12.06.2013 Views

Quiriniana - febbraio 2012 - Santi Faustino e Giovita - Comune di ...

Quiriniana - febbraio 2012 - Santi Faustino e Giovita - Comune di ...

Quiriniana - febbraio 2012 - Santi Faustino e Giovita - Comune di ...

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

<strong>Quiriniana</strong><br />

Libri, riviste, multime<strong>di</strong>ali: esposizioni in Queriniana<br />

Febbraio<br />

<strong>2012</strong><br />

ORRIBILE E MIRABILE<br />

1438:<br />

L’asse<strong>di</strong>o del Piccinino e l’intervento dei<br />

santi <strong>Faustino</strong> e <strong>Giovita</strong> a <strong>di</strong>fesa della città:<br />

Biblioteca Queriniana 8 <strong>febbraio</strong>-22 marzo.<br />

Mostra bibliografica<br />

a cura <strong>di</strong> Ennio Ferraglio.


Pagina 2 <strong>Quiriniana</strong><br />

Orribile e mirabile 1438:<br />

L’asse<strong>di</strong>o del Piccinino e l’intervento dei santi<br />

<strong>Faustino</strong> e <strong>Giovita</strong> a <strong>di</strong>fesa della città<br />

Se nei manoscritti più antichi, liturgici e agiografici,<br />

riguardanti le testimonianze <strong>di</strong> devozione citta<strong>di</strong>na, i<br />

santi <strong>Faustino</strong> e <strong>Giovita</strong> compaiono sì regolarmente,<br />

ma privi <strong>di</strong> particolari connotazioni <strong>di</strong> rilievo (a <strong>di</strong>fferenza,<br />

per esempio, <strong>di</strong> altri santi <strong>di</strong> forte presenza nel<br />

culto locale, come Afra, Giulia e, soprattutto, gli antichi<br />

vescovi Gaudenzio, Vigilio, Apollonio e Filastrio),<br />

è solo nel XV secolo che si assiste al loro definitivo<br />

“inse<strong>di</strong>amento” come unici patroni della città.<br />

<strong>di</strong> Ennio Ferraglio.<br />

Il 13 <strong>di</strong>cembre del 1438 la storia e la leggenda si<br />

incrociano. Lo scenario è quello <strong>di</strong> una città asse<strong>di</strong>ata,<br />

del fragore delle armi, del momento critico<br />

in cui si decidono le sorti della battaglia. In quel<br />

giorno, le truppe milanesi guidate da Nicolò Piccinino<br />

erano giunte a ridosso delle mura <strong>di</strong> Brescia<br />

a conclusione <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> assalti veementi<br />

ma che non avevano dato loro i frutti sperati. Dopo<br />

aver bombardato i bastioni per buona parte<br />

della giornata, gli asse<strong>di</strong>anti <strong>di</strong>edero l’assalto generale<br />

nel punto che era parso più debole, lo spalto<br />

denominato del Roverotto, poco lontano dalla<br />

porta <strong>di</strong> S. Andrea e dal forte <strong>di</strong> S. Apollonio. L’attacco<br />

fu respinto, come era già accaduto più<br />

volte in precedenza, e si tramutò in una carneficina,<br />

con numerosi morti e feriti in entrambi gli<br />

schieramenti. Il giorno dopo, 14 <strong>di</strong>cembre, dopo<br />

nuovi aspri combattimenti, rivelatisi infruttuosi, il<br />

Piccinino decise <strong>di</strong> togliere l’asse<strong>di</strong>o alla città e <strong>di</strong><br />

ripiegare verso le campagne, seminando ovunque<br />

morte e devastazione.<br />

Alla vittoria sui milanesi seguirono tre giorni <strong>di</strong><br />

festeggiamenti e <strong>di</strong> processioni religiose. Si <strong>di</strong>ffuse<br />

rapidamente anche la notizia che , nel momento<br />

dell’assalto finale, sugli spalti del Roverotto<br />

fossero apparsi due uomini, con armi d’oro e circonfusi<br />

<strong>di</strong> luce, a fermare le cannonate nemiche e<br />

a creare sconcerto e terrore nelle truppe asse<strong>di</strong>anti.<br />

Ben presto, la devozione popolare frammista<br />

ad un certo orgoglio citta<strong>di</strong>no collegò il miracolo<br />

all’intercessione dei due santi <strong>Faustino</strong> e <strong>Giovita</strong>,<br />

che da allora <strong>di</strong>venteranno, nel cuore dei bresciani,<br />

i “veri” patroni della città finendo per eclissare<br />

definitivamente i due patroni storici, i vescovi<br />

Apollonio e Filastrio. Da quel momento la produzione<br />

agiografica su <strong>Faustino</strong> e <strong>Giovita</strong> si infittisce,<br />

si arricchisce <strong>di</strong> particolari, si ra<strong>di</strong>ca su <strong>di</strong> un


