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Marco Di Giuseppe<br />

<strong>IPSE</strong><br />

<strong>Il</strong> <strong>Risveglio</strong> <strong>degli</strong> <strong>Angeli</strong>


© 2013 Gruppo Albatros <strong>Il</strong> Filo S.r.l., Roma<br />

www.gruppoalbatrosilfilo.it<br />

ISBN 978-88-567-6283-9<br />

I edizione gennaio 2013<br />

stampato presso Andersen Spa, Borgomanero (NO)<br />

Distribuzione per le librerie PDE s.p.a.


<strong>IPSE</strong><br />

<strong>Il</strong> RISvEglIo dEglI AngElI


A mia figlia Greta...<br />

La fantasia è come le mezze verità. Esiste ma si nasconde dietro parole scontate.<br />

Vive, ma solo dentro di noi. Muore, là dove noi stessi le impediamo di mostrarsi.<br />

Non vergognarti mai dei tuoi sentimenti, ma usali per diventare sempre più forte.<br />

Ti Amo, Papà.


CAPITOLO 1<br />

Le fusa mattutine, così dolcemente fastidiose di Jebrail, si<br />

riflettono nel mal risveglio di Marco, che con movenze lente<br />

cerca con la mano accanto a sé la presenza di Valeria.<br />

“Lenzuola fredde, deve essere già andata al lavoro. Ora mi<br />

alzo, sì gattaccio, ora mi alzo”.<br />

Con fare delicato, afferra il morbido felino bianco, alzandolo<br />

con le braccia sopra di lui, guardandosi entrambi per un<br />

attimo negli occhi. «Ottimo inizio di ferie forzate! E io che<br />

volevo dormire fino a pranzo». Per il terzo anno consecutivo,<br />

Marco lavora a contratto determinato presso un noto supermercato<br />

nazionale dove allo scadere del sesto mese viene licenziato<br />

per poi essere nuovamente assunto dopo circa trenta<br />

giorni. Al primo sbadiglio, il gatto anticipa l’arrivo in cucina<br />

del giovane, il quale mentre percorre il corridoio in ombra,<br />

ha un flash di uno strano sogno fatto nella notte. Un casale<br />

in pietra, un campo di erba verde e chiara roccia, un ulivo di<br />

vaste dimensioni e una porta dove sull’uscio vi è una donna<br />

con un vestito lungo nero, che all’alzarsi del vento, evidenzia<br />

le sue forme perfette di un corpo da dea; capelli lunghi mossi<br />

di un biondo paglierino, lasciano appena trasparire due occhi<br />

sgranati, neri come l’oblio più scuro. «Undici e undici». La<br />

voce dal suono chiaro si diffonde nell’aria, poi niente. «Le<br />

undici e undici, questo numero mi perseguita anche nei sogni,<br />

amico mio». Mentre si prepara il caffè, Marco guarda Jebrail<br />

che a sua volta l’osserva con attenzione, quasi in attesa di una<br />

risposta. <strong>Il</strong> suo sguardo, cade automaticamente sull’orologio<br />

