Anno XIV - N. 1/2004 - Ordine degli Avvocati di Lecco
Anno XIV - N. 1/2004 - Ordine degli Avvocati di Lecco
Anno XIV - N. 1/2004 - Ordine degli Avvocati di Lecco
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PERIODICO QUADRIMESTRALE A CARATTERE INFORMATIVO-PROFESSIONALE EDITO A CURA DELL’ORDINE AVVOCATI DI LECCO<br />
<strong>Anno</strong> <strong>XIV</strong> - N. 1/<strong>2004</strong>
A causa <strong>di</strong> risalenti refusi<br />
tipografici, gli anni <strong>di</strong> pubblicazione<br />
<strong>di</strong> Toga Lecchese<br />
sono stati in<strong>di</strong>cati in modo<br />
non corretto sui precedenti<br />
numeri, nel senso che, con il<br />
presente numero, la rivista<br />
entra nell’effettivo quattor<strong>di</strong>cesimo<br />
anno <strong>di</strong> pubblicazione.<br />
2<br />
Aderente ASTAF<br />
Associazione Stampa Forense<br />
Direttore Responsabile:<br />
Stampa:<br />
RENATO COGLIATI<br />
CATTANEO PAOLO GRAFICHE S.R.L.<br />
ANNONE BRIANZA - LECCO<br />
Autorizzazione n. 2/91 del Tribunale <strong>di</strong> <strong>Lecco</strong><br />
SOMMARIO<br />
L’intervento del nuovo Presidente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 3<br />
Consiglio dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> Biennio <strong>2004</strong>-2005: incarichi ai Consiglieri . . “ 4<br />
La <strong>di</strong>fesa penale e il tema della verità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 4-5<br />
La <strong>di</strong>fesa dell’imputato nel processo <strong>di</strong> abuso sessuale <strong>di</strong> minore “ 6-7<br />
Le barzellette <strong>di</strong> Popy . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 7<br />
Liquidazione delle spese: obblighi <strong>di</strong> motivazione<br />
e modalità <strong>di</strong> impugnazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 8-9<br />
Mo<strong>di</strong>fiche al co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> procedura penale in materia <strong>di</strong> applicazione<br />
della pena su richiesta delle parti (legge 12/06/03 n. 134) . . . . . . . . . “ 10-13<br />
Tre miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> battiti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 14<br />
Circolare per i praticanti avvocati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 15<br />
Piccolo memorandum per il “migliore dei mon<strong>di</strong> forensi possibili” . . “ 16-17<br />
Regolamento della pratica forense approvato<br />
da tutti gli or<strong>di</strong>ni del <strong>di</strong>stretto dell’Emilia Romagna . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 18-19<br />
Giurisprudenza Lecchese . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 20<br />
Associazione stampa forense - A.STA.F.<br />
Congresso annuale 7 febbraio <strong>2004</strong> . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 21-23<br />
Convenzioni in deroga ai minimi tariffari professionali . . . . . . . . . . . . . . . “ 24<br />
L’arbitrato nella riforma delle società . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 25-26<br />
Le casse private vanno escluse dalla riforma<br />
della previdenza pubblica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 27<br />
Seminario Cassa Forense “Il Proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> Cassazione:<br />
tecniche <strong>di</strong> redazione del ricorso e regole del proce<strong>di</strong>mento:<br />
programma e scheda <strong>di</strong> partecipazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 28-29<br />
Aggiornamento Albi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 30-38<br />
In giro per mostre . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 39-40
Cari Colleghi,<br />
il Consiglio dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> nella seduta del 6 Gennaio scorso, mi ha eletto<br />
Presidente.<br />
Imme<strong>di</strong>atamente il mio pensiero è corso ai due Presidenti dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> che<br />
come me tanti altri Colleghi hanno avuto la fortuna <strong>di</strong> conoscere ed apprezzare:<br />
l’Avv. Vincenzo Condò, storico Presidente dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> che più <strong>di</strong> trenta anni fa mi<br />
spronava agli esami e l’Avv. Eligio Cesana, Presidente dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> per tanti anni,<br />
ma sopratutto per me caro Maestro.<br />
Ricordando loro, mi rendo conto che la società civile e professionale è profondamente<br />
cambiata se mi ha permesso <strong>di</strong> essere nominata vostro Presidente.<br />
Ritengo però che non sono cambiati e non devono cambiare l’impegno e la<br />
serietà che deve contrad<strong>di</strong>stinguere la nostra Professione.<br />
Certamente gli stimoli non mancano se molti giovani abbracciano la professione<br />
<strong>di</strong> Avvocato.<br />
È però compito <strong>di</strong> coloro che hanno avuto anche la fortuna <strong>di</strong> formarsi all’esempio<br />
dei Colleghi che ho ricordato e <strong>di</strong> molti altri che ci hanno preceduto, <strong>di</strong><br />
inculcare nei più giovani Colleghi la convinzione che la nostra professione non è<br />
solo un mezzo <strong>di</strong> sostentamento, ma un compito sociale ed un servizio alla giustizia.<br />
Nel ringraziarVi della stima accordatami, Vi assicuro della mia attenzione e <strong>di</strong><br />
quella <strong>di</strong> tutti i Consiglieri nel risolvere i problemi inerenti la nostra professione<br />
ed in particolare quelli Lecchesi.<br />
Sarà mia premura seguire l’ampliamento del Tribunale affinché si acceleri la<br />
soluzione del problema <strong>degli</strong> spazi, ormai non più rinviabile; l’attenzione nei confronti<br />
della formazione, con la programmazione <strong>di</strong> incontri <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o anche in collaborazione<br />
con altri Or<strong>di</strong>ni Professionali; il contatto con il Politecnico affinché si<br />
possa <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> consulenza specializzata nonché l’attenzione sui problemi quoti<strong>di</strong>ani<br />
<strong>di</strong> gestione della Giustizia a <strong>Lecco</strong>.<br />
Per quanto riguarda l’accordo <strong>di</strong> onore <strong>di</strong> cui tanto si è <strong>di</strong>scusso nelle passate<br />
settimane, lo stesso è già stato approfon<strong>di</strong>to dal Consiglio nelle due prime sedute<br />
anche alla luce dei suggerimenti pervenuti dall’Assemblea. Il Consiglio ha ritenuto<br />
<strong>di</strong> rinviare la decisione finale sull’argomento dopo l’elezione del nono membro.<br />
Colgo l’occasione per ringraziare tutti i Colleghi uscenti per la loro de<strong>di</strong>zione e<br />
competenza e per ringraziare i nuovi Consiglieri che già dalle prime sedute hanno<br />
dato prova <strong>di</strong> voler fare e sopratutto <strong>di</strong> aver compreso lo spirito <strong>di</strong> servizio che<br />
deve guidare il nostro compito.<br />
Ringrazio inoltre il Collega Avv. Cogliati che con la sua de<strong>di</strong>zione ci permette<br />
<strong>di</strong> stampare Toga Lecchese.<br />
Cor<strong>di</strong>almente.<br />
FRANCESCA ROTA<br />
3
Consiglio<br />
dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong><br />
Biennio <strong>2004</strong>/2005<br />
INCARICHI AI CONSIGLIERI:<br />
Proce<strong>di</strong>menti <strong>di</strong>sciplinari:<br />
avv. Elena Barra<br />
avv. Walter Cerviatti<br />
avv. Gianmaria Ratti<br />
avv. Umberto Tomalino<br />
Rapporti con i praticanti:<br />
avv. Grazia Scurria - Responsabile<br />
avv. Walter Cerviatti<br />
avv. Antonio Corti<br />
avv. Gianmaria Ratti<br />
Commissione liquidazione parcelle:<br />
Penale: avv. Elena Barra<br />
Civile: avv. Walter Cerviatti<br />
Responsabile per le conciliazioni: avv.<br />
Enrico Azzoni<br />
Patrocinio a spese dello Stato:<br />
Ammissioni: avv. Elena Barra<br />
Parere congruità parcelle penali: avv.<br />
Elena Barra<br />
Parere congruità parcelle civili: avv.<br />
Walter Cerviatti<br />
Responsabili biblioteca:<br />
avv. Umberto Tomalino - Responsabile<br />
avv. Antonio Corti<br />
Consiglio Direttivo A.L.P.L.<br />
Avv. Gianmaria Ratti<br />
Referente C.N.F. per la formazione:<br />
Avv. Grazia Scurria<br />
Incontri <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o:<br />
avv. Grazia Scurria<br />
avv. Umberto Tomalino<br />
Servizi informatici ed Internet:<br />
avv. Antonio Corti<br />
Contatti con il Politecnico:<br />
avv. Umberto Tomalino<br />
4<br />
La <strong>di</strong>fesa penale e il tema della verità<br />
La nuova figura <strong>di</strong> <strong>di</strong>fensore innescata<br />
dalla rivoluzione processuale del co<strong>di</strong>ce<br />
Vassalli, rinfocolata dalla L. 479/99 (c.d.<br />
Carotti), portata al proprio apice con la L.<br />
397/00 sulle indagini <strong>di</strong>fensive,rende non<br />
più elu<strong>di</strong>bile il chiarimento del ruolo dell’avvocato<br />
che tale innovativa realtà è<br />
chiamato a vivere ed a far vivere.<br />
In questa prospettiva si è sviluppato<br />
un forte <strong>di</strong>battito che la Camera Penale<br />
<strong>di</strong> Como e <strong>Lecco</strong> ha l’orgoglio <strong>di</strong> avere<br />
provocato a livello nazionale e che ha<br />
ad<strong>di</strong>rittura indotto il Presidente<br />
dell’Unione Camere penali Italiane, avv.<br />
Randazzo, a pubblicare un interessante<br />
pamphlet intitolato, per l’appunto<br />
“L’avvocato e la verità” (ed. Sellerio-<br />
2003), mentre la rivista “Gli oratori del<br />
giorno” ha raccolto numerosi interventi<br />
<strong>di</strong> appassionati e stu<strong>di</strong>osi della materia.<br />
Purtroppo la trattazione del tema in<br />
questione viene troppo spesso svolta<br />
senza l’applicazione <strong>di</strong> rigorosi criteri<br />
ermeneutica e con troppa approssimazione<br />
logica: ne derivano contrapposizioni<br />
talvolta solo apparenti o contrad<strong>di</strong>zioni<br />
<strong>di</strong> fatto prive <strong>di</strong> fondamento.<br />
Contrad<strong>di</strong>zione concettuale evidente<br />
è, per esempio, quella <strong>di</strong> coloro i quali<br />
affermano che neppure dovrebbe porsi il<br />
problema della “<strong>di</strong>fesa del colpevole”<br />
posto che solo alla sentenza definitiva<br />
sarebbe “consentito” … stabilire chi sia<br />
“colpevole”; salvo poi, costoro, affrontare<br />
il problema dell’utilizzazione <strong>di</strong> prove<br />
“false” (ve<strong>di</strong> il tribolato art. 14 Co<strong>di</strong>ce<br />
Deontologico del C.N.F.) senza rendersi<br />
conto che simmetricamente, rispetto al<br />
problema del “colpevole”, anche per stabilire<br />
se si sia in presenza <strong>di</strong> “prove<br />
false”, occorrerebbe allora attendere la<br />
decisione giu<strong>di</strong>ziale definitiva.<br />
Infatti per attestare la “falsità” <strong>di</strong><br />
una prova deve necessariamente valere<br />
la medesima regola <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio applicata<br />
per determinare la “colpevolezza” <strong>di</strong> un<br />
in<strong>di</strong>viduo.<br />
Non confon<strong>di</strong>amo le idee con paralogismi<br />
fuorvianti e ban<strong>di</strong>amo, altresì, le<br />
ovvietà: a cominciare dalla “ovvietà”<br />
più “ovvia” <strong>di</strong> tutte, riguardante la tipologia<br />
<strong>di</strong> “verità” della quale dobbiamo<br />
parlare.<br />
Stabiliamo subito che l’unica<br />
“verità” rilevante sul piano operativo<br />
non può essere se non la “verità processuale”:<br />
ossia quel giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> valore<br />
che lega la vali<strong>di</strong>tà della affermazione<br />
circa la sussistenza o meno <strong>di</strong> un fatto,<br />
non a conoscenze o considerazioni<br />
extraprocessuali, ma alla correttezza<br />
del proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>alettico utilizzato.<br />
Sicché, in questa visione essenzialmente<br />
“laica” della verità, il giu<strong>di</strong>zio<br />
“vero/falso” attesterà semplicemente<br />
(e sufficientemente) che un dato fatto<br />
sarà risultato il solo compatibile (vero) o<br />
non compatibile (falso) con gli elementi<br />
evidenziati attraverso il proce<strong>di</strong>mento<br />
acquisitivo ed argomentativo utilizzato.<br />
Sarà la correttezza o meno del metodo<br />
impiegato a determinare poi la esattezza<br />
del giu<strong>di</strong>zio.<br />
Inutile <strong>di</strong>sperderci in dubbi metafisici<br />
su concetti <strong>di</strong> “verità assoluta” o <strong>di</strong><br />
“verità <strong>di</strong> fatto” ecc. ecc.<br />
E la “verità processuale” (sintetizzo<br />
allo estremo confutando quella che io<br />
considero una riduttiva concezione della<br />
“verità processuale” espressa da alcuni)<br />
può anche fondarsi su <strong>di</strong> una “confessione”<br />
resa dall’accusato al proprio<br />
<strong>di</strong>fensore; non sussiste alcuna ragione<br />
logica perché l’avvocato non debba<br />
tenerne conto, sia pure a seguito <strong>di</strong> un<br />
corretto vaglio dei suoi contenuti,<br />
modalità e circostanze.<br />
Qualora la confessione risulti atten<strong>di</strong>bile,<br />
il <strong>di</strong>fensore “saprà”, per una<br />
ragione “processuale” e senza alcun<br />
bisogno <strong>di</strong> scomodare le categorie<br />
della “verità assoluta”, che il proprio<br />
assistito è, per “verità processuale”,<br />
colpevole.
Ma che <strong>di</strong>re, poi, della vastissima e<br />
frequentissima casistica delle situazioni<br />
nelle quali è il <strong>di</strong>fensore stesso a suggerire<br />
all’indagato una versione dei fatti<br />
ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong>fforme rispetto a quella<br />
riferitagli dall’assistito!<br />
Siamo onesti! Quante volte è proprio<br />
il <strong>di</strong>fensore che “costruisce a tavolino”<br />
ciò che il proprio assistito dovrà “raccontare”<br />
al magistrato?<br />
E in tutti questi casi – che corrispondono<br />
probabilmente la grande maggioranza<br />
nella tipologia <strong>degli</strong> interventi<br />
<strong>di</strong>fensivi – non vi è forse la irrefutabile<br />
consapevolezza del <strong>di</strong>fensore che tali<br />
narrazioni esprimono una certamente<br />
inveritiera rappresentazione <strong>degli</strong> acca<strong>di</strong>menti,<br />
concorrendo irrime<strong>di</strong>abilmente<br />
a costruire falsi elementi orientati verso<br />
la elaborazione <strong>di</strong> una verità processuale<br />
indubbiamente menzognera?<br />
E allora qui cito l’avv. Chiusano:<br />
“Non nascon<strong>di</strong>amoci <strong>di</strong>etro un <strong>di</strong>to”!<br />
** *<br />
Altra “ovvietà” su cui non occorre<br />
nemmeno soffermarci è costituita dal<br />
fatto che qualsiasi imputato, per qualsiasi<br />
delitto, ha <strong>di</strong>ritto ad essere <strong>di</strong>feso.<br />
Più complicato è riuscire a sottrarsi<br />
ad un empirismo operativo e passare<br />
alla in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> canoni generali <strong>di</strong><br />
comportamento allorché il <strong>di</strong>fensore si<br />
renda conto che, processualmente parlando,<br />
il proprio assistito è colpevole<br />
ma intende essere <strong>di</strong>feso “come innocente”.<br />
Il tema è complesso e non può essere<br />
qui adeguatamente affrontato: mi<br />
limiterò ad una breve considerazione.<br />
A me pare evidente che (a prescindere<br />
dalla sensibilità etica in<strong>di</strong>viduale)<br />
sul piano operativo vi sia un limite<br />
assoluto alla esplicazione <strong>di</strong> una attività<br />
<strong>di</strong>fensiva in favore del “colpevole”: io<br />
in<strong>di</strong>viduo tale limite laddove, per sostenere<br />
l’innocenza <strong>di</strong> colui che so (processualmente)<br />
essere colpevole, fossi<br />
costretto a sostenere il mendacio <strong>di</strong> una<br />
persona offesa che so (processualmente)<br />
essere effettivamente vittima, o il<br />
mendacio <strong>di</strong> un teste che so (processualmente)<br />
essere veritiero.<br />
Così come mi sembrerebbe insopportabile<br />
riven<strong>di</strong>care una inesistente<br />
(per mia conoscenza “processuale”)<br />
innocenza, utilizzando prove, sia pure<br />
non da me introdotte, che so (processualmente)<br />
essere false.<br />
Se non valessero nemmeno questi<br />
limiti comportamentali che considero<br />
minimi, mi domanderei quale funzione e<br />
che qualità etica potrebbe mai esprimere<br />
una avvocatura che svolgesse la sua<br />
“missione” (così è qualificata la nostra<br />
professione nel Co<strong>di</strong>ce Deontologico<br />
Forense) avvalendosi <strong>di</strong> mezzi tanto<br />
squalificanti.<br />
E mi chiederei <strong>di</strong> quale “nobiltà”<br />
(termine abusato in una infinità <strong>di</strong> proclami<br />
che gli organi rappresentativi dell’avvocatura<br />
partoriscono ad ogni piè<br />
sospinto) pretenderemmo ammantare<br />
un professionista cui fosse lecito utilizzare<br />
<strong>di</strong>sinvoltamente sistemi da baro:<br />
ossia un professionista il quale considera<br />
lecito giocare con le carte truccate<br />
purché non siano state da lui personalmente<br />
truccate o inserite nel mazzo!<br />
Qui, ognun vede, non sfioro nemmeno<br />
il problema se siamo o non siamo<br />
pubblici ufficiali (cosa che, riferita al<br />
generale compito <strong>di</strong>fensivo, mi sembra<br />
un’altra ovvietà) ma ambirei almeno<br />
pensare che neppure ci sia lecito essere<br />
azzeccagarbugli <strong>di</strong> così basso conio:<br />
protesi al conseguimento <strong>di</strong> un risultato<br />
vantaggioso purchessia per il nostro<br />
assistito, pensando che nel raggiungimento<br />
<strong>di</strong> questo fine bassamente utilitaristico<br />
consista la “nobile missione”<br />
dell’avvocato <strong>di</strong>fensore.<br />
Io voglio credere ad un’altra misura<br />
<strong>di</strong> professionista!<br />
Voglio credere ad un avvocato che<br />
sia prima <strong>di</strong> tutto <strong>di</strong>fensore della<br />
“toga”, baluardo <strong>di</strong> qualsiasi accusato<br />
(reo o innocente che sia) e <strong>di</strong> qualsiasi<br />
vittima, nonché emblema <strong>di</strong> quella<br />
libertà che solo può vivere se è garantita<br />
dal rispetto delle leggi da cui anche il<br />
colpevole <strong>di</strong> qualsivoglia nefandezza ha<br />
<strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> trarre la propria tutela.<br />
Un avvocato che, attraverso la<br />
“toga” così onorata, sia <strong>di</strong>fensore dell’assistito<br />
non certo per garantirgli un<br />
utile qualsiasi (con l’unico limite del<br />
favoreggiamento), ma quell’utile,<br />
sostanziale e processuale, che l’applicazione<br />
<strong>di</strong> corretti parametri valutativi<br />
ed operativi consente, nel rispetto della<br />
funzione <strong>di</strong> elevato contenuto civile alla<br />
quale lo strumento processuale è orientato.<br />
In molti casi la in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> tali<br />
parametri è agevolata, sia pure con<br />
accettabili approssimazioni, dalla natura<br />
della vicenda giu<strong>di</strong>ziaria (per esempio<br />
in ragione della modesta gravità<br />
<strong>degli</strong> addebiti o della semplicità o chiarezza<br />
del dato valutativo o delle conseguenti<br />
strategie): ma in moltissimi altri<br />
casi l’avvocato, la parte assistita ed il<br />
processo stesso non possono essere<br />
lasciati in balìa <strong>di</strong> parametri valutativi<br />
rimessi a sensibilità etica ed al senso<br />
del ruolo professionale del singolo<br />
<strong>di</strong>fensore.<br />
Per questa ragione la Camera penale<br />
<strong>di</strong> Como e <strong>Lecco</strong> è impegnata, nell’ultimo<br />
anno del mio mandato, a rendere<br />
sempre più <strong>di</strong>ffusa la cultura del nuovo<br />
avvocato <strong>di</strong>fensore inteso quale rappresentante<br />
<strong>di</strong> un momento caratterizzato<br />
da elevato profilo ideale e consapevole<br />
della imprescin<strong>di</strong>bile funzione sociale<br />
che la <strong>di</strong>fesa, sia pure espressione <strong>di</strong><br />
interessi <strong>di</strong> parte, è chiamata a svolgere<br />
attraverso lo strumento giu<strong>di</strong>ziario.<br />
AVV. RENATO PAPA<br />
IMPORTANTE<br />
dal CONSIGLIO DELL’ORDINE<br />
Si invitano tutti i colleghi che già non<br />
vi avessero provveduto a comunicare<br />
all’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> gli incarichi giu<strong>di</strong>ziari ottenuti<br />
nel corso del 2003, in adempimento<br />
<strong>di</strong> quanto previsto nella circolare<br />
del 11 ottobre 2002 a seguito <strong>di</strong><br />
delibera del Consiglio dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> in<br />
data 4 ottobre 2002.<br />
5
La <strong>di</strong>fesa dell’imputato nel processo<br />
<strong>di</strong> abuso sessuale <strong>di</strong> minore<br />
Premetto che, sia che si rappresenti<br />
la parte civile, sia che ci si trovi a <strong>di</strong>fendere<br />
l’imputato, la posizione del <strong>di</strong>fensore<br />
è estremamente <strong>di</strong>fficile.<br />
Mai come in questi casi tormenta il<br />
dubbio <strong>di</strong> trovarsi dalla parte giusta e <strong>di</strong><br />
operare quin<strong>di</strong> con quella piena libertà,<br />
autonomia e in<strong>di</strong>pendenza, lealtà e correttezza,<br />
con l’obbligo del segreto professionale,<br />
così come la figura dell’avvocato<br />
è stata configurata nella proposta<br />
<strong>di</strong> legge <strong>di</strong> riforma dell’or<strong>di</strong>namento<br />
della professione <strong>di</strong> avvocato elaborata<br />
dal Consiglio Nazionale Forense.<br />
La <strong>di</strong>fesa dell’imputato sconta il pregiu<strong>di</strong>zio<br />
contro <strong>di</strong> lui non solo del<br />
Pubblico Ministero presso il Tribunale<br />
or<strong>di</strong>nario, che dovrà condurre le indagini,<br />
ma anche e forse più del Pubblico<br />
Ministero presso il Tribunale per i<br />
Minorenni, che <strong>di</strong> norma è il primo a<br />
ricevere la segnalazione.<br />
Infatti, da chiunque provenga la<br />
denuncia o la segnalazione, il Tribunale<br />
per i Minorenni subito viene investito del<br />
caso, in quanto, non solo la Questura e i<br />
Carabinieri, ma anche i servizi sociali,<br />
hanno l’obbligo, tutte le volte: che sono<br />
coinvolti minori, <strong>di</strong> trasmettere gli atti al<br />
Tribunale per i Minorenni e specificatamente<br />
al Pubblico Ministero.<br />
L’ indagato viene <strong>di</strong> solito a sapere<br />
<strong>di</strong> aver assunto tale veste dopo aver<br />
ricevuto la notifica del decreto del<br />
Tribunale per i Minorenni, che allontana<br />
il figlio dall’abitazione familiare o -<br />
come ora dovrebbe più spesso accadere<br />
- che or<strong>di</strong>na il suo allontanamento dalla<br />
residenza familiare o comunque la<br />
sospensione dei rapporti con il figlio.<br />
La <strong>di</strong>fesa quin<strong>di</strong> si deve svolgere su<br />
due fronti- Tribunale per i Minorenni e<br />
Tribunale Or<strong>di</strong>nario.<br />
Quando poi la denuncia interviene<br />
nel corso del giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> separazione,<br />
6<br />
come spesso accade, vi è anche il<br />
Giu<strong>di</strong>ce della separazione, che può<br />
adottare provve<strong>di</strong>menti.<br />
La magistratura or<strong>di</strong>naria e il<br />
Tribunale per i Minorenni, che pure<br />
dovrebbero strettamente collaborare,<br />
non sempre lo fanno.<br />
Da un lato il Tribunale per i<br />
Minorenni accetta ciecamente la relazione,<br />
che gli perviene <strong>di</strong> solito dai servizi<br />
sociali del territorio e non vaglia in<br />
alcun modo l’atten<strong>di</strong>bilità della segnalazione,<br />
che spesso si è rivelata frutto<br />
<strong>di</strong> frainten<strong>di</strong>menti, cattive interpretazioni,<br />
suggerite da pregiu<strong>di</strong>zi, da un atteggiamento<br />
colpevolista, perché ad essere<br />
colpevolisti non si sbaglia mai e non<br />
si può correre il rischio <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re<br />
meglio, perché l’approfon<strong>di</strong>mento<br />
potrebbe recare pregiu<strong>di</strong>zio al minore.<br />
Sulla scorta <strong>di</strong> questa impostazione,<br />
tanti casi si sono <strong>di</strong>mostrati dolorosi<br />
calvari per chi li ha subiti, per i minori<br />
stessi coinvolti, ma purtroppo il sistema<br />
non cambia.<br />
La fiducia che il Tribunale per i<br />
Minorenni nutre nei confronti <strong>degli</strong> psicologi<br />
e <strong>degli</strong> assi- stenti sociali dei<br />
Servizi sociali è cieca e assoluta; del<br />
resto sostengono <strong>di</strong> non poter fare<br />
<strong>di</strong>versamente, in guanto i servizi sono la<br />
loro longa manus e qui non possiamo<br />
<strong>di</strong>lungarci sulla natura del Tribunale per<br />
i Minorenni, che resta un organo amministrativo,<br />
che ben poco ha a che vedere<br />
con l’amministrazione della giustizia.<br />
Contro il decreto del Tribunale per i<br />
Minorenni il <strong>di</strong>fensore può promuovere<br />
ricorso avverso il Tribunale stesso, trattandosi<br />
<strong>di</strong> decreti non definitivi, assunti<br />
spesso senza nemmeno sentire il PM.,<br />
“stante l’urgenza”; nella prima fase<br />
delle indagini, il <strong>di</strong>fensore non ha altra<br />
possibilità, ma il Tribunale per i<br />
Minorenni non prende alcun provve<strong>di</strong>-<br />
mento, perché con il primo -decreto ha<br />
già incaricato i servizi <strong>di</strong> produrre, entro<br />
tre o sei mesi, una relazione sulla situazione<br />
del minore.<br />
Tutto quin<strong>di</strong> resta fermo e spesso<br />
nemmeno si può prendere visione <strong>di</strong><br />
questa relazione dei servizi in quanto<br />
“secretata”, essendo un documento<br />
relativo all’indagine penale in corso.<br />
Solo quando si procede all’incidente<br />
probatorio per sentire il minore, il <strong>di</strong>fensore<br />
può prendere visione <strong>degli</strong> atti <strong>di</strong> accusa,<br />
ma qui si apre un <strong>di</strong>fficile capitolo.<br />
Non esiste alcuna regola che imponga<br />
al G.I.P. <strong>di</strong> nominare un consulente,<br />
che conduca l’interrogatorio, quin<strong>di</strong>,<br />
volta a volta, il Giu<strong>di</strong>ce stesso procede<br />
<strong>di</strong>rettamente (ma può anche avvalersi<br />
dell’ausilio <strong>di</strong> un familiare del minore o<br />
<strong>di</strong> un esperto in psicologia infantile) o<br />
delega un consulente, che non è un<br />
vero e proprio consulente d’ufficio perché<br />
spesso viene scelto tra il personale<br />
<strong>di</strong>pendente dell’A.S.L..<br />
A norma dell’art. 398 comma 5 bis<br />
c.p.p., il Giu<strong>di</strong>ce è tenuto a stabilire con<br />
or<strong>di</strong>nanza il luogo, il tempo e le modalità<br />
particolari attraverso cui procedere<br />
all’incidente probatorio; l’u<strong>di</strong>enza può<br />
svolgersi anche in un luogo <strong>di</strong>verso dal<br />
tribunale ed in particolare in locali<br />
muniti <strong>di</strong> un vetro a specchio <strong>di</strong>rezionale<br />
