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a Casa Dei Risvegli <strong>Luca</strong> De<br />
LNigris ha compiuto due anni <strong>di</strong><br />
vita. In questo periodo è stato possibile<br />
vedere concretamente quanto delle<br />
speranze e dei progetti che avevamo<br />
coltivato insieme si siano poi effettivamente<br />
realizzati. Ebbene, l’impressione<br />
è che i risultati, anche se ancora iniziali,<br />
confermano le aspettative. I<br />
punti <strong>di</strong> forza che caratterizzano l’esperienza<br />
della Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong><br />
De Nigris sono: la specializzazione, la<br />
multifattorialità terapeutica, la presa<br />
in carico della famiglia, il percorso<br />
integrato, la collaborazione fra profesionalità<br />
sanitarie, non sanitarie e<br />
volontariato. La specializzazione<br />
implica un punto <strong>di</strong> osservazione speciale<br />
sulle persone in stato vegetativo<br />
o <strong>di</strong> coscienza minima. Oggi sempre<br />
più emerge il fatto che queste con<strong>di</strong>zioni<br />
sono probabilmente molto più<br />
complesse <strong>di</strong> quanto si poteva pensare<br />
fino a non molti anni fa e quin<strong>di</strong><br />
occorre una competenza de<strong>di</strong>cata e<br />
specifica per poter regolare l’investimento<br />
terapeutico ed in<strong>di</strong>viduare precocemente<br />
le possibili evoluzioni nel<br />
tempo. Da questo punto <strong>di</strong> vista la<br />
Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris è<br />
forse l’unica struttura in Italia de<strong>di</strong>cata<br />
espressamente alle persone in stato<br />
vegetativo o <strong>di</strong> coscienza minima nella<br />
fase riabilitativa postacuta. Anche sul<br />
versante terapeutico, nonostante un<br />
crescente numero <strong>di</strong> ricerche e <strong>di</strong> dati<br />
clinici, non è ad oggi possibile identificare<br />
una specifica cura, farmacologica<br />
o riabilitativa, in grado <strong>di</strong> facilitare <strong>di</strong><br />
per sé il riorganizzarsi <strong>di</strong> una migliore<br />
consapevolezza <strong>di</strong> sé e dell’ambiente.<br />
E’ probabile che le possibilità <strong>di</strong> recupero<br />
della coscienza, qualora presenti,<br />
siano facilitate da una pluralità <strong>di</strong><br />
interventi coor<strong>di</strong>nati <strong>di</strong> natura <strong>di</strong>versa:<br />
clinici, riabilitativi ed assistenziali.<br />
Questa multifattorialità terapeutica,<br />
"Vale la pena:il coma un viaggio verso la luce" perio<strong>di</strong>co <strong>di</strong> resistenza civile, per le professioni e la vita sociale<br />
Pubblicazione dell’associazione <strong>di</strong> volontariato onlus “<strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>” registrazione Tribunale <strong>di</strong> Bologna n.7176 del 27/11/2001<br />
Tariffa Ass. Senza Fini <strong>di</strong> Lucro:"Poste italiane S.p.a - Spe<strong>di</strong>zione in Abb. postale - D.L.353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n°46) art.1, comma 2, DCB Bologna"<br />
Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris<br />
i risultati confermano le aspettative<br />
<strong>di</strong><br />
Roberto Piperno<br />
<strong>di</strong>rettore<br />
Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris<br />
Azienda Usl <strong>di</strong> Bologna<br />
IO SPERO, TU SPERI,<br />
EGLI SPERA, NOI...<br />
<strong>di</strong> Maurizio, Oretta<br />
e Juri<br />
nella quale rientra anche il ruolo della<br />
famiglia come soggetto curante, è l’ipotesi<br />
centrale <strong>di</strong> lavoro nella Casa<br />
dei Risvegli <strong>Luca</strong> de Nigris. La struttura<br />
stessa, nelle sue modalità <strong>di</strong> funzionamento<br />
e con le procedure innovative<br />
<strong>di</strong> stimolazione regolata, è in un<br />
certo senso la “variabile” che può fare<br />
la <strong>di</strong>fferenza nei tempi e nella qualità<br />
del recupero. E’ ancora presto per<br />
poter confermare o meno questa ipotesi,<br />
tuttavia le impressioni cliniche<br />
sembrano ad oggi in<strong>di</strong>care questa<br />
<strong>di</strong>rezione. La presa in carico della<br />
famiglia, con i progetti <strong>di</strong> formazione,<br />
informazione, affiancamento e sostegno,<br />
riduce il <strong>di</strong>sagio l’ansia e la paura<br />
dei componenti il nucleo familiare e li<br />
aiuta a superare le situazioni <strong>di</strong> crisi.<br />
Una famiglia che cura ma è anche<br />
“curata” può realizzare un contesto<br />
emotivo che facilita il rientro a domicilio<br />
e interviene positivamente anche<br />
nei processi <strong>di</strong> recupero. Il percorso<br />
integrato infine da il senso reale <strong>di</strong><br />
una continuità non interrotta <strong>di</strong> cura<br />
attraverso i <strong>di</strong>versi livelli della assistenza,<br />
dall’ospedale al domicilio, ed<br />
accompagna la progressiva transizione<br />
da un contenuto a prevalenza riabilitativa<br />
verso un contenuto a prevalente<br />
o completa connotazione sociale.<br />
Il lavoro <strong>di</strong> contatto del volontariato<br />
dopo il ritorno a domicilio, le occasioni<br />
<strong>di</strong> incontro e <strong>di</strong> iniziativa promosse<br />
dalla Associazione, le esperienze<br />
del gruppo teatrale, sono tutti fattori<br />
che spezzano l’isolamento delle persone<br />
e delle famiglie che hanno vissuto<br />
l’esperienza dello stato vegetativo.<br />
Rompere l’isolamento, ritrovare progetti<br />
e aspettative, sentirsi parte <strong>di</strong> una<br />
comunità, completano davvero un<br />
percorso <strong>di</strong> riabilitazione nel senso<br />
più ampio del termine. Pensiamo ad<br />
una riabilitazione che non si limita al<br />
recupero dei deficit o alle attività <strong>di</strong><br />
una persona isolata da un contesto<br />
umano e sociale, ma si misura davvero<br />
con il problema della partecipazione,<br />
problema che non potrà mai trovare<br />
soluzione sod<strong>di</strong>sfacente o accettabile<br />
se visto solo attraverso la lente deformante<br />
della riabilitazione intesa in<br />
senso me<strong>di</strong>co. La rieducazione è un<br />
mezzo, non può mai <strong>di</strong>ventare un fine.<br />
PAG. 3<br />
L’INCONTRO CON<br />
GIORGIO NAPOLITANO<br />
Appello alla ricerca della<br />
mamma <strong>di</strong> Jacopo<br />
La risposta <strong>di</strong> Ignazio Marino<br />
PAG. 11<br />
LA FORZA DEL<br />
TEATRO E DELLA<br />
MUSICA<br />
DA PAG. 4 A PAG. 7<br />
I CONVEGNI SULLE<br />
GRAVI CEREBROLESIONI<br />
Liguria. Piemonte,<br />
Emilia Romagna<br />
PAGG. 14-15<br />
10 °<br />
MAGAZINE<br />
Numero 19<br />
marzo 2007<br />
Stati vegetativi<br />
l’impegno del Ministero della Salute<br />
<strong>di</strong><br />
Stefano A. Inglese<br />
Consigliere del Ministro<br />
della salute<br />
Nella decisione del Ministro della<br />
salute Livia Turco <strong>di</strong> ricomprendere<br />
all’interno della Commissione su<br />
terapia del dolore, cure palliative e<br />
<strong>di</strong>gnità del fine vita un sottogruppo<br />
che si occupi degli stati vegetativi e<br />
della assistenza garantita a malati e<br />
familiari c’è un messaggio molto chiaro:<br />
la necessità che il Ssn assicuri a<br />
ciascuno <strong>di</strong> vivere ogni sta<strong>di</strong>o della<br />
vita con piena <strong>di</strong>gnità e consapevolezza<br />
<strong>di</strong> sé, combattendo il dolore non<br />
necessario e avendo accanto le persone<br />
care, dovere fondamentale della<br />
comunità, ha bisogno <strong>di</strong> azioni concrete.<br />
Il <strong>di</strong>battito <strong>di</strong> questi ultimi mesi<br />
su eutanasia, testamento biologico e<br />
manifestazione <strong>di</strong> volontà, al <strong>di</strong> là<br />
delle <strong>di</strong>verse posizioni in campo, ha<br />
riconfermato, se mai ce ne fosse stato<br />
bisogno, la necessità <strong>di</strong> concentrare la<br />
nostra attenzione su un aspetto particolarmente<br />
significativo, come la qualità<br />
e la <strong>di</strong>gnità delle cure. <strong>Gli</strong> stati<br />
vegetativi sono stati, come sappiamo,<br />
a lungo trascurati e ancora oggi scontiamo<br />
una grande <strong>di</strong>somogeneità territoriale<br />
rispetto alla capacità <strong>di</strong><br />
garantire presa in carico effettiva <strong>di</strong><br />
pazienti e famiglie.<br />
La Commissione ha ricevuto dal<br />
Ministro un mandato molto preciso e<br />
vincolante: fare il punto sullo stato<br />
dell’arte ed in<strong>di</strong>viduare, in tempi<br />
stretti, obiettivi e linee <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo<br />
per avviare rapidamente i cambiamenti<br />
in<strong>di</strong>spensabili a garantire ai citta<strong>di</strong>ni<br />
attenzione e assistenza più adeguate<br />
e in linea con i loro bisogni.<br />
Riaprire, anche formalmente, il<br />
<strong>di</strong>scorso pubblico su questi temi ha<br />
un significato preciso, vuol <strong>di</strong>re avere<br />
piena consapevolezza <strong>di</strong> un contesto<br />
che è mutato profondamente e ci<br />
chiede <strong>di</strong> considerare con rinnovata<br />
attenzione situazioni e con<strong>di</strong>zioni alle<br />
quali, solo qualche hanno fa, guardavamo<br />
con occhi assai <strong>di</strong>versi. Significa<br />
avere attenzione per la qualità della<br />
vita ed impe<strong>di</strong>re che la sofferenza si<br />
trasformi, <strong>di</strong> fatto, in un impoverimento<br />
della dotazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti della<br />
persona, garantendo l’eguaglianza dei<br />
citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> fronte alla malattia e alla<br />
sofferenza. Ha un valore simbolico e<br />
pratico al tempo stesso. Se quanto<br />
abbiamo affermato sinora è vero,<br />
siamo <strong>di</strong> fronte a qualcosa che necessita<br />
<strong>di</strong> un impegno rilevante e, prima<br />
ancora, <strong>di</strong> una assunzione <strong>di</strong> responsabilità<br />
pubblica, anche a fronte <strong>di</strong><br />
una consapevolezza crescente, su<br />
questi temi, da parte dei citta<strong>di</strong>ni. Ma<br />
abbiamo bisogno, parallelamente, <strong>di</strong><br />
contare sul sostegno sociale necessario<br />
perché presa in carico, continuità<br />
assistenziale, umanizzazione dei percorsi,<br />
attenzione per la <strong>di</strong>gnità del<br />
vivere e del morire siano salvaguardate<br />
da una consapevolezza e un consenso<br />
<strong>di</strong>ffusi.<br />
Ciò significa, tra l’altro, affrontare<br />
subito lo stato dei servizi <strong>di</strong> assistenza<br />
ma anche le procedure, i protocolli e<br />
le linee guida riguardanti le modalità<br />
e la qualità con cui vengono assistiti<br />
migliaia <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni nelle fasi più<br />
dolorose e, a volte, tragiche della loro<br />
esistenza.<br />
La Commissione ha svolto, sinora,<br />
due sessioni <strong>di</strong> lavoro istruttorie in<br />
plenaria, il 4 <strong>di</strong>cembre 2006 e il 29<br />
gennaio 2007, e ha proseguito le proprie<br />
attività, successivamente, a<br />
continua a pag. 2<br />
IL TESTAMENTO BIOLOGICO<br />
una proposta all’assemblea<br />
legislativa regionale<br />
<strong>di</strong> Gianluca Borghi<br />
PAG. 10<br />
OSTERIA GRANDE<br />
PER LA SOLIDARIETA’<br />
<strong>di</strong> Vincenzo Zacchiroli<br />
PAG. 16
2<br />
continua da pag. 1<br />
<strong>di</strong>stanza.<br />
Sin dalla riunione <strong>di</strong> inse<strong>di</strong>amento<br />
sono emerse con chiarezza una serie<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>rettrici per le sue attività, che<br />
in<strong>di</strong>viduano altrettante priorità e<br />
costituiscono un vero e proprio programma<br />
<strong>di</strong> lavoro:<br />
1. pre<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> un Piano nazionale<br />
per le cure palliative;<br />
2. aggiornamento delle Linee guida <strong>di</strong><br />
Ospedale senza dolore, avendo cura<br />
<strong>di</strong> estenderne l’area <strong>di</strong> interesse<br />
anche alla me<strong>di</strong>cina del territorio, e<br />
in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> un piano <strong>di</strong> azione<br />
per garantirne la effettività della adozione<br />
sistematica su tutto il territorio<br />
nazionale;<br />
3. avvio <strong>di</strong> una indagine sulla qualità<br />
della assistenza nelle strutture sanitarie<br />
ospedaliere e territoriali nelle fasi<br />
terminali della vita;<br />
4. verifica dello stato dell’arte dei ser-<br />
<strong>di</strong><br />
Gian Piero Steccato<br />
ono due stati <strong>di</strong>fferenti, secondo la<br />
Sme<strong>di</strong>cina non hanno nulla a che<br />
fare l’uno con l’altro e se si vogliono<br />
seguire quelle comode certezze date<br />
dalla scienza, non ci si pone neppure la<br />
domanda se tra la locked-in sindrome<br />
ed il coma possano esserci delle affinità.<br />
Mi chiedo allora come mai le mie<br />
esperienze imme<strong>di</strong>atamente postictus<br />
(quello che mi ha reso locke<strong>di</strong>n)<br />
siano così simili a quelle <strong>di</strong> coloro<br />
che svegliatisi raccontano il loro<br />
coma; e questo è nulla se si pensa a<br />
ciò che io, infermo nel corpo ma sveglio<br />
nella mente, con<strong>di</strong>vido quoti<strong>di</strong>anamente<br />
con chi vive in coma: completa<br />
<strong>di</strong>pendenza dagli altri,<br />
senso <strong>di</strong> abbandono dalle istituzioni,<br />
vita sospesa tra le<br />
incertezze e paura per l’inadeguatezza<br />
delle strutture e<br />
dell’assistenza con conseguente<br />
terrore del futuro.<br />
E’ vero che è <strong>di</strong>fferente la<br />
con<strong>di</strong>zione psicofisica in<br />
quanto io sono perfettamente<br />
consapevole <strong>di</strong> ciò che ho<br />
attorno, mentre chi è in coma<br />
è quantomeno risparmiato<br />
dall’angoscia lucida <strong>di</strong> queste<br />
con<strong>di</strong>zioni, anche se non è<br />
garantito che chi è in coma<br />
non avverta niente.<br />
Di sicuro ci accomuna il muro<br />
che incontriamo da subito<br />
sulla nostra strada <strong>di</strong> neopazienti<br />
gravi.<br />
Tutto comincia con un dopo<br />
rianimazione fatto <strong>di</strong> punti<br />
vizi e della attenzione per la terapia<br />
del dolore e le cure palliative in età<br />
pe<strong>di</strong>atrica;<br />
5. analisi dello stato dell’arte dei servizi<br />
e delle procedure per l’assistenza<br />
ai pazienti in stato vegetativo, con<br />
particolare riferimento alla continuità<br />
assistenziale, elaborazione <strong>di</strong><br />
linee guida per la presa in carico <strong>di</strong><br />
questi stessi pazienti, valutazione del<br />
fabbisogno assistenziale rispetto al<br />
bacino <strong>di</strong> utenza potenziale su scala<br />
nazionale;<br />
6. elaborazione <strong>di</strong> linee guida per l’assistenza<br />
ai pazienti in fase terminale,<br />
con particolare riferimento alla qualità<br />
e alla <strong>di</strong>gnità del fine vita;<br />
7. elaborazione <strong>di</strong> linee guida per la<br />
umanizzazione delle terapie intensive,<br />
con particolare riferimento ai<br />
modelli che ne prevedono l’apertura<br />
e modalità <strong>di</strong> funzionamento finalizzate<br />
al massimo coinvolgimento possibile<br />
dei familiari;<br />
DOCUMENTI<br />
Coma e locked in<br />
visti da me che qualcosa ne so...<br />
interrogativi, <strong>di</strong> pareri <strong>di</strong>scordanti,<br />
della sensazione <strong>di</strong> essere “ pesci che<br />
puzzano”.<br />
Troppo gravi per essere collocati in<br />
strutture poco ospedalizzate, troppo<br />
senza speranza per essere assistiti in<br />
un reparto ospedaliero adeguato,<br />
veniamo spesso considerati “investimenti”<br />
sbagliati, rubaletti nei confronti<br />
degli altri e veri e propri rompicapo<br />
per coloro a cui tocca decidere<br />
la nostra sorte.<br />
Intanto quelli che ci vogliono bene si<br />
trovano a dover <strong>di</strong>ventare e scienziati<br />
e scegliere se intraprendere una<br />
durissima battaglia sociale ed una<br />
vita fatta <strong>di</strong> sacrificio fisico ed economico<br />
enorme, o se staccarsi completamente<br />
da noi fuggendo dal dolore<br />
e lasciandoci al nostro destino. Non<br />
c’è nessun aiuto psicologico istituzionalizzato<br />
per le famiglie che si trovano<br />
sole, stanche fisicamente e moralmente<br />
e che negli anni arrivano<br />
ad<strong>di</strong>rittura a sfaldarsi sotto il peso <strong>di</strong><br />
Gian Piero con alcuni amici bielorussi<br />
8. ricognizione su quanto previsto da<br />
norme, regolamenti, linee guida, co<strong>di</strong>ci<br />
deontologici esistenti, al livello<br />
nazionale ed internazionale, a fondamento<br />
dei <strong>di</strong>ritti dei citta<strong>di</strong>ni sul terreno<br />
della terapia del dolore, delle<br />
cure palliative, della <strong>di</strong>gnità del fine, e<br />
su quanto questo patrimonio incida e<br />
orienti, potenzialmente o nella effettività,<br />
quoti<strong>di</strong>anamente, la tutela del<br />
<strong>di</strong>ritto alla salute.<br />
Per quanto riguarda, in particolare,<br />
gli stati vegetativi, si è deciso <strong>di</strong> avviare<br />
il lavoro con una rilettura ed integrazione<br />
del documento sul tema realizzato<br />
da una precedente Commissione<br />
Ministeriale.<br />
Il lavoro <strong>di</strong> integrazione, che servirà a<br />
supplire anche alla assenza, nella<br />
composizione <strong>di</strong> quella Commissione,<br />
delle organizzazioni <strong>di</strong> tutela dei<br />
pazienti, si concentrerà su una serie<br />
<strong>di</strong> aspetti qualificanti:<br />
• esame del percorso assistenziale<br />
queste situazioni; inoltre non esistono<br />
figure che in<strong>di</strong>rizzino chi ha bisogno<br />
<strong>di</strong> aiuto verso associazioni o<br />
gruppi <strong>di</strong> sostegno che possono fare<br />
da tramite tra paziente ed istituzione<br />
e toglierlo dal panico e dall’ ansia del<br />
non saper che fare.<br />
Poi i giorni più brutti passano, noi<br />
sopravviviamo alla faccia<br />
<strong>di</strong> quelli che ci “davano” una settimana<br />
<strong>di</strong> vita, e sulle bocche dei primari<br />
dei reparti che ci ospitano compare<br />
una smorfia <strong>di</strong> sgomento e <strong>di</strong><br />
imbarazzo “….e adesso dove lo mettiamo???”<br />
Nessuno più ti parla <strong>di</strong><br />
cure, ti <strong>di</strong>cono che la tal struttura<br />
non ti vuole perché sei ancora troppo<br />
grave e necessiti <strong>di</strong> assistenza<br />
ospedaliera, però lì non puoi stare<br />
perché la cosa va per le lunghe. Perciò<br />
ti propongono <strong>di</strong> tornartene a<br />
casa, così rientri nel tuo ambiente e<br />
si è tutti più sereni.<br />
Ringrazio il cielo <strong>di</strong> aver dotato i<br />
miei famigliari <strong>di</strong> nervi sal<strong>di</strong> e <strong>di</strong> un<br />
nella sua interezza;<br />
• valutazione della fase <strong>di</strong> <strong>di</strong>missioni<br />
e <strong>di</strong> ritorno al domicilio;<br />
• standard della assistenza a domicilio;<br />
• bisogni ed esigenze in ambito riabilitativo.<br />
Le questioni oggetto <strong>di</strong> riflessione, e<br />
le soluzioni eventualmente in<strong>di</strong>viduate,<br />
ai <strong>di</strong>versi livelli, potrebbero rappresentare<br />
la base per la realizzazione<br />
<strong>di</strong> una Conferenza <strong>di</strong> consenso che<br />
potrebbe vedere coinvolti tutti i<br />
<strong>di</strong>versi attori e produrre un Piano<br />
nazionale <strong>di</strong> azione sugli stati vegetativi.<br />
Insomma, abbiamo molto da<br />
fare, tutti insieme, e spero <strong>di</strong> poter<br />
contare ancora, in futuro, sulla vostra<br />
ospitalità per raccontare dei prossimi<br />
sviluppi.<br />
Stefano A. Inglese<br />
consigliere del Ministro della salute<br />
caratterino bello caparbio perché se<br />
loro non avessero lottato per garantirmi<br />
un’assistenza adeguata e una<br />
vita più sicura ora sarei morto, o<br />
peggio sarei vivo, pieno <strong>di</strong> decubiti<br />
nel letto <strong>di</strong> un istituto o chiuso nella<br />
solitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> un appartamento<br />
bunker, allietato dalla breve visita<br />
perio<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> un’infermiera. Certo è<br />
durissima aspettare in un “parcheggio”<br />
che qualcosa cambi ed è snervante<br />
continuare a fare la guerra, a<br />
bussare a mille porte e ad arrampicarsi<br />
con unghie e denti per conquistare<br />
una piccola parte <strong>di</strong> ciò che<br />
dovrebbe essere garantito a qualsiasi<br />
essere umano. E’ in questi frangenti<br />
<strong>di</strong> un’importanza fondamentale<br />
l’aiuto degli altri, la solidarietà <strong>di</strong><br />
chi ti può dare una mano e l’esperienza<br />
<strong>di</strong> coloro che hanno già fatto<br />
questo percorso. Tutto cambierebbe<br />
se chi si trova <strong>di</strong> punto in bianco in<br />
una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> malattia grave e <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>sagio potesse contare sull’imme<strong>di</strong>ata<br />
assistenza <strong>di</strong> chi ti può<br />
comprendere, può alleviare il<br />
senso della tua solitu<strong>di</strong>ne e ti<br />
può assistere nella ricerca <strong>di</strong><br />
una soluzione adeguata. E’<br />
per questo che, a mio avviso,<br />
occorrerebbe dare più sostegno<br />
alle associazioni, permettere<br />
ed agevolare la creazione<br />
<strong>di</strong> strutture adeguate<br />
(qualche CASA DEI<br />
RISVEGLI in più) e investire<br />
maggiormente nella qualità<br />
e quantità dell’assistenza<br />
domiciliare per permetterci<br />
una vita più plausibile.<br />
Ma a noi (e per noi intendo<br />
anche le nostre famiglie, i<br />
nostri amici e tutti i volontari<br />
che sono in qualche modo<br />
vittime anche loro) chi ci<br />
pensa?
uando ero più giovane <strong>di</strong>cevano che a 50 anni la<br />
Qvita cambia, si vedono le cose sotto un altro<br />
aspetto , non più grilli per la testa, insomma si torna a<br />
rivivere una vita più spensierata .<br />
Soccmel!!!!! (parola <strong>di</strong>alettale bolognese) che fortuna,<br />
cinque anni fa, alle soglie appunto dei miei 50 anni,<br />
una mattina uggiosa, mentre andavo a una visita <strong>di</strong><br />
controllo per una operazione al setto nasale, per strada<br />
mi fanno deviare per un incidente con intervento <strong>di</strong> elicottero,<br />
il primo pensiero era, speriamo non sia nulla<br />
<strong>di</strong> grave, poi sapendo che mio figlio era al lavoro,<br />
come appren<strong>di</strong>sta rappresentante, (finalmente aveva<br />
coronato un suo sogno, quello <strong>di</strong> lavorare in proprio da<br />
circa 2 mesi), decisi <strong>di</strong> chiamarlo per scrupolo,<br />
pensavo non sarà sicuramente coinvolto (fati<strong>di</strong>ca<br />
frase: “a noi non tocca mai”).<br />
Chiama una volta, due volte, pensi, sarà con un<br />
cliente, chiami e richiami, intanto incominciano<br />
a frullarti per la mente mille pensieri, poi...ti<br />
risponde una persona estranea. “Pronto?” e tu:<br />
“ma chi parla …?”. “Sono un carabiniere e lei<br />
chi è?”. “Il padre. Sono qua vicino, è successo<br />
qualcosa…?”. E lui: “Se ci può raggiungere è<br />
meglio”. Purtroppo in quel momento non c’è<br />
autovelox che tenga, tu arrivi ve<strong>di</strong> ... ve<strong>di</strong> una<br />
macchina accartocciata… è la sua, lo ve<strong>di</strong> in<br />
ambulanza… lo stanno rianimando, passano i<br />
minuti, tu non sai cosa fare, raccogli pezzi <strong>di</strong><br />
macchina in qua e là, ti guardano e pensano:<br />
“che fa, suo figlio è li e lui si preoccupa della<br />
macchina?”. Tu non hai il coraggio <strong>di</strong> chiedere<br />
come sta, poi ti <strong>di</strong>cono: “Ci raggiunga all’ospedale”.<br />
In macchina fra urla <strong>di</strong> <strong>di</strong>sperazione e preghiere<br />
a Dio, vai a prendere la moglie al lavoro, ti guarda:<br />
Cosa è successo..?”. Il silenzio. Lei capisce<br />
le tue lacrime, tu le <strong>di</strong>ci: “E’ gravissimo, lo<br />
hanno rianimato sul posto …”. E corri, corri,<br />
corri.<br />
Da lì incomincia la tua nuova vita, dopo i cinquanta,<br />
lunghe attese fuori dalla rianimazione.<br />
Ogni volta che si apriva la porta, il tuo cuore<br />
sussultava, volevi sentirti <strong>di</strong>re: “Sig Mazzanti<br />
suo figlio si è ripreso”. E invece niente. I giorni<br />
passavano, ti <strong>di</strong>cevano: “E’ lì tra la vita e la<br />
morte…”. Ma tu, quando entravi a trovarlo, sentivi<br />
attraverso le macchine, che, a volte, a seconda delle<br />
domande che facevi, il battito del cuore cambiava, la<br />
misura del respiro variava, allora pensavi, ci sente ce<br />
la farà, ma i me<strong>di</strong>ci, che hanno bisogno <strong>di</strong> certezze, ci<br />
prendevano per visionari, (ma noi speravamo).<br />
Finchè un giorno in rianimazione si rompe un tubo<br />
dell’acqua, un incre<strong>di</strong>bile viavai, corri <strong>di</strong> qua corri <strong>di</strong><br />
là, tu ve<strong>di</strong> tutto questo e pensi al peggio, come te anche<br />
altre persone, per i loro cari, tutti a farsi domande,<br />
mobilitazione generale, cuore in gola, per 8 ore, alla<br />
fine, tutto rientra, tuo figlio non è più al suo posto,<br />
l’hanno spostato, che cu.., scusate che fortuna, è stato<br />
inondato da un tubo rotto principale e da quel momento,<br />
si fermò quella maledetta pressione endocranica<br />
che lo teneva in quello stato. Il giorno dopo il me<strong>di</strong>co<br />
<strong>di</strong>sse che era stato un miracolo, io gli risposi: “ Doc, si<br />
vede che per riprenderlo ci voleva una bene<strong>di</strong>zione<br />
cosi grande!”. Da allora, visto lo stato <strong>di</strong> coma e i<br />
pochi incoraggiamenti che avevamo per la sua ripresa,<br />
decidemmo che da lì bisognava partire, per recuperare<br />
nostro figlio, (la speranza è l’ultima a morire).<br />
I giorni passavano, Juri (mio figlio) fra problemi alle<br />
fratture, pie<strong>di</strong> storti, coliche renali, scambiate all’ini-<br />
TESTIMONIANZA 3<br />
Io spero, tu speri, egli spera, noi…<br />
Maurizio, Oretta e Juri ci spiegano la loro “ricetta <strong>di</strong> felicità”<br />
zio, per estensioni inconsce celebrali, dava a suo modo<br />
segnali, per comunicare che aveva del dolore, a volte,<br />
da alcuni me<strong>di</strong>ci ti sentivi <strong>di</strong>re: “Ma ..sente male?”.<br />
Molti pensano che nella fase <strong>di</strong> coma uno non senta<br />
niente, bisognerebbe che provassero loro, e dopo noi<br />
facciamo le domande. Ma abbandoniamo questo tasto<br />
dolente. Tutti questi segnali nella maggior parte <strong>di</strong><br />
essi erano da noi genitori interpretati nel migliore dei<br />
mo<strong>di</strong>, ma ti sentivi sempre <strong>di</strong>re, è un caso, oppure ci<br />
prendevano per visionari. Però quasi sempre le nostre<br />
visioni, prima o poi, si manifestavano per quelle che<br />
erano, cosi avevamo capito, che, maggiormente era<br />
compito nostro, col nostro amore con la A maiuscola,<br />
che dovevamo aiutarlo.<br />
Secondo noi, Juri da un punto <strong>di</strong> vista cognitivo, era<br />
molto presente, ci sembrava come se fosse <strong>di</strong>etro ad un<br />
vetro, dove lui ti sente, ma non riesce a parlarti, se non<br />
con gesti tutti da interpretare, per questo che noi dovevamo<br />
capire a tutti i costi (per fortuna esistono le<br />
mamme che con il loro - io lo chiamo decimo senso -<br />
capiscono anche solo con lo sguardo).<br />
Tutto questo doveva comunque essere fatto con lo spirito<br />
giusto, sempre sorridenti, senza far sentire il tuo<br />
stato d’animo triste, perché la sua sensibilità secondo<br />
me , funzionava anche telepaticamente. Infatti vedevi<br />
il suo sguardo che cambiava se tu un momento prima<br />
avevi pianto, per un qualsiasi motivo, (in quel periodo,<br />
subimmo cambiamenti <strong>di</strong> lavoro, gli stipen<strong>di</strong> servivano<br />
per pagare il mutuo, ecc…), per fortuna stavo in<br />
quel periodo leggendo libri sulla motivazione, e mi<br />
ricordo una frase letta che mi è rimasta impressa fortemente<br />
“C’è solo un modo per essere felici ed è <strong>di</strong><br />
smettere <strong>di</strong> agitarsi per cose che si trovano al <strong>di</strong> là<br />
del nostro potere d’intervento”. Nello stesso tempo<br />
sognavo sempre che io e Oretta (moglie) scalavamo<br />
una montagna molto fangosa, dove la vetta però si<br />
avvicinava, ma senza raggiungerla (che fatica mi sve-<br />
gliavo già stanco) da allora capivo che forse con tanta<br />
pazienza e speranza, ce la potevamo fare. Colpo <strong>di</strong><br />
scena, ci vengono proposte, delle attività per Juri, che<br />
potevano stimolare qualcosa, arteterapia, musicoterapia,<br />
noi pensiamo sono pazzi, cosa centra questo, con<br />
il recupero della persona? Entrano in scena Fulvio,<br />
Maria, Elena (<strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>), ci parlano della loro<br />
esperienza, noi pensiamo, che persone fantastiche, ci<br />
viene una carica addosso, non ve<strong>di</strong>amo l’ora <strong>di</strong> incominciare,<br />
ci presentano persone meravigliose (non credevamo<br />
esistessero), Mauro, Laura, Stefano, Alessandra,<br />
Lucia, con loro incomincia una storia fantastica, ci<br />
avevano dato il via alla speranza, avevamo capito che<br />
qualsiasi esperienza è valida se serve al recupero.<br />
Da allora provammo agopuntura, massaggi<br />
shiatsu, (mi sono iscritto ad un corso visto l’importanza<br />
che può aver sulla salute fisica), naturopatia,<br />
craniosacrale. A tutt’oggi Juti sta facendo<br />
fisioterapia, logope<strong>di</strong>a, idroterapia, ascolta<br />
mattina e sera, da due anni, una cassetta preparata<br />
da una psicologa Iole ( e qui c’è lo zampino<br />
<strong>di</strong> Dio) per il recupero della memoria, ma in particolare<br />
è <strong>di</strong>ventato un attore del gruppo teatrale,<br />
<strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>. Oggi dopo cinque anni quando<br />
ve<strong>di</strong> Juri che a ogni spettacolo ci sono novità,<br />
<strong>di</strong>ce alcune frasi con il suo microfono, balla sulla<br />
carrozzina con la sua partner, o se ne va spingendosi<br />
con la mano la carrozzina, ti sale il<br />
groppo alla gola. Allora tu pensi, quanta fatica,<br />
ma la sod<strong>di</strong>sfazione è tanta e la speranza <strong>di</strong><br />
migliorare non è finita.<br />
Noi vorremmo <strong>di</strong>rvi: non date per perso niente,<br />
perché, per nostra esperienza, nessuno conosce la<br />
verità, e come si <strong>di</strong>ce: “LA SPERANZA E’<br />
L’ULTIMA A MORIRE”.<br />
CIAO SORRIDETE c’è sempre qualcuno che<br />
pensa a voi e la vita vi sembrerà migliore (tanto è<br />
successo e non si può tornare in<strong>di</strong>etro) per cui<br />
sempre avanti .<br />
CON AFFETTO<br />
MAURIZIO ORETTA JURI<br />
Alcune nostre frasi ad effetto<br />
Se mi lascio prendere la mano dalla<br />
situazione, sono finito .<br />
Guida tu i mie passi: non ti chiedo <strong>di</strong><br />
vedere l’orizzonte lontano. Un passo<br />
mi basta.<br />
Chiedetevi: cosa può capitare nel<br />
peggiore dei casi ?<br />
Preparatevi a rassegnarvi,<br />
se non ci sono alternative .<br />
Poi cercate <strong>di</strong> migliorare con calma la<br />
situazione a partire dal peggio .