dello stereo che segna le 11:13. “Di poco, ma ci giro sempre<br />

intorno e sicuramente è come dice Nicolino, inconsciamente<br />

sai che quella è l’ora e ci guardi apposta, niente di più, fa tutto<br />

parte del tuo cervello”.<br />

Scuotendo la testa, spegne il fornello, si versa il nero caffè<br />

nella tazzina e lo sorseggia, guardando il sole che incanta il<br />

verde delle piante sul suo terrazzo. L’arrivo di un messaggio<br />

9


sul telefonino lo riporta alla realtà. “Visto, parlo del diavolo<br />

e...<br />

Fratellino sono in città, ci sei per un aperitivo stasera? Ho bisogno di<br />

parlarti. Nicola.<br />

Marco, rapido, digita una risposta positiva con i tasti del cellulare,<br />

dando al caro amico un appuntamento per le diciannove<br />

della sera. «Speriamo che Valeria non debba dire la sua se<br />

esco con Nicola, in fondo sono in ferie, un po’ di svago me lo<br />

merito, giusto Jebrail?» dice, rivolgendosi al gatto accarezzando<br />

il suo pelo bianco, ma il micio apparentemente infastidito<br />

dal gesto gli risponde con un morso al dito e un graffio sul<br />

polso. Marco ritrae istintivamente la mano. «Ahi! Ovviamente<br />

sei di parte tu eh? !».<br />

Mentre le mani bagnate dall’acqua fredda del rubinetto passano<br />

sul suo viso, Marco osserva la sua immagine nello specchio<br />

che mostra un ragazzo di trent’anni, dai capelli poco lunghi<br />

castani mossi, barba medio lunga e ben curata, due occhi<br />

di un verde scuro misto al nocciola dal taglio fino e una pelle<br />

chiara. Toccandosi con le mani la folta capigliatura, per un secondo<br />

si sofferma sulla parte sinistra della nuca, accarezzando<br />

con il dito indice il rilievo di una profonda cicatrice.<br />

“Sono passati quindici anni da quella notte”. La sua memoria<br />

torna al 1995, quando una sera, ritornando a casa<br />

dopo una pacata festa con gli amici, perse il controllo della<br />

sua moto, una Dragstar 650 urtando il guardrail, rotolando<br />

più volte sull’asfalto; il casco balzò via dalla nuca, solo dopo<br />

avere battuto violentemente la testa, sulla barriera di metallo.<br />

In seguito restò in coma per due notti, risvegliandosi il terzo<br />

giorno.<br />

Scuotendo la testa, torna in sé, lasciando quel terribile ricordo<br />

sopito in un angolo nascosto della sua memoria. «Jebrail,<br />

vado a prendere la nostra “regina” a lavoro, torniamo subito<br />

quindi vedi di non fare troppi danni, eh?» lanciando un’ultima<br />

occhiata all’appartamento, chiude la porta dietro di sé, scendendo<br />

in fretta le scale, sale poi sulla sua spider, una Mazda<br />

MX5 grigia polvere di luna, con la capote nera.<br />

Valeria lavora alla biblioteca comunale della città, laureata e<br />

motivata, è professionalmente legata al suo incarico conces-<br />

10


sole all’interno dello stabile. Nel parcheggio fuori all’edificio<br />

c’è Marco. Mentre lei va incontro all’auto, lui la guarda camminare,<br />

restando più volte incantato dai suoi lunghi capelli<br />

castani, ricci, morbidi, da quei suoi occhi scuri e dolci e da<br />

quella amabile sensazione di stare bene con lei. Mai nella sua<br />

esistenza aveva fatto scelta più saggia quando aveva deciso<br />

che una donna così sarebbe stata la sua compagna di vita. Lei<br />

gli sorride, di quel sorriso che quando lo guardi sai che potrebbe<br />

migliorare il mondo intorno a te in un istante e dentro<br />

di sé pensa: “Meno male, è di buon umore”.<br />

«Ciao amore».<br />

«Ciao».<br />

«Che avevi questa notte?».<br />

«Che avevo? Dormivo».<br />

«Parlavi strano, farfugliavi qualcosa, ti muovevi di continuo».<br />

«Ho fatto uno strano sogno».<br />

«Un incubo da come ti muovevi!».<br />

«Un po’ angoscioso a dire il vero, non me lo ricordo neppure<br />

tanto bene, tranne che c’era una donna bellissima, la classica<br />

che fugge via al risveglio di un bel sogno, ma mai conosciuta,<br />

almeno credo. Una cascina o un podere, poi non ricordo».<br />

Valeria nota un certo fascino nelle parole di Marco. «È il tuo<br />

subconscio che vorrebbe avere una casa in campagna e una<br />

bella donna al suo fianco».<br />

Marco sorride divertito dalla mansueta frase pungente della<br />

sua fidanzata dandole man forte. «Sul casale puoi scommetterci,<br />

sempre meglio del condominio di un grande palazzo,<br />

della donna credo che mi accontenterò di quella che ho».<br />

«Ora ti arrivano due schiaffi».<br />

«Buona, che sto guidando. Non intimidire l’autista». Sorride<br />

divertito sfottendo il suo atteggiamento. Cambiando argomento,<br />

Valeria parla del suo lavoro. «Solo questa mattina<br />

Giulia, la nuova collega ha catalogato centoundici libri, è in<br />

gamba».<br />

Marco strizza l’occhio, quasi infastidito. «Ancora undici!<br />

Sempre questo numeraccio».<br />

«Che vuoi dire?».<br />

«Te lo dico dopo, niente di che scusa, continua».<br />

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«Ah già, la tua fobia dell’undici undici, va beh» replica lei, già<br />

a conoscenza dell’argomento.<br />

A casa, davanti a una tisana calda, Marco racconta ancora<br />

una volta a Valeria questa piccola ossessione per il numero undici,<br />

della frase del sogno, sino alle insistenti coincidenze che<br />

nota nel quotidiano. «Sono tutti fattori simultanei, amore. Vedrai<br />

che è come dice Nicola, cerca di pensarci di meno, fidati».<br />

«Lo so, è solo che è comunque irritante».<br />

Una lunga pausa ricorda a Marco di informare Valeria del<br />

suo piccolo programma serale. «Già che mi sono ricordato,<br />

alle sette mi trovo con Nicola per un aperitivo: è tornato in<br />

città e mi ha mandato un sms, posso?». Con tono infantile, si<br />

rivolge alla ragazza.<br />

«Sì, scemo ma a cena ci sei?».<br />

«Sì il tempo di due chiacchiere confidenziali e poi torno,<br />

massimo un’oretta»<br />

«Che strano» dice lei con aria pensierosa.<br />

«Cosa?».<br />

«Questa notte, ho sognato proprio te e Nicola che gustavate<br />

un vino rosso dentro due calici di vetro ma senza finirli,<br />

lasciandoli sul marciapiede anzi a dire il vero, un bicchiere<br />

era rotto come se di proposito cadesse sull’asfalto» rivela lei,<br />

alzando il fine sopracciglio.<br />

«Impossibile, un buon vino rosso non si lascia mai, anzi se<br />

possibile si onora finendo la bottiglia!» sorride divertito Marco,<br />

verso Valeria che scuote il capo rassegnata.<br />

Alle sette e trenta di sera il locale all’angolo del centro storico,<br />

il Bluemoon è affollato di persone. Sono più quelli che<br />

restano fuori dal locale, sul marciapiede con il loro aperitivo<br />

in mano, simili a tanti manichini in una vetrina di alta moda,<br />

che quelli che restano dentro a consumare. Nicola, alto e magro,<br />

con capelli castani scompigliati che accennano capricciosi<br />

boccoli degni di un discreto fascino, sorseggia il suo rosso<br />

Merlot nell’oscillare tra la mano un calice di vetro, mentre con<br />

i suoi occhioni blu ogni tanto, distoglie lo sguardo dall’amico<br />

Marco, per guardarsi intorno. Dopo svariate confidenze amichevoli,<br />

Nico avvicina le sue labbra all’orecchio dell’amico,<br />

accennando una frase: «Hai già avvertito i segni?».<br />

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Perplesso, Marco nell’intendere la frase enigmatica dell’amico,<br />