ovvero, in mancanza presso l’abitazione<br />
dello stesso minore.<br />
La norma è carente in or<strong>di</strong>ne alle<br />
modalità proce<strong>di</strong>mentali nel senso che<br />
non è dato comprendere se l’ausilio <strong>di</strong><br />
un familiare consista in una presenza<br />
rassicurante, ma rigorosamente muta,<br />
ovvero se l’esperto possa intervenire<br />
per far rilevare al giu<strong>di</strong>ce domande<br />
inopportune o, ad<strong>di</strong>rittura, per rivolgersi<br />
<strong>di</strong>rettamente al minore.<br />
L’au<strong>di</strong>zione protetta si svolge in un<br />
locale dotato <strong>di</strong> un vetro a specchio uni-
<strong>di</strong>rezionale e <strong>di</strong> un impianto <strong>di</strong> videoregistrazione<br />
e <strong>di</strong> citofono interno.<br />
Nella prima stanza vengono ad essere<br />
<strong>di</strong>slocati il minore, a volte affiancato<br />
da un esperto in psicologia, in ausilio<br />
del Giu<strong>di</strong>ce.<br />
La presenza del Giu<strong>di</strong>ce è importante<br />
perché ha lo scopo <strong>di</strong> far percepire al<br />
minore il significato processuale dell’atto.<br />
Purtroppo ho dovuto registrare un<br />
caso in cui il Giu<strong>di</strong>ce ha deciso <strong>di</strong> non<br />
essere presente nella stanza con il<br />
minore, dove è rimasta solo la madre e<br />
una dottoressa <strong>di</strong>pendente dell’A.S.L..<br />
Nell’altra stanza, posta <strong>di</strong>etro lo specchio,<br />
sono presenti tutti gli altri soggetti,<br />
incluso l’indagato, che comunicano<br />
con un interfono.<br />
L’au<strong>di</strong>zione protetta si presta a critiche,<br />
in quanto, evitando qualsiasi contatto<br />
tra il mino- re e l’imputato, si danneggia<br />
sensibilmente il fondamentale<br />
<strong>di</strong>ritto dell’accusato <strong>di</strong> confrontarsi con<br />
il suo accusatore e si induce il giu<strong>di</strong>ce a<br />
conferire particolare cre<strong>di</strong>bilità alla vittima<br />
<strong>di</strong> abusi sessuali, condannando<br />
quin<strong>di</strong> l’imputato con una frequenza<br />
maggiore, che non nel caso in cui il processo<br />
si svolga secondo le regole dell’or<strong>di</strong>nario<br />
<strong>di</strong>battimento.<br />
A norma dell’art. 194 c.p.p., in genere,<br />
insieme all’incidente probatorio,<br />
viene richiesta una consulenza sull’atten<strong>di</strong>bilità<br />
del minore, i cui risultati<br />
dovrebbero essere <strong>di</strong>scussi in sede <strong>di</strong><br />
incidente probatorio, prima <strong>di</strong> effettuare<br />
l’au<strong>di</strong>zione del minore.<br />
Si tratta <strong>di</strong> accertare se il minore,<br />
soprattutto se in tenera età, sia in<br />
grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenziare i suoi pensieri e<br />
sentimenti dai dati reali, percependo<br />
con nettezza la <strong>di</strong>stinzione tra le proprie<br />
emozioni e gli acca<strong>di</strong>menti della vita,<br />
soprattutto in relazione alle sue concezioni<br />
<strong>di</strong> verità e bugia.<br />
Spesso in questo tipo <strong>di</strong> proce<strong>di</strong>menti<br />
viene <strong>di</strong>sposta, a volte nelle<br />
forme dell’incidente probatorio, a volte<br />
per incarico del P.M., una perizia ginecologica<br />
sul minore.<br />
È evidente che se la perizia ginecologica<br />
viene svolta per incarico del P.M.,<br />
il <strong>di</strong>fensore dell’ indagato non ne sa<br />
niente, mentre l’esito viene comunicato<br />
al Tribunale per i Minorenni, con il<br />
quale quin<strong>di</strong> il confronto e le possibilità<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa sono ridotte ai minimi termini.<br />
L’impegno del <strong>di</strong>fensore avanti il<br />
Tribunale per i Minorenni non può essere<br />
che quello <strong>di</strong> scalzare le certezze<br />
suscitate dalle relazioni dei servizi<br />
sociali e <strong>di</strong> ottenere l’ ammissione <strong>di</strong><br />
una perizia d’ufficio sulla atten<strong>di</strong>bilità<br />
del minore, sulla vera natura del suo<br />
<strong>di</strong>sagio, ma non sempre il <strong>di</strong>fensore riesce<br />
a scalzare le false certezze e quin<strong>di</strong><br />
non gli resta che puntare sulla richiesta<br />
<strong>di</strong> perizia in sede penale, ma anche lì<br />
non sempre il giu<strong>di</strong>ce applica l’art. 194<br />
c.p.p..<br />
In buona sostanza la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>fesa si basa sul fatto che le prove a<br />
carico sono spesso rappresentate,<br />
oltre che dalla deposizione del minore,<br />
dalle deposizioni delle psicologhe o<br />
assi- stenti sociali dei servizi, che<br />
hanno raccolto le confidenze del minore,<br />
ma è facile capire come, se i cosiddetti<br />
operatori dei servizi non hanno la<br />
necessaria super specializzazione<br />
richiesta in questi casi, gli errori sono<br />
molto comuni.<br />
Dall’analisi dei darti, risultano in<br />
aumento i casi in cui vengono coinvolti<br />
in proce<strong>di</strong>menti penali infamanti persone,<br />
che poi risultano innocenti. Del<br />
resto, quando un fenomeno <strong>di</strong>venta un<br />
problema sociale, uno dei rischi è quello<br />
<strong>di</strong> gonfiare le statistiche e <strong>di</strong> far<br />
<strong>di</strong>ventare visibili fatti, che non esistono;<br />
la sensibilizzazione <strong>di</strong>viene così ipersensibilizzazione<br />
e questo porta a una<br />
preoccupante crescita <strong>di</strong> frainten<strong>di</strong>menti<br />
ed errori, anche da parte <strong>di</strong> specialisti<br />
del settore, che hanno un’idea<br />
spesso stereotipata e la mantengono<br />
nonostante sia contraddetta dal- la loro<br />
stessa casistica, in quanto hanno un<br />
atteggiamento verificazionista, piuttosto<br />
che falsificazionista.<br />
FRANCA ALESSIO<br />
LE BARZELLETTE<br />
DI POPY<br />
Il giu<strong>di</strong>ce all’imputato: “allora, mi <strong>di</strong>ca il<br />
motivo per cui ha ucciso sua moglie”<br />
“Perché l’ho trovata nelle braccia del suo<br />
amante!”<br />
“Va beh, ma perché proprio sua moglie e<br />
non l’amante?”<br />
“Signor giu<strong>di</strong>ce – sospirando – meglio una<br />
sola volta mia moglie, che un giorno sì e<br />
uno no i suoi amanti”.<br />
❂<br />
Discorso tra due amici: “allora come è<br />
andata la separazione giu<strong>di</strong>ziale ?”<br />
“Benissimo! il giu<strong>di</strong>ce era il primo marito<br />
<strong>di</strong> mia moglie!”<br />
❂<br />
Il giu<strong>di</strong>ce all’imputato: “si procede ora<br />
alla lettura del certificato penale dell’imputato”<br />
“Faccia pure – <strong>di</strong>ce l’imputato – però poi<br />
non <strong>di</strong>ca che ho tirato in lungo il processo<br />
apposta!”<br />
❂<br />
U<strong>di</strong>enza <strong>di</strong> separazione.<br />
La moglie al giu<strong>di</strong>ce: “Signor Presidente,<br />
io vorrei tanto concludere una consensuale,<br />
ma a mio marito cosa è venuto in<br />
mente <strong>di</strong> chiedere l’affidamento <strong>di</strong> nostro<br />
figlio! ma ci pensa, signor Presidente! Io<br />
l’ho portato nove mesi in grembo, io l’ho<br />
allattato, io per due anni non l’ho perso <strong>di</strong><br />
vista un secondo! Signor Presidente, lo<br />
deve affidare a me!”<br />
Il Presidente con la fronte corrugata, rivolto<br />
al marito : “Lei cosa ha da <strong>di</strong>re sull’argomento?”<br />
Il marito: ”Senta, signor Presidente, mettiamo<br />
che lei si trovi davanti ad una macchinetta<br />
che <strong>di</strong>stribuisce cioccolata: lei<br />
infila una monetina, schiaccia il bottone, e<br />
la macchinetta le scodella una bella cioccolata<br />
calda. Ebbene, mi <strong>di</strong>ca, secondo lei<br />
a chi appartiene la cioccolata, alla macchinetta<br />
o a lei ?”<br />
Il giu<strong>di</strong>ce dopo una breve pausa <strong>di</strong> riflessione<br />
: “Il bambino viene affidato al padre.<br />
La seduta è tolta”.<br />
7
Liquidazione delle spese:<br />
obblighi <strong>di</strong> motivazione e modalità <strong>di</strong> impugnazione<br />
La liquidazione delle spese giu<strong>di</strong>ziali<br />
da parte del giu<strong>di</strong>ce costituisce materia<br />
spinosa, già affrontata in questa rivista,<br />
con speciale riferimento ai problemi sollevati<br />
dalla giurisprudenza in tema <strong>di</strong><br />
compensazione 1 .<br />
Altro tema oggetto <strong>di</strong> numerosissime<br />
pronunce della Cassazione è quello relativo<br />
agli obblighi <strong>di</strong> motivazione che vincolano<br />
il giu<strong>di</strong>ce nella determinazione delle<br />
spese, e alle possibilità <strong>di</strong> impugnazione<br />
in caso <strong>di</strong> violazione <strong>di</strong> tali obblighi.<br />
A una prima lettura delle massime la<br />
materia sembra viziata da contrad<strong>di</strong>zioni<br />
insanabili, che però si rivelano, esaminando<br />
le sentenze per esteso, più apparenti<br />
che reali.<br />
Si può infatti <strong>di</strong>segnare un percorso<br />
coerente, sud<strong>di</strong>viso secondo i <strong>di</strong>versi<br />
aspetti <strong>di</strong> volta in volta portati all’esame<br />
della Corte.<br />
1) OBBLIGHI DI MOTIVAZIONE NEL<br />
RIDURRE LA NOTA SPESE.<br />
È orientamento costante e incontrastato,<br />
e riba<strong>di</strong>to anche <strong>di</strong> recente, quello<br />
per cui “il giu<strong>di</strong>ce, in presenza <strong>di</strong> una nota<br />
specifica della parte non può limitarsi ad<br />
una globale determinazione, in misura<br />
inferiore a quelle esposte, dei <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong><br />
procuratore ed onorari <strong>di</strong> avvocato, ma ha<br />
l’onere <strong>di</strong> dare adeguata motivazione dell’eliminazione<br />
o riduzione 2 <strong>di</strong> voci da lui<br />
operata allo scopo <strong>di</strong> consentire, attraverso<br />
il sindacato <strong>di</strong> legittimità, l’accertamento<br />
della conformità della liquidazione<br />
a quanto risulta dagli atti e alle tariffe, in<br />
relazione all’inderogabilità dei relativi<br />
minimi a norma dell’art. 24 della legge n.<br />
794 del 1942”: così Cass. sez. lav .,<br />
1/8/2002, n. 11483 3 , per la quale la decisione<br />
che non si attenga a tale principio è<br />
ricorribile per mancanza <strong>di</strong> motivazione e<br />
per violazione <strong>di</strong> legge, in relazione<br />
appunto all’art. 24 l. 794/42.<br />
Cass., sez. lav., 21/7/2001, n. 9947<br />
specifica ulteriormente che tale obbligo<br />
8<br />
<strong>di</strong> motivazione vale sia per gli onorari<br />
che per le competenze, e anche per gli<br />
esborsi in<strong>di</strong>cati in nota spese; anche per<br />
essi, il giu<strong>di</strong>ce deve in<strong>di</strong>care le voci della<br />
tariffa in base alle quali li considera<br />
ingiustificati o eccessivi.<br />
Il principio in esame è affermato sia<br />
nel caso <strong>di</strong> liquidazione delle spese<br />
effettuata nella sentenza che chiude il<br />
giu<strong>di</strong>zio (ex art. 91 c.p.c.), sia nel caso <strong>di</strong><br />
decisione sull’istanza <strong>di</strong> liquidazione ex<br />
artt. 28 e 29 l. 794/42, salvo aggiungere,<br />
per quest’ultimo caso, che dato il carattere<br />
sommario del proce<strong>di</strong>mento l’or<strong>di</strong>nanza<br />
non deve essere motivata come<br />
una sentenza, ma ugualmente deve<br />
esporre almeno sommariamente il ragionamento<br />
seguito e le ragioni per cui<br />
siano stati <strong>di</strong>sconosciuti compensi o rimborsi<br />
in<strong>di</strong>cati in parcella (Cass.<br />
13/1/1997, n. 246).<br />
Infine, è degna <strong>di</strong> rilievo anche Cass.,<br />
sez. lav ., 28/12/1998, n. 12856, la quale<br />
chiarisce che la Corte, se accoglie il ricorso<br />
avverso la decisione che non contenga<br />
alcuna motivazione circa la riduzione<br />
della nota spese, può, ex art. 384 c.p.c.,<br />
“provvedere <strong>di</strong>rettamente alla determinazione<br />
del dovuto, non essendo necessari<br />
ulteriori accertamenti <strong>di</strong> fatto“.<br />
2) È AMMESSA LA LIQUIDAZIONE<br />
GLOBALE DELLE SPESE, CON<br />
SEPARATA INDICAZIONE DEGLI<br />
ONORARI, MA SOLO IN PRESEN-<br />
ZA DI NOTA SPESE.<br />
Fatti salvi gli oneri <strong>di</strong> motivazione<br />
che si sono visti, altro principio costantemente<br />
riba<strong>di</strong>to è che il giu<strong>di</strong>ce -che<br />
deve sempre mettere le parti in con<strong>di</strong>zione<br />
<strong>di</strong> verificare il rispetto dei limiti <strong>di</strong><br />
tariffa – può liquidare le spese legali<br />
con una somma globale, purché siano<br />
in<strong>di</strong>cati in maniera separata gli onorari,<br />
con la formula “si liquidano le spese in<br />
complessivi Euro ..., <strong>di</strong> cui Euro ... per<br />
onorari”. Secondo la Cassazione, ciò<br />
permette alla parte, per esclusione, <strong>di</strong><br />
verificare quanto è stato liquidato a titolo<br />
<strong>di</strong> competenze ed esborsi 4 . In verità il<br />
<strong>di</strong>scorso, per avere una logica, richiede<br />
una specificazione, che puntualmente si<br />
ritrova con la lettura per esteso delle<br />
sentenze: il principio esatto è che la<br />
liquidazione globale fatta nel modo che<br />
si è detto è ammissibile solo quando la<br />
parte abbia presentato nota spese specifica:<br />
in questo caso (e solo in questo), si<br />
presume che il giu<strong>di</strong>ce abbia voluto attenersi<br />
a quanto in essa in<strong>di</strong>cato, e quin<strong>di</strong><br />
si può verificare quanto abbia inteso<br />
liquidare. Così Cass., 30/7/2002, n.<br />
11276 e Cass., 16/2/1995, n. 1707 5 .<br />
In pratica: una volta sottratti gli onorari,<br />
la cui in<strong>di</strong>cazione specifica è ovviamente<br />
necessaria perché il loro importo<br />
può fluttuare tra i minimi e i massimi <strong>di</strong><br />
legge, si presume che il giu<strong>di</strong>ce abbia<br />
riconosciuto le voci <strong>di</strong> competenze ed<br />
esborsi in<strong>di</strong>cate dalla parte in nota spese,<br />
e si può così verificare se la liquidazione<br />
corrisponda alla richiesta: qualora così<br />
non fosse, e mancasse adeguata motivazione,<br />
la sentenza è impugnabile, anche<br />
in Cassazione, come visto sub A).<br />
Ad<strong>di</strong>rittura, Cass., 1/2/2000, n. 1073,<br />
dopo avere confermato in via generale la<br />
necessità dell’in<strong>di</strong>cazione <strong>degli</strong> onorari,<br />
ammette la liquidazione globale con<br />
un’unica cifra comprensiva <strong>di</strong> tutte le<br />
voci, quin<strong>di</strong> anche <strong>degli</strong> onorari, qualora<br />
tale somma sia conforme al totale in<strong>di</strong>cato<br />
in nota spese, definita il “naturale<br />
riscontro” della liquidazione del giu<strong>di</strong>ce.<br />
Quando invece non sia stata presentata<br />
la nota spese, il giu<strong>di</strong>ce, che ha il<br />
poteredovere <strong>di</strong> liquidare ugualmente le<br />
spese giu<strong>di</strong>ziali sulla base <strong>degli</strong> atti <strong>di</strong><br />
causa, “deve in<strong>di</strong>carli specificamente<br />
nella misura necessaria a consentire il<br />
controllo <strong>di</strong> conformità” ai limiti minimi<br />
e massimi della tariffa (Cass.,<br />
30/7/2002, n. 11276 6 ), ossia deve richia-
mare espressamente le attività che riconosce<br />
essere state svolte dal <strong>di</strong>fensore e<br />
liquidare le spese <strong>di</strong> conseguenza.<br />
Ciò perché, mancando il “naturale<br />
riscontro” della nota spese, sarebbe<br />
impossibile scomporre una liquidazione<br />
globale imputando a ogni tipo <strong>di</strong> voce (<br />
onorari / competenze / spese imponibili /<br />
spese non imponibili) la relativa quota <strong>di</strong><br />
spese.<br />
3) IMPUGNAZIONE E ONERE DI SPE-<br />
CIFICAZIONE<br />
Come si è visto sub 1) e sub 2), il<br />
capo della sentenza relativo alle spese è<br />
impugnabile, anche in Cassazione, e la<br />
liquidazione delle spese può essere<br />
legittimamente fatta in misura globale,<br />
salva l’in<strong>di</strong>cazione <strong>degli</strong> onorari.<br />
Destano quin<strong>di</strong> perplessità le massime<br />
come quella <strong>di</strong> Cass., 23/5/2002, n.<br />
7527, per la quale la liquidazione <strong>degli</strong><br />
onorari “non può formare oggetto <strong>di</strong> sindacato<br />
in sede <strong>di</strong> legittimità se non<br />
quando l’interessato specifichi le singole<br />
voci della tariffa che assume<br />
essere state violate”; la contrad<strong>di</strong>zione<br />
con la possibilità concessa al giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />
liquidare gli onorari con un’unica somma<br />
globale è però solo apparente: leggendo<br />
la stessa sentenza Cass., 7527/2002 per<br />
esteso si chiarisce il malinteso, quando<br />
la Corte statuisce: “fa specificazione va<br />
intesa nel senso <strong>di</strong> in<strong>di</strong>cazione anche dei<br />
conteggi che rilevino l’inadeguatezza<br />
delle somme liquidate, non potendoli<br />
svolgere questa Corte attraverso accertamenti<br />
<strong>di</strong> fatto”.<br />
Il ricorso che originò tale decisione<br />
era presentato da un avvocato che impugnava<br />
l’or<strong>di</strong>nanza emessa a termine <strong>di</strong><br />
proce<strong>di</strong>mento ex art. 28 l. 794/42 per la<br />
liquidazione <strong>degli</strong> onorari nei confronti<br />
del cliente: illegale lamentava che il<br />
Tribunale avesse ridotto al <strong>di</strong> sotto del<br />
minimo <strong>di</strong> legge l’ammontare <strong>degli</strong> onorari<br />
in<strong>di</strong>cati in parcella. Ciò era <strong>di</strong>mostrato<br />
dal fatto che la somma dei minimi<br />
tariffari previsti per gli onorari relativi<br />
alle attività svolte era superiore a quanto<br />
liquidato dal Tribunale.<br />
Ebbene la Corte ritiene il ricorso non<br />
sufficientemente specifico, ricordando<br />
che la tariffa forense allegata al D.M.<br />
5/10/1994, n. 585 prevede per ciascuna<br />
attività un onorario base, in<strong>di</strong>cato in un<br />
minimo e un massimo, stabilendo poi i<br />
coefficienti per cui tale onorario va moltiplicato<br />
a seconda dello scaglione <strong>di</strong><br />
valore della causa.<br />
Illegale avrebbe perciò dovuto in<strong>di</strong>care<br />
specificamente la voce della tariffa<br />
che prevedeva tale onorario minimo<br />
(nella specie il n. 53 del paragrafo X), e<br />
quella che stabiliva il coefficiente <strong>di</strong><br />
moltiplicazione (nella specie il paragrafo<br />
IX, richiamato dal n. 56 del paragrafo X),<br />
e avrebbe dovuto sviluppare il conteggio<br />
utilizzando tali fattori, ossia onorario<br />
base x coefficiente = onorario dovuto.<br />
Illegale, invece, aveva in<strong>di</strong>cato solo il<br />
risultato finale <strong>di</strong> tale conteggio, senza<br />
però in<strong>di</strong>carne i fattori, per cui la Corte<br />
non poteva verificare la fondatezza del<br />
ricorso.<br />
Tante altre sentenze riba<strong>di</strong>scono lo<br />
stesso principio 7 , forse un po’ troppo<br />
rigoroso, a fronte del fatto che sono pubblicate,<br />
e <strong>di</strong>ffusissime, le tariffe forensi<br />
con gli importi già calcolati per ciascuna<br />
attività e ciascuno scaglione.<br />
Altro principio stabilito dalla giurisprudenza<br />
(analogo a quello appena<br />
visto) è quello per cui il ricorso in<br />
Cassazione contro la liquidazione delle<br />
spese deve riportare le singole voci della<br />
nota spese ridotta globalmente 8 : analoga<br />
è anche la ratio <strong>di</strong> tale onere: se il<br />
ricorrente non richiama, ossia non riproduce<br />
le voci della nota spese <strong>di</strong> cui<br />
lamenta il mancato rispetto, la Corte non<br />
è in grado <strong>di</strong> verificare la doglianza, pertanto<br />
il ricorso non è autosufficiente, e<br />
quin<strong>di</strong> è inammissibile.<br />
Emblematica al riguardo è Cass.,<br />
118/2002, n. 11483, già citata sub 1), in<br />
quanto <strong>di</strong>chiara l’obbligo del giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />
motivare adeguatamente la liquidazione<br />
<strong>di</strong> onorari e competenze in misura inferiore<br />
a quanto chiesto in nota spese.<br />
Ebbene, nel caso <strong>di</strong> specie il ricorso<br />
riguardava sia la misura <strong>degli</strong> onorari sia<br />
quella delle competenze e delle spese,<br />
ma veniva accolto solo riguardo agli<br />
onorari, “le cui voci, contenute nella<br />
relativa nota presentata al giu<strong>di</strong>ce, sono<br />
state riportate ne l ricorso per cassazione”;<br />
invece, continua la Corte, “non è<br />
fondata la doglianza relativa alle spese<br />
vive e ai <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> procuratore, essendo<br />
mancata qualsiasi loro specificazione da<br />
parte del ricorrente idonea a consentire<br />
un controllo <strong>di</strong> legittimità”.<br />
RICAPITOLANDO<br />
Non è richiesto che il ricorrente in<strong>di</strong>chi<br />
le specifiche-attività che lamenta<br />
non essere state riconosciute dal giu<strong>di</strong>ce<br />
(es.: partecipazione alle u<strong>di</strong>enze) o che il<br />
giu<strong>di</strong>ce avrebbe liquidato in misura inferiore<br />
ai minimi <strong>di</strong> tariffa (es.: per la partecipazione<br />
alle u<strong>di</strong>enze è stato liquidato<br />
Euro ... invece <strong>di</strong> Euro ...). Ciò sarebbe<br />
impossibile, a fronte <strong>di</strong> una liquidazione<br />
globale, che non permette <strong>di</strong> capire ne<br />
se sia stata riconosciuta la partecipazione<br />
alle u<strong>di</strong>enze, ne quanto sia stato per<br />
essa liquidato.<br />
Il ricorrente può senz’altro sottoporre<br />
alla Corte la somma <strong>degli</strong> onorari che<br />
richiede, o la somma dei minimi tariffari,<br />
e lamentare che la sentenza impugnata<br />
li ha liquidati in misura inferiore: deve<br />
però, a tal fine, riportare tutte le voci<br />
della nota spese e in<strong>di</strong>care i conteggi<br />
che portano a tali somme.<br />
GIULIO BINI<br />
1 Cfr. i contributi <strong>di</strong> Stefano Graziosi in Bologna Forense n.<br />
3/1994, pag. 15; n. 3/1996, pag. 31, e n. 2/2000, pag. 32.<br />
2 L’en<strong>di</strong>a<strong>di</strong> “eliminazione o riduzione” è opportuna, perché<br />
la riduzione del liquidato rispetto al richiesto può<br />
derivare o dal fatto che il Giu<strong>di</strong>ce ha ritenuto errato lo<br />
scaglione in<strong>di</strong>cato oppure, fermo questo, dal fatto che<br />
non ha ritenuto effettivamente svolte delle attività riportate<br />
in nota spese.<br />
3 Conformi, oltre a quella <strong>di</strong> seguito nel tes!o, Cass.,<br />
18/10/2001, n. 12741; Cass., 16/3/2000, n. 3040; Cass.<br />
2/7/1999, n. 6816; Cass., 30/10/1998, n. 10864; Cass.<br />
Sez. lav. 15/12/1997, n. 12672; Cass., 27/10/1995, n.<br />
8872; Cass. 5/8/1985, n. 4387; Cass., 6/3/1982, n. 1441;<br />
Cass., 7/5/1981, n. 2977.<br />
4 In tal senso, tra le tante, Cass.,3/1/1995, n. 52; Cass.,<br />
26/7/2002, n. 11006.<br />
5 La cui massima recita: “La liquidazione globale può<br />
essere ammessa (in ogni caso con in<strong>di</strong>cazione separata<br />
<strong>degli</strong> onorari <strong>di</strong> avvocato rispetto ai <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> procuratore)<br />
solo se sia stata presentata la nota delle spese a cura<br />
della parte cui vanno rimborsate, dovendosi in tal caso<br />
presumere che il giu<strong>di</strong>ce abbia voluto liquidare le spese<br />
in conformità <strong>di</strong> tale nota”.<br />
6 Di cui è interessante notare che si pronunciò sul ricorso<br />
del soccombente in appello, che lamentava l’eccessività<br />
delle somme liquidate, da lui ritenute superiori ai<br />
massimi <strong>di</strong> tariffa. La Corte accoglieva il ricorso, rinviando<br />
alla Corte perché procedesse a nuova liquidazione.<br />
7 Cass. sez. lav., 12/1112001, n. 14011; Cass., 31411999,<br />
n. 3267; Cass., 1911011993, n. 10350.<br />
8 Cass., 1811012001, n. 12741; Cass., 16/3/2000, n. 3040.<br />
9
Mo<strong>di</strong>fiche al co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> procedura penale in materia<br />
<strong>di</strong> applicazione della pena su richiesta delle parti<br />
(Legge 12.06.03 N. 134)<br />
Vari sono stati gli interventi <strong>di</strong> gran<strong>di</strong><br />
nomi del Mondo Accademico, della<br />
Magistratura e della Avvocatura italiana<br />
che, nell’arco <strong>degli</strong> ultimi mesi, si sono<br />
apprestati a commentare la legge 12/06/03<br />
n° 134.<br />
Fra i più importanti, ricordo quelli intervenuti<br />
al convegno, dal titolo: “Il patteggiamento<br />
allargato: scenari sistematici e problemi<br />
interpretativi”, tenutosi il 07/11/03<br />
presso la Facoltà <strong>di</strong> Giurisprudenza<br />
dell’Università <strong>degli</strong> Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Milano, ove si<br />
sono avvicendati: Mario Chiavario,<br />
Presidente dell’Associazione tra gli Stu<strong>di</strong>osi<br />
del Processo Penale, Vittorio Grevi,<br />
Vicepresidente della medesima, Giorgio<br />
Marinucci, Direttore dell’Istituto <strong>di</strong> Diritto<br />
Penale e Procedura Penale presso<br />
l’Università <strong>degli</strong> Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Milano, Paolo<br />
Ferrua, Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Procedura Penale presso<br />
l’Università <strong>di</strong> Torino, Paolo Ielo,<br />
Magistrato presso il Tribunale <strong>di</strong> Milano ed<br />
Ennio Amo<strong>di</strong>o, Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Procedura<br />
Penale presso l’Università <strong>degli</strong> Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
Milano. Nonché i relatori avvicendatisi, il<br />
03/07/03, al convegno, intitolato:<br />
“Mo<strong>di</strong>fiche al Co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Procedura Penale<br />
in materia <strong>di</strong> applicazione della pena su<br />
richiesta delle parti (Legge 12/06/03, n°<br />
134)”, ed organizzato, presso il Palazzo <strong>di</strong><br />
Giustizia <strong>di</strong> Milano, dal Consiglio Superiore<br />
della Magistratura Ufficio dei Referenti per<br />
la Formazione Decentrata del Distretto <strong>di</strong><br />
Milano, <strong>di</strong> alcuni dei quali mi appresto ad<br />
affrontare le singole posizioni, rinviando ad<br />
una prossima trattazione il completamento<br />
dell’analisi delle stesse.<br />
I primi contributi alla <strong>di</strong>scussione sono<br />
stati forniti da due Giu<strong>di</strong>ci per le Indagini<br />
Preliminari appartenenti al Tribunale <strong>di</strong><br />
Milano, Renato Bricchetti e Luca Pistorelli, i<br />
quali hanno esposto il tema del nuovo<br />
modello <strong>di</strong> patteggiamento, che non inciderebbe<br />
sull’unitarietà dello istituto (artt. 1-3<br />
legge 12/06/03, n° 134).<br />
Le ragioni e le prospettive<br />
della riforma<br />
Da tempo andava <strong>di</strong>ffondendosi l’idea<br />
che le potenzialità processuali del patteg-<br />
10<br />
giamento fossero soffocate da limiti <strong>di</strong><br />
