arene,<br />

più o meno distanziate secondo la densità della popolazione.<br />

Sul territorio marchiato da un maschio non è<br />

possibile la convivenza di più esemplari. La presenza di un<br />

rivale implica sempre lo scontro che può essere a volte<br />

molto violento fino al ferimento e in rari casi anche, alla<br />

morte di uno dei due contendenti. Finiti gli accoppiamenti<br />

i maschi si staccano dal branco per tornare alla vita solitaria,<br />

il gruppo delle femmine invece si scioglie a giugno,<br />

quando le future madri tendono a isolarsi per figliare. Alla<br />

nascita il piccolo daino pesa all’incirca 4 kg. Assai precoce<br />

il neonato a poche ore dalla nascita è già in grado<br />

di muoversi in modo autonomo e di seguire la madre nei<br />

suoi spostamenti. Dopo le nascite i gruppi si ricompongono<br />

ma la loro struttura può variare in ogni momento.<br />

Come il cervo, il daino è un animale poco territoriale<br />

che compie ampi spostamenti secondo le risorse alimentari<br />

reperibili nell’ambiente. La sua alimentazione, tipicamente<br />

erbivora, comprende diversi tipi di vegetali, tra cui<br />

graminacee, funghi, licheni e ghiande, che l’animale bruca<br />

preferibilmente al tramonto ed all’alba.<br />

HABITAT<br />

Nonostante sia stato introdotto un po’ ovunque, e<br />

ovunque (a parte rari casi) si sia adattato, il daino, sembra<br />

rimanere tutt’oggi un animale tipicamente mediterraneo.<br />

Le sue caratteristiche sono quelle di un ungulato il<br />

cui senso preminente è la vista, anche se l’olfatto e l’udito<br />

sono comunque molto sensibili ed andrebbe, quindi, definito<br />

come un animale adatto agli spazi aperti, nelle praterie<br />

umide e con clima mite. Il daino, invece, proprio per<br />

la sua notevolissima capacità di adattamento si trova perfettamente<br />

a suo agio anche nel puro ambiente forestale<br />

nella media ed alta collina anche con nevicate invernali<br />

di media intensità. In ogni caso è confermato che si tratta<br />

di una specie dall’adattabilità agli ambienti più vari, in grado<br />

di colonizzare qualsiasi tipo di habitat fino ai mille metri<br />

di altitudine.<br />

9<br />

PAGINA


10<br />

PAGINA<br />

Caccia 2000 Aprile 2010<br />

Conoscerli Meglio<br />

Il daino a cura di Elvio Dal Pan<br />

In Italia, allo stato veramente selvatico, il daino è limitato<br />

a poche zone circoscritte. Molto numerose sono invece<br />

le aree dove lo si può incontrare allo stato ”semi selvatico”.<br />

Si tratta per lo più di popolazioni formatesi da<br />

animali fuggiti da allevamenti o introdotti nell’ambiente<br />

dall’uomo prevalentemente a scopo venatorio e che,<br />

in poco tempo, si sono adattati così bene da formare popolazioni<br />

talmente numerose da creare seri danni all’ambiente<br />

se non tenuti costantemente sotto controllo dai<br />

distretti venatori interessati. E’stato proprio in campo venatorio<br />

che il nostro ungulato negli anni è riuscito a guadagnarsi<br />

un posto di tutto rispetto tanto che moltissime<br />

aziende faunistiche venatorie, specialmente lungo l’arco<br />

appenninico, hanno da molti anni annoverato il daino come<br />

selvaggina predominante nel loro carnet venatorio.<br />

Il suo adattamento a tutti gli ambienti, l’allevamento<br />

che non implica particolari difficoltà e la sua carne ricercata<br />

a fatto sì che quest’ungulato abbia destato grossi interessi<br />

verso gli addetti al settore.<br />

Resta il fatto che il legame che unisce il daino agli esseri<br />

umani è forte e molto antico; è anche confermato<br />

che la sua diffusione in un’area geografica così ampia è<br />

dovuta, oltre naturalmente allo spirito di adattamento di<br />

quest’animale, anche e soprattutto alla mano dell’uomo<br />

che lo ha fortemente voluto prima per scopi alimentari poi<br />

per la sua valenza venatoria e non per ultimo, grazie alla<br />

sua eleganza non comune, anche per scopi decorativi.<br />

Nei parchi del Regno Unito circolano attualmente decine<br />

di migliaia di daini in condizioni di semilibertà, alcuni parchi<br />

li ospitano ininterrottamente dal quattordicesimo secolo.<br />

Durante gli anni ottanta, il numero di daini allevati a<br />

scopo venatorio si è aggirato in circa 80.000 esemplari e<br />

le stime lo danno in continua crescita.<br />

Anche in Italia i daini sono ben distribuiti in molti parchi<br />

e riserve naturali specialmente lungo il litorale tirrenico<br />

dove sono celebri le popolazioni di Migliarino-S.Rossore,<br />

di Castel Porziano e del parco del Circeo. Tali dislocamenti<br />

di esemplari di daini si susseguono da secoli e forse, oggi,<br />

questo mammifero dal portamento fiero e leggiadro è ormai<br />

in via di addomesticamento.<br />

IL DAINO IN PROVINCIA DI BELLUNO<br />

Il daino è presente in provincia di Belluno solo in alcune<br />

località in seguito a liberazioni o fughe da recinti<br />

di animali allevati. In particolare la popolazione più numerosa<br />

è quella presente nel Cansiglio. Negli anni scorsi,<br />

tale popolazione che aveva raggiunto un numero<br />

considerevole di esemplari, circa 150, è stata sottoposta<br />

a regime di controllo, ai sensi dell’articolo, 17 della<br />

LR. 50/93, in pratica la stessa cosa che avviene per il cinghiale.<br />

Il controllo può essere effettuato anche all’interno<br />

delle zone demaniali da parte di Operatori autorizzati.<br />

Questo ha consentito di ridurre la popolazione.<br />

Attualmente si stima la presenza di circa 70 capi che<br />

non creano danni alla foresta, ogni anno vengono prelevati<br />

15-20 esemplari e la popolazione rimane costante.<br />

Nel resto del territorio provinciale la presenza del<br />

daino è del tutto occasionale e legata, come già detto,<br />

a fughe da recinti in cui vengono allevati. Esistono<br />

due piccoli nuclei sempre in Alpago di circa una ventina<br />

di esemplari.<br />

a cura di Loris Pasa


Armonie<br />

di primavera<br />

FOTO DI R. GRASSI<br />

FIGURA 1<br />

Esemplare<br />

di Pettirosso<br />

(Erithacus rubecula)<br />

FIGURA 2<br />

Esemplari<br />

di Upupa<br />

(Upupa epops)<br />

a cura di Erio Bernard<br />

Già dalla finestra di casa possiamo avere la sensazione che qualche cosa sta cambiando,<br />

che c’è un tale risveglio che coinvolge tutta la natura. La cinciallegra, che aveva trascorso in<br />

silenzio l’inverno, ha già iniziato col suo “cerpì, cerpì, cerpì” a farsi notare mentre un pettirosso,<br />

crogiolandosi al sole, inizia il suo armonioso canto appena percettibile. I passeri si rincorrono<br />

cinguettando cercando di assicurarsi una compagna. La pioggia ed i venti di Marzo<br />

hanno sciolto l’ultima neve e sulle cime di pini, abeti e larici il “crociere” , che ha già allevato<br />

la sua nidiata, accompagna i giovani in cerca di cibo tra una pigna e l’altra.<br />

Finalmente il caldo sole di Aprile e Maggio e lo zirlare di un tordo, che non trascura nessuna<br />

nota musicale, ci tengono compagnia mentre il merlo col suo zufolare non vuole essere<br />

da meno e, mentre la femmina cova, lui impettito esprime la sua bravura. Gli storni con le<br />

livree nuziali fanno la spola sui tetti e si richiamano con un fischio che, a volte, ci fa guardare<br />

indietro come se fossimo interpellati. Andando per prati e boschi sembra di entrare in un<br />

conservatorio dove lo studio della musica in tutta la sua prefazione non è mai paragonabile<br />

alla naturale espressione del canto di una capinera che incanta con i suoi gorgheggi.<br />

Il fringuello ed il verdone si tengono compagnia, perché i loro nidi sono in un tranquillo<br />

vicinato e con un melodico canto rallegrano le loro compagne che covano e manifestano la<br />

loro gioia. L’allodola, con il suo canto meno melodico ma ben percettibile, si alza in volo ed<br />

emigra verso grandi spazi incolti, dove alleverà la prole, mantenendosi silenziosa per non<br />

farsi notare. E’ arrivato anche il rigogolo, che zufolando e stridendo un po’ come le ghiandaie,<br />

fa notare la sua presenza. La tortora, presente qua e là, gonfia il collo e tuba per non passare<br />

inosservata. Il gracidare di un corvo in volo ci fa pensare alla rana nello stagno, mentre<br />

una cornacchia lo accompagna gracchiando. In montagna, ai bordi di un bosco, il “céréc,<br />

céréc, céréc”, ci fa capire che la coturnice sta pascolando e risalendo la china, per portarsi alla<br />

sommità e lì, appollaiata sopra un sasso, solazzarsi tranquilla. Il gallo forcello, rugolando e<br />

soffiando in parata nuziale, sta difendendo la sua arena con intorno a lui le femmine silenziose.<br />

Non manca il gallo cedrone che fa notare la sua presenza emettendo suoni come se bacchettasse<br />

i rami di un albero.<br />

Tornando verso il basso, scorgiamo in una radura un bellissimo fagiano che, ritto sulle<br />

zampe, batte le ali, allunga il collo, tirando fuori il massimo del suo gorgheggio per farsi notare<br />

e sentire dalle femmine. In quasi tutti gli uccelli, compresi i falchidi, i maschi sono più colorati<br />

e più appariscenti e dotati di bel canto per richiamare le femmine meno appariscenti e<br />

