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Anno XIV - N. 1/2004 - Ordine degli Avvocati di Lecco

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PERIODICO QUADRIMESTRALE A CARATTERE INFORMATIVO-PROFESSIONALE EDITO A CURA DELL’ORDINE AVVOCATI DI LECCO<br />

<strong>Anno</strong> <strong>XIV</strong> - N. 1/<strong>2004</strong>


A causa <strong>di</strong> risalenti refusi<br />

tipografici, gli anni <strong>di</strong> pubblicazione<br />

<strong>di</strong> Toga Lecchese<br />

sono stati in<strong>di</strong>cati in modo<br />

non corretto sui precedenti<br />

numeri, nel senso che, con il<br />

presente numero, la rivista<br />

entra nell’effettivo quattor<strong>di</strong>cesimo<br />

anno <strong>di</strong> pubblicazione.<br />

2<br />

Aderente ASTAF<br />

Associazione Stampa Forense<br />

Direttore Responsabile:<br />

Stampa:<br />

RENATO COGLIATI<br />

CATTANEO PAOLO GRAFICHE S.R.L.<br />

ANNONE BRIANZA - LECCO<br />

Autorizzazione n. 2/91 del Tribunale <strong>di</strong> <strong>Lecco</strong><br />

SOMMARIO<br />

L’intervento del nuovo Presidente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 3<br />

Consiglio dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> Biennio <strong>2004</strong>-2005: incarichi ai Consiglieri . . “ 4<br />

La <strong>di</strong>fesa penale e il tema della verità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 4-5<br />

La <strong>di</strong>fesa dell’imputato nel processo <strong>di</strong> abuso sessuale <strong>di</strong> minore “ 6-7<br />

Le barzellette <strong>di</strong> Popy . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 7<br />

Liquidazione delle spese: obblighi <strong>di</strong> motivazione<br />

e modalità <strong>di</strong> impugnazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 8-9<br />

Mo<strong>di</strong>fiche al co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> procedura penale in materia <strong>di</strong> applicazione<br />

della pena su richiesta delle parti (legge 12/06/03 n. 134) . . . . . . . . . “ 10-13<br />

Tre miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> battiti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 14<br />

Circolare per i praticanti avvocati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 15<br />

Piccolo memorandum per il “migliore dei mon<strong>di</strong> forensi possibili” . . “ 16-17<br />

Regolamento della pratica forense approvato<br />

da tutti gli or<strong>di</strong>ni del <strong>di</strong>stretto dell’Emilia Romagna . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 18-19<br />

Giurisprudenza Lecchese . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 20<br />

Associazione stampa forense - A.STA.F.<br />

Congresso annuale 7 febbraio <strong>2004</strong> . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 21-23<br />

Convenzioni in deroga ai minimi tariffari professionali . . . . . . . . . . . . . . . “ 24<br />

L’arbitrato nella riforma delle società . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 25-26<br />

Le casse private vanno escluse dalla riforma<br />

della previdenza pubblica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 27<br />

Seminario Cassa Forense “Il Proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> Cassazione:<br />

tecniche <strong>di</strong> redazione del ricorso e regole del proce<strong>di</strong>mento:<br />

programma e scheda <strong>di</strong> partecipazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 28-29<br />

Aggiornamento Albi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 30-38<br />

In giro per mostre . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 39-40


Cari Colleghi,<br />

il Consiglio dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> nella seduta del 6 Gennaio scorso, mi ha eletto<br />

Presidente.<br />

Imme<strong>di</strong>atamente il mio pensiero è corso ai due Presidenti dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> che<br />

come me tanti altri Colleghi hanno avuto la fortuna <strong>di</strong> conoscere ed apprezzare:<br />

l’Avv. Vincenzo Condò, storico Presidente dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> che più <strong>di</strong> trenta anni fa mi<br />

spronava agli esami e l’Avv. Eligio Cesana, Presidente dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> per tanti anni,<br />

ma sopratutto per me caro Maestro.<br />

Ricordando loro, mi rendo conto che la società civile e professionale è profondamente<br />

cambiata se mi ha permesso <strong>di</strong> essere nominata vostro Presidente.<br />

Ritengo però che non sono cambiati e non devono cambiare l’impegno e la<br />

serietà che deve contrad<strong>di</strong>stinguere la nostra Professione.<br />

Certamente gli stimoli non mancano se molti giovani abbracciano la professione<br />

<strong>di</strong> Avvocato.<br />

È però compito <strong>di</strong> coloro che hanno avuto anche la fortuna <strong>di</strong> formarsi all’esempio<br />

dei Colleghi che ho ricordato e <strong>di</strong> molti altri che ci hanno preceduto, <strong>di</strong><br />

inculcare nei più giovani Colleghi la convinzione che la nostra professione non è<br />

solo un mezzo <strong>di</strong> sostentamento, ma un compito sociale ed un servizio alla giustizia.<br />

Nel ringraziarVi della stima accordatami, Vi assicuro della mia attenzione e <strong>di</strong><br />

quella <strong>di</strong> tutti i Consiglieri nel risolvere i problemi inerenti la nostra professione<br />

ed in particolare quelli Lecchesi.<br />

Sarà mia premura seguire l’ampliamento del Tribunale affinché si acceleri la<br />

soluzione del problema <strong>degli</strong> spazi, ormai non più rinviabile; l’attenzione nei confronti<br />

della formazione, con la programmazione <strong>di</strong> incontri <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o anche in collaborazione<br />

con altri Or<strong>di</strong>ni Professionali; il contatto con il Politecnico affinché si<br />

possa <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> consulenza specializzata nonché l’attenzione sui problemi quoti<strong>di</strong>ani<br />

<strong>di</strong> gestione della Giustizia a <strong>Lecco</strong>.<br />

Per quanto riguarda l’accordo <strong>di</strong> onore <strong>di</strong> cui tanto si è <strong>di</strong>scusso nelle passate<br />

settimane, lo stesso è già stato approfon<strong>di</strong>to dal Consiglio nelle due prime sedute<br />

anche alla luce dei suggerimenti pervenuti dall’Assemblea. Il Consiglio ha ritenuto<br />

<strong>di</strong> rinviare la decisione finale sull’argomento dopo l’elezione del nono membro.<br />

Colgo l’occasione per ringraziare tutti i Colleghi uscenti per la loro de<strong>di</strong>zione e<br />

competenza e per ringraziare i nuovi Consiglieri che già dalle prime sedute hanno<br />

dato prova <strong>di</strong> voler fare e sopratutto <strong>di</strong> aver compreso lo spirito <strong>di</strong> servizio che<br />

deve guidare il nostro compito.<br />

Ringrazio inoltre il Collega Avv. Cogliati che con la sua de<strong>di</strong>zione ci permette<br />

<strong>di</strong> stampare Toga Lecchese.<br />

Cor<strong>di</strong>almente.<br />

FRANCESCA ROTA<br />

3


Consiglio<br />

dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong><br />

Biennio <strong>2004</strong>/2005<br />

INCARICHI AI CONSIGLIERI:<br />

Proce<strong>di</strong>menti <strong>di</strong>sciplinari:<br />

avv. Elena Barra<br />

avv. Walter Cerviatti<br />

avv. Gianmaria Ratti<br />

avv. Umberto Tomalino<br />

Rapporti con i praticanti:<br />

avv. Grazia Scurria - Responsabile<br />

avv. Walter Cerviatti<br />

avv. Antonio Corti<br />

avv. Gianmaria Ratti<br />

Commissione liquidazione parcelle:<br />

Penale: avv. Elena Barra<br />

Civile: avv. Walter Cerviatti<br />

Responsabile per le conciliazioni: avv.<br />

Enrico Azzoni<br />

Patrocinio a spese dello Stato:<br />

Ammissioni: avv. Elena Barra<br />

Parere congruità parcelle penali: avv.<br />

Elena Barra<br />

Parere congruità parcelle civili: avv.<br />

Walter Cerviatti<br />

Responsabili biblioteca:<br />

avv. Umberto Tomalino - Responsabile<br />

avv. Antonio Corti<br />

Consiglio Direttivo A.L.P.L.<br />

Avv. Gianmaria Ratti<br />

Referente C.N.F. per la formazione:<br />

Avv. Grazia Scurria<br />

Incontri <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o:<br />

avv. Grazia Scurria<br />

avv. Umberto Tomalino<br />

Servizi informatici ed Internet:<br />

avv. Antonio Corti<br />

Contatti con il Politecnico:<br />

avv. Umberto Tomalino<br />

4<br />

La <strong>di</strong>fesa penale e il tema della verità<br />

La nuova figura <strong>di</strong> <strong>di</strong>fensore innescata<br />

dalla rivoluzione processuale del co<strong>di</strong>ce<br />

Vassalli, rinfocolata dalla L. 479/99 (c.d.<br />

Carotti), portata al proprio apice con la L.<br />

397/00 sulle indagini <strong>di</strong>fensive,rende non<br />

più elu<strong>di</strong>bile il chiarimento del ruolo dell’avvocato<br />

che tale innovativa realtà è<br />

chiamato a vivere ed a far vivere.<br />

In questa prospettiva si è sviluppato<br />

un forte <strong>di</strong>battito che la Camera Penale<br />

<strong>di</strong> Como e <strong>Lecco</strong> ha l’orgoglio <strong>di</strong> avere<br />

provocato a livello nazionale e che ha<br />

ad<strong>di</strong>rittura indotto il Presidente<br />

dell’Unione Camere penali Italiane, avv.<br />

Randazzo, a pubblicare un interessante<br />

pamphlet intitolato, per l’appunto<br />

“L’avvocato e la verità” (ed. Sellerio-<br />

2003), mentre la rivista “Gli oratori del<br />

giorno” ha raccolto numerosi interventi<br />

<strong>di</strong> appassionati e stu<strong>di</strong>osi della materia.<br />

Purtroppo la trattazione del tema in<br />

questione viene troppo spesso svolta<br />

senza l’applicazione <strong>di</strong> rigorosi criteri<br />

ermeneutica e con troppa approssimazione<br />

logica: ne derivano contrapposizioni<br />

talvolta solo apparenti o contrad<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> fatto prive <strong>di</strong> fondamento.<br />

Contrad<strong>di</strong>zione concettuale evidente<br />

è, per esempio, quella <strong>di</strong> coloro i quali<br />

affermano che neppure dovrebbe porsi il<br />

problema della “<strong>di</strong>fesa del colpevole”<br />

posto che solo alla sentenza definitiva<br />

sarebbe “consentito” … stabilire chi sia<br />

“colpevole”; salvo poi, costoro, affrontare<br />

il problema dell’utilizzazione <strong>di</strong> prove<br />

“false” (ve<strong>di</strong> il tribolato art. 14 Co<strong>di</strong>ce<br />

Deontologico del C.N.F.) senza rendersi<br />

conto che simmetricamente, rispetto al<br />

problema del “colpevole”, anche per stabilire<br />

se si sia in presenza <strong>di</strong> “prove<br />

false”, occorrerebbe allora attendere la<br />

decisione giu<strong>di</strong>ziale definitiva.<br />

Infatti per attestare la “falsità” <strong>di</strong><br />

una prova deve necessariamente valere<br />

la medesima regola <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio applicata<br />

per determinare la “colpevolezza” <strong>di</strong> un<br />

in<strong>di</strong>viduo.<br />

Non confon<strong>di</strong>amo le idee con paralogismi<br />

fuorvianti e ban<strong>di</strong>amo, altresì, le<br />

ovvietà: a cominciare dalla “ovvietà”<br />

più “ovvia” <strong>di</strong> tutte, riguardante la tipologia<br />

<strong>di</strong> “verità” della quale dobbiamo<br />

parlare.<br />

Stabiliamo subito che l’unica<br />

“verità” rilevante sul piano operativo<br />

non può essere se non la “verità processuale”:<br />

ossia quel giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> valore<br />

che lega la vali<strong>di</strong>tà della affermazione<br />

circa la sussistenza o meno <strong>di</strong> un fatto,<br />

non a conoscenze o considerazioni<br />

extraprocessuali, ma alla correttezza<br />

del proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>alettico utilizzato.<br />

Sicché, in questa visione essenzialmente<br />

“laica” della verità, il giu<strong>di</strong>zio<br />

“vero/falso” attesterà semplicemente<br />

(e sufficientemente) che un dato fatto<br />

sarà risultato il solo compatibile (vero) o<br />

non compatibile (falso) con gli elementi<br />

evidenziati attraverso il proce<strong>di</strong>mento<br />

acquisitivo ed argomentativo utilizzato.<br />

Sarà la correttezza o meno del metodo<br />

impiegato a determinare poi la esattezza<br />

del giu<strong>di</strong>zio.<br />

Inutile <strong>di</strong>sperderci in dubbi metafisici<br />

su concetti <strong>di</strong> “verità assoluta” o <strong>di</strong><br />

“verità <strong>di</strong> fatto” ecc. ecc.<br />

E la “verità processuale” (sintetizzo<br />

allo estremo confutando quella che io<br />

considero una riduttiva concezione della<br />

“verità processuale” espressa da alcuni)<br />

può anche fondarsi su <strong>di</strong> una “confessione”<br />

resa dall’accusato al proprio<br />

<strong>di</strong>fensore; non sussiste alcuna ragione<br />

logica perché l’avvocato non debba<br />

tenerne conto, sia pure a seguito <strong>di</strong> un<br />

corretto vaglio dei suoi contenuti,<br />

modalità e circostanze.<br />

Qualora la confessione risulti atten<strong>di</strong>bile,<br />

il <strong>di</strong>fensore “saprà”, per una<br />

ragione “processuale” e senza alcun<br />

bisogno <strong>di</strong> scomodare le categorie<br />

della “verità assoluta”, che il proprio<br />

assistito è, per “verità processuale”,<br />

colpevole.


Ma che <strong>di</strong>re, poi, della vastissima e<br />

frequentissima casistica delle situazioni<br />

nelle quali è il <strong>di</strong>fensore stesso a suggerire<br />

all’indagato una versione dei fatti<br />

ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong>fforme rispetto a quella<br />

riferitagli dall’assistito!<br />

Siamo onesti! Quante volte è proprio<br />

il <strong>di</strong>fensore che “costruisce a tavolino”<br />

ciò che il proprio assistito dovrà “raccontare”<br />

al magistrato?<br />

E in tutti questi casi – che corrispondono<br />

probabilmente la grande maggioranza<br />

nella tipologia <strong>degli</strong> interventi<br />

<strong>di</strong>fensivi – non vi è forse la irrefutabile<br />

consapevolezza del <strong>di</strong>fensore che tali<br />

narrazioni esprimono una certamente<br />

inveritiera rappresentazione <strong>degli</strong> acca<strong>di</strong>menti,<br />

concorrendo irrime<strong>di</strong>abilmente<br />

a costruire falsi elementi orientati verso<br />

la elaborazione <strong>di</strong> una verità processuale<br />

indubbiamente menzognera?<br />

E allora qui cito l’avv. Chiusano:<br />

“Non nascon<strong>di</strong>amoci <strong>di</strong>etro un <strong>di</strong>to”!<br />

** *<br />

Altra “ovvietà” su cui non occorre<br />

nemmeno soffermarci è costituita dal<br />

fatto che qualsiasi imputato, per qualsiasi<br />

delitto, ha <strong>di</strong>ritto ad essere <strong>di</strong>feso.<br />

Più complicato è riuscire a sottrarsi<br />

ad un empirismo operativo e passare<br />

alla in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> canoni generali <strong>di</strong><br />

comportamento allorché il <strong>di</strong>fensore si<br />

renda conto che, processualmente parlando,<br />

il proprio assistito è colpevole<br />

ma intende essere <strong>di</strong>feso “come innocente”.<br />

Il tema è complesso e non può essere<br />

qui adeguatamente affrontato: mi<br />

limiterò ad una breve considerazione.<br />

A me pare evidente che (a prescindere<br />

dalla sensibilità etica in<strong>di</strong>viduale)<br />

sul piano operativo vi sia un limite<br />

assoluto alla esplicazione <strong>di</strong> una attività<br />

<strong>di</strong>fensiva in favore del “colpevole”: io<br />

in<strong>di</strong>viduo tale limite laddove, per sostenere<br />

l’innocenza <strong>di</strong> colui che so (processualmente)<br />

essere colpevole, fossi<br />

costretto a sostenere il mendacio <strong>di</strong> una<br />

persona offesa che so (processualmente)<br />

essere effettivamente vittima, o il<br />

mendacio <strong>di</strong> un teste che so (processualmente)<br />

essere veritiero.<br />

Così come mi sembrerebbe insopportabile<br />

riven<strong>di</strong>care una inesistente<br />

(per mia conoscenza “processuale”)<br />

innocenza, utilizzando prove, sia pure<br />

non da me introdotte, che so (processualmente)<br />

essere false.<br />

Se non valessero nemmeno questi<br />

limiti comportamentali che considero<br />

minimi, mi domanderei quale funzione e<br />

che qualità etica potrebbe mai esprimere<br />

una avvocatura che svolgesse la sua<br />

“missione” (così è qualificata la nostra<br />

professione nel Co<strong>di</strong>ce Deontologico<br />

Forense) avvalendosi <strong>di</strong> mezzi tanto<br />

squalificanti.<br />

E mi chiederei <strong>di</strong> quale “nobiltà”<br />

(termine abusato in una infinità <strong>di</strong> proclami<br />

che gli organi rappresentativi dell’avvocatura<br />

partoriscono ad ogni piè<br />

sospinto) pretenderemmo ammantare<br />

un professionista cui fosse lecito utilizzare<br />

<strong>di</strong>sinvoltamente sistemi da baro:<br />

ossia un professionista il quale considera<br />

lecito giocare con le carte truccate<br />

purché non siano state da lui personalmente<br />

truccate o inserite nel mazzo!<br />

Qui, ognun vede, non sfioro nemmeno<br />

il problema se siamo o non siamo<br />

pubblici ufficiali (cosa che, riferita al<br />

generale compito <strong>di</strong>fensivo, mi sembra<br />

un’altra ovvietà) ma ambirei almeno<br />

pensare che neppure ci sia lecito essere<br />

azzeccagarbugli <strong>di</strong> così basso conio:<br />

protesi al conseguimento <strong>di</strong> un risultato<br />

vantaggioso purchessia per il nostro<br />

assistito, pensando che nel raggiungimento<br />

<strong>di</strong> questo fine bassamente utilitaristico<br />

consista la “nobile missione”<br />

dell’avvocato <strong>di</strong>fensore.<br />

Io voglio credere ad un’altra misura<br />

<strong>di</strong> professionista!<br />

Voglio credere ad un avvocato che<br />

sia prima <strong>di</strong> tutto <strong>di</strong>fensore della<br />

“toga”, baluardo <strong>di</strong> qualsiasi accusato<br />

(reo o innocente che sia) e <strong>di</strong> qualsiasi<br />

vittima, nonché emblema <strong>di</strong> quella<br />

libertà che solo può vivere se è garantita<br />

dal rispetto delle leggi da cui anche il<br />

colpevole <strong>di</strong> qualsivoglia nefandezza ha<br />

<strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> trarre la propria tutela.<br />

