Quiriniana - febbraio 2012 - Santi Faustino e Giovita - Comune di ...

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Pagina 4 Quiriniana oppure, a suggello dello stretto rapporto costruito nel tempo tra la città ed i patroni - in tutte le sue espressioni: religiose, civiche e devozionali - molte opere dettate da occasioni di circostanza, minori se rapportate alla grande produzione letteraria, me significative come testimonianza di intimo sentimento religioso. 1 – LE CRONACHE 1.a) C. SOLDO, Assedio di Brescia fatto da Nicolò Piccinino anno 1437, [ms. C.I.13m8] 1.b) E. CAPRIOLO, Delle historie bresciane libri dodeci, Brescia 1630 [10a E.IV.5] Non una parola sull’apparizione dei santi al Roverotto viene spesa da Cristoforo Soldo, antico cronachista bresciano del XV secolo, il quale si sofferma perlopiù a narrare le operazioni militari dell’assedio. Un prudente accenno viene fatto dal Capriolo: «Nella terza hora della zuffa conobbero con suo danno i nemici quanto fosse la fortezza e la costanza de’ Bresciani perché, lasciando dinanzi a mezodì la battaglia incompiuta, mesti e dolenti ritornarono adietro. Dicono alcuni in questo luoco, che andò fama nel campo del Picinino come sopra il muro al forte di Sant’Apollonio furono da nemici visti due Santi in forma de combattenti, quali si pensò dopo che fossero s. Faustino e s. Giovita» (p. 152). 2 – I TESTIMONI OCULARI 2.a) G. DA SCHIO, Storia dell’assedio di Brescia avvenuto nell’anno MCCCCXXXVIII descritto da Nicolò Colzè vicentino, Venezia 186- 0. 2.b) F. ODORICI, L’assedio di Brescia del 143- 8. Narrazione contemporanea del vicentino Nicolò Colzè, Parma 1869 [SB G.IV.4m1] 2.c) F. LECHI, L’assedio di Brescia nel 1438. I SS. Patroni di Brescia simbolo delle virtù romane e cristiane dei bresciani, Brescia 1938 [MSA B.III.372] 2.d) P. GUERRINI, I Santi martiri Faustino e Giovita nella storia nella leggenda e nell’arte, in «Brixia Sacra. Memorie storiche della diocesi di Brescia», XIV (1923).
Pagina 5 Quiriniana Nicolò Colzè, vicario del Podestà di Brescia, in una lettera latina al veneziano Nicolò Chieregato offre la prima testimonianza, la più antica e del tutto sconosciuta al Querini, dell’apparizione dei patroni sugli spalti della città. La lettera porta la data del 10 gennaio 1439, quindi pochi giorni dopo l’evento miracoloso. Il narratore degli eventi manifesta però scetticismo sulla realtà del miracolo: «Plurimi autem, etiam gravissimi, ab hostibus auditum referunt medio in conflictu duos aureis armis insignitos in pugnam se exhibuisse, qui nedum vi et armis sed minitanti ac pene divino quodam aspectu et hostes terrere et ipsos aggeribus sternere visi sunt, quo nonnulli existimant clarissimos martyres urbisque huius patronos, Faustinum scilicet et Jovitam, cedentibus humanis viribus, se locum et gentem tutari voluisse». Secondo il Guerrini la lettera del Colzè non attesterebbe la verità dell’apparizione dei due santi, ma semplicemente riporterebbe una diceria, che in quei giorni si era diffusa a Brescia a proposito dell’insperata vittoria sulle truppe al soldo dei milanesi. La notizia del miracolo sarebbe servita soprattutto ai milanesi per giustificare la cocente sconfitta e solo secondariamente anche ai bresciani per riaffermare la propria identità: «L’avvenimento della supposta apparizione, anche sfrondato del suo carattere religioso e soprannaturale, ha dunque un fondamento storico di realtà e una spiegazione. Il Piccinino, mentre sperava di sfondare la piccola porta di S. Andrea e di avere a combattere con pochi uomini sparuti per la fame e domati dalle lunghe sofferenze dell’assedio, in quel decisivo combattimento del 13 dicembre 1438 si vide invece dinnanzi un manipolo di leoni, che si battevano eroicamente in un modo meraviglioso, da sembrare quasi non uomini mortali ma angeli vestiti da guerrieri e frementi di ira divina. L’apparizione dei due martiri protettori, che furono visti dal nemico a combattere, è passata poi nel racconto popolare come la glorificazione dell’eroismo bresciano, e la leggenda sarebbe così, ancora una volta, una poetica fioritura della storia» (p. 113).
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