melodiche. Le armonie che derivano dal canto primaverile<br />

sono un vero piacere per tutti coloro che amano la musica,<br />

perché questa è la vera musica della natura, che esprime<br />

attraverso gli uccelli la gioia di libertà.<br />

Se facciamo una piccola riflessione, comprendiamo<br />

che tutti gli animali sono posti al servizio dell’unico “animale”<br />

dotato d’intelligenza: l’uomo; questi ne fa uso ed<br />

abuso a suo piacere, se non adopera il buonsenso, ma<br />

non è certo l’uomo con il fucile la causa della scomparsa<br />

di alcune specie, in particolare di uccelli come l’averla, come<br />

l’upupa e la rarefazione della quaglia. I terreni incolti<br />

e tutti i pesticidi che vengono usati in agricoltura sono<br />

la principale causa di queste anomalie e tra le varie specie,<br />

anche se l’opinione pubblica in modo erroneo, tende FOTO DI R. GRASSI<br />

a puntare il dito contro la caccia.<br />

11<br />

PAGINA


12<br />

PAGINA<br />

Caccia 2000 Aprile 2010<br />

Ottica: z6i<br />

il re della caccia alla cerca a cura del Dr. Francesco Corrà<br />

Il cannocchiale, per cacciare alla cerca, ha conosciuto<br />

dopo tanti anni di sostanziale mancanza di innovazione<br />

un salto tecnologico e di funzionalità eccezionale. Basta<br />

compromessi, cannocchiali con grande campo visivo<br />

ma pochi ingrandimenti o vice versa. Con lo Z6i 1.7-10x42<br />

Swarovski finalmente si può avere più campo visivo degli<br />

1.5-6x42 in commercio e, se il tiro è lungo, arrivare fino a<br />

10x con un sistema di illuminazione del reticolo tecnologicamente<br />

incredibile. Il massimo della versatilità che la caccia<br />

alla cerca richiede ad un cannocchiale.<br />

L’intuizione ottica geniale dello zoom 6x, che equipaggia<br />

i cannocchiali Z6 Swarovski, ha monopolizzato il mercato<br />

dell’ottica da caccia, grazie alle performance senza<br />

precedenti in termini di versatilità e prestazioni agli estremi<br />

del range di ingrandimento, oltre ad una serie di altre<br />

innovazioni tecnologiche che danno al cacciatore benefici<br />

di grande utilità pratica. Per chi pratica con passione la<br />

caccia alla cerca, lo Z6i 1,7-10x42 rappresenta la realizzazione<br />

di un sogno.<br />

Quando si caccia alla cerca, infatti, ci possono capitare<br />

un’incredibile varietà di situazioni, probabilmente quante<br />

nessun’altra forma di caccia può comprendere. Dal tiro rapidissimo<br />

a distanza ravvicinata, che richiede ampiezza di<br />

campo visivo e reticolo illuminato di alta qualità, a quello<br />

meditato sulla lunga distanza, dove l’ingrandimento e la<br />

luminosità dell’ottica sono fondamentali.<br />

Prima dello Z6i, il meglio in fatto di ottiche per la cerca<br />

era rappresentato da modelli con ottimo campo visivo<br />

ma ingrandimento massimo limitato (1,5-6x42) oppure da<br />

modelli con ingrandimento massimo adeguato ma campo<br />

visivo un po’ penalizzante sui tiri corti (2,5-10x42, 3-10x42,<br />

3-12x50). In entrambi i casi il reticolo era da preferire illuminato,<br />

poiché parlando di prodotti di alta qualità un reticolo<br />

illuminato “guida” molto meglio l’occhio quando si<br />

mira a corta distanza e segna molto meglio il centro del reticolo<br />

se si caccia all’imbrunire.<br />

Con un campo visivo di oltre 25m a 1,7x si posiziona<br />

addirittura meglio dei modelli concorrenti 1,5-6x42 a 1,5x,<br />

che nel migliore dei casi arrivano a 24m (mentre il miglior<br />

2,5-10x42 in commercio si ferma a 14,5m a 2,5x), e ciò nonostante<br />

un ingrandimento di partenza superiore. E’ un<br />

campo visivo che permette di cacciare al meglio anche in<br />

battuta da distanza molto ravvicinata. La sicurezza del tiro<br />

è garantita dalla distanza della pupilla d’uscita di 95mm.<br />

Quasi superfluo far rilevare come 10 ingrandimenti rispetto<br />

a 6 siano un plus eccezionale per facilitare i tiri lunghi.<br />

L’illuminazione del reticolo “high grid” Swarovski, già<br />

celebrata come la migliore per la sua nitidezza nei modelli<br />

PVI-2, non necessita di torrette, ma è costruita integrata<br />

nell’oculare del cannocchiale, con grandi vantaggi di ingombro,<br />

robustezza e comodità per chi preferisce tirare<br />

da vicino alzando l’occhio sopra il cannocchiale. Lo Z6i ha<br />

una levetta che determina l’accensione del reticolo illuminato<br />

in modalità notte oppure giorno, ciascuna servita<br />

con 32 livelli di intensità luminosa diversi, memoria di intensità<br />

differenziata per quando si spegne e si riaccende<br />

lo strumento e perfino spegnimento automatico differenziato<br />

in modalità notte (3 ore) e giorno (5 ore).<br />

Straordinario anche che un prodotto di questo genere<br />

mantenga dimensioni e pesi di fatto uguali se non addirittura<br />

minori di quelli dei modelli di punta della concorrenza<br />

a 1,6-6x42. Il tubo centrale è da 30mm, il reticolo rigorosamente<br />

sul secondo piano focale, sia nella versione illuminata<br />

che in quella normale, che quindi beneficia di reticoli<br />

sottili. Interessante anche la variabilità di reticoli e sistemi<br />

di mira a disposizione, che comprendono i classici 4 e 4a<br />

del cacciatore di selezione tradizionale, un paio di soluzioni<br />

per la caccia in battuta e per chi presuppone qualche tiro<br />

un po’ più lungo un reticolo balistico e la pluripremiata<br />

torretta balistica BT, che accoppia facilità d’uso senza<br />

uguali e massima precisione, essendo tarabile sulla specifica<br />

palla utilizzata dal cacciatore.<br />

Grazie alle sue caratteristiche di leggerezza ed ingrandimento,<br />

lo Z6 1,7-10x42, anche nella versione con reticolo<br />

non illuminato, rappresenta un’ottima scelta anche per<br />

la caccia al camoscio.<br />

Foto prodotto: Lo Z6 1.7-10x42, nella versione denominata<br />

“SR” con scina, che non richede l’uso di anelli e garantisce<br />

una tenuta particolarmente robusta grazie all’incastro<br />

tra i dentini della scina e quelli dell’attacco.


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esigenze del singolo cacciatore<br />

A.C.B.


14<br />

PAGINA<br />

Caccia 2000 Aprile 2010<br />

Notizie dai circoli<br />

della provincia<br />

DA SAN TOMASO AGORDINO<br />

Bel cervo coronato abbattuto nella Riserva di caccia di<br />

S.Tomaso Agordino dal Socio Biscaro Francesco. Nella foto<br />

l’autore dell’abbattimento (quello con il fucile) in compagnia<br />

del Vice presidente della Riserva Rossi Martino.<br />

Complimenti dalla redazione di Caccia 2000.<br />

DA SANTA GIUSTINA<br />

Sabato 27 febbraio i cacciatori della riserva di S. Giustina<br />

hanno votato per il rinnovo del consiglio: oltre ai confermati<br />

Blandino Michelangelo, Polli Paolo e Mezzomo<br />

Pierlorenzo, sono stati eletti Collavo Ivan, Dalla Sega Vito<br />

e Corso Simone. Revisori dei conti Dal Pont Roberto,<br />

Brugnera Muraro Paolo e Bibelia Tiziano. Alla Presidenza<br />

è stato confermato Cecchin Giuseppe. A tutti loro l’augurio<br />

di buon lavoro.<br />

Anno nuovo, scontri vecchi. Nei primi due mesi di<br />

quest’anno un cervo (vedi foto in basso e a sinistra) e<br />

quattro caprioli sono stati causa di altrettanti incidenti<br />

stradali, fortunatamente solo con danni agli autoveicoli.<br />

DA CESIOMAGGIORE<br />

Giornata indimenticabile quella trascorsa nell’ultima<br />

stagione venatoria da due Soci della Riserva di Cesiomaggiore<br />

che non solo hanno incontrato beccacce, ma raccolto<br />

anche un bel cesto di funghi della specie “cantarelli autunnali”.<br />

La foto testimonia il tutto e siamo certi che molti<br />

di noi, appassionati della regina del bosco, proveranno un<br />

po’ di comprensibile… invidia.


