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Magazine Aprile - Gli Amici di Luca

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a Casa Dei Risvegli <strong>Luca</strong> De<br />

LNigris ha compiuto due anni <strong>di</strong><br />

vita. In questo periodo è stato possibile<br />

vedere concretamente quanto delle<br />

speranze e dei progetti che avevamo<br />

coltivato insieme si siano poi effettivamente<br />

realizzati. Ebbene, l’impressione<br />

è che i risultati, anche se ancora iniziali,<br />

confermano le aspettative. I<br />

punti <strong>di</strong> forza che caratterizzano l’esperienza<br />

della Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong><br />

De Nigris sono: la specializzazione, la<br />

multifattorialità terapeutica, la presa<br />

in carico della famiglia, il percorso<br />

integrato, la collaborazione fra profesionalità<br />

sanitarie, non sanitarie e<br />

volontariato. La specializzazione<br />

implica un punto <strong>di</strong> osservazione speciale<br />

sulle persone in stato vegetativo<br />

o <strong>di</strong> coscienza minima. Oggi sempre<br />

più emerge il fatto che queste con<strong>di</strong>zioni<br />

sono probabilmente molto più<br />

complesse <strong>di</strong> quanto si poteva pensare<br />

fino a non molti anni fa e quin<strong>di</strong><br />

occorre una competenza de<strong>di</strong>cata e<br />

specifica per poter regolare l’investimento<br />

terapeutico ed in<strong>di</strong>viduare precocemente<br />

le possibili evoluzioni nel<br />

tempo. Da questo punto <strong>di</strong> vista la<br />

Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris è<br />

forse l’unica struttura in Italia de<strong>di</strong>cata<br />

espressamente alle persone in stato<br />

vegetativo o <strong>di</strong> coscienza minima nella<br />

fase riabilitativa postacuta. Anche sul<br />

versante terapeutico, nonostante un<br />

crescente numero <strong>di</strong> ricerche e <strong>di</strong> dati<br />

clinici, non è ad oggi possibile identificare<br />

una specifica cura, farmacologica<br />

o riabilitativa, in grado <strong>di</strong> facilitare <strong>di</strong><br />

per sé il riorganizzarsi <strong>di</strong> una migliore<br />

consapevolezza <strong>di</strong> sé e dell’ambiente.<br />

E’ probabile che le possibilità <strong>di</strong> recupero<br />

della coscienza, qualora presenti,<br />

siano facilitate da una pluralità <strong>di</strong><br />

interventi coor<strong>di</strong>nati <strong>di</strong> natura <strong>di</strong>versa:<br />

clinici, riabilitativi ed assistenziali.<br />

Questa multifattorialità terapeutica,<br />

"Vale la pena:il coma un viaggio verso la luce" perio<strong>di</strong>co <strong>di</strong> resistenza civile, per le professioni e la vita sociale<br />

Pubblicazione dell’associazione <strong>di</strong> volontariato onlus “<strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>” registrazione Tribunale <strong>di</strong> Bologna n.7176 del 27/11/2001<br />

Tariffa Ass. Senza Fini <strong>di</strong> Lucro:"Poste italiane S.p.a - Spe<strong>di</strong>zione in Abb. postale - D.L.353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n°46) art.1, comma 2, DCB Bologna"<br />

Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris<br />

i risultati confermano le aspettative<br />

<strong>di</strong><br />

Roberto Piperno<br />

<strong>di</strong>rettore<br />

Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris<br />

Azienda Usl <strong>di</strong> Bologna<br />

IO SPERO, TU SPERI,<br />

EGLI SPERA, NOI...<br />

<strong>di</strong> Maurizio, Oretta<br />

e Juri<br />

nella quale rientra anche il ruolo della<br />

famiglia come soggetto curante, è l’ipotesi<br />

centrale <strong>di</strong> lavoro nella Casa<br />

dei Risvegli <strong>Luca</strong> de Nigris. La struttura<br />

stessa, nelle sue modalità <strong>di</strong> funzionamento<br />

e con le procedure innovative<br />

<strong>di</strong> stimolazione regolata, è in un<br />

certo senso la “variabile” che può fare<br />

la <strong>di</strong>fferenza nei tempi e nella qualità<br />

del recupero. E’ ancora presto per<br />

poter confermare o meno questa ipotesi,<br />

tuttavia le impressioni cliniche<br />

sembrano ad oggi in<strong>di</strong>care questa<br />

<strong>di</strong>rezione. La presa in carico della<br />

famiglia, con i progetti <strong>di</strong> formazione,<br />

informazione, affiancamento e sostegno,<br />

riduce il <strong>di</strong>sagio l’ansia e la paura<br />

dei componenti il nucleo familiare e li<br />

aiuta a superare le situazioni <strong>di</strong> crisi.<br />

Una famiglia che cura ma è anche<br />

“curata” può realizzare un contesto<br />

emotivo che facilita il rientro a domicilio<br />

e interviene positivamente anche<br />

nei processi <strong>di</strong> recupero. Il percorso<br />

integrato infine da il senso reale <strong>di</strong><br />

una continuità non interrotta <strong>di</strong> cura<br />

attraverso i <strong>di</strong>versi livelli della assistenza,<br />

dall’ospedale al domicilio, ed<br />

accompagna la progressiva transizione<br />

da un contenuto a prevalenza riabilitativa<br />

verso un contenuto a prevalente<br />

o completa connotazione sociale.<br />

Il lavoro <strong>di</strong> contatto del volontariato<br />

dopo il ritorno a domicilio, le occasioni<br />

<strong>di</strong> incontro e <strong>di</strong> iniziativa promosse<br />

dalla Associazione, le esperienze<br />

del gruppo teatrale, sono tutti fattori<br />

che spezzano l’isolamento delle persone<br />

e delle famiglie che hanno vissuto<br />

l’esperienza dello stato vegetativo.<br />

Rompere l’isolamento, ritrovare progetti<br />

e aspettative, sentirsi parte <strong>di</strong> una<br />

comunità, completano davvero un<br />

percorso <strong>di</strong> riabilitazione nel senso<br />

più ampio del termine. Pensiamo ad<br />

una riabilitazione che non si limita al<br />

recupero dei deficit o alle attività <strong>di</strong><br />

una persona isolata da un contesto<br />

umano e sociale, ma si misura davvero<br />

con il problema della partecipazione,<br />

problema che non potrà mai trovare<br />

soluzione sod<strong>di</strong>sfacente o accettabile<br />

se visto solo attraverso la lente deformante<br />

della riabilitazione intesa in<br />

senso me<strong>di</strong>co. La rieducazione è un<br />

mezzo, non può mai <strong>di</strong>ventare un fine.<br />

PAG. 3<br />

L’INCONTRO CON<br />

GIORGIO NAPOLITANO<br />

Appello alla ricerca della<br />

mamma <strong>di</strong> Jacopo<br />

La risposta <strong>di</strong> Ignazio Marino<br />

PAG. 11<br />

LA FORZA DEL<br />

TEATRO E DELLA<br />

MUSICA<br />

DA PAG. 4 A PAG. 7<br />

I CONVEGNI SULLE<br />

GRAVI CEREBROLESIONI<br />

Liguria. Piemonte,<br />

Emilia Romagna<br />

PAGG. 14-15<br />

10 °<br />

MAGAZINE<br />

Numero 19<br />

marzo 2007<br />

Stati vegetativi<br />

l’impegno del Ministero della Salute<br />

<strong>di</strong><br />

Stefano A. Inglese<br />

Consigliere del Ministro<br />

della salute<br />

Nella decisione del Ministro della<br />

salute Livia Turco <strong>di</strong> ricomprendere<br />

all’interno della Commissione su<br />

terapia del dolore, cure palliative e<br />

<strong>di</strong>gnità del fine vita un sottogruppo<br />

che si occupi degli stati vegetativi e<br />

della assistenza garantita a malati e<br />

familiari c’è un messaggio molto chiaro:<br />

la necessità che il Ssn assicuri a<br />

ciascuno <strong>di</strong> vivere ogni sta<strong>di</strong>o della<br />

vita con piena <strong>di</strong>gnità e consapevolezza<br />

<strong>di</strong> sé, combattendo il dolore non<br />

necessario e avendo accanto le persone<br />

care, dovere fondamentale della<br />

comunità, ha bisogno <strong>di</strong> azioni concrete.<br />

Il <strong>di</strong>battito <strong>di</strong> questi ultimi mesi<br />

su eutanasia, testamento biologico e<br />

manifestazione <strong>di</strong> volontà, al <strong>di</strong> là<br />

delle <strong>di</strong>verse posizioni in campo, ha<br />

riconfermato, se mai ce ne fosse stato<br />

bisogno, la necessità <strong>di</strong> concentrare la<br />

nostra attenzione su un aspetto particolarmente<br />

significativo, come la qualità<br />

e la <strong>di</strong>gnità delle cure. <strong>Gli</strong> stati<br />

vegetativi sono stati, come sappiamo,<br />

a lungo trascurati e ancora oggi scontiamo<br />

una grande <strong>di</strong>somogeneità territoriale<br />

rispetto alla capacità <strong>di</strong><br />

garantire presa in carico effettiva <strong>di</strong><br />

pazienti e famiglie.<br />

La Commissione ha ricevuto dal<br />

Ministro un mandato molto preciso e<br />

vincolante: fare il punto sullo stato<br />

dell’arte ed in<strong>di</strong>viduare, in tempi<br />

stretti, obiettivi e linee <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo<br />

per avviare rapidamente i cambiamenti<br />

in<strong>di</strong>spensabili a garantire ai citta<strong>di</strong>ni<br />

attenzione e assistenza più adeguate<br />

e in linea con i loro bisogni.<br />

Riaprire, anche formalmente, il<br />

<strong>di</strong>scorso pubblico su questi temi ha<br />

un significato preciso, vuol <strong>di</strong>re avere<br />

piena consapevolezza <strong>di</strong> un contesto<br />

che è mutato profondamente e ci<br />

chiede <strong>di</strong> considerare con rinnovata<br />

attenzione situazioni e con<strong>di</strong>zioni alle<br />

quali, solo qualche hanno fa, guardavamo<br />

con occhi assai <strong>di</strong>versi. Significa<br />

avere attenzione per la qualità della<br />

vita ed impe<strong>di</strong>re che la sofferenza si<br />

trasformi, <strong>di</strong> fatto, in un impoverimento<br />

della dotazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti della<br />

persona, garantendo l’eguaglianza dei<br />

citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> fronte alla malattia e alla<br />

sofferenza. Ha un valore simbolico e<br />

pratico al tempo stesso. Se quanto<br />

abbiamo affermato sinora è vero,<br />

siamo <strong>di</strong> fronte a qualcosa che necessita<br />

<strong>di</strong> un impegno rilevante e, prima<br />

ancora, <strong>di</strong> una assunzione <strong>di</strong> responsabilità<br />

pubblica, anche a fronte <strong>di</strong><br />

una consapevolezza crescente, su<br />

questi temi, da parte dei citta<strong>di</strong>ni. Ma<br />

abbiamo bisogno, parallelamente, <strong>di</strong><br />

contare sul sostegno sociale necessario<br />

perché presa in carico, continuità<br />

assistenziale, umanizzazione dei percorsi,<br />

attenzione per la <strong>di</strong>gnità del<br />

vivere e del morire siano salvaguardate<br />

da una consapevolezza e un consenso<br />

<strong>di</strong>ffusi.<br />

Ciò significa, tra l’altro, affrontare<br />

subito lo stato dei servizi <strong>di</strong> assistenza<br />

ma anche le procedure, i protocolli e<br />

le linee guida riguardanti le modalità<br />

e la qualità con cui vengono assistiti<br />

migliaia <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni nelle fasi più<br />

dolorose e, a volte, tragiche della loro<br />

esistenza.<br />

La Commissione ha svolto, sinora,<br />

due sessioni <strong>di</strong> lavoro istruttorie in<br />

plenaria, il 4 <strong>di</strong>cembre 2006 e il 29<br />

gennaio 2007, e ha proseguito le proprie<br />

attività, successivamente, a<br />

continua a pag. 2<br />

IL TESTAMENTO BIOLOGICO<br />

una proposta all’assemblea<br />

legislativa regionale<br />

<strong>di</strong> Gianluca Borghi<br />

PAG. 10<br />

OSTERIA GRANDE<br />

PER LA SOLIDARIETA’<br />

<strong>di</strong> Vincenzo Zacchiroli<br />

PAG. 16


2<br />

continua da pag. 1<br />

<strong>di</strong>stanza.<br />

Sin dalla riunione <strong>di</strong> inse<strong>di</strong>amento<br />

sono emerse con chiarezza una serie<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>rettrici per le sue attività, che<br />

in<strong>di</strong>viduano altrettante priorità e<br />

costituiscono un vero e proprio programma<br />

<strong>di</strong> lavoro:<br />

1. pre<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> un Piano nazionale<br />

per le cure palliative;<br />

2. aggiornamento delle Linee guida <strong>di</strong><br />

Ospedale senza dolore, avendo cura<br />

<strong>di</strong> estenderne l’area <strong>di</strong> interesse<br />

anche alla me<strong>di</strong>cina del territorio, e<br />

in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> un piano <strong>di</strong> azione<br />

per garantirne la effettività della adozione<br />

sistematica su tutto il territorio<br />

nazionale;<br />

3. avvio <strong>di</strong> una indagine sulla qualità<br />

della assistenza nelle strutture sanitarie<br />

ospedaliere e territoriali nelle fasi<br />

terminali della vita;<br />

4. verifica dello stato dell’arte dei ser-<br />

<strong>di</strong><br />

Gian Piero Steccato<br />

ono due stati <strong>di</strong>fferenti, secondo la<br />

Sme<strong>di</strong>cina non hanno nulla a che<br />

fare l’uno con l’altro e se si vogliono<br />

seguire quelle comode certezze date<br />

dalla scienza, non ci si pone neppure la<br />

domanda se tra la locked-in sindrome<br />

ed il coma possano esserci delle affinità.<br />

Mi chiedo allora come mai le mie<br />

esperienze imme<strong>di</strong>atamente postictus<br />

(quello che mi ha reso locke<strong>di</strong>n)<br />

siano così simili a quelle <strong>di</strong> coloro<br />

che svegliatisi raccontano il loro<br />

coma; e questo è nulla se si pensa a<br />

ciò che io, infermo nel corpo ma sveglio<br />

nella mente, con<strong>di</strong>vido quoti<strong>di</strong>anamente<br />

con chi vive in coma: completa<br />

<strong>di</strong>pendenza dagli altri,<br />

senso <strong>di</strong> abbandono dalle istituzioni,<br />

vita sospesa tra le<br />

incertezze e paura per l’inadeguatezza<br />

delle strutture e<br />

dell’assistenza con conseguente<br />

terrore del futuro.<br />

E’ vero che è <strong>di</strong>fferente la<br />

con<strong>di</strong>zione psicofisica in<br />

quanto io sono perfettamente<br />

consapevole <strong>di</strong> ciò che ho<br />

attorno, mentre chi è in coma<br />

è quantomeno risparmiato<br />

dall’angoscia lucida <strong>di</strong> queste<br />

con<strong>di</strong>zioni, anche se non è<br />

garantito che chi è in coma<br />

non avverta niente.<br />

Di sicuro ci accomuna il muro<br />

che incontriamo da subito<br />

sulla nostra strada <strong>di</strong> neopazienti<br />

gravi.<br />

Tutto comincia con un dopo<br />

rianimazione fatto <strong>di</strong> punti<br />

vizi e della attenzione per la terapia<br />

del dolore e le cure palliative in età<br />

pe<strong>di</strong>atrica;<br />

5. analisi dello stato dell’arte dei servizi<br />

e delle procedure per l’assistenza<br />

ai pazienti in stato vegetativo, con<br />

particolare riferimento alla continuità<br />

assistenziale, elaborazione <strong>di</strong><br />

linee guida per la presa in carico <strong>di</strong><br />

questi stessi pazienti, valutazione del<br />

fabbisogno assistenziale rispetto al<br />

bacino <strong>di</strong> utenza potenziale su scala<br />

nazionale;<br />

6. elaborazione <strong>di</strong> linee guida per l’assistenza<br />

ai pazienti in fase terminale,<br />

con particolare riferimento alla qualità<br />

e alla <strong>di</strong>gnità del fine vita;<br />

7. elaborazione <strong>di</strong> linee guida per la<br />

umanizzazione delle terapie intensive,<br />

con particolare riferimento ai<br />

modelli che ne prevedono l’apertura<br />

e modalità <strong>di</strong> funzionamento finalizzate<br />

al massimo coinvolgimento possibile<br />

dei familiari;<br />

DOCUMENTI<br />

Coma e locked in<br />

visti da me che qualcosa ne so...<br />

interrogativi, <strong>di</strong> pareri <strong>di</strong>scordanti,<br />

della sensazione <strong>di</strong> essere “ pesci che<br />

puzzano”.<br />

Troppo gravi per essere collocati in<br />

strutture poco ospedalizzate, troppo<br />

senza speranza per essere assistiti in<br />

un reparto ospedaliero adeguato,<br />

veniamo spesso considerati “investimenti”<br />

sbagliati, rubaletti nei confronti<br />

degli altri e veri e propri rompicapo<br />

per coloro a cui tocca decidere<br />

la nostra sorte.<br />

Intanto quelli che ci vogliono bene si<br />

trovano a dover <strong>di</strong>ventare e scienziati<br />

e scegliere se intraprendere una<br />

durissima battaglia sociale ed una<br />

vita fatta <strong>di</strong> sacrificio fisico ed economico<br />

enorme, o se staccarsi completamente<br />

da noi fuggendo dal dolore<br />

e lasciandoci al nostro destino. Non<br />

c’è nessun aiuto psicologico istituzionalizzato<br />

per le famiglie che si trovano<br />

sole, stanche fisicamente e moralmente<br />

e che negli anni arrivano<br />

ad<strong>di</strong>rittura a sfaldarsi sotto il peso <strong>di</strong><br />

Gian Piero con alcuni amici bielorussi<br />

8. ricognizione su quanto previsto da<br />

norme, regolamenti, linee guida, co<strong>di</strong>ci<br />

deontologici esistenti, al livello<br />

nazionale ed internazionale, a fondamento<br />

dei <strong>di</strong>ritti dei citta<strong>di</strong>ni sul terreno<br />

della terapia del dolore, delle<br />

cure palliative, della <strong>di</strong>gnità del fine, e<br />

su quanto questo patrimonio incida e<br />

orienti, potenzialmente o nella effettività,<br />

quoti<strong>di</strong>anamente, la tutela del<br />

<strong>di</strong>ritto alla salute.<br />

Per quanto riguarda, in particolare,<br />

gli stati vegetativi, si è deciso <strong>di</strong> avviare<br />

il lavoro con una rilettura ed integrazione<br />

del documento sul tema realizzato<br />

da una precedente Commissione<br />

Ministeriale.<br />

Il lavoro <strong>di</strong> integrazione, che servirà a<br />

supplire anche alla assenza, nella<br />

composizione <strong>di</strong> quella Commissione,<br />

delle organizzazioni <strong>di</strong> tutela dei<br />

pazienti, si concentrerà su una serie<br />

<strong>di</strong> aspetti qualificanti:<br />

• esame del percorso assistenziale<br />

queste situazioni; inoltre non esistono<br />

figure che in<strong>di</strong>rizzino chi ha bisogno<br />

<strong>di</strong> aiuto verso associazioni o<br />

gruppi <strong>di</strong> sostegno che possono fare<br />

da tramite tra paziente ed istituzione<br />

e toglierlo dal panico e dall’ ansia del<br />

non saper che fare.<br />

Poi i giorni più brutti passano, noi<br />

sopravviviamo alla faccia<br />

<strong>di</strong> quelli che ci “davano” una settimana<br />

<strong>di</strong> vita, e sulle bocche dei primari<br />

dei reparti che ci ospitano compare<br />

una smorfia <strong>di</strong> sgomento e <strong>di</strong><br />

imbarazzo “….e adesso dove lo mettiamo???”<br />

Nessuno più ti parla <strong>di</strong><br />

cure, ti <strong>di</strong>cono che la tal struttura<br />

non ti vuole perché sei ancora troppo<br />

grave e necessiti <strong>di</strong> assistenza<br />

ospedaliera, però lì non puoi stare<br />

perché la cosa va per le lunghe. Perciò<br />

ti propongono <strong>di</strong> tornartene a<br />

casa, così rientri nel tuo ambiente e<br />

si è tutti più sereni.<br />

Ringrazio il cielo <strong>di</strong> aver dotato i<br />

miei famigliari <strong>di</strong> nervi sal<strong>di</strong> e <strong>di</strong> un<br />

nella sua interezza;<br />

• valutazione della fase <strong>di</strong> <strong>di</strong>missioni<br />

e <strong>di</strong> ritorno al domicilio;<br />

• standard della assistenza a domicilio;<br />

• bisogni ed esigenze in ambito riabilitativo.<br />

Le questioni oggetto <strong>di</strong> riflessione, e<br />

le soluzioni eventualmente in<strong>di</strong>viduate,<br />

ai <strong>di</strong>versi livelli, potrebbero rappresentare<br />

la base per la realizzazione<br />

<strong>di</strong> una Conferenza <strong>di</strong> consenso che<br />

potrebbe vedere coinvolti tutti i<br />

<strong>di</strong>versi attori e produrre un Piano<br />

nazionale <strong>di</strong> azione sugli stati vegetativi.<br />

Insomma, abbiamo molto da<br />

fare, tutti insieme, e spero <strong>di</strong> poter<br />

contare ancora, in futuro, sulla vostra<br />

ospitalità per raccontare dei prossimi<br />

sviluppi.<br />

Stefano A. Inglese<br />

consigliere del Ministro della salute<br />

caratterino bello caparbio perché se<br />

loro non avessero lottato per garantirmi<br />

un’assistenza adeguata e una<br />

vita più sicura ora sarei morto, o<br />

peggio sarei vivo, pieno <strong>di</strong> decubiti<br />

nel letto <strong>di</strong> un istituto o chiuso nella<br />

solitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> un appartamento<br />

bunker, allietato dalla breve visita<br />

perio<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> un’infermiera. Certo è<br />

durissima aspettare in un “parcheggio”<br />

che qualcosa cambi ed è snervante<br />

continuare a fare la guerra, a<br />

bussare a mille porte e ad arrampicarsi<br />

con unghie e denti per conquistare<br />

una piccola parte <strong>di</strong> ciò che<br />

dovrebbe essere garantito a qualsiasi<br />

essere umano. E’ in questi frangenti<br />

<strong>di</strong> un’importanza fondamentale<br />

l’aiuto degli altri, la solidarietà <strong>di</strong><br />

chi ti può dare una mano e l’esperienza<br />

<strong>di</strong> coloro che hanno già fatto<br />

questo percorso. Tutto cambierebbe<br />

se chi si trova <strong>di</strong> punto in bianco in<br />

una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> malattia grave e <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sagio potesse contare sull’imme<strong>di</strong>ata<br />

assistenza <strong>di</strong> chi ti può<br />

comprendere, può alleviare il<br />

senso della tua solitu<strong>di</strong>ne e ti<br />

può assistere nella ricerca <strong>di</strong><br />

una soluzione adeguata. E’<br />

per questo che, a mio avviso,<br />

occorrerebbe dare più sostegno<br />

alle associazioni, permettere<br />

ed agevolare la creazione<br />

<strong>di</strong> strutture adeguate<br />

(qualche CASA DEI<br />

RISVEGLI in più) e investire<br />

maggiormente nella qualità<br />

e quantità dell’assistenza<br />

domiciliare per permetterci<br />

una vita più plausibile.<br />

Ma a noi (e per noi intendo<br />

anche le nostre famiglie, i<br />

nostri amici e tutti i volontari<br />

che sono in qualche modo<br />

vittime anche loro) chi ci<br />

pensa?


uando ero più giovane <strong>di</strong>cevano che a 50 anni la<br />

Qvita cambia, si vedono le cose sotto un altro<br />

aspetto , non più grilli per la testa, insomma si torna a<br />

rivivere una vita più spensierata .<br />

Soccmel!!!!! (parola <strong>di</strong>alettale bolognese) che fortuna,<br />

cinque anni fa, alle soglie appunto dei miei 50 anni,<br />

una mattina uggiosa, mentre andavo a una visita <strong>di</strong><br />

controllo per una operazione al setto nasale, per strada<br />

mi fanno deviare per un incidente con intervento <strong>di</strong> elicottero,<br />

il primo pensiero era, speriamo non sia nulla<br />

<strong>di</strong> grave, poi sapendo che mio figlio era al lavoro,<br />

come appren<strong>di</strong>sta rappresentante, (finalmente aveva<br />

coronato un suo sogno, quello <strong>di</strong> lavorare in proprio da<br />

circa 2 mesi), decisi <strong>di</strong> chiamarlo per scrupolo,<br />

pensavo non sarà sicuramente coinvolto (fati<strong>di</strong>ca<br />

frase: “a noi non tocca mai”).<br />

Chiama una volta, due volte, pensi, sarà con un<br />

cliente, chiami e richiami, intanto incominciano<br />

a frullarti per la mente mille pensieri, poi...ti<br />

risponde una persona estranea. “Pronto?” e tu:<br />

“ma chi parla …?”. “Sono un carabiniere e lei<br />

chi è?”. “Il padre. Sono qua vicino, è successo<br />

qualcosa…?”. E lui: “Se ci può raggiungere è<br />

meglio”. Purtroppo in quel momento non c’è<br />

autovelox che tenga, tu arrivi ve<strong>di</strong> ... ve<strong>di</strong> una<br />

macchina accartocciata… è la sua, lo ve<strong>di</strong> in<br />

ambulanza… lo stanno rianimando, passano i<br />

minuti, tu non sai cosa fare, raccogli pezzi <strong>di</strong><br />

macchina in qua e là, ti guardano e pensano:<br />

“che fa, suo figlio è li e lui si preoccupa della<br />

macchina?”. Tu non hai il coraggio <strong>di</strong> chiedere<br />

come sta, poi ti <strong>di</strong>cono: “Ci raggiunga all’ospedale”.<br />

In macchina fra urla <strong>di</strong> <strong>di</strong>sperazione e preghiere<br />

a Dio, vai a prendere la moglie al lavoro, ti guarda:<br />

Cosa è successo..?”. Il silenzio. Lei capisce<br />

le tue lacrime, tu le <strong>di</strong>ci: “E’ gravissimo, lo<br />

hanno rianimato sul posto …”. E corri, corri,<br />

corri.<br />

Da lì incomincia la tua nuova vita, dopo i cinquanta,<br />

lunghe attese fuori dalla rianimazione.<br />

Ogni volta che si apriva la porta, il tuo cuore<br />

sussultava, volevi sentirti <strong>di</strong>re: “Sig Mazzanti<br />

suo figlio si è ripreso”. E invece niente. I giorni<br />

passavano, ti <strong>di</strong>cevano: “E’ lì tra la vita e la<br />

morte…”. Ma tu, quando entravi a trovarlo, sentivi<br />

attraverso le macchine, che, a volte, a seconda delle<br />

domande che facevi, il battito del cuore cambiava, la<br />

misura del respiro variava, allora pensavi, ci sente ce<br />

la farà, ma i me<strong>di</strong>ci, che hanno bisogno <strong>di</strong> certezze, ci<br />

prendevano per visionari, (ma noi speravamo).<br />

Finchè un giorno in rianimazione si rompe un tubo<br />

dell’acqua, un incre<strong>di</strong>bile viavai, corri <strong>di</strong> qua corri <strong>di</strong><br />

là, tu ve<strong>di</strong> tutto questo e pensi al peggio, come te anche<br />

altre persone, per i loro cari, tutti a farsi domande,<br />

mobilitazione generale, cuore in gola, per 8 ore, alla<br />

fine, tutto rientra, tuo figlio non è più al suo posto,<br />

l’hanno spostato, che cu.., scusate che fortuna, è stato<br />

inondato da un tubo rotto principale e da quel momento,<br />

si fermò quella maledetta pressione endocranica<br />

che lo teneva in quello stato. Il giorno dopo il me<strong>di</strong>co<br />

<strong>di</strong>sse che era stato un miracolo, io gli risposi: “ Doc, si<br />

vede che per riprenderlo ci voleva una bene<strong>di</strong>zione<br />

cosi grande!”. Da allora, visto lo stato <strong>di</strong> coma e i<br />

pochi incoraggiamenti che avevamo per la sua ripresa,<br />

decidemmo che da lì bisognava partire, per recuperare<br />

nostro figlio, (la speranza è l’ultima a morire).<br />

I giorni passavano, Juri (mio figlio) fra problemi alle<br />

fratture, pie<strong>di</strong> storti, coliche renali, scambiate all’ini-<br />

TESTIMONIANZA 3<br />

Io spero, tu speri, egli spera, noi…<br />

Maurizio, Oretta e Juri ci spiegano la loro “ricetta <strong>di</strong> felicità”<br />

zio, per estensioni inconsce celebrali, dava a suo modo<br />

segnali, per comunicare che aveva del dolore, a volte,<br />

da alcuni me<strong>di</strong>ci ti sentivi <strong>di</strong>re: “Ma ..sente male?”.<br />

Molti pensano che nella fase <strong>di</strong> coma uno non senta<br />

niente, bisognerebbe che provassero loro, e dopo noi<br />

facciamo le domande. Ma abbandoniamo questo tasto<br />

dolente. Tutti questi segnali nella maggior parte <strong>di</strong><br />

essi erano da noi genitori interpretati nel migliore dei<br />

mo<strong>di</strong>, ma ti sentivi sempre <strong>di</strong>re, è un caso, oppure ci<br />

prendevano per visionari. Però quasi sempre le nostre<br />

visioni, prima o poi, si manifestavano per quelle che<br />

erano, cosi avevamo capito, che, maggiormente era<br />

compito nostro, col nostro amore con la A maiuscola,<br />

che dovevamo aiutarlo.<br />

Secondo noi, Juri da un punto <strong>di</strong> vista cognitivo, era<br />

molto presente, ci sembrava come se fosse <strong>di</strong>etro ad un<br />

vetro, dove lui ti sente, ma non riesce a parlarti, se non<br />

con gesti tutti da interpretare, per questo che noi dovevamo<br />

capire a tutti i costi (per fortuna esistono le<br />

mamme che con il loro - io lo chiamo decimo senso -<br />

capiscono anche solo con lo sguardo).<br />

Tutto questo doveva comunque essere fatto con lo spirito<br />

giusto, sempre sorridenti, senza far sentire il tuo<br />

stato d’animo triste, perché la sua sensibilità secondo<br />

me , funzionava anche telepaticamente. Infatti vedevi<br />

il suo sguardo che cambiava se tu un momento prima<br />

avevi pianto, per un qualsiasi motivo, (in quel periodo,<br />

subimmo cambiamenti <strong>di</strong> lavoro, gli stipen<strong>di</strong> servivano<br />

per pagare il mutuo, ecc…), per fortuna stavo in<br />

quel periodo leggendo libri sulla motivazione, e mi<br />

ricordo una frase letta che mi è rimasta impressa fortemente<br />

“C’è solo un modo per essere felici ed è <strong>di</strong><br />

smettere <strong>di</strong> agitarsi per cose che si trovano al <strong>di</strong> là<br />

del nostro potere d’intervento”. Nello stesso tempo<br />

sognavo sempre che io e Oretta (moglie) scalavamo<br />

una montagna molto fangosa, dove la vetta però si<br />

avvicinava, ma senza raggiungerla (che fatica mi sve-<br />

gliavo già stanco) da allora capivo che forse con tanta<br />

pazienza e speranza, ce la potevamo fare. Colpo <strong>di</strong><br />

scena, ci vengono proposte, delle attività per Juri, che<br />

potevano stimolare qualcosa, arteterapia, musicoterapia,<br />

noi pensiamo sono pazzi, cosa centra questo, con<br />

il recupero della persona? Entrano in scena Fulvio,<br />

Maria, Elena (<strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>), ci parlano della loro<br />

esperienza, noi pensiamo, che persone fantastiche, ci<br />

viene una carica addosso, non ve<strong>di</strong>amo l’ora <strong>di</strong> incominciare,<br />

ci presentano persone meravigliose (non credevamo<br />

esistessero), Mauro, Laura, Stefano, Alessandra,<br />

Lucia, con loro incomincia una storia fantastica, ci<br />

avevano dato il via alla speranza, avevamo capito che<br />

qualsiasi esperienza è valida se serve al recupero.<br />

Da allora provammo agopuntura, massaggi<br />

shiatsu, (mi sono iscritto ad un corso visto l’importanza<br />

che può aver sulla salute fisica), naturopatia,<br />

craniosacrale. A tutt’oggi Juti sta facendo<br />

fisioterapia, logope<strong>di</strong>a, idroterapia, ascolta<br />

mattina e sera, da due anni, una cassetta preparata<br />

da una psicologa Iole ( e qui c’è lo zampino<br />

<strong>di</strong> Dio) per il recupero della memoria, ma in particolare<br />

è <strong>di</strong>ventato un attore del gruppo teatrale,<br />

<strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>. Oggi dopo cinque anni quando<br />

ve<strong>di</strong> Juri che a ogni spettacolo ci sono novità,<br />

<strong>di</strong>ce alcune frasi con il suo microfono, balla sulla<br />

carrozzina con la sua partner, o se ne va spingendosi<br />

con la mano la carrozzina, ti sale il<br />

groppo alla gola. Allora tu pensi, quanta fatica,<br />

ma la sod<strong>di</strong>sfazione è tanta e la speranza <strong>di</strong><br />

migliorare non è finita.<br />

Noi vorremmo <strong>di</strong>rvi: non date per perso niente,<br />

perché, per nostra esperienza, nessuno conosce la<br />

verità, e come si <strong>di</strong>ce: “LA SPERANZA E’<br />

L’ULTIMA A MORIRE”.<br />

CIAO SORRIDETE c’è sempre qualcuno che<br />

pensa a voi e la vita vi sembrerà migliore (tanto è<br />

successo e non si può tornare in<strong>di</strong>etro) per cui<br />

sempre avanti .<br />

CON AFFETTO<br />

MAURIZIO ORETTA JURI<br />

Alcune nostre frasi ad effetto<br />

Se mi lascio prendere la mano dalla<br />

situazione, sono finito .<br />

Guida tu i mie passi: non ti chiedo <strong>di</strong><br />

vedere l’orizzonte lontano. Un passo<br />

mi basta.<br />

Chiedetevi: cosa può capitare nel<br />

peggiore dei casi ?<br />

Preparatevi a rassegnarvi,<br />

se non ci sono alternative .<br />

Poi cercate <strong>di</strong> migliorare con calma la<br />

situazione a partire dal peggio .