Pagina 3 <strong>Quiriniana</strong><br />

culto che <strong>di</strong>viene sempre più forte e sentito.<br />

Dell’asse<strong>di</strong>o e della cruenta battaglia parlano tutte le<br />

cronache bresciane più o meno coeve o degli anni imme<strong>di</strong>atamente<br />

successivi: ma Cristoforo Soldo non fa<br />

parola del miracolo, mentre Elia Capriolo si limita ad<br />

affermare che “<strong>di</strong>cono alcuni in questo luoco furono<br />

da’ nemici visti due santi in forma de combattenti,<br />

quali si pensò dopo che fossero s. <strong>Faustino</strong> e s. <strong>Giovita</strong>”.<br />

La memoria dell’asse<strong>di</strong>o compare anche negli<br />

scritti <strong>di</strong> chi l’ha vissuto in prima persona, come Francesco<br />

Barbaro, capitano <strong>di</strong> Brescia e coraggioso comandante<br />

della cavalleria, il quale in due lettere del<br />

<strong>di</strong>cembre del 1438 fa un resoconto dell’asse<strong>di</strong>o e della<br />

battaglia, richiamando alla memoria la ferocia del nemico<br />

e la strenua <strong>di</strong>fesa attuata dai bresciani, glorificando<br />

infine la recuperata libertà municipale ma senza<br />

spendere neppure una parola sull’apparizione dei santi.<br />

Anzi, il merito della cessazione dell’asse<strong>di</strong>o e del ritiro<br />

definitivo delle truppe del Piccinino sarebbe da ascrivere<br />

unicamente al valore <strong>di</strong>mostrato dai bresciani,<br />

uomini e donne in<strong>di</strong>stintamente, ed alle ingenti epr<strong>di</strong>te<br />

tra le file dei milanesi causate dai sanguinosi combattimenti.<br />

Del miracolo parla, inoltre, con scetticismo Nicola<br />

Colzè, vicario del podestà <strong>di</strong> Brescia, in una<br />

lunga lettera latina del 10 gennaio 1439 in<strong>di</strong>rizzata<br />

al vicentino Nicola Chieregato: il testo è importante<br />

perché rappresenta una testimonianza <strong>di</strong>retta<br />

<strong>di</strong> come la leggenda si fosse già formata e <strong>di</strong>ffusa<br />

anche presso gli strati socialmente più elevati della<br />

popolazione. Il documento è altresì significativo<br />

perché rappresenta la testimonianza più antica<br />

dell’apparizione dei patroni sugli spalti della città.<br />

Il percorso espositivo in Biblioteca Queriniana<br />

prende l'avvio, più che dalle origini antiche del<br />

culto, dalla sua evoluzione moderna: vengono<br />

quin<strong>di</strong> privilegiate le fonti che narrano la leggenda<br />

agiografica <strong>di</strong> <strong>Faustino</strong> e <strong>Giovita</strong> <strong>di</strong>venuti già<br />

ufficialmente patroni <strong>di</strong> Brescia e titolari <strong>di</strong> un<br />

culto non più circoscritto al monastero benedettino<br />

che porta il loro nome, antico cuore religioso e<br />

culturale della città.<br />

Secondo un processo tutt'altro che infrequente, la<br />

trama dell'Historia dei due santi si arricchisce,<br />

con il passare del tempo, <strong>di</strong> particolari, <strong>di</strong> vicende,<br />

<strong>di</strong> episo<strong>di</strong> minori. È anche significativo il fatto<br />