4<br />
TEATRO<br />
Esiti <strong>di</strong> coma...<br />
nella drammaturgia dello spettacolo, il vissuto della compagnia<br />
<strong>di</strong><br />
Stefano Masotti<br />
Alessandra Cortesi<br />
Operatori teatrali Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris<br />
Il 6 marzo scorso è andato in scena, al teatro<br />
Dehon <strong>di</strong> Bologna, lo spettacolo<br />
“ESITI: <strong>di</strong> coma, <strong>di</strong> teatro, <strong>di</strong> un ideale<br />
comune..”. Lo spettacolo è stato replicato<br />
all’interno della rassegna “ Il teatro nel<br />
risveglio - Rassegna delle <strong>di</strong>fferenze” che<br />
ha visto la presentazione <strong>di</strong> tutte e quattro<br />
le produzioni della compagnia teatrale de<br />
“<strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>”.<br />
“ESITI...” è la terza performance teatrale<br />
del gruppo, formato da attori con esiti <strong>di</strong><br />
coma, giovani attori, studenti, genitori ed<br />
anche alcuni operatori sanitari della Casa<br />
dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris. Questo spettacolo<br />
si propone <strong>di</strong>: raccontare il vissuto<br />
della compagnia, anche tramite alcuni<br />
materiali degli altri allestimenti (“Sonno<br />
muto”, “Qualcosa è cambiato”, “La partenza<br />
degli arrivi”) ; con<strong>di</strong>videre i dubbi<br />
nati all’interno del gruppo tramite alcune<br />
riflessioni sul mondo sociale e su alcune<br />
modalità <strong>di</strong> fare informazione sul coma:<br />
aumentare la consapevolezza sul percorso<br />
<strong>di</strong> costruzione <strong>di</strong> una propria poetica teatrale;<br />
indagare l’eventuale rapporto tra<br />
l’attività teatrale e i percorsi riabilitativi.<br />
“ESITI...” <strong>di</strong>viene così una metafora per<br />
parlare <strong>di</strong> persone, sebbene con ruoli<br />
molto <strong>di</strong>versi, che con<strong>di</strong>vidono ideali<br />
comuni e partecipano collettivamente al<br />
processo <strong>di</strong> riabilitazione <strong>di</strong> chi ha subito<br />
un brusco mo<strong>di</strong>ficarsi del normale procedere<br />
della vita.<br />
Oltre a dare voce alla compagnia lo spettacolo<br />
ha debuttato, nel marzo 2006, per<br />
inaugurare il nuovo allestimento <strong>di</strong> uno<br />
spazio all’interno della Casa dei Risvegli<br />
<strong>Luca</strong> De Nigris: la “Sala del Durante”,<br />
pensata per <strong>di</strong>ventare sempre più uno spazio<br />
delle arti, luogo d’incontro tra la città<br />
e la “comunità” che vive all’interno della<br />
struttura.<br />
L’ideazione, la regia e i testi dello spettacolo<br />
sono nostri, anche se con parecchie<br />
citazioni prese a prestito, e ce ne assumiamo<br />
tutte le responsabilità.<br />
A seguire presentiamo una parte della<br />
drammaturgia dello spettacolo, espressione<br />
attuale del nostro pensiero.<br />
Narratore B: Da dove cominciamo?<br />
Narratore A: Dall’inizio: ciao…. sono<br />
Lorena............in uno dei primi libri che ho<br />
letto sul teatro c’era scritto che la finzione<br />
è uno dei 4 elementi fondamentali per fare<br />
teatro. <strong>Gli</strong> altri tre sono: lo spazio, poi gli<br />
attori, e il quarto elemento è il pubblico. A<br />
<strong>di</strong>r la verità la parola finzione non mi è<br />
mai piaciuta, ho sempre preferito chiamarla<br />
azione, anche se il mio vero nome è<br />
Alessandra. Un tableaux vivant e il saluto<br />
<strong>di</strong> Lorena erano l’inizio del nostro secondo<br />
spettacolo “Qualcosa è Cambiato”, ma<br />
la nostra storia <strong>di</strong> compagnia è iniziata<br />
qualche tempo prima, e con altre parole...<br />
Attore 1: Mi ricordo <strong>di</strong> quando avevamo<br />
ancora un pubblico, prima che anche l’ultimo<br />
spettatore venisse abbattuto.<br />
Attore 2: Mi ricordo che un tempo esistevano<br />
due luoghi dove morire era <strong>di</strong>vertente:<br />
dentro il gioco <strong>di</strong> un bambino o in teatro.<br />
In entrambi i casi bastava smettere <strong>di</strong><br />
giocare e tutti i morti si rialzavano. E si<br />
poteva ricominciare.<br />
Attore 3: Mi ricordo che un tempo c’erano<br />
tante risposte quante erano le domande e<br />
quando abbiamo imparato tutte le risposte,<br />
qualcuno ha cambiato le domande e noi non<br />
ce l’abbiamo più fatta a metterci in pari.<br />
Attore 4: Mi ricordo quando ancora c’era<br />
un futuro: ma c’erano anche tanti dubbi e<br />
non sapevamo cosa ci sarebbe accaduto.<br />
Ora è tutto più semplice: basta trovare<br />
qualcosa da ripetere per il tempo che resta.<br />
Finché non mi viene sonno.<br />
Attore 5: Mi ricordo <strong>di</strong> un cecchino. Vive<br />
chiuso in una soffitta ed uccide, a caso.<br />
Non ha un motivo per mirare ad una persona<br />
piuttosto che a un’altra: lo fa, imperterrito,<br />
per tutta la vita.<br />
Attore 6: Mi ricordo che un giorno è iniziata<br />
la guerra, ma non riesco a ricordare<br />
che giorno era. Non so nemmeno quale<br />
guerra. Nessuno l’ha <strong>di</strong>chiarata e non esiste<br />
un fronte. Piano piano tutti ci siamo<br />
accorti <strong>di</strong> essere in guerra. Di essere al<br />
fronte. E che il fronte è dappertutto.<br />
Narratore B: Cosa portiamo sulla scena?<br />
Narratore A: Queste parole appartengono<br />
al nostro primo spettacolo il cui titolo era<br />
Sonno Muto. Data la peculiarità della<br />
compagnia <strong>di</strong>venta <strong>di</strong>fficile non parlare <strong>di</strong><br />
“coma”. Per narrare <strong>di</strong> vite che incontrano<br />
un brusco mo<strong>di</strong>ficarsi del normale procedere,<br />
fu utilizzata lo strumento della<br />
metafora. La guerra, come l’evento traumatico<br />
colpisce con casualità e il dolore e<br />
la malattia si abbattono su chi, fino ad un<br />
attimo prima, era al sicuro, sano. In un<br />
giorno qualunque, in uno spazio indefinito,<br />
un fucile spara sulla folla e all’improvviso<br />
alcune persone si trovano catapultate<br />
a combattere una battaglia non voluta né<br />
cercata. Con questo spettacolo sono iniziate<br />
le prime domande: come parlare <strong>di</strong><br />
Coma senza usare esplicitamente il Coma?<br />
Narratore A: In seguito, nei successivi<br />
spettacoli, abbiamo cominciato ad occuparci<br />
dei nostri testi e a lavorare in autodrammaturgia.<br />
Ci siamo esercitati partendo<br />
da frasi incompiute, dubbi, frammenti<br />
<strong>di</strong> memoria, emozioni vissute, turbamenti,<br />
per parlare <strong>di</strong> una con<strong>di</strong>zione. Ma quali<br />
erano i nostri obiettivi?<br />
Narratore B: Il percorso che oramai da<br />
quattro anni stiamo realizzando con questa<br />
compagnia, per “<strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>”, ha<br />
evidenziato un possibile intervento nel<br />
“sistema del coma“ occupandosi, oltre<br />
che <strong>di</strong> pazienti in fase post acuta, accolti<br />
nella “Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris”,<br />
anche <strong>di</strong> quei soggetti che, risvegliati, non<br />
hanno recuperato appieno le loro abilità e<br />
si trovano spesso isolati da un mondo<br />
esterno, che non permette loro adeguati<br />
livelli <strong>di</strong> partecipazione ad attività sociali.<br />
L’associazione nel 2003 cercava un’attività<br />
che rispondesse ad alcune esigenze:<br />
potenziare la rete <strong>di</strong> aiuto e favorire il reinserimento<br />
sociale <strong>di</strong> chi ha vissuto l’esperienza<br />
del coma; valorizzare le risorse e lo<br />
sviluppo <strong>di</strong> capacità relazionali, espressive<br />
ed emotive <strong>di</strong> persone con esiti <strong>di</strong> coma;<br />
sviluppare un percorso lu<strong>di</strong>co-<strong>di</strong>datticoesperienziale,<br />
ma che potesse avere anche<br />
una valenza riabilitativo-terapeutica dei<br />
partecipanti; fare conoscere ulteriormente<br />
l’attività dell’associazione; sensibilizzare<br />
la comuità al problema del coma, degli<br />
stati vegetativi e <strong>di</strong> minima coscienza; fare<br />
comprendere l’importanza della creazione<br />
<strong>di</strong> una rete <strong>di</strong> “case dei risvegli”. Il teatro,<br />
almeno sulla carta, sembrava poter sod<strong>di</strong>sfare<br />
questi requisiti. E così, nel maggio<br />
del 2003, ci incontriamo tutti per la prima<br />
volta. Inizia il laboratorio espressivo degli<br />
<strong>Amici</strong> <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>. A condurre il gruppo Enzo<br />
Toma.<br />
Narratore A: Da allora com’è cambiato il<br />
nostro modo <strong>di</strong> fare teatro?<br />
Narratore B: Tutto quello che abbiamo<br />
presentato al pubblico e quello che presenteremo<br />
nasce dall’attività <strong>di</strong> laboratorio<br />
stabile del gruppo. Cerchiamo <strong>di</strong> fare teatro<br />
mettendo al centro l’attore come in<strong>di</strong>viduo...<br />
Narratore A: ...quin<strong>di</strong> un teatro delle persone….<br />
Narratore B: ...ci occupiamo <strong>di</strong> ricercare<br />
gesti reali per ricreare sulle tavole del<br />
palco la vita, quin<strong>di</strong> un teatro dell’azione<br />
reale, della spontaneità che crei opportunità<br />
<strong>di</strong> espressione. Usiamo un metodo<br />
fondato sull’ascolto e l’attenzione in modo<br />
totalmente sperimentale. Creiamo con<strong>di</strong>zioni<br />
per generare reazioni e impulsi<br />
umani che nascano dal contatto fra le persone,<br />
da sentimenti d’intesa reciproci e dal<br />
turbamento creato dall’apertura verso<br />
un’altro, <strong>di</strong>fferente, essere umano. Per<br />
farlo ci occorre imparare a non aver paura,<br />
momento per momento, <strong>di</strong> quel che succede.<br />
Ognuno è chiamato a un coinvolgimento<br />
non solo fisico, ma soprattutto <strong>di</strong><br />
apertura e con<strong>di</strong>visione della <strong>di</strong>mensione<br />
interiore ed emotiva. Proponiamo esperienze<br />
per-formative in un ottica pedagogica<br />
attraverso il rigore della non tecnica e il<br />
rigore dell’autenticità. <strong>Gli</strong> spettacoli si<br />
modellano dal suo interno nel corso delle<br />
prove. Tutto nasce dal caos, dalla gestione<br />
<strong>di</strong> materiale assolutamente vivo. Una scrittura<br />
scenica che emerge dal basso, dalle<br />
prove, dalle improvvisazioni, dalla ricerca.<br />
Ci alleniamo a stare in modo naturale in un<br />
tempo che non è naturale, ci esercitiamo a<br />
stare nel <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne teatrale, anzi un or<strong>di</strong>ne<br />
senza or<strong>di</strong>ne. Poi ci <strong>di</strong>vertiamo a mettere<br />
in corto circuito i materiali creati e li strutturiamo<br />
in una messa in scena che ci permetta<br />
un ulteriore incontro. Ciò che conta<br />
è l’incontro tra noi e la comunità per una<br />
rigenerazione della relazione e per metterci<br />
in <strong>di</strong>scussione, per metterci in riflessione.<br />
Infatti il teatro è anche un’esperienza<br />
che l’attore fa con lo spettatore, è anche<br />
ciò che avviene tra spettatore e attore. Vorremmo<br />
fare un teatro che sia in grado <strong>di</strong><br />
riconoscere e valorizzare le <strong>di</strong>fferenze per<br />
dare centralità, visibilità, protagonismo e<br />
voce a chi non ce l’ha. Facciamo teatro<br />
come addestramento alla creatività per gli<br />
spettacoli, ma soprattutto per noi stessi.<br />
Narratore A: Ma il teatro ha una funzione<br />
terapeutica?<br />
Narratore B: Il teatro è insopportabile se<br />
si limita solo allo spettacolo. Il teatro è<br />
bene che trasformi, la trasformazione <strong>di</strong><br />
una con<strong>di</strong>zione altra, dove la povertà <strong>di</strong><br />
una imperfezione incontra e cerca <strong>di</strong> gestire<br />
il bisogno <strong>di</strong> perfezione della società.<br />
Oppure, come ci piace pensare, dove la<br />
ricchezza <strong>di</strong> una imperfezione affronta se<br />
stessa, nella relazione con l’altro, e cerca<br />
<strong>di</strong> esprimere potenziali <strong>di</strong> recupero psicofisico<br />
e permettere, anche a molti anni <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>stanza dall’evento traumatico, un<br />
miglioramento delle funzioni e delle autonomie.<br />
Il teatro contiene in sé lo scandalo<br />
del corpo, della carne. Alcuni dei nostri<br />
attori portano addosso tratti irriducibili<br />
della loro storia, tratti che <strong>di</strong>vengono narranti,<br />
espressione <strong>di</strong> quel soffrire della <strong>di</strong>fficoltà<br />
<strong>di</strong> confrontarsi con regole che non<br />
appartengono al mondo dei perfetti, con il<br />
linguaggio verbale che non può venire<br />
prima del gesto, della relazione, della scoperta<br />
dell’altro, dell’ascolto dell’altro,<br />
della conoscenza <strong>di</strong> ciò che ho <strong>di</strong> unico in<br />
me e <strong>di</strong> ciò che posso con<strong>di</strong>videre, compresa<br />
l’imperfezione, la fallibilità, il senso<br />
<strong>di</strong> solitu<strong>di</strong>ne e tutto ciò che scopriamo<br />
nascendo. Persone in <strong>di</strong>sagio che <strong>di</strong>vengono<br />
attori spontanei, che si conquistano<br />
valore e <strong>di</strong>gnità d’arte, che compiono gesti<br />
e azioni reali, urgenti, le uniche che riescono<br />
a compiere, vere e <strong>di</strong>stanti dalla<br />
forma della finzione. Così, sogni e speranze<br />
<strong>di</strong> persone in <strong>di</strong>sagio, possono incontrare<br />
percorsi <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione. Abilità sopite<br />
e nuove percezioni <strong>di</strong> benessere, possono<br />
trovare il risveglio nella pratica teatrale. E’<br />
emerso che dopo aver cominciato a fare<br />
teatro i nostri ragazzi con esiti <strong>di</strong> coma<br />
hanno avuto una notevole mo<strong>di</strong>ficazione<br />
della percezione <strong>di</strong> sé stessi e dei propri<br />
livelli <strong>di</strong> auto-stima, un’aumentata conoscenza<br />
delle proprie abilità, e la ri-acquisizione<br />
<strong>di</strong> alcune funzionalità perdute.<br />
Hanno affrontato ed elaborato problematiche<br />
<strong>di</strong> carattere emozionale, esercitate<br />
funzioni mentali, mitigate alcune durezze<br />
comportamentali, sviluppate competenze<br />
fisico/motorie e relazionali. Insomma<br />
hanno allenato l’esercizio del proprio<br />
potere. Interessanti esiti con gli esiti che ci<br />
rimandano agli intenti della me<strong>di</strong>cina riabilitativa<br />
Narratore A: “... noi siamo palombari<br />
siamo a decine <strong>di</strong> metri <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà, <strong>di</strong>fficilmente<br />
siamo raggiungibili. Siamo<br />
come su un’isola. Ma non è una semplice<br />
isola. E’ un’isola <strong>di</strong> un’isola. Ad<strong>di</strong>rittura<br />
un’isola dell’isola <strong>di</strong> una penisola. Noi<br />
siamo come su un’isola, ma non abbiamo<br />
scelto <strong>di</strong> starci”<br />
Narratore B: …mi piace.. cos’è?...<br />
Narratore A: ...lo narrerà un nostro attore<br />
nel prossimo spettacolo. L’Organizzazione<br />
Mon<strong>di</strong>ale della Sanità nel 1999 ha invitato<br />
a non utilizzare più i termini <strong>di</strong>sabilità<br />
ed han<strong>di</strong>cap, e a sostituirli con i concetti <strong>di</strong><br />
restrizione dell’attività personale e limitazione<br />
della partecipazione sociale. In questo<br />
modo l’OMS sposta il peso della <strong>di</strong>sabilità<br />
e dell’han<strong>di</strong>cap dalla persona alla<br />
società. Diviene quin<strong>di</strong> compito della<br />
società adattare il proprio sguardo e il proprio<br />
agire affinché certe persone non si<br />
trovino a dover portare sulle proprie spalle<br />
un’han<strong>di</strong>cap e se possibile nemmeno<br />
incontrarlo nelle strade e negli sguar<strong>di</strong><br />
della gente. L’Organizzazione Mon<strong>di</strong>ale<br />
della Sanità definisce inoltre la Qualità<br />
della Vita come “…la percezione soggettiva<br />
che un in<strong>di</strong>viduo ha della propria posizione<br />
nella vita...”, e non solo assenza <strong>di</strong><br />
malattia. Il concetto <strong>di</strong> Qualità della Vita<br />
in questa definizione si focalizza sulla soggettività<br />
della percezione e su una visione<br />
estesa <strong>di</strong> salute descritta sia come “capacità<br />
<strong>di</strong> funzionare” nella vita quoti<strong>di</strong>ana,<br />
sia come benessere percepito soggettivamente,<br />
nelle sue componenti fisica, psicologica,<br />
emotiva e sociale. In questo modo<br />
si restituisce ad ogni soggetto il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong><br />
sentirsi completi, realizzati, sod<strong>di</strong>sfatti e<br />
non eventualmente mancanti <strong>di</strong> un qualcosa<br />
che per la società <strong>di</strong>viene lo stigma del<br />
<strong>di</strong>verso. Quin<strong>di</strong> tutti <strong>di</strong>fferenti e allo stesso<br />
tempo tutti uguali: un paradosso <strong>di</strong>fficile<br />
da far proprio. Ci piace pensare che il teatro<br />
possa creare con<strong>di</strong>zioni calibrate per<br />
ridurre le restrizioni dell’attività personale
e offrire opportunità per aumentare i livelli<br />
<strong>di</strong> partecipazione sociale.<br />
Narratore B: E l’informazione sul coma?<br />
Narratore A: Il Comitato Italiano per il<br />
Controllo delle Affermazioni sul Paranormale<br />
esprime la convinzione che nell’ambito<br />
del coma una non corretta informazione<br />
possa essere causa <strong>di</strong> inutili sofferenze<br />
creando non realistiche attese nei familiari<br />
e congiunti dei pazienti in coma...<br />
Narratore B: ...cominciamo con il ri<strong>di</strong>mensionamento<br />
della leggenda metropolitana<br />
sul paziente, in coma irreversibile da<br />
anni, che grazie ad un unico evento, una<br />
voce o una canzone, finalmente si sveglia<br />
e si alza dal letto sano e salvo, come se<br />
niente fosse.<br />
Terence Wallis si risveglia da un coma<br />
durato ben 19 anni. La mamma il 12 giugno<br />
scorso si è sentita chiamare:<br />
MAMMA!”. Esterefatta ha poi u<strong>di</strong>to<br />
un’altra parola: “PEPSY”. Non pare però<br />
che la vita vegetativa abbia provocato<br />
danni irreparabili alla memoria: alla<br />
domanda “ Terence, chi è il presidente<br />
Usa?”, l’uomo ha risposto: “REAGAN!”.<br />
Attore 7: ...ah, si...?<br />
Narratore B: Si risveglia dal coma dopo<br />
un incidente stradale. Una pensionata<br />
63enne, trasportata da un autolettiga verso<br />
il pronto soccorso, si risveglia miracolosamente<br />
grazie al violento impatto contro un<br />
tir, che anziché peggiorare le con<strong>di</strong>zioni<br />
già precarie della pensionata, ha avuto<br />
effetti benefici.<br />
Attore 7: ...veramente...??<br />
Narratore A: Dopo 4 anni Black Mamba<br />
si risveglia dal coma ed intraprende subito<br />
il suo percorso <strong>di</strong> vendetta nei confronti<br />
dei suoi sterminatori.<br />
Attore 7: ... ma questo è un film?...ah<br />
sì!!..Kill Bill!<br />
Narratore A: Al suo risveglio dal coma<br />
dopo tanti anni, il camionista juventino<br />
Tirzan scopre che sua moglie ha nel frattempo<br />
iniziato una relazione con un tifoso<br />
rivale: Franco, tifoso dell’Inter. Tirzan<br />
intraprende un viaggio a Lourdes.<br />
Attore 7: Questo è Eccezziunale veramente!!<br />
Narratore B: Germania dell’Est, ottobre<br />
1989. La mamma <strong>di</strong> Alex cade in coma. Si<br />
risveglia otto mesi più tar<strong>di</strong> quando, nel<br />
frattempo, è stato abbattuto il muro <strong>di</strong> Berlino,<br />
ed è stata abolita la <strong>di</strong>visione tra la<br />
Germania Est e Ovest. Alex tenta <strong>di</strong> evitare<br />
lo shock alla mamma car<strong>di</strong>opatica, che<br />
però, sente l’esigenza <strong>di</strong> vedere la televisione,<br />
e <strong>di</strong> alzarsi dal letto...<br />
Attore 7: E questo è Good bye Lenin….<br />
Basta con i film!!!<br />
Narratore A: Roma, lo scontro <strong>di</strong> due treni<br />
in stazione risveglia la piccola Gabriella.<br />
La bimba <strong>di</strong> otto anni volata da un finestrino<br />
nel tamponamento, ha anche parlato<br />
con i parenti inglesi.<br />
Narratore B: Si risveglia dal coma dopo<br />
2 anni ascoltando …(coro <strong>di</strong> nomi a soggetto)<br />
Narratore A e B: Poi miracolo ieri, come<br />
d’incanto, si è risvegliato e ha ripreso a<br />
parlare come se nulla fosse.<br />
Attore 7: A me sembra tutto più complicato<br />
Narratore B: Comunità?<br />
Narratore A: Una delle idee alla base <strong>di</strong><br />
questo spettacolo era quella <strong>di</strong> confondere<br />
i ruoli delle persone che vi partecipano:<br />
ragazzi che hanno vissuto l’esperienza del<br />
coma, genitori, operatori sanitari della<br />
Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris, giovani<br />
attori volontari, studenti. Tutti impegnati<br />
in un ideale comune che ci accompagna.<br />
Comunità. Persone che creano nuovi contatti,<br />
nuove trame <strong>di</strong> relazioni, nuove reti<br />
sociali, che permettono, attraverso un<br />
senso <strong>di</strong> appartenenza, la costruzione<br />
e il consolidamento dell’identità<br />
del singolo. Non è il<br />
teatro ad essere necessario,<br />
ma è superare la frontiera tra<br />
me e te, arrivare ad incontrarsi,<br />
arrivare a toccarsi,<br />
sentire quel tocco,<br />
superare la paura e<br />
la vergogna alle<br />
quali ci costringono<br />
gli occhi<br />
degli altri, non<br />
nascondersi più,<br />
essere quel che si è<br />
per non perdersi tra<br />
la folla. Una conoscenza<br />
fatta nell’incontro con l’altro<br />
per far sentire che ci<br />
siamo, per costruire un’intimità,<br />
essenziale a far nascere<br />
il gioco del teatro. Dentro la<br />
comunitas è l’altro a restituirmi<br />
la verità <strong>di</strong> me stesso, a<br />
rendermi nuovamente protagonista<br />
della mia vita. Il lavoro<br />
sul gruppo permette il passaggio<br />
dalla <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> identità<br />
che genera alterità al coro<br />
d’identità che genera comunità.<br />
Così la ritualità del<br />
laboratorio teatrale può sostenere<br />
le persone nella ricostruzione<br />
del proprio senso d’identità,<br />
può aiutarle a sentirsi appartenenti<br />
ad un luogo, ad apprezzarlo e<br />
valorizzarlo, può creare spazi e tempi d’incontro<br />
che permettono <strong>di</strong> conoscere e riconoscere<br />
quelli che con<strong>di</strong>vidono una con<strong>di</strong>zione<br />
o valori comuni. Il lavoro dell’uomo<br />
su <strong>di</strong> sé e la cura del sé non possono<br />
prescindere dalla relazione con altre persone.<br />
Quin<strong>di</strong> facciamo teatro per abbattere le<br />
nostre frontiere, i nostri limiti, riempire il<br />
nostro vuoto. Per questo nel gennaio del<br />
2006 la compagnia ha realizzato un per-<br />
TEATRO 5<br />
corso <strong>di</strong> formazione volto ad incontrare<br />
artisti e ricercatori dell’arte delle più<br />
<strong>di</strong>sparate <strong>di</strong>scipline: dal para-teatro all’analisi<br />
del movimento Laban-Bartenieff;<br />
dalla forza del gesto fallibile alla scoperta<br />
del metodo Feldenkrais; alla magia degli<br />
inganni della percezione. Un progetto <strong>di</strong><br />
multi - produzione e cooperazione <strong>di</strong> abilità<br />
che forse ci ha trasformato.<br />
Narratore B: Cosa vorremmo imparare?<br />
Narratore A: E’ complesso e delicato<br />
decidere <strong>di</strong> aprire gli occhi <strong>di</strong> fronte<br />
all’imperfezione causata dalla malattia e ci<br />
rimanda a una sorta <strong>di</strong> imbarazzo, come un<br />
eco che non ritorna. La <strong>di</strong>sabilità, l’imperfezione,<br />
la malattia, il coma, riuniscono<br />
tutti i sensi e contemporaneamente li<br />
offendono. Di fronte a questi temi spesso<br />
si chiudono gli occhi,<br />
si tappano<br />
le orecchie, si trattiene il respiro, si<br />
chiude lo stomaco, si irrigi<strong>di</strong>sce il corpo.<br />
Sono sotto gli occhi <strong>di</strong> tutti ma tentiamo <strong>di</strong><br />
tenerli <strong>di</strong>stanti e farli risiedere in un luogo<br />
lontano da noi. Cosa vorremmo imparare?<br />
Narratore B: L’ascolto è un’incompetenza<br />
culturale contemporanea. L’ascolto<br />
come consapevolezza <strong>di</strong> un limite, desiderio<br />
dell’altro e attesa. Una cultura dello<br />
Grazie, sono ancora con voi<br />
stare fondata sullo stupore. L’ascolto<br />
richiede una profonda esplorazione del<br />
vuoto, come con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> scoperta e<br />
pazienza, richiede de<strong>di</strong>zione, tempo, rigore,<br />
forza <strong>di</strong> stare nell’incertezza, nel <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne,<br />
nella solitu<strong>di</strong>ne e in una <strong>di</strong>versa speranza.<br />
L’ascolto richiede silenzio.Cosa<br />
vorremmo imparare?<br />
Narratore A: Il silenzio come con<strong>di</strong>zione<br />
in<strong>di</strong>spensabile per conoscere. La conoscenza<br />
dell’altro si realizza solamente<br />
quando vi è la possibilità che l’altro si<br />
manifesti. Per farlo l’altro ha bisogno <strong>di</strong><br />
tempi, dei propri tempi, a volte troppo lunghi<br />
da aspettare. Un tempo che non viene<br />
concesso perché è un tempo <strong>di</strong> silenzio e<br />
spesso non ne siamo capaci. Allora dal<br />
rumore, dal riverbero <strong>di</strong> pensieri che affollano<br />
le menti escono giu<strong>di</strong>zi vestiti da<br />
impressioni, giu<strong>di</strong>zi che non hanno tempo<br />
per formarsi con purezza. Pregiu<strong>di</strong>zi.Cosa<br />
vorremmo imparare?<br />
Narratore B: Saper stare in silenzio,<br />