Un avvocato che, attraverso la<br />

“toga” così onorata, sia <strong>di</strong>fensore dell’assistito<br />

non certo per garantirgli un<br />

utile qualsiasi (con l’unico limite del<br />

favoreggiamento), ma quell’utile,<br />

sostanziale e processuale, che l’applicazione<br />

<strong>di</strong> corretti parametri valutativi<br />

ed operativi consente, nel rispetto della<br />

funzione <strong>di</strong> elevato contenuto civile alla<br />

quale lo strumento processuale è orientato.<br />

In molti casi la in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> tali<br />

parametri è agevolata, sia pure con<br />

accettabili approssimazioni, dalla natura<br />

della vicenda giu<strong>di</strong>ziaria (per esempio<br />

in ragione della modesta gravità<br />

<strong>degli</strong> addebiti o della semplicità o chiarezza<br />

del dato valutativo o delle conseguenti<br />

strategie): ma in moltissimi altri<br />

casi l’avvocato, la parte assistita ed il<br />

processo stesso non possono essere<br />

lasciati in balìa <strong>di</strong> parametri valutativi<br />

rimessi a sensibilità etica ed al senso<br />

del ruolo professionale del singolo<br />

<strong>di</strong>fensore.<br />

Per questa ragione la Camera penale<br />

<strong>di</strong> Como e <strong>Lecco</strong> è impegnata, nell’ultimo<br />

anno del mio mandato, a rendere<br />

sempre più <strong>di</strong>ffusa la cultura del nuovo<br />

avvocato <strong>di</strong>fensore inteso quale rappresentante<br />

<strong>di</strong> un momento caratterizzato<br />

da elevato profilo ideale e consapevole<br />

della imprescin<strong>di</strong>bile funzione sociale<br />

che la <strong>di</strong>fesa, sia pure espressione <strong>di</strong><br />

interessi <strong>di</strong> parte, è chiamata a svolgere<br />

attraverso lo strumento giu<strong>di</strong>ziario.<br />

AVV. RENATO PAPA<br />

IMPORTANTE<br />

dal CONSIGLIO DELL’ORDINE<br />

Si invitano tutti i colleghi che già non<br />

vi avessero provveduto a comunicare<br />

all’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> gli incarichi giu<strong>di</strong>ziari ottenuti<br />

nel corso del 2003, in adempimento<br />

<strong>di</strong> quanto previsto nella circolare<br />

del 11 ottobre 2002 a seguito <strong>di</strong><br />

delibera del Consiglio dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> in<br />

data 4 ottobre 2002.<br />

5


La <strong>di</strong>fesa dell’imputato nel processo<br />

<strong>di</strong> abuso sessuale <strong>di</strong> minore<br />

Premetto che, sia che si rappresenti<br />

la parte civile, sia che ci si trovi a <strong>di</strong>fendere<br />

l’imputato, la posizione del <strong>di</strong>fensore<br />

è estremamente <strong>di</strong>fficile.<br />

Mai come in questi casi tormenta il<br />

dubbio <strong>di</strong> trovarsi dalla parte giusta e <strong>di</strong><br />

operare quin<strong>di</strong> con quella piena libertà,<br />

autonomia e in<strong>di</strong>pendenza, lealtà e correttezza,<br />

con l’obbligo del segreto professionale,<br />

così come la figura dell’avvocato<br />

è stata configurata nella proposta<br />

<strong>di</strong> legge <strong>di</strong> riforma dell’or<strong>di</strong>namento<br />

della professione <strong>di</strong> avvocato elaborata<br />

dal Consiglio Nazionale Forense.<br />

La <strong>di</strong>fesa dell’imputato sconta il pregiu<strong>di</strong>zio<br />

contro <strong>di</strong> lui non solo del<br />

Pubblico Ministero presso il Tribunale<br />

or<strong>di</strong>nario, che dovrà condurre le indagini,<br />

ma anche e forse più del Pubblico<br />

Ministero presso il Tribunale per i<br />

Minorenni, che <strong>di</strong> norma è il primo a<br />

ricevere la segnalazione.<br />

Infatti, da chiunque provenga la<br />

denuncia o la segnalazione, il Tribunale<br />

per i Minorenni subito viene investito del<br />

caso, in quanto, non solo la Questura e i<br />

Carabinieri, ma anche i servizi sociali,<br />

hanno l’obbligo, tutte le volte: che sono<br />

coinvolti minori, <strong>di</strong> trasmettere gli atti al<br />

Tribunale per i Minorenni e specificatamente<br />

al Pubblico Ministero.<br />

L’ indagato viene <strong>di</strong> solito a sapere<br />

<strong>di</strong> aver assunto tale veste dopo aver<br />

ricevuto la notifica del decreto del<br />

Tribunale per i Minorenni, che allontana<br />

il figlio dall’abitazione familiare o -<br />

come ora dovrebbe più spesso accadere<br />

- che or<strong>di</strong>na il suo allontanamento dalla<br />

residenza familiare o comunque la<br />

sospensione dei rapporti con il figlio.<br />

La <strong>di</strong>fesa quin<strong>di</strong> si deve svolgere su<br />

due fronti- Tribunale per i Minorenni e<br />

Tribunale Or<strong>di</strong>nario.<br />

Quando poi la denuncia interviene<br />

nel corso del giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> separazione,<br />

6<br />

come spesso accade, vi è anche il<br />

Giu<strong>di</strong>ce della separazione, che può<br />

adottare provve<strong>di</strong>menti.<br />

La magistratura or<strong>di</strong>naria e il<br />

Tribunale per i Minorenni, che pure<br />

dovrebbero strettamente collaborare,<br />

non sempre lo fanno.<br />

Da un lato il Tribunale per i<br />

Minorenni accetta ciecamente la relazione,<br />

che gli perviene <strong>di</strong> solito dai servizi<br />

sociali del territorio e non vaglia in<br />

alcun modo l’atten<strong>di</strong>bilità della segnalazione,<br />

che spesso si è rivelata frutto<br />

<strong>di</strong> frainten<strong>di</strong>menti, cattive interpretazioni,<br />

suggerite da pregiu<strong>di</strong>zi, da un atteggiamento<br />

colpevolista, perché ad essere<br />

colpevolisti non si sbaglia mai e non<br />

si può correre il rischio <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re<br />

meglio, perché l’approfon<strong>di</strong>mento<br />

potrebbe recare pregiu<strong>di</strong>zio al minore.<br />

Sulla scorta <strong>di</strong> questa impostazione,<br />

tanti casi si sono <strong>di</strong>mostrati dolorosi<br />

calvari per chi li ha subiti, per i minori<br />

stessi coinvolti, ma purtroppo il sistema<br />

non cambia.<br />

La fiducia che il Tribunale per i<br />

Minorenni nutre nei confronti <strong>degli</strong> psicologi<br />

e <strong>degli</strong> assi- stenti sociali dei<br />

Servizi sociali è cieca e assoluta; del<br />

resto sostengono <strong>di</strong> non poter fare<br />

<strong>di</strong>versamente, in guanto i servizi sono la<br />

loro longa manus e qui non possiamo<br />

<strong>di</strong>lungarci sulla natura del Tribunale per<br />

i Minorenni, che resta un organo amministrativo,<br />

che ben poco ha a che vedere<br />

con l’amministrazione della giustizia.<br />

Contro il decreto del Tribunale per i<br />

Minorenni il <strong>di</strong>fensore può promuovere<br />

ricorso avverso il Tribunale stesso, trattandosi<br />

<strong>di</strong> decreti non definitivi, assunti<br />

spesso senza nemmeno sentire il PM.,<br />

“stante l’urgenza”; nella prima fase<br />

delle indagini, il <strong>di</strong>fensore non ha altra<br />

possibilità, ma il Tribunale per i<br />

Minorenni non prende alcun provve<strong>di</strong>-<br />

mento, perché con il primo -decreto ha<br />

già incaricato i servizi <strong>di</strong> produrre, entro<br />

tre o sei mesi, una relazione sulla situazione<br />

del minore.<br />

Tutto quin<strong>di</strong> resta fermo e spesso<br />

nemmeno si può prendere visione <strong>di</strong><br />

questa relazione dei servizi in quanto<br />

“secretata”, essendo un documento<br />

relativo all’indagine penale in corso.<br />

Solo quando si procede all’incidente<br />

probatorio per sentire il minore, il <strong>di</strong>fensore<br />

può prendere visione <strong>degli</strong> atti <strong>di</strong> accusa,<br />

ma qui si apre un <strong>di</strong>fficile capitolo.<br />

Non esiste alcuna regola che imponga<br />

al G.I.P. <strong>di</strong> nominare un consulente,<br />

che conduca l’interrogatorio, quin<strong>di</strong>,<br />

volta a volta, il Giu<strong>di</strong>ce stesso procede<br />

<strong>di</strong>rettamente (ma può anche avvalersi<br />

dell’ausilio <strong>di</strong> un familiare del minore o<br />

<strong>di</strong> un esperto in psicologia infantile) o<br />

delega un consulente, che non è un<br />

vero e proprio consulente d’ufficio perché<br />

spesso viene scelto tra il personale<br />

<strong>di</strong>pendente dell’A.S.L..<br />

A norma dell’art. 398 comma 5 bis<br />

c.p.p., il Giu<strong>di</strong>ce è tenuto a stabilire con<br />

or<strong>di</strong>nanza il luogo, il tempo e le modalità<br />

particolari attraverso cui procedere<br />

all’incidente probatorio; l’u<strong>di</strong>enza può<br />

svolgersi anche in un luogo <strong>di</strong>verso dal<br />

tribunale ed in particolare in locali<br />

muniti <strong>di</strong> un vetro a specchio <strong>di</strong>rezionale<br />

ovvero, in mancanza presso l’abitazione<br />

dello stesso minore.<br />

La norma è carente in or<strong>di</strong>ne alle<br />

modalità proce<strong>di</strong>mentali nel senso che<br />

non è dato comprendere se l’ausilio <strong>di</strong><br />

un familiare consista in una presenza<br />

rassicurante, ma rigorosamente muta,<br />

ovvero se l’esperto possa intervenire<br />

per far rilevare al giu<strong>di</strong>ce domande<br />

inopportune o, ad<strong>di</strong>rittura, per rivolgersi<br />

<strong>di</strong>rettamente al minore.<br />

L’au<strong>di</strong>zione protetta si svolge in un<br />

locale dotato <strong>di</strong> un vetro a specchio uni-


<strong>di</strong>rezionale e <strong>di</strong> un impianto <strong>di</strong> videoregistrazione<br />

e <strong>di</strong> citofono interno.<br />

Nella prima stanza vengono ad essere<br />

<strong>di</strong>slocati il minore, a volte affiancato<br />

da un esperto in psicologia, in ausilio<br />

del Giu<strong>di</strong>ce.<br />

La presenza del Giu<strong>di</strong>ce è importante<br />

perché ha lo scopo <strong>di</strong> far percepire al<br />

minore il significato processuale dell’atto.<br />

Purtroppo ho dovuto registrare un<br />

caso in cui il Giu<strong>di</strong>ce ha deciso <strong>di</strong> non<br />

essere presente nella stanza con il<br />

minore, dove è rimasta solo la madre e<br />

una dottoressa <strong>di</strong>pendente dell’A.S.L..<br />

Nell’altra stanza, posta <strong>di</strong>etro lo specchio,<br />

sono presenti tutti gli altri soggetti,<br />

incluso l’indagato, che comunicano<br />

con un interfono.<br />

L’au<strong>di</strong>zione protetta si presta a critiche,<br />

in quanto, evitando qualsiasi contatto<br />

tra il mino- re e l’imputato, si danneggia<br />

sensibilmente il fondamentale<br />

<strong>di</strong>ritto dell’accusato <strong>di</strong> confrontarsi con<br />

il suo accusatore e si induce il giu<strong>di</strong>ce a<br />

conferire particolare cre<strong>di</strong>bilità alla vittima<br />

<strong>di</strong> abusi sessuali, condannando<br />

quin<strong>di</strong> l’imputato con una frequenza<br />

maggiore, che non nel caso in cui il processo<br />

si svolga secondo le regole dell’or<strong>di</strong>nario<br />

<strong>di</strong>battimento.<br />

A norma dell’art. 194 c.p.p., in genere,<br />

insieme all’incidente probatorio,<br />

viene richiesta una consulenza sull’atten<strong>di</strong>bilità<br />

del minore, i cui risultati<br />

dovrebbero essere <strong>di</strong>scussi in sede <strong>di</strong><br />

incidente probatorio, prima <strong>di</strong> effettuare<br />

l’au<strong>di</strong>zione del minore.<br />

Si tratta <strong>di</strong> accertare se il minore,<br />

soprattutto se in tenera età, sia in<br />

grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenziare i suoi pensieri e<br />

sentimenti dai dati reali, percependo<br />

con nettezza la <strong>di</strong>stinzione tra le proprie<br />

emozioni e gli acca<strong>di</strong>menti della vita,<br />

soprattutto in relazione alle sue concezioni<br />

<strong>di</strong> verità e bugia.<br />

Spesso in questo tipo <strong>di</strong> proce<strong>di</strong>menti<br />

viene <strong>di</strong>sposta, a volte nelle<br />

forme dell’incidente probatorio, a volte<br />

per incarico del P.M., una perizia ginecologica<br />

sul minore.<br />

È evidente che se la perizia ginecologica<br />

viene svolta per incarico del P.M.,<br />

il <strong>di</strong>fensore dell’ indagato non ne sa<br />

niente, mentre l’esito viene comunicato<br />

al Tribunale per i Minorenni, con il<br />

quale quin<strong>di</strong> il confronto e le possibilità<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa sono ridotte ai minimi termini.<br />

L’impegno del <strong>di</strong>fensore avanti il<br />

Tribunale per i Minorenni non può essere<br />

che quello <strong>di</strong> scalzare le certezze<br />

suscitate dalle relazioni dei servizi<br />

sociali e <strong>di</strong> ottenere l’ ammissione <strong>di</strong><br />

una perizia d’ufficio sulla atten<strong>di</strong>bilità<br />

del minore, sulla vera natura del suo<br />

<strong>di</strong>sagio, ma non sempre il <strong>di</strong>fensore riesce<br />

a scalzare le false certezze e quin<strong>di</strong><br />

non gli resta che puntare sulla richiesta<br />

<strong>di</strong> perizia in sede penale, ma anche lì<br />

non sempre il giu<strong>di</strong>ce applica l’art. 194<br />

c.p.p..<br />

In buona sostanza la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>fesa si basa sul fatto che le prove a<br />

carico sono spesso rappresentate,<br />

oltre che dalla deposizione del minore,<br />

dalle deposizioni delle psicologhe o<br />

assi- stenti sociali dei servizi, che<br />

hanno raccolto le confidenze del minore,<br />

ma è facile capire come, se i cosiddetti<br />

operatori dei servizi non hanno la<br />

necessaria super specializzazione<br />

richiesta in questi casi, gli errori sono<br />

molto comuni.<br />

Dall’analisi dei darti, risultano in<br />

aumento i casi in cui vengono coinvolti<br />

in proce<strong>di</strong>menti penali infamanti persone,<br />

che poi risultano innocenti. Del<br />

resto, quando un fenomeno <strong>di</strong>venta un<br />

problema sociale, uno dei rischi è quello<br />

<strong>di</strong> gonfiare le statistiche e <strong>di</strong> far<br />

<strong>di</strong>ventare visibili fatti, che non esistono;<br />

la sensibilizzazione <strong>di</strong>viene così ipersensibilizzazione<br />

e questo porta a una<br />

preoccupante crescita <strong>di</strong> frainten<strong>di</strong>menti<br />

ed errori, anche da parte <strong>di</strong> specialisti<br />

del settore, che hanno un’idea<br />

spesso stereotipata e la mantengono<br />

nonostante sia contraddetta dal- la loro<br />

stessa casistica, in quanto hanno un<br />

atteggiamento verificazionista, piuttosto<br />

che falsificazionista.<br />

FRANCA ALESSIO<br />

LE BARZELLETTE<br />

DI POPY<br />

Il giu<strong>di</strong>ce all’imputato: “allora, mi <strong>di</strong>ca il<br />

motivo per cui ha ucciso sua moglie”<br />

“Perché l’ho trovata nelle braccia del suo<br />

amante!”<br />

“Va beh, ma perché proprio sua moglie e<br />

non l’amante?”<br />

“Signor giu<strong>di</strong>ce – sospirando – meglio una<br />

sola volta mia moglie, che un giorno sì e<br />

uno no i suoi amanti”.<br />

❂<br />

Discorso tra due amici: “allora come è<br />

andata la separazione giu<strong>di</strong>ziale ?”<br />

“Benissimo! il giu<strong>di</strong>ce era il primo marito<br />

<strong>di</strong> mia moglie!”<br />

❂<br />

Il giu<strong>di</strong>ce all’imputato: “si procede ora<br />

alla lettura del certificato penale dell’imputato”<br />

“Faccia pure – <strong>di</strong>ce l’imputato – però poi<br />

non <strong>di</strong>ca che ho tirato in lungo il processo<br />

apposta!”<br />

❂<br />

U<strong>di</strong>enza <strong>di</strong> separazione.<br />

La moglie al giu<strong>di</strong>ce: “Signor Presidente,<br />

io vorrei tanto concludere una consensuale,<br />

ma a mio marito cosa è venuto in<br />

mente <strong>di</strong> chiedere l’affidamento <strong>di</strong> nostro<br />

figlio! ma ci pensa, signor Presidente! Io<br />

l’ho portato nove mesi in grembo, io l’ho<br />

allattato, io per due anni non l’ho perso <strong>di</strong><br />

vista un secondo! Signor Presidente, lo<br />

deve affidare a me!”<br />

Il Presidente con la fronte corrugata, rivolto<br />

al marito : “Lei cosa ha da <strong>di</strong>re sull’argomento?”<br />

Il marito: ”Senta, signor Presidente, mettiamo<br />

che lei si trovi davanti ad una macchinetta<br />

che <strong>di</strong>stribuisce cioccolata: lei<br />

infila una monetina, schiaccia il bottone, e<br />

la macchinetta le scodella una bella cioccolata<br />

calda. Ebbene, mi <strong>di</strong>ca, secondo lei<br />

a chi appartiene la cioccolata, alla macchinetta<br />

o a lei ?”<br />

Il giu<strong>di</strong>ce dopo una breve pausa <strong>di</strong> riflessione<br />

: “Il bambino viene affidato al padre.<br />

La seduta è tolta”.<br />

7


Liquidazione delle spese:<br />

obblighi <strong>di</strong> motivazione e modalità <strong>di</strong> impugnazione<br />