(e questo rappresenta un elemento <strong>di</strong> originalità)<br />

che, a partire già dalle prime versioni moderne<br />

della leggenda agiografica <strong>di</strong> <strong>Faustino</strong> e <strong>Giovita</strong>,<br />

questa si intrecci profondamente con le leggende<br />

<strong>di</strong> santi e martiri che la tra<strong>di</strong>zione popolare poneva<br />

loro in relazione, come ad esempio Afra, Calocero,<br />

Marziale e Secondo. È così che la prima e<strong>di</strong>zione<br />

della Legenda de sancto <strong>Faustino</strong> e Jovita<br />

volgare, del 1490, è in realtà la raccolta delle leggende<br />

<strong>di</strong> molti santi, e le successive e<strong>di</strong>zioni (ma,<br />

si ba<strong>di</strong> bene, non rie<strong>di</strong>zioni o ristampe del medesimo<br />

testo, bensì testi <strong>di</strong> originale produzione) del<br />

1511 e 1534 vanno ad arricchire una già nutrita<br />

galleria <strong>di</strong> ritratti <strong>di</strong> santi. Ma questo singolare<br />

“patronato allargato”, che ha tracce antiche nella<br />

storia della Chiesa bresciana, meriterebbe forse<br />

una mostra a parte.<br />

Accanto alle <strong>di</strong>verse e<strong>di</strong>zioni – e, come detto, versioni<br />

– della leggenda agiografica dei patroni –<br />

che consentono, fra l'altro, <strong>di</strong> documentare la presenza<br />

<strong>di</strong> un'iconografia <strong>di</strong>versificata, con i santi <strong>di</strong><br />

volta in volta raffigurati in abiti religiosi, civili o<br />

militari - nelle collezioni della Biblioteca Queriniana<br />

vi sono numerose testimonianze, ad esempio,<br />

della produzione documentaria e a stampa<br />

legata ad episo<strong>di</strong> specifici del culto, come il rinvenimento<br />

o la ricognizione delle loro reliquie,


Pagina 4 <strong>Quiriniana</strong><br />

oppure, a suggello dello stretto rapporto costruito nel<br />

tempo tra la città ed i patroni - in tutte le sue espressioni:<br />

religiose, civiche e devozionali - molte opere<br />

dettate da occasioni <strong>di</strong> circostanza, minori se rapportate<br />

alla grande produzione letteraria, me significative<br />

come testimonianza <strong>di</strong> intimo sentimento religioso.<br />

1 – LE CRONACHE<br />

1.a) C. SOLDO, Asse<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Brescia fatto da Nicolò<br />

Piccinino anno 1437, [ms. C.I.13m8]<br />

1.b) E. CAPRIOLO, Delle historie bresciane<br />

libri dodeci, Brescia 1630 [10a E.IV.5]<br />

Non una parola sull’apparizione dei santi al Roverotto<br />

viene spesa da Cristoforo Soldo, antico<br />

cronachista bresciano del XV secolo, il quale si<br />

sofferma perlopiù a narrare le operazioni militari<br />

dell’asse<strong>di</strong>o. Un prudente accenno viene fatto<br />

dal Capriolo: «Nella terza hora della zuffa conobbero<br />

con suo danno i nemici quanto fosse la<br />

fortezza e la costanza de’ Bresciani perché, lasciando<br />

<strong>di</strong>nanzi a mezodì la battaglia incompiuta,<br />

mesti e dolenti ritornarono a<strong>di</strong>etro. Dicono<br />

alcuni in questo luoco, che andò fama nel campo<br />

del Picinino come sopra il muro al forte <strong>di</strong><br />

Sant’Apollonio furono da nemici visti due <strong>Santi</strong><br />

in forma de combattenti, quali si pensò dopo<br />

che fossero s. <strong>Faustino</strong> e s. <strong>Giovita</strong>» (p. 152).<br />

2 – I TESTIMONI OCULARI<br />

2.a) G. DA SCHIO, Storia dell’asse<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Brescia<br />

avvenuto nell’anno MCCCCXXXVIII descritto<br />

da Nicolò Colzè vicentino, Venezia 186-<br />

0.<br />

2.b) F. ODORICI, L’asse<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Brescia del 143-<br />

8. Narrazione contemporanea del vicentino<br />

Nicolò Colzè, Parma 1869 [SB G.IV.4m1]<br />

2.c) F. LECHI, L’asse<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Brescia nel 1438. I<br />

SS. Patroni <strong>di</strong> Brescia simbolo delle virtù romane<br />

e cristiane dei bresciani, Brescia 1938<br />

[MSA B.III.372]<br />

2.d) P. GUERRINI, I <strong>Santi</strong> martiri <strong>Faustino</strong> e<br />

<strong>Giovita</strong> nella storia nella leggenda e nell’arte,<br />

in «Brixia Sacra. Memorie storiche della <strong>di</strong>ocesi<br />

<strong>di</strong> Brescia», XIV (1923).