pena troppo angusti, il potere negoziale<br />
delle parti imbattendosi nello invalicabile<br />
ostacolo dei due anni <strong>di</strong> pena detentiva<br />
“soli o congiunti a pena pecuniaria”, sicché<br />
l’entità <strong>di</strong> quest’ultima, idealmente convertita<br />
ex art. 135 c.p. in pena detentiva, riduceva<br />
oltremodo l’ingresso al rito, una volta<br />
che l’imputato aspirasse a contenere il trattamento<br />
sanzionatorio entro i limiti della<br />
concessione della sospensione con<strong>di</strong>zionale,<br />
attesa la <strong>di</strong>versa <strong>di</strong>sciplina contemplata<br />
dall’art.163 cp.<br />
All’innalzamento del “tetto” ha ora<br />
provveduto, seppure con alcuni <strong>di</strong>stinguo, la<br />
legge in parola, che, aggiungendo al primo<br />
comma dell’art.444 cpp un nuovo comma 1bis,<br />
ha mo<strong>di</strong>ficato il comma 1, elevando il<br />
limite massimo <strong>di</strong> pena detentiva applicabile<br />
su richiesta delle parti a cinque anni, ma<br />
lasciando immutata la precisazione circa<br />
l’applicazione autonoma <strong>di</strong> questa ultima, o<br />
congiunta a pena pecuniaria.<br />
Il nuovo comma aggiunto dalla novella<br />
all’art. 444 c.p.p. introduce, invece, un<br />
catalogo <strong>di</strong> cause oggettive e soggettive <strong>di</strong><br />
esclusione dall’accesso all’istituto, la cui<br />
operatività è peraltro circoscritta dalla<br />
stessa norma esclusivamente al caso in cui<br />
accusa e <strong>di</strong>fesa vogliano concordare una<br />
pena detentiva inferiore ai cinque anni, ma<br />
superiore ai due, che costituivano l’unico<br />
ed originario limite posto dal co<strong>di</strong>ce per<br />
l’ammissibilità del patteggiamento.<br />
La legge 134/03 non ha introdotto un<br />
“nuovo” istituto (una sorta <strong>di</strong> “terzo” rito<br />
alternativo), che si affianchi al patteggiamento<br />
già contemplato nel co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> rito,<br />
bensì ri<strong>di</strong>segnato quest’ultimo, ampliandone<br />
d’applicazione, risultando dovuta, tale<br />
precisazione, alla luce della <strong>di</strong>stinzione<br />
operata, nel comma 1-bis dell’art. 444<br />
c.p.p. e nel nuovo testo dell’art. 445 cpp,<br />
tra il patteggiamento <strong>di</strong> una pena inferiore<br />
ai due anni o superiore a questo limite, al<br />
fine dell’applicazione <strong>di</strong> alcune <strong>di</strong>sposizioni<br />
speciali.<br />
Invece, anche a seguito delle mo<strong>di</strong>fiche<br />
apportate dalla novella, l’istituto rimane<br />
<strong>di</strong>segnato, in maniera unitaria, come rito<br />
alternativo a quello or<strong>di</strong>nario, legato alla<br />
negoziazione della entità della pena tra<br />
accusa e <strong>di</strong>fesa, con implicita rinunzia, da<br />
parte dell’imputato, allo accertamento<br />
<strong>di</strong>battimentale dei fatti contestatigli, in<br />
cambio dell’applicazione <strong>di</strong> una <strong>di</strong>minuzione<br />
fino ad un terzo della pena medesima.<br />
In quest’ambito il legislatore ha tracciato<br />
un’ine<strong>di</strong>ta linea <strong>di</strong> demarcazione, rappresentata<br />
dalla negoziazione <strong>di</strong> una pena<br />
detentiva non superiore ai due anni, prevedendo<br />
soltanto in questi casi l’operatività<br />
dei benefici originariamente collegati alla<br />
scelta del rito, ed ammettendo, sempre<br />
solo in questi casi, un accesso in<strong>di</strong>scriminato<br />
al patteggiamento, senza limitazioni,<br />
cioè, legate al tipo <strong>di</strong> reato o <strong>di</strong> autore.<br />
Potendo, l’essenza del provve<strong>di</strong>mento<br />
<strong>di</strong> riforma, essere in<strong>di</strong>viduata nell’innalzamento<br />
dei limiti della pena detentiva negoziabile<br />
ai sensi dell’art.444 cpp, l’obiettivo<br />
prefissatosi dal legislatore attraverso il<br />
provve<strong>di</strong>mento in esame consiste nell’alleggerimento<br />
del contenzioso penale, col<br />
conferimento al patteggiamento della massima<br />
potenzialità deflattiva.<br />
Ma il legislatore sembra aver peccato<br />
<strong>di</strong> un eccesso <strong>di</strong> ottimismo, potendosi prevedere,<br />
nella più rosea delle ipotesi, che si<br />
assisterà ad un significativo aumento delle<br />
richieste <strong>di</strong> patteggiamento, calibrate su<br />
pene superiori rispetto al passato, soltanto<br />
da parte <strong>di</strong> quegli imputati che non temono<br />
in maniera particolare i tempi <strong>di</strong> rapida formazione<br />
del giu<strong>di</strong>cato immanenti al rito, o<br />
perché stanno già scontando lunghe pene<br />
detentive, o perché detenuti in via cautelare<br />
per reati con pene e<strong>di</strong>ttali assai elevate<br />
ed in situazioni processuali che non lasciano<br />
prevedere la possibilità <strong>di</strong> potere, prima<br />
della condanna definitiva, lucrare lospirare<br />
dei termini custo<strong>di</strong>ali.<br />
È ragionevole attendersi un incremento<br />
delle richieste <strong>di</strong> applicazione <strong>di</strong> pene<br />
detentive superiori ai due anni, ma contenute<br />
entro i limiti <strong>di</strong> accesso ai benefici<br />
previsti dallo or<strong>di</strong>namento penitenziario,<br />
ovvero <strong>di</strong> pene da calcolare in continuazione<br />
su quelle irrogate con precedenti patteggiamenti,<br />
che, complessivamente consi-
derate, determinerebbero lo “sforamento”<br />
della barriera dei due anni.<br />
Ma se, al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> questi casi, non si<br />
vede per quale ragione l’imputato dovrebbe<br />
chiedere l’applicazione <strong>di</strong> una anche<br />
consistente pena detentiva, che sarebbe in<br />
breve tempo chiamato a scontare, senza<br />
poter accedere agli altri benefici tra<strong>di</strong>zionali<br />
del rito, ora riservati esclusivamente al<br />
patteggiamento “minor”, va osservato che<br />
la prassi insegna come le fattispecie sopra<br />
in<strong>di</strong>viduate già trovavano adeguata composizione<br />
nell’accesso al rito abbreviato.<br />
In altri termini, il risultato principale<br />
che la riforma sembra in grado <strong>di</strong> produrre<br />
è quello <strong>di</strong> provocare un “travaso” da un<br />
rito alternativo all’altro (dall’abbreviato al<br />
patteggiamento), con effetti affatto neutri<br />
sul numero dei proce<strong>di</strong>menti che approdano<br />
alla fase <strong>di</strong>battimentale in primo grado,<br />
ed, eventualmente, apportando un sollievo<br />
soltanto ai carichi delle Corti d’Appello.<br />
In definitiva, sorge spontaneo chiedersi<br />
se l’unico “valore aggiunto” rinvenibile<br />
nella legge 134/03 non sia rappresentato<br />
dalla previsione <strong>di</strong> una generalizzata restituzione<br />
in termini per la proposizione della<br />
richiesta <strong>di</strong> patteggiamento e dalla<br />
sospensione dei <strong>di</strong>battimenti (minimo 45<br />
giorni, a richiesta dell’imputato), operate<br />
dalla norma transitoria dell’art. 5!<br />
Il patteggiamento “allargato”<br />
e le esclusioni oggettive<br />
e soggettive (art. 1)<br />
Il nuovo comma 1-bis aggiunto dalla<br />
novella all’art.444 cpp prevede due cause,<br />
una oggettiva e l’altra soggettiva, <strong>di</strong> esclusione<br />
dal patteggiamento della pena<br />
detentiva superiore ai due anni.<br />
La <strong>di</strong>sposizione preclude l’accesso<br />
all’applicazione <strong>di</strong> una pena superiore a<br />
tale limite quando si procede per i delitti<br />
previsti dall’art.51,commi 3-bis e 3-quater -<br />
cioè per quelli <strong>di</strong> criminalità organizzata e<br />
<strong>di</strong> terrorismo -, nonché a coloro che sono<br />
stati <strong>di</strong>chiarati delinquenti abituali, professionali<br />
e per tendenza, ovvero reci<strong>di</strong>vi, nell’ipotesi<br />
della reci<strong>di</strong>va reiterata <strong>di</strong> cui<br />
all’art. 99, 4° co. c.p..<br />
Quin<strong>di</strong>, qualora ricorrano le fattispecie<br />
testé elencate, la situazione normativa<br />
rimane identica a quella passata, traducendosi<br />
la prevista esclusione nell’impossibilità<br />
<strong>di</strong> fruire dell’innalzamento a cinque<br />
anni del tetto <strong>di</strong> pena detentiva raggiungibile<br />
col patteggiamento, ma non nel <strong>di</strong>vie-<br />
to <strong>di</strong> accedere al patteggiamento contenuto<br />
entro i limiti <strong>di</strong> pena originariamente<br />
previsti dal co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> rito.<br />
La formula utilizzata dal legislatore<br />
(“sono stati <strong>di</strong>chiarati”) suggerisce, peraltro,<br />
che la preclusione “soggettiva” non si<br />
estenda ai proce<strong>di</strong>menti nei confronti <strong>di</strong><br />
coloro che dovrebbero essere <strong>di</strong>chiarati<br />
delinquenti abituali, professionali e per<br />
tendenza, o reci<strong>di</strong>vi in occasione dell’applicazione<br />
della pena richiesta ai sensi anche<br />
del nuovo testo dell’art. 444, 1° co. c.p.p.,<br />
bensì soltanto a quelli nei cui confronti le<br />
summenzionate <strong>di</strong>chiarazioni siano state<br />
adottate in una precedente sentenza.<br />
Le esclusioni sono ancorate ad una<br />
ritenuta maggior gravità <strong>di</strong> talune classi <strong>di</strong><br />
reati ed alla <strong>di</strong>chiarata pericolosità <strong>di</strong> talune<br />
tipologie <strong>di</strong> delinquenti.<br />
Le esclusioni “soggettive” vanno ad<br />
aggiungersi agli altri effetti “negativi” collegati<br />
alle <strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> delinquenza qualificata<br />
o alla reci<strong>di</strong>va già contemplati dall’or<strong>di</strong>namento<br />
penale, quali: l’inapplicabilità<br />
dell’amnistia e dell’indulto, l’inammissibilità<br />
della oblazione delle contravvenzioni<br />
punite con pena alternativa, la non conce<strong>di</strong>bilità<br />
della sospensione con<strong>di</strong>zionale<br />
della pena e del perdono giu<strong>di</strong>ziale, il raddoppio<br />
dei termini per la riabilitazione.<br />
Le esclusioni “oggettive” s’inseriscono,<br />
invece, nel cd. “doppio binario” processuale,<br />
riservato a quei proce<strong>di</strong>menti che abbiano<br />
ad oggetto reati considerati “ipso iure”<br />
<strong>di</strong> elevatissimo allarme sociale, e che contempla<br />
una <strong>di</strong>sciplina <strong>di</strong>fferenziata e meno<br />
garantita in materia <strong>di</strong> segretazione delle<br />
iscrizioni nel registro ex art.335 cpp, <strong>di</strong><br />
intercettazioni telefoniche, <strong>di</strong> durata delle<br />
indagini preliminari, <strong>di</strong> loro proroga, ecc.<br />
Entrambe le cause <strong>di</strong> esclusione, peraltro,<br />
suscitano qualche perplessità in or<strong>di</strong>ne<br />
alla loro compatibilità con i principi costituzionali,<br />
quanto meno sotto il profilo della<br />
razionalità che giustificherebbe le <strong>di</strong>scriminazioni<br />
introdotte, rappresentando una<br />
novità l’impe<strong>di</strong>mento dello accesso ad un<br />
rito alternativo in ragione della <strong>di</strong>chiarata<br />
pericolosità dell’imputato o della gravità<br />
del reato contestato.<br />
Mal si comprende perché l’esclusione<br />
non riguar<strong>di</strong> l’accesso al patteggiamento<br />
“tout court”, ma soltanto a quello “allargato”,<br />
dovendo valere in ogni caso la qualificazione<br />
<strong>di</strong> legittima causa <strong>di</strong> esclusione dal<br />
rito della ritenuta maggior gravità <strong>di</strong> alcuni<br />
reati, attesa la valutazione compiuta dal<br />
legislatore in astratto, cioè per categorie <strong>di</strong><br />
reati.<br />
Né l’obiezione, che proprio la maggiore<br />
entità della pena che dovrebbe essere<br />
applicata in concreto legittimerebbe la<br />
scelta legislativa, presenta pregio, trascurando<br />
la possibilità, per l’imputato per quei<br />
reati, <strong>di</strong> raggiungere – comunque sfruttando<br />
una <strong>di</strong>minuente processuale – la stessa<br />
pena che avrebbe richiesto <strong>di</strong> patteggiare,<br />
attraverso il rito abbreviato, cui coerenza<br />
imporrebbe gli venisse ugualmente impe<strong>di</strong>to<br />
<strong>di</strong> accedere.<br />
Ma ancor più irrazionale sembra la possibilità<br />
per l’imputato, la cui pericolosità<br />
sia stata certificata da una <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong><br />
delinquenza qualificata o dal riconoscimento<br />
della reci<strong>di</strong>va reiterata, <strong>di</strong> accedere<br />
comunque al patteggiamento “minore” e<br />
non a quello “allargato”, atteso che la<br />
minore entità della pena applicata in concreto<br />
non scalfisce la pregressa affermazione<br />
<strong>di</strong> tale pericolosità, che anzi viene<br />
confermata dal fatto oggettivo che comunque<br />
egli ha nuovamente violato la legge<br />
penale, commettendo un ulteriore reato,<br />
per cui chiede la applicazione della pena.<br />
Inoltre, atteso che le situazioni <strong>di</strong> delinquenza<br />
qualificata e la reci<strong>di</strong>va, per essere<br />
riconosciute, vanno previamente contestate<br />
dal pubblico ministero, si manifesta un<br />
ulteriore profilo <strong>di</strong> potenziale <strong>di</strong>sparità in<br />
<strong>di</strong>pendenza del comportamento tenuto dall’organo<br />
dell’accusa, potendo questi consentire<br />
all’imputato il futuro accesso al<br />
patteggiamento “allargato” semplicemente<br />
non contestando la reci<strong>di</strong>va, benché<br />
sussistente, senza dover nemmeno dar<br />
conto dei motivi della sua scelta.<br />
Sotto altro profilo, l’adozione <strong>di</strong> una<br />
<strong>di</strong>sciplina processuale <strong>di</strong>fferenziata per i<br />
proce<strong>di</strong>menti aventi ad oggetto i reati <strong>di</strong><br />
criminalità organizzata e <strong>di</strong> terrorismo si è<br />
sempre giustificata in ragione della sua<br />
funzionalità alla garanzia dell’effettività<br />
delle indagini e dei processi che li riguardano,<br />
alla luce del peculiare contesto in cui<br />
tali reati vengono consumati.<br />
L’esclusione del patteggiamento, seppure<br />
solo nella sua forma “allargata”, sembra<br />
invece assumere un carattere quasi<br />
“punitivo” e funzionale soltanto ad esigenze<br />
<strong>di</strong> rassicurazione della opinione pubblica<br />
(del tipo: con gli autori <strong>di</strong> certi reati lo<br />
Stato non scende a patti), tanto più che<br />
colui che è imputato <strong>di</strong> questi reati rinunzia<br />
alla celebrazione del <strong>di</strong>battimento ed<br />
11
accetta l’applicazione <strong>di</strong> una pena, anche<br />
rilevante, con conseguente risparmio <strong>di</strong><br />
energie processuali, né più né meno che<br />
ogni altro imputato, rinunziando, cioè, a<br />
molto più <strong>di</strong> quello cui deve rinunziare per<br />
raggiungere lo stesso livello <strong>di</strong> pena attraverso<br />
il giu<strong>di</strong>zio abbreviato.<br />
Ma, a parte la perplessità che la norma<br />
suscita sul piano della sua legittimità<br />
costituzionale, essa genera non pochi problemi<br />
sul piano applicativo, dovendocisi<br />
chiedere cosa accadrà quando un imputato<br />
che abbia patteggiato una prima volta una<br />
pena <strong>di</strong> tre anni, per un reato non ricompreso<br />
nel catalogo del comma 1-bis dell’art.<br />
444 c.p.p., chieda successivamente<br />
l’applicazione <strong>di</strong> un’altra pena <strong>di</strong> alcuni<br />
mesi, come aumento per la continuazione<br />
su quella precedentemente riportata, ma in<br />
relazione ad un reato che, seppur meno<br />
grave, rientra tra quelli per cui è precluso il<br />
rito nella forma “allargata”.<br />
Ed in termini altrettanto problematici si<br />
presenta il caso inverso, dove il primo patteggiamento<br />
, contenuto inevitabilmente<br />
entro i due anni, sia stato concesso per un<br />
reato <strong>di</strong> criminalità organizzata o <strong>di</strong> terrorismo,<br />
e a dover essere patteggiato in continuazione<br />
sia un reato “comune”, ponendo,<br />
in entrambi i casi, lo “sforamento” dell’entità<br />
della pena complessiva nella fascia<br />
“protetta”, un problema <strong>di</strong> ammissibilità<br />
dell’accesso al secondo patteggiamento<br />
che non si presenta <strong>di</strong> facile soluzione, evidenziando<br />
quanto poco saggio sia stato<br />
introdurre nel sistema processuale questo<br />
elemento <strong>di</strong> rigi<strong>di</strong>tà.<br />
La legge 134/03 apre effettivamente<br />
nuovi orizzonti al patteggiamento, ma a<br />
quello “minor”, determinando, l’innalzamento<br />
dei limiti e<strong>di</strong>ttali delle pene che<br />
possono essere sostituite ai sensi <strong>degli</strong><br />
artt. 53 ss. L. 689/81, ad opera dell’art. 4<br />
della novella, un inevitabile aumento delle<br />
richieste ex art. 444 c.p.p., soprattutto nei<br />
casi in cui la sanzione possa essere contenuta<br />
entro i sei mesi <strong>di</strong> pena detentiva e,<br />
dunque, sostituita con quella pecuniaria.<br />
È ragionevole attendersi un incremento<br />
delle richieste <strong>di</strong> patteggiamento per pene<br />
detentive contenute entro i limiti <strong>di</strong> accesso<br />
ai benefici previsti dall’or<strong>di</strong>namento<br />
penitenziario, e sarebbe stato opportuno,<br />
per una migliore razionalizzazione del<br />
sistema, far coincidere i reati per i quali il<br />
patteggiamento “allargato” è escluso con<br />
quelli per i quali non può essere <strong>di</strong>sposta<br />
12<br />
la sospensione dell’esecuzione ex art.<br />
656,5° co. c.p.p..<br />
Questo secondo catalogo <strong>di</strong> reati, desumibile<br />
dall’art. 4-bis dell’or<strong>di</strong>namento penitenziario,<br />
esplicitamente richiamato dall’art.<br />
656,9°co. cpp, è più ampio, con la<br />
conseguenza che, in relazione a tali reati,<br />
l’eventuale accesso al patteggiamento<br />
“allargato” non potrebbe essere assistito<br />
dall’eventuale sospensione dell’esecuzione<br />
della pena.<br />
Infine, il legislatore non ha “allargato”<br />
il patteggiamento nella fase esecutiva,<br />
essendo rimasto inalterato l’art. 188 <strong>di</strong>sp.<br />
att. c.p.p., il quale prevede che, nel caso <strong>di</strong><br />
più sentenze <strong>di</strong> patteggiamento pronunciate<br />
in proce<strong>di</strong>menti separati, il condannato<br />
ed il pubblico ministero possono chiedere<br />
al giu<strong>di</strong>ce dell’esecuzione l’applicazione<br />
del reato continuato “quando concordano<br />
sull’entità della sanzione sostitutiva o della<br />
pena, sempre che quest’ultima non superi<br />
complessivamente due anni <strong>di</strong> reclusione o<br />
<strong>di</strong> arresto, soli o congiunti a pena pecuniaria”.<br />
Non essendo chiaro se si sia trattato <strong>di</strong><br />
scelta consapevole o mera <strong>di</strong>menticanza,<br />
non essendo percepibili le ragioni della<br />
prima, atteso che l’allargamento del patteggiamento<br />
potrebbe essere, negli stessi<br />
casi, ammissibile nella fase <strong>di</strong> cognizione,<br />
s’insinua il dubbio <strong>di</strong> una sopravvenuta<br />
incompatibilità della citata <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong><br />
attuazione con i principi affermati dall’art.<br />
3 Cost.<br />
Gli incentivi non applicabili<br />
al patteggiamento “allargato”<br />
(articolo 2)<br />
Il menu <strong>degli</strong> incentivi del patteggiamento,<br />
<strong>di</strong>versi dalla <strong>di</strong>minuzione <strong>di</strong> pena, è<br />
contenuto nell’art. 445 c.p.p., cui l’art. 2<br />
della legge in esame ha apportato significative<br />
mo<strong>di</strong>fiche, quali la risistemazione e<br />
sud<strong>di</strong>visione nei nuovi commi 1 ed 1-bis<br />
del precedente comma 1, precisando, il<br />
nuovo comma 1, che i “benefits” rappresentati<br />
dall’esonero delle spese processuali<br />
e dall’applicazione <strong>di</strong> pene accessorie<br />
e <strong>di</strong> misure <strong>di</strong> sicurezza detentive conseguono<br />
solo alla sentenza che applichi una<br />
pena detentiva non superiore a due anni<br />
“soli o congiunti a pena pecuniaria”, sotto<br />
questo profilo, rimanendo tutto come in<br />
passato.<br />
L’indagato o imputato che accederà al<br />
patteggiamento “allargato” dovrà, invece,<br />
essere condannato al pagamento delle<br />
spese del proce<strong>di</strong>mento e si vedrà applicare,<br />
sussistendone i presupposti e senza<br />
necessità <strong>di</strong> accordo, pene accessorie e<br />
misure <strong>di</strong> sicurezza, dovendosi, ciò, verificare<br />
anche nel caso <strong>di</strong> una sentenza che si<br />
limiti ad applicare, su richiesta, aumenti <strong>di</strong><br />
pena detentiva per i reati “satellite” <strong>di</strong><br />
un’accertata continuazione: si pensi al<br />
caso in cui, con una prima sentenza <strong>di</strong> patteggiamento,<br />
sia stata applicata all’indagato<br />
o imputato la pena detentiva <strong>di</strong> due<br />
anni e, <strong>di</strong> conseguenza, non sia stata pronunciata<br />
la condanna al pagamento delle<br />
spese <strong>di</strong> proce<strong>di</strong>mento, né siano state<br />
applicate pene accessorie o misure <strong>di</strong> sicurezza.<br />
Se, con una seconda sentenza, si<br />
applica al medesimo imputato o indagato,<br />
per un reato in continuazione, un aumento<br />
<strong>di</strong> pena detentiva comportante il superamento<br />
del limite dei due anni, soli o congiunti<br />
a pena pecuniaria, il giu<strong>di</strong>ce, con<br />
questa seconda sentenza, dovrà condannarlo<br />
al pagamento delle spese anche del<br />
primo proce<strong>di</strong>mento e, se del caso, applicargli,<br />
anche in relazione al primo proce<strong>di</strong>mento,<br />
pene accessorie e misure <strong>di</strong> sicurezza.<br />
Le novità del comma 1 dell’art. 445<br />
c.p.p. si estendono alla confisca, affermando,<br />
la nuova <strong>di</strong>sposizione, che con la sentenza<br />
<strong>di</strong> patteggiamento va <strong>di</strong>sposta la<br />
confisca “nei casi previsti dall’art. 240<br />
c.p.”, mentre il precedente comma 1 prevedeva<br />
che con la sentenza <strong>di</strong> patteggiamento<br />
potesse essere <strong>di</strong>sposta la confisca nei<br />
soli casi previsti dall’art. 240, 2° co. c p.<br />
È venuto meno, dunque, il richiamo al<br />
secondo comma della <strong>di</strong>sposizione anzidetta,<br />
che limitava non poco le potenzialità<br />
applicative del rito negoziale: richiamare il<br />
secondo comma dell’art. 240 c.p., infatti,<br />
voleva <strong>di</strong>re dare spazio alla sola confisca<br />
obbligatoria, cioè a quella delle cose che<br />
costituiscono il prezzo del reato e <strong>di</strong> quelle,<br />
la fabbricazione, l’uso, il porto, la detenzione<br />
o l’alienazione delle quali costituisce<br />
reato.<br />
Ed era proprio questa limitazione ad<br />
indurre il legislatore a dettare, col passare<br />
del tempo, <strong>di</strong>sposizioni che derogavano<br />
alla restrizione, prevedendo espressamente<br />
la possibilità <strong>di</strong> or<strong>di</strong>nare la confisca con<br />
la sentenza <strong>di</strong> patteggiamento.<br />
Essendo venute meno le anzidette limitazioni,<br />
col richiamo dell’intero art. 240<br />
c.p., quin<strong>di</strong> anche delle ipotesi <strong>di</strong> confisca
“facoltativa” delle cose che servirono o<br />
furono destinate a commettere il reato e <strong>di</strong><br />
quelle che ne sono il profitto o il prezzo,<br />
ora può essere <strong>di</strong>sposta la confisca “facoltativa”<br />
anche se la pena detentiva patteggiata<br />
non supera i due anni.<br />
Infine, va ricordato che l’applicazione<br />
della misura <strong>di</strong> sicurezza patrimoniale,<br />
anche quando facoltativa, non può essere<br />
oggetto <strong>di</strong> trattativa ed accordo tra le parti,<br />
né quest’ultimo può essere con<strong>di</strong>zionato<br />
alla sua mancata adozione (rimessa all’esclusiva<br />
valutazione del giu<strong>di</strong>ce).<br />
L’ultima parte del precedente comma 1<br />
dell’art. 445 c.p.p. è ora confluita, senza<br />
mo<strong>di</strong>ficazioni, nel nuovo comma 1-bis, il<br />
quale prevede che la sentenza <strong>di</strong> patteggiamento,<br />
anche quando pronunciata dopo<br />
la chiusura del <strong>di</strong>battimento, non ha efficacia<br />
nei giu<strong>di</strong>zi civili o amministrativi,<br />
essendo rimasta inalterata la previsione<br />
secondo cui la sentenza <strong>di</strong> patteggiamento,<br />
salve <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> legge, è<br />
semplicemente “equiparata” ad una pronuncia<br />
<strong>di</strong> condanna, della cui natura non<br />
partecipa.<br />
È tuttora fatta salva la previsione dell’art.<br />
653 c.p.p., segnatamente del comma<br />
1-bis, secondo il quale la sentenza penale<br />
irrevocabile <strong>di</strong> condanna ha efficacia <strong>di</strong><br />
giu<strong>di</strong>cato nel giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> responsabilità<br />
<strong>di</strong>sciplinare davanti alle pubbliche autorità<br />
quanto all’accertamento della sussistenza<br />
del fatto della sua illiceità penale ed all’affermazione<br />
che l’imputato l’ha commesso.<br />
La riforma è intervenuta anche sul<br />
comma 2 dell’art. 445 cpp, contemplante la<br />
peculiare causa <strong>di</strong> estinzione del reato collegata<br />
alla condotta tenuta dall’imputato<br />
dopo la pronuncia della sentenza <strong>di</strong> patteggiamento.<br />
Il 2° comma è stato mo<strong>di</strong>ficato per precisare<br />
che l’ambito applicativo della causa<br />
estintiva concerne soltanto la sentenza <strong>di</strong><br />
patteggiamento con la quale sia stata irrogata<br />
una pena detentiva non superiore a<br />
due anni, essendo, l’intervento legislativo,<br />
finalizzato a far sì che questo peculiare<br />
beneficio non si estenda al patteggiamento<br />
“allargato”, cui, <strong>di</strong> riflesso, non si estendono<br />
le <strong>di</strong>sposizioni secondo le quali i<br />
provve<strong>di</strong>menti previsti dall’art. 445 c.p.p.<br />
non sono riportati nei certificati, generale e<br />
penale, del casellario giu<strong>di</strong>ziale e nel certificato<br />
dei carichi pendenti richiesti dall’interessato.<br />
L’estensione della revisione<br />
alla sentenza <strong>di</strong> patteggiamento<br />
(articolo 3)<br />
L’art. 3 della legge, mo<strong>di</strong>ficando il<br />
comma 1 dell’art. 629 c.p.p., estende alle<br />
sentenze <strong>di</strong> patteggiamento l’istituto della<br />
revisione, risolvendo, la novella, il contrasto<br />
esistente tra dottrina e giurisprudenza sull’estensione<br />
del rime<strong>di</strong>o straor<strong>di</strong>nario anche<br />
alle sentenze ai sensi dell’art. 444 c.p.p..<br />
La prima, infatti, è da sempre schierata<br />
per l’ammissibilità della revisione anche<br />
nel caso dell’applicazione della pena su<br />
richiesta dell’imputato, al più <strong>di</strong>stinguendo<br />