4<br />

TEATRO<br />

Esiti <strong>di</strong> coma...<br />

nella drammaturgia dello spettacolo, il vissuto della compagnia<br />

<strong>di</strong><br />

Stefano Masotti<br />

Alessandra Cortesi<br />

Operatori teatrali Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris<br />

Il 6 marzo scorso è andato in scena, al teatro<br />

Dehon <strong>di</strong> Bologna, lo spettacolo<br />

“ESITI: <strong>di</strong> coma, <strong>di</strong> teatro, <strong>di</strong> un ideale<br />

comune..”. Lo spettacolo è stato replicato<br />

all’interno della rassegna “ Il teatro nel<br />

risveglio - Rassegna delle <strong>di</strong>fferenze” che<br />

ha visto la presentazione <strong>di</strong> tutte e quattro<br />

le produzioni della compagnia teatrale de<br />

“<strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>”.<br />

“ESITI...” è la terza performance teatrale<br />

del gruppo, formato da attori con esiti <strong>di</strong><br />

coma, giovani attori, studenti, genitori ed<br />

anche alcuni operatori sanitari della Casa<br />

dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris. Questo spettacolo<br />

si propone <strong>di</strong>: raccontare il vissuto<br />

della compagnia, anche tramite alcuni<br />

materiali degli altri allestimenti (“Sonno<br />

muto”, “Qualcosa è cambiato”, “La partenza<br />

degli arrivi”) ; con<strong>di</strong>videre i dubbi<br />

nati all’interno del gruppo tramite alcune<br />

riflessioni sul mondo sociale e su alcune<br />

modalità <strong>di</strong> fare informazione sul coma:<br />

aumentare la consapevolezza sul percorso<br />

<strong>di</strong> costruzione <strong>di</strong> una propria poetica teatrale;<br />

indagare l’eventuale rapporto tra<br />

l’attività teatrale e i percorsi riabilitativi.<br />

“ESITI...” <strong>di</strong>viene così una metafora per<br />

parlare <strong>di</strong> persone, sebbene con ruoli<br />

molto <strong>di</strong>versi, che con<strong>di</strong>vidono ideali<br />

comuni e partecipano collettivamente al<br />

processo <strong>di</strong> riabilitazione <strong>di</strong> chi ha subito<br />

un brusco mo<strong>di</strong>ficarsi del normale procedere<br />

della vita.<br />

Oltre a dare voce alla compagnia lo spettacolo<br />

ha debuttato, nel marzo 2006, per<br />

inaugurare il nuovo allestimento <strong>di</strong> uno<br />

spazio all’interno della Casa dei Risvegli<br />

<strong>Luca</strong> De Nigris: la “Sala del Durante”,<br />

pensata per <strong>di</strong>ventare sempre più uno spazio<br />

delle arti, luogo d’incontro tra la città<br />

e la “comunità” che vive all’interno della<br />

struttura.<br />

L’ideazione, la regia e i testi dello spettacolo<br />

sono nostri, anche se con parecchie<br />

citazioni prese a prestito, e ce ne assumiamo<br />

tutte le responsabilità.<br />

A seguire presentiamo una parte della<br />

drammaturgia dello spettacolo, espressione<br />

attuale del nostro pensiero.<br />

Narratore B: Da dove cominciamo?<br />

Narratore A: Dall’inizio: ciao…. sono<br />

Lorena............in uno dei primi libri che ho<br />

letto sul teatro c’era scritto che la finzione<br />

è uno dei 4 elementi fondamentali per fare<br />

teatro. <strong>Gli</strong> altri tre sono: lo spazio, poi gli<br />

attori, e il quarto elemento è il pubblico. A<br />

<strong>di</strong>r la verità la parola finzione non mi è<br />

mai piaciuta, ho sempre preferito chiamarla<br />

azione, anche se il mio vero nome è<br />

Alessandra. Un tableaux vivant e il saluto<br />

<strong>di</strong> Lorena erano l’inizio del nostro secondo<br />

spettacolo “Qualcosa è Cambiato”, ma<br />

la nostra storia <strong>di</strong> compagnia è iniziata<br />

qualche tempo prima, e con altre parole...<br />

Attore 1: Mi ricordo <strong>di</strong> quando avevamo<br />

ancora un pubblico, prima che anche l’ultimo<br />

spettatore venisse abbattuto.<br />

Attore 2: Mi ricordo che un tempo esistevano<br />

due luoghi dove morire era <strong>di</strong>vertente:<br />

dentro il gioco <strong>di</strong> un bambino o in teatro.<br />

In entrambi i casi bastava smettere <strong>di</strong><br />

giocare e tutti i morti si rialzavano. E si<br />

poteva ricominciare.<br />

Attore 3: Mi ricordo che un tempo c’erano<br />

tante risposte quante erano le domande e<br />

quando abbiamo imparato tutte le risposte,<br />

qualcuno ha cambiato le domande e noi non<br />

ce l’abbiamo più fatta a metterci in pari.<br />

Attore 4: Mi ricordo quando ancora c’era<br />

un futuro: ma c’erano anche tanti dubbi e<br />

non sapevamo cosa ci sarebbe accaduto.<br />

Ora è tutto più semplice: basta trovare<br />

qualcosa da ripetere per il tempo che resta.<br />

Finché non mi viene sonno.<br />

Attore 5: Mi ricordo <strong>di</strong> un cecchino. Vive<br />

chiuso in una soffitta ed uccide, a caso.<br />

Non ha un motivo per mirare ad una persona<br />

piuttosto che a un’altra: lo fa, imperterrito,<br />

per tutta la vita.<br />

Attore 6: Mi ricordo che un giorno è iniziata<br />

la guerra, ma non riesco a ricordare<br />

che giorno era. Non so nemmeno quale<br />

guerra. Nessuno l’ha <strong>di</strong>chiarata e non esiste<br />

un fronte. Piano piano tutti ci siamo<br />

accorti <strong>di</strong> essere in guerra. Di essere al<br />

fronte. E che il fronte è dappertutto.<br />

Narratore B: Cosa portiamo sulla scena?<br />

Narratore A: Queste parole appartengono<br />

al nostro primo spettacolo il cui titolo era<br />

Sonno Muto. Data la peculiarità della<br />

compagnia <strong>di</strong>venta <strong>di</strong>fficile non parlare <strong>di</strong><br />

“coma”. Per narrare <strong>di</strong> vite che incontrano<br />

un brusco mo<strong>di</strong>ficarsi del normale procedere,<br />

fu utilizzata lo strumento della<br />

metafora. La guerra, come l’evento traumatico<br />

colpisce con casualità e il dolore e<br />

la malattia si abbattono su chi, fino ad un<br />

attimo prima, era al sicuro, sano. In un<br />

giorno qualunque, in uno spazio indefinito,<br />

un fucile spara sulla folla e all’improvviso<br />

alcune persone si trovano catapultate<br />

a combattere una battaglia non voluta né<br />

cercata. Con questo spettacolo sono iniziate<br />

le prime domande: come parlare <strong>di</strong><br />

Coma senza usare esplicitamente il Coma?<br />

Narratore A: In seguito, nei successivi<br />

spettacoli, abbiamo cominciato ad occuparci<br />

dei nostri testi e a lavorare in autodrammaturgia.<br />

Ci siamo esercitati partendo<br />

da frasi incompiute, dubbi, frammenti<br />

<strong>di</strong> memoria, emozioni vissute, turbamenti,<br />

per parlare <strong>di</strong> una con<strong>di</strong>zione. Ma quali<br />

erano i nostri obiettivi?<br />

Narratore B: Il percorso che oramai da<br />

quattro anni stiamo realizzando con questa<br />

compagnia, per “<strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>”, ha<br />

evidenziato un possibile intervento nel<br />

“sistema del coma“ occupandosi, oltre<br />

che <strong>di</strong> pazienti in fase post acuta, accolti<br />

nella “Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris”,<br />

anche <strong>di</strong> quei soggetti che, risvegliati, non<br />

hanno recuperato appieno le loro abilità e<br />

si trovano spesso isolati da un mondo<br />

esterno, che non permette loro adeguati<br />

livelli <strong>di</strong> partecipazione ad attività sociali.<br />

L’associazione nel 2003 cercava un’attività<br />

che rispondesse ad alcune esigenze:<br />

potenziare la rete <strong>di</strong> aiuto e favorire il reinserimento<br />

sociale <strong>di</strong> chi ha vissuto l’esperienza<br />

del coma; valorizzare le risorse e lo<br />

sviluppo <strong>di</strong> capacità relazionali, espressive<br />

ed emotive <strong>di</strong> persone con esiti <strong>di</strong> coma;<br />

sviluppare un percorso lu<strong>di</strong>co-<strong>di</strong>datticoesperienziale,<br />

ma che potesse avere anche<br />

una valenza riabilitativo-terapeutica dei<br />

partecipanti; fare conoscere ulteriormente<br />

l’attività dell’associazione; sensibilizzare<br />

la comuità al problema del coma, degli<br />

stati vegetativi e <strong>di</strong> minima coscienza; fare<br />

comprendere l’importanza della creazione<br />

<strong>di</strong> una rete <strong>di</strong> “case dei risvegli”. Il teatro,<br />

almeno sulla carta, sembrava poter sod<strong>di</strong>sfare<br />

questi requisiti. E così, nel maggio<br />

del 2003, ci incontriamo tutti per la prima<br />

volta. Inizia il laboratorio espressivo degli<br />

<strong>Amici</strong> <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>. A condurre il gruppo Enzo<br />

Toma.<br />

Narratore A: Da allora com’è cambiato il<br />

nostro modo <strong>di</strong> fare teatro?<br />

Narratore B: Tutto quello che abbiamo<br />

presentato al pubblico e quello che presenteremo<br />

nasce dall’attività <strong>di</strong> laboratorio<br />

stabile del gruppo. Cerchiamo <strong>di</strong> fare teatro<br />

mettendo al centro l’attore come in<strong>di</strong>viduo...<br />

Narratore A: ...quin<strong>di</strong> un teatro delle persone….<br />

Narratore B: ...ci occupiamo <strong>di</strong> ricercare<br />

gesti reali per ricreare sulle tavole del<br />

palco la vita, quin<strong>di</strong> un teatro dell’azione<br />

reale, della spontaneità che crei opportunità<br />

<strong>di</strong> espressione. Usiamo un metodo<br />

fondato sull’ascolto e l’attenzione in modo<br />

totalmente sperimentale. Creiamo con<strong>di</strong>zioni<br />

per generare reazioni e impulsi<br />

umani che nascano dal contatto fra le persone,<br />

da sentimenti d’intesa reciproci e dal<br />

turbamento creato dall’apertura verso<br />

un’altro, <strong>di</strong>fferente, essere umano. Per<br />

farlo ci occorre imparare a non aver paura,<br />

momento per momento, <strong>di</strong> quel che succede.<br />

Ognuno è chiamato a un coinvolgimento<br />

non solo fisico, ma soprattutto <strong>di</strong><br />

apertura e con<strong>di</strong>visione della <strong>di</strong>mensione<br />

interiore ed emotiva. Proponiamo esperienze<br />

per-formative in un ottica pedagogica<br />

attraverso il rigore della non tecnica e il<br />

rigore dell’autenticità. <strong>Gli</strong> spettacoli si<br />

modellano dal suo interno nel corso delle<br />

prove. Tutto nasce dal caos, dalla gestione<br />

<strong>di</strong> materiale assolutamente vivo. Una scrittura<br />

scenica che emerge dal basso, dalle<br />

prove, dalle improvvisazioni, dalla ricerca.<br />

Ci alleniamo a stare in modo naturale in un<br />

tempo che non è naturale, ci esercitiamo a<br />

stare nel <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne teatrale, anzi un or<strong>di</strong>ne<br />

senza or<strong>di</strong>ne. Poi ci <strong>di</strong>vertiamo a mettere<br />

in corto circuito i materiali creati e li strutturiamo<br />

in una messa in scena che ci permetta<br />

un ulteriore incontro. Ciò che conta<br />

è l’incontro tra noi e la comunità per una<br />

rigenerazione della relazione e per metterci<br />

in <strong>di</strong>scussione, per metterci in riflessione.<br />

Infatti il teatro è anche un’esperienza<br />

che l’attore fa con lo spettatore, è anche<br />

ciò che avviene tra spettatore e attore. Vorremmo<br />

fare un teatro che sia in grado <strong>di</strong><br />

riconoscere e valorizzare le <strong>di</strong>fferenze per<br />

dare centralità, visibilità, protagonismo e<br />

voce a chi non ce l’ha. Facciamo teatro<br />

come addestramento alla creatività per gli<br />

spettacoli, ma soprattutto per noi stessi.<br />

Narratore A: Ma il teatro ha una funzione<br />

terapeutica?<br />

Narratore B: Il teatro è insopportabile se<br />

si limita solo allo spettacolo. Il teatro è<br />

bene che trasformi, la trasformazione <strong>di</strong><br />

una con<strong>di</strong>zione altra, dove la povertà <strong>di</strong><br />

una imperfezione incontra e cerca <strong>di</strong> gestire<br />

il bisogno <strong>di</strong> perfezione della società.<br />

Oppure, come ci piace pensare, dove la<br />

ricchezza <strong>di</strong> una imperfezione affronta se<br />

stessa, nella relazione con l’altro, e cerca<br />

<strong>di</strong> esprimere potenziali <strong>di</strong> recupero psicofisico<br />

e permettere, anche a molti anni <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>stanza dall’evento traumatico, un<br />

miglioramento delle funzioni e delle autonomie.<br />

Il teatro contiene in sé lo scandalo<br />

del corpo, della carne. Alcuni dei nostri<br />

attori portano addosso tratti irriducibili<br />

della loro storia, tratti che <strong>di</strong>vengono narranti,<br />

espressione <strong>di</strong> quel soffrire della <strong>di</strong>fficoltà<br />

<strong>di</strong> confrontarsi con regole che non<br />

appartengono al mondo dei perfetti, con il<br />

linguaggio verbale che non può venire<br />

prima del gesto, della relazione, della scoperta<br />

dell’altro, dell’ascolto dell’altro,<br />

della conoscenza <strong>di</strong> ciò che ho <strong>di</strong> unico in<br />

me e <strong>di</strong> ciò che posso con<strong>di</strong>videre, compresa<br />

l’imperfezione, la fallibilità, il senso<br />

<strong>di</strong> solitu<strong>di</strong>ne e tutto ciò che scopriamo<br />

nascendo. Persone in <strong>di</strong>sagio che <strong>di</strong>vengono<br />

attori spontanei, che si conquistano<br />

valore e <strong>di</strong>gnità d’arte, che compiono gesti<br />

e azioni reali, urgenti, le uniche che riescono<br />

a compiere, vere e <strong>di</strong>stanti dalla<br />

forma della finzione. Così, sogni e speranze<br />

<strong>di</strong> persone in <strong>di</strong>sagio, possono incontrare<br />

percorsi <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione. Abilità sopite<br />

e nuove percezioni <strong>di</strong> benessere, possono<br />

trovare il risveglio nella pratica teatrale. E’<br />

emerso che dopo aver cominciato a fare<br />

teatro i nostri ragazzi con esiti <strong>di</strong> coma<br />

hanno avuto una notevole mo<strong>di</strong>ficazione<br />

della percezione <strong>di</strong> sé stessi e dei propri<br />

livelli <strong>di</strong> auto-stima, un’aumentata conoscenza<br />

delle proprie abilità, e la ri-acquisizione<br />

<strong>di</strong> alcune funzionalità perdute.<br />

Hanno affrontato ed elaborato problematiche<br />

<strong>di</strong> carattere emozionale, esercitate<br />

funzioni mentali, mitigate alcune durezze<br />

comportamentali, sviluppate competenze<br />

fisico/motorie e relazionali. Insomma<br />

hanno allenato l’esercizio del proprio<br />

potere. Interessanti esiti con gli esiti che ci<br />

rimandano agli intenti della me<strong>di</strong>cina riabilitativa<br />

Narratore A: “... noi siamo palombari<br />

siamo a decine <strong>di</strong> metri <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà, <strong>di</strong>fficilmente<br />

siamo raggiungibili. Siamo<br />

come su un’isola. Ma non è una semplice<br />

isola. E’ un’isola <strong>di</strong> un’isola. Ad<strong>di</strong>rittura<br />

un’isola dell’isola <strong>di</strong> una penisola. Noi<br />

siamo come su un’isola, ma non abbiamo<br />

scelto <strong>di</strong> starci”<br />

Narratore B: …mi piace.. cos’è?...<br />

Narratore A: ...lo narrerà un nostro attore<br />

nel prossimo spettacolo. L’Organizzazione<br />

Mon<strong>di</strong>ale della Sanità nel 1999 ha invitato<br />

a non utilizzare più i termini <strong>di</strong>sabilità<br />

ed han<strong>di</strong>cap, e a sostituirli con i concetti <strong>di</strong><br />

restrizione dell’attività personale e limitazione<br />

della partecipazione sociale. In questo<br />

modo l’OMS sposta il peso della <strong>di</strong>sabilità<br />

e dell’han<strong>di</strong>cap dalla persona alla<br />

società. Diviene quin<strong>di</strong> compito della<br />

società adattare il proprio sguardo e il proprio<br />

agire affinché certe persone non si<br />

trovino a dover portare sulle proprie spalle<br />

un’han<strong>di</strong>cap e se possibile nemmeno<br />

incontrarlo nelle strade e negli sguar<strong>di</strong><br />

della gente. L’Organizzazione Mon<strong>di</strong>ale<br />

della Sanità definisce inoltre la Qualità<br />

della Vita come “…la percezione soggettiva<br />

che un in<strong>di</strong>viduo ha della propria posizione<br />

nella vita...”, e non solo assenza <strong>di</strong><br />

malattia. Il concetto <strong>di</strong> Qualità della Vita<br />

in questa definizione si focalizza sulla soggettività<br />

della percezione e su una visione<br />

estesa <strong>di</strong> salute descritta sia come “capacità<br />

<strong>di</strong> funzionare” nella vita quoti<strong>di</strong>ana,<br />

sia come benessere percepito soggettivamente,<br />

nelle sue componenti fisica, psicologica,<br />

emotiva e sociale. In questo modo<br />

si restituisce ad ogni soggetto il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong><br />

sentirsi completi, realizzati, sod<strong>di</strong>sfatti e<br />

non eventualmente mancanti <strong>di</strong> un qualcosa<br />

che per la società <strong>di</strong>viene lo stigma del<br />

<strong>di</strong>verso. Quin<strong>di</strong> tutti <strong>di</strong>fferenti e allo stesso<br />

tempo tutti uguali: un paradosso <strong>di</strong>fficile<br />

da far proprio. Ci piace pensare che il teatro<br />

possa creare con<strong>di</strong>zioni calibrate per<br />

ridurre le restrizioni dell’attività personale


e offrire opportunità per aumentare i livelli<br />

<strong>di</strong> partecipazione sociale.<br />

Narratore B: E l’informazione sul coma?<br />

Narratore A: Il Comitato Italiano per il<br />

Controllo delle Affermazioni sul Paranormale<br />

esprime la convinzione che nell’ambito<br />

del coma una non corretta informazione<br />

possa essere causa <strong>di</strong> inutili sofferenze<br />

creando non realistiche attese nei familiari<br />

e congiunti dei pazienti in coma...<br />

Narratore B: ...cominciamo con il ri<strong>di</strong>mensionamento<br />

della leggenda metropolitana<br />

sul paziente, in coma irreversibile da<br />

anni, che grazie ad un unico evento, una<br />

voce o una canzone, finalmente si sveglia<br />

e si alza dal letto sano e salvo, come se<br />

niente fosse.<br />

Terence Wallis si risveglia da un coma<br />

durato ben 19 anni. La mamma il 12 giugno<br />

scorso si è sentita chiamare:<br />

MAMMA!”. Esterefatta ha poi u<strong>di</strong>to<br />

un’altra parola: “PEPSY”. Non pare però<br />

che la vita vegetativa abbia provocato<br />

danni irreparabili alla memoria: alla<br />

domanda “ Terence, chi è il presidente<br />

Usa?”, l’uomo ha risposto: “REAGAN!”.<br />

Attore 7: ...ah, si...?<br />

Narratore B: Si risveglia dal coma dopo<br />

un incidente stradale. Una pensionata<br />

63enne, trasportata da un autolettiga verso<br />

il pronto soccorso, si risveglia miracolosamente<br />

grazie al violento impatto contro un<br />

tir, che anziché peggiorare le con<strong>di</strong>zioni<br />

già precarie della pensionata, ha avuto<br />

effetti benefici.<br />

Attore 7: ...veramente...??<br />

Narratore A: Dopo 4 anni Black Mamba<br />

si risveglia dal coma ed intraprende subito<br />

il suo percorso <strong>di</strong> vendetta nei confronti<br />

dei suoi sterminatori.<br />

Attore 7: ... ma questo è un film?...ah<br />

sì!!..Kill Bill!<br />

Narratore A: Al suo risveglio dal coma<br />

dopo tanti anni, il camionista juventino<br />

Tirzan scopre che sua moglie ha nel frattempo<br />

iniziato una relazione con un tifoso<br />

rivale: Franco, tifoso dell’Inter. Tirzan<br />

intraprende un viaggio a Lourdes.<br />

Attore 7: Questo è Eccezziunale veramente!!<br />

Narratore B: Germania dell’Est, ottobre<br />

1989. La mamma <strong>di</strong> Alex cade in coma. Si<br />

risveglia otto mesi più tar<strong>di</strong> quando, nel<br />

frattempo, è stato abbattuto il muro <strong>di</strong> Berlino,<br />

ed è stata abolita la <strong>di</strong>visione tra la<br />

Germania Est e Ovest. Alex tenta <strong>di</strong> evitare<br />

lo shock alla mamma car<strong>di</strong>opatica, che<br />

però, sente l’esigenza <strong>di</strong> vedere la televisione,<br />

e <strong>di</strong> alzarsi dal letto...<br />

Attore 7: E questo è Good bye Lenin….<br />

Basta con i film!!!<br />

Narratore A: Roma, lo scontro <strong>di</strong> due treni<br />

in stazione risveglia la piccola Gabriella.<br />

La bimba <strong>di</strong> otto anni volata da un finestrino<br />

nel tamponamento, ha anche parlato<br />

con i parenti inglesi.<br />

Narratore B: Si risveglia dal coma dopo<br />

2 anni ascoltando …(coro <strong>di</strong> nomi a soggetto)<br />

Narratore A e B: Poi miracolo ieri, come<br />

d’incanto, si è risvegliato e ha ripreso a<br />

parlare come se nulla fosse.<br />

Attore 7: A me sembra tutto più complicato<br />

Narratore B: Comunità?<br />

Narratore A: Una delle idee alla base <strong>di</strong><br />

questo spettacolo era quella <strong>di</strong> confondere<br />

i ruoli delle persone che vi partecipano:<br />

ragazzi che hanno vissuto l’esperienza del<br />

coma, genitori, operatori sanitari della<br />

Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris, giovani<br />

attori volontari, studenti. Tutti impegnati<br />

in un ideale comune che ci accompagna.<br />

Comunità. Persone che creano nuovi contatti,<br />

nuove trame <strong>di</strong> relazioni, nuove reti<br />

sociali, che permettono, attraverso un<br />

senso <strong>di</strong> appartenenza, la costruzione<br />

e il consolidamento dell’identità<br />

del singolo. Non è il<br />

teatro ad essere necessario,<br />

ma è superare la frontiera tra<br />

me e te, arrivare ad incontrarsi,<br />

arrivare a toccarsi,<br />

sentire quel tocco,<br />

superare la paura e<br />

la vergogna alle<br />

quali ci costringono<br />

gli occhi<br />

degli altri, non<br />

nascondersi più,<br />

essere quel che si è<br />

per non perdersi tra<br />

la folla. Una conoscenza<br />

fatta nell’incontro con l’altro<br />

per far sentire che ci<br />

siamo, per costruire un’intimità,<br />

essenziale a far nascere<br />

il gioco del teatro. Dentro la<br />

comunitas è l’altro a restituirmi<br />

la verità <strong>di</strong> me stesso, a<br />

rendermi nuovamente protagonista<br />

della mia vita. Il lavoro<br />

sul gruppo permette il passaggio<br />

dalla <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> identità<br />

che genera alterità al coro<br />

d’identità che genera comunità.<br />

Così la ritualità del<br />

laboratorio teatrale può sostenere<br />

le persone nella ricostruzione<br />

del proprio senso d’identità,<br />

può aiutarle a sentirsi appartenenti<br />

ad un luogo, ad apprezzarlo e<br />

valorizzarlo, può creare spazi e tempi d’incontro<br />

che permettono <strong>di</strong> conoscere e riconoscere<br />

quelli che con<strong>di</strong>vidono una con<strong>di</strong>zione<br />

o valori comuni. Il lavoro dell’uomo<br />

su <strong>di</strong> sé e la cura del sé non possono<br />

prescindere dalla relazione con altre persone.<br />

Quin<strong>di</strong> facciamo teatro per abbattere le<br />

nostre frontiere, i nostri limiti, riempire il<br />

nostro vuoto. Per questo nel gennaio del<br />

2006 la compagnia ha realizzato un per-<br />

TEATRO 5<br />

corso <strong>di</strong> formazione volto ad incontrare<br />

artisti e ricercatori dell’arte delle più<br />

<strong>di</strong>sparate <strong>di</strong>scipline: dal para-teatro all’analisi<br />

del movimento Laban-Bartenieff;<br />

dalla forza del gesto fallibile alla scoperta<br />

del metodo Feldenkrais; alla magia degli<br />

inganni della percezione. Un progetto <strong>di</strong><br />

multi - produzione e cooperazione <strong>di</strong> abilità<br />

che forse ci ha trasformato.<br />

Narratore B: Cosa vorremmo imparare?<br />

Narratore A: E’ complesso e delicato<br />

decidere <strong>di</strong> aprire gli occhi <strong>di</strong> fronte<br />

all’imperfezione causata dalla malattia e ci<br />

rimanda a una sorta <strong>di</strong> imbarazzo, come un<br />

eco che non ritorna. La <strong>di</strong>sabilità, l’imperfezione,<br />

la malattia, il coma, riuniscono<br />

tutti i sensi e contemporaneamente li<br />

offendono. Di fronte a questi temi spesso<br />

si chiudono gli occhi,<br />

si tappano<br />

le orecchie, si trattiene il respiro, si<br />

chiude lo stomaco, si irrigi<strong>di</strong>sce il corpo.<br />

Sono sotto gli occhi <strong>di</strong> tutti ma tentiamo <strong>di</strong><br />

tenerli <strong>di</strong>stanti e farli risiedere in un luogo<br />

lontano da noi. Cosa vorremmo imparare?<br />

Narratore B: L’ascolto è un’incompetenza<br />

culturale contemporanea. L’ascolto<br />

come consapevolezza <strong>di</strong> un limite, desiderio<br />

dell’altro e attesa. Una cultura dello<br />

Grazie, sono ancora con voi<br />

stare fondata sullo stupore. L’ascolto<br />

richiede una profonda esplorazione del<br />

vuoto, come con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> scoperta e<br />

pazienza, richiede de<strong>di</strong>zione, tempo, rigore,<br />

forza <strong>di</strong> stare nell’incertezza, nel <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne,<br />

nella solitu<strong>di</strong>ne e in una <strong>di</strong>versa speranza.<br />

