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• EDITORIALE:<br />

SOCCORSO E RICERCA...<br />

SCIENTIFICA<br />

• L’IPOTERMIA<br />

NEL PAZIENTE<br />

POLITRAUMATIZZATO:<br />

DALL’ACCERTAMENTO<br />

ALLA RCP<br />

• FERITE DA ARMI<br />

DA FUOCO LEGGERE:<br />

LE LESIONI “IMPROPRIE”<br />

• SCIENZA E COSCIENZA,<br />

O ... PRESTAZIONE<br />

DI RISULTATO?<br />

• ADDESTRAMENTO PER<br />

I VOLONTARI DELLA CRI<br />

DI SASSOFERRATO (AN)<br />

• L’IMPORTANZA<br />

DEL DEFIBRILLATORE<br />

NELLA VITA DI TUTTI<br />

I GIORNI<br />

Pagina editrice<br />

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abb. Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Prato. - <strong>Rivista</strong> Tecnico-Scientifica, riservata al personale dei servizi di soccorso sanitario<br />

Fondato nel 1991 da Giorgio Patrizio Nannini<br />

CASE REPORT: INCIDENTE MAGGIORE IN AMBIENTE OSTILE<br />

ASSISTENZA VENTRICOLARE ARTIFICIALE<br />

PROGETTO NAZIONALE ICTUS - SIS 118<br />

Anno 19° - Novembre 2010 - Vol. 217


EDITORIALE<br />

SOCCORSO E RICERCA ... SCIENTIFICA _____________ 1<br />

Di: Guido Francesco Vil<strong>la</strong>.<br />

RICERCA E SVILUPPO<br />

ASSISTENZA VENTRICOLARE SINISTRA<br />

UNA NUOVA PROSPETTIVA NEL TRATTAMENTO<br />

DELLO SCOMPENSO CARDIACO REFRATTARIO _____ 2<br />

Nuovi problemi da affrontare nel primo soccorso sul territorio?<br />

Di: Massimo Pistono, Marco Gnemmi, Alessandro Imparato,<br />

Roberto Caruso, Ugo Corrà, Ange<strong>la</strong> Zappia, Franco T. Genta,<br />

Mauro Rinaldi, Pantaleo Giannuzzi.<br />

SOCIETÀ ITALIANA SISTEMA 118<br />

PROGETTO NAZIONALE ICTUS<br />

FASE PRE-OSPEDALIERA SIS 118 ____________________ 6<br />

a cura del: Gruppo Gestione del Paziente con <strong>Ictus</strong> Cerebrale.<br />

STRATEGIE DEL SOCCORSO<br />

L’IPOTERMIA NEL PAZIENTE POLITRAUMATIZZATO,<br />

DALL’ACCERTAMENTO ALLA RCP ___________________ 8<br />

Di: Gregorio Resta.<br />

MEDICINA D’EMERGENZA<br />

FERITE DA ARMI DA FUOCO LEGGERE _____________ 14<br />

Le lesioni “improprie” - Parte prima di tre<br />

Di: Antonio Iesurum, Elena Invernizzi, Massimo Izzi,<br />

Fabrizio Landuzzi, Eva Montanari.<br />

CASE REPORT<br />

UN CASO DI INCIDENTE MAGGIORE<br />

IN AMBIENTE OSTILE (OGGI COME IERI!) __________ 20<br />

Di: Cecilia De Filippo, Roberto Galli, Giovanni Zanettin,<br />

Fabio Bristot, M. Nardin, R. Kostner, Giovanni Cipolotti.<br />

OPINIONI<br />

SCIENZA E COSCIENZA,<br />

O ... PRESTAZIONE DI RISULTATO? __________________ 24<br />

Di: Gregorio Barberi.<br />

ATTIVITÀ DEL VOLONTARIATO<br />

ADDESTRAMENTO PER I VOLONTARI<br />

DELLA CRI DI SASSOFERRATO (AN) _________________ 26<br />

Di: Gabriele Fava.<br />

LE AZIENDE IN CAMPO<br />

L’INDIFFERENZA NON SALVA UNA VITA _____________ 30<br />

Di: Daniele Saponaro.<br />

RUBRICHE, CONVEGNI,<br />

CORSI, MERCATINO DELL’USATO __________________ 32<br />

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degli Enti/Associazioni di soccorso vengono utilizzati esclusivamente per l’invio del<strong>la</strong> presente pubblicazione<br />

e non vengono ceduti a terzi per alcun motivo.<br />

Copertina: foto fornita da: II Zona “Dolomiti Bellunesi”.<br />

Fondato nel 1991 da Giorgio Patrizio Nannini<br />

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telefonico, codice fiscale e specificare <strong>la</strong><br />

causale. Se privo anche di uno dei dati<br />

ri chiesti, non possiamo garantire l’esito<br />

positivo dell’operazione.<br />

N&A - Fondato nel 1991<br />

da Giorgio Patrizio Nannini<br />

Proprietà e pubblicazione<br />

Pagina S.r.l.<br />

Corso Fedi, 4 – 51100 Pistoia<br />

Tel. 0573-975975 Fax. 0573-978350<br />

e-mail: info@paginagroup.it<br />

Presidente Onorario<br />

N&A Mensile del Soccorso<br />

Luigia Colombo<br />

Direttore Responsabile<br />

Guido F. Vil<strong>la</strong><br />

vil<strong>la</strong>@paginagroup.it<br />

Redazione<br />

Marina Galuzzo<br />

redazione@paginagroup.it<br />

Segreteria di redazione<br />

Barbara Alberti<br />

segreteria@paginagroup.it<br />

Col<strong>la</strong>borazioni fotografiche<br />

Giampietro Bisaglia<br />

Traduzioni<br />

Alessandra Conforto<br />

Hanno col<strong>la</strong>borato a questo numero:<br />

Massimo Pistono, Marco Gnemmi, Alessandro<br />

Imparato, Roberto Caruso,<br />

Ugo Corrà, Ange<strong>la</strong> Zappia, Franco T. Genta,<br />

Mauro Rinaldi, Pantaleo Giannuzzi,<br />

Gruppo Gestione del Paziente con <strong>Ictus</strong><br />

Cerebrale, Gregorio Resta,<br />

Antonio Iesurum, Massimo Izzi, Fabrizio<br />

Landuzzi, Elena Invernizzi, Eva Montanari,<br />

Cecilia De Filippo, Roberto Galli,<br />

Giovanni Zanettin, Fabio Bristot, M. Nardin,<br />

R. Kostner, Giovanni Cipolotti,<br />

Gregorio Barberi, Gabriele Fava,<br />

Daniele Saponaro.<br />

Anno diciannovesimo di pubblicazione<br />

Numero 11 - Vol 217 - Novembre 2010<br />

Uscita di: Novembre 2010<br />

Autorizzazione del Tribunale<br />

Tribunale di Pistoia<br />

iscriz. n. 12 del 27 dicembre 1991.<br />

Stampa<br />

Nova Arti Grafiche - Signa (FI)<br />

Spedizione<br />

Poste Italiane s.p.a. - Spedizione<br />

in Abbonamento Postale D.L. 353/2003<br />

(conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1,<br />

comma 1, DCB Prato.<br />

Iscrizione ROC 13156<br />

Pubblicazione a carattere tecnico scientifico<br />

per gli operatori dei servizi di soccorso sanitario.<br />

Pubblicazione associata a:<br />

Unione Stampa Periodica Italiana<br />

Chiuso in redazione: 22 ottobre 2010<br />

N &A mensile italiano del soccorso · Anno 19° · Vol. 217 · Novembre 2010


EDITORIALE EDITORIALE EDITORIALE<br />

Soccorso e ricerca ... scientifica<br />

M<br />

olto spesso sui quotidiani<br />

nazionali si par<strong>la</strong> del<strong>la</strong><br />

fuga dei cervelli verso<br />

l’estero perché, in Italia,<br />

<strong>la</strong> possibilità di fare ricerca risulta<br />

estremamente limitata, mal retribuita<br />

e spesso anche contrastata da chi<br />

si ritiene “detentore del sapere e del<strong>la</strong><br />

scienza”.<br />

Questo stesso tema si ritrova dibattuto<br />

frequentemente anche tra gli<br />

addetti ai <strong>la</strong>vori in campo medico<br />

nelle corsie di ospedali, nelle aule<br />

delle università ed anche al ... bar, di<br />

fronte ai luoghi dove <strong>la</strong> medicina è<br />

artico<strong>la</strong>ta in una struttura (più o<br />

meno grande) per fornire i dovuti<br />

servizi agli utenti.<br />

In realtà, con argomenti molto più<br />

“evidence based”, anche nel mondo<br />

accademico viene ribadito questo<br />

concetto che vede gli italiani come<br />

scienziati esuli all’estero o in alternativa<br />

come menti inibite nel patrio<br />

suolo.<br />

La realtà del<strong>la</strong> ricerca purtroppo è<br />

sicuramente molto vicina a questa<br />

visione ma qualche “mea culpa” forse<br />

è anche opportuno ... recitarlo.<br />

Recentemente su mandato del<strong>la</strong><br />

Società Scientifica del Sistema 118<br />

(SIS) mi sono occupato di effettuare<br />

una indagine conoscitiva sul<strong>la</strong><br />

ma<strong>la</strong>ttia a più alta invalidità del<strong>la</strong><br />

popo<strong>la</strong>zione anziana: l’ictus cerebrale.<br />

Nonostante gli sforzi profusi da tutto<br />

il gruppo con mail, telefonate, fax<br />

e quant’altro, i dati di ritorno per<br />

offrire a tutti i colleghi dell’emergenza<br />

territoriale <strong>la</strong> conoscenza dello<br />

stato dell’arte sull’organizzazione<br />

del<strong>la</strong> risposta sanitaria a questa terribile<br />

patologia, non sono stati completi<br />

ed anzi, per molte province,<br />

addirittura sconosciuti.<br />

Credo sia assolutamente corretto da<br />

parte di tutti <strong>la</strong>mentarsi dei mali del<br />

nostro Paese per metterli in luce con<br />

l’intento di risolverli o almeno di<br />

diminuirli, ma ritengo anche essenziale<br />

che ognuno produca uno sforzo<br />

personale per porre un rimedio<br />

pratico, quando ciò è possibile.<br />

Mi auguro perciò che, data l’elevata<br />

stima che ho dei colleghi di tutti i<br />

118 nazionali, <strong>la</strong> partecipazione al<strong>la</strong><br />

fase successiva del<strong>la</strong> ricerca (sicuramente<br />

più onerosa nel<strong>la</strong> metodologia<br />

del<strong>la</strong> raccolta dati, ma ancor più<br />

valida per il rigore scientifico) possa<br />

arrivare a fornire dati estremamente<br />

importanti con il contributo di<br />

tutti.<br />

Noi del 118 esperti in Soccorso e<br />

Ricerca (Search and Rescue) non<br />

possiamo non rimanere indietro proprio<br />

nel<strong>la</strong> ricerca ... scientifica.<br />

Guido F. Vil<strong>la</strong><br />

Direttore N&A<br />

Mensile Italiano del Soccorso<br />

ATTENZIONE:<br />

Il nostro codice IBAN per effettuare bonifici è cambiato.<br />

L’attuale è: IT 81 E 08003 70460 000000107239<br />

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fiscale specificando <strong>la</strong> causale. Se privo anche di uno dei dati richiesti,<br />

non potremo garantire l’esito positivo dell’operazione.<br />

Per ulteriori informazioni chiamare <strong>la</strong> redazione al num.: 0573 975975.<br />

La direzione<br />

Comitato Scientifico<br />

Direttore<br />

Guido F. Vil<strong>la</strong><br />

Direttore A.A.T. 118 - Lecco<br />

Componenti Medici<br />

Gianluca Ghiselli<br />

Direttore U.O. Pronto Soccorso - Asti<br />

Francesco Bermano<br />

Direttore U.O.C. 118 Genova Soccorso - Genova<br />

Mario Landriscina<br />

Direttore DEA e 118 - Como<br />

Paolo Rosi<br />

Direttore S.U.E.M. 118 - Treviso<br />

Lisandro Fava<br />

Responsabile DEU e zona Distretto - Lucca<br />

Fulvio Bussani<br />

Presidente S.I.S. 118 - Perugia<br />

Mario Costa<br />

Presidente Onorario S.I.S. 118 - Roma<br />

Giuseppe Satriano<br />

Direttore 118 - Salerno<br />

Rocco Giuliani<br />

Ordinario di Anestesia e Rianimazione - Bari<br />

Pasquale Gagliardi<br />

A/R Elisoccorso - Cosenza<br />

Pietro Golino<br />

Direttore 118 - Cagliari<br />

Referente per gli USA<br />

Alessandra Conforto<br />

Assistant Professor of Emergency Medicine, USC<br />

Los Angeles - California (USA)<br />

Componenti Infermieristici<br />

Angelo Agostini<br />

Pronto Soccorso H. Seriate - Bergamo<br />

Enrica Pasquali<br />

Dipartimento Emergenza/GECAV - Bologna<br />

Rino A<strong>la</strong>imo<br />

Coordinatore P.O. SUES 118 - Caltanissetta<br />

Andrea Matteri<br />

Infermiere Anestesista Croce Verde - Lugano<br />

Federico Ghio<br />

Coordinatore Infermier. e Scientifico - Busnago<br />

Referente Giuridico<br />

Referente Giuridico<br />

Giuseppe Battarino<br />

Magistrato - Varese<br />

N &A mensile italiano del soccorso · Anno 19° · Vol. 217 · Novembre 2010 1


RICERCA E SVILUPPO RICERCA E SVILUPPO RICERCA E SVILUPPO<br />

ASSISTENZA VENTRICOLARE SINISTRA<br />

UNA NUOVA PROSPETTIVA NEL TRATTAMENTO<br />

DELLO SCOMPENSO CARDIACO REFRATTARIO<br />

NUOVI PROBLEMI DA AFFRONTARE NEL PRIMO SOCCORSO<br />

SUL TERRITORIO?<br />

The development of the left ventricu<strong>la</strong>r assist device<br />

The prevalence of heart failure is increasing, and the prognosis of end-stage heart failure remains dismal. The gold-standard therapy in end-stage heart failure remains cardiac transp<strong>la</strong>ntation<br />

at the present time, but there is a great excess of eligible candidates compared with the number of donor organs. Advances in mechanical support, the development of the left ventricu<strong>la</strong>r<br />

assist device (LVAD), and the total artificial heart has reduced mortality and morbidity in patients awaiting transp<strong>la</strong>ntation, and LVADs are now approved as an strategy for destination<br />

therapy. Miniaturization, increased device durability, and complete imp<strong>la</strong>ntability may render LVADs an option in earlier stages of heart failure, as a bridge to myocardial recovery<br />

or even as valuable alternative to transp<strong>la</strong>ntation. Here, we provide a brief overview of avai<strong>la</strong>ble LAVDs in Italy, explore the nature and physiopathological mechanisms underlying LVADs<br />

support, and, in particu<strong>la</strong>r, we discuss problems with emergency, and present treatment and prevention strategies.<br />

Keywords: Heart Failure, Left Ventricu<strong>la</strong>r Assist Device, Artificial Heart.<br />