tra l’ipotesi in cui la richiesta <strong>di</strong> revisione si<br />
fon<strong>di</strong> sulla scoperta <strong>di</strong> elementi probatori<br />
ine<strong>di</strong>ti soltanto dopo la pronunzia della sentenza<br />
e quella in cui, invece, venga proposta<br />
con riguardo a fatti già conosciuti dall’imputato<br />
ed alla cui introduzione aveva<br />
rinunziato optando per il rito alternativo.<br />
La giurisprudenza – che pure aveva inizialmente<br />
considerato ammissibile la revisione<br />
delle pronunzie <strong>di</strong> patteggiamento,<br />
ancorché sulla base della loro ritenuta<br />
natura <strong>di</strong> sentenze <strong>di</strong> condanna – si è,<br />
invece, allineata sulle posizioni espresse<br />
dalle Sezioni Unite, per cui proprio in ragione<br />
della non equiparabilità della sentenza<br />
<strong>di</strong> patteggiamento ad una pronunzia <strong>di</strong><br />
condanna, non sarebbe possibile chiederne<br />
la revisione.<br />
La mo<strong>di</strong>fica apportata dall’art. 3 legge<br />
134/03 pone termine al contrasto interpretativo,<br />
rendendo ammissibile, senza alcun<br />
limite, la revisione delle sentenze pronunziate<br />
ex art. 444 c.p.p..<br />
Peraltro, l’inciso innestato nel testo del<br />
1° comma dell’art. 629 c.p.p. (“o delle sentenze<br />
emesse ai sensi dell’art. 444,<br />
2°comma”), dopo le parole “la revisione<br />
delle sentenze <strong>di</strong> condanna o dei decreti<br />
penali <strong>di</strong> condanna”, sembra assumere<br />
rilevanza ben oltre il ristretto ambito dello<br />
istituto della revisione, evidenziando, il<br />
ricorso alla particella <strong>di</strong>sgiuntiva “o” e la<br />
stessa volontà del legislatore <strong>di</strong> considerare<br />
in maniera autonoma, nell’ambito della<br />
<strong>di</strong>sposizione, le sentenze <strong>di</strong> patteggiamento,<br />
un’implicita adesione alla posizione,<br />
ormai prevalente nella giurisprudenza <strong>di</strong><br />
legittimità, secondo cui tali sentenze non<br />
sono assimilabili a quelle <strong>di</strong> condanna.<br />
Affermazione che trova conforto nell’evoluzione<br />
compiuta dal testo normativo nei<br />
<strong>di</strong>versi passaggi parlamentari, durante i<br />
quali è stata progressivamente eliminata<br />
l’originaria impostazione <strong>di</strong> attribuire efficacia<br />
nel processo civile ed amministrativo<br />
alla sentenza <strong>di</strong> patteggiamento, quanto<br />
meno con riguardo al profilo dell’accertamento<br />
del fatto e della sua attribuibilità<br />
all’imputato.<br />
Se la novella avesse presentato effettivamente<br />
questa norma sarebbe stato sempre<br />
più <strong>di</strong>fficile negare l’assimilabilità della<br />
suddetta sentenza a quella <strong>di</strong> condanna,<br />
giacché per legge lo accertamento in essa<br />
contenuto veniva considerato esaustivo in<br />
punto <strong>di</strong> sussistenza del fatto contestato e<br />
<strong>di</strong> colpevolezza dell’imputato.<br />
SONIA BOVA<br />
Il collega avv. Francesco Giordano,<br />
già Commissario <strong>di</strong> Polizia dal 1958<br />
al 1972 e poi Questore, ha pubblicato<br />
nel novembre scorso il romanzo<br />
che sarebbe riduttivo definire giallo<br />
“Delitto alla Rocca <strong>di</strong> Parè”, peraltro<br />
luogo incantevole dove qualche<br />
altro nostro collega ha la fortuna <strong>di</strong><br />
risiedere.<br />
In questo luogo, incastonato tra i<br />
colori del lago, dei monti e del<br />
cielo, ad un passo dal Para<strong>di</strong>so, è<br />
ambientato il romanzo tratto “da<br />
fatti realmente accaduti” nell’anno<br />
1966 che cattura il lettore per la<br />
fitta trama <strong>degli</strong> eventi, raccontati<br />
dal Commissario che professionalmente<br />
è stato un attore della triste<br />
vicenda umana rivissuta nel libro.<br />
Il racconto si rivela non una fredda<br />
trasposizione <strong>di</strong> fatti rivissuti in termini<br />
burocratici; ma il racconto è<br />
“colorato” <strong>di</strong> quanto necessario per<br />
farlo piacere a chi dal linguaggio<br />
investigativo non è attratto o a chi<br />
come noi per professione ne ha<br />
<strong>di</strong>mestichezza ma smessi gli abiti <strong>di</strong><br />
lavoro vuole pensare ad altro…<br />
ammesso che ciò sia possibile!<br />
“Dottore, è scomparso Zampaglione!”<br />
è l’inizio del libro… la fine<br />
scopritela voi.<br />
RENATO COGLIATI<br />
13
Tre miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> battiti<br />
Caro Cogliati,<br />
forse un anno fa, scrissi quello che trovi<br />
allegato a questa lettera. Lo so bene, non è<br />
roba da “Toga Lecchese”, ma l’avevo scritta<br />
pensando alla tua cortese domanda “Non mi<br />
dai niente da pubblicare?”. Ora, se il prodotto<br />
è quello che è, te lo mando tuttavia, almeno<br />
per <strong>di</strong>mostrare la mia buona volontà e la mia<br />
attenzione alle tue richieste.<br />
Insomma, piuttosto che buttarla via io<br />
(povera creatura, ma sempre creatura...),<br />
lascio a te <strong>di</strong> buttarla via.<br />
L’idea <strong>di</strong> questa specie <strong>di</strong> autobiografia<br />
m’è venuta quando ho calcolato che il mio<br />
cuore, ma gli altri non sono <strong>di</strong>versi, aveva battuto,<br />
da quando sono nato, più <strong>di</strong> tre miliar<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong> volte, un numero che mi fa impressionare<br />
(e, aggiornando e correggendo il calcolo, mi<br />
sto avvicinando ai 3 miliar<strong>di</strong> e mezzo). Adesso<br />
comincia a essere un po’ stanco.<br />
Mi piacerebbe leggere “Toga Lecchese”,<br />
che sarebbe l’unico legame residuo (in pratica)<br />
col mondo che è stato il mio per più <strong>di</strong> 53<br />
anni. Non si può, pagando una specie <strong>di</strong><br />
abbonamento, riceverla?<br />
Non ti annoio <strong>di</strong> più. Cor<strong>di</strong>almente<br />
ARMANDO PANZERI<br />
Cominciò al solito modo, tenuto per i<br />
pie<strong>di</strong> dalla signora Rosa levatrice, con uno<br />
strillo che annunciava l’avvento della ventilazione<br />
polmonare e la mia autonomia car<strong>di</strong>ocircolatoria.<br />
Quando avevo quattro e cinque anni mio<br />
padre mi mandava a prendere il giornale<br />
all’e<strong>di</strong>cola (tale anche <strong>di</strong> forma), davanti al<br />
museo, per antonomasia, quello <strong>di</strong> Palazzo<br />
Belgioioso, opera insigne del tassidermista<br />
rag. Carlo Vercelloni (<strong>degli</strong> animali impagliati<br />
mi impressionava la silenziosa fissità). I vicini<br />
<strong>di</strong> casa ricordarono a lungo, sulla “risciulada”<br />
<strong>di</strong> Via Garibal<strong>di</strong> (così si chiamava al tempo la<br />
strada dove nacqui, poi ribattezzata - sorte<br />
maligna - via Mentana) un “Corriere della<br />
sera” <strong>di</strong>spiegato dal quale spuntavano due<br />
manine e le punte delle scarpe: tutto il resto<br />
<strong>di</strong> me <strong>di</strong>etro la grande vela latina del foglio,<br />
che ovviamente non sapevo leggere ma <strong>di</strong> cui<br />
mi incuriosivano e mi affascinavano tutti quei<br />
segni neri ben allineati.<br />
Dopo quel primo battito a testa in giù, ce<br />
ne furono tanti altri, qualcuno più forte, come<br />
ad esempio per la scoperta del sesso, <strong>di</strong> cui<br />
nessuno mi aveva mai parlato perché così<br />
usava allora. O come nel 1944 quando fuggivo<br />
dalla chiamata “ai lavori agricoli leggeri”<br />
in Germania per quelli del primo semestre<br />
1926; fuggivo in bicicletta con un cugino<br />
prete verso Varenna, quando fummo fermati<br />
da un autocarro <strong>di</strong> “repubblichini” a mitra<br />
puntati perché - <strong>di</strong>ssero - qualcuno gli aveva<br />
sparato poco prima.<br />
Io avevo la carta d’identità falsificata con<br />
la scolorina che aveva fatto un alone intorno<br />
14<br />
al “7” che aveva sostituito il “6”. Ma l’aspetto<br />
certamente non bellicoso <strong>di</strong> un prete e <strong>di</strong><br />
un ragazzotto su biciclette da donna tranquillizzò<br />
i militi e noi potemmo proseguire il<br />
nostro viaggio attraversando il lago su una<br />
barchetta a remi con le biciclette coricate <strong>di</strong><br />
traverso e debordanti. In<strong>di</strong>, il percorso della<br />
Valmenaggio fino a Porlezza, e infine a<br />
Tavordo, dove c’era il Collegio Arcivescovile<br />
S. Ambrogio, che era la nostra meta. Un’oasi<br />
<strong>di</strong> pace specie in quell’estate <strong>di</strong> guerra, sicché<br />
il collegio ospitava soltanto alcuni sacerdoti<br />
e una mezza dozzina <strong>di</strong> ragazzi, ovviamente<br />
più giovani <strong>di</strong> me.<br />
Ma dopo qualche settimana, l’oasi <strong>di</strong><br />
pace fu requisito dalla X MAS, e io <strong>di</strong>e<strong>di</strong><br />
lezioni <strong>di</strong> italiano e matematica a un militare<br />
che si preparava per non so quale esame<br />
(cosa facessero lì quelli della X Mas non lo so<br />
proprio, salvo che fosse per una specie <strong>di</strong><br />
vacanza; venne in visita l’attore Osvaldo<br />
Valenti, in <strong>di</strong>visa anche lui, e una notte ci vennero<br />
ad<strong>di</strong>rittura i partigiani, che portarono via<br />
senza colpo ferire quel poco <strong>di</strong> armi e vettovaglie<br />
che i soldati avevano: fu una cosa<br />
molto tranquilla, io lo seppi il mattino dopo, e<br />
ripensandoci m’è venuto il sospetto che la<br />
incursione fosse in qualche modo combinata).<br />
Sta <strong>di</strong> fatto che il Collegio Arcivescovile<br />
<strong>di</strong> Tavordo per me non era più né un’oasi <strong>di</strong><br />
pace né un rifugio sicuro sicché convenne<br />
riprendere la strada <strong>di</strong> <strong>Lecco</strong> per uno scampo<br />
meno avventuroso: quale sia stato in verità,<br />
non sto a <strong>di</strong>re.<br />
Arrivato il 25 aprile, e entrati in <strong>Lecco</strong> gli<br />
Americani, accolti da una gran follaesultante,<br />
per me si presentava il problema dell’Università.<br />
L’anno prima mi ero iscritto a giurisprudenza<br />
alla Cattolica, ma <strong>di</strong> frequentare non se<br />
ne parlava nemmeno. I pochissimi treni erano<br />
composti <strong>di</strong> carri bestiame, ed erano presi<br />
d’assalto mentre erano ancora in movimento<br />
verso la stazione. Spora<strong>di</strong>che lezioni, esami<br />
pochissimi. Per concludere nel quadriennio,<br />
decidemmo in famiglia che dovevo restare<br />
fisso a Milano, e così verso la fine del 1947,<br />
insieme a un amico che tentava me<strong>di</strong>cina,<br />
presi una camera in Via Fratelli Bronzetti<br />
(famiglia Aprile): portavamo da casa cibi cotti<br />
e riso che lessavamo <strong>di</strong> nascosto su un fornelletto<br />
elettrico con spirale incandescente a<br />
vista, scolatura nel water tra pentoletta e<br />
coperchio; qualche volta un pasto in trattoria.<br />
Fu così che a novembre 1948 mi laureai<br />
con una tesi sulle attenuanti generiche, centoventi<br />
pagine dattiloscritte senza una ribattitura<br />
da mia sorella Amelia.<br />
Anche quella fu una occasione <strong>di</strong> gran<br />
batticuore, come lo furono nel 1951/52 (gli<br />
scritti, e poi gli orali) gli esami <strong>di</strong> procuratore<br />
legale. Nel frattempo avevo fatto pratica<br />
negli stu<strong>di</strong> dell’avv. Vincenzo Condò e dell’avv.<br />
Franco Calvetti: due Maestri cui devo<br />
molto del poco che feci come professionista.<br />
Dall’avv. Calvetti (che aveva stu<strong>di</strong>o in via<br />
Cavour assieme all’avv. Gianni Discacciati e<br />
al dott. Ugo Merlini commercialista) vedevo<br />
una ragazzetta sveglia coi capelli scuri che<br />
teneva la contabilità per i clienti del dott.<br />
Merlini. Non lo capii subito, ma quella era la<br />
donna della mia vita, e mi <strong>di</strong>ede tanti tuffi al<br />
cuore, tante tachicar<strong>di</strong>e, prima e dopo il<br />
matrimonio, perché nel 1958 ci sposammo, e<br />
mi sta accanto ancora adesso con inesauribili<br />
tesori d’amore. Sia benedetta.<br />
Misi su stu<strong>di</strong>o molto presto, col dott.<br />
Alessandro Rusconi commercialista e poi<br />
anche Sindaco <strong>di</strong> <strong>Lecco</strong>, al n. 1 <strong>di</strong> via Cavour<br />
con targa in strada “DOTT. ARMANDO PAN-<br />
ZERI PROCURATORE LEGALE”.<br />
Nei primi tempi, per la verità, lavoro ce<br />
n’era poco e la seconda parte del pomeriggio<br />
era de<strong>di</strong>cata al tresette a scarto (“secondo le<br />
regole <strong>di</strong> Ghitarella”) al Caffè Colonne, col<br />
Pretore Monetti, i Cancellieri Caputo e<br />
Zuppardo, e il padre dell’avv. Giorgio Tonetti<br />
che era usciere alla sede della Banca d’Italia<br />
in Piazza Garibal<strong>di</strong>.<br />
Col passare <strong>degli</strong> anni il lavoro aumentò,<br />
ma continuai a ringraziare il cielo ogni volta<br />
che dalla porta entrava un nuovo cliente.<br />
Sussulti <strong>di</strong> cuore ne ebbi molti ancora, perché<br />
nei primi anni facevo molto penale e il <strong>di</strong>battimento<br />
mi emozionava sempre. Di penale ne<br />
feci molto anche come vice Pretore onorario<br />
(per 27 anni e mezzo); ma, e non posso <strong>di</strong>re<br />
che fu una mia scelta, mi ritrovai via via a<br />
essere sempre più un civilista (il penale lo<br />
abbandonai definitivamente quando cambiò il<br />
co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> procedura).<br />
Nemmeno a fare il civilista cessarono i<br />
sussulti del cuore perché insieme a quella<br />
poca scienza che mi andavo procurando e a<br />
una innata serietà (che forse fu qualche volta<br />
male interpretata) ci misi sempre la partecipazione<br />
affettiva e la cura della forma, attento<br />
però a non confondere il mio contributo<br />
professionale con le soggettive convinzioni<br />
del cliente.<br />
Ho sempre fermamente creduto che il<br />
primo dogma dell’etica professionale sia l’assoluta<br />
fedeltà al cliente (fino al punto <strong>di</strong> congedarlo<br />
quando fosse necessario a salvaguar<strong>di</strong>a<br />
della mia onestà mentale e morale) evitando<br />
però con altrettanto rigore <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare<br />
un semplice, ottuso, o cinico, strumento meccanico.<br />
E così, da uomo senza qualità (tante<br />
scuse a Musil) ho dato volta a cinquantatrè<br />
anni <strong>di</strong> avvocatura, e - questa volta per mia<br />
me<strong>di</strong>tata decisione - ho cessato l’attività professionale.<br />
Mi piacerebbe, dopo tre miliar<strong>di</strong> e più <strong>di</strong><br />
battiti del mio cuore, poter ripetere per me la<br />
frase con cui S. Paolo riassume la sua vita:<br />
“Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato<br />
la mia corsa, ho conservato la fede”.
Circolare per i praticanti avvocati<br />
Regolamento della pratica forense (D.P.R. 10.04.1990 n. 101)<br />
In applicazione del provve<strong>di</strong>mento normativo<br />
<strong>di</strong> cui all’oggetto ed ai fini dello svolgimento<br />
della pratica forense, all’atto dell’iscrizione<br />
viene <strong>di</strong>stribuito ai praticanti avvocati un<br />
libretto <strong>di</strong> pratica professionale.<br />
Tale libretto è <strong>di</strong>viso per perio<strong>di</strong> semestrali<br />
<strong>di</strong> pratica, ed ogni semestre comprende le<br />
seguenti sezioni:<br />
- U<strong>di</strong>enze: dovranno esserne in<strong>di</strong>cate almeno<br />
venti e non più <strong>di</strong> tre per ogni giorno, precisando<br />
l’Ufficio giu<strong>di</strong>ziario, il nome del<br />
Giu<strong>di</strong>ce, il numero <strong>di</strong> R.G. e le parti. Dovrà<br />
inoltre essere specificata l’attività svolta nell’u<strong>di</strong>enza<br />
(e non l’incombente per cui viene<br />
<strong>di</strong>sposto il rinvio ad altra data); non sono<br />
considerate valide le u<strong>di</strong>enze in cui è stato<br />
<strong>di</strong>sposto un mero rinvio della causa; potranno<br />
essere annotate tutte le u<strong>di</strong>enze avanti<br />
qualsivoglia organo giuris<strong>di</strong>zionale (ivi comprese<br />
le Commissioni Tributarie);<br />
- Atti giu<strong>di</strong>ziali o attività stragiu<strong>di</strong>ziali: dovranno<br />
essere riportati almeno <strong>di</strong>eci atti, precisando<br />
l’oggetto della causa o dell’attività a<br />
cui lo stesso inerisce e il tipo <strong>di</strong> atto giu<strong>di</strong>ziale<br />
o stragiu<strong>di</strong>ziale redatto dal praticante; a<br />
<strong>di</strong>fferenza della parte riservata alle u<strong>di</strong>enze,<br />
non è necessario in<strong>di</strong>care i nomi delle parti<br />
in causa.<br />
- Questione giuri<strong>di</strong>ca: dovrà essere trattata<br />
illustrando brevemente il fatto preso in<br />
esame e le problematiche giuri<strong>di</strong>che sottese<br />
alla fattispecie, con possibili riferimenti alla<br />
giurisprudenza in materia.<br />
(Tale esercizio potrà essere d’aiuto al praticante<br />
anche in vista della redazione delle<br />
prove d’esame, quin<strong>di</strong> si consiglia <strong>di</strong> scriverlo<br />
<strong>di</strong> proprio pugno, cercando <strong>di</strong> renderlo leggibile<br />
anche per quanto riguarda la grafia, che<br />
risulterà in quella sede non meno importante<br />
dei contenuti).<br />
Il libretto, compilato e completato con la<br />
certificazione <strong>di</strong> veri<strong>di</strong>cità delle sue risultanze<br />
da parte dell’avvocato, presso lo stu<strong>di</strong>o del<br />
quale è svolta la pratica, dovrà poi essere<br />
depositato presso il Consiglio al termine <strong>di</strong><br />
ogni semestre.<br />
Il Consiglio ha la facoltà, che si riserva <strong>di</strong><br />
esercitare in sede <strong>di</strong> verifica semestrale, <strong>di</strong><br />
procedere con ogni mezzo all’accertamento<br />
della veri<strong>di</strong>cità <strong>di</strong> quanto risultante dal libretto,<br />
per cui preme far osservare la responsabilità<br />
per attestazioni non veritiere, sia del praticante<br />
che dell’avvocato, il quale abbia rilasciato<br />
l’attestazione <strong>di</strong> cui al precedente capoverso.<br />
Compiuta la verifica e gli eventuali accertamenti,<br />
il Consiglio restituirà il libretto, dopo<br />
avervi apposto il proprio visto.<br />
Per opportuno controllo dell’esercizio<br />
della pratica professionale, la certificazione<br />
della partecipazione all’u<strong>di</strong>enza richiederà<br />
due formalità:<br />
a) la regolare tenuta del libretto con l’in<strong>di</strong>cazione<br />
delle u<strong>di</strong>enze cui il praticante ha partecipato;<br />
b) l’in<strong>di</strong>cazione, nel verbale dell’u<strong>di</strong>enza, della<br />
partecipazione del praticante unitamente<br />
all’in<strong>di</strong>cazione del nominativo del dominus<br />
o del sostituto <strong>di</strong> questi; la produzione, in<br />
allegato al libretto, <strong>di</strong> copia semplice del<br />
relativo verbale è richiesta solo per le<br />
u<strong>di</strong>enze effettuate fuori dal circondario del<br />
Tribunale. L’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> effettuerà verifiche a<br />
campione circa la corrispondenza tra quanto<br />
risultante dal libretto e quanto risultante<br />
dai verbali <strong>di</strong> u<strong>di</strong>enza. Tale controllo non<br />
verrà effettuato qualora si alleghi al libretto<br />
fotocopia semplice del verbale <strong>di</strong> u<strong>di</strong>enza o<br />
venga apposto sullo stesso libretto un visto<br />
attestante la presenza all’u<strong>di</strong>enza da parte<br />
<strong>di</strong> un Consigliere.<br />
Al termine del primo anno <strong>di</strong> pratica il praticante<br />
avvocato dovrà depositare, in allegato<br />
al libretto, una separata relazione che illustri<br />
le attività prevalenti svolte e le questioni,<br />
anche <strong>di</strong> natura deontologica, affrontate nel<br />
relativo periodo.<br />
Di concerto con gli altri Or<strong>di</strong>ni della<br />
Lombar<strong>di</strong>a, il nostro Consiglio dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> ha<br />
fatto proprio l’intento volto ad un controllo<br />
effettivo e più rigoroso dello svolgimento della<br />
pratica forense. A tal fine, al compimento del<br />
primo e del secondo anno <strong>di</strong> pratica, il praticante<br />
verrà convocato dal Consiglio dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong><br />
per un colloquio atto a verificare l’effettività<br />
e la proficuità della pratica svolta.<br />
Nel caso in tale sede emergessero dubbi<br />
sull’effettività o sulla proficuità della pratica<br />
certificata, il praticante, unitamente al proprio<br />
dominus, verranno convocati avanti al Consiglio<br />
dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong>, per un ulteriore colloquio.<br />
Al termine del periodo <strong>di</strong> due anni dall’iscrizione<br />
nel Registro dei Praticanti, dopo il<br />
predetto colloquio, il Praticante potrà richiedere<br />
il certificato <strong>di</strong> compiuta pratica, che verrà<br />
rilasciato dall’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong>, la cui territorialità determinerà<br />
la Corte d’Appello ove dovrà essere<br />
sostenuto l’esame <strong>di</strong> Stato per l’accesso alla<br />
professione <strong>di</strong> avvocato.<br />
I praticanti avvocati i quali, una volta abilitati<br />
all’esercizio del patrocinio, intendano<br />
svolgere o continuare a svolgere la pratica al<br />
<strong>di</strong> fuori dello stu<strong>di</strong>o dell’avvocato, dovranno:<br />
a) comunicare al Consiglio tale loro intenzione;<br />
b) tenere e compilare come sopra il libretto,<br />
omessa la certificazione dell’avvocato, ed<br />
esibirlo al Consiglio al termine <strong>di</strong> ogni<br />
semestre;<br />
c) trattare almeno 25 nuovi proce<strong>di</strong>menti<br />
all’anno, <strong>di</strong> cui o almeno 5 proce<strong>di</strong>menti<br />
penali quali <strong>di</strong>fensori <strong>di</strong> fiducia o almeno 5<br />
cause civili <strong>di</strong> cognizione.<br />
In tal caso si ricorda che questo Consiglio<br />
raccomanda al praticante avvocato <strong>di</strong> prestare<br />
attenzione nella scelta e nella tipologia della<br />
carta intestata e della targa che segnala lo<br />
stu<strong>di</strong>o professionale. Si ricorda in particolare<br />
che i termini e i caratteri <strong>di</strong> stampa utilizzati<br />
non devono ingenerare confusione nel pubblico<br />
rispetto alla effettiva qualifica del professionista,<br />
nè il praticante potrà utilizzare la<br />
denominazione <strong>di</strong> “Stu<strong>di</strong>o legale”, riservata al<br />
professionista iscritto all’Albo Professionale. Il<br />
Consiglio dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> è <strong>di</strong>sponibile ad esaminare<br />
e chiarire eventuali dubbi in merito.<br />
Il Consiglio, inoltre, ha deliberato <strong>di</strong> aderire<br />
all’in<strong>di</strong>rizzo della sentenza della Corte <strong>di</strong><br />
Cassazione a sezioni unite n. 13863 del<br />
4/7/1991, non permettendo che l’esercizio<br />
della pratica professionale possa essere esercitato<br />
al <strong>di</strong> fuori della circondario del Tribunale.<br />
(Tale sentenza, nel prendere in esame un<br />
ricorso avverso il <strong>di</strong>niego all’iscrizione <strong>di</strong> un<br />
praticante avvocato che intendeva svolgere la<br />
pratica presso un avvocato avente stu<strong>di</strong>o nel<br />
circondario <strong>di</strong> altro Tribunale, ha affermato il<br />
principio che la pratica professionale può<br />
essere esercitata solo nel medesimo mandamento<br />
del Tribunale presso cui il praticante<br />
risulti iscritto, onde permettere un effettivo<br />
controllo sullo svolgimento della pratica).<br />
Quin<strong>di</strong> sarà consentita l’iscrizione nel Registro<br />
dei praticanti avvocati esclusivamente a coloro<br />
che abbiano a svolgere la pratica professionale<br />
nello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> un avvocato iscritto presso<br />
l’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> <strong>Avvocati</strong> <strong>di</strong> <strong>Lecco</strong> e avente stu<strong>di</strong>o nel<br />
circondario del medesimo Tribunale. A tal fine<br />
verranno effettuati colloqui <strong>di</strong> controllo, uno<br />
alla scadenza del primo anno <strong>di</strong> pratica e<br />
prima del rilascio dell’abilitazione, e l’altro<br />
alla scadenza del secondo anno e prima del<br />
rilascio del certificato <strong>di</strong> compiuta pratica.<br />
Il Consiglio, con riferimento ai colloqui <strong>di</strong><br />
controllo sulla effettività e <strong>di</strong>ligenza della pratica<br />
forense, ha deliberato che, in caso <strong>di</strong><br />
esito negativo del colloquio precedente la certificazione<br />
<strong>di</strong> compiuta pratica, potrà riservarsi<br />
la facoltà <strong>di</strong> denegare il rilascio del certificato<br />
stesso. Quando l’esito negativo riguar<strong>di</strong> il colloquio<br />
al termine del primo anno, verrà inviato<br />
al praticante e al suo dominus un avvertimento<br />
scritto, con l’invito ad una maggiore <strong>di</strong>ligenza.<br />
Restano salve <strong>di</strong>verse e più gravi sanzioni<br />
ove si accertasse la non veri<strong>di</strong>cità circa la<br />
<strong>di</strong>chiarazione sull’attività svolta.<br />
Per ogni ulteriore chiarimento il sottoscritto<br />
e il consigliere Scurria sono a Vostra <strong>di</strong>sposizione.<br />
<strong>Lecco</strong>, 12 <strong>di</strong>cembre 2003<br />
Il Presidente<br />
MARCO ROSSI<br />
15
Piccolo memorandum<br />
per il “migliore dei mon<strong>di</strong> forensi possibili”<br />
16<br />
“Niente è umiliante<br />
se alla base c’è il rispetto”<br />
PREAMBOLO<br />
L’idea <strong>di</strong> questo “breve ma intenso”<br />
memorandum è nata dagli incontri<br />
e <strong>di</strong>scussioni attorno al tavolo <strong>di</strong><br />
un bar tra alcuni giovani praticanti<br />
avvocati, pieni <strong>di</strong> speranze, entusiasmo<br />
e voglia <strong>di</strong> cambiare il mondo<br />
attraverso la propria professione e i<br />
propri sogni.<br />
Giovani praticanti che, usciti dal<br />
mondo dell’Università, si sono trovati<br />
catapultati in una realtà all’inizio<br />
incomprensibile e spesso non corrispondente<br />
ai sogni cullati durante il<br />
periodo universitario.<br />
Alcuni <strong>di</strong> noi si sono sentiti persi e<br />
hanno deciso <strong>di</strong> mollare….altri continuano<br />
ad esercitare la professione<br />
come automi e senza più passioni….altri<br />
ancora si trovano a svolgere<br />
mansioni meramente impiegatizie<br />
e non è dato loro conoscere il vero<br />
significato della professione.<br />
Ebbene, questo vademecum è<br />
in<strong>di</strong>rizzato soprattutto ai praticanti<br />
(ma anche agli avvocati), che in fondo<br />
sognano ancora, nel loro piccolo, <strong>di</strong><br />
sentire viva dentro sé la consapevolezza<br />
<strong>di</strong> esercitare una professione<br />
che è arte, <strong>di</strong>alettica e soprattutto<br />
strumento <strong>di</strong> affermazione <strong>di</strong> valori<br />