saper vivere nel silenzio, saper parlare<br />
con il silenzio, saper ascoltare in silenzio.<br />
Cosa vorremmo imparare?<br />
Narratore A: Il silenzio dei<br />
pensieri che troppo spesso<br />
non lasciano spazio ad un<br />
pensare nuovo, costruito<br />
sull’incontro volta per<br />
volta. Cosa vorremmo<br />
imparare?<br />
Narratore B: Il silenzio<br />
degli occhi che vedono con<br />
troppa fretta aspetti della realtà<br />
che sono irreali, non vedono potenzialità<br />
che si potrebbero esprimere<br />
solo tendendo una mano da un’angolazione<br />
<strong>di</strong>versa. Cosa vorremmo imparare?<br />
Narratore A: Il silenzio del corpo, che<br />
troppo spesso agisce confusamente per<br />
<strong>di</strong>ssipare imbarazzi e tensioni che ci<br />
portiamo <strong>di</strong>etro ancora prima dell’incontro<br />
con l’altro. Cosa vorremmo<br />
imparare?<br />
Narratore B: Il silenzio del gusto<br />
che non ci permette <strong>di</strong> assaporare<br />
l’altro e la con<strong>di</strong>zione in cui si trova<br />
perché è troppo più facile sentire un<br />
sapore che è già deciso da un sapere<br />
comune e collettivo. Cosa vorremmo<br />
imparare?<br />
Narratore A: E perchè no, il silenzio<br />
dell’olfatto, perché per conoscere bene<br />
l’altro lo dovremmo anche annusare. Devo<br />
conoscerne i suoi odori e quelli che ama.<br />
Cosa vorremmo imparare?<br />
Narratore B: Un silenzio dell’anima,<br />
una pace da cercare, magari raggiungere<br />
con fatica per poi riperdere per poi ricercare<br />
in un continuo tendere ad essa come<br />
strumento in<strong>di</strong>spensabile per qualsiasi<br />
esistenza.<br />
Poche settimane, quelle passate da quando ho iniziato il mio tirocinio alla Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris. Ora è terminato, ma sono ancora con voi, perchè scelgo <strong>di</strong><br />
essere con voi, perchè da quando sono con voi ho riaperto il mio cuore agli abbracci, ho riacquistato nuova forza <strong>di</strong> amare, ho trovato colori e profumi nuovi, ed una scarica<br />
carica <strong>di</strong> vita nuova. Per questo vi ringrazio, tutti. Era da tanto che non ricevevo degli abbracci così, era da tanto che qualcuno non mi <strong>di</strong>ceva : “benvenuta, è un<br />
Angelo che ti ha guidata a noi e spero ti troverai sempre bene!”, grazie Marco! Sai, io credo proprio che esista un Angelo affianco a me.<br />
Che <strong>di</strong>re, sono spiazzata in una valanga <strong>di</strong> emozioni, durante le prove, in cui tutti danno una mano col loro prezioso silenzio, dando al tempo un valore inestimabile;<br />
durante gli spettacoli al Dehon, dove sul palco, con gli occhi aperti ve<strong>di</strong> la Vita, con gli occhi chiusi la senti e la respiri, come non mi è mai successo prima. E’ <strong>di</strong>fficile<br />
raccontare le emozioni, se non si vivono in prima persona, per questo mi piace immaginare che tutte le persone a cui voglio bene stiano sul palco con me in quel momento,<br />
e poter con<strong>di</strong>videre le mie sensazioni.<br />
Grazie Cristian, per la tua ironia, le tue osservazioni <strong>di</strong> una precisione quasi svizzera, anche se a volte ti soffermi un pò troppo!!..ma grazie soprattutto per tutto quello<br />
che hai dentro e sai esprimere con profon<strong>di</strong>tà, per il tuo messaggio, che vorresti trasmettare a tutti i bambini, cioè <strong>di</strong> vivere la vita bene, <strong>di</strong> non trascurarla, volendo bene<br />
prima <strong>di</strong> tutto a se stessi, e poi agli altri. Grazie, per i vostri pregi e per i vostri <strong>di</strong>fetti, che sono poi quelli <strong>di</strong> tutti gli uomini.<br />
Grazie Ale, leggiadra come una farfalla, bizzarra come una grande artista, grazie Stefano, preciso e meto<strong>di</strong>co, gran professionista. Ma entrambi legati in<strong>di</strong>ssolubilmente<br />
da una passione senza confini per questo lavoro e da una sensibilità entusiasmante.<br />
Grazie a tutti coloro che non ho nominato, attori ed oper-attori, che sono capaci <strong>di</strong> vivere, rivivere e trasmettere la Vita.<br />
Sono con voi<br />
Angela Russo<br />
tirocinante - animatrice
6<br />
“Mi raccomando, ricordatevi che siete un<br />
gruppo, siete una rete che va in soccorso<br />
<strong>di</strong> chi inciampa o è in <strong>di</strong>fficoltà”, queste<br />
sono state le parole <strong>di</strong> Alessandra Cortesi<br />
qualche minuto prima della spettacolo<br />
“Esiti” al Teatro Dehon. Sul palcoscenico,<br />
in quel momento, un magico silenzio<br />
avvolgeva tutti noi, dolcemente: sentivo<br />
solo il battito del mio cuore all’ennesima<br />
potenza, finché un “rito propiziatorio” ha<br />
fatto esplodere tutto. Ero emozionata e<br />
avevo anche un po’ <strong>di</strong> paura, essendo il<br />
mio primo debutto, ma sapevo che potevo<br />
contare su qualcuno, sul gruppo<br />
appunto. Entrare nella compagnia gli<br />
<strong>Amici</strong> <strong>di</strong> <strong>Luca</strong> significa entrare a far<br />
parte <strong>di</strong> un gruppo che ti accetta per<br />
quello che sei, per la tua imperfezione,<br />
per i tuoi limiti, i tuoi <strong>di</strong>fetti e le tue qualità.<br />
Entri in un gruppo dove c’è voglia <strong>di</strong><br />
vivere ma, soprattutto, <strong>di</strong> fare teatro<br />
insieme. Non c’è bisogno <strong>di</strong> saper fare<br />
chissà quali cose, non c’è bisogno <strong>di</strong><br />
dover stupire con doti particolari tendendo<br />
alla perfezione assoluta; lì ti presenti<br />
per quello che realmente sei e per quello<br />
che sei <strong>di</strong>sposto a dare agli altri, senza<br />
essere giu<strong>di</strong>cato da nessuno; metti in<br />
scena unicamente te stesso in un silenzio<br />
che poi, si trasforma tutto in qualcosa <strong>di</strong><br />
magico. Le parole d’or<strong>di</strong>ne sono saper<br />
ascoltare e saper aspettare, qualcosa succederà.<br />
L’importante è mettersi in gioco<br />
e non vergognarsi delle proprie emozioni<br />
e sentimenti. Non c’è competizione, si<br />
impara tutti insieme in uno scambio rec-<br />
iproco e chi è in <strong>di</strong>fficoltà per inesperienza<br />
o quant’altro, non viene escluso come<br />
succede in molte compagnie teatrali, ma<br />
viene coinvolto da tutto il gruppo e<br />
spronato a migliorare giorno dopo<br />
giorno. E’ un po’ quello che è successo a<br />
me inizialmente. Un giorno, ad esempio,<br />
ero arrivata molto presto al laboratorio,<br />
non c’era ancora nessuno e ne ho approfittato<br />
per fare un po’ <strong>di</strong> esercizi <strong>di</strong> riscaldamento.<br />
Dopo un quarto d’ora è arrivato<br />
Luigi e abbiamo lavorato insieme. Voi<br />
non ci crederete, ma è stato proprio lui ad<br />
insegnarmi alcuni esercizi, ad aiutarmi ad<br />
ascoltare il silenzio intorno a noi, seguendo<br />
il ritmo lento del suo trasformarsi; a<br />
farmi entrare in un mondo totalmente<br />
sconosciuto in piena serenità. Inoltre, mi<br />
ha detto una frase bellissima che mi ha<br />
anche commosso: mentre ero un po’<br />
sconfortata perché non mi veniva un<br />
esercizio, mi è scappata sottovoce la frase<br />
“Non ce la faccio “ e lui, abbracciandomi,<br />
mi ha risposto “Insieme ce la faremo,<br />
perché la facciamo insieme”. Per me<br />
questa è stata una piccola lezione <strong>di</strong> vita;<br />
la sua spontaneità, la sua sincerità, il suo<br />
essere genuino, sono doti rare e importanti.<br />
In quel momento, mi sono sentita<br />
protetta. Lì è un piccolo gruppo che si<br />
prende davvero cura l’uno dell’altro, in<br />
maniera inspiegabile a parole. L’affetto è<br />
davvero tangibile e porta molta energia<br />
positiva nel gruppo. E’un’esperienza<br />
importante non solo emotivamente ma<br />
come scoperta e conoscenza, che aiuta a<br />
TEATRO<br />
Saper ascoltare, saper aspettare<br />
Durante lo spettacolo il narratore <strong>di</strong>ce<br />
“nel marzo del 2003 iniziammo il nostro<br />
primo laboratorio espressivo, a condurre<br />
il gruppo Enzo Toma”. Partono le<br />
immagini: avevo i capelli lunghi e ricci e<br />
sono passati quattro anni.<br />
Di solito si <strong>di</strong>ce che è passato troppo in<br />
fretta, in realtà a me sono successe tante<br />
cose. Mi sto per laureare e voglio iniziare<br />
a lavorare.A meno che non passi una ricchissima<br />
donna etiope che mi vuole<br />
sposare. A quel punto vivo <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>ta.<br />
Secondo me io assomiglio ancora molto<br />
a quello delle immagini. Però qualcosa è<br />
cambiato. Guardo dall’alto i quattro anni<br />
della Compagnia, li comprimo e penso<br />
che ho troppe cose da raccontare. Faccio<br />
una proposta: vengono a vedere le nostre<br />
prove molti studenti del Dams Teatro.<br />
Propongo una tesi sulla nostra Compagnia.<br />
Secondo me verrebbe un lavoro<br />
splen<strong>di</strong>do, storia e spettacoli, interviste ai<br />
partecipanti, i risultati (!), il manifesto (!).<br />
Dovrebbe essere scritto il manifesto <strong>di</strong><br />
questo tipo <strong>di</strong> esperienza. Anche se non<br />
ho basi scientifiche per affermarlo, ha<br />
portato del nuovo, ci ha cambiato.<br />
Ieri durante le prove dello spettacolo,<br />
nella scena finale, Simona mi doveva<br />
abbracciare, come da copione. Ci siamo<br />
stretti e lei mi ha sussurrato: “dobbiamo<br />
girarci, ti sto coprendo”. Simona si è<br />
accorta che non eravamo a favore <strong>di</strong><br />
pubblico, che l’abbraccio doveva essere<br />
con<strong>di</strong>viso dal pubblico. Secondo me<br />
questa è una cosa bellissima: abbiamo<br />
imparato a fare teatro, a pensare come<br />
deve pensare un attore. Se uno pensa<br />
come pensa il pubblico forse non capisce.<br />
E’ importante girarsi, non è una per<strong>di</strong>ta<br />
<strong>di</strong> autenticità. E’ come capire il significato<br />
della punteggiatura quando si scrive, o<br />
dell’a capo, è come imparare a farsi belli<br />
per la persona che si ama.<br />
A me questa cosa mi ha emozionato. Un<br />
altro momento bellissimo è quando<br />
siamo seduti sulle nostre se<strong>di</strong>e durante le<br />
prove, le nostre se<strong>di</strong>e sono in scena, e<br />
Alessandra e Stefano stanno decidendo<br />
sul da farsi. Allora Davide Sacchetti <strong>di</strong>ce<br />
una gran cazzata, Luigi gli risponde e<br />
tutti iniziano a ridere.<br />
Una volta dovevo andare a Ferrara a<br />
fare una lettura. La donna manager del<br />
locale doveva preparare le locan<strong>di</strong>ne e le<br />
schede degli attori e mi chiese “Quali<br />
sono state le tue esperienze teatrali più<br />
importanti?” Io le <strong>di</strong>ssi che lo spettacolo<br />
più bello a cui avevo partecipato era<br />
stato Sonno Muto con la Compagnia de<br />
<strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>. Il giorno della mia lettura<br />
ho letto la locan<strong>di</strong>na e c’era scritto:<br />
“Davide Simoni ha partecipato a Sono<br />
morto, uno spettacolo con persone uscite<br />
dal coma”.<br />
In realtà questo incidente è importante<br />
perché involontariamente <strong>di</strong>ce l’esatto<br />
contrario preciso puntuale perfetto <strong>di</strong><br />
quello che facciamo nella Compagnia de<br />
<strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>. Una delle prime battute<br />
del manifesto dovrebbe <strong>di</strong>re che<br />
questo teatro mette in scena la Vita, secondo<br />
me abbiamo ragione se lo scriviamo.<br />
Adesso non riesco a spiegare ma<br />
relativizzare un po’ tutto il resto..<br />
Saper ascoltare anche il gesto più semplice<br />
come il chiudersi della propria<br />
mano, gesto che nella quoti<strong>di</strong>anità non<br />
desta particolare interesse o attenzione,<br />
ma lì sì perchè ogni piccolo gesto viene<br />
valorizzato. Cosa succede se chiudo<br />
lentamente la mano? Cosa scopro? Cosa<br />
sento? E se poi alla mia si aggiunge quella<br />
<strong>di</strong> un’altra che cosa cambia? Cosa<br />
provo quando mi metto in relazione con<br />
un'altra persona in una maniera così intima?<br />
Intima perché metto a nudo le mie<br />
emozioni. Appoggiata a Marco, ad esempio,<br />
contavo i suoi battiti car<strong>di</strong>aci…<br />
questo non vuol <strong>di</strong>re forse entrare in<br />
intimità? E più il suo cuore batteva, più<br />
pensavo a quanta speranza, nonostante<br />
tutte le <strong>di</strong>fficoltà e dolore, lasciano questi<br />
ragazzi. Invito davvero tutti a venire alla<br />
Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris, anche<br />
solo per cinque minuti, proprio per<br />
vedere la bellezza <strong>di</strong> quando la materia<br />
prende vita e i corpi forma. Venite a scoprire<br />
quanto l’amore, la fiducia e il sorriso,<br />
valgano più <strong>di</strong> qualsiasi cura me<strong>di</strong>ca;<br />
nel silenzio guardare tutti questi ragazzi<br />
negli occhi, abbracciateli per un momento,<br />
parlate con loro: scoprirete che sono<br />
davvero persone speciali e che le <strong>di</strong>versità,<br />
nel momento che chiudete la porta<br />
<strong>di</strong>etro <strong>di</strong> voi, ed entrate in quella sala,<br />
non esistono più. Anche quando<br />
conoscerete Yuri, l’unico ragazzo<br />
purtroppo ancora sulla carrozzina, scoprirete<br />
che i limiti del corpo non sono<br />
credo che il nostro teatro non sia solo<br />
questione <strong>di</strong> abilità, e credo che per<br />
questo motivo, perché è così <strong>di</strong>fficile, a<br />
volte ho dovuto saltare le prove, non solo<br />
perché avevo altro da fare. Io mi ripeto,<br />
noi siamo stati molto fortunati. A me<br />
piace fare teatro e ho potuto fare teatro,<br />
andare nei teatri, nei camerini, tra le<br />
quinte, e ricevere tanti applausi. Se devo<br />
<strong>di</strong>re quali sono le mie esperienze teatrali<br />
posso raccontare <strong>di</strong> essere stato a<br />
Gorizia, a Roma, al Duse, al Dehon. Ma<br />
non è solo questo. Non è successo solo<br />
questo. Quin<strong>di</strong> avrei bisogno <strong>di</strong> un manifesto,<br />
e sono pronto a collaborare a<br />
scriverlo, per capire che cosa abbiamo<br />
imparato.<br />
Questo è un testo che ho scritto ispirato<br />
a tante cose, a Sonno Muto, a Esiti, a Don<br />
Chisciotte, a Luigi Ferrarini e a Davide<br />
Sacchetti. E se a qualcuno viene voglia <strong>di</strong><br />
andare avanti :) io l’ho chiamato “il cavaliere<br />
e lo scu<strong>di</strong>ero”.<br />
….Coreografia iniziale. Alle prime luci<br />
del mattino i due si misero in cammino..<br />
L’aria era fresca e lontano il paese si<br />
faceva piccino piccino [il paese]<br />
Uno era cavaliere, ma dopo un incidente<br />
<strong>di</strong> guerra e <strong>di</strong> avventure non voleva più<br />
sapere niente.<br />
L’altro era un conta<strong>di</strong>no, stanco della<br />
terra e matto per il vino..<br />
Sopra l’elmo del cavaliere e la zucca del<br />
suo fido scu<strong>di</strong>ero, uno stormo <strong>di</strong> ron<strong>di</strong>ni<br />
<strong>di</strong>segnava nel cielo il suo tratto nero. [le<br />
ron<strong>di</strong>ni].<br />
Arrivati a una pianura l’eroe si fermò:<br />
niente se confrontati con la libertà dell’anima.Yuri<br />
è consapevole <strong>di</strong> fare teatro<br />
e gli piace; non si sente un <strong>di</strong>sabile, non si<br />
sente escluso e tutto ciò non perché le<br />
sue con<strong>di</strong>zioni fisiche lo rendono inconsapevole,<br />
ma perché nel gruppo è un<br />
attore al pari <strong>di</strong> tutti gli altri, anzi, forse<br />
con una marcia in più; se gli dai un bacio<br />
te lo restituisce, se gli stringi la mano, la<br />
stringe anche lui… magari non capirete<br />
tutte le sue parole ma, a volte, ricordatevi<br />
che il silenzio è più interessante e aiuta<br />
<strong>di</strong> più. Nel silenzio possono essere racchiuse<br />
le più belle poesie, solo che<br />
bisogna abituarsi a un tipo nuovo <strong>di</strong> linguaggio<br />
e in questo Alessandra e Stefano<br />
sono dei gran<strong>di</strong> maestri! Alessandra con<br />
il suo sorriso rassicurante ti regala serenità,<br />
è un po’come danzare su soffici nuvole<br />
rosa, sempre, sia quando sbagli che<br />
non. Stefano idem, sono entrambe persone<br />
che aiutano a rendere migliori le<br />
cose, anche quando apparentemente non<br />
sono così semplici. Li voglio ringraziare<br />
<strong>di</strong> cuore perché aiutano tutti a sentirsi<br />
vivi e utili, a coltivare i propri sogni e<br />
interessi, a dare risposte ai tanti “perché”<br />
della vita… grazie anche a Cristina<br />
Valenti per avermi fatto conoscere persone<br />
così speciali, con le quali è bello sorridere,<br />
è bello piangere, è bello<br />
emozionarsi ma soprattutto, è bello fare<br />
teatro!!<br />
Alessandra Consonni<br />
Per un “manifesto” della compagnia...<br />
[mulini a vento]<br />
“Guarda lì Sancio, ci sono più <strong>di</strong> trenta<br />
giganti… Quali giganti?<br />
Quelli che ve<strong>di</strong> là, dalle braccia enormi..<br />
Mio signore, guar<strong>di</strong> che quelli non sono<br />
giganti ma mulini a vento<br />
Si vede che non te ne inten<strong>di</strong> <strong>di</strong> avventure..”<br />
Continuarono il cammino e arrivarono a<br />
un mercato. Di roba <strong>di</strong> animali e <strong>di</strong> persone<br />
inverosimilmente affollato.<br />
[entrano tutti e fanno il rumoriccio del<br />
mercato]<br />
I due si presero la mano per non perdere<br />
la strada. [si prendono la mano].<br />
Era quasi mezzogiorno e le pance del<br />
soldato e del suo amico<br />
Brontolavano come le comparse del<br />
teatro antico. [brontolii]<br />
“Mio signore, che ne <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> un ristoro?<br />
Tu quanto possie<strong>di</strong>, Sancio?<br />
Niente signore<br />
Caro Sancio, inginocchiati e prega con<br />
me. Ti passerà la fame…”<br />
Allo scu<strong>di</strong>ero non vennero a mente<br />
tante preghiere<br />
Allora gli provò a domandare due cose<br />
che voleva sapere:<br />
“Per quale motivo ci siamo messi in viaggio?<br />
“Per conoscere”.<br />
“Quando finirà il nostro viaggio?”<br />
“Quando ne inizieremo un altro.”<br />
“Se ci fosse la guerra, che lavoro<br />
faresti?”<br />
“L’attore”<br />
Davide Simoni<br />
La poetica teatrale che ci fa incontrare il mondo<br />
Caro Fulvio, è con sempre grande emozione che mi<br />
appresto a raccontare le mie umili e modeste sensazioni,<br />
che Tu hai lasciato che ci portassero ad incontrare<br />
vite e volti sconosciuti!<br />
Ed è con sempre, una grande emozione, che tento <strong>di</strong><br />
mostrare alla gente che incontriamo a teatro, emozione<br />
che penso non sia solo frutto <strong>di</strong> un freddo calcolo ma<br />
nasca da un'attenta e voluta maturazione del nostro<br />
animo e del nostro cuore!!<br />
Questo per tentare <strong>di</strong> <strong>di</strong>re e spiegare cose che mai pen-<br />
savamo potessero realizzarsi, eppure si sono realizzate!!<br />
...penso nella più grande forma poetica e teatrale:<br />
LA NOSTRA VITA!<br />
Proprio questa cosiddetta "forma poetica e teatrale" ci<br />
ha portato, ci ha dato la possibilità <strong>di</strong> spiccare il salto<br />
verso quell'orizzonte infinito, che è il mondo che ci circonda,<br />
sempre a noi ostile e sempre con noi scuro! ....il<br />
tutto grazie all'affettuosa e paterna Tua presenza con la<br />
quale hai sempre cercato <strong>di</strong> venirci incontro per ascoltare<br />
i nostri mille problemi, a volte inesistenti, ma per<br />
te sempre importanti e principali!!<br />
Quin<strong>di</strong>, GRAZIE per tutto ciò che ci hai dato e fatto<br />
toccare con mano!<br />
Grazie <strong>di</strong> cuore e come può essere rimasto negli occhi<br />
<strong>di</strong> uno spettatore del nostro spettacolo: "questi ragazzi<br />
sembrano veramente aver capito e toccato il vero senso<br />
della Vita!!".<br />
Con grosso affetto<br />
Marco Macciantelli
TEATRO 7<br />
La forza del teatro, della musica,<br />
dei suoni e una capretta vera<br />
dalle osservazioni del laboratorio con Salvatore, ospite della Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris<br />
Credo uno dei più bei momenti vissuti al laboratorio<br />
espressivo della Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De<br />
Nigris. L'amore purissimo, infinito e generoso <strong>di</strong><br />
Alessandro, fratello <strong>di</strong> Salvatore; una capretta,<br />
vera, bianchissima e morbi<strong>di</strong>ssima come un peluches,<br />
<strong>di</strong> una dolcezza sconfinata, che emetteva<br />
suoni morbi<strong>di</strong>ssimi; lo sguardo tenero e attento <strong>di</strong><br />
Salvatore incollato agli occhi del fratello e della<br />
capretta che lo fissavano teneramente; il “lamento<br />
<strong>di</strong> Didone” <strong>di</strong> Purcell come sottofondo musicale; la<br />
forza arcaica, ancestrale della lingua sarda, incomprensibile<br />
e meravigliosa; tutto l’ambiente colorato<br />
da luci ver<strong>di</strong>; l’odore dell’erba tagliata; un video sul<br />
maxi schermo con pascoli, capre, pecore e suoni<br />
della Sardegna. Un momento che mi spingeva a<br />
piangere. Bellissimo.<br />
Durante il laboratorio questo momento, durato una<br />
decina <strong>di</strong> minuti, ci ha paralizzati, affascinati, noi<br />
che dovevamo fare, facilitare, teatrare, comunicare,<br />
siamo rimasti congelati dalle emozioni per quello<br />
che stava succedendo. Forse solo amore puro, o teatro<br />
puro, raro, primitivo, inconsapevole ma potentissimo,<br />
fantastico. Alla Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De<br />
Nigris.<br />
Stefano Masotti<br />
Operatore teatrale Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris
8<br />
Carlo ha 53 anni, è stato ospite della “Casa dei Risvegli<br />
<strong>Luca</strong> De Nigris” per circa sette mesi ed ora, da<br />
circa nove, è tornato a casa con me.<br />
Queste brevi righe vogliono essere la testimonianza <strong>di</strong><br />
quanto per me sia stata importante l’esistenza <strong>di</strong> questa<br />
struttura per “aiutarmi ad aiutare” Carlo.<br />
Nutro una grande ammirazione per Fulvio e Maria, per<br />
il coraggio e la tenacia <strong>di</strong>mostrata nel realizzarla.<br />
Premetto che , non avendo visitato la struttura prima<br />
del trasferimento <strong>di</strong> Carlo, faticavo all’idea <strong>di</strong> allontanarmi<br />
dal reparto <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina riabilitativa dell’Ospedale<br />
Maggiore, sotto l’occhio attento e sempre presente<br />
del Dr. Battistini, nel quale il personale infermieristico<br />
e le O.S.S. erano molto gentili e sensibili nei miei confronti<br />
(ovviamente anche verso tutti gli altri familiari),<br />
mentre Laura (educatrice pedagogista clinica della<br />
“Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris”) , ogni volta che<br />
CASA DEI RISVEGLI LUCA DE NIGRIS E OLTRE...<br />
Il giar<strong>di</strong>no coltivato<br />
Iniziativa degna <strong>di</strong> particolare interesse quella dei familiari <strong>di</strong> un ospite attualmente<br />
presente alla “Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris”, Elisa e Cono, appena<br />
entrati nel modulo abitativo assegnato al loro caro, hanno deciso <strong>di</strong> rendere<br />
quanto più vitale possibile il giar<strong>di</strong>no privato proprio <strong>di</strong> ogni modulo, piantandovi<br />
fiori e verdura.<br />
Ho chiesto ad Elisa cosa li ha spinti a rendere così particolare e gioviale il loro<br />
giar<strong>di</strong>no, la risposta è stata: “Quando siamo arrivati c'era l'erba verde, ma<br />
Cono, mio marito, ha pensato che sarebbe stato meglio per nostro figlio se,<br />
guardando fuori dalla finestra avesse visto i colori dei fiori e, mentre cucinavo,<br />
odorato il profumo delle verdure fresche, così abbiamo deciso <strong>di</strong> piantare i semi<br />
e coltivarli!”<br />
Segno <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> speranza che lasceranno anche per chi verrà dopo <strong>di</strong> loro!<br />
C. F.<br />
Una scuola <strong>di</strong> vita<br />
da voi ho imparato ad aiutare Carlo<br />
veniva a salutarci, era molto contenta e ci aspettava<br />
fiduciosa alla “Casa”.<br />
Ho dovuto ricredermi.<br />
La struttura , decisamente all’avanguar<strong>di</strong>a, immersa<br />
nel verde, permette al familiare <strong>di</strong> vivere nel modulo da<br />
solo con il proprio caro ma anche, quando lo desidera,<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>alogare e confrontarsi con gli altri familiari: a questo<br />
scopo ho trovato piacevoli e utili gli incontri settimanali<br />
con Laura, portatrice <strong>di</strong> una ventata <strong>di</strong> serenità<br />
a cui fai fatica resistere.<br />
Il personale infermieristico, le terapiste e le O.S.S sono<br />
sempre <strong>di</strong>sponibili e rivolti costantemente ad incoraggiare,<br />
a volte anche con frasi scherzose, al fine <strong>di</strong><br />
strapparci un sorriso.<br />
Tutti mi hanno insegnato qualcosa: le O.S.S. a gestire<br />
nella vita quoti<strong>di</strong>ana Carlo, attraverso l’igiene e l’alimentazione,<br />
le terapiste nella vestizione, nel cammino,<br />
nel salire le scale, nel come aiutarlo a sedersi in macchina<br />
nei primi (meravigliosi) fine settimana trascorsi a<br />
casa. E’ stata una scuola <strong>di</strong> vita, ho cercato <strong>di</strong> essere<br />
una brava allieva per il bene <strong>di</strong> Carlo, perché, tornati a<br />
casa, volevo occuparmi il più possibile <strong>di</strong> lui.<br />
Il 6 gennaio 2006 mi hanno detto che potevo “gestire”<br />
autonomamente Carlo (lavarlo, vestirlo, aiutarlo ad<br />
andare a letto): è stato un momento molto bello , voleva<br />
<strong>di</strong>re che avevo imparato bene e mi ha fatto comprendere<br />
quanta strada potevamo ancora fare insieme,<br />
ho capito che anche Carlo ne era contento.<br />