DA LIMANA<br />

Il 10 ed 11 Aprile prossimi presso la Malga Van in località<br />

Val Morel di Limana si svolgerà la consueta prova di tiro<br />

per carabine. Si potrà sparare dalle ore 8.00 alle 12,00<br />

e dalle ore 13.30 alle 18.00. Tutti possono partecipare alla<br />

prova purchè in possesso di regolare porto di fucile e della<br />

relativa assicurazione in corso di validità. Come tradizione<br />

nella serata di domenica, al termine delle prove, verranno<br />

sorteggiati, fra tutti i partecipanti, numerosi premi.<br />

NOTA IMPORTANTE: Si segnala che nella giornata di<br />

Domenica 11 ci sarà il rally e, quindi, NON si potrà transitare<br />

per la Piazza di Valmorel. Per accedere al campo di tiro,<br />

si dovrà salire da Trichiana fino a S.Antonio di Tortal e poi<br />

proseguire in direzione delle Melere.<br />

DA MEL<br />

Si sono svolte recentemente le votazioni per il rinnovo<br />

delle cariche del Circolo A.C.B. della Riserva di Mel. Questi<br />

i Soci eletti: Presidente: Tamburlin Adriano, Vice presidente:<br />

Sardella Giuliano, Sergretario: Susana Lino, Consiglieri:<br />

Baruffolo Gian Francesco, Burtet Devis, Da Rui Elio, Deola<br />

Giannino, Feltrin Silvano, Sardella Enzo, Tamburlin Marco<br />

e Val Edoardo.<br />

La foto sotto riportata è stata scattata nel novembre<br />

1972 e ritrae il primo capriolo abbattuto regolarmente con<br />

fucile cal. 12 sotto braccata dei segugi. Peso vuoto kg 28.<br />

Si riconoscono da sinistra verso destra: Costantino Comiotto,<br />

Giacinto Da Canal, Domenico Comiotto (Menin)<br />

autore dell’abbattimento, Ugo Da Canal, Ruggero Furbo<br />

Comiotto, Beppino Comiotto.<br />

DA MEL<br />

Comare lepre è veramente maestra nell’arte di vivere,<br />

poco esigente com’è e capace di adattamento, tenace e<br />

perseverante, sempre all’erta e prudente. Soprattutto essa<br />

ha compreso che i prati e i campi coltivati dall’uomo sono<br />

diventati la sua casa. Lì essa è sufficientemente protetta,<br />

gode di una buona vista, può sfruttare le sue lunghe<br />

orecchie e le veloci zampe e in ogni stagione può sfamarsi<br />

e riprodursi a volontà. Tutto ciò che l’uomo pianta le piace,<br />

dai semi oleosi alle sementi dei cereali, dal trifoglio al<br />

cavolo, dalle carote ai prelibati foraggi e alle molte buone<br />

erbe aromatiche. La lepre è fedelissima al luogo dove è nata,<br />

non se ne allontana molto a meno che non sia la fame<br />

a spingerla lontana, e sa distinguere molto bene l’uomo.<br />

Questo comportamento gli uomini più esperti e appassionati<br />

lo conoscono bene. Anche Caio 1° (Claudio Bernardi)<br />

lo conosce bene. Giornalmente osserva una lepre adulta<br />

girovagare nel suo podere in cerca di cibo. Nell’orto attecchito<br />

dal gelo, le piante aromatiche davano cibo e riparo<br />

sicuro all’animale, incurante della presenza dell’uomo. Incurante<br />

anche perchè aveva individuato nella folta pianta<br />

di salvia il luogo sicuro per dare alla luce i suoi piccoli. Caio<br />

1° chiama allora Caio 2° (Claudio Sbardella) e insieme osservano,<br />

senza disturbare, i movimenti della comare fino a<br />

scorpire i nuovi nati. A questo punto bisognava immortalare<br />

l’evento, e chi meglio di Maurizio Sbardella esperto e<br />

appassionato del flash poteva farlo? Detto fatto. Ecco il risultato<br />

di un delicato e insperato scatto. Questo dimostra<br />

che di fronte a eventi così naturali obbligati la lepre non<br />

sfugge per nulla all’uomo. Sicuramente diverso è il comportamento<br />

abituale selvatico di quest’originale e straordinario<br />

animale, che fa della caltrezza, della furbizia e<br />

dell’astuzia le sue difese più valide.<br />

C.B. - C.S. - M.S.<br />

15<br />

PAGINA


16<br />

PAGINA<br />

Caccia 2000 Aprile 2010<br />

Auguri<br />

ai soci<br />

con tante... primavere<br />

Nei mesi di Gennaio, Febbraio, Marzo ed Aprile 2010<br />

38 nostri Soci hanno festeggiato il loro compleanno. I<br />

più fervidi auguri dalla Redazione di Caccia 2000.<br />

86 anni: Rech Edoardo.<br />

84 anni: Buttol Sante.<br />

82 anni: Casagrande Gino.<br />

81 anni: De Carli Giovanni; Casanova Emanuele.<br />

80 anni: Micheletto Natalino.<br />

79 anni: Zanin Gianfranco; Moretta Vittore.<br />

77 anni: De Candido Bruno;<br />

75 anni: Filippin Bruno; Del Vecchio Beniamino;<br />

Procidano Mario; De Rocco Angelo;<br />

Brandalise Tarcisio.<br />

74 anni: Facchinato Giovanni.<br />

73 anni: Facchin Giuseppe; Bolzon Alberico;<br />

Battistel Angelo; Serafini Angelo.<br />

72 anni: Candiani Umberto; Somacal Giuseppe;<br />

Offredi Antonio; Bugana Ruggero;<br />

De Candido Luigi; Merlin Adriano;<br />

De Cia Giacomo; Dalla Corte Paolo.<br />

71 anni: Saviane Sergio; Dall’Agnol Raimondo;<br />

Del Din Silvano; Tormen Aldo;<br />

Brandalise Romano.<br />

70 anni: Maoret Italo Giovanni;<br />

Codemo Vincenzo; Dall’o Luciano;<br />

Fauner Romano; De Bortoli Pierino;<br />

Sacchet Ivo.<br />

Ricetta<br />

fegato<br />

alla cacciagione<br />

INTERIORA DI SELVAGGINA:<br />

L’interiora, di qualsiasi tipo di<br />

selvaggina, devono sempre essere<br />

freschissime. Quando fa caldo,<br />

benché conservate con cura<br />

in frigorifero, le interiora devono<br />

essere consumate entro le 24<br />

ore dall’uccisione dell’animale.<br />

Essendo le interiora molto irrorate<br />

di sangue, vanno salate solo<br />

a fine cottura in modo che non s’induriscano come la suola<br />

di una scarpa.<br />

Preparazione del fegato: dopo avere tolto con estrema<br />

precauzione il sacchetto della bile, immergete il fegato<br />

in acqua tiepida, in modo da togliere la pelle più facilmente.<br />

Solo a questo punto si potrà cucinarlo. Il fegato<br />

di un animale adulto può risultare duro, per ammorbidirlo<br />

prima di cucinarlo tenetelo qualche ora a bagno nel latte<br />

allungato con un po’ d’acqua.<br />

INGREDIENTI:<br />

1 Fegato di cervo o di capriolo<br />

2 ciplle medie<br />

1 grossa mela matura di sapore acidulo<br />

3 cucchiai di burro<br />

pepe e sale<br />

a cura di Vanni Dal Pan<br />

PREPARAZIONE:<br />

Tritate le cipolle. Togliete il torsolo della mela e affettatela.<br />

Asciugate il fegato con un panno o con della carta<br />

assorbente da cucina e, con l’aiuto di un coltello affilato,<br />

togliete i nervi, i grossi vasi sanguigni e la pelle. Tagliate<br />

delle fette di circa 1 cm. di spessore. Scaldate il burro in<br />

una grande padella e rosolate velocemente (max. 2 minuti)<br />

le fettine di fegato. Non fate annerire il burro, altrimenti<br />

il fegato prenderà un sapore amaro. Togliete il fegato<br />

dal fuoco e tenetelo in caldo. Nella stessa padella rosolate<br />

le cipolle e le fettine di mela; sovrapponetevi le fettine di<br />

fegato e continuate la cottura.<br />

Fate scivolare il fegato sul fondo della padella in modo<br />

che sia ricoperto dalle mele e dalla cipolla. Salate e pepate.<br />

Servite immediatamente dentro alla stessa padella.<br />

Se il fegato è troppo cotto o non viene servito subito diventa<br />

duro.


Passeggiando<br />

nel bosco: alchemilla<br />

Alchemilla vulgaris - Rosacee.<br />

FIGURE 1 E 2<br />

L’alchimella non è usata<br />

in campo alimentare,<br />

mentre in campo<br />

estetico trova alcune<br />

interessanti applicazioni.<br />

Il suo decotto, infatti<br />

(100 gr. di droga<br />

fatta bollire per 7-8 minuti<br />

in 1 lt. d’acqua),<br />

applicato sotto forma<br />

di compresse da elasticità<br />

alla pelle e combatte<br />

le smagliature.<br />

Nella medicina popolare<br />

l’infuso della parte<br />

aerea essiccata veniva<br />

utilizzato contro i dolori<br />

ventrali, mentre con<br />

il decotto si facevano<br />

delle applicazioni mediante<br />

compresse per<br />

schiarire le lentiggini.<br />

Le stesse foglie essiccate<br />

(4-5 g. poste in infusione<br />

in 250 ml d’acqua<br />

bollente) venivano utilizzate<br />

per preparare<br />

un thè saporito dal sapore<br />

gradevole.<br />

Tratto da: “Guarire con le erbe” - Fratelli Melita Editore<br />

DESCRIZIONE:<br />

Ha un fusto esile ascendente-eretto. Le foglie inferiori sono glabre o leggermente pelose<br />

arrotondate, con 7-11 lobi dentati. Le foglie sul fusto sono più ridotte nelle dimensioni. I fiori<br />

sono piccoli, di colore giallo-verdognolo e formano corimbi poco appariscenti. La fioritura<br />

avviene in primavera-estate. La pianta raggiunge i 40 cm. di altezza.<br />

HABITAT:<br />

Pianta erbacea molto comune in montagna. Cresce ai margini dei boschi, nei prati umidi<br />

e nelle radure. Frequente nei prati concimati della zona alpina.<br />

RACCOLTA:<br />

Si utilizza tutta la pianta essiccata in ambiente areato al riparo dal sole.<br />

ALTRI USI:<br />

Le virtù della pianta sono molteplici anche se non sempre pienamente apprezzate. Essa<br />

dimostra proprietà astringenti, antidiarroiche ed è utile nei casi di arteriosclerosi. La medicina<br />

popolare utilizza l’infuso (1 cucchiaino di droga essiccata fatta riposare in 250 ml. d’acqua<br />

bollente per 5 minuti) come regolatore del flusso mestruale. Si filtra e se ne consumano<br />

1-2 tazze al giorno prese lontano dai pasti principali. La stessa ricetta serve d’aiuto anche ai<br />

diabetici, nei quali abbassa il tasso glicemico, e agli obesi. Contro l’arteriosclerosi si utilizza il<br />

decotto. Allo scopo si fanno bollire per 7-8 minuti. Si lascia riposare un quarto d’ora, si filtra<br />

e se ne consumano 3 tazze al giorno.<br />

L’alchimella è conosciuta anche con i nomi di Erba memoria, Erba stella, Erba rugiada ed<br />

è una pianta ricca di tannini e lipidi. Esternamente si può utilizzare come collutorio per sciacqui<br />

e gargarismi nel caso di angine, ossia di infiammazioni della cavità orale e della gola. A<br />

questo proposito si prepara il decotto facendo bollire per 2-3 minuti 50 g. di pianta in 1 lt.<br />

d’acqua. Si lascia riposare un quarto d’ora, si filtra e si dolcifica con un cucchiaino di miele.<br />

Utilizzare il preparato 3-4 volte al giorno per gargarismi.<br />

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Caccia 2000 Aprile 2010<br />

L’angolo del Fucile<br />

i proiettili a cura di Nani Cadorin<br />

I proiettili, sia nel caso delle armi rigate che di quelle a pallini, devono assolvere a due<br />

compiti: raggiungere il bersaglio ed ottenere l’effetto migliore possibile per portare la preda<br />

a casa. Per dare il massimo di probabilità per arrivare esattamente sul bersaglio, il proiettile<br />

deve anzitutto essere perfettamente equilibrato rispetto al proprio asse longitudinale,<br />

in modo da non dare sbilanciamenti durante la rotazione. Questo dipende esclusivamente<br />

dall’accuratezza delle lavorazioni del produttore del proiettile. Piccoli, ma fastidiosi, sbilanciamenti<br />

possono essere rilevati sul proiettile finito solo se accompagnati da irregolarità della<br />

forma esterna.<br />

Per arrivare sul bersaglio, con sufficiente velocità, il proiettile deve rallentare il meno possibile<br />

durante il volo in modo da mantenere la maggiore energia possibile. Il fattore che provoca<br />

la perdita di energia è la resistenza dell’aria, che dipende dalla velocità, dalla sezione<br />

del proiettile e dalla sua forma. Ridurre il calibro del proiettile, mantenendo lo stesso peso,<br />

riduce la sezione esposta alla resistenza dell’aria e contribuisce a ridurre la perdita di energia;<br />

inoltre uno degli elementi che influiscono sull’aerodinamica del proiettile è la sua lunghezza:<br />

a parità di calibro un proiettile più pesante,e quindi più lungo, risentirà meno della<br />

resistenza dell’aria, e lo stesso avverrà per un proiettile che a parità di peso sia di calibro inferiore<br />

e quindi più lungo. Per poter valutare, con un solo parametro, il comportamento dei<br />

vari proiettili si ricorre al “coefficiente balistico”: è un numero che dà la perdita di velocità e<br />

di energia durante il volo per i differenti proiettili e permette quindi di calcolare le traiettorie<br />

e le velocità residue alle varie distanze, data la velocità iniziale. Quanto maggiore è il coefficiente<br />

balistico, tanto migliore sarà la traiettoria e piu’ alta la velocità finale.<br />

Normalmente per uno stesso calibro i migliori coefficienti balistici si riscontrano nei proiettili<br />

più pesanti: purtroppo un proiettile richiede per stabilizzarsi durante la traiettoria una<br />

velocità di rotazione intorno al proprio asse che cresce con la lunghezza del proiettile; ma<br />

siccome la velocità alla bocca diminuisce al crescere del peso, non sempre il passo della rigatura<br />

che stabilizza un proiettile leggero (e corto) è in grado di stabilizzare un proiettile più<br />

pesante e quindi più lungo. Qualche miglioramento si può ottenere con proiettili con coda<br />

tronco-conica, i cosiddetti “boattail” che in qualche caso possono ridurre il problema.