La liquidazione delle spese giu<strong>di</strong>ziali<br />

da parte del giu<strong>di</strong>ce costituisce materia<br />

spinosa, già affrontata in questa rivista,<br />

con speciale riferimento ai problemi sollevati<br />

dalla giurisprudenza in tema <strong>di</strong><br />

compensazione 1 .<br />

Altro tema oggetto <strong>di</strong> numerosissime<br />

pronunce della Cassazione è quello relativo<br />

agli obblighi <strong>di</strong> motivazione che vincolano<br />

il giu<strong>di</strong>ce nella determinazione delle<br />

spese, e alle possibilità <strong>di</strong> impugnazione<br />

in caso <strong>di</strong> violazione <strong>di</strong> tali obblighi.<br />

A una prima lettura delle massime la<br />

materia sembra viziata da contrad<strong>di</strong>zioni<br />

insanabili, che però si rivelano, esaminando<br />

le sentenze per esteso, più apparenti<br />

che reali.<br />

Si può infatti <strong>di</strong>segnare un percorso<br />

coerente, sud<strong>di</strong>viso secondo i <strong>di</strong>versi<br />

aspetti <strong>di</strong> volta in volta portati all’esame<br />

della Corte.<br />

1) OBBLIGHI DI MOTIVAZIONE NEL<br />

RIDURRE LA NOTA SPESE.<br />

È orientamento costante e incontrastato,<br />

e riba<strong>di</strong>to anche <strong>di</strong> recente, quello<br />

per cui “il giu<strong>di</strong>ce, in presenza <strong>di</strong> una nota<br />

specifica della parte non può limitarsi ad<br />

una globale determinazione, in misura<br />

inferiore a quelle esposte, dei <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong><br />

procuratore ed onorari <strong>di</strong> avvocato, ma ha<br />

l’onere <strong>di</strong> dare adeguata motivazione dell’eliminazione<br />

o riduzione 2 <strong>di</strong> voci da lui<br />

operata allo scopo <strong>di</strong> consentire, attraverso<br />

il sindacato <strong>di</strong> legittimità, l’accertamento<br />

della conformità della liquidazione<br />

a quanto risulta dagli atti e alle tariffe, in<br />

relazione all’inderogabilità dei relativi<br />

minimi a norma dell’art. 24 della legge n.<br />

794 del 1942”: così Cass. sez. lav .,<br />

1/8/2002, n. 11483 3 , per la quale la decisione<br />

che non si attenga a tale principio è<br />

ricorribile per mancanza <strong>di</strong> motivazione e<br />

per violazione <strong>di</strong> legge, in relazione<br />

appunto all’art. 24 l. 794/42.<br />

Cass., sez. lav., 21/7/2001, n. 9947<br />

specifica ulteriormente che tale obbligo<br />

8<br />

<strong>di</strong> motivazione vale sia per gli onorari<br />

che per le competenze, e anche per gli<br />

esborsi in<strong>di</strong>cati in nota spese; anche per<br />

essi, il giu<strong>di</strong>ce deve in<strong>di</strong>care le voci della<br />

tariffa in base alle quali li considera<br />

ingiustificati o eccessivi.<br />

Il principio in esame è affermato sia<br />

nel caso <strong>di</strong> liquidazione delle spese<br />

effettuata nella sentenza che chiude il<br />

giu<strong>di</strong>zio (ex art. 91 c.p.c.), sia nel caso <strong>di</strong><br />

decisione sull’istanza <strong>di</strong> liquidazione ex<br />

artt. 28 e 29 l. 794/42, salvo aggiungere,<br />

per quest’ultimo caso, che dato il carattere<br />

sommario del proce<strong>di</strong>mento l’or<strong>di</strong>nanza<br />

non deve essere motivata come<br />

una sentenza, ma ugualmente deve<br />

esporre almeno sommariamente il ragionamento<br />

seguito e le ragioni per cui<br />

siano stati <strong>di</strong>sconosciuti compensi o rimborsi<br />

in<strong>di</strong>cati in parcella (Cass.<br />

13/1/1997, n. 246).<br />

Infine, è degna <strong>di</strong> rilievo anche Cass.,<br />

sez. lav ., 28/12/1998, n. 12856, la quale<br />

chiarisce che la Corte, se accoglie il ricorso<br />

avverso la decisione che non contenga<br />

alcuna motivazione circa la riduzione<br />

della nota spese, può, ex art. 384 c.p.c.,<br />

“provvedere <strong>di</strong>rettamente alla determinazione<br />

del dovuto, non essendo necessari<br />

ulteriori accertamenti <strong>di</strong> fatto“.<br />

2) È AMMESSA LA LIQUIDAZIONE<br />

GLOBALE DELLE SPESE, CON<br />

SEPARATA INDICAZIONE DEGLI<br />

ONORARI, MA SOLO IN PRESEN-<br />

ZA DI NOTA SPESE.<br />

Fatti salvi gli oneri <strong>di</strong> motivazione<br />

che si sono visti, altro principio costantemente<br />

riba<strong>di</strong>to è che il giu<strong>di</strong>ce -che<br />

deve sempre mettere le parti in con<strong>di</strong>zione<br />

<strong>di</strong> verificare il rispetto dei limiti <strong>di</strong><br />

tariffa – può liquidare le spese legali<br />

con una somma globale, purché siano<br />

in<strong>di</strong>cati in maniera separata gli onorari,<br />

con la formula “si liquidano le spese in<br />

complessivi Euro ..., <strong>di</strong> cui Euro ... per<br />

onorari”. Secondo la Cassazione, ciò<br />

permette alla parte, per esclusione, <strong>di</strong><br />

verificare quanto è stato liquidato a titolo<br />

<strong>di</strong> competenze ed esborsi 4 . In verità il<br />

<strong>di</strong>scorso, per avere una logica, richiede<br />

una specificazione, che puntualmente si<br />

ritrova con la lettura per esteso delle<br />

sentenze: il principio esatto è che la<br />

liquidazione globale fatta nel modo che<br />

si è detto è ammissibile solo quando la<br />

parte abbia presentato nota spese specifica:<br />

in questo caso (e solo in questo), si<br />

presume che il giu<strong>di</strong>ce abbia voluto attenersi<br />

a quanto in essa in<strong>di</strong>cato, e quin<strong>di</strong><br />

si può verificare quanto abbia inteso<br />

liquidare. Così Cass., 30/7/2002, n.<br />

11276 e Cass., 16/2/1995, n. 1707 5 .<br />

In pratica: una volta sottratti gli onorari,<br />

la cui in<strong>di</strong>cazione specifica è ovviamente<br />

necessaria perché il loro importo<br />

può fluttuare tra i minimi e i massimi <strong>di</strong><br />

legge, si presume che il giu<strong>di</strong>ce abbia<br />

riconosciuto le voci <strong>di</strong> competenze ed<br />

esborsi in<strong>di</strong>cate dalla parte in nota spese,<br />

e si può così verificare se la liquidazione<br />

corrisponda alla richiesta: qualora così<br />

non fosse, e mancasse adeguata motivazione,<br />

la sentenza è impugnabile, anche<br />

in Cassazione, come visto sub A).<br />

Ad<strong>di</strong>rittura, Cass., 1/2/2000, n. 1073,<br />

dopo avere confermato in via generale la<br />

necessità dell’in<strong>di</strong>cazione <strong>degli</strong> onorari,<br />

ammette la liquidazione globale con<br />

un’unica cifra comprensiva <strong>di</strong> tutte le<br />

voci, quin<strong>di</strong> anche <strong>degli</strong> onorari, qualora<br />

tale somma sia conforme al totale in<strong>di</strong>cato<br />

in nota spese, definita il “naturale<br />

riscontro” della liquidazione del giu<strong>di</strong>ce.<br />

Quando invece non sia stata presentata<br />

la nota spese, il giu<strong>di</strong>ce, che ha il<br />

poteredovere <strong>di</strong> liquidare ugualmente le<br />

spese giu<strong>di</strong>ziali sulla base <strong>degli</strong> atti <strong>di</strong><br />

causa, “deve in<strong>di</strong>carli specificamente<br />

nella misura necessaria a consentire il<br />

controllo <strong>di</strong> conformità” ai limiti minimi<br />

e massimi della tariffa (Cass.,<br />

30/7/2002, n. 11276 6 ), ossia deve richia-


mare espressamente le attività che riconosce<br />

essere state svolte dal <strong>di</strong>fensore e<br />

liquidare le spese <strong>di</strong> conseguenza.<br />

Ciò perché, mancando il “naturale<br />

riscontro” della nota spese, sarebbe<br />

impossibile scomporre una liquidazione<br />

globale imputando a ogni tipo <strong>di</strong> voce (<br />

onorari / competenze / spese imponibili /<br />

spese non imponibili) la relativa quota <strong>di</strong><br />

spese.<br />

3) IMPUGNAZIONE E ONERE DI SPE-<br />

CIFICAZIONE<br />

Come si è visto sub 1) e sub 2), il<br />

capo della sentenza relativo alle spese è<br />

impugnabile, anche in Cassazione, e la<br />

liquidazione delle spese può essere<br />

legittimamente fatta in misura globale,<br />

salva l’in<strong>di</strong>cazione <strong>degli</strong> onorari.<br />

Destano quin<strong>di</strong> perplessità le massime<br />

come quella <strong>di</strong> Cass., 23/5/2002, n.<br />

7527, per la quale la liquidazione <strong>degli</strong><br />

onorari “non può formare oggetto <strong>di</strong> sindacato<br />

in sede <strong>di</strong> legittimità se non<br />

quando l’interessato specifichi le singole<br />

voci della tariffa che assume<br />

essere state violate”; la contrad<strong>di</strong>zione<br />

con la possibilità concessa al giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />

liquidare gli onorari con un’unica somma<br />

globale è però solo apparente: leggendo<br />

la stessa sentenza Cass., 7527/2002 per<br />

esteso si chiarisce il malinteso, quando<br />

la Corte statuisce: “fa specificazione va<br />

intesa nel senso <strong>di</strong> in<strong>di</strong>cazione anche dei<br />

conteggi che rilevino l’inadeguatezza<br />

delle somme liquidate, non potendoli<br />

svolgere questa Corte attraverso accertamenti<br />

<strong>di</strong> fatto”.<br />

Il ricorso che originò tale decisione<br />

era presentato da un avvocato che impugnava<br />

l’or<strong>di</strong>nanza emessa a termine <strong>di</strong><br />

proce<strong>di</strong>mento ex art. 28 l. 794/42 per la<br />

liquidazione <strong>degli</strong> onorari nei confronti<br />

del cliente: illegale lamentava che il<br />

Tribunale avesse ridotto al <strong>di</strong> sotto del<br />

minimo <strong>di</strong> legge l’ammontare <strong>degli</strong> onorari<br />

in<strong>di</strong>cati in parcella. Ciò era <strong>di</strong>mostrato<br />

dal fatto che la somma dei minimi<br />

tariffari previsti per gli onorari relativi<br />

alle attività svolte era superiore a quanto<br />

liquidato dal Tribunale.<br />

Ebbene la Corte ritiene il ricorso non<br />

sufficientemente specifico, ricordando<br />

che la tariffa forense allegata al D.M.<br />

5/10/1994, n. 585 prevede per ciascuna<br />

attività un onorario base, in<strong>di</strong>cato in un<br />

minimo e un massimo, stabilendo poi i<br />

coefficienti per cui tale onorario va moltiplicato<br />

a seconda dello scaglione <strong>di</strong><br />

valore della causa.<br />

Illegale avrebbe perciò dovuto in<strong>di</strong>care<br />

specificamente la voce della tariffa<br />

che prevedeva tale onorario minimo<br />

(nella specie il n. 53 del paragrafo X), e<br />

quella che stabiliva il coefficiente <strong>di</strong><br />

moltiplicazione (nella specie il paragrafo<br />

IX, richiamato dal n. 56 del paragrafo X),<br />

e avrebbe dovuto sviluppare il conteggio<br />

utilizzando tali fattori, ossia onorario<br />

base x coefficiente = onorario dovuto.<br />

Illegale, invece, aveva in<strong>di</strong>cato solo il<br />

risultato finale <strong>di</strong> tale conteggio, senza<br />

però in<strong>di</strong>carne i fattori, per cui la Corte<br />

non poteva verificare la fondatezza del<br />

ricorso.<br />

Tante altre sentenze riba<strong>di</strong>scono lo<br />

stesso principio 7 , forse un po’ troppo<br />

rigoroso, a fronte del fatto che sono pubblicate,<br />

e <strong>di</strong>ffusissime, le tariffe forensi<br />

con gli importi già calcolati per ciascuna<br />

attività e ciascuno scaglione.<br />

Altro principio stabilito dalla giurisprudenza<br />

(analogo a quello appena<br />

visto) è quello per cui il ricorso in<br />

Cassazione contro la liquidazione delle<br />

spese deve riportare le singole voci della<br />

nota spese ridotta globalmente 8 : analoga<br />

è anche la ratio <strong>di</strong> tale onere: se il<br />

ricorrente non richiama, ossia non riproduce<br />

le voci della nota spese <strong>di</strong> cui<br />

lamenta il mancato rispetto, la Corte non<br />

è in grado <strong>di</strong> verificare la doglianza, pertanto<br />

il ricorso non è autosufficiente, e<br />

quin<strong>di</strong> è inammissibile.<br />

Emblematica al riguardo è Cass.,<br />

118/2002, n. 11483, già citata sub 1), in<br />

quanto <strong>di</strong>chiara l’obbligo del giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />

motivare adeguatamente la liquidazione<br />

<strong>di</strong> onorari e competenze in misura inferiore<br />

a quanto chiesto in nota spese.<br />

Ebbene, nel caso <strong>di</strong> specie il ricorso<br />

riguardava sia la misura <strong>degli</strong> onorari sia<br />

quella delle competenze e delle spese,<br />

ma veniva accolto solo riguardo agli<br />

onorari, “le cui voci, contenute nella<br />

relativa nota presentata al giu<strong>di</strong>ce, sono<br />

state riportate ne l ricorso per cassazione”;<br />

invece, continua la Corte, “non è<br />

fondata la doglianza relativa alle spese<br />

vive e ai <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> procuratore, essendo<br />

mancata qualsiasi loro specificazione da<br />

parte del ricorrente idonea a consentire<br />

un controllo <strong>di</strong> legittimità”.<br />

RICAPITOLANDO<br />

Non è richiesto che il ricorrente in<strong>di</strong>chi<br />

le specifiche-attività che lamenta<br />

non essere state riconosciute dal giu<strong>di</strong>ce<br />

(es.: partecipazione alle u<strong>di</strong>enze) o che il<br />

giu<strong>di</strong>ce avrebbe liquidato in misura inferiore<br />

ai minimi <strong>di</strong> tariffa (es.: per la partecipazione<br />

alle u<strong>di</strong>enze è stato liquidato<br />

Euro ... invece <strong>di</strong> Euro ...). Ciò sarebbe<br />

impossibile, a fronte <strong>di</strong> una liquidazione<br />

globale, che non permette <strong>di</strong> capire ne<br />

se sia stata riconosciuta la partecipazione<br />

alle u<strong>di</strong>enze, ne quanto sia stato per<br />

essa liquidato.<br />

Il ricorrente può senz’altro sottoporre<br />

alla Corte la somma <strong>degli</strong> onorari che<br />

richiede, o la somma dei minimi tariffari,<br />

e lamentare che la sentenza impugnata<br />

li ha liquidati in misura inferiore: deve<br />

però, a tal fine, riportare tutte le voci<br />

della nota spese e in<strong>di</strong>care i conteggi<br />

che portano a tali somme.<br />

GIULIO BINI<br />

1 Cfr. i contributi <strong>di</strong> Stefano Graziosi in Bologna Forense n.<br />

3/1994, pag. 15; n. 3/1996, pag. 31, e n. 2/2000, pag. 32.<br />

2 L’en<strong>di</strong>a<strong>di</strong> “eliminazione o riduzione” è opportuna, perché<br />

la riduzione del liquidato rispetto al richiesto può<br />

derivare o dal fatto che il Giu<strong>di</strong>ce ha ritenuto errato lo<br />

scaglione in<strong>di</strong>cato oppure, fermo questo, dal fatto che<br />

non ha ritenuto effettivamente svolte delle attività riportate<br />

in nota spese.<br />

3 Conformi, oltre a quella <strong>di</strong> seguito nel tes!o, Cass.,<br />

18/10/2001, n. 12741; Cass., 16/3/2000, n. 3040; Cass.<br />

2/7/1999, n. 6816; Cass., 30/10/1998, n. 10864; Cass.<br />

Sez. lav. 15/12/1997, n. 12672; Cass., 27/10/1995, n.<br />

8872; Cass. 5/8/1985, n. 4387; Cass., 6/3/1982, n. 1441;<br />

Cass., 7/5/1981, n. 2977.<br />

4 In tal senso, tra le tante, Cass.,3/1/1995, n. 52; Cass.,<br />

26/7/2002, n. 11006.<br />

5 La cui massima recita: “La liquidazione globale può<br />

essere ammessa (in ogni caso con in<strong>di</strong>cazione separata<br />

<strong>degli</strong> onorari <strong>di</strong> avvocato rispetto ai <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> procuratore)<br />

solo se sia stata presentata la nota delle spese a cura<br />

della parte cui vanno rimborsate, dovendosi in tal caso<br />

presumere che il giu<strong>di</strong>ce abbia voluto liquidare le spese<br />

in conformità <strong>di</strong> tale nota”.<br />

6 Di cui è interessante notare che si pronunciò sul ricorso<br />

del soccombente in appello, che lamentava l’eccessività<br />

delle somme liquidate, da lui ritenute superiori ai<br />

massimi <strong>di</strong> tariffa. La Corte accoglieva il ricorso, rinviando<br />

alla Corte perché procedesse a nuova liquidazione.<br />

7 Cass. sez. lav., 12/1112001, n. 14011; Cass., 31411999,<br />

n. 3267; Cass., 1911011993, n. 10350.<br />

8 Cass., 1811012001, n. 12741; Cass., 16/3/2000, n. 3040.<br />

9


Mo<strong>di</strong>fiche al co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> procedura penale in materia<br />

<strong>di</strong> applicazione della pena su richiesta delle parti<br />

(Legge 12.06.03 N. 134)<br />

Vari sono stati gli interventi <strong>di</strong> gran<strong>di</strong><br />

nomi del Mondo Accademico, della<br />

Magistratura e della Avvocatura italiana<br />

che, nell’arco <strong>degli</strong> ultimi mesi, si sono<br />

apprestati a commentare la legge 12/06/03<br />

n° 134.<br />

Fra i più importanti, ricordo quelli intervenuti<br />

al convegno, dal titolo: “Il patteggiamento<br />

allargato: scenari sistematici e problemi<br />

interpretativi”, tenutosi il 07/11/03<br />

presso la Facoltà <strong>di</strong> Giurisprudenza<br />

dell’Università <strong>degli</strong> Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Milano, ove si<br />

sono avvicendati: Mario Chiavario,<br />

Presidente dell’Associazione tra gli Stu<strong>di</strong>osi<br />

del Processo Penale, Vittorio Grevi,<br />

Vicepresidente della medesima, Giorgio<br />

Marinucci, Direttore dell’Istituto <strong>di</strong> Diritto<br />

Penale e Procedura Penale presso<br />

l’Università <strong>degli</strong> Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Milano, Paolo<br />

Ferrua, Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Procedura Penale presso<br />

l’Università <strong>di</strong> Torino, Paolo Ielo,<br />

Magistrato presso il Tribunale <strong>di</strong> Milano ed<br />

Ennio Amo<strong>di</strong>o, Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Procedura<br />

Penale presso l’Università <strong>degli</strong> Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

