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MEDICINA D’EMERGENZA MEDICINA D’EMERGENZA MEDICINA D’EMERGENZ<br />

Foto di Giampietro Bisaglia.<br />

zione dei gas di sparo di<br />

un’arma da fuoco ad alta<br />

velocità esplosa in bocca,<br />

piuttosto che dai morsi di<br />

animali predatori che,<br />

comunque, avevano <strong>la</strong>sciato<br />

su quel reperto osseo<br />

umano marcature dentarie<br />

comprovanti un loro avvenuto<br />

intervento post mortem.<br />

In tale caso, <strong>la</strong> dispersione<br />

del<strong>la</strong> mandibo<strong>la</strong>, dei resti<br />

scheletrici del tronco e<br />

degli arti inferiori di un<br />

soggetto umano adulto di<br />

sesso maschile, successivamente<br />

identificato, era<br />

avvenuta proprio ad opera<br />

di animali predatori, come<br />

si deduceva dalle marcature<br />

dentarie rilevate sulle<br />

loro superfici, e del<strong>la</strong> testa<br />

si era trovato solo <strong>la</strong> citata<br />

mandibo<strong>la</strong>, priva dei due<br />

processi coronoidei.<br />

Le rime di frattura a tutto<br />

spessore dei due processi<br />

avulsi, che si potevano<br />

osservare sul<strong>la</strong> mandibo<strong>la</strong><br />

recuperata, erano inclinate<br />

conformemente all’azione<br />

di forze operanti dall’interno<br />

del<strong>la</strong> cavità buccale<br />

all’esterno <strong>la</strong>terale del<strong>la</strong><br />

stessa, proprio come nel<br />

caso di uno sparo esploso<br />

con canna in bocca, che<br />

appariva così l’ipotesi causale<br />

più suggestiva del<strong>la</strong><br />

loro origine, facendo pure<br />

propendere per quest’ipotesi<br />

il rilievo di un residuo di<br />

tessuto molle essiccato,<br />

18<br />

dotato di un bordo parallelo<br />

al margine del distacco<br />

fratturativo del processo<br />

coronoideo destro e retratto<br />

da esso di qualche millimetro,<br />

del tutto compatibile<br />

con una frattura ossea<br />

determinata da forze agenti<br />

dall’interno del<strong>la</strong> bocca e<br />

causative non solo <strong>la</strong> frattura<br />

del processo, ma anche<br />

<strong>la</strong> soprastante interruzione<br />

dei tessuti molli, spaiata dal<br />

margine fratturativo osseo<br />

per il diverso modulo di<br />

rottura esistente nei due<br />

diversi tessuti contigui sollecitati<br />

da una stessa forza.<br />

Dal<strong>la</strong> mandibo<strong>la</strong> in esame<br />

mancavano anche i condili,<br />

potendosi così anche per<br />

essi ipotizzare una assimi<strong>la</strong>bile<br />

azione fratturativa dei<br />

gas di sparo, anche se <strong>la</strong> presenza<br />

di un maggior numero<br />

di marcature <strong>la</strong> sciate lì da<br />

denti di animali induceva<br />

dubbi circa <strong>la</strong> vera genesi di<br />

questo ulteriore reperto.<br />

In sede di sopralluogo non<br />

si erano rinvenuti né un’arma,<br />

né un qualche bossolo<br />

spento, ma si disponeva di<br />

uno scritto con note suicidiarie<br />

attribuibile al soggetto<br />

in argomento che orientò<br />

in tal senso gli Autori che si<br />

avvalsero, per le loro conclusioni,<br />

oltre che dei dati<br />

statistici ricavati dai crani<br />

di pecore dei tre gruppi di<br />

indagine, di cui diremo,<br />

anche di altre due mandibole<br />

umane, in precedenza<br />

valutate a scopo peritale da<br />

un antropologo forense, le<br />

quali avevano riportato<br />

analoghe fratture dei processi<br />

coronoidei, dopo ac -<br />

certato sparo in bocca.<br />

Nel caso del<strong>la</strong> prima frattura<br />