MASSIMO PISTONO*<br />

MARCO GNEMMI*<br />

ALESSANDRO IMPARATO*<br />

ROBERTO CARUSO*<br />

UGO CORRÀ*<br />

ANGELA ZAPPIA**<br />

FRANCO T. GENTA***<br />

MAURO RINALDI°<br />

PANTALEO GIANNUZZI***<br />

* Cardiologo Fondazione<br />

S. Maugeri, IRCCS- Istituto<br />

Scientifico di Veruno.<br />

* * Capo Sa<strong>la</strong> Cardiologia<br />

Fondazione S. Maugeri,<br />

IRCCS- Istituto Scientifico<br />

di Veruno.<br />

* ** Responsabile Cardiologia<br />

Fondazione S. Maugeri,<br />

IRCCS- Istituto Scientifico<br />

di Veruno.<br />

° Responsabile Cardiochirurgia,<br />

S. Giovanni Battista, Torino.<br />

e.mail: massimo.pistono@fsm.it<br />

Foto fornite dagli autori.<br />

Q<br />

uel<strong>la</strong> che potremo<br />

definire <strong>la</strong><br />

pandemia dello<br />

scompenso cardiaco<br />

è al giorno<br />

d’oggi faticosamente<br />

contrastata con ogni<br />

2<br />

mezzo: terapia medica, cardiochirurgia<br />

coronarica e<br />

valvo<strong>la</strong>re, terapia elettrica<br />

con <strong>la</strong> resincronizzazione<br />

ventrico<strong>la</strong>re (pace maker),<br />

fino ad arrivare al trapianto<br />

cardiaco se necessario.<br />

Quest’ultima strategia ri -<br />

mane una soluzione terapeutica<br />

per pochi, a causa<br />

del<strong>la</strong> enorme sproporzione<br />

tra <strong>la</strong> domanda e l’offerta di<br />

organi donati.<br />

Per far fronte all’esigenza<br />

di dover fornire alternative<br />

valide al trapianto di cuore<br />

a pazienti che per caratteristiche<br />

cliniche non ne<br />

potranno usufruire e per<br />

poter traghettare i pazienti<br />

in lista per trapianto all’intervento,<br />

da diversi anni si<br />

è sviluppata una ricerca<br />

tecnologica mirata allo sviluppo<br />

dei così detti “cuori<br />

artificiali”.<br />

Il cuore artificiale è un<br />

“device” costituito da una<br />

pompa a flusso pulsato o<br />

continuo che assiste il ventricolo<br />

sinistro o entrambe i<br />

ventricoli, non più in grado<br />

di adempiere al<strong>la</strong> loro funzione<br />

in modo autonomo.<br />

Negli ultimi anni anche in<br />

Europa vi è stata una im -<br />

pennata nell’impianto di<br />

N &A mensile italiano del soccorso · Anno 19° · Vol. 217 · Novembre 2010


O RICERCA E SVILUPPO<br />

Il modello Jarvik.<br />

questi sistemi di assistenza<br />

ventrico<strong>la</strong>re. I più utilizzati<br />

sono le assistenza monoventrico<strong>la</strong>ri<br />

sinistre a flusso<br />

continuo costituite da una<br />

turbina ubicata all’interno<br />

del torace del paziente,<br />

ancorata al ventricolo sinistro<br />

che aspira sangue dal<br />

ventricolo stesso e lo im -<br />

mette tramite un collettore<br />

direttamente in aorta, im -<br />

plementando pertanto <strong>la</strong><br />

portata cardiaca. Questi<br />

sistemi sono rego<strong>la</strong>ti da un<br />

“controllore” e vengono<br />

alimentati a batteria, en -<br />

trambe sono alloggiati e -<br />

sternamente al paziente e<br />

collegati per mezzo di un<br />

cavo che fuoriesce dall’addome<br />

o dal<strong>la</strong> loggia ma -<br />

stoidea retro aurico<strong>la</strong>re.<br />

L’intero sistema è assolutamente<br />

dipendente dal “controllore”<br />

e dall’alimentazione<br />

esterna e non ha autonomia<br />

in caso di sconnessione<br />

del cavo di alimentazione<br />

con <strong>la</strong> batteria/controllore.<br />

Gli impianti vengono eseguiti<br />

in centri selezionati di<br />

Cardiochirurgia.<br />

In Italia gli L VAD (Left<br />

Ventricu<strong>la</strong>r Assist Device)<br />

più usati sono fondamentalmente<br />

tre modelli (Jarvik<br />

2000, INCOR, Heart Mate<br />

II - vedi figure).<br />

Gli impianti effettuati sul<br />

territorio Italiano sono ad<br />

oggi circa 150.<br />

Dopo il periodo post operatorio,<br />

i pazienti vengono<br />

trattenuti in ambiente ospe-<br />

Il modello INCOR.<br />

N &A mensile italiano del soccorso · Anno 19° · Vol. 217 · Novembre 2010<br />

daliero fino a stabilità clinica<br />

ottenuta.<br />

La degenza viene successivamente<br />

protratta in am -<br />

biente riabilitativo per ottimizzare<br />

le terapie e a educare<br />

il paziente ed i “caregiver”<br />

all’utilizzo del sistema<br />

anche a domicilio.<br />

Dovendo essere gestite da<br />

operatori <strong>la</strong>ici quali pazienti<br />

o parenti, questi sistemi<br />

sono volutamente semplici<br />

e maneggevoli, purchè vi<br />

sia <strong>la</strong> corretta informazione<br />

sulle norme di utilizzo.<br />

Al momento del<strong>la</strong> dimissione<br />

i pazienti sono per lo<br />

più autonomi, assumono<br />

spesso ancora le abituali<br />

terapie mediche per lo<br />

scompenso quali ace-inibitori,<br />

diuretici e B bloccanti<br />

oltre al<strong>la</strong> terapia anticoagu<strong>la</strong>nte<br />

spesso associata al<strong>la</strong><br />

terapia antiaggregante indispensabile<br />

per evitare <strong>la</strong><br />

formazioni di trombi che<br />

impedirebbero il corretto<br />

funzionamento del VAD.<br />

I pazienti portatori di assistenza<br />

ventrico<strong>la</strong>re, al mo -<br />

mento del<strong>la</strong> dimissione ri -<br />

mangono soggetti ad alto<br />

rischio di eventi morbosi,<br />

quali recidive di scompenso<br />

e, per le problematiche inerenti<br />

<strong>la</strong> coagu<strong>la</strong>zione, eventi<br />

ischemici o emorragici<br />

cerebrali o gastrointestinali,<br />

eventi ischemici cardiaci,<br />

aritmie, infezioni ecc.<br />

L’emergenza<br />

territoriale<br />

Dato il crescente numero di<br />

impianti e <strong>la</strong> distribuzione a<br />

macchia di leopardo in Italia,<br />

si rende necessario<br />

adottare sistemi informativi<br />

volti a coinvolgere gli operatori<br />

sanitari del 118 al<br />

fine di agevo<strong>la</strong>rne l’approccio<br />

con questa tipologia di<br />

pazienti.<br />

Innanzitutto va ricordato<br />

che questi soggetti necessitano<br />

del contatto continuo<br />

con il “controllore” e le<br />

batterie esterne. Sono pa -<br />

zienti che manifestano una<br />

3


RICERCA E SVILUPPO RICERCA E SVILUPPO RICERCA E SVILUPPO<br />

caratteristica obiettività fi -<br />

sica, in partico<strong>la</strong>re è da<br />

ricordare che spesso il polso<br />

arterioso non è rilevabile<br />

poiché il flusso continuo<br />

del<strong>la</strong> macchina è un flusso<br />

che copre l’onda sfigmica<br />

residua, dipendente dal<br />

cuore nativo.<br />

Molti di questi sistemi per<br />

brevi periodi abbassano <strong>la</strong><br />

velocità di rotazione del<br />

rotore, facendo apprezzare<br />

un onda sfigmica, ma essendo<br />

tali variazioni molto brevi<br />

e difficilmente prevedibili<br />

da un operatore non esperto,<br />

il soccorritore deve sapere<br />

che potrebbe non apprezzare<br />

alcun polso pur in presenza<br />

di normale funzionamento<br />

del cuore nativo e del<br />

cuore artificiale del paziente.<br />

Spesso questi pazienti<br />

sono anche portatori di defibril<strong>la</strong>tori<br />

impiantabili ma è<br />

da ricordare che in caso di<br />

aritmie fatali è possibile<br />

intervenire con DC shock<br />

esterno (del caso specifico<br />

dell’INCOR previa disconnessione<br />

del cavo paziente).<br />

In caso di tachicardia ventrico<strong>la</strong>re<br />

o fibril<strong>la</strong>zione<br />

ventrico<strong>la</strong>re non è infrequente<br />

assistere ad una tardiva<br />

comparsa di sintomi<br />

da parte del paziente rispetto<br />

ai soggetti normali, dal<br />

momento che <strong>la</strong> pompa<br />

continua a generare una<br />

portata cardiaca che viene a<br />

4<br />

mancare solo quando viene<br />

meno anche l’apporto del<br />

ventricolo destro e quindi<br />

del pre carico.<br />

Punto cruciale del<strong>la</strong> rianimazione<br />

cardio-polmonare<br />

rimane il massaggio cardiaco,<br />

che negli ultimi aggiornamenti<br />

scientifici lo vedono<br />

come “primo” approccio<br />

in caso di paziente privo di<br />

coscienza e senza polso.<br />

Arresto Cardiaco<br />

e MCE<br />

Nel soccorrere invece un<br />

paziente portatore di assistenza<br />

ventrico<strong>la</strong>re è indispensabile<br />

ricordare che in<br />

questi soggetti non può<br />

essere effettuato il massaggio<br />

cardiaco in due dei tre<br />

sistemi sopra citati (IN -<br />

COR e Heart Mate II) mentre<br />

mancano chiare evidenza<br />

che il massaggio sia controindicato<br />

del Jarvik 2000<br />

anche se rimane l’indicazione<br />

di eseguirlo solo nel<br />

caso di assoluta necessità e<br />

nel sospetto che il device<br />

non stia funzionando e non<br />

vi siano altre operazioni da<br />

compiere (es ricollegare il<br />

cavo di alimentazione ritrovato<br />

scollegato). La controindicazione<br />

assoluta per<br />

due VAD e re<strong>la</strong>tiva per il<br />

terzo nasce dal fatto che nel<br />

primo caso <strong>la</strong> turbina è<br />

posta sotto lo sterno e che<br />

Il modello HMII.<br />

durante il massaggio cardiaco<br />

esterno si andrebbe<br />

prima ancora di comprimere<br />

il ventricolo, a danneggiare<br />

e/o a dislocare <strong>la</strong> turbina<br />

creando con buona<br />

probabilità una <strong>la</strong>cerazione<br />

fatale del ventricolo stesso.<br />

Anche nel caso del Jarvik<br />

2000 non è escludibile che<br />

un massaggio cardiaco e -<br />

sterno efficace non causi <strong>la</strong><br />

<strong>la</strong>cerazione del ventricolo,<br />

dal momento che viene<br />

compresso un organo cavo<br />

all’interno del quale è presente<br />

un corpo estraneo<br />

non comprimibile. A questo<br />

proposito è facile intuire<br />

che in questi pazienti che<br />

sono a rischio di essere rinvenuti<br />

privi di coscienza e<br />

senza polso, anche per cause<br />

extracardiache come<br />

eventi ischemico/emorragici<br />

cerebrali, ipo-iperglicemia<br />

ecc. è in dispensabile<br />

sapere che il massaggio<br />

cardiaco esterno in due<br />

tipologie di VAD non va<br />

mai effettuato e nel caso<br />

del Jarvik 2000 invece va<br />

eseguito solo se è fortemente<br />

sospetto il mancato<br />

funzionamento del device.<br />

Ogni apparecchio è dotato<br />

di sistemi di al<strong>la</strong>rme che in<br />

caso di malfunzionamento<br />

segna<strong>la</strong>no il problema. Una<br />

interpretazione precisa dei<br />

segnali di al<strong>la</strong>rme può non<br />

essere immediata in caso di<br />

operatore non esperto, è per<br />

questo che riteniamo che<br />

un caposaldo del soccorso<br />

a questa tipologia di pa -<br />

zienti sia l’interazione via<br />

telefono con il Centro di<br />

riferimento (cardiochirurgia<br />

sede dell’impianto) per<br />

mezzo di un numero telefonico<br />

operativo H 24. Il confronto<br />

telefonico con il collega<br />

cardiochirurgo o cardioanestesista<br />

aiuterà in<br />

breve tempo il soccorritore<br />

a identificare eventuali problemi<br />

inerenti al funzionamento<br />

del device e in base<br />

al<strong>la</strong> condizione del paziente<br />

si concorderà con <strong>la</strong> Centrale<br />

Operativa 118 di competenza<br />

il centro più idoneo<br />

a cui inviare il paziente.<br />

Nel<strong>la</strong> maggior parte dei ca -<br />

si è consigliabile trasportare<br />

il paziente nel Centro di<br />

impianto ma poiché non è<br />

infrequente che il Centro<br />

sia distante dal<strong>la</strong> abitazione<br />

o dal luogo in cui si verifica<br />

l’emergenza, grazie<br />

all’ausilio del reparto di<br />

im pianto si concorderà <strong>la</strong><br />

sede più idonea al trasferimento<br />

(unità coronarica,<br />

cardiochirurgia di zona,<br />

rianimazione). Per facilitare<br />

le azioni di soccorso è<br />

indispensabile che il servizio<br />

del 118 di zona di competenza<br />

presso <strong>la</strong> località di<br />

residenza del paziente con<br />

assistenza ventrico<strong>la</strong>re, sia<br />

allertato al<strong>la</strong> dimissione dal<br />

Centro ospedaliero, comunicando<br />

i numeri utili e le<br />

caratteristiche del VAD im -<br />

piantato.<br />

I recapiti operativi H 24<br />

dovranno comunque essere<br />

riportati ben in vista sul<strong>la</strong><br />

“borsa” porta batterie che<br />

accompagna sempre il<br />

paziente anche durante gli<br />

spostamenti fuori dal proprio<br />

domicilio.<br />

Trattandosi di una nuova<br />

tipologia di pazienti che<br />

spesso trascorrono lunghi<br />

periodi di ospedalizzazione,<br />

riteniamo che una fattiva<br />

col<strong>la</strong>borazione con il<br />

servizio del 118 territoriale<br />

possa essere facilitata of -<br />

frendo ai colleghi che fanno<br />

servizio sul territorio <strong>la</strong><br />

possibilità di osservare le<br />

caratteristiche del paziente<br />

durante <strong>la</strong> degenza ospeda-<br />

N &A mensile italiano del soccorso · Anno 19° · Vol. 217 · Novembre 2010


O RICERCA E SVILUPPO<br />

liera. Poter osservare un<br />

paziente in pieno benessere,<br />

auscultarne il torace e il<br />

precordio osservando l’assoluta<br />

differenza all’auscultazione<br />

rispetto a tutti<br />

gli altri soggetti, notare<br />

l’impossibilità al<strong>la</strong> rilevazione<br />

del<strong>la</strong> pressione arteriosa<br />

e spesso al<strong>la</strong> rilevazione<br />

del<strong>la</strong> saturazione di<br />

ossigeno al pulsossimetro,<br />

garantirebbe una piu’ agevole<br />

gestione dell’urgenza.<br />

Conclusioni<br />

L’assistenza ventrico<strong>la</strong>re<br />

per mezzo di “device” meccanici<br />

(i cosiddetti “cuori<br />

artificiali”) si sta diffondendo<br />

anche in Italia.<br />

La complessità clinica dei<br />

pazienti destinati a tali trattamenti<br />

fa si che rimangano<br />

ad alto rischio per eventi<br />

morbosi extra ospedalieri.<br />

L’anomalia dell’obiettività<br />

clinica di questi soggetti<br />

legati al<strong>la</strong> presenza di una<br />

pompa a flusso continuo<br />

impiantata nel torace del<br />

paziente fa sì che il personale<br />

118 debba essere preparato<br />

al<strong>la</strong> gestione dell’urgenza<br />

extra ospedaliera.<br />

Dal momento che le normali<br />

manovre rianimatorie<br />

in questi pazienti esu<strong>la</strong>no<br />

dalle normali linee guida è<br />

indispensabile che tali<br />

informazioni siano ben trasmesse<br />

a tutto il personale<br />

che opera sul territorio. Per<br />

agevo<strong>la</strong>re <strong>la</strong> corretta informazione<br />

riteniamo che sia<br />

utile una fattiva col<strong>la</strong>borazione<br />

tra i centri ospedalieri<br />

che gestiscono questi<br />

pazienti e il servizio del<br />

118, rendendosi disponibili<br />

a far conoscere le tipologie<br />

e le caratteristiche di questi<br />

soggetti e del device im -<br />

piantato anche durante <strong>la</strong><br />

fase di degenza. Rimane<br />

comunque di grande utilità<br />

anche <strong>la</strong> dimissione “informata”<br />

con segna<strong>la</strong>zione<br />

al<strong>la</strong> C.O. 118 di riferimento<br />

oltre che al<strong>la</strong> comunicazione<br />

di numeri attivi H 24<br />

per il supporto telefonico al<br />

soccorritore sia per l’interpretazione<br />

degli al<strong>la</strong>rmi,<br />

che per l’avvio dei primi<br />

soccorsi e <strong>la</strong> decisione su<br />

dove trasferire il paziente<br />

in ambiente protetto in caso<br />

di necessità di ospedalizzazione.<br />

Bibliografia<br />

· S<strong>la</strong>ughter M, Francis D, Joseph G,<br />

et al. Clinical management of continuous-flow<br />

left ventricu<strong>la</strong>r assist<br />

devices in advanced heart failure.J.Heart<br />

Lung Transp<strong>la</strong>nt<br />

2010;29:S1-S39.<br />

· Radovancevic B, Vrtovec B, de<br />

Kort E, Radovancevic R, Gregoric<br />

ID,<br />

· Frazier OH. End-organ function<br />

in patients on long-term circu<strong>la</strong>tory<br />

support with continuous- or<br />

pulsatile-flow assist devices. J<br />

Heart Lung Transp<strong>la</strong>nt 2007;2<br />

6:815– 8.<br />

· Klotz S, Foronjy RF, Dickstein<br />

ML, et al. Mechanical unloading<br />

during left ventricu<strong>la</strong>r assist device<br />

support increases left ventricu<strong>la</strong>r<br />

col<strong>la</strong>gen cross-linking and<br />

myocardial stiffness. Circu<strong>la</strong>tion<br />

2005;112: 364–74.<br />

· Birks EJ, Tansley PD, Hardy J, et<br />

al. Left ventricu<strong>la</strong>r assist device<br />

and drug therapy for the reversal<br />

of heart failure. N Engl J Med<br />

2006;355:1873–84.<br />

· Klodell CT, Staples ED, Aranda<br />

JM Jr, et al. Managing the postleft<br />

ventricu<strong>la</strong>r assist device<br />

patient. Congest Heart Fail<br />

2006;12:41–5.<br />

· Crow S, John R, Boyle A, et al.<br />

Gastrointestinal bleeding rates<br />

in recipients of nonpulsatile and<br />

pulsatile left ventricu<strong>la</strong>r assist<br />

devices.<br />

· J Thorac Cardiovasc Surg<br />

2009;137:208 –15.<br />

· Oz MC, Rose EA, S<strong>la</strong>ter J, Kuiper<br />

JJ, Catanese KA, Levin HR.<br />

Malignant ventricu<strong>la</strong>r arrhythmias<br />

are well tolerated in patients<br />

receiving long-term left ventricu<strong>la</strong>r<br />

assist devices. J Am Coll Cardiol<br />

1994;24:1688 –91.<br />

· Bedi M, Kormos R, Winowich S,<br />

McNamara DM, Mathier MA,<br />

Murali S. Ventricu<strong>la</strong>r arrhythmias<br />

during left ventricu<strong>la</strong>r assist device<br />

support. Am J Cardiol<br />

2007;99:1151–3.<br />

· Andersen M, Videbaek R, Boesgaard<br />

S, Sander K, Hansen PB,<br />

Gustafsson F. Incidence of ventricu<strong>la</strong>r<br />

arrhythmias in patients on<br />

long-term support with a continuous-flow<br />

assist device (Heart-<br />

Mate II). J Heart Lung Transp<strong>la</strong>nt<br />

2009;28:733–5.<br />

· Piccione W Jr. Left ventricu<strong>la</strong>r<br />

assist device imp<strong>la</strong>ntation: short<br />

and long-term surgical complications.<br />

J Heart Lung Transp<strong>la</strong>nt<br />

2000;19: S89–94.<br />

· Horton SC, Khodaverdian R,<br />

Powers A, et al. Left ventricu<strong>la</strong>r<br />

assist device malfunction: a systematic<br />

approach to diagnosis. J Am<br />

Coll Cardiol 2004; 43:1574–83.<br />

· Lazar RM, Shapiro PA, Jaski BE,<br />

et al. Neurological events during<br />

long-term mechanical circu<strong>la</strong>tory<br />

support for heart failure: the Randomized<br />

Evaluation of Mechanical<br />

Assistance for the Treatment<br />

of Congestive Heart Failure<br />

(REMATCH) experience. Circu<strong>la</strong>tion<br />

2004; 109:2423–7.<br />

N &A mensile italiano del soccorso · Anno 19° · Vol. 217 · Novembre 2010<br />

5


SOCIETÀ ITALIANA SISTEMA 118<br />

PROGETTO NAZIONALE ICTUS<br />

FASE PRE-OSPEDALIERA SIS 118<br />

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE C.O. 118 PER LA “SURVEY”:<br />

GESTIONE DELL’ICTUS IN FASE PREOSPEDALIERA<br />

Un ringraziamento partico<strong>la</strong>re va a tutti i colleghi delle Centrali Operative che hanno partecipato al progetto, fornendo<br />

i dati richiesti in tempi ristretti e l’auspicio che, anche coloro che hanno avuto alcune difficoltà a fornirli in questa prima<br />

fase, partecipino al<strong>la</strong> successiva raccolta dati del<strong>la</strong> “Survey” Nazionale.<br />

Gruppo Gestione del<br />

Paziente con <strong>Ictus</strong><br />

Cerebrale – GPIC<br />

G.F. Vil<strong>la</strong> (Lecco),<br />

A. De Luca (Roma),<br />

F. Bermano, (Genova),<br />

F. Bussani (Perugia),<br />

A. Caminiti (Roma),<br />

M. Campisi (Modena),<br />

S. Ferlito (Imperia),<br />

C. Martina (Biel<strong>la</strong>),<br />

R. Sestili, S.Toppi (Ancona).<br />

E.mail: vil<strong>la</strong>@paginagroup.it<br />

Sito internet: www.sis118.it<br />

6<br />

I<br />

l gruppo di studio<br />

specifico del<strong>la</strong><br />

Società Italiana Si -<br />

stema 118 si è proposto<br />

di organizzare<br />

<strong>la</strong> sua attività per<br />

il progetto nazionale<br />

“ICTUS” andando inizialmente<br />

a rilevare nelle Centrali<br />

Operative (C.O.) 118<br />

una serie di informazioni<br />

utili al<strong>la</strong> identificazione delle<br />

variabili, che faranno parte<br />

di una successiva “Survey”<br />

sul<strong>la</strong> gestione dell’ictus<br />

in fase pre-ospedaliera,<br />

N &A mensile italiano del soccorso · Anno 19° · Vol. 217 · Novembre 2010


SOCIETÀ ITALIANA SISTEMA 118<br />

prevista a partire dal mese di<br />

novembre 2010 per almeno<br />

sei mesi.<br />

Le informazioni richieste<br />

alle C.O. 118 riguardavano<br />

tre aspetti:<br />

disponibilità dei dati nelle<br />

seguenti fasi - “chiamata<br />

e dispacth”, “luogo<br />

dell’evento”;<br />

organizzazione sul territorio<br />

di competenza del<strong>la</strong><br />

gestione dell’ictus in fase<br />

acuta, con partico<strong>la</strong>re riferimento<br />

all’integrazione<br />

funzionale con le strutture<br />

ospedaliere (Pronti Soccorsi,<br />

Dipartimenti di<br />

Emergenza, Stro ke Unit,<br />

Neurochirurgie);<br />

disponibilità di dati di<br />

attività re<strong>la</strong>tivi ai pa zienti<br />

con ictus.<br />

Nel mese di luglio è stato<br />

predisposto quindi un questionario<br />

ed inviato, me -<br />

diante posta elettronica con<br />

lettera di presentazione, a<br />

tutte le 106 C.O. italiane<br />

(invio il 20 luglio).<br />

Le C.O. che hanno scelto di<br />

partecipare all’indagine hanno<br />

inviato i dati tra il 27<br />

luglio e i primi di ottobre del<br />

corrente anno (1° sollecito<br />

via email, 2° per via telefonica<br />

nel mese di Agosto).<br />

N &A mensile italiano del soccorso · Anno 19° · Vol. 217 · Novembre 2010<br />

Risultati indagine<br />

conoscitiva<br />

Dal<strong>la</strong> valutazione delle<br />

schede ricevute è emerso:<br />

in generale una buona<br />

rispondenza al<strong>la</strong> richiesta<br />

del<strong>la</strong> Società scientifica<br />

(62%).<br />

Le C.O. del Sud Italia<br />

hanno risposto solo nel<br />

30% dei casi (8 C.O. su<br />

26);<br />

<strong>la</strong> percentuale di rispondenza<br />

è del 69% per le<br />

CCOO iscritte al<strong>la</strong> SIS<br />

118 e 55% per le non<br />

iscritte<br />

le variabili indicate nel<strong>la</strong><br />

apposita scheda dell’indagine<br />

conoscitiva sono<br />

state in gran parte raccolte<br />

(superando il 90%)<br />

dalle C.O. rispondenti,<br />

con l’eccezione del<strong>la</strong><br />

sca<strong>la</strong> CPSS raccolta solo<br />

nel 28% delle C.O. in<br />

fase di chiamata e nel<br />

70% sul territorio;<br />

un’analisi dei dati di attività,<br />

limitata a 25 C.O.<br />

118 (72% del Nord, 24%<br />

del Centro, 4% del sud)<br />

7<br />

mostra che l’assegnazione<br />

del codice di triage<br />

telefonico “rosso” per<br />

l’evento ictus risulta del<br />

18%. Il dato comunque<br />

andrà rivalutato con <strong>la</strong><br />

survey.<br />

In attesa di iniziare <strong>la</strong> prevista<br />

Survey dell’<strong>Ictus</strong> a livello<br />

territoriale è risultato<br />

opportuno aumentare <strong>la</strong> sensibilizzazione<br />

mediante i<br />

coordinatori di area per il<br />

suo avvio; l’alta rispondenza<br />

delle C.O. non iscritte al<strong>la</strong><br />

SIS118 è stato infatti valutato<br />

come indice del fatto che<br />

l’argomento trattato suscita<br />

un interesse partico<strong>la</strong>re sia<br />

per l’incidenza del<strong>la</strong> patologia<br />

che per le connessioni<br />

con l’ambiente ospedaliero.<br />

Tra i dati più interessanti<br />

raccolti spicca inoltre che le<br />

C.O. dichiarano <strong>la</strong> presenza<br />

di una rete stroke formalizzata<br />

ben nel 65% e comunque<br />

l’esistenza di un percorso<br />

clinico organizzativo territorio/ospedale<br />

nel l’85%<br />

dei casi (97% al nord).<br />

Infine è emerso che, sul<br />

tema in esame, ben l’80% di<br />

esse adottano specifici protocolli<br />

di centrale.<br />

Questo dato diventa essenziale<br />

poichè potrà successivamente<br />

essere utilizzato<br />

congiuntamente all’analisi<br />

dei dati che perverranno su i<br />

singoli casi raccolti con <strong>la</strong><br />

prevista survey che pubblicheremo<br />

al<strong>la</strong> fine del periodo<br />

previsto. Δ<br />

Sul sito internet<br />

del<strong>la</strong> nostra rivista<br />

www.paginagroup.it<br />

nel<strong>la</strong> sezione “eventi”<br />

potrete visionare<br />

gli atti del<br />

convegno SIS 118<br />

svoltosi a Roma nel<br />

mese di giugno 2010<br />

oppure vedere il video<br />

degli interventi su:<br />

http://www.sis118.it/<br />

pagine/congressi<br />

_old.htm


STRATEGIE DEL SOCCORSO<br />

L’IPOTERMIA NEL PAZIENTE<br />

POLITRAUMATIZZATO,<br />

DALL’ACCERTAMENTO ALLA RCP<br />

Evaluation and Treatment of Hypothermia in the Multisystem Trauma Patient<br />

Hypothermia, defined as a core temperature < 35° C, is present in up to 66% of trauma patients and leads to increased morbidity and mortality. The onset of hypothermia occurs early,<br />

while the patient is still in the field and often continues during resuscitation. The clinical presentation is variable according to the severity of hypothermia and several re-warming techniques<br />

are avai<strong>la</strong>ble. Prevention of further heat loss, timely recognition and aggressive management of hypothermia must be started early in the patient’s clinical course, beginning in the<br />

field. The development of treatment protocols (from the field to the Emergency Department and the Intensive Care Unit) may lead to improved management and better patient outcomes.<br />