Milano. Nonché i relatori avvicendatisi, il<br />

03/07/03, al convegno, intitolato:<br />

“Mo<strong>di</strong>fiche al Co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Procedura Penale<br />

in materia <strong>di</strong> applicazione della pena su<br />

richiesta delle parti (Legge 12/06/03, n°<br />

134)”, ed organizzato, presso il Palazzo <strong>di</strong><br />

Giustizia <strong>di</strong> Milano, dal Consiglio Superiore<br />

della Magistratura Ufficio dei Referenti per<br />

la Formazione Decentrata del Distretto <strong>di</strong><br />

Milano, <strong>di</strong> alcuni dei quali mi appresto ad<br />

affrontare le singole posizioni, rinviando ad<br />

una prossima trattazione il completamento<br />

dell’analisi delle stesse.<br />

I primi contributi alla <strong>di</strong>scussione sono<br />

stati forniti da due Giu<strong>di</strong>ci per le Indagini<br />

Preliminari appartenenti al Tribunale <strong>di</strong><br />

Milano, Renato Bricchetti e Luca Pistorelli, i<br />

quali hanno esposto il tema del nuovo<br />

modello <strong>di</strong> patteggiamento, che non inciderebbe<br />

sull’unitarietà dello istituto (artt. 1-3<br />

legge 12/06/03, n° 134).<br />

Le ragioni e le prospettive<br />

della riforma<br />

Da tempo andava <strong>di</strong>ffondendosi l’idea<br />

che le potenzialità processuali del patteg-<br />

10<br />

giamento fossero soffocate da limiti <strong>di</strong><br />

pena troppo angusti, il potere negoziale<br />

delle parti imbattendosi nello invalicabile<br />

ostacolo dei due anni <strong>di</strong> pena detentiva<br />

“soli o congiunti a pena pecuniaria”, sicché<br />

l’entità <strong>di</strong> quest’ultima, idealmente convertita<br />

ex art. 135 c.p. in pena detentiva, riduceva<br />

oltremodo l’ingresso al rito, una volta<br />

che l’imputato aspirasse a contenere il trattamento<br />

sanzionatorio entro i limiti della<br />

concessione della sospensione con<strong>di</strong>zionale,<br />

attesa la <strong>di</strong>versa <strong>di</strong>sciplina contemplata<br />

dall’art.163 cp.<br />

All’innalzamento del “tetto” ha ora<br />

provveduto, seppure con alcuni <strong>di</strong>stinguo, la<br />

legge in parola, che, aggiungendo al primo<br />

comma dell’art.444 cpp un nuovo comma 1bis,<br />

ha mo<strong>di</strong>ficato il comma 1, elevando il<br />

limite massimo <strong>di</strong> pena detentiva applicabile<br />

su richiesta delle parti a cinque anni, ma<br />

lasciando immutata la precisazione circa<br />

l’applicazione autonoma <strong>di</strong> questa ultima, o<br />

congiunta a pena pecuniaria.<br />

Il nuovo comma aggiunto dalla novella<br />

all’art. 444 c.p.p. introduce, invece, un<br />

catalogo <strong>di</strong> cause oggettive e soggettive <strong>di</strong><br />

esclusione dall’accesso all’istituto, la cui<br />

operatività è peraltro circoscritta dalla<br />

stessa norma esclusivamente al caso in cui<br />

accusa e <strong>di</strong>fesa vogliano concordare una<br />

pena detentiva inferiore ai cinque anni, ma<br />

superiore ai due, che costituivano l’unico<br />

ed originario limite posto dal co<strong>di</strong>ce per<br />

l’ammissibilità del patteggiamento.<br />

La legge 134/03 non ha introdotto un<br />

“nuovo” istituto (una sorta <strong>di</strong> “terzo” rito<br />

alternativo), che si affianchi al patteggiamento<br />

già contemplato nel co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> rito,<br />

bensì ri<strong>di</strong>segnato quest’ultimo, ampliandone<br />

d’applicazione, risultando dovuta, tale<br />

precisazione, alla luce della <strong>di</strong>stinzione<br />

operata, nel comma 1-bis dell’art. 444<br />

c.p.p. e nel nuovo testo dell’art. 445 cpp,<br />

tra il patteggiamento <strong>di</strong> una pena inferiore<br />

ai due anni o superiore a questo limite, al<br />

fine dell’applicazione <strong>di</strong> alcune <strong>di</strong>sposizioni<br />

speciali.<br />

Invece, anche a seguito delle mo<strong>di</strong>fiche<br />

apportate dalla novella, l’istituto rimane<br />

<strong>di</strong>segnato, in maniera unitaria, come rito<br />

alternativo a quello or<strong>di</strong>nario, legato alla<br />

negoziazione della entità della pena tra<br />

accusa e <strong>di</strong>fesa, con implicita rinunzia, da<br />

parte dell’imputato, allo accertamento<br />

<strong>di</strong>battimentale dei fatti contestatigli, in<br />

cambio dell’applicazione <strong>di</strong> una <strong>di</strong>minuzione<br />

fino ad un terzo della pena medesima.<br />

In quest’ambito il legislatore ha tracciato<br />

un’ine<strong>di</strong>ta linea <strong>di</strong> demarcazione, rappresentata<br />

dalla negoziazione <strong>di</strong> una pena<br />

detentiva non superiore ai due anni, prevedendo<br />

soltanto in questi casi l’operatività<br />

dei benefici originariamente collegati alla<br />

scelta del rito, ed ammettendo, sempre<br />

solo in questi casi, un accesso in<strong>di</strong>scriminato<br />

al patteggiamento, senza limitazioni,<br />

cioè, legate al tipo <strong>di</strong> reato o <strong>di</strong> autore.<br />

Potendo, l’essenza del provve<strong>di</strong>mento<br />

<strong>di</strong> riforma, essere in<strong>di</strong>viduata nell’innalzamento<br />

dei limiti della pena detentiva negoziabile<br />

ai sensi dell’art.444 cpp, l’obiettivo<br />

prefissatosi dal legislatore attraverso il<br />

provve<strong>di</strong>mento in esame consiste nell’alleggerimento<br />

del contenzioso penale, col<br />

conferimento al patteggiamento della massima<br />

potenzialità deflattiva.<br />

Ma il legislatore sembra aver peccato<br />

<strong>di</strong> un eccesso <strong>di</strong> ottimismo, potendosi prevedere,<br />

nella più rosea delle ipotesi, che si<br />

assisterà ad un significativo aumento delle<br />

richieste <strong>di</strong> patteggiamento, calibrate su<br />

pene superiori rispetto al passato, soltanto<br />

da parte <strong>di</strong> quegli imputati che non temono<br />

in maniera particolare i tempi <strong>di</strong> rapida formazione<br />

del giu<strong>di</strong>cato immanenti al rito, o<br />

perché stanno già scontando lunghe pene<br />

detentive, o perché detenuti in via cautelare<br />

per reati con pene e<strong>di</strong>ttali assai elevate<br />

ed in situazioni processuali che non lasciano<br />

prevedere la possibilità <strong>di</strong> potere, prima<br />

della condanna definitiva, lucrare lospirare<br />

dei termini custo<strong>di</strong>ali.<br />

È ragionevole attendersi un incremento<br />

delle richieste <strong>di</strong> applicazione <strong>di</strong> pene<br />

detentive superiori ai due anni, ma contenute<br />

entro i limiti <strong>di</strong> accesso ai benefici<br />

previsti dallo or<strong>di</strong>namento penitenziario,<br />

ovvero <strong>di</strong> pene da calcolare in continuazione<br />

su quelle irrogate con precedenti patteggiamenti,<br />

che, complessivamente consi-


derate, determinerebbero lo “sforamento”<br />

della barriera dei due anni.<br />

Ma se, al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> questi casi, non si<br />

vede per quale ragione l’imputato dovrebbe<br />

chiedere l’applicazione <strong>di</strong> una anche<br />

consistente pena detentiva, che sarebbe in<br />

breve tempo chiamato a scontare, senza<br />

poter accedere agli altri benefici tra<strong>di</strong>zionali<br />

del rito, ora riservati esclusivamente al<br />

patteggiamento “minor”, va osservato che<br />

la prassi insegna come le fattispecie sopra<br />

in<strong>di</strong>viduate già trovavano adeguata composizione<br />

nell’accesso al rito abbreviato.<br />

In altri termini, il risultato principale<br />

che la riforma sembra in grado <strong>di</strong> produrre<br />

è quello <strong>di</strong> provocare un “travaso” da un<br />

rito alternativo all’altro (dall’abbreviato al<br />

patteggiamento), con effetti affatto neutri<br />

sul numero dei proce<strong>di</strong>menti che approdano<br />

alla fase <strong>di</strong>battimentale in primo grado,<br />

ed, eventualmente, apportando un sollievo<br />

soltanto ai carichi delle Corti d’Appello.<br />

In definitiva, sorge spontaneo chiedersi<br />

se l’unico “valore aggiunto” rinvenibile<br />

nella legge 134/03 non sia rappresentato<br />

dalla previsione <strong>di</strong> una generalizzata restituzione<br />

in termini per la proposizione della<br />

richiesta <strong>di</strong> patteggiamento e dalla<br />

sospensione dei <strong>di</strong>battimenti (minimo 45<br />

giorni, a richiesta dell’imputato), operate<br />

dalla norma transitoria dell’art. 5!<br />

Il patteggiamento “allargato”<br />

e le esclusioni oggettive<br />

e soggettive (art. 1)<br />

Il nuovo comma 1-bis aggiunto dalla<br />

novella all’art.444 cpp prevede due cause,<br />

una oggettiva e l’altra soggettiva, <strong>di</strong> esclusione<br />

dal patteggiamento della pena<br />

detentiva superiore ai due anni.<br />

La <strong>di</strong>sposizione preclude l’accesso<br />

all’applicazione <strong>di</strong> una pena superiore a<br />

tale limite quando si procede per i delitti<br />

previsti dall’art.51,commi 3-bis e 3-quater -<br />

cioè per quelli <strong>di</strong> criminalità organizzata e<br />

<strong>di</strong> terrorismo -, nonché a coloro che sono<br />

stati <strong>di</strong>chiarati delinquenti abituali, professionali<br />

e per tendenza, ovvero reci<strong>di</strong>vi, nell’ipotesi<br />

della reci<strong>di</strong>va reiterata <strong>di</strong> cui<br />

all’art. 99, 4° co. c.p..<br />

Quin<strong>di</strong>, qualora ricorrano le fattispecie<br />

testé elencate, la situazione normativa<br />

rimane identica a quella passata, traducendosi<br />

la prevista esclusione nell’impossibilità<br />

<strong>di</strong> fruire dell’innalzamento a cinque<br />

anni del tetto <strong>di</strong> pena detentiva raggiungibile<br />

col patteggiamento, ma non nel <strong>di</strong>vie-<br />

to <strong>di</strong> accedere al patteggiamento contenuto<br />

entro i limiti <strong>di</strong> pena originariamente<br />

previsti dal co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> rito.<br />

La formula utilizzata dal legislatore<br />

(“sono stati <strong>di</strong>chiarati”) suggerisce, peraltro,<br />

che la preclusione “soggettiva” non si<br />

estenda ai proce<strong>di</strong>menti nei confronti <strong>di</strong><br />

coloro che dovrebbero essere <strong>di</strong>chiarati<br />

delinquenti abituali, professionali e per<br />

tendenza, o reci<strong>di</strong>vi in occasione dell’applicazione<br />

della pena richiesta ai sensi anche<br />

del nuovo testo dell’art. 444, 1° co. c.p.p.,<br />

bensì soltanto a quelli nei cui confronti le<br />

summenzionate <strong>di</strong>chiarazioni siano state<br />

adottate in una precedente sentenza.<br />

Le esclusioni sono ancorate ad una<br />

ritenuta maggior gravità <strong>di</strong> talune classi <strong>di</strong><br />

reati ed alla <strong>di</strong>chiarata pericolosità <strong>di</strong> talune<br />

tipologie <strong>di</strong> delinquenti.<br />

Le esclusioni “soggettive” vanno ad<br />

aggiungersi agli altri effetti “negativi” collegati<br />

alle <strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> delinquenza qualificata<br />

o alla reci<strong>di</strong>va già contemplati dall’or<strong>di</strong>namento<br />

penale, quali: l’inapplicabilità<br />

dell’amnistia e dell’indulto, l’inammissibilità<br />

della oblazione delle contravvenzioni<br />

punite con pena alternativa, la non conce<strong>di</strong>bilità<br />

della sospensione con<strong>di</strong>zionale<br />

della pena e del perdono giu<strong>di</strong>ziale, il raddoppio<br />

dei termini per la riabilitazione.<br />

Le esclusioni “oggettive” s’inseriscono,<br />

invece, nel cd. “doppio binario” processuale,<br />

riservato a quei proce<strong>di</strong>menti che abbiano<br />

ad oggetto reati considerati “ipso iure”<br />

<strong>di</strong> elevatissimo allarme sociale, e che contempla<br />

una <strong>di</strong>sciplina <strong>di</strong>fferenziata e meno<br />

garantita in materia <strong>di</strong> segretazione delle<br />

iscrizioni nel registro ex art.335 cpp, <strong>di</strong><br />

intercettazioni telefoniche, <strong>di</strong> durata delle<br />

indagini preliminari, <strong>di</strong> loro proroga, ecc.<br />

Entrambe le cause <strong>di</strong> esclusione, peraltro,<br />

suscitano qualche perplessità in or<strong>di</strong>ne<br />

alla loro compatibilità con i principi costituzionali,<br />

quanto meno sotto il profilo della<br />

razionalità che giustificherebbe le <strong>di</strong>scriminazioni<br />

introdotte, rappresentando una<br />

novità l’impe<strong>di</strong>mento dello accesso ad un<br />

rito alternativo in ragione della <strong>di</strong>chiarata<br />

pericolosità dell’imputato o della gravità<br />

del reato contestato.<br />

Mal si comprende perché l’esclusione<br />

non riguar<strong>di</strong> l’accesso al patteggiamento<br />

“tout court”, ma soltanto a quello “allargato”,<br />

dovendo valere in ogni caso la qualificazione<br />

<strong>di</strong> legittima causa <strong>di</strong> esclusione dal<br />

rito della ritenuta maggior gravità <strong>di</strong> alcuni<br />

reati, attesa la valutazione compiuta dal<br />

legislatore in astratto, cioè per categorie <strong>di</strong><br />

reati.<br />

Né l’obiezione, che proprio la maggiore<br />

entità della pena che dovrebbe essere<br />

applicata in concreto legittimerebbe la<br />

scelta legislativa, presenta pregio, trascurando<br />

la possibilità, per l’imputato per quei<br />

reati, <strong>di</strong> raggiungere – comunque sfruttando<br />

una <strong>di</strong>minuente processuale – la stessa<br />

pena che avrebbe richiesto <strong>di</strong> patteggiare,<br />

attraverso il rito abbreviato, cui coerenza<br />

imporrebbe gli venisse ugualmente impe<strong>di</strong>to<br />

<strong>di</strong> accedere.<br />

Ma ancor più irrazionale sembra la possibilità<br />

per l’imputato, la cui pericolosità<br />

sia stata certificata da una <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong><br />

delinquenza qualificata o dal riconoscimento<br />

della reci<strong>di</strong>va reiterata, <strong>di</strong> accedere<br />

comunque al patteggiamento “minore” e<br />

non a quello “allargato”, atteso che la<br />

minore entità della pena applicata in concreto<br />

non scalfisce la pregressa affermazione<br />

<strong>di</strong> tale pericolosità, che anzi viene<br />

confermata dal fatto oggettivo che comunque<br />

egli ha nuovamente violato la legge<br />

penale, commettendo un ulteriore reato,<br />

per cui chiede la applicazione della pena.<br />

Inoltre, atteso che le situazioni <strong>di</strong> delinquenza<br />

qualificata e la reci<strong>di</strong>va, per essere<br />

riconosciute, vanno previamente contestate<br />

dal pubblico ministero, si manifesta un<br />

ulteriore profilo <strong>di</strong> potenziale <strong>di</strong>sparità in<br />

<strong>di</strong>pendenza del comportamento tenuto dall’organo<br />

dell’accusa, potendo questi consentire<br />

all’imputato il futuro accesso al<br />

patteggiamento “allargato” semplicemente<br />

non contestando la reci<strong>di</strong>va, benché<br />

sussistente, senza dover nemmeno dar<br />

conto dei motivi della sua scelta.<br />

Sotto altro profilo, l’adozione <strong>di</strong> una<br />

<strong>di</strong>sciplina processuale <strong>di</strong>fferenziata per i<br />

proce<strong>di</strong>menti aventi ad oggetto i reati <strong>di</strong><br />

criminalità organizzata e <strong>di</strong> terrorismo si è<br />

sempre giustificata in ragione della sua<br />

funzionalità alla garanzia dell’effettività<br />

delle indagini e dei processi che li riguardano,<br />

alla luce del peculiare contesto in cui<br />

tali reati vengono consumati.<br />

L’esclusione del patteggiamento, seppure<br />

solo nella sua forma “allargata”, sembra<br />

invece assumere un carattere quasi<br />

“punitivo” e funzionale soltanto ad esigenze<br />

<strong>di</strong> rassicurazione della opinione pubblica<br />

(del tipo: con gli autori <strong>di</strong> certi reati lo<br />

Stato non scende a patti), tanto più che<br />

colui che è imputato <strong>di</strong> questi reati rinunzia<br />

alla celebrazione del <strong>di</strong>battimento ed<br />

11


accetta l’applicazione <strong>di</strong> una pena, anche<br />

rilevante, con conseguente risparmio <strong>di</strong><br />

energie processuali, né più né meno che<br />

ogni altro imputato, rinunziando, cioè, a<br />

molto più <strong>di</strong> quello cui deve rinunziare per<br />

raggiungere lo stesso livello <strong>di</strong> pena attraverso<br />

il giu<strong>di</strong>zio abbreviato.<br />

Ma, a parte la perplessità che la norma<br />

suscita sul piano della sua legittimità<br />

costituzionale, essa genera non pochi problemi<br />

sul piano applicativo, dovendocisi<br />

chiedere cosa accadrà quando un imputato<br />

che abbia patteggiato una prima volta una<br />

pena <strong>di</strong> tre anni, per un reato non ricompreso<br />

nel catalogo del comma 1-bis dell’art.<br />

444 c.p.p., chieda successivamente<br />

l’applicazione <strong>di</strong> un’altra pena <strong>di</strong> alcuni<br />

mesi, come aumento per la continuazione<br />

su quella precedentemente riportata, ma in<br />

relazione ad un reato che, seppur meno<br />

grave, rientra tra quelli per cui è precluso il<br />

rito nella forma “allargata”.<br />

Ed in termini altrettanto problematici si<br />

presenta il caso inverso, dove il primo patteggiamento<br />

, contenuto inevitabilmente<br />

entro i due anni, sia stato concesso per un<br />

reato <strong>di</strong> criminalità organizzata o <strong>di</strong> terrorismo,<br />

e a dover essere patteggiato in continuazione<br />

sia un reato “comune”, ponendo,<br />

in entrambi i casi, lo “sforamento” dell’entità<br />

della pena complessiva nella fascia<br />

“protetta”, un problema <strong>di</strong> ammissibilità<br />

dell’accesso al secondo patteggiamento<br />

che non si presenta <strong>di</strong> facile soluzione, evidenziando<br />

quanto poco saggio sia stato<br />

introdurre nel sistema processuale questo<br />

elemento <strong>di</strong> rigi<strong>di</strong>tà.<br />

La legge 134/03 apre effettivamente<br />

nuovi orizzonti al patteggiamento, ma a<br />

quello “minor”, determinando, l’innalzamento<br />

dei limiti e<strong>di</strong>ttali delle pene che<br />

possono essere sostituite ai sensi <strong>degli</strong><br />

artt. 53 ss. L. 689/81, ad opera dell’art. 4<br />

della novella, un inevitabile aumento delle<br />

richieste ex art. 444 c.p.p., soprattutto nei<br />

casi in cui la sanzione possa essere contenuta<br />

entro i sei mesi <strong>di</strong> pena detentiva e,<br />

dunque, sostituita con quella pecuniaria.<br />

È ragionevole attendersi un incremento<br />

delle richieste <strong>di</strong> patteggiamento per pene<br />

detentive contenute entro i limiti <strong>di</strong> accesso<br />

ai benefici previsti dall’or<strong>di</strong>namento<br />

penitenziario, e sarebbe stato opportuno,<br />

per una migliore razionalizzazione del<br />

sistema, far coincidere i reati per i quali il<br />

patteggiamento “allargato” è escluso con<br />

quelli per i quali non può essere <strong>di</strong>sposta<br />

12<br />

la sospensione dell’esecuzione ex art.<br />

656,5° co. c.p.p..<br />

Questo secondo catalogo <strong>di</strong> reati, desumibile<br />

dall’art. 4-bis dell’or<strong>di</strong>namento penitenziario,<br />

esplicitamente richiamato dall’art.<br />

656,9°co. cpp, è più ampio, con la<br />

conseguenza che, in relazione a tali reati,<br />

l’eventuale accesso al patteggiamento<br />

“allargato” non potrebbe essere assistito<br />

dall’eventuale sospensione dell’esecuzione<br />

della pena.<br />

Infine, il legislatore non ha “allargato”<br />

il patteggiamento nella fase esecutiva,<br />

essendo rimasto inalterato l’art. 188 <strong>di</strong>sp.<br />

att. c.p.p., il quale prevede che, nel caso <strong>di</strong><br />

più sentenze <strong>di</strong> patteggiamento pronunciate<br />

in proce<strong>di</strong>menti separati, il condannato<br />

ed il pubblico ministero possono chiedere<br />

al giu<strong>di</strong>ce dell’esecuzione l’applicazione<br />

del reato continuato “quando concordano<br />

sull’entità della sanzione sostitutiva o della<br />

pena, sempre che quest’ultima non superi<br />

complessivamente due anni <strong>di</strong> reclusione o<br />

<strong>di</strong> arresto, soli o congiunti a pena pecuniaria”.<br />

Non essendo chiaro se si sia trattato <strong>di</strong><br />

scelta consapevole o mera <strong>di</strong>menticanza,<br />

non essendo percepibili le ragioni della<br />

prima, atteso che l’allargamento del patteggiamento<br />

potrebbe essere, negli stessi<br />

casi, ammissibile nella fase <strong>di</strong> cognizione,<br />

s’insinua il dubbio <strong>di</strong> una sopravvenuta<br />

incompatibilità della citata <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong><br />