Quando il proiettile ha tutti i requisiti a posto per arrivare<br />

con precisione ed energia sul bersaglio, cominciano<br />

i problemi. Infatti esso per fermare la selvaggina deve<br />

produrre una ferita quanto più possibile profonda, per<br />

interessare organi interni, e di dimensioni il più possibile<br />

vaste per ottenere una rapida morte. Il proiettile deve<br />

quindi mantenere una massa compatta in grado di conservare<br />

la propria energia e, nel contempo, aumentare il proprio<br />

diametro il più possibile per cedere tutta la propria<br />

energia ed avere una ferita importante: e queste due cose<br />

sono in contrasto tra loro. Infatti un proiettile che si deforma<br />

poco rischia di penetrare talmente in profondità da<br />

attraversare la selvaggina, cedendo ben poca della propria<br />

energia e con buone probabilità di fare pochi danni;<br />

un proiettile che si espanda facilmente rischia di fermarsi<br />

sulle prime strutture della selvaggina: entrambi rischiano<br />

di produrre ferite non immediatamente mortali.<br />

La risposta che si è cercato di dare, per ottenere il proiettile<br />

perfetto, è stata di costruire un proiettile con la parte<br />

anteriore che si espanda i più possibile cedendo al bersaglio<br />

il massimo di energia e producendo una ferita il più<br />

possibile estesa, ed una parte posteriore che mantenga<br />

la propria compattezza ed energia per assicurare la penetrazione.<br />

Sono stati sperimentati diversi modi di ottenere<br />

questi effetti: all’inizio si lasciò la punta del proiettile<br />

scoperta dalla camicia in rame, pensando che l’urto all’impatto<br />

sarebbe stato sufficiente a espandere il nucleo in<br />

piombo; il sistema diede scarsi risultati, i proiettili risultavano<br />

troppo penetranti a meno che non incontrassero un<br />

osso importante, e se si cercava di assottigliare la camicia<br />

si rischiava che il proiettile si frantumasse diminuendo<br />

la penetrazione: per questo si pensò di aumentare<br />

l’espansione della parte anteriore con un foro nella massa<br />

del piombo della punta del proiettile (la famosa “punta<br />

cava”). Ci furono dei miglioramenti, ma la presenza del<br />

foro sulla punta abbatteva il coefficiente balistico in modo<br />

intollerabile. Si pensò allora di fare il foro sulla punta<br />

del nucleo di piombo, ma di inserire in esso una falsa punta<br />

di metallo con la parte anteriore conica in modo da ristabilire<br />

una buona aerodinamica, e con la parte posteriore<br />

anch’essa conica per costringere il piombo ad allargarsi<br />

all’impatto. Le prime esecuzioni furono con puntale in rame,<br />

seguite da quelle con puntale in plastica più o meno<br />

resistente. Questo sistema, unito ala tecnica di fare sottili<br />

incisioni longitudinali sulla parte anteriore della camicia<br />

del proiettile in modo che la camicia si rompesse in sottili<br />

strisce e con l’espansione del piombo assumesse una forma<br />

simile ad un’elica,ad oggi pare il più adatto a risolvere<br />

il problema dell’espansione.<br />

Restava il problema di assicurare che l’espansione si<br />

limitasse alla parte anteriore del proiettile. Per ottenere<br />

questo i vari produttori adottarono gli accorgimenti più<br />

disparati:chi adottò un nucleo in piombo in due parti, più<br />

molle l’anteriore e più consistente la posteriore; chi costruì<br />

la camicia con spessori maggiori verso la parte posteriore<br />

del proiettile; chi costruì addirittura una doppia<br />

camicia, composta di una esterna sottile in rame ed una<br />

interna in acciaio,che interessava solo la parte posteriore<br />

del proiettile; chi sagomò l’interno della camicia con<br />

un collarino che avrebbe dovuto limitare l’espansione alla<br />

parte anteriore con camicia molto sottile, lasciando intatta<br />

la parte posteriore con camicia più spessa; ed infine chi<br />

adottò una camicia con una sezione ad H, con una parte<br />

anteriore riempita di piombo più tenero, ed una parte posteriore<br />

riempita in piombo più duro.<br />

Naturalmente i vari costruttori magnificano i risultati<br />

dei proiettili che adottano sulle loro munizioni, ed i cacciatori<br />

ingaggiano feroci discussioni su quale sia il tipo di proiettile<br />

migliore. Purtroppo vale il principio che il proiettile<br />

migliore, per ognuno di noi, è quello che ci ha permesso di<br />

portare la preda a casa: in realtà non è possibile stabilire<br />

quale sia il tipo universalmente migliore, dato che lo stesso<br />

proiettile che colpisca in un punto e incontrando organi<br />

e tessuti consistenti produca una espansione perfetta ed<br />

una penetrazione adeguata, colpendo cinque centimetri<br />

più in là attraverserebbe la selvaggina producendo danni<br />

insufficienti ad arrestare la preda in spazi e tempi ragionevoli,<br />

e forse (cosa peggiore) causandone la morte a lunga<br />

scadenza. A seconda della mole e della consistenza del<br />

bersaglio ci si può orientare su proiettili più o meno pesanti<br />

e con espansione più o meno facilitata, ma lo stesso proiettile<br />

che l’ultima volta ha dato risultati strabilianti, la volta<br />

successiva può riservare una cocente delusione.<br />

L’unico vantaggio è che, se la selvaggina se ne va indenne,<br />

oltre che al cannocchiale non tarato, al vento, alla<br />

temperatura rigida, alla bestia che si è mossa, si può dare<br />

la colpa al proiettile che non ha fermato l’animale anche<br />

se indubbiamente colpito. L’unico pericolo è che arrivi il<br />

solito cane da sangue guastafeste, che non trovando un<br />

bel niente, vi guarderà con aria interrogativa…<br />

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PAGINA<br />

Caccia 2000 Aprile 2010<br />

La rabbia<br />

una vecchia malattia a cura della Dott. Patrizia Bragagna<br />

Dopo oltre 25 anni, fa la ricomparsa nel nostro territorio bellunese la rabbia, una malattia<br />

infettiva acuta, scarsamente contagiosa, che colpisce con esito inesorabilmente mortale<br />

tutti i mammiferi, compreso l’uomo. La parola “Rabbia” deriva dal sanscrito “Rabbahs”,<br />

che significa “fare violenza”, questo perchè la malattia colpisce il sistema nervoso centrale,<br />

dando origine ad una encefalomielite che si manifesta frequentemente con una sintomatologia<br />

nervosa violenta.<br />

QUAL È LA CAUSA?<br />

Nell’uomo come nell’animale la malattia è trasmessa da un virus a forma di proiettile della<br />

famiglia Rhabdoviridae, genere Lyssavirus (dal greco “lyssa” che significa pazzia) comprendente<br />

sette genotipi differenti, dei quali il genotipo 1 include i ceppi del virus della rabbia<br />

classica (Rabies virus) presenti in tutti i continenti tranne l’Oceania e attualmente anche<br />

a casa nostra, mentre i genotipi dal 2 al 7 comprendono i seguenti ceppi virali: Lagos bat, Mokola,<br />

Duvenhage, European bat lyssavirus 1 (EBL-1), European bat lyssavirus 2 (EBLV-2), Australian<br />

bat lyssavirus (ABLV). Il virus della rabbia viene trasmesso ad altri animali ed all’uomo<br />

attraverso il contatto con la saliva di animali infetti, quindi attraverso morsi, graffi, ferite<br />

o contatto con mucose (occhi, naso, bocca) anche integre. Va inoltre precisato che il virus<br />

è presente nella saliva dell’animale infetto prima della comparsa dei sintomi clinici; questo<br />

aspetto rappresenta un ulteriore motivo di preoccupazione in quanto la persona morsicata<br />

o lambita non ha la percezione del pericolo che sta correndo.<br />

QUALI ANIMALI POSSONO INFETTARSI E DIFFONDERE LA MALATTIA?<br />

Solo i mammiferi terrestri possono infettarsi, sviluppare la rabbia e potenzialmente trasmetterla<br />

all’uomo. Uccelli, pesci e rettili non si ammalano. Tra i mammiferi alcune specie<br />

fungono da serbatoio per la diffusione del ciclo silvestre mantenendo la malattia nel territorio:<br />

volpe rossa e cane procione (Europa), procione, moffetta e coyote (America settentrionale),<br />

mangusta e sciacallo (Africa), pipistrelli insettivori e frugivori (tutti i continenti),<br />

vampiro (America Latina). La diffusione del ciclo urbano, invece, vede implicati quali ospiti<br />

naturali cane, gatto, ruminanti domestici e animali selvatici che per alimentarsi si avvicinano<br />

alle abitazioni e trova nel randagismo canino il principale meccanismo di attivazione e conservazione<br />

del virus.<br />

QUALI SONO I SINTOMI NEGLI ANIMALI INFETTI?<br />

L’animale che ha contratto l’infezione può trasmetterla ad altri animali, uomo compreso,<br />

prima di manifestare alcun sintomo. Questa fase asintomatica è variabile in funzione della<br />

specie interessata e dei differenti genotipi virali. I primi sintomi che devono mettere in allerta<br />

sono le modificazioni del comportamento proprie di ogni specie: l’animale selvatico perde<br />

la naturale diffidenza verso l’uomo, mentre gli animali domestici possono manifestare fenomeni<br />

di aggressività verso il padrone che li accudisce. Nella fase prodromica (iniziale) si<br />

possono osservare segni generici, quali: stati ansiosi, irritabilità, depressione, mentre nello<br />

stadio conclamato si possono distinguere due forme, la forma furiosa e la forma paralitica o<br />

muta. La prima è contraddistinta dai seguenti sintomi: allucinazioni, disorientamento e vagabondaggio,<br />

iperattività, perversione del gusto (l’animale ingerisce sostanze od oggetti non<br />

commestibili), alterazioni delle emissioni vocali e scialorrea (perdita di grandi quantità di saliva).<br />

La seconda, invece, è caratterizzata inizialmente da paralisi dei muscoli della deglutizione,<br />

dei muscoli facciali, che provocano la caduta della mandibola, e in seguito di tutta la