Keywords: Multisystem Trauma, Hypothermia, Mortality, Re-warming Techniques<br />

GREGORIO RESTA<br />

Infermiere di Area Critica -<br />

Ospedale "E Bassini" Cinisello<br />

Balsamo - A.O. Istituti Clinici<br />

di Perfezionamento (MI).<br />

e.mail: gre975@hotmail.com<br />

Foto di Giampietro Bisaglia.<br />

La bibliografia è disponbile<br />

in redazione su richiesta.<br />

I<br />

traumi rappresentano<br />

da sempre una<br />

delle patologie di<br />

maggiore rilevanza<br />

clinica che giungono<br />

all’attenzione<br />

dei servizi di area critica.<br />

Se si da un occhiata ai libri<br />

e alle riviste che si occupano<br />

di emergenza ci si rende<br />

subito conto che tra le<br />

tematiche più trattate, <strong>la</strong><br />

gestione del paziente traumatizzato,<br />

è tra gli studi<br />

che riscuotono maggiore<br />

interesse per gli operatori<br />

che <strong>la</strong>vorano nel 118 e nelle<br />

U.O. di area critica.<br />

I pazienti traumatizzati<br />

vivono una situazione di<br />

pericolo di vita non dovuta<br />

esclusivamente al<strong>la</strong> gravità<br />

delle lesioni, ma all’associazione<br />

di numerosi fattori.<br />

L’ipotermia è sicura-<br />

8<br />

mente tra questi tanto che<br />

molti studi descrivono <strong>la</strong><br />

triade di morte dei traumi:<br />

ipotermia, acidosi e coagulopatia.<br />

In questo articolo si tratterà<br />

specificamente dell’Ipotermia<br />

per porre l’attenzione a<br />

questo segno, spesso poco<br />

riconosciuto, e per suggerire<br />

alcuni comportamenti<br />

corretti per contrastar<strong>la</strong>.<br />

In molte circostanze l’ipotermia<br />

può essere prevenuta,<br />

riconosciuta e trattata<br />

prima che possa causare<br />

gravi alterazioni.<br />

L’introduzione di un<br />

approccio sistematico, <strong>la</strong><br />

valutazione del rischio e il<br />

trattamento durante il continuum<br />

assistenziale può<br />

portare notevoli benefici ai<br />

pazienti.<br />

Epidemiologia<br />

Negli Stati Uniti l’ipotermia<br />

si verifica dal 21% al<br />

66% di tutti i pazienti traumatizzati,<br />

dove nei pazienti<br />

con Injuri Severity Score<br />

>15 si riscontra ipotermia<br />

dopo il primo giorno di<br />

ricovero in U.T.I. per il<br />

42% delle persone ricoverate.<br />

Le statistiche più recenti<br />

dimostrerebbero come i<br />

traumatizzati gravi giungano<br />

in Pronto Soccorso con<br />

una temperatura corporea<br />

inferiore ai 34°C, che se<br />

non risolta porterebbe un<br />

rischio di morte alto per<br />

temperature inferiori a<br />

32°C .<br />

Uno studio francese condotto<br />

su 89 pazienti ipoter-<br />

N &A mensile italiano del soccorso · Anno 19° · Vol. 217 · Novembre 2010


STRATEGIE DEL SOCCORSO<br />

mici traumatizzati dimostra<br />

che <strong>la</strong> mortalità degli operati<br />

è del 35%. Di tutto il<br />

campione esaminato il 50%<br />

erano traumatizzati cranici,<br />

con una mortalità del 29%.<br />

Anche questo studio rileva<br />

una mortalità del 100% nel<br />

traumatizzato grave associato<br />

ad una temperatura<br />

core < 32°C.<br />

La perdita di calore diventa<br />

drammatica nei pazienti<br />

politraumatizzati che ri -<br />

chiedono una <strong>la</strong>parotomia<br />

esplorativa, alcuni studi fatti<br />

in America hanno dimostrato<br />

che <strong>la</strong> perdita di calore<br />

minima prevista durante<br />

questa procedura è di 4.6<br />

C°/h nonostante le manovre<br />

rianimatorie.<br />

Questo studio sottolinea<br />

l’importanza del<strong>la</strong> perdita<br />

di calore per evaporazione<br />

dal<strong>la</strong> cavità peritoneale. La<br />

maggior parte degli studi<br />

riguardanti l’influenza dell’ipotermia<br />

sui soggetti<br />

politraumatizzati, sono re -<br />

trospettivi e con tutti i limiti<br />

che ne conseguono, <strong>la</strong><br />

questione rimane se sia l’ipotermia<br />

per se stessa o <strong>la</strong><br />

gravità del trauma che ha<br />

portato l’ipotermia a causare<br />

<strong>la</strong> morte.<br />

La rego<strong>la</strong>zione<br />

del<strong>la</strong> temperatura<br />

corporea<br />

I segnali termici captati da<br />

appositi recettori posti nel<strong>la</strong><br />

cute, negli organi addominali,<br />

toracici, e nel mi -<br />

dollo spinale vengono trasportati<br />

al centro termorego<strong>la</strong>tore<br />

ipota<strong>la</strong>mico da<br />

fibre nervose non mieliniche,<br />

le fibre C. A questo<br />

livello gli impulsi sono<br />

integrati e confrontati<br />

con un valore prestabilito<br />

corrispondente<br />

all’incirca a 37 °C, il<br />

“set point”.<br />

Per valori integrati<br />

vicini al valore di<br />

set point (±<br />

0,2°C) non si sviluppa<br />

nessuna reazione<br />

termorego<strong>la</strong>toria.<br />

Questo intervallo è detto<br />

range intersogliare. Se il<br />

valore integrato è al di sotto<br />

o al di sopra del set point<br />

ed oltre il range intersogliare<br />

s’innescano reazioni<br />

termorego<strong>la</strong>torie comportamentali<br />

(vestirsi o spogliarsi,<br />

etc.), ed autonomiche<br />

(vasocostrizione, termogenesi<br />

senza brivido, brivido,<br />

vasodi<strong>la</strong>tazione, sudorazione,<br />

etc.) atte a minimizzare<br />

l’alterazione termica.<br />

Dal punto di vista termofisiologico<br />

possiamo distinguere<br />

nel corpo umano una<br />

parte più calda, il cosiddetto<br />

core, omeoterma con<br />

temperatura di 37°C, una<br />

periferica più fredda 33-<br />

34°C (extremities) e una<br />

detta shell o compartimento<br />

cutaneo con temperatura<br />

di 28-32°C.<br />

La prima, in cui <strong>la</strong> temperatura<br />

rimane costante, è<br />

costituita da cervello, organi<br />

mediastinici ed addominali<br />

(50-60% del<strong>la</strong> massa<br />

corporea); <strong>la</strong> seconda è<br />

costituita sostanzialmente<br />

da arti superiori ed inferiori<br />

(45% del<strong>la</strong> massa corporea)<br />

e funge da tampone nei<br />

confronti delle variazioni<br />

termiche grazie ai fenomeni<br />

di vasocostrizione e di<strong>la</strong>tazione<br />

che in essa avvengono.<br />

Infine il compartimento<br />

cutaneo che ha azione di<br />

filtro tra i due precedenti e<br />

l’ambiente esterno. Tra<br />

compartimento centrale e<br />

periferico, esiste un gradiente<br />

di temperatura di 2-<br />

4 °C determinato dal<strong>la</strong><br />

vasocostrizione del circolo<br />

periferico imposta da sti-<br />

moli tonici ortosimpatici<br />

provenienti dall’ipota<strong>la</strong>mo,<br />

dove è localizzato il centro<br />

termorego<strong>la</strong>tore.<br />

Fisiopatologia<br />

La temperatura corporea è<br />

l’equilibrio tra <strong>la</strong> produzione<br />

e <strong>la</strong> perdita di calore.<br />

L’organismo mantiene<br />

come normorego<strong>la</strong>zione<br />

una temperatura di 37°C e<br />

ogni deviazione di questa<br />

in ciascuna direzione attiva<br />

i meccanismi di termorego<strong>la</strong>zione<br />

che alterano <strong>la</strong> produzione<br />

e <strong>la</strong> dispersione di<br />

calore per riportar<strong>la</strong> al<br />

valore normale.<br />

L’ ipotermia viene definita<br />

come una temperatura<br />

centrale (temperatura co -<br />

re) inferiore a 35°C.<br />

C<strong>la</strong>ssificazione<br />

dell’ipotermia<br />

nel<br />

traumatizzato<br />

lieve < 36°-34°<br />

moderata < 34°-32°<br />

severa < 32°<br />

Al<strong>la</strong> comparsa dell’ipotermia,<br />

l’organismo risponde<br />

nel<strong>la</strong> fase iniziale con una<br />

vasocostrizione per tentare<br />

di ridurre <strong>la</strong> dispersione di<br />

calore. Si possono distinguere<br />

due fasi: con brivido<br />

e senza brivido. La fase di<br />

brivido, riflesso di una reazione<br />

circo<strong>la</strong>toria, metabolica<br />

e neuroendocrina, che<br />

compare in genere tra i 35<br />

e i 30° C, comporta un<br />

aumento del tono musco<strong>la</strong>re.<br />

In differenti popo<strong>la</strong>zioni<br />

di pazienti con diverse tecniche<br />

di misurazione è stato<br />

dimostrato che <strong>la</strong> produzione<br />

di calore aumenta di<br />

quattro volte rispetto al<strong>la</strong><br />

norma, il consumo di ossigeno<br />

da due a cinque volte<br />

il metabolismo addirittura<br />

di sei volte. La vasocostrizione<br />

periferica può fare<br />

aumentare <strong>la</strong> PVC e incrementare<br />

leggermente <strong>la</strong> gittata<br />

cardiaca, ma poiché<br />

quest’ultima resta vicina ai<br />

N &A mensile italiano del soccorso · Anno 19° · Vol. 217 · Novembre 2010<br />

9


STRATEGIE DEL SOCCORSO<br />

Sistema<br />

cardiovasco<strong>la</strong>re<br />

respiratorio<br />

sistema nervoso centrale<br />

renale<br />

ematologico<br />

muscolo scheletrico<br />

gastroenterico<br />

endocrino<br />

valori normali e i fabbisogni<br />

di ossigeno aumentano<br />

drasticamente, ne consegue<br />

un’ipossia. Nel<strong>la</strong> fase senza<br />

brivido che compare sotto<br />

i 30°C, il metabolismo<br />

rallenta drasticamente e<br />

diminuisce il consumo di<br />

O 2: ciò comporta una insufficienza<br />

organica multisistemica.<br />

La termogenesi è assicurata<br />

dal metabolismo di base;<br />

sapendo che questo diminuisce<br />

del 50% quando <strong>la</strong><br />

temperatura raggiunge i<br />

25°C, se ne deduce che il<br />

meccanismo è poco efficace<br />

anche ad una temperatura<br />

sotto i 30°C.<br />

Sebbene <strong>la</strong> glicogenolisi<br />

epatica e musco<strong>la</strong>re possa<br />

causare un aumento del<strong>la</strong><br />

glicemia, tale aumento può<br />

non essere rilevato in soggetti<br />

esausti, defedati o con<br />

ipotermie prolungate.<br />

Quando <strong>la</strong> temperatura<br />

scende sotto i 30°C, il brivido<br />

cessa e l’organismo<br />

10<br />

tachicardia<br />

tachipnea<br />

Lieve 35°-34°<br />

confusione mentale -<br />

amnesia<br />

aumento del<strong>la</strong> diuresi<br />

aumento dell’ematocrito -<br />

diminuzione piastrine e<br />

globuli bianchi -problemi<br />

di coaugu<strong>la</strong>zione<br />

aumento dei brividi<br />

pancreatite - disfunzioni<br />

epatiche<br />

iperglicemia - aumento<br />

metabolismo basale<br />

passa dal<strong>la</strong> fase in cui tenta<br />

di aumentare <strong>la</strong> produzione<br />

di calore ad uno stato simile<br />

all’ibernazione.<br />

Il metabolismo si riduce<br />

drasticamente fino a raggiungere<br />

<strong>la</strong> metà del valore<br />

di base.<br />

Gli effetti dell’ipotermia<br />

sull’organismo, si possono<br />

documentare in quasi tutti<br />

gli organi ed apparati.<br />

Fasi<br />

dell’ipotermia<br />

I° stadio<br />

Cosciente con brivido<br />

temp. centrale 35-32° C<br />

II° stadio<br />

Ridotta coscienza senza<br />

brivido temp. centrale<br />

32-28° C<br />

III° stadio<br />

Incosciente<br />

temp. centrale 28-24° C<br />

Moderata 34°-32°<br />

bradicardia - diminuzione<br />

pressione arteriosa - aritmia<br />

atriale e ventrico<strong>la</strong>re<br />

ipoventi<strong>la</strong>zione - diminuzione<br />

del consumo di O 2 e del<strong>la</strong><br />

produzione di CO 2 - perdita<br />

riflesso del<strong>la</strong> tosse<br />

letargia - allucinazioni -<br />

perdita riflesso pupil<strong>la</strong>re<br />

scarsa produzione di urina<br />

aumento dell'ematocrito -<br />

diminuzione piastrine e<br />

globuli bianchi - problemi<br />

di coaugu<strong>la</strong>zione<br />

diminuzione dei brividi se<br />

T°< 32° - rigidità musco<strong>la</strong>re<br />

pancreatite - disfunzioni<br />

epatiche<br />

diminuzione<br />

del metabolismo basale -<br />

iper o ipoglicemia<br />

IV° stadio<br />

Morte apparente<br />

temp. centrale 24-13.7° C<br />

V° stadio<br />

Morte<br />

temp. centrale < 13.7° C<br />

L’after drop<br />

Questo termine viene utilizzato<br />

per descrivere <strong>la</strong> continua<br />

caduta del<strong>la</strong> temperatura<br />

corporea che può verificarsi<br />

durante le manovre rianimatorie.<br />

La rapida vasodi<strong>la</strong>tazione<br />

periferica dovuta al<br />

riscaldamento, provoca un<br />

ipotensione arteriosa ed un<br />

ritorno paradossale di sangue<br />

freddo verso il core. La<br />

temperatura si abbassa nuovamente<br />

con un rischio<br />

aumentato di aritmie maligne.<br />

L’ipossia dei tessuti<br />

periferici altera <strong>la</strong> normale<br />

fisiologia tessutale passando<br />

da un metabolismo aerobio<br />

ad uno anaerobio che porta<br />

ad una acidosi <strong>la</strong>ttica. Per lo<br />

Severa < 32°<br />

diminuzione del<strong>la</strong> pressione<br />

arteriosa e dell'attività<br />

cardiaca - fibril<strong>la</strong>zione<br />

ventrico<strong>la</strong>re se tc < 28° -<br />

asistolia se tc < 20°<br />

edema polmonare - apnea<br />

coma - perdita riflesso<br />

ocu<strong>la</strong>re<br />

diminuzione del<strong>la</strong> perfusione<br />

renale - scarsa produzione<br />

di urina<br />

aumento dell’ematocrito -<br />

diminuzione piastrine e<br />

globuli bianchi - problemi<br />

di coaugu<strong>la</strong>zione<br />

paziente apparentemente<br />

morto<br />

pancreatite - disfunzioni<br />

epatiche<br />

diminuzione<br />

del metabolismo basale -<br />

iper o ipoglicemia<br />

stesso meccanismo sopradescritto,<br />

l’acido <strong>la</strong>ttico passa<br />

dal<strong>la</strong> periferia al core determinando<br />

una grave acidosi.<br />

Problematiche che<br />

aggravano l’ipotermia<br />

Nel trattamento del paziente<br />

politraumatizzato i fattori<br />

che possono aggravare l’ipotermia<br />

sono tanti: un am -<br />

biente freddo, <strong>la</strong> somministrazione<br />

di anestesia, una<br />

rianimazione con cristalloidi<br />

e colloidi o uso di farmaci<br />

possono ridurre il calore corporeo.<br />

Anche il trasporto e lo<br />

spostamento continuo del<br />

paziente accresce il rischio.<br />

Le problematiche corre<strong>la</strong>te<br />

al trauma che predispongono<br />

all’ipotermia possono essere<br />

così riassunte:<br />

Perdita di calore: ustioni,<br />

emorragie, annegamenti, eviscerazioni,<br />

etilismo, prolungata<br />

esposizione al freddo;<br />

Diminuita produzione di<br />

calore: età (bambini ed<br />

anziani), immobilità funzionale;<br />

Alterazioni dei centri termorego<strong>la</strong>tori:<br />

trauma cranico e<br />

midol<strong>la</strong>re che generano<br />

disfunzioni del SNC,<br />

intossicazioni da metanolo,<br />

intossicazioni da<br />

monossido di carbonio,<br />

anestesia generale, narcotici,<br />

complicanze causate<br />

dal trauma quali<br />

sepsi, emorragie, ecc…<br />

Il paziente traumatizzato è<br />

estremamente critico e può<br />

incorrere in modo repentino<br />

verso una problematica<br />

descritta come <strong>la</strong> triade di<br />

morte dei traumi: ipotermia,<br />

acidosi, coagulopatia. Il<br />

paziente, dunque, si deve<br />

monitorare costantemente<br />

per evitare l’insorgere del<strong>la</strong><br />

triade, che se non interrotta<br />

in tempo può risultare fatale.<br />

Presidi di rilevazione e<br />

monitoraggio del<strong>la</strong> TC<br />

Sonda timpanica (non utilizzabile<br />

in presenza di otorragia,<br />

se posizionata bene<br />

rileva temperature simili<br />

a quelle ottenute da sonde<br />

in arteria polmonare);<br />

Sonda esofagea (facilmente<br />

dislocabile con <strong>la</strong> mobilizzazione<br />

del paziente, non permette<br />

<strong>la</strong> somministrazione di<br />

liquidi, mal tollerata dal<br />

paziente);<br />

Sonda nasofaringea (talvolta<br />

non precisa nei dati);<br />

Sonda vescicale (di facile<br />

posizionamento, economica,<br />

affidabile, vi possono essere<br />

dei falsi in caso di oligoanuria,<br />

pelviperitoniti, <strong>la</strong>vaggi<br />

peritoneali);<br />

Sonda rettale (se posizionata<br />

correttamente è attendibile,<br />

richiede frequenti verifiche);<br />

Sonda in arteria polmonare<br />

(altissima sensibilità, molto<br />

invasiva);<br />

Sonda cutanea (inaffidabile,<br />

vi possono essere variazioni<br />

di 2-3°C al di sotto<br />

N &A mensile italiano del soccorso · Anno 19° · Vol. 217 · Novembre 2010


STRATEGIE<br />

del<strong>la</strong> temperatura timpanica in<br />

presenza di vasocostrizione);<br />

Termometro a mercurio<br />

(poco attendibile, misura<br />

temperature di superficie,<br />

non misura al di sotto dei<br />

35°C - in disuso per normativa<br />

europea);<br />

Termometro per membrana<br />

timpanica (molto utile<br />

durante <strong>la</strong> prima fase, misura<br />

temperature simili a quel<strong>la</strong><br />

centrale ipota<strong>la</strong>mica);<br />

Gli interventi si diversificano<br />

a secondo del grado di ipotermia<br />

del paziente politraumatizzato.<br />

Nel caso di ipotermia<br />

lieve/moderata si possono<br />

mettere in atto numerosi<br />

trattamenti in autonomia<br />

che mirano soprattutto al<strong>la</strong><br />

prevenzione di ulteriore<br />

dispersione di calore per<br />

esempio: <strong>la</strong> rimozione di<br />

indumenti bagnati da liquidi<br />

o sangue, l’asciugare il<br />

paziente in modo adeguato,<br />

l’aumentare <strong>la</strong> temperatura<br />

nel<strong>la</strong> stanza (25-27°C),il<br />

limitare <strong>la</strong> corrente d’aria.<br />

Se invece l’ipotermia è mo -<br />

derata/severo le tecniche utilizzate<br />

prevedono l’intervento<br />

dell’equipe medico-infermieristica.<br />

Riscaldamento<br />

del paziente<br />

Si distinguono tre modalità<br />

di riscaldamento: esterno<br />

passivo, esterno attivo e<br />

interno attivo.<br />

Riscaldamento esterno passivo:<br />

viene ottenuto con l’utilizzo<br />

di coperte e/o teli isotermici<br />

d’alluminio che<br />

impediscono <strong>la</strong> dispersione<br />

del calore. Poiché attraverso<br />

il collo e <strong>la</strong> testa si ha una<br />