si scosta guardandolo negli occhi incuriosito, scoprendo<br />

un’espressione seria nel suo volto. In un attimo è come se<br />

entrambi intendano il sogno, le fissazioni e coincidenze che<br />

ultimamente lo hanno infastidito. «Come fai a sapere? Te<br />

ne avrei appunto parlato». La frase a singhiozzo di Marco,<br />

non ha una coordinazione adeguata, essendo interrotta da un<br />

“ciao” energico di Valeria, seguita da tre sue amiche: Serena,<br />

Anna e Federica.<br />

«Ciao, ma cosa ci fai qui?». Risponde lui, sorridendo di rimando<br />

alle tre graziose ragazze.<br />

«Ci siamo sentite con Sere, per un aperitivo fugace; dopo<br />

andiamo a cena fuori, ti avrei chiamato al cellulare, ma ti ho<br />

visto qui e...» Valeria non fa in tempo a finire la frase, che Nicola<br />

la stringe a sé affettuosamente, felice di salutarla.<br />

Mezz’ora trascorre, tra opinioni, confidenze e pettegolezzi<br />

vari della piccola compagnia, quando le donne salutano i due<br />

amici, per dare un degno prosieguo alla serata iniziata bene.<br />

«Ci vediamo a casa e divertiti» dice Marco, guardando Valeria<br />

negli occhi.<br />

«E tu non fare tardi» replica lei, allontanandosi serena con<br />

le amiche.<br />

Appena voltano l’angolo del locale, Nicola afferra Marco<br />

per il braccio facendogli cadere il bicchiere dalle mani. «Ma<br />

che cavolo fai?».<br />

«Dobbiamo andare, muoviti!» Nico allunga il passo, precedendo<br />

Marco, verso la macchina. <strong>Il</strong> cambiamento d’umore<br />

dell’amico, il suo passo nervoso, quella sua frase fuori luogo,<br />

tutto concorre a preoccupare Marco, che comincia a sentirsi<br />

a disagio in questa situazione. Arrivati davanti all’auto, Nico<br />

fissa l’amico negli occhi, incitandolo ad aprire la portiera, ma<br />

lui esita: «Tu adesso mi dici che cosa succede, non ti ho mai<br />

visto così».<br />

«Ti prometto che non appena saliamo in macchina ti dirò<br />

tutto, ma ora muoviti!». Nico si guarda intorno con ansia,<br />

come se avesse paura di qualcosa che non si vede. D’improvviso,<br />

lo sguardo irritato di Marco, anche lui suggestionato dal<br />

comportamento ambiguo dell’amico, cade sul ramo di un<br />

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albero di pino, sopra le loro teste. Nella penombra, forse il<br />

gioco della bassa luce che emana il lampione, forse i fari delle<br />

macchine che passano a una velocità non consona in città,<br />

forse influenzato dalle strane visioni e coincidenze che ultimamente<br />

lo hanno colpito, gli pare di vedere tra quei rami una<br />

figura, simile a un essere umano, ma con <strong>degli</strong> occhi bianchi,<br />

che a stento si distinguono tra i lembi di un manto scuro nel<br />

quale si nasconde e che lo puntano come un felino quando<br />

prende di mira la sua preda. «Muoviti!» il tono imperioso della<br />

voce di Nicola riporta ordine all’istante dove la figura eterea<br />

era ormai scomparsa.<br />

Saliti in macchina, acceso il motore della Spider, Marco alla<br />

guida punta quasi inconsapevolmente su una strada secondaria,<br />

lontana dalla città, verso il mare. «Bravo, andiamo alla<br />

casa al mare dei miei a Castiglione» commenta Nicola, mentre<br />

tiene ripetutamente d’occhio lo specchietto retrovisore.<br />

«Bravo un cavolo! Mi dici che cosa sta succedendo? E che<br />

era quella cosa che ci guardava da sopra l’albero?» il tono di<br />

voce di Marco è indubbiamente tra lo spaventato e l’incredulo,<br />

in ogni caso agitato, riesce a sentire il suo cuore che palpita<br />

fino alla gola; non è paura ma una specie di cattivo presagio.<br />

«Quindi hai visto anche tu una Seguace?». Senza neppure<br />

guardarlo negli occhi, Nicola si volta più volte indietro cercando<br />

di tenere d’occhio la situazione attraverso il lunotto<br />

posteriore dell’auto.<br />

«Una che?» replica innervosito il giovane al volante.<br />

«Seguace, una serva delle Streghe evolute; sente il tuo odore<br />

da chilometri di distanza, ti fiuta, ti trova, ti prende un po’<br />

come fa il cane con la volpe, hai presente? Non ti uccide, ma<br />

ti porta in fin di vita dal suo padrone». Sorride quasi divertito<br />

dal folle esempio.<br />

Marco, concentrato sulla guida, continua ad accelerare nervoso,<br />

segnando nel contachilometri i 160 all’ora. «Credevo<br />

che queste menate, sui tarocchi, futuro, morti, fantasmi, diavoli<br />

e demoni ce li fossimo lasciati alle spalle nei nostri giochi<br />

di bambini tanti anni fa». Con tono ironico, ma allo stesso<br />

tempo esasperato, Marco resta concentrato nella guida.<br />

«Inconsapevolmente eravamo affascinati dall’ignoto e l’i-<br />

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gnoto da noi o forse è destino, francamente resto concentrato<br />

nel presente, fratellino mio».<br />

«Senti, forse quel Merlot era un po’ troppo pesante e sai, a<br />

stomaco vuoto, la suggestione gioca brutti scherzi». Con fare<br />

decisamente più calmo, Marco sembra aver riacquistato la ragione;<br />

in un attimo si è fatto non so quanti ragionamenti mentali,<br />

rendendo sempre più facile ed elementare quella situazione<br />

che si era venuta a creare, lasciando che il suo sguardo si<br />

distogliesse dall’asfalto, per cercare la complicità dell’amico, il<br />

quale, al contrario di lui, resta immobile a fissare il parabrezza.<br />

«Che dire fratellino, se “quella” è solo fantasia, questa non<br />

dovrebbe fargli male». <strong>Il</strong> vedere Nicola estrarre una pistola<br />

dalla tasca interna della giacca e il voltarsi nuovamente con<br />

gli occhi sulla strada, in cerca di cosa ha catturato l’attenzione<br />

dell’amico è tutt’uno. Sul cofano della macchina, intenta<br />

ad aggrapparsi alla forte velocità è nuovamente quella strana<br />

figura, questa volta a pochi metri da lui è ancora più facile distinguerla.<br />