muscolatura del corpo con coma e morte. Nell’uomo inoltre,<br />

è presente l’idrofobia, cioè la repulsione per l’acqua.<br />

Mentre la forma furiosa è più tipica dei canidi (cane, volpe,<br />

lupo), la forma paralitica è più frequente nei ruminanti<br />

e nell’uomo.<br />

QUAL È LA PATOGENESI DI QUESTA MALATTIA?<br />

Il virus, trasmesso dalla saliva dell’animale infetto, attraverso<br />

morsicatura o lambitura, replica nel punto di<br />

contatto, in specifico nelle fibrocellule muscolari più vicine.<br />

Raggiunta una quantità sufficiente, il virus migra, attraverso<br />

le placche neuro-muscolari, nei nervi periferici e<br />

di seguito, percorrendo il midollo spinale, arriva al sistema<br />

nervoso centrale (migrazione centripeta) dove continua<br />

a replicare attivamente. A questo punto segue una<br />

migrazione centrifuga mediante la quale il virus scende<br />

lungo i nervi cranici efferenti, con particolare predilezione<br />

per quelli che innervano le ghiandole salivari. E’ per questo<br />

motivo che la concentrazione del virus nella saliva è<br />

particolarmente elevata tanto da rappresentare un severo<br />

fattore di rischio. Il tempo impiegato dal virus per raggiungere<br />

il sistema nervoso centrale, da qualche settimana<br />

ad alcuni mesi, varia in funzione della specie colpita,<br />

dello stipite virale coinvolto, della sede in cui è avvenuta<br />

la morsicatura/lambitura e nell’uomo, della eventuale presenza<br />

di indumenti che possono limitare la quantità di entrata<br />

del virus. Va sottolineato che i sintomi clinici ai vari<br />

stadi compaiono solamente dopo che il virus ha raggiunto<br />

il cervello; stadio in cui la malattia diventa irreversibile<br />

e qualsiasi trattamento farmacologico (sieri, vaccini) risulta<br />

inefficace.<br />

COME SI FA LA DIAGNOSI DI RABBIA NEGLI ANIMALI?<br />

Nessuna diagnosi clinica della rabbia può essere considerata<br />

affidabile, poiché molte sono le malattie con sintomatologia<br />

simile a quella della rabbia (Cimurro, morbo<br />

di Aujesky, Toxoplasmosi solo per citarne alcune). La diagnosi<br />

della malattia, quindi, viene fatta solo in laboratorio,<br />

utilizzando i test raccomandati dall’Organizzazione Mondiale<br />

della Sanità tra i quali l’Immunofluorescenza diretta,<br />

considerato il test d’elezione; a livello istopatologico è<br />

da considerarsi patognomonico (cioè caratteristico della<br />

malattia) il riscontro, più frequentemente in alcune aree<br />

dell’encefalo (neuroni dell’ippocampo e del corno d’ammone),<br />

di strutture tondeggianti, ovoidali, grandi qualche<br />

millesimo di millimetro, chiamate “corpi del Negri” in<br />

onore del ricercatore italiano che le identificò per la prima<br />

volta nel 1903, nel laboratorio dell’Università di Pavia nel<br />

cervello di un coniglio infettato sperimentalmente.<br />

QUALI PRECAUZIONI PER EVITARE L’ESPOSIZIONE?<br />

Nei comuni infetti e a rischio per rabbia silvestre è obbligatorio<br />

praticare la vaccinazione preventiva dei cani e<br />

degli erbivori domestici al pascolo. Inoltre, altri provvedimenti<br />

di profilassi che possono riguardare animali selvatici,<br />

quali la volpe o di animali vaganti, quali i gatti raggruppati<br />

in colonie, sono decisi dalla Regione attraverso<br />

proprie disposizioni. Nella nostra provincia sono state<br />

disperse in aree silvestri esche alimentari contenenti un<br />

vaccino vivo attenuato, allo scopo di praticare la vaccinazione<br />

per via orale delle volpi, perciò si raccomanda a chicchessia<br />

di non toccarle con le mani. In caso di contatto<br />

accidentale con il vaccino contenuto nelle esche, lavarsi<br />

abbondantemente con acqua e sapone e contattare immediatamente<br />

il medico. Va evitato qualsiasi contatto con<br />

gli animali selvatici e con qualunque animale sconosciuto<br />

anche se si mostra socievole. Non vanno adottati animali<br />

selvatici come animali da compagnia. Se un animale selvatico<br />

si comporta in modo strano è utile segnalare il fatto<br />

ai veterinari delle Aziende Sanitarie Locali, alla Polizia locale<br />

o provinciale oppure al Corpo forestale. Va segnalato<br />

anche qualsiasi rinvenimento di carcasse animali con l’avvertenza<br />

di non toccarle a mani nude. Va altresì comunicato<br />

al veterinario ogni comportamento anomalo o inusuale<br />

nel proprio animale domestico (cane, gatto,…). La vaccinazione<br />

del gatto domestico, se non in comuni dove si sono<br />

verificati casi di positività su questi animali, è su base<br />

volontaria, ma vivamente consigliata.<br />

COSA FARE IN CASO DI MORSICATURA?<br />

Nel caso si venga aggrediti e morsi da un animale sensibile<br />

alla rabbia in territori a rischio, rivolgersi immediatamente<br />

al pronto soccorso per le cure del caso e, se indicato<br />

dal medico, per il trattamento vaccinale antirabbico<br />

post contagio. E’ importante anche seguire attentamente<br />

alcune regole cautelative, tra le quali, lavare subito la<br />

ferita per almeno 15 minuti con abbondante acqua e sapone<br />

per ridurre la carica virale infettante. Inoltre, se<br />

possibile, identificare l’animale morsicatore. Nel caso si<br />

tratti di un cane o di un gatto o altro animale domestico,<br />

questo verrà sottoposto a sorveglianza per 10 giorni dai<br />

Servizi Veterinari delle Aziende Sanitarie Locali, per verificare<br />

l’eventuale comparsa dei sintomi della malattia.<br />

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PAGINA<br />

Caccia 2000 Aprile 2010<br />

News 2010<br />

WWW.ASSOCIAZIONECACCIATORIBELLUNESI.IT<br />

Come facciamo da oltre un anno ci preme ripetere l’invito<br />

a tutti i Soci, Amici e Simpatizzanti di visitare il ns. sito.<br />

Per merito della Signora Morena, di Dal Pan Elvio e di<br />

Pante Lucio è sempre in aggiornamento e, quindi, troverete<br />

sempre qualche interessante novità. Collaborate anche<br />

voi segnalando cose particolari, inviando foto nuove,<br />

vecchie o altro che pensate possa essere di interesse comune.<br />

Tutto è sempre molto gradito e servirà ad arricchire<br />

il sito della tua <strong>Associazione</strong>.<br />

CONTRIBUTI<br />

AMBIENTALI 2010<br />

Anche quest’anno la Dirigenza dell’A.C.B. ha deliberato<br />

di creare un fondo da distribuire alle Riserve che opereranno<br />

nel ripristino ambientale. Per poter accederVi è<br />

necessario presentare la domanda, corredata delle date e<br />

della piantina delle località dove si sono svolti i lavori, entro<br />

il 31 Agosto 2010.<br />

AZIENDA PROVINCIALE FORESTALE E DEMANIO<br />

SCUOLA FORESTALE LATEMAR<br />

CENTRO DI FORMAZIONE FORESTALE, VENATORIA E AMBIENTALE<br />

CALENDARIO CORSI 2010<br />

29 novembre - 1 dicembre - Dopo il colpo: dalla biometria<br />

al controllo dei capi abbattuti. Attestato di rilevatore<br />

biometrico - attestato di formazione per la “persona formata”<br />

ai sensi dell’allegato III sezione IV del regolamento<br />

(CE) N. 853/2004.<br />

04-09 ottobre - Cacciatore di ungulati con metodi selettivi<br />

abilitato al prelievo di cinghiale, capriolo, daino, cervo,<br />

camoscio e muflone.<br />

17-20 maggio - Cacciatore di cinghiale abilitato alla caccia<br />

collettiva, conduttore di cane da limiere, cacciatore di<br />

ungulati con metodi selettivi specializzato nel prelievo del<br />

cinghiale.<br />

20-22 maggio - Tecniche di prelievo e controllo della<br />

volpe.<br />

07-11 giugno - Conduttore di cane da traccia.<br />

05-08 luglio - Cacciatore di ungulati con metodi selettivi<br />

specializzato nel prelievo ed accompagnamento al camoscio.<br />

27-30 luglio - Master per conduttore di cane da traccia.<br />

02-07 agosto - Master per la gestione degli ungulati –<br />

attestato di operatore faunistico specializzato nella gestione<br />

degli ungulati in ambiente alpino ed appenninico.<br />

27 settembre - 1 ottobre - Cacciatore di ungulati con<br />

metodi selettivi specializzato nel prelievo ed accompagnamento<br />

al cervo.<br />

Per informazioni e/o iscrizioni: Azienda Provinciale Foreste<br />

e Demanio, (ref. Giovanna Timpone) via M. Pacher,<br />

13 – 39100 Bolzano tel. 0471/414872-71 fax 0471/414889<br />

email: info@forstschule.it. Il calendario dei corsi è consultabile<br />

all’indirizzo internet: www.forstschule.it.<br />

TARATURA ARMI<br />

Come da tradizione decennale è già stata fissata la<br />

giornata dedicata alla Taratura delle armi. Possono partecipare<br />

a titolo gratuito tutti i soci A.C.B. e gli amici iscritti<br />

alla Libera caccia della Provincia di Belluno. Pertanto, DO-<br />

MENICA 22 AGOSTO, Vi aspettiamo numerosi presso il Tiro<br />

a segno di Feltre per provare la vostra carabina. Inutile<br />

ricordare a tutti l’importanza di questa operazione che dimostra<br />

professionalità ed etica venatoria. A caccia si deve<br />

andare con il fucile perfettamente in ordine.<br />

ORARI:<br />

Mattino 8.30 – 12.00 --- Pomeriggio 14.00 – 17.00


SCUOLA A.C.B. PER LA FORMAZIONE<br />

E L’ABILITAZIONE ALL’ESERCIZIO VENATORIO<br />

E’ iniziato alla grande, il primo corso dell’anno 2010,<br />

che si sta svolgendo presso la nostra scuola di Lentiai.<br />

Venticinque gli iscritti, provenienti da quasi tutta la Provincia,<br />

e grande il rammarico del responsabile Sig. Berton<br />

per non aver potuto accettare, per problemi di capienza,<br />

tutte le richieste pervenute. Il corso procede molto bene<br />

e già verso metà del prossimo mese parecchi dei partecipanti<br />

si presenteranno agli esami di abilitazione.<br />

Giorni fa gli Allievi hanno avuto, a sorpresa, la visita del<br />

nostro Presidente che si è intrattenuto con loro ed ha assistito<br />

alla lezione che riguardava la valutazione dei trofei. Il<br />

Presidente Pelli ha anche distribuito a tutti l’ultimo numero<br />

di Caccia 2000 ed il calendario 2010 con l’auspicio che<br />

i futuri seguaci di Nembrotte entrino a far parte della nostra<br />

grande famiglia.<br />

Per avere informazioni inerenti lo svolgimento dei corsi<br />

potete rivolgervi direttamente al responsabile:<br />

SCUOLA DI CACCIA A.C.B. c/o Berton Piergiuseppe<br />

Via V. Veneto,26 – 32020 Lentiai (Bl)<br />

tel. 0437/552289 ore ufficio - cell. 329/7037288.<br />

FOTOGRAFARE IL PARCO<br />

PREMIATO RENATO GRASSI<br />

Alla splendida “Pernice bianca in volo” immortalata<br />

dal nostro amico e collaboratore Renato Grassi è andato<br />

il primo premio assoluto della quinta edizione del concorso<br />

“fotografare il Parco”, organizzato dal Parco nazionale<br />

dello Stelvio. La giuria ha premiato una foto di straordinario<br />

dinamismo nella quale un maschio di pernice, appena<br />

involatosi, è stato colto nel momento del canto. Il fotonaturalista,<br />

dimostrando una indubbia capacità fotografica<br />

nel cogliere attimi di vita animale, si è aggiudicato anche<br />

altri due premi con le opere “Approccio tra pernici bianche”<br />

quale migliore foto di tetraonide e “Marmottino”<br />

nella categoria “Fauna selvatica del Parco”.<br />

Le foto delle pernici sono, per gentile concessione<br />

dell’Autore, riportate nel nostro calendario. Il mese di<br />

Marzo raffigura “l’approccio” ed il mese di Novembre<br />

quella in volo. La redazione di Caccia 2000 ringraziandolo<br />

per la preziosa collaborazione porge a Renato le più sincere<br />

congratulazioni.<br />

Gara<br />

con cane da ferma<br />

Domenica 16 maggio, organizzata dall’A.C.B. si svolgerà<br />

la terza edizione della gara su quaglie con sparo presso<br />

il campo d’addestramento in località S.Pietro in campo<br />

- aereoporto di Belluno.<br />

L’apertura delle iscrizioni inizierà alle ore 7.00 e proseguirà<br />

fino al 40° concorrente. Chiusura iscrizioni alle ore<br />

12,00. Suddetta gara è valida per il campionato provinciale<br />

“cane-cacciatore”. E’ una gara soprattutto per i nostri<br />

Soci e, quindi, contiamo veramente in una Vostra numerosa<br />

partecipazione.<br />

Le premiazioni si svolgeranno a fine gara. Ci sarà anche<br />

un premio per il miglior piazzamento ottenuto dal Socio<br />

A.C.B.<br />

FOTO VINCITRICE DEL CONCORSO “FOTOGRAFARE IL PARCO”<br />

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Caccia 2000 Aprile 2010<br />

Rinnovo<br />

licenza di caccia a cura di Luciano Pante<br />

Per il rinnovo bisogna far domanda, alla Questura di<br />

Belluno, in bollo da € 14,62. La domanda deve contenere<br />

l’attestazione di cui all’art. 12 del T.U.P.S. e la firma del<br />

richiedente deve essere autografa e autenticata. La sottoscrizione<br />

non è soggetta ad autenticazione ove sia apposta<br />

in presenza di Pubblico Ufficiale addetto, ovvero<br />

sia presentata unitamente a copia fotostatica di un documento<br />

d’identità del sottoscrittore. La domanda indirizzata<br />

alla Questura può essere presentata alla Stazione dei<br />

carabinieri del luogo di residenza. All’istanza vanno allegati<br />

i seguenti documenti:<br />

1. N. 1 marche da bollo da Euro 14,62 per il rilascio/rinnovo<br />

della licenza da apporre sull’autorizzazione porto di<br />

fucile;<br />

2. Due fotografie formato tessera, di cui UNA legalizzata,<br />

entrambe completate dalla firma apposta dall’ interessato<br />

a lato dell’effigie (la legalizzazione può essere effettuata<br />

dall’Ufficio destinatario delle foto se presentate<br />

personalmente dall’interessato o presso gli uffici comunali<br />

- esente da bollo ai sensi dell’art. 34/2°c. del D.D.R.;<br />

28.12.2000 n. 445 -);<br />

3. Certificato medico in bollo da Euro 14,62 rilasciato<br />

dagli uffici medico-legali e dai distretti sanitari delle<br />

U.L.S.S. o dalle strutture sanitarie militari e della Polizia di<br />

Stato ai sensi del D.M. Sanità 28.4.1998, previa presentazione<br />

del certificato anamnestico del medico di fiducia;<br />

4. Attestazione, in originale, comprovante il pagamento<br />

della somma di Euro 1,26 corrisposto sul c/c postale n.<br />

11049327 intestato alla Sezione di Tesoreria provinciale di<br />

Belluno, indicando sulla causale “ Capo X – Capitolo 2383<br />

– Costo libretto porto di fucile rilasciato dalla Questura di<br />

Belluno”;<br />

5. Attestazione, in originale, comprovante il pagamento<br />

della tassa di concessione governativa, effettuato<br />

sul c/c postale n. 8003 intestato all’Agenzia delle Entrate<br />

– Centro operativo di Pescara, per l’importo di €.<br />

173,16 (168,00 tassa di CC.GG. + 5,16 addizionale art. 24<br />

L. 157/92);<br />

6. Libretto porto di fucile e relativa autorizzazione, in<br />

originale, scaduto di validità.