umani.<br />
Abbiamo, quin<strong>di</strong>, pensato ai giovani<br />
neo laureati smarriti che per la<br />
prima volta si trovano a confrontarsi<br />
con uffici, cancellerie, voluminosi<br />
fascicoli da consultare, i quali, magari,<br />
travolti da scadenze e atti da re<strong>di</strong>gere,<br />
<strong>di</strong>menticano la bellezza della<br />
professione che hanno scelto.<br />
Ai praticanti che già esercitano,<br />
da più o meno tempo, forse senza più<br />
coscienza <strong>di</strong> farlo per passione, ma<br />
solamente come mero impiego lavorativo;<br />
speriamo che leggendo questo<br />
memorandum ricor<strong>di</strong>no che stanno<br />
costruendo, passo dopo passo, un<br />
percorso che, seppur faticoso, sarà<br />
poi costellato <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazioni per sé<br />
e per gli altri.<br />
E infine abbiano redatto il presente<br />
memorandum nella speranza che<br />
possa essere letto anche dai Domini,<br />
<strong>di</strong>mentichi talvolta delle <strong>di</strong>fficoltà<br />
attraversate e dei problemi incontrati<br />
durante la pratica professionale: il loro<br />
lavoro e il loro comportamento deve<br />
essere riflesso e trasparenza <strong>di</strong> professionalità<br />
e umanità tali da trasmettere<br />
ai praticanti la passione e l’orgoglio<br />
<strong>di</strong> appartenere al mondo legale.<br />
Da ultimo, ci auguriamo che i problemi<br />
e le <strong>di</strong>fficoltà, nei quali ciascuno,<br />
come è naturale, si imbatterà, non<br />
siano fonte <strong>di</strong> vergogna e <strong>di</strong> chiusura,<br />
ma siano, invece, motivo <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione<br />
per maturare come singoli e per<br />
creare complicità e solidarietà all’interno<br />
della categoria del praticante.<br />
ANPA – Sez. <strong>di</strong> <strong>Lecco</strong><br />
(Associazione nazionale<br />
praticanti e avvocati)<br />
Dott. Raffaele Cherchi<br />
Dott. Lorenzo Della Bella<br />
Dott.ssa Chiara Scavelli<br />
Dott. Stefano Sironi<br />
“ ….ogni slancio è cieco<br />
fino a quando non è sapere,<br />
ed ogni sapere è vano<br />
fino a quando non è lavoro,<br />
e ogni lavoro è vuoto<br />
tranne fuorché quando è amore...”<br />
K. Gibran<br />
Scopo principale della pratica forense<br />
è imparare la professione con la<br />
de<strong>di</strong>zione e la passione propria dell’esercizio<br />
<strong>di</strong> un’arte.<br />
* * *<br />
L’attività professionale del praticante<br />
si svolge alle <strong>di</strong>pendenze <strong>di</strong> un dominus,<br />
il quale è colui che ha il dovere<br />
<strong>di</strong> rispettarlo come persona e come<br />
professionista.<br />
Compito del dominus è <strong>di</strong> istruire<br />
adeguatamente il praticante, <strong>di</strong> sottoporre<br />
alla sua attenzione una<br />
gamma completa e variegata <strong>di</strong> atti e<br />
problematiche giuri<strong>di</strong>che, <strong>di</strong> consentirgli<br />
la regolare partecipazione alle<br />
u<strong>di</strong>enze e <strong>di</strong> fornirgli gli strumenti e i<br />
mezzi necessari per espletare tali<br />
compiti in un ambiente professionalmente<br />
e umanamente idoneo.<br />
* * *<br />
Compito del praticante avvocato è <strong>di</strong><br />
comprendere che la professione che<br />
intende svolgere è complessa e delicata<br />
e deve essere improntata ai principi<br />
<strong>di</strong> onestà, correttezza e professionalità,<br />
consci che comportamenti scorretti<br />
possono essere fonte <strong>di</strong> generalizzazioni<br />
negative per la categoria.<br />
* * *
Apprendere tale professione seriamente<br />
significa de<strong>di</strong>care ad essa<br />
tempo, sforzi, e de<strong>di</strong>zione.<br />
E’ proprio durante il periodo <strong>di</strong> pratica<br />
professionale che il praticante<br />
avvocato fonda le basi della propria<br />
preparazione che non può essere<br />
sommaria e sbrigativa.<br />
Ricor<strong>di</strong>amoci che saremo chiamati<br />
professionisti.<br />
* * *<br />
Doveri principali del praticante sono:<br />
puntualità, efficienza, <strong>di</strong>sponibilità,<br />
aggiornamento, rispetto<br />
<strong>di</strong> sé stessi, rispetto del cliente,<br />
rispetto dei colleghi, rispetto del<br />
dominus, rispetto delle regole.<br />
Imperativi morali sono: il rispettare e<br />
il farsi rispettare, la coscienza del<br />
giusto professionale e del giusto<br />
comune, il rispetto dei propri colleghi<br />
e l’essere sempre in cre<strong>di</strong>to <strong>di</strong> favori.<br />
* * *<br />
Ogni praticante avvocato dovrebbe<br />
impegnarsi quoti<strong>di</strong>anamente affinché<br />
la professione non <strong>di</strong>venti una sterile<br />
catena <strong>di</strong> montaggio <strong>di</strong> pratiche e atti<br />
tese ad un mero guadagno economico,<br />
ricordando che <strong>di</strong>etro ogni foglio<br />
esiste una storia, uomini con problemi<br />
e preoccupazioni che confidano<br />
nella nostra professionalità, serietà,<br />
impegno e correttezza<br />
* * *<br />
E’ fondamentale la creazione <strong>di</strong> una<br />
coscienza comune, <strong>di</strong> una voglia <strong>di</strong><br />
comunità, <strong>di</strong> un desiderio <strong>di</strong> con<strong>di</strong>vi-<br />
sione <strong>di</strong> fatiche che è più facile<br />
affrontare come categoria, <strong>di</strong> un’identificazione<br />
in problemi comuni<br />
che, tra persone che vivono la medesima<br />
esperienza professionale, possono<br />
essere compresi e meglio superati.<br />
Spirito <strong>di</strong> iniziativa e <strong>di</strong> proposizione<br />
del singolo sono fondamentali per la<br />
crescita dell’interno del gruppo.<br />
Isolarsi nella singola identità del proprio<br />
stu<strong>di</strong>o professionale impe<strong>di</strong>sce il<br />
confronto costruttivo con le realtà circostanti,<br />
limita i propri orizzonti e<br />
impe<strong>di</strong>sce la crescita del singolo così<br />
come del gruppo.<br />
Entriamo a far parte <strong>di</strong> uno status e<br />
quin<strong>di</strong> ricor<strong>di</strong>amoci che verso <strong>di</strong> esso<br />
abbiamo dei doveri ben precisi.<br />
* * *<br />
Il comportamento del praticante deve<br />
essere caratterizzato anche da umiltà<br />
nell’appren<strong>di</strong>mento: ciò significa<br />
svolgere le attività assegnate dal<br />
dominus, ma solo se relative al proprio<br />
lavoro, e non in contrasto con la<br />
propria crescita e la propria <strong>di</strong>gnità<br />
umana e professionale.<br />
Essere consapevoli significa capire<br />
se ciò che si sta facendo è produttivo<br />
per noi stessi e che coscienza significa<br />
soprattutto non assecondare<br />
richieste che ci possono degradare<br />
come categoria o come essere<br />
umano.<br />
L’umiliante non consiste solo in quello<br />
che si fa ma anche nel modo in cui<br />
si viene trattati.<br />
* * *<br />
Ogni praticante ha <strong>di</strong>ritto ad un’equa<br />
retribuzione per l’attività professionale<br />
svolta, che non dovrebbe consistere<br />
in un mero emolumento simbolico,<br />
ma dovrebbe essere proporzionale<br />
all’apporto lavorativo dato all’interno<br />
dello stu<strong>di</strong>o professionale, tenuto<br />
conto della <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> una persona<br />
che vuole de<strong>di</strong>care alla professione<br />
tempo e passione ma non può permettersi,<br />
nel frattempo, altre fonti <strong>di</strong><br />
red<strong>di</strong>to.<br />
* * *<br />
Ricor<strong>di</strong>amo che svolgere mansioni<br />
solo e meramente impiegatizie non<br />
rientra tra le competenze del praticante<br />
avvocato.<br />
* * *<br />
Il rapporto <strong>di</strong>alettico praticante –<br />
dominus, se improntato ai suddetti<br />
principi, è motivo <strong>di</strong> arricchimento e<br />
<strong>di</strong> crescita per il mondo forense e non<br />
solo: da un lato il praticante con i<br />
propri ideali, utopie e la voglia <strong>di</strong><br />
apprendere, dall’altro il dominus con<br />
la propria correttezza e professionalità,<br />
fondata sull’esperienza e sulle<br />
problematiche da lui già, a suo<br />
tempo, affrontate e superate.<br />
* * *<br />
Forza e coraggio, cre<strong>di</strong> in te stesso e<br />
nel tuo lavoro, non lasciare nulla <strong>di</strong><br />
intentato, tutto ciò che arriverà te lo<br />
sarai creato e <strong>di</strong> questo tu un giorno<br />
sarai fiero.<br />
17
Regolamento della pratica forense approvato<br />
da tutti gli Or<strong>di</strong>ni del <strong>di</strong>stretto dell’Emilia Romagna<br />
Quale spunto <strong>di</strong> ulteriore riflessione e<br />
rielaborazione riteniamo utile pubblicare il<br />
Regolamento per la pratica forense adottato<br />
dagli Or<strong>di</strong>ni del <strong>di</strong>stretto dell’Emilia<br />
Romagna.<br />
ARTICOLO 1<br />
Il praticante che intenda iscriversi deve presentare,<br />
oltre ai documenti richiesti dall’art.<br />
1 del R.D. 22 gennaio 1934 n. 37, apposita<br />
<strong>di</strong>chiarazione scritta nella quale sia espressamente<br />
specificato se :<br />
- svolge attività lavorativa;<br />
- svolge pratica per 1’iscrizione ad altri or<strong>di</strong>ni<br />
professionali;<br />
- frequenta corsi post-universitari;<br />
- effettua servizio militare o civile;<br />
- svolge qualsiasi altra attività retribuita a<br />
carattere continuativo.<br />
In relazione alle predette attività il praticante<br />
è tenuto ad in<strong>di</strong>care le modalità in cui le<br />
stesse vengono svolte, nonché a comunicare<br />
tutte le variazioni relative alle stesse che<br />
intervengano nel corso della pratica.<br />
ARTICOLO 2<br />
Alla domanda del praticante dovrà essere<br />
allegata una <strong>di</strong>chiarazione dell’avvocato<br />
presso cui questo svolgerà la pratica in cui<br />
lo stesso, sotto la propria personale responsabilità,<br />
dovrà:<br />
- in<strong>di</strong>care il numero e il nome <strong>di</strong> eventuali<br />
altri praticanti;<br />
- in<strong>di</strong>care la sistemazione all’interno dello<br />
Stu<strong>di</strong>o;<br />
- attestare la frequenza allo Stu<strong>di</strong>o (così<br />
come <strong>di</strong>chiarata dal praticante );<br />
- garantire l’uso delle attrezzature dello<br />
Stu<strong>di</strong>o e l’esame delle pratiche (previo eventuale<br />
periodo <strong>di</strong> prova non superiore a tre<br />
mesi);<br />
- escludere espressamente lo svolgimento<br />
da parte del praticante <strong>di</strong> mansioni <strong>di</strong> mera<br />
segreteria.<br />
L’avvocato, per poter accogliere un praticante<br />
presso il proprio Stu<strong>di</strong>o, deve essere<br />
iscritto all’Albo <strong>degli</strong> avvocati con un’anzianità<br />
superiore agli anni due.<br />
Per ogni avvocato è consentito avere un<br />
massimo <strong>di</strong> due praticanti, salva motivata<br />
deroga concessa da parte del Consiglio<br />
dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> su circostanziata istanza del<br />
medesimo avvocato.<br />
18<br />
ARTICOLO 3<br />
Il praticante deve annotare sul libretto della<br />
pratica l’attività svolta <strong>di</strong> semestre in semestre,<br />
per la durata <strong>di</strong> due anni decorrenti<br />
dalla data della delibera d’iscrizione nel<br />
registro dei praticanti.<br />
La frequenza dello Stu<strong>di</strong>o può essere sostituita,<br />
per un periodo non superiore ad un anno,<br />
dalla frequenza <strong>di</strong> uno dei corsi post-universitari<br />
previsti dall’art. 18 del R.D.L. 27 novembre<br />
1933, n. 1578, convertito con mo<strong>di</strong>fiche dalla<br />
legge 22 gennaio 1934, n. 36 e <strong>di</strong>sciplinati a<br />
norma dell’art. 2 del D.P.R. 10 aprile 1990, n.<br />
101. A tali corsi il Consiglio potrà equipararne<br />
altri, organizzati e tenuti anche all’estero, previa<br />
valutazione della loro specifica capacità<br />
formativa in ragione della loro struttura, del<br />
programma, dell’in<strong>di</strong>rizzo teorico-pratico e<br />
della qualità dei soggetti organizzatori.<br />
Il <strong>di</strong>ploma <strong>di</strong> specializzazione, conseguito<br />
presso le scuole <strong>di</strong> specializzazione per le<br />
professioni legali <strong>di</strong> cui all’art. 16 del decreto<br />
legislativo 17 novembre 1997, n. 398, e<br />
successive mo<strong>di</strong>ficazioni, è valutato, ai fini<br />
del compimento del periodo <strong>di</strong> pratica, per il<br />
periodo <strong>di</strong> un anno, secondo i criteri <strong>di</strong> cui<br />
alla delibera 28 settembre 2002 del<br />
Consiglio Nazionale Forense. In ogni caso, la<br />
domanda <strong>di</strong> iscrizione al Registro speciale<br />
dei praticanti <strong>di</strong> cui all’art. 17 R.D.L.<br />
27/11/1933 n. 1578 non ha effetti retroattivi,<br />
conformemente a quanto deliberato da<br />
questo Consiglio con delibera 28/10/2002.<br />
ARTICOLO 4<br />
Il libretto va compilato con tre tipi <strong>di</strong> annotazioni:<br />
le u<strong>di</strong>enze cui il praticante ha assistito;<br />
gli atti giu<strong>di</strong>ziali e stragiu<strong>di</strong>ziali alla cui<br />
redazione il praticante ha partecipato, nel<br />
numero minimo <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci; le questioni giuri<strong>di</strong>che<br />
<strong>di</strong> maggior interesse alla cui trattazione<br />
il praticante ha assistito o collaborato nel<br />
numero minimo <strong>di</strong> due.<br />
ARTICOLO 5<br />
Le u<strong>di</strong>enze devono essere almeno venti in<br />
ogni semestre, con esclusione <strong>di</strong> quelle <strong>di</strong><br />
mero rinvio. Sono <strong>di</strong> mero rinvio le u<strong>di</strong>enze<br />
nelle quali non vi è stata alcuna attività<br />
<strong>di</strong>fensiva (ad esempio, quelle <strong>di</strong> assegnazione<br />
a sentenza se non c’è stata la <strong>di</strong>scussione<br />
orale della causa).<br />
Nello stesso giorno è consentito partecipare<br />
a non più <strong>di</strong> tre u<strong>di</strong>enze.<br />
La presenza del praticante all’u<strong>di</strong>enza deve<br />
risultare da annotazione sul libretto della<br />
pratica, previamente vi<strong>di</strong>mato dal Presidente<br />
del Consiglio dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> o da un suo delegato.<br />
A tal fine dovrà essere in<strong>di</strong>cato, per ciascuna<br />
u<strong>di</strong>enza, la data, il numero <strong>di</strong> ruolo, il<br />
nome delle parti, l’autorità giu<strong>di</strong>ziaria, una<br />
succinta descrizione dell’attività svolta, nonché<br />
la firma del giu<strong>di</strong>ce ovvero del coa<strong>di</strong>utore<br />
presente in u<strong>di</strong>enza. Il libretto dovrà essere<br />
sottoscritto dal praticante e dal professionista<br />
presso il quale la pratica è svolta.<br />
Della partecipazione all’u<strong>di</strong>enza del praticante<br />
potrà essere dato atto nel verbale d’u<strong>di</strong>enza.<br />
Qualora le u<strong>di</strong>enze in<strong>di</strong>cate si svolgano nei<br />
perio<strong>di</strong> in cui il praticante risulta impegnato<br />
in attività comunicate ai sensi dell’art. 1, il<br />
praticante, alla presentazione del libretto<br />
per la vi<strong>di</strong>mazione semestrale, dovrà allegare<br />
documentazione scritta dei titoli in base<br />
ai quali ha potuto astenersi dall’impegno<br />
extra praticantato.<br />
ARTICOLO 6<br />
Gli atti, giu<strong>di</strong>ziali e stragiu<strong>di</strong>ziali, devono<br />
essere in<strong>di</strong>cati specificamente (ad esempio:<br />
atto <strong>di</strong> citazione, atto <strong>di</strong> precetto, transazione,<br />
contratto, etc.) con l’enunciazione del loro<br />
oggetto (ad esempio: pagamento somma,<br />
risarcimento danno, compraven<strong>di</strong>ta, etc.).<br />
Al Consiglio dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong>, a sua <strong>di</strong>screzione e<br />
secondo i criteri che riterrà opportuni, è<br />
riservata la facoltà <strong>di</strong> richiedere ai praticanti<br />
<strong>di</strong> produrre copie, debitamente censurate<br />
nel rispetto del segreto professionale, <strong>degli</strong><br />
atti che il praticante ha in<strong>di</strong>cato nel libretto.<br />
ARTICOLO 7<br />
Delle questioni giuri<strong>di</strong>che trattate deve<br />
essere esposto, seppur succintamente, il<br />
tema.<br />
ARTICOLO 8<br />
Il libretto, con tutte le annotazioni <strong>di</strong> cui<br />
sopra e con l’attestazione del professionista<br />
presso il cui Stu<strong>di</strong>o la pratica si è svolta in<br />
or<strong>di</strong>ne alla loro veri<strong>di</strong>cità, deve essere presentato<br />
presso la segreteria dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> a<br />
scadenze semestrali. Le annotazioni devono<br />
riguardare esclusivamente il semestre <strong>di</strong><br />
riferimento ed avere per oggetto esclusivamente<br />
le cause e le questioni trattate dallo<br />
Stu<strong>di</strong>o presso il quale si è svolta la pratica.
La presentazione del libretto presso la<br />
segreteria dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> deve avvenire, a pena<br />
<strong>di</strong> decadenza, entro sessanta giorni dalla<br />
fine del relativo semestre. Il calcolo dei<br />
semestri va fatto secondo il calendario<br />
comune, con i criteri dettati dagli ultimi due<br />
capoversi dell’art. 2963 del co<strong>di</strong>ce civile a<br />
partire dalla data <strong>di</strong> prima iscrizione nel<br />
registro dei praticanti.<br />
ARTICOLO 9<br />
Al termine <strong>di</strong> entrambi gli anni <strong>di</strong> pratica<br />
deve essere presentata, contestualmente al<br />
libretto, un’ampia relazione illustrativa delle<br />
attività svolte nell’anno, anche se già in<strong>di</strong>cate<br />
nel libretto, compresi i problemi <strong>di</strong> natura<br />
deontologica eventualmente trattati nello<br />
stesso periodo.<br />
È facoltà del Consiglio dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> effettuare<br />
colloqui, anche programmati, con i praticanti,<br />
da svolgersi al termine <strong>di</strong> uno o più dei<br />
semestri <strong>di</strong> pratica, secondo i criteri che<br />
riterrà più opportuni, al fine <strong>di</strong> verificare l’effettività<br />
della pratica svolta.<br />
ARTICOLO 10<br />
La Scuola Forense organizzata dal Consiglio<br />
dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> è utile integrazione della pratica<br />
e la frequenza alla stessa è raccomandata.<br />
La partecipazione del praticante alle singole<br />
lezioni è atte stata me<strong>di</strong>ante la raccolta<br />
delle firme dei presenti.<br />
ARTICOLO 11<br />
Qualora il praticante abbandoni lo Stu<strong>di</strong>o del<br />
professionista presso il quale ha iniziato la<br />
pratica per trasferirsi in altro Stu<strong>di</strong>o, deve<br />
darne imme<strong>di</strong>ata comunicazione scritta al<br />
Consiglio dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> con allegata <strong>di</strong>chiarazione<br />
dell’avvocato che accetta il praticante con<br />
le stesse modalità <strong>di</strong> cui all’art. 2. L’eventuale<br />
pratica effettuata nel nuovo Stu<strong>di</strong>o prima <strong>di</strong><br />
tale comunicazione non sarà riconosciuta ai<br />
fini del certificato <strong>di</strong> eseguita pratica.<br />
Nel caso in cui il praticante abbandoni lo<br />
Stu<strong>di</strong>o, ovvero non vi svolga attività per un<br />
periodo continuativo superiore ai trenta giorni,<br />
il professionista presso il quale la pratica<br />
è svolta è tenuto a darne tempestiva comunicazione<br />
scritta al Consiglio dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong>.<br />
Su domanda (in cui devono essere in<strong>di</strong>cate<br />
le modalità concrete <strong>di</strong> svolgimento della<br />
pratica stessa) e previa autorizzazione del<br />
Consiglio dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong>, il praticante potrà<br />
integrare la pratica seguendo anche l’attività<br />
<strong>di</strong> un altro Stu<strong>di</strong>o. Il Consiglio dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong>,<br />
in sede <strong>di</strong> autorizzazione, può deliberare<br />
anche in merito alle modalità in cui dovrà<br />
essere svolta la pratica integrata al fine <strong>di</strong><br />
essere ritenuta valida.<br />
È fatto salvo, in ogni caso, il limite massimo<br />
<strong>di</strong> due professionisti per ogni praticante,<br />
salva la motivata deroga <strong>di</strong> cui all’ultimo<br />
comma dell’art. 2.<br />
In caso <strong>di</strong> integrazione della pratica, entrambi<br />
i professionisti saranno tenuti alla firma<br />
del libretto.<br />
ARTICOLO 12<br />
In caso <strong>di</strong> mancata, ovvero tar<strong>di</strong>va presentazione<br />
del libretto, così come in caso <strong>di</strong> mancata<br />
approvazione del medesimo, il praticante<br />
non potrà usufruire del semestre ai fini<br />
del conseguimento del certificato <strong>di</strong> compiuta<br />
pratica. Lo stesso effetto conseguirà alla<br />
mancata, ovvero tar<strong>di</strong>va, presentazione della<br />
relazione al termine <strong>di</strong> entrambi gli anni <strong>di</strong><br />
pratica.<br />
In caso <strong>di</strong> mancata approvazione della relazione<br />
annuale tempestivamente presentata,<br />
il praticante potrà presentare una nuova<br />
relazione entro 15 giorni dalla comunicazione<br />
che gli verrà data. L’approvazione <strong>di</strong> tale<br />
nuova relazione avrà effetti ex tunc.<br />
Il Consiglio, nei casi <strong>di</strong> comprovata impossibilità<br />
<strong>di</strong> provvedere a tali adempimenti potrà<br />
concedere deroghe e proroghe speciali.<br />
ARTICOLO 13<br />
A tutti gli adempimenti <strong>di</strong> cui agli articoli 1,<br />
3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10 e 11 sono tenuti anche i<br />
praticanti i quali, ai sensi dell’art. 8 del<br />
D.P.R. n. 101/1990, svolgono la pratica al <strong>di</strong><br />
fuori dello Stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> un avvocato; essi debbono<br />
inoltre autocertificare, al termine dell’anno<br />
<strong>di</strong> tirocinio in proprio, almeno 25<br />
nuovi proce<strong>di</strong>menti trattati nell’anno medesimo<br />
ai sensi dell’art. 8 lett. c) del D.P.R.<br />
citato. La mancanza <strong>di</strong> tale autocertificazione,<br />
ovvero l’insufficiente numero dei nuovi<br />
proce<strong>di</strong>menti, comporteranno l’inefficacia<br />
dell’intero anno ai fini del rilascio del certificato<br />
<strong>di</strong> eseguita pratica.<br />
ARTICOLO 14<br />
Ai sensi dell’art. 4 comma 3 del D.P.R. 10<br />
aprile 1990 n. 101, il Consiglio dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong><br />
vigila sull’effettivo svolgimento della pratica.<br />
A tal fine potrà, a sua <strong>di</strong>screzione e salvi<br />
altri controlli, eseguire le opportune verifiche<br />
presso le Cancellerie, nonché convocare<br />
ed interrogare il praticante ed il professionista<br />
( o i professionisti) presso il cui Stu<strong>di</strong>o la<br />
pratica è svolta, allo scopo <strong>di</strong> vagliare l’idoneità<br />
e l’adeguatezza della pratica svolta.<br />
ARTICOLO 15<br />
La pratica può essere svolta parzialmente<br />
all’estero, frequentando lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> un avvocato<br />
straniero o <strong>di</strong> un avvocato italiano che<br />
abbia uno stu<strong>di</strong>o all’estero, a patto che la<br />
stessa sia limitata a non più <strong>di</strong> due semestri,<br />
escluso comunque l’ultimo, e che sia previamente<br />
autorizzata dal Consiglio dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong>.<br />
A tal fine il praticante dovrà presentare una<br />
dettagliata richiesta <strong>di</strong> autorizzazione a cui<br />
dovrà essere allegata anche la <strong>di</strong>chiarazione<br />
dell’avvocato presso il cui Stu<strong>di</strong>o sarà accolto.<br />
Il Consiglio dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong>, esaminata la<br />
domanda e se del caso sentito il richiedente,<br />
autorizza la pratica in<strong>di</strong>cando le modalità<br />
concrete in cui la stessa dovrà essere svolta.<br />
Al termine del periodo autorizzato il praticante<br />
dovrà presentare una dettagliata relazione<br />
dell’attività svolta nello Stu<strong>di</strong>o legale<br />
controfirmata dal professionista presso il<br />
quale la pratica è svolta.<br />
Qualora le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> esercizio della pratica<br />
siano ritenute non sod<strong>di</strong>sfacenti, il<br />
Consiglio può non autorizzare la pratica<br />
all’estero, o, qualora non vengano rispettate<br />
le modalità in<strong>di</strong>cate, non convalidare il<br />
periodo precedentemente autorizzato.<br />
ARTICOLO 16<br />
L’accertamento della non veri<strong>di</strong>cità delle<br />
annotazioni trascritte nel libretto, o in altre<br />
atte stazioni rilasciate in relazione allo svolgimento<br />
della pratica, potrà comportare conseguenze<br />
<strong>di</strong>sciplinari a carico del praticante<br />
e del professionista presso il quale la pratica<br />
è svolta.<br />
In particolare, il professionista è impegnato<br />
moralmente, in omaggio ai principi <strong>di</strong> lealtà<br />
e correttezza, a seguire il praticante per contribuire<br />
alla sua formazione professionale e<br />
deontologica e a verificare e confermare la<br />
veri<strong>di</strong>cità delle relazioni e del libretto.<br />
ARTICOLO 17<br />
Il praticante non abilitato al patrocinio sarà<br />
cancellato d’ufficio dal Registro speciale dei<br />
praticanti una volta conseguito il certificato<br />
<strong>di</strong> compiuta pratica, mentre il praticante abilitato<br />
potrà conservare l’iscrizione per tutto<br />
il periodo <strong>di</strong> vigenza dell’abilitazione e sarà<br />
cancellato d’ufficio allo scadere dell’abilitazione<br />
previa relativa comunicazione da inviare<br />
a mezzo lettera raccomandata a.r.<br />
ARTICOLO 18<br />
Questo Regolamento entrerà in vigore a<br />
decorrere dal 11/11/2003.<br />
Al fine <strong>di</strong> dare allo stesso adeguata pubblicità<br />
esso sarà affisso alla bacheca della<br />
sede dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> ed inviato a tutti gli iscritti<br />
all’Albo e a tutti i praticanti già iscritti nel<br />
Registro. Questi ultimi dovranno uniformarsi<br />
al presente regolamento e, se del caso, produrre<br />
la documentazione integrativa necessaria,<br />
entro il termine <strong>di</strong> giorni 60 giorni<br />
dalla sua entrata in vigore, limitandosi, i<br />
praticanti al secondo anno <strong>di</strong> pratica, alla<br />
documentazione relativa allo stesso.<br />
Gli avvocati che, al momento <strong>di</strong> entrata in<br />
vigore del presente regolamento, hanno già<br />
ammesso a frequentare il proprio stu<strong>di</strong>o più<br />
<strong>di</strong> due praticanti possono continuare a seguire<br />
gli stessi fino al compimento della pratica.<br />
19
Giurisprudenza Lecchese<br />
20<br />
TRIBUNALE DI LECCO<br />
Sentenza del 5.11.2001 n. 475<br />
Giu<strong>di</strong>ce dott. Spera<br />