Nera, simile a un’ombra, con capelli lunghi ondulati<br />

che, contro vento, lasciano a tratti intravedere quegli occhi<br />

gialli sgranati che come ipnotizzati fissano Marco, il quale per<br />

più di una volta perde il controllo della macchina costretto a<br />

diminuire la velocità. «Che vuoi fare con quella cosa? Nico,<br />

aspetta che mi ferm...».<br />

«Non rallentare e non fermarti assolutamente! Ci penso io,<br />

tu continua ad andare, lei vede solo te, non sa che io sono<br />

qui quindi tienila occupata!» il tono autoritario di Nicola infastidisce<br />

Marco; conosce il suo amico da tanto di quel tempo<br />

che mai si sarebbe rivolto a lui in quel modo; tante sarebbero<br />

le cose da dirgli, ma preferisce seguire quel suggerimento<br />

folle, concentrando il suo sguardo in quello della Seguace e<br />

spingendo ancora di più il piede sull’acceleratore, toccando<br />

così circa centonovanta chilometri orari. Aperto il finestrino,<br />

Nicola, puntando le gambe saldamente al sedile della macchina<br />

e arrotolandosi più volte la cintura di sicurezza al braccio<br />

sinistro, si sporge con mezzo busto fuori dall’abitacolo,<br />

preparandosi a sparare contro quella terrificante figura. In<br />

un istante tutto l’interno del veicolo è pervaso da un vento<br />

gelido proveniente da fuori a causa dell’eccessiva velocità.<br />

15


La Seguace non degna di nessuna attenzione Nicola, ma è<br />

ben concentrata ad arrampicarsi sul cofano della macchina,<br />

raschiando la carrozzeria con le sue unghie affilate. Ora la<br />

bocca dell’essere si apre, lentamente sino a spalancarsi, quasi<br />

come se la mandibola fosse sul punto di spaccarsi, lasciando<br />

ben vedere denti bianchissimi e una lingua rossastra. Questo<br />

orrendo spettacolo fa tanto rabbrividire Marco, che per<br />

spontanea reazione, distoglie lo sguardo da quella visione,<br />

spezzando tra i due, quella sorte di linea immaginaria che li<br />

attrae, lasciando in questo modo la possibilità alla Seguace<br />

di spostare la sua attenzione su Nicola. «Maledizione!» non<br />

ha molto tempo a sua disposizione e quella situazione certamente<br />

non lo facilita nel prendere una giusta mira, ma spara<br />

ugualmente due colpi; il primo colpisce di striscio la guancia<br />

sinistra del mostro, il secondo va decisamente a vuoto, visto<br />

che la scomparsa della seguace anticipa il grilletto della<br />

nera Walther 22 target di Nicola che rientra immediatamente<br />

nell’abitacolo dell’auto, innervosito e deluso per la mancata<br />

opportunità di eliminare la Seguace. Marco scuote più volte<br />

la testa, quasi come a richiamare a sé la situazione degenerata<br />

in un attimo, poi guarda dallo specchietto retrovisore per<br />

assicurarsi che per la strada non ci sia il corpo di quella cosa.<br />

«Cosa vuole da me quella cosa? L’hai uccisa sì? Dimmi che<br />

l’hai fatta fuori non la vedo per strada e poi che cavolo ci fai<br />

con una pistola!».<br />

Le domande frettolose sono più veloci del concepire cosa<br />

è appena successo. «No non è morta. Sì, vuole te. Ho una<br />

pistola per proteggermi da cose come quella, o meglio i proiettili<br />

sono intrisi di una sostanza che ha maggior effetto delle<br />

convenzionali pallottole. <strong>Il</strong> sale brucia nelle carni dei servitori<br />

del male, sicuramente la sua mandante avrà un segno lungo<br />

la guancia». Sorride divertito, quasi come un premio di consolazione<br />

per quello che ha appena fatto, mentre è intento a<br />

riporre la pistola all’interno della giacca.<br />

«Quindi tornerà a cercarmi quella cosa?» protesta Marco,<br />

ancora scosso dalla figura della Seguace.<br />

«In questo momento è l’ultimo dei tuoi problemi, rallenta<br />

o ci costerà cara questa gita a Castiglione». <strong>Il</strong> lampeggiare di<br />

16


una volante in lontananza riporta Marco a moderare in modo<br />

palese la velocità della macchina.<br />

«Spera che non ci fermino, con quell’affare che ti porti<br />

dietro come minimo ci arrestano, minimo!» quasi con tono<br />

sprezzante, si rivolge all’amico, dimenticando che quell’arma<br />

gli ha appena salvato la vita.<br />

La casa di Nicola è una grande villa situata lungo il margine<br />

della collina che sovrasta il piccolo paese marittimo di Castiglione<br />

Della Pescaia. Giunti all’interno delle quattro mura,<br />

Marco si stende sul divano, rendendosi conto solo ora che le<br />

ginocchia gli tremano inconsapevolmente, portandosi le mani<br />

a coprire il viso. «È tanto che non ci vediamo, prendiamoci<br />

un aperitivo, devo parlarti di tante cose, ciao come stai, ti<br />

vedo bene, andiamo a cena fuori; così doveva andare, semplicemente<br />

così!» quasi come una sorta di mantra, Marco ripete<br />

a tono basso queste cose. «E meno male che la pattuglia dei<br />

carabinieri non ci ha fermato!» continua scuotendo il capo.<br />

Nicola gli si siede accanto, sprofondando sul morbido divano<br />

di pelle scuro, togliendosi la pistola e i due caricatori dalla<br />

giacca e posandoli sul tavolino da fumo in noce davanti a lui.<br />

«Togli quella cosa». Sbirciando con l’occhio oltre la fessura<br />

delle dita, il giovane fissa la Walther.<br />

«Vuoi bere qualcosa, un whisky, rum, vino?». <strong>Il</strong> tono di voce<br />