7. Copia fotostatica della carta d’ identità.<br />

Si consiglia di richiedere l’autorizzazione per porto di<br />

fucile anche per uso caccia a più di due colpi. (Il costo è lo<br />

stesso). Dall’anno 2007 i libretti per licenza di porto d’arma<br />

dovranno essere ritirati personalmente presso gli Uffici<br />

della Questura in via Lungarno n. 36.<br />

Ci piace sottoporre alla vostra attenzione,<br />

per pura curiosità, alcune foto gentilmente<br />

concesse da Carlo Curto di un porto d’armi<br />

rilasciato nel 1924. Molto curiose le descrizioni<br />

e le note riportate.<br />

SI RICORDA CHE SONO IN SCADENZA I PORTO D’ARMI RILASCIATI NEL 2004. Ci sono delle<br />

modifiche sull’ importo del costo del libretto, il numero di c.c.p., la causale ecc. Leggete at-<br />

tentamente, onde evitare errori, il pro-memoria nella pagina qui a fianco.<br />

25<br />

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Caccia 2000 Aprile 2010<br />

L’angolo del<br />

legale a cura dell’avv. Barbara Bastianon<br />

Gazzi<br />

di Gazzi Fabrizio<br />

Via Pedemontana, 20<br />

SORANZEN di Cesiomaggiore (BL)<br />

Tel. 0439 438161 - Cell. 328 9349009<br />

Gentili Lettori,<br />

ecco un piccolo vademecum sulle modalità ed i requisiti necessari per acquistare e cedere<br />

le armi, a seconda della loro diversa tipologia.<br />

L’ACQUISTO<br />

L’acquisto di un’arma da sparo presuppone che l’acquirente sia in possesso di un’autorizzazione<br />

rilasciata dal Questore, ai sensi dell’art. 35/4° comma del T.U.L.P.S. Questa norma,<br />

di carattere generale, contempla due importanti eccezioni, che riguardano:<br />

- le armi ad aria o gas compressi, sia lunghe sia corte, i cui proiettili sono dotati di un’energia<br />

cinetica non superiore a 7,5 joule;<br />

- le repliche a colpo singolo di armi antiche ad avancarica di modelli anteriori al 1890.<br />

In virtù della Legge n. 526 del 21 dicembre 1999 e del decreto del Ministero dell’Interno<br />

n. 362 del 9 agosto 2001, per l’acquisto di armi appartenenti a queste due categorie non si richiede<br />

alcuna autorizzazione.<br />

IL NULLAOSTA<br />

Per acquistare una delle armi comuni da sparo è necessario possedere un titolo d’acquisto,<br />

chi non ha un porto d’armi dovrà munirsi di un nullaosta all’acquisto. Questo documento<br />

è rilasciato dall’autorità di polizia e per averlo occorre recarsi presso la Questura o<br />

al Commissariato della Polizia di Stato competente per territorio in base al luogo di residenza<br />

dell’interessato. Per ottenere il nullaosta è necessario compilare una domanda, in carta<br />

legale, nella quale il richiedente, che deve aver compiuto la maggiore età e se obiettore di<br />

coscienza deve aver ottenuto la riammissione dal Servizio Nazionale Civile, specifica obbligatoriamente<br />

il motivo dell’acquisto (es. difesa abitativa, pratica dello sport ecc.). Occorre<br />

allegare un certificato medico, una marca da bollo e fotocopia di un documento di identità.<br />

Entro 90 giorni, come previsto dalla L. n. 241/90, salvo cause ostative, viene rilasciato<br />

il nulla osta valido su tutto il territorio nazionale, ai sensi della circolare del Ministero nr.<br />

559/C.19673.10179(3) del 29.09.2000, per trenta giorni, ma può essere rinnovato per uguale<br />

periodo. In pratica, una volta ottenuto il nullaosta, è possibile acquistare l’arma; il passo successivo<br />

sarà la compilazione della dichiarazione di vendita.<br />

Centro Carni


LE LICENZE DI PORTO D’ARMI<br />

Mentre il nullaosta è un titolo d’acquisto occasionale<br />

(serve per effettuare un solo acquisto, anche se di più armi),<br />

le licenze di porto d’armi sono invece dei titoli d’acquisto<br />

permanenti, ossia possono essere utilizzati per acquistare<br />

armi e munizioni più volte, fintanto che sono in<br />

corso di validità.<br />

Le licenze di porto d’armi sono di quattro tipi:<br />

- licenza di porto di fucile per lo sport del tiro a volo;<br />

- licenza di porto di fucile per uso di caccia;<br />

- licenza di porto di pistola o rivoltella per difesa personale;<br />

- licenza di porto di fucile per difesa personale.<br />

Esse abilitano all’acquisto di qualunque tipo di arma<br />

comune da sparo.<br />

LA DICHIARAZIONE DI VENDITA<br />

Chi cede un’arma ad un’altra persona è tenuto, oltre<br />

a verificare la validità del nulla osta ovvero a controllare<br />

che il porto d’armi non sia scaduto, a compilare una dichiarazione<br />

di vendita dell’arma (o delle armi nel caso siano<br />

più di una). Questa dichiarazione può essere redatta in<br />

carta libera e deve indicare le generalità del cedente (data<br />

e luogo di nascita, indirizzo), quelle del compratore, gli<br />

estremi del titolo d’acquisto (numero del nullaosta, oppure<br />

numero e data di rilascio del porto d’armi) nonché tutti<br />

i dati identificativi dell’arma (tipo, marca, calibro, numero<br />

di matricola ed eventuale numero del catalogo nazionale).<br />

Se l’acquirente utilizza il nullaosta, questo è ritirato dal<br />

venditore. Se la transazione avviene fra due privati cittadini,<br />

la dichiarazione di vendita è compilata in due copie<br />

originali, entrambe firmate dal venditore e controfirmate<br />

dal compratore. Ognuna delle due parti tratterrà una<br />

copia del documento. Se il venditore è un armiere, sarà<br />

suo compito compilare la dichiarazione di vendita dell’arma,<br />

che consegnerà all’interessato; di solito è utilizzato<br />

un modulo stampato recante l’intestazione dell’armeria.<br />

L’ACQUISTO DELLE ARMI ANTICHE<br />

Per la legge italiana sono armi antiche<br />

quelle ad avancarica e quelle fabbricate<br />

prima del 1890. E’ possibile acquistare<br />

le armi antiche con le stesse<br />

metodologie relative alle armi comuni<br />

da sparo, ossia con il nullaosta o con un<br />

porto d’armi. Vi è però un’ulteriore possibilità:<br />

costituisce titolo d’acquisto per<br />

le armi antiche la licenza di collezione<br />

per le stesse. Anche per le armi antiche è<br />

necessario compilare la dichiarazione di vendita e anche il<br />

possesso di queste armi deve essere denunciato.<br />

L’ACQUISTO DELLE MUNIZIONI E DELLE POLVERI<br />

Per l’acquisto delle munizioni (cartucce) e della polvere<br />

da lancio (o polvere da sparo), utilizzata da chi spara<br />

con armi ad avancarica o da chi ricarica “domesticamente”<br />

le cartucce, sono necessari gli stessi documenti per<br />

l’acquisto delle armi comuni da sparo: il nulla osta o un<br />

porto d’armi.<br />

L’ACQUISTO DI ARIA COMPRESSA<br />

AVANCARICA LIBERE<br />

Le armi ad aria o a gas compressi, sia lunghe sia corte,<br />

i cui proiettili sono dotati di un’energia cinetica non superiore<br />

a 7,5 joule e le repliche a colpo singolo di armi antiche<br />

ad avancarica di modelli anteriori al 1890, possono<br />

essere acquistate solo da maggiorenni muniti di valido documento<br />

di riconoscimento (Legge n. 526 del 21 dicembre<br />

1999 e Decreto del Ministero dell’Interno n. 362 del 9 agosto<br />

2001); è consentita la loro cessione e il comodato purchè<br />

avvengano con scrittura privata tra maggiorenni.<br />

L’ACQUISTO DI BOSSOLI, INNESCHI, PALLE<br />

Per questi altri componenti della cartuccia, che sono di<br />

libera vendita, non è necessario alcun titolo per procedere<br />

al loro acquisto.<br />

L’ACQUISTO DI ARMI DISATTIVATE<br />

La legge prevede che, seguendo particolari norme, le<br />

armi da sparo (sia comuni, sia da guerra) possano essere<br />

rese inattive in forma definitiva (circolare del Ministero<br />

dell’Interno n. 557/B.50106.D2002 del 20.09.2002 pubblicata<br />

sulla G.U. Serie Generale n. 234 del 05.10.2002); in<br />

tal caso questi oggetti non sono più “armi” ai fini della legge<br />

e, pertanto, possono essere acquistati e detenuti liberamente<br />

da chiunque.<br />

27<br />

PAGINA


28<br />

PAGINA<br />

Caccia 2000 Aprile 2010<br />

La rete Natura 2000<br />

in Europa a cura del dott. Cesare Lasen<br />

PREMESSA<br />

Tra le diverse motivazioni che mi hanno convinto ad accettare l’invito rivoltomi dalla redazione<br />

della rivista, quella preponderante è l’idea di poter contribuire, come una piccola<br />

goccia, a far crescere la cultura e la consapevolezza delle problematiche e delle dinamiche<br />

ambientali. La scelta è caduta su argomenti che da decenni sono oggetto di studio e di attenzione<br />

(e che rientrano, quindi, ragionevolmente, nell’ambito delle mie competenze), ma<br />

che ritengo possano essere di aiuto ai lettori, in quanto le informazioni e le considerazioni<br />

che svilupperò non sono il risultato di elaborazioni teoriche (recuperabili da libri e da siti facilmente<br />

accessibili), ma scaturiscono dalla frequentazione diretta delle nostre montagne e<br />

delle nostre vallate, che mi consente oggi, dopo circa 40 anni di esplorazioni, di osservare e<br />

provare a interpretare l’evoluzione del paesaggio e degli habitat, naturali o seminaturali, che<br />

ritengo sia interesse di tutti i cittadini poter conoscere ed apprezzare.<br />

Ho ritenuto di poter proporre, quali argomenti sui quali riflettere, in sequenza, tre cardini<br />

che interessano la “governance” del territorio, sapendo che oltre alla nostra intelligenza,<br />

è proprio il territorio la principale risorsa di cui disponiamo; oltre tutto esso è anche lo scenario<br />

di base nel quale si sviluppa la nostra vita e dal quale si trae continuamente spunto per<br />

le nostre quotidiane osservazioni. Credo di trovare una porta spalancata se affermo che una<br />

vita esclusivamente metropolitana, senza natura, senza animali e piante, senza sfondi riconducibili<br />

a panorami con luci, colori ed emozioni che si susseguano nell’arco delle stagioni, sarebbe<br />

inconcepibile.<br />

In questo primo contributo ci si occuperà di un argomento che è spesso sulle cronache<br />

politiche ma sul quale le informazioni non sono mai state puntuali e che la politica, almeno<br />

all’inizio, ha pesantemente sottovalutato. Cerchiamo, allora, di capire qualcosa di più, in<br />

modo molto sintetico ed elementare (per quanto possibile) su Rete Natura 2000, SIC (Siti<br />

di Interesse Comunitario), ZPS (Zone di Protezione Speciale) e sigle simili che hanno creato<br />

qualche sconcerto e non poca confusione. Presto sentiremo parlare anche di ZSC (Zone di<br />

Speciale Conservazione) che saranno il nuovo nome dei siti di interesse comunitario che risponderanno<br />

