Quiriniana - febbraio 2012 - Santi Faustino e Giovita - Comune di ...

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Pagina 6 Quiriniana 3 – TRA STORIA E LEGGENDA 3.a) B. FAINO, Vita delli santi Faustino e Giovita primi patroni et protettori di Brescia venerati in San Faustino Maggiore, I, Brescia 1670 [SB B.V.16] 3.b) B. FAINO, Pro apparitione SS. Faustini et Jovitae super moenia civitatis in habitu militari [ms C.I.13m11] 3.c) O. ROSSI, Relatione dell’aprimento dell’arca de’ santissimi proto-martiri et protettori della città di Brescia Faustino et Giovita, Brescia, Sabbio, 1623 [Salone X.VII.6] 3.d) O. ROSSI, Historia de’ gloriosissimi santi martiri Faustino et Giovita, Brescia, B. Fontana, 1624 [5a H.VII.19m2] 3.e) A. MARTINENGO, Vite de' gloriosi santi martiri Faustino et Giovita, et di sant'Affra et d'altri Santi bresciani, gli cui sacri corpi et reliquie si conservano in diverse chiese di Brescia, Brescia, P.M. Marchetti, 1602 [10a.E.V.16] 3.f) A. FESTA, Martirio et morte de' Santi Faustino et Giovita protettori di Brescia, Brescia, A. Rizzardi, 1650 [9a C.III.2m9] 3.g) S. GARBELLI, Le rovine di Brescia per lo scoppio della polvere, Brescia 1771 [7a G.I.11] Scipione Garbelli, pur soffermandosi brevemente, non mette in dubbio la veridicità storica dell’apparizione dei patroni nell’anno 1438; anzi, dichiara, senza però citare le fonti, che già altre volte i santi Faustino e Giovita sono accorsi in aiuto dei bresciani: «Alla fin fine poi anche altre volte in soccorso di Brescia, che è loro Patria, essi operarono, essi combatterono, essi n’assunsero con sovrumana foggia la tutela ed il presidio, e ciò senza diffidenza credesi essere avvenuto massimamente quella volta, quando assediata la città dall’armi di Niccolò Piccinino supremo comandante dalle squadre milanesi nell’anno 1438, furono essi santi veduti dall’esercito nemico in vicinanza delle Porte denominate di Torre Lunga a ributtare con man propria le palle cacciate per esterminio di Brescia da’ colli più vicini» (p. 93). 4 – IL CARD. QUERINI E DUE LETTERE CON- TROVERSE 4.a) A.M. QUERINI, Reverendissimo patri D. Cypriano Benaglia abbati, et praesidi generali Congregationis Benedictino-Casinensis epistola, I Brescia, 14 giugno 1742 [Salone C.IV.23]. Angelo Maria Querini, lavorando all’edizione dell’epistolario di Francesco Barbaro (Francisci Barbari et aliorum ad ipsum Epistolae ab anno Chr. 1425 ad annum 1452 nunc primum editae, Brixiae 1743), scoprì due lettere scritte nel 1452 nelle quali Lodovico Foscarini, a quel tempo pretore di Brescia, rivolgendosi patriarca di Venezia Lorenzo Giustiniani, parlava dell’apparizione avvenuta il 13 dicembre del 1438 dei due santi patroni di Brescia sugli spalti del Roverotto. Decise, quindi, di pubblicare le lettere all’interno di una Epistola al monaco cassinese Cipriano Benaglia, studioso di storia religiosa, avviando, inconsapevolmente, un acceso dibattito intorno all’evento miracoloso e all’identificazione dei due santi.
Pagina 7 Quiriniana 4.b) BENEDICTUS XIV, De servorum Dei beatificatione et beatorum canonizatione, III, Venezia, Remondini, 1766 [8a B.III.20], p. 93. Papa Benedetto XIV, nella grande opera intitolata De canonizatione Sanctorum, si soffermò sulle lettere scoperte dal cardinal Querini , che «rem totam in aperto ponerent». Il Pontefice non mise in discussione tanto la devozione popolare verso i patroni, bensì l’accertamento della veridicità storica dell’apparizione del 1438. Soprattutto, ciò che lo colpiva era il silenzio degli storici bresciani contemporanei intorno a tale miracolo, e che l’unica vera fonte – del tutto parziale e posteriore di molti anni rispetto all’evento – fosse rappresentata dalle due lettere private del Foscarini. 4.c) B. ZAMBONI, Dissertazione sulle lettere di Lodovico Foscarini in proposito della creduta apparizione de’ Santi Faustino e Giovita [ms F.IV.9m2] L’erudito bresciano Baldassarre Zamboni criticò le conclusioni alle quali era giunto Querini nell’edizione delle due lettere al Foscarini. I punti non chiariti, né nei documenti antichi né nello studio del Cardinale, erano che nelle lettere del Foscarini non vengono mai citati espressamente, cioè chiamandoli per nome, i santi Faustino e Giovita, ma il loro riconoscimento come tali è dovuto ad una elaborazione posteriore della leggenda; inoltre che gli appellativi di patrono e di protettore di città potevano spettare a qualunque altro santo appartenuto ai tempi antichi. 4.d) A. BROGNOLI, Memorie anedote spettanti all’assedio di Brescia dell’anno 1438 ed alle cose relative al medesimo, Brescia 1780 [9a E.III.9]. Una voce critica è quella di Antonio Brognoli, il quale si propone «da una parte riferir le ragioni che si adducono per comprovar tale miracolo, e dall’altra i ragionevoli dubbi che si possono addurre in contrario». Fra gli argomenti a favore gioca un ruolo di primo piano la lunghezza della tradizione e la solidità della credenza popolare: queste si sono concretizzate in solenni testimonianze figurative, quali affreschi, pale d’altare, lapidi e monumenti («onde rispettar si debbe una sì pia popolare credenza»). Secondo Brognoli, nella prima lettera del Foscarini i patroni furono «visos ab hostibus», cioè sarebbero apparsi solo agli occhi dei nemici assedianti e non già dei bresciani loro devoti: «Ma sia come si voglia, e si creda che i Santi guerrieri fossero visibili ai nemici e invisibili ai bresciani, come operando un miracolo far lo poteano; sarà sempre vero che i nostri in tal caso non furono testimoni di vista, ma solo di udito affidati alla relazione de’ nemici, che forse con questo velo cercarono di coprire il lor terrore e la lor fuga» (p. 191). 5 – IN ABITI MILITARI 5.a) G. NICODEMI, La iconografia dei santi Faustino e Giovita, in «Arte cristiana», XIII (1925), n. 2, p. 41. Secondo Giorgio Nicodemi «l’iconografia faustiniana può valere come esempio: giunge perfino ad integrare i testi delle leggende ufficiali
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