di Nico è molto comprensivo e amichevole, sa che per l’amico<br />

l’ultima ora è stata come una specie di incubo, un film.<br />

«Non voglio niente da bere, voglio solo sapere cosa sta succedendo,<br />

anzi prima voglio chiamare Valeria per sentire come<br />

sta».<br />

<strong>Il</strong> suo movimento della mano, che estrae il telefonino, viene<br />

anticipato dalla mano di Nicola, il quale, con molta calma,<br />

gli suggerisce di non farlo. «Lei sta bene, Marco, stanno tutti<br />

bene, dovresti pensare un po’ più a te stesso, mentre tu vivevi<br />

quell’incubo, lei era seduta a un tavolo di una pizzeria,<br />

a scherzare con le sue amiche e altre cose di donne, rilassati<br />

e ascoltami». La voce di Nicola rassicura l’animo di Marco,<br />

non è la prima volta che in lui trova serenità e sicurezza. Appoggia<br />

il cellulare sul tavolino, accanto alla pistola, annuendo.<br />

“Meglio tenerla fuori da tutto questo” pensa tra sé. Sospira<br />

17


socchiudendo appena gli occhi, cercando di ricomporre la sua<br />

agitazione in concentrazione. Sa che qualcosa sta cambiando,<br />

che qualcuno è cambiato, ma la sua paura più grande è che lui<br />

stesso stia cambiando per quanto questa teoria non combacia<br />

affatto con il suo modo di credere alle cose, per lui nessuna<br />

cosa, persona, sentimento può cambiare, ma solo peggiorare<br />

o migliorare, la parola cambiare è quasi tabù per lui. «Va bene<br />

Nico sono pronto, raccontami tutto».<br />

«Prima che tu mi travolga da milioni di domande, ed è lecito<br />

per te farlo, proverò a riassumerti parte della situazione:<br />

da tempo esistono le streghe, al servizio del male o devote al<br />

bene. Ognuna ha fatto la sua scelta, con conseguenze piacevoli<br />

o spiacevoli. Purtroppo il potere, la fama, la sete dell’occulto,<br />

la voglia di andare avanti, per alcune anche oltre, hanno<br />

spinto queste disperate a mettersi contro il volere di Dio. Attenzione,<br />

ci sono stati cacciatori di streghe colpevoli quanto<br />

loro nell’uccidere, torturare donne innocenti solo per il semplice<br />

gusto di farlo, sentendosi vergognosamente uomini, risvegliando<br />

in essi il male sopito nel loro animo e agevolandone<br />

la diffusione nell’umanità. Non starò a farti una lezione di<br />

storia, che può servire a confonderti le idee è giusto che una<br />

volta che avrai appreso la questione, sia tu in prima persona a<br />

documentarti per semplice curiosità o per cultura personale».<br />

Una chiamata al telefono di casa interrompe le parole di<br />

Nicola, il quale risponde senza dire nient’altro che una frase:<br />

«Ho capito, ti aspettiamo, la notte è lunga ma i tempi corti».<br />

Fa, poi, una lunga pausa nell’agganciare la cornetta.<br />

«Chi era?» domanda Marco, incuriosito.<br />

«Tra poco lo vedrai, fammi finire prima, dicevamo». Nicola<br />

torna in piedi davanti a Marco, camminando di tanto in tanto<br />

in circolo e continuando il suo interessante discorso. «Le streghe<br />

si sono evolute, con esse anche il male. Noi siamo parte di<br />

un glorioso ordine, fratellino mio. I sogni che tu hai, le visioni,<br />

sono messaggi che ti portano a capire, quindi dovrai essere<br />

molto aperto di mente, in quanto possiedi il dono della vista<br />

spirituale, sin da quando ci siamo incontrati sentivamo qualcosa<br />

di speciale fluire nel nostro sangue e nel nostro essere.<br />

I sogni che facevamo, la nostra curiosità verso l’ignoto e non<br />

18


averne paura, anzi l’esserne affascinati, il fatto che il fato più<br />

volte ti abbia messo a disposizione l’opportunità di capire, di<br />

comprendere, incontrando persone che come te, credevano a<br />

queste coincidenze».<br />

Marco si alza di scatto, infastidito da tutto quello che l’amico<br />

gli sta rivelando. «Adesso parlo io, hai detto anche troppo.<br />

Ma ti rendi conto di ciò che dici? Cacciatori di streghe, il male,<br />

giochi del fato, era più credibile se mi dicevi che quella cosa<br />

di prima...».<br />

«Seguace» lo interrompe Nico, correggendolo.<br />

«Seguace sì, insomma, che fosse una sorta di fantasma incazzato<br />

uscito fuori da chissà quale pozzo, ecco forse ti avrei<br />

preso più sul serio, ma questa cosa dei cacciatori, tu con una<br />

pistola, tu Nicola che fino a ieri scrivevi poesie maneggiando<br />

una penna e non un’arma di quelle dimensioni!».<br />

L’amico si avvicina a lui, portando la sua mano dietro la<br />

propria nuca, catturando l’attenzione dei suoi occhi. «Calmati,<br />

comprendo la tua reazione, io ho fatto anche peggio, tu<br />

sei fin troppo razionale, ti chiedo solo di sfruttare questa tua<br />

particolarità d’essere sempre stato un ottimista calcolatore,<br />

pregandoti di ascoltare il resto, ti prego, fratellino». Ancora<br />

una volta le sue parole, convincono Marco ad annuire per<br />

sentire il resto della storia. «A Roma, presso l’università ho<br />

conosciuto il dott. Massimo Civetta. Lui faceva parte di non<br />

so quale confraternita religiosa; possedeva documenti di massima<br />

riservatezza. In principio iniziò tutto con una semplice<br />

simpatia reciproca e stima, ma approfondendo il nostro rapporto,<br />

mi svelò dei segreti inerenti alla mia vita, lasciandomi<br />

ogni margine di scelta, poiché è qualcosa che senti dentro di te<br />

Marco, un richiamo, un risveglio, insomma fa parte del nostro<br />

DNA scientificamente parlando. Andando oltre le mie ricerche,<br />

passando oltre quel muro di follia, tutto è diventato più<br />

chiaro». Spostandosi il ciuffo dei folti capelli lungo la tempia,<br />

Nicola mostra a Marco un piccolo cerchio non più grande di<br />

un unghia, a prima vista una sorta di lieve voglia sulla pelle,<br />

ma se visto da più vicino e con maggiore attenzione, la figura<br />

prende una forma più nitida: il cerchio è formato da piccoli<br />

puntini, che racchiudono una specie di stella a sei punte, al<br />

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suo interno, praticamente illeggibili a occhio nudo, una specie<br />