ai previsti requisiti.<br />

Marchesan Galdino & C. S.a.s.<br />

Via Monte Grappa, 33 - 32032 Feltre (BL)<br />

Tel. 0439 81367 - Fax 0439 80521


FOTO DI R. GRASSI<br />

LA CENTRALITÀ DELLE QUESTIONI AMBIENTALI<br />

Non serve dimostrare che negli ultimi decenni le politiche<br />

ambientali hanno acquisito un ruolo strategico sempre<br />

più determinante fino ad assumere, a livello mediatico<br />

e nelle agende politiche, un ruolo sempre meno marginale.<br />

Di qui a concludere che siano stati ottenuti risultati concreti<br />

e tranquillizzanti, all’altezza delle aspettative, ce ne<br />

corre e il recente vertice di Copenhagen sui cambiamenti<br />

climatici lo ha drammaticamente rivelato. Un paragone<br />

può risultare più efficace per esprimere tale situazione.<br />

Tutti i fumatori, compresi quelli più accaniti, sanno perfettamente<br />

che il fumo è dannoso alla salute, ma non per<br />

questo smettono di fumare. Analogamente, politici, imprenditori<br />

e semplici cittadini, sanno che non si può continuare<br />

a consumare risorse naturali con questi ritmi, pena<br />

conseguenze nefaste per l’intero pianeta e le future generazioni.<br />

Ma cambiare strada coinvolge interessi economici<br />

e consuetudini e si vorrebbe che fossero soprattutto<br />

gli altri a cambiare e, così, il nostro debito aumenta, e stiamo<br />

consumando oggi, com’è noto, risorse che invece dovrebbero<br />

essere gestite e godute dai nostri figli e nipoti.<br />

Se dobbiamo essere sinceri, nonostante importanti recenti<br />

aperture del mondo politico, delle questioni ambientali<br />

si vocifera spesso (anche troppo, talvolta), ma di risorse<br />

vere se ne impiegano poche. La green economy sta<br />

crescendo, certo, ma speriamo non sia un fuoco di paglia.<br />

La sensibilità dal basso, invece, potrà produrre risultati interessanti,<br />

ma non immediati e ci sarebbe, invece, bisogno<br />

di misure urgenti. Il principio è chiaro: le risorse naturali<br />

sono finite, e non si possono quindi sfruttare senza<br />

pagare dazi pesanti. In questi ultimi anni va sottolineato<br />

che anche la Chiesa, con encicliche, appelli e in altre circostanze,<br />

sta ribadendo con forza l’importanza e la centralità<br />

del “Creato” e della sua salvaguardia. Molto si potrebbe<br />

osservare su questi temi, ma ci concentreremo, ora,<br />

sulle politiche europee.<br />

DEFINIZIONI DI BASE<br />

Rete Natura 2000. Programma ideato dalla UE (Unione<br />

Europea, a suo tempo CEE, Comunità Economica Europea),<br />

a partire dalle direttive Uccelli (1979) e Habitat<br />

(1992) con il quale si intende perseguire lo scopo di<br />

arrestare la perdita di biodiversità, cioè di flora e fauna,<br />

attraverso l’individuazione di aree da sottoporre a precisi<br />

vincoli (attivi e non solo passivi).<br />

Siti di interesse comunitario (SIC). Aree, definite dai<br />

singoli stati membri (che quasi sempre lo hanno delegato<br />

alle Regioni) che contengono tipi di ambienti (habitat) o<br />

specie, considerate di importanza europea prioritaria, nelle<br />

quali è necessario conservare e migliorare la qualità degli<br />

ambienti e incrementare, se possibile, le popolazioni di<br />

specie a rischio. La succitata Direttiva Habitat contiene degli<br />

allegati (il n. 1 è quello dell’elenco degli habitat e il n. 2<br />

l’elenco di piante e animali) che sono considerati, appunto,<br />

di “Interesse Comunitario”.<br />

Zone di Protezione Speciale (ZPS). Si tratta di aree che<br />

sono state definite sulla base di informazioni e presenze<br />

relative all’avifauna (stanziale e migratoria), a suo tempo<br />

individuate con il contributo di associazioni internazionali<br />

che hanno identificato le cosiddette IBA (Important Birds<br />

Area). A breve i cosiddetti SIC (alcuni di essi coincidono, in<br />

tutto o in parte, con le ZPS) diventeranno ZSC, cioè Zone<br />

di Speciale Conservazione.<br />

Si parla di “Rete” (termine sul quale torneremo nel<br />

prossimo numero) soprattutto perché l’intenzione del legislatore<br />

europeo non è quello di individuare singoli siti<br />

isolati in cui le politiche di tutela e di conservazione avrebbero<br />

scarse ricadute sul territorio, ma una maglia di aree<br />

(i cosiddetti nodi), che potranno essere collegate da corridoi<br />

e zone tampone in cui, gradualmente, le normative<br />

possano garantire l’efficacia delle misure adottate nelle<br />

aree di eccellenza.<br />

L’importanza strategica della Rete Natura 2000, a mio<br />

avviso, si collega a due assiomi essenziali. Il primo è che,<br />

finalmente, si passa da una politica fondata su misure di<br />

conservazione destinate a sole singole specie, ad una iniziativa,<br />

straordinaria (anche se tardiva!) che richiama la<br />

necessità di occuparsi dell’habitat in cui vivono le specie.<br />

Il secondo è che si è constatato come l’impostazione delle<br />

politiche conservazionistiche fondate sulla sola istituzione<br />

di parchi e riserve naturali sia stata considerata insufficiente<br />

e necessitasse, quindi, di adeguate integrazioni.<br />

FOTO DI R. GRASSI<br />

29<br />

PAGINA


30<br />

PAGINA<br />

Caccia 2000 Aprile 2010<br />

La rete Natura 2000<br />

in Europa a cura del dott. Cesare Lasen<br />

LA SITUAZIONE ATTUALE IN PROVINCIA DI BELLUNO<br />

Richiamare la storia, a partire da metà degli anni ’90,<br />

che ha condotto, attraverso passaggi anche complessi di<br />

natura burocratica e amministrativa, alla legislazione attuale,<br />

sarebbe penalizzante e poco edificante per un lettore<br />

che gradisce il contatto diretto con la natura. Posso<br />

solo anticipare che entro i prossimi mesi, la Regione Veneto<br />

pubblicherà un “Atlante dei siti natura 2000”, del quale<br />

sono coautore e in tale volume saranno riassunti anche<br />

i vari passaggi istituzionali che hanno condotto all’attuale<br />

configurazione.<br />

Sono consapevole che vi siano state “contestazioni”<br />

in varie sedi politiche, avendo ritenuto “penalizzante”<br />

l’essere inclusi in SIC o ZPS (quasi che lo sviluppo consista<br />

in movimenti terra, cemento, sfruttamento, ecc.), ma<br />

confermo che, a prescindere da problemi di perimetrazione<br />

che esistono e che sarebbero indubbiamente da rivedere,<br />

il fatto che il 54% del territorio sia incluso in Natura<br />

2000 rappresenta una grande opportunità e leggerlo solo<br />

come vincolo è strumentale e scarsamente motivato. Nel<br />

Veneto esistono attualmente 128 siti natura 2000, dei quali<br />

102 SIC e 67 ZPS (molti, quindi, sono sovrapposti), per<br />

una superficie complessiva di circa 22,5%.<br />

In Provincia di Belluno vi sono 15 ZPS (4 interprovinciali)<br />

e 30 SIC (5 interprovinciali), pari a 198.598 ettari (appunto,<br />

circa il 54% del territorio). Si può ritenere un dato<br />

normale in funzione di due parametri. La minore densità<br />

di popolazione e il fatto che la montagna, in ogni caso, sia<br />

più ricca di biodiversità e di habitat meno antropizzati. Va<br />

segnalato che in queste cifre sono compresi i parchi e le riserve<br />

naturali che corrispondono certamente a siti natura<br />

2000. Anche se la superficie di area “vincolata”, concetto<br />

continuamente utilizzato e spesso a sproposito, appare<br />

consistente, va detto che non tutti i biotopi e i siti di interesse<br />

naturalistico sono inclusi nella Rete Natura 2000.<br />

Sarebbe importante, quindi, che i vari strumenti (sui quali<br />

torneremo nel prossimo numero) di pianificazione, quali<br />

PTRC (Piano Territoriale Regionale di Coordinamento),<br />

PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale),<br />

PAT (Piano di Assetto del Territorio a livello comunale)<br />

e PATI (Piano di Assetto del Territorio di livello Intercomunale),<br />

PI (Piano degli interventi a livello comunale, che costituisce<br />

l’attuazione del PAT) ne tenessero debito conto.<br />

SOCIETÀ COOPERATIVA AGRICOLA<br />

Via dei Martiri, 61 - Lentiai (BL) - Tel. 0437 750584 - Fax 0437 750584<br />

APERTA: lunedì, mercoledì, venerdì e sabato 8.30-12.30 e 17.00-19.00, martedì e giovedì 8.30-12.30 - DOMENICA CHIUSA