L’ascolto richiede silenzio.Cosa<br />

vorremmo imparare?<br />

Narratore A: Il silenzio come con<strong>di</strong>zione<br />

in<strong>di</strong>spensabile per conoscere. La conoscenza<br />

dell’altro si realizza solamente<br />

quando vi è la possibilità che l’altro si<br />

manifesti. Per farlo l’altro ha bisogno <strong>di</strong><br />

tempi, dei propri tempi, a volte troppo lunghi<br />

da aspettare. Un tempo che non viene<br />

concesso perché è un tempo <strong>di</strong> silenzio e<br />

spesso non ne siamo capaci. Allora dal<br />

rumore, dal riverbero <strong>di</strong> pensieri che affollano<br />

le menti escono giu<strong>di</strong>zi vestiti da<br />

impressioni, giu<strong>di</strong>zi che non hanno tempo<br />

per formarsi con purezza. Pregiu<strong>di</strong>zi.Cosa<br />

vorremmo imparare?<br />

Narratore B: Saper stare in silenzio,<br />

saper vivere nel silenzio, saper parlare<br />

con il silenzio, saper ascoltare in silenzio.<br />

Cosa vorremmo imparare?<br />

Narratore A: Il silenzio dei<br />

pensieri che troppo spesso<br />

non lasciano spazio ad un<br />

pensare nuovo, costruito<br />

sull’incontro volta per<br />

volta. Cosa vorremmo<br />

imparare?<br />

Narratore B: Il silenzio<br />

degli occhi che vedono con<br />

troppa fretta aspetti della realtà<br />

che sono irreali, non vedono potenzialità<br />

che si potrebbero esprimere<br />

solo tendendo una mano da un’angolazione<br />

<strong>di</strong>versa. Cosa vorremmo imparare?<br />

Narratore A: Il silenzio del corpo, che<br />

troppo spesso agisce confusamente per<br />

<strong>di</strong>ssipare imbarazzi e tensioni che ci<br />

portiamo <strong>di</strong>etro ancora prima dell’incontro<br />

con l’altro. Cosa vorremmo<br />

imparare?<br />

Narratore B: Il silenzio del gusto<br />

che non ci permette <strong>di</strong> assaporare<br />

l’altro e la con<strong>di</strong>zione in cui si trova<br />

perché è troppo più facile sentire un<br />

sapore che è già deciso da un sapere<br />

comune e collettivo. Cosa vorremmo<br />

imparare?<br />

Narratore A: E perchè no, il silenzio<br />

dell’olfatto, perché per conoscere bene<br />

l’altro lo dovremmo anche annusare. Devo<br />

conoscerne i suoi odori e quelli che ama.<br />

Cosa vorremmo imparare?<br />

Narratore B: Un silenzio dell’anima,<br />

una pace da cercare, magari raggiungere<br />

con fatica per poi riperdere per poi ricercare<br />

in un continuo tendere ad essa come<br />

strumento in<strong>di</strong>spensabile per qualsiasi<br />

esistenza.<br />

Poche settimane, quelle passate da quando ho iniziato il mio tirocinio alla Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris. Ora è terminato, ma sono ancora con voi, perchè scelgo <strong>di</strong><br />

essere con voi, perchè da quando sono con voi ho riaperto il mio cuore agli abbracci, ho riacquistato nuova forza <strong>di</strong> amare, ho trovato colori e profumi nuovi, ed una scarica<br />

carica <strong>di</strong> vita nuova. Per questo vi ringrazio, tutti. Era da tanto che non ricevevo degli abbracci così, era da tanto che qualcuno non mi <strong>di</strong>ceva : “benvenuta, è un<br />

Angelo che ti ha guidata a noi e spero ti troverai sempre bene!”, grazie Marco! Sai, io credo proprio che esista un Angelo affianco a me.<br />

Che <strong>di</strong>re, sono spiazzata in una valanga <strong>di</strong> emozioni, durante le prove, in cui tutti danno una mano col loro prezioso silenzio, dando al tempo un valore inestimabile;<br />

durante gli spettacoli al Dehon, dove sul palco, con gli occhi aperti ve<strong>di</strong> la Vita, con gli occhi chiusi la senti e la respiri, come non mi è mai successo prima. E’ <strong>di</strong>fficile<br />

raccontare le emozioni, se non si vivono in prima persona, per questo mi piace immaginare che tutte le persone a cui voglio bene stiano sul palco con me in quel momento,<br />

e poter con<strong>di</strong>videre le mie sensazioni.<br />

Grazie Cristian, per la tua ironia, le tue osservazioni <strong>di</strong> una precisione quasi svizzera, anche se a volte ti soffermi un pò troppo!!..ma grazie soprattutto per tutto quello<br />

che hai dentro e sai esprimere con profon<strong>di</strong>tà, per il tuo messaggio, che vorresti trasmettare a tutti i bambini, cioè <strong>di</strong> vivere la vita bene, <strong>di</strong> non trascurarla, volendo bene<br />

prima <strong>di</strong> tutto a se stessi, e poi agli altri. Grazie, per i vostri pregi e per i vostri <strong>di</strong>fetti, che sono poi quelli <strong>di</strong> tutti gli uomini.<br />

Grazie Ale, leggiadra come una farfalla, bizzarra come una grande artista, grazie Stefano, preciso e meto<strong>di</strong>co, gran professionista. Ma entrambi legati in<strong>di</strong>ssolubilmente<br />

da una passione senza confini per questo lavoro e da una sensibilità entusiasmante.<br />

Grazie a tutti coloro che non ho nominato, attori ed oper-attori, che sono capaci <strong>di</strong> vivere, rivivere e trasmettere la Vita.<br />

Sono con voi<br />

Angela Russo<br />

tirocinante - animatrice


6<br />

“Mi raccomando, ricordatevi che siete un<br />

gruppo, siete una rete che va in soccorso<br />

<strong>di</strong> chi inciampa o è in <strong>di</strong>fficoltà”, queste<br />

sono state le parole <strong>di</strong> Alessandra Cortesi<br />

qualche minuto prima della spettacolo<br />

“Esiti” al Teatro Dehon. Sul palcoscenico,<br />

in quel momento, un magico silenzio<br />

avvolgeva tutti noi, dolcemente: sentivo<br />

solo il battito del mio cuore all’ennesima<br />

potenza, finché un “rito propiziatorio” ha<br />

fatto esplodere tutto. Ero emozionata e<br />

avevo anche un po’ <strong>di</strong> paura, essendo il<br />

mio primo debutto, ma sapevo che potevo<br />

contare su qualcuno, sul gruppo<br />

appunto. Entrare nella compagnia gli<br />

<strong>Amici</strong> <strong>di</strong> <strong>Luca</strong> significa entrare a far<br />

parte <strong>di</strong> un gruppo che ti accetta per<br />

quello che sei, per la tua imperfezione,<br />

per i tuoi limiti, i tuoi <strong>di</strong>fetti e le tue qualità.<br />

Entri in un gruppo dove c’è voglia <strong>di</strong><br />

vivere ma, soprattutto, <strong>di</strong> fare teatro<br />

insieme. Non c’è bisogno <strong>di</strong> saper fare<br />

chissà quali cose, non c’è bisogno <strong>di</strong><br />

dover stupire con doti particolari tendendo<br />

alla perfezione assoluta; lì ti presenti<br />

per quello che realmente sei e per quello<br />

che sei <strong>di</strong>sposto a dare agli altri, senza<br />

essere giu<strong>di</strong>cato da nessuno; metti in<br />

scena unicamente te stesso in un silenzio<br />

che poi, si trasforma tutto in qualcosa <strong>di</strong><br />

magico. Le parole d’or<strong>di</strong>ne sono saper<br />

ascoltare e saper aspettare, qualcosa succederà.<br />

L’importante è mettersi in gioco<br />

e non vergognarsi delle proprie emozioni<br />

e sentimenti. Non c’è competizione, si<br />

impara tutti insieme in uno scambio rec-<br />

iproco e chi è in <strong>di</strong>fficoltà per inesperienza<br />

o quant’altro, non viene escluso come<br />

succede in molte compagnie teatrali, ma<br />

viene coinvolto da tutto il gruppo e<br />

spronato a migliorare giorno dopo<br />

giorno. E’ un po’ quello che è successo a<br />

me inizialmente. Un giorno, ad esempio,<br />

ero arrivata molto presto al laboratorio,<br />

non c’era ancora nessuno e ne ho approfittato<br />

per fare un po’ <strong>di</strong> esercizi <strong>di</strong> riscaldamento.<br />

Dopo un quarto d’ora è arrivato<br />

Luigi e abbiamo lavorato insieme. Voi<br />

non ci crederete, ma è stato proprio lui ad<br />

insegnarmi alcuni esercizi, ad aiutarmi ad<br />

ascoltare il silenzio intorno a noi, seguendo<br />

il ritmo lento del suo trasformarsi; a<br />

farmi entrare in un mondo totalmente<br />

sconosciuto in piena serenità. Inoltre, mi<br />

ha detto una frase bellissima che mi ha<br />

anche commosso: mentre ero un po’<br />

sconfortata perché non mi veniva un<br />

esercizio, mi è scappata sottovoce la frase<br />

“Non ce la faccio “ e lui, abbracciandomi,<br />

mi ha risposto “Insieme ce la faremo,<br />

perché la facciamo insieme”. Per me<br />

questa è stata una piccola lezione <strong>di</strong> vita;<br />

la sua spontaneità, la sua sincerità, il suo<br />

essere genuino, sono doti rare e importanti.<br />

In quel momento, mi sono sentita<br />

protetta. Lì è un piccolo gruppo che si<br />

prende davvero cura l’uno dell’altro, in<br />

maniera inspiegabile a parole. L’affetto è<br />

davvero tangibile e porta molta energia<br />

positiva nel gruppo. E’un’esperienza<br />

importante non solo emotivamente ma<br />

come scoperta e conoscenza, che aiuta a<br />

TEATRO<br />

Saper ascoltare, saper aspettare<br />

Durante lo spettacolo il narratore <strong>di</strong>ce<br />

“nel marzo del 2003 iniziammo il nostro<br />

primo laboratorio espressivo, a condurre<br />

il gruppo Enzo Toma”. Partono le<br />

immagini: avevo i capelli lunghi e ricci e<br />

sono passati quattro anni.<br />

Di solito si <strong>di</strong>ce che è passato troppo in<br />

fretta, in realtà a me sono successe tante<br />

cose. Mi sto per laureare e voglio iniziare<br />

a lavorare.A meno che non passi una ricchissima<br />

donna etiope che mi vuole<br />

sposare. A quel punto vivo <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>ta.<br />

Secondo me io assomiglio ancora molto<br />

a quello delle immagini. Però qualcosa è<br />

cambiato. Guardo dall’alto i quattro anni<br />

della Compagnia, li comprimo e penso<br />

che ho troppe cose da raccontare. Faccio<br />

una proposta: vengono a vedere le nostre<br />

prove molti studenti del Dams Teatro.<br />

Propongo una tesi sulla nostra Compagnia.<br />

Secondo me verrebbe un lavoro<br />

splen<strong>di</strong>do, storia e spettacoli, interviste ai<br />

partecipanti, i risultati (!), il manifesto (!).<br />

Dovrebbe essere scritto il manifesto <strong>di</strong><br />

questo tipo <strong>di</strong> esperienza. Anche se non<br />

ho basi scientifiche per affermarlo, ha<br />

portato del nuovo, ci ha cambiato.<br />

Ieri durante le prove dello spettacolo,<br />

nella scena finale, Simona mi doveva<br />

abbracciare, come da copione. Ci siamo<br />

stretti e lei mi ha sussurrato: “dobbiamo<br />

girarci, ti sto coprendo”. Simona si è<br />

accorta che non eravamo a favore <strong>di</strong><br />

pubblico, che l’abbraccio doveva essere<br />

con<strong>di</strong>viso dal pubblico. Secondo me<br />

questa è una cosa bellissima: abbiamo<br />

imparato a fare teatro, a pensare come<br />

deve pensare un attore. Se uno pensa<br />

come pensa il pubblico forse non capisce.<br />

E’ importante girarsi, non è una per<strong>di</strong>ta<br />

<strong>di</strong> autenticità. E’ come capire il significato<br />

della punteggiatura quando si scrive, o<br />

dell’a capo, è come imparare a farsi belli<br />

per la persona che si ama.<br />

A me questa cosa mi ha emozionato. Un<br />

altro momento bellissimo è quando<br />

siamo seduti sulle nostre se<strong>di</strong>e durante le<br />

prove, le nostre se<strong>di</strong>e sono in scena, e<br />

Alessandra e Stefano stanno decidendo<br />

sul da farsi. Allora Davide Sacchetti <strong>di</strong>ce<br />

una gran cazzata, Luigi gli risponde e<br />

tutti iniziano a ridere.<br />

Una volta dovevo andare a Ferrara a<br />

fare una lettura. La donna manager del<br />

locale doveva preparare le locan<strong>di</strong>ne e le<br />

schede degli attori e mi chiese “Quali<br />

sono state le tue esperienze teatrali più<br />

importanti?” Io le <strong>di</strong>ssi che lo spettacolo<br />

più bello a cui avevo partecipato era<br />

stato Sonno Muto con la Compagnia de<br />

<strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>. Il giorno della mia lettura<br />

ho letto la locan<strong>di</strong>na e c’era scritto:<br />

“Davide Simoni ha partecipato a Sono<br />

morto, uno spettacolo con persone uscite<br />

dal coma”.<br />

In realtà questo incidente è importante<br />

perché involontariamente <strong>di</strong>ce l’esatto<br />

contrario preciso puntuale perfetto <strong>di</strong><br />

quello che facciamo nella Compagnia de<br />

<strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>. Una delle prime battute<br />

del manifesto dovrebbe <strong>di</strong>re che<br />

questo teatro mette in scena la Vita, secondo<br />

me abbiamo ragione se lo scriviamo.<br />

Adesso non riesco a spiegare ma<br />

relativizzare un po’ tutto il resto..<br />

Saper ascoltare anche il gesto più semplice<br />

come il chiudersi della propria<br />

mano, gesto che nella quoti<strong>di</strong>anità non<br />

desta particolare interesse o attenzione,<br />

ma lì sì perchè ogni piccolo gesto viene<br />

valorizzato. Cosa succede se chiudo<br />

lentamente la mano? Cosa scopro? Cosa<br />

sento? E se poi alla mia si aggiunge quella<br />

<strong>di</strong> un’altra che cosa cambia? Cosa<br />

provo quando mi metto in relazione con<br />

un'altra persona in una maniera così intima?<br />

Intima perché metto a nudo le mie<br />

emozioni. Appoggiata a Marco, ad esempio,<br />

contavo i suoi battiti car<strong>di</strong>aci…<br />

questo non vuol <strong>di</strong>re forse entrare in<br />

intimità? E più il suo cuore batteva, più<br />

pensavo a quanta speranza, nonostante<br />

tutte le <strong>di</strong>fficoltà e dolore, lasciano questi<br />

ragazzi. Invito davvero tutti a venire alla<br />

Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris, anche<br />

solo per cinque minuti, proprio per<br />

vedere la bellezza <strong>di</strong> quando la materia<br />

prende vita e i corpi forma. Venite a scoprire<br />

quanto l’amore, la fiducia e il sorriso,<br />

valgano più <strong>di</strong> qualsiasi cura me<strong>di</strong>ca;<br />

nel silenzio guardare tutti questi ragazzi<br />

negli occhi, abbracciateli per un momento,<br />

parlate con loro: scoprirete che sono<br />

davvero persone speciali e che le <strong>di</strong>versità,<br />

nel momento che chiudete la porta<br />

<strong>di</strong>etro <strong>di</strong> voi, ed entrate in quella sala,<br />

non esistono più. Anche quando<br />

conoscerete Yuri, l’unico ragazzo<br />

purtroppo ancora sulla carrozzina, scoprirete<br />

che i limiti del corpo non sono<br />

credo che il nostro teatro non sia solo<br />

questione <strong>di</strong> abilità, e credo che per<br />

questo motivo, perché è così <strong>di</strong>fficile, a<br />

volte ho dovuto saltare le prove, non solo<br />

perché avevo altro da fare. Io mi ripeto,<br />

noi siamo stati molto fortunati. A me<br />

piace fare teatro e ho potuto fare teatro,<br />

andare nei teatri, nei camerini, tra le<br />

quinte, e ricevere tanti applausi. Se devo<br />

<strong>di</strong>re quali sono le mie esperienze teatrali<br />

posso raccontare <strong>di</strong> essere stato a<br />

Gorizia, a Roma, al Duse, al Dehon. Ma<br />

non è solo questo. Non è successo solo<br />

questo. Quin<strong>di</strong> avrei bisogno <strong>di</strong> un manifesto,<br />

e sono pronto a collaborare a<br />

scriverlo, per capire che cosa abbiamo<br />

imparato.<br />

Questo è un testo che ho scritto ispirato<br />

a tante cose, a Sonno Muto, a Esiti, a Don<br />

Chisciotte, a Luigi Ferrarini e a Davide<br />

Sacchetti. E se a qualcuno viene voglia <strong>di</strong><br />

andare avanti :) io l’ho chiamato “il cavaliere<br />

e lo scu<strong>di</strong>ero”.<br />

….Coreografia iniziale. Alle prime luci<br />

del mattino i due si misero in cammino..<br />

L’aria era fresca e lontano il paese si<br />

faceva piccino piccino [il paese]<br />

Uno era cavaliere, ma dopo un incidente<br />

<strong>di</strong> guerra e <strong>di</strong> avventure non voleva più<br />

sapere niente.<br />

L’altro era un conta<strong>di</strong>no, stanco della<br />

terra e matto per il vino..<br />

Sopra l’elmo del cavaliere e la zucca del<br />

suo fido scu<strong>di</strong>ero, uno stormo <strong>di</strong> ron<strong>di</strong>ni<br />

<strong>di</strong>segnava nel cielo il suo tratto nero. [le<br />

ron<strong>di</strong>ni].<br />

Arrivati a una pianura l’eroe si fermò:<br />

niente se confrontati con la libertà dell’anima.Yuri<br />

è consapevole <strong>di</strong> fare teatro<br />

e gli piace; non si sente un <strong>di</strong>sabile, non si<br />

sente escluso e tutto ciò non perché le<br />

sue con<strong>di</strong>zioni fisiche lo rendono inconsapevole,<br />

ma perché nel gruppo è un<br />

attore al pari <strong>di</strong> tutti gli altri, anzi, forse<br />

con una marcia in più; se gli dai un bacio<br />

te lo restituisce, se gli stringi la mano, la<br />

stringe anche lui… magari non capirete<br />

tutte le sue parole ma, a volte, ricordatevi<br />

che il silenzio è più interessante e aiuta<br />

<strong>di</strong> più. Nel silenzio possono essere racchiuse<br />

le più belle poesie, solo che<br />

bisogna abituarsi a un tipo nuovo <strong>di</strong> linguaggio<br />

e in questo Alessandra e Stefano<br />

sono dei gran<strong>di</strong> maestri! Alessandra con<br />

il suo sorriso rassicurante ti regala serenità,<br />

è un po’come danzare su soffici nuvole<br />

rosa, sempre, sia quando sbagli che<br />

non. Stefano idem, sono entrambe persone<br />

che aiutano a rendere migliori le<br />

cose, anche quando apparentemente non<br />

sono così semplici. Li voglio ringraziare<br />

<strong>di</strong> cuore perché aiutano tutti a sentirsi<br />

vivi e utili, a coltivare i propri sogni e<br />

interessi, a dare risposte ai tanti “perché”<br />

della vita… grazie anche a Cristina<br />

Valenti per avermi fatto conoscere persone<br />

così speciali, con le quali è bello sorridere,<br />

è bello piangere, è bello<br />

emozionarsi ma soprattutto, è bello fare<br />

teatro!!<br />

Alessandra Consonni<br />

Per un “manifesto” della compagnia...<br />

[mulini a vento]<br />

“Guarda lì Sancio, ci sono più <strong>di</strong> trenta<br />

giganti… Quali giganti?<br />

Quelli che ve<strong>di</strong> là, dalle braccia enormi..<br />

Mio signore, guar<strong>di</strong> che quelli non sono<br />

giganti ma mulini a vento<br />

Si vede che non te ne inten<strong>di</strong> <strong>di</strong> avventure..”<br />

Continuarono il cammino e arrivarono a<br />

un mercato. Di roba <strong>di</strong> animali e <strong>di</strong> persone<br />

inverosimilmente affollato.<br />

[entrano tutti e fanno il rumoriccio del<br />

mercato]<br />

I due si presero la mano per non perdere<br />

la strada. [si prendono la mano].<br />

Era quasi mezzogiorno e le pance del<br />

soldato e del suo amico<br />

Brontolavano come le comparse del<br />

teatro antico. [brontolii]<br />

“Mio signore, che ne <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> un ristoro?<br />

Tu quanto possie<strong>di</strong>, Sancio?<br />

Niente signore<br />

Caro Sancio, inginocchiati e prega con<br />

me. Ti passerà la fame…”<br />

Allo scu<strong>di</strong>ero non vennero a mente<br />

tante preghiere<br />

Allora gli provò a domandare due cose<br />

che voleva sapere:<br />

“Per quale motivo ci siamo messi in viaggio?<br />

“Per conoscere”.<br />

“Quando finirà il nostro viaggio?”<br />

“Quando ne inizieremo un altro.”<br />

“Se ci fosse la guerra, che lavoro<br />

faresti?”<br />

“L’attore”<br />

Davide Simoni<br />

La poetica teatrale che ci fa incontrare il mondo<br />

Caro Fulvio, è con sempre grande emozione che mi<br />

appresto a raccontare le mie umili e modeste sensazioni,<br />

che Tu hai lasciato che ci portassero ad incontrare<br />

vite e volti sconosciuti!<br />

Ed è con sempre, una grande emozione, che tento <strong>di</strong><br />

mostrare alla gente che incontriamo a teatro, emozione<br />

che penso non sia solo frutto <strong>di</strong> un freddo calcolo ma<br />

nasca da un'attenta e voluta maturazione del nostro<br />

animo e del nostro cuore!!<br />

Questo per tentare <strong>di</strong> <strong>di</strong>re e spiegare cose che mai pen-<br />

savamo potessero realizzarsi, eppure si sono realizzate!!<br />

...penso nella più grande forma poetica e teatrale:<br />

LA NOSTRA VITA!<br />

Proprio questa cosiddetta "forma poetica e teatrale" ci<br />

ha portato, ci ha dato la possibilità <strong>di</strong> spiccare il salto<br />

verso quell'orizzonte infinito, che è il mondo che ci circonda,<br />

sempre a noi ostile e sempre con noi scuro! ....il<br />

tutto grazie all'affettuosa e paterna Tua presenza con la<br />

quale hai sempre cercato <strong>di</strong> venirci incontro per ascoltare<br />

i nostri mille problemi, a volte inesistenti, ma per<br />

te sempre importanti e principali!!<br />

Quin<strong>di</strong>, GRAZIE per tutto ciò che ci hai dato e fatto<br />

toccare con mano!<br />

Grazie <strong>di</strong> cuore e come può essere rimasto negli occhi<br />

<strong>di</strong> uno spettatore del nostro spettacolo: "questi ragazzi<br />

sembrano veramente aver capito e toccato il vero senso<br />

della Vita!!".<br />

Con grosso affetto<br />

Marco Macciantelli


TEATRO 7<br />

La forza del teatro, della musica,<br />

dei suoni e una capretta vera<br />

dalle osservazioni del laboratorio con Salvatore, ospite della Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris<br />

Credo uno dei più bei momenti vissuti al laboratorio<br />

espressivo della Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De<br />

Nigris. L'amore purissimo, infinito e generoso <strong>di</strong><br />

Alessandro, fratello <strong>di</strong> Salvatore; una capretta,<br />

vera, bianchissima e morbi<strong>di</strong>ssima come un peluches,<br />

<strong>di</strong> una dolcezza sconfinata, che emetteva<br />

suoni morbi<strong>di</strong>ssimi; lo sguardo tenero e attento <strong>di</strong><br />

Salvatore incollato agli occhi del fratello e della<br />

capretta che lo fissavano teneramente; il “lamento<br />

<strong>di</strong> Didone” <strong>di</strong> Purcell come sottofondo musicale; la<br />

forza arcaica, ancestrale della lingua sarda, incomprensibile<br />

e meravigliosa; tutto l’ambiente colorato<br />

da luci ver<strong>di</strong>; l’odore dell’erba tagliata; un video sul<br />

maxi schermo con pascoli, capre, pecore e suoni<br />

della Sardegna. Un momento che mi spingeva a<br />

piangere. Bellissimo.<br />

Durante il laboratorio questo momento, durato una<br />

decina <strong>di</strong> minuti, ci ha paralizzati, affascinati, noi<br />

che dovevamo fare, facilitare, teatrare, comunicare,<br />

siamo rimasti congelati dalle emozioni per quello<br />

che stava succedendo. Forse solo amore puro, o teatro<br />

puro, raro, primitivo, inconsapevole ma potentissimo,<br />

fantastico. Alla Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De<br />

Nigris.<br />

Stefano Masotti<br />

Operatore teatrale Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris


8<br />

Carlo ha 53 anni, è stato ospite della “Casa dei Risvegli<br />

<strong>Luca</strong> De Nigris” per circa sette mesi ed ora, da<br />

circa nove, è tornato a casa con me.<br />

Queste brevi righe vogliono essere la testimonianza <strong>di</strong><br />

quanto per me sia stata importante l’esistenza <strong>di</strong> questa<br />

struttura per “aiutarmi ad aiutare” Carlo.<br />

Nutro una grande ammirazione per Fulvio e Maria, per<br />

il coraggio e la tenacia <strong>di</strong>mostrata nel realizzarla.<br />

Premetto che , non avendo visitato la struttura prima<br />

del trasferimento <strong>di</strong> Carlo, faticavo all’idea <strong>di</strong> allontanarmi<br />

dal reparto <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina riabilitativa dell’Ospedale<br />

Maggiore, sotto l’occhio attento e sempre presente<br />

del Dr. Battistini, nel quale il personale infermieristico<br />

e le O.S.S. erano molto gentili e sensibili nei miei confronti<br />

(ovviamente anche verso tutti gli altri familiari),<br />

mentre Laura (educatrice pedagogista clinica della<br />

“Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris”) , ogni volta che<br />

CASA DEI RISVEGLI LUCA DE NIGRIS E OLTRE...<br />

Il giar<strong>di</strong>no coltivato<br />

Iniziativa degna <strong>di</strong> particolare interesse quella dei familiari <strong>di</strong> un ospite attualmente<br />

presente alla “Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris”, Elisa e Cono, appena<br />

entrati nel modulo abitativo assegnato al loro caro, hanno deciso <strong>di</strong> rendere<br />

quanto più vitale possibile il giar<strong>di</strong>no privato proprio <strong>di</strong> ogni modulo, piantandovi<br />

fiori e verdura.<br />

Ho chiesto ad Elisa cosa li ha spinti a rendere così particolare e gioviale il loro<br />

giar<strong>di</strong>no, la risposta è stata: “Quando siamo arrivati c'era l'erba verde, ma<br />

Cono, mio marito, ha pensato che sarebbe stato meglio per nostro figlio se,<br />

guardando fuori dalla finestra avesse visto i colori dei fiori e, mentre cucinavo,<br />

odorato il profumo delle verdure fresche, così abbiamo deciso <strong>di</strong> piantare i semi<br />

e coltivarli!”<br />

Segno <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> speranza che lasceranno anche per chi verrà dopo <strong>di</strong> loro!<br />

C. F.<br />

Una scuola <strong>di</strong> vita<br />

da voi ho imparato ad aiutare Carlo<br />

veniva a salutarci, era molto contenta e ci aspettava<br />

fiduciosa alla “Casa”.<br />

Ho dovuto ricredermi.<br />

La struttura , decisamente all’avanguar<strong>di</strong>a, immersa<br />

nel verde, permette al familiare <strong>di</strong> vivere nel modulo da<br />

solo con il proprio caro ma anche, quando lo desidera,<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>alogare e confrontarsi con gli altri familiari: a questo<br />

scopo ho trovato piacevoli e utili gli incontri settimanali<br />

con Laura, portatrice <strong>di</strong> una ventata <strong>di</strong> serenità<br />

a cui fai fatica resistere.<br />

Il personale infermieristico, le terapiste e le O.S.S sono<br />

sempre <strong>di</strong>sponibili e rivolti costantemente ad incoraggiare,<br />

a volte anche con frasi scherzose, al fine <strong>di</strong><br />

strapparci un sorriso.<br />

Tutti mi hanno insegnato qualcosa: le O.S.S. a gestire<br />

nella vita quoti<strong>di</strong>ana Carlo, attraverso l’igiene e l’alimentazione,<br />

le terapiste nella vestizione, nel cammino,<br />

nel salire le scale, nel come aiutarlo a sedersi in macchina<br />

nei primi (meravigliosi) fine settimana trascorsi a<br />

casa. E’ stata una scuola <strong>di</strong> vita, ho cercato <strong>di</strong> essere<br />

una brava allieva per il bene <strong>di</strong> Carlo, perché, tornati a<br />

casa, volevo occuparmi il più possibile <strong>di</strong> lui.<br />

Il 6 gennaio 2006 mi hanno detto che potevo “gestire”<br />

autonomamente Carlo (lavarlo, vestirlo, aiutarlo ad<br />

andare a letto): è stato un momento molto bello , voleva<br />

<strong>di</strong>re che avevo imparato bene e mi ha fatto comprendere<br />

quanta strada potevamo ancora fare insieme,<br />

ho capito che anche Carlo ne era contento.<br />

Tornati a casa, sono stata in grado <strong>di</strong> aiutare Carlo da<br />

sola.<br />

Devo ringraziare tantissimo anche il Dott. Betti<br />

(responsabile clinico della “Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De<br />