Tornati a casa, sono stata in grado <strong>di</strong> aiutare Carlo da<br />
sola.<br />
Devo ringraziare tantissimo anche il Dott. Betti<br />
(responsabile clinico della “Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De<br />
Nigris”), perché grazie alla Sua insistenza, Carlo ha<br />
subito un intervento <strong>di</strong> derivazione (l’inserimento della<br />
ben nota valvola) che ha definitivamente abolito l’uso<br />
della carrozzella e da allora i progressi sono stati tantissimi!!!<br />
Ora Carlo esegue la sua igiene e parte della vestizione<br />
da solo, senza alcun aiuto, sale le scale per recarsi in<br />
camera a riposare, e sempre più spesso rifiuta il roller<br />
per deambulare da solo, guarda la televisione e ha rico-<br />
minciato a leggere il quoti<strong>di</strong>ano .<br />
Tutte le mattine ci rechiamo in ufficio dove aumentano<br />
ogni giorno <strong>di</strong> più i suoi interessi verso l’attività della<br />
<strong>di</strong>tta.<br />
An<strong>di</strong>amo insieme ovunque, come prima del sinistro:<br />
supermercato, visita alla mamma, agli amici.<br />
Il <strong>di</strong>alogo con me è sempre in aumento (a volte si arrabbia<br />
anche perché sono un po’ “pesante” ) e positivo è<br />
anche il <strong>di</strong>alogo con suo fratello, che ogni giorno regolarmente<br />
viene a trovarlo; con gli estranei ha meno<br />
voglia, ma stiamo continuando le sedute <strong>di</strong> logope<strong>di</strong>a e<br />
sono pertanto molto fiduciosa.<br />
E, quando nella notte mi cerca, con la dolcezza <strong>di</strong> sempre,<br />
io ringrazio tutti per il grande aiuto avuto e il mio<br />
cuore si riempie <strong>di</strong> gioia.<br />
Vale la pena!<br />
Susanna, moglie <strong>di</strong> Carlo
<strong>di</strong><br />
Cristina Franchini<br />
Educatrice<br />
<strong>di</strong><br />
Marcella De Blasi<br />
Psicologa<br />
Il progetto educativo promosso dall’associazione<br />
de “<strong>Gli</strong> <strong>Amici</strong> <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>” è rivolto<br />
agli ospiti <strong>di</strong>messi dalla “Casa dei Risvegli<br />
<strong>Luca</strong> De Nigris” e ai loro familiari<br />
Il rientro al domicilio, dopo un periodo riabilitativo<br />
presso la “Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong><br />
De Nigris”, è un momento molto delicato<br />
per la persona e per i suoi familiari, possiamo<br />
immaginarlo come l’inizio <strong>di</strong> un<br />
viaggio caldamente curato, preparato e<br />
organizzato già nel centro <strong>di</strong> riabilitazione,<br />
un viaggio sicuramente non facile, nel<br />
quale la famiglia e il proprio caro non sono<br />
e non saranno lasciati soli.<br />
L’associazione de “<strong>Gli</strong> <strong>Amici</strong> <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>”, ha<br />
ritenuto utile e importante fornire un sostegno<br />
educativo durante questo percorso,<br />
arrivando nell’<strong>Aprile</strong> del 2006 alla proposta<br />
<strong>di</strong> un nuovo progetto, il “Progetto del<br />
Dopo”, rivolto alle persone <strong>di</strong>messe dalla<br />
“Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris” e ai<br />
loro familiari.<br />
Perché? Perché ci interessa, ci sta a cuore<br />
il futuro delle persone conosciute all’interno<br />
della “Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De<br />
Nigris”, le relazioni che si sono create<br />
durante il percorso riabilitativo ed educativo<br />
della struttura, hanno lasciato un segno<br />
profondo in coloro che si sono presi “cura”<br />
della qualità della vita della persona e del<br />
suo nucleo familiare.<br />
Questo interesse nel continuare la relazione<br />
nasce inoltre dalla consapevolezza che,<br />
i bisogni dei familiari che rientrano a casa<br />
o in strutture assistenziali <strong>di</strong> lungo-degenza,<br />
sono <strong>di</strong>versi e toccano anche noi, prima<br />
in quanto esseri umani che vivono in una<br />
società, poi in quanto associazione che ha<br />
a che fare con la realtà del post-coma fin<br />
dalla sua “sorgente”.<br />
Il progetto è sorto con lo scopo <strong>di</strong> fare in<br />
modo che la persona, dopo il periodo trascorso<br />
alla “Casa Dei Risvegli <strong>Luca</strong> De<br />
Nigris”, si trovi veramente a “casa”, casa<br />
intesa come spazio <strong>di</strong> incontro, fatto <strong>di</strong><br />
integrazione e <strong>di</strong> accettazione tra il proprio<br />
vissuto e il proprio futuro, ma per conseguire<br />
questo obiettivo sappiamo che è<br />
necessario agire per continuare a migliora-<br />
Gianfranco e Wanda con la volontaria Sabrina<br />
CASA DEI RISVEGLI LUCA DE NIGRIS E OLTRE... 9<br />
Verso una continuità <strong>di</strong> relazione<br />
Il progetto del dopo<br />
re la qualità <strong>di</strong> vita della persona con esito<br />
<strong>di</strong> post-coma, curando i raccor<strong>di</strong> sociali e i<br />
legami presenti prima, durante e dopo l’esperienza<br />
alla “Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De<br />
Nigris”.<br />
Il “Progetto del Dopo” è un progetto educativo<br />
<strong>di</strong> affiancamento, assistenza, consulenza<br />
e monitoraggio che comprende i<br />
seguenti servizi forniti gratuitamente dall’associazione:<br />
- Contatto telefonico con l’associazione<br />
attraverso il numero verde Comaiuto<br />
800998067 per chiedere informazioni e<br />
segnalare problemi.<br />
- Possibilità <strong>di</strong> un incontro-colloquio con<br />
un operatore dell’associazione per la<br />
<strong>di</strong>scussione <strong>di</strong> particolari problematiche.<br />
- Contatti telefonici costanti per la continuità<br />
<strong>di</strong> relazione e per la raccolta <strong>di</strong><br />
informazioni sull’evoluzione della situazione<br />
al domicilio.<br />
- Possibilità <strong>di</strong> programmare visite a<br />
domicilio secondo la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong><br />
entrambi.<br />
- Comunicazione <strong>di</strong> informazioni attraverso<br />
posta, e-mail, telefono, su eventi,<br />
convegni, iniziative, laboratori, momenti<br />
aggregativi e altre opportunità promosse<br />
dall’associazione; invio del magazine dell’associazione.<br />
- Possibilità <strong>di</strong> richiedere l’utilizzo del<br />
pulmino dell’associazione per il trasporto<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>sabili con carrozzina, in occasione <strong>di</strong><br />
eventi/momenti aggregativi organizzati.<br />
Questi servizi sono finalizzati all’affiancamento<br />
del familiare nel prendersi cura<br />
del proprio caro e all’aiuto nel reinserimento<br />
sociale della persona <strong>di</strong>messa dalla<br />
“Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris”, attraverso<br />
le visite al domicilio, le uscite insieme<br />
e il coinvolgimento nelle iniziative<br />
proposte dall’associazione.<br />
Di notevole importanza per migliorare nel<br />
tempo l’impatto con il territorio delle persone<br />
<strong>di</strong>messe dalla struttura e delle loro<br />
famiglie una volta a casa è il monitoraggio<br />
della situazione in itinere, attraverso il questionario<br />
<strong>di</strong> verifica della vita a domicilio e<br />
la raccolta delle osservazioni degli educatori<br />
e dei volontari coinvolti nel progetto.<br />
Questo permetterà alla persona <strong>di</strong> continuare<br />
il proprio percorso riabilitativo e <strong>di</strong><br />
reintegrazione sociale in un ambiente<br />
adeguato alle sue necessità, un ambiente<br />
che comprende e interroga il senso <strong>di</strong><br />
responsabilità della società tutta, abbraccia<br />
il familiare che si prende cura e riparte<br />
dalla <strong>di</strong>gnità della persona con esito<br />
<strong>di</strong> post-coma.<br />
Dal mese <strong>di</strong> Gennaio 2007 l’Associazione<br />
ha deciso <strong>di</strong> integrare al “Progetto del<br />
Dopo”, il progetto “Colloqui <strong>di</strong> sostegno”<br />
La volontaria Valentina con Teresa<br />
un ulteriore servizio gratuito <strong>di</strong> sostegno<br />
psicologico agli ospiti <strong>di</strong>messi e alle loro<br />
famiglie.<br />
IL PROGETTO “COLLOQUI DI<br />
SOSTEGNO”<br />
La “Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris”<br />
risulta essere una struttura che “protegge e<br />
accu<strong>di</strong>sce” non solo la persona con esito <strong>di</strong><br />
coma, ma anche la sua famiglia. E’ un<br />
luogo dove sia l’ospite e che la famiglia<br />
ricevono, attraverso il continuo scambio e<br />
confronto con le varie figure professionali,<br />
con i volontari e con le altre famiglie, un<br />
valido supporto emotivo.<br />
Nel momento in cui vi è la <strong>di</strong>missione dell’ospite<br />
con rientro a casa o in una struttura<br />
assistenziale <strong>di</strong> lungo-degenza, l’intero<br />
sistema familiare deve ritrovare un nuovo<br />
equilibrio, continuando a ricercare nel proprio<br />
nucleo, e utilizzando al meglio, l’energia<br />
che gli ha permesso <strong>di</strong> superare tutti i<br />
momenti più critici che un tale percorso ha<br />
sicuramente riservato. Le cerebrolesioni<br />
acquisite, che destrutturato soprattutto le abilità<br />
cognitive, comunicative ed emotivo-relazionali,<br />
sono una minaccia ed una frustrazione<br />
non solo per la persona che ha subito il<br />
trauma ma anche per la sua famiglia.<br />
L’Associazione “<strong>Gli</strong> <strong>Amici</strong> <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>” offre<br />
un Servizio gratuito <strong>di</strong> Sostegno rivolto<br />
sia all’ospite <strong>di</strong>messo che alla sua famiglia,<br />
per affrontare tutto ciò che avviene<br />
dopo la <strong>di</strong>missione dalla “Casa dei Risvegli<br />
<strong>Luca</strong> De Nigris”.<br />
<strong>Gli</strong> obiettivi del progetto si possono sintetizzare<br />
in due punti fondamentali:<br />
1- stimolare il processo <strong>di</strong> reintegrazione<br />
sociale;<br />
2- facilitare una ricostruzione del proprio<br />
progetto <strong>di</strong> vita.<br />
Usufruire <strong>di</strong> un percorso <strong>di</strong> sostegno significa<br />
avere uno spazio personale nel quale<br />
essere ascoltati; dove poter acquisire consapevolezza<br />
ed un adeguato livello <strong>di</strong><br />
accettazione; analizzare le proprie <strong>di</strong>fficoltà<br />
emotive, cognitive, relazionali e<br />
comportamentali; riscoprire le proprie abilità<br />
ed attivarsi per una maggiore conoscenza<br />
<strong>di</strong> sé.<br />
E’ necessario un valido supporto emotivo<br />
della persona <strong>di</strong>messa nei <strong>di</strong>versi perio<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
crisi, che inevitabilmente avranno luogo,<br />
durante il processo <strong>di</strong> re-inserimento sociale.<br />
La presa <strong>di</strong> coscienza delle <strong>di</strong>sabilità acquisite<br />
e la percezione <strong>di</strong> un arresto o <strong>di</strong> un rallentamento<br />
del recupero funzionale in un contesto<br />
non protetto, <strong>di</strong>ventano fonti <strong>di</strong> grosse<br />
frustrazioni, <strong>di</strong> sentimenti <strong>di</strong> inadeguatezza,<br />
<strong>di</strong> vergogna, <strong>di</strong> <strong>di</strong>sperazione, <strong>di</strong> isolamento,<br />
<strong>di</strong> abbandono e <strong>di</strong> stati depressivi.<br />
Per la persona <strong>di</strong>messa è importante trova-<br />
re, all’interno della propria famiglia, un’atmosfera<br />
il più possibile serena e positiva,<br />
per il proseguimento del recupero delle<br />
abilità.<br />
Risulta fondamentale indagare sugli aspetti<br />
della personalità premorbosa in quanto<br />
fattori determinanti, secondo <strong>di</strong>verse stu<strong>di</strong>,<br />
del potenziale <strong>di</strong> salute della persona con<br />
esito <strong>di</strong> coma in fase <strong>di</strong> recupero, della sua<br />
capacità <strong>di</strong> adattamento e <strong>di</strong> superamento<br />
della patologia e delle sue conseguenze, in<br />
un equilibrio bio-psico-sociale che consente<br />
<strong>di</strong> raggiungere un grado <strong>di</strong> autonomia<br />
<strong>di</strong>scordante dall’entità del danno e della<br />
<strong>di</strong>sabilità e <strong>di</strong>pendente da risorse intrinseche<br />
all’in<strong>di</strong>viduo e dall’interrelazione<br />
positiva con l’ambiente.<br />
Anche il famigliare potrà usufruire dei colloqui<br />
<strong>di</strong> sostegno per contenere l’ansia e lo<br />
stress generati dalla drammaticità e impreve<strong>di</strong>bilità<br />
dell’evento doloroso, dall’incertezza<br />
per il futuro, dalle frustrazioni legate<br />
ai tempi lunghi del recupero, dalla fatica a<br />
comprendere e accettare i <strong>di</strong>sturbi del comportamento<br />
del proprio caro, dalle <strong>di</strong>fficoltà<br />
legate al dover “prendersi cura” <strong>di</strong><br />
una persona che ha subito un trauma.<br />
Spesso si assiste, all’interno delle famiglie,<br />
alla creazione <strong>di</strong> legami molto stretti<br />
in cui iperprotezione e staticità <strong>di</strong>vengono<br />
elementi principali. L’attaccamento eccessivo<br />
al proprio caro risulta inevitabile in<br />
una prima fase, ma deleterio se persistente,<br />
perché determina l’impossibilità <strong>di</strong><br />
emanciparsi da uno stato <strong>di</strong> totale <strong>di</strong>pendenza<br />
verso livelli via via maggiori <strong>di</strong><br />
libertà.<br />
E’<strong>di</strong> fondamentale importanza riconoscere<br />
il proprio caro, come persona con una<br />
nuova propria originalità emotiva in evoluzione<br />
e possibili opportunità <strong>di</strong> autonomia.<br />
Il complessivo “Progetto del Dopo”, si basa<br />
sull’”Ascolto Attivo”, un ascolto profondo<br />
fra due parti necessarie l’una all’altra, l’associazione<br />
”<strong>Gli</strong> <strong>Amici</strong> <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>” e coloro<br />
che sono entrati in contatto con la realtà del<br />
post-coma, è un ascolto fatto <strong>di</strong> scambi <strong>di</strong><br />
informazioni e <strong>di</strong> bisogni, per migliorarsi a<br />
vicenda e continuamente.<br />
Questo progetto ha come fine educativo<br />
quello <strong>di</strong> accompagnare la persona nel<br />
percorso verso il reinserimento sociale<br />
per permetterle <strong>di</strong> riorganizzare la propria<br />
vita e i propri spazi all’interno dell’ambiente<br />
familiare e sociale, rimanendo<br />
comunque e sempre nell’ambito dell’<br />
“empowerment” pedagogico che ha come<br />
finalità quella <strong>di</strong> promuovere lo sviluppo<br />
dell’appren<strong>di</strong>mento e della crescita in<strong>di</strong>viduale<br />
nel corso <strong>di</strong> tutta la vita.
10<br />
OLOGNA - E’ il risultato<br />
Bdella prima ricerca nazionale<br />
sul testamento biologico, presentata<br />
a Bologna dal sottosegretario<br />
alla giustizia Luigi Manconi e dall’anestesista<br />
che ha seguito Piergiorgio<br />
Welby, Mario Riccio. “Si<br />
tratta del primo stu<strong>di</strong>o rappresentativo<br />
dell’intero paese – spiega<br />
Luigi Manconi –. Ciò che fa riflettere,<br />
è che il livello <strong>di</strong> conoscenza<br />
dei me<strong>di</strong>ci sul tema è molto limitato”.<br />
Due secondo Manconi i no<strong>di</strong> da<br />
sciogliere intorno al testamento<br />
biologico: il consenso informato e<br />
“il dolore non necessario”. “Il<br />
testamento biologico – prosegue<br />
Manconi– è una <strong>di</strong>chiarazione anti-<br />
cipata della volontà del paziente<br />
sui trattamenti sanitari a cui non<br />
intende sottoporsi, espressa non<br />
nella prostrazione della malattia o<br />
prima <strong>di</strong> entrare in sala operatoria,<br />
ma nel pieno delle facoltà”.<br />
Volontà che,<br />
nel corso del<br />
tempo, può<br />
essere mo<strong>di</strong>ficata.<br />
Il 57%<br />
dei me<strong>di</strong>ci sottolinea<br />
inoltre<br />
che l’accanimentoterapeutico<br />
è una<br />
routine e un<br />
me<strong>di</strong>co su 4<br />
afferma che è<br />
pratica <strong>di</strong>ffusa<br />
sospendere le<br />
cure quando si<br />
valuta irrever-<br />
sibile la malattia.<br />
“Ci sono<br />
DIBATTITO<br />
Il Testamento Biologico<br />
I risultati <strong>di</strong> una ricerca nazionale ed una risoluzione prossimamente <strong>di</strong>scussa in Regione<br />
<strong>di</strong><br />
Gian <strong>Luca</strong> Borghi<br />
Consigliere regionale<br />
Assemblea Legislativa<br />
Regione Emilia-Romagna<br />
esercizio della libertà terapeuti-<br />
L'ca come espressione della sovranità<br />
dell'in<strong>di</strong>viduo sul proprio corpo:<br />
il <strong>di</strong>ritto, dunque, a scegliere il tipo <strong>di</strong><br />
cura ritenuto più adeguato al proprio<br />
organismo e alla propria infermità.<br />
Ritengo si debba partire da qui per<br />
affrontare il delicato tema del testamento<br />
biologico. Un tema che non<br />
attiene al solo ambito me<strong>di</strong>co ed<br />
etico-morale, ma anche alla responsabilità<br />
della politica. Ogni persona<br />
deve poter essere protagonista delle<br />
scelte riguardanti la propria salute e<br />
deve essere messa in grado <strong>di</strong> accettare<br />
così come rifiutare – “consenso<br />
informato” – l’intervento me<strong>di</strong>co e ciò<br />
che comporta, attraverso l’istituto<br />
della <strong>di</strong>chiarazione anticipata <strong>di</strong><br />
volontà.<br />
Ho potuto constatare personalmente<br />
il crescente interesse per questo tema<br />
nel corso <strong>di</strong> tre iniziative che ho promosso<br />
lo scorso primo marzo a Bologna,<br />
Modena e Reggio Emilia, a cui<br />
hanno partecipato Luigi Manconi,<br />
sottosegretario alla giustizia, e Mario<br />
Riccio, anestesista dell'Ospedale<br />
Maggiore <strong>di</strong> Cremona (colui che ha<br />
staccato il respiratore automatico <strong>di</strong><br />
Piergiorgio Welby).<br />
È stata l’occasione per presentare la<br />
prima ricerca italiana sul Testamento<br />
biologico commissionata da A buon<br />
<strong>di</strong>ritto - Associazione per le libertà e<br />
Diritto alla salute e libertà <strong>di</strong> scelta<br />
Luigi Manconi: “una normativa per la classe me<strong>di</strong>ca...”<br />
<strong>di</strong><br />
Elisabetta Norzi<br />
www.redattoresociale.it<br />
condotta da Enzo Campelli e Enza<br />
Lucia Vaccaro dell’Università degli<br />
Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Roma La Sapienza. Il sondaggio<br />
ha coinvolto un campione<br />
composto da 266 me<strong>di</strong>ci, la maggioranza<br />
dei quali oncologi e anestesistirianimatori,<br />
operanti in 19 ospedali<br />
italiani <strong>di</strong>stribuiti in ogni area geografica<br />
della penisola. Questo in sintesi<br />
l’esito: solo il 10% dei me<strong>di</strong>ci italiani<br />
si <strong>di</strong>chiara contrario, mentre la metà si<br />
esprime favorevolmente. Il 40% invece<br />
non vuole o non sa pronunciarsi,<br />
anche perché poco informato sull’argomento.<br />
Scendendo nel dettaglio della ricerca,<br />
emerge una spaccatura nel proprio<br />
livello <strong>di</strong> consapevolezza della materia:<br />
il 42% degli intervistati lo giu<strong>di</strong>ca<br />
“scarso”, il 33% lo reputa “sufficiente”,<br />
mentre il 20% afferma <strong>di</strong> avere<br />
una buona preparazione sull’argomento.<br />
Solo in otto casi (3%) si<br />
<strong>di</strong>chiara un grado <strong>di</strong> informazione<br />
“approfon<strong>di</strong>to”. Esigua appare anche<br />
la <strong>di</strong>ffusione del tema come oggetto <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>scussione tra gli<br />
operatori del settore e<br />
nel rapporto me<strong>di</strong>copaziente:<br />
solo il 47%<br />
<strong>di</strong>chiara <strong>di</strong> aver<br />
affrontato il tema con<br />
i colleghi, mentre il<br />
19% del campione ha<br />
avuto occasione <strong>di</strong><br />
partecipare a riunioni<br />
o convegni scientifici.<br />
Ma è soprattutto con i<br />
pazienti che non si<br />
<strong>di</strong>scute <strong>di</strong> <strong>di</strong>rettive<br />
anticipate: appena il<br />
15% dei me<strong>di</strong>ci intervistati<br />
ne ha <strong>di</strong>scusso<br />
Luigi Manconi,<br />
sottosegretario alla Giustizia<br />
con gli ammalati, sebbene quasi la<br />
metà sostiene che con la dovuta pubblicizzazione,<br />
chiunque potrebbe<br />
essere interessato alla redazione del<br />
proprio testamento biologico.<br />
Alcuni elementi <strong>di</strong> riflessione riconducibili<br />
all’interrogativo: quali sono i<br />
casi in cui il testamento biologico va<br />
applicato? Il 7% degli intervistati<br />
sostiene che non vada applicato “in<br />
nessun caso”, il 35% che vada applicato<br />
solo in caso <strong>di</strong> stato vegetativo<br />
permanente, il 28% lo prefigura in<br />
relazione all’eventuale per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong><br />
coscienza in seguito a patologie<br />
inguaribili, l’11% in tutti i casi <strong>di</strong> incapacità<br />
del paziente, il 12% in tutti i<br />
casi <strong>di</strong> patologia che il paziente sia in<br />
grado <strong>di</strong> prefigurare.<br />
Un ruolo fondamentale tra i me<strong>di</strong>ci<br />
italiani lo assume il “fiduciario”, il<br />
soggetto terzo che in caso <strong>di</strong> sopravvenuta<br />
incapacità del paziente ne rappresenti<br />
la volontà rispetto ai trattamenti<br />
me<strong>di</strong>ci da assumere. Il 53%<br />
promuove questa figura, mentre i contrari<br />
non raggiungono<br />
il 30%. Significativo è<br />
anche il riferimento al<br />
fatto che questa figura<br />
consentirebbe <strong>di</strong> porre<br />
rime<strong>di</strong>o al problema<br />
della “<strong>di</strong>stanza temporale”<br />
fra il momento<br />
della redazione del<br />
testamento e quello<br />
della sua applicazione.<br />
Per quando riguarda il<br />
mio contributo in qualità<br />
<strong>di</strong> consigliere<br />
regionale, ho presentato<br />
in Assemblea Legi-<br />
patologie – precisa Manconi – che<br />
producono dolori in<strong>di</strong>cibili. Esiste<br />
nel nostro paese un inau<strong>di</strong>to scialo<br />
del dolore che non viene visto<br />
come patologia, ma quasi come un<br />
dato ineliminabile, e virtuoso, dell’esperienza<br />
umana”. L’Italia<br />
si colloca<br />
infatti al<br />
penultimo<br />
posto in<br />
Europa per<br />
l’uso <strong>di</strong> antidolorifici<br />
a<br />
base <strong>di</strong> morfina.<br />
“La<br />
classe me<strong>di</strong>ca<br />
– sottolineal’anestesista<br />
Mario<br />
Ricci – ha<br />
bisogno <strong>di</strong><br />
una normati-<br />
va, perché il<br />
slativa una risoluzione che invita la<br />
Giunta regionale ad assumere specifiche<br />
iniziative nei confronti delle strutture<br />
sanitarie dell’Emilia-Romagna<br />
(all’interno dei percorsi terapeutici<br />
che garantiscono la qualità della cura<br />
e l’umanizzazione del trattamento<br />
sanitario, nel rispetto del principio <strong>di</strong><br />
partecipazione del paziente), che assicurino<br />
nella fase <strong>di</strong> sottoscrizione del<br />
‘Consenso informato’ da parte del<br />
paziente la possibilità <strong>di</strong> richiedere<br />
specifiche clausole che prevedano il<br />
rifiuto <strong>di</strong> tutti i trattamenti sanitari<br />
per i quali il paziente stesso non abbia<br />
espresso il proprio esplicito consenso.<br />
Al riguardo si fa riferimento ai principi<br />
sanciti dalla Costituzione in merito<br />
alla libertà personale e al <strong>di</strong>ritto alla<br />
salute, alla Convenzione <strong>di</strong> Oviedo<br />
del 1997, ratificata con legge nel 2001<br />
dal Parlamento italiano, al Trattato<br />
del 2004 che adotta una Costituzione<br />
europea, che in<strong>di</strong>vidua nel rispetto<br />
della ‘<strong>di</strong>gnità’ dell’essere umano il suo<br />
primo fondamentale <strong>di</strong>ritto.<br />
Il <strong>di</strong>ritto alla salute e la libertà <strong>di</strong> scelta<br />
terapeutica sono alla base della<br />
<strong>di</strong>gnità dell’essere umano: ritengo non<br />
sia più procrastinabile l’assunzione da<br />
parte del legislatore della responsabilità<br />
<strong>di</strong> tutelare l’integrità dell’essere<br />
umano nel suo pieno <strong>di</strong>ritto all’autodeterminazione.<br />
E tale <strong>di</strong>ritto passa<br />
anche attraverso il pieno rispetto del<br />
colloquio e del consenso informato e<br />
nel conseguente rispetto della libertà<br />
<strong>di</strong> pensiero, coscienza e religione.<br />
me<strong>di</strong>co si trova spesso in situazioni<br />
complesse in cui conoscere la<br />
volontà del paziente <strong>di</strong>venta fondamentale.<br />
Un principio, quello della<br />
volontà del paziente, sancito dalla<br />
Costituzione e dalla Convenzione<br />
<strong>di</strong> Oviedo del 1997, che però non<br />
ha mai visto decreti attuativi”.<br />
La risoluzione che verrà presentata<br />
dall’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna<br />
nei prossimi<br />
mesi cerca <strong>di</strong> colmare un vuoto<br />
nella legislazione nazionale,. “E’<br />
l’unica regione, per ora, che ha sollevato<br />
il tema in questi termini – ha<br />
concluso Manconi –. I prossimi<br />
passi a livello nazionale, invece,<br />
saranno quelli <strong>di</strong> <strong>di</strong>scutere in Parlamento<br />
la questione del testamento<br />
biologico. Il frutto della <strong>di</strong>scussione<br />
parlamentare, dovrà portare<br />
a decidere, in maniera con<strong>di</strong>visa,<br />
quali terapie fare rientrare, ovvero<br />
quali cure il paziente può chiedere<br />
<strong>di</strong> sospendere e quali no”.