ACCERTAMENTO DIRITTO DI<br />
PROPRIETA’ - USUCAPIONE<br />
POSSESSO - COMPOSSESSO E<br />
CONDETENZIONE - GODIMEN-<br />
TO DEL BENE DA PARTE DEI<br />
SINGOLI POSSESSORI - ESTEN-<br />
SIONE DEL POSSESSO OLTRE I<br />
LIMITI DEL POTERE DEL SIN-<br />
GOLO COMPOSSESSORE - CON-<br />
DIZIONI<br />
MOTIVI DELLA DECISIONE<br />
Come emerge dalla stessa prospettazione<br />
<strong>di</strong> parte attrice nonché dall’atto<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>visione prodotto sub 4, titolare del<br />
<strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> proprietà dei terreni eri il<br />
padre dell’attore, ***. Su tali terreni è<br />
stata poi costruita una casa che, secondo<br />
parte attrice, era <strong>di</strong> esclusiva proprietà<br />
della madre dell’attore, ***.<br />
In <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> atto scritto, necessario<br />
ex art. 1350 n. c.c. per la costituzione<br />
del <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> superficie, la proprietà<br />
della casa <strong>di</strong>stinta da quella del terreno<br />
può derivare soltanto da un <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong><br />
natura personale, che trova la sua fonte<br />
in un contatto atipico con effetti meramente<br />
obbligatori e non soggetto a rigori<br />
<strong>di</strong> forma né <strong>di</strong> pubblicità (v. la recentissima<br />
Cass. n. 7300 del 29/05/01; in<br />
termini Cass. n. 1392 dell’11/2/98 e<br />
Cass. Sezz. un. n. 3351 del 2/6/84).<br />
Nel caso <strong>di</strong> specie può effettivamente<br />
ritenersi che tra il padre dell’attore, proprietario<br />
dei terreni, e la madre dell’attore<br />
medesimo sia effettivamente intervenuto<br />
un accordo <strong>di</strong> tale natura. Ciò, in<br />
particolare, può ricavarsi dal fatto che,<br />
con il testamento 16/10/79, la madre<br />
dell’attore, deceduta nel 1981, lasciava<br />
la casa al figlio ***; e dal fatto che negli<br />
anni successivi né il padre né le sorelle<br />
dell’attore abbiano mai impugnato tale<br />
<strong>di</strong>sposizione testamentaria.<br />
Ritenuto per tali ragioni che la proprietà<br />
della casa fosse esclusivamente<br />
della madre dell’attore, e poiché con il<br />
citato testamento la proprietà <strong>di</strong> tale<br />
casa venne lasciata al figlio, deve pertanto<br />
concludersi che la proprietà <strong>di</strong><br />
tale immobile spetti ormai effettivamente<br />
all’attore medesimo.<br />
Diverse considerazioni vanno fatte<br />
con riferimento al terreno. Esso era <strong>di</strong><br />
proprietà del padre dell’attore, come<br />
emerge dalla stessa prospettazione <strong>di</strong><br />
parte attrice nonché dall’atto <strong>di</strong> <strong>di</strong>visione<br />
prodotto sub 4.<br />
Poiché è stato accertato sulla base<br />
delle testimonianze che, fino alla morte<br />
dei genitori dell’attore, l’immobile<br />
oggetto <strong>di</strong> causa è stato utilizzato congiuntamente<br />
da essi e dall’attore medesimo,<br />
si tratta <strong>di</strong> accertare se quest’ultimo,<br />
e/o la madre prima <strong>di</strong> lui, abbiano<br />
acquisito per usucapione la proprietà o<br />
la comproprietà del terreno.<br />
A tale questione deve, peraltro, essere<br />
data risposta negativa: a fronte, infatti,<br />
del fatto che la convivenza nell’ambito<br />
<strong>di</strong> un unico modello familiare deve,<br />
quantomeno, far presumere l’inesistenza<br />
<strong>di</strong> un possesso esclusivo da parte <strong>di</strong><br />
qualcuno dei conviventi (v., sul punto,<br />
Trib. Voghera n. 170 del 12/7/88 e Trib.<br />
Salerno del 9/10/80), è mancata la<br />
prova – ed anzi dalle risultanze delle<br />
prove orali sembra emergere, al contrario,<br />
che tutta la famiglia abbia vissuto<br />
pacificamente nel medesimo immobile<br />
– che l’attore, e la madre prima <strong>di</strong> lui,<br />
abbiano realizzato atti incompatibili con<br />
il possesso del padre dell’attore, proprietario<br />
dei terreni.<br />
Il caso è per certi versi analogo a<br />
quello dell’esercizio congiunto del possesso<br />
da parte dei comproprietari, regolato<br />
dal 2° comma dell’art. 1102, laddove<br />
prevede che “Il partecipante [alla<br />
comunione] non può estendere il suo<br />
<strong>di</strong>ritto sulla cosa comune in danno <strong>degli</strong><br />
altri partecipanti, se non compie atti<br />
idonei a mutare il titolo del suo<br />
possesso”. Ciò, in altre parole, come<br />
ritenuto dalla giurisprudenza, che “La<br />
<strong>di</strong>sposizione dell’art. 1102, comma 2°,<br />
c.c. (...) impe<strong>di</strong>sce al compossessore che<br />
abbia utilizzato la cosa comune oltre i<br />
limiti della propria quota non solo l’usucapione<br />
ma anche la tutela possessoria<br />
del potere <strong>di</strong> fatto esercitato fino a<br />
quanto questo non si rilevi incompatibile<br />
con l’altrui possesso” (v. Cass. n.<br />
12231 del 25/11/95). Ed ancora, “Il<br />
partecipante alla comunione può usucapire<br />
l’altrui quota in<strong>di</strong>visa del bene<br />
comune senza necessità <strong>di</strong> interversio<br />
possessionis, ma attraverso l’estensione<br />
del possesso medesimo in termini <strong>di</strong><br />
esclusività. A tal fine si richiede, tuttavia,<br />
che tale mutamento del titolo si<br />
concreti in atti integranti un comportamento<br />
durevole, tali da evidenziare un<br />
possesso esclusivo ed animo domini<br />
della cosa incompatibili con il permanere<br />
del compossesso altrui sulla stessa e<br />
non soltanto in atti <strong>di</strong> gestione della<br />
cosa comune consentiti al singolo compartecipante<br />
o anche atti familiarmente<br />
tollerati dagli altri (art. 1141 c.c.) o<br />
ancora atti che, comportando solo il<br />
sod<strong>di</strong>sfacimento <strong>di</strong> obblighi o erogazioni<br />
<strong>di</strong> spese per il miglior go<strong>di</strong>mento della<br />
cosa comune, non possano dar luogo a<br />
una estensione del potere <strong>di</strong> fatto sulla<br />
cosa nella sfera <strong>di</strong> altro compossessore”<br />
(v. Cass. 10294 del 23/10/90).<br />
Consegue da quanto testé esposto<br />
che – poiché non è stato <strong>di</strong>mostrato, e<br />
neppure allegato, che durante la vita dei<br />
genitori dell’attore, siano stati, dalla<br />
madre (che, anzi, nel proprio testamento<br />
neppure <strong>di</strong>spone dei terreni) prima e<br />
dall’attore stesso poi, posti in essere atti<br />
incompatibili con il possesso del padre –<br />
deve escludersi che, durante la vita <strong>di</strong><br />
questi, sia stata usucapita la proprietà<br />
dei terreni. Tali conclusioni non sono<br />
contraddette dal fatto che i testi hanno<br />
riferito che l’attore sosteneva le spese <strong>di</strong><br />
manutenzione <strong>degli</strong> immobili. Va considerato,<br />
infatti, che il testamento della<br />
madre prevedeva l’obbligo per l’attore<br />
<strong>di</strong> provvedere al mantenimento dei<br />
genitori, obbligo che – deve ritenersi –<br />
comprendeva anche il pagamento delle<br />
spese inerenti gli immobili da lui abitati.<br />
L’usucapione dei terreni non può,<br />
infine, ritenersi perfezionata successivamente<br />
alla morte del padre dell’attore,<br />
nei confronti dei coere<strong>di</strong>, dato che<br />
questo evento si è verificato soltanto<br />
nel 1997.<br />
In definitiva, mentre può essere<br />
accertata la proprietà esclusiva dell’attore<br />
della casa oggetto <strong>di</strong> causa, la proprietà<br />
dei terreni deve ritenersi sussistere<br />
in capo a tutti gli ere<strong>di</strong> del padre<br />
delle parti, secondo le regole della successione<br />
legittima. Ai sensi dell’art. 566<br />
c.c., pertanto, l’attore deve ritenersi<br />
proprietario dei terreni oggetto <strong>di</strong><br />
causa per la sola quota <strong>di</strong> 1/3.<br />
Omissis<br />
A CURA DI STEFANO CALVETTI
Associazione Stampa Forense – A.STA.F.<br />
Congresso annuale 7 febbraio <strong>2004</strong><br />
Cari amici,<br />
Da Latina in poi l’ASTAF ha rappresentato<br />
una continuità <strong>di</strong> azione coerente nel contesto<br />
delle problematiche che coinvolgono<br />
l’Avvocatura sul piano professionale e<br />
politico percorrendo la via della collaborazione<br />
con le strutture istituzionali ed<br />
associazionali.<br />
Nel novembre del 2001 a Napoli ebbi a<br />
sostenere che la nostra azione si era svolta<br />
su tre fronti:<br />
1) Consolidamento dei rapporti con i<br />
<strong>di</strong>rettori delle riviste forensi aderenti<br />
all’ASTAF per renderne più significativo<br />
il ruolo.<br />
2) Rafforzamento dei rapporti con le istituzioni<br />
forensi (C.N.F., O.U.A. e CASSA<br />
<strong>di</strong> PREVIDENZA), con le Associazioni<br />
dell’ Avvocatura più rappresentative<br />
(A.N.F., U.I.F., A.I.G.A., CAMERE PENA-<br />
LI E CIVILI) nonché con la Magistratura<br />
(A.N.M. e C.S.M.).<br />
3) Mantenere vivo il <strong>di</strong>alogo con i giornalisti<br />
della carta stampata e ra<strong>di</strong>o-televisivi<br />
per rendere sempre più sostanziale<br />
quell’ideale percorso iniziato a<br />
Latina nell’ottobre del 1998.<br />
Nel biennio 2002-2003 l’attività del<br />
Consiglio Direttivo e del Collegio dei<br />
Probiviri è andata oltre i tre settori <strong>di</strong><br />
intervento richiamati ed ha posto altri<br />
paletti <strong>di</strong> crescita, un nuovo terreno <strong>di</strong><br />
confronto: l’Europa.<br />
L’esperienza vissuta a Bruxelles da una<br />
delegazione ASTAF, su invito della<br />
Commissione Giustizia del Parlamento<br />
Europeo, ha determinato una riflessione<br />
<strong>di</strong> fondo concernente l’esigenza <strong>di</strong><br />
approfon<strong>di</strong>re quanto accade in altri paesi<br />
europei: se esiste una stampa giuri<strong>di</strong>coforense;<br />
se è vivo, come in Italia, un rapporto<br />
conflittuale tra Avvocatura,<br />
Giustizia, Politica e Comunicazione<br />
me<strong>di</strong>atica.<br />
Il nostro impegno è stato costante, <strong>di</strong><br />
sacrificio ma sod<strong>di</strong>sfacente.<br />
Sul fronte interno:<br />
1) Sono state programmate numerose<br />
iniziative:<br />
a) Abbiamo ottenuto l’autorizzazione a<br />
pubblicare il “Notiziario ASTAF” che<br />
ha cadenza bimestrale e dovrà<br />
costituire un cordone ombelicale<br />
con le riviste associate, nonché con<br />
gli Or<strong>di</strong>ni Forensi, le Associazioni,<br />
l’OUA, il C.N.F. e la Cassa.<br />
b) Abbiamo nominato tre commissioni:<br />
Revisione statuto, Coor<strong>di</strong>namento<br />
riviste, finanze, tutte in funzione.<br />
c) Revisione dello statuto. la<br />
Commissione sta stu<strong>di</strong>ando alcune<br />
variazioni per rendere lo strumento<br />
più moderno anche in considerazione<br />
dell’evolversi della funzione<br />
associativa. Il lavoro non è ancora<br />
ultimato ma il prossimo Consiglio<br />
potrà certamente esaminare le proposte<br />
e portarle all’esame della<br />
assemblea straor<strong>di</strong>naria per la loro<br />
approvazione definitiva.<br />
d) Coor<strong>di</strong>namento riviste. In questo<br />
biennio è stata valutata positivamente<br />
l’idea <strong>di</strong> costituire un coor<strong>di</strong>namento<br />
regionale, laddove l’impegno<br />
giornalistico è più massiccio,<br />
oppure inter-regionale laddove logisticamente<br />
è più favorevole questa<br />
soluzione, al fine <strong>di</strong> rendere operativo<br />
il raccordo tra i <strong>di</strong>rettori delle<br />
riviste. Allo stato abbiamo costituito<br />
due coor<strong>di</strong>namenti: nelle Regioni<br />
Puglia e Campania.<br />
Prossimo appuntamento: Sicilia e<br />
Calabria.<br />
e) Settore finanziario. Le nostre risorse<br />
sono soltanto le quote <strong>di</strong> adesione.<br />
Se avessimo dovuto impostare la<br />
nostra attività su questa unica entrata,<br />
certamente non avremmo potuto<br />
intraprendere alcuna iniziativa e non<br />
avremmo potuto conquistare quella<br />
visibilità che oggi ci inorgoglisce. Ci<br />
siamo mossi. Sul piano più generale<br />
abbiamo sensibilizzato, con la preziosa<br />
collaborazione del Presidente del<br />
Collegio dei Probiviri Marcello<br />
Colloca, il Presidente della Cassa<br />
Maurizio de Tilla il quale sta stu<strong>di</strong>ando<br />
alcune forme <strong>di</strong> sponsorizzazione<br />
per l’ASTAF che potrebbero darci<br />
ossigeno sufficiente. Inoltre abbiamo<br />
risolto il problema della sede, in<br />
quanto, in accoglimento <strong>di</strong> una<br />
nostra istanza, la Cassa ha riconosciuto<br />
alla nostra Associazione la<br />
funzioni <strong>di</strong> “custo<strong>di</strong>” della stampa<br />
giuri<strong>di</strong>co-forense e <strong>di</strong> conseguenza<br />
ha <strong>di</strong>sposto l’assegnazione <strong>di</strong> alcuni<br />
locali con la nostra targhetta ASTAF<br />
dotati <strong>di</strong> un computer e <strong>di</strong> un telefono,<br />
dove potremo operare in modo<br />
più concreto: siamo in attesa della<br />
definizione dell’iter burocratico che<br />
consenta alla Cassa <strong>di</strong> consentire<br />
l’utilizzo <strong>di</strong> detti locali. Da ricordare<br />
la simpatia concreta con la quale gli<br />
Or<strong>di</strong>ni ospitano le nostre iniziative,<br />
facendosi carico delle spese organizzative,<br />
e della Cassa che è sempre a<br />
noi vicino con contributi <strong>di</strong> sostegno.<br />
Abbiamo gettato il seme e per il<br />
prossimo biennio è possibile che<br />
anche il C.N.F. e l’O.U.A. siano <strong>di</strong><br />
sostegno.<br />
f) Sito internet. Come è a vostra<br />
conoscenza, abbiamo allestito,<br />
anche se con sacrificio economico,<br />
un sito internet, www.astaf.net, che<br />
sta riscuotendo interesse come si<br />
desume dall’utilizzo giornaliero del<br />
sito in continua crescita. Ancora una<br />
volta prego i <strong>di</strong>rettori <strong>di</strong> quelle riviste<br />
che abbiano un collegamento in<br />
rete <strong>di</strong> comunicare gli estremi del<br />
sito e la e-mail <strong>di</strong> competenza alla<br />
signora Anna Raccuja per aprire il<br />
relativo link e dar modo, quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong><br />
utilizzare in pieno la conoscenza<br />
21
della rivista e dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> od associazione<br />
<strong>di</strong> riferimento. Questo<br />
avviene già per numerose riviste e<br />
sarebbe utile che avvenga per tutte<br />
le testate. I componenti del<br />
Consiglio e del Collegio dei Probiviri<br />
sono dotati, inoltre, <strong>di</strong> casella postale<br />
per cui è possibile corrispondere<br />
con chiunque <strong>di</strong> noi per notizie, chiarimenti,<br />
suggerimenti. Tuttavia sono<br />
dolente rappresentare che il mancato<br />
versamento della quota da parte<br />
<strong>di</strong> alcuni soci su richiesta del segretario<br />
Marcello Pacifico, quota che<br />
comprende anche la tariffa per il<br />
mantenimento del sito, ha determinato<br />
la esclusione, certamente<br />
momentanea, per quanti si sono resi<br />
inadempienti: in effetti il costo del<br />
sito è sud<strong>di</strong>viso pro quota, per cui<br />
l’inadempienza comporta l’oscuramento<br />
da parte del gestore, per<br />
mancata corresponsione dell’importo<br />
convenuto.<br />
g) Adesioni. Continuiamo a crescere.<br />
Al 31 <strong>di</strong>cembre abbiamo confermato<br />
il numero <strong>di</strong> quaranta, tenuto<br />
conto che alcune testate hanno cessato<br />
la pubblicazione ed altre sono<br />
subentrate. Naturalmente il rinnovato<br />
Consiglio dovrà deliberare per<br />
il prossimo biennio sul mancato versamento<br />
delle quote da parte <strong>di</strong><br />
alcune testate ed ovviamente sugli<br />
effetti <strong>di</strong> detta inadempienza.<br />
Questa la cronaca <strong>di</strong> una attività che non<br />
ha risparmiato nessuno <strong>di</strong> noi, impegnati<br />
a non tralasciare alcuna iniziativa mirata<br />
al potenziamento della Associazione. Il<br />
nostro intento è <strong>di</strong> arrivare a concepire<br />
una soluzione organizzativa che favorisca<br />
la possibilità <strong>di</strong> attuare un <strong>di</strong>alogo imme<strong>di</strong>ato<br />
con i <strong>di</strong>rettori o loro delegati, fornendo<br />
notizie e spunti giornalistici da utilizzare<br />
nel proprio territorio <strong>di</strong> competenza.<br />
Gli strumenti potranno essere in tempi<br />
me<strong>di</strong> il Notiziario ASTAF ed in tempi brevi<br />
il sito internet se avremo la fortuna <strong>di</strong><br />
potenziare economicamente questo modo<br />
<strong>di</strong> comunicazione. Il sistema internet è<br />
costoso e certamente con le nostre sole<br />
poche risorse non siamo in grado oggi <strong>di</strong><br />
22<br />
fare un salto <strong>di</strong> qualità. Ma la nostra perseveranza<br />
è tale che prima o poi riusciremo<br />
a trovare una soluzione che ci permetta<br />
<strong>di</strong> guardare oltre con fiducia. A tal fine<br />
il nostro scopo deve essere quello <strong>di</strong><br />
ricercare costantemente una maggiore<br />
considerazione da parte delle Istituzioni<br />
dell’Avvocatura e delle Associazioni più<br />
rappresentative. Noi siamo un organismo<br />
<strong>di</strong> servizio nell’interesse dell’Avvocatura<br />
in particolare e dei citta<strong>di</strong>ni in modo più<br />
generale. Abbiamo dato prova delle<br />
nostre capacità <strong>di</strong> relazionarci con l’esterno,<br />
soprattutto con il mondo della<br />
Politica, della Magistratura e del<br />
Giornalismo. Abbiamo dato prova <strong>di</strong> avere<br />
idee mirate alla scoperta <strong>di</strong> mo<strong>di</strong> nuovi <strong>di</strong><br />
comunicazione e <strong>di</strong> avere la concretezza<br />
per realizzarle: in or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> tempo, l’attuazione<br />
a Bologna <strong>di</strong> una idea, che sembrava<br />
impossibile porre in essere per le<br />
<strong>di</strong>fficoltà oggettive <strong>di</strong> natura economica<br />
ed organizzativa, ha eliminato ogni dubbio<br />
ed ogni incertezza sulla nostra capacità<br />
<strong>di</strong> portare a termine iniziative complesse.<br />
La nostra Associazione ha raggiunto,<br />
inoltre, una cre<strong>di</strong>bilità fondata<br />
sull’equilibrio e sul consenso, nel momento<br />
in cui riusciamo a far <strong>di</strong>scutere intorno<br />
ad un tavolo i responsabili <strong>di</strong> varie categorie<br />
professionali e politiche, ed in particolare<br />
della Magistratura, avvenimento<br />
che ormai si ripete da qualche anno.<br />
Questo stato <strong>di</strong> servizio deve convincere i<br />
nostri interlocutori a sostenerci ed a fornire<br />
all’ASTAF soluzioni tecniche ed economiche<br />
per poter programmare ulteriori<br />
iniziative <strong>di</strong> servizio nell’interesse generale.<br />
Noi siamo convinti della utilità che<br />
rappresentiamo con le nostre riviste e le<br />
nostre idee per l’avvocato, il citta<strong>di</strong>no, il<br />
magistrato, il giornalista. Siamo altresì<br />
consapevoli che la funzione dell’avvocato-giornalista<br />
si va sviluppando giorno per<br />
giorno, che l’esigenza <strong>di</strong> ricercare nuove<br />
forme <strong>di</strong> comunicazione richiede maggiore<br />
professionalità: il contributo dell’avvocato<br />
impegnato nel giornalismo non costituisce<br />
oggi solo ed esclusivamente un<br />
hobby ma significa un momento <strong>di</strong> crescita<br />
sul piano della formazione e della<br />
esperienza. Tutto ciò per evidenziare<br />
come sarebbe utile per l’Avvocatura che<br />
anche il C.N.F., sempre attento ai momenti<br />
evolutivi, valutasse l’opportunità <strong>di</strong><br />
riconoscere all’ ASTAF un piccolo spazio,<br />
come ha già fatto la Cassa <strong>di</strong> Previdenza<br />
ed allo stato sta facendo l’O.U.A..<br />
Sul fronte esterno :<br />
Anche su questo piano l’attività<br />
dell’ASTAF è stata intensa. Normalmente<br />
siamo invitati a partecipare, e naturalmente<br />
siamo presenti nei limiti delle nostre<br />
possibilità, ad incontri territoriali indetti<br />
dal C.N.F., O.U.A., Cassa ed Associazioni<br />
più rappresentative. Siamo stati altresì<br />
presenti negli appuntamenti più significativi<br />
a livello nazionale con una piena visibilità<br />
e portando il nostro umile contributo:<br />
all’Ottava Conferenza Nazionale della<br />
Cassa <strong>di</strong> Previdenza svoltasi a Sorrento, al<br />
Congresso Straor<strong>di</strong>nario dell’O.U.A. tenutosi<br />
a Verona e successivamente a<br />
Palermo nel <strong>di</strong>cembre scorso.<br />
Stampa forense europea. Come ho precisato<br />
all’inizio <strong>di</strong> questa relazione, il C.D.<br />
si è posto il problema dell’Europa, della<br />
opportunità <strong>di</strong> un <strong>di</strong>alogo con alcuni Paesi<br />
per un approfon<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> alcune nostre<br />
curiosità: se esiste una stampa forense<br />
come in Italia ed in caso affermativo se è<br />
possibile ipotizzare la costituzione <strong>di</strong> una<br />
associazione europea, se è vissuta una<br />
conflittualità tra i poteri dello Stato come<br />
qui da noi. Il Consiglio, rilevata la importanza<br />
dell’avvenimento e valutata l’opportunità<br />
<strong>di</strong> avviare un <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> verifica a<br />
livello europeo, ha approvato l’idea ed<br />
abbiamo gettato le basi per il prosieguo<br />
<strong>di</strong> un <strong>di</strong>scorso che richiede certamente<br />
tempi non brevi Abbiamo preso contatti<br />
con alcune organizzazioni europee e certamente<br />
nel prossimo biennio il Consiglio<br />
Direttivo potrà varare un primo progetto<br />
europeo sul piano associativo. A tal fine<br />
abbiamo ritenuto opportuno, al momento,<br />
effettuare la traduzione della nostra storia<br />
in lingua inglese e francese per una<br />
migliore conoscenza dell’ASTAF.<br />
Quin<strong>di</strong> su questa via europea siamo ormai<br />
prossimi al traguardo, in sintonia con la<br />
volontà espressa dai <strong>di</strong>rettori in occasione<br />
dell’incontro svoltosi a Bologna nel<br />
2002. Ma è giusto che questa assemblea
iba<strong>di</strong>sca la decisione <strong>di</strong> proseguire su<br />
questa linea, nel senso <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre o<br />
meno questa ulteriore prospettiva per la<br />
nostra associazione <strong>di</strong> allargare il raggio<br />
della propria azione, per dar modo al neo<br />
Consiglio <strong>di</strong> concretizzare quanto già<br />
posto in essere.<br />
LE NOSTRE CONSULTE. Il secondo<br />
momento <strong>di</strong> grande rilevanza l’abbiamo<br />
vissuto con l’organizzazione delle<br />
Consulte. Di Bologna abbiamo avuto modo<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>re tutto, soprattutto della grande idea<br />
<strong>di</strong> rappresentare un nostro forte messaggio<br />
attraverso un modo <strong>di</strong>verso <strong>di</strong> comunicare<br />
e cioè con una rappresentazione teatrale,<br />
ricca <strong>di</strong> humor e ironia: “In nome del<br />
popolo... processo al Processo”. Non è<br />
stato facile concretizzare questa idea, realizzare<br />
una scenografia che fosse alla portata<br />
delle nostre possibilità economiche,<br />
salvaguardando comunque la <strong>di</strong>gnità della<br />
novità. I protagonisti sono stati all’altezza<br />
del compito loro affidato e desidero ricordarli<br />
ancora una volta per ringraziarli della<br />
gratuita ma egualmente sincera collaborazione:<br />
i giornalisti Massimo e Roberto<br />
Martinelli, Carlo Nor<strong>di</strong>o Presidente della<br />
Commissione Riforma del Co<strong>di</strong>ce Penale,<br />
gli avvocati Sergio Rossi e Luigi Di Maio, i<br />
<strong>di</strong>eci giovani aspiranti giornalisti della<br />
Scuola <strong>di</strong> Giornalismo <strong>di</strong> Bologna che<br />
hanno composto la giuria popolare, il<br />
Presidente dell‘<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> dei Giornalisti<br />
dell‘Emilia Romagna Clau<strong>di</strong>o Santini per<br />
la sua preziosa collaborazione.<br />
La novità è stata apprezzata, <strong>di</strong>ciamo che<br />
ha avuto successo e probabilmente potrà<br />
essere ripetuta in occasione <strong>di</strong> altre iniziative.<br />
Anche il 2003 è stato un altro<br />
anno ricco <strong>di</strong> risultati.<br />
La Quinta Consulta <strong>di</strong> Vibo Valentia ha<br />
avuto molto successo e ampio consenso.<br />
La magistratura ha ritenuto <strong>di</strong> comunicarci<br />
il loro gra<strong>di</strong>mento per aver ideato un<br />
momento <strong>di</strong> confronto su un tema <strong>di</strong> grande<br />
attualità che si è sviluppato in maniera<br />
civile e costruttiva, con una presenza attiva<br />
dell’ASTAF per la partecipazione tra i<br />
relatori del nostro Carlo Petrone, la cui<br />
relazione ha avuto molti apprezzamenti:<br />
ed hanno manifestato la loro adesione<br />
per prossimi appuntamenti. Lo stesso<br />
<strong>di</strong>casi per le strutture istituzionali ed<br />
associative dell’Avvocatura che ci hanno<br />
confortato con la loro presenza ed il loro<br />
sostegno. Naturalmente un sentito ringraziamento<br />
devo rilvorgerlo all’amico<br />
Marcello Colloca, al Presidente<br />
dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> <strong>di</strong> Vibo Valenzia Pontoriero ed<br />
alla Unione <strong>degli</strong> Or<strong>di</strong>ni Forensi della<br />
Calabria che hanno dato modo a tutti noi<br />
<strong>di</strong> vivere una bellissima esperienza in un<br />
clima <strong>di</strong> familiarità e <strong>di</strong> amicizia.<br />
Consolidamento <strong>di</strong> rapporti. Il 2003 è<br />
stato quin<strong>di</strong> un anno positivo per il consolidamento<br />
dei rapporti: abbiamo rafforzato<br />
in maniera costruttiva il <strong>di</strong>alogo con<br />
l’A.N.M. determinando le con<strong>di</strong>zioni ed i<br />
presupposti per un confronto sulle tematiche<br />
che riguardano il mondo della giustizia.<br />
Questo rapporto si è aperto anche con<br />
il C.S.M. che oggi ritiene positivo avere<br />
un contatto con la nostra struttura tant’è<br />
che ha inviato al Vs. Presidente uscente il<br />
testo dei pareri sulle proposte governative<br />
<strong>di</strong> mo<strong>di</strong>fica dell’Or<strong>di</strong>namento Giu<strong>di</strong>ziario.<br />
Con il C.N.F. si è costruito un rapporto<br />
fondato sulla cre<strong>di</strong>bilità e sul rispetto: il<br />
presidente Remo Danovi ci è stato vicino<br />
sostenendoci nelle iniziative e favorendo<br />
un approfon<strong>di</strong>mento costruttivo.<br />
Con la Cassa naturalmente esiste, come<br />
è notorio, un rapporto <strong>di</strong> amicizia e <strong>di</strong><br />
profonda stima che ha favorito il consolidarsi<br />
<strong>di</strong> una comune visione sul significato<br />
della funzione della nostra Associazione.<br />
Con l’Organismo Unitario, oggi presieduto<br />
da Michelina Grillo, ed a cui ho già<br />
manifestato il nostro gra<strong>di</strong>mento per<br />