Pagina 5 <strong>Quiriniana</strong><br />

Nicolò Colzè, vicario del Podestà <strong>di</strong> Brescia, in una<br />

lettera latina al veneziano Nicolò Chieregato offre la<br />

prima testimonianza, la più antica e del tutto sconosciuta<br />

al Querini, dell’apparizione dei patroni sugli<br />

spalti della città. La lettera porta la data del 10 gennaio<br />

1439, quin<strong>di</strong> pochi giorni dopo l’evento miracoloso.<br />

Il narratore degli eventi manifesta però scetticismo<br />

sulla realtà del miracolo: «Plurimi autem, etiam<br />

gravissimi, ab hostibus au<strong>di</strong>tum referunt me<strong>di</strong>o in<br />

conflictu duos aureis armis insignitos in pugnam se<br />

exhibuisse, qui nedum vi et armis sed minitanti ac<br />

pene <strong>di</strong>vino quodam aspectu et hostes terrere et ipsos<br />

aggeribus sternere visi sunt, quo nonnulli existimant<br />

clarissimos martyres urbisque huius patronos, Faustinum<br />

scilicet et Jovitam, cedentibus humanis viribus,<br />

se locum et gentem tutari voluisse».<br />

Secondo il Guerrini la lettera del Colzè non attesterebbe<br />

la verità dell’apparizione dei due santi,<br />

ma semplicemente riporterebbe una <strong>di</strong>ceria,<br />

che in quei giorni si era <strong>di</strong>ffusa a Brescia a proposito<br />

dell’insperata vittoria sulle truppe al soldo<br />

dei milanesi. La notizia del miracolo sarebbe<br />

servita soprattutto ai milanesi per giustificare la<br />

cocente sconfitta e solo secondariamente anche<br />

ai bresciani per riaffermare la propria identità:<br />

«L’avvenimento della supposta apparizione,<br />

anche sfrondato del suo carattere religioso e soprannaturale,<br />

ha dunque un fondamento storico<br />

<strong>di</strong> realtà e una spiegazione. Il Piccinino, mentre<br />

sperava <strong>di</strong> sfondare la piccola porta <strong>di</strong> S. Andrea<br />

e <strong>di</strong> avere a combattere con pochi uomini sparuti<br />

per la fame e domati dalle lunghe sofferenze<br />

dell’asse<strong>di</strong>o, in quel decisivo combattimento<br />

del 13 <strong>di</strong>cembre 1438 si vide invece <strong>di</strong>nnanzi un<br />

manipolo <strong>di</strong> leoni, che si battevano eroicamente<br />

in un modo meraviglioso, da sembrare quasi<br />

non uomini mortali ma angeli vestiti da guerrieri<br />

e frementi <strong>di</strong> ira <strong>di</strong>vina. L’apparizione dei due<br />

martiri protettori, che furono visti dal nemico a<br />

combattere, è passata poi nel racconto popolare<br />

come la glorificazione dell’eroismo bresciano, e<br />

la leggenda sarebbe così, ancora una volta, una<br />

poetica fioritura della storia» (p. 113).


Pagina 6 <strong>Quiriniana</strong><br />

3 – TRA STORIA E LEGGENDA<br />

3.a) B. FAINO, Vita delli santi <strong>Faustino</strong> e <strong>Giovita</strong><br />

primi patroni et protettori <strong>di</strong> Brescia venerati in<br />

San <strong>Faustino</strong> Maggiore, I, Brescia 1670 [SB<br />

B.V.16]<br />

3.b) B. FAINO, Pro apparitione SS. Faustini et Jovitae<br />

super moenia civitatis in habitu militari [ms<br />

C.I.13m11]<br />

3.c) O. ROSSI, Relatione dell’aprimento dell’arca<br />

de’ santissimi proto-martiri et protettori della città<br />

<strong>di</strong> Brescia <strong>Faustino</strong> et <strong>Giovita</strong>, Brescia, Sabbio,<br />

1623 [Salone X.VII.6]<br />

3.d) O. ROSSI, Historia de’ gloriosissimi santi martiri<br />

<strong>Faustino</strong> et <strong>Giovita</strong>, Brescia, B. Fontana, 1624<br />