attuazione con i principi affermati dall’art.<br />

3 Cost.<br />

Gli incentivi non applicabili<br />

al patteggiamento “allargato”<br />

(articolo 2)<br />

Il menu <strong>degli</strong> incentivi del patteggiamento,<br />

<strong>di</strong>versi dalla <strong>di</strong>minuzione <strong>di</strong> pena, è<br />

contenuto nell’art. 445 c.p.p., cui l’art. 2<br />

della legge in esame ha apportato significative<br />

mo<strong>di</strong>fiche, quali la risistemazione e<br />

sud<strong>di</strong>visione nei nuovi commi 1 ed 1-bis<br />

del precedente comma 1, precisando, il<br />

nuovo comma 1, che i “benefits” rappresentati<br />

dall’esonero delle spese processuali<br />

e dall’applicazione <strong>di</strong> pene accessorie<br />

e <strong>di</strong> misure <strong>di</strong> sicurezza detentive conseguono<br />

solo alla sentenza che applichi una<br />

pena detentiva non superiore a due anni<br />

“soli o congiunti a pena pecuniaria”, sotto<br />

questo profilo, rimanendo tutto come in<br />

passato.<br />

L’indagato o imputato che accederà al<br />

patteggiamento “allargato” dovrà, invece,<br />

essere condannato al pagamento delle<br />

spese del proce<strong>di</strong>mento e si vedrà applicare,<br />

sussistendone i presupposti e senza<br />

necessità <strong>di</strong> accordo, pene accessorie e<br />

misure <strong>di</strong> sicurezza, dovendosi, ciò, verificare<br />

anche nel caso <strong>di</strong> una sentenza che si<br />

limiti ad applicare, su richiesta, aumenti <strong>di</strong><br />

pena detentiva per i reati “satellite” <strong>di</strong><br />

un’accertata continuazione: si pensi al<br />

caso in cui, con una prima sentenza <strong>di</strong> patteggiamento,<br />

sia stata applicata all’indagato<br />

o imputato la pena detentiva <strong>di</strong> due<br />

anni e, <strong>di</strong> conseguenza, non sia stata pronunciata<br />

la condanna al pagamento delle<br />

spese <strong>di</strong> proce<strong>di</strong>mento, né siano state<br />

applicate pene accessorie o misure <strong>di</strong> sicurezza.<br />

Se, con una seconda sentenza, si<br />

applica al medesimo imputato o indagato,<br />

per un reato in continuazione, un aumento<br />

<strong>di</strong> pena detentiva comportante il superamento<br />

del limite dei due anni, soli o congiunti<br />

a pena pecuniaria, il giu<strong>di</strong>ce, con<br />

questa seconda sentenza, dovrà condannarlo<br />

al pagamento delle spese anche del<br />

primo proce<strong>di</strong>mento e, se del caso, applicargli,<br />

anche in relazione al primo proce<strong>di</strong>mento,<br />

pene accessorie e misure <strong>di</strong> sicurezza.<br />

Le novità del comma 1 dell’art. 445<br />

c.p.p. si estendono alla confisca, affermando,<br />

la nuova <strong>di</strong>sposizione, che con la sentenza<br />

<strong>di</strong> patteggiamento va <strong>di</strong>sposta la<br />

confisca “nei casi previsti dall’art. 240<br />

c.p.”, mentre il precedente comma 1 prevedeva<br />

che con la sentenza <strong>di</strong> patteggiamento<br />

potesse essere <strong>di</strong>sposta la confisca nei<br />

soli casi previsti dall’art. 240, 2° co. c p.<br />

È venuto meno, dunque, il richiamo al<br />

secondo comma della <strong>di</strong>sposizione anzidetta,<br />

che limitava non poco le potenzialità<br />

applicative del rito negoziale: richiamare il<br />

secondo comma dell’art. 240 c.p., infatti,<br />

voleva <strong>di</strong>re dare spazio alla sola confisca<br />

obbligatoria, cioè a quella delle cose che<br />

costituiscono il prezzo del reato e <strong>di</strong> quelle,<br />

la fabbricazione, l’uso, il porto, la detenzione<br />

o l’alienazione delle quali costituisce<br />

reato.<br />

Ed era proprio questa limitazione ad<br />

indurre il legislatore a dettare, col passare<br />

del tempo, <strong>di</strong>sposizioni che derogavano<br />

alla restrizione, prevedendo espressamente<br />

la possibilità <strong>di</strong> or<strong>di</strong>nare la confisca con<br />

la sentenza <strong>di</strong> patteggiamento.<br />

Essendo venute meno le anzidette limitazioni,<br />

col richiamo dell’intero art. 240<br />

c.p., quin<strong>di</strong> anche delle ipotesi <strong>di</strong> confisca


“facoltativa” delle cose che servirono o<br />

furono destinate a commettere il reato e <strong>di</strong><br />

quelle che ne sono il profitto o il prezzo,<br />

ora può essere <strong>di</strong>sposta la confisca “facoltativa”<br />

anche se la pena detentiva patteggiata<br />

non supera i due anni.<br />

Infine, va ricordato che l’applicazione<br />

della misura <strong>di</strong> sicurezza patrimoniale,<br />

anche quando facoltativa, non può essere<br />

oggetto <strong>di</strong> trattativa ed accordo tra le parti,<br />

né quest’ultimo può essere con<strong>di</strong>zionato<br />

alla sua mancata adozione (rimessa all’esclusiva<br />

valutazione del giu<strong>di</strong>ce).<br />

L’ultima parte del precedente comma 1<br />

dell’art. 445 c.p.p. è ora confluita, senza<br />

mo<strong>di</strong>ficazioni, nel nuovo comma 1-bis, il<br />

quale prevede che la sentenza <strong>di</strong> patteggiamento,<br />

anche quando pronunciata dopo<br />

la chiusura del <strong>di</strong>battimento, non ha efficacia<br />

nei giu<strong>di</strong>zi civili o amministrativi,<br />

essendo rimasta inalterata la previsione<br />

secondo cui la sentenza <strong>di</strong> patteggiamento,<br />

salve <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> legge, è<br />

semplicemente “equiparata” ad una pronuncia<br />

<strong>di</strong> condanna, della cui natura non<br />

partecipa.<br />

È tuttora fatta salva la previsione dell’art.<br />

653 c.p.p., segnatamente del comma<br />

1-bis, secondo il quale la sentenza penale<br />

irrevocabile <strong>di</strong> condanna ha efficacia <strong>di</strong><br />

giu<strong>di</strong>cato nel giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> responsabilità<br />

<strong>di</strong>sciplinare davanti alle pubbliche autorità<br />

quanto all’accertamento della sussistenza<br />

del fatto della sua illiceità penale ed all’affermazione<br />

che l’imputato l’ha commesso.<br />

La riforma è intervenuta anche sul<br />

comma 2 dell’art. 445 cpp, contemplante la<br />

peculiare causa <strong>di</strong> estinzione del reato collegata<br />

alla condotta tenuta dall’imputato<br />

dopo la pronuncia della sentenza <strong>di</strong> patteggiamento.<br />

Il 2° comma è stato mo<strong>di</strong>ficato per precisare<br />

che l’ambito applicativo della causa<br />

estintiva concerne soltanto la sentenza <strong>di</strong><br />

patteggiamento con la quale sia stata irrogata<br />

una pena detentiva non superiore a<br />

due anni, essendo, l’intervento legislativo,<br />

finalizzato a far sì che questo peculiare<br />

beneficio non si estenda al patteggiamento<br />

“allargato”, cui, <strong>di</strong> riflesso, non si estendono<br />

le <strong>di</strong>sposizioni secondo le quali i<br />

provve<strong>di</strong>menti previsti dall’art. 445 c.p.p.<br />

non sono riportati nei certificati, generale e<br />

penale, del casellario giu<strong>di</strong>ziale e nel certificato<br />

dei carichi pendenti richiesti dall’interessato.<br />

L’estensione della revisione<br />

alla sentenza <strong>di</strong> patteggiamento<br />

(articolo 3)<br />

L’art. 3 della legge, mo<strong>di</strong>ficando il<br />

comma 1 dell’art. 629 c.p.p., estende alle<br />

sentenze <strong>di</strong> patteggiamento l’istituto della<br />

revisione, risolvendo, la novella, il contrasto<br />

esistente tra dottrina e giurisprudenza sull’estensione<br />

del rime<strong>di</strong>o straor<strong>di</strong>nario anche<br />

alle sentenze ai sensi dell’art. 444 c.p.p..<br />

La prima, infatti, è da sempre schierata<br />

per l’ammissibilità della revisione anche<br />

nel caso dell’applicazione della pena su<br />

richiesta dell’imputato, al più <strong>di</strong>stinguendo<br />

tra l’ipotesi in cui la richiesta <strong>di</strong> revisione si<br />

fon<strong>di</strong> sulla scoperta <strong>di</strong> elementi probatori<br />

ine<strong>di</strong>ti soltanto dopo la pronunzia della sentenza<br />

e quella in cui, invece, venga proposta<br />

con riguardo a fatti già conosciuti dall’imputato<br />

ed alla cui introduzione aveva<br />

rinunziato optando per il rito alternativo.<br />

La giurisprudenza – che pure aveva inizialmente<br />

considerato ammissibile la revisione<br />

delle pronunzie <strong>di</strong> patteggiamento,<br />

ancorché sulla base della loro ritenuta<br />

natura <strong>di</strong> sentenze <strong>di</strong> condanna – si è,<br />

invece, allineata sulle posizioni espresse<br />

dalle Sezioni Unite, per cui proprio in ragione<br />

della non equiparabilità della sentenza<br />

<strong>di</strong> patteggiamento ad una pronunzia <strong>di</strong><br />

condanna, non sarebbe possibile chiederne<br />

la revisione.<br />

La mo<strong>di</strong>fica apportata dall’art. 3 legge<br />

134/03 pone termine al contrasto interpretativo,<br />

rendendo ammissibile, senza alcun<br />

limite, la revisione delle sentenze pronunziate<br />

ex art. 444 c.p.p..<br />

Peraltro, l’inciso innestato nel testo del<br />

1° comma dell’art. 629 c.p.p. (“o delle sentenze<br />

emesse ai sensi dell’art. 444,<br />

2°comma”), dopo le parole “la revisione<br />

delle sentenze <strong>di</strong> condanna o dei decreti<br />

penali <strong>di</strong> condanna”, sembra assumere<br />

rilevanza ben oltre il ristretto ambito dello<br />

istituto della revisione, evidenziando, il<br />

ricorso alla particella <strong>di</strong>sgiuntiva “o” e la<br />

stessa volontà del legislatore <strong>di</strong> considerare<br />

in maniera autonoma, nell’ambito della<br />

<strong>di</strong>sposizione, le sentenze <strong>di</strong> patteggiamento,<br />

un’implicita adesione alla posizione,<br />

ormai prevalente nella giurisprudenza <strong>di</strong><br />

legittimità, secondo cui tali sentenze non<br />

sono assimilabili a quelle <strong>di</strong> condanna.<br />

Affermazione che trova conforto nell’evoluzione<br />

compiuta dal testo normativo nei<br />

<strong>di</strong>versi passaggi parlamentari, durante i<br />

quali è stata progressivamente eliminata<br />

l’originaria impostazione <strong>di</strong> attribuire efficacia<br />

nel processo civile ed amministrativo<br />

alla sentenza <strong>di</strong> patteggiamento, quanto<br />

meno con riguardo al profilo dell’accertamento<br />

del fatto e della sua attribuibilità<br />

all’imputato.<br />

Se la novella avesse presentato effettivamente<br />

questa norma sarebbe stato sempre<br />

più <strong>di</strong>fficile negare l’assimilabilità della<br />

suddetta sentenza a quella <strong>di</strong> condanna,<br />

giacché per legge lo accertamento in essa<br />

contenuto veniva considerato esaustivo in<br />

punto <strong>di</strong> sussistenza del fatto contestato e<br />

<strong>di</strong> colpevolezza dell’imputato.<br />

SONIA BOVA<br />

Il collega avv. Francesco Giordano,<br />

già Commissario <strong>di</strong> Polizia dal 1958<br />

al 1972 e poi Questore, ha pubblicato<br />

nel novembre scorso il romanzo<br />

che sarebbe riduttivo definire giallo<br />

“Delitto alla Rocca <strong>di</strong> Parè”, peraltro<br />

luogo incantevole dove qualche<br />

altro nostro collega ha la fortuna <strong>di</strong><br />

risiedere.<br />

In questo luogo, incastonato tra i<br />

colori del lago, dei monti e del<br />

cielo, ad un passo dal Para<strong>di</strong>so, è<br />

ambientato il romanzo tratto “da<br />

fatti realmente accaduti” nell’anno<br />

1966 che cattura il lettore per la<br />

fitta trama <strong>degli</strong> eventi, raccontati<br />

dal Commissario che professionalmente<br />

è stato un attore della triste<br />

vicenda umana rivissuta nel libro.<br />

Il racconto si rivela non una fredda<br />

trasposizione <strong>di</strong> fatti rivissuti in termini<br />

burocratici; ma il racconto è<br />

“colorato” <strong>di</strong> quanto necessario per<br />

farlo piacere a chi dal linguaggio<br />

investigativo non è attratto o a chi<br />

come noi per professione ne ha<br />

<strong>di</strong>mestichezza ma smessi gli abiti <strong>di</strong><br />

lavoro vuole pensare ad altro…<br />

ammesso che ciò sia possibile!<br />

“Dottore, è scomparso Zampaglione!”<br />

è l’inizio del libro… la fine<br />

scopritela voi.<br />

RENATO COGLIATI<br />

13


Tre miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> battiti<br />

Caro Cogliati,<br />

forse un anno fa, scrissi quello che trovi<br />

allegato a questa lettera. Lo so bene, non è<br />

roba da “Toga Lecchese”, ma l’avevo scritta<br />

pensando alla tua cortese domanda “Non mi<br />

dai niente da pubblicare?”. Ora, se il prodotto<br />

è quello che è, te lo mando tuttavia, almeno<br />

per <strong>di</strong>mostrare la mia buona volontà e la mia<br />

attenzione alle tue richieste.<br />

Insomma, piuttosto che buttarla via io<br />

(povera creatura, ma sempre creatura...),<br />

lascio a te <strong>di</strong> buttarla via.<br />

L’idea <strong>di</strong> questa specie <strong>di</strong> autobiografia<br />

m’è venuta quando ho calcolato che il mio<br />

cuore, ma gli altri non sono <strong>di</strong>versi, aveva battuto,<br />

da quando sono nato, più <strong>di</strong> tre miliar<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> volte, un numero che mi fa impressionare<br />

(e, aggiornando e correggendo il calcolo, mi<br />

sto avvicinando ai 3 miliar<strong>di</strong> e mezzo). Adesso<br />

comincia a essere un po’ stanco.<br />

Mi piacerebbe leggere “Toga Lecchese”,<br />

che sarebbe l’unico legame residuo (in pratica)<br />

col mondo che è stato il mio per più <strong>di</strong> 53<br />

anni. Non si può, pagando una specie <strong>di</strong><br />

abbonamento, riceverla?<br />

Non ti annoio <strong>di</strong> più. Cor<strong>di</strong>almente<br />

ARMANDO PANZERI<br />

Cominciò al solito modo, tenuto per i<br />

pie<strong>di</strong> dalla signora Rosa levatrice, con uno<br />

strillo che annunciava l’avvento della ventilazione<br />

polmonare e la mia autonomia car<strong>di</strong>ocircolatoria.<br />

Quando avevo quattro e cinque anni mio<br />

padre mi mandava a prendere il giornale<br />

all’e<strong>di</strong>cola (tale anche <strong>di</strong> forma), davanti al<br />

museo, per antonomasia, quello <strong>di</strong> Palazzo<br />

Belgioioso, opera insigne del tassidermista<br />

rag. Carlo Vercelloni (<strong>degli</strong> animali impagliati<br />

mi impressionava la silenziosa fissità). I vicini<br />

<strong>di</strong> casa ricordarono a lungo, sulla “risciulada”<br />

<strong>di</strong> Via Garibal<strong>di</strong> (così si chiamava al tempo la<br />

strada dove nacqui, poi ribattezzata - sorte<br />

maligna - via Mentana) un “Corriere della<br />

sera” <strong>di</strong>spiegato dal quale spuntavano due<br />

manine e le punte delle scarpe: tutto il resto<br />

<strong>di</strong> me <strong>di</strong>etro la grande vela latina del foglio,<br />

che ovviamente non sapevo leggere ma <strong>di</strong> cui<br />

mi incuriosivano e mi affascinavano tutti quei<br />

segni neri ben allineati.<br />

Dopo quel primo battito a testa in giù, ce<br />

ne furono tanti altri, qualcuno più forte, come<br />

ad esempio per la scoperta del sesso, <strong>di</strong> cui<br />

nessuno mi aveva mai parlato perché così<br />

usava allora. O come nel 1944 quando fuggivo<br />

dalla chiamata “ai lavori agricoli leggeri”<br />

in Germania per quelli del primo semestre<br />

1926; fuggivo in bicicletta con un cugino<br />

prete verso Varenna, quando fummo fermati<br />

da un autocarro <strong>di</strong> “repubblichini” a mitra<br />

puntati perché - <strong>di</strong>ssero - qualcuno gli aveva<br />

sparato poco prima.<br />

Io avevo la carta d’identità falsificata con<br />

la scolorina che aveva fatto un alone intorno<br />

14<br />

al “7” che aveva sostituito il “6”. Ma l’aspetto<br />

certamente non bellicoso <strong>di</strong> un prete e <strong>di</strong><br />

un ragazzotto su biciclette da donna tranquillizzò<br />

i militi e noi potemmo proseguire il<br />

nostro viaggio attraversando il lago su una<br />

barchetta a remi con le biciclette coricate <strong>di</strong><br />

traverso e debordanti. In<strong>di</strong>, il percorso della<br />

Valmenaggio fino a Porlezza, e infine a<br />

Tavordo, dove c’era il Collegio Arcivescovile<br />

S. Ambrogio, che era la nostra meta. Un’oasi<br />

<strong>di</strong> pace specie in quell’estate <strong>di</strong> guerra, sicché<br />