Nigris”), perché grazie alla Sua insistenza, Carlo ha<br />

subito un intervento <strong>di</strong> derivazione (l’inserimento della<br />

ben nota valvola) che ha definitivamente abolito l’uso<br />

della carrozzella e da allora i progressi sono stati tantissimi!!!<br />

Ora Carlo esegue la sua igiene e parte della vestizione<br />

da solo, senza alcun aiuto, sale le scale per recarsi in<br />

camera a riposare, e sempre più spesso rifiuta il roller<br />

per deambulare da solo, guarda la televisione e ha rico-<br />

minciato a leggere il quoti<strong>di</strong>ano .<br />

Tutte le mattine ci rechiamo in ufficio dove aumentano<br />

ogni giorno <strong>di</strong> più i suoi interessi verso l’attività della<br />

<strong>di</strong>tta.<br />

An<strong>di</strong>amo insieme ovunque, come prima del sinistro:<br />

supermercato, visita alla mamma, agli amici.<br />

Il <strong>di</strong>alogo con me è sempre in aumento (a volte si arrabbia<br />

anche perché sono un po’ “pesante” ) e positivo è<br />

anche il <strong>di</strong>alogo con suo fratello, che ogni giorno regolarmente<br />

viene a trovarlo; con gli estranei ha meno<br />

voglia, ma stiamo continuando le sedute <strong>di</strong> logope<strong>di</strong>a e<br />

sono pertanto molto fiduciosa.<br />

E, quando nella notte mi cerca, con la dolcezza <strong>di</strong> sempre,<br />

io ringrazio tutti per il grande aiuto avuto e il mio<br />

cuore si riempie <strong>di</strong> gioia.<br />

Vale la pena!<br />

Susanna, moglie <strong>di</strong> Carlo


<strong>di</strong><br />

Cristina Franchini<br />

Educatrice<br />

<strong>di</strong><br />

Marcella De Blasi<br />

Psicologa<br />

Il progetto educativo promosso dall’associazione<br />

de “<strong>Gli</strong> <strong>Amici</strong> <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>” è rivolto<br />

agli ospiti <strong>di</strong>messi dalla “Casa dei Risvegli<br />

<strong>Luca</strong> De Nigris” e ai loro familiari<br />

Il rientro al domicilio, dopo un periodo riabilitativo<br />

presso la “Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong><br />

De Nigris”, è un momento molto delicato<br />

per la persona e per i suoi familiari, possiamo<br />

immaginarlo come l’inizio <strong>di</strong> un<br />

viaggio caldamente curato, preparato e<br />

organizzato già nel centro <strong>di</strong> riabilitazione,<br />

un viaggio sicuramente non facile, nel<br />

quale la famiglia e il proprio caro non sono<br />

e non saranno lasciati soli.<br />

L’associazione de “<strong>Gli</strong> <strong>Amici</strong> <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>”, ha<br />

ritenuto utile e importante fornire un sostegno<br />

educativo durante questo percorso,<br />

arrivando nell’<strong>Aprile</strong> del 2006 alla proposta<br />

<strong>di</strong> un nuovo progetto, il “Progetto del<br />

Dopo”, rivolto alle persone <strong>di</strong>messe dalla<br />

“Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris” e ai<br />

loro familiari.<br />

Perché? Perché ci interessa, ci sta a cuore<br />

il futuro delle persone conosciute all’interno<br />

della “Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De<br />

Nigris”, le relazioni che si sono create<br />

durante il percorso riabilitativo ed educativo<br />

della struttura, hanno lasciato un segno<br />

profondo in coloro che si sono presi “cura”<br />

della qualità della vita della persona e del<br />

suo nucleo familiare.<br />

Questo interesse nel continuare la relazione<br />

nasce inoltre dalla consapevolezza che,<br />

i bisogni dei familiari che rientrano a casa<br />

o in strutture assistenziali <strong>di</strong> lungo-degenza,<br />

sono <strong>di</strong>versi e toccano anche noi, prima<br />

in quanto esseri umani che vivono in una<br />

società, poi in quanto associazione che ha<br />

a che fare con la realtà del post-coma fin<br />

dalla sua “sorgente”.<br />

Il progetto è sorto con lo scopo <strong>di</strong> fare in<br />

modo che la persona, dopo il periodo trascorso<br />

alla “Casa Dei Risvegli <strong>Luca</strong> De<br />

Nigris”, si trovi veramente a “casa”, casa<br />

intesa come spazio <strong>di</strong> incontro, fatto <strong>di</strong><br />

integrazione e <strong>di</strong> accettazione tra il proprio<br />

vissuto e il proprio futuro, ma per conseguire<br />

questo obiettivo sappiamo che è<br />

necessario agire per continuare a migliora-<br />

Gianfranco e Wanda con la volontaria Sabrina<br />

CASA DEI RISVEGLI LUCA DE NIGRIS E OLTRE... 9<br />

Verso una continuità <strong>di</strong> relazione<br />

Il progetto del dopo<br />

re la qualità <strong>di</strong> vita della persona con esito<br />

<strong>di</strong> post-coma, curando i raccor<strong>di</strong> sociali e i<br />

legami presenti prima, durante e dopo l’esperienza<br />

alla “Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De<br />

Nigris”.<br />

Il “Progetto del Dopo” è un progetto educativo<br />

<strong>di</strong> affiancamento, assistenza, consulenza<br />

e monitoraggio che comprende i<br />

seguenti servizi forniti gratuitamente dall’associazione:<br />

- Contatto telefonico con l’associazione<br />

attraverso il numero verde Comaiuto<br />

800998067 per chiedere informazioni e<br />

segnalare problemi.<br />

- Possibilità <strong>di</strong> un incontro-colloquio con<br />

un operatore dell’associazione per la<br />

<strong>di</strong>scussione <strong>di</strong> particolari problematiche.<br />

- Contatti telefonici costanti per la continuità<br />

<strong>di</strong> relazione e per la raccolta <strong>di</strong><br />

informazioni sull’evoluzione della situazione<br />

al domicilio.<br />

- Possibilità <strong>di</strong> programmare visite a<br />

domicilio secondo la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong><br />

entrambi.<br />

- Comunicazione <strong>di</strong> informazioni attraverso<br />

posta, e-mail, telefono, su eventi,<br />

convegni, iniziative, laboratori, momenti<br />

aggregativi e altre opportunità promosse<br />

dall’associazione; invio del magazine dell’associazione.<br />

- Possibilità <strong>di</strong> richiedere l’utilizzo del<br />

pulmino dell’associazione per il trasporto<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>sabili con carrozzina, in occasione <strong>di</strong><br />

eventi/momenti aggregativi organizzati.<br />

Questi servizi sono finalizzati all’affiancamento<br />

del familiare nel prendersi cura<br />

del proprio caro e all’aiuto nel reinserimento<br />

sociale della persona <strong>di</strong>messa dalla<br />

“Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris”, attraverso<br />

le visite al domicilio, le uscite insieme<br />

e il coinvolgimento nelle iniziative<br />

proposte dall’associazione.<br />

Di notevole importanza per migliorare nel<br />

tempo l’impatto con il territorio delle persone<br />

<strong>di</strong>messe dalla struttura e delle loro<br />

famiglie una volta a casa è il monitoraggio<br />

della situazione in itinere, attraverso il questionario<br />

<strong>di</strong> verifica della vita a domicilio e<br />

la raccolta delle osservazioni degli educatori<br />

e dei volontari coinvolti nel progetto.<br />

Questo permetterà alla persona <strong>di</strong> continuare<br />

il proprio percorso riabilitativo e <strong>di</strong><br />

reintegrazione sociale in un ambiente<br />

adeguato alle sue necessità, un ambiente<br />

che comprende e interroga il senso <strong>di</strong><br />

responsabilità della società tutta, abbraccia<br />

il familiare che si prende cura e riparte<br />

dalla <strong>di</strong>gnità della persona con esito<br />

<strong>di</strong> post-coma.<br />

Dal mese <strong>di</strong> Gennaio 2007 l’Associazione<br />

ha deciso <strong>di</strong> integrare al “Progetto del<br />

Dopo”, il progetto “Colloqui <strong>di</strong> sostegno”<br />

La volontaria Valentina con Teresa<br />

un ulteriore servizio gratuito <strong>di</strong> sostegno<br />

psicologico agli ospiti <strong>di</strong>messi e alle loro<br />

famiglie.<br />

IL PROGETTO “COLLOQUI DI<br />

SOSTEGNO”<br />

La “Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris”<br />

risulta essere una struttura che “protegge e<br />

accu<strong>di</strong>sce” non solo la persona con esito <strong>di</strong><br />

coma, ma anche la sua famiglia. E’ un<br />

luogo dove sia l’ospite e che la famiglia<br />

ricevono, attraverso il continuo scambio e<br />

confronto con le varie figure professionali,<br />

con i volontari e con le altre famiglie, un<br />

valido supporto emotivo.<br />

Nel momento in cui vi è la <strong>di</strong>missione dell’ospite<br />

con rientro a casa o in una struttura<br />

assistenziale <strong>di</strong> lungo-degenza, l’intero<br />

sistema familiare deve ritrovare un nuovo<br />

equilibrio, continuando a ricercare nel proprio<br />

nucleo, e utilizzando al meglio, l’energia<br />

che gli ha permesso <strong>di</strong> superare tutti i<br />

momenti più critici che un tale percorso ha<br />

sicuramente riservato. Le cerebrolesioni<br />

acquisite, che destrutturato soprattutto le abilità<br />

cognitive, comunicative ed emotivo-relazionali,<br />

sono una minaccia ed una frustrazione<br />

non solo per la persona che ha subito il<br />

trauma ma anche per la sua famiglia.<br />

L’Associazione “<strong>Gli</strong> <strong>Amici</strong> <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>” offre<br />

un Servizio gratuito <strong>di</strong> Sostegno rivolto<br />

sia all’ospite <strong>di</strong>messo che alla sua famiglia,<br />

per affrontare tutto ciò che avviene<br />

dopo la <strong>di</strong>missione dalla “Casa dei Risvegli<br />

<strong>Luca</strong> De Nigris”.<br />

<strong>Gli</strong> obiettivi del progetto si possono sintetizzare<br />

in due punti fondamentali:<br />

1- stimolare il processo <strong>di</strong> reintegrazione<br />

sociale;<br />

2- facilitare una ricostruzione del proprio<br />

progetto <strong>di</strong> vita.<br />

Usufruire <strong>di</strong> un percorso <strong>di</strong> sostegno significa<br />

avere uno spazio personale nel quale<br />

essere ascoltati; dove poter acquisire consapevolezza<br />

ed un adeguato livello <strong>di</strong><br />

accettazione; analizzare le proprie <strong>di</strong>fficoltà<br />

emotive, cognitive, relazionali e<br />

comportamentali; riscoprire le proprie abilità<br />

ed attivarsi per una maggiore conoscenza<br />

<strong>di</strong> sé.<br />

E’ necessario un valido supporto emotivo<br />

della persona <strong>di</strong>messa nei <strong>di</strong>versi perio<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

crisi, che inevitabilmente avranno luogo,<br />

durante il processo <strong>di</strong> re-inserimento sociale.<br />

La presa <strong>di</strong> coscienza delle <strong>di</strong>sabilità acquisite<br />

e la percezione <strong>di</strong> un arresto o <strong>di</strong> un rallentamento<br />

del recupero funzionale in un contesto<br />

non protetto, <strong>di</strong>ventano fonti <strong>di</strong> grosse<br />

frustrazioni, <strong>di</strong> sentimenti <strong>di</strong> inadeguatezza,<br />

<strong>di</strong> vergogna, <strong>di</strong> <strong>di</strong>sperazione, <strong>di</strong> isolamento,<br />

<strong>di</strong> abbandono e <strong>di</strong> stati depressivi.<br />

Per la persona <strong>di</strong>messa è importante trova-<br />

re, all’interno della propria famiglia, un’atmosfera<br />

il più possibile serena e positiva,<br />

per il proseguimento del recupero delle<br />

abilità.<br />

Risulta fondamentale indagare sugli aspetti<br />

della personalità premorbosa in quanto<br />

fattori determinanti, secondo <strong>di</strong>verse stu<strong>di</strong>,<br />

del potenziale <strong>di</strong> salute della persona con<br />

esito <strong>di</strong> coma in fase <strong>di</strong> recupero, della sua<br />

capacità <strong>di</strong> adattamento e <strong>di</strong> superamento<br />

della patologia e delle sue conseguenze, in<br />

un equilibrio bio-psico-sociale che consente<br />

<strong>di</strong> raggiungere un grado <strong>di</strong> autonomia<br />

<strong>di</strong>scordante dall’entità del danno e della<br />

<strong>di</strong>sabilità e <strong>di</strong>pendente da risorse intrinseche<br />

all’in<strong>di</strong>viduo e dall’interrelazione<br />

positiva con l’ambiente.<br />

Anche il famigliare potrà usufruire dei colloqui<br />

<strong>di</strong> sostegno per contenere l’ansia e lo<br />

stress generati dalla drammaticità e impreve<strong>di</strong>bilità<br />

dell’evento doloroso, dall’incertezza<br />

per il futuro, dalle frustrazioni legate<br />

ai tempi lunghi del recupero, dalla fatica a<br />

comprendere e accettare i <strong>di</strong>sturbi del comportamento<br />

del proprio caro, dalle <strong>di</strong>fficoltà<br />

legate al dover “prendersi cura” <strong>di</strong><br />

una persona che ha subito un trauma.<br />

Spesso si assiste, all’interno delle famiglie,<br />

alla creazione <strong>di</strong> legami molto stretti<br />

in cui iperprotezione e staticità <strong>di</strong>vengono<br />

elementi principali. L’attaccamento eccessivo<br />

al proprio caro risulta inevitabile in<br />

una prima fase, ma deleterio se persistente,<br />

perché determina l’impossibilità <strong>di</strong><br />

emanciparsi da uno stato <strong>di</strong> totale <strong>di</strong>pendenza<br />

verso livelli via via maggiori <strong>di</strong><br />

libertà.<br />

E’<strong>di</strong> fondamentale importanza riconoscere<br />

il proprio caro, come persona con una<br />

nuova propria originalità emotiva in evoluzione<br />

e possibili opportunità <strong>di</strong> autonomia.<br />

Il complessivo “Progetto del Dopo”, si basa<br />

sull’”Ascolto Attivo”, un ascolto profondo<br />

fra due parti necessarie l’una all’altra, l’associazione<br />

”<strong>Gli</strong> <strong>Amici</strong> <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>” e coloro<br />

che sono entrati in contatto con la realtà del<br />

post-coma, è un ascolto fatto <strong>di</strong> scambi <strong>di</strong><br />

informazioni e <strong>di</strong> bisogni, per migliorarsi a<br />

vicenda e continuamente.<br />

Questo progetto ha come fine educativo<br />

quello <strong>di</strong> accompagnare la persona nel<br />

percorso verso il reinserimento sociale<br />

per permetterle <strong>di</strong> riorganizzare la propria<br />

vita e i propri spazi all’interno dell’ambiente<br />

familiare e sociale, rimanendo<br />

comunque e sempre nell’ambito dell’<br />

“empowerment” pedagogico che ha come<br />

finalità quella <strong>di</strong> promuovere lo sviluppo<br />

dell’appren<strong>di</strong>mento e della crescita in<strong>di</strong>viduale<br />

nel corso <strong>di</strong> tutta la vita.


10<br />

OLOGNA - E’ il risultato<br />

Bdella prima ricerca nazionale<br />

sul testamento biologico, presentata<br />

a Bologna dal sottosegretario<br />

alla giustizia Luigi Manconi e dall’anestesista<br />

che ha seguito Piergiorgio<br />

Welby, Mario Riccio. “Si<br />

tratta del primo stu<strong>di</strong>o rappresentativo<br />

dell’intero paese – spiega<br />

Luigi Manconi –. Ciò che fa riflettere,<br />

è che il livello <strong>di</strong> conoscenza<br />

dei me<strong>di</strong>ci sul tema è molto limitato”.<br />

Due secondo Manconi i no<strong>di</strong> da<br />

sciogliere intorno al testamento<br />

biologico: il consenso informato e<br />

“il dolore non necessario”. “Il<br />

testamento biologico – prosegue<br />

Manconi– è una <strong>di</strong>chiarazione anti-<br />

cipata della volontà del paziente<br />

sui trattamenti sanitari a cui non<br />

intende sottoporsi, espressa non<br />

nella prostrazione della malattia o<br />

prima <strong>di</strong> entrare in sala operatoria,<br />

ma nel pieno delle facoltà”.<br />

Volontà che,<br />

nel corso del<br />

tempo, può<br />

essere mo<strong>di</strong>ficata.<br />

Il 57%<br />

dei me<strong>di</strong>ci sottolinea<br />

inoltre<br />

che l’accanimentoterapeutico<br />

è una<br />

routine e un<br />

me<strong>di</strong>co su 4<br />

afferma che è<br />

pratica <strong>di</strong>ffusa<br />

sospendere le<br />

cure quando si<br />

valuta irrever-<br />

sibile la malattia.<br />

“Ci sono<br />

DIBATTITO<br />

Il Testamento Biologico<br />

I risultati <strong>di</strong> una ricerca nazionale ed una risoluzione prossimamente <strong>di</strong>scussa in Regione<br />

<strong>di</strong><br />

Gian <strong>Luca</strong> Borghi<br />

Consigliere regionale<br />

Assemblea Legislativa<br />

Regione Emilia-Romagna<br />

esercizio della libertà terapeuti-<br />

L'ca come espressione della sovranità<br />

dell'in<strong>di</strong>viduo sul proprio corpo:<br />

il <strong>di</strong>ritto, dunque, a scegliere il tipo <strong>di</strong><br />

cura ritenuto più adeguato al proprio<br />

organismo e alla propria infermità.<br />

Ritengo si debba partire da qui per<br />

affrontare il delicato tema del testamento<br />

biologico. Un tema che non<br />

attiene al solo ambito me<strong>di</strong>co ed<br />

etico-morale, ma anche alla responsabilità<br />

della politica. Ogni persona<br />

deve poter essere protagonista delle<br />

scelte riguardanti la propria salute e<br />

deve essere messa in grado <strong>di</strong> accettare<br />

così come rifiutare – “consenso<br />

informato” – l’intervento me<strong>di</strong>co e ciò<br />

che comporta, attraverso l’istituto<br />

della <strong>di</strong>chiarazione anticipata <strong>di</strong><br />

volontà.<br />

Ho potuto constatare personalmente<br />

il crescente interesse per questo tema<br />

nel corso <strong>di</strong> tre iniziative che ho promosso<br />

lo scorso primo marzo a Bologna,<br />

Modena e Reggio Emilia, a cui<br />

hanno partecipato Luigi Manconi,<br />

sottosegretario alla giustizia, e Mario<br />

Riccio, anestesista dell'Ospedale<br />

Maggiore <strong>di</strong> Cremona (colui che ha<br />

staccato il respiratore automatico <strong>di</strong><br />

Piergiorgio Welby).<br />

È stata l’occasione per presentare la<br />

prima ricerca italiana sul Testamento<br />

biologico commissionata da A buon<br />

<strong>di</strong>ritto - Associazione per le libertà e<br />

Diritto alla salute e libertà <strong>di</strong> scelta<br />

Luigi Manconi: “una normativa per la classe me<strong>di</strong>ca...”<br />

<strong>di</strong><br />

Elisabetta Norzi<br />

www.redattoresociale.it<br />

condotta da Enzo Campelli e Enza<br />

Lucia Vaccaro dell’Università degli<br />

Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Roma La Sapienza. Il sondaggio<br />

ha coinvolto un campione<br />

composto da 266 me<strong>di</strong>ci, la maggioranza<br />

dei quali oncologi e anestesistirianimatori,<br />

operanti in 19 ospedali<br />

italiani <strong>di</strong>stribuiti in ogni area geografica<br />

della penisola. Questo in sintesi<br />

l’esito: solo il 10% dei me<strong>di</strong>ci italiani<br />

si <strong>di</strong>chiara contrario, mentre la metà si<br />

esprime favorevolmente. Il 40% invece<br />

non vuole o non sa pronunciarsi,<br />

anche perché poco informato sull’argomento.<br />

Scendendo nel dettaglio della ricerca,<br />

emerge una spaccatura nel proprio<br />

livello <strong>di</strong> consapevolezza della materia:<br />

il 42% degli intervistati lo giu<strong>di</strong>ca<br />

“scarso”, il 33% lo reputa “sufficiente”,<br />

mentre il 20% afferma <strong>di</strong> avere<br />

una buona preparazione sull’argomento.<br />

Solo in otto casi (3%) si<br />

<strong>di</strong>chiara un grado <strong>di</strong> informazione<br />

“approfon<strong>di</strong>to”. Esigua appare anche<br />

la <strong>di</strong>ffusione del tema come oggetto <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>scussione tra gli<br />

operatori del settore e<br />

nel rapporto me<strong>di</strong>copaziente:<br />

solo il 47%<br />

<strong>di</strong>chiara <strong>di</strong> aver<br />

affrontato il tema con<br />

i colleghi, mentre il<br />

19% del campione ha<br />

avuto occasione <strong>di</strong><br />

partecipare a riunioni<br />

o convegni scientifici.<br />

Ma è soprattutto con i<br />

pazienti che non si<br />

<strong>di</strong>scute <strong>di</strong> <strong>di</strong>rettive<br />

anticipate: appena il<br />

15% dei me<strong>di</strong>ci intervistati<br />

ne ha <strong>di</strong>scusso<br />

Luigi Manconi,<br />

sottosegretario alla Giustizia<br />

con gli ammalati, sebbene quasi la<br />

metà sostiene che con la dovuta pubblicizzazione,<br />

chiunque potrebbe<br />

essere interessato alla redazione del<br />

proprio testamento biologico.<br />

Alcuni elementi <strong>di</strong> riflessione riconducibili<br />

all’interrogativo: quali sono i<br />

casi in cui il testamento biologico va<br />

applicato? Il 7% degli intervistati<br />

sostiene che non vada applicato “in<br />

nessun caso”, il 35% che vada applicato<br />

solo in caso <strong>di</strong> stato vegetativo<br />

permanente, il 28% lo prefigura in<br />

relazione all’eventuale per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong><br />

coscienza in seguito a patologie<br />

inguaribili, l’11% in tutti i casi <strong>di</strong> incapacità<br />

del paziente, il 12% in tutti i<br />

casi <strong>di</strong> patologia che il paziente sia in<br />

grado <strong>di</strong> prefigurare.<br />

Un ruolo fondamentale tra i me<strong>di</strong>ci<br />

italiani lo assume il “fiduciario”, il<br />

soggetto terzo che in caso <strong>di</strong> sopravvenuta<br />

incapacità del paziente ne rappresenti<br />

la volontà rispetto ai trattamenti<br />

me<strong>di</strong>ci da assumere. Il 53%<br />

promuove questa figura, mentre i contrari<br />

non raggiungono<br />

il 30%. Significativo è<br />

anche il riferimento al<br />

fatto che questa figura<br />

consentirebbe <strong>di</strong> porre<br />

rime<strong>di</strong>o al problema<br />

della “<strong>di</strong>stanza temporale”<br />

fra il momento<br />

della redazione del<br />

testamento e quello<br />

della sua applicazione.<br />

Per quando riguarda il<br />

mio contributo in qualità<br />

<strong>di</strong> consigliere<br />

regionale, ho presentato<br />

in Assemblea Legi-<br />

patologie – precisa Manconi – che<br />

producono dolori in<strong>di</strong>cibili. Esiste<br />

nel nostro paese un inau<strong>di</strong>to scialo<br />

del dolore che non viene visto<br />

come patologia, ma quasi come un<br />

dato ineliminabile, e virtuoso, dell’esperienza<br />

umana”. L’Italia<br />

si colloca<br />

infatti al<br />

penultimo<br />

posto in<br />

Europa per<br />

l’uso <strong>di</strong> antidolorifici<br />

a<br />

base <strong>di</strong> morfina.<br />

“La<br />

classe me<strong>di</strong>ca<br />

– sottolineal’anestesista<br />

Mario<br />

Ricci – ha<br />

bisogno <strong>di</strong><br />

una normati-<br />

va, perché il<br />

slativa una risoluzione che invita la<br />

Giunta regionale ad assumere specifiche<br />

iniziative nei confronti delle strutture<br />

sanitarie dell’Emilia-Romagna<br />

(all’interno dei percorsi terapeutici<br />

che garantiscono la qualità della cura<br />

e l’umanizzazione del trattamento<br />

sanitario, nel rispetto del principio <strong>di</strong><br />

partecipazione del paziente), che assicurino<br />

nella fase <strong>di</strong> sottoscrizione del<br />

‘Consenso informato’ da parte del<br />

paziente la possibilità <strong>di</strong> richiedere<br />

specifiche clausole che prevedano il<br />

rifiuto <strong>di</strong> tutti i trattamenti sanitari<br />

per i quali il paziente stesso non abbia<br />

espresso il proprio esplicito consenso.<br />

Al riguardo si fa riferimento ai principi<br />

sanciti dalla Costituzione in merito<br />

alla libertà personale e al <strong>di</strong>ritto alla<br />

salute, alla Convenzione <strong>di</strong> Oviedo<br />

del 1997, ratificata con legge nel 2001<br />

dal Parlamento italiano, al Trattato<br />

del 2004 che adotta una Costituzione<br />

europea, che in<strong>di</strong>vidua nel rispetto<br />

della ‘<strong>di</strong>gnità’ dell’essere umano il suo<br />

primo fondamentale <strong>di</strong>ritto.<br />

Il <strong>di</strong>ritto alla salute e la libertà <strong>di</strong> scelta<br />

terapeutica sono alla base della<br />

<strong>di</strong>gnità dell’essere umano: ritengo non<br />

sia più procrastinabile l’assunzione da<br />

parte del legislatore della responsabilità<br />

<strong>di</strong> tutelare l’integrità dell’essere<br />

umano nel suo pieno <strong>di</strong>ritto all’autodeterminazione.<br />

E tale <strong>di</strong>ritto passa<br />

anche attraverso il pieno rispetto del<br />

colloquio e del consenso informato e<br />

nel conseguente rispetto della libertà<br />

<strong>di</strong> pensiero, coscienza e religione.<br />

me<strong>di</strong>co si trova spesso in situazioni<br />

complesse in cui conoscere la<br />

volontà del paziente <strong>di</strong>venta fondamentale.<br />

Un principio, quello della<br />

volontà del paziente, sancito dalla<br />

Costituzione e dalla Convenzione<br />

<strong>di</strong> Oviedo del 1997, che però non<br />

ha mai visto decreti attuativi”.<br />

La risoluzione che verrà presentata<br />

dall’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna<br />

nei prossimi<br />

mesi cerca <strong>di</strong> colmare un vuoto<br />

nella legislazione nazionale,. “E’<br />

l’unica regione, per ora, che ha sollevato<br />

il tema in questi termini – ha<br />

concluso Manconi –. I prossimi<br />

passi a livello nazionale, invece,<br />

saranno quelli <strong>di</strong> <strong>di</strong>scutere in Parlamento<br />

la questione del testamento<br />

biologico. Il frutto della <strong>di</strong>scussione<br />

parlamentare, dovrà portare<br />

a decidere, in maniera con<strong>di</strong>visa,<br />

quali terapie fare rientrare, ovvero<br />

quali cure il paziente può chiedere<br />

<strong>di</strong> sospendere e quali no”.


