PROFESSIONE BOBBISTA - CONI, Piemonte

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iniziative
iniziative
volsero anche me nelle prove di
spinta, con le caviglie zavorrate e
non, ma non avrei mai immaginato
di ritrovarmi a scendere in quel
bacello di metallo.”
- Ricordi tutto di quel giorno?
Quali le prime sensazioni?
“Ricordo tutto e niente.
Un’accelerazione improvvisa negli
eventi e mi ritrovai dentro ad una
centrifuga. Stavo a testa bassa e
percepivo ogni rumore: le lame
che si lamentavano scivolando sul
ghiaccio; le botte d’assestamento
e il fruscio della velocità. Fu una
scarica di adrenalina fortissima, un
misto inspiegabile di paura e
sfida. Fantastico il coraggio di sfidare
ogni attimo e la voglia di sfidare
il mio coraggio, di metterlo
veramente alla prova. Anche se di
tempo ne è passato tanto, sai che
a ripensarci bene ogni volta riprovo
le stesse sensazioni?”
- Mai avuto paura?
“Stai scherzando? Certo che ne ho
avuta. Se penso alla pista tedesca
di Altemberg, ad un certo “rovescione”
patito lì, stando a testa
sotto per un po’, mi vengono
ancora i brividi. Però nonostante i
pericoli, è proprio quel senso di
tensione ubiqua e costante che ti
fa partire ogni volta.”
- Ma come fai a trovare queste
motivazioni? Quando scendi,
tu sei dietro, hai la testa reclinata
e non vedi nulla. Per un
minuto, che penso duri un’eternità,
te ne stai lì a gambe
distese, sballottata come una
pallina in un flipper o in una
roulette…
“Non è proprio così. Intanto la
fase di partenza esalta la mia
esplosività e la mia capacità di
spinta e poi non è vero che per un
minuto non faccio nulla: devo
assecondare il mezzo e non perdo
mai il controllo della situazione.
Sì, anche non vedendo nulla,
anche stando a testa reclinata. Ho
affinato ogni percezione sensoriale
e in ogni istante so perfettamente
dove ci troviamo e cosa
stiamo affrontando. E so perfettamente
quando dovrò tirare con
forza le due manette dei freni,
giusto un millesimo dopo aver varcato
la linea del fotofinish.”
- Scendi ad occhi aperti o ad
occhi chiusi?
“Aperti. Occhi aperti, sempre.”
- Quali sono le piste che ti piacciono
di più?
“St. Moritz perché è l’unica di
ghiaccio naturale: non c’è rumore
scivolandoci sopra, tutto è attutito,
quasi magico. Poi Cortina, che un
po’ la mia pista: la trovo fascinosa e
mi ha sempre portato bene. Il
bronzo agli Europei del 2006/2007
è arrivato lì. Anche quella di Lake
Placid in America è bellissima, la
più veloce in assoluto.”
- Parlami della tua esperienza
a “Torino 2006.”
“Hai presente quando alle elementari
ti davano il tema “Cosa vuoi
fare da grande ?” Beh, io scrivevo
sempre e solo: partecipare alle
Olimpiadi. Essere riuscita a farlo
nella mia terra, davanti ai miei e a
tutti i miei amici è stata l’esperienza
più forte della mia vita.
Quella cerimonia d’apertura poi…
Non potrò mai dimenticarla. Ero
così - come dire? - “fuori” che con
le mie compagne Jessica Gilarduzzi
e Carla Mellano fummo riprese a
raffica dai fotografi: il giorno
dopo le agenzie di tutto il mondo
mandavano in giro tre immagini
che avevano caratterizzato la
festa, quelle di Sophia Loren, di
Eva Herzigova e… la nostra.
Eravamo così commosse e felici da
incarnare più di ogni altro l’essenza
di quella serata memorabile.”
- Pensi già a Vancouver, ai
prossimi Giochi?
“Fino all’anno scorso pensavo solo
a questo, a come “Piggy” – è questo
il nome del nostro bob…- ci
avrebbe regalato momenti di
gioia anche in Canada. Poi però è
venuto un brutto incidente
muscolare al retto femorale che
per un bel po’ mi ha tolto dalla
scena e mi ha indotto a pensare al
mio futuro prossimo: che farò
dopo l’agonismo? Questa domanda
mi ha fatto allentare la presa.
Sì, mi alleno come prima e sono
pronta a giocarmi tutte le mia
carte per arrivare alle prossime
olimpiadi, però sento che qualche
motivazione in meno c’è.”
- Stai pensando di abbandonare
“Piggy” e di poter fare a
meno di quella scarica emozionale
violenta che ti dà ogni
discesa?
“Prima poi dovrà accadere. Adesso
sono in una fase intermedia nella
quale lavoro otto ore al giorno e
poi corro ad allenarmi per recuperare
il tempo perso a causa dello
strappo muscolare, ma non è facile.
Se penso che le mie colleghe,
stanno già affinando la preparazione
in vista proprio di
Vancouver mi viene male a pensare
a quanto io sia in ritardo. Ma
come ti ho detto prima, le carte
sono ancora qui nella mia mano e
voglio giocarmele tutte ancora
una volta.”