il collegio ospitava soltanto alcuni sacerdoti<br />

e una mezza dozzina <strong>di</strong> ragazzi, ovviamente<br />

più giovani <strong>di</strong> me.<br />

Ma dopo qualche settimana, l’oasi <strong>di</strong><br />

pace fu requisito dalla X MAS, e io <strong>di</strong>e<strong>di</strong><br />

lezioni <strong>di</strong> italiano e matematica a un militare<br />

che si preparava per non so quale esame<br />

(cosa facessero lì quelli della X Mas non lo so<br />

proprio, salvo che fosse per una specie <strong>di</strong><br />

vacanza; venne in visita l’attore Osvaldo<br />

Valenti, in <strong>di</strong>visa anche lui, e una notte ci vennero<br />

ad<strong>di</strong>rittura i partigiani, che portarono via<br />

senza colpo ferire quel poco <strong>di</strong> armi e vettovaglie<br />

che i soldati avevano: fu una cosa<br />

molto tranquilla, io lo seppi il mattino dopo, e<br />

ripensandoci m’è venuto il sospetto che la<br />

incursione fosse in qualche modo combinata).<br />

Sta <strong>di</strong> fatto che il Collegio Arcivescovile<br />

<strong>di</strong> Tavordo per me non era più né un’oasi <strong>di</strong><br />

pace né un rifugio sicuro sicché convenne<br />

riprendere la strada <strong>di</strong> <strong>Lecco</strong> per uno scampo<br />

meno avventuroso: quale sia stato in verità,<br />

non sto a <strong>di</strong>re.<br />

Arrivato il 25 aprile, e entrati in <strong>Lecco</strong> gli<br />

Americani, accolti da una gran follaesultante,<br />

per me si presentava il problema dell’Università.<br />

L’anno prima mi ero iscritto a giurisprudenza<br />

alla Cattolica, ma <strong>di</strong> frequentare non se<br />

ne parlava nemmeno. I pochissimi treni erano<br />

composti <strong>di</strong> carri bestiame, ed erano presi<br />

d’assalto mentre erano ancora in movimento<br />

verso la stazione. Spora<strong>di</strong>che lezioni, esami<br />

pochissimi. Per concludere nel quadriennio,<br />

decidemmo in famiglia che dovevo restare<br />

fisso a Milano, e così verso la fine del 1947,<br />

insieme a un amico che tentava me<strong>di</strong>cina,<br />

presi una camera in Via Fratelli Bronzetti<br />

(famiglia Aprile): portavamo da casa cibi cotti<br />

e riso che lessavamo <strong>di</strong> nascosto su un fornelletto<br />

elettrico con spirale incandescente a<br />

vista, scolatura nel water tra pentoletta e<br />

coperchio; qualche volta un pasto in trattoria.<br />

Fu così che a novembre 1948 mi laureai<br />

con una tesi sulle attenuanti generiche, centoventi<br />

pagine dattiloscritte senza una ribattitura<br />

da mia sorella Amelia.<br />

Anche quella fu una occasione <strong>di</strong> gran<br />

batticuore, come lo furono nel 1951/52 (gli<br />

scritti, e poi gli orali) gli esami <strong>di</strong> procuratore<br />

legale. Nel frattempo avevo fatto pratica<br />

negli stu<strong>di</strong> dell’avv. Vincenzo Condò e dell’avv.<br />

Franco Calvetti: due Maestri cui devo<br />

molto del poco che feci come professionista.<br />

Dall’avv. Calvetti (che aveva stu<strong>di</strong>o in via<br />

Cavour assieme all’avv. Gianni Discacciati e<br />

al dott. Ugo Merlini commercialista) vedevo<br />

una ragazzetta sveglia coi capelli scuri che<br />

teneva la contabilità per i clienti del dott.<br />

Merlini. Non lo capii subito, ma quella era la<br />

donna della mia vita, e mi <strong>di</strong>ede tanti tuffi al<br />

cuore, tante tachicar<strong>di</strong>e, prima e dopo il<br />

matrimonio, perché nel 1958 ci sposammo, e<br />

mi sta accanto ancora adesso con inesauribili<br />

tesori d’amore. Sia benedetta.<br />

Misi su stu<strong>di</strong>o molto presto, col dott.<br />

Alessandro Rusconi commercialista e poi<br />

anche Sindaco <strong>di</strong> <strong>Lecco</strong>, al n. 1 <strong>di</strong> via Cavour<br />

con targa in strada “DOTT. ARMANDO PAN-<br />

ZERI PROCURATORE LEGALE”.<br />

Nei primi tempi, per la verità, lavoro ce<br />

n’era poco e la seconda parte del pomeriggio<br />

era de<strong>di</strong>cata al tresette a scarto (“secondo le<br />

regole <strong>di</strong> Ghitarella”) al Caffè Colonne, col<br />

Pretore Monetti, i Cancellieri Caputo e<br />

Zuppardo, e il padre dell’avv. Giorgio Tonetti<br />

che era usciere alla sede della Banca d’Italia<br />

in Piazza Garibal<strong>di</strong>.<br />

Col passare <strong>degli</strong> anni il lavoro aumentò,<br />

ma continuai a ringraziare il cielo ogni volta<br />

che dalla porta entrava un nuovo cliente.<br />

Sussulti <strong>di</strong> cuore ne ebbi molti ancora, perché<br />

nei primi anni facevo molto penale e il <strong>di</strong>battimento<br />

mi emozionava sempre. Di penale ne<br />

feci molto anche come vice Pretore onorario<br />

(per 27 anni e mezzo); ma, e non posso <strong>di</strong>re<br />

che fu una mia scelta, mi ritrovai via via a<br />

essere sempre più un civilista (il penale lo<br />

abbandonai definitivamente quando cambiò il<br />

co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> procedura).<br />

Nemmeno a fare il civilista cessarono i<br />

sussulti del cuore perché insieme a quella<br />

poca scienza che mi andavo procurando e a<br />

una innata serietà (che forse fu qualche volta<br />

male interpretata) ci misi sempre la partecipazione<br />

affettiva e la cura della forma, attento<br />

però a non confondere il mio contributo<br />

professionale con le soggettive convinzioni<br />

del cliente.<br />

Ho sempre fermamente creduto che il<br />

primo dogma dell’etica professionale sia l’assoluta<br />

fedeltà al cliente (fino al punto <strong>di</strong> congedarlo<br />

quando fosse necessario a salvaguar<strong>di</strong>a<br />

della mia onestà mentale e morale) evitando<br />

però con altrettanto rigore <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare<br />

un semplice, ottuso, o cinico, strumento meccanico.<br />

E così, da uomo senza qualità (tante<br />

scuse a Musil) ho dato volta a cinquantatrè<br />

anni <strong>di</strong> avvocatura, e - questa volta per mia<br />

me<strong>di</strong>tata decisione - ho cessato l’attività professionale.<br />

Mi piacerebbe, dopo tre miliar<strong>di</strong> e più <strong>di</strong><br />

battiti del mio cuore, poter ripetere per me la<br />

frase con cui S. Paolo riassume la sua vita:<br />

“Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato<br />

la mia corsa, ho conservato la fede”.


Circolare per i praticanti avvocati<br />

Regolamento della pratica forense (D.P.R. 10.04.1990 n. 101)<br />

In applicazione del provve<strong>di</strong>mento normativo<br />

<strong>di</strong> cui all’oggetto ed ai fini dello svolgimento<br />

della pratica forense, all’atto dell’iscrizione<br />

viene <strong>di</strong>stribuito ai praticanti avvocati un<br />

libretto <strong>di</strong> pratica professionale.<br />

Tale libretto è <strong>di</strong>viso per perio<strong>di</strong> semestrali<br />

<strong>di</strong> pratica, ed ogni semestre comprende le<br />

seguenti sezioni:<br />

- U<strong>di</strong>enze: dovranno esserne in<strong>di</strong>cate almeno<br />

venti e non più <strong>di</strong> tre per ogni giorno, precisando<br />

l’Ufficio giu<strong>di</strong>ziario, il nome del<br />

Giu<strong>di</strong>ce, il numero <strong>di</strong> R.G. e le parti. Dovrà<br />

inoltre essere specificata l’attività svolta nell’u<strong>di</strong>enza<br />

(e non l’incombente per cui viene<br />

<strong>di</strong>sposto il rinvio ad altra data); non sono<br />

considerate valide le u<strong>di</strong>enze in cui è stato<br />

<strong>di</strong>sposto un mero rinvio della causa; potranno<br />

essere annotate tutte le u<strong>di</strong>enze avanti<br />

qualsivoglia organo giuris<strong>di</strong>zionale (ivi comprese<br />

le Commissioni Tributarie);<br />

- Atti giu<strong>di</strong>ziali o attività stragiu<strong>di</strong>ziali: dovranno<br />

essere riportati almeno <strong>di</strong>eci atti, precisando<br />

l’oggetto della causa o dell’attività a<br />

cui lo stesso inerisce e il tipo <strong>di</strong> atto giu<strong>di</strong>ziale<br />

o stragiu<strong>di</strong>ziale redatto dal praticante; a<br />

<strong>di</strong>fferenza della parte riservata alle u<strong>di</strong>enze,<br />

non è necessario in<strong>di</strong>care i nomi delle parti<br />

in causa.<br />

- Questione giuri<strong>di</strong>ca: dovrà essere trattata<br />

illustrando brevemente il fatto preso in<br />

esame e le problematiche giuri<strong>di</strong>che sottese<br />

alla fattispecie, con possibili riferimenti alla<br />

giurisprudenza in materia.<br />

(Tale esercizio potrà essere d’aiuto al praticante<br />

anche in vista della redazione delle<br />

prove d’esame, quin<strong>di</strong> si consiglia <strong>di</strong> scriverlo<br />

<strong>di</strong> proprio pugno, cercando <strong>di</strong> renderlo leggibile<br />

anche per quanto riguarda la grafia, che<br />

risulterà in quella sede non meno importante<br />

dei contenuti).<br />

Il libretto, compilato e completato con la<br />

certificazione <strong>di</strong> veri<strong>di</strong>cità delle sue risultanze<br />

da parte dell’avvocato, presso lo stu<strong>di</strong>o del<br />

quale è svolta la pratica, dovrà poi essere<br />

depositato presso il Consiglio al termine <strong>di</strong><br />

ogni semestre.<br />

Il Consiglio ha la facoltà, che si riserva <strong>di</strong><br />

esercitare in sede <strong>di</strong> verifica semestrale, <strong>di</strong><br />

procedere con ogni mezzo all’accertamento<br />

della veri<strong>di</strong>cità <strong>di</strong> quanto risultante dal libretto,<br />

per cui preme far osservare la responsabilità<br />

per attestazioni non veritiere, sia del praticante<br />

che dell’avvocato, il quale abbia rilasciato<br />

l’attestazione <strong>di</strong> cui al precedente capoverso.<br />

Compiuta la verifica e gli eventuali accertamenti,<br />

il Consiglio restituirà il libretto, dopo<br />

avervi apposto il proprio visto.<br />

Per opportuno controllo dell’esercizio<br />

della pratica professionale, la certificazione<br />

della partecipazione all’u<strong>di</strong>enza richiederà<br />

due formalità:<br />

a) la regolare tenuta del libretto con l’in<strong>di</strong>cazione<br />

delle u<strong>di</strong>enze cui il praticante ha partecipato;<br />

b) l’in<strong>di</strong>cazione, nel verbale dell’u<strong>di</strong>enza, della<br />

partecipazione del praticante unitamente<br />

all’in<strong>di</strong>cazione del nominativo del dominus<br />

o del sostituto <strong>di</strong> questi; la produzione, in<br />

allegato al libretto, <strong>di</strong> copia semplice del<br />

relativo verbale è richiesta solo per le<br />

u<strong>di</strong>enze effettuate fuori dal circondario del<br />

Tribunale. L’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> effettuerà verifiche a<br />

campione circa la corrispondenza tra quanto<br />

risultante dal libretto e quanto risultante<br />

dai verbali <strong>di</strong> u<strong>di</strong>enza. Tale controllo non<br />

verrà effettuato qualora si alleghi al libretto<br />

fotocopia semplice del verbale <strong>di</strong> u<strong>di</strong>enza o<br />

venga apposto sullo stesso libretto un visto<br />

attestante la presenza all’u<strong>di</strong>enza da parte<br />

<strong>di</strong> un Consigliere.<br />

Al termine del primo anno <strong>di</strong> pratica il praticante<br />

avvocato dovrà depositare, in allegato<br />

al libretto, una separata relazione che illustri<br />

le attività prevalenti svolte e le questioni,<br />

anche <strong>di</strong> natura deontologica, affrontate nel<br />

relativo periodo.<br />

Di concerto con gli altri Or<strong>di</strong>ni della<br />

Lombar<strong>di</strong>a, il nostro Consiglio dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> ha<br />

fatto proprio l’intento volto ad un controllo<br />

effettivo e più rigoroso dello svolgimento della<br />

pratica forense. A tal fine, al compimento del<br />

primo e del secondo anno <strong>di</strong> pratica, il praticante<br />

verrà convocato dal Consiglio dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong><br />

per un colloquio atto a verificare l’effettività<br />

e la proficuità della pratica svolta.<br />

Nel caso in tale sede emergessero dubbi<br />

sull’effettività o sulla proficuità della pratica<br />

certificata, il praticante, unitamente al proprio<br />

dominus, verranno convocati avanti al Consiglio<br />

dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong>, per un ulteriore colloquio.<br />

Al termine del periodo <strong>di</strong> due anni dall’iscrizione<br />

nel Registro dei Praticanti, dopo il<br />

predetto colloquio, il Praticante potrà richiedere<br />

il certificato <strong>di</strong> compiuta pratica, che verrà<br />

rilasciato dall’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong>, la cui territorialità determinerà<br />

la Corte d’Appello ove dovrà essere<br />

sostenuto l’esame <strong>di</strong> Stato per l’accesso alla<br />

professione <strong>di</strong> avvocato.<br />

I praticanti avvocati i quali, una volta abilitati<br />

all’esercizio del patrocinio, intendano<br />

svolgere o continuare a svolgere la pratica al<br />

<strong>di</strong> fuori dello stu<strong>di</strong>o dell’avvocato, dovranno:<br />

a) comunicare al Consiglio tale loro intenzione;<br />

b) tenere e compilare come sopra il libretto,<br />

omessa la certificazione dell’avvocato, ed<br />

esibirlo al Consiglio al termine <strong>di</strong> ogni<br />

semestre;<br />

c) trattare almeno 25 nuovi proce<strong>di</strong>menti<br />

all’anno, <strong>di</strong> cui o almeno 5 proce<strong>di</strong>menti<br />

penali quali <strong>di</strong>fensori <strong>di</strong> fiducia o almeno 5<br />

cause civili <strong>di</strong> cognizione.<br />

In tal caso si ricorda che questo Consiglio<br />

raccomanda al praticante avvocato <strong>di</strong> prestare<br />

attenzione nella scelta e nella tipologia della<br />

carta intestata e della targa che segnala lo<br />

stu<strong>di</strong>o professionale. Si ricorda in particolare<br />

che i termini e i caratteri <strong>di</strong> stampa utilizzati<br />

non devono ingenerare confusione nel pubblico<br />

rispetto alla effettiva qualifica del professionista,<br />

nè il praticante potrà utilizzare la<br />

denominazione <strong>di</strong> “Stu<strong>di</strong>o legale”, riservata al<br />

professionista iscritto all’Albo Professionale. Il<br />

Consiglio dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> è <strong>di</strong>sponibile ad esaminare<br />

e chiarire eventuali dubbi in merito.<br />

Il Consiglio, inoltre, ha deliberato <strong>di</strong> aderire<br />

all’in<strong>di</strong>rizzo della sentenza della Corte <strong>di</strong><br />

Cassazione a sezioni unite n. 13863 del<br />

4/7/1991, non permettendo che l’esercizio<br />

della pratica professionale possa essere esercitato<br />

al <strong>di</strong> fuori della circondario del Tribunale.<br />

(Tale sentenza, nel prendere in esame un<br />

ricorso avverso il <strong>di</strong>niego all’iscrizione <strong>di</strong> un<br />

praticante avvocato che intendeva svolgere la<br />

pratica presso un avvocato avente stu<strong>di</strong>o nel<br />

circondario <strong>di</strong> altro Tribunale, ha affermato il<br />

principio che la pratica professionale può<br />

essere esercitata solo nel medesimo mandamento<br />

del Tribunale presso cui il praticante<br />

risulti iscritto, onde permettere un effettivo<br />

controllo sullo svolgimento della pratica).<br />

Quin<strong>di</strong> sarà consentita l’iscrizione nel Registro<br />

dei praticanti avvocati esclusivamente a coloro<br />

che abbiano a svolgere la pratica professionale<br />

nello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> un avvocato iscritto presso<br />

l’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> <strong>Avvocati</strong> <strong>di</strong> <strong>Lecco</strong> e avente stu<strong>di</strong>o nel<br />

circondario del medesimo Tribunale. A tal fine<br />

verranno effettuati colloqui <strong>di</strong> controllo, uno<br />

alla scadenza del primo anno <strong>di</strong> pratica e<br />

prima del rilascio dell’abilitazione, e l’altro<br />

alla scadenza del secondo anno e prima del<br />

rilascio del certificato <strong>di</strong> compiuta pratica.<br />

Il Consiglio, con riferimento ai colloqui <strong>di</strong><br />

controllo sulla effettività e <strong>di</strong>ligenza della pratica<br />

forense, ha deliberato che, in caso <strong>di</strong><br />

esito negativo del colloquio precedente la certificazione<br />

<strong>di</strong> compiuta pratica, potrà riservarsi<br />

la facoltà <strong>di</strong> denegare il rilascio del certificato<br />

stesso. Quando l’esito negativo riguar<strong>di</strong> il colloquio<br />

al termine del primo anno, verrà inviato<br />

al praticante e al suo dominus un avvertimento<br />

scritto, con l’invito ad una maggiore <strong>di</strong>ligenza.<br />

Restano salve <strong>di</strong>verse e più gravi sanzioni<br />

ove si accertasse la non veri<strong>di</strong>cità circa la<br />

<strong>di</strong>chiarazione sull’attività svolta.<br />

Per ogni ulteriore chiarimento il sottoscritto<br />

e il consigliere Scurria sono a Vostra <strong>di</strong>sposizione.<br />

<strong>Lecco</strong>, 12 <strong>di</strong>cembre 2003<br />

Il Presidente<br />

MARCO ROSSI<br />

15


Piccolo memorandum<br />

per il “migliore dei mon<strong>di</strong> forensi possibili”<br />

16<br />

“Niente è umiliante<br />

se alla base c’è il rispetto”<br />

PREAMBOLO<br />

L’idea <strong>di</strong> questo “breve ma intenso”<br />

memorandum è nata dagli incontri<br />

e <strong>di</strong>scussioni attorno al tavolo <strong>di</strong><br />

un bar tra alcuni giovani praticanti<br />

avvocati, pieni <strong>di</strong> speranze, entusiasmo<br />

e voglia <strong>di</strong> cambiare il mondo<br />

attraverso la propria professione e i<br />

propri sogni.<br />

Giovani praticanti che, usciti dal<br />

mondo dell’Università, si sono trovati<br />

catapultati in una realtà all’inizio<br />

incomprensibile e spesso non corrispondente<br />

ai sogni cullati durante il<br />

periodo universitario.<br />

Alcuni <strong>di</strong> noi si sono sentiti persi e<br />

hanno deciso <strong>di</strong> mollare….altri continuano<br />

ad esercitare la professione<br />

come automi e senza più passioni….altri<br />

ancora si trovano a svolgere<br />

mansioni meramente impiegatizie<br />

e non è dato loro conoscere il vero<br />

significato della professione.<br />

Ebbene, questo vademecum è<br />

in<strong>di</strong>rizzato soprattutto ai praticanti<br />

(ma anche agli avvocati), che in fondo<br />

sognano ancora, nel loro piccolo, <strong>di</strong><br />

sentire viva dentro sé la consapevolezza<br />

<strong>di</strong> esercitare una professione<br />

che è arte, <strong>di</strong>alettica e soprattutto<br />

strumento <strong>di</strong> affermazione <strong>di</strong> valori<br />

umani.<br />

Abbiamo, quin<strong>di</strong>, pensato ai giovani<br />

neo laureati smarriti che per la<br />

prima volta si trovano a confrontarsi<br />

con uffici, cancellerie, voluminosi<br />

fascicoli da consultare, i quali, magari,<br />

travolti da scadenze e atti da re<strong>di</strong>gere,<br />

<strong>di</strong>menticano la bellezza della<br />

professione che hanno scelto.<br />

Ai praticanti che già esercitano,<br />

da più o meno tempo, forse senza più<br />

coscienza <strong>di</strong> farlo per passione, ma<br />

solamente come mero impiego lavorativo;<br />

speriamo che leggendo questo<br />

memorandum ricor<strong>di</strong>no che stanno<br />

costruendo, passo dopo passo, un<br />

percorso che, seppur faticoso, sarà<br />

poi costellato <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazioni per sé<br />