Gent.mi Signori Alberio,<br />

ho ricevuto la e-mail che tanto cortesemente mi avete inviato e vorrei ringraziarVi per<br />

avere voluto con<strong>di</strong>videre le vostre riflessioni con me. L’ ho letta con grande attenzione<br />

e, prima d’ogni altra cosa, tengo molto ad esprimervi tutta la mia solidarietà per il<br />

dramma che Vi ha colpito. Comprendo bene l'angoscia e l'estrema <strong>di</strong>fficoltà della con<strong>di</strong>zione<br />

che Lei e Sua moglie siete costretti a vivere perché, come forse saprà, prima<br />

<strong>di</strong> accettare l'incarico <strong>di</strong> Presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato ho<br />

svolto per molto tempo la professione <strong>di</strong> chirurgo specializzato in trapianti. Conosco<br />

perciò il dolore e la sofferenza per averla vissuta e con<strong>di</strong>visa con i miei pazienti.<br />

Sono sensibile alla vostra protesta e alla denuncia della con<strong>di</strong>zione delle famiglie che<br />

devono occuparsi <strong>di</strong> un figlio che vive in stato vegetativo. So bene che la solitu<strong>di</strong>ne<br />

nella quale sono spesso abbandonate è davvero incomprensibile e intollerabile.<br />

Capisco anche il vostro appello accorato per la sensibilizzazione tanto dell’opinione<br />

pubblica quanto dei me<strong>di</strong>a, appello a non lasciare cadere tutto nell’oblio.<br />

Per quanto riguarda lo stato dello stu<strong>di</strong>o sulle cellule staminali, la ricerca sta procedendo<br />

e molti vali<strong>di</strong> scienziati stanno lavorando per arrivare nel più breve tempo possibile<br />

a risultati tangibili. I tempi della ricerca scientifica, tuttavia, sono notoriamente<br />

lunghi. Al fine <strong>di</strong> migliorare la situazione e <strong>di</strong> rendere la ricerca italiana più alacre e<br />

produttiva, mi sono impegnato affinché venisse inserito in Finanziaria un emendamento<br />

che andasse proprio nella <strong>di</strong>rezione dell’aiuto ai giovani ricercatori, perché è<br />

nelle loro energie e idee che dobbiamo confidare. In via sperimentale, il 5% dei fon<strong>di</strong><br />

per la ricerca biome<strong>di</strong>ca andranno a stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong> età inferiore ai 40 anni, per progetti<br />

selezionati in base a criteri rigidamente meritocratici.<br />

Pur consapevole che si tratta del primo passo, credo sia comunque un buon inizio<br />

che, se verrà seguito da ulteriori cambiamenti nella medesima <strong>di</strong>rezione, porterà<br />

senz’altro alla mo<strong>di</strong>fica positiva del contesto generale.<br />

Colgo questa occasione per inviare a Lei e alla Sua famiglia i miei auguri e i saluti più<br />

cor<strong>di</strong>ali.<br />

Prof. Ignazio Marino<br />

Presidente, Commissione<br />

igiene e sanità<br />

Senato della Repubblica<br />

LETTERA 11<br />

L’incontro con Giorgio Napolitano<br />

Appello alla ricerca della madre <strong>di</strong> un ragazzo in stato vegetativo<br />

Il Presidente Giorgio Napolitano<br />

nella sua visita a Bologna a<br />

margine dell’incontro sul volontariato<br />

nel palazzo della Prefettura,<br />

ha incontrato i rappresentanti<br />

della “Casa dei Risvegli<br />

<strong>Luca</strong> De Nigris” (Franco Ribol<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>rettore generale dell’Azienda<br />

Usl <strong>di</strong> Bologna, Roberto<br />

Piperno <strong>di</strong>rettore della Casa dei<br />

Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris, Maria<br />

Vaccari presidente dell’associazione<br />

<strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>, Fulvio<br />

De Nigris <strong>di</strong>rettore del Centro<br />

Stu<strong>di</strong> per la Ricerca sul Coma).<br />

Fulvio De Nigris ha consegnato al Presidente della Repubblica<br />

la tessera <strong>di</strong> socio onorario dell’associazione <strong>Gli</strong> amici<br />

<strong>di</strong> <strong>Luca</strong> ed una targa commemorativa del saluto dell’Azienda<br />

Usl <strong>di</strong> Bologna e dell’associazione stessa per la sua visita<br />

alla città.<br />

Il Presidente Giorgio Napolitano che concede il suo Alto<br />

Patronato alla “Giornata nazionale dei Risvegli per la ricerca<br />

sul coma – Vale la pena, 7 Ottobre”, nel ricordare l’amico<br />

Beniamino Andreatta, ha avuto parole <strong>di</strong> commozione e<br />

partecipazione al progetto innovativo <strong>di</strong> Bologna. A lui De<br />

Nigris ha consegnato la lettera <strong>di</strong> Anna Alberio mamma <strong>di</strong><br />

Jacopo da cinque anni in stato vegetativo che rivolge un<br />

accorato appello agli scienziati perché si impegnino sulla<br />

ricerca ed alle istituzioni per “un futuro in cui sperare”. La<br />

lettera della mamma <strong>di</strong> Jacopo aveva già avuto una risposta<br />

affettuosa e partecipata del dott. Ignanio Marino presidente<br />

della commissione Igiene e Sanità del Senato (che pubblichiamo<br />

a fianco per gentile autorizzazione dell’interessato).<br />

Il Presidente della Repubblica si è <strong>di</strong>mostrato umanamente<br />

coinvolto ed ha assicurato la sua risposta ed il suo interessamento<br />

poiché, come ha riba<strong>di</strong>to nel corso <strong>di</strong> tutto l’incontro<br />

con il volontariato, “vuole essere costantemente tenuto<br />

informato per dare una mano”.<br />

Sono la mamma <strong>di</strong> Jacopo, un ragazzo <strong>di</strong> ventotto anni. Ne aveva ventitré quando fu<br />

investito su un passaggio pedonale.<br />

Da quel giorno Jacopo è in stato vegetativo permanente per il gravissimo trauma cranico<br />

subito. Dopo qualche mese <strong>di</strong> permanenza prima in strutture pubbliche e poi private,<br />

ormai da quattro anni è accu<strong>di</strong>to in casa da noi genitori.<br />

L’assistenza e l’aiuto degli enti pubblici è limitato ed ora, ci è stato detto, verrà ulteriormente<br />

ridotto. Abbiamo fatto praticamente tutto da soli, mio marito ed io, per garantire a<br />

Jacopo un’esistenza <strong>di</strong>fficile ma il più possibile <strong>di</strong>gnitosa.<br />

La trage<strong>di</strong>a che si è abbattuta su <strong>di</strong> noi si rinnova giorno per giorno, attimo per attimo.<br />

Piccoli e gran<strong>di</strong> segni <strong>di</strong> sofferenza, crisi, instabilità delle sue con<strong>di</strong>zioni fisiche sono il<br />

mio calvario quoti<strong>di</strong>ano.<br />

Nella sua immobilità attendo invano il più minuscolo segnale che mi possa far pensare al<br />

miracolo,che mi suggerisca che non tutto è finito. Le mie forze, la mia mente, la mia vita<br />

sono solo per lui.<br />

Ma ho bisogno <strong>di</strong> speranza per sopravvivere, ho bisogno <strong>di</strong> un futuro. Sono tanti quelli<br />

che come me vivono simili trage<strong>di</strong>e. Abbiamo bisogno <strong>di</strong> un futuro in cui sperare, dobbiamo<br />

legare le nostre vite ad un filo <strong>di</strong> speranza, dobbiamo aggrapparci alla possibilità <strong>di</strong> un<br />

cambiamento.<br />

Non ci vogliamo rassegnare: per questo chiedo che qualcosa sia fatto. I riflettori della<br />

cronaca sono accesi sul <strong>di</strong>battito intorno all’eutanasia, ma i nostri cari, il mio Jacopo, che<br />

passano i loro giorni in stato vegetativo, mi sembrano <strong>di</strong>menticati.<br />

Di loro le cronache non parlano: vivono parcheggiati in istituti o, molto più spesso, curati<br />

e accu<strong>di</strong>ti nelle proprie famiglie. La loro e la nostra sofferenza non fanno notizia. I me<strong>di</strong>a<br />

non se ne occupano, la ricerca è ferma, le illusioni sulle possibilità offerte dalla cellule staminali<br />

sembrano <strong>di</strong>ssolversi.<br />

Mi rivolgo a tutti Voi affinché il Vostro pensiero e l’autorità che rivestite siano in<strong>di</strong>rizzati<br />

a tracciare una nuova via <strong>di</strong> speranza per noi e per i nostri cari.<br />

Mi rivolgo soprattutto agli scienziati ricercatori delle cellule cerebrali staminali affinché<br />

de<strong>di</strong>chino i loro stu<strong>di</strong> anche agli stati vegetativi conseguenza <strong>di</strong> gravi traumi <strong>di</strong> cui sono<br />

colpiti per la maggior parte giovani.<br />

Vi chiedo <strong>di</strong> fare tutto il possibile affinché nuove risorse vengano in<strong>di</strong>rizzate e stu<strong>di</strong>are<br />

questi casi <strong>di</strong>fficili, siano rimossi ostacoli, pregiu<strong>di</strong>zi e <strong>di</strong>fficoltà, perché ci aiutiate ad uscire<br />

dal buio del tunnel nel quale siamo precipitati.<br />

Parlate <strong>di</strong> noi, pensate anche a noi.<br />

Un grazie <strong>di</strong> cuore a tutti.<br />

Anna Mapelli Alberio - Marco Alberio, genitori <strong>di</strong> Jacopo<br />

“La lettera della mamma <strong>di</strong> Jacopo consegnata al<br />

Presidente della Repubblica - sottolinea il problema<br />

della ricerca sul coma e lo stato vegetativo.<br />

La ricerca in questo campo non è ancora sufficientemente<br />

forte in quanto solo <strong>di</strong> recente è emersa una<br />

nuova consapevolezza della possibile complessità<br />

<strong>di</strong> queste con<strong>di</strong>zioni cliniche e la voce delle famiglie<br />

coinvolte non sempre trova l’ascolto adeguato.<br />

La via della speranza passa veramente attraverso la<br />

ricerca e in questo campo, le cellule staminali adulte<br />

potrebbero rappresentare una opportunità <strong>di</strong><br />

straor<strong>di</strong>nario valore in un futuro auspicabilmente<br />

vicino.<br />

Il Centro Stu<strong>di</strong> per la Ricerca sul Coma <strong>di</strong> Bologna<br />

raccoglie l'appello della mamma <strong>di</strong> Jacopo e lo<br />

rivolge ai ricercatori impegnati sugli stu<strong>di</strong> nel<br />

campo della terapia cellulare per dar vita a progetti<br />

<strong>di</strong> concreta applicabilità clinica”.<br />

Fulvio De Nigris<br />

<strong>di</strong>rettore del Centro Stu<strong>di</strong> per la Ricerca sul Coma<br />

Roberto Piperno<br />

<strong>di</strong>rettore Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris


12<br />

Tiziana: Tutto inizia a scuola quando la<br />

mia professoressa ci in<strong>di</strong>ca la struttura<br />

presso cui possiamo svolgere il tirocinio,<br />

appena appare “Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong><br />

De Nigris” decido <strong>di</strong> prendere quella<br />

strada, un po’ perché ne avevo sentito<br />

parlare un po’ per una mia esperienza<br />

personale. Da subito inizio a documentarmi,<br />

scoprendo per quale motivo nacque<br />

prima l’associazione “<strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong><br />

<strong>Luca</strong>”, poi la casa dei risvegli a lui de<strong>di</strong>cata.<br />

La storia <strong>di</strong> <strong>Luca</strong> mi colpì e mi<br />

appassionò molto, da subito provai<br />

un’immensa ammirazione per due genitori<br />

che insieme a tanti altri colpiti sicuramente<br />

in prima persona danno luogo<br />

ad una struttura che aiuta la persona<br />

che ha subito il trauma e la sua famiglia<br />

nel lungo percorso post-coma, proprio<br />

come ha avuto bisogno <strong>Luca</strong> prima del<br />

suo ad<strong>di</strong>o. Il 19 Febbraio arriva il mio<br />

primo giorno <strong>di</strong> tirocinio con la visione<br />

dello spettacolo “Qualcosa è cambiato”<br />

; l’impatto è stato per me abbastanza<br />

forte sebbene non sia entrata a stretto<br />

contatto con i ragazzi della compagnia<br />

teatrale. Lo spettacolo è stato bellissimo,<br />

mi ha in particolare stupito l’entusiasmo,<br />

l’energia e la dolcezza con cui<br />

volontari e operatori entravano in relazione<br />

con i ragazzi. Meravigliose sono<br />

state le parole <strong>di</strong> Fulvio De Nigris che<br />

hanno introdotto lo spettacolo, l’amore<br />

che metteva nell’esprimere i suoi sentimenti<br />

facevano rivivere <strong>Luca</strong> tra <strong>di</strong> noi,<br />

dandomi l’impressione quasi <strong>di</strong> averlo<br />

conosciuto. Nei giorni a seguire abbiamo<br />

conosciuto materialmente la struttura<br />

della casa dei risvegli facendo una<br />

breve conoscenza <strong>di</strong> alcune persone e<br />

dei rispettivi famigliari. Ognuno vive la<br />

sua esperienza a sé, ma in generale dagli<br />

occhi del care giver traspariva una gran<strong>di</strong>ssima<br />

carica d’amore per il famigliare<br />

colpito dal trauma. Genitori che accu<strong>di</strong>scono<br />

i propri figli ormai adulti come se<br />

fossero tornati bambini. Le cose <strong>di</strong> certo<br />

non dovrebbero andare così ma come<br />

ha scritto una persona che dal primo<br />

momento mi è entrata nel cuore :”il<br />

nostro destino è già prefissato fin dalla<br />

nascita, come scalfito nella pietra”.<br />

Stando qui dentro, mi rendo conto <strong>di</strong><br />

quanto amore, forza d’animo e costanza<br />

ci voglia da parte dei famigliari e <strong>di</strong><br />

quanta forza d’animo ci serva nel capire<br />

che qualcosa (per l’appunto) è cambiato<br />

ma che, se si vuole davvero e non ci sono<br />

troppi ostacoli, speranze <strong>di</strong> ripresa minima<br />

ci possono essere. Passando per i corridoi<br />

ti ritrovi inerme davanti ad una persona<br />

che un giorno era come te e l’altro si<br />

ritrova su una carrozzina con gli occhi<br />

chiusi.. non si trovano mai le giuste parole<br />

per far forza a chi si trova in questa<br />

con<strong>di</strong>zione, vorrei trasmettere un po’<br />

della mia energia da <strong>di</strong>ciassettenne e sussurrargli<br />

all’orecchio: non mollare mai.<br />

Eleonora: Coma. Quante volte ho sentito<br />

questa parola, magari accennata in<br />

un veloce servizio al telegiornale,<br />

accompagnata da immagini <strong>di</strong> ospedali<br />

che trasmettono un senso <strong>di</strong> vuoto e<br />

desolazione.<br />

Ecco, io, nel mio breve percorso intrapreso<br />

dentro la “Casa dei risvegli <strong>Luca</strong><br />

De Nigris”, ho trovato un altro tipo <strong>di</strong><br />

ambiente: più umano, più accogliente,<br />

più vivo. Perché è proprio la vita che è al<br />

centro <strong>di</strong> tutto, la vita nei suoi piccoli<br />

gesti quoti<strong>di</strong>ani, nella sua forza a non<br />

arrendersi mai nonostante tutto.<br />

Io ho <strong>di</strong>ciassette anni; ho, come si <strong>di</strong>ce,<br />

tutta la vita davanti a me, eppure delle<br />

volte mi ritrovo triste a rimuginare sui<br />

miei problemi <strong>di</strong> adolescente che cresce.<br />

Ebbene, questa esperienza mi ha fatto<br />

capire che i problemi veri sono altri,<br />

ben più grossi <strong>di</strong> un votaccio a scuola o<br />

<strong>di</strong> una litigata con un amico.<br />

Ciò che mi ha colpito maggiormente è la<br />

forza che hanno dentro <strong>di</strong> sé gli operatori,<br />

i volontari, i familiari e, ovviamente,<br />

le persone con esiti <strong>di</strong> coma. Infatti<br />

alcuni mostrano una tale gioia <strong>di</strong> vivere<br />

e ironia che ti fa pensare:“Cavolo, ma io<br />

al suo posto mi comporterei allo stesso<br />

modo?”; certo, è anche vero che altri<br />

non reagiscono come dovrebbero o non<br />

reagiscono affatto ma questa struttura è<br />

stata creata apposta, per aiutare chi esce<br />

dal coma a riappropriarsi della sua vita,<br />

quasi attuando una rinascita, sia fisica<br />

che psicologica.<br />

Uno dei momenti più forti <strong>di</strong> questa<br />

esperienza è stato l’incontro con alcune<br />

delle persone ricoverate e con i loro familiari;<br />

infatti, abbiamo visitato brevemente<br />

l’interno <strong>di</strong> alcuni dei moduli abitativi<br />

della struttura per comprendere meglio<br />

come ci si vive. Quello che mi ha toccato<br />

<strong>di</strong> più è lo sguardo delle persone: a volte<br />

può sembrare assente, altre invece sembra<br />

che ti indaghi a fondo e ti scruti attentamente<br />

e quando ciò accade ti senti<br />

spaesato, quasi imbarazzato. Dei famigliari<br />

mi hanno colpito la speranza e il<br />

non arrendersi mai; a loro va tutta la mia<br />

stima.<br />

Durante una <strong>di</strong> queste visite c’è stato<br />

un momento che mi è rimasto impresso<br />

fortemente: stavamo percorrendo il<br />

corridoio comune che porta a tutti i<br />

moduli abitativi e, passando davanti ad<br />

uno <strong>di</strong> essi con la porta aperta, ho sentito<br />

un pezzetto della canzone “Sally” <strong>di</strong><br />

Vasco Rossi che evidentemente qualcuno<br />

stava ascoltando e che <strong>di</strong>ceva “la vita<br />

è un brivido che vola via…”. Mi sono<br />

ritrovata a pensare che mai altra frase<br />

sarebbe stata più adatta in quel contesto.<br />

Questa esperienza mi ha dato molto e<br />

ringrazio per questo tutti, in particolar<br />

modo Laura Trevisani, la nostra “tutor”<br />

che ci ha seguite in questo percorso con<br />

sempre il sorriso sulle labbra.<br />

SPAZIO DI LUCA<br />

Per sussurrare: “non mollare mai”<br />

studentesse della scuola ITC Mattei guidate dalla prof. Isabella Felicani raccontano la loro esprienza come prime<br />

tirocinanti <strong>di</strong> scuola superiore alla Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris<br />

Martina: Come vi sentireste voi, a dover<br />

attraversare un corridoio e osservare,<br />

che dentro le stanze, allestite come una<br />

vera e propria casa, ci sono persone<br />

appena uscite dal coma,nella fase <strong>di</strong><br />

risveglio?? Beh, <strong>di</strong>rei che la risposta è<br />

abbastanza semplice da intuire…Dentro<br />

alla Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De<br />

Nigris, ho potuto avere un incontro<br />

<strong>di</strong>retto con questa realtà, del tutto estranea<br />

per me, e fino a quel momento sconosciuta.<br />

Ho potuto osservare,anche se<br />

in piccola parte, le varie attività e terapie<br />

svolte all’interno della struttura e<br />

avere un piccolo contatto con i vari<br />

pazienti. Io, ragazza <strong>di</strong> 18 anni, per la<br />

prima volta <strong>di</strong> fronte a queste persone,<br />

provare allo stesso tempo, purtroppo,<br />

compassione, tristezza e tante altre sensazioni<br />

che in un foglio <strong>di</strong> carta sarebbero<br />

<strong>di</strong>fficili da esprimere. Provo a parlare,<br />

ma non so come comportarmi, non so<br />

cosa <strong>di</strong>re e soprattutto non so se quello<br />

che <strong>di</strong>co possa servire o meno a qualcosa…L’unica<br />

cosa che mi è venuta da fare<br />

in quei momenti è sorridere, sorridere e<br />

basta…E tutto questo è quello che ho<br />

provato in quei brevi, ma intensi<br />

momenti, dove le uniche cose che ti passano<br />

per la testa sono “Ma dove trovano<br />

queste persone,la forza <strong>di</strong> andare avanti<br />

in momenti simili?”. “Io non ce la<br />

farei”..Ma purtroppo in quei momenti è<br />

inutile chiedersi il perché è avvenuto<br />

e”perché proprio a me?” …Non si può<br />

tornare in<strong>di</strong>etro e, o si sta fermi e immobili,senza<br />

reagire, o si va avanti e provare<br />

ad avere un briciolo <strong>di</strong> speranza..Perchè<br />

la speranza è l’ultima a morire e la<br />

possibilità che qualcosa possa cambiare<br />

c’è sempre. Come i ragazzi <strong>di</strong> teatro,<br />

gran<strong>di</strong> persone, che nonostante abbia<br />

potuto vedere per poco tempo, mi<br />

hanno trasmesso veramente tanto. Con<br />

l’interpretazione “Qualcosa è cambiato”<br />

hanno <strong>di</strong>mostrato la loro immensa<br />

forza, la forza che li ha portati ad andare<br />

avanti e riuscire a tornare a vivere. E<br />

il modo in cui loro vivono,dovrebbe<br />

essere <strong>di</strong> aiuto per tutti, per capire che<br />

bisogna godere dei piccoli piaceri della<br />

vita , perché quando meno te l’aspetti la<br />

tua vita può “Cambiare” del tutto,come<br />

appunto detta il titolo dello spettacolo…Nonostante<br />

io sia stata poco a contatto<br />

con tutte queste persone, a partire<br />

dai ragazzi <strong>di</strong> teatro, dalle famiglie dei<br />

pazienti, dalla mia tutor Laura, da Stefa-<br />

no, Cristina, Alessandra e Fulvio, ho<br />

ricevuto veramente qualcosa, e spero,<br />

nel mio piccolo, <strong>di</strong> aver lasciato qualcosa<br />

anche a loro...<br />

Agnese “Sì alla speranza no all’illusione”<br />

è questo il messaggio che si cerca <strong>di</strong><br />

dare ai famigliari delle persone che<br />

hanno subito un trauma che sono ricoverate<br />

presso la Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong><br />

De Nigris. Questa struttura non deve<br />

essere considerata come un ospedale<br />

ma proprio come una vera casa. Lo si<br />

può vedere dai moduli abitativi che<br />

assomigliano ad appartamenti ognuno<br />

dei quali possiede un giar<strong>di</strong>no al cui<br />

interno viene ricreata una “nuova” vita<br />

caratterizzata da gesti, suoni, parole che<br />

precedevano il coma. Il clima che si<br />

respira è <strong>di</strong>fferente da una qualsiasi istituzione<br />

sanitaria: in un ospedale per<br />

esempio il modo <strong>di</strong> rapportarsi con i gli<br />

ospiti ricoverati è <strong>di</strong>verso, è più freddo.<br />

Invece, presso questa struttura vi è un<br />

senso <strong>di</strong> calore, <strong>di</strong> amore e <strong>di</strong> energia<br />

manifestato da entrambe le parti: gli<br />

operatori <strong>di</strong> teatro, svolgono lo stesso il<br />

loro lavoro anche se non vi è una collaborazione<br />

dell’in<strong>di</strong>viduo e dagli occhi <strong>di</strong><br />

alcuni “pazienti” che ho avuto modo <strong>di</strong><br />

conoscere brevemente si vede la voglia<br />

<strong>di</strong> vivere. È questo che colpisce. Questa<br />

voglia <strong>di</strong> non arrendersi mai, l’ho potuta<br />

riscontrare nel libro scritto da Luigi Ferrarini,<br />

un ragazzo molto determinato<br />

colpito da un evento traumatico, che ha<br />

creduto nei miglioramenti e ha avuto<br />

esiti postivi. Personalmente ritengo sia<br />

una persona fantastica per la sua forza<br />

<strong>di</strong> volontà che cerca <strong>di</strong> trasmettere a<br />

tutti e che, se si desidera veramente,<br />

qualcosa può cambiare. La mia scelta <strong>di</strong><br />

eseguire il tirocinio alla Casa dei Risvegli<br />

<strong>Luca</strong> De Nigris <strong>di</strong>ciamo che è stata<br />

imprevista. Infatti l’avrei dovuto svolgere<br />

presso un’altra istituzione e fra le<br />

opzioni rimanenti che la professoressa<br />

aveva elencato c’era appunto la Casa<br />

dei risvegli. Ho scelto <strong>di</strong> venire qui per<br />

<strong>di</strong>versi motivi: sono rimasta colpita dalle<br />

parole <strong>di</strong> Fulvio quando è venuto a<br />

scuola a descriverci in che modo è nata<br />

questa struttura e ci ha raccontato <strong>di</strong><br />

suo figlio <strong>Luca</strong> quin<strong>di</strong>cenne entrato in<br />

coma, poi scomparso e anche per la mia<br />

curiosità <strong>di</strong> provare un’esperienza insolita.<br />

Ci sono stati momenti molto toccanti<br />

quali la visone del film “L’alba <strong>di</strong><br />

<strong>Luca</strong>” che narra proprio la vicenda <strong>di</strong><br />

questo ragazzo e l’incontro con le persone<br />

ricoverate; alcune delle quali mi<br />

trasmettevano una gioia immensa e<br />

altre molta malinconia. Di fronte a loro<br />

mi domandavo “che cosa pensano? Che<br />

cosa potrei fare nel mio piccolo?” Ma è<br />

<strong>di</strong>fficile, le parole non ti escono dalla<br />

bocca e allora ti limiti ad un sorriso e<br />

cerchi <strong>di</strong> afferrare quello che vogliono<br />

<strong>di</strong>re tramite il loro sguardo. Ringrazio<br />

in modo particolare Laura Trevisani<br />

che ci ha accompagnato in questo<br />

“cammino” con una grinta pazzesca e<br />

un enorme <strong>di</strong>sponibilità e un ringraziamento<br />

unico agli altri operatori. Per<br />

concludere “ Tutto si può fare se si ha<br />

entusiasmo” questo è l’insegnamento<br />

(scritto da Henry Ford) che ho compreso<br />

da questa esperienza.<br />

Tiziana Cattozzo, Martina Gotti,<br />

Eleonora Guglielmi, Agnese Andrini.<br />

Classe 4b, Istituto Mattei Liceo delle<br />

Scienze Sociali San Lazzaro <strong>di</strong> Savena


Venerdì 30, sabato 31 marzo, domenica<br />

1 aprile 2007 i portici <strong>di</strong> via<br />

Dagnini a Bologna si animano per<br />

una Festa <strong>di</strong> Primavera a favore<br />

della Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De<br />

Nigris.<br />

A Primavera la natura si risveglia, è<br />

cosa nota. E’ tutto un fiorire <strong>di</strong> alberi<br />

e prati, gli animali escono dal letargo,<br />

esseri umani compresi, il sole più brillante<br />

e le giornate più lunghe rendono<br />

i colori vivi<strong>di</strong>, ci si sente più forti e<br />

allegri, si ha voglia <strong>di</strong> stare all’aria<br />

aperta.<br />

E’ cosa nota, è vero. E’ così tutti gli<br />

anni, dalla notte dei tempi, ma, tutte le<br />

volte, tutti gli anni, dalla notte dei<br />

tempi, ci risvegliamo, in Primavera.<br />

Inseguendo queste sensazioni, cercando<br />

– mentre viviamo il nostro personale<br />

risveglio annuale – <strong>di</strong> sentirle fino<br />

in fondo, possiamo capire subito il<br />

senso de Il Risveglio della Natura, l’inziativa<br />

promossa dal Consorzio Operatori<br />

Commerciali <strong>di</strong> Via Dagnini per<br />

la Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris in<br />

collaborazione con Flora 2000 Gar-<br />

INIZIATIVE 13<br />

Il Risveglio della natura<br />

Festa <strong>di</strong> Primavera a favore della Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris<br />

“Nel cuore della città solidarietà in festa per la Casa<br />

dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris” è il titolo della manifestazione<br />

che si sta preparando l’11 e 12 maggio in<br />

piazza Maggiore.<br />

Un momento <strong>di</strong> solidarietà per festeggiare i <strong>di</strong>eci<br />

anni dell’associazione “<strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>” ma anche<br />

una due giorni <strong>di</strong> riflessione sui temi della prevenzione,<br />

della sicurezza stradale e degli esiti <strong>di</strong> coma.<br />

Nel ricco programma realizzato dall’associazione<br />

Cirenaica assieme all’Avis, la Croce Rossa Italiana<br />

volontari del Soccorso <strong>di</strong> Bologna, l’Ausl <strong>di</strong> Bologna<br />

gruppo “Oltre le Barriere” , il Comune e la Provincia<br />

<strong>di</strong> Bologna settore Mobilità saranno coinvolti i<br />

ragazzi delle scuole primarie e degli istituti superiori<br />

in una momento <strong>di</strong> drammatizzazione frutto <strong>di</strong> una<br />

serie <strong>di</strong> incontri <strong>di</strong> preparazione.<br />

Tra artisti <strong>di</strong> strada l’11 maggio sarà la volta del concerto<br />

PRAISING PROJECT GOSPEL ENSEM-<br />

BLE con ospiti a sorpresa mentra la sera del 12<br />

maggio novità assoluta in piazza Maggiore FRAN-<br />

CESCO GUCCINI presenta il GRUPPO DILET-<br />

TANTI PAVANESI in AULULARIA <strong>di</strong> Plauto tradotta<br />

da lui stesso nel <strong>di</strong>alatto pavanese non più par-<br />

den Shop e ComunicaMente per la<br />

parte organizzativa.<br />

Tre giorni, 30, 31 marzo e 1 aprile,<br />

dove questo senso <strong>di</strong> Risveglio universale<br />

prenderà la mano al lento, ma<br />

altrettanto sorprendente, Risveglio<br />

dal Coma. Un metafora, insomma, un<br />

punto <strong>di</strong> vista per trasmettere al grande<br />

pubblico una tematica delicata e<br />

fortissima allo stesso tempo, come è,<br />

appunto, il Risveglio dal Coma; due<br />

risvegli così affini per il concetto base<br />

che tutti e due si portano <strong>di</strong>etro: la<br />

Nel cuore della città<br />

in piazza Maggiore si recita Plauto alla maniera <strong>di</strong> Guccini<br />

lato, che definisce “<strong>di</strong> tipo toscano ma profondamente<br />

segnato da caratteristiche emiliane”, per la regia <strong>di</strong><br />

Marco Brogiotti.<br />

Francesco Guccini, modenese <strong>di</strong> nascita, pavanese<br />

d’adozione introdurrà, in veste <strong>di</strong> presentatore, la<br />

comme<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Plauto, da lui tradotta dal latino nel <strong>di</strong>aletto<br />

pavanese, caratteristico del paesino della montagna<br />

pistoiese, Pavana, dove il cantautore vive da<br />

anni in un mulino appartenuto in passato alla sua<br />

famiglia.<br />

E’ noto il profondo rapporto che lega Guccini a<br />

Pavana, la terra d’origine della sua famiglia paterna<br />

e della sua infanzia. una frazione <strong>di</strong> sambuca pistoiese,<br />

infatti, il paese del padre, Ferruccio Guccini. E a<br />

questo paesino il cantautore ha de<strong>di</strong>cato il suo primo<br />

romanzo “Cròniche epafániche” e nel 1998 ha pubblicato<br />

il “Dizionario del <strong>di</strong>aletto <strong>di</strong> Pavana”.<br />

A Francesco Guccini dunque il compito <strong>di</strong> introdurre<br />

per la prima volta in piazza Maggiore la comme<strong>di</strong>a<br />

plautina che sarà interpretata dalla compagnia <strong>di</strong><br />

attori amatoriali <strong>di</strong> pavana: il “Gruppo <strong>di</strong>lettanti<br />

pavanesi”.<br />

riscoperta del mondo che ci circonda,<br />

la riapertura dei sensi, il cercare <strong>di</strong><br />

non dare per scontato qualcosa solo<br />

perchè lo abbiamo sotto gli occhi tutti<br />

i giorni.<br />

Ecco quin<strong>di</strong> che i portici <strong>di</strong> Via Dagnini<br />

si trasformeranno in un’esplosione<br />

<strong>di</strong> fiori, colori e aromi offrendo a<br />

gran<strong>di</strong> e piccini un colpo d’occhio<br />

unico che trasmetta l’idea <strong>di</strong> vivere<br />

“da dentro” la Primavera che si risveglia.<br />

Inoltre per le scuole e l’utenza libera,<br />

tanti laboratori e attività a tema: un<br />

mondo in bottiglia. Per le scuole elementari,<br />

dove i materiali naturali, i<br />

colori e l’acqua si mescolano in un<br />

vasetto <strong>di</strong> vetro per trasformarsi in un<br />

mondo incantato fatto <strong>di</strong> fiori e frutti.<br />

SE-ME per le me<strong>di</strong>e; creare una<br />

bustina con materiali e pensieri per<br />

formare l’essenza personale <strong>di</strong> risveglio.<br />

Per l’utenza libera: faccia a faccia<br />

con la primavera dove i volti dei<br />

bimbi verranno <strong>di</strong>pinti come un fiore.<br />

I colori della stagioni e la scala cromatica<br />

dei ver<strong>di</strong> dove su tanti cartelloni<br />

i bambini sono invitati ad iniziare<br />

e proseguire una grande installazione<br />

artistica che abbia per tema il risveglio.<br />

Si potranno utilizzare <strong>di</strong>fferenti<br />

tecniche e materiali: matite, pennarelli,<br />

acquerelli, collage, ritagli, petali,<br />

foto ecc… L’installazione artistica<br />

verrà poi donata alla Casa dei Risvegli<br />

<strong>Luca</strong> De Nigris. E infine Clown, palloncini<br />

a forma <strong>di</strong> fiori, giocoleria itinerante<br />

e intrattenimento <strong>di</strong> strada<br />

con l’Associazione Ion Creanza.<br />

Simona Pinelli<br />

Per informazioni<br />

www.comunicamentesnc.it<br />

051-6449699


14<br />

Programma preliminare<br />

Ore 8.30 - Registrazione partecipanti al Convegno<br />

Ore 9.00 - Saluti delle autorità : Dott. Clau<strong>di</strong>o Burlando Presidente della Regione,<br />