Gent.mi Signori Alberio,<br />
ho ricevuto la e-mail che tanto cortesemente mi avete inviato e vorrei ringraziarVi per<br />
avere voluto con<strong>di</strong>videre le vostre riflessioni con me. L’ ho letta con grande attenzione<br />
e, prima d’ogni altra cosa, tengo molto ad esprimervi tutta la mia solidarietà per il<br />
dramma che Vi ha colpito. Comprendo bene l'angoscia e l'estrema <strong>di</strong>fficoltà della con<strong>di</strong>zione<br />
che Lei e Sua moglie siete costretti a vivere perché, come forse saprà, prima<br />
<strong>di</strong> accettare l'incarico <strong>di</strong> Presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato ho<br />
svolto per molto tempo la professione <strong>di</strong> chirurgo specializzato in trapianti. Conosco<br />
perciò il dolore e la sofferenza per averla vissuta e con<strong>di</strong>visa con i miei pazienti.<br />
Sono sensibile alla vostra protesta e alla denuncia della con<strong>di</strong>zione delle famiglie che<br />
devono occuparsi <strong>di</strong> un figlio che vive in stato vegetativo. So bene che la solitu<strong>di</strong>ne<br />
nella quale sono spesso abbandonate è davvero incomprensibile e intollerabile.<br />
Capisco anche il vostro appello accorato per la sensibilizzazione tanto dell’opinione<br />
pubblica quanto dei me<strong>di</strong>a, appello a non lasciare cadere tutto nell’oblio.<br />
Per quanto riguarda lo stato dello stu<strong>di</strong>o sulle cellule staminali, la ricerca sta procedendo<br />
e molti vali<strong>di</strong> scienziati stanno lavorando per arrivare nel più breve tempo possibile<br />
a risultati tangibili. I tempi della ricerca scientifica, tuttavia, sono notoriamente<br />
lunghi. Al fine <strong>di</strong> migliorare la situazione e <strong>di</strong> rendere la ricerca italiana più alacre e<br />
produttiva, mi sono impegnato affinché venisse inserito in Finanziaria un emendamento<br />
che andasse proprio nella <strong>di</strong>rezione dell’aiuto ai giovani ricercatori, perché è<br />
nelle loro energie e idee che dobbiamo confidare. In via sperimentale, il 5% dei fon<strong>di</strong><br />
per la ricerca biome<strong>di</strong>ca andranno a stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong> età inferiore ai 40 anni, per progetti<br />
selezionati in base a criteri rigidamente meritocratici.<br />
Pur consapevole che si tratta del primo passo, credo sia comunque un buon inizio<br />
che, se verrà seguito da ulteriori cambiamenti nella medesima <strong>di</strong>rezione, porterà<br />
senz’altro alla mo<strong>di</strong>fica positiva del contesto generale.<br />
Colgo questa occasione per inviare a Lei e alla Sua famiglia i miei auguri e i saluti più<br />
cor<strong>di</strong>ali.<br />
Prof. Ignazio Marino<br />
Presidente, Commissione<br />
igiene e sanità<br />
Senato della Repubblica<br />
LETTERA 11<br />
L’incontro con Giorgio Napolitano<br />
Appello alla ricerca della madre <strong>di</strong> un ragazzo in stato vegetativo<br />
Il Presidente Giorgio Napolitano<br />
nella sua visita a Bologna a<br />
margine dell’incontro sul volontariato<br />
nel palazzo della Prefettura,<br />
ha incontrato i rappresentanti<br />
della “Casa dei Risvegli<br />
<strong>Luca</strong> De Nigris” (Franco Ribol<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>rettore generale dell’Azienda<br />
Usl <strong>di</strong> Bologna, Roberto<br />
Piperno <strong>di</strong>rettore della Casa dei<br />
Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris, Maria<br />
Vaccari presidente dell’associazione<br />
<strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>, Fulvio<br />
De Nigris <strong>di</strong>rettore del Centro<br />
Stu<strong>di</strong> per la Ricerca sul Coma).<br />
Fulvio De Nigris ha consegnato al Presidente della Repubblica<br />
la tessera <strong>di</strong> socio onorario dell’associazione <strong>Gli</strong> amici<br />
<strong>di</strong> <strong>Luca</strong> ed una targa commemorativa del saluto dell’Azienda<br />
Usl <strong>di</strong> Bologna e dell’associazione stessa per la sua visita<br />
alla città.<br />
Il Presidente Giorgio Napolitano che concede il suo Alto<br />
Patronato alla “Giornata nazionale dei Risvegli per la ricerca<br />
sul coma – Vale la pena, 7 Ottobre”, nel ricordare l’amico<br />
Beniamino Andreatta, ha avuto parole <strong>di</strong> commozione e<br />
partecipazione al progetto innovativo <strong>di</strong> Bologna. A lui De<br />
Nigris ha consegnato la lettera <strong>di</strong> Anna Alberio mamma <strong>di</strong><br />
Jacopo da cinque anni in stato vegetativo che rivolge un<br />
accorato appello agli scienziati perché si impegnino sulla<br />
ricerca ed alle istituzioni per “un futuro in cui sperare”. La<br />
lettera della mamma <strong>di</strong> Jacopo aveva già avuto una risposta<br />
affettuosa e partecipata del dott. Ignanio Marino presidente<br />
della commissione Igiene e Sanità del Senato (che pubblichiamo<br />
a fianco per gentile autorizzazione dell’interessato).<br />
Il Presidente della Repubblica si è <strong>di</strong>mostrato umanamente<br />
coinvolto ed ha assicurato la sua risposta ed il suo interessamento<br />
poiché, come ha riba<strong>di</strong>to nel corso <strong>di</strong> tutto l’incontro<br />
con il volontariato, “vuole essere costantemente tenuto<br />
informato per dare una mano”.<br />
Sono la mamma <strong>di</strong> Jacopo, un ragazzo <strong>di</strong> ventotto anni. Ne aveva ventitré quando fu<br />
investito su un passaggio pedonale.<br />
Da quel giorno Jacopo è in stato vegetativo permanente per il gravissimo trauma cranico<br />
subito. Dopo qualche mese <strong>di</strong> permanenza prima in strutture pubbliche e poi private,<br />
ormai da quattro anni è accu<strong>di</strong>to in casa da noi genitori.<br />
L’assistenza e l’aiuto degli enti pubblici è limitato ed ora, ci è stato detto, verrà ulteriormente<br />
ridotto. Abbiamo fatto praticamente tutto da soli, mio marito ed io, per garantire a<br />
Jacopo un’esistenza <strong>di</strong>fficile ma il più possibile <strong>di</strong>gnitosa.<br />
La trage<strong>di</strong>a che si è abbattuta su <strong>di</strong> noi si rinnova giorno per giorno, attimo per attimo.<br />
Piccoli e gran<strong>di</strong> segni <strong>di</strong> sofferenza, crisi, instabilità delle sue con<strong>di</strong>zioni fisiche sono il<br />
mio calvario quoti<strong>di</strong>ano.<br />
Nella sua immobilità attendo invano il più minuscolo segnale che mi possa far pensare al<br />
miracolo,che mi suggerisca che non tutto è finito. Le mie forze, la mia mente, la mia vita<br />
sono solo per lui.<br />
Ma ho bisogno <strong>di</strong> speranza per sopravvivere, ho bisogno <strong>di</strong> un futuro. Sono tanti quelli<br />
che come me vivono simili trage<strong>di</strong>e. Abbiamo bisogno <strong>di</strong> un futuro in cui sperare, dobbiamo<br />
legare le nostre vite ad un filo <strong>di</strong> speranza, dobbiamo aggrapparci alla possibilità <strong>di</strong> un<br />
cambiamento.<br />
Non ci vogliamo rassegnare: per questo chiedo che qualcosa sia fatto. I riflettori della<br />
cronaca sono accesi sul <strong>di</strong>battito intorno all’eutanasia, ma i nostri cari, il mio Jacopo, che<br />
passano i loro giorni in stato vegetativo, mi sembrano <strong>di</strong>menticati.<br />
Di loro le cronache non parlano: vivono parcheggiati in istituti o, molto più spesso, curati<br />
e accu<strong>di</strong>ti nelle proprie famiglie. La loro e la nostra sofferenza non fanno notizia. I me<strong>di</strong>a<br />
non se ne occupano, la ricerca è ferma, le illusioni sulle possibilità offerte dalla cellule staminali<br />
sembrano <strong>di</strong>ssolversi.<br />
Mi rivolgo a tutti Voi affinché il Vostro pensiero e l’autorità che rivestite siano in<strong>di</strong>rizzati<br />
a tracciare una nuova via <strong>di</strong> speranza per noi e per i nostri cari.<br />
Mi rivolgo soprattutto agli scienziati ricercatori delle cellule cerebrali staminali affinché<br />
de<strong>di</strong>chino i loro stu<strong>di</strong> anche agli stati vegetativi conseguenza <strong>di</strong> gravi traumi <strong>di</strong> cui sono<br />
colpiti per la maggior parte giovani.<br />
Vi chiedo <strong>di</strong> fare tutto il possibile affinché nuove risorse vengano in<strong>di</strong>rizzate e stu<strong>di</strong>are<br />
questi casi <strong>di</strong>fficili, siano rimossi ostacoli, pregiu<strong>di</strong>zi e <strong>di</strong>fficoltà, perché ci aiutiate ad uscire<br />
dal buio del tunnel nel quale siamo precipitati.<br />
Parlate <strong>di</strong> noi, pensate anche a noi.<br />
Un grazie <strong>di</strong> cuore a tutti.<br />
Anna Mapelli Alberio - Marco Alberio, genitori <strong>di</strong> Jacopo<br />
“La lettera della mamma <strong>di</strong> Jacopo consegnata al<br />
Presidente della Repubblica - sottolinea il problema<br />
della ricerca sul coma e lo stato vegetativo.<br />
La ricerca in questo campo non è ancora sufficientemente<br />
forte in quanto solo <strong>di</strong> recente è emersa una<br />
nuova consapevolezza della possibile complessità<br />
<strong>di</strong> queste con<strong>di</strong>zioni cliniche e la voce delle famiglie<br />
coinvolte non sempre trova l’ascolto adeguato.<br />
La via della speranza passa veramente attraverso la<br />
ricerca e in questo campo, le cellule staminali adulte<br />
potrebbero rappresentare una opportunità <strong>di</strong><br />
straor<strong>di</strong>nario valore in un futuro auspicabilmente<br />
vicino.<br />
Il Centro Stu<strong>di</strong> per la Ricerca sul Coma <strong>di</strong> Bologna<br />
raccoglie l'appello della mamma <strong>di</strong> Jacopo e lo<br />
rivolge ai ricercatori impegnati sugli stu<strong>di</strong> nel<br />
campo della terapia cellulare per dar vita a progetti<br />
<strong>di</strong> concreta applicabilità clinica”.<br />
Fulvio De Nigris<br />
<strong>di</strong>rettore del Centro Stu<strong>di</strong> per la Ricerca sul Coma<br />
Roberto Piperno<br />
<strong>di</strong>rettore Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris
12<br />
Tiziana: Tutto inizia a scuola quando la<br />
mia professoressa ci in<strong>di</strong>ca la struttura<br />
presso cui possiamo svolgere il tirocinio,<br />
appena appare “Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong><br />
De Nigris” decido <strong>di</strong> prendere quella<br />
strada, un po’ perché ne avevo sentito<br />
parlare un po’ per una mia esperienza<br />
personale. Da subito inizio a documentarmi,<br />
scoprendo per quale motivo nacque<br />
prima l’associazione “<strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong><br />
<strong>Luca</strong>”, poi la casa dei risvegli a lui de<strong>di</strong>cata.<br />
La storia <strong>di</strong> <strong>Luca</strong> mi colpì e mi<br />
appassionò molto, da subito provai<br />
un’immensa ammirazione per due genitori<br />
che insieme a tanti altri colpiti sicuramente<br />
in prima persona danno luogo<br />
ad una struttura che aiuta la persona<br />
che ha subito il trauma e la sua famiglia<br />
nel lungo percorso post-coma, proprio<br />
come ha avuto bisogno <strong>Luca</strong> prima del<br />
suo ad<strong>di</strong>o. Il 19 Febbraio arriva il mio<br />
primo giorno <strong>di</strong> tirocinio con la visione<br />
dello spettacolo “Qualcosa è cambiato”<br />
; l’impatto è stato per me abbastanza<br />
forte sebbene non sia entrata a stretto<br />
contatto con i ragazzi della compagnia<br />
teatrale. Lo spettacolo è stato bellissimo,<br />
mi ha in particolare stupito l’entusiasmo,<br />
l’energia e la dolcezza con cui<br />
volontari e operatori entravano in relazione<br />
con i ragazzi. Meravigliose sono<br />
state le parole <strong>di</strong> Fulvio De Nigris che<br />
hanno introdotto lo spettacolo, l’amore<br />
che metteva nell’esprimere i suoi sentimenti<br />
facevano rivivere <strong>Luca</strong> tra <strong>di</strong> noi,<br />
dandomi l’impressione quasi <strong>di</strong> averlo<br />
conosciuto. Nei giorni a seguire abbiamo<br />
conosciuto materialmente la struttura<br />
della casa dei risvegli facendo una<br />
breve conoscenza <strong>di</strong> alcune persone e<br />
dei rispettivi famigliari. Ognuno vive la<br />
sua esperienza a sé, ma in generale dagli<br />
occhi del care giver traspariva una gran<strong>di</strong>ssima<br />
carica d’amore per il famigliare<br />
colpito dal trauma. Genitori che accu<strong>di</strong>scono<br />
i propri figli ormai adulti come se<br />
fossero tornati bambini. Le cose <strong>di</strong> certo<br />
non dovrebbero andare così ma come<br />
ha scritto una persona che dal primo<br />
momento mi è entrata nel cuore :”il<br />
nostro destino è già prefissato fin dalla<br />
nascita, come scalfito nella pietra”.<br />
Stando qui dentro, mi rendo conto <strong>di</strong><br />
quanto amore, forza d’animo e costanza<br />
ci voglia da parte dei famigliari e <strong>di</strong><br />
quanta forza d’animo ci serva nel capire<br />
che qualcosa (per l’appunto) è cambiato<br />
ma che, se si vuole davvero e non ci sono<br />
troppi ostacoli, speranze <strong>di</strong> ripresa minima<br />
ci possono essere. Passando per i corridoi<br />
ti ritrovi inerme davanti ad una persona<br />
che un giorno era come te e l’altro si<br />
ritrova su una carrozzina con gli occhi<br />
chiusi.. non si trovano mai le giuste parole<br />
per far forza a chi si trova in questa<br />
con<strong>di</strong>zione, vorrei trasmettere un po’<br />
della mia energia da <strong>di</strong>ciassettenne e sussurrargli<br />
all’orecchio: non mollare mai.<br />
Eleonora: Coma. Quante volte ho sentito<br />
questa parola, magari accennata in<br />
un veloce servizio al telegiornale,<br />
accompagnata da immagini <strong>di</strong> ospedali<br />
che trasmettono un senso <strong>di</strong> vuoto e<br />
desolazione.<br />
Ecco, io, nel mio breve percorso intrapreso<br />
dentro la “Casa dei risvegli <strong>Luca</strong><br />
De Nigris”, ho trovato un altro tipo <strong>di</strong><br />
ambiente: più umano, più accogliente,<br />
più vivo. Perché è proprio la vita che è al<br />
centro <strong>di</strong> tutto, la vita nei suoi piccoli<br />
gesti quoti<strong>di</strong>ani, nella sua forza a non<br />
arrendersi mai nonostante tutto.<br />
Io ho <strong>di</strong>ciassette anni; ho, come si <strong>di</strong>ce,<br />
tutta la vita davanti a me, eppure delle<br />
volte mi ritrovo triste a rimuginare sui<br />
miei problemi <strong>di</strong> adolescente che cresce.<br />
Ebbene, questa esperienza mi ha fatto<br />
capire che i problemi veri sono altri,<br />
ben più grossi <strong>di</strong> un votaccio a scuola o<br />
<strong>di</strong> una litigata con un amico.<br />
Ciò che mi ha colpito maggiormente è la<br />
forza che hanno dentro <strong>di</strong> sé gli operatori,<br />
i volontari, i familiari e, ovviamente,<br />
le persone con esiti <strong>di</strong> coma. Infatti<br />
alcuni mostrano una tale gioia <strong>di</strong> vivere<br />
e ironia che ti fa pensare:“Cavolo, ma io<br />
al suo posto mi comporterei allo stesso<br />
modo?”; certo, è anche vero che altri<br />
non reagiscono come dovrebbero o non<br />
reagiscono affatto ma questa struttura è<br />
stata creata apposta, per aiutare chi esce<br />
dal coma a riappropriarsi della sua vita,<br />
quasi attuando una rinascita, sia fisica<br />
che psicologica.<br />
Uno dei momenti più forti <strong>di</strong> questa<br />
esperienza è stato l’incontro con alcune<br />
delle persone ricoverate e con i loro familiari;<br />
infatti, abbiamo visitato brevemente<br />
l’interno <strong>di</strong> alcuni dei moduli abitativi<br />
della struttura per comprendere meglio<br />
come ci si vive. Quello che mi ha toccato<br />
<strong>di</strong> più è lo sguardo delle persone: a volte<br />
può sembrare assente, altre invece sembra<br />
che ti indaghi a fondo e ti scruti attentamente<br />
e quando ciò accade ti senti<br />
spaesato, quasi imbarazzato. Dei famigliari<br />
mi hanno colpito la speranza e il<br />
non arrendersi mai; a loro va tutta la mia<br />
stima.<br />
Durante una <strong>di</strong> queste visite c’è stato<br />
un momento che mi è rimasto impresso<br />
fortemente: stavamo percorrendo il<br />
corridoio comune che porta a tutti i<br />
moduli abitativi e, passando davanti ad<br />
uno <strong>di</strong> essi con la porta aperta, ho sentito<br />
un pezzetto della canzone “Sally” <strong>di</strong><br />
Vasco Rossi che evidentemente qualcuno<br />
stava ascoltando e che <strong>di</strong>ceva “la vita<br />
è un brivido che vola via…”. Mi sono<br />
ritrovata a pensare che mai altra frase<br />
sarebbe stata più adatta in quel contesto.<br />
Questa esperienza mi ha dato molto e<br />
ringrazio per questo tutti, in particolar<br />
modo Laura Trevisani, la nostra “tutor”<br />
che ci ha seguite in questo percorso con<br />
sempre il sorriso sulle labbra.<br />
SPAZIO DI LUCA<br />
Per sussurrare: “non mollare mai”<br />
studentesse della scuola ITC Mattei guidate dalla prof. Isabella Felicani raccontano la loro esprienza come prime<br />
tirocinanti <strong>di</strong> scuola superiore alla Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris<br />
Martina: Come vi sentireste voi, a dover<br />
attraversare un corridoio e osservare,<br />
che dentro le stanze, allestite come una<br />
vera e propria casa, ci sono persone<br />
appena uscite dal coma,nella fase <strong>di</strong><br />
risveglio?? Beh, <strong>di</strong>rei che la risposta è<br />
abbastanza semplice da intuire…Dentro<br />
alla Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De<br />
Nigris, ho potuto avere un incontro<br />
<strong>di</strong>retto con questa realtà, del tutto estranea<br />
per me, e fino a quel momento sconosciuta.<br />
Ho potuto osservare,anche se<br />
in piccola parte, le varie attività e terapie<br />
svolte all’interno della struttura e<br />
avere un piccolo contatto con i vari<br />
pazienti. Io, ragazza <strong>di</strong> 18 anni, per la<br />
prima volta <strong>di</strong> fronte a queste persone,<br />
provare allo stesso tempo, purtroppo,<br />
compassione, tristezza e tante altre sensazioni<br />
che in un foglio <strong>di</strong> carta sarebbero<br />
<strong>di</strong>fficili da esprimere. Provo a parlare,<br />
ma non so come comportarmi, non so<br />
cosa <strong>di</strong>re e soprattutto non so se quello<br />
che <strong>di</strong>co possa servire o meno a qualcosa…L’unica<br />
cosa che mi è venuta da fare<br />
in quei momenti è sorridere, sorridere e<br />
basta…E tutto questo è quello che ho<br />
provato in quei brevi, ma intensi<br />
momenti, dove le uniche cose che ti passano<br />
per la testa sono “Ma dove trovano<br />
queste persone,la forza <strong>di</strong> andare avanti<br />
in momenti simili?”. “Io non ce la<br />
farei”..Ma purtroppo in quei momenti è<br />
inutile chiedersi il perché è avvenuto<br />
e”perché proprio a me?” …Non si può<br />
tornare in<strong>di</strong>etro e, o si sta fermi e immobili,senza<br />
reagire, o si va avanti e provare<br />
ad avere un briciolo <strong>di</strong> speranza..Perchè<br />
la speranza è l’ultima a morire e la<br />
possibilità che qualcosa possa cambiare<br />
c’è sempre. Come i ragazzi <strong>di</strong> teatro,<br />
gran<strong>di</strong> persone, che nonostante abbia<br />
potuto vedere per poco tempo, mi<br />
hanno trasmesso veramente tanto. Con<br />
l’interpretazione “Qualcosa è cambiato”<br />
hanno <strong>di</strong>mostrato la loro immensa<br />
forza, la forza che li ha portati ad andare<br />
avanti e riuscire a tornare a vivere. E<br />
il modo in cui loro vivono,dovrebbe<br />
essere <strong>di</strong> aiuto per tutti, per capire che<br />
bisogna godere dei piccoli piaceri della<br />
vita , perché quando meno te l’aspetti la<br />
tua vita può “Cambiare” del tutto,come<br />
appunto detta il titolo dello spettacolo…Nonostante<br />
io sia stata poco a contatto<br />
con tutte queste persone, a partire<br />
dai ragazzi <strong>di</strong> teatro, dalle famiglie dei<br />
pazienti, dalla mia tutor Laura, da Stefa-<br />
no, Cristina, Alessandra e Fulvio, ho<br />
ricevuto veramente qualcosa, e spero,<br />
nel mio piccolo, <strong>di</strong> aver lasciato qualcosa<br />
anche a loro...<br />
Agnese “Sì alla speranza no all’illusione”<br />
è questo il messaggio che si cerca <strong>di</strong><br />
dare ai famigliari delle persone che<br />
hanno subito un trauma che sono ricoverate<br />
presso la Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong><br />
De Nigris. Questa struttura non deve<br />
essere considerata come un ospedale<br />
ma proprio come una vera casa. Lo si<br />
può vedere dai moduli abitativi che<br />
assomigliano ad appartamenti ognuno<br />
dei quali possiede un giar<strong>di</strong>no al cui<br />
interno viene ricreata una “nuova” vita<br />
caratterizzata da gesti, suoni, parole che<br />
precedevano il coma. Il clima che si<br />
respira è <strong>di</strong>fferente da una qualsiasi istituzione<br />
sanitaria: in un ospedale per<br />
esempio il modo <strong>di</strong> rapportarsi con i gli<br />
ospiti ricoverati è <strong>di</strong>verso, è più freddo.<br />
Invece, presso questa struttura vi è un<br />
senso <strong>di</strong> calore, <strong>di</strong> amore e <strong>di</strong> energia<br />
manifestato da entrambe le parti: gli<br />
operatori <strong>di</strong> teatro, svolgono lo stesso il<br />
loro lavoro anche se non vi è una collaborazione<br />
dell’in<strong>di</strong>viduo e dagli occhi <strong>di</strong><br />
alcuni “pazienti” che ho avuto modo <strong>di</strong><br />
conoscere brevemente si vede la voglia<br />
<strong>di</strong> vivere. È questo che colpisce. Questa<br />
voglia <strong>di</strong> non arrendersi mai, l’ho potuta<br />
riscontrare nel libro scritto da Luigi Ferrarini,<br />
un ragazzo molto determinato<br />
colpito da un evento traumatico, che ha<br />
creduto nei miglioramenti e ha avuto<br />
esiti postivi. Personalmente ritengo sia<br />
una persona fantastica per la sua forza<br />
<strong>di</strong> volontà che cerca <strong>di</strong> trasmettere a<br />
tutti e che, se si desidera veramente,<br />
qualcosa può cambiare. La mia scelta <strong>di</strong><br />
eseguire il tirocinio alla Casa dei Risvegli<br />
<strong>Luca</strong> De Nigris <strong>di</strong>ciamo che è stata<br />
imprevista. Infatti l’avrei dovuto svolgere<br />
presso un’altra istituzione e fra le<br />
opzioni rimanenti che la professoressa<br />
aveva elencato c’era appunto la Casa<br />
dei risvegli. Ho scelto <strong>di</strong> venire qui per<br />
<strong>di</strong>versi motivi: sono rimasta colpita dalle<br />
parole <strong>di</strong> Fulvio quando è venuto a<br />
scuola a descriverci in che modo è nata<br />
questa struttura e ci ha raccontato <strong>di</strong><br />
suo figlio <strong>Luca</strong> quin<strong>di</strong>cenne entrato in<br />
coma, poi scomparso e anche per la mia<br />
curiosità <strong>di</strong> provare un’esperienza insolita.<br />
Ci sono stati momenti molto toccanti<br />
quali la visone del film “L’alba <strong>di</strong><br />
<strong>Luca</strong>” che narra proprio la vicenda <strong>di</strong><br />
questo ragazzo e l’incontro con le persone<br />
ricoverate; alcune delle quali mi<br />
trasmettevano una gioia immensa e<br />
altre molta malinconia. Di fronte a loro<br />
mi domandavo “che cosa pensano? Che<br />
cosa potrei fare nel mio piccolo?” Ma è<br />
<strong>di</strong>fficile, le parole non ti escono dalla<br />
bocca e allora ti limiti ad un sorriso e<br />
cerchi <strong>di</strong> afferrare quello che vogliono<br />
<strong>di</strong>re tramite il loro sguardo. Ringrazio<br />
in modo particolare Laura Trevisani<br />
che ci ha accompagnato in questo<br />
“cammino” con una grinta pazzesca e<br />
un enorme <strong>di</strong>sponibilità e un ringraziamento<br />
unico agli altri operatori. Per<br />
concludere “ Tutto si può fare se si ha<br />
entusiasmo” questo è l’insegnamento<br />
(scritto da Henry Ford) che ho compreso<br />
da questa esperienza.<br />
Tiziana Cattozzo, Martina Gotti,<br />
Eleonora Guglielmi, Agnese Andrini.<br />
Classe 4b, Istituto Mattei Liceo delle<br />
Scienze Sociali San Lazzaro <strong>di</strong> Savena
Venerdì 30, sabato 31 marzo, domenica<br />
1 aprile 2007 i portici <strong>di</strong> via<br />
Dagnini a Bologna si animano per<br />
una Festa <strong>di</strong> Primavera a favore<br />
della Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De<br />
Nigris.<br />
A Primavera la natura si risveglia, è<br />
cosa nota. E’ tutto un fiorire <strong>di</strong> alberi<br />
e prati, gli animali escono dal letargo,<br />
esseri umani compresi, il sole più brillante<br />
e le giornate più lunghe rendono<br />
i colori vivi<strong>di</strong>, ci si sente più forti e<br />
allegri, si ha voglia <strong>di</strong> stare all’aria<br />
aperta.<br />
E’ cosa nota, è vero. E’ così tutti gli<br />
anni, dalla notte dei tempi, ma, tutte le<br />
volte, tutti gli anni, dalla notte dei<br />
tempi, ci risvegliamo, in Primavera.<br />
Inseguendo queste sensazioni, cercando<br />
– mentre viviamo il nostro personale<br />
risveglio annuale – <strong>di</strong> sentirle fino<br />
in fondo, possiamo capire subito il<br />
senso de Il Risveglio della Natura, l’inziativa<br />
promossa dal Consorzio Operatori<br />
Commerciali <strong>di</strong> Via Dagnini per<br />
la Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris in<br />
collaborazione con Flora 2000 Gar-<br />
INIZIATIVE 13<br />
Il Risveglio della natura<br />
Festa <strong>di</strong> Primavera a favore della Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris<br />
“Nel cuore della città solidarietà in festa per la Casa<br />
dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris” è il titolo della manifestazione<br />
che si sta preparando l’11 e 12 maggio in<br />
piazza Maggiore.<br />
Un momento <strong>di</strong> solidarietà per festeggiare i <strong>di</strong>eci<br />
anni dell’associazione “<strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>” ma anche<br />
una due giorni <strong>di</strong> riflessione sui temi della prevenzione,<br />
della sicurezza stradale e degli esiti <strong>di</strong> coma.<br />
Nel ricco programma realizzato dall’associazione<br />
Cirenaica assieme all’Avis, la Croce Rossa Italiana<br />
volontari del Soccorso <strong>di</strong> Bologna, l’Ausl <strong>di</strong> Bologna<br />
gruppo “Oltre le Barriere” , il Comune e la Provincia<br />
<strong>di</strong> Bologna settore Mobilità saranno coinvolti i<br />
ragazzi delle scuole primarie e degli istituti superiori<br />
in una momento <strong>di</strong> drammatizzazione frutto <strong>di</strong> una<br />
serie <strong>di</strong> incontri <strong>di</strong> preparazione.<br />
Tra artisti <strong>di</strong> strada l’11 maggio sarà la volta del concerto<br />
PRAISING PROJECT GOSPEL ENSEM-<br />
BLE con ospiti a sorpresa mentra la sera del 12<br />
maggio novità assoluta in piazza Maggiore FRAN-<br />
CESCO GUCCINI presenta il GRUPPO DILET-<br />
TANTI PAVANESI in AULULARIA <strong>di</strong> Plauto tradotta<br />
da lui stesso nel <strong>di</strong>alatto pavanese non più par-<br />
den Shop e ComunicaMente per la<br />
parte organizzativa.<br />
Tre giorni, 30, 31 marzo e 1 aprile,<br />
dove questo senso <strong>di</strong> Risveglio universale<br />
prenderà la mano al lento, ma<br />
altrettanto sorprendente, Risveglio<br />
dal Coma. Un metafora, insomma, un<br />
punto <strong>di</strong> vista per trasmettere al grande<br />
pubblico una tematica delicata e<br />
fortissima allo stesso tempo, come è,<br />
appunto, il Risveglio dal Coma; due<br />
risvegli così affini per il concetto base<br />
che tutti e due si portano <strong>di</strong>etro: la<br />
Nel cuore della città<br />
in piazza Maggiore si recita Plauto alla maniera <strong>di</strong> Guccini<br />
lato, che definisce “<strong>di</strong> tipo toscano ma profondamente<br />
segnato da caratteristiche emiliane”, per la regia <strong>di</strong><br />
