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Terra e gente 2010 - Comunità Montana Valli del Verbano

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<strong>Terra</strong> e <strong>gente</strong><br />

fermano, quasi tutti divoti, davanti alla Grotta; fotografano la bella Madonna, lasciano<br />

cadere qualche soldo nella cassettina, ci chiedono acqua, parlano con noi (19).<br />

La mancanza di acqua sorgiva rappresentava un problema non indifferente<br />

per la piccola comunità che poteva contare solo su una cisterna di raccolta<br />

<strong>del</strong>l’acqua piovana. Le sordomute sopperirono a questa necessità andando a<br />

rifornirsi alla sor<strong>gente</strong> che sgorgava sulla strada militare che da Vallalta conduceva<br />

all’alpeggio di San Michele:<br />

Qui l’acqua è scarsa. Un giorno prendemmo <strong>del</strong>le damigiane ed altri recipienti per andarne<br />

in cerca. Sulla strada ci vennero incontro due buoi. Noi ci spaventammo e, per ripararci,<br />

salimmo su per la montagna, abbandonando i recipienti. Fortunatamente le bestie<br />

si allontanarono. Arrivammo alla così detta fontana. Quale fu nostra meraviglia nel<br />

vedere appena un piccolo zampillo! Si immagini che per riempire un fiasco si impiegarono<br />

tre quarti d’ora. E noi godemmo anche di questo, che ci permetteva di fare salti, di<br />

giuocare un poco (20).<br />

Per alleviare le fatiche e per consentire il trasporto di maggior quantità d’acqua<br />

il signor Basilio Damia di Duno prestò loro il suo asinello “Toni” (21). Successivamente,<br />

visto il perdurare <strong>del</strong>la necessità, le suore si dotarono di un asinello<br />

di loro proprietà che chiamarono “Cesarino”, sostituito nel 1936 da “Cesarino<br />

II” (22).<br />

Le giovani ragazze trascorrevano i giorni di vacanza non solo dedicandosi<br />

alle attività programmate dalle loro insegnanti e dalle suore che le accudivano,<br />

ma anche effettuando escursioni sul San Martino, sui monti vicini e andando<br />

a visitare i paesi <strong>del</strong> circondario con entusiasmo e spensieratezza (23).<br />

sere dimora particolarmente gradita per le povere fanciulle tanto più che il monte sovrastante<br />

porta il nome di S. Martino ed ha sulla vetta un antico santuario, Monumento Nazionale, a lui<br />

dedicato: sono così poste sotto la protezione <strong>del</strong> gran Santo che fra i numerosi miracoli, operò<br />

la guarigione di una sordomuta versandole fra le labbra alcune gocce di olio. | “Anime senza<br />

luce, tristi anime | senza sorriso | venite a questo silenzioso speco”».<br />

(19) Accompagnarono le ragazze in questa vacanza oltre alla Superiora Madre Giuseppina<br />

Bracchi anche M. Luigia, M. Fiorenza, M. Margherita e M. Rosa. Cfr. Da Villa San Giuseppe, in<br />

«Giulio Tarra», a. XXXIX, n. 40, 3 ottobre 1931, p. 335.<br />

(20) Cfr. Da Villa San Giuseppe, in «Giulio Tarra», a. XXXIX, n. 39, 8 agosto 1931, pp. 271-272.<br />

(21) Scrissero le sordomute nella lettera datata 25 agosto 1931 al loro Rettore: «Un asinello, che<br />

ci fu dato in prestito, va a prendere l’acqua da bere alla sor<strong>gente</strong>, e così siamo provviste di tutto».<br />

In Da Villa San Giuseppe, «Giulio Tarra», a. XXXIX, n. 40, 3 ottobre 1931, p. 335.<br />

(22) Cfr. Lettera di don Giulio Girola al Rettore datata Villa S. Giuseppe, 30 agosto 1936, in<br />

«Giulio Tarra», a. XLIV, 12 settembre 1936, p. 235.<br />

(23) Alcuni stornelli, che le sordomute scrissero ed inviarono al loro Rettore il 1° agosto 1936,<br />

ben esprimono il senso di adattamento <strong>del</strong>le giovani ragazze al luogo e alle varie situazioni:<br />

«Fior di popone | all’uno segue l’altro | fresco temporalone.<br />

Bel gelsomino, | non siamo ancora riusciti | a salire il San Martino.<br />

Dolce banana, | una sol volta appena | siam giunte alla fontana.<br />

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