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PROFESSIONE BOBBISTA - CONI, Piemonte

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<strong>PROFESSIONE</strong><br />

<strong>BOBBISTA</strong><br />

Fabiana Mollica<br />

è una delle atlete insignite<br />

del Premio Bontempi:<br />

dal Lago Maggiore<br />

alle discese sul ghiaccio<br />

di Elis Calegari<br />

“Professione? Bobbista.” Fabiana<br />

Mollica te lo dice così, come se<br />

fosse la cosa più naturale del<br />

mondo e tu ti accorgi che devi<br />

esserti perso parecchio da quando,<br />

bambino, ti sentivi raccontare di<br />

come scendeva e vinceva Eugenio<br />

Monti, il “rosso volante”: molti<br />

passaggi l’hai proprio saltati di<br />

netto.<br />

Massì, che le donne adesso frequentassero<br />

praticamente tutte le<br />

discipline sportive, ivi comprese<br />

quelle più pericolose e violente, lo<br />

sapevi, ma l’idea che ci fosse davvero<br />

qualcuna capace di spendere<br />

la sua vita per scendere con un<br />

bob in un budello di ghiaccio vivo<br />

a più di 130 chilometri l’ora, rannicchiata<br />

in uno scafo di metallo,<br />

con la testa reclinata sul petto,<br />

proprio non t’aveva mai sfiorato.<br />

E invece, eccola qui, esiste proprio<br />

e ti si para davanti: Fabiana<br />

Mollica, di professione bobbista.<br />

Frenatrice. Frenatrice? Sì, proprio<br />

così.<br />

Il bob femminile prevede solo la<br />

specialità “a due” e Fabiana è…<br />

l’altra, quella che sta dietro e che<br />

non vede nulla; che ha un ruolo<br />

fondamentale nella discesa all’inizio<br />

e alla fine, con quel vuoto<br />

pneumatico dato dall’intervallo di<br />

quel minuto che la gara dura.<br />

Ma come fa una a diventare “frenatrice<br />

bobbista”? Fabiana ci<br />

mette un secondo a spiegartelo:<br />

“Il caso, solo il caso. Quasi manco<br />

sapevo che esistesse il bob prima<br />

del mio “battessimo” molto casua-<br />

le avvenuto sulla<br />

pista francese di La<br />

Plagne.”<br />

- Presentiamoci<br />

bene, Fabiana.<br />

“Sono nata a<br />

Verbania il giorno di<br />

Natale dell’83. Nella<br />

stagione agonistica<br />

2002/2003 sono<br />

entrata a far parte<br />

della neonata squadra<br />

regionale AOC di<br />

bob, allenata dal tecnico<br />

regionale Marco<br />

Menchini e fortemente<br />

voluta dal Consiglio Regionale e<br />

dal suo Responsabile Massimo Di<br />

Donato. Nella stagione 2006/2007,<br />

accasata presso il Bob Team<br />

Alessandria, ho partecipato alle<br />

Olimpiadi di Torino 2006, ottenendo<br />

un onorevole 12° posto.<br />

Attualmente faccio parte della<br />

squadra nazionale “A” femminile<br />

di bob e sono tesserata per il Bob<br />

Club Cortina. Vanto in carriera 8<br />

piazzamenti nelle prime dieci in<br />

Coppa del Mondo, una medaglia<br />

di bronzo ai Campionati Europei<br />

di Cortina nel 2007 ed un bronzo<br />

ai Mondiali Juniores del 2005 a<br />

Winterberg. Mi sono diplomata<br />

ragioniera e mi piace lavorare coi<br />

piccoli, insegnando loro come ci si<br />

può avvicinare con gioia e soddisfazione<br />

alla preparazione atletica.<br />

Basta?”<br />

- Più o meno. Raccontaci piuttosto<br />

come sei arrivata al bob:<br />

non mi dire che fin da bambina<br />

sognavi di scapicollarti giù da<br />

un pista di ghiaccio…<br />

“Abito in <strong>Piemonte</strong> a Cambiasca,<br />