del processo coronoideo<br />

presa a confronto, il suicida<br />

si era sparato in bocca<br />

con un fucile Ross calibro<br />

.303, di cm 76 di lunghezza<br />

di canna e di cm 86 di<br />

distanza tra <strong>la</strong> bocca dell’arma<br />

ed il grilletto, con<br />

una velocità di moto del<br />

proiettile misurata al<strong>la</strong> bocca<br />

del<strong>la</strong> canna di 2000-<br />

2800 feet/sec; nell’altra<br />

frattura del processo coronoideo<br />

il suicida aveva<br />

impiegato un fucile da caccia<br />

Cooley di 20 gage di<br />

calibro, sparando una pal<strong>la</strong><br />

”slug” di velocità, al<strong>la</strong> bocca<br />

dell’arma, di circa 1600<br />

ft/sec.<br />

Per confermare le loro ipotesi,<br />

gli Autori spararono<br />

attraverso l’apertura orale<br />

nel<strong>la</strong> cavità buccale di teste<br />

di pecore macel<strong>la</strong>te al 6°-8°<br />

mese di vita 11 che - opportunamente<br />

trattate - vennero<br />

poi suddivise in tre gruppi:<br />

quello comprensivo delle<br />

teste che avevano subito<br />

solo lo sparo in cavità buccale,<br />

quello con teste date<br />

in pasto ai coiotes e ai lupi<br />

di uno zoo (tenuti a digiuno<br />

dal giorno prima) senza<br />

aver subito prima alcuno<br />

sparo e quello delle teste<br />

che avevano subito lo sparo<br />

e poi date in pasto agli<br />

animali 12 .<br />

Risultò una notevole diversità<br />

nel<strong>la</strong> localizzazione<br />

delle fratture mandibo<strong>la</strong>ri:<br />

quelle conseguenti all’azione<br />

animale avvenivano,<br />

perlopiù, nelle porzioni<br />

anteriori del<strong>la</strong> mandibo<strong>la</strong>,<br />

mentre quelle da arma da<br />

fuoco erano in prevalenza<br />

posteriori, dove maggiormente<br />

potevano agire i gas<br />

di sparo di un arma introdotta<br />

per i primi 8 centimetri<br />

di canna dentro <strong>la</strong> bocca<br />

dell’animale, potendosi<br />

così comprovare l’origine<br />

del<strong>la</strong> frattura, talvolta<br />

anche non simmetrica, dei<br />

processi coronoidei, ma<br />

anche di quel<strong>la</strong> dei condili<br />

e del ramo del<strong>la</strong> mandibo<strong>la</strong>.<br />

Riguardo alle fratture<br />

del ramo del<strong>la</strong> mandibo<strong>la</strong>,<br />

esse risultarono le più<br />

numerose, non tanto in riferimento<br />

all’intero campione<br />

esaminato, quanto piuttosto<br />

al loro numero nei<br />

singoli casi, perché lo sparo<br />

produceva in questa sede<br />

fratture 13 multiple e perlopiù<br />

concentrate attorno<br />

all’orifizio superiore del<br />

canale mandibo<strong>la</strong>re, quasi<br />

che qui vi fosse un locus<br />

minoris resistentiae.<br />

Gli Autori, pur concludendo<br />

che le fratture bi<strong>la</strong>terali<br />

dei processi coronidei nel<br />

caso da loro studiato erano<br />

in accordo con le risultanze<br />

statistiche dell’azione dei<br />

gas di sparo di armi a pro -<br />

iettile veloce esplosi nelle<br />

bocca di teste di pecore<br />

scuoiate, tuttavia sottolineavano<br />

anche le differenze<br />

anatomiche tra le mandibole<br />

dell’uomo e quelle<br />

delle pecore, che potevano<br />

aver influito sui risultati 14 .<br />

Anche gli antropologi<br />

forensi Fenton e Coll.<br />

(2005) 15 , dando rilievo al<strong>la</strong><br />

potente azione espansiva<br />

dei gas di sparo penetrati in<br />

cavità cranica a seguito di<br />

colpi d’arma da fuoco a<br />

contatto di un qualche punto<br />

del<strong>la</strong> linea mediana del<strong>la</strong><br />