Dott. Giuseppe Pericu Sindaco <strong>di</strong> Genova, Dott. Clau<strong>di</strong>o Montaldo Ass.re alla<br />

Salute, Dott. Paolo Giuseppe Veardo Ass.re alla Città Solidale e alla Sanità, dott.<br />

Alessio Paro<strong>di</strong> Direttore Generale ASL, Dott. Enrico Bartolini Pres. Ord. Dei<br />

Me<strong>di</strong>ci.<br />

Ore 9.30 - Presentazione del Convegno Dott. R. Rago<br />

Prima Sessione – Moderatori: Dott. R. Rago – Dott.sa D. Dall’Agata<br />

Ore 10.00 - D. Dall’Agata: Organizzazione dei servizi per le gravi cerebrolesioni<br />

Ore 10.15 - M. Mantero – P. Moretti: “Realtà ligure”<br />

Ore 10.30 - E. Di Girolamo: “ Associazione Italiana Rinascita Vita - Genova “<br />

Ore 10.45 - M. Butini “Esperienze dell’Ass.ne Rinascita e Vita nell’ultimo Triennio”<br />

Ore 11. 00 - Coffee Break<br />

Ore 11.30 - J. Truelle: “L’organizzazione sanitaria gravi cerebrolesioni in Francia”<br />

Ore 12.00 - J. Barucq: “ Modello francese <strong>di</strong> gestione delle Associazioni dei Familiari “<br />

Ore 12.30 - J. L. Carion: “Il ruolo della famiglia : Fisioterapista o avvocato ?“<br />

Ore 13. 00 - Interruzione dei lavori<br />

Seconda Sessione – Moderatori: Prof.sa A. Mazzucchi – Dott. F. De Nigris<br />

Ore 14.15 - M. Forni; M. Diverio: “Stu<strong>di</strong>o epidemiologico degli stati vegetativi in<br />

Liguria”<br />

Ore 14.30 - R. Formisano: “In<strong>di</strong>catori prognostici precoci”<br />

Ore 14. 45 - M.E. Villa: “Casa Dago”<br />

Ore 15.00 - P. Salvi: “ Realtà locale nella provincia <strong>di</strong> Bergamo”<br />

Ore 15.15 - F. De Nigris: “Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris: un nuovo modello<br />

territoriale”<br />

Ore 15.30 - R. Piperno: “Recupero della coscienza negli stati vegetativi”<br />

Ore 15.45 - A. De Tanti: “Servizi territoriali in Emilia Romagna”<br />

Ore 16.00 - C. Perino: “Esperienze <strong>di</strong> trattamenti semiresidenziali “<br />

Ore 16.15 - B. Vetrino: “Realta Associazione Traumi Encefalici ”<br />

Ore 16.30 - G. Dolce: “Stato vegetativo: Cure proporzionate ed accanimento<br />

terapeutico”<br />

Ore 16.45 - G.A. Checchia; C. Lentino; : “Definizione <strong>di</strong> modelli operativi per gli<br />

stati vegetativi in Liguria<br />

Ore 17.00 - Stefano.A Inglese consigliere del Ministro della Salute : “Conclusioni”<br />

24 MAGGIO 2007<br />

Ore 13,45 Apertura dei lavori - Saluti delle Autorità<br />

IDENTIFICAZIONE DELLE NECESSITA’ NEL MALATO ONCOLOGI-<br />

CO IN FASE CRITICA<br />

Moderatore: Maurizio Marangolo<br />

Ore 14,30 Il Programma Cure Palliative e Terapia del Dolore della Regione<br />

Emilia Romagna - Elena Marri - Bologna<br />

Ore 14,50 Le cure in Oncologia: fra innovazione e palliazione<br />

Andrea Angelo Martoni - Bologna<br />

Ore 15,20 La rete delle Cure Palliative in Area Vasta Romagna<br />

Mattia Altini - Forlì<br />

Ore 15,50 Break<br />

Ore 16,15 L’organizzazione ospedaliera dalla Confraternita ai giorni nostri -<br />

Sonia Muzzarelli<br />

Ore 16,30 Hospice: modelli <strong>di</strong>versi per malati uguali<br />

Donatella Righetti - Rimini, Paola Turci - Savignano, Marco Maltoni<br />

- Forli’, Luigi Montanari - Lugo, Angelo Gambi - Faenza<br />

Denis Saccani - Reggio Emilia<br />

Cosa caratterizza l’Hospice Ospedaliero? - Ivonne Zoffoli<br />

Ore 18,45 Discussione<br />

Ore 19,15 Chiusura dei lavori<br />

CONVEGNI<br />

LIGURIA<br />

L’ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE PER LE GRAVI CEREBROLESIONI: “REALTÀ LOCALI”<br />

18 Maggio 2007 Palazzo Tursi - Sala <strong>di</strong> rappresentanza, piano II - Via Garibal<strong>di</strong>, 9 - Genova<br />

convegno promosso dall’associazione “Rinascita e Vita”<br />

EMILIA ROMAGNA<br />

RELATORI<br />

M. Barucq Jean - Président de l’Union Nationale des Associations de Familles de<br />

Traumatisés Crâniens (UNAFTC) - Paris; Dott.sa Butini Manuela - Direttore<br />

Sanitario Associazione Italiana Rinascita Vita; Josè Leon Carion - Direttore della<br />

cattedra <strong>di</strong> Neuropsicologia Università <strong>di</strong> Siviglia - Spagna; Dott. G.A. Checchia -<br />

Direttore <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina riabilitativa dell’Ospedale S. Corona Pietra Ligure - Savona;<br />

Dott.sa. Daniela Dall’Agata - Dirigente Me<strong>di</strong>co Direttore Dipartimento Cure Primarie<br />

A.S.L. 3 Genovese - Genova; Fulvio De Nigris - Associazione <strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong><br />

<strong>Luca</strong> - Direttore Centro Stu<strong>di</strong> per la Ricerca sul Coma - Bologna; Dott. Antoni De<br />

Tanti - Direttore Clinico Centro Car<strong>di</strong>nal Ferrari - Fontanellato, Parma; Sig.ra<br />

Elena Di Girolamo - Presidente dell’Associazione Rinascita Vita - Genova;<br />

Dott.sa Manuela Diverio - Dirigente me<strong>di</strong>co Polo riabilitativo del Levante Ligure<br />

- Sarzana; Prof. Giuliano Dolce - Direttore Scientifico Istituto S. Anna - Crotone;<br />

Dott.sa Formisano Rita - Primario Centro Post-coma Istituto S. Lucia - Roma;<br />

Dott. Lentino Carmelo - Dirigente Me<strong>di</strong>co dell’Ospedale Santa Corona Pietra<br />

Ligure - Savona; Dott. Marco Forni - Responsabile Polo riabilitativo del Levante<br />

Ligure - Sarzana; Dott. Mantero Massimo - Direttore U.O. Riabilitazione Ospedale<br />

S. Martino - Genova; Prof. Mazzucchi Anna - Consulente Unità <strong>di</strong> Riabilitazione<br />

Cognitivo e Comportamentale Istituto S. Anna - Crotone, Consulente Neuroriabilitatore<br />

Associazione Rinascita Vita - Genova; Dott. Moretti Paolo -<br />

Responsabile Gravi Cerebrolesioni Ospedale San. Martino - Genova; Dott. Perino<br />

Clau<strong>di</strong>o - Primario Fisiatra Ausiliatrice – Fodazione Don Gnocchi - Torino<br />

Prof. Piperno Roberto - Direttore Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris - Direttore<br />

Me<strong>di</strong>cina Riabilitativa Ospedale Maggiore - Azienda Usl <strong>di</strong> Bologna; Dott. Rago<br />

Roberto - Direttore scientifico Associazione Rinascita Vita - Genova; Dott. Salvi<br />

Pietro - Responsabile centro neurologico Villa Quarenghi - San Pellegrino Terme<br />

- Bergamo; Prof. Jean-Luc Truelle - Vice-président de l’ European Brain Injury<br />

Society (EBIS) - Service de médecine physique et réadaptation CHU Raymond-<br />

Poincaré, Garches; Dott.sa Vetrino Bianca - Presidente Associazione Traumi<br />

Encefalici - Torino; Sig.ra Villa Maria Elena - Presidente Associazione ARCO 92<br />

- Roma<br />

Segreteria Organizzativa<br />

Piazza della Vittoria 9/4 Genova - Tel 010.582413 - Tel 010.541150 - Fax<br />

010.8680495 - info@rinascitaevita.it - www.rinascitaevita.it<br />

Nel corso del convegno verrà presentata “La Rete delle associazioni”<br />

Azienda Unità Sanitaria Locale <strong>di</strong> Ravenna<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Oncologia ed Ematologia U.O. <strong>di</strong> Terapia Antalgica e cure Palliative<br />

VIVERE LA MALATTIA INGUARIBILE. I LIMITI DELLA TERAPIA NELLA ADEGUATEZZA DELLA CURA<br />

24-25-26 maggio 2007 - Centro Socio Culturale e Ricreativo “IL TONDO”<br />

Via Luimagni, 6 - LUGO DI ROMAGNA (Ra)<br />

25 MAGGIO 2007<br />

Ore 8,30 UNA RETE PER LE CURE PALLIATIVE NON ONCOLOGICHE<br />

Moderatore: Michele Gallucci - Desio<br />

Norina Marcello - neurologia Reggio Emilia, Francesco Albertini - malattie<br />

infettive Ravenna, Edoardo Dal Monte - geriatria Ravenna, Daria Da Col -<br />

Dirigente Servizio Infermieristico, Maurizio Leccabue - Terapia Antalgica<br />

Parma, Alfredo Potena - Pneumologia Ferrara<br />

Ore 10,50 Break<br />

Ore 11,10 LA NUTRIZIONE ARTIFICIALE NELLA DIGNITA’<br />

DELLA PERSONA<br />

Moderatore: Maurizio Muscaritoli Roma - Marco Zanello Bologna<br />

Daniela Santini - nutrizionista Ravenna, Mauro Pittiruti - chirurgo Roma,<br />

Davide Tassinari - oncologia Rimini, Lucchetti - Rianimazione Lecco<br />

Ore 12,30 Discussione della mattinata<br />

Ore 13,00 Lunch<br />

Ore 13,40 SESSIONE POMERIDIANA<br />

La sessione è aperta anche ai Responsabili dei Servizi Socio-Sanitari, ai Rappresentanti<br />

delle Associazioni <strong>di</strong> Volontariato e del Tribunale dei Diritti del<br />

Malato.<br />

PRESIEDE: Sergio Zavoli<br />

STATO ATTUALE DELLA TERAPIA DEL DOLORE E DELLE CURE<br />

PALLIATIVE NELLE ISTITUZIONI<br />

Moderatore: Bianca Caruso - Ravenna


Ore 13,40 La Terapia del Dolore e le Cure Palliative<br />

nell’insegnamento universitario - Rita Maria Melotti - Bologna<br />

Ore 14,00 La situazione della Terapia del Dolore nel<br />

panorama Sanitario Nazionale - William Raffaeli - Rimini<br />

Ore 14,20 Il bisogno formativo in Cure Palliative<br />

Danila Valenti - Bologna<br />

Ore 14,40 Dalle Cure Palliative alle Cure <strong>di</strong> fine vita<br />

Carlo Perruselli - Milano<br />

Ore 15,00 Discussione<br />

Ore 15,20 Il malato in coma - (anestesista)<br />

Ore 15,40 Nuovi in<strong>di</strong>zi sulla complessità dello stato vegetativo<br />

Alberto Battisini - U.O. Me<strong>di</strong>cina riabilitativa Ospedale Maggiore<br />

Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris – Bologna<br />

Ore 16,00 L’esperienza della Casa dei Risvegli e il ruolo della famiglia<br />

Fulvio De Nigris - Direttore Centro Stu<strong>di</strong> sul Coma - Bologna<br />

Ore 16,20 Discussione<br />

Ore 16,40 Break<br />

Ore 17,00 TAVOLA ROTONDA<br />

ETICA, MEDICINA LEGALE E DIRITTO NELLA<br />

MALATTIA INGUARIBILE<br />

Moderatore: Giuseppe Venturini<br />

Intervengono:<br />

Paolo Carlotti - docente Teologia morale Università Pontificia Salesiana, Roma<br />

Alberto Cicognani - Me<strong>di</strong>co Legale Università <strong>di</strong> Bologna<br />

Stefano Canestrari - Docente <strong>di</strong> Diritto Penale Università <strong>di</strong> Bologna<br />

Anna Mori - Magistrato Tribunale <strong>di</strong> Ravenna<br />

Ore 19,15 Conclusioni del Presidente<br />

Ore 14,00 - 18,00 SESSIONE PARALLELA<br />

METODICHE DI INCANNULAMENTO VENOSO<br />

CON PICC ECOGUIDATO<br />

CONVEGNI 15<br />

26 MAGGIO 2006<br />

Ore 8,30 IL MALATO ONCOLOGICO CON DOLORE FRA OSPEDALE<br />

E TERRITORIO<br />

Moderatori: Maurizio Marangolo - Mauro Taglioni<br />

Introduzione: Il Progetto Regionale “MALATO CON DOLORE”<br />

Barbara Curcio Lubertini<br />

Ore 8,50 Perché monitorare il controllo del dolore sul Territorio ?<br />

Marisa Bianchin<br />

Ore 9,10 Dalla progettazione alla realizzazione del programma<br />

Maurizio Leoni - Coor<strong>di</strong>namento metodologico<br />

Gruppo infermieristico: Piero Amati - Degenza Onco-Ematologia Ravenna,<br />

Valeria Cremonini - Day Hospital P.O. <strong>di</strong> Ravenna e Lugo, Antonella Cerchierini<br />

- Assistenza Domiciliare Distretto <strong>di</strong> Lugo<br />

Il malato con dolore <strong>di</strong>fficile: il ruolo dell’U.O. <strong>di</strong> Terapia del Dolore<br />

Daniela Guerrini – Terapia Antalgica e Cure Palliative Aziendale<br />

Ore 10,30 Il Me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> Famiglia come gestore della situazione del dolore<br />

a domicilio - Gian Paolo Zauli - Faenza<br />

Ore 10,50 Discussione<br />

Ore 11,10 Break<br />

Ore 11,30 LE CURE PALLIATIVE NON ONCOLOGICHE:<br />

L’ESPERIENZA DEL TERRITORIO RAVENNATE<br />

Moderatore: Rasi - Saccani<br />

Introduce: Virgilio Ricci<br />

Guarneri o Pezzi - anestesista Ravenna, Giancarlo Piccinini - Pe<strong>di</strong>atra Ravenna;<br />

Umberto Priolo - Pneumologo Ravenna; Sergio Marescotti - Assistenza<br />

Domiciliare Distretto <strong>di</strong> Ravenna; Lia Guerrini - Terapia Antalgica<br />

12,30 Discussione<br />

Segretera Organizzativa: tel. 0545.214324<br />

BRA (Cuneo) - Polifunzionale G. Arpino - Largo della Resistenza, 45 - Sabato 14 <strong>Aprile</strong><br />

COMA E STATI VEGETATIVI: STRUTTURE PER LA CURA ED ASSISTENZA DOMICILIARE<br />

Convegno promosso da “<strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong> Daniela” in collaborazione con “<strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>”<br />

moderatore: Fulvio DE NIGRIS<br />

Saluto delle Autorità: Dott. Camillo SCIMONE - Sindaco <strong>di</strong> Bra (Cn)<br />

Relatori:<br />

09,15 “Una nuova associazione per costruire una struttura <strong>di</strong> eccellenza in<br />

Provincia <strong>di</strong> Cuneo”<br />

Luigi FERRARO<br />

Presidente “<strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong> Daniela” O.N.L.U.S – Bra (Cn)<br />

09,30 “La Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris <strong>di</strong> Bologna”: un nuovo modello<br />

<strong>di</strong> assistenza e ricerca.<br />

Prof. Roberto PIPERNO<br />

Direttore Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris – Azienda Usl <strong>di</strong> Bologna<br />

Direttore Me<strong>di</strong>cina Riabilitativa Ospedale Maggiore – AUsl Bologna<br />

09,45 “Il ruolo della famiglia e dei volontari per una nuova alleanza terapeutica”<br />

Maria VACCARI<br />

Presidente Associazione “<strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>” O.N.L.U.S - Bologna<br />

10,00 “Coma e stati vegetativi”<br />

Dott. Roberto RAGO<br />

Dir. Scientifico associazione “Rinascita e vita” O.N.L.U.S - Genova.<br />

10,15 "Modello ligure: l'assistenza domiciliare".<br />

Elena DI GIROLAMO<br />

Presidente Associazione “Rinascita e Vita” O.N.L.U.S. Genova.<br />

10,30 "L’esperienza del territorio <strong>di</strong> Bra e <strong>di</strong>ntorni: il contributo del servizio<br />

sociale e il valore dell'integrazione socio-sanitaria"<br />

Dott.ssa Anna ABBURRA’<br />

Direttore Consorzio socio-assistenziale “IN.TE.SA” Bra (Cn).<br />

10,45 Break<br />

PIEMONTE<br />

11,00 “Realtà della provincia <strong>di</strong> Cuneo”<br />

Dott. Gianfranco LAMBERTI<br />

Dir. Struttura Complessa e unità gravi celebrolesioni Asl 15 Cuneo.<br />

11,15 “Convivere con la malattia: qualità della vita e voglia <strong>di</strong> normalità”<br />

Fulvio DE NIGRIS<br />

Direttore Centro Stu<strong>di</strong> per la ricerca sul Coma - Bologna<br />

Membro della commissione Ministeriale “Cure palliative, terapia del<br />

dolore, stati vegetativi, <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> fine vita”.<br />

11,30 “La realtà francese”<br />

Dott. Jean BARUCQ (Francia)<br />

Presidente Unione Nazionale Francese delle Associazioni Famiglie<br />

Traumatizzati Cranici<br />

11,45 “L’organizzazione in Francia per la presa in carico degli stati vegetativi<br />

cronici”<br />

Modello Ile de France.<br />

Dott. Jean Jacques WEISS (Francia)<br />

Direttore del Centro <strong>di</strong> Risorse Ile de France traumatizzati cranici<br />

12,00 “Aspetti bioetici e risposta sanitaria”<br />

Prof. Pietro Paolo DONADIO<br />

Primario struttura complessa anestesia e rianimazione 9 Ospedale<br />

Molinette Torino<br />

12,15 Dibattito<br />

13,00 Conclusioni:<br />

On. Raffaele COSTA - Presidente Giunta Provinciale <strong>di</strong> Cuneo<br />

Dott. Giovanni MONCHIERO - Direttore Generale Asl 18 Alba-Bra<br />

Dott.ssa Bruna SIBILLE - Assessore Regione Piemonte<br />

13,30 Fine lavori<br />

Segreteria organizzativa: <strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong> Daniela - Luigi Ferraro - Tel. 335.6504515<br />

e-mail: info@amici<strong>di</strong>daniela.it


16<br />

SPORT E SOLIDARIETA’<br />

L’impegno <strong>di</strong> Osteria Grande per la solidarietà<br />

<strong>di</strong><br />

Vincenzo Zacchiroli<br />

sindaco <strong>di</strong> Castel San Pietro Terme<br />

atte sempre forte il cuore solida-<br />

Ble <strong>di</strong> Osteria Grande. Un cuore<br />

grande che non ha confini e abbraccia<br />

tutto: le persone in <strong>di</strong>fficoltà, i bambini,<br />

gli anziani, i popoli del mondo, la<br />

cultura, la politica, le attività economiche,<br />

lo sport. Lo Sport con la “S”<br />

maiuscola, del quale l’Associazione<br />

Calcio Osteria Grande è un caso<br />

esemplare, insieme a tante altre<br />

realtà presenti in questo paese, dalla<br />

pallavolo al basket, dalla ginnastica<br />

artistica al pattinaggio, al tennis, e<br />

tante altre, non ultimo il Bocciodro-<br />

mo, luogo <strong>di</strong> sport ma soprattutto <strong>di</strong><br />

socialità, <strong>di</strong> aggregazione, <strong>di</strong> incontro<br />

fra le generazioni.<br />

L’associazione Calcio <strong>di</strong> Osteria<br />

Grande è fatta <strong>di</strong> uomini - dai <strong>di</strong>rigenti<br />

agli allenatori - attenti alla formazione<br />

dei giovani come persone<br />

prima che come atleti, alla socializzazione<br />

nel gruppo prima che agli schemi<br />

<strong>di</strong> gioco della squadra. Il risultato<br />

sportivo non è mai la cosa più importante,<br />

ma proprio per questo, mettendo<br />

i valori al centro dell’attenzione,<br />

alla fine i successi arrivano ancora più<br />

numerosi, più importanti, più sentiti.<br />

E’ questo lo sport che l’Amministrazione<br />

Comunale vuole promuovere e<br />

far crescere. Per questa realtà è<br />

importante continuare investire le<br />

risorse della comunità.<br />

Di cose ne abbiamo fatte tante in<br />

A.C. Osteria Grande<br />

un punto <strong>di</strong> riferimento per tutta la comunità<br />

<strong>di</strong> Francesco Dall’Olio<br />

questi anni, dalla pista polivalente<br />

per il pattinaggio, il calcio a cinque e<br />

il basket, ai nuovi spogliatoi per il<br />

campo sportivo, un e<strong>di</strong>ficio capace <strong>di</strong><br />

ospitare non solo le squadre ma<br />

anche gli uffici delle società e altre<br />

attività. E c’è ancora molto da fare<br />

per lo sport e per tutta la comunità <strong>di</strong><br />

Osteria Grande.<br />

L’Associazione Calcio Osteria Grande<br />

collabora da <strong>di</strong>versi anni con “<strong>Gli</strong><br />

<strong>Amici</strong> <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>” che ha dato vita alla<br />

“Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris”,<br />

un centro innovativo <strong>di</strong> riabilitazione<br />

e <strong>di</strong> ricerca che è nato da una grande<br />

trage<strong>di</strong>a personale. Va dato merito ai<br />

genitori <strong>di</strong> <strong>Luca</strong> che hanno saputo<br />

trasformare questo dolore realizzando<br />

una grande opera sociale a cui<br />

forse nessuno aveva mai pensato.<br />

Non è un caso che la sensibilità dei<br />

steria Grande è un paese <strong>di</strong> 4500 abitanti che si<br />

Otrova lungo l’asse della Via Emilia, a est <strong>di</strong><br />

Bologna. È frazione <strong>di</strong> Castel San Pietro Terme,<br />

Comune <strong>di</strong> 20000 abitanti, dove tante sono le iniziative<br />

durante l’intero anno: il famoso Settembre<br />

Castellano, il Convegno Nazionale della Matematica,<br />

Tornei <strong>di</strong> Golf a livello nazionale ed internazionale.<br />

In questa cornice operano nella frazione <strong>di</strong>versi<br />

centri <strong>di</strong> aggregazione per favorire la socializzazione.<br />

Nonostante sia una società sportiva, l’Associazione<br />

Calcio Osteria Grande è <strong>di</strong>ventata un centro<br />

<strong>di</strong> riferimento importante nella vita della frazione<br />

stessa. Questa società, nata nel 1982, accoglie più<br />

<strong>di</strong> 150 ragazzi che giocano nelle squadre giovanili:<br />

dalla scuola calcio (5-6 anni) fino ad arrivare ai<br />

maggiorenni della juniores la società ha costruito in<br />

questi anni uno spirito comune che lega chi fa parte<br />

delle squadre biancoblù. Il rispetto per gli avversari,<br />

per gli arbitri, per tutte le persone che lavorano gratuitamente<br />

ogni giorno alla cura e alla gestione degli<br />

impianti, per il proprio allenatore, per i compagni<br />

vige in maniera rigorosa. A Osteria Grande il risultato<br />

sportivo viene lasciato in secondo piano fino ad<br />

una determinata categoria. I vertici <strong>di</strong>rigenziali<br />

hanno dato mandato agli allenatori delle squadre in<br />

cui giocano i bambini e gli adolescenti, <strong>di</strong> far crescere<br />

tutti quanti alla medesima maniera, senza<br />

“lasciare in<strong>di</strong>etro” nessun ragazzo. La socializzazione,<br />

lo star bene insieme, il crescere insieme vengono<br />

prima <strong>di</strong> tutto. I risultati arriveranno. E la politica<br />

della società paga: nella stagione scorsa 2005-06<br />

l’Osteria Grande ha conquistato ben tre campionati.<br />

<strong>Gli</strong> “adulti” della squadra militante<br />

in seconda categoria<br />

hanno vinto il campionato e<br />

sono stati promossi in Prima<br />

Categoria, La squadra <strong>di</strong> calcio<br />

a 5 ha vinto la Coppa Italia e si<br />

è guadagnata la promozione in<br />

serie C1. La squadra Juniores<br />

ha conquistato il titolo <strong>di</strong> Campione<br />

della Provincia <strong>di</strong> Bologna.<br />

L’aspetto più bello <strong>di</strong> questa<br />

società è che riesce effettivamente<br />

ad abbinare tre aspetti<br />

fondamentali: la competizione,<br />

la socializzazione e la solidarietà.<br />

tanti volontari <strong>di</strong> Osteria Grande che<br />

operano in questo ambito sportivo si<br />

sia incontrata proprio con questo<br />

progetto. I due tornei per bambini<br />

che l’Associazione Calcio organizza<br />

nel corso dell’anno sono intitolate a<br />

Maurizio Ragazzi e Fabio D’Amato,<br />

due giovani amici scomparsi, che vengono<br />

così ricordati insieme alle famiglie,<br />

coinvolgendo con spirito positivo<br />

e solidale l’intera comunità.<br />

Ringrazio gli organizzatori, gli sportivi<br />

e tutti coloro che collaborano a<br />

queste belle iniziative.<br />

In bocca al lupo per le attività dell’Associazione<br />

Calcio <strong>di</strong> Osteria<br />

Grande e in particolare per le prossime<br />

manifestazioni sportive e per i<br />

progetti <strong>di</strong> solidarietà a cui sono de<strong>di</strong>cate.<br />

L’associazione Calcio Osteria Grande punta molto<br />

sulla solidarietà; solidarietà intesa sia come espressione<br />

<strong>di</strong> gesti e opere volte a favorire un scopo benefico-solidale,<br />

sia come aspetto fondamentale della<br />

vita sportiva. Come? Nel modo più banale forse, ma<br />

che a volte viene <strong>di</strong>menticato: nella solidarietà tra i<br />

compagni <strong>di</strong> squadra. Durante una partita, durante<br />

un allenamento, nei piccoli momenti <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione<br />

insieme ai compagni <strong>di</strong> squadra la società richiede<br />

spirito <strong>di</strong> solidarietà che viene espresso con l’aiuto<br />

nei momenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà dentro e fuori dal<br />

campo, con la con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> gioie o delusione<br />

sportive, con un grande spirito mutualistico nei confronti<br />

della persona che come te cerca <strong>di</strong> fare il massimo<br />

per rendere la squadra per cui giochi un unico<br />

blocco <strong>di</strong>fficile da scalfire. L’Osteria Grande è<br />

impegnata anche nell’altro tipo <strong>di</strong> solidarietà, quella<br />

in aiuto <strong>di</strong> chi ha bisogno.<br />

Recentemente la società ha compiuto un adozione a<br />

<strong>di</strong>stanza, auto finanziandosi per permettere ad un<br />

bambino boliviano <strong>di</strong> nome Roger <strong>di</strong> poter vivere in<br />

con<strong>di</strong>zioni migliori. Da anni invece è in atto una collaborazione<br />

con l’associazione “<strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>”.<br />

La società ogni anno organizza due tornei per bambini.<br />

Uno in occasione delle festività natalizie, l’altro<br />

nei mesi primaverili. Entrambi sono de<strong>di</strong>cati a<br />

due amici dell’Osteria Grande calcio scomparsi tragicamente:<br />

Maurizio Ragazzi e Fabio D’Amato.<br />

Una parte degli incassi provenienti dai tornei vengono<br />

devoluti all’associazione “<strong>Amici</strong> <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>”, il<br />

cui logo appare ance come sponsor nelle maglie<br />

indossate ogni settimana dai bambini più piccoli che<br />

giocano a calcio con la maglia dell’Osteria Grande.<br />

Chi vi scrive è nato, cresciuto e maturato in questa<br />

società. Non ho la certezza <strong>di</strong><br />

aver trasmesso a chi legge cosa<br />

significa far parte <strong>di</strong> questo<br />

ambiente, forse bisogna vivere<br />

un esperienza per capirla davvero.<br />

Osteria Grande è un piccolo<br />

paese sulla Via Emilia, ma<br />

le persone che vivono in questa<br />

società ogni giorno si impegnano<br />

spropositatamente per renderlo<br />

migliore, per aiutare i<br />

nostri ragazzi a crescere, per<br />

favorire la voglia <strong>di</strong> stare insieme,<br />

per rendere passo dopo<br />

passo più “GRANDE” questa<br />

società.