e per gli altri.<br />

E infine abbiano redatto il presente<br />

memorandum nella speranza che<br />

possa essere letto anche dai Domini,<br />

<strong>di</strong>mentichi talvolta delle <strong>di</strong>fficoltà<br />

attraversate e dei problemi incontrati<br />

durante la pratica professionale: il loro<br />

lavoro e il loro comportamento deve<br />

essere riflesso e trasparenza <strong>di</strong> professionalità<br />

e umanità tali da trasmettere<br />

ai praticanti la passione e l’orgoglio<br />

<strong>di</strong> appartenere al mondo legale.<br />

Da ultimo, ci auguriamo che i problemi<br />

e le <strong>di</strong>fficoltà, nei quali ciascuno,<br />

come è naturale, si imbatterà, non<br />

siano fonte <strong>di</strong> vergogna e <strong>di</strong> chiusura,<br />

ma siano, invece, motivo <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione<br />

per maturare come singoli e per<br />

creare complicità e solidarietà all’interno<br />

della categoria del praticante.<br />

ANPA – Sez. <strong>di</strong> <strong>Lecco</strong><br />

(Associazione nazionale<br />

praticanti e avvocati)<br />

Dott. Raffaele Cherchi<br />

Dott. Lorenzo Della Bella<br />

Dott.ssa Chiara Scavelli<br />

Dott. Stefano Sironi<br />

“ ….ogni slancio è cieco<br />

fino a quando non è sapere,<br />

ed ogni sapere è vano<br />

fino a quando non è lavoro,<br />

e ogni lavoro è vuoto<br />

tranne fuorché quando è amore...”<br />

K. Gibran<br />

Scopo principale della pratica forense<br />

è imparare la professione con la<br />

de<strong>di</strong>zione e la passione propria dell’esercizio<br />

<strong>di</strong> un’arte.<br />

* * *<br />

L’attività professionale del praticante<br />

si svolge alle <strong>di</strong>pendenze <strong>di</strong> un dominus,<br />

il quale è colui che ha il dovere<br />

<strong>di</strong> rispettarlo come persona e come<br />

professionista.<br />

Compito del dominus è <strong>di</strong> istruire<br />

adeguatamente il praticante, <strong>di</strong> sottoporre<br />

alla sua attenzione una<br />

gamma completa e variegata <strong>di</strong> atti e<br />

problematiche giuri<strong>di</strong>che, <strong>di</strong> consentirgli<br />

la regolare partecipazione alle<br />

u<strong>di</strong>enze e <strong>di</strong> fornirgli gli strumenti e i<br />

mezzi necessari per espletare tali<br />

compiti in un ambiente professionalmente<br />

e umanamente idoneo.<br />

* * *<br />

Compito del praticante avvocato è <strong>di</strong><br />

comprendere che la professione che<br />

intende svolgere è complessa e delicata<br />

e deve essere improntata ai principi<br />

<strong>di</strong> onestà, correttezza e professionalità,<br />

consci che comportamenti scorretti<br />

possono essere fonte <strong>di</strong> generalizzazioni<br />

negative per la categoria.<br />

* * *


Apprendere tale professione seriamente<br />

significa de<strong>di</strong>care ad essa<br />

tempo, sforzi, e de<strong>di</strong>zione.<br />

E’ proprio durante il periodo <strong>di</strong> pratica<br />

professionale che il praticante<br />

avvocato fonda le basi della propria<br />

preparazione che non può essere<br />

sommaria e sbrigativa.<br />

Ricor<strong>di</strong>amoci che saremo chiamati<br />

professionisti.<br />

* * *<br />

Doveri principali del praticante sono:<br />

puntualità, efficienza, <strong>di</strong>sponibilità,<br />

aggiornamento, rispetto<br />

<strong>di</strong> sé stessi, rispetto del cliente,<br />

rispetto dei colleghi, rispetto del<br />

dominus, rispetto delle regole.<br />

Imperativi morali sono: il rispettare e<br />

il farsi rispettare, la coscienza del<br />

giusto professionale e del giusto<br />

comune, il rispetto dei propri colleghi<br />

e l’essere sempre in cre<strong>di</strong>to <strong>di</strong> favori.<br />

* * *<br />

Ogni praticante avvocato dovrebbe<br />

impegnarsi quoti<strong>di</strong>anamente affinché<br />

la professione non <strong>di</strong>venti una sterile<br />

catena <strong>di</strong> montaggio <strong>di</strong> pratiche e atti<br />

tese ad un mero guadagno economico,<br />

ricordando che <strong>di</strong>etro ogni foglio<br />

esiste una storia, uomini con problemi<br />

e preoccupazioni che confidano<br />

nella nostra professionalità, serietà,<br />

impegno e correttezza<br />

* * *<br />

E’ fondamentale la creazione <strong>di</strong> una<br />

coscienza comune, <strong>di</strong> una voglia <strong>di</strong><br />

comunità, <strong>di</strong> un desiderio <strong>di</strong> con<strong>di</strong>vi-<br />

sione <strong>di</strong> fatiche che è più facile<br />

affrontare come categoria, <strong>di</strong> un’identificazione<br />

in problemi comuni<br />

che, tra persone che vivono la medesima<br />

esperienza professionale, possono<br />

essere compresi e meglio superati.<br />

Spirito <strong>di</strong> iniziativa e <strong>di</strong> proposizione<br />

del singolo sono fondamentali per la<br />

crescita dell’interno del gruppo.<br />

Isolarsi nella singola identità del proprio<br />

stu<strong>di</strong>o professionale impe<strong>di</strong>sce il<br />

confronto costruttivo con le realtà circostanti,<br />

limita i propri orizzonti e<br />

impe<strong>di</strong>sce la crescita del singolo così<br />

come del gruppo.<br />

Entriamo a far parte <strong>di</strong> uno status e<br />

quin<strong>di</strong> ricor<strong>di</strong>amoci che verso <strong>di</strong> esso<br />

abbiamo dei doveri ben precisi.<br />

* * *<br />

Il comportamento del praticante deve<br />

essere caratterizzato anche da umiltà<br />

nell’appren<strong>di</strong>mento: ciò significa<br />

svolgere le attività assegnate dal<br />

dominus, ma solo se relative al proprio<br />

lavoro, e non in contrasto con la<br />

propria crescita e la propria <strong>di</strong>gnità<br />

umana e professionale.<br />

Essere consapevoli significa capire<br />

se ciò che si sta facendo è produttivo<br />

per noi stessi e che coscienza significa<br />

soprattutto non assecondare<br />

richieste che ci possono degradare<br />

come categoria o come essere<br />

umano.<br />

L’umiliante non consiste solo in quello<br />

che si fa ma anche nel modo in cui<br />

si viene trattati.<br />

* * *<br />

Ogni praticante ha <strong>di</strong>ritto ad un’equa<br />

retribuzione per l’attività professionale<br />

svolta, che non dovrebbe consistere<br />

in un mero emolumento simbolico,<br />

ma dovrebbe essere proporzionale<br />

all’apporto lavorativo dato all’interno<br />

dello stu<strong>di</strong>o professionale, tenuto<br />

conto della <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> una persona<br />

che vuole de<strong>di</strong>care alla professione<br />

tempo e passione ma non può permettersi,<br />

nel frattempo, altre fonti <strong>di</strong><br />

red<strong>di</strong>to.<br />

* * *<br />

Ricor<strong>di</strong>amo che svolgere mansioni<br />

solo e meramente impiegatizie non<br />

rientra tra le competenze del praticante<br />

avvocato.<br />

* * *<br />

Il rapporto <strong>di</strong>alettico praticante –<br />

dominus, se improntato ai suddetti<br />

principi, è motivo <strong>di</strong> arricchimento e<br />

<strong>di</strong> crescita per il mondo forense e non<br />

solo: da un lato il praticante con i<br />

propri ideali, utopie e la voglia <strong>di</strong><br />

apprendere, dall’altro il dominus con<br />

la propria correttezza e professionalità,<br />

fondata sull’esperienza e sulle<br />

problematiche da lui già, a suo<br />

tempo, affrontate e superate.<br />

* * *<br />

Forza e coraggio, cre<strong>di</strong> in te stesso e<br />

nel tuo lavoro, non lasciare nulla <strong>di</strong><br />

intentato, tutto ciò che arriverà te lo<br />

sarai creato e <strong>di</strong> questo tu un giorno<br />

sarai fiero.<br />

17


Regolamento della pratica forense approvato<br />

da tutti gli Or<strong>di</strong>ni del <strong>di</strong>stretto dell’Emilia Romagna<br />

Quale spunto <strong>di</strong> ulteriore riflessione e<br />

rielaborazione riteniamo utile pubblicare il<br />

Regolamento per la pratica forense adottato<br />

dagli Or<strong>di</strong>ni del <strong>di</strong>stretto dell’Emilia<br />

Romagna.<br />

ARTICOLO 1<br />

Il praticante che intenda iscriversi deve presentare,<br />

oltre ai documenti richiesti dall’art.<br />

1 del R.D. 22 gennaio 1934 n. 37, apposita<br />

<strong>di</strong>chiarazione scritta nella quale sia espressamente<br />

specificato se :<br />

- svolge attività lavorativa;<br />

- svolge pratica per 1’iscrizione ad altri or<strong>di</strong>ni<br />

professionali;<br />

- frequenta corsi post-universitari;<br />

- effettua servizio militare o civile;<br />

- svolge qualsiasi altra attività retribuita a<br />

carattere continuativo.<br />

In relazione alle predette attività il praticante<br />

è tenuto ad in<strong>di</strong>care le modalità in cui le<br />

stesse vengono svolte, nonché a comunicare<br />

tutte le variazioni relative alle stesse che<br />

intervengano nel corso della pratica.<br />

ARTICOLO 2<br />

Alla domanda del praticante dovrà essere<br />

allegata una <strong>di</strong>chiarazione dell’avvocato<br />

presso cui questo svolgerà la pratica in cui<br />

lo stesso, sotto la propria personale responsabilità,<br />

dovrà:<br />

- in<strong>di</strong>care il numero e il nome <strong>di</strong> eventuali<br />

altri praticanti;<br />

- in<strong>di</strong>care la sistemazione all’interno dello<br />

Stu<strong>di</strong>o;<br />

- attestare la frequenza allo Stu<strong>di</strong>o (così<br />

come <strong>di</strong>chiarata dal praticante );<br />

- garantire l’uso delle attrezzature dello<br />

Stu<strong>di</strong>o e l’esame delle pratiche (previo eventuale<br />

periodo <strong>di</strong> prova non superiore a tre<br />

mesi);<br />

- escludere espressamente lo svolgimento<br />

da parte del praticante <strong>di</strong> mansioni <strong>di</strong> mera<br />

segreteria.<br />

L’avvocato, per poter accogliere un praticante<br />

presso il proprio Stu<strong>di</strong>o, deve essere<br />

iscritto all’Albo <strong>degli</strong> avvocati con un’anzianità<br />

superiore agli anni due.<br />

Per ogni avvocato è consentito avere un<br />

massimo <strong>di</strong> due praticanti, salva motivata<br />

deroga concessa da parte del Consiglio<br />

dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> su circostanziata istanza del<br />

medesimo avvocato.<br />

18<br />

ARTICOLO 3<br />

Il praticante deve annotare sul libretto della<br />

pratica l’attività svolta <strong>di</strong> semestre in semestre,<br />

per la durata <strong>di</strong> due anni decorrenti<br />

dalla data della delibera d’iscrizione nel<br />

registro dei praticanti.<br />

La frequenza dello Stu<strong>di</strong>o può essere sostituita,<br />

per un periodo non superiore ad un anno,<br />

dalla frequenza <strong>di</strong> uno dei corsi post-universitari<br />

previsti dall’art. 18 del R.D.L. 27 novembre<br />

1933, n. 1578, convertito con mo<strong>di</strong>fiche dalla<br />

legge 22 gennaio 1934, n. 36 e <strong>di</strong>sciplinati a<br />

norma dell’art. 2 del D.P.R. 10 aprile 1990, n.<br />

101. A tali corsi il Consiglio potrà equipararne<br />

altri, organizzati e tenuti anche all’estero, previa<br />

valutazione della loro specifica capacità<br />

formativa in ragione della loro struttura, del<br />

programma, dell’in<strong>di</strong>rizzo teorico-pratico e<br />

della qualità dei soggetti organizzatori.<br />

Il <strong>di</strong>ploma <strong>di</strong> specializzazione, conseguito<br />

presso le scuole <strong>di</strong> specializzazione per le<br />

professioni legali <strong>di</strong> cui all’art. 16 del decreto<br />

legislativo 17 novembre 1997, n. 398, e<br />

successive mo<strong>di</strong>ficazioni, è valutato, ai fini<br />

del compimento del periodo <strong>di</strong> pratica, per il<br />

periodo <strong>di</strong> un anno, secondo i criteri <strong>di</strong> cui<br />

alla delibera 28 settembre 2002 del<br />

Consiglio Nazionale Forense. In ogni caso, la<br />

domanda <strong>di</strong> iscrizione al Registro speciale<br />

dei praticanti <strong>di</strong> cui all’art. 17 R.D.L.<br />

27/11/1933 n. 1578 non ha effetti retroattivi,<br />

conformemente a quanto deliberato da<br />

questo Consiglio con delibera 28/10/2002.<br />

ARTICOLO 4<br />

Il libretto va compilato con tre tipi <strong>di</strong> annotazioni:<br />

le u<strong>di</strong>enze cui il praticante ha assistito;<br />

gli atti giu<strong>di</strong>ziali e stragiu<strong>di</strong>ziali alla cui<br />

redazione il praticante ha partecipato, nel<br />

numero minimo <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci; le questioni giuri<strong>di</strong>che<br />

<strong>di</strong> maggior interesse alla cui trattazione<br />

il praticante ha assistito o collaborato nel<br />

numero minimo <strong>di</strong> due.<br />

ARTICOLO 5<br />

Le u<strong>di</strong>enze devono essere almeno venti in<br />

ogni semestre, con esclusione <strong>di</strong> quelle <strong>di</strong><br />

mero rinvio. Sono <strong>di</strong> mero rinvio le u<strong>di</strong>enze<br />

nelle quali non vi è stata alcuna attività<br />

<strong>di</strong>fensiva (ad esempio, quelle <strong>di</strong> assegnazione<br />

a sentenza se non c’è stata la <strong>di</strong>scussione<br />

orale della causa).<br />

Nello stesso giorno è consentito partecipare<br />

a non più <strong>di</strong> tre u<strong>di</strong>enze.<br />

La presenza del praticante all’u<strong>di</strong>enza deve<br />

risultare da annotazione sul libretto della<br />

pratica, previamente vi<strong>di</strong>mato dal Presidente<br />

del Consiglio dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> o da un suo delegato.<br />

A tal fine dovrà essere in<strong>di</strong>cato, per ciascuna<br />

u<strong>di</strong>enza, la data, il numero <strong>di</strong> ruolo, il<br />

nome delle parti, l’autorità giu<strong>di</strong>ziaria, una<br />

succinta descrizione dell’attività svolta, nonché<br />

la firma del giu<strong>di</strong>ce ovvero del coa<strong>di</strong>utore<br />

presente in u<strong>di</strong>enza. Il libretto dovrà essere<br />

sottoscritto dal praticante e dal professionista<br />

presso il quale la pratica è svolta.<br />

Della partecipazione all’u<strong>di</strong>enza del praticante<br />

potrà essere dato atto nel verbale d’u<strong>di</strong>enza.<br />

Qualora le u<strong>di</strong>enze in<strong>di</strong>cate si svolgano nei<br />

perio<strong>di</strong> in cui il praticante risulta impegnato<br />

in attività comunicate ai sensi dell’art. 1, il<br />

praticante, alla presentazione del libretto<br />

per la vi<strong>di</strong>mazione semestrale, dovrà allegare<br />

documentazione scritta dei titoli in base<br />

ai quali ha potuto astenersi dall’impegno<br />

extra praticantato.<br />

ARTICOLO 6<br />

Gli atti, giu<strong>di</strong>ziali e stragiu<strong>di</strong>ziali, devono<br />

essere in<strong>di</strong>cati specificamente (ad esempio:<br />

atto <strong>di</strong> citazione, atto <strong>di</strong> precetto, transazione,<br />

contratto, etc.) con l’enunciazione del loro<br />

oggetto (ad esempio: pagamento somma,<br />

risarcimento danno, compraven<strong>di</strong>ta, etc.).<br />

Al Consiglio dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong>, a sua <strong>di</strong>screzione e<br />

secondo i criteri che riterrà opportuni, è<br />

riservata la facoltà <strong>di</strong> richiedere ai praticanti<br />

<strong>di</strong> produrre copie, debitamente censurate<br />

nel rispetto del segreto professionale, <strong>degli</strong><br />

atti che il praticante ha in<strong>di</strong>cato nel libretto.<br />

ARTICOLO 7<br />

Delle questioni giuri<strong>di</strong>che trattate deve<br />

essere esposto, seppur succintamente, il<br />

tema.<br />

ARTICOLO 8<br />

Il libretto, con tutte le annotazioni <strong>di</strong> cui<br />

sopra e con l’attestazione del professionista<br />

presso il cui Stu<strong>di</strong>o la pratica si è svolta in<br />

or<strong>di</strong>ne alla loro veri<strong>di</strong>cità, deve essere presentato<br />

presso la segreteria dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> a<br />

scadenze semestrali. Le annotazioni devono<br />

riguardare esclusivamente il semestre <strong>di</strong><br />

riferimento ed avere per oggetto esclusivamente<br />

le cause e le questioni trattate dallo<br />

Stu<strong>di</strong>o presso il quale si è svolta la pratica.