testa e produttivi di fratture<br />

simmetriche del cranio,<br />

riportano in dettaglio<br />

anche le fratture mandibo<strong>la</strong>ri<br />

così provocate.<br />

A conforto delle loro argomentazioni,<br />

che prendevano<br />

anche in considerazione<br />

i punti di maggior resistenza<br />

ossea cranica ai fini di<br />

poter interpretare il decorso<br />

delle fratture, essi hanno<br />

considerato cinque casi di<br />

rinvenimento di resti scheletrici,<br />

opportunamente<br />

ricomposti, con fratture per<br />

lo più “a cuneo” in regione<br />

mentoniera e verticali al<br />

corpo mandibo<strong>la</strong>re.<br />

Nel primo dei casi <strong>la</strong> vittima,<br />

seduta in macchina, si<br />

era sparata in bocca con un<br />

fucile cal. 300 ed il proiettile<br />

era uscito a livello del<br />

parietale destro; nel secondo<br />

si sospettava l’utilizzo<br />

di un fucile cal. 303 trova-<br />

to accanto ai resti umani<br />

con probabile sede di sparo<br />

intraorale; nel terzo caso vi<br />

fu l’applicazione in regione<br />

sottomandibo<strong>la</strong>re di un<br />

fucile a palle multiple, così<br />

come nel quarto caso. Solo<br />

nel quinto caso, un suicidio<br />

effettuato con una pisto<strong>la</strong><br />

automatica cal. 38, <strong>la</strong> sede<br />

di applicazione dello sparo<br />

fu distante dal<strong>la</strong> mandibo<strong>la</strong>,<br />

rinvenendosi l’orifizio<br />

d’en trata all’osso frontale,<br />

lungo <strong>la</strong> linea mediana, e<br />

quello d’egresso al<strong>la</strong> squama<br />

occipitale, alquanto<br />

inferiormente, benché an -<br />

ch’esso paramediano.<br />

Nel<strong>la</strong> loro discussione finale<br />

gli Autori confermavano<br />

che nei primi quattro casi le<br />

fratture evidenziate erano<br />

certamente attribuibili al -<br />

l’azione espansiva dei gas<br />

all’interno del<strong>la</strong> parte concava<br />

del ferro di cavallo<br />

mandibo<strong>la</strong>re.<br />

Ci pare ragionevole ipotizzare<br />

che nel quinto caso, in<br />

cui un’arma produttiva di<br />

minor energia cinetica fu<br />

applicata lontano dal<strong>la</strong><br />

mandibo<strong>la</strong>, i gas di sparo<br />

possano aver avuto un’azione<br />

più indiretta, semmai<br />

agendo in modo espansivo<br />

all’interno del<strong>la</strong> cavità cranica<br />

più che nell’“anello<br />

osseo”, o piuttosto che l’allontanamento<br />

dei contrapposti<br />

rami e branche del<strong>la</strong><br />

mandibo<strong>la</strong>, produttivo di<br />

“fratture bi<strong>la</strong>terali del corpo<br />

in prossimità del terzo<br />

mo<strong>la</strong>re”, possa esser avvenuto<br />

per diastasi delle rime<br />

irraggiate, forse di quelle<br />

satelliti del foro d’entrata,<br />

ma certamente di quelle del<br />

basso foro d’egresso occipitale,<br />

specie di quelle<br />

posteriori irradiate al<strong>la</strong> ba -<br />

se.<br />

Questo quinto caso ci pare<br />

importante, perché testimonia<br />

<strong>la</strong> possibilità di fratture<br />

mandibo<strong>la</strong>ri anche per spari<br />

a contatto di zone del<strong>la</strong><br />

linea mediana del<strong>la</strong> testa<br />

lontane dal<strong>la</strong> mandibo<strong>la</strong> e<br />

non necessariamente collegabili<br />

all’azione espansiva<br />

dei gas penetrati dentro <strong>la</strong><br />

concavità mandibo<strong>la</strong>re. Δ<br />

(continua…)<br />

N &A mensile italiano del soccorso · Anno 19° · Vol. 217 · Novembre 2010

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