rilevante dispersione di calore<br />

radiante (circa il 50%), è<br />

importante che siano coperti.<br />

Questo sistema permette<br />

di guadagnare 0,25-0,5°C/h.<br />

Riscaldamento esterno attivo:<br />

può essere ottenuto con<br />

aria calda fatta passare all’interno<br />

di una intercapedine<br />

formata da due fogli sintetici.<br />

È più efficace del riscaldamento<br />

esterno passivo,<br />

permettendo di aumentare <strong>la</strong><br />

temperatura di 1-2,5°C/h. <strong>la</strong><br />

precauzione da tenere è quel<strong>la</strong><br />

di riscaldare il tronco e<br />

non le estremità, per evitare<br />

il fenomeno dell’after-drop.<br />

Questo fenomeno può essere<br />

evitato somministrando<br />

liquidi caldi. Un altro metodo<br />

è quello di porre sacche di<br />

soluzione salina riscaldata a<br />

40°C attorno al collo, sotto le<br />

ascelle e in regione inguinale.<br />

Questa tecnica consente<br />

di aumentare <strong>la</strong> temperatura<br />

corporea di circa 1°C/h.<br />

Riscaldamento interno attivo:<br />

può essere fatto con sistemi<br />

poco invasivi o molto<br />

invasivi. Tra i sistemi poco<br />

invasivi vi è <strong>la</strong> somministrazione<br />

di liquidi riscaldati a<br />

40-42°C a un flusso di 150-<br />

200 ml/h, stabilito dal<strong>la</strong><br />

American Association of<br />

Bloond Bank. il riscaldamento<br />

può essere ottenuto tramite<br />

appositi sistemi o nel forno<br />

a microonde per pochi<br />

secondi, control<strong>la</strong>ndo <strong>la</strong> temperatura<br />

con il termometro<br />

timpanico. La tecnologia di<br />

riscaldamento del sangue<br />

con microonde ha dimostrato<br />

di poter riscaldare il sangue<br />

in condizioni di sicurezza<br />

fino a 49°C. I liquidi possono<br />

essere somministrati<br />

con appositi infusori che permettono<br />

di mantenere <strong>la</strong> temperatura<br />

fino all’entrata nel<strong>la</strong><br />

vena. Un altro metodo poco<br />

invasivo è quello di far respirare<br />

al paziente l’aria calda e<br />

umidificata fino a 41°C con<br />

l’utilizzo del venti<strong>la</strong>tore, in<br />

uno studio retrospettivo compiuto<br />

da Miller si è dimostrato<br />

che con questa metodica <strong>la</strong><br />

temperatura può aumentare<br />

di 0.5-1,2°C/h. Le modalità<br />

più invasive si riferiscono al<br />

<strong>la</strong>vaggio di cavità con soluzione<br />

fisiologica riscaldata<br />

(stomaco, peritoneo, cavità<br />

pleurica) oppure all’utilizzo<br />

del<strong>la</strong> circo<strong>la</strong>zione extracorporea.<br />

Il <strong>la</strong>vaggio di alcune<br />

cavità, come lo stomaco e<br />

vescica, è descritto in pochi<br />

<strong>la</strong>vori e non ne è chiara l’efficacia.<br />

Il <strong>la</strong>vaggio del<strong>la</strong><br />

cavità pleurica permette di<br />

usare grandi volumi, fino a<br />

120 l/h se vengono posizionati<br />

due drenaggi, uno in<br />

entrata al 2° spazio interco-<br />

N &A mensile italiano del soccorso · Anno 19° · Vol. 217 · Novembre 2010<br />

11


STRATEGIE DEL SOCCORSO<br />

La tabel<strong>la</strong> indica le differenze del<strong>la</strong> RCP tra paziente omotermico e ipotermico severo, <strong>la</strong> giusta esecuzione delle<br />

compressioni toraciche e i vantaggi/svantaggi del<strong>la</strong> somministrazione di farmaci durante le procedure ALS.<br />

http://www.aineva.it/pubblica/neve47/ipotermia.html<br />

stale anteriormente e il<br />

secondo al 4° spazio a livello<br />

del<strong>la</strong> ascel<strong>la</strong>re posteriore,<br />

ma è poco utilizzato. È anche<br />

possibile utilizzare un unico<br />

spazio, ma in questo caso il<br />

liquido va fatto permanere<br />

all’interno del cavo pleurico<br />

per circa 20 minuti. Queste<br />

metodiche, anche se efficaci,<br />

in realtà sono poco usate nel<strong>la</strong><br />

pratica clinica. Più usato<br />

invece è il <strong>la</strong>vaggio peritoneale<br />

con soluzione fisiologica<br />

o con soluzione dialitica.<br />

L’utilizzo di questa tecnica<br />

permette di trattare l’eventuale<br />

insufficienza renale. I<br />

metodi che utilizzano il<br />

riscaldamento extra-corporeo<br />

sembrano essere i più<br />

efficaci. In partico<strong>la</strong>re, l’utilizzo<br />

del bypass cardiopolmonare<br />

si è dimostrato molto<br />

efficace, specialmente in<br />

condizioni di arresto cardiorespiratorio<br />

questa tecnica<br />

sembra essere il trattamento<br />

di scelta. Essa permette di<br />

riscaldare rapidamente il<br />

paziente (fino a 1°C ogni 5<br />

minuti), fornire un supporto<br />

circo<strong>la</strong>torio, ossigenare il<br />

sangue e può essere combinata<br />

con l’emodialisi. Il problema<br />

di questa tecnica è che<br />

deve essere eseguita in centri<br />

partico<strong>la</strong>rmente attrezzati<br />

con personale medico-infermieristico<br />

altamente qualifi-<br />

12<br />

cato. Due altre metodiche<br />

sono utili in pazienti con adeguati<br />

valori pressori e non in<br />

arresto di circolo: il riscaldamento<br />

continuo artero-venoso<br />

e il bypass veno-venoso.<br />

Come utilizzare nel<strong>la</strong><br />

pratica le tecniche<br />

di riscaldamento<br />

Durante il riscaldamento il<br />

paziente dovrebbe essere<br />

monitorizzato per <strong>la</strong> tempe-<br />

ratura corporea centrale. In<br />

caso di ipotermia lieve (35-<br />

32°C), sono sufficienti il<br />

riscaldamento esterno passivo,<br />

l’utilizzo di liquidi caldi<br />

per os e un apporto calorico<br />

adeguato. È importante<br />

asciugare bene il paziente.<br />

Nell’ipotermia moderata<br />

(32-28°C), quei pazienti<br />

che hanno una temperatura<br />

tra i 32 e i 30°C dovrebbero<br />

essere sottoposti a riscal-<br />

damento passivo e attivo<br />

esterno secondo le modalità<br />

sopra riportate. Invece per<br />

quelli tra i 30 e i 28°C o con<br />

ipotermia grave (<br />

10 mEq/l, l’asfissia che ha<br />

preceduto l’arresto, e <strong>la</strong> presenza<br />

di gravi lesioni traumatiche.<br />

Nel caso di arresto<br />

cardiorespiratorio <strong>la</strong> RCP<br />

va iniziata subito e continuata<br />

finchè il paziente non<br />

arriva ai 30°C, dopo di chè<br />

è possibile utilizzare i farmaci<br />

e defibril<strong>la</strong>re il paziente<br />

se il ritmo è una FV.<br />

Trattamento<br />

extraospedaliero<br />

La priorità maggiore nel<br />

trattamento extraospedaliero<br />

per un paziente ipotermico<br />

è <strong>la</strong> stabilizzazione,<br />

minimizzando l’ulteriore<br />

perdita di calore e provvedendo<br />

a un trasporto rapido<br />

in una struttura dove possa<br />

essere fornita una cura definitiva.<br />

Poiché a causa dell’ipotermia<br />

si ha anche ipoventi<strong>la</strong>zione<br />

sarà cura dell’equipe<br />

sanitaria valutare<br />

costantemente <strong>la</strong> presenza<br />

La tabel<strong>la</strong> ci illustra un esempio di algoritmo per il trattamento extraospedaliero dell’ipotermia in base al<strong>la</strong> presenza<br />

del polso del respiro e del<strong>la</strong> temperatura (32°C).<br />

http://www.aineva.it/pubblica/neve47/ipotermia.html<br />

N &A mensile italiano del soccorso · Anno 19° · Vol. 217 · Novembre 2010


STRATEGIE<br />

di respiro spontaneo e <strong>la</strong><br />

pervietà delle vie aeree.<br />

Si dovrebbe somministrare<br />

a tutti i pazienti ossigenoterapia,<br />

se necessario con<br />

supporto venti<strong>la</strong>torio. Se il<br />

paziente è veramente in<br />

apnea o in bradipnea si deve<br />

procedere con l’intubazione.<br />

Si deve valutare anche<br />

l’attività elettrica cardiaca<br />

non appena possibile; se<br />

fosse presente un ritmo<br />

organizzato si dovranno<br />

valutare i polsi. Questi a<br />

causa del<strong>la</strong> grave vasocostrizione<br />

associata all’ipotermia<br />

possono essere difficili<br />

da valutare, quindi si<br />

possono cercare il polso<br />

carotideo o femorale per<br />

almeno 30-45 secondi<br />

(secondo le linee guida dell’American<br />

College of Cardiology).<br />

Se assenti si deve<br />

iniziare <strong>la</strong> rianimazione cardio-polmonare.<br />

Il timore di<br />

indurre in fibril<strong>la</strong>zione ventrico<strong>la</strong>re<br />

attraverso <strong>la</strong> mobilizzazione<br />

del paziente è<br />

ingiustificata e non dovrebbe<br />

mai ritardare l’inizio del<br />

trattamento. Se il paziente<br />

ha un livello di coscienza<br />

ridotto, si deve eseguire una<br />

glicemia capil<strong>la</strong>re. Se non è<br />

possibile si dovrà somministrare<br />

glucosio per via<br />

endovenosa; inoltre con<br />

pazienti letargici o comatosi<br />

nei quali si sospetta l’overdose<br />

da oppiacei si<br />

dovrebbe valutare <strong>la</strong> somministrazione<br />

di naloxone,<br />

poiché l’overdose da oppiacei<br />

e l’ipotermia spesso si<br />

verificano contemporaneamente.<br />

Se le prime mosse<br />

sono <strong>la</strong> valutazione primaria<br />

e il trattamento delle<br />

lesioni coesistenti, successivamente<br />

si penserà a un trasporto<br />

rapido e al<strong>la</strong> prevenzione<br />

dell’ulteriore perdita<br />

di calore. Sarà necessario<br />

rimuovere qualunque abito<br />

bagnato o stretto, asciugare<br />

bene, avvolgendo quindi il<br />

paziente con coperte calde<br />

per favorire il riscaldamento<br />

passivo. Benchè minimizzare<br />

il tempo di conge<strong>la</strong>mento<br />

sia importante per<br />

il massimo salvataggio dei<br />

tessuti nei casi di conge<strong>la</strong>mento,<br />

ogni fattore che porti<br />

potenzialmente a un ri -<br />

scaldamento incompleto o<br />

al riconge<strong>la</strong>mento rende il<br />

riscaldamento sul campo un<br />

progetto a rischio.<br />

Conclusioni<br />

L’obiettivo di questa trattazione<br />

è quello di trasmettere<br />

l’importanza che oggi riveste<br />

l’ipotermia nei pazienti<br />

traumatizzati, affinché venga<br />

prevenuta e trattata. L’assistenza<br />

in am biente extraospedaliero<br />

è cardinale per<br />

offrire al<strong>la</strong> persona una<br />

risposta al<strong>la</strong> richiesta di aiuto,<br />

soprattutto per abbassare<br />

il picco di morte del<strong>la</strong> maggior<br />

parte dei pazienti traumatizzati,<br />

non dimenticando<br />

che tra i fattori di rischio vi<br />

è proprio l’ipotermia. Persone<br />

che prima morivano sul<br />

luogo o nei primi istanti del<strong>la</strong><br />

loro presa in carico nei<br />

Pronto Soccorso ora sopravvivono<br />

grazie alle migliorate<br />

tecniche, alle conoscenze<br />

e alle nuove tecnologie. Sviluppare<br />

un approccio sistematico<br />

all’accertamento del<br />

rischio e al<strong>la</strong> rego<strong>la</strong>zione<br />

del<strong>la</strong> temperatura durante il<br />

continuum assistenziale può<br />

essere <strong>la</strong> risposta unica<br />

necessaria per risolvere il<br />

problema di salute del<strong>la</strong> persona.<br />

Quando il grado di<br />

ipotermia raggiunge livelli<br />

moderati o gravi, con le problematiche<br />

che ne derivano,<br />

<strong>la</strong> gestione del fenomeno<br />

diventa col<strong>la</strong>borativa tra le<br />

figure del soccorso. In un<br />

contesto dove ogni figura<br />

professionale partecipa al<strong>la</strong><br />

gestione del soccorso è utile<br />

avere degli operatori preparati<br />

a rispondere in modo<br />

preciso e a saper essere nel<br />

contesto dell’equipe sanitaria.<br />

Quindi le chiavi del successo<br />

di un programma di<br />

controllo del<strong>la</strong> temperatura<br />

sono un livello di consapevolezza<br />

e un approccio co -<br />

sciente e organizzato.<br />

Sarebbe auspicabile <strong>la</strong> diffusione<br />

di una ben conosciuta<br />

strategia di intervento standardizzato,<br />

che coinvolga il<br />

sistema di emergenza territoriale,<br />

i pronto soccorso e le<br />

unità operative di terapia<br />

intensiva. Δ<br />

N &A mensile italiano del soccorso · Anno 19° · Vol. 217 · Novembre 2010<br />

13


MEDICINA D’EMERGENZA MEDICINA D’EMERGENZA MEDICINA D’EMERGENZ<br />

Pubblichiamo il secondo di alcuni articoli inerenti le ferite da sistemi di lesione volontaria, che causano gravi danni evolutivi<br />

sull’organismo umano. La completezza medico-legale delle descrizioni delle ferite inferte risulta importante come monito<br />

ai soccorritori per utilizzare le dovute attenzioni negli interventi sul<strong>la</strong> cosidetta “Scena del Crimine”.<br />

FERITE DA ARMI DA FUOCO LEGGERE<br />

2. LE LESIONI “IMPROPRIE”<br />

PARTE PRIMA DI TRE<br />

Light firearms<br />

The most important injury caused by a bullet shot is the fire-arms wound that is basically composed of the entrance hole, the intermediary and the exit hole (if there is any). However it<br />

is important to underline that the injury we can find after the shooting is not necessarily only connected to the bullet motion. Some aspects of the lesion we see around the entrance hole<br />

of the bullet can be re<strong>la</strong>ted to different phenomena happening at the same time wich interfere with the target. The above-mentioned phenomena are of great interest both to the forensic<br />

pathologist and to the staff of emergency departments assisting the victims of these wounds.<br />

Keywords: Fire-Arms Wound, Injury, Entrance Hole, Intermediary, Exit Hole,Shooting Gas, Gun Air.<br />

ANTONIO IESURUM*<br />

ELENA INVERNIZZI*<br />

MASSIMO IZZI**<br />

FABRIZIO LANDUZZI*<br />

EVA MONTANARI*<br />

* MD Dip Med San pubbl.<br />

Sez Med legale – UniBO.<br />

* * Infermiere spec Area critica.<br />

Facoltà Med Chir – UniBO.<br />

e.mail: massimo.izzi@unibo.it<br />

Foto fornite dagli autori ove<br />

non diversamente specificato.<br />

a lesività più im -<br />

portante indotta<br />

da un proiettile<br />

animato - nonché<br />

finalità principale<br />

per <strong>la</strong> quale l’arma da fuoco<br />

portatile viene concepita1-<br />

è <strong>la</strong> ferita d’arma da<br />

fuoco, composta sostanzialmente<br />

dal foro d’entrata,<br />

dal tramite e dall’eventuale<br />

foro d’uscita2 L<br />

.<br />

Tuttavia, preme qui sottolineare<br />

come <strong>la</strong> lesività<br />

riscontrabile dopo uno sparo<br />

non sia necessariamente<br />

legata all’esclusiva azione<br />

del proiettile. Alcuni aspetti<br />

lesivi, infatti, benché rilevabili<br />

attorno al foro d’entrata<br />

del<strong>la</strong> ferita d’arma da<br />

fuoco indotta prevalentemente<br />

dall’azione del<br />

proiettile, sono invece riferibili<br />

ad altri fenomeni con-<br />

14<br />

testuali che, in partico<strong>la</strong>ri<br />

condizioni, riescono an -<br />

ch’essi ad interferire col<br />

bersaglio, anche non in<br />

stretto rapporto di vicinanza<br />

con l’accennato foro<br />

d’ingresso.<br />

Ne è un esempio <strong>la</strong> lesività<br />

determinata da quel violento<br />

flusso di gas – denominato<br />

vento di bocca – che immediatamente<br />

segue l’uscita<br />

del proiettile dal<strong>la</strong> bocca<br />

dell’arma ed al quale, qualora<br />

lo sparo avvenga con <strong>la</strong><br />

canna introdotta nel<strong>la</strong> bocca<br />

del<strong>la</strong> vittima, sono riferibili<br />

quelle <strong>la</strong>cerazioni - <strong>la</strong> cui<br />

disposizione (radiale o concentrica)<br />

sembra ricalcare<br />

quel<strong>la</strong> delle forze pressorie<br />

di esse causative - talvolta<br />

riscontrabili sul<strong>la</strong> cute periorale<br />

e sulle mucose <strong>la</strong>biali<br />

esterne.<br />

La frequenza del rilievo di<br />

tali <strong>la</strong>cerazioni, che si formerebbero<br />

quindi su di un<br />

piano diverso da quello in<br />

cui si riscontra il foro d’entrata<br />

del proiettile, risulta<br />

essere direttamente proporzionale<br />

al<strong>la</strong> potenza dell’arma<br />

impiegata.<br />

Questo argomento è stato<br />

approfondito da Faller-<br />

Marquadt e Pol<strong>la</strong>k (2002) 3<br />

che considerano questi<br />

peculiari quadri lesivi come<br />

“<strong>la</strong>cerazioni simili a segni<br />

di stiramento cutaneo”<br />

(stretchmark-like tear),<br />

ricomprendendo in tale<br />

gruppo di lesioni anche le<br />

<strong>la</strong>cerazioni che si realizzano<br />

per spari esplosi a contatto<br />

in altre sedi del<strong>la</strong> faccia,<br />

aventi tuttavia in comune<br />

con quelle inizialmente<br />

citate alcune partico<strong>la</strong>rità<br />

anatomiche, oltre che <strong>la</strong><br />

tipologia dell’arma impiegata.<br />

In ogni caso tali lesioni so -<br />

no accomunate dal medesimo<br />

meccanismo produttivo,<br />

rappresentato da una<br />

violenta sovradistensione<br />

del<strong>la</strong> cute determinata sia<br />

dal vento di bocca sia dal<strong>la</strong><br />

cavità temporanea che<br />

accompagna lo spostamento<br />

del proiettile e di cui tratteremo<br />

successivamente.<br />

Gli spari<br />

ravvicinati<br />

al capo<br />

e al volto<br />

Dal<strong>la</strong> disamina delle risultanze<br />

di una revisione di<br />

114 autopsie re<strong>la</strong>tive a casi<br />

di ferimenti per colpo d’arma<br />

da fuoco esploso in<br />

cavità orale o al capo a contatto,<br />

i cennati Autori ne<br />

hanno evidenziati so<strong>la</strong>mente<br />

20 nei quali erano state<br />

descritte in specifiche sedi<br />

del<strong>la</strong> faccia dette <strong>la</strong>cerazioni<br />

da sovrastiramento. Erano<br />

invece assenti in 40 casi<br />

ove erano state impiegate<br />

armi da fuoco cal. 22 rim-<br />

fire o cal. 25 ACP e in altri<br />

in cui il proiettile aveva<br />

attinto <strong>la</strong> regione occipitale<br />

o quel<strong>la</strong> temporale o quel<strong>la</strong><br />

parietale, nonché in quelli<br />

nei quali le <strong>la</strong>bbra del<strong>la</strong> vittima<br />

non erano rimaste ben<br />

col<strong>la</strong>bite al<strong>la</strong> canna infi<strong>la</strong>ta<br />

