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12 LAVORO<br />

Daniele Ciravegna<br />

Il mercato del lavoro oggi:<br />

come intervenire?<br />

Nei primi mesi del 2011 con nuano a farsi<br />

sen re, in Piemonte, gli eff e della crisi<br />

economica iniziata a fi ne 2008, che ha<br />

raggiunto il punto di massima depressione<br />

nel corso del 2009, che pareva potersi<br />

considerare superata nel 2010, ma con<br />

un giudizio non posi vo a fi ne 2010. Pro-<br />

seguono infa la fl essione dello stock di occupa e il ricorso agli ammor-<br />

zzatori sociali; affi ora però qualche spiraglio di ripresa nell’occupazione<br />

manifa uriera (che ha avuto il suo anno peggiore nel 2009) e nei servizi<br />

non commerciali.<br />

Ciononostante le persone in cerca di occupazione con nuano a crescere<br />

in modo preoccupante, con un incremento maggiore per la componente<br />

maschile che per quella femminile. Ne consegue una riduzione del divario<br />

di genere nei tassi di disoccupazione: a fi ne 2010, 7,3% quello maschile e<br />

7,9% quello femminile, contro il 7,5% complessivo; tasso di disoccupazione<br />

più alto di quello medio delle regioni del Nord (5,8%), ma inferiore a<br />

quello medio nazionale (8,3%).<br />

I da rela vi alla Cassa Integrazione Guadagni (CIG) mostrano ancora valori<br />

assai eleva , anche se inferiori a quelli del 2009. La provincia di Torino<br />

presenta una crescita della CIG superiore alla media piemontese: sono<br />

diminuite le ore autorizzate per la CIG ordinaria, ma sono aumentate di<br />

molto le ore autorizzate per la CIG straordinaria e in deroga, alle quali fanno<br />

ricorso le imprese che hanno usufruito interamente della CIG ordinaria<br />

permessa dalla norma va.<br />

I giovani fa cano a trovare lavoro e gli adul oltre i 45 anni, che perdono<br />

lavoro, non riescono a ricollocarsi; come sempre accade quando la media<br />

è alta, la varianza lo è anche: oltre il 20% del tasso di disoccupazione<br />

giovanile, che arriva al 40-50% in alcune circoscrizioni, come Falchera, Mirafi<br />

ori Sud e Valle e. Sta crescendo il tasso di disoccupazione dei disoccupa<br />

di lungo periodo, mentre il po di lavoro accessibile ai giovani diventa<br />

sempre più precario: le assunzioni sono, per l’80%, part- me o a tempo<br />

determinato e, in diversi compar , oltre due terzi dei contra a tempo<br />

determinato durano meno di 10 giorni.<br />

Questo è il rifl esso della crisi congiunturale che il sistema produ vo piemontese<br />

e torinese (più il secondo del primo, perché il Sud del Piemonte<br />

è risultato meno colpito, ma lo è stato di più il Nord-est); crisi che è ancora<br />

ampiamente presente, anche se alcuni se ori manifa urieri (come<br />

l’alimentare, la chimica, le macchine per uffi cio e la stampa) e dei servizi<br />

non commerciali (primo fra tu il turismo) sono in ripresa. Una parte della<br />

ripresa iniziata nel 2010 è stata trainata dalle esportazioni che, all’inizio del<br />

2011, appaiono però in diffi coltà, e questo deprime non poco l’o mismo di<br />

molte industrie piemontesi e torinesi circa le prospe ve di breve termine.<br />

La crisi produ va italiana non è solo infa il rifl esso della crisi della domanda<br />

mondiale: questa ormai sta rapidamente recuperando i livelli precrisi.<br />

C’è una crisi più profonda che risiede nella crescente diffi coltà della<br />

nostra economia a competere sui merca mondiali: una perdita di compe<br />

vità in termini di prezzo e una non adeguata capacità di competere<br />

in termini di qualità. A questo riguardo,<br />

vale la pena di ricordare che il paese che<br />

vince la compe zione in termini di prezzo<br />

può farlo o remunerando poco i propri<br />

fa ori produ vi (lavoro e capitale) o remunerando<br />

bene gli stessi dota di livelli<br />

di produ vità congiunta rela vamente<br />

eleva . Il paese che vince la compe zione<br />

in termini di qualità, pur facendo pagare<br />

prezzi eleva , sicuramente riesce a remunerare<br />

bene i propri fa ori produ vi.<br />

Non c’è dubbio che la posizione migliore è<br />

la seconda, poiché perme e sicuramente<br />

al paese che la realizza di avere elevate<br />

quan tà di beni a propria disposizione:<br />

beni compra all’estero a basso prezzo in<br />

cambio di beni cedu all’estero a elevato<br />

prezzo; ragione di scambio con l’estero favorevole<br />

anche per eff e o di una moneta<br />

sopravvalutata.<br />

La compe vità in termini qualità non<br />

può però essere vinta se non si ha qualità<br />

nel fa ore produ vo lavoro che, oltre ad<br />

essere di per sé importante, è anche premessa<br />

per la qualità del capitale, il quale<br />

non può avere qualità in assenza delle innovazioni<br />

di processo e di prodo o che il<br />

solo lavoro qualifi cato è in grado di realizzare.<br />

Per poter realizzare la strategia sopra delineata<br />

occorre essere in grado di porre<br />

in a o la mobilità del lavoro dai se ori<br />

e dalle mansioni in crisi, per la perdita di<br />

compe vità in termini di prezzo, verso<br />

quei se ori e quelle mansioni che presentano<br />

buone possibilità di tenuta. In<br />

altre parole, di fronte alla globalizzazione<br />

dell’economia, che fa entrare sui merca<br />

paesi in grado di produrre beni a prezzi<br />

assai più bassi dei nostri, non si deve reagire<br />

cercando di bloccare l’entrata di beni<br />

a prezzi bassi che provengono dall’estero,<br />

poiché queste importazioni a prezzi bassi<br />

ci perme ono di avere beni a bassi prezzi,<br />

purché però si sia capaci di spostare i<br />

fa ori produ vi verso altre produzioni in<br />

cui si sappia competere in termini di qualità.<br />

Ecco questo è il punto chiave per cer

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