[5a H.VII.19m2]<br />

3.e) A. MARTINENGO, Vite de' gloriosi santi martiri<br />

<strong>Faustino</strong> et <strong>Giovita</strong>, et <strong>di</strong> sant'Affra et d'altri <strong>Santi</strong><br />

bresciani, gli cui sacri corpi et reliquie si conservano<br />

in <strong>di</strong>verse chiese <strong>di</strong> Brescia, Brescia, P.M. Marchetti,<br />

1602 [10a.E.V.16]<br />

3.f) A. FESTA, Martirio et morte de' <strong>Santi</strong> <strong>Faustino</strong><br />

et <strong>Giovita</strong> protettori <strong>di</strong> Brescia, Brescia,<br />

A. Rizzar<strong>di</strong>, 1650 [9a C.III.2m9]<br />

3.g) S. GARBELLI, Le rovine <strong>di</strong> Brescia per lo<br />

scoppio della polvere, Brescia 1771 [7a G.I.11]<br />

Scipione Garbelli, pur soffermandosi brevemente,<br />

non mette in dubbio la veri<strong>di</strong>cità storica dell’apparizione<br />

dei patroni nell’anno 1438; anzi,<br />

<strong>di</strong>chiara, senza però citare le fonti, che già altre<br />

volte i santi <strong>Faustino</strong> e <strong>Giovita</strong> sono accorsi in<br />

aiuto dei bresciani: «Alla fin fine poi anche altre<br />

volte in soccorso <strong>di</strong> Brescia, che è loro Patria,<br />

essi operarono, essi combatterono, essi n’assunsero<br />

con sovrumana foggia la tutela ed il presi<strong>di</strong>o,<br />

e ciò senza <strong>di</strong>ffidenza credesi essere avvenuto<br />

massimamente quella volta, quando asse<strong>di</strong>ata<br />

la città dall’armi <strong>di</strong> Niccolò Piccinino supremo<br />

comandante dalle squadre milanesi nell’anno<br />

1438, furono essi santi veduti dall’esercito<br />

nemico in vicinanza delle Porte denominate <strong>di</strong><br />

Torre Lunga a ributtare con man propria le palle<br />

cacciate per esterminio <strong>di</strong> Brescia da’ colli più<br />

vicini» (p. 93).<br />

4 – IL CARD. QUERINI E DUE LETTERE CON-<br />

TROVERSE<br />

4.a) A.M. QUERINI, Reveren<strong>di</strong>ssimo patri D.<br />

Cypriano Benaglia abbati, et praesi<strong>di</strong> generali<br />

Congregationis Bene<strong>di</strong>ctino-Casinensis epistola,<br />

I Brescia, 14 giugno 1742 [Salone<br />

C.IV.23].<br />

Angelo Maria Querini, lavorando all’e<strong>di</strong>zione<br />

dell’epistolario <strong>di</strong> Francesco Barbaro (Francisci<br />

Barbari et aliorum ad ipsum Epistolae ab anno<br />

Chr. 1425 ad annum 1452 nunc primum e<strong>di</strong>tae,<br />

Brixiae 1743), scoprì due lettere scritte nel 1452<br />

nelle quali Lodovico Foscarini, a quel tempo<br />

pretore <strong>di</strong> Brescia, rivolgendosi patriarca <strong>di</strong> Venezia<br />

Lorenzo Giustiniani, parlava dell’apparizione<br />

avvenuta il 13 <strong>di</strong>cembre del 1438 dei due<br />

santi patroni <strong>di</strong> Brescia sugli spalti del Roverotto.<br />

Decise, quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong> pubblicare le lettere all’interno<br />

<strong>di</strong> una Epistola al monaco cassinese Cipriano<br />

Benaglia, stu<strong>di</strong>oso <strong>di</strong> storia religiosa, avviando,<br />

inconsapevolmente, un acceso <strong>di</strong>battito<br />

intorno all’evento miracoloso e all’identificazione<br />

dei due santi.