FOTO DI R. GRASSI<br />

TRA VINCOLO ED OPPORTUNITÀ<br />

Riassumere tutta la normativa in atto richiederebbe<br />

spazi non consoni per questa rivista, ma si può subito<br />

sgombrare il campo dall’equivoco principale. Le aree SIC e<br />

ZPS non seguono le leggi sulle aree naturali protette ai fini<br />

del vincolo venatorio. Naturalmente dipenderà dai Piani<br />

di Gestione (attualmente in fase di elaborazione) capire<br />

esattamente le attività consentite e quelle vietate. Se<br />

non esiste un divieto specifico di caccia per i siti della rete<br />

natura 2000, va segnalato, congruentemente, che non<br />

è ipotizzabile, ad esempio, che si possano cacciare specie<br />

di interesse comunitario, all’interno di una ZPS se essa è<br />

stata individuata proprio in funzione della tutela di queste<br />

specie quando le loro popolazioni risultano ridotte o in<br />

diminuzione. L’orientamento della direttiva, infatti, non è<br />

quello di vietare la caccia di specie di interesse comunitario,<br />

ma di calibrare i prelievi secondo piani di abbattimento<br />

che scaturiscano da censimenti attendibili e che siano<br />

compatibili con il mantenimento di densità ritenute accettabili<br />

rispetto all’obiettivo di tutela della singola specie.<br />

Pur rilevando un certo ritardo nella corretta e puntuale<br />

applicazione delle direttive europee, inoltre, per le<br />

aree inserite in questi siti della rete natura 2000, sarebbero<br />

previsti incentivi a compensazione di eventuali vincoli<br />

che dovessero riguardare la mancata utilizzazione di<br />

risorse. In ogni caso è prevista la possibilità di attivare anche<br />

risorse finanziarie per effettuare miglioramenti di habitat<br />

o assicurare una migliore tutela di specie. Queste<br />

priorità vengono inserite nei vari documenti di programmazione<br />

a livello regionale che, a onor del vero, rispondono<br />

in modo differenziato secondo le diverse sensibilità.<br />

Per essere franchi, almeno finora, per motivi sui quali<br />

non è il caso di insistere, le indicazioni europee sono state<br />

scarsamente applicate, specialmente nelle disponibilità finanziarie.<br />

Si ricorda che gli stessi interventi delle associazioni<br />

venatorie, finalizzate a sfalci e decespugliamenti, se<br />

adeguatamente monitorati e motivati, potrebbero essere<br />

incentivati e promossi quali interventi per il miglioramento<br />

degli habitat e degli habitat di specie.<br />

Gli interventi che si svolgono all’interno di un sito, o<br />

anche all’esterno se in grado di influenzare ciò che avviene<br />

all’interno (si pensi alle captazioni idriche, a dighe, alla<br />

costruzione di centrali, ecc.) devono essere soggetti alla<br />

cosiddetta VINCA, cioè la Valutazione di Incidenza Ambientale.<br />

Certamente un po’ di “carta” e di passaggi burocratici<br />

in più (dei quali, magari, non si avvertirebbe il bisogno<br />

…) possono indispettire, ma si tengano presenti le<br />

finalità, che non sono quelle di penalizzare i piccoli e ordinari<br />

interventi, ma di evitare il continuo consumo e spreco<br />

di territorio, con la conseguente perdita di habitat e condizioni<br />

sempre meno favorevoli per la riproduzione delle<br />

specie.<br />

Se interpretata e applicata correttamente (sulla base<br />

delle finalità, non di cavilli giuridici che spesso nascondono<br />

incapacità o mancata assunzione di responsabilità<br />

e che talvolta consentono di avvalorare interventi invece<br />

inammissibili), la Valutazione di Incidenza è uno strumento<br />

utile a difesa di chi opera nel territorio e anche il cacciatore<br />

dovrebbe avere interesse a contenere il degrado<br />

ambientale salvaguardando la qualità degli habitat ed evitando<br />

la sempre più dilagante frammentazione che ostacola<br />

il consolidamento di molte popolazioni, incluse quelle<br />

di interesse venatorio.<br />

Va segnalato che su iniziativa della Regione, che ha<br />

competenza in materia, è stata completata la cartografia<br />

di base degli habitat censiti nei vari siti della rete natura<br />

2000 e che attualmente si sta lavorando, grazie anche al<br />

cofinanziamento e all’iniziativa della Fondazione Cariverona,<br />

alla redazione dei piani di gestione delle ZPS.<br />

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32<br />

PAGINA<br />

Caccia 2000 Aprile 2010<br />

Il cane da traccia<br />

seconda parte a cura di Claudio Betta<br />

Prosegue (seconda parte) l’intervento di Claudio Betta<br />

sull’argomento “Cane da traccia”. Vostri interventi,<br />

domande e suggerimenti saranno molto graditi. La redazione.<br />

ANNOVERIANO (HANNOVERSCHER SCHWEISSHUND)<br />

Origine: germanica. Categoria seconda: cani da caccia.<br />

Gruppo 6°: segugi per grossa selvaggina e cani per<br />

traccia di sangue, sottoposti a prove di lavoro. Numero<br />

dell’elenco della F.C.I. 132.<br />

Aspetto generale. Cane di taglia media, o poco inferiore,<br />

e di costituzione robusta; piuttosto basso ed allungato.<br />

La testa è portata orizzontale o un po’ al di sopra di tale<br />

linea. Il portamento della coda è obliquo verso il basso.<br />

Testa. Di media grandezza. Cranio largo, poco convesso<br />

e con qualche ruga; più stretto anteriormente, si allarga<br />

gradualmente in addietro. Muso proporzionato al cranio.<br />

Apofisi occipitale appena evidente. Naso più grande<br />

che in altre razze, di colore nero ma anche marrone o rosso.<br />

Canna nasale che va restringendosi verso gli occhi, con<br />

profilo un po’ convessilineo (montanino) o retto, mai concavo.<br />

Depressione fronto-nasale evidente ma non troppo<br />

marcata. Arcate orbitali sviluppate e prominenti. Parte anteriore<br />

del muso piatta. Labbra ben cascanti oltre la mandibola,<br />

con plica della commessura labiale in evidenza.<br />

Orecchie. Di lunghezza un po’ superiore alla media:<br />

con attaccatura alta e larga ed arrotondate all’apice. Esse<br />

discendono piatte ai lati della testa, senza accartocciarsi<br />

né formano pieghe nell’alzare il capo.<br />

Occhi. Limpidi posti frontalmente, senza congiuntiva<br />

arrossata; espressione decisa, sottolineata dall’evidenza<br />

delle arcate orbitali.<br />

Collo. Lungo, forte, inserito armoniosamente sul tronco;<br />

pelle della gola non troppo aderente senza, tuttavia,<br />

formare una giogaia cascante.<br />

Linea dorsale. Allungata, con regione lombare larga e<br />

leggermente convessa. Groppa inclinata.<br />

Torace e addome. Torace largo, alto e lungo. Addome<br />

leggermente retratto.<br />

Coda. Lunga: essa giunge, almeno, fino al garretto.<br />

Grossa alla radice, essa si affina leggermente e progressivamente<br />

verso la punta. Lungo il margine inferiore sono<br />

presenti peli più lunghi e ruvidi che, tuttavia, non costituiscono<br />

alcuna frangia. Di solito, essa è portata obliqua verso<br />

il basso.<br />

Arto anteriore. Più robusto del posteriore, con muscolatura<br />

ben sviluppata. Spalla angolata e mobile; braccio<br />

poco inclinato o verticale, con muscolatura potente. Metacarpo<br />

largo e appena inclinato.<br />

Arto posteriore. Coscia muscolosa; gamba lunga e inclinata,<br />

ricoperta di peli ruvidi. Metatarso in appiombo sia<br />

di fronte che di profilo.<br />

Piede. Solido, rotondo. Dita arcuate e serrate fra loro;<br />

cuscinetti digitali grandi e robusti. Unghie forti e ricurve.<br />

Pelo. Molto fitto ed uniforme, corto ed aderente; duro<br />

o addirittura ruvido.<br />

Manto. Bruno grigio, come il muso del cervo in abito<br />

invernale, con regione orbitale ed orecchie tendenti al<br />

bruno nero; fulvo rossastro, rosso-giallo, giallo ocra, giallo<br />

scuro o marrone brizzolati o striati di nero. I colori più<br />

scuri si presentano quasi sempre sul muso, attorno agli<br />

occhi e sulle orecchie; è pure frequente una striscia scura<br />

sul dorso.


Statura. Il maschio da 50 a 55 cm., la femmina da 48 a<br />

50 cm. Sono tollerati 2 centimetri al di sotto ed oltre i limiti<br />

di taglia.<br />

Difetti. Cranio stretto e convesso; muso troppo a punta<br />

o molossoide; canna nasale troppo stretta o di larghezza<br />

uniforme, che non si restringe verso il cranio. Orecchio<br />

troppo stretto e accartocciato o con apice appuntito. Arti<br />

anteriori gracili, con braccio torto o piede (anatomico)<br />

da bassotto. Coda troppo corta o sottile; portata troppo<br />

alta e ricurva. Struttura troppo raccolta, alta sugli arti o<br />

nel treno anteriore. Per quanto riguarda il manto, sono da<br />

considerarsi come difettose ogni tendenza al bianco ed<br />

ogni traccia di giallastro (focature). E’ tollerata una piccola<br />

macchia bianca sul petto.<br />

BAVARESE (Bayerischer Gebirgs Scheweisshund)<br />

Origine: germanica. Categoria seconda: cani da caccia.<br />

Gruppo 6°: segugi per grossa selvaggina e cani per<br />

traccia di sangue, sottoposti a prove di lavoro. Numero<br />

dell’elenco della F.C.I. 133.<br />

Aspetto generale. Cane agile, leggero e muscoloso.<br />

Il tronco è di norma raccolto o appena allungato leggermente<br />

più alto nel tratto posteriore. Arti non troppo lunghi.<br />

La testa è portata orizzontale o un po’ al di sopra di<br />

tale linea. Il portamento della coda è, per lo più, obliquo<br />

verso il basso.<br />

Testa. Cranio di larghezza adeguata, appena convesso<br />

e non troppo pesante. Muso con depressione fronto-nasale<br />

solo accennata; non troppo lungo né a punta. Tartufo<br />

nero o anche rosso scuro. Arcate orbitali ben sviluppate.<br />

Labbra ben combacianti, non pendule, e con plica della<br />

commessura labiale in evidenza.<br />

Orecchie. Di lunghezza un po’ superiore alla media,<br />

con attaccatura alta, larga e rigida; non accartocciate e<br />

con apice moderatamente arrotondato.<br />

Occhi. Limpidi. Non troppo grandi né con rima tondeggiante;<br />

palpebre ben aderenti. Di colore marrone scuro o<br />

anche più chiaro.<br />

Collo. Di lunghezza media; potente ed asciutto.<br />

Linea dorsale. Non troppo corta molto potente e larga.<br />

Lombi appena convessi e con muscolatura ben sviluppata<br />

verso i fianchi. Groppa lunga e poco inclinata all’inserzione<br />

con la coda.<br />

Torace e addome. Petto non troppo largo. Cassa toracica<br />

alta e lunga con false coste ben sviluppate verso i<br />

fianchi. Addome leggermente retratto.<br />

Coda. Di lunghezza media, discende circa fino al garretto.<br />

Non attaccata bassa, sottile, è portata orizzontalmente<br />

od obliqua verso il basso. Lungo il margine inferiore<br />

è fornita di una maggiore quantità di pelo.<br />

Arto anteriore. Spalla ben angolata con braccio lungo.<br />

Arto con ossatura potente, ma non massiccia, e muscolatura<br />

sviluppata; ben in appiombo se visto di fronte. Metacarpo<br />

non molto largo ed appena inclinato.<br />

Arto posteriore. Coscia molto larga e lunga; gamba inclinata<br />

ed adeguatamente lunga; metatarso in appiombo.<br />

La coscia è ben ricoperta di pelo tanto che lungo la<br />

natica esso appare quasi arruffato. Visti di dietro gli arti<br />

posteriori devono risultare paralleli e ben in appiombo<br />

senza che i garretti risultino deviati all’interno o all’esterno.<br />

Groppa sviluppata nel senso della lunghezza, piatta.<br />

Piede. Non troppo potente ma con dita ben serrate ed<br />

arcuate. Unghie ricurve e ben sviluppate, di colore nero<br />

e corneo. Il piede non deve essere troppo tondeggiante<br />

(da gatto) né troppo allungato (da lepre) bensì a forma<br />

di “cucchiaio”.<br />

Pelo. Folto, aderente e corto, moderatamente duro e<br />

poco lucente; più fine sulla testa e sulle orecchie, più ispido<br />

e lungo sul ventre e sulle natiche.<br />

Manto. Rosso cupo, rosso-cervo, bruno rossastro, rosso-giallo<br />

ocra o anche giallo pallido – fino al colore del pane<br />

– rosso grigio, come il mantello invernale del cervo;<br />

inoltre brizzolato con punti scuri. Nei soggetti a manto<br />

rosso, la colorazione del dorso è, in genere, più intensa. Il<br />

muso, le orecchie, il dorso e la coda sono spesso brizzolati<br />

con punti scuri.<br />

Statura. Il maschio da 47 a 52 cm., la femmina da 45 a<br />

50 cm. Sono tollerati 2 centimetri al di sotto ed oltre i limiti<br />

di taglia.<br />

Difetti. Struttura troppo raccolta. Garrese alto. Arti<br />

troppo lunghi o corti; ossa dell’avambraccio torte; dita distese<br />

e divaricate con piede piatto, metacarpi e piedi deviati<br />

verso l’esterno. Linea dorsale insellata; lombi deboli;<br />

groppa corta o avvallata. Arti posteriori troppo flessi, vaccini<br />

o cagnoli. Coste troppo arrotondate. Testa appuntita,<br />

con muso debole; orecchie inserite troppo in basso o accartocciate<br />

all’apice; tartufo carnicino chiaro; rima palpebrale<br />

rilassata tanto da mostrare il rosso della congiuntiva;<br />

iride giallastra come negli uccelli rapaci. Collo troppo<br />

corto o troppo massiccio. Coda con eccesso di pelo, portata<br />

alta o troppo ricurva.<br />

Difetti che comportano la squalifica. Ossatura con tracce<br />

di rachitismo o eccessivamente leggera. Deficienza di<br />

muscolatura. Pelo troppo fine e rado. Prognatismo ed<br />

enognatismo . Gli speroni, se presenti, devono essere eliminati<br />

nei primi giorni di vita. Per quanto riguarda il manto,<br />

sono da rifiutare categoricamente tutti quelli non elencati<br />

in precedenza ed in particolare il nero con focatura<br />

sulla testa e sugli arti come nei bassotti o nei segugi. E’ da<br />

evitare ogni traccia di bianco, tuttavia la presenza di una<br />

piccola “stella” più chiara nella regione sternale non comporta<br />

squalifica.<br />

33<br />

PAGINA


34<br />

PAGINA<br />

Caccia 2000 Aprile 2010<br />

Poesia:<br />

an cazador<br />

AN CAZADOR<br />

Piove, l’e fret, fra poc gnen do la neve,<br />

son qua da drio na pianta,<br />

te sto silenzio greve.<br />

Ho caminà tre ore e i piè no i sente pì,<br />

però ades, qua te spete,<br />

n’tel bosch... son mi e ti!<br />

Do dì che i te segue,<br />

co l’ansia e col fià gros,<br />

ho fat zento chilometri tra mughe, vai e fos.<br />

Se sa, l’e l’to teren, ti te sè a casa toa,<br />

e forse in sta maniera,<br />

te ol meterme ala proa.<br />

Ma mi no, no me rende, a costo de sciopar,<br />

do dì ormai che te tende,<br />

no pose asarte n’dar.<br />

E ades son qua, vizini,<br />

nte i oci se vardon,<br />

mi carghe l’fusil, ti...<br />

te sta drio n’zieson.<br />

Proe a ciapar la mira, ma o i braz e i oci strachi,<br />

ti te proa a spostarte, ma i to muscoi ormai i è fiachi.<br />

Eco te o n’tel mirin, fermete ancora n’sciant,<br />

te leva su la testa... me sente già pi grant.<br />

El det ormai l’e pronto, ho voia de sparar,<br />

ma eco drio de ti,<br />

de colpo n’gran sfrazar.<br />

Spunta da drio na ziesa, n’arte picenin,<br />

e l’ha trova so mare... l’ol starghe da vesin.<br />

Mi ho ferma l’me det... la rabbia sente aumentar,<br />

do giorni de fadighe,<br />

e no pose pi sparar.<br />

E alora scampa bestia<br />

lontan, ti co to fiol,<br />

n’altro forsi podaria spararte,<br />

ma n’cazador no!... nol pol<br />

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Bastianon Barbara; Bellus Luca; Bernard Erio; Betta<br />

Claudio; Bragagna Patrizia; Bugana Maurizio; Cadorin Giovanni;<br />

Corrà Francesco; Curto Carlo; Dal Pan Elvio; Dal Pan<br />

Vanni; Grassi Renato; Lasen Cesare; Masocco Luciano; Mazzucco<br />

Ottorino; Mazzuia Giovanni; Pante Luciano; Pasa Loris;<br />

Pelli Sandro; Pioggia Pasquale; Sbardella Enzo; Sbardella<br />

Claudio; Segat Stefano.


Bailo S.p.A.<br />

38050 Pieve Tesino (TN)<br />

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