in cavità orale, cioè nei casi<br />

in cui il piano di vo<strong>la</strong>ta dell’arma<br />

non era stato mantenuto<br />

a stretto contatto del<strong>la</strong><br />

cute, così consentendo un<br />

pur parziale sfiato esterno<br />

al vento di bocca.<br />

I 20 casi significativi ri -<br />

guardavano invece più<br />

potenti spari ermetici a<br />

fughe esterne di gas, con<br />

se di di applicazione o<br />

intraorale o sottomentoniera<br />

(regione miloioidea) o<br />

N &A mensile italiano del soccorso · Anno 19° · Vol. 217 · Novembre 2010


ZA MEDICINA D’EMERGENZA<br />

medio-frontale (sedi quindi<br />

collocabili tutte approssimativamente<br />

lungo l’asse<br />

mediano del<strong>la</strong> faccia) e le<br />

<strong>la</strong>cerazioni da stiramento<br />

del<strong>la</strong> cute si riscontravano -<br />

in ordine decrescente di<br />

frequenza - alle <strong>la</strong>bbra ed<br />

alle commessure <strong>la</strong>biali,<br />

sul<strong>la</strong> cute circostante gli<br />

occhi, sulle pieghe naso<strong>la</strong>biali<br />

e sulle guance, ove si<br />

distribuivano perlopiù simmetricamente<br />

rispetto al<strong>la</strong><br />

linea mediana del<strong>la</strong> faccia,<br />

seguendo le linee di fendibilità<br />

del<strong>la</strong> cute.<br />

Avendosi constatato che le<br />

sedi di tali <strong>la</strong>cerazioni erano<br />

quelle sia caratterizzate<br />

da fisiologica riduzione<br />

dell’e<strong>la</strong>sticità cutanea che<br />

maggiormente assoggettate<br />

all’azione di stiramento dei<br />

tessuti molli operata dai gas<br />

di sparo e che, come accennato,<br />

le forze tensive <strong>la</strong> cute<br />

sono quelle del<strong>la</strong> dispersione<br />

dei gas di sparo entrati<br />

nell’apertura e nel tramite<br />

dietro al proiettile, nonché<br />

quelle, ad esso centrifughe,<br />

del<strong>la</strong> cavità temporanea (di<br />

cui si tratterà in seguito),<br />

viene confermato ulteriormente<br />

il concorso di più<br />

fattori nel<strong>la</strong> formazione<br />

delle fenditure qui in argomento,<br />

<strong>la</strong> cui genesi viene<br />

accuratamente studiata dai<br />

cennati Autori.<br />

Tali Autori rammentano<br />

come le fibre col<strong>la</strong>gene dei<br />

connettivi di sostegno del<strong>la</strong><br />

cute si dispongano, negli<br />

strati più profondi, al<strong>la</strong><br />

stregua di tralci scarsamente<br />

e<strong>la</strong>stici infissi perpendico<strong>la</strong>rmente,<br />

ma quando<br />

esse divengono superficiali,<br />

si fanno trasversali, cioè<br />

parallele al piano cutaneo,<br />

anche intersecandosi per<br />

formare una sorta di grata<br />

consensuale al<strong>la</strong> stessa<br />

superficie cutanea e divenendo<br />

così molto più e<strong>la</strong>stiche<br />

che non in profondità.<br />

Tale grata - se sottoposta<br />

a forza premente -<br />

al<strong>la</strong>rgherà le sue maglie,<br />

aumentando quindi <strong>la</strong> di -<br />

N &A mensile italiano del soccorso · Anno 19° · Vol. 217 · Novembre 2010<br />

15


MEDICINA D’EMERGENZA MEDICINA D’EMERGENZA MEDICINA D’EMERGENZ<br />

stanza tra le fibre col<strong>la</strong>gene<br />

che <strong>la</strong> costituiscono 4 .<br />

Se detta distensione è<br />

eccessiva, <strong>la</strong> forza tensile<br />

viene trasmessa anche al<strong>la</strong><br />

soprastante e meno e<strong>la</strong>stica<br />

epidermide che si <strong>la</strong>scia<br />

così <strong>la</strong>cerare proprio in corrispondenza<br />

dei vuoti creati<br />

dall’avvenuto distanziamento<br />

tra le maglie di col<strong>la</strong>gene,<br />

venendosi a determinare<br />

un quadro di piccole,<br />

ondu<strong>la</strong>te e fitte <strong>la</strong>cerazioni<br />

cutanee, che ricalcano<br />

le linee di fendibilità del<strong>la</strong><br />

cute.<br />

Al<strong>la</strong> formazione di dette<br />

<strong>la</strong>cerazioni concorrono sia<br />

le caratteristiche strutturali<br />

proprie del<strong>la</strong> cute facciale<br />

(diversa da quel<strong>la</strong> di altre<br />

sedi corporee tanto per <strong>la</strong><br />

partico<strong>la</strong>re delicatezza<br />

quanto per <strong>la</strong> peculiare <strong>la</strong>ssità<br />

del<strong>la</strong> trama sottocutanea),<br />

sia le variazioni del<strong>la</strong><br />

fascia superficiale del<strong>la</strong><br />

faccia, più sviluppata e<br />

dura nelle sue porzioni<br />

<strong>la</strong>terali (fascia parotideo<br />

masseterica) ed invece<br />

assente nel<strong>la</strong> regione anteriore-paramediana<br />

del<strong>la</strong><br />

faccia stessa, che così<br />

diventa partico<strong>la</strong>rmente<br />

suscettibile di <strong>la</strong>cerazioni<br />

da sovradistensione cutanea<br />

(proprio negli spari sottomentonieri,<br />

in bocca e al<br />

centro del<strong>la</strong> fronte).<br />

Foto di Giampietro Bisaglia.<br />

16<br />

A detta degli Autori, anche<br />

<strong>la</strong> disposizione dei muscoli<br />

mimici influenzerebbe <strong>la</strong><br />

direzione delle fenditure da<br />

sovradistensione, visto che<br />

esse risultano quasi perpendico<strong>la</strong>ri<br />

al<strong>la</strong> direzione delle<br />

loro fibre musco<strong>la</strong>ri; infatti,<br />

le <strong>la</strong>cerazioni attorno<br />

al<strong>la</strong> bocca, talora riscontrabili<br />

nei casi in argomento,<br />

hanno disposizione raggiata,<br />

quindi perpendico<strong>la</strong>re al<br />

muscolo orbico<strong>la</strong>re del<strong>la</strong><br />

stessa bocca.<br />

Né è ininfluente - sul<strong>la</strong><br />

genesi e sul<strong>la</strong> morfologia di<br />

tale speciale lesività - <strong>la</strong><br />

forma dei piani ossei più<br />

esterni, evidenziandosi co -<br />

me <strong>la</strong> squama frontale consenta<br />

lo scol<strong>la</strong>mento dei<br />

soprastanti tessuti molli ad<br />

opera dello sfiato di gas a<br />

forte pressione che va così<br />

ad aprirsi un varco verso il<br />

basso, tra essi e i soprastanti<br />

tessuti molli.<br />

Quando tale forza scol<strong>la</strong>nte<br />

- e contemporaneamente<br />

stirante - dei tessuti molli<br />

riesce ad estendersi fino<br />

agli angoli interni di en -<br />

trambi gli occhi, lì si manifestano<br />

delle <strong>la</strong>cerazioni<br />

cutanee che, proprio per <strong>la</strong><br />

distanza dal punto di<br />

appoggio dell’arma, po -<br />

trebbero apparire scollegate<br />

dall’azione dello sparo.<br />

Qualora un colpo al<strong>la</strong> fron-<br />

Foto di Giampietro Bisaglia.<br />

te sia stato esploso da<br />

un’arma partico<strong>la</strong>rmente<br />

potente, le forze sviluppatesi<br />

potrebbero essere in<br />

grado di determinare lesività<br />

simi<strong>la</strong>ri financo a livello<br />

delle regioni cutanee<br />

nasali.<br />

Negli spari con punto di<br />

applicazione sottomentoniero<br />

o sul pa<strong>la</strong>to duro, il<br />

passaggio del proiettile<br />

verso l’alto - in profondità<br />

o nel contesto dei tessuti<br />

molli del<strong>la</strong> faccia- può contemporaneamente<br />

produrre<br />

<strong>la</strong>cerazioni simmetriche da<br />

stiramento alle <strong>la</strong>bbra,<br />

guance, pliche geniene e<br />

agli angoli degli occhi.<br />

Per quel che attiene ai colpi<br />

esplosi in cavità orale,<br />

Faller-Marquadt e Pol<strong>la</strong>k 5<br />

nel loro <strong>la</strong>voro, non si interessano<br />

di eventuali lesività<br />

a carico delle mucose interne,<br />

di struttura indubbiamente<br />

diversa dal<strong>la</strong> cute e<br />

le prime a venir investite<br />

dal vento di bocca, così non<br />

potendosi venire a conoscenza<br />

se in corrispondenza<br />

delle <strong>la</strong>cerazioni cutanee<br />

periorali dei loro casi vi<br />

fossero state anche <strong>la</strong>cerazioni<br />

del<strong>la</strong> mucosa o se ve<br />

ne fossero di indipendenti<br />

da quelle, ovvero se qualcuna<br />

di esse fosse a tutto<br />

spessore, nonché se - tra i<br />

cadaveri oggetto del loro<br />

studio - ve ne fosse qualcuno<br />

con sole <strong>la</strong>cerazioni delle<br />

mucose orali. Al riguardo,<br />

alcune considerazioni<br />

inducono a ritenere che,<br />

anche se dette mucose sono<br />

le prime a essere investite<br />

dai gas di sparo in espansione,<br />

ciò non significhi<br />

che siano anche più suscettibili<br />

al<strong>la</strong> discontinuazione<br />

rispetto al<strong>la</strong> cute.<br />

Infatti, ipotizzando che le<br />

differenze istologiche tra <strong>la</strong><br />

cute delle guance e <strong>la</strong><br />

mucosa del<strong>la</strong> cavità orale<br />

siano minime - quindi trascurabili<br />

ai fini di un’opposizione<br />

alle forze espansive<br />

dei gas - e immaginando (in<br />

rapporto al<strong>la</strong> modalità<br />

eccentrica sia delle forze di<br />

espansione dei gas, sia di<br />

quelle corre<strong>la</strong>te di distensione)<br />

<strong>la</strong> mucosa orale e <strong>la</strong><br />

cute delle guance come<br />

superfici di due sfere concentriche,<br />

di cui <strong>la</strong> prima di<br />

raggio minore del<strong>la</strong> seconda,<br />

per <strong>la</strong> legge di La P<strong>la</strong>ce<br />

6 (che pone in re<strong>la</strong>zione<br />

tra loro pressione, tensione<br />

superficiale e raggi di curvatura)<br />

<strong>la</strong> superficie più<br />

interna risulterebbe anche<br />

<strong>la</strong> più resistente con <strong>la</strong> conseguenza<br />

che una stessa<br />

pressione espansiva do -<br />

vrebbe trovare una maggior<br />

resistenza al<strong>la</strong> discontinuazione<br />

in corrispondenza<br />

delle più ravvicinate mucose<br />

che non a livello del<strong>la</strong><br />

cute.<br />

Inoltre, sempre ipotizzando<br />

caratteristiche in qualche<br />

modo sovrapponibili tra <strong>la</strong><br />

struttura istologica cutanea<br />

e quel<strong>la</strong> mucosa, comunque<br />

muterebbe <strong>la</strong> loro disposi-<br />

N &A mensile italiano del soccorso · Anno 19° · Vol. 217 · Novembre 2010


ZA MEDICINA D’EMERGENZA<br />

zione strutturale rispetto<br />

al<strong>la</strong> direzione delle forze<br />

espansive. Infatti, il reticolo<br />

col<strong>la</strong>geno del<strong>la</strong> mucosa, per<br />

primo investito dalle forze<br />

d’impatto, poggerebbe sulle<br />

fibre perpendico<strong>la</strong>ri, meno<br />

e<strong>la</strong>stiche e più esterne al<strong>la</strong><br />

direzione delle forze (perciò<br />

contrastanti <strong>la</strong> sovradistensione),<br />

ma an che, pur indirettamente,<br />

su tessuto adiposo<br />

(ben rappresentato a<br />

livello delle guance e poco<br />

e<strong>la</strong>stico) ovvero su spessi<br />

piani mu sco<strong>la</strong>ri che, nel<strong>la</strong><br />

fattispecie, potrebbero risultare<br />

meno e<strong>la</strong>stici a causa di<br />

una loro eventuale contrazione<br />

finalizzata al<strong>la</strong> chiusura<br />

delle <strong>la</strong>bbra attorno al<strong>la</strong><br />

canna, ovvero a istintivi e<br />

quanto mai inutili atti di<br />

difesa, propri di chi si aspetta<br />

un trauma in quel<strong>la</strong> sede,<br />

e che comunque, anche in<br />

caso di loro ri<strong>la</strong>ssatezza,<br />

sono re<strong>la</strong>tivamente meno<br />

e<strong>la</strong>stici dell’esile reticolo di<br />

col<strong>la</strong>gene del<strong>la</strong> mucosa proprio<br />

in ragione del loro più<br />

ampio spessore.<br />

Per aversi un al<strong>la</strong>rgamento<br />

delle maglie di un reticolo<br />

e<strong>la</strong>stico, esso deve disporre<br />

di spazio libero nel<strong>la</strong> direzione<br />

del<strong>la</strong> sua compressione,<br />

cioè al di là del<strong>la</strong> sua<br />

superficie di estensione e,<br />

mancando una libertà di<br />

escursione, perché ostaco<strong>la</strong>ta<br />

da strutture meno<br />

deformabili, ne conseguirà<br />

quindi anche un minor<br />

al<strong>la</strong>rgamento delle maglie,<br />

poiché quest’ultimo risulta<br />

direttamente proporzionale<br />

al<strong>la</strong> possibilità di escursione<br />

del reticolo.<br />

Pertanto, nel caso di sparo<br />

esploso in cavità orale, ciò<br />

determinerebbe una produzione<br />

di <strong>la</strong>cerazioni da tensione<br />

sulle mucose meno<br />

intensa, o addirittura assente,<br />

rispetto a quel<strong>la</strong> sul<strong>la</strong><br />

cute.<br />

I citati Autori, inoltre, non<br />

hanno segna<strong>la</strong>to altri tipi<br />

diversi di lesività 7 spesso<br />

riscontrabili in cavità orale<br />

- dopo uno sparo esploso da<br />

un’arma in essa introdotta -<br />

quali ecchimosi delle<br />

mucose interne lontane dall’orifizio<br />

d’ingresso del<br />

proiettile (contornato dal<br />

normale alone ecchimotico),<br />

ecchimosi sul<strong>la</strong> superficie<br />

del<strong>la</strong> lingua (dovute a<br />

azione contusiva contro<br />

elementi dentali, per suo<br />

brusco spostamento indotto<br />

dai gas di sparo), avulsioni<br />

di elementi dentali affetti<br />

da preesistenze ovvero fa -<br />

vorite da rime di fratture<br />

ossee irraggiate fino alle<br />

cavità alveo<strong>la</strong>ri 8 ed ecchimosi<br />

che si appalesano sul<strong>la</strong><br />

mucosa, indicative di<br />

sottostanti processi fratturativi<br />

9 .<br />

Esperimenti “in<br />

vitro” su animali<br />

deceduti<br />

Pusckas e Rumney<br />

(2003) 10 , dopo verifica sperimentale<br />

su teste di pecore<br />

macel<strong>la</strong>te, giunsero al<strong>la</strong><br />

conclusione che le fratture<br />

bi<strong>la</strong>terali dei processi coronoidei<br />

di una mandibo<strong>la</strong><br />

umana, trovata assieme ad<br />

altri resti scheletrici sparsi<br />

in un’area di un parco<br />

nazionale canadese, fossero<br />

derivate proprio dall’a-<br />

N &A mensile italiano del soccorso · Anno 19° · Vol. 217 · Novembre 2010<br />

17


MEDICINA D’EMERGENZA MEDICINA D’EMERGENZA MEDICINA D’EMERGENZ<br />

Foto di Giampietro Bisaglia.<br />

zione dei gas di sparo di<br />

un’arma da fuoco ad alta<br />

velocità esplosa in bocca,<br />

piuttosto che dai morsi di<br />

animali predatori che,<br />

comunque, avevano <strong>la</strong>sciato<br />

su quel reperto osseo<br />

umano marcature dentarie<br />

comprovanti un loro avvenuto<br />

intervento post mortem.<br />

In tale caso, <strong>la</strong> dispersione<br />

del<strong>la</strong> mandibo<strong>la</strong>, dei resti<br />

scheletrici del tronco e<br />

degli arti inferiori di un<br />

soggetto umano adulto di<br />

sesso maschile, successivamente<br />

identificato, era<br />

avvenuta proprio ad opera<br />

di animali predatori, come<br />

si deduceva dalle marcature<br />

dentarie rilevate sulle<br />

loro superfici, e del<strong>la</strong> testa<br />

si era trovato solo <strong>la</strong> citata<br />

mandibo<strong>la</strong>, priva dei due<br />

processi coronoidei.<br />

Le rime di frattura a tutto<br />

spessore dei due processi<br />

avulsi, che si potevano<br />

osservare sul<strong>la</strong> mandibo<strong>la</strong><br />

recuperata, erano inclinate<br />

conformemente all’azione<br />

di forze operanti dall’interno<br />

del<strong>la</strong> cavità buccale<br />

all’esterno <strong>la</strong>terale del<strong>la</strong><br />

stessa, proprio come nel<br />

caso di uno sparo esploso<br />

con canna in bocca, che<br />

appariva così l’ipotesi causale<br />

più suggestiva del<strong>la</strong><br />

loro origine, facendo pure<br />

propendere per quest’ipotesi<br />

il rilievo di un residuo di<br />

tessuto molle essiccato,<br />

18<br />

dotato di un bordo parallelo<br />

al margine del distacco<br />

fratturativo del processo<br />

coronoideo destro e retratto<br />

da esso di qualche millimetro,<br />

del tutto compatibile<br />

con una frattura ossea<br />

determinata da forze agenti<br />

dall’interno del<strong>la</strong> bocca e<br />

causative non solo <strong>la</strong> frattura<br />

del processo, ma anche<br />

<strong>la</strong> soprastante interruzione<br />

dei tessuti molli, spaiata dal<br />

margine fratturativo osseo<br />

per il diverso modulo di<br />

rottura esistente nei due<br />

diversi tessuti contigui sollecitati<br />

da una stessa forza.<br />

Dal<strong>la</strong> mandibo<strong>la</strong> in esame<br />

mancavano anche i condili,<br />

potendosi così anche per<br />

essi ipotizzare una assimi<strong>la</strong>bile<br />

azione fratturativa dei<br />

gas di sparo, anche se <strong>la</strong> presenza<br />

di un maggior numero<br />

di marcature <strong>la</strong> sciate lì da<br />

denti di animali induceva<br />

dubbi circa <strong>la</strong> vera genesi di<br />

questo ulteriore reperto.<br />

In sede di sopralluogo non<br />

si erano rinvenuti né un’arma,<br />

né un qualche bossolo<br />

