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Nucleare iraniano: energia o bomba atomica? - Lorenzo Paolini

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Industries Group factory, la filiale più importante<br />

di “Aerospace industrie group”<br />

(grande azienda che costruisce missili, di<br />

proprietà statale), ha le sue officine in<br />

questa zona. L’assemblaggio finale avviene<br />

in una galleria di mille metri di lunghezza<br />

per 12 metri di larghezza nell’area<br />

di Khojir e delle montagne di Bar Jamali.<br />

La prima parte del lungo tunnel è stata<br />

costruita tra il 1989 e il 1992, le altre parti<br />

tra il 1993 e il 1997. Si tratta di una piccola<br />

città sotterranea, con apparecchiature e<br />

impianti molto sofisticati e ampi depositi.<br />

Vi sono altri tunnel simili a questo,<br />

superattrezzati, ma la loro lunghezza<br />

varia da 150 a 300 metri. Alcune gallerie<br />

si trovano nella montagna Khak Sefid,<br />

al nord del complesso di Khojir e non<br />

tutti possono essere rilevati con i satelliti.<br />

Attualmente il responsabile di Hemmat<br />

Industries Group è Nasser Maleki, uomo<br />

di strettissima fiducia del regime e dell’attuale<br />

presidente; il precedente direttore,<br />

Danech Ashtiani, era il generale dei<br />

“Guardiani della rivoluzione”.<br />

Ma si tratta di siti finalizzati alla produzione<br />

di centrali nucleari o di “bombe” atomiche?<br />

Il sito di Arak è quello che più si caratterizza<br />

sotto il profilo del nucleare militare,<br />

finalizzato alla produzione di ordigni. Le<br />

foto da satellite mostrano un comples-<br />

La conversione per irraggiamento, che<br />

avrebbe consentito la produzione di Po210<br />

è un’applicazione molto avanzata e selettiva<br />

di tecnologie laser attualmente impiegate<br />

su scala industriale in campo militare forse<br />

dai soli Stati Uniti d’America. Essa si fonda<br />

sul fatto che ogni atomo ed ogni molecola<br />

si caratterizzano per specifiche frequenze di<br />

eccitazione, di assorbimento e di cattura, modulando<br />

le quali in maniera estremamente<br />

precisa, come possibile con appositi apparati<br />

laser, è possibile eccitare e successivamente<br />

separare da una miscela di isotopi solo quello<br />

di specifico interesse potendolo poi facilmente<br />

isolare, ad esempio attraverso opportuna<br />

azione magnetica, oppure trasmutare atomi<br />

di un elemento in un altro, ad esempio atomi<br />

di “Uranio 238” in atomi di “Plutonio 239”,<br />

facendo catturare dai primi un fascio di particelle<br />

opportunamente modulato.<br />

so che viene ritenuto un impianto per<br />

la produzione di acqua pesante (composto<br />

indispensabile per produrre<br />

plutonio con specifiche militari)<br />

della potenzialità annua di 100 tonnellate;<br />

un reattore in costruzione che persino<br />

nelle dimensioni è simile ad altri omologhi<br />

costruiti con queste finalità; recenti<br />

scavi che gli analisti giudicano finalizzati<br />

alla realizzazione di un reparto che<br />

dovrebbe ospitare le cosiddette “celle<br />

calde”, apparati tipici ed indispensabili<br />

alla manipolazione del plutonio militare.<br />

L’impianto, completabile già entro la fine<br />

del 2006, dovrebbe essere caratterizzato<br />

da una capacità di produzione annuale di<br />

8÷10 kg di plutonio con specifiche mili-<br />

Per condurre esperimenti di questo tipo,<br />

indicati con la dizione di “processi isotopici<br />

gas molecolare”, l’Iran ha acquisito nel 1991<br />

da terzi un “Laboratorio a spettroscopia<br />

Laser” e un “Laboratorio Polifunzionale di<br />

Separazione”; lo stesso fornitore ha ceduto<br />

all’Iran nel 1993 cinquanta chilogrammi di<br />

uranio metallico naturale. Originariamente i<br />

due laboratori vennero allocati nel Centro<br />

di ricerca nucleare dell’Università di Teheran,<br />

dove tra il 1999 ed il 2000 sono stati utilizzati 8<br />

kg di uranio metallico per arricchimento con<br />

il metodi di separazione isotopica di vaporizzazione<br />

<strong>atomica</strong> mediante laser. Nell’ottobre<br />

del 2002 questi laboratori sono stati trasferiti<br />

nel sito di Lashkar Ab’ad, sconosciuto prima<br />

del 2002, dove è proseguita la sperimentazione<br />

con l’utilizzo di altri 22 kg di uranio. Il<br />

grado di arricchimento che figura nei rapporti<br />

dell’IAEA è del 15%, molto lontano dai<br />

valori necessari al confezionamento di un<br />

donne iraniane protestano contro le sanzioni<br />

dell’ONU a causa del programma nucleare.<br />

tari con cui l’Iran potrebbe confezionare<br />

ogni anno un paio di ordigni.<br />

Tuttavia l’Iran nega che il convertitore<br />

di Arak faccia parte di un programma<br />

militare...<br />

Si, lo nega e dichiara che è finalizzato alla<br />

produzione di radioisotopi per usi medici.<br />

Un’etichetta presa per buona dagli<br />

ispettori dell’IAEA (acronimo inglese per<br />

“Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica),<br />

che tuttavia, con una Risoluzione<br />

del Consiglio dei Governatori del 18 giugno<br />

2004, ha chiesto il congelamento dei<br />

lavori per la realizzazione del sito, che invece<br />

procedono a tappe forzate come<br />

dimostrano le foto riprese da satellite.<br />

ordigno nucleare, ma 5 volte superiori al 3%<br />

dichiarato dall’Iran, che rappresenta il limite<br />

medio massimo richiesto per la combustione<br />

in reattori commerciali ad acqua leggera.<br />

La capacità di produzione stimata di Lashkar<br />

Ab’ad è di un grammo di uranio per ora di<br />

funzionamento.<br />

L’Iran nell’ottobre 2003 ha reso noto di avere<br />

irradiato, tra il 1988 e 1992, 7 kg di ossidi<br />

uranio impoverito e di averne riprocessati 3<br />

kg ricavandone 200 milligrammi di plutonio,<br />

che sono stati mostrati agli ispettori dell’IAEA<br />

presso il Jabr Ibn Hayan Laboratories, una<br />

sezione del Centro universitario di Teheran,<br />

anch’essa sconosciuta prima del 2002. La valutazione<br />

degli ispettori è stata che si trattava<br />

di plutonio prodotto più di recente dei 12-16<br />

anni asseriti, il che fa presumere una produzione<br />

più consistente di quella infinitesimale<br />

dichiarata agli ispettori dell’IAEA. /fdv)

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