Marco Brogiotti.<br />
Francesco Guccini, modenese <strong>di</strong> nascita, pavanese<br />
d’adozione introdurrà, in veste <strong>di</strong> presentatore, la<br />
comme<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Plauto, da lui tradotta dal latino nel <strong>di</strong>aletto<br />
pavanese, caratteristico del paesino della montagna<br />
pistoiese, Pavana, dove il cantautore vive da<br />
anni in un mulino appartenuto in passato alla sua<br />
famiglia.<br />
E’ noto il profondo rapporto che lega Guccini a<br />
Pavana, la terra d’origine della sua famiglia paterna<br />
e della sua infanzia. una frazione <strong>di</strong> sambuca pistoiese,<br />
infatti, il paese del padre, Ferruccio Guccini. E a<br />
questo paesino il cantautore ha de<strong>di</strong>cato il suo primo<br />
romanzo “Cròniche epafániche” e nel 1998 ha pubblicato<br />
il “Dizionario del <strong>di</strong>aletto <strong>di</strong> Pavana”.<br />
A Francesco Guccini dunque il compito <strong>di</strong> introdurre<br />
per la prima volta in piazza Maggiore la comme<strong>di</strong>a<br />
plautina che sarà interpretata dalla compagnia <strong>di</strong><br />
attori amatoriali <strong>di</strong> pavana: il “Gruppo <strong>di</strong>lettanti<br />
pavanesi”.<br />
riscoperta del mondo che ci circonda,<br />
la riapertura dei sensi, il cercare <strong>di</strong><br />
non dare per scontato qualcosa solo<br />
perchè lo abbiamo sotto gli occhi tutti<br />
i giorni.<br />
Ecco quin<strong>di</strong> che i portici <strong>di</strong> Via Dagnini<br />
si trasformeranno in un’esplosione<br />
<strong>di</strong> fiori, colori e aromi offrendo a<br />
gran<strong>di</strong> e piccini un colpo d’occhio<br />
unico che trasmetta l’idea <strong>di</strong> vivere<br />
“da dentro” la Primavera che si risveglia.<br />
Inoltre per le scuole e l’utenza libera,<br />
tanti laboratori e attività a tema: un<br />
mondo in bottiglia. Per le scuole elementari,<br />
dove i materiali naturali, i<br />
colori e l’acqua si mescolano in un<br />
vasetto <strong>di</strong> vetro per trasformarsi in un<br />
mondo incantato fatto <strong>di</strong> fiori e frutti.<br />
SE-ME per le me<strong>di</strong>e; creare una<br />
bustina con materiali e pensieri per<br />
formare l’essenza personale <strong>di</strong> risveglio.<br />
Per l’utenza libera: faccia a faccia<br />
con la primavera dove i volti dei<br />
bimbi verranno <strong>di</strong>pinti come un fiore.<br />
I colori della stagioni e la scala cromatica<br />
dei ver<strong>di</strong> dove su tanti cartelloni<br />
i bambini sono invitati ad iniziare<br />
e proseguire una grande installazione<br />
artistica che abbia per tema il risveglio.<br />
Si potranno utilizzare <strong>di</strong>fferenti<br />
tecniche e materiali: matite, pennarelli,<br />
acquerelli, collage, ritagli, petali,<br />
foto ecc… L’installazione artistica<br />
verrà poi donata alla Casa dei Risvegli<br />
<strong>Luca</strong> De Nigris. E infine Clown, palloncini<br />
a forma <strong>di</strong> fiori, giocoleria itinerante<br />
e intrattenimento <strong>di</strong> strada<br />
con l’Associazione Ion Creanza.<br />
Simona Pinelli<br />
Per informazioni<br />
www.comunicamentesnc.it<br />
051-6449699
14<br />
Programma preliminare<br />
Ore 8.30 - Registrazione partecipanti al Convegno<br />
Ore 9.00 - Saluti delle autorità : Dott. Clau<strong>di</strong>o Burlando Presidente della Regione,<br />
Dott. Giuseppe Pericu Sindaco <strong>di</strong> Genova, Dott. Clau<strong>di</strong>o Montaldo Ass.re alla<br />
Salute, Dott. Paolo Giuseppe Veardo Ass.re alla Città Solidale e alla Sanità, dott.<br />
Alessio Paro<strong>di</strong> Direttore Generale ASL, Dott. Enrico Bartolini Pres. Ord. Dei<br />
Me<strong>di</strong>ci.<br />
Ore 9.30 - Presentazione del Convegno Dott. R. Rago<br />
Prima Sessione – Moderatori: Dott. R. Rago – Dott.sa D. Dall’Agata<br />
Ore 10.00 - D. Dall’Agata: Organizzazione dei servizi per le gravi cerebrolesioni<br />
Ore 10.15 - M. Mantero – P. Moretti: “Realtà ligure”<br />
Ore 10.30 - E. Di Girolamo: “ Associazione Italiana Rinascita Vita - Genova “<br />
Ore 10.45 - M. Butini “Esperienze dell’Ass.ne Rinascita e Vita nell’ultimo Triennio”<br />
Ore 11. 00 - Coffee Break<br />
Ore 11.30 - J. Truelle: “L’organizzazione sanitaria gravi cerebrolesioni in Francia”<br />
Ore 12.00 - J. Barucq: “ Modello francese <strong>di</strong> gestione delle Associazioni dei Familiari “<br />
Ore 12.30 - J. L. Carion: “Il ruolo della famiglia : Fisioterapista o avvocato ?“<br />
Ore 13. 00 - Interruzione dei lavori<br />
Seconda Sessione – Moderatori: Prof.sa A. Mazzucchi – Dott. F. De Nigris<br />
Ore 14.15 - M. Forni; M. Diverio: “Stu<strong>di</strong>o epidemiologico degli stati vegetativi in<br />
Liguria”<br />
Ore 14.30 - R. Formisano: “In<strong>di</strong>catori prognostici precoci”<br />
Ore 14. 45 - M.E. Villa: “Casa Dago”<br />
Ore 15.00 - P. Salvi: “ Realtà locale nella provincia <strong>di</strong> Bergamo”<br />
Ore 15.15 - F. De Nigris: “Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris: un nuovo modello<br />
territoriale”<br />
Ore 15.30 - R. Piperno: “Recupero della coscienza negli stati vegetativi”<br />
Ore 15.45 - A. De Tanti: “Servizi territoriali in Emilia Romagna”<br />
Ore 16.00 - C. Perino: “Esperienze <strong>di</strong> trattamenti semiresidenziali “<br />
Ore 16.15 - B. Vetrino: “Realta Associazione Traumi Encefalici ”<br />
Ore 16.30 - G. Dolce: “Stato vegetativo: Cure proporzionate ed accanimento<br />
terapeutico”<br />
Ore 16.45 - G.A. Checchia; C. Lentino; : “Definizione <strong>di</strong> modelli operativi per gli<br />
stati vegetativi in Liguria<br />
Ore 17.00 - Stefano.A Inglese consigliere del Ministro della Salute : “Conclusioni”<br />
24 MAGGIO 2007<br />
Ore 13,45 Apertura dei lavori - Saluti delle Autorità<br />
IDENTIFICAZIONE DELLE NECESSITA’ NEL MALATO ONCOLOGI-<br />
CO IN FASE CRITICA<br />
Moderatore: Maurizio Marangolo<br />
Ore 14,30 Il Programma Cure Palliative e Terapia del Dolore della Regione<br />
Emilia Romagna - Elena Marri - Bologna<br />
Ore 14,50 Le cure in Oncologia: fra innovazione e palliazione<br />
Andrea Angelo Martoni - Bologna<br />
Ore 15,20 La rete delle Cure Palliative in Area Vasta Romagna<br />
Mattia Altini - Forlì<br />
Ore 15,50 Break<br />
Ore 16,15 L’organizzazione ospedaliera dalla Confraternita ai giorni nostri -<br />
Sonia Muzzarelli<br />
Ore 16,30 Hospice: modelli <strong>di</strong>versi per malati uguali<br />
Donatella Righetti - Rimini, Paola Turci - Savignano, Marco Maltoni<br />
- Forli’, Luigi Montanari - Lugo, Angelo Gambi - Faenza<br />
Denis Saccani - Reggio Emilia<br />
Cosa caratterizza l’Hospice Ospedaliero? - Ivonne Zoffoli<br />
Ore 18,45 Discussione<br />
Ore 19,15 Chiusura dei lavori<br />
CONVEGNI<br />
LIGURIA<br />
L’ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE PER LE GRAVI CEREBROLESIONI: “REALTÀ LOCALI”<br />
18 Maggio 2007 Palazzo Tursi - Sala <strong>di</strong> rappresentanza, piano II - Via Garibal<strong>di</strong>, 9 - Genova<br />
convegno promosso dall’associazione “Rinascita e Vita”<br />
EMILIA ROMAGNA<br />
RELATORI<br />
M. Barucq Jean - Président de l’Union Nationale des Associations de Familles de<br />
Traumatisés Crâniens (UNAFTC) - Paris; Dott.sa Butini Manuela - Direttore<br />
Sanitario Associazione Italiana Rinascita Vita; Josè Leon Carion - Direttore della<br />
cattedra <strong>di</strong> Neuropsicologia Università <strong>di</strong> Siviglia - Spagna; Dott. G.A. Checchia -<br />
Direttore <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina riabilitativa dell’Ospedale S. Corona Pietra Ligure - Savona;<br />
Dott.sa. Daniela Dall’Agata - Dirigente Me<strong>di</strong>co Direttore Dipartimento Cure Primarie<br />
A.S.L. 3 Genovese - Genova; Fulvio De Nigris - Associazione <strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong><br />
<strong>Luca</strong> - Direttore Centro Stu<strong>di</strong> per la Ricerca sul Coma - Bologna; Dott. Antoni De<br />
Tanti - Direttore Clinico Centro Car<strong>di</strong>nal Ferrari - Fontanellato, Parma; Sig.ra<br />
Elena Di Girolamo - Presidente dell’Associazione Rinascita Vita - Genova;<br />
Dott.sa Manuela Diverio - Dirigente me<strong>di</strong>co Polo riabilitativo del Levante Ligure<br />
- Sarzana; Prof. Giuliano Dolce - Direttore Scientifico Istituto S. Anna - Crotone;<br />
Dott.sa Formisano Rita - Primario Centro Post-coma Istituto S. Lucia - Roma;<br />
Dott. Lentino Carmelo - Dirigente Me<strong>di</strong>co dell’Ospedale Santa Corona Pietra<br />
Ligure - Savona; Dott. Marco Forni - Responsabile Polo riabilitativo del Levante<br />
Ligure - Sarzana; Dott. Mantero Massimo - Direttore U.O. Riabilitazione Ospedale<br />
S. Martino - Genova; Prof. Mazzucchi Anna - Consulente Unità <strong>di</strong> Riabilitazione<br />
Cognitivo e Comportamentale Istituto S. Anna - Crotone, Consulente Neuroriabilitatore<br />
Associazione Rinascita Vita - Genova; Dott. Moretti Paolo -<br />
Responsabile Gravi Cerebrolesioni Ospedale San. Martino - Genova; Dott. Perino<br />
Clau<strong>di</strong>o - Primario Fisiatra Ausiliatrice – Fodazione Don Gnocchi - Torino<br />
Prof. Piperno Roberto - Direttore Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris - Direttore<br />
Me<strong>di</strong>cina Riabilitativa Ospedale Maggiore - Azienda Usl <strong>di</strong> Bologna; Dott. Rago<br />
Roberto - Direttore scientifico Associazione Rinascita Vita - Genova; Dott. Salvi<br />
Pietro - Responsabile centro neurologico Villa Quarenghi - San Pellegrino Terme<br />
- Bergamo; Prof. Jean-Luc Truelle - Vice-président de l’ European Brain Injury<br />
Society (EBIS) - Service de médecine physique et réadaptation CHU Raymond-<br />
Poincaré, Garches; Dott.sa Vetrino Bianca - Presidente Associazione Traumi<br />
Encefalici - Torino; Sig.ra Villa Maria Elena - Presidente Associazione ARCO 92<br />
- Roma<br />
Segreteria Organizzativa<br />
Piazza della Vittoria 9/4 Genova - Tel 010.582413 - Tel 010.541150 - Fax<br />
010.8680495 - info@rinascitaevita.it - www.rinascitaevita.it<br />
Nel corso del convegno verrà presentata “La Rete delle associazioni”<br />
Azienda Unità Sanitaria Locale <strong>di</strong> Ravenna<br />
Dipartimento <strong>di</strong> Oncologia ed Ematologia U.O. <strong>di</strong> Terapia Antalgica e cure Palliative<br />
VIVERE LA MALATTIA INGUARIBILE. I LIMITI DELLA TERAPIA NELLA ADEGUATEZZA DELLA CURA<br />
24-25-26 maggio 2007 - Centro Socio Culturale e Ricreativo “IL TONDO”<br />
Via Luimagni, 6 - LUGO DI ROMAGNA (Ra)<br />
25 MAGGIO 2007<br />
Ore 8,30 UNA RETE PER LE CURE PALLIATIVE NON ONCOLOGICHE<br />
Moderatore: Michele Gallucci - Desio<br />
Norina Marcello - neurologia Reggio Emilia, Francesco Albertini - malattie<br />
infettive Ravenna, Edoardo Dal Monte - geriatria Ravenna, Daria Da Col -<br />
Dirigente Servizio Infermieristico, Maurizio Leccabue - Terapia Antalgica<br />
Parma, Alfredo Potena - Pneumologia Ferrara<br />
Ore 10,50 Break<br />
Ore 11,10 LA NUTRIZIONE ARTIFICIALE NELLA DIGNITA’<br />
DELLA PERSONA<br />
Moderatore: Maurizio Muscaritoli Roma - Marco Zanello Bologna<br />
Daniela Santini - nutrizionista Ravenna, Mauro Pittiruti - chirurgo Roma,<br />
Davide Tassinari - oncologia Rimini, Lucchetti - Rianimazione Lecco<br />
Ore 12,30 Discussione della mattinata<br />
Ore 13,00 Lunch<br />
Ore 13,40 SESSIONE POMERIDIANA<br />
La sessione è aperta anche ai Responsabili dei Servizi Socio-Sanitari, ai Rappresentanti<br />
delle Associazioni <strong>di</strong> Volontariato e del Tribunale dei Diritti del<br />
Malato.<br />
PRESIEDE: Sergio Zavoli<br />
STATO ATTUALE DELLA TERAPIA DEL DOLORE E DELLE CURE<br />
PALLIATIVE NELLE ISTITUZIONI<br />
Moderatore: Bianca Caruso - Ravenna
Ore 13,40 La Terapia del Dolore e le Cure Palliative<br />
nell’insegnamento universitario - Rita Maria Melotti - Bologna<br />
Ore 14,00 La situazione della Terapia del Dolore nel<br />
panorama Sanitario Nazionale - William Raffaeli - Rimini<br />
Ore 14,20 Il bisogno formativo in Cure Palliative<br />
Danila Valenti - Bologna<br />
Ore 14,40 Dalle Cure Palliative alle Cure <strong>di</strong> fine vita<br />
Carlo Perruselli - Milano<br />
Ore 15,00 Discussione<br />
Ore 15,20 Il malato in coma - (anestesista)<br />
Ore 15,40 Nuovi in<strong>di</strong>zi sulla complessità dello stato vegetativo<br />
Alberto Battisini - U.O. Me<strong>di</strong>cina riabilitativa Ospedale Maggiore<br />
Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris – Bologna<br />
Ore 16,00 L’esperienza della Casa dei Risvegli e il ruolo della famiglia<br />
Fulvio De Nigris - Direttore Centro Stu<strong>di</strong> sul Coma - Bologna<br />
Ore 16,20 Discussione<br />
Ore 16,40 Break<br />
Ore 17,00 TAVOLA ROTONDA<br />
ETICA, MEDICINA LEGALE E DIRITTO NELLA<br />
MALATTIA INGUARIBILE<br />
Moderatore: Giuseppe Venturini<br />
Intervengono:<br />
Paolo Carlotti - docente Teologia morale Università Pontificia Salesiana, Roma<br />
Alberto Cicognani - Me<strong>di</strong>co Legale Università <strong>di</strong> Bologna<br />
Stefano Canestrari - Docente <strong>di</strong> Diritto Penale Università <strong>di</strong> Bologna<br />
Anna Mori - Magistrato Tribunale <strong>di</strong> Ravenna<br />
Ore 19,15 Conclusioni del Presidente<br />
Ore 14,00 - 18,00 SESSIONE PARALLELA<br />
METODICHE DI INCANNULAMENTO VENOSO<br />
CON PICC ECOGUIDATO<br />
CONVEGNI 15<br />
26 MAGGIO 2006<br />
Ore 8,30 IL MALATO ONCOLOGICO CON DOLORE FRA OSPEDALE<br />
E TERRITORIO<br />
Moderatori: Maurizio Marangolo - Mauro Taglioni<br />
Introduzione: Il Progetto Regionale “MALATO CON DOLORE”<br />
Barbara Curcio Lubertini<br />
Ore 8,50 Perché monitorare il controllo del dolore sul Territorio ?<br />
Marisa Bianchin<br />
Ore 9,10 Dalla progettazione alla realizzazione del programma<br />
Maurizio Leoni - Coor<strong>di</strong>namento metodologico<br />
Gruppo infermieristico: Piero Amati - Degenza Onco-Ematologia Ravenna,<br />
Valeria Cremonini - Day Hospital P.O. <strong>di</strong> Ravenna e Lugo, Antonella Cerchierini<br />
- Assistenza Domiciliare Distretto <strong>di</strong> Lugo<br />
Il malato con dolore <strong>di</strong>fficile: il ruolo dell’U.O. <strong>di</strong> Terapia del Dolore<br />
Daniela Guerrini – Terapia Antalgica e Cure Palliative Aziendale<br />
Ore 10,30 Il Me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> Famiglia come gestore della situazione del dolore<br />
a domicilio - Gian Paolo Zauli - Faenza<br />
Ore 10,50 Discussione<br />
Ore 11,10 Break<br />
Ore 11,30 LE CURE PALLIATIVE NON ONCOLOGICHE:<br />
L’ESPERIENZA DEL TERRITORIO RAVENNATE<br />
Moderatore: Rasi - Saccani<br />
Introduce: Virgilio Ricci<br />
Guarneri o Pezzi - anestesista Ravenna, Giancarlo Piccinini - Pe<strong>di</strong>atra Ravenna;<br />
Umberto Priolo - Pneumologo Ravenna; Sergio Marescotti - Assistenza<br />
Domiciliare Distretto <strong>di</strong> Ravenna; Lia Guerrini - Terapia Antalgica<br />
12,30 Discussione<br />
Segretera Organizzativa: tel. 0545.214324<br />
BRA (Cuneo) - Polifunzionale G. Arpino - Largo della Resistenza, 45 - Sabato 14 <strong>Aprile</strong><br />
COMA E STATI VEGETATIVI: STRUTTURE PER LA CURA ED ASSISTENZA DOMICILIARE<br />
Convegno promosso da “<strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong> Daniela” in collaborazione con “<strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>”<br />
moderatore: Fulvio DE NIGRIS<br />
Saluto delle Autorità: Dott. Camillo SCIMONE - Sindaco <strong>di</strong> Bra (Cn)<br />
Relatori:<br />
09,15 “Una nuova associazione per costruire una struttura <strong>di</strong> eccellenza in<br />
Provincia <strong>di</strong> Cuneo”<br />
Luigi FERRARO<br />
Presidente “<strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong> Daniela” O.N.L.U.S – Bra (Cn)<br />
09,30 “La Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris <strong>di</strong> Bologna”: un nuovo modello<br />
<strong>di</strong> assistenza e ricerca.<br />
Prof. Roberto PIPERNO<br />
Direttore Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris – Azienda Usl <strong>di</strong> Bologna<br />
Direttore Me<strong>di</strong>cina Riabilitativa Ospedale Maggiore – AUsl Bologna<br />
09,45 “Il ruolo della famiglia e dei volontari per una nuova alleanza terapeutica”<br />
Maria VACCARI<br />
Presidente Associazione “<strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>” O.N.L.U.S - Bologna<br />
10,00 “Coma e stati vegetativi”<br />
Dott. Roberto RAGO<br />
Dir. Scientifico associazione “Rinascita e vita” O.N.L.U.S - Genova.<br />
10,15 "Modello ligure: l'assistenza domiciliare".<br />
Elena DI GIROLAMO<br />
Presidente Associazione “Rinascita e Vita” O.N.L.U.S. Genova.<br />
10,30 "L’esperienza del territorio <strong>di</strong> Bra e <strong>di</strong>ntorni: il contributo del servizio<br />
sociale e il valore dell'integrazione socio-sanitaria"<br />
Dott.ssa Anna ABBURRA’<br />
Direttore Consorzio socio-assistenziale “IN.TE.SA” Bra (Cn).<br />
10,45 Break<br />
PIEMONTE<br />
11,00 “Realtà della provincia <strong>di</strong> Cuneo”<br />
Dott. Gianfranco LAMBERTI<br />
Dir. Struttura Complessa e unità gravi celebrolesioni Asl 15 Cuneo.<br />
11,15 “Convivere con la malattia: qualità della vita e voglia <strong>di</strong> normalità”<br />
Fulvio DE NIGRIS<br />
Direttore Centro Stu<strong>di</strong> per la ricerca sul Coma - Bologna<br />
Membro della commissione Ministeriale “Cure palliative, terapia del<br />
dolore, stati vegetativi, <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> fine vita”.<br />
11,30 “La realtà francese”<br />
Dott. Jean BARUCQ (Francia)<br />
Presidente Unione Nazionale Francese delle Associazioni Famiglie<br />
Traumatizzati Cranici<br />
11,45 “L’organizzazione in Francia per la presa in carico degli stati vegetativi<br />
cronici”<br />
Modello Ile de France.<br />
Dott. Jean Jacques WEISS (Francia)<br />
Direttore del Centro <strong>di</strong> Risorse Ile de France traumatizzati cranici<br />
12,00 “Aspetti bioetici e risposta sanitaria”<br />
Prof. Pietro Paolo DONADIO<br />
Primario struttura complessa anestesia e rianimazione 9 Ospedale<br />
Molinette Torino<br />
12,15 Dibattito<br />
13,00 Conclusioni:<br />
On. Raffaele COSTA - Presidente Giunta Provinciale <strong>di</strong> Cuneo<br />
Dott. Giovanni MONCHIERO - Direttore Generale Asl 18 Alba-Bra<br />
Dott.ssa Bruna SIBILLE - Assessore Regione Piemonte<br />
13,30 Fine lavori<br />
Segreteria organizzativa: <strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong> Daniela - Luigi Ferraro - Tel. 335.6504515<br />
e-mail: info@amici<strong>di</strong>daniela.it
16<br />
SPORT E SOLIDARIETA’<br />
L’impegno <strong>di</strong> Osteria Grande per la solidarietà<br />
<strong>di</strong><br />
Vincenzo Zacchiroli<br />
sindaco <strong>di</strong> Castel San Pietro Terme<br />
atte sempre forte il cuore solida-<br />
Ble <strong>di</strong> Osteria Grande. Un cuore<br />
grande che non ha confini e abbraccia<br />
tutto: le persone in <strong>di</strong>fficoltà, i bambini,<br />
gli anziani, i popoli del mondo, la<br />
cultura, la politica, le attività economiche,<br />
lo sport. Lo Sport con la “S”<br />
maiuscola, del quale l’Associazione<br />
Calcio Osteria Grande è un caso<br />
esemplare, insieme a tante altre<br />
realtà presenti in questo paese, dalla<br />
pallavolo al basket, dalla ginnastica<br />
artistica al pattinaggio, al tennis, e<br />
tante altre, non ultimo il Bocciodro-<br />
mo, luogo <strong>di</strong> sport ma soprattutto <strong>di</strong><br />
socialità, <strong>di</strong> aggregazione, <strong>di</strong> incontro<br />
fra le generazioni.<br />
L’associazione Calcio <strong>di</strong> Osteria<br />
Grande è fatta <strong>di</strong> uomini - dai <strong>di</strong>rigenti<br />
agli allenatori - attenti alla formazione<br />
dei giovani come persone<br />
prima che come atleti, alla socializzazione<br />
nel gruppo prima che agli schemi<br />
<strong>di</strong> gioco della squadra. Il risultato<br />
sportivo non è mai la cosa più importante,<br />
ma proprio per questo, mettendo<br />
i valori al centro dell’attenzione,<br />
alla fine i successi arrivano ancora più<br />
numerosi, più importanti, più sentiti.<br />
E’ questo lo sport che l’Amministrazione<br />
Comunale vuole promuovere e<br />
far crescere. Per questa realtà è<br />
importante continuare investire le<br />
risorse della comunità.<br />
Di cose ne abbiamo fatte tante in<br />
A.C. Osteria Grande<br />
un punto <strong>di</strong> riferimento per tutta la comunità<br />
<strong>di</strong> Francesco Dall’Olio<br />
questi anni, dalla pista polivalente<br />
per il pattinaggio, il calcio a cinque e<br />
il basket, ai nuovi spogliatoi per il<br />
campo sportivo, un e<strong>di</strong>ficio capace <strong>di</strong><br />
ospitare non solo le squadre ma<br />
anche gli uffici delle società e altre<br />
attività. E c’è ancora molto da fare<br />
per lo sport e per tutta la comunità <strong>di</strong><br />
Osteria Grande.<br />
L’Associazione Calcio Osteria Grande<br />
collabora da <strong>di</strong>versi anni con “<strong>Gli</strong><br />
<strong>Amici</strong> <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>” che ha dato vita alla<br />
“Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris”,<br />
un centro innovativo <strong>di</strong> riabilitazione<br />
e <strong>di</strong> ricerca che è nato da una grande<br />
trage<strong>di</strong>a personale. Va dato merito ai<br />
genitori <strong>di</strong> <strong>Luca</strong> che hanno saputo<br />
trasformare questo dolore realizzando<br />
una grande opera sociale a cui<br />
forse nessuno aveva mai pensato.<br />
Non è un caso che la sensibilità dei<br />
steria Grande è un paese <strong>di</strong> 4500 abitanti che si<br />
Otrova lungo l’asse della Via Emilia, a est <strong>di</strong><br />
Bologna. È frazione <strong>di</strong> Castel San Pietro Terme,<br />
Comune <strong>di</strong> 20000 abitanti, dove tante sono le iniziative<br />
durante l’intero anno: il famoso Settembre<br />
Castellano, il Convegno Nazionale della Matematica,<br />
Tornei <strong>di</strong> Golf a livello nazionale ed internazionale.<br />
In questa cornice operano nella frazione <strong>di</strong>versi<br />
centri <strong>di</strong> aggregazione per favorire la socializzazione.<br />
Nonostante sia una società sportiva, l’Associazione<br />
Calcio Osteria Grande è <strong>di</strong>ventata un centro<br />
<strong>di</strong> riferimento importante nella vita della frazione<br />
stessa. Questa società, nata nel 1982, accoglie più<br />
<strong>di</strong> 150 ragazzi che giocano nelle squadre giovanili:<br />
dalla scuola calcio (5-6 anni) fino ad arrivare ai<br />
maggiorenni della juniores la società ha costruito in<br />
questi anni uno spirito comune che lega chi fa parte<br />
delle squadre biancoblù. Il rispetto per gli avversari,<br />
per gli arbitri, per tutte le persone che lavorano gratuitamente<br />
ogni giorno alla cura e alla gestione degli<br />
impianti, per il proprio allenatore, per i compagni<br />
vige in maniera rigorosa. A Osteria Grande il risultato<br />
sportivo viene lasciato in secondo piano fino ad<br />
una determinata categoria. I vertici <strong>di</strong>rigenziali<br />
hanno dato mandato agli allenatori delle squadre in<br />
cui giocano i bambini e gli adolescenti, <strong>di</strong> far crescere<br />
tutti quanti alla medesima maniera, senza<br />
“lasciare in<strong>di</strong>etro” nessun ragazzo. La socializzazione,<br />
lo star bene insieme, il crescere insieme vengono<br />
prima <strong>di</strong> tutto. I risultati arriveranno. E la politica<br />
della società paga: nella stagione scorsa 2005-06<br />
l’Osteria Grande ha conquistato ben tre campionati.<br />
<strong>Gli</strong> “adulti” della squadra militante<br />
in seconda categoria<br />
hanno vinto il campionato e<br />
sono stati promossi in Prima<br />
Categoria, La squadra <strong>di</strong> calcio<br />
a 5 ha vinto la Coppa Italia e si<br />
è guadagnata la promozione in<br />
serie C1. La squadra Juniores<br />
ha conquistato il titolo <strong>di</strong> Campione<br />
della Provincia <strong>di</strong> Bologna.<br />
L’aspetto più bello <strong>di</strong> questa<br />
società è che riesce effettivamente<br />
ad abbinare tre aspetti<br />
fondamentali: la competizione,<br />
la socializzazione e la solidarietà.<br />
tanti volontari <strong>di</strong> Osteria Grande che<br />
operano in questo ambito sportivo si<br />
sia incontrata proprio con questo<br />
progetto. I due tornei per bambini<br />
che l’Associazione Calcio organizza<br />
nel corso dell’anno sono intitolate a<br />
Maurizio Ragazzi e Fabio D’Amato,<br />
due giovani amici scomparsi, che vengono<br />
così ricordati insieme alle famiglie,<br />
coinvolgendo con spirito positivo<br />
e solidale l’intera comunità.<br />
Ringrazio gli organizzatori, gli sportivi<br />
e tutti coloro che collaborano a<br />
queste belle iniziative.<br />
In bocca al lupo per le attività dell’Associazione<br />
Calcio <strong>di</strong> Osteria<br />
Grande e in particolare per le prossime<br />
manifestazioni sportive e per i<br />
progetti <strong>di</strong> solidarietà a cui sono de<strong>di</strong>cate.<br />
L’associazione Calcio Osteria Grande punta molto<br />
sulla solidarietà; solidarietà intesa sia come espressione<br />
<strong>di</strong> gesti e opere volte a favorire un scopo benefico-solidale,<br />
sia come aspetto fondamentale della<br />
vita sportiva. Come? Nel modo più banale forse, ma<br />
che a volte viene <strong>di</strong>menticato: nella solidarietà tra i<br />
compagni <strong>di</strong> squadra. Durante una partita, durante<br />
un allenamento, nei piccoli momenti <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione<br />
insieme ai compagni <strong>di</strong> squadra la società richiede<br />
spirito <strong>di</strong> solidarietà che viene espresso con l’aiuto<br />
nei momenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà dentro e fuori dal<br />
campo, con la con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> gioie o delusione<br />
sportive, con un grande spirito mutualistico nei confronti<br />
della persona che come te cerca <strong>di</strong> fare il massimo<br />
per rendere la squadra per cui giochi un unico<br />
blocco <strong>di</strong>fficile da scalfire. L’Osteria Grande è<br />
impegnata anche nell’altro tipo <strong>di</strong> solidarietà, quella<br />
in aiuto <strong>di</strong> chi ha bisogno.<br />
Recentemente la società ha compiuto un adozione a<br />
<strong>di</strong>stanza, auto finanziandosi per permettere ad un<br />
bambino boliviano <strong>di</strong> nome Roger <strong>di</strong> poter vivere in<br />
con<strong>di</strong>zioni migliori. Da anni invece è in atto una collaborazione<br />
con l’associazione “<strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>”.<br />
La società ogni anno organizza due tornei per bambini.<br />
Uno in occasione delle festività natalizie, l’altro<br />
nei mesi primaverili. Entrambi sono de<strong>di</strong>cati a<br />
due amici dell’Osteria Grande calcio scomparsi tragicamente:<br />
Maurizio Ragazzi e Fabio D’Amato.<br />
Una parte degli incassi provenienti dai tornei vengono<br />
devoluti all’associazione “<strong>Amici</strong> <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>”, il<br />
cui logo appare ance come sponsor nelle maglie<br />
indossate ogni settimana dai bambini più piccoli che<br />
giocano a calcio con la maglia dell’Osteria Grande.<br />
Chi vi scrive è nato, cresciuto e maturato in questa<br />
società. Non ho la certezza <strong>di</strong><br />
aver trasmesso a chi legge cosa<br />
significa far parte <strong>di</strong> questo<br />
ambiente, forse bisogna vivere<br />
un esperienza per capirla davvero.<br />
Osteria Grande è un piccolo<br />
paese sulla Via Emilia, ma<br />
le persone che vivono in questa<br />
società ogni giorno si impegnano<br />
spropositatamente per renderlo<br />
migliore, per aiutare i<br />
nostri ragazzi a crescere, per<br />
favorire la voglia <strong>di</strong> stare insieme,<br />
per rendere passo dopo<br />
passo più “GRANDE” questa<br />
società.