di venature, simili a lettere incomprensibili, all’interno della<br />

stella sembra essere una chiave.<br />

«Non ricordo che tu abbia mai avuto questa “macchia”».<br />

Stupito, il giovane commenta il segno.<br />

«Infatti non l’ho mai avuta, è apparsa solo sei mesi fa, quando<br />

ho appreso la verità. Civetta, fotografando la figura e passata<br />

al computer, risalì al sigillo dell’angelo Mikael. Tu stesso<br />

hai sempre creduto agli angeli, giusto?». Marco si scosta da lui,<br />

annuendo, sempre più confuso da quello che ha visto. «Anche<br />

tu sei come me, fratellino, non avere paura, accettalo e basta».<br />

Le parole di Nicola sono persuasive e convincenti, ma<br />

qualcosa in Marco frena questo suo entusiasmo; la ragione<br />

forse è che gli anni sono passati e sinceramente ne ha viste<br />

e passate tante, di problemi reali di vita, prima di tornare a<br />

credere come un bambino nell’esistenza di angeli e streghe.<br />

«Perdonami Nico, ma sono veramente confuso, quella cosa lì»<br />

indicando con un gesto affrettato il sigillo sulla tempia dell’amico<br />

«potrebbe essere benissimo una macchia cutanea che si<br />

è scurita leggermente con il tempo e poi andiamo, prima mi<br />

parli di streghe e ora mi giri l’argomento sugli angeli, avanti, ti<br />

paragoni a un angelo adesso, sembriamo angeli noi?».<br />

«Con il tempo capirai e troverai la tua strada, in ogni modo<br />

siamo dei sopravvissuti, altrimenti spiegami come hai fatto<br />

a salvarti da quell’incidente mortale quindici anni fa? Tu eri<br />

morto, fratellino, per qualche minuto il tuo cuore e il tuo cervello<br />

hanno smesso di funzionare, al tuo risveglio in ospedale,<br />

hai appreso d’essere stato in coma per due notti».<br />

Le parole dell’amico rimbombano nell’animo di Marco<br />

come un tuono, preceduto da un lampo. Scuote la testa, sorridendo<br />

appena. «Hai ragione, ma al mio risveglio non ho avuto<br />

simboli o sigilli sulla mia pelle, ma una cicatrice sulla testa<br />

indelebile e forti emicranie che ancora oggi mi tormentano».<br />

«E per quanto riguarda il coma? Sei sparito con la mente<br />

per due notti, fratellino, ma quello che più ti ha segnato sono<br />

stati quei pochi minuti, dove eri morto, lo capisci?» il tono di<br />

Nicola è sicuro e al contempo severo, ancora una volta Marco<br />

è infastidito da un argomento che appartiene solo a lui.<br />

20


Come può la gente pensare di sapere quello che lui stesso<br />

aveva passato? Le sue paure, l’angoscia, l’impossibilità di reagire,<br />

la sofferenza che aveva recato involontariamente ai suoi<br />

cari, il perché lui si era salvato e altri ancora, per qualcosa di<br />

meno grave di un incidente stradale, erano morti. «Sai una<br />

cosa, non mi ricordo niente di quella storia, tutti ti parlano di<br />

una luce, ma sono solo cazzate. Io ricordo solo il buio e basta,<br />

ma prima ancora dell’oscurità ricordo lo schianto, le lamiere<br />

della moto sfregare sull’asfalto, metà del mio viso a mollo in<br />

una pozza di sangue e io consapevole del disastro, ho dato un<br />

ultimo respiro e poi niente, ecco tutte le tue teorie». Con fare<br />

nervoso, si alza di scatto dal divano, si reca in cucina, apre il<br />

frigo e afferra una bottiglietta d’acqua.<br />

Nicola gli va incontro, restando sull’uscio. «Ti sei calmato?».<br />

«E tu?» risponde Marco, bevendo un paio di sorsi d’acqua.<br />

Un sospiro liberatorio calma il giovane, il quale fa mente locale,<br />

generalizzando il tutto. «Senti Nico, io ti ringrazio, non so<br />

cosa hai fatto a quella cosa, ma l’hai cacciata via. Per quanto<br />

riguarda il resto, io non me la sento di andare a caccia di streghe<br />

o diventare una specie di paladino della giustizia» chiude<br />

il frigo con fare garbato, voltandosi verso l’amico, assumendo<br />

un’espressione innocente e smarrita. «Avanti, siamo grandi<br />

per queste cose, insomma dieci anni fa mi sarei sentito fico,<br />

parliamoci chiaro, mostri, demoni, streghe, il male e noi lì a<br />

combatterli, ma la realtà è ben altra» gli passa accanto, tornando<br />

nella sala. «Spero che finalmente mi facciano un contratto<br />

a tempo indeterminato a lavoro, amo Valeria e voglio che<br />

questa nostra relazione vada avanti ancora per molto, diventare<br />

padre, vendere la mia Spider e guidare una Berlina, andare<br />

nei giorni di festa dai suoceri, litigare con la moglie e farci<br />

l’amore, accompagnare i miei figli a scuola e vederli crescere,<br />

insomma non credo d’essere tanto lontano da questa realtà<br />

giusto?» affacciandosi alla finestra vede lungo il sentiero che<br />

porta alla casa, dei fari di una macchina.<br />

«Tutto questo è molto bello e non è detto che tu non lo<br />

faccia, se ci credi puoi riuscirci. Condivido con te tutto quello<br />

che hai detto ma anche quello che è successo stasera non puoi<br />

sottovalutarlo è la realtà e purtroppo si è intromessa nella tua<br />

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vita; non so dirti se sia stato tutto scritto, faccia parte del nostro<br />