ono passati ormai quasi tre anni dalla<br />

Sscomparsa del nostro Amico Fabio,<br />

ed il suo ricordo rimarrà per sempre<br />

indelebile nei nostri cuori. L’organizzazione<br />

<strong>di</strong> questo torneo, ormai giunto alla<br />

sua terza e<strong>di</strong>zione, è solo un piccolo<br />

modo per ricordarlo, e per apprezzare<br />

quelle che erano le sue qualità più gran<strong>di</strong>:<br />

la sincerità, l’amicizia…e l’amore per<br />

questo sport. E per dare spazio allo sport<br />

nella sua “veste” più naturale, all’insegna<br />

del gioco e della spensieratezza, la<br />

Società Osteria Grande, con gran<strong>di</strong> sforzi,<br />

ha deciso <strong>di</strong> ampliare la manifestazione,<br />

organizzando competizioni per ben<br />

tre categorie, nelle giornate <strong>di</strong> Sabato 12<br />

e Domenica 13 maggio 2007. Il nostro<br />

impianto sportivo, completamente rinnovato,<br />

sarà teatro, nel pomeriggio <strong>di</strong> sabato,<br />

dei tornei per le categorie Piccolo<br />

amici 99/00 a 5 giocatori (6 squadre) e<br />

Pulcini 98 a 6 giocatori (6 squadre);<br />

domenica 13, per tutto l’arco della giornata<br />

(fase eliminatoria al mattino, fase<br />

finale e premiazioni al pomeriggio), si<br />

<strong>di</strong>sputerà invece il torneo per Pulcini 96-<br />

97 a 7 giocatori (8 squadre). In entrambe<br />

le occasioni sarà possibile usufruire del<br />

nostro servizio <strong>di</strong> ristoro, che sorprenderà<br />

per la cortesia e la qualità che da<br />

sempre ci contrad<strong>di</strong>stingue; nella giornata<br />

<strong>di</strong> domenica, le squadre ed i relativi<br />

allenatori avranno <strong>di</strong>ritto gratuitamente<br />

al pranzo, che verrà loro riservato alle<br />

ore 13.00, chie<strong>di</strong>amo pertanto <strong>di</strong> segnalare<br />

eventuali problematiche e/o intolleranze<br />

alimentari; alle 13.30, per i genitori,<br />

parenti e simpatizzanti, sarà possibile<br />

pranzare attraverso una prenotazione,<br />

effettuabile in loco, durante la mattinata,<br />

entro le ore 11.00. Le iscrizioni per le<br />

squadre sono gratuite, ed effettuabili tramite<br />

l’allegato modulo d’iscrizione, da<br />

spe<strong>di</strong>re via fax entro e non oltre il 28/02<br />

(ricor<strong>di</strong>amo che comunque le iscrizioni<br />

chiuderanno al raggiungimento del tetto<br />

<strong>di</strong> squadre prefissato). Unitamente alla<br />

famiglia D’Amato vi ringraziamo anticipatamente,<br />

confidando nella vostra partecipazione<br />

a queste giornate <strong>di</strong> sport,<br />

ricor<strong>di</strong> e <strong>di</strong>vertimento.<br />

SPORT E SOLIDARIETA’ 17<br />

Sarai per sempre con noi<br />

Trofeo Fabio D’Amato<br />

Daniele Leoni<br />

E’ in previsione un concorso fotografico per ricordare Fabio D’Amato che riguarderà la tematiche dello sport<br />

Il regolamento completo sarà pubblicato sul prossimo numero.<br />

Le “toste” del San Lazzaro Pallavolo<br />

giocando con <strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong> <strong>Luca</strong> sul cuore<br />

Come ormai tra<strong>di</strong>zione l’inizio dell’anno è caratterizzato dalla partecipazione<br />

della nostra under 16 al torneo del Tricolore <strong>di</strong> Reggio Emilia<br />

che si svolge nel capoluogo emiliano i primi giorni <strong>di</strong> gennaio. Questa<br />

partecipazione è per noi un piacere ma anche un obbligo per l’attenzione<br />

che gli amici del Giovolley hanno per il nostro torneo ‘Vale la Pena’<br />

del 7 ottobre a cui non sono mai mancati nelle sei e<strong>di</strong>zioni fin qui <strong>di</strong>sputate.<br />

Così anche quest’anno la manifestazione ha visto le magliette del<br />

San Lazzaro Pallavolo <strong>Amici</strong> <strong>di</strong> <strong>Luca</strong> in campo schiacciare, murare ogni<br />

pallone in bellissime partite <strong>di</strong> pallavolo ma soprattutto anche questa<br />

e<strong>di</strong>zione del Tricolore è servita a <strong>di</strong>ffondere ad una platea sempre più<br />

vasta il messaggio <strong>di</strong> solidarietà dell’associazione <strong>di</strong> cui siamo partner. E<br />

la curiosità del significato <strong>di</strong> quel logo che campeggia sulle magliette<br />

delle nostre ragazze è sempre tanta, così come tanta è poi la voglia <strong>di</strong><br />

ascoltare la storia <strong>di</strong> <strong>Luca</strong> e il lavoro svolto dall’associazione nella Casa<br />

dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris sulle persone (malati e familiari) che intraprendono<br />

questo viaggio nel coma. Dal punto <strong>di</strong> vista sportivo questa<br />

e<strong>di</strong>zione si è conclusa con la vittoria delle ragazze della Scuola <strong>di</strong> Pallavolo<br />

Anderlini <strong>di</strong> Modena (società che ha partecipato alle prime e<strong>di</strong>zioni<br />

del Vale la Pena) e da un buon ottavo posto per le nostre ragazze<br />

soprannominate per l’impeto e la grinta “Toste”.<br />

Gabriele Forni


18<br />

1. I Centri: affermazione e sviluppo <strong>di</strong><br />

una nuova forma associativa<br />

La realizzazione dei Centri ricreativi<br />

culturali autogestiti dagli anziani, definizione<br />

aggiornata dei Centri sociali anziani,<br />

iniziata a Bologna nel 1977, si è largamente<br />

<strong>di</strong>ffusa sia nel territorio citta<strong>di</strong>no<br />

che in quello dei Comuni della provincia,<br />

giungendo oggi alla presenza complessiva<br />

<strong>di</strong> 96 centri (36 a Bologna, 60 in<br />

provincia) con un totale <strong>di</strong> 45.445 soci<br />

tesserati (18.286 a Bologna, 27.159 in<br />

provincia). Si è andata quin<strong>di</strong> affermando<br />

e consolidando nel tempo la vali<strong>di</strong>tà<br />

<strong>di</strong> una nuova forma associativa giunta<br />

ormai al livello massimo del sviluppo<br />

come numero <strong>di</strong> Centri (almeno a Bologna,<br />

mentre in Provincia sussistono<br />

ancora possibilità <strong>di</strong> ulteriore crescita).<br />

2. Il modello <strong>di</strong> assetto istituzionale dei<br />

Centri<br />

Nel territorio considerato i Centri sono<br />

oggi nella loro totalità operanti all’interno<br />

<strong>di</strong> spazi e <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> proprietà<br />

comunale e concessi per lo svolgimento<br />

<strong>di</strong> un “pubblico servizio” attraverso attività<br />

<strong>di</strong> valore sociale rivolte ai citta<strong>di</strong>ni<br />

ed alle persone anziane in particolare. I<br />

rapporti dei Centri con i Comuni e con<br />

i Quartieri per quanto riguarda Bologna<br />

sono formalmente regolati da apposite<br />

convenzioni che stabiliscono i <strong>di</strong>ritti e<br />

doveri delle parti.<br />

Nello stesso tempo i Centri, in quanto<br />

entità <strong>di</strong> natura privatistica, aderiscono<br />

ad una Associazione nazionale<br />

(A.N.C.e.S.C.A.O.) riconosciuta a livello<br />

ministeriale con decreto 4 marzo 1994<br />

ed iscritta al Registro nazionale delle<br />

associazioni <strong>di</strong> promozione sociale, con<br />

atto in data 6 settembre 2002, hanno<br />

conformato i loro Statuti (e Regolamenti)<br />

ai principi generali dello Statuto<br />

nazionale ed alle vigenti normative del<br />

settore (legge 460/1997; legge 383/2000)<br />

e adottano la tessera annuale dell’Associazione.<br />

Ai fini <strong>di</strong> assumere una linea omogenea<br />

<strong>di</strong> politica sociale e <strong>di</strong> avere un supporto<br />

sul piano organizzativo ed operativo i<br />

Centri aderiscono al livello provinciale<br />

dell’Associazione (il Coor<strong>di</strong>namento<br />

Provinciale <strong>di</strong> Bologna) al quale viene<br />

riconosciuta una quota del prezzo della<br />

tessera nazionale.<br />

3. Il modello <strong>di</strong> autogestione dei Centri<br />

Il modello <strong>di</strong> funzionamento dei Centri<br />

è basato sulla piena autonomia <strong>di</strong> gestione,<br />

sia dal punto <strong>di</strong> vista finanziario,<br />

avvalendosi degli introiti dati dal tesseramento,<br />

ma principalmente delle contribuzioni<br />

dei soci per la partecipazione<br />

alle attività sociali, sia dal punto <strong>di</strong> vista<br />

delle risorse umane attingendo dalle<br />

prestazioni a titolo <strong>di</strong> lavoro volontario<br />

e gratuito dei propri soci. Per i <strong>di</strong>rigenti<br />

e gli operatori dei Centri è previsto il<br />

rimborso delle spese sostenute per lo<br />

svolgimento delle loro funzioni.<br />

La gestione economico – finanziaria dei<br />

Centri si attua, sulla base dei programmi<br />

deliberati dagli organi statutari e trova<br />

riscontro formale nel Bilancio consuntivo<br />

annuale, sottoposto all’approvazione<br />

dell’Assemblea dei Soci.<br />

Sul piano organizzativo i Centri in genere<br />

sviluppano la loro attività attraverso<br />

Commissioni o gruppi <strong>di</strong> lavoro riferiti a<br />

specifiche aree <strong>di</strong> interesse.<br />

4. Il decentramento territoriale<br />

Lo Statuto del Coor<strong>di</strong>namento ha previsto<br />

il decentramento territoriale attra-<br />

verso la costituzione delle zone che raggruppano<br />

nella città e nella provincia<br />

aree contigue ed omogenee. I Centri<br />

ubicati nelle 16 zone attualmente istituite<br />

esprimono i relativi coor<strong>di</strong>natori <strong>di</strong><br />

zona che assolvono alle funzioni <strong>di</strong> raccordo<br />

fra i centri della zona ed il collegamento<br />

<strong>di</strong> questi con il Coor<strong>di</strong>namento<br />

provinciale e con gli Enti e gli organismi<br />

istituzionali locali.<br />

5. La duplice natura dei Centri<br />

I Centri, nati sostanzialmente come<br />

strumento <strong>di</strong> politica sociale delle<br />

Amministrazioni comunali, hanno poi<br />

via via accentuato il carattere <strong>di</strong> associazione<br />

vera e propria, in questo trovando<br />

riscontro nel riconoscimento ministeriale<br />

avuto dal Coor<strong>di</strong>namento nazionale<br />

nel 1994. Ma non si è trattato <strong>di</strong> una trasformazione<br />

ra<strong>di</strong>cale del modello originario;<br />

i Centri hanno inteso armonizzare,<br />

nello svolgimento delle loro attività e<br />

dei loro servizi e nel rispetto della loro<br />

autonomia, questa duplice natura, in<br />

parte attinente alla sfera privata del singolo<br />

socio regolarmente tesserato ed in<br />

parte attinente alla sfera della collettività,<br />

in relazione alla funzione attribuita<br />

dai Comuni, secondo il cosiddetto principio<br />

della sussi<strong>di</strong>arietà.<br />

Ma il modello non ha sempre funzionato<br />

perfettamente e da questa ambivalenza<br />

sono derivate alcune situazioni da<br />

correggere. Da un lato la matrice storica<br />

dei Centri li ha portati ad essere considerati,<br />

forse in modo un po’ automatico,<br />

un braccio naturale delle amministrazioni<br />

locali ogni volta ce ne fosse bisogno<br />

e quin<strong>di</strong> su <strong>di</strong> essi sono state trasferite<br />

esigenze e richieste <strong>di</strong> intervento<br />

senza che ne fosse stata verificata preventivamente<br />

la possibilità pratica e la<br />

con<strong>di</strong>visione, alle volte anche al <strong>di</strong> là<br />

della funzione istituzionale dei Centri<br />

stessi, delineata dagli Statuti.<br />

Dall’altro lato si sono avute situazioni in<br />

cui i Centri, interpretando erroneamente<br />

il principio dell’ autonomia della loro<br />

associazione, hanno perso <strong>di</strong> vista le<br />

finalità sociali loro assegnate, si sono<br />

chiusi al loro interno, non hanno favorito<br />

la partecipazione democratica, il<br />

ricambio ed il rinnovamento<br />

6. Il riequilibrio dei rapporti e delle funzioni<br />

Le situazioni sopra ricordate alterano gli<br />

scopi veri dei Centri e <strong>di</strong> ANCeSCAO<br />

per cui si impone l’esigenza <strong>di</strong> chiarire le<br />

funzioni e l’ambito <strong>di</strong> azioni che a loro<br />

competono.<br />

Si è manifestata sempre più l’esigenza<br />

che i Centri, attraverso i loro organismi<br />

<strong>di</strong> rappresentanza, vengano considerati<br />

dagli Enti locali come interlocutori<br />

necessari e paritari, in tempi e mo<strong>di</strong><br />

opportuni nella fase <strong>di</strong> elaborazione<br />

delle strategie generali (piani <strong>di</strong> zona,<br />

programmi <strong>di</strong> politica sociale, ecc.) e<br />

delle singole iniziative che li investono.<br />

I Centri poi dovranno essere parte<br />

attenta ed attiva nel cogliere le istanze e<br />

le esigenze che provengono dal territorio<br />

in cui sono collocati, rapportarsi e<br />

<strong>di</strong>alogare costantemente con gli organi<br />

<strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento (zone e provinciale)<br />

per essere in sintonia con le linee generali<br />

<strong>di</strong> azione espresse da ANCeSCAO.<br />

Vanno ridefinite le funzioni proprie dei<br />

Centri e ricondotte nell’ambito del dettato<br />

statutario, per non doversi impegnare<br />

in attività e servizi non confacenti alle<br />

loro capacità e possibilità e per non<br />

SPAZIO DI LUCA<br />

I Centri Sociali per “<strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>”<br />

L’associazione “<strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>” ormai<br />

da 7 anni ha la sua sede in via Saffi e nel<br />

corso delle sue numerose attività ha avuto<br />

<strong>di</strong>versi contatti con le istituzioni del Quartiere<br />

Porto, con cui è nato un rapporto <strong>di</strong><br />

collaborazione efficace e produttivo nelle<br />

<strong>di</strong>verse iniziative promosse insieme e nei<br />

momenti <strong>di</strong> sensibilizzazione sulle problematiche<br />

del trauma cranico e del coma.<br />

Recentemente il rapporto si è allargato ad<br />

un’istituzione molto viva nel tessuto sociale<br />

del Quartiere: il Centro Sociale Saffi,<br />

associazione che si occupa <strong>di</strong> promozione<br />

sociale e culturale e che opera grazie<br />

soprattutto all’intenso impegno <strong>di</strong> alcuni<br />

pensionati che danno del loro tempo per<br />

promovere iniziative rivolte a tutta la citta<strong>di</strong>nanza<br />

<strong>di</strong> tipo musicale, teatrale e ricreativo<br />

in generale.<br />

Recentemente infatti il Centro Sociale<br />

Saffi ha organizzato due iniziative a favore<br />

della nostra associazione e del progetto<br />

della Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris: il 22<br />

febbraio si è tenuto un concerto del coro “I<br />

Guelfi” che hanno intonato numerosi<br />

pezzi <strong>di</strong> un repertorio molto originale nel<br />

panorama del canto corale, accompagnati<br />

da stupende immagini proiettate sullo<br />

schermo; domenica 4 marzo, poi, si è svolta<br />

presso il Centro Sociale la “Festa della Soli-<br />

darietà” con musica, ballo e lotteria e la<br />

presenza molto numerosa dei soci che<br />

hanno contribuito a raccoglire una cospicua<br />

cifra devoluta a favore della Casa dei<br />

Risvegli <strong>Luca</strong> De Nigris. Entrambi gli<br />

eventi sono stati estremamente piacevoli e<br />

hanno costituito per noi dell’associazione<br />

“<strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>” occasioni <strong>di</strong> incontro<br />

con persone interessate a conoscere il progetto<br />

che portiamo avanti nell’assistenza<br />

alle persone che passano la tremenda esperienza<br />

del coma. Di questo siamo grati, perché<br />

cre<strong>di</strong>amo fortemente che <strong>di</strong>ffondere<br />

un’informazione corretta in questo ambito<br />

sia fondamentale per fare in modo che<br />

DOCUMENTO DEL COORDINAMENTO PROVINCIALE PER L’ASSEMBLEA APERTA DEL 29 NOVEMBRE 2005<br />

sconfinare in aree presi<strong>di</strong>ate da altri<br />

Enti o associazioni, coi quali semmai ci<br />

si potrà rapportare sul piano della reciproca<br />

collaborazione (ad esempio con lo<br />

scambio <strong>di</strong> informazioni)..<br />

In riferimento a questo aspetto va sottolineata<br />

la nostra collocazione nelle associazioni<br />

<strong>di</strong> promozione sociale anziché<br />

nelle Onlus, proprio per le <strong>di</strong>verse finalità<br />

e sfere <strong>di</strong> azione che hanno i Centri.<br />

I Centri si esprimono essenzialmente<br />

attraverso la solidarietà sociale, essi non<br />

hanno le caratteristiche e le potenzialità<br />

per svolgere servizi <strong>di</strong> assistenza sociale<br />

che competono ad altri soggetti specificatamente<br />

preposti ed organizzati.<br />

7. Il volontariato, una risorsa da consolidare<br />

e da allargare<br />

Uno dei valori fondamentali del nostro<br />

movimento associativo è tra<strong>di</strong>zionalmente<br />

rappresentato dalla presenza<br />

costante ed efficace <strong>di</strong> lavoro volontario<br />

Oggi da più parti si colgono nei Centri<br />

segnali <strong>di</strong> stanchezza, <strong>di</strong> flessione, <strong>di</strong><br />

preoccupazione.<br />

Mentre nel Paese il volontariato in<br />

generale è in espansione, nel nostro<br />

movimento si manifestano <strong>di</strong>fficoltà<br />

determinate prevalentemente dal ricambio<br />

generazionale che possono essere<br />

superate aggiornando e qualificando i<br />

contenuti delle iniziative, dando spazio<br />

a nuove fasce <strong>di</strong> interessi, introducendo<br />

ed utilizzando le moderne tecnologie.<br />

Occorre superare situazioni anomale <strong>di</strong><br />

gestioni troppo personalizzate, attivare<br />

con continuità gli organi <strong>di</strong> gestione e <strong>di</strong><br />

controllo, coinvolgere maggiormente i<br />

soci nelle decisioni e nella vita dei Centri,<br />

favorire la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> nuove collaborazioni<br />

secondo le inclinazioni personali,<br />

dare spazio alle donne.<br />

Per consolidare ed allargare il volontariato<br />

può essere stu<strong>di</strong>ata ed attuata una<br />

campagna <strong>di</strong> sensibilizzazione promossa<br />

dalla nostra Associazione ai vari livelli,<br />

in<strong>di</strong>viduando i meto<strong>di</strong> e gli strumenti <strong>di</strong><br />

comunicazione più opportuni ed efficaci.<br />

Non può essere però tralasciata la ricerca,<br />

a livello generale come Associazione,<br />

<strong>di</strong> soluzioni riguardanti la problematica<br />

<strong>di</strong> un “risarcimento” per quelle prestazioni<br />

che nella gestione dei Centri comportano<br />

impegni materiali continuativi<br />

e particolarmente faticosi.<br />

8. Il carattere “non commerciale” delle<br />

attività dei Centri<br />

I Centri, in quanto associazioni <strong>di</strong> promozione<br />

sociale, godono <strong>di</strong> una situazione<br />

<strong>di</strong> vantaggio sul piano fiscale e contabile<br />

in virtù della legge 460/1997, a con<strong>di</strong>zione<br />

che le loro attività non assumano<br />

un carattere commerciale.<br />

L’attività sociale dei Centri, va quin<strong>di</strong><br />

correttamente mantenuta entro l’ambito<br />

istituzionale, evitando <strong>di</strong> perseguire finalità<br />

prettamente economiche e commerciali<br />

al fine <strong>di</strong> ottenere maggiori risorse<br />

finanziarie.<br />

Ecco quin<strong>di</strong> che il consolidamento del<br />

volontariato è elemento importante<br />

anche sul piano economico in quanto le<br />

prestazioni gratuite dei soci consentono<br />

<strong>di</strong> contenere i costi <strong>di</strong> gestione, che sono<br />

coperti dalle risorse derivanti dal tesseramento,<br />

da contributi liberali e dai<br />

proventi delle attività non commerciali.<br />

9. Efficienza e visibilità dei Centri<br />

Al passo con i tempi, i Centri debbono<br />

puntare fin da ora a rendere sempre più<br />

abituale e <strong>di</strong>ffuso l’uso <strong>di</strong> tecnologie<br />

un’azione <strong>di</strong> solidarietà non rimanga solo<br />

beneficenza, ma azione attiva nelle problematiche<br />

che emergono nel sociale.<br />

I fon<strong>di</strong> raccolti serviranno a supportare i<br />

progetti <strong>di</strong> affiancamento alle famiglie<br />

ospiti della struttura.<br />

Per dare il nostro contributo alla <strong>di</strong>ffusione<br />

dell’informazione sull’importante funzione<br />

dei Centri sociali volentieri pubblichiamo il<br />

documento pervenutoci: “Il futuro dei<br />

Centri Sociali <strong>di</strong> Bologna e Provincia,<br />

realtà, problematiche e prospettive”.<br />

Maria Vaccari<br />

informatiche per le attività <strong>di</strong> gestione e<br />

<strong>di</strong> comunicazione, promovendo al<br />

riguardo adeguate azioni formative,<br />

ricercando allo scopo la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong><br />

nuovi soci, uomini e donne.<br />

Un’azione capillare <strong>di</strong> consulenza e <strong>di</strong><br />

assistenza svolta presso i Centri ha<br />

intanto consentito <strong>di</strong> acquisire le cognizioni<br />

necessarie per impostare una contabilità<br />

<strong>di</strong> gestione razionale e corretta.<br />

Ma al <strong>di</strong> là della crescita dell’efficienza<br />

derivante dalla <strong>di</strong>ffusione dei mezzi tecnologici<br />

vi è un aspetto più generale da<br />

considerare: quello <strong>di</strong> migliorare la visibilità<br />

dei Centri .Sociali e favorire la<br />

partecipazione dei citta<strong>di</strong>ni e soprattutto<br />

delle nuove “leve”.<br />

E’ in<strong>di</strong>spensabile coinvolgere le varie<br />

Associazioni Culturali presenti sul territorio<br />

nella conduzione dei Centri accorpando<br />

i gruppi in una comune visione del<br />

problema, facendo ampia <strong>di</strong>ffusione delle<br />

iniziative, del potenziale esistente ed una<br />

quoti<strong>di</strong>ana opera <strong>di</strong> demolizione del<br />

luogo comune che cataloga i Centri come<br />

ambienti riservati ai vecchi privi <strong>di</strong> fantasia.<br />

Cre<strong>di</strong>amo che occorra allestire spazi<br />

accoglienti d’incontro, <strong>di</strong> confronto, <strong>di</strong><br />

fiducia, pieni d’umanità dove ogni persona<br />

è importante per le sue <strong>di</strong>versità e<br />

non per la capacità e il livello d’omologazione,<br />

allestire spazi ove progettare<br />

insieme e realizzare piano piano delle<br />

iniziative con<strong>di</strong>vise.<br />

Per i giovani occorre puntare in alto, non<br />

per loro ma con loro, abbandonando la<br />

complicità, la pigrizia, il conformismo, la<br />

rassegnazione, e saper attendere con<br />

fiducia.<br />

Il raggiungimento degli obiettivi che ci<br />

<strong>di</strong>amo e che ci daremo necessariamente<br />

dovrà coinvolgere Sociologi, Pedagogisti,<br />

Assistenti Sociali, ASL e quanti altri<br />

interessati a queste problematiche passando<br />

attraverso un rapporto sempre<br />

più organico con gli Enti Locali.<br />

10. Le zone ortive ed il collegamento<br />

con i Centri<br />

Le zone ortive, che a Bologna sono 20,<br />

per complessivi 2900 orti, cui vanno<br />

aggiunti altrettanti in Provincia, rappresentano<br />

un altro elemento <strong>di</strong> aggregazione<br />

degli anziani, utili per prevenire e<br />

combattere la solitu<strong>di</strong>ne e l’ isolamento<br />

e per praticare un sano esercizio fisico.<br />

Le zone ortive hanno svolto la loro attività<br />

in modo parallelo, con una organizzazione<br />

<strong>di</strong>staccata ed autonoma rispetto<br />

ai Centri, pur essendo in molti casi contigue<br />

alle loro se<strong>di</strong>. Solo ultimamente si<br />

è dato avvio ad una azione rivolta ad<br />

istituire un collegamento fra le due<br />

realtà, per raggiungere una integrazione<br />

completa, utile per migliorare l’organizzazione<br />

ed i servizi e per far crescere il<br />

movimento associativo, allargando così<br />

il bacino dei potenziali attivisti.. Si tratta<br />

<strong>di</strong> un impegno che ha incontrato <strong>di</strong>fficoltà<br />

e incomprensioni, in quanto l’unificazione<br />

viene vista come un atto <strong>di</strong><br />

annessione degli orti ai Centri.<br />

Questo obiettivo va rilanciato dal<br />

Coor<strong>di</strong>namento aprendo un ampio<br />

confronto dei Centri con gli Orti per fornire<br />

chiari e precisi elementi <strong>di</strong> informazione<br />

e <strong>di</strong> valutazione.<br />

Un’altra problematica riguardante le<br />

zone ortive tocca in alcuni casi aspetti<br />

ambientali che vanno sicuramente considerati<br />

nel quadro della tutela degli<br />

spazi ver<strong>di</strong> nel tessuto urbano.