ono passati ormai quasi tre anni dalla<br />
Sscomparsa del nostro Amico Fabio,<br />
ed il suo ricordo rimarrà per sempre<br />
indelebile nei nostri cuori. L’organizzazione<br />
<strong>di</strong> questo torneo, ormai giunto alla<br />
sua terza e<strong>di</strong>zione, è solo un piccolo<br />
modo per ricordarlo, e per apprezzare<br />
quelle che erano le sue qualità più gran<strong>di</strong>:<br />
la sincerità, l’amicizia…e l’amore per<br />
questo sport. E per dare spazio allo sport<br />
nella sua “veste” più naturale, all’insegna<br />
del gioco e della spensieratezza, la<br />
Società Osteria Grande, con gran<strong>di</strong> sforzi,<br />
ha deciso <strong>di</strong> ampliare la manifestazione,<br />
organizzando competizioni per ben<br />
tre categorie, nelle giornate <strong>di</strong> Sabato 12<br />
e Domenica 13 maggio 2007. Il nostro<br />
impianto sportivo, completamente rinnovato,<br />
sarà teatro, nel pomeriggio <strong>di</strong> sabato,<br />
dei tornei per le categorie Piccolo<br />
amici 99/00 a 5 giocatori (6 squadre) e<br />
Pulcini 98 a 6 giocatori (6 squadre);<br />
domenica 13, per tutto l’arco della giornata<br />
(fase eliminatoria al mattino, fase<br />
finale e premiazioni al pomeriggio), si<br />
<strong>di</strong>sputerà invece il torneo per Pulcini 96-<br />
97 a 7 giocatori (8 squadre). In entrambe<br />
le occasioni sarà possibile usufruire del<br />
nostro servizio <strong>di</strong> ristoro, che sorprenderà<br />
per la cortesia e la qualità che da<br />
sempre ci contrad<strong>di</strong>stingue; nella giornata<br />
<strong>di</strong> domenica, le squadre ed i relativi<br />
allenatori avranno <strong>di</strong>ritto gratuitamente<br />
al pranzo, che verrà loro riservato alle<br />
ore 13.00, chie<strong>di</strong>amo pertanto <strong>di</strong> segnalare<br />
eventuali problematiche e/o intolleranze<br />
alimentari; alle 13.30, per i genitori,<br />
parenti e simpatizzanti, sarà possibile<br />
pranzare attraverso una prenotazione,<br />
effettuabile in loco, durante la mattinata,<br />
entro le ore 11.00. Le iscrizioni per le<br />
squadre sono gratuite, ed effettuabili tramite<br />
l’allegato modulo d’iscrizione, da<br />
spe<strong>di</strong>re via fax entro e non oltre il 28/02<br />
(ricor<strong>di</strong>amo che comunque le iscrizioni<br />
chiuderanno al raggiungimento del tetto<br />
<strong>di</strong> squadre prefissato). Unitamente alla<br />
famiglia D’Amato vi ringraziamo anticipatamente,<br />
confidando nella vostra partecipazione<br />
a queste giornate <strong>di</strong> sport,<br />
ricor<strong>di</strong> e <strong>di</strong>vertimento.<br />
SPORT E SOLIDARIETA’ 17<br />
Sarai per sempre con noi<br />
Trofeo Fabio D’Amato<br />
Daniele Leoni<br />
E’ in previsione un concorso fotografico per ricordare Fabio D’Amato che riguarderà la tematiche dello sport<br />
Il regolamento completo sarà pubblicato sul prossimo numero.<br />
Le “toste” del San Lazzaro Pallavolo<br />
giocando con <strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong> <strong>Luca</strong> sul cuore<br />
Come ormai tra<strong>di</strong>zione l’inizio dell’anno è caratterizzato dalla partecipazione<br />
della nostra under 16 al torneo del Tricolore <strong>di</strong> Reggio Emilia<br />
che si svolge nel capoluogo emiliano i primi giorni <strong>di</strong> gennaio. Questa<br />
partecipazione è per noi un piacere ma anche un obbligo per l’attenzione<br />
che gli amici del Giovolley hanno per il nostro torneo ‘Vale la Pena’<br />
del 7 ottobre a cui non sono mai mancati nelle sei e<strong>di</strong>zioni fin qui <strong>di</strong>sputate.<br />
Così anche quest’anno la manifestazione ha visto le magliette del<br />
San Lazzaro Pallavolo <strong>Amici</strong> <strong>di</strong> <strong>Luca</strong> in campo schiacciare, murare ogni<br />
pallone in bellissime partite <strong>di</strong> pallavolo ma soprattutto anche questa<br />
e<strong>di</strong>zione del Tricolore è servita a <strong>di</strong>ffondere ad una platea sempre più<br />
vasta il messaggio <strong>di</strong> solidarietà dell’associazione <strong>di</strong> cui siamo partner. E<br />
la curiosità del significato <strong>di</strong> quel logo che campeggia sulle magliette<br />
delle nostre ragazze è sempre tanta, così come tanta è poi la voglia <strong>di</strong><br />
ascoltare la storia <strong>di</strong> <strong>Luca</strong> e il lavoro svolto dall’associazione nella Casa<br />
dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris sulle persone (malati e familiari) che intraprendono<br />
questo viaggio nel coma. Dal punto <strong>di</strong> vista sportivo questa<br />
e<strong>di</strong>zione si è conclusa con la vittoria delle ragazze della Scuola <strong>di</strong> Pallavolo<br />
Anderlini <strong>di</strong> Modena (società che ha partecipato alle prime e<strong>di</strong>zioni<br />
del Vale la Pena) e da un buon ottavo posto per le nostre ragazze<br />
soprannominate per l’impeto e la grinta “Toste”.<br />
Gabriele Forni
18<br />
1. I Centri: affermazione e sviluppo <strong>di</strong><br />
una nuova forma associativa<br />
La realizzazione dei Centri ricreativi<br />
culturali autogestiti dagli anziani, definizione<br />
aggiornata dei Centri sociali anziani,<br />
iniziata a Bologna nel 1977, si è largamente<br />
<strong>di</strong>ffusa sia nel territorio citta<strong>di</strong>no<br />
che in quello dei Comuni della provincia,<br />
giungendo oggi alla presenza complessiva<br />
<strong>di</strong> 96 centri (36 a Bologna, 60 in<br />
provincia) con un totale <strong>di</strong> 45.445 soci<br />
tesserati (18.286 a Bologna, 27.159 in<br />
provincia). Si è andata quin<strong>di</strong> affermando<br />
e consolidando nel tempo la vali<strong>di</strong>tà<br />
<strong>di</strong> una nuova forma associativa giunta<br />
ormai al livello massimo del sviluppo<br />
come numero <strong>di</strong> Centri (almeno a Bologna,<br />
mentre in Provincia sussistono<br />
ancora possibilità <strong>di</strong> ulteriore crescita).<br />
2. Il modello <strong>di</strong> assetto istituzionale dei<br />
Centri<br />
Nel territorio considerato i Centri sono<br />
oggi nella loro totalità operanti all’interno<br />
<strong>di</strong> spazi e <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> proprietà<br />
comunale e concessi per lo svolgimento<br />
<strong>di</strong> un “pubblico servizio” attraverso attività<br />
<strong>di</strong> valore sociale rivolte ai citta<strong>di</strong>ni<br />
ed alle persone anziane in particolare. I<br />
rapporti dei Centri con i Comuni e con<br />
i Quartieri per quanto riguarda Bologna<br />
sono formalmente regolati da apposite<br />
convenzioni che stabiliscono i <strong>di</strong>ritti e<br />
doveri delle parti.<br />
Nello stesso tempo i Centri, in quanto<br />
entità <strong>di</strong> natura privatistica, aderiscono<br />
ad una Associazione nazionale<br />
(A.N.C.e.S.C.A.O.) riconosciuta a livello<br />
ministeriale con decreto 4 marzo 1994<br />
ed iscritta al Registro nazionale delle<br />
associazioni <strong>di</strong> promozione sociale, con<br />
atto in data 6 settembre 2002, hanno<br />
conformato i loro Statuti (e Regolamenti)<br />
ai principi generali dello Statuto<br />
nazionale ed alle vigenti normative del<br />
settore (legge 460/1997; legge 383/2000)<br />
e adottano la tessera annuale dell’Associazione.<br />
Ai fini <strong>di</strong> assumere una linea omogenea<br />
<strong>di</strong> politica sociale e <strong>di</strong> avere un supporto<br />
sul piano organizzativo ed operativo i<br />
Centri aderiscono al livello provinciale<br />
dell’Associazione (il Coor<strong>di</strong>namento<br />
Provinciale <strong>di</strong> Bologna) al quale viene<br />
riconosciuta una quota del prezzo della<br />
tessera nazionale.<br />
3. Il modello <strong>di</strong> autogestione dei Centri<br />
Il modello <strong>di</strong> funzionamento dei Centri<br />
è basato sulla piena autonomia <strong>di</strong> gestione,<br />
sia dal punto <strong>di</strong> vista finanziario,<br />
avvalendosi degli introiti dati dal tesseramento,<br />
ma principalmente delle contribuzioni<br />
dei soci per la partecipazione<br />
alle attività sociali, sia dal punto <strong>di</strong> vista<br />
delle risorse umane attingendo dalle<br />
prestazioni a titolo <strong>di</strong> lavoro volontario<br />
e gratuito dei propri soci. Per i <strong>di</strong>rigenti<br />
e gli operatori dei Centri è previsto il<br />
rimborso delle spese sostenute per lo<br />
svolgimento delle loro funzioni.<br />
La gestione economico – finanziaria dei<br />
Centri si attua, sulla base dei programmi<br />
deliberati dagli organi statutari e trova<br />
riscontro formale nel Bilancio consuntivo<br />
annuale, sottoposto all’approvazione<br />
dell’Assemblea dei Soci.<br />
Sul piano organizzativo i Centri in genere<br />
sviluppano la loro attività attraverso<br />
Commissioni o gruppi <strong>di</strong> lavoro riferiti a<br />
specifiche aree <strong>di</strong> interesse.<br />
4. Il decentramento territoriale<br />
Lo Statuto del Coor<strong>di</strong>namento ha previsto<br />
il decentramento territoriale attra-<br />
verso la costituzione delle zone che raggruppano<br />
nella città e nella provincia<br />
aree contigue ed omogenee. I Centri<br />
ubicati nelle 16 zone attualmente istituite<br />
esprimono i relativi coor<strong>di</strong>natori <strong>di</strong><br />
zona che assolvono alle funzioni <strong>di</strong> raccordo<br />
fra i centri della zona ed il collegamento<br />
<strong>di</strong> questi con il Coor<strong>di</strong>namento<br />
provinciale e con gli Enti e gli organismi<br />
istituzionali locali.<br />
5. La duplice natura dei Centri<br />
I Centri, nati sostanzialmente come<br />
strumento <strong>di</strong> politica sociale delle<br />
Amministrazioni comunali, hanno poi<br />
via via accentuato il carattere <strong>di</strong> associazione<br />
vera e propria, in questo trovando<br />
riscontro nel riconoscimento ministeriale<br />
avuto dal Coor<strong>di</strong>namento nazionale<br />
nel 1994. Ma non si è trattato <strong>di</strong> una trasformazione<br />
ra<strong>di</strong>cale del modello originario;<br />
i Centri hanno inteso armonizzare,<br />
nello svolgimento delle loro attività e<br />
dei loro servizi e nel rispetto della loro<br />
autonomia, questa duplice natura, in<br />
parte attinente alla sfera privata del singolo<br />
socio regolarmente tesserato ed in<br />
parte attinente alla sfera della collettività,<br />
in relazione alla funzione attribuita<br />
dai Comuni, secondo il cosiddetto principio<br />
della sussi<strong>di</strong>arietà.<br />
Ma il modello non ha sempre funzionato<br />
perfettamente e da questa ambivalenza<br />
sono derivate alcune situazioni da<br />
correggere. Da un lato la matrice storica<br />
dei Centri li ha portati ad essere considerati,<br />
forse in modo un po’ automatico,<br />
un braccio naturale delle amministrazioni<br />
locali ogni volta ce ne fosse bisogno<br />
e quin<strong>di</strong> su <strong>di</strong> essi sono state trasferite<br />
esigenze e richieste <strong>di</strong> intervento<br />
senza che ne fosse stata verificata preventivamente<br />
la possibilità pratica e la<br />
con<strong>di</strong>visione, alle volte anche al <strong>di</strong> là<br />
della funzione istituzionale dei Centri<br />
stessi, delineata dagli Statuti.<br />
Dall’altro lato si sono avute situazioni in<br />
cui i Centri, interpretando erroneamente<br />
il principio dell’ autonomia della loro<br />
associazione, hanno perso <strong>di</strong> vista le<br />
finalità sociali loro assegnate, si sono<br />
chiusi al loro interno, non hanno favorito<br />
la partecipazione democratica, il<br />
ricambio ed il rinnovamento<br />
6. Il riequilibrio dei rapporti e delle funzioni<br />
Le situazioni sopra ricordate alterano gli<br />
scopi veri dei Centri e <strong>di</strong> ANCeSCAO<br />
per cui si impone l’esigenza <strong>di</strong> chiarire le<br />
funzioni e l’ambito <strong>di</strong> azioni che a loro<br />
competono.<br />
Si è manifestata sempre più l’esigenza<br />
che i Centri, attraverso i loro organismi<br />
<strong>di</strong> rappresentanza, vengano considerati<br />
dagli Enti locali come interlocutori<br />
necessari e paritari, in tempi e mo<strong>di</strong><br />
opportuni nella fase <strong>di</strong> elaborazione<br />
delle strategie generali (piani <strong>di</strong> zona,<br />
programmi <strong>di</strong> politica sociale, ecc.) e<br />
delle singole iniziative che li investono.<br />
I Centri poi dovranno essere parte<br />
attenta ed attiva nel cogliere le istanze e<br />
le esigenze che provengono dal territorio<br />
in cui sono collocati, rapportarsi e<br />
<strong>di</strong>alogare costantemente con gli organi<br />
<strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento (zone e provinciale)<br />
per essere in sintonia con le linee generali<br />
<strong>di</strong> azione espresse da ANCeSCAO.<br />
Vanno ridefinite le funzioni proprie dei<br />
Centri e ricondotte nell’ambito del dettato<br />
statutario, per non doversi impegnare<br />
in attività e servizi non confacenti alle<br />
loro capacità e possibilità e per non<br />
SPAZIO DI LUCA<br />
I Centri Sociali per “<strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>”<br />
L’associazione “<strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>” ormai<br />
da 7 anni ha la sua sede in via Saffi e nel<br />
corso delle sue numerose attività ha avuto<br />
<strong>di</strong>versi contatti con le istituzioni del Quartiere<br />
Porto, con cui è nato un rapporto <strong>di</strong><br />
collaborazione efficace e produttivo nelle<br />
<strong>di</strong>verse iniziative promosse insieme e nei<br />
momenti <strong>di</strong> sensibilizzazione sulle problematiche<br />
del trauma cranico e del coma.<br />
Recentemente il rapporto si è allargato ad<br />
un’istituzione molto viva nel tessuto sociale<br />
del Quartiere: il Centro Sociale Saffi,<br />
associazione che si occupa <strong>di</strong> promozione<br />
sociale e culturale e che opera grazie<br />
soprattutto all’intenso impegno <strong>di</strong> alcuni<br />
pensionati che danno del loro tempo per<br />
promovere iniziative rivolte a tutta la citta<strong>di</strong>nanza<br />
<strong>di</strong> tipo musicale, teatrale e ricreativo<br />
in generale.<br />
Recentemente infatti il Centro Sociale<br />
Saffi ha organizzato due iniziative a favore<br />
della nostra associazione e del progetto<br />
della Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris: il 22<br />
febbraio si è tenuto un concerto del coro “I<br />
Guelfi” che hanno intonato numerosi<br />
pezzi <strong>di</strong> un repertorio molto originale nel<br />
panorama del canto corale, accompagnati<br />
da stupende immagini proiettate sullo<br />
schermo; domenica 4 marzo, poi, si è svolta<br />
presso il Centro Sociale la “Festa della Soli-<br />
darietà” con musica, ballo e lotteria e la<br />
presenza molto numerosa dei soci che<br />
hanno contribuito a raccoglire una cospicua<br />
cifra devoluta a favore della Casa dei<br />
Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris. Entrambi gli<br />
eventi sono stati estremamente piacevoli e<br />
hanno costituito per noi dell’associazione<br />
“<strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>” occasioni <strong>di</strong> incontro<br />
con persone interessate a conoscere il progetto<br />
che portiamo avanti nell’assistenza<br />
alle persone che passano la tremenda esperienza<br />
del coma. Di questo siamo grati, perché<br />
cre<strong>di</strong>amo fortemente che <strong>di</strong>ffondere<br />
un’informazione corretta in questo ambito<br />
sia fondamentale per fare in modo che<br />
DOCUMENTO DEL COORDINAMENTO PROVINCIALE PER L’ASSEMBLEA APERTA DEL 29 NOVEMBRE 2005<br />
sconfinare in aree presi<strong>di</strong>ate da altri<br />
Enti o associazioni, coi quali semmai ci<br />
si potrà rapportare sul piano della reciproca<br />
collaborazione (ad esempio con lo<br />
scambio <strong>di</strong> informazioni)..<br />
In riferimento a questo aspetto va sottolineata<br />
la nostra collocazione nelle associazioni<br />
<strong>di</strong> promozione sociale anziché<br />
nelle Onlus, proprio per le <strong>di</strong>verse finalità<br />
e sfere <strong>di</strong> azione che hanno i Centri.<br />
I Centri si esprimono essenzialmente<br />
attraverso la solidarietà sociale, essi non<br />
hanno le caratteristiche e le potenzialità<br />
per svolgere servizi <strong>di</strong> assistenza sociale<br />
che competono ad altri soggetti specificatamente<br />
preposti ed organizzati.<br />
7. Il volontariato, una risorsa da consolidare<br />
e da allargare<br />
Uno dei valori fondamentali del nostro<br />
movimento associativo è tra<strong>di</strong>zionalmente<br />
rappresentato dalla presenza<br />
costante ed efficace <strong>di</strong> lavoro volontario<br />
Oggi da più parti si colgono nei Centri<br />
segnali <strong>di</strong> stanchezza, <strong>di</strong> flessione, <strong>di</strong><br />
preoccupazione.<br />
Mentre nel Paese il volontariato in<br />
generale è in espansione, nel nostro<br />
movimento si manifestano <strong>di</strong>fficoltà<br />
determinate prevalentemente dal ricambio<br />
generazionale che possono essere<br />
superate aggiornando e qualificando i<br />
contenuti delle iniziative, dando spazio<br />
a nuove fasce <strong>di</strong> interessi, introducendo<br />
ed utilizzando le moderne tecnologie.<br />
Occorre superare situazioni anomale <strong>di</strong><br />
gestioni troppo personalizzate, attivare<br />
con continuità gli organi <strong>di</strong> gestione e <strong>di</strong><br />
controllo, coinvolgere maggiormente i<br />
soci nelle decisioni e nella vita dei Centri,<br />
favorire la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> nuove collaborazioni<br />
secondo le inclinazioni personali,<br />
dare spazio alle donne.<br />
Per consolidare ed allargare il volontariato<br />
può essere stu<strong>di</strong>ata ed attuata una<br />
campagna <strong>di</strong> sensibilizzazione promossa<br />
dalla nostra Associazione ai vari livelli,<br />
in<strong>di</strong>viduando i meto<strong>di</strong> e gli strumenti <strong>di</strong><br />
comunicazione più opportuni ed efficaci.<br />
Non può essere però tralasciata la ricerca,<br />
a livello generale come Associazione,<br />
<strong>di</strong> soluzioni riguardanti la problematica<br />
<strong>di</strong> un “risarcimento” per quelle prestazioni<br />
che nella gestione dei Centri comportano<br />
impegni materiali continuativi<br />
e particolarmente faticosi.<br />
8. Il carattere “non commerciale” delle<br />
attività dei Centri<br />
I Centri, in quanto associazioni <strong>di</strong> promozione<br />
sociale, godono <strong>di</strong> una situazione<br />
<strong>di</strong> vantaggio sul piano fiscale e contabile<br />
in virtù della legge 460/1997, a con<strong>di</strong>zione<br />
che le loro attività non assumano<br />
un carattere commerciale.<br />
L’attività sociale dei Centri, va quin<strong>di</strong><br />
correttamente mantenuta entro l’ambito<br />
istituzionale, evitando <strong>di</strong> perseguire finalità<br />
prettamente economiche e commerciali<br />
al fine <strong>di</strong> ottenere maggiori risorse<br />
finanziarie.<br />
Ecco quin<strong>di</strong> che il consolidamento del<br />
volontariato è elemento importante<br />
anche sul piano economico in quanto le<br />
prestazioni gratuite dei soci consentono<br />
<strong>di</strong> contenere i costi <strong>di</strong> gestione, che sono<br />
coperti dalle risorse derivanti dal tesseramento,<br />
da contributi liberali e dai<br />
proventi delle attività non commerciali.<br />
9. Efficienza e visibilità dei Centri<br />
Al passo con i tempi, i Centri debbono<br />
puntare fin da ora a rendere sempre più<br />
abituale e <strong>di</strong>ffuso l’uso <strong>di</strong> tecnologie<br />
un’azione <strong>di</strong> solidarietà non rimanga solo<br />
beneficenza, ma azione attiva nelle problematiche<br />
che emergono nel sociale.<br />
I fon<strong>di</strong> raccolti serviranno a supportare i<br />
progetti <strong>di</strong> affiancamento alle famiglie<br />
ospiti della struttura.<br />
Per dare il nostro contributo alla <strong>di</strong>ffusione<br />
dell’informazione sull’importante funzione<br />
dei Centri sociali volentieri pubblichiamo il<br />
documento pervenutoci: “Il futuro dei<br />
Centri Sociali <strong>di</strong> Bologna e Provincia,<br />
realtà, problematiche e prospettive”.<br />
Maria Vaccari<br />
informatiche per le attività <strong>di</strong> gestione e<br />
<strong>di</strong> comunicazione, promovendo al<br />
riguardo adeguate azioni formative,<br />
ricercando allo scopo la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong><br />
nuovi soci, uomini e donne.<br />
Un’azione capillare <strong>di</strong> consulenza e <strong>di</strong><br />
assistenza svolta presso i Centri ha<br />
intanto consentito <strong>di</strong> acquisire le cognizioni<br />
necessarie per impostare una contabilità<br />
<strong>di</strong> gestione razionale e corretta.<br />
Ma al <strong>di</strong> là della crescita dell’efficienza<br />
derivante dalla <strong>di</strong>ffusione dei mezzi tecnologici<br />
vi è un aspetto più generale da<br />
considerare: quello <strong>di</strong> migliorare la visibilità<br />
dei Centri .Sociali e favorire la<br />
partecipazione dei citta<strong>di</strong>ni e soprattutto<br />
delle nuove “leve”.<br />
E’ in<strong>di</strong>spensabile coinvolgere le varie<br />
Associazioni Culturali presenti sul territorio<br />
nella conduzione dei Centri accorpando<br />
i gruppi in una comune visione del<br />
problema, facendo ampia <strong>di</strong>ffusione delle<br />
iniziative, del potenziale esistente ed una<br />
quoti<strong>di</strong>ana opera <strong>di</strong> demolizione del<br />
luogo comune che cataloga i Centri come<br />
ambienti riservati ai vecchi privi <strong>di</strong> fantasia.<br />
Cre<strong>di</strong>amo che occorra allestire spazi<br />
accoglienti d’incontro, <strong>di</strong> confronto, <strong>di</strong><br />
fiducia, pieni d’umanità dove ogni persona<br />
è importante per le sue <strong>di</strong>versità e<br />
non per la capacità e il livello d’omologazione,<br />
allestire spazi ove progettare<br />
insieme e realizzare piano piano delle<br />
iniziative con<strong>di</strong>vise.<br />
Per i giovani occorre puntare in alto, non<br />
per loro ma con loro, abbandonando la<br />
complicità, la pigrizia, il conformismo, la<br />
rassegnazione, e saper attendere con<br />
fiducia.<br />
Il raggiungimento degli obiettivi che ci<br />
<strong>di</strong>amo e che ci daremo necessariamente<br />
dovrà coinvolgere Sociologi, Pedagogisti,<br />
Assistenti Sociali, ASL e quanti altri<br />
interessati a queste problematiche passando<br />
attraverso un rapporto sempre<br />
più organico con gli Enti Locali.<br />
10. Le zone ortive ed il collegamento<br />
con i Centri<br />
Le zone ortive, che a Bologna sono 20,<br />
per complessivi 2900 orti, cui vanno<br />
aggiunti altrettanti in Provincia, rappresentano<br />
un altro elemento <strong>di</strong> aggregazione<br />
degli anziani, utili per prevenire e<br />
combattere la solitu<strong>di</strong>ne e l’ isolamento<br />
e per praticare un sano esercizio fisico.<br />
Le zone ortive hanno svolto la loro attività<br />
in modo parallelo, con una organizzazione<br />
<strong>di</strong>staccata ed autonoma rispetto<br />
ai Centri, pur essendo in molti casi contigue<br />
alle loro se<strong>di</strong>. Solo ultimamente si<br />
è dato avvio ad una azione rivolta ad<br />
istituire un collegamento fra le due<br />
realtà, per raggiungere una integrazione<br />
completa, utile per migliorare l’organizzazione<br />
ed i servizi e per far crescere il<br />
movimento associativo, allargando così<br />
il bacino dei potenziali attivisti.. Si tratta<br />
<strong>di</strong> un impegno che ha incontrato <strong>di</strong>fficoltà<br />
e incomprensioni, in quanto l’unificazione<br />
viene vista come un atto <strong>di</strong><br />
annessione degli orti ai Centri.<br />
Questo obiettivo va rilanciato dal<br />
Coor<strong>di</strong>namento aprendo un ampio<br />
confronto dei Centri con gli Orti per fornire<br />
chiari e precisi elementi <strong>di</strong> informazione<br />
e <strong>di</strong> valutazione.<br />
Un’altra problematica riguardante le<br />
zone ortive tocca in alcuni casi aspetti<br />
ambientali che vanno sicuramente considerati<br />
nel quadro della tutela degli<br />
spazi ver<strong>di</strong> nel tessuto urbano.