sul Lago Maggiore, e le piste del<br />

bob lì sono quanto di più lontano<br />

possa esistere. Che dirti? Da piccola<br />

ero una bambina mai ferma,<br />

con una gran voglia di correre e<br />

saltare, e così, intorno ai 9 anni<br />

con la mia mamma, decidemmo di<br />

provare ad andare a fare atletica.<br />

All'inizio ero spaesata, ma con il<br />

passare dei giorni ero sempre più<br />

attratta dalla pista e dalla corsa.<br />

Vennero le prime campestri e le<br />

prime gare vinte.<br />

A un campionato regionale, per<br />

caso mi fecero gareggiare nei 300<br />

ostacoli e vinsi il titolo. Venni selezionata<br />

per partecipare al<br />

“Criterium Nazionale” a Palermo<br />

nel 1998, una delle mie esperienze<br />

più belle: arrivai seconda. Da qui<br />

ebbe inizio la mia carriera da ostacolista.”<br />

- Sì, ma il bob…<br />

“Adesso ci arriviamo. Le cose si<br />

misero subito bene. Cambiai allenatori,<br />

venni seguita da Ivan<br />

Giordani e Gianfranco D’Amico e<br />

cambiai anche società, passando<br />

alla Sisport Fiat di Torino. Di quei<br />

giorni ricordo un brutto infortunio<br />

ad un ginocchio e come, con<br />

rabbia, pochi mesi dopo strappai<br />

di forza un terzo posto agli “italiani”.<br />

La svolta si ebbe di lì a<br />

poco. Casualmente al mio allenatore<br />

proposero di fare dei test<br />

atletici per il bob. Ricordo che era<br />

il 2002, quel giorno non avevo<br />

nulla da fare e lo accompagnai.<br />

Su a La Plagne dopo un po’ coin-


12<br />

iniziative<br />

iniziative<br />

volsero anche me nelle prove di<br />

spinta, con le caviglie zavorrate e<br />

non, ma non avrei mai immaginato<br />

di ritrovarmi a scendere in quel<br />

bacello di metallo.”<br />

- Ricordi tutto di quel giorno?<br />

Quali le prime sensazioni?<br />

“Ricordo tutto e niente.<br />

Un’accelerazione improvvisa negli<br />

eventi e mi ritrovai dentro ad una<br />

centrifuga. Stavo a testa bassa e<br />

percepivo ogni rumore: le lame<br />

che si lamentavano scivolando sul<br />

ghiaccio; le botte d’assestamento<br />

e il fruscio della velocità. Fu una<br />

scarica di adrenalina fortissima, un<br />

misto inspiegabile di paura e<br />

sfida. Fantastico il coraggio di sfidare<br />

ogni attimo e la voglia di sfidare<br />

il mio coraggio, di metterlo<br />

veramente alla prova. Anche se di<br />

tempo ne è passato tanto, sai che<br />

a ripensarci bene ogni volta riprovo<br />

le stesse sensazioni?”<br />

- Mai avuto paura?<br />

“Stai scherzando? Certo che ne ho<br />

avuta. Se penso alla pista tedesca<br />

di Altemberg, ad un certo “rovescione”<br />

patito lì, stando a testa<br />

sotto per un po’, mi vengono<br />

ancora i brividi. Però nonostante i<br />

pericoli, è proprio quel senso di<br />

tensione ubiqua e costante che ti<br />

fa partire ogni volta.”<br />

- Ma come fai a trovare queste<br />

motivazioni? Quando scendi,<br />

tu sei dietro, hai la testa reclinata<br />

e non vedi nulla. Per un<br />

minuto, che penso duri un’eternità,<br />

te ne stai lì a gambe<br />

distese, sballottata come una<br />

pallina in un flipper o in una<br />

roulette…<br />

“Non è proprio così. Intanto la<br />

fase di partenza esalta la mia<br />

esplosività e la mia capacità di<br />

spinta e poi non è vero che per un<br />

minuto non faccio nulla: devo<br />