TESTI 19<br />

Risvegli <strong>di</strong> parole<br />

a cura <strong>di</strong> Bruno Brunini<br />

Maria Gervasio è nata a Bologna nel 1961, dove risiede. Fondatrice e redattrice del foglio <strong>di</strong> scritture Lettera (1996-1999). Ha ideato la pagina domenicale de L’Alfabeto <strong>di</strong><br />

Atlantide de<strong>di</strong>cata alle scritture “sommerse”, che cura con altri autori per il quoti<strong>di</strong>ano Il Domani <strong>di</strong> Bologna. Ha <strong>di</strong>retto collane <strong>di</strong> poesia contemporanea e <strong>di</strong> cultura per la<br />

casa e<strong>di</strong>trice Gallo & Calzati. E’ stata redattrice della nuova e<strong>di</strong>zione della rivista <strong>di</strong> scritture contemporanee Frontiera. Nel 2005 ha fondato a Bologna la casa e<strong>di</strong>trice Bohumil,<br />

in collaborazione con altri artisti e poeti.<br />

Ha pubblicato: il saggio storico Il chiuso degli ebrei, nel volume Verso l’epilogo <strong>di</strong> una convivenza. <strong>Gli</strong> ebrei a Bologna nel XVI secolo, (E<strong>di</strong>trice Giuntina, 1996); Ricor<strong>di</strong><br />

della resistenza (ANPI <strong>di</strong> Galliera, 1996); la raccolta <strong>di</strong> racconti brevi Giovanni che assaggia l’acqua (Gallo &Calzati, 2004); il poemetto Maestrale (I quaderni <strong>di</strong> NUT,<br />

2004), il libro <strong>di</strong> poesie In un tempo lento (Bohumil, 2007); è coautrice <strong>di</strong> NUN 1 (Bohumil, 2007).<br />

Nel TAVOLO DI NUN, che rievoca momenti drammatici della Resistenza, immagini lontane s’insinuano poco a poco tra sensazioni, percezioni, fino a <strong>di</strong>ventare reali, in una<br />

fusione <strong>di</strong> presenze e assenze. Nel magma <strong>di</strong> questi versi, le azioni <strong>di</strong> un doloroso passato fioccano nel presente che le lascia rifluire, insieme al riecheggiare <strong>di</strong> voci, <strong>di</strong> espressioni,<br />

in un intenso <strong>di</strong>alogo tra tempi <strong>di</strong>stanti.<br />

Sono azioni queste<br />

il tavolo <strong>di</strong> NUN<br />

lo stato delle cose assunte qui<br />

una risposta che promette<br />

che mantiene<br />

il senso che ci ha spinto a queste azioni<br />

a conservare vita – e senso<br />

la città <strong>di</strong> notte dall’aereo<br />

è un circuito elettronico <strong>di</strong> luci<br />

l’ala un foglio bianco scritto<br />

no pisar fuera de la linea, <strong>di</strong>ce<br />

respiri lunghi<br />

aspettiamo insieme che accadano le cose<br />

l’atteggiamento che ci porta a queste azioni<br />

senza carattere o intelletto o scelta<br />

se il desiderio estremo è per l’amore<br />

lavorare, conservare<br />

è un gesto rozzo questo<br />

senza significati<br />

un gesto unico che mantiene<br />

e va a fondo<br />

e forza tutto<br />

muovendo polso e braccia e spalla<br />

forza tutto<br />

segna le foto dei ragazzi tedeschi<br />

petali <strong>di</strong> rosa bianca<br />

in una forma nuova<br />

<strong>di</strong>fficile da <strong>di</strong>re<br />

una forma severa <strong>di</strong> coscienza<br />

proso<strong>di</strong>a asciutta che mente<br />

fino in fondo<br />

fino alla fine<br />

e spezza tutto<br />

riparte la piccola automobile<br />

follow me <strong>di</strong>ce la sua insegna <strong>di</strong> luce<br />

la seguiamo sulla pista ad ali spiegate<br />

siamo gran<strong>di</strong> rigi<strong>di</strong> impacciati<br />

no, non si vola qui<br />

è lo stato delle cose che<br />

ci ha spinto a queste azioni<br />

siamo scesi dal cielo<br />

e c’era altro<br />

ma qui i bambini non vogliono dormire<br />

noi parliamo del dolore e li culliamo<br />

ci raccontiamo<br />

al tramonto in queste sere<br />

ci salviamo<br />

in quei <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> urne aperte e chiuse ci salviamo<br />

mancano le <strong>di</strong>dascalie ma è sempre chiaro<br />

forzando i gesti<br />

sopravvivere, si <strong>di</strong>ce<br />

Mattia Di Leva, smalto su carta<br />

e respiriamo l’umido dell’aria<br />

il temporale<br />

adesso che è l’inizio dell’estate<br />

e volano i nostri fogli per il vento<br />

ma cosa resta a terra se non sa parlare<br />

sotto la lingua nella bocca in gola<br />

il sapore si mischia a queste azioni<br />

le trascina<br />

le fa amare<br />

dentro al caffè che ho preparato e offerto<br />

mescoliamo piano io mescolo<br />

lo zucchero più dolce ai suoi sorrisi<br />

azioni NUN, <strong>di</strong>fficili da <strong>di</strong>re<br />

noi non sappiamo scrivere parole<br />

leggerle perfino ci fa male<br />

una resistenza densa <strong>di</strong> paura<br />

poi entra Bricca<br />

e io lo lascio fare<br />

voglio che <strong>di</strong>ca e chiedo<br />

com’è andata Bricca, com’è stato<br />

cosa ha portato a queste azioni<br />

è ancora questo e solo che ci affranca<br />

un’azione umile che salva e che ci mente<br />

ma Bricca <strong>di</strong>gnità ne aveva<br />

da toglierci il cappello insieme a <strong>di</strong>o<br />

al suo passare<br />

io lo immagino partire<br />

vedo sua madre, è in pianti<br />

forziamo tutto<br />

fino al segno<br />

a forme su cui scrivere dei versi<br />

muoviamo polsi braccia spalle…<br />

il cielo è coperto<br />

sono persi i limiti, e noi feroci<br />

noi no<br />

noi non vogliamo, <strong>di</strong>ce<br />

e come me ha paura <strong>di</strong> morire<br />

il principio del fare<br />

come usiamo la matita è un fatto<br />

e come ci guar<strong>di</strong>amo ancora…<br />

a terra, senza ali adesso<br />

non siamo più angeli<br />

noi raccogliamo i resti<br />

e li mettiamo in bella copia<br />

tracciamo scie <strong>di</strong> sogni e poi fuggiamo<br />

non tutti, noi no, <strong>di</strong>ce<br />

ma è già scappato un’altra volta<br />

senza voltarsi per paura del dolore<br />

senza lasciare neanche un fazzoletto per pulire<br />

guar<strong>di</strong>amo ancora quei <strong>di</strong>segni<br />

è l’ora dei bambini, le cinque della sera<br />

e ce ne an<strong>di</strong>amo<br />

è piena oggi la strada, è piena<br />

se la guardo fino in fondo e da lontano<br />

è piena<br />

giorni come notti<br />

a rompere il destino e ogni purezza<br />

cantando nenie dondolando adagio<br />

ma non dormono mai i nostri bambini<br />

a cullargli intorno il tempo<br />

e il tempo è tempo<br />

farlo tacere forzandolo<br />

cullando piano giorni come notti<br />

a bocca aperta<br />

erano muri e lager<br />

vetri spezzati <strong>di</strong> bottiglie posate sui confini<br />

con altri gesti e denti d’oro e rotti<br />

ma io mi sdraio oggi e come mai ti guardo<br />

accanto io ho il mio lupo, tenero accucciato<br />

ha il pelo nero<br />

è il più crudele al mondo<br />

si ricompone adesso, in un tempo salvato<br />

il ricordo inelu<strong>di</strong>bile dentro quel dolore<br />

si ricompone adesso il senso delle cose.<br />

(da: NUN 1, a cura <strong>di</strong> Giacomo della Maria,<br />

Mattia Di Leva, Maria Gervasio, Jean Robaey<br />

Bohumil e<strong>di</strong>zioni, 2007)


20<br />

RICERCA<br />

oltre i “miracoli” per una corretta informazione<br />

Un anno <strong>di</strong> risvegli<br />

una tesi <strong>di</strong> laurea analizza gli articoli usciti su quoti<strong>di</strong>ani nazionali e si scopre che…<br />

<strong>di</strong><br />

Davide Simoni<br />

erché il coma? Perché il coma è una sintomatologia relativamente gio-<br />

Pvane, la cui conoscenza nella società, e in parte nella comunità me<strong>di</strong>ca,<br />

è pressoché nulla o <strong>di</strong>storta, ma particolarmente esposta ai rischi derivanti<br />

dalla comunicazione moderna. Le storie <strong>di</strong> persone in coma catturano facilmente<br />

l’attenzione, perché semplici da comunicare ed interpretare, perché<br />

drammatiche e coinvolgenti; perché spesso riguardano giovani, se non bambini,<br />

o personaggi famosi.<br />

Il coma fa notizia:è un termine pervasivo nei giornali italiani. Inoltre, viene<br />

rappresentato secondo una visione banale e stereotipica da molte aree della<br />

fiction, dalla televisione al cinema, e ciò influisce notevolmente sulla<br />

costruzione della sua rappresentazione sociale attraverso lo spazio me<strong>di</strong>atico.<br />

Questo stu<strong>di</strong>o affronta l’analisi <strong>di</strong> un anno <strong>di</strong> notizie su coma e risvegli dal<br />

coma per identificare gli aspetti relativi alla comunicazione del coma sulla<br />

stampa giornalistica italiana.<br />

Il punto <strong>di</strong> partenza <strong>di</strong> questo lavoro <strong>di</strong> ricerca è rappresentato dalla Carta<br />

<strong>di</strong> impegni Comunicare il Coma, promossa da una serie <strong>di</strong> enti particolarmente<br />

esposti al problema tra i quali <strong>Gli</strong> amici <strong>di</strong> <strong>Luca</strong><br />

Onlus e l’Università <strong>di</strong> Bologna. La carta rappresenta una<br />

forte denuncia: lanciare messaggi sbagliati può generare<br />

aspettative errate nelle persone che devono convivere con<br />

il coma e non permette <strong>di</strong> creare un ambiente florido in<br />

cui fare crescere gli sforzi della ricerca scientifica. Il documento<br />

offre consigli in positivo ai giornalisti per la<br />

<strong>di</strong>vulgazione <strong>di</strong> notizie sul tema: il punto innovativo<br />

rispetto ad altre carte riguarda l’estensione <strong>di</strong> una tutela<br />

“rafforzata” alla famiglia della persona degente; inoltre si<br />

vieta un uso <strong>di</strong> toni sensazionalistici, in particolare modo nella titolazione e<br />

si chiede <strong>di</strong> favorire la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> buone pratiche sanitarie, senza trattare<br />

ogni caso come episo<strong>di</strong>o isolato.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o ha seguito il percorso tracciato dalla carta d’impegni, utilizzando<br />

questo strumento quale primo riferimento per un giu<strong>di</strong>zio complessivo sulla<br />

qualità dell’informazione. <strong>Gli</strong> articoli del corpus <strong>di</strong> analisi riguardano l’anno<br />

successivo alla pubblicazione della carta, dal 1 Ottobre 2005 al 1 Ottobre<br />

2006 compresi; nonché la scelta <strong>di</strong> autorevoli quoti<strong>di</strong>ani nazionali (Corriere<br />

della Sera, La Repubblica e il Resto del Carlino) molto <strong>di</strong>ffusi su base<br />

locale, nella regione Emilia-Romagna, dove la carta è stata recepita e <strong>di</strong>ffusa<br />

dall’Or<strong>di</strong>ne Giornalisti. Un’ulteriore scelta ha guidato nella compo-<br />

sizione del corpus <strong>di</strong> analisi: si è scelto <strong>di</strong> considerare come prioritarie<br />

quelle notizie che riguardassero “risvegli” dal coma. Si è selezionato un<br />

tema particolarmente pertinente per un’analisi sulla comunicazione del<br />

coma: nella fiction e in un certo tipo <strong>di</strong> informazione resiste un’immagine<br />

stereotipata del “risveglio”, quella del paziente in coma da anni che grazie<br />

a una voce e ad assidue carezze, si sveglia e si alza dal letto sano e salvo,<br />

come se niente fosse. In realtà non è corretto parlare <strong>di</strong> risveglio nei termini<br />

<strong>di</strong> un imme<strong>di</strong>ato ripristino della coscienza; l'evoluzione naturale <strong>di</strong> un<br />

danno cerebrale implica un percorso sfumato attraverso con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

coscienza ridotta, progressivamente crescente. In un’esperienza <strong>di</strong> coma il<br />

risveglio è solo la parte centrale <strong>di</strong> un percorso complesso che mira al recupero<br />

delle abilità.<br />

La ricerca mostra come la comunicazione del coma e dei risvegli dal coma<br />

nei quoti<strong>di</strong>ani italiani faccia parte <strong>di</strong> quella categoria <strong>di</strong> notizie definita<br />

para-sanitaria: una classe <strong>di</strong> prodotti informativi in cui il tema salute è trattato<br />

solo marginalmente. Si privilegia la costruzione <strong>di</strong> strutture narrative<br />

focalizzate sulla storia, con scelte linguistiche fortemente iconiche ed emotivamente<br />

connotate. Le notizie sono selezionate secondo il loro carattere<br />

<strong>di</strong> eccezionalità e raramente approfon<strong>di</strong>scono tematiche <strong>di</strong> interesse<br />

me<strong>di</strong>co-scientifico, oltre la coincidenza del risveglio dal coma. Le sezioni<br />

del giornale in cui sono stati rilevati gli articoli sono quanto mai eterogenee,<br />

in tutte e tre le testate: in particolare, dato lo scarso approfon<strong>di</strong>mento sugli<br />

inserti salute e nelle pagine cultura/scienza, il “risveglio dal coma” viene<br />

saltuariamente percepito come un problema strettamente me<strong>di</strong>co-scientifico.<br />

In linea con la personalizzazione della notizia e con la scarsa propensione<br />

all’approfon<strong>di</strong>mento, si rileva una focalizzazione sul singolo accidente, piuttosto<br />

che una trattazione organica della storia, che preveda anche informazioni<br />

utili, buone pratiche <strong>di</strong> cura, servizi terapeutici e riabilitativi per il<br />

degente e la famiglia.<br />

Ancora, la <strong>di</strong>mensione psicologica e l’informazione che si potrebbe fare su<br />

questo vastissimo ambito non trovano grande spazio negli articoli analizzati.<br />

L’importanza che può rivestire nel processo <strong>di</strong> guarigione un atteggiamento<br />

positivo da parte del paziente, la frustrazione, la per<strong>di</strong>ta del controllo<br />

emotivo, l’abbandono o l’isolamento sono trattati in modo assolutamente<br />

marginale rispetto agli altri argomenti.<br />

In particolare, non si indaga sulla <strong>di</strong>mensione del dover fare che consegue<br />

alla malattia e sulle conseguenze sociali della malattia. Ciò comporta che, in<br />

generale, la <strong>di</strong>sabilità conseguente a uno stato <strong>di</strong> coma non venga percepita.<br />

Il dopo malattia o meglio il post-evento acuto e la continuità terapeutica<br />

sembrano non riscuotere grande approfon<strong>di</strong>mento.<br />

Sul profilo linguistico e stilistico, è comune il tentativo <strong>di</strong> rendere più imme<strong>di</strong>ata<br />

la “lingua giornalistica”. Piuttosto che riferire ed esporre, le categorie<br />

linguistiche pre<strong>di</strong>lette dai giornali <strong>di</strong> qualità, si descrivono situazioni attraverso<br />

un linguaggio iconico, che accorcia la <strong>di</strong>stanza comunicativa. Con la<br />

frequente cessione <strong>di</strong> parola ai protagonisti si arriva a uno scritto-parlato,


che simula il linguaggio televisivo. I giornalisti utilizzano <strong>di</strong>verse strategie<br />

linguistiche per riprodurre lo stile della “conversazione”: strategie tipografiche<br />

(uso <strong>di</strong> font <strong>di</strong>versi e <strong>di</strong> layout particolari, come il virgolettato), per<br />

interrompere l’uniformità e la monotonia visiva del <strong>di</strong>scorso<br />

scritto; un registro generalmente<br />

informale e colloquiale, con<br />

metafore, espressioni i<strong>di</strong>omatiche,<br />

cliché per ricreare “l’illusione” del<br />

<strong>di</strong>scorso parlato. Si segnala la frequente<br />

centralità della testimonianza<br />

<strong>di</strong>retta <strong>di</strong> me<strong>di</strong>ci e del personale sanitario:<br />

per il quoti<strong>di</strong>ano <strong>di</strong>venta importante<br />

dare “voce ai protagonisti” dell’evento<br />

<strong>di</strong> cronaca, <strong>di</strong>mostrando <strong>di</strong> essere là dove i fatti succedono e garantendosi<br />

un approccio competente e autorevole. E’ interessante rilevare tuttavia<br />

che non si parla molto <strong>di</strong> comportamenti scorretti, né si dà maggior<br />

spazio a consigli sui comportamenti più adeguati ai fini preventivi. In pratica,<br />

è assolutamente ignorata la <strong>di</strong>mensione della prevenzione, sia all’interno<br />

degli articoli che nella tematizzazione delle pagine dove questi articoli<br />

sono collocati. Le parole colte o troppo tecniche sono generalmente evitate,<br />

o utilizzate senza il necessario approfon<strong>di</strong>mento, con una tendenza all’iperinformatività<br />

che va a scapito della correttezza <strong>di</strong>vulgativa. Per esempio, vi<br />

è raramente sui quoti<strong>di</strong>ani una chiara demarcazione tra gli sta<strong>di</strong> del coma.<br />

Questo porta gli articoli <strong>di</strong> giornale a confondere spesso coma e stati vegetativi,<br />

<strong>di</strong>vulgando notizie fortemente imprecise e alimentando una associazione<br />

implicita tra lo stato <strong>di</strong> coma e i <strong>di</strong>battiti sull’eutanasia. Si osserva la<br />

tendenza a pubblicare la durata dello stato <strong>di</strong> coma, là dove secondo la<br />

me<strong>di</strong>cina il coma supera raramente i 30 giorni. Semplificazione della termi-<br />

nologia ed eccessiva morbosità per il catastrofismo sembrano dominare<br />

pertanto questo aspetto della comunicazione.<br />

Il risveglio dal coma viene spesso associato alla resurrezione, alla rinascita,<br />

al miracolo. Il coma nella sua <strong>di</strong>mensione onirica è qualcosa <strong>di</strong> misterioso e<br />

affascinante, una sfida estrema alla morte; le notizie subiscono ovviamente<br />

una torsione, e vengono rimodellate all’interno <strong>di</strong> questa struttura narrativa,<br />

completamente epurata dal <strong>di</strong>scorso scientifico. L’uso dell’analogia è<br />

favorito dal carattere <strong>di</strong> irrazionalità e apparente a-scientificità che caratterizza<br />

la comunicazione del coma. In particolare le metafore più frequenti<br />

riguardano il “lungo sonno”, “la caduta agli inferi”, “la prigione”, “l’assenza<br />

<strong>di</strong> luce”,“la lotta per la vita”,“la resurrezione”,“la rinascita”,“il viaggio”,<br />

“la luce”, e l’accostamento con la favola della “bella addormentata”. I quoti<strong>di</strong>ani<br />

si avvicinano al linguaggio televisivo. Nell’intento <strong>di</strong> conquistare<br />

nuovo pubblico <strong>di</strong> classe me<strong>di</strong>a, in<strong>di</strong>viduato nel pubblico televisivo, la stam-<br />

RICERCA 21<br />

pa quoti<strong>di</strong>ana italiana si popolarizza, riservando uno spazio più ampio alla<br />

sfera del privato e rielaborando in chiave <strong>di</strong> giornalismo (e racconto) popolare<br />

storie <strong>di</strong> coma e <strong>di</strong> risvegli. La velocizzazione porta i giornali a cambiare<br />

con ritmo incessante le notizie <strong>di</strong> cui parlare. Le notizie hanno una<br />

vita breve, pertanto si selezionano notizie che acquistano rapidamente significatività.<br />

Paradossalmente, le notizie <strong>di</strong> risveglio dal coma rispondono<br />

bene a questi criteri: anche se riguardano un percorso <strong>di</strong> sofferenza e <strong>di</strong><br />

trasformazioni lente e impercettibili.<br />

Ovviamente, anche se le fonti e i temi della stampa si rivelano sempre molto<br />

simili, ogni testata sviluppa uno stile personalizzato ed una modalità in<strong>di</strong>viduale<br />

per rivolgersi al pubblico.<br />

Il Resto del Carlino è il quoti<strong>di</strong>ano che ha accordato uno spazio e un peso<br />

maggiore ai “risvegli dal coma”. Se si considera la collocazione degli articoli<br />

per impaginazione, nel confronto comparato con le altre testate infatti<br />

questa testata riserva il numero maggiore <strong>di</strong> prime pagine e <strong>di</strong> notizie in<br />

primo piano ai risvegli. Il dato è interessante se si considera che il quoti<strong>di</strong>ano<br />

bolognese si rivolge a un pubblico me<strong>di</strong>o, <strong>di</strong> fascia non colta, per il<br />

quale è ipotizzabile che il “risveglio dal coma” venga selezionato per il suo<br />

carattere <strong>di</strong> eccezionalità e curiosità.<br />

Ma soprattutto Il Resto del Carlino ha reso più evidente la marca della propria<br />

linea e<strong>di</strong>toriale, secondo un in<strong>di</strong>rizzo che qui si intende, in senso critico,<br />

molto problematico: attraverso strategie sensazionalistiche, una titolazione<br />

gridata, un supporto informativo teso a colpire emotivamente e un<br />

frequente richiamo al miracolismo, il giornale tenta <strong>di</strong> conquistare il pubblico<br />

popolare più vasto; contemporaneamente, nella costruzione del <strong>di</strong>scorso<br />

sul coma, si fornisce una interpretazione ideologica <strong>di</strong> uno dei temi<br />

più appetibili per i giornali oggi, l’eutanasia. L’associazione tra risvegli ed<br />

eutanasia è molto problematica, ma <strong>di</strong>ffusa: per esempio, quando i “risvegli<br />

dal coma” dopo un periodo prolungato vengono usati come “giustificazione”<br />

contro la sospensione delle cure ai malati terminali. Sui quoti<strong>di</strong>ani<br />

italiani, nel corpus considerato, gli esempi forniti dai risvegli (in primo<br />

luogo quello <strong>di</strong> Salvatore Crisafulli) vengono spesso comparati al caso <strong>di</strong><br />

Terry Schiavo.<br />

Lo spazio de<strong>di</strong>cato alle notizie per l’approfon<strong>di</strong>mento è sod<strong>di</strong>sfacente, ma i<br />

quoti<strong>di</strong>ani riempiono questa superficie <strong>di</strong> illustrazioni, prospetti, sottotitoli<br />

e sommari, per cui l’estensione molto spesso va a scapito della profon<strong>di</strong>tà<br />

informativa.<br />

Le illustrazioni sono soprattutto foto e/o immagini realistiche piuttosto che<br />

<strong>di</strong>segni e/o riproduzioni: rappresentano per lo più i protagonisti della<br />

vicenda, i famigliari e i me<strong>di</strong>ci che hanno assistito i pazienti durante il periodo<br />

<strong>di</strong> coma, in linea con la personalizzazione della notizia oggetto <strong>di</strong><br />

cronaca. Si tratta <strong>di</strong> immagini che mettono in scena gli acca<strong>di</strong>menti, focalizzandosi<br />

sui soggetti, i loro volti e i loro gesti atipici, che veicolano imme<strong>di</strong>atamente<br />

una reazione emozionale e alludono a una storia personale, alla<br />

<strong>di</strong>mensione in<strong>di</strong>viduale che ogni acca<strong>di</strong>mento presenta.<br />

Prevale il modello del servizio giornalistico tra<strong>di</strong>zionale, con un numero<br />

significativo <strong>di</strong> notizie brevi, a <strong>di</strong>mostrazione del fatto che la notizia <strong>di</strong><br />

“risveglio dal coma” acquista valore <strong>di</strong> curiosità, per mezzo <strong>di</strong> evidenti semplificazioni,<br />

ed è sintetizzabile come spot news che non necessita <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento.<br />

Vi è una scarsa incidenza <strong>di</strong> altri generi giornalistici (interviste,<br />

inchieste, reportage).<br />

Per concludere, nell’informazione sul coma resistono una tendenza al sensazionalismo<br />

ed alla superficialità, una confusione terminologica grave, lo<br />

stereotipo del risveglio improvviso e pro<strong>di</strong>gioso. I risultati <strong>di</strong> questa ricerca<br />

confermano che la denuncia posta dalla Carta <strong>di</strong> Impegni “Comunicare il<br />

coma” è valida e deve essere sostenuta, con una attività <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione del<br />

documento. Pertanto si è pensato <strong>di</strong> operativizzare ulteriormente la <strong>di</strong>vulgazione<br />

della Carta <strong>di</strong> impegni con l’implementazione <strong>di</strong> un sito web specifico,<br />

www.comunicareilcoma.it; si è ritenuto opportuno lavorare a uno strumento<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione della Carta <strong>di</strong> impegni, un sito internet che possa<br />

fornire una stabile collocazione al documento, là dove i giornalisti spesso<br />

raccolgono informazioni, per creare un contatto e proseguire un percorso <strong>di</strong><br />

reciproca educazione.<br />

Davide Simoni ha <strong>di</strong>scusso birllantemente la sua tesi e si è laureato<br />

"Dottore in Scienze della Comunicazione".<br />

A lui un affettuoso augurio da tutti noi.


22<br />

Direttore responsabile<br />

Fulvio De Nigris<br />

Comitato dei garanti<br />

Giana Andreatta<br />

Alessandro Bergonzoni<br />

Francesco Campione<br />

Andrea Canevaro<br />

Roberto Iovine<br />

Pasquale Montagna<br />

Maurizio Matteuzzi<br />

Roberto Piperno<br />

Maria Vaccari<br />

Comitato e<strong>di</strong>toriale<br />

Lucia Bernardoni<br />

Loris Betti<br />

Giovanna Corrado<br />

Maria Regazzi<br />

Patrizia Scipione<br />

Loredana Simoncini<br />

Patrizio Tressol<strong>di</strong><br />

Laura Trevisani<br />

Segretaria <strong>di</strong> redazione<br />

Elena Bogliar<strong>di</strong><br />

Redazione<br />

Via Saffi 10 - 40131 Bologna<br />

Tel. 051 6494570<br />

Fax 051 6494865<br />

E-mail: amici<strong>di</strong>luca@tin.it<br />

www.amici<strong>di</strong>luca.it<br />

Si ringrazia Eliobiemme<br />

Centro copigrafico<br />

Impaginazione<br />

OGB - Bologna<br />

MAGAZINE<br />

Perio<strong>di</strong>co associato<br />

Unione Stampa Perio<strong>di</strong>ca Italiana<br />

Stampa<br />

GALEATI INDUSTRIE GRAFICHE S.P.A.<br />

Si ringraziano i familiari che<br />

hanno autorizzato la pubblicazione<br />

delle foto<br />

sostieni la “Casa dei Risvegli<br />

<strong>Luca</strong> De Nigris” e il<br />

“Centro Stu<strong>di</strong> per la Ricerca sul Coma”<br />

CARISBO CC 3802<br />

FILIALE DUE TORRI - BOLOGNA<br />

Piazza <strong>di</strong> Porta Ravegnana, 2/B<br />

Cab. 02504-9 Abi 6385-9<br />

cc postale 26346536<br />

MI RICORDO DI TE<br />

Era il 6 aprile 2006 …<br />

A Ubaldo<br />

L’ulivo <strong>di</strong> Ubaldo cresce…<br />

l silenzio…dove va a finire il mio silenzio!Il<br />

Inostro silenzio che sembra non trovare parole,<br />

ma basta saperlo ascoltare che le parole che ci sembrano<br />

invisibili riempiranno i nostri cuori.<br />

Un sorriso, un movimento, uno sguardo…ora sembra<br />

tutto così lontano!<br />

Eppure quando ti giri a guardare in<strong>di</strong>etro i ricor<strong>di</strong><br />

ritornano così chiari e niti<strong>di</strong> che trascinano dentro<br />

<strong>di</strong> noi tutto il loro sentimento.<br />

ANIME CHE SI INCONTRANO E DEVONO<br />

IMPARARE AD ACOLTARSI!<br />

Porto dentro <strong>di</strong> me una parte <strong>di</strong> te come tu hai portato<br />

con te una parte <strong>di</strong> me…e questo ci terrà legati<br />

nella luce della tua eternità.<br />

…e ho guardato dentro la tua anima per poterti<br />

conoscere fino in fondo, per poter capire che cosa e<br />

chi c’era dentro, e ho guardato dentro le mie emo-<br />

zioni per poter capire dove mi hai voluto portare…e<br />

ho avuto paura <strong>di</strong> ascoltare il mio cuore perché il<br />

tuo mettermi alla prova è nella quoti<strong>di</strong>anità <strong>di</strong> quello<br />

che faccio.<br />

Ora rimane un vetro vuoto che mi porta lo sguardo<br />

verso l’infinito, il pettirosso nel tuo giar<strong>di</strong>no, questo<br />

sacco pieno delle tue cose, la tua se<strong>di</strong>a che dondola<br />

vuota questa sera in mezzo alla nostra palestra, il<br />

tuo sorriso che mi appare ovunque io mi giri, la luce<br />

dei tuoi occhi, il respiro <strong>di</strong> quegli attimi vissuti, la<br />

gioia della tua vita che porteremo dentro <strong>di</strong> noi.<br />

Un gran privilegio averti potuto conoscere!<br />

E’ molto <strong>di</strong>fficile lasciarti andare, ma so che sei già un<br />

angelo, fra i più belli…alzo gli occhi verso il cielo, ti<br />

cerco e quella stella che luccica più delle altre sei tu!<br />

Grazie per questi momenti vissuti insieme fino<br />

all’ultimo respiro…nel mio cuore, nella mia anima,<br />

nella mia mente…Ascoltami<br />

Silvia Faenza<br />

Un caro saluto a Gelsomino e Anna, genitori <strong>di</strong> Ubaldo, ai familiari e gli amici,<br />

a quanti l’hanno conosciuto


ANDATA E RITORNO 23<br />

Alby, una persona speciale<br />

Salve. Volevo ringraziarvi per la costanza e la serietà che <strong>di</strong>mostrate spedendomi puntualmente la vostra rivista, da oramai due anni circa. Volevo rivolgere un saluto particolare<br />

a mio marito Alberto, volevo <strong>di</strong>rgli che mi piacerebbe poter fare <strong>di</strong> più per lui perché è una persona speciale e sempre lo sarà. Che anche se lui a casa non c'è<br />

ogni cosa parla <strong>di</strong> lui e anche se con un groppo in gola, a volte mi sembra <strong>di</strong> sentirlo arrivare dal lavoro e salire le scale, che mi spiace torturarlo con i miei baci e le<br />

carezze ma che lasciare il suo letto con il profumo della sua pelle addosso per altre due ore mi da la forza <strong>di</strong> affrontare il resto della giornata. Che anche nostra figlia è<br />

speciale (perchè è identica a lui) e ringraziarlo perchè mi ha aiutato a crescerla con i giusti valori ed è stato un papà perfetto. Che avrei migliaia <strong>di</strong> parole da spendere<br />

ma non basterebbero a <strong>di</strong>rti quanto mi manchi.<br />

Grazie Alby, ti amo.<br />

Elsa Bellini<br />

Teresa è andata a casa<br />

Antonella<br />

è ritornata<br />

entornata Antonella, dove erava-<br />

Bmo rimasti? Dopo l’assenza per<br />

maternità e la nascita della piccola<br />

bella, dolce, simpatica Amelita, l’educatrice<br />

Antonella Vigilante ritorna al<br />

lavoro alla Casa dei Risvegli <strong>Luca</strong> De<br />

Nigris nel gruppo che fa capo all’educatrice<br />

e pedagogista clinica Laura<br />

Trevisani.<br />

L’aspettavamo per preparare le<br />

nuove iniziative culturali all’aperto<br />

della prossima estate, per i laboratori<br />

rivolti ai familiari , per le attività <strong>di</strong><br />

comunicazione degli eventi e vivere<br />

<strong>di</strong> nuovo assieme le attività della<br />

struttura.<br />

Nella foto:Antonella, Laura,Carla e la<br />

piccola Amelita che sembra <strong>di</strong>re:”<br />

mamma quando viene papà che spostiamo<br />

le se<strong>di</strong>e per gli spettacoli nel<br />

giar<strong>di</strong>no?”


Cosa fa 5x1000 ?<br />

fa quello che vogliamo noi !<br />

5 x 1000 a “gli amici <strong>di</strong> <strong>Luca</strong>”<br />

Dai voce al silenzio del coma.<br />

Nella prossima denuncia dei red<strong>di</strong>ti firma nel quadro de<strong>di</strong>cato alle Organizzazioni Non Lucrative (Onlus)<br />

Riporta, sotto la tua firma, il co<strong>di</strong>ce fiscale de GLI AMICI DI LUCA onlus 91151360376<br />

Il 5xmille non sostituisce l'8xmille e non è un costo aggiuntivo per il contribuente.<br />

E' una quota <strong>di</strong> imposte a cui lo Stato rinuncia per destinarla alle organizzazioni no-profit per sostenere le loro attività.<br />

Richiedete le nostre guide per le famiglie<br />

e<strong>di</strong>te da Alberto Per<strong>di</strong>sa<br />

Info: 051.6494570 - www.amici<strong>di</strong>luca.it - amici<strong>di</strong>luca@tin.it

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