TESTI 19<br />
Risvegli <strong>di</strong> parole<br />
a cura <strong>di</strong> Bruno Brunini<br />
Maria Gervasio è nata a Bologna nel 1961, dove risiede. Fondatrice e redattrice del foglio <strong>di</strong> scritture Lettera (1996-1999). Ha ideato la pagina domenicale de L’Alfabeto <strong>di</strong><br />
Atlantide de<strong>di</strong>cata alle scritture “sommerse”, che cura con altri autori per il quoti<strong>di</strong>ano Il Domani <strong>di</strong> Bologna. Ha <strong>di</strong>retto collane <strong>di</strong> poesia contemporanea e <strong>di</strong> cultura per la<br />
casa e<strong>di</strong>trice Gallo & Calzati. E’ stata redattrice della nuova e<strong>di</strong>zione della rivista <strong>di</strong> scritture contemporanee Frontiera. Nel 2005 ha fondato a Bologna la casa e<strong>di</strong>trice Bohumil,<br />
in collaborazione con altri artisti e poeti.<br />
Ha pubblicato: il saggio storico Il chiuso degli ebrei, nel volume Verso l’epilogo <strong>di</strong> una convivenza. <strong>Gli</strong> ebrei a Bologna nel XVI secolo, (E<strong>di</strong>trice Giuntina, 1996); Ricor<strong>di</strong><br />
della resistenza (ANPI <strong>di</strong> Galliera, 1996); la raccolta <strong>di</strong> racconti brevi Giovanni che assaggia l’acqua (Gallo &Calzati, 2004); il poemetto Maestrale (I quaderni <strong>di</strong> NUT,<br />
2004), il libro <strong>di</strong> poesie In un tempo lento (Bohumil, 2007); è coautrice <strong>di</strong> NUN 1 (Bohumil, 2007).<br />
Nel TAVOLO DI NUN, che rievoca momenti drammatici della Resistenza, immagini lontane s’insinuano poco a poco tra sensazioni, percezioni, fino a <strong>di</strong>ventare reali, in una<br />
fusione <strong>di</strong> presenze e assenze. Nel magma <strong>di</strong> questi versi, le azioni <strong>di</strong> un doloroso passato fioccano nel presente che le lascia rifluire, insieme al riecheggiare <strong>di</strong> voci, <strong>di</strong> espressioni,<br />
in un intenso <strong>di</strong>alogo tra tempi <strong>di</strong>stanti.<br />
Sono azioni queste<br />
il tavolo <strong>di</strong> NUN<br />
lo stato delle cose assunte qui<br />
una risposta che promette<br />
che mantiene<br />
il senso che ci ha spinto a queste azioni<br />
a conservare vita – e senso<br />
la città <strong>di</strong> notte dall’aereo<br />
è un circuito elettronico <strong>di</strong> luci<br />
l’ala un foglio bianco scritto<br />
no pisar fuera de la linea, <strong>di</strong>ce<br />
respiri lunghi<br />
aspettiamo insieme che accadano le cose<br />
l’atteggiamento che ci porta a queste azioni<br />
senza carattere o intelletto o scelta<br />
se il desiderio estremo è per l’amore<br />
lavorare, conservare<br />
è un gesto rozzo questo<br />
senza significati<br />
un gesto unico che mantiene<br />
e va a fondo<br />
e forza tutto<br />
muovendo polso e braccia e spalla<br />
forza tutto<br />
segna le foto dei ragazzi tedeschi<br />
petali <strong>di</strong> rosa bianca<br />
in una forma nuova<br />
<strong>di</strong>fficile da <strong>di</strong>re<br />
una forma severa <strong>di</strong> coscienza<br />
proso<strong>di</strong>a asciutta che mente<br />
fino in fondo<br />
fino alla fine<br />
e spezza tutto<br />
riparte la piccola automobile<br />
follow me <strong>di</strong>ce la sua insegna <strong>di</strong> luce<br />
la seguiamo sulla pista ad ali spiegate<br />
siamo gran<strong>di</strong> rigi<strong>di</strong> impacciati<br />
no, non si vola qui<br />
è lo stato delle cose che<br />
ci ha spinto a queste azioni<br />
siamo scesi dal cielo<br />
e c’era altro<br />
ma qui i bambini non vogliono dormire<br />
noi parliamo del dolore e li culliamo<br />
ci raccontiamo<br />
al tramonto in queste sere<br />
ci salviamo<br />
in quei <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> urne aperte e chiuse ci salviamo<br />
mancano le <strong>di</strong>dascalie ma è sempre chiaro<br />
forzando i gesti<br />
sopravvivere, si <strong>di</strong>ce<br />
Mattia Di Leva, smalto su carta<br />
e respiriamo l’umido dell’aria<br />
il temporale<br />
adesso che è l’inizio dell’estate<br />
e volano i nostri fogli per il vento<br />
ma cosa resta a terra se non sa parlare<br />
sotto la lingua nella bocca in gola<br />
il sapore si mischia a queste azioni<br />
le trascina<br />
le fa amare<br />
dentro al caffè che ho preparato e offerto<br />
mescoliamo piano io mescolo<br />
lo zucchero più dolce ai suoi sorrisi<br />
azioni NUN, <strong>di</strong>fficili da <strong>di</strong>re<br />
noi non sappiamo scrivere parole<br />
leggerle perfino ci fa male<br />
una resistenza densa <strong>di</strong> paura<br />
poi entra Bricca<br />
e io lo lascio fare<br />
voglio che <strong>di</strong>ca e chiedo<br />
com’è andata Bricca, com’è stato<br />
cosa ha portato a queste azioni<br />
è ancora questo e solo che ci affranca<br />
un’azione umile che salva e che ci mente<br />
ma Bricca <strong>di</strong>gnità ne aveva<br />
da toglierci il cappello insieme a <strong>di</strong>o<br />
al suo passare<br />
io lo immagino partire<br />
vedo sua madre, è in pianti<br />
forziamo tutto<br />
fino al segno<br />
a forme su cui scrivere dei versi<br />
muoviamo polsi braccia spalle…<br />
il cielo è coperto<br />
sono persi i limiti, e noi feroci<br />
noi no<br />
noi non vogliamo, <strong>di</strong>ce<br />
e come me ha paura <strong>di</strong> morire<br />
il principio del fare<br />
come usiamo la matita è un fatto<br />
e come ci guar<strong>di</strong>amo ancora…<br />
a terra, senza ali adesso<br />
non siamo più angeli<br />
noi raccogliamo i resti<br />
e li mettiamo in bella copia<br />
tracciamo scie <strong>di</strong> sogni e poi fuggiamo<br />
non tutti, noi no, <strong>di</strong>ce<br />
ma è già scappato un’altra volta<br />
senza voltarsi per paura del dolore<br />
senza lasciare neanche un fazzoletto per pulire<br />
guar<strong>di</strong>amo ancora quei <strong>di</strong>segni<br />
è l’ora dei bambini, le cinque della sera<br />
e ce ne an<strong>di</strong>amo<br />
è piena oggi la strada, è piena<br />
se la guardo fino in fondo e da lontano<br />
è piena<br />
giorni come notti<br />
a rompere il destino e ogni purezza<br />
cantando nenie dondolando adagio<br />
ma non dormono mai i nostri bambini<br />
a cullargli intorno il tempo<br />
e il tempo è tempo<br />
farlo tacere forzandolo<br />
cullando piano giorni come notti<br />
a bocca aperta<br />
erano muri e lager<br />
vetri spezzati <strong>di</strong> bottiglie posate sui confini<br />
con altri gesti e denti d’oro e rotti<br />
ma io mi sdraio oggi e come mai ti guardo<br />
accanto io ho il mio lupo, tenero accucciato<br />
ha il pelo nero<br />
è il più crudele al mondo<br />
si ricompone adesso, in un tempo salvato<br />
il ricordo inelu<strong>di</strong>bile dentro quel dolore<br />
si ricompone adesso il senso delle cose.<br />
(da: NUN 1, a cura <strong>di</strong> Giacomo della Maria,<br />
Mattia Di Leva, Maria Gervasio, Jean Robaey<br />
Bohumil e<strong>di</strong>zioni, 2007)
20<br />
RICERCA<br />
oltre i “miracoli” per una corretta informazione<br />
Un anno <strong>di</strong> risvegli<br />
una tesi <strong>di</strong> laurea analizza gli articoli usciti su quoti<strong>di</strong>ani nazionali e si scopre che…<br />
<strong>di</strong><br />
Davide Simoni<br />
erché il coma? Perché il coma è una sintomatologia relativamente gio-<br />
Pvane, la cui conoscenza nella società, e in parte nella comunità me<strong>di</strong>ca,<br />
è pressoché nulla o <strong>di</strong>storta, ma particolarmente esposta ai rischi derivanti<br />
dalla comunicazione moderna. Le storie <strong>di</strong> persone in coma catturano facilmente<br />
l’attenzione, perché semplici da comunicare ed interpretare, perché<br />
drammatiche e coinvolgenti; perché spesso riguardano giovani, se non bambini,<br />
o personaggi famosi.<br />
Il coma fa notizia:è un termine pervasivo nei giornali italiani. Inoltre, viene<br />
rappresentato secondo una visione banale e stereotipica da molte aree della<br />
fiction, dalla televisione al cinema, e ciò influisce notevolmente sulla<br />
costruzione della sua rappresentazione sociale attraverso lo spazio me<strong>di</strong>atico.<br />
Questo stu<strong>di</strong>o affronta l’analisi <strong>di</strong> un anno <strong>di</strong> notizie su coma e risvegli dal<br />
coma per identificare gli aspetti relativi alla comunicazione del coma sulla<br />
stampa giornalistica italiana.<br />
Il punto <strong>di</strong> partenza <strong>di</strong> questo lavoro <strong>di</strong> ricerca è rappresentato dalla Carta<br />
<strong>di</strong> impegni Comunicare il Coma, promossa da una serie <strong>di</strong> enti particolarmente<br />
esposti al problema tra i quali <strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong> <strong>Luca</strong><br />
Onlus e l’Università <strong>di</strong> Bologna. La carta rappresenta una<br />
forte denuncia: lanciare messaggi sbagliati può generare<br />
aspettative errate nelle persone che devono convivere con<br />
il coma e non permette <strong>di</strong> creare un ambiente florido in<br />
cui fare crescere gli sforzi della ricerca scientifica. Il documento<br />
offre consigli in positivo ai giornalisti per la<br />
<strong>di</strong>vulgazione <strong>di</strong> notizie sul tema: il punto innovativo<br />
rispetto ad altre carte riguarda l’estensione <strong>di</strong> una tutela<br />
“rafforzata” alla famiglia della persona degente; inoltre si<br />
vieta un uso <strong>di</strong> toni sensazionalistici, in particolare modo nella titolazione e<br />
si chiede <strong>di</strong> favorire la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> buone pratiche sanitarie, senza trattare<br />
ogni caso come episo<strong>di</strong>o isolato.<br />
Lo stu<strong>di</strong>o ha seguito il percorso tracciato dalla carta d’impegni, utilizzando<br />
questo strumento quale primo riferimento per un giu<strong>di</strong>zio complessivo sulla<br />
qualità dell’informazione. <strong>Gli</strong> articoli del corpus <strong>di</strong> analisi riguardano l’anno<br />
successivo alla pubblicazione della carta, dal 1 Ottobre 2005 al 1 Ottobre<br />
2006 compresi; nonché la scelta <strong>di</strong> autorevoli quoti<strong>di</strong>ani nazionali (Corriere<br />
della Sera, La Repubblica e il Resto del Carlino) molto <strong>di</strong>ffusi su base<br />
locale, nella regione Emilia-Romagna, dove la carta è stata recepita e <strong>di</strong>ffusa<br />
dall’Or<strong>di</strong>ne Giornalisti. Un’ulteriore scelta ha guidato nella compo-<br />
sizione del corpus <strong>di</strong> analisi: si è scelto <strong>di</strong> considerare come prioritarie<br />
quelle notizie che riguardassero “risvegli” dal coma. Si è selezionato un<br />
tema particolarmente pertinente per un’analisi sulla comunicazione del<br />
coma: nella fiction e in un certo tipo <strong>di</strong> informazione resiste un’immagine<br />
stereotipata del “risveglio”, quella del paziente in coma da anni che grazie<br />
a una voce e ad assidue carezze, si sveglia e si alza dal letto sano e salvo,<br />
come se niente fosse. In realtà non è corretto parlare <strong>di</strong> risveglio nei termini<br />
<strong>di</strong> un imme<strong>di</strong>ato ripristino della coscienza; l'evoluzione naturale <strong>di</strong> un<br />
danno cerebrale implica un percorso sfumato attraverso con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />
coscienza ridotta, progressivamente crescente. In un’esperienza <strong>di</strong> coma il<br />
risveglio è solo la parte centrale <strong>di</strong> un percorso complesso che mira al recupero<br />
delle abilità.<br />
La ricerca mostra come la comunicazione del coma e dei risvegli dal coma<br />
nei quoti<strong>di</strong>ani italiani faccia parte <strong>di</strong> quella categoria <strong>di</strong> notizie definita<br />
para-sanitaria: una classe <strong>di</strong> prodotti informativi in cui il tema salute è trattato<br />
solo marginalmente. Si privilegia la costruzione <strong>di</strong> strutture narrative<br />
focalizzate sulla storia, con scelte linguistiche fortemente iconiche ed emotivamente<br />
connotate. Le notizie sono selezionate secondo il loro carattere<br />
<strong>di</strong> eccezionalità e raramente approfon<strong>di</strong>scono tematiche <strong>di</strong> interesse<br />
me<strong>di</strong>co-scientifico, oltre la coincidenza del risveglio dal coma. Le sezioni<br />
del giornale in cui sono stati rilevati gli articoli sono quanto mai eterogenee,<br />
in tutte e tre le testate: in particolare, dato lo scarso approfon<strong>di</strong>mento sugli<br />
inserti salute e nelle pagine cultura/scienza, il “risveglio dal coma” viene<br />
saltuariamente percepito come un problema strettamente me<strong>di</strong>co-scientifico.<br />
In linea con la personalizzazione della notizia e con la scarsa propensione<br />
all’approfon<strong>di</strong>mento, si rileva una focalizzazione sul singolo accidente, piuttosto<br />
che una trattazione organica della storia, che preveda anche informazioni<br />
utili, buone pratiche <strong>di</strong> cura, servizi terapeutici e riabilitativi per il<br />
degente e la famiglia.<br />
Ancora, la <strong>di</strong>mensione psicologica e l’informazione che si potrebbe fare su<br />
questo vastissimo ambito non trovano grande spazio negli articoli analizzati.<br />
L’importanza che può rivestire nel processo <strong>di</strong> guarigione un atteggiamento<br />
positivo da parte del paziente, la frustrazione, la per<strong>di</strong>ta del controllo<br />
emotivo, l’abbandono o l’isolamento sono trattati in modo assolutamente<br />
marginale rispetto agli altri argomenti.<br />
In particolare, non si indaga sulla <strong>di</strong>mensione del dover fare che consegue<br />
alla malattia e sulle conseguenze sociali della malattia. Ciò comporta che, in<br />
generale, la <strong>di</strong>sabilità conseguente a uno stato <strong>di</strong> coma non venga percepita.<br />
Il dopo malattia o meglio il post-evento acuto e la continuità terapeutica<br />
sembrano non riscuotere grande approfon<strong>di</strong>mento.<br />
Sul profilo linguistico e stilistico, è comune il tentativo <strong>di</strong> rendere più imme<strong>di</strong>ata<br />
la “lingua giornalistica”. Piuttosto che riferire ed esporre, le categorie<br />
linguistiche pre<strong>di</strong>lette dai giornali <strong>di</strong> qualità, si descrivono situazioni attraverso<br />
un linguaggio iconico, che accorcia la <strong>di</strong>stanza comunicativa. Con la<br />
frequente cessione <strong>di</strong> parola ai protagonisti si arriva a uno scritto-parlato,
che simula il linguaggio televisivo. I giornalisti utilizzano <strong>di</strong>verse strategie<br />
linguistiche per riprodurre lo stile della “conversazione”: strategie tipografiche<br />
(uso <strong>di</strong> font <strong>di</strong>versi e <strong>di</strong> layout particolari, come il virgolettato), per<br />
interrompere l’uniformità e la monotonia visiva del <strong>di</strong>scorso<br />
scritto; un registro generalmente<br />
informale e colloquiale, con<br />
metafore, espressioni i<strong>di</strong>omatiche,<br />
cliché per ricreare “l’illusione” del<br />
<strong>di</strong>scorso parlato. Si segnala la frequente<br />
centralità della testimonianza<br />
<strong>di</strong>retta <strong>di</strong> me<strong>di</strong>ci e del personale sanitario:<br />
per il quoti<strong>di</strong>ano <strong>di</strong>venta importante<br />
dare “voce ai protagonisti” dell’evento<br />
<strong>di</strong> cronaca, <strong>di</strong>mostrando <strong>di</strong> essere là dove i fatti succedono e garantendosi<br />
un approccio competente e autorevole. E’ interessante rilevare tuttavia<br />
che non si parla molto <strong>di</strong> comportamenti scorretti, né si dà maggior<br />
spazio a consigli sui comportamenti più adeguati ai fini preventivi. In pratica,<br />
è assolutamente ignorata la <strong>di</strong>mensione della prevenzione, sia all’interno<br />
degli articoli che nella tematizzazione delle pagine dove questi articoli<br />
sono collocati. Le parole colte o troppo tecniche sono generalmente evitate,<br />
o utilizzate senza il necessario approfon<strong>di</strong>mento, con una tendenza all’iperinformatività<br />
che va a scapito della correttezza <strong>di</strong>vulgativa. Per esempio, vi<br />
è raramente sui quoti<strong>di</strong>ani una chiara demarcazione tra gli sta<strong>di</strong> del coma.<br />
Questo porta gli articoli <strong>di</strong> giornale a confondere spesso coma e stati vegetativi,<br />
<strong>di</strong>vulgando notizie fortemente imprecise e alimentando una associazione<br />
implicita tra lo stato <strong>di</strong> coma e i <strong>di</strong>battiti sull’eutanasia. Si osserva la<br />
tendenza a pubblicare la durata dello stato <strong>di</strong> coma, là dove secondo la<br />
me<strong>di</strong>cina il coma supera raramente i 30 giorni. Semplificazione della termi-<br />
nologia ed eccessiva morbosità per il catastrofismo sembrano dominare<br />
pertanto questo aspetto della comunicazione.<br />
Il risveglio dal coma viene spesso associato alla resurrezione, alla rinascita,<br />
al miracolo. Il coma nella sua <strong>di</strong>mensione onirica è qualcosa <strong>di</strong> misterioso e<br />
affascinante, una sfida estrema alla morte; le notizie subiscono ovviamente<br />
una torsione, e vengono rimodellate all’interno <strong>di</strong> questa struttura narrativa,<br />
completamente epurata dal <strong>di</strong>scorso scientifico. L’uso dell’analogia è<br />
favorito dal carattere <strong>di</strong> irrazionalità e apparente a-scientificità che caratterizza<br />
la comunicazione del coma. In particolare le metafore più frequenti<br />
riguardano il “lungo sonno”, “la caduta agli inferi”, “la prigione”, “l’assenza<br />
<strong>di</strong> luce”,“la lotta per la vita”,“la resurrezione”,“la rinascita”,“il viaggio”,<br />
“la luce”, e l’accostamento con la favola della “bella addormentata”. I quoti<strong>di</strong>ani<br />
si avvicinano al linguaggio televisivo. Nell’intento <strong>di</strong> conquistare<br />
nuovo pubblico <strong>di</strong> classe me<strong>di</strong>a, in<strong>di</strong>viduato nel pubblico televisivo, la stam-<br />
RICERCA 21<br />
pa quoti<strong>di</strong>ana italiana si popolarizza, riservando uno spazio più ampio alla<br />
sfera del privato e rielaborando in chiave <strong>di</strong> giornalismo (e racconto) popolare<br />
storie <strong>di</strong> coma e <strong>di</strong> risvegli. La velocizzazione porta i giornali a cambiare<br />
con ritmo incessante le notizie <strong>di</strong> cui parlare. Le notizie hanno una<br />
vita breve, pertanto si selezionano notizie che acquistano rapidamente significatività.<br />
Paradossalmente, le notizie <strong>di</strong> risveglio dal coma rispondono<br />
bene a questi criteri: anche se riguardano un percorso <strong>di</strong> sofferenza e <strong>di</strong><br />
trasformazioni lente e impercettibili.<br />
Ovviamente, anche se le fonti e i temi della stampa si rivelano sempre molto<br />
simili, ogni testata sviluppa uno stile personalizzato ed una modalità in<strong>di</strong>viduale<br />
per rivolgersi al pubblico.<br />
Il Resto del Carlino è il quoti<strong>di</strong>ano che ha accordato uno spazio e un peso<br />
maggiore ai “risvegli dal coma”. Se si considera la collocazione degli articoli<br />
per impaginazione, nel confronto comparato con le altre testate infatti<br />
questa testata riserva il numero maggiore <strong>di</strong> prime pagine e <strong>di</strong> notizie in<br />
primo piano ai risvegli. Il dato è interessante se si considera che il quoti<strong>di</strong>ano<br />
bolognese si rivolge a un pubblico me<strong>di</strong>o, <strong>di</strong> fascia non colta, per il<br />
quale è ipotizzabile che il “risveglio dal coma” venga selezionato per il suo<br />
carattere <strong>di</strong> eccezionalità e curiosità.<br />
Ma soprattutto Il Resto del Carlino ha reso più evidente la marca della propria<br />
linea e<strong>di</strong>toriale, secondo un in<strong>di</strong>rizzo che qui si intende, in senso critico,<br />
molto problematico: attraverso strategie sensazionalistiche, una titolazione<br />
gridata, un supporto informativo teso a colpire emotivamente e un<br />
frequente richiamo al miracolismo, il giornale tenta <strong>di</strong> conquistare il pubblico<br />
popolare più vasto; contemporaneamente, nella costruzione del <strong>di</strong>scorso<br />
sul coma, si fornisce una interpretazione ideologica <strong>di</strong> uno dei temi<br />
più appetibili per i giornali oggi, l’eutanasia. L’associazione tra risvegli ed<br />
eutanasia è molto problematica, ma <strong>di</strong>ffusa: per esempio, quando i “risvegli<br />
dal coma” dopo un periodo prolungato vengono usati come “giustificazione”<br />
contro la sospensione delle cure ai malati terminali. Sui quoti<strong>di</strong>ani<br />
italiani, nel corpus considerato, gli esempi forniti dai risvegli (in primo<br />
luogo quello <strong>di</strong> Salvatore Crisafulli) vengono spesso comparati al caso <strong>di</strong><br />
Terry Schiavo.<br />
Lo spazio de<strong>di</strong>cato alle notizie per l’approfon<strong>di</strong>mento è sod<strong>di</strong>sfacente, ma i<br />
quoti<strong>di</strong>ani riempiono questa superficie <strong>di</strong> illustrazioni, prospetti, sottotitoli<br />
e sommari, per cui l’estensione molto spesso va a scapito della profon<strong>di</strong>tà<br />
informativa.<br />
Le illustrazioni sono soprattutto foto e/o immagini realistiche piuttosto che<br />
<strong>di</strong>segni e/o riproduzioni: rappresentano per lo più i protagonisti della<br />
vicenda, i famigliari e i me<strong>di</strong>ci che hanno assistito i pazienti durante il periodo<br />
<strong>di</strong> coma, in linea con la personalizzazione della notizia oggetto <strong>di</strong><br />
cronaca. Si tratta <strong>di</strong> immagini che mettono in scena gli acca<strong>di</strong>menti, focalizzandosi<br />
sui soggetti, i loro volti e i loro gesti atipici, che veicolano imme<strong>di</strong>atamente<br />
una reazione emozionale e alludono a una storia personale, alla<br />
<strong>di</strong>mensione in<strong>di</strong>viduale che ogni acca<strong>di</strong>mento presenta.<br />
Prevale il modello del servizio giornalistico tra<strong>di</strong>zionale, con un numero<br />
significativo <strong>di</strong> notizie brevi, a <strong>di</strong>mostrazione del fatto che la notizia <strong>di</strong><br />
“risveglio dal coma” acquista valore <strong>di</strong> curiosità, per mezzo <strong>di</strong> evidenti semplificazioni,<br />
ed è sintetizzabile come spot news che non necessita <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento.<br />
Vi è una scarsa incidenza <strong>di</strong> altri generi giornalistici (interviste,<br />
inchieste, reportage).<br />
Per concludere, nell’informazione sul coma resistono una tendenza al sensazionalismo<br />
ed alla superficialità, una confusione terminologica grave, lo<br />
stereotipo del risveglio improvviso e pro<strong>di</strong>gioso. I risultati <strong>di</strong> questa ricerca<br />
confermano che la denuncia posta dalla Carta <strong>di</strong> Impegni “Comunicare il<br />
coma” è valida e deve essere sostenuta, con una attività <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione del<br />
documento. Pertanto si è pensato <strong>di</strong> operativizzare ulteriormente la <strong>di</strong>vulgazione<br />
della Carta <strong>di</strong> impegni con l’implementazione <strong>di</strong> un sito web specifico,<br />
www.comunicareilcoma.it; si è ritenuto opportuno lavorare a uno strumento<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione della Carta <strong>di</strong> impegni, un sito internet che possa<br />
fornire una stabile collocazione al documento, là dove i giornalisti spesso<br />
raccolgono informazioni, per creare un contatto e proseguire un percorso <strong>di</strong><br />
reciproca educazione.<br />
Davide Simoni ha <strong>di</strong>scusso birllantemente la sua tesi e si è laureato<br />
"Dottore in Scienze della Comunicazione".<br />
A lui un affettuoso augurio da tutti noi.
22<br />
Direttore responsabile<br />
Fulvio De Nigris<br />
Comitato dei garanti<br />
Giana Andreatta<br />
Alessandro Bergonzoni<br />
Francesco Campione<br />
Andrea Canevaro<br />
Roberto Iovine<br />
Pasquale Montagna<br />
Maurizio Matteuzzi<br />
Roberto Piperno<br />
Maria Vaccari<br />
Comitato e<strong>di</strong>toriale<br />
Lucia Bernardoni<br />
Loris Betti<br />
Giovanna Corrado<br />
Maria Regazzi<br />
Patrizia Scipione<br />
Loredana Simoncini<br />
Patrizio Tressol<strong>di</strong><br />
Laura Trevisani<br />
Segretaria <strong>di</strong> redazione<br />
Elena Bogliar<strong>di</strong><br />
Redazione<br />
Via Saffi 10 - 40131 Bologna<br />
Tel. 051 6494570<br />
Fax 051 6494865<br />
E-mail: amici<strong>di</strong>luca@tin.it<br />
www.amici<strong>di</strong>luca.it<br />
Si ringrazia Eliobiemme<br />
Centro copigrafico<br />
Impaginazione<br />
OGB - Bologna<br />
MAGAZINE<br />
Perio<strong>di</strong>co associato<br />
Unione Stampa Perio<strong>di</strong>ca Italiana<br />
Stampa<br />
GALEATI INDUSTRIE GRAFICHE S.P.A.<br />
Si ringraziano i familiari che<br />
hanno autorizzato la pubblicazione<br />
delle foto<br />
sostieni la “Casa dei Risvegli<br />
<strong>Luca</strong> De Nigris” e il<br />
“Centro Stu<strong>di</strong> per la Ricerca sul Coma”<br />
CARISBO CC 3802<br />
FILIALE DUE TORRI - BOLOGNA<br />
Piazza <strong>di</strong> Porta Ravegnana, 2/B<br />
Cab. 02504-9 Abi 6385-9<br />
cc postale 26346536<br />
MI RICORDO DI TE<br />
Era il 6 aprile 2006 …<br />
A Ubaldo<br />
L’ulivo <strong>di</strong> Ubaldo cresce…<br />
l silenzio…dove va a finire il mio silenzio!Il<br />
Inostro silenzio che sembra non trovare parole,<br />
ma basta saperlo ascoltare che le parole che ci sembrano<br />
invisibili riempiranno i nostri cuori.<br />
Un sorriso, un movimento, uno sguardo…ora sembra<br />
tutto così lontano!<br />
Eppure quando ti giri a guardare in<strong>di</strong>etro i ricor<strong>di</strong><br />
ritornano così chiari e niti<strong>di</strong> che trascinano dentro<br />
<strong>di</strong> noi tutto il loro sentimento.<br />
ANIME CHE SI INCONTRANO E DEVONO<br />
IMPARARE AD ACOLTARSI!<br />
Porto dentro <strong>di</strong> me una parte <strong>di</strong> te come tu hai portato<br />
con te una parte <strong>di</strong> me…e questo ci terrà legati<br />
nella luce della tua eternità.<br />
…e ho guardato dentro la tua anima per poterti<br />
conoscere fino in fondo, per poter capire che cosa e<br />
chi c’era dentro, e ho guardato dentro le mie emo-<br />
zioni per poter capire dove mi hai voluto portare…e<br />
ho avuto paura <strong>di</strong> ascoltare il mio cuore perché il<br />
tuo mettermi alla prova è nella quoti<strong>di</strong>anità <strong>di</strong> quello<br />
che faccio.<br />
Ora rimane un vetro vuoto che mi porta lo sguardo<br />
verso l’infinito, il pettirosso nel tuo giar<strong>di</strong>no, questo<br />
sacco pieno delle tue cose, la tua se<strong>di</strong>a che dondola<br />
vuota questa sera in mezzo alla nostra palestra, il<br />
tuo sorriso che mi appare ovunque io mi giri, la luce<br />
dei tuoi occhi, il respiro <strong>di</strong> quegli attimi vissuti, la<br />
gioia della tua vita che porteremo dentro <strong>di</strong> noi.<br />
Un gran privilegio averti potuto conoscere!<br />
E’ molto <strong>di</strong>fficile lasciarti andare, ma so che sei già un<br />
angelo, fra i più belli…alzo gli occhi verso il cielo, ti<br />
cerco e quella stella che luccica più delle altre sei tu!<br />
Grazie per questi momenti vissuti insieme fino<br />
all’ultimo respiro…nel mio cuore, nella mia anima,<br />
nella mia mente…Ascoltami<br />
Silvia Faenza<br />
Un caro saluto a Gelsomino e Anna, genitori <strong>di</strong> Ubaldo, ai familiari e gli amici,<br />
a quanti l’hanno conosciuto
ANDATA E RITORNO 23<br />
Alby, una persona speciale<br />
Salve. Volevo ringraziarvi per la costanza e la serietà che <strong>di</strong>mostrate spedendomi puntualmente la vostra rivista, da oramai due anni circa. Volevo rivolgere un saluto particolare<br />
a mio marito Alberto, volevo <strong>di</strong>rgli che mi piacerebbe poter fare <strong>di</strong> più per lui perché è una persona speciale e sempre lo sarà. Che anche se lui a casa non c'è<br />
ogni cosa parla <strong>di</strong> lui e anche se con un groppo in gola, a volte mi sembra <strong>di</strong> sentirlo arrivare dal lavoro e salire le scale, che mi spiace torturarlo con i miei baci e le<br />
carezze ma che lasciare il suo letto con il profumo della sua pelle addosso per altre due ore mi da la forza <strong>di</strong> affrontare il resto della giornata. Che anche nostra figlia è<br />
speciale (perchè è identica a lui) e ringraziarlo perchè mi ha aiutato a crescerla con i giusti valori ed è stato un papà perfetto. Che avrei migliaia <strong>di</strong> parole da spendere<br />
ma non basterebbero a <strong>di</strong>rti quanto mi manchi.<br />
Grazie Alby, ti amo.<br />
Elsa Bellini<br />
Teresa è andata a casa<br />
Antonella<br />
è ritornata<br />
entornata Antonella, dove erava-<br />
Bmo rimasti? Dopo l’assenza per<br />
maternità e la nascita della piccola<br />
bella, dolce, simpatica Amelita, l’educatrice<br />
Antonella Vigilante ritorna al<br />
lavoro alla Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De<br />
Nigris nel gruppo che fa capo all’educatrice<br />
e pedagogista clinica Laura<br />
Trevisani.<br />
L’aspettavamo per preparare le<br />
nuove iniziative culturali all’aperto<br />
della prossima estate, per i laboratori<br />
rivolti ai familiari , per le attività <strong>di</strong><br />
comunicazione degli eventi e vivere<br />
<strong>di</strong> nuovo assieme le attività della<br />
struttura.<br />
Nella foto:Antonella, Laura,Carla e la<br />
piccola Amelita che sembra <strong>di</strong>re:”<br />
mamma quando viene papà che spostiamo<br />
le se<strong>di</strong>e per gli spettacoli nel<br />
giar<strong>di</strong>no?”
Cosa fa 5x1000 ?<br />
fa quello che vogliamo noi !<br />
5 x 1000 a “gli amici <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>”<br />
Dai voce al silenzio del coma.<br />
Nella prossima denuncia dei red<strong>di</strong>ti firma nel quadro de<strong>di</strong>cato alle Organizzazioni Non Lucrative (Onlus)<br />
Riporta, sotto la tua firma, il co<strong>di</strong>ce fiscale de GLI AMICI DI LUCA onlus 91151360376<br />
Il 5xmille non sostituisce l'8xmille e non è un costo aggiuntivo per il contribuente.<br />
E' una quota <strong>di</strong> imposte a cui lo Stato rinuncia per destinarla alle organizzazioni no-profit per sostenere le loro attività.<br />
Richiedete le nostre guide per le famiglie<br />
e<strong>di</strong>te da Alberto Per<strong>di</strong>sa<br />
Info: 051.6494570 - www.amici<strong>di</strong>luca.it - amici<strong>di</strong>luca@tin.it