spento, ma si disponeva di<br />

uno scritto con note suicidiarie<br />

attribuibile al soggetto<br />

in argomento che orientò<br />

in tal senso gli Autori che si<br />

avvalsero, per le loro conclusioni,<br />

oltre che dei dati<br />

statistici ricavati dai crani<br />

di pecore dei tre gruppi di<br />

indagine, di cui diremo,<br />

anche di altre due mandibole<br />

umane, in precedenza<br />

valutate a scopo peritale da<br />

un antropologo forense, le<br />

quali avevano riportato<br />

analoghe fratture dei processi<br />

coronoidei, dopo ac -<br />

certato sparo in bocca.<br />

Nel caso del<strong>la</strong> prima frattura<br />

del processo coronoideo<br />

presa a confronto, il suicida<br />

si era sparato in bocca<br />

con un fucile Ross calibro<br />

.303, di cm 76 di lunghezza<br />

di canna e di cm 86 di<br />

distanza tra <strong>la</strong> bocca dell’arma<br />

ed il grilletto, con<br />

una velocità di moto del<br />

proiettile misurata al<strong>la</strong> bocca<br />

del<strong>la</strong> canna di 2000-<br />

2800 feet/sec; nell’altra<br />

frattura del processo coronoideo<br />

il suicida aveva<br />

impiegato un fucile da caccia<br />

Cooley di 20 gage di<br />

calibro, sparando una pal<strong>la</strong><br />

”slug” di velocità, al<strong>la</strong> bocca<br />

dell’arma, di circa 1600<br />

ft/sec.<br />

Per confermare le loro ipotesi,<br />

gli Autori spararono<br />

attraverso l’apertura orale<br />

nel<strong>la</strong> cavità buccale di teste<br />

di pecore macel<strong>la</strong>te al 6°-8°<br />

mese di vita 11 che - opportunamente<br />

trattate - vennero<br />

poi suddivise in tre gruppi:<br />

quello comprensivo delle<br />

teste che avevano subito<br />

solo lo sparo in cavità buccale,<br />

quello con teste date<br />

in pasto ai coiotes e ai lupi<br />

di uno zoo (tenuti a digiuno<br />

dal giorno prima) senza<br />

aver subito prima alcuno<br />

sparo e quello delle teste<br />

che avevano subito lo sparo<br />

e poi date in pasto agli<br />

animali 12 .<br />

Risultò una notevole diversità<br />

nel<strong>la</strong> localizzazione<br />

delle fratture mandibo<strong>la</strong>ri:<br />

quelle conseguenti all’azione<br />

animale avvenivano,<br />

perlopiù, nelle porzioni<br />

anteriori del<strong>la</strong> mandibo<strong>la</strong>,<br />

mentre quelle da arma da<br />

fuoco erano in prevalenza<br />

posteriori, dove maggiormente<br />

potevano agire i gas<br />

di sparo di un arma introdotta<br />

per i primi 8 centimetri<br />

di canna dentro <strong>la</strong> bocca<br />

dell’animale, potendosi<br />

così comprovare l’origine<br />

del<strong>la</strong> frattura, talvolta<br />

anche non simmetrica, dei<br />

processi coronoidei, ma<br />

anche di quel<strong>la</strong> dei condili<br />

e del ramo del<strong>la</strong> mandibo<strong>la</strong>.<br />

Riguardo alle fratture<br />

del ramo del<strong>la</strong> mandibo<strong>la</strong>,<br />

esse risultarono le più<br />

numerose, non tanto in riferimento<br />

all’intero campione<br />

esaminato, quanto piuttosto<br />

al loro numero nei<br />

singoli casi, perché lo sparo<br />

produceva in questa sede<br />

fratture 13 multiple e perlopiù<br />

concentrate attorno<br />

all’orifizio superiore del<br />

canale mandibo<strong>la</strong>re, quasi<br />

che qui vi fosse un locus<br />

minoris resistentiae.<br />

Gli Autori, pur concludendo<br />

che le fratture bi<strong>la</strong>terali<br />

dei processi coronidei nel<br />

caso da loro studiato erano<br />

in accordo con le risultanze<br />

statistiche dell’azione dei<br />

gas di sparo di armi a pro -<br />

iettile veloce esplosi nelle<br />

bocca di teste di pecore<br />

scuoiate, tuttavia sottolineavano<br />

anche le differenze<br />

anatomiche tra le mandibole<br />

dell’uomo e quelle<br />

delle pecore, che potevano<br />

aver influito sui risultati 14 .<br />

Anche gli antropologi<br />

forensi Fenton e Coll.<br />

(2005) 15 , dando rilievo al<strong>la</strong><br />

potente azione espansiva<br />

dei gas di sparo penetrati in<br />

cavità cranica a seguito di<br />

colpi d’arma da fuoco a<br />

contatto di un qualche punto<br />

del<strong>la</strong> linea mediana del<strong>la</strong><br />

testa e produttivi di fratture<br />

simmetriche del cranio,<br />

riportano in dettaglio<br />

anche le fratture mandibo<strong>la</strong>ri<br />

così provocate.<br />

A conforto delle loro argomentazioni,<br />

che prendevano<br />

anche in considerazione<br />

i punti di maggior resistenza<br />

ossea cranica ai fini di<br />

poter interpretare il decorso<br />

delle fratture, essi hanno<br />

considerato cinque casi di<br />

rinvenimento di resti scheletrici,<br />

opportunamente<br />

ricomposti, con fratture per<br />

lo più “a cuneo” in regione<br />

mentoniera e verticali al<br />

corpo mandibo<strong>la</strong>re.<br />

Nel primo dei casi <strong>la</strong> vittima,<br />

seduta in macchina, si<br />

era sparata in bocca con un<br />

fucile cal. 300 ed il proiettile<br />

era uscito a livello del<br />

parietale destro; nel secondo<br />

si sospettava l’utilizzo<br />

di un fucile cal. 303 trova-<br />

to accanto ai resti umani<br />

con probabile sede di sparo<br />

intraorale; nel terzo caso vi<br />

fu l’applicazione in regione<br />

sottomandibo<strong>la</strong>re di un<br />

fucile a palle multiple, così<br />

come nel quarto caso. Solo<br />

nel quinto caso, un suicidio<br />

effettuato con una pisto<strong>la</strong><br />

automatica cal. 38, <strong>la</strong> sede<br />

di applicazione dello sparo<br />

fu distante dal<strong>la</strong> mandibo<strong>la</strong>,<br />

rinvenendosi l’orifizio<br />

d’en trata all’osso frontale,<br />

lungo <strong>la</strong> linea mediana, e<br />

quello d’egresso al<strong>la</strong> squama<br />

occipitale, alquanto<br />

inferiormente, benché an -<br />

ch’esso paramediano.<br />

Nel<strong>la</strong> loro discussione finale<br />

gli Autori confermavano<br />

che nei primi quattro casi le<br />

fratture evidenziate erano<br />

certamente attribuibili al -<br />

l’azione espansiva dei gas<br />

all’interno del<strong>la</strong> parte concava<br />

del ferro di cavallo<br />

mandibo<strong>la</strong>re.<br />

Ci pare ragionevole ipotizzare<br />

che nel quinto caso, in<br />

cui un’arma produttiva di<br />

minor energia cinetica fu<br />

applicata lontano dal<strong>la</strong><br />

mandibo<strong>la</strong>, i gas di sparo<br />

possano aver avuto un’azione<br />

più indiretta, semmai<br />

agendo in modo espansivo<br />

all’interno del<strong>la</strong> cavità cranica<br />

più che nell’“anello<br />

osseo”, o piuttosto che l’allontanamento<br />

dei contrapposti<br />

rami e branche del<strong>la</strong><br />

mandibo<strong>la</strong>, produttivo di<br />

“fratture bi<strong>la</strong>terali del corpo<br />

in prossimità del terzo<br />

mo<strong>la</strong>re”, possa esser avvenuto<br />

per diastasi delle rime<br />

irraggiate, forse di quelle<br />

satelliti del foro d’entrata,<br />

ma certamente di quelle del<br />

basso foro d’egresso occipitale,<br />

specie di quelle<br />

posteriori irradiate al<strong>la</strong> ba -<br />

se.<br />

Questo quinto caso ci pare<br />

importante, perché testimonia<br />

<strong>la</strong> possibilità di fratture<br />

mandibo<strong>la</strong>ri anche per spari<br />

a contatto di zone del<strong>la</strong><br />

linea mediana del<strong>la</strong> testa<br />

lontane dal<strong>la</strong> mandibo<strong>la</strong> e<br />

non necessariamente collegabili<br />

all’azione espansiva<br />

dei gas penetrati dentro <strong>la</strong><br />

concavità mandibo<strong>la</strong>re. Δ<br />

(continua…)<br />

N &A mensile italiano del soccorso · Anno 19° · Vol. 217 · Novembre 2010


ZA MEDICINA D’EMERGENZA<br />

Note<br />

e bibliografia<br />

1 Sono armi da fuoco, ma hanno<br />

un’altra filosofia di costruzione e<br />

quindi costituiscono un’eccezione a<br />

quanto su affermato, quelle antisommossa,<br />

che sparano “inoffensivi”<br />

proiettili di gomma o sostanze<br />

irritanti o <strong>la</strong>crimogene, atte tutte a<br />

disperdere le folle in tumulto senza<br />

determinare uccisioni o gravi ferimenti<br />

o strumenti che producono<br />

solo frastuono, per una presunta<br />

difesa personale (scacciacani).<br />

2 Per l’ottenimento di una ferita con le<br />

caratteristiche su enunciate non vi è<br />

solo l’arma da fuoco. Armi da sparo<br />

ad aria compressa sono in grado di<br />

<strong>la</strong>nciare proiettili per solito di più<br />

piccolo calibro ed animati da energie<br />

cinetiche tali da produrre talvolta<br />

ferite analoghe. Per queste, nei tiri<br />

ravvicinati, mancheranno quegli<br />

aspetti accessori determinati dall’effetto<br />

dell’emissione delle polveri e<br />

dei prodotti del<strong>la</strong> loro combustione.<br />

3 Faller-Marquardt M, Pol<strong>la</strong>k S<br />

(2002) Skin tears away from the<br />

entrance wound in gunshots to the<br />

head. Int J Legal Med 116: 262-266.<br />

4 Analogamente ad una rete metallica<br />

di supporto al materasso di un letto<br />

che, sottoposta a pressione ad essa<br />

perpendico<strong>la</strong>re, vede al<strong>la</strong>rgate le sue<br />

maglie, specie in corrispondenza del<br />

punto di massima applicazione del<strong>la</strong><br />

forza.<br />

5 Faller-Marquardt M, Pol<strong>la</strong>k S, op cit<br />

6 Legge di La P<strong>la</strong>ce: essa prende in<br />

esame <strong>la</strong> tensione superficiale mettendo<strong>la</strong><br />

in re<strong>la</strong>zione con le pressioni<br />

interna ed esterna di una sfera (nel<br />

caso esaminato dal nostro scritto,<br />

come già detto, consideriamo quali<br />

due sfere concentriche <strong>la</strong> mucosa<br />

delle guancie e <strong>la</strong> cute che le riveste:<br />

<strong>la</strong> prima di raggio inferiore<br />

rispetto al<strong>la</strong> seconda); tale rapporto<br />

viene rappresentato dalle seguenti<br />

equazioni: 1) se si considera una sfera<br />

cava (caso che ci riguarda direttamente,<br />

dato che il cavo orale si<br />

presuppone sia vuoto al momento<br />

dell’azione lesiva determinata dallo<br />

sparo; <strong>la</strong> presenza del liquido salivare,<br />

infatti, esercita un effetto che<br />

potremmo dire essere del tutto trascurabile<br />

sul modello fisico che l’equazione<br />

descrive):<br />

L’eccesso di pressione all’interno<br />

del<strong>la</strong> sfera, necessario a mantenere<br />

in equilibrio questa “bol<strong>la</strong>”, dipende<br />

direttamente da ed inversamente<br />

dal raggio . 2) se si considera una<br />

sfera cava piena di liquido:<br />

In questo caso, che citiamo solo per<br />

dovere di completezza dal momento<br />

che non rientra direttamente nel<br />

modello preso in esame, <strong>la</strong> pressione<br />

interna è sostituita dal<strong>la</strong> pressione di<br />

curvatura, , dovuta al<strong>la</strong> tensione<br />

superficiale che comprime il fluido.<br />

L’esistenza di una so<strong>la</strong> superficie che<br />

delimita il fluido toglie un fattore 2<br />

dall’equazione precedente. Al riguardo,<br />

interessante è il rilievo di come -<br />

per le elevate pressioni con le quali i<br />

gas escono dal<strong>la</strong> canna- si assista al<strong>la</strong><br />

distruzione del<strong>la</strong> testa, se si spara in<br />

una bocca riempita d’acqua, e al<strong>la</strong><br />

produzione, invece, di <strong>la</strong>cerazioni<br />

delle commessure <strong>la</strong>biali, quando <strong>la</strong><br />

bocca che accoglie l’arma sia vuota al<br />

momento dello sparo (Janezic-Je<strong>la</strong>ncic<br />

O -1953- L’effet thermique produit<br />

sur les p<strong>la</strong>ies par armes à feu.<br />

Ann Méd Lég Crim 33: 273-282).<br />

7 Anche perché l’argomento, come<br />

quello delle eventuali <strong>la</strong>cerazioni del<strong>la</strong><br />

mucosa endoorale, esu<strong>la</strong>va dagli<br />

scopi che gli Autori si erano prefissati.<br />

Non sono citati nemmeno possibili<br />

fatti lesivi di mucose o di denti rapportabili<br />

ad un diretto contatto con<br />

parti dell’arma introdotte in bocca e<br />

diverse dal piano di vo<strong>la</strong>ta, agenti su<br />

essi nel momento dello sparo (o<br />

anche al momento del<strong>la</strong> brusca introduzione<br />

del<strong>la</strong> canna ad opera di terzi).<br />

8 Le rime che si irraggiano da un forame<br />

osseo d’arma da fuoco precorrono,<br />

per velocità, il proiettile, e quindi,<br />

a maggior ragione, i gas del vento di<br />

bocca che lo seguono.<br />

9 Quindi di origine diversa dalle altre<br />

ecchimosi dette.<br />

10 Puskas CM, Rumney DT (2003)<br />

Bi<strong>la</strong>teral Fractures of the Coronoid<br />

Processes: Differential Diagnosis of<br />

Intra-Oral Gunshot Trauma and Scavenging<br />

Using a Sheep Crania<br />

Model. J Forensic Sci 48: 1219-1225.<br />

11 Vennero scelti questi animali non solo<br />

perché <strong>la</strong> loro mandibo<strong>la</strong>, a quell’età,<br />

ha lo stesso spessore di quel<strong>la</strong> umana,<br />

anche se <strong>la</strong> densità ossea è lievemente<br />

inferiore, ma anche perché il<br />

loro processo coronoideo si eleva verticalmente<br />

dal<strong>la</strong> mandibo<strong>la</strong>, come<br />

nell’uomo.<br />

12 Le armi impiegate nell’esperimento<br />

furono di vario tipo, tra cui anche<br />

pistole di diversi calibri. Gli Autori<br />

valutarono in partico<strong>la</strong>re gli effetti del<br />

fucile Lee Enfield N 4 calibro .303 (di<br />

velocità al<strong>la</strong> bocca dell’arma di 2750<br />

feet/sec), giustificando una tale predilezione<br />

con <strong>la</strong> maggior diffusione di<br />

quest’arma sul territorio canadese.<br />

13 Gli Autori, ai fini delle risultanze statistiche<br />

del loro <strong>la</strong>voro, annoveravano<br />

nel computo (però distinguendole)<br />

tanto le “fratture” mandibo<strong>la</strong>ri a tutto<br />

spessore, cioè produttive di due monconi<br />

separati dell’osso, che quelle da<br />

loro denominate “craks”, termine traducibile,<br />

forse, in “incrinature”, e<br />

comunque consistite in una frattura<br />

incompleta, con mantenimento del<strong>la</strong><br />

continuità (e probabilmente di una<br />

certa funzionalità) del<strong>la</strong> struttura<br />

ossea lesa.<br />

14 Il processo coronoideo umano gode<br />

di una maggior protezione dai morsi<br />

di eventuali predatori perché sempre<br />

ricoperto dallo zigomo, essendo<br />

anche più corto dell’analogo processo<br />

del<strong>la</strong> pecora, quest’ultimo anche<br />

ricoperto solo parzialmente dallo<br />

zigomo e perciò più esposto ad un’azione<br />

diretta dei predatori. Anche <strong>la</strong><br />

presenza del foro d’entrata osseo sul<strong>la</strong><br />

volta cranica del<strong>la</strong> pecora, secondario<br />

all’impiego di pisto<strong>la</strong> da macello,<br />

al pari dello scuoiamento craniofacciale<br />

del<strong>la</strong> testa obbligatoriamente<br />

previsto dai rego<strong>la</strong>menti igienicoveterinari<br />

canadesi per le teste animali<br />

poste in commercio, poteva<br />

costituire un elemento di maggior<br />

sfogo dei gas di sparo, così falsando<br />

parzialmente i risultati sperimentali<br />

dello sparo.<br />

15 Fenton TW, Stefan VH, Wood LA,<br />

Sauer NJ (2005) Symmetrical Fracturing<br />

of the Skull from Midline Contact<br />

Gunshot Wounds: Reconstruction<br />

of Individual Death Histories<br />

from Skeletonized Human Remains.<br />

J Forensic Sci 50: 274-285.<br />

N &A mensile italiano del soccorso · Anno 19° · Vol. 217 · Novembre 2010<br />

19


CASE REPORT CASE REPORT CASE REPORT CASE REPORT CAS<br />

UN CASO DI INCIDENTE MAGGIORE<br />

IN AMBIENTE OSTILE (OGGI COME IERI!)<br />

10 PERSONE TRAVOLTE SULLA VIA NORMALE<br />

DEL MONTE ANTELAO, DOMENICA 25 LUGLIO 2010<br />

CECILIA DE FILIPPO*<br />

ROBERTO GALLI*<br />

GIOVANNI ZANETTIN**<br />

FABIO BRISTOT**<br />

M. NARDIN***<br />

R. KOSTNER***<br />

GIOVANNI CIPOLOTTI*<br />

* SUEM 118 Belluno – Base<br />

HEMS di Pieve di Cadore.<br />

* * CNSAS 2^ Zona “Dolomiti<br />

Bellunesi.<br />

* * * Aiut Alpin Dolomites, CNSAS<br />

Alto Adige.<br />

Le foto sono state fornite dal<br />

Delegato del<strong>la</strong> 2^ Zona CNSAS<br />

“Dolomiti Bellunesi” dr. Fabio<br />

Bristot “Rufus”.<br />

20<br />

Cenni di un fatto storico, mercoledi 26 luglio 1960<br />

Sette giovani, quattro uomini e tre donne, di età compresa fra i 18 e i 28 anni, periscono in un colpo solo<br />

salendo <strong>la</strong> Via Normale dell’Ante<strong>la</strong>o. Tutti legati al<strong>la</strong> stessa corda stavano attraversando una cengia inclinata,<br />

coperta di ghiaino e di un sottile strato di ghiaccio, e per una fatalità o una distrazione il canalone<br />

Opel li inghiotte tutti. Dopo l’al<strong>la</strong>rme per il mancato rientro del<strong>la</strong> comitiva in paese, le squadre del Soccorso<br />