destino o che semplicemente sei la persona giusta nel<br />

contesto sbagliato, posso solo ribadirti di valutare i fatti che,<br />

dopo quello che hai vissuto e appreso, parlano da sé» Nicola<br />

posa ancora una volta la mano sulla spalla di Marco, quasi<br />

come a volerlo rassicurare.<br />

«È arrivata una macchina» il giovane si volta, guardando da<br />

prima l’amico, che ritrae la mano, per poi soffermare il suo<br />

sguardo sulla porta d’ingresso. <strong>Il</strong> rumore di una chiave che<br />

gira risuona nel silenzio della stanza. Allo spalancarsi della<br />

porta, Marco resta sorpreso, quando davanti ai suoi occhi appare<br />

una cara persona che non vede da anni. Anche lei, per<br />

un attimo, resta interdetta, ma smorza il tutto sbattendo la<br />

porta alle sue spalle. Nicola, per nulla sorpreso, le fa segno<br />

di sedersi sul divano. La ragazza, sulla trentina, media statura,<br />

occhi celesti, capelli biondi lunghi ondulati, pelle chiara e<br />

guance rosee ha con sé un grande libro, rilegato in pelle. A<br />

prima vista pare vecchio di qualche centinaio d’anni. «Ciao<br />

a tutti, passata una buona serata?» come suo solito fare, per<br />

nascondere l’imbarazzo o il nervoso, Francesca sorride ai due<br />

amici, sedendosi sul divano e poggiando sulle sue ginocchia il<br />

voluminoso libro. Per anni i tre amici erano stati legati da una<br />

forte amicizia nel periodo dell’adolescenza, poi come spesso<br />

accade, il lavoro, le amicizie differenti, gli interessi diversi, gli<br />

amori avevano diviso fisicamente la piccola compagnia, ma<br />

non mentalmente, infatti, spesso nel corso <strong>degli</strong> anni ognuno<br />

aveva pensato inconsciamente agli altri. Marco si era chiesto<br />

più di una volta che fine aveva fatto Francesca: se era felice<br />

e con chi, quale terra la reggesse. Per lei aveva sempre avuto<br />

una sorta di protezione, come la si può avere per una sorella,<br />

del resto la stessa attenzione l’aveva più volte dimostrata<br />

anche nei confronti di Nicola. Anche se solo per un breve<br />

momento è felice di rivedere davanti a sé i due suoi più cari<br />

amici d’infanzia.<br />

«Lo ha trovato vero? Siete riusciti a ucciderla? Avete almeno<br />

capito a chi appartiene la Seguace?» le parole della ragazza<br />

spezzano quel momento magico, mentre con fare frettoloso,<br />

lei sfoglia le pagine di quell’assurdo libro gigante.<br />

22


«No, ma sono riuscito a ferirla, in teoria la mandante dovrebbe<br />

avere un segno sulla guancia sinistra. In ogni caso l’ho<br />

vista alquanto interessata a Marco, oserei dire attratta, come<br />

pensavamo» risponde Nicola.<br />

Dalle sue parole e dai loro atteggiamenti, Marco intuisce che<br />

entrambi ne sanno certamente più di lui di tutta questa storia<br />

e vedere Francesca non all’oscuro dell’argomento, gli lascia<br />

intendere che in fin dei conti i suoi due amici negli anni non<br />

hanno perso i contatti, ma anzi, vista la situazione, sembrano<br />

quasi essere diventati complici collaboratori. «Ci credo che ne<br />

sia attratta, per loro, lui è un catalizzatore. Immagina se Marco<br />

si alleasse con le Streghe che cosa ne verrebbe fuori».<br />

Le parole della ragazza, così semplici e dirette, entrano come<br />

spine nella testa del giovane ragazzo ancora più confuso. «Che<br />

cosa state dicendo ora? Nel caso non ve ne siate accorti io<br />

sono qui, vi sarei grato se parlaste direttamente con me, visto<br />

che qualcuno mi ha fatto intendere che c’entro qualcosa in<br />

tutta questa faccenda!» il suo tono è molto scrupoloso e dà a<br />

intendere, ora, una sorta di antipatia nei loro confronti.<br />

La ragazza scosta gli occhi dalle pagine del libro, soffermandosi<br />

su quelli di Nicola, quasi come se volesse rimproverarlo<br />

di qualcosa. «Per l’appunto stavo finendo il discorso».<br />

Sdrammatizzando, Nicola si avvicina a Marco, guardandolo<br />

negli occhi: «Vedi fratellino, tu per le streghe emani un forte<br />

charme, come posso spiegarti, hai presente Braccio di ferro?»<br />

Marco aggrotta interrogativamente la fronte. Francesca scuote<br />

a rilento il capo. «Tu sei come gli spinaci, nel senso che già<br />

Popeye è forte, se poi mangia gli spinaci, la sua forza aumenta<br />

vertiginosamente, capisci?».<br />

La ragazza si alza, ponendo il libro sul tavolo da fumo accanto<br />

alla pistola che non sembra per nulla turbarla, avvicinandosi<br />

a loro. «Ciao Marco» dice guardandolo negli occhi,<br />

rivelando una profonda espressione.<br />

«Ciao Francy» afferma lui, con tono seccato.<br />

«Praticamente nel passato quelli come te rendevano una<br />

strega molto potente, con vari servizi. <strong>Il</strong> sabba delle streghe<br />