Pagina 7 <strong>Quiriniana</strong><br />

4.b) BENEDICTUS XIV, De servorum Dei beatificatione<br />

et beatorum canonizatione, III, Venezia, Remon<strong>di</strong>ni,<br />

1766 [8a B.III.20], p. 93.<br />

Papa Benedetto XIV, nella grande opera intitolata<br />

De canonizatione Sanctorum, si soffermò sulle lettere<br />

scoperte dal car<strong>di</strong>nal Querini , che «rem totam in<br />

aperto ponerent». Il Pontefice non mise in <strong>di</strong>scussione<br />

tanto la devozione popolare verso i patroni, bensì<br />

l’accertamento della veri<strong>di</strong>cità storica dell’apparizione<br />

del 1438. Soprattutto, ciò che lo colpiva era il silenzio<br />

degli storici bresciani contemporanei intorno<br />

a tale miracolo, e che l’unica vera fonte – del tutto<br />

parziale e posteriore <strong>di</strong> molti anni rispetto all’evento<br />

– fosse rappresentata dalle due lettere private del Foscarini.<br />

4.c) B. ZAMBONI, Dissertazione sulle lettere <strong>di</strong> Lodovico<br />

Foscarini in proposito della creduta apparizione<br />

de’ <strong>Santi</strong> <strong>Faustino</strong> e <strong>Giovita</strong> [ms F.IV.9m2]<br />

L’eru<strong>di</strong>to bresciano Baldassarre Zamboni criticò le<br />

conclusioni alle quali era giunto Querini nell’e<strong>di</strong>zione<br />

delle due lettere al Foscarini. I punti non chiariti,<br />

né nei documenti antichi né nello stu<strong>di</strong>o del<br />

Car<strong>di</strong>nale, erano che nelle lettere del Foscarini<br />

non vengono mai citati espressamente, cioè<br />

chiamandoli per nome, i santi <strong>Faustino</strong> e <strong>Giovita</strong>,<br />

ma il loro riconoscimento come tali è dovuto<br />

ad una elaborazione posteriore della leggenda;<br />

inoltre che gli appellativi <strong>di</strong> patrono e <strong>di</strong> protettore<br />

<strong>di</strong> città potevano spettare a qualunque altro<br />

santo appartenuto ai tempi antichi.<br />

4.d) A. BROGNOLI, Memorie anedote spettanti<br />

all’asse<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Brescia dell’anno 1438 ed alle<br />

cose relative al medesimo, Brescia 1780 [9a<br />

E.III.9].<br />

Una voce critica è quella <strong>di</strong> Antonio Brognoli, il<br />

quale si propone «da una parte riferir le ragioni<br />

che si adducono per comprovar tale miracolo, e<br />

dall’altra i ragionevoli dubbi che si possono addurre<br />

in contrario». Fra gli argomenti a favore<br />

gioca un ruolo <strong>di</strong> primo piano la lunghezza della<br />

tra<strong>di</strong>zione e la soli<strong>di</strong>tà della credenza popolare:<br />

queste si sono concretizzate in solenni testimonianze<br />

figurative, quali affreschi, pale d’altare,<br />

lapi<strong>di</strong> e monumenti («onde rispettar si debbe<br />

una sì pia popolare credenza»).<br />

Secondo Brognoli, nella prima lettera del Foscarini<br />

i patroni furono «visos ab hostibus», cioè<br />

sarebbero apparsi solo agli occhi dei nemici asse<strong>di</strong>anti<br />

e non già dei bresciani loro devoti: «Ma<br />

sia come si voglia, e si creda che i <strong>Santi</strong> guerrieri<br />

fossero visibili ai nemici e invisibili ai bresciani,<br />

come operando un miracolo far lo poteano;<br />

sarà sempre vero che i nostri in tal caso non<br />

furono testimoni <strong>di</strong> vista, ma solo <strong>di</strong> u<strong>di</strong>to affidati<br />

alla relazione de’ nemici, che forse con<br />

questo velo cercarono <strong>di</strong> coprire il lor terrore e<br />

la lor fuga» (p. 191).<br />

5 – IN ABITI MILITARI<br />

5.a) G. NICODEMI, La iconografia dei santi<br />

<strong>Faustino</strong> e <strong>Giovita</strong>, in «Arte cristiana», XIII<br />