Alpino di San Vito raggiungono il bivacco. Cosi, a quota 3000 metri sotto <strong>la</strong> cima dell’Ante<strong>la</strong>o vedono<br />

le salme al<strong>la</strong> base del canalone Opel; li troveranno al<strong>la</strong> sommità del ghiacciaio inferiore ancora legati<br />

al<strong>la</strong> stessa corda.”<br />

N &A mensile italiano del soccorso · Anno 19° · Vol. 217 · Novembre 2010


SE REPORT CASE REPORT<br />

I<br />

n prima istanza risulta<br />

doveroso raccontare<br />

<strong>la</strong> cronaca dell’evento<br />

nel<strong>la</strong> sua successione<br />

temporale.<br />

Ore 18.26<br />

Giunge al<strong>la</strong> C.O. del Suem<br />

118 di Pieve di Cadore <strong>la</strong><br />

richiesta d’aiuto da parte di<br />

10 persone travolte da una<br />

massa di neve ghiacciata<br />

all’attacco del<strong>la</strong> via normale<br />

dell’Ante<strong>la</strong>o a quota<br />

2490 mt; il distacco colpisce<br />

<strong>la</strong> comitiva durante il<br />

ritorno dal<strong>la</strong> cima. L’elicottero<br />

A109 S I-KORE “Falco”<br />

di base a Pieve di<br />

Cadore decol<strong>la</strong> immediatamente<br />

con medico e tecnico<br />

di elisoccorso (TE) per<br />

portarsi sul luogo dell’<br />

evento.<br />

Ore 18.27<br />

Vengono attivate le stazioni<br />

del CNSAS di Pieve di<br />

Cadore (SA22) e San Vito<br />

di Cadore (SA25), tramite<br />

il sistema SMS Alert, che<br />

permette il rapido allertamento<br />

di tutto il personale<br />

necessario in caso di inter-<br />

vento; a SA25 viene comunicato<br />

di portarsi al Rifugio<br />

Scotter (1580 mt), punto<br />

più prossimo all’incidente<br />

raggiungibile con mezzi<br />

via terra.<br />

Ore 18.35<br />

L’elicottero giunto sul po -<br />

sto sbarca il TE e il medico<br />

con tecnica di Hovering;<br />

l’èquipe comunica al<strong>la</strong><br />

C.O. che tutti i travolti sono<br />

in superficie e che ci sono<br />

più feriti, di cui 2 in “codice<br />

giallo”; si iniziano subito<br />

le manovre di imbarel<strong>la</strong>mento<br />

del più grave di questi<br />

due pa zienti.<br />

Ore 18.40<br />

Arrivano al<strong>la</strong> C.O. del<br />

SUEM di Pieve di Cadore,<br />

luogo di decollo dell’elicottero<br />

per SA22, numerosi<br />

volontari del<strong>la</strong> stazione<br />

del Centro Cadore pronti<br />

per essere elitrasportati sul<br />

luogo dell’evento.<br />

Lo staff di C.O., coadiuvato<br />

dal tecnico di Centrale<br />

Operativa del CNSAS e dal<br />

Vice capo stazione SA22 ,<br />

decide di richiedere l’inter-<br />

N &A mensile italiano del soccorso · Anno 19° · Vol. 217 · Novembre 2010<br />

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21


CASE REPORT CASE REPORT CASE REPORT CASE REPORT<br />

vento di un secondo elicottero<br />

al<strong>la</strong> C.O. 118 di Bolzano,<br />

che invia l’elicottero<br />

dell’Aiut Alpin Dolomites<br />

(AAD).<br />

Ore 18.55<br />

Falco torna in piazzo<strong>la</strong> a<br />

Pieve di Cadore dove vengono<br />

imbarcati tre volontari<br />

del CNSAS con una<br />

barel<strong>la</strong> Kong ed una barel<strong>la</strong><br />

spinale verricel<strong>la</strong>bile.<br />

Ore 19.05<br />

Falco recupera con verricello<br />

il TE con barel<strong>la</strong> e<br />

porta il ferito più grave in<br />

Ospedale a Pieve di Cadore.<br />

Il medico rimane sul<br />

posto per valutare gli altri<br />

feriti; nel frattempo i<br />

volontari del CNSAS presenti<br />

sul<strong>la</strong> scena iniziano a<br />

imbarel<strong>la</strong>re il secondo<br />

paziente sul<strong>la</strong> spinale.<br />

Il medico di Falco decide<br />

che tutti gli altri feriti possono<br />

essere evacuati o con<br />

22<br />

verricello o con imbarco in<br />

hovering, sollecitando una<br />

rapida evacuazione in<br />

quanto tutti gli infortunati<br />

già dopo pochi minuti,<br />

nonostante l’abbigliamento<br />

adeguato e l’uso dei teli termici,<br />

iniziano a soffrire<br />

molto il freddo.<br />

Ore 19.11<br />

Arriva sul posto l’elicottero<br />

dell’ AAD che sbarca TE e<br />

medico; l’elicottero AAD<br />

recupera al rifugio Scotter<br />

3 volontari SA25 e li porta<br />

in quota con una barel<strong>la</strong><br />

Kong, recuperando successivamente,<br />

in hovering e<br />

con verricello, 2 pazienti<br />

che vengono portati al rifugio<br />

Scotter; un volontario<br />

Cnsas di San Vito di Cadore<br />

inizia a scendere lungo il<br />

sentiero con i 3 illesi.<br />

Ore 19.30<br />

Falco torna sul posto e pre-<br />

leva il medico, il TE e il<br />

secondo paziente imbarel<strong>la</strong>to<br />

mediante il verricello,<br />

e si dirige verso l’ospedale<br />

di Pieve di Cadore; nel frat-<br />

tempo l’elicottero AAD<br />

torna sul luogo e imbarca 3<br />

feriti, uno in hovering e due<br />

con verricello, trasportandoli<br />

al rifugio Scotter.<br />

Ore 19.36<br />

Tutti i coinvolti sono stati<br />

evacuati dal luogo dell’evento.<br />

L’evacuazione di<br />

due feriti dal rifugio Scotter<br />

viene organizzata a<br />

mez zo ambu<strong>la</strong>nza, rispettivamente<br />

presso l’ospedale<br />

di Cortina e quello di Pieve<br />

di Cadore.<br />

Ore 19.50<br />

L’elicottero AAD torna sul<br />

luogo dell’evento a recuperare<br />

il proprio medico, il<br />

TE e tutto il materiale dei<br />

coinvolti; successivamente,<br />

trasporta due feriti dal rifugio<br />

Scotter all’Ospedale di<br />

Pieve di Cadore per i controlli<br />

clinici del caso.<br />

Ore 19.55<br />

Falco torna sul luogo dell’evento<br />

per recuperare il<br />

TE e i 2 volontari di SA22,<br />

e successivamente termina<br />

l’evacuazione dei feriti dal<strong>la</strong><br />

zona trasportando l’ultimo<br />

infortunato presso l’ospedale<br />

di Cortina d’Ampezzo.<br />

L’intervento si conclude<br />

alle 20.25.<br />

A <strong>la</strong>tere dell’evento è<br />

opportuno effettuare alcune<br />

importanti considerazioni<br />

N &A mensile italiano del soccorso · Anno 19° · Vol. 217 · Novembre 2010


CASE REPORT CASE REPORT CASE REPORT CASE REPORT<br />

complessive in merito a ciò<br />

che è accaduto, per evidenziare<br />

i punti essenziali di<br />

una buona gestione e per<br />

poterli quindi utilizzare co -<br />

me esperienza in successive<br />

e simili situazioni.<br />

Fattori di criticità<br />

nell’intervento<br />

Tra i fattori di complessità<br />

troviamo:<br />

un elevato numero di<br />

feriti;<br />

<strong>la</strong> difficoltà nel raggiungere<br />

velocemente il luogo<br />

dell’evento via terra<br />

(tempo stimato a piedi<br />

1h30’);<br />

<strong>la</strong> scadenza effemeridi<br />

in vicinanza ed abbassamento<br />

sensibile del<strong>la</strong><br />

temperatura in zona<br />

intervento;<br />

situazione di pericolo<br />

per gli Operatori Suem<br />

e Cnsas coinvolti vista<br />

<strong>la</strong> possibilità che vi fossero<br />

ulteriori col<strong>la</strong>ssamenti<br />

dei nevai residui<br />

presenti a monte del<br />

luogo dell’evento (ve -<br />

dasi foto in alto);<br />

l’assenza del<strong>la</strong> rete radio<br />

del Cnsas e conseguente<br />

saturazione del<strong>la</strong> rete<br />

radio Suem per <strong>la</strong> quantità<br />

delle comunicazioni.<br />

Fattori che hanno<br />

facilitato l’esecuzione<br />

del<strong>la</strong> missione<br />

Le condizioni meteo<br />

favorevoli, ottima visibilità;<br />

un immediato intervento<br />

di 2 elicotteri e rapido<br />

supporto di volontari<br />

Cnsas qualificati;<br />

una rapida evacuazione<br />

dei feriti più lievi ad<br />

esclusione dei 2 feriti<br />

più gravi evacuati con<br />

barel<strong>la</strong>, gli altri sono stati<br />

evacuati velocemente<br />

e solo successivamente<br />

trattati al rifugio Scotter;<br />

le possibilità di rapido<br />

ricovero dei pazienti per<br />

vicinanza ospedali (5’di<br />

volo).<br />

I “se” e i “ma” nelle<br />

considerazioni<br />

operative<br />

I dubbi operativi vengono<br />

sempre fuori; riportiamo qui<br />

le possibili valutazioni comportamentali<br />

alternative in<br />

una disamina che do vrebbe<br />

N &A mensile italiano del soccorso · Anno 19° · Vol. 217 · Novembre 2010<br />

portare sempre ad un “audit”<br />

delle missioni più complesse:<br />

se con <strong>la</strong> seconda rotazione<br />

di “Falco” non fosse<br />

stato opportuno portare<br />

l’infermiere in turno di<br />

elicottero al rifugio Scotter,<br />

per triage e sorveglianza<br />

feriti;<br />

se il Rifugio Scotter<br />

potesse essere utilizzato<br />

come punto di raccolta di<br />

tutti i feriti, con medico e<br />

infermiere sempre presenti,<br />

per poi smistarli<br />

nei vari ospedali a seconda<br />

del<strong>la</strong> patologia e del<strong>la</strong><br />

ricettività dei Pronto<br />

Soccorsi;<br />

se fosse stato utile l’eventuale<br />

allertamento di<br />

23<br />

altre stazioni CNSAS in<br />

caso di peggioramento<br />

delle condizioni meteo<br />

e/o in caso di presenza di<br />

difficoltà tecnico-operative<br />

che avrebbero allungato<br />

i tempi di evacuazione<br />

e/o l’allertamento<br />

del personale sanitario<br />

CNSAS del “distretto<br />

Cadore”;<br />

ma in presenza di più<br />

feriti, sarebbe stato aupicabile<br />

l’invio im mediato<br />

di un ambu<strong>la</strong>nza nel luogo<br />

più vicino raggiungibile<br />

via terra;<br />

ma in caso di non disponibilità<br />

di un secondo elicottero,<br />

avrebbe avuto<br />

senso anche l’invio im -<br />

mediato di ambu<strong>la</strong>nza<br />

medicalizzata. Δ


OPINIONI<br />

Pubblichiamo questo articoli con l’intenzione di suscitare un dibattito tra i lettori sul tema specifico del codice deontologico<br />

del soccorritore.<br />

SCIENZA E COSCIENZA,<br />

O ... PRESTAZIONE DI RISULTATO?<br />

GREGORIO BARBERI<br />

Istruttore Soccorritore Regionale<br />

del<strong>la</strong> Lombardia e del<strong>la</strong> Provincia<br />

Autonoma di Trento.<br />

e.mail: gregoriobarberi@tin.it<br />

Foto di Giampietro Bisaglia.<br />

F<br />

accio il soccorritore<br />

da più di dieci<br />

anni e ahimè, non<br />

ho ancora capito<br />

bene quale è il mio<br />

ruolo quan do sono<br />

in ambu<strong>la</strong>nza.<br />

A volte penso che: sapere,<br />

saper fare, saper essere (non<br />

dimentichiamo il saper divenire!!!)<br />

sia molto vicino a<br />

scienza e coscienza.<br />

Molte altre, soprattutto<br />

quando mi trovo a <strong>la</strong>vorare<br />

con una Auto Medica o un<br />

ALS, propendo per <strong>la</strong> prestazione<br />

di risultato.<br />

Per capirci meglio: come un<br />

meccanico che, quando mi<br />

riconsegna <strong>la</strong> macchina deve<br />

funzionare. Quello è il suo<br />

<strong>la</strong>voro.<br />

Ma il mio qual è ???<br />

A volte trovo dei medici<br />

molto competenti che per <strong>la</strong><br />

mobilizzazione dei pazienti<br />

si consultano con i membri<br />

del MSB, altri ti ordinano di<br />

mettere un col<strong>la</strong>re e trasportare<br />

il paziente in P.S. sul lettino<br />

senza specifico presidio<br />

lungo di immobilizzazione.<br />

Oppure: paziente in piedi,<br />

dinamica di media severità.<br />

Domanda: “Dottore faccio<br />

l’abbattimento?” risposta:<br />

“Ma va, non vedi che cammina?<br />

Mettigli un col<strong>la</strong>re e<br />

portalo così in P.S.”<br />

24<br />

Torno in sede e scrivo diligentemente<br />

nel<strong>la</strong> chiusura<br />

scheda che il medico sul<br />

posto ordina di trasportarlo<br />

senza presidio lungo di im -<br />

mobilizzazione.<br />

Adesso il problema si fa<br />

serio... Come spiego agli<br />

altri miei colleghi, magari<br />

tirocinanti, che il medico ha<br />

sempre ragione ed è lui che<br />

decide i presidi ed i modi di<br />

trasporto?<br />

Mi risponderanno sicuramente<br />

che al corso una delle<br />

“leggi” che gli ho inculcato<br />

è: presidio corto necessita di<br />

presidio lungo.<br />

Ho solo tre alternative:<br />

raccontare che il medico<br />

ha i raggi x negli occhi e<br />

quindi ha visto prima e<br />

meglio del PS che non vi<br />

sono lesioni;<br />

dire che durante il corso<br />

mi sono sbagliato (mi -<br />

nando così <strong>la</strong> credibilità<br />

come istruttore) innescando<br />

una sorta di emu<strong>la</strong>zione<br />

per i prossimi<br />

interventi (come MSB);<br />

raccontare che il medico<br />

è stato bravissimo nelle<br />

diagnosi ma scarso (o<br />

incompetente) nel<strong>la</strong> mo -<br />

bilizzazione e immobilizzazione<br />

del paziente.<br />

Come le altre, anche questa<br />

soluzione non mi sembra<br />

corretta.<br />

Chiedo allora quale compito,<br />

o meglio quale competenza,<br />

posso mettere in campo. Mi<br />

chiedo inoltre chi mi dà il<br />

diritto di dissentire ad un<br />

ordine di un medico o infermiere<br />

che in quel momento<br />

è il Capo Equipe?<br />

È un diritto, oppure è un<br />

dovere???<br />

Scrivendo sul<strong>la</strong> scheda pa -<br />

ziente ciò che il medico ordina….<br />

ho fatto il mio dovere ma….<br />

scienza e coscienza???<br />

Il paziente è stato “trattato”<br />

nel<strong>la</strong> miglior maniera possibile?<br />

Si poteva fare meglio??<br />

Quando <strong>la</strong> risposta a queste<br />

domande è si, cosa posso<br />

fare?<br />

È corretto nei confronti del<br />

Capo Equipe scrivere sul<strong>la</strong><br />

scheda che l’immobilizzazione<br />

del paziente non è stata<br />

effettuata?<br />

Lo scrivo senza avergli par<strong>la</strong>to<br />

ed espresso il mio dissenso???<br />

Vorrei, su questo punto, aprire<br />

un dibattito serio e soprattutto<br />

costruttivo.<br />

Vorrei che le Associazioni di<br />

Soccorso al di là del “ campanile”<br />

eleggessero tre rappresentanti<br />

per ogni provincia<br />

(o centrale), e che questi<br />

tre rappresentanti coadiuvati<br />

dai Direttori e dai Coordinatori<br />

di Centrale stendessero<br />

un codice deontologico del<br />

soccorritore.<br />

Sarebbe uno strumento probabilmente<br />

giuridicamente<br />

improprio, ma eticamente e<br />

moralmente vinco<strong>la</strong>nte per<br />

tutti.<br />

Forse potrebbe raggiungere<br />

nel tempo anche una valenza<br />

giuridica o quantomeno <strong>la</strong><br />

magistratura potrebbe tenerne<br />

conto in occasione di<br />

decisioni a carico dei soccorritori<br />

o anche di medici<br />

ed infermieri.<br />

Questo non vuole essere una<br />

articolo ma bensì un appello.<br />

Grazie in anticipo per eventuali<br />

critiche o consigli che<br />

saranno accettati di buon<br />

grado. Si sa, se uno non dice<br />

una stupidata all’altro non<br />

verrà in mente l’idea geniale.<br />

Io forse ho detto <strong>la</strong> stupidata,<br />

attendo l’idea! Δ<br />

N &A mensile italiano del soccorso · Anno 19° · Vol. 217 · Novembre 2010


N &A mensile italiano del soccorso · Anno 19° · Vol. 217 · Novembre 2010<br />

25


ATTIVITÀ DEL VOLONTARIATO<br />

ADDESTRAMENTO<br />

PER I VOLONTARI DELLA CRI<br />

DI SASSOFERRATO (AN)<br />

GABRIELE FAVA<br />

Infermiere 118 Marche Soccorso<br />

Volontario del Soccorso e Sergente<br />

Corpo Militare CRI.<br />

Foto fornite dall’autore.<br />

e.mail: gabriele.fava@vds.cri.it<br />

I<br />

I comitato locale<br />

del<strong>la</strong> Croce Rossa<br />

Italiana di Sassoferrato<br />

(AN), ha<br />

organizzato tra il<br />

10 e il 12 settembre<br />

2010 un campo di addestramento<br />

per i suoi volontari.<br />

Scopo del campo era quello<br />

di familiarizzare con i<br />

materiali di protezione civile,<br />

esercitandosi nel montaggio-smontaggio<br />

di strutture<br />

tendali (tende mod.<br />

P.I.88), tendone mensa e<br />

supporto logistico, al fine<br />

26<br />

di comprendere <strong>la</strong> struttura<br />

e l’organizzazione di un<br />

campo base in grado di<br />

ospitare i volontari in caso<br />

di eventi straordinari e/o<br />

ca<strong>la</strong>mitosi.<br />

L’obiettivo dell’evento ad -<br />

destrativo era infatti quello<br />

di far comprendere ai vo -<br />

lontari partecipanti quanto<br />

sia fondamentale, al fine di<br />

ottenere un buon supporto<br />

logistico, predisporre da<br />

parte di personale preparato<br />

e ben addestrato, tutte le<br />

strutture utili ad affrontare<br />

e risolvere le ne cessità di<br />

base attraverso un adeguato<br />

addestramento fisico e psicologico,<br />

ed una buona<br />

conoscenza dell’equipaggiamento<br />

tecnico sia individuale<br />

che collettivo.<br />

La zona scelta per l’ubicazione<br />

del campo era situata<br />

nei pressi del campo sportivo<br />

cittadino, zona già utilizzata<br />

a tale scopo durante il<br />

periodo del terremoto Marche-Umbria<br />

1997. In partico<strong>la</strong>re,<br />

tale area, risultava<br />

essere partico<strong>la</strong>rmente adat-<br />

ta ad ospitare un campo base<br />

di emergenza per <strong>la</strong> presenza<br />

di già esistenti al<strong>la</strong>cci per<br />

<strong>la</strong> rete idrica, fognaria ed<br />

elettrica nonché per <strong>la</strong> presenza<br />

di un impianto d’illuminazione<br />

notturna. Non da<br />

meno <strong>la</strong> zona risulta essere<br />

partico<strong>la</strong>rmente ben collegata<br />

con <strong>la</strong> viabilità esterna e<br />

l’adiacente campo sportivo<br />

offre ottima possibilità di<br />

atterraggio per eventuale<br />

supporto di mezzi ad a<strong>la</strong><br />

rotante.<br />

Il campo<br />

L’inizio delle attività ha<br />

avuto luogo il giorno 10<br />

settembre alle ore 8.30,<br />

mo mento in cui i mezzi del<br />

Comitato Locale CRI di<br />

Sassoferrato hanno iniziato<br />

a scaricare il materiale operativo<br />

nel<strong>la</strong> zona prescelta.<br />

Le condizioni metereologiche<br />

hanno contribuito a<br />

rendere meno agevoli, e<br />

quindi più consone ad una<br />

reale situazione di emergenza,<br />

tutte le fasi del montaggio<br />

iniziale, obbligando<br />

i volontari ad operare sotto<br />

una incessante pioggia battente.<br />

Oltretutto, durante questa<br />

concitata fase, il campo<br />

base è stato visitato dal Pre-<br />

fetto di Ancona, Dott. Paolo<br />

Orrei che si è complimentato<br />

con i volontari per<br />

<strong>la</strong> dedizione con <strong>la</strong> quale si<br />

adoperavano nonostante il<br />

diluvio che si stava abbattendo<br />

su di loro.<br />

I circa trenta volontari partecipanti,<br />

sono stati divisi<br />

in squadre ad ognuna delle<br />

quali sono stati assegnati<br />

compiti specifici. Si è quindi<br />

proceduto con l’innalzamento<br />

del tendone mensa,<br />

al<strong>la</strong> posa in opera degli<br />

alloggi, del<strong>la</strong> cucina e del<strong>la</strong><br />

segreteria del campo.<br />

La struttura è divenuta perfettamente<br />

operativa alle<br />

15.00 del pomeriggio.<br />

N &A mensile italiano del soccorso · Anno 19° · Vol. 217 · Novembre 2010


ATTIVITÀ<br />

Le attività<br />

Terminata <strong>la</strong> realizzazione<br />

logistiche del campo, i<br />

volontari si sono cimentati<br />

in sessioni di addestramento<br />

teorico-pratico riguardanti<br />

le normative, il ruolo<br />

del<strong>la</strong> CRI nel<strong>la</strong> protezione<br />

civile con brevi cenni sul<strong>la</strong><br />

medicina delle catastrofi e<br />

sul triage di massa.<br />

Le lezioni frontali, alternate<br />

a momenti di pratica, si<br />

sono susseguite per tutto il<br />

pomeriggio di Venerdì 10 e<br />

per l’intera giornata di<br />

Sabato 11 Settembre. Tutti<br />

i momenti formativi, sono<br />

stati condotti da istruttori<br />

CRI e da personale medico<br />

e paramedico del servizio<br />

di emergenza sanitaria 118.<br />

In partico<strong>la</strong>re, durante <strong>la</strong><br />

giornata di Sabato 11, l’attività<br />

di addestramento si è<br />

soffermata sul trattamento di<br />

pazienti traumatizzati secondo<br />

le linee guida PTC, inse-<br />

gnando ai volontari le metodiche<br />

di valutazione ABC-<br />

DE del paziente. Durante<br />

questa fase, i soccorritori<br />

hanno simu<strong>la</strong>to interventi di<br />

emergenza su pazienti che,<br />

sapientemente “preparati”<br />

dai truccatori CRI, simu<strong>la</strong>vano<br />

emorragie, fratture,<br />

lussazioni e traumi artico<strong>la</strong>ri,<br />

rendendo quanto mai realistica<br />

l’esercitazione.<br />

Tutti i soccorritori, si sono<br />

cimentati in un “gioco di<br />

ruolo” in cui all’interno di<br />

uno specifico scenario operativo<br />

(incidente, investimento,<br />

caduta dal<strong>la</strong> moto..)<br />

dovevano valutare il pa -<br />

ziente ri<strong>la</strong>vando parametri<br />

vitali e chiedendo informazioni<br />

cliniche che venivano<br />

di volta in volta “sve<strong>la</strong>te”<br />

da un infermiere del 118<br />

che seguiva lo scenario<br />

come “tutor”.<br />

Il culmine delle esercitazioni<br />

si è poi svolto a sorpresa<br />

subito dopo <strong>la</strong> cena di<br />

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L’obiettivo degli Autori è di raccogliere in un unico volume le procedure<br />