assecondare il mezzo e non perdo<br />

mai il controllo della situazione.<br />

Sì, anche non vedendo nulla,<br />

anche stando a testa reclinata. Ho<br />

affinato ogni percezione sensoriale<br />

e in ogni istante so perfettamente<br />

dove ci troviamo e cosa<br />

stiamo affrontando. E so perfettamente<br />

quando dovrò tirare con<br />

forza le due manette dei freni,<br />

giusto un millesimo dopo aver varcato<br />

la linea del fotofinish.”<br />

- Scendi ad occhi aperti o ad<br />

occhi chiusi?<br />

“Aperti. Occhi aperti, sempre.”<br />

- Quali sono le piste che ti piacciono<br />

di più?<br />

“St. Moritz perché è l’unica di<br />

ghiaccio naturale: non c’è rumore<br />

scivolandoci sopra, tutto è attutito,<br />

quasi magico. Poi Cortina, che un<br />

po’ la mia pista: la trovo fascinosa e<br />

mi ha sempre portato bene. Il<br />

bronzo agli Europei del 2006/2007<br />

è arrivato lì. Anche quella di Lake<br />

Placid in America è bellissima, la<br />

più veloce in assoluto.”<br />

- Parlami della tua esperienza<br />

a “Torino 2006.”<br />

“Hai presente quando alle elementari<br />

ti davano il tema “Cosa vuoi<br />

fare da grande ?” Beh, io scrivevo<br />

sempre e solo: partecipare alle<br />

Olimpiadi. Essere riuscita a farlo<br />

nella mia terra, davanti ai miei e a<br />

tutti i miei amici è stata l’esperienza<br />

più forte della mia vita.<br />

Quella cerimonia d’apertura poi…<br />

Non potrò mai dimenticarla. Ero<br />

così - come dire? - “fuori” che con<br />

le mie compagne Jessica Gilarduzzi<br />

e Carla Mellano fummo riprese a<br />

raffica dai fotografi: il giorno<br />

dopo le agenzie di tutto il mondo<br />

mandavano in giro tre immagini<br />

che avevano caratterizzato la<br />

festa, quelle di Sophia Loren, di<br />

Eva Herzigova e… la nostra.<br />

Eravamo così commosse e felici da<br />

incarnare più di ogni altro l’essenza<br />

di quella serata memorabile.”<br />

- Pensi già a Vancouver, ai<br />

prossimi Giochi?<br />

“Fino all’anno scorso pensavo solo<br />

a questo, a come “Piggy” – è questo<br />

il nome del nostro bob…- ci<br />

avrebbe regalato momenti di<br />

gioia anche in Canada. Poi però è<br />

venuto un brutto incidente<br />

muscolare al retto femorale che<br />

per un bel po’ mi ha tolto dalla<br />

scena e mi ha indotto a pensare al<br />

mio futuro prossimo: che farò<br />

dopo l’agonismo? Questa domanda<br />

mi ha fatto allentare la presa.<br />

Sì, mi alleno come prima e sono<br />

pronta a giocarmi tutte le mia<br />

carte per arrivare alle prossime<br />

olimpiadi, però sento che qualche<br />

motivazione in meno c’è.”<br />

- Stai pensando di abbandonare<br />

“Piggy” e di poter fare a<br />

meno di quella scarica emozionale<br />

violenta che ti dà ogni<br />

discesa?<br />

“Prima poi dovrà accadere. Adesso<br />

sono in una fase intermedia nella<br />

quale lavoro otto ore al giorno e<br />

poi corro ad allenarmi per recuperare<br />

il tempo perso a causa dello<br />

strappo muscolare, ma non è facile.<br />

Se penso che le mie colleghe,<br />

stanno già affinando la preparazione<br />

in vista proprio di<br />

Vancouver mi viene male a pensare<br />

a quanto io sia in ritardo. Ma<br />

come ti ho detto prima, le carte<br />

sono ancora qui nella mia mano e<br />

voglio giocarmele tutte ancora<br />

una volta.”

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