averLa alla guida <strong>di</strong> un organismo cui cre<strong>di</strong>amo,<br />
abbiamo concordato un protocollo<br />
<strong>di</strong> intesa che deve vedere per il <strong>2004</strong>-05<br />
l’ASTAF maggiormente impegnata nella<br />
costruzione organizzativa della politica<br />
forense sia sul piano della informazione<br />
che della convegnistica.<br />
Con l’Unione Camere Civili, presieduta<br />
dall’amico Grimaudo, egualmente abbiamo<br />
convenuto un rapporto <strong>di</strong> collaborazione<br />
più stretto, per far si che questo tormentato<br />
settore della nostra vita professionale<br />
possa trovare momenti <strong>di</strong><br />
approfon<strong>di</strong>mento in un percorso da portare<br />
avanti insieme. Pochi giorni fa con<br />
Marcello Pacifico e la sig.ra Raccuja<br />
abbiamo avuto un incontro con alcuni rappresentanti<br />
della Unione per elaborare i<br />
contenuti <strong>di</strong> un <strong>di</strong>battito confronto su <strong>di</strong> un<br />
tema stimolante, la unicità della giuris<strong>di</strong>zione,<br />
da tenersi verso la fine <strong>di</strong> aprile nel<br />
Lazio: naturalmente l’incontro ha avuto<br />
carattere interlocutorio e sarà concretizzato<br />
verso la fine <strong>di</strong> febbraio in attesa che<br />
l’ASTAF abbia rinnovato le cariche sociali.<br />
Con l’Unione Camere Penali, presieduta<br />
da Randazzo, si è consolidato un riconoscimento<br />
sostanziale della funzione<br />
dell’ASTAF, tant’è che siamo stati invitati<br />
al loro Congresso <strong>di</strong> Chianciano anche per<br />
far parte del tavolo <strong>di</strong> concertazione con i<br />
rappresentanti delle associazioni più rappresentative<br />
per valutare le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />
una comune visione <strong>di</strong> azione da parte <strong>di</strong><br />
tutta l’Avvocatura: in nostra rappresentanza<br />
ha partecipato l’amico Carlo Petrone.<br />
Con l’A.N.F. abbiamo maturato momenti<br />
<strong>di</strong> reciproca collaborazione, che si sono<br />
andati rafforzando soprattutto per l’amicizia<br />
che ci ha legato prima al segretario<br />
Sergio Paparo, poi al Segretario<br />
Michelina Grillo, e che senz’altro per questo<br />
biennio si consolideranno con il nuovo<br />
segretario Piergiorgio Loi che abbiamo<br />
avuto modo <strong>di</strong> apprezzare in altri momenti<br />
ed al quale rivolgo le nostre felicitazioni e<br />
gli auguri <strong>di</strong> buon lavoro.<br />
CONCLUSIONI. Penso <strong>di</strong> non aver altro<br />
da aggiungere. Questa è l’analisi <strong>di</strong> due<br />
anni <strong>di</strong> lavoro che il Consiglio Direttivo ed<br />
il Collegio dei Probiviri collegialmente<br />
hanno portato avanti insieme a tutti Voi e<br />
che sottopongo alla vostra approvazione.<br />
Ringrazio gli amici del Consiglio e del<br />
Collegio dei Probiviri per avermi sostenuto<br />
nel biennio trascorso e per avermi sopportato<br />
anche quando <strong>di</strong>ventavo assillante<br />
nel richiedere l’impossibile. I due organi<br />
statutari, infatti, hanno costituito una<br />
buona squadra che ha favorito con l’impegno<br />
<strong>di</strong> tutti il realizzarsi <strong>di</strong> tante iniziative.<br />
MARIO RAPANÀ<br />
Presidente A.STA.F.<br />
23
Una lettera del presidente del Consiglio nazionale forense, Remo Danovi, all’ABI<br />
Convenzioni in deroga ai minimi tariffari professionali<br />
Si contesta il <strong>di</strong>ffuso sistema <strong>di</strong><br />
attuare convenzioni contrarie<br />
alle regole tariffarie e deontologiche.<br />
Altra analoga comunicazione<br />
era stata inviata negli<br />
scorsi mesi all’ANIA<br />
Dal Consiglio nazionale forense al<br />
presidente dell’Associazione bancaria<br />
italiana, dottor M. Sella.<br />
Illustre presidente,<br />
desidero sottoporre alla sua attenzione<br />
una problematica non nuova, ma<br />
aggravata negli ultimi mesi da rinnovate<br />
iniziative <strong>di</strong> vari Istituti <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to,<br />
in taluni casi attuate sull’intero<br />
territorio nazionale,<br />
Il Consiglio nazionale forense, quale<br />
organo <strong>di</strong> rappresentanza istituzionale<br />
dell’avvocatura italiana, ha ricevuto<br />
infatti numerose segnalazioni <strong>di</strong><br />
convenzioni e prassi in uso presso<br />
primari istituti bancari, per regolare i<br />
rapporti con i legali <strong>di</strong> fiducia. Tali<br />
convenzioni prevedono regolamentazioni<br />
che non soltanto <strong>di</strong>sciplinano la<br />
corresponsione <strong>degli</strong> onorari professionali<br />
con compensi inferiori ai minimi<br />
tariffari in<strong>di</strong>cati dall’ormai lontano<br />
d.m. 5 ottobre 1994, ma determinano<br />
<strong>di</strong> fatto un appiattimento qualitativo<br />
delle prestazioni professionali.<br />
Come certamente le sarà noto, il<br />
sistema tariffario <strong>degli</strong> avvocati prevede<br />
massimi derogabili con il consenso<br />
delle parti e minimi inderogabili.<br />
I comportamenti segnalati configurano<br />
pertanto inequivocabilmente<br />
una reiterata violazione <strong>di</strong> legge (con<br />
24<br />
le relative conseguenze sul piano<br />
della invali<strong>di</strong>tà contrattuale) e <strong>di</strong><br />
regole deontologiche, <strong>di</strong> rilevanza<br />
<strong>di</strong>sciplinare. La prassi segnalata è<br />
inoltre aggravata dalla circostanza<br />
che gli atluali minimi tariffari, in<br />
attesa delle nuove tariffe forensi da<br />
tempo elaborate dal Consiglio nazionale<br />
e attualmente all’esame del<br />
ministro della Giustizia, sono <strong>di</strong>venuti<br />
palesemente inadeguati.<br />
Non è ovviamente questa la sede per<br />
soffermarsi sulla legittifiazione del<br />
sistema tariffario delle professioni<br />
regolamentate. Mi limito a considerare<br />
che il mantenimento <strong>di</strong> un sistema<br />
<strong>di</strong> onorari professionali (anche<br />
con i minimi inderogabili), lungi dal<br />
rappresentare una fiera tutela corporativa,<br />
costituisce garanzia pubblica<br />
della qualità della prestazione e<br />
della congruità della retribuzione, in<br />
un ambito che non può essere affidato<br />
totalmente al libero mercato e alla<br />
concorrenza in<strong>di</strong>scriminata.<br />
A conforto <strong>di</strong> tale interpretazione si è<br />
recentemente pronunciata la Corte <strong>di</strong><br />
giustizia delle Comunità europee,<br />
che il 19 febbraio 2002 (sentenza in<br />
causa C35-99) ha posto fine a un<br />
annoso <strong>di</strong>battito circa la compatibilità<br />
del sistema tariffario con l’articolo<br />
85 del Trattato Ce (ora articolo 81,<br />
nel testo consolidato), chiarendo<br />
come la deliberazione da parte del<br />
ministro per la Giustizia, conseguente<br />
alla proposta del Consiglio nazionale,<br />
salvaguar<strong>di</strong> in realtà la valenza<br />
pubblicistica del relativo proce<strong>di</strong>mento,<br />
in funzione della protezione<br />
<strong>degli</strong> interessi generali della collettività,<br />
e non già <strong>degli</strong> interessi specifici<br />
della categoria professionale.<br />
Senza <strong>di</strong>menticare che le regole professionali<br />
tutelano interessi qualificati<br />
“pubblici” dall’or<strong>di</strong>namento.<br />
In ogni caso la questione non è solo<br />
quella <strong>di</strong> garantire l’applicazione del<br />
<strong>di</strong>ritto vigente e <strong>di</strong> tutelare i minimi<br />
tariffari. Le convenzioni in parola,<br />
come ho già sottolineato, appiattiscono<br />
<strong>di</strong> fatto le prestazioni e promuovono<br />
a regola la convinzione <strong>di</strong><br />
una ripetitività <strong>di</strong> atti, che mortificano<br />
la qualità dell’attività professionale.<br />
Peraltro, riguardata sotto il profilo<br />
deontologico, la questione, relativamente<br />
al professionista che<br />
accetti in<strong>di</strong>scriminatamente lo stesso<br />
patto dei minimi <strong>di</strong> tariffa, può assumere<br />
anche rilievo <strong>di</strong> violazione dei<br />
principi <strong>di</strong> solidarietà e <strong>di</strong> <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong><br />
illecita concorrenza. E sotto tale<br />
profùo, ci sembra che non possa pretendersi,<br />
in evidente posizione dominante,<br />
che a tanto la categoria venga<br />
indotta.<br />
Di qui la richiesta, a lei e alla prestigiosa<br />
associazione da lei presieduta,<br />
<strong>di</strong> intervenire presso tutti gli Istituti<br />
<strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to, dando comunicazione dei<br />
rilievi formulati e con l’invito a desistere<br />
dai comportamenti segnalati.<br />
Sarò lieto <strong>di</strong> incontrarla per ogni più<br />
ampia riflessione sul punto, nella<br />
speranza <strong>di</strong> una proficua futura collaborazione.<br />
Certo <strong>di</strong> un suo cortese riscontro, le<br />
porgo i migliori saluti.<br />
REMO DANOVI
L’arbitrato nella riforma della società<br />
Il decreto legislativo 17 gennaio 2003<br />
n. 5 <strong>di</strong>sciplina in maniera innovativa non<br />
solo il contenzioso avanti l’autorità giu<strong>di</strong>ziaria<br />
or<strong>di</strong>naria, ma anche l’arbitrato<br />
nelle controversie societarie; in attesa<br />
<strong>degli</strong> approfon<strong>di</strong>menti che giungeranno<br />
nel tempo, può essere utile richiamare<br />
alcuni aspetti essenziali della nuova normativa<br />
relativa all’arbitrato.<br />
L’art. 34 (intitolato “Oggetto ed effetti<br />
<strong>di</strong> clausola compromissorie statutarie’),<br />
<strong>di</strong>spone:<br />
l. “Gli atti costitutivi delle società (ad<br />
eccezione <strong>di</strong> quelle che fanno ricorso al<br />
mercato del capitale <strong>di</strong> rischio a norma<br />
dell’art. 2325-bis c.c.), possono,<br />
me<strong>di</strong>ante clausole compromissorie, prevedere<br />
la devoluzione ad arbitri <strong>di</strong> alcune<br />
ovvero <strong>di</strong> tutte le controversie insorgenti<br />
tra i soci ovvero tra i soci e la<br />
società che abbiano ad oggetto <strong>di</strong>ritti<br />
<strong>di</strong>sponibili relativi al rapporto sociale”.<br />
Dunque – escluse alcune tipologie <strong>di</strong><br />
società, <strong>di</strong> particolare importanza nella<br />
vita economica del paese, come quelle<br />
quotate in borsa – tutte le controversie<br />
societarie aventi ad oggetto <strong>di</strong>ritti<br />
<strong>di</strong>sponibili che possano insorgere fra i<br />
soci, ovvero fra i soci e la società possono<br />
essere devolute ad arbitri; in proposito,<br />
è da sottolineare che:<br />
a) l’arbitrato in esame è quello che trae<br />
origine dagli atti costitutivi (ivi compresi<br />
quelli mo<strong>di</strong>ficati) e, si dovrebbe<br />
ritenere, anche dagli statuti delle<br />
società predette; la nuova <strong>di</strong>sciplina<br />
sembra non applicarsi agli arbitrati<br />
nati da compromessi.<br />
b) le clausole compromissorie in<br />
esame possono devolvere agli arbitri<br />
solo alcune delle suddette controversie,<br />
escludendone altre: così,<br />
volendo, si potrà escludere le impugnazioni<br />
<strong>di</strong> delibere assembleari.<br />
2. “La clausola deve prevedere il numero<br />
e le modalità <strong>di</strong> nomina <strong>degli</strong> arbitri,<br />
conferendo in ogni caso, a pena <strong>di</strong> nullità,<br />
il potere <strong>di</strong> nomina <strong>di</strong> tutti gli arbitri<br />
a soggetto estraneo alla società.<br />
Ove il soggetto designato non provveda,<br />
la nomina è richiesta al presidente<br />
del Tribunale del luogo in cui la società<br />
ha la sede legale”.<br />
Dunque, la clausola deve stabilire in<br />
primo luogo il numero <strong>degli</strong> arbitri, che<br />
dovrà essere <strong>di</strong>spari ai sensi dell’art.<br />
809, 1° c.; per le modalità <strong>di</strong> inizio dell’arbitrato<br />
non vi sono previsioni, per<br />
cui la clausola potrà essere formulata<br />
in vari molti mo<strong>di</strong>: ad esempio, la<br />
parte che intenda dar inizio all’arbitrato<br />
potrà comunicare alla controparte (o<br />
alle controparti) la propria volontà con<br />
atto notificato tramite ufficiale giu<strong>di</strong>ziario;<br />
la stessa comunicazione andrà<br />
inviata anche al soggetto, necessariamente<br />
estraneo alla società (a pena <strong>di</strong><br />
nullità della clausola), cui sono affidate<br />
le nomine <strong>degli</strong> arbitri.<br />
Questo è un aspetto fortemente innovativo<br />
della nuova <strong>di</strong>sciplina dell’arbitrato<br />
societario: la <strong>di</strong>sciplina in questione<br />
sottrae alle parti ogni potere <strong>di</strong><br />
nomina <strong>degli</strong> arbitri, eliminando alcuni<br />
inconvenienti presenti nel sistema tra<strong>di</strong>zionale<br />
(così, la non perfetta imparzialità<br />
– almeno nella maggioranza dei<br />
casi – <strong>degli</strong> arbitri nominati dalle<br />
parti), ed impone che essi vengano<br />
nominati da soggetto estraneo alla<br />
società, a pena <strong>di</strong> nullità della clausola;<br />
il soggetto così designato dovrà<br />
essere privo <strong>di</strong> ogni rapporto organico<br />
con la società (così, non potrà esserne<br />
socio, amministratore, ecc.); resta<br />
assai delicato il modo in cui si procederà<br />
a tale designazione, così che, per<br />
correttezza, sarà preferibile che il soggetto<br />
in questione non sia neppure<br />
legato alla società da rapporti professionali<br />
(consulenza ecc.), anche se ciò<br />
non sembra vietato dalla norma.<br />
Così, quali soggetti designanti potranno<br />
essere in<strong>di</strong>cati i presidenti <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ni<br />
professionali, i presidenti <strong>di</strong> camere<br />
arbitrali ecc.; è dubbio che possano<br />
essere scelti i presidenti <strong>di</strong> tribunali, i<br />
quali dovranno provvedere in mancanza<br />
<strong>di</strong> nomine da parte dei soggetti designati;<br />
ed è da sottolineare che si tratta<br />
dei tribunali dei luoghi in cui le società<br />
hanno le rispettive se<strong>di</strong> legali, e non –<br />
come <strong>di</strong>sposto dall’art. 810 c.p.c. per<br />
l’arbitrato in generale – dei luoghi ove<br />
è la sede dell’arbitrato, ovvero ove è<br />
stato stipulato il contratto ecc.<br />
Nella clausola si in<strong>di</strong>cherà in qual<br />
modo formulare la richiesta (così, si<br />
potrà provvedere con atto notificato<br />
tramite ufficiale giu<strong>di</strong>ziario) ed entro<br />
quale termine l’autorità designante<br />
debba provvedere (ad esempio venti<br />
giorni, riprendendo dall’art. 810).<br />
Qualora il soggetto designato non<br />
provveda alle nomine, la richiesta <strong>di</strong><br />
scegliere gli arbitri verrà in<strong>di</strong>rizzata al<br />
presidente del tribunale del luogo in<br />
cui la società ha la sede legale.<br />
3. “La clausola è vincolante per la<br />
società e per tutti i soci, inclusi coloro<br />
la cui qualità <strong>di</strong> socio è oggetto della<br />
controversia”: sia la società nel cui<br />
atto costitutivo è inserita la clausola,<br />
sia i soci della stessa, sia coloro la cui<br />
qualità <strong>di</strong> socio è oggetto della vertenza,<br />
sono obbligati a rispettare la procedura<br />
arbitrale prevista.<br />
4. “Gli atti costitutivi possono prevedere<br />
che la clausola abbia ad oggetto controversie<br />
promosse sa amministratori,<br />
liquidatori, sindaci ovvero nei loro confronti<br />
e, in tale caso, essa, a seguito<br />
dell’accettazione dell’incarico, è vincolante<br />
nei confronti <strong>di</strong> costoro”.<br />
La clausola compromissoria, dunque,<br />
può estendere la propria efficacia<br />
anche a soggetti che non siano ancora<br />
in rapporti con la società e che non ne<br />
<strong>di</strong>venteranno soci, ma che ne saranno<br />
amministratori, liquidatori o sindaci;<br />
nei loro confronti la clausola <strong>di</strong>verrà<br />
vincolante con la loro accettazione<br />
dell’incarico.<br />
5. “Non possono essere oggetto <strong>di</strong> clausola<br />
compromissoria le controversie<br />
nelle quali la legge preveda l’intervento<br />
obbligatorio del pubblico ministero”.<br />
L’intervento obbligatorio del pubblico<br />
ministero, al <strong>di</strong> là dei proce<strong>di</strong>menti<br />
penali, è previsto da specifiche <strong>di</strong>sposizioni<br />
<strong>di</strong> legge: così, l’art. 221 c.p.c. in<br />
tema <strong>di</strong> querela <strong>di</strong> falso, l’art. 59 r.d.<br />
21.6.1942, n. 929, in tema <strong>di</strong> nullità o<br />
decadenza <strong>di</strong> brevetti per marchi d’impresa;<br />
le controversie <strong>di</strong> tal genere<br />
non possono essere oggetto <strong>di</strong> clausole<br />
compromissorie.<br />
6. “Le mo<strong>di</strong>fiche dell’atto costitutivo,<br />
introduttive o soppressive <strong>di</strong> clausole<br />
25
compromissorie, devono essere approvate<br />
dai soci che rappresentino almeno<br />
i due terzi del capitale sociale. I<br />
soci assenti o <strong>di</strong>ssenzienti possono,<br />
entro i successivi novanta giorni, esercitare<br />
il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> recesso”.<br />
L’art. 35 detta la “Disciplina inderogabile<br />
del proce<strong>di</strong>mento arbitrale”:<br />
1. “La domanda <strong>di</strong> arbitrato proposta<br />
dalla società o in suo confronto è<br />
depositata presso il registro delle<br />
imprese ed è accessibile ai soci”.<br />
Fin dal sorgere del proce<strong>di</strong>mento arbitrale<br />
che coinvolga <strong>di</strong>rettamente la<br />
società, come parte attiva o passiva<br />
dello stesso, l’esistenza dell’arbitrato<br />
deve essere resa conoscibile da parte<br />
dei soci tramite deposito presso il<br />
registro delle imprese.<br />
2. “Nel proce<strong>di</strong>mento arbitrale promosso<br />
a seguito della clausola compromissoria<br />
<strong>di</strong> cui all’art. 34, l’intervento dei<br />
terzi a norma dell’articolo 105 del co<strong>di</strong>ce<br />
<strong>di</strong> procedura civile è ammesso fino<br />
alla prima u<strong>di</strong>enza <strong>di</strong> trattazione, nonché<br />
l’intervento <strong>di</strong> altri soci a norma<br />
<strong>degli</strong> articoli 106 e 107 dello stesso<br />
co<strong>di</strong>ce. Si applica l’articolo 820 del<br />
co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> procedura civile”.<br />
Dunque, altra rilevante innovazione<br />
della riforma è la previsione dell’intervento<br />
nell’arbitrato <strong>di</strong> altri soggetti<br />
oltre le parti iniziali: si tratta <strong>di</strong> un<br />
intervento volontario laddove si è<br />
richiamato l’art. 105, della chiamata in<br />
causa <strong>di</strong> cui all’art. 106 e dell’intervento<br />
iussu iu<strong>di</strong>cis <strong>di</strong> cui all’art. 107 c.p.c.<br />
È bene sottolineare che le ipotesi <strong>di</strong><br />
cui agli artt. 106 e 107 sono applicabili,<br />
nell’arbitrato societario, solo nei<br />
confronti <strong>di</strong> altri soci: infatti, non si<br />
potrebbe obbligare chi sia estraneo<br />
alla società a partecipare all’arbitrato.<br />
L’art. 820 <strong>di</strong>spone fra l’altro che, in<br />
caso <strong>di</strong> morte <strong>di</strong> una delle parti, il termine<br />
per la pronuncia del lodo sia prorogato<br />
<strong>di</strong> trenta giorni; pertanto, nei<br />
casi <strong>di</strong> intervento volontario, <strong>di</strong> chiamata<br />
o <strong>di</strong> intervento iussu iuducis <strong>di</strong> un<br />
terzo nell’arbitrato, il termine suddetto<br />
è appunto prorogato <strong>di</strong> trenta giorni.<br />
Per quanto riguarda la tempistica <strong>di</strong><br />
tali interventi e della chiamata, solo<br />
l’intervento volontario risulta limitato<br />
alla prima u<strong>di</strong>enza <strong>di</strong> trattazione; per<br />
altro, non essendo automaticamente<br />
applicabile agli arbitrati quanto previ-<br />
26<br />
sto dal co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> rito per il contenzioso<br />
civile or<strong>di</strong>nario, il concetto <strong>di</strong> “prima<br />
u<strong>di</strong>enza <strong>di</strong> trattazione” andrà applicato<br />
con una certa elasticità.<br />
3. “Nel proce<strong>di</strong>mento arbitrale non si<br />
applica l’art. 819, primo comma, del<br />
co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> procedura civile; tuttavia il<br />
lodo è sempre impugnabile, anche in<br />
deroga a quanto previsto per l’arbitrato<br />
internazionale dall’art. 838 del co<strong>di</strong>ce<br />
<strong>di</strong> procedura civile, a norma <strong>degli</strong><br />
articoli 829, primo comma, e 831 dello<br />
stesso co<strong>di</strong>ce”.<br />
La <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> cui sopra costituisce<br />
altra novità rilevante nel quadro generale<br />
dell’arbitrato societario: l’art. 819,<br />
infatti, prevede la sospensione dell’arbitrato<br />
“se nel corso del proce<strong>di</strong>mento<br />
sorge una questione che per legge non<br />
può costituire oggetto <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio arbitrale”<br />
e se gli arbitri “ritengano che il<br />
giu<strong>di</strong>zio ad essi affidato <strong>di</strong>pende dalla<br />
definizione <strong>di</strong> tale questione”: con la<br />
nuova <strong>di</strong>sposizione, invece, la sospensione<br />
non si applica e gli arbitri<br />
dovranno conoscere, in via incidentale,<br />
anche <strong>di</strong> questioni <strong>di</strong> per se non compromettibili.<br />
Il lodo emesso in tali ipotesi sarà sempre<br />
impugnabile ai sensi dell’art. 829<br />
c.p.c. (impugnazione per nullità), anche<br />
se le parti lo avessero <strong>di</strong>chiarato non<br />
impugnabile; e sarà pure sempre<br />
impugnabile per revocazione e per<br />
opposizione <strong>di</strong> terzo, ai sensi dell’art.<br />
831; infine, il lodo sarà sempre impugnabile<br />
anche in deroga a quanto previsto<br />
in tema <strong>di</strong> arbitrato internazionale<br />
dall’art. 838, norma che prevede la<br />
non impugnabilità dei lo<strong>di</strong> salva <strong>di</strong>versa<br />
volontà delle parti.<br />
4. “Le statuizioni del lodo sono vincolanti<br />
per la società”.<br />
La <strong>di</strong>sposizione si presta ad una lettura<br />
banale, secondo cui il lodo vincola chi è<br />
stato parte dell’arbitrato; ma si presta<br />
anche ad una <strong>di</strong>versa interpretazione,<br />
secondo cui comunque la decisione<br />
<strong>degli</strong> arbitri vincola la società, ancorché<br />
estranea alla procedura: si tratterebbe<br />
<strong>di</strong> un altro risultato fortemente innovativo,<br />
per il quale si dovrà comunque<br />
attendere adeguati approfon<strong>di</strong>menti.<br />
5. “La devoluzione in arbitrato, anche<br />
non rituale, <strong>di</strong> una controversia non<br />
preclude il ricorso alla tutela cautelare<br />
a norma dell’articolo 669-quinquies<br />
del co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> procedura civile, ma se la<br />
clausola compromissoria consente la<br />
devoluzione in arbitrato <strong>di</strong> controversie<br />
aventi ad oggetto la vali<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> delibere<br />
assembleari agli arbitri compete<br />
sempre il potere <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre, con or<strong>di</strong>nanza<br />
non reclamabile, la sospensione<br />
dell’efficacia della delibera”.<br />
La norma afferma il principio per cui il<br />
ricorso alla autorità giu<strong>di</strong>ziaria or<strong>di</strong>naria<br />
per ottenere la tutela cautelare<br />
(sequestro giu<strong>di</strong>ziario, sequestro conservativo,<br />
ecc.) è legittimo anche quando<br />
la controversia in esame sia devoluta<br />
ad arbitri irrituali; e pure <strong>di</strong>spone<br />
che, quando gli arbitri hanno il potere<br />
<strong>di</strong> decidere circa la vali<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> delibere<br />
assembleari, essi hanno anche la facoltà<br />
<strong>di</strong> sospenderne l’efficacia, con<br />
or<strong>di</strong>nanza non reclamabile.<br />
Anche in questo caso, si tratta <strong>di</strong> un<br />
notevole ampliamento della funzione<br />
arbitrale: si pensi, infatti, che la<br />
sospensione dell’efficacia <strong>di</strong> delibere<br />
assembleari può avere conseguenze<br />
assai rilevanti per una società, e che la<br />
non reclamabilità <strong>di</strong> tale decisione (la<br />
cui efficacia potrebbe venire meno solo<br />
con la deliberazione del lodo, o successivamente<br />
a seguito <strong>di</strong> impugnazione<br />
<strong>di</strong> quest’ultimo) comporta una maggiore<br />
responsabilità, quanto meno morale,<br />
per gli arbitri.<br />
Art. 36. Decisione secondo <strong>di</strong>ritto.<br />
“Anche se la clausola compromissoria<br />
autorizza gli arbitri a decidere secondo<br />
equità ovvero con lodo non impugnabile,<br />
gli arbitri devono decidere secondo <strong>di</strong>ritto,<br />
con lodo impugnabile anche a norma<br />
dell’art. 829, secondo comma, del co<strong>di</strong>ce<br />
<strong>di</strong> procedura civile quando per decidere<br />
abbiano conosciuto <strong>di</strong> questioni non<br />
compromettibili ovvero quando l’oggetto<br />
del giu<strong>di</strong>zio sia costituito dalla vali<strong>di</strong>tà <strong>di</strong><br />
delibere assembleari”.<br />
Quando gli arbitri, per decidere la<br />
controversia, abbiano dovuto trattare<br />
anche questioni <strong>di</strong> per se non compromettibili,<br />
il lodo dovrà essere necessariamente<br />
emesso secondo <strong>di</strong>ritto, pur se la<br />
clausola compromissoria avesse previsto<br />
una decisione secondo equità, e sarà<br />
comunque impugnabile, pur contro la<br />
volontà <strong>di</strong>chiarata dalle parti; lo stesso<br />
principio si dovrà applicare in caso <strong>di</strong><br />
impugnazione <strong>di</strong> delibere assembleari.<br />
CARLO COMPATANGELO
Le casse private vanno escluse<br />
dalla riforma della previdenza pubblica<br />
La riforma del sistema pensionistico pubblico<br />
che il Governo sta cercando <strong>di</strong> realizzare,<br />
me<strong>di</strong>ante interventi sulla delega previdenziale<br />
attualmente in <strong>di</strong>scussione al Senato, ha sicuramente<br />
intenti virtuosi e ha il pregio, perlomeno,<br />
<strong>di</strong> affrontare una materia delicata e<br />
complessa con interventi organici e strutturali.<br />
Non è mia intenzione entrare nel merito<br />
del provve<strong>di</strong>mento nei suoi aspetti generali,<br />
né nel <strong>di</strong>battito che ne è seguìto, circa gli<br />
effettivi benefici che possono derivarne in termini<br />
<strong>di</strong> riequilibrio del sistema previdenziale<br />
pubblico, devastato dai macroscopici errori <strong>di</strong><br />
un passato meno recente.<br />
Non posso esimermi, viceversa, dal confermare<br />
un giu<strong>di</strong>zio profondamente negativo<br />
sia per quanto riguarda il metodo che nel<br />
merito, in or<strong>di</strong>ne all’ipotesi <strong>di</strong> estendere i principi<br />