operative utili nel normale svolgimento dell’attività di soccorso<br />

in ambito extra-ospedaliero.<br />

Il target su cui è stato pensato questo “VADEMECUM” è quello<br />

degli operatori del soccorso, soprattutto infermieri, volontari o<br />

autisti dei mezzi di soccorso. In quanto “Vademecum”, questo<br />

testo vuole essere un promemoria di facile consultazione da portare<br />

con se. Edizione: Digi<strong>la</strong>bs<br />

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ATTIVITÀ DEL VOLONTARIATO<br />

sabato 11, quando in uno<br />

scenario simu<strong>la</strong>to di incidente<br />

stradale, venivano<br />

fatte intervenire due ambu<strong>la</strong>nze<br />

per un investimento<br />

di due pedoni in una località<br />

di campagna poco<br />

distante dal campo base.<br />

Anche in questo caso <strong>la</strong><br />

simu<strong>la</strong>zione è stata seguita<br />

da alcuni tutor del 118 che<br />

hanno valutato passo dopo<br />

passo le azioni dei volonta-<br />

28<br />

ri, effettuando poi un de -<br />

briefing sull’accaduto, su -<br />

bito dopo il rientro degli<br />

equipaggi al campo base.<br />

La mattinata di domenica<br />

12 si è aperta con una Santa<br />

Messa, officiata dal<br />

Vescovo del<strong>la</strong> Diocesi ed<br />

al <strong>la</strong> presenza di rappresentanti<br />

delle Forze dell’Ordine<br />

e del Sindaco di Sassoferrato<br />

durante <strong>la</strong> quale<br />

sono stati benedetti alcuni<br />

dei mezzi in dotazione al<br />

Comitato Locale ed una<br />

targa ricordo a suffragio<br />

dell’Ispettore V.d.S. Santino<br />

Massi.<br />

Conclusioni<br />

In conclusione, possiamo<br />

affermare <strong>la</strong> buona riuscita<br />

del campo, che ha visto <strong>la</strong><br />

par tecipazione di circa tren -<br />

ta Volontari del Soccorso,<br />

dando a tutti <strong>la</strong> possibilità di<br />

formarsi in materia di protezione<br />

civile.<br />

Ingrediente fondamentale<br />

per <strong>la</strong> buona riuscita del<br />

campo e per l’alto valore<br />

formativo dello stesso è stata<br />

l’importante convivenza<br />

di “vecchi” volontari forgiati<br />

da tanti anni di esperienza<br />

ed abituati ad operare<br />

in reali scenari di emer-<br />

genza (terremoto Marche-<br />

Umbria, visite del Santo<br />

Padre a Loreto, Abruzzo<br />

2009 ecc..) al fianco di giovani<br />

volontari che ne hanno<br />

potuto trarre indubbio be -<br />

neficio. Molto gradita e di<br />

partico<strong>la</strong>re importanza è<br />

stata anche <strong>la</strong> presenza di<br />

Istruttori di Protezione<br />

Civile CRI e del personale<br />

sia Medico che Infermieristico<br />

del servizio di emergenza<br />

118 Marche Soccorso<br />

come occasione di formazione<br />

professionale e<br />

crescita reciproca.<br />

Ringraziamenti<br />

Partico<strong>la</strong>ri ringraziamenti<br />

vanno al Commissario<br />

Locale CRI Cav.Corrado<br />

Cesauri per aver creduto in<br />

noi, all’Ispettore di Gruppo<br />

V.d.S. Massi Roberto<br />

per l’instancabile supporto<br />

morale in tutte le fasi del<br />

campo ed al carissimo<br />

amico V.d.S. Cristian<br />

D’Accardi, Ispettore Re -<br />

gionale CRI e Delegato<br />

Regionale Emergenza per<br />

<strong>la</strong> pazienza con cui ha<br />

saputo sopportarmi durante<br />

l’organizzazione del<br />

campo.<br />

Ancora un immenso grazie<br />

ed un arrivederci al prossimo<br />

campo a tutti i Volontari<br />

del Soccorso del Co -<br />

mitato Locale CRI di Sassoferrato.<br />

Δ<br />

N &A mensile italiano del soccorso · Anno 19° · Vol. 217 · Novembre 2010


N &A mensile italiano del soccorso · Anno 19° · Vol. 217 · Novembre 2010<br />

29


LE AZIENDE IN CAMPO PROGETTI MEDICAL<br />

L’INDIFFERENZA NON SALVA UNA VITA<br />

IMPORTANZA DEL DEFIBRILLATORE “DAE” NELLA VITA<br />

DI TUTTI I GIORNI<br />

DANIELE SAPONARO<br />

Export Area Manager<br />

Progetti Srl<br />

Via Bruno Buozzi n 28,<br />

Moncalieri (Torino)<br />

Tel 011.644.738<br />

info@progettimedical.com<br />

www.progettimedical.com<br />

L<br />

a morte cardiaca<br />

improvvisa extraospedalieracostituisce<br />

una delle<br />

principali cause di<br />

decesso nei paesi<br />

industrializzati.<br />

Gli ultimi dati ISTAT par<strong>la</strong>no<br />

chiaro: ogni anno circa<br />

250 mi<strong>la</strong> persone<br />

muoiono a causa di ma<strong>la</strong>ttie<br />

cardiovasco<strong>la</strong>ri.<br />

Tradotto in termini di per-<br />

30<br />

centuale, le morti improvvise<br />

cardiache hanno rappresentato<br />

nel 2000 il<br />

10.3% di tutte le morti, con<br />

incidenza simile a quel<strong>la</strong><br />

delle morti per tutte le neop<strong>la</strong>sie<br />

(9,8%), superiore al<br />

doppio delle morti per cause<br />

accidentali o violente e<br />

di poco inferiore al<strong>la</strong> morte<br />

per ictus. Questi numeri<br />

fanno paura.<br />

La morte per arresto cardiaco<br />

è causata principalmente<br />

dal<strong>la</strong> fibril<strong>la</strong>zione<br />

ventrico<strong>la</strong>re o dal<strong>la</strong> tachicardia<br />

ventrico<strong>la</strong>re senza<br />

polso, aritmie cardiache<br />

fatali in pochi minuti, ma<br />

spesso prontamente reversibili<br />

grazie al<strong>la</strong> defibril<strong>la</strong>zione<br />

elettrica.<br />

A tale scopo, sono disponibili<br />

i defibril<strong>la</strong>tori elettro-<br />

medicali in grado di erogare<br />

un shock elettrico che<br />

elimina tali aritmie ripristinando<br />

il normale ritmo del<br />

cuore (ritmo sinusale).<br />

È evidente che lo stile di<br />

vita sano, un’adeguata prevenzione,<br />

un regime alimentare<br />

corretto, oltre che<br />

una costante anche minima<br />

attività sportiva sono elementi<br />

fondamentali per<br />

contrastare un attacco cardiaco<br />

improvviso; se questo<br />

dovesse comunque<br />

accadere il DAE può salvare<br />

una vita. In questo articolo<br />

vorremmo evidenziare<br />

l’importanza di questi defibril<strong>la</strong>tori<br />

nel<strong>la</strong> vita e nei<br />

luoghi di tutti i giorni.<br />

Il defibril<strong>la</strong>tore semiautomatico<br />

è un dispositivo in<br />

grado di effettuare <strong>la</strong> defi-<br />

bril<strong>la</strong>zione delle pareti mu -<br />

sco<strong>la</strong>ri del cuore in maniera<br />

sicura ed è in grado di<br />

erogare lo shock elettrico<br />

attendendo <strong>la</strong> conferma<br />

dell’operatore, informato<br />

dal<strong>la</strong> macchina del<strong>la</strong> presenza<br />

di un ritmo defibril<strong>la</strong>bile.<br />

Il loro uso è consentito<br />

in sede intra/extra ospedaliera<br />

anche da personale<br />

sanitario non medico, nonché<br />

da personale non sanitario<br />

(denominati <strong>la</strong>ici/first<br />

responders) che abbia ricevuto<br />

una formazione adeguata.<br />

Il funzionamento di questa<br />

macchina è molto semplice<br />

ed avviene per mezzo dell’applicazione<br />

di piastre<br />

adesive sul petto del pa -<br />

ziente.<br />

Quando tali elettrodi vengono<br />

applicati al paziente,<br />

il dispositivo control<strong>la</strong> il<br />

ritmo cardiaco e, se necessario,<br />

si carica e si predispone<br />

per <strong>la</strong> scarica.<br />

Vengono anche indicati<br />

come “DAE a 3 tasti” in<br />

quanto gli steps sono l’accensione<br />

(ON), l’analisi del<br />

ritmo (ANALYSE) e l’erogazione<br />

dello shock<br />

(SHOCK).<br />

Una voce guida fornisce le<br />

istruzioni all’operatore fino<br />

all'erogazione del<strong>la</strong> scarica.<br />

Dopo ciascuna scarica, il<br />

defibril<strong>la</strong>re ripete il controllo<br />

del ritmo cardiaco e,<br />

se necessario, si predispone<br />

all’effettuazione di una<br />

nuova carica. La potenza di<br />

queste scariche è impostata<br />

a 150J nominali con un<br />

carico di 50 Ohm.<br />

Chiaramente si intuisce che<br />

i DAE odierni possono<br />

essere utilizzati da chiunque,<br />

senza alcun pericolo, a<br />

patto che gli utilizzatori<br />

abbiano effettuato il corso<br />

di abilitazione.<br />

Forse il principale problema<br />

del<strong>la</strong> defibril<strong>la</strong>zione precoce<br />

è <strong>la</strong> scarsa divulgazione<br />

associata ad una miopia di<br />

informazione specifica.<br />

Le probabilità di recuperare<br />

il paziente sono tanto più<br />

elevate quanto più breve è<br />

l’intervallo tra l’inizio dell’aritmia<br />

e <strong>la</strong> scarica.<br />

Ogni minuto che trascorre<br />

fa diminuire del 7-10% <strong>la</strong><br />

possibilità di sopravvivenza.<br />

In pratica, dopo 10<br />

minuti, le probabilità di so -<br />

pravvivenza sono pari allo<br />

zero.<br />

I mezzi di soccorso e le<br />

ambu<strong>la</strong>nze presenti sul territorio<br />

spesso per varie<br />

motivazioni non possono<br />

arrivare in tempi utili per<br />

soccorrere molto precocemente<br />

una persona colpita<br />

da arresto cardiaco.<br />

C’è una proposta di legge<br />

del 2006 approvata dal<strong>la</strong><br />

camera che individua esattamente<br />

i luoghi, le strutture<br />

e i mezzi di trasporto nei<br />

quali è prevista <strong>la</strong> detenzione<br />

di DAE. Tra i mezzi:<br />

quelli del<strong>la</strong> Polizia, dei<br />

Vigili del Fuoco, del Dipartimento<br />

del<strong>la</strong> Protezione<br />

Civile, mezzi aerei/navali<br />

adibiti al soccorso e altri.<br />

Tra i luoghi: ambu<strong>la</strong>tori,<br />

grandi scali aerei/navali/<br />

ferroviari, istituti penitenziari,<br />

strutture sedi di grandi<br />

avvenimenti cultu ra li/<br />

sociali/commerciali/industriali/sportivi,<br />

strutture<br />

sco<strong>la</strong>stiche e farmacie.<br />

Effettivamente un defibril<strong>la</strong>tore<br />

in questi luoghi<br />

potrebbe davvero salvare<br />

molte vite.<br />

N &A mensile italiano del soccorso · Anno 19° · Vol. 217 · Novembre 2010


LE AZIENDE IN CAMPO Corso di Guida in emergenza<br />

Metti al<strong>la</strong> prova le tue capacità di gestione dell’imprevisto e di controllo del mezzo,<br />

attraverso simu<strong>la</strong>zioni di situazioni di guida critiche unite a un percorso teorico<br />

in au<strong>la</strong> tenuto da personale docente esperto. Sono previste agevo<strong>la</strong>zioni per<br />

iscrizioni di gruppo. Per informazioni: 06 43236245<br />

intervenireinsicurezza@aciglobal.it<br />

Ed è proprio per questo<br />

motivo che <strong>la</strong> PROGETTI<br />

ha deciso di investire parte<br />

del<strong>la</strong> sua ricerca e sviluppo<br />

nel<strong>la</strong> ideazione di un defibril<strong>la</strong>tore<br />

semiautomatico<br />

completamente MADE IN<br />

ITALY, che avrà il nome di<br />

RESCUE SAM.<br />

Presentato in versione<br />

“dimostrativa” durante l’ultima<br />

edizione del “REAS”<br />

2010, ha raccolto positivi<br />

riscontri e tanta curiosità.<br />

Siamo sicuri che lo stesso<br />

interesse lo otterrà durante<br />

<strong>la</strong> prossima fiera “MEDI-<br />

CA” in Germania.<br />

La commercializzazione inizierà<br />

dal mese di Febbraio<br />

2011 e si stima una vendita<br />

di 4.000 unità all’anno.<br />

Affiancherà il modello professionale<br />

ormai conosciuto<br />

da tutti, Rescue Life.<br />

Il Rescue SAM sarà un<br />

defibril<strong>la</strong>tore fatto su misura<br />

per fabbriche, scuole,<br />

condomini, impianti sportivi<br />

e per tutte quei luoghi<br />

dove c’è una probabilità di<br />

rischio. Affidabile, estremamente<br />

intuitivo e di facile<br />

utilizzo, senza tra<strong>la</strong>sciare<br />

il design che contraddistingue<br />

da sempre i nostri<br />

prodotti.<br />

Tale apparecchio risulta<br />

inoltre dotato di alta specificità<br />

e sensibilità diagnostica<br />

pari al 98%, che permette di<br />

non essere tratti in inganno<br />

da variabili contingenti rappresentate<br />

ad esempio dai<br />

movimenti del paziente<br />

(convulsioni e respirazione<br />

agonica), dai movimenti che<br />

altri causano al paziente o<br />

da segnali e/o artefatti.<br />

Il RESCUE SAM utilizza <strong>la</strong><br />

tecnologia esponenziale<br />

bifasica troncata e una batteria<br />

di lunga durata che<br />

permette un minimo di 200<br />

scariche.<br />

A scelta, sarà dotato di borsa<br />

per il trasporto prodotta<br />

con materiale facilmente<br />

<strong>la</strong>vabile. Sarà inoltre possibile<br />

in serire il defibril<strong>la</strong>tore<br />

dentro appositi box in me -<br />

tallo da posizionare vicino<br />

alle apparecchiature di<br />

emergenza, pubblicamente<br />

esposte e comunemente<br />

impiegate (estintori, idranti,<br />

etc..).<br />

In conclusione è possibile<br />

dire che l’intento principale<br />

di questo articolo non è pubblicizzare<br />

il nostro defibril<strong>la</strong>tore<br />

ma rimarcare in modo<br />

forte l’importanza di fare di<br />

più, di diffondere maggiormente<br />

<strong>la</strong> cultura del<strong>la</strong> defibril<strong>la</strong>zione<br />

precoce, di sensibilizzare<br />

l’opinione pubblica<br />

sull’importanza di<br />

questo fenomeno e su come<br />

poter intervenire. Se poi <strong>la</strong><br />

vostra scelta risulterà quel<strong>la</strong><br />

di premiare l’unica azienda<br />

italiana a sviluppare e produrre<br />

il suo DAE in Italia,<br />

questo per noi sarà un privilegio.<br />

Come al solito per saperne<br />

di più, Vi invito a Visitare il<br />

nostro sito<br />

www.progettimedical.com<br />

dove troverete tutti gli ag -<br />

giornamenti riguardo ai<br />

nostri prodotti e alle nostre<br />

iniziative. Δ<br />

N &A mensile italiano del soccorso · Anno 19° · Vol. 217 · Novembre 2010<br />

NUOVO CORSO IN COLLABORAZIONE CON ACI .... GUARDA IL<br />

VIDEO SUL NOSTRO SITO NELLA SEZIONE CORSI !<br />

Trauma Day<br />

Il seminario si propone <strong>la</strong> finalità di consentire al personale operante nell’emergenza<br />

extra ospedaliera di confrontarsi con varie realtà operative e di mettersi<br />

al<strong>la</strong> prova in scenari simu <strong>la</strong>ti ad alto realismo in modo da saper applicare, con<br />

<strong>la</strong> massima flessibilità possibile, i punti di forza delle varie tecniche di soccorso<br />

proposte in diversi tipi di corsi.<br />

Competenze comunicazionali in ambito sanitario<br />

Quante volte durante un servizio mi sono trovato senza parole o, comunque, in<br />

grossa difficoltà nell’affrontare <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione con il paziente, con i familiari o perfino<br />

con i miei compagni d’equipaggio?... Da questa domanda è nato il programma<br />

di approfondimento che viene affrontato in questo seminario.<br />

Corso di Psicologia nell’emergenza<br />

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Per ulteriori informazioni si prega di rivolgersi al<strong>la</strong> Segreteria<br />

Organizzativa al seguente numero: tel 0573 975975<br />

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S. NICOLO’ SI METTE IN MOTO<br />

Ormai giunti al<strong>la</strong> 14esima edizione, sabato 04 dicembre 2010 a<br />

Trieste, avrà luogo <strong>la</strong> manifestazione denominata “SAN NICOLÒ<br />

SI METTE IN MOTO”.<br />

Iniziativa esclusivamente a scopo benefico, dove durante lo svolgimento<br />

del motogiro per le vie del<strong>la</strong> città, si provvederà a consegnare<br />

dei doni a quei bimbi meno fortunati.<br />

Vi aspettiamo numerosi.<br />

Per ogni ulteriore informazione visitate il sito:<br />

www.mettitiinmoto.com<br />

e.mail: info@mettitiinmoto.com<br />

C onvegni<br />

e<br />

orsi<br />

Bolzano, 13-14 novembre 2010<br />

INTERNATIONAL CONGRESS ON DISASTER<br />

MANAGEMENT AND DISASTER MEDICINE<br />

Per informazioni: Segreteria Organizzativa<br />

Anna Carnielli - Tel. 0471 055041 - Fax. 0471 055049<br />

e.mail: disastermanagement@eurac.edu<br />

Modena, novembre 2010<br />

TEMS: TACTICAL EMERGENCY<br />

MEDICAL SUPPORT<br />

Associazione Scientifica Anti Crimine<br />

24-26 novembre: Modulo ECM per medici e infermieri<br />

27 novembre: Modulo per soccorritori<br />

Scopo del corso è quello di proporre una strategia di intervento in<br />

teatro operativo con situazioni di rischio per l’ordine pubblico.<br />

Il corso propone inoltre analisi di interventi operativi in col<strong>la</strong>borazione<br />

con le forze dell’ordine.<br />

Per informazioni: Segreteria Organizzativa<br />

Tel: 338.8944147 Tel: 340.6829198<br />

Email: segreteria@asacitalia.it www.asacitalia.it<br />

N &A mensile italiano del soccorso · Anno 19° · Vol. 217 · Novembre 2010

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