(1925), n. 2, p. 41.<br />

Secondo Giorgio Nicodemi «l’iconografia faustiniana<br />

può valere come esempio: giunge perfino<br />

ad integrare i testi delle leggende ufficiali


Pagina 8 <strong>Quiriniana</strong><br />

spiegando le pie credenze che cercarono <strong>di</strong> ricostruire<br />

la figura storica dei due santi martiri bresciani».<br />

Le effigi dei santi in abito militare sono antiche; si<br />

ricordano, ad esempio, un bassorilievo raffigurante s.<br />

<strong>Faustino</strong> armato lanciato al galoppo; il bassorilievo<br />

del 1349 del sarcofago del vescovo Lambertini; il<br />

bassorilievo del 1510 dell’arca <strong>di</strong> s. Apollonio; le<br />

xilografie delle Leggende stampate nel 1490 e nel<br />

1534. Inoltre alcune monete coniate a Brescia nella<br />

seconda metà del XIII secolo presentano, al rovescio,<br />

i due santi alternativamente in veste sacerdotale<br />

o in armi.<br />

I tipi iconografici sono pertanto due: il primo, probabilmente<br />

<strong>di</strong> derivazione popolare, vede i santi in abiti<br />

militari; il secondo, <strong>di</strong> origine monastica, vede i santi<br />

rispettivamente come sacerdote e <strong>di</strong>acono. Il Guerrini<br />

non mette in dubbio che l’apparizione sugli spalti<br />

del Roverotto abbia dato origine all’iconografia che<br />

vede i santi in veste militare; il Nicodemi sottolinea<br />

come il miracolo non abbia dato origine, in realtà, ad<br />

un nuovo filone iconografico, ma abbia invece permesso<br />

<strong>di</strong> recuperare un’antica immagine dei due protettori<br />

già esistente nella tra<strong>di</strong>zione: «Se il pro<strong>di</strong>gio<br />

apparve strano e dubbio agli storici e agli eru<strong>di</strong>ti<br />

non dovette sembrar tale al popolo che ritrovò il fondo<br />

tesoro della sua bella leggenda cavalleresca antichissima,<br />

e che, cessate le pene dell’asse<strong>di</strong>o, fu lieto<br />

<strong>di</strong> dover la sua salvezza ai santi amatissimi, e credette,<br />

mentre forse si istruivano i processi per iscoprire<br />

la verità del fatto, e i prudenti e i saggi dubitavano<br />

non fossero stati presi per santi i guerrieri più valorosi,<br />

che realmente fossero venuti a combattere per lui<br />

i santi vestiti d’armi d’oro, con le spade levate, fulgi<strong>di</strong><br />

nelle aureole che circondavano il loro capo».<br />

L’autore continua suggerendo che, forse, in tale circostanza<br />

anche la leggenda biografica <strong>di</strong> <strong>Faustino</strong> e<br />

<strong>Giovita</strong> si sia arricchita del particolare della loro appartenenza<br />

ad una famiglia senatoria ed alla loro<br />

con<strong>di</strong>zione militare, prima <strong>di</strong> quella sacerdotale.<br />

Conclude: «Senza questo fondo tra<strong>di</strong>zionale <strong>di</strong>fficilmente<br />

si sarebbe potuta attribuire l’opera della <strong>di</strong>fesa<br />

della città a due puri sacerdoti» (pp. 45-46).<br />

5.b) Legenda de Sancto <strong>Faustino</strong> e Iovita, Brescia,<br />

per Battista da Farfengo, 5.VI.1490 [Inc. D.VI.14]<br />

5.c) Passio sanctorum martyrum Faustini et Jovite<br />

Brixiensium, Brescia, G.A. Bresciano, 1511 [Cinq.<br />

5.d) Legenda overo passione de li Sancti Martyri<br />

<strong>Faustino</strong> e Jovita cavalieri de Christo, Brixiae,<br />

per Damianum et Jacobum de Turlinis<br />

fratres, 1534 [Cinq. E.12]<br />

5.e) FRANCESCO PAGLIA (attr.), I tesori della<br />

Divina Provvidenza racchiusi nelle SS. Croci<br />

<strong>di</strong> Brescia, 1683 ca. [Ms. I.I.6]<br />

5.f) N. BIFFI, Le vive perle consacrate alla gloria<br />

dei SS. <strong>Faustino</strong> e <strong>Giovita</strong> protettori dell'illustrissima<br />

città <strong>di</strong> Brescia. Oratione panegirica<br />

recitata nella chiesa insigne de’ <strong>Santi</strong> medemi,<br />

il giorno dell'aprimento dell'arca 7 febraro<br />

1668, Brescia, G.G. Vignadotti, 1668 [Salone<br />

I.XIV.25m2]<br />

BIBLIOTECA CIVICA QUERINIANA<br />

via Mazzini 1 - Brescia<br />

da martedì a venerdì 8.45-18.00, sabato 8.30-12.30<br />

Per informazioni: tel. 030.2978200, -01 / fax 030.2400359 /<br />

queriniana@comune.brescia.it

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!