contenuti nell’art. 1 ter, 1° comma, anche<br />
agli Enti privati dei professionisti, che sarebbe<br />
previsto nel 4° comma del medesimo articolo.<br />
Ci troviamo <strong>di</strong> fronte ad un macroscopico<br />
errore che costituisce un vero e proprio attacco<br />
all’autonomia <strong>degli</strong> Enti previdenziali privati,<br />
che non sono stati nemmeno consultati sull’argomento,<br />
riservato per legge: alla loro specifica<br />
autonomia nor-mativa.<br />
Ma non basta! La brutale applicazione ai<br />
regimi previdenziali dei professionisti <strong>di</strong> principi<br />
propri del regime pubblico potrebbero portare<br />
effetti devastanti quali l’abbassamento<br />
(sic!) a sessanta anni dell’età pensionabile:<br />
per le donne, laddove gli or<strong>di</strong>namenti previdenziali<br />
<strong>degli</strong> Enti professionali già prevedono<br />
una età pensionabile almeno a sessantacinque<br />
anni, senza <strong>di</strong>stinzione <strong>di</strong> sesso! La selvaggia<br />
applicazione dì questo principio causerebbe<br />
“buchi” clamorosi nelle gestioni <strong>di</strong><br />
molte Casse previdenziali dei professionisti.<br />
Per la sola Cassa Forense un simile provve<strong>di</strong>mento,<br />
sulla base <strong>di</strong> una prima stima <strong>di</strong> massima,<br />
comporterebbe oneri per circa 250<br />
milioni <strong>di</strong> Euro. Va segnalata, inoltre, l’ulteriore<br />
incongruenza <strong>di</strong> imporre una anzianità <strong>di</strong><br />
iscrizione quarantennale per l’ammissione a<br />
pensione <strong>di</strong> anzianità a categorie professionali<br />
che iniziano per la maggior parte, l’attività<br />
lavorativa intorno ai 26/27 anni, dopo la laurea,<br />
il periodo <strong>di</strong> tirocinio e gli esami <strong>di</strong> abilitazione.<br />
Le pensioni <strong>di</strong> anzianità, già limitatissime<br />
nel numero, sarebbero così destinare a sparire<br />
per tutti i professionisti, con evidente <strong>di</strong>sparità<br />
<strong>di</strong> trattamento con le altre categorie <strong>di</strong><br />
lavoratori, <strong>di</strong>pendenti e autonomi.<br />
L ‘assoluta carenza <strong>di</strong> informazioni in or<strong>di</strong>ne<br />
alla realtà delle Casse professionali è, inoltre,<br />
testimoniata dall’inserimento <strong>di</strong> tali Enti<br />
fra quelli destinatari <strong>di</strong> una norma (art. 1,<br />
comma 2, lettera 9-bis) che fissa un massima-<br />
le ai nuovi trattamenti pensionistici pari ad<br />
almeno _ 516,46 al giorno (circa 30 milioni<br />
mensili <strong>di</strong> vecchie lire!). Importo che è ben al<br />
<strong>di</strong> là <strong>di</strong> qualsiasi trattamento pensionistico<br />
massimo erogato da tutti gli Enti previdenziali<br />
dei professionisti. Appare del tutto oscuro<br />
come tale <strong>di</strong>sposizione possa trovare applicazione<br />
al mondo delle Casse professionali. Un<br />
eventuale innalzamento <strong>degli</strong> attuali tetti in<br />
modo così eclatante causerebbe la rovina<br />
delle Casse e una simile interpretazione non<br />
sembra in linea con le finalità dell’intero provve<strong>di</strong>mento<br />
legislativo. Quale che sia la corretta.<br />
interpretazione della norma, essa non può<br />
trovare una razionale applicazione per le<br />
Casse previdenziali dei professionisti.<br />
È evidente, invece, che ben altri sono gli<br />
interventi legislativi necessari a stabilizzare i<br />
sistemi previdenziali delle Casse Professionali<br />
e a garantirne la sostenibilità nel lungo periodo.<br />
Alcuni <strong>di</strong> questi interventi, peraltro, sono<br />
previsti nella delega previdenziale, già approvata<br />
dalla Camera dei Deputati e attualmente<br />
all’esame del Senato.<br />
Altri sono stati messi a punto dall’Adepp,<br />
dopo una intensa fase <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o che ha coinvolto<br />
tutti gli Enti previdenziali privati, e sottoposti<br />
all’attenzione del Ministro del Welfare,<br />
On. Roberto Maroni, al quale è stato chiesto<br />
un incontro.<br />
In particolare le richiesta <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>fiche ed<br />
emendamenti alla delega previdenziale investono<br />
l’art. 6 del d.d.l. 2058/S, che riguarda<br />
specificatamente gli Enti previdenziali privatizzati,<br />
<strong>di</strong> cui si chiede l’ampliamento me<strong>di</strong>ante<br />
l’aggiunta <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> commi relativi alle<br />
seguenti materie:<br />
l. Possibilità <strong>di</strong> gestire <strong>di</strong>rettamente, anche in<br />
forma congiunta, la previdenza complementare,<br />
adattando alla specificità <strong>degli</strong> Enti<br />
alcuni: norme del D. Lgs. 124/93;<br />
2. Possibilità dì istituire fon<strong>di</strong> immobiliari o<br />
acquisire società immobiliari o quote delle<br />
stesse anche tramite conferimento <strong>di</strong><br />
immobili in proprietà, con atri soggetti a<br />
imposte <strong>di</strong> registro ipotecarie e catastali in<br />
misura fissa;<br />
3. semplificazione delle procedure: <strong>di</strong> approvazione<br />
ministeriale delle delibere <strong>degli</strong><br />
Enti nei casi in cui tale approvazione è<br />
richiesta, con previsione <strong>di</strong> fornire <strong>di</strong> silenzio<br />
assenso in caso dì mancato <strong>di</strong>niego<br />
entro 120 giorni dalla. comunicazione;<br />
4. Possibilità, da parte <strong>degli</strong> Enti che lo ritenessero<br />
necessario, <strong>di</strong> introdurre il sistema<br />
contributivo <strong>di</strong> calcolo delle pensioni previsto<br />
dalla legge 335/95 adattandone, in<br />
modo flessibile, i parametri demografici<br />
finanziari alla categoria professionale <strong>di</strong><br />
riferimento;<br />
5. Estensione della tutela sanitaria integrativa<br />
prevista nel 1° comma del d.d.l., 2058/S<br />
anche agli Enti previdenziali <strong>di</strong> nuova costituzione<br />
(Biologi, Psicologi, Periti industriali,<br />
Infermieri ed Ente pluricategoriale). L’Adepp,<br />
inoltre, ha fatto propria la richiesta <strong>di</strong> introdurre<br />
alcuni fondamentali correttivi ai sistemi<br />
previdenziali <strong>degli</strong> Enti istituiti ai sensi<br />
del D. Lgs. 103/96 per alcune categorie professionali<br />
(Psicologi, Biologi, Periti Industriali,<br />
ecc.) come proposto dagli Enti stessi.<br />
A tal fine si è suggerita l’introduzione,<br />
me<strong>di</strong>ante apposito emendamento, <strong>di</strong> un articolo<br />
6 bis che contenga misure specifiche per<br />
tali Enti.<br />
Il pacchetto <strong>degli</strong> emendamenti sottoscritti<br />
dall’Adepp contiene anche la richiesta<br />
<strong>di</strong> adeguare la delega previdenziale all’accordo<br />
recentemente sottoscritto presso il Ministero<br />
del Welfare in tema <strong>di</strong> totalizzazione,<br />
recependone il testo, con conseguente soppressione<br />
dell’art. 1, comma 2, lettera o) del<br />
d.d.l. 2058/S, che contiene i principi <strong>di</strong> delega<br />
in parte incompatibili con la nuova <strong>di</strong>sciplina<br />
dell’istituto.<br />
L’articolata proposta dell’Adepp si chiude<br />
con la richiesta <strong>di</strong> integrazione dì due articoli<br />
(art. 1, comma 2, lettera 1 e art. 3, comma 3)<br />
tendenti a risolvere definitivamente ogni dubbio<br />
circa il regime previdenziale cui sottoporre<br />
le attività <strong>di</strong> co., co., co., svolte da soggetti<br />
iscritti agli Albi e ad adeguare il regime fiscale<br />
delle Casse professionali almeno a quello,<br />
<strong>di</strong> maggior favore, previsto per i fon<strong>di</strong> pensione<br />
integrativi.<br />
Quest’ultima previsione, in particolare,<br />
assume una rilevanza decisiva se si pensa che<br />
oggi, sugli Enti previdenziali dei professionisti<br />
grava una vera e propria doppia tassazione<br />
che colpisce sia il momento dell’accumulo<br />
delle riserve e gli investimenti sia in un<br />
momento successivo, le ren<strong>di</strong>te pensionistiche<br />
corrisposte agli iscritti.<br />
La capacità propositiva <strong>di</strong>mostrata dalle<br />
Casse Professionali merita l’attenzione <strong>di</strong> tutti<br />
coloro cui sanno veramente a cuore i problemi<br />
previdenziale <strong>di</strong> un milione <strong>di</strong> professionisti.<br />
Credo sinceramente che i segnali <strong>di</strong> apertura e<br />
<strong>di</strong> sensibilità politica recentemente manifestati<br />
dal Governo (vedasi la rapida approvazione<br />
della legge sul “tetto” per le indennità <strong>di</strong> maternità<br />
alle libere professioniste) conducano ad<br />
un ra<strong>di</strong>cale ripensamento sull’infausta norma<br />
<strong>di</strong> equiparazione al regime pubblico e al recepimento<br />
delle articolate proposte dell’Adepp.<br />
In caso contrario i professionisti italiani<br />
sapranno, ancora una volta, stringersi a <strong>di</strong>fesa<br />
dell’autonomia delle loro Casse dì Previdenza.<br />
MAURIZIO DE TILLA<br />
(Presidente Adepp e Cassa Forense)<br />
27
28<br />
Cassa Nazionale <strong>di</strong> Previdenza e Assistenza<br />
Fondazione dell’Avvocatura Forense Italiana<br />
Università <strong>di</strong> Camerino<br />
Dipartimento <strong>di</strong> Discipline Giuri<strong>di</strong>che Sostanziali e Processuali<br />
Au<strong>di</strong>torium Cassa Forense<br />
Via Ennio Quirino Visconti, 6 ingresso galleria – Roma<br />
Ciclo <strong>di</strong> seminari su:<br />
Il giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> Cassazione: tecniche <strong>di</strong> redazione<br />
del ricorso e regole del proce<strong>di</strong>mento<br />
Giovedì 15 aprile <strong>2004</strong> – ore 10:00-13:00 / 15:00-18:00<br />
Il ricorso or<strong>di</strong>nario per Cassazione in Via Principale.<br />
Tecniche <strong>di</strong> deduzione dei motivi ex nn. 1, 2 e 4<br />
art. 360 C.P.C. Il principio <strong>di</strong> autosufficienza.<br />
Le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> ammissibilità.<br />
Simulazione <strong>di</strong> un atto - Dibattito<br />
Giovedì 29 aprile <strong>2004</strong> – ore 10:00-13:00 / 15:00-18:00<br />
Il ricorso or<strong>di</strong>nario per Cassazione in Via Principale.<br />
Tecniche <strong>di</strong> deduzione dei motivi ex nn. 3 e 5<br />
art. 360 C.P.C. Il principio <strong>di</strong> autosufficienza.<br />
Le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> ammissibilità.<br />
Simulazione <strong>di</strong> un atto - Dibattito<br />
Giovedì 13 maggio <strong>2004</strong> – ore 10:00-13:00 / 15:00-18:00<br />
Il controricorso e il ricorso incidentale.<br />
Il ricorso incidentale con<strong>di</strong>zionato.<br />
Simulazione <strong>di</strong> un atto - Dibattito<br />
Venerdì 4 giugno <strong>2004</strong> – ore 10:00-13:00 / 15:00-18:00<br />
Il proce<strong>di</strong>mento. La decisione. Cassazione<br />
con o senza rinvio. Cassazione sostitutiva<br />
e rime<strong>di</strong> esperibili. Rapporti con il giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> rinvio.<br />
Simulazione <strong>di</strong> un atto - Dibattito<br />
Giovedì 17 giugno <strong>2004</strong> – ore 10:00-13:00 / 15:00-18:00<br />
Il ricorso straor<strong>di</strong>nario ex art. 111 Cost. I regolamenti <strong>di</strong><br />
giuris<strong>di</strong>zione e <strong>di</strong> competenza. Il ricorso per revocazione.<br />
Simulazione <strong>di</strong> un atto - Dibattito<br />
Modalità <strong>di</strong> svolgimento <strong>di</strong> ciascun seminario:<br />
• Relazioni <strong>di</strong> base<br />
• Interventi programmati<br />
• Simulazione <strong>di</strong> un atto<br />
• Dibattito<br />
Relatori invitati<br />
Prof. Avv. Modestino Acone<br />
(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Processuale Civile – Università <strong>di</strong> Napoli “Federico II”)<br />
Prof. Avv. Guido Alpa<br />
(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Civile – Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”)<br />
Prof. Avv. Giovanni Arieta<br />
(Professore <strong>di</strong> Diritto Processuale Civile – Università <strong>di</strong> Camerino)<br />
Prof. Avv. Ferruccio Auletta<br />
(Professore Associato <strong>di</strong> Diritto Processuale Civile – Università <strong>di</strong> Perugia)<br />
Prof. Avv. Gianpiero Balena<br />
(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Processuale Civile – Università <strong>di</strong> Bari)<br />
Cons. Bruno Balletti<br />
(Giu<strong>di</strong>ce Corte Suprema <strong>di</strong> Cassazione)<br />
Prof. Avv. Girolamo Bongiorno<br />
(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Processuale Civile – Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”)<br />
Prof. Avv. Domenico Borghesi<br />
(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Processuale Civile – Università <strong>di</strong> Modena e Reggio Emilia)<br />
Prof. Avv. Antonio Briguglio<br />
(Straor<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Processuale Civile – Università <strong>di</strong> Roma Tor Vergata)<br />
Prof. Vincenzo Carbone<br />
(Presidente III Sezione Civile – Corte <strong>di</strong> Cassazione)<br />
Prof. Avv. Federico Carpi<br />
(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Processuale Civile – Università <strong>di</strong> Bologna)<br />
Prof. Avv. Sergio Chiarloni<br />
(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Processuale Civile – Università <strong>di</strong> Torino)<br />
Prof. Avv. Franco Cipriani<br />
(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Processuale Civile – Università <strong>di</strong> Bari)<br />
Prof. Avv. Vittorio Colesanti<br />
(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Processuale Civile – Università Cattolica del Sacro Cuore)<br />
Prof. Avv. Clau<strong>di</strong>o Consolo<br />
(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Processuale Civile – Università <strong>di</strong> Padova)<br />
Prof. Avv. Giorgio Costantino<br />
(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Processuale Civile – Università <strong>di</strong> Bari)<br />
Pres. Giuseppe Ianniruberto<br />
(Presidente IV Sez. Lavoro Corte Suprema <strong>di</strong> Cassazione)<br />
Prof. Avv. Nicolò Lipari<br />
(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Istituzioni <strong>di</strong> Diritto Privato – Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”)<br />
Prof. Avv. Francesco Paolo Luiso<br />
(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Processuale Civile – Università <strong>di</strong> Pisa)<br />
Prof. Avv. Giuseppe Olivieri<br />
(Straor<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Processuale Civile – Università Federico II <strong>di</strong> Napoli)<br />
Prof. Avv. Renato Oriani<br />
(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Processuale Civile – Università Federico II <strong>di</strong> Napoli)<br />
Avv. Paolo Emilio Pagano<br />
(Avvocato in Napoli)<br />
Prof. Avv. Salvatore Patti<br />
(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Privato – Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza)<br />
Prof. Avv. Vincenzo Panuccio<br />
(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Commerciale - Emerito dell’Università <strong>di</strong> Messina)<br />
Prof. Avv. Nicola Picar<strong>di</strong><br />
(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Processuale Civile - Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”)<br />
Prof. Avv. Mauro Pizzigati<br />
(Docente <strong>di</strong> Diritto Fallimentare Università “Cà Foscari” <strong>di</strong> Venezia)<br />
Avv. Ernesto Procaccini<br />
(Avvocato in Napoli)<br />
Prof. Avv. Andrea Proto Pisani<br />
(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Processuale Civile - Università <strong>di</strong> Firenze)<br />
Prof. Avv. Pietro Rescigno<br />
(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Civile – Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”)<br />
Prof. Avv. Bruno Sassani<br />
(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Processuale Civile - Università <strong>di</strong> Roma Tor Vergata)<br />
Prof. Avv. Giuseppe Tarzia<br />
(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Processuale Civile - Università <strong>di</strong> Milano)<br />
Prof. Romano Vaccarella<br />
(Giu<strong>di</strong>ce Corte Costituzionale)<br />
Prof. Avv. Giovanni Verde<br />
(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Processuale Civile – Università Luiss “Guido Carli” Roma)
Aggiornamento Albi<br />
30
In giro per mostre...<br />
Dal 19 <strong>di</strong>cembre al 23 maggio prossimi la<br />
Fondation Pierre Gianadda <strong>di</strong> Martigny<br />
ospiterà un’importante retrospettiva dell’opera<br />
<strong>di</strong> Albert Anker.<br />
Da vivo, Anker è stato una celebrità internazionale.<br />
A partire dal 1859 ha partecipato<br />
regolarmente al Salon de Paris, dove<br />
ottenne numerose medaglie.<br />
Figlio <strong>di</strong> veterinario, nasce l’1 aprile 1831<br />
ad Anet (Ins, in tedesco, Canton Berna) e lì<br />
cresce, sul confine <strong>di</strong> due culture, quella<br />
francofona e quella tedesca. Completa le<br />
scuole dell’ obbligo a Neuchatel, dove frequenta<br />
i primi corsi <strong>di</strong> <strong>di</strong>segno, e consegue<br />
quin<strong>di</strong> la maturità a Berna. Dall’autunno<br />
del 1853, si trasferisce ad Halle, in<br />
Germania per proseguire gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> teologia<br />
iniziati in Svizzera. Insod<strong>di</strong>sfatto all’idea<br />
<strong>di</strong> una carriera ecclesiastica, Anker<br />
decide alla fine <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare artista.<br />
Si stabilisce a Parigi, dove segue i corsi<br />
del pittore e docente svizzero Charles<br />
Gleyre, presso cui già si erano formati<br />
molti suoi compatrioti e dove sarebbero<br />
poi passati i neoimpressionisti Claude<br />
Monet, Auguste Renoir ed Alfred Sisley.<br />
Nello stesso tempo si iscrive all’Ecole des<br />
Beaux-Arts e comincia ad andare al Louvre<br />
a copiare i maestri antichi. Ad Anet, nella<br />
casa della sua infanzia, nel 1863, dopo la<br />
morte del padre, allestisce un atelier e nel<br />
1864 sposa Anna Ruefli, amica della sorella<br />
defunta. La coppia avrà sei bambini,<br />
due dei quali moriranno, però, in tenera<br />
età. La famiglia Anker passa regolarmente<br />
l’inverno a Parigi e l’estate ad Anet.<br />
Spesso l’artista si reca in Italia, dove si<br />
de<strong>di</strong>ca, fatto eccezionale, alla pittura <strong>di</strong><br />
paesaggio, in particolare con acquerelli<br />
leggeri e atmosferici in cui dà evidenza<br />
alla delicatezza della sua tavolozza.<br />
La sua maestria nella tecnica dell’acquerello<br />
gli sarà particolarmente utile nel<br />
corso <strong>degli</strong> ultimi <strong>di</strong>eci anni della sua vita,<br />
quando, in seguito ad un attacco apoplettico,<br />
che gli rende inservibile la mano<br />
ALBERT ANKER<br />
(1831 - 1910)<br />
Martigny - Fondation Pierre Gianadda<br />
19 DICEMBRE 2003 - 23 MAGGIO <strong>2004</strong><br />
Tutti i giorni, ore 10 - 18<br />
destra, sarà costretto a rinunciare ai lavori<br />
su tela per rivolgersi a motivi che gli erano<br />
cari da sempre, le immagini della vita<br />
rurale, trattate con un incrollabile vigore<br />
creativo in centinaia <strong>di</strong> acquerelli.<br />
Albert Anker è senz’altro il pittore svizzero<br />
più popolare del XIX secolo, grazie anche<br />
al fatto che i suoi personaggi -giovani<br />
ragazze che lavorano a maglia, scolari<br />
vivaci e allegri e vecchi che fumano la<br />
pipa -sono facilmente accessibili al grande<br />
pubblico. La sua arte è profondamente<br />
ra<strong>di</strong>cata nella sua passione per la gente<br />
semplice.<br />
Anker fa una vita or<strong>di</strong>nata: il suo quoti<strong>di</strong>ano<br />
è perfettamente organizzato. Egli registra<br />
regolarmente le sue spese e le sue<br />
entrate su un «Livre de vente». Dopo la<br />
nascita del primo figlio, si trova costretto<br />
a cercare un’altra fonte <strong>di</strong> guadagno. E la<br />
trova nel 1866 collaborando con Theodore<br />
Deck, ceramista alsaziano, che lo incarica<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>pingere su piatti e pannelli ritratti e<br />
personaggi tratti dalla storia e dalla mitologia.<br />
Una continuità e una stabilità sorprendente<br />
segnano la sua opera, che manifesta<br />
sempre il suo grande interesse per I’uomo.<br />
È <strong>di</strong>fficile <strong>di</strong>videre la sua creatività per<br />
tappe, al fine <strong>di</strong> evidenziare il mutare progressivo<br />
della sua visione delle cose. La<br />
sua tematica comprende da una parte<br />
scene <strong>di</strong> genere con vari personaggi, dalla<br />
composizione molto accurata, tratti dal<br />
vivere rurale – la scuola, gli affari del<br />
comune, gli avvenimenti importanti, come<br />
matrimoni, battesimi e altro – e dall’altra i<br />
ritratti <strong>di</strong> persone del suo ambiente. Anker<br />
non ama i ritratti su or<strong>di</strong>nazione, ma <strong>di</strong>pinge<br />
i bambini che incontra nel suo quoti<strong>di</strong>ano<br />
e che lo vanno a trovare nell’atelier.<br />
Anker è vissuto nell’epoca del realismo. Il<br />
suo realismo personale ignora la critica<br />
sociale <strong>di</strong> un Millet o <strong>di</strong> un Daumier, così<br />
come il trasfigurativo-aneddotico <strong>di</strong> un<br />
Vautrier o <strong>di</strong> un Defregger. I suoi temi prin-<br />
cipali ruotano attorno ai fatti e alle persone<br />
<strong>di</strong> tutti i giorni. Le ragazze che lavorano,<br />
gli scolari attenti, i vecchi bevitori, le<br />
vecchie ingobbite costituiscono tipi particolari<br />
della sua rappresentazione; sono<br />
esseri umani che appartengono a tutte le<br />
età, <strong>di</strong>pinti secondo le sfaccettature più<br />
varie, sorpresi nel compimento del loro<br />
lavoro in un ambiente familiare.<br />
In un certo numero <strong>di</strong> nature morte raffinate,<br />
Anker dà anche prova della sua capacità<br />
<strong>di</strong> realizzare una pittura eccezionale,<br />
col minimo <strong>di</strong> gestualità.<br />
La mostra della Fondation Pierre Gianadda<br />
documenta, anche con un nutrito gruppo <strong>di</strong><br />
opere presentate qui per la prima volta,<br />
tutte le tecniche <strong>di</strong> Anker – pittura, <strong>di</strong>segno,<br />
acquerello e ceramica – e tutte le sue<br />
tematiche.<br />
La rassegna intende rendere omaggio al<br />
carattere intuitivo dell’ artista e alla finezza<br />
della sua pittura, così come al suo<br />
senso della forma, del colore e delle tonalità.<br />
Nel ripercorrere tutto il suo iter creativo<br />
ci si rende conto che a ragione è da<br />
considerare uno dei più importanti pittori<br />
svizzeri <strong>di</strong> tutti i tempi <strong>di</strong> Martigny.<br />
La cura dell’esposizione è affidata a<br />
Therèse Bhattacharya-Stettler, conservatore<br />
al Kunstmuseum <strong>di</strong> Berna e autrice<br />
del catalogo ragionato <strong>di</strong> Anker.<br />
Il catalogo della mostra, pubblicato da<br />
Fondation Pierre Gianadda, riproduce a<br />
colori tutte le opere esposte. Testi <strong>di</strong><br />
Therèse Bhattacharya-Stettler (prezzo <strong>di</strong><br />
ven<strong>di</strong>ta: CHF 45.—; e 30.—).<br />
Biglietto <strong>di</strong> ingresso: Fr. 15.- / e 10,50;<br />
terza età: Fr. 13.- / e 9,00; famiglie: Fr.<br />
35.- / e 24,50; bambini oltre 10 anni e<br />
studenti: Fr. 8.- / e 5,60. Prezzi speciali<br />
per gruppi.<br />
Comprende anche la visita alla Collection<br />
Franck, al Parco delle sculture, al Museo<br />
gallo-romano, al Museo dell’automobile.<br />
Informazioni: 0041.27.7223978 (in Italia:<br />
031.269393); sito intemet:www.gianadda.ch<br />
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In giro per mostre...<br />
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PIERO DORAZIO<br />
RETROSPETTIVA A LOCARNO<br />
La Pinacoteca Casa Rusca <strong>di</strong> Locarno, ospita sino al prossimo 30 maggio, una mostra retrospettiva del pittore Piero<br />
Dorazio (Roma 1927); senza dubbio la rassegna più puntuale nell’affrontarne storicamente la creatività lungo tutto l’iter<br />
evolutivo dell’artista. Locarno ha <strong>di</strong>versi significati per Dorazio, che, giovane artista, veniva spesso a fare visita a Jean Arp<br />
che vi soggiornava. Arp, come noto, ha avuto un ruolo centrale nel processo che ha portato Dorazio al riconoscimento<br />
della propria identità artistica, così come sono state significative l’amicizia e la collaborazione con altri artisti <strong>di</strong> stanza a<br />
Locarno. La rassegna <strong>di</strong> Casa Rusca accoglie <strong>di</strong>pinti realizzati tra il 1947 e il 2003, che mostrano sia il processo personale<br />
che Dorazio ha intrapreso nella sua formazione artistica, sia il percorso che, proprio grazie al suo contributo fondamentale,<br />
ha consentito all’Italia <strong>di</strong> tenere il passo con la scena artistica mon<strong>di</strong>ale moderna. Le opere esposte, quadri fondamentali<br />
della produzione dell’artista, sono <strong>di</strong> provenienza, prevalente, della sua collezione privata, presupposto questo che, ovviamente,<br />
garantisce l’elevata qualità dell’esposizione. L’impostazione della mostra è stata curata da Annette Papenberg-<br />
Weber, che è anche autrice della monografia che accompagna la mostra. L’opera <strong>di</strong> Dorazio ha ottenuto negli ultimi<br />
decenni una considerazione e un riconoscimento costanti non solo tra gli addetti ai lavori ma anche tra collezionisti pubblici<br />
e privati <strong>di</strong> tutto il mondo. L’artista già dal 1959 aveva messo a fuoco la propria originale espressione e da allora le<br />
sue opere sono state proposte in numerose esposizione internazionali <strong>di</strong> rilievo, a partire da Documenta II <strong>di</strong> Kassel del<br />
1959 e dalla Biennale <strong>di</strong> Venezia del 1960, dove gli fu de<strong>di</strong>cata un’intera sala, così come pure avvenne nel 1966. Non<br />
molto ampio, purtroppo, l’orario <strong>di</strong> visita della mostra, aperta tutti i giorni, escluso il lunedì, dalla ore 10:00 alle ore 12:00<br />
e dalle 14:00 alle 17:00. Il biglietto <strong>di</strong> ingresso è <strong>di</strong> franchi 7 (e 5,00) ridotto franchi 5 (e 3,50), scolaresche gratuito. Il bel<br />
catalogo, e<strong>di</strong>to da Skira, è in ven<strong>di</strong>ta, in mostra, al prezzo <strong>di</strong> franchi 60 (e 40,00).<br />
VAN DYCK<br />
RIFLESSI ITALIANI<br />
MILANO<br />
PALAZZO REALE<br />
SALA DELLE CARIATIDI<br />
DAL 19 FEBBRAIO AL 20 GIUGNO <strong>2004</strong><br />
INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI:<br />
02 54912<br />
www.vandyck.it<br />
CANOVA<br />
(1757-1822)<br />
Grande antologica,<br />
ripercorre l’opera dell’artista veneto<br />
alla ricerca del bello ideale:<br />
400 capolavori<br />
tra cui marmi, monocromi, <strong>di</strong>segni<br />
BASSANO DEL GRAPPA<br />
MUSEO CIVICO<br />
PIAZZA GARIBALDI<br />
DAL 22 NOVEMBRE 2003<br />
AL 12 APRILE <strong>2004</strong><br />
INFORMAZIONI:<br />
800685644<br />
www.mostracanova.it<br />
Rubrica a cura <strong>di</strong> RENATO COGLIATI