è svariato, diciamo che uno di quelli più noti è rappresentato<br />

dalle infinite orge che facevano, usando sempre il solito<br />

23


maschio per l’accoppiamento, in questo caso la sua energia<br />

scaturita dall’amplesso, il sudore, il seme; con il tempo, hanno<br />

scoperto che anche solo cibarsi della sua carne, era per loro<br />

una potenza in più, il sangue le avrebbe rese più giovani e<br />

belle, la polpa più resistenti ai mali e ai vari sensi ma la magia<br />

è in continua evoluzione e la scienza con essa; in te hanno<br />

percepito un’essenza forte e prestigiosa. Quando una persona<br />

muore, la sua vita ha fine solamente quando l’anima lascia il<br />

corpo, la tua era preziosa già dalla tua nascita, il terribile incidente,<br />

che hai avuto in passato, ha fatto sì che la tua resistenza<br />

alla morte la riportasse a te. Anche se per pochi minuti, ha attinto<br />

alla fonte di attività che si trova nel trapasso e tornando<br />

a te si è portata un carico d’esperienza e di energia invidiabile<br />

per molti. Tutto ha una memoria Marco, il cervello, il cuore e<br />

anche l’anima. Nelle loro mani, tu saresti sì come gli spinaci<br />

per Braccio di ferro, ma con una accentuata dose di peperoncino».<br />

Francesca passa la mano lungo la guancia dell’amico,<br />

accarezzandolo con affetto. Se pur quel ravvicinamento gli<br />

faccia piacere, Marco resta interdetto.<br />

«Adesso ti è più chiara la situazione, Fratellino?» Nicola si<br />

avvicina a lui, mettendogli il braccio lungo la spalla, abbracciandolo.<br />

«Ci siamo noi a proteggerti, non ti avranno mai, te<br />

lo prometto!».<br />

Marco vorrebbe spaccare qualcosa, sfogare la sua ira per<br />

scaricare tutta la tensione che ha accumulato fino a quel momento,<br />

comprende le verità rivelate che gli hanno confessato<br />

i suoi più cari amici; vorrebbe anche non credere alle loro<br />

insensate parole, ma dentro di sé sa che sono vere, che non<br />

hanno motivo di prenderlo in giro o fargli del male.<br />

«Sarebbe un bello scacco matto se anche tu fossi un angelo,<br />

preda e cacciatore nello stesso tempo» replica infine Nicola,<br />

uscendosene con un pensiero assurdo palesemente ignorato<br />

dai due amici.<br />

«Come fate a sapere tutte queste cose, quale certezza avete<br />

che queste streghe vogliano proprio me?» chiede Marco, lisciandosi<br />

più volte i capelli con le mani.<br />

«Sei sempre stato speciale Marco, questo lo sai, hai sempre<br />

avuto “qualità” che incuriosivano chiunque facesse uso della<br />

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stregoneria, da i cartomanti agli indovini; anche se siamo stati<br />

lontani, non ho mai smesso di “proteggerti” con la mia magia<br />

e quando ho avvertito il pericolo nella tua vita ho contattato<br />

Nico, che a appoggiato il mio timore nei tuoi confronti, il<br />

caso vuole che anche lui nel frattempo scoprisse qualcosa di<br />

più su se stesso e sulle tue possibili analogie» specifica Francesca,<br />

senza distogliere lo sguardo dagli occhi confusi di Marco.<br />

«Scusatemi, ma in questo momento sono sconnesso, vorrei<br />

tornarmene a casa mia, Valeria mi starà aspettando, restiamo<br />

che ci sentiamo domani, ok?» Marco si scosta, passando accanto<br />

a Francesca, che istintivamente lo afferra per un braccio<br />

bloccandolo. «Metti del sale lungo il margine della porta e<br />

delle finestre, se incontri una Seguace e non sei solo, non distogliere<br />

gli occhi dai suoi, rischieresti che faccia del male a chi<br />

ti è vicino, al contrario se sei da solo, spezza il legame che si<br />

è instaurato nel vostro sguardo, in questo modo rendi la creatura<br />

instabile; Un’altra cosa, chiunque sia la mandante della<br />

Seguace ricorda che è una strega che vive in città, secondo i<br />

miei studi non hanno un margine d’incantesimo che si estende<br />

per elevate distanze, ma sicuramente in una città è facile da<br />

comandarla, può essere chiunque, un’amica, una collega, una<br />

vicina di casa qualunque persona che abbia facile accesso a<br />

qualcosa che ti appartiene, anche una banale foto».<br />

Marco sorride, quasi a voler schernire le sue stesse parole.<br />

«Su Facebook ci sono delle mie foto, praticamente ho caricato il<br />

fucile di chi mi vuole sparare, accidenti a Internet». Sull’uscio,<br />

Marco si volta verso i suoi due amici. «Grazie per quello che<br />

state facendo per me, a domani».<br />

«Fratellino!?» Nicola lancia una scatola di sale che l’amico<br />

afferra al volo, scambiandosi uno sguardo d’intesa.<br />

Per tutto il viaggio di ritorno Marco cerca di scorgere nell’oscurità<br />

un qualcosa, che avrebbe testimoniato le rivelazioni assurde<br />

<strong>degli</strong> amici, ma fortunatamente non nota nulla. Tornato<br />

nel suo appartamento, con cura e in silenzio, attento a non<br />

svegliare Valeria, sparge lungo le finestre e la porta d’ingresso<br />

il sale, come raccomandatogli da Francesca, intento a tenere<br />

lontano dalla sua casa, la Seguace, mentre Jebrail, assonnato,<br />

non sembra meravigliato dal ridicolo comportamento del<br />

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suo padrone. Steso sul letto, in un istante sente la tensione<br />

scivolargli via di dosso, guarda l’orologio che segna le 03:36,<br />

accarezza delicato il viso di Valeria, provando una serenità<br />

che solo lei, anche dormendo, sa dargli. Pensa a tutto quello<br />

che gli era accaduto quella notte, alle parole dei suoi amici, a<br />

quante domande avrebbe voluto fare loro, ma che solo ora gli<br />

venivano in mente, al volto demoniaco della Seguace e poi,<br />

come un bambino, accende la luce dell’abat-jour, sentendosi<br />

più al sicuro in una stanza illuminata e si addormenta, guardando<br />

Valeria dormire profondamente accanto a lui.<br />

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