La presentazione del libretto presso la<br />

segreteria dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> deve avvenire, a pena<br />

<strong>di</strong> decadenza, entro sessanta giorni dalla<br />

fine del relativo semestre. Il calcolo dei<br />

semestri va fatto secondo il calendario<br />

comune, con i criteri dettati dagli ultimi due<br />

capoversi dell’art. 2963 del co<strong>di</strong>ce civile a<br />

partire dalla data <strong>di</strong> prima iscrizione nel<br />

registro dei praticanti.<br />

ARTICOLO 9<br />

Al termine <strong>di</strong> entrambi gli anni <strong>di</strong> pratica<br />

deve essere presentata, contestualmente al<br />

libretto, un’ampia relazione illustrativa delle<br />

attività svolte nell’anno, anche se già in<strong>di</strong>cate<br />

nel libretto, compresi i problemi <strong>di</strong> natura<br />

deontologica eventualmente trattati nello<br />

stesso periodo.<br />

È facoltà del Consiglio dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> effettuare<br />

colloqui, anche programmati, con i praticanti,<br />

da svolgersi al termine <strong>di</strong> uno o più dei<br />

semestri <strong>di</strong> pratica, secondo i criteri che<br />

riterrà più opportuni, al fine <strong>di</strong> verificare l’effettività<br />

della pratica svolta.<br />

ARTICOLO 10<br />

La Scuola Forense organizzata dal Consiglio<br />

dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> è utile integrazione della pratica<br />

e la frequenza alla stessa è raccomandata.<br />

La partecipazione del praticante alle singole<br />

lezioni è atte stata me<strong>di</strong>ante la raccolta<br />

delle firme dei presenti.<br />

ARTICOLO 11<br />

Qualora il praticante abbandoni lo Stu<strong>di</strong>o del<br />

professionista presso il quale ha iniziato la<br />

pratica per trasferirsi in altro Stu<strong>di</strong>o, deve<br />

darne imme<strong>di</strong>ata comunicazione scritta al<br />

Consiglio dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> con allegata <strong>di</strong>chiarazione<br />

dell’avvocato che accetta il praticante con<br />

le stesse modalità <strong>di</strong> cui all’art. 2. L’eventuale<br />

pratica effettuata nel nuovo Stu<strong>di</strong>o prima <strong>di</strong><br />

tale comunicazione non sarà riconosciuta ai<br />

fini del certificato <strong>di</strong> eseguita pratica.<br />

Nel caso in cui il praticante abbandoni lo<br />

Stu<strong>di</strong>o, ovvero non vi svolga attività per un<br />

periodo continuativo superiore ai trenta giorni,<br />

il professionista presso il quale la pratica<br />

è svolta è tenuto a darne tempestiva comunicazione<br />

scritta al Consiglio dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong>.<br />

Su domanda (in cui devono essere in<strong>di</strong>cate<br />

le modalità concrete <strong>di</strong> svolgimento della<br />

pratica stessa) e previa autorizzazione del<br />

Consiglio dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong>, il praticante potrà<br />

integrare la pratica seguendo anche l’attività<br />

<strong>di</strong> un altro Stu<strong>di</strong>o. Il Consiglio dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong>,<br />

in sede <strong>di</strong> autorizzazione, può deliberare<br />

anche in merito alle modalità in cui dovrà<br />

essere svolta la pratica integrata al fine <strong>di</strong><br />

essere ritenuta valida.<br />

È fatto salvo, in ogni caso, il limite massimo<br />

<strong>di</strong> due professionisti per ogni praticante,<br />

salva la motivata deroga <strong>di</strong> cui all’ultimo<br />

comma dell’art. 2.<br />

In caso <strong>di</strong> integrazione della pratica, entrambi<br />

i professionisti saranno tenuti alla firma<br />

del libretto.<br />

ARTICOLO 12<br />

In caso <strong>di</strong> mancata, ovvero tar<strong>di</strong>va presentazione<br />

del libretto, così come in caso <strong>di</strong> mancata<br />

approvazione del medesimo, il praticante<br />

non potrà usufruire del semestre ai fini<br />

del conseguimento del certificato <strong>di</strong> compiuta<br />

pratica. Lo stesso effetto conseguirà alla<br />

mancata, ovvero tar<strong>di</strong>va, presentazione della<br />

relazione al termine <strong>di</strong> entrambi gli anni <strong>di</strong><br />

pratica.<br />

In caso <strong>di</strong> mancata approvazione della relazione<br />

annuale tempestivamente presentata,<br />

il praticante potrà presentare una nuova<br />

relazione entro 15 giorni dalla comunicazione<br />

che gli verrà data. L’approvazione <strong>di</strong> tale<br />

nuova relazione avrà effetti ex tunc.<br />

Il Consiglio, nei casi <strong>di</strong> comprovata impossibilità<br />

<strong>di</strong> provvedere a tali adempimenti potrà<br />

concedere deroghe e proroghe speciali.<br />

ARTICOLO 13<br />

A tutti gli adempimenti <strong>di</strong> cui agli articoli 1,<br />

3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10 e 11 sono tenuti anche i<br />

praticanti i quali, ai sensi dell’art. 8 del<br />

D.P.R. n. 101/1990, svolgono la pratica al <strong>di</strong><br />

fuori dello Stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> un avvocato; essi debbono<br />

inoltre autocertificare, al termine dell’anno<br />

<strong>di</strong> tirocinio in proprio, almeno 25<br />

nuovi proce<strong>di</strong>menti trattati nell’anno medesimo<br />

ai sensi dell’art. 8 lett. c) del D.P.R.<br />

citato. La mancanza <strong>di</strong> tale autocertificazione,<br />

ovvero l’insufficiente numero dei nuovi<br />

proce<strong>di</strong>menti, comporteranno l’inefficacia<br />

dell’intero anno ai fini del rilascio del certificato<br />

<strong>di</strong> eseguita pratica.<br />

ARTICOLO 14<br />

Ai sensi dell’art. 4 comma 3 del D.P.R. 10<br />

aprile 1990 n. 101, il Consiglio dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong><br />

vigila sull’effettivo svolgimento della pratica.<br />

A tal fine potrà, a sua <strong>di</strong>screzione e salvi<br />

altri controlli, eseguire le opportune verifiche<br />

presso le Cancellerie, nonché convocare<br />

ed interrogare il praticante ed il professionista<br />

( o i professionisti) presso il cui Stu<strong>di</strong>o la<br />

pratica è svolta, allo scopo <strong>di</strong> vagliare l’idoneità<br />

e l’adeguatezza della pratica svolta.<br />

ARTICOLO 15<br />

La pratica può essere svolta parzialmente<br />

all’estero, frequentando lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> un avvocato<br />

straniero o <strong>di</strong> un avvocato italiano che<br />

abbia uno stu<strong>di</strong>o all’estero, a patto che la<br />

stessa sia limitata a non più <strong>di</strong> due semestri,<br />

escluso comunque l’ultimo, e che sia previamente<br />

autorizzata dal Consiglio dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong>.<br />

A tal fine il praticante dovrà presentare una<br />

dettagliata richiesta <strong>di</strong> autorizzazione a cui<br />

dovrà essere allegata anche la <strong>di</strong>chiarazione<br />

dell’avvocato presso il cui Stu<strong>di</strong>o sarà accolto.<br />

Il Consiglio dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong>, esaminata la<br />

domanda e se del caso sentito il richiedente,<br />

autorizza la pratica in<strong>di</strong>cando le modalità<br />

concrete in cui la stessa dovrà essere svolta.<br />

Al termine del periodo autorizzato il praticante<br />

dovrà presentare una dettagliata relazione<br />

dell’attività svolta nello Stu<strong>di</strong>o legale<br />

controfirmata dal professionista presso il<br />

quale la pratica è svolta.<br />

Qualora le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> esercizio della pratica<br />

siano ritenute non sod<strong>di</strong>sfacenti, il<br />

Consiglio può non autorizzare la pratica<br />

all’estero, o, qualora non vengano rispettate<br />

le modalità in<strong>di</strong>cate, non convalidare il<br />

periodo precedentemente autorizzato.<br />

ARTICOLO 16<br />

L’accertamento della non veri<strong>di</strong>cità delle<br />

annotazioni trascritte nel libretto, o in altre<br />

atte stazioni rilasciate in relazione allo svolgimento<br />

della pratica, potrà comportare conseguenze<br />

<strong>di</strong>sciplinari a carico del praticante<br />

e del professionista presso il quale la pratica<br />

è svolta.<br />

In particolare, il professionista è impegnato<br />

moralmente, in omaggio ai principi <strong>di</strong> lealtà<br />

e correttezza, a seguire il praticante per contribuire<br />

alla sua formazione professionale e<br />

deontologica e a verificare e confermare la<br />

veri<strong>di</strong>cità delle relazioni e del libretto.<br />

ARTICOLO 17<br />

Il praticante non abilitato al patrocinio sarà<br />

cancellato d’ufficio dal Registro speciale dei<br />

praticanti una volta conseguito il certificato<br />

<strong>di</strong> compiuta pratica, mentre il praticante abilitato<br />

potrà conservare l’iscrizione per tutto<br />

il periodo <strong>di</strong> vigenza dell’abilitazione e sarà<br />

cancellato d’ufficio allo scadere dell’abilitazione<br />

previa relativa comunicazione da inviare<br />

a mezzo lettera raccomandata a.r.<br />

ARTICOLO 18<br />

Questo Regolamento entrerà in vigore a<br />

decorrere dal 11/11/2003.<br />

Al fine <strong>di</strong> dare allo stesso adeguata pubblicità<br />

esso sarà affisso alla bacheca della<br />

sede dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> ed inviato a tutti gli iscritti<br />

all’Albo e a tutti i praticanti già iscritti nel<br />

Registro. Questi ultimi dovranno uniformarsi<br />

al presente regolamento e, se del caso, produrre<br />

la documentazione integrativa necessaria,<br />

entro il termine <strong>di</strong> giorni 60 giorni<br />

dalla sua entrata in vigore, limitandosi, i<br />

praticanti al secondo anno <strong>di</strong> pratica, alla<br />

documentazione relativa allo stesso.<br />

Gli avvocati che, al momento <strong>di</strong> entrata in<br />

vigore del presente regolamento, hanno già<br />

ammesso a frequentare il proprio stu<strong>di</strong>o più<br />

<strong>di</strong> due praticanti possono continuare a seguire<br />

gli stessi fino al compimento della pratica.<br />

19


Giurisprudenza Lecchese<br />

20<br />

TRIBUNALE DI LECCO<br />

Sentenza del 5.11.2001 n. 475<br />

Giu<strong>di</strong>ce dott. Spera<br />

ACCERTAMENTO DIRITTO DI<br />

PROPRIETA’ - USUCAPIONE<br />

POSSESSO - COMPOSSESSO E<br />

CONDETENZIONE - GODIMEN-<br />

TO DEL BENE DA PARTE DEI<br />

SINGOLI POSSESSORI - ESTEN-<br />

SIONE DEL POSSESSO OLTRE I<br />

LIMITI DEL POTERE DEL SIN-<br />

GOLO COMPOSSESSORE - CON-<br />

DIZIONI<br />

MOTIVI DELLA DECISIONE<br />

Come emerge dalla stessa prospettazione<br />

<strong>di</strong> parte attrice nonché dall’atto<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>visione prodotto sub 4, titolare del<br />

<strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> proprietà dei terreni eri il<br />

padre dell’attore, ***. Su tali terreni è<br />

stata poi costruita una casa che, secondo<br />

parte attrice, era <strong>di</strong> esclusiva proprietà<br />

della madre dell’attore, ***.<br />

In <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> atto scritto, necessario<br />

ex art. 1350 n. c.c. per la costituzione<br />

del <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> superficie, la proprietà<br />

della casa <strong>di</strong>stinta da quella del terreno<br />

può derivare soltanto da un <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong><br />

natura personale, che trova la sua fonte<br />

in un contatto atipico con effetti meramente<br />

obbligatori e non soggetto a rigori<br />

<strong>di</strong> forma né <strong>di</strong> pubblicità (v. la recentissima<br />

Cass. n. 7300 del 29/05/01; in<br />

termini Cass. n. 1392 dell’11/2/98 e<br />

Cass. Sezz. un. n. 3351 del 2/6/84).<br />

Nel caso <strong>di</strong> specie può effettivamente<br />

ritenersi che tra il padre dell’attore, proprietario<br />

dei terreni, e la madre dell’attore<br />

medesimo sia effettivamente intervenuto<br />

un accordo <strong>di</strong> tale natura. Ciò, in<br />

particolare, può ricavarsi dal fatto che,<br />

con il testamento 16/10/79, la madre<br />

dell’attore, deceduta nel 1981, lasciava<br />

la casa al figlio ***; e dal fatto che negli<br />

anni successivi né il padre né le sorelle<br />

dell’attore abbiano mai impugnato tale<br />

<strong>di</strong>sposizione testamentaria.<br />

Ritenuto per tali ragioni che la proprietà<br />

della casa fosse esclusivamente<br />

della madre dell’attore, e poiché con il<br />

citato testamento la proprietà <strong>di</strong> tale<br />

casa venne lasciata al figlio, deve pertanto<br />

concludersi che la proprietà <strong>di</strong><br />

tale immobile spetti ormai effettivamente<br />

all’attore medesimo.<br />

Diverse considerazioni vanno fatte<br />

con riferimento al terreno. Esso era <strong>di</strong><br />

proprietà del padre dell’attore, come<br />

emerge dalla stessa prospettazione <strong>di</strong><br />

parte attrice nonché dall’atto <strong>di</strong> <strong>di</strong>visione<br />

prodotto sub 4.<br />

Poiché è stato accertato sulla base<br />

delle testimonianze che, fino alla morte<br />

dei genitori dell’attore, l’immobile<br />

oggetto <strong>di</strong> causa è stato utilizzato congiuntamente<br />

da essi e dall’attore medesimo,<br />

si tratta <strong>di</strong> accertare se quest’ultimo,<br />

e/o la madre prima <strong>di</strong> lui, abbiano<br />

acquisito per usucapione la proprietà o<br />

la comproprietà del terreno.<br />

A tale questione deve, peraltro, essere<br />

data risposta negativa: a fronte, infatti,<br />

del fatto che la convivenza nell’ambito<br />

<strong>di</strong> un unico modello familiare deve,<br />

quantomeno, far presumere l’inesistenza<br />

<strong>di</strong> un possesso esclusivo da parte <strong>di</strong><br />

qualcuno dei conviventi (v., sul punto,<br />

Trib. Voghera n. 170 del 12/7/88 e Trib.<br />

Salerno del 9/10/80), è mancata la<br />

prova – ed anzi dalle risultanze delle<br />

prove orali sembra emergere, al contrario,<br />

che tutta la famiglia abbia vissuto<br />

pacificamente nel medesimo immobile<br />

– che l’attore, e la madre prima <strong>di</strong> lui,<br />

abbiano realizzato atti incompatibili con<br />

il possesso del padre dell’attore, proprietario<br />

dei terreni.<br />

Il caso è per certi versi analogo a<br />

quello dell’esercizio congiunto del possesso<br />

da parte dei comproprietari, regolato<br />

dal 2° comma dell’art. 1102, laddove<br />

prevede che “Il partecipante [alla<br />

comunione] non può estendere il suo<br />

<strong>di</strong>ritto sulla cosa comune in danno <strong>degli</strong><br />

altri partecipanti, se non compie atti<br />

idonei a mutare il titolo del suo<br />

possesso”. Ciò, in altre parole, come<br />

ritenuto dalla giurisprudenza, che “La<br />

<strong>di</strong>sposizione dell’art. 1102, comma 2°,<br />

c.c. (...) impe<strong>di</strong>sce al compossessore che<br />

abbia utilizzato la cosa comune oltre i<br />

limiti della propria quota non solo l’usucapione<br />

ma anche la tutela possessoria<br />

del potere <strong>di</strong> fatto esercitato fino a<br />

quanto questo non si rilevi incompatibile<br />

con l’altrui possesso” (v. Cass. n.<br />

12231 del 25/11/95). Ed ancora, “Il<br />

partecipante alla comunione può usucapire<br />

l’altrui quota in<strong>di</strong>visa del bene<br />

comune senza necessità <strong>di</strong> interversio<br />

possessionis, ma attraverso l’estensione<br />

del possesso medesimo in termini <strong>di</strong><br />

esclusività. A tal fine si richiede, tuttavia,<br />

che tale mutamento del titolo si<br />

concreti in atti integranti un comportamento<br />

durevole, tali da evidenziare un<br />

possesso esclusivo ed animo domini<br />

della cosa incompatibili con il permanere<br />

del compossesso altrui sulla stessa e<br />

non soltanto in atti <strong>di</strong> gestione della<br />

cosa comune consentiti al singolo compartecipante<br />

o anche atti familiarmente<br />

tollerati dagli altri (art. 1141 c.c.) o<br />

ancora atti che, comportando solo il<br />

sod<strong>di</strong>sfacimento <strong>di</strong> obblighi o erogazioni<br />

<strong>di</strong> spese per il miglior go<strong>di</strong>mento della<br />

cosa comune, non possano dar luogo a<br />

una estensione del potere <strong>di</strong> fatto sulla<br />

cosa nella sfera <strong>di</strong> altro compossessore”<br />

(v. Cass. 10294 del 23/10/90).<br />

Consegue da quanto testé esposto<br />

che – poiché non è stato <strong>di</strong>mostrato, e<br />

neppure allegato, che durante la vita dei<br />

genitori dell’attore, siano stati, dalla<br />

madre (che, anzi, nel proprio testamento<br />

neppure <strong>di</strong>spone dei terreni) prima e<br />

dall’attore stesso poi, posti in essere atti<br />

incompatibili con il possesso del padre –<br />

deve escludersi che, durante la vita <strong>di</strong><br />

questi, sia stata usucapita la proprietà<br />

dei terreni. Tali conclusioni non sono<br />

contraddette dal fatto che i testi hanno<br />

riferito che l’attore sosteneva le spese <strong>di</strong><br />

manutenzione <strong>degli</strong> immobili. Va considerato,<br />

infatti, che il testamento della<br />

madre prevedeva l’obbligo per l’attore<br />

<strong>di</strong> provvedere al mantenimento dei<br />

genitori, obbligo che – deve ritenersi –<br />

comprendeva anche il pagamento delle<br />

spese inerenti gli immobili da lui abitati.<br />

L’usucapione dei terreni non può,<br />

infine, ritenersi perfezionata successivamente<br />

alla morte del padre dell’attore,<br />

nei confronti dei coere<strong>di</strong>, dato che<br />

questo evento si è verificato soltanto<br />

nel 1997.<br />

In definitiva, mentre può essere<br />

accertata la proprietà esclusiva dell’attore<br />

della casa oggetto <strong>di</strong> causa, la proprietà<br />

dei terreni deve ritenersi sussistere<br />

in capo a tutti gli ere<strong>di</strong> del padre<br />

delle parti, secondo le regole della successione<br />

legittima. Ai sensi dell’art. 566<br />

c.c., pertanto, l’attore deve ritenersi<br />

proprietario dei terreni oggetto <strong>di</strong><br />

causa per la sola quota <strong>di</strong> 1/3.<br />

Omissis<br />

A CURA DI STEFANO CALVETTI


Associazione Stampa Forense – A.STA.F.<br />

Congresso annuale 7 febbraio <strong>2004</strong><br />

Cari amici,<br />

Da Latina in poi l’ASTAF ha rappresentato<br />

una continuità <strong>di</strong> azione coerente nel contesto<br />

delle problematiche che coinvolgono<br />

l’Avvocatura sul piano professionale e<br />

politico percorrendo la via della collaborazione<br />

con le strutture istituzionali ed<br />

associazionali.<br />

Nel novembre del 2001 a Napoli ebbi a<br />

sostenere che la nostra azione si era svolta<br />

su tre fronti:<br />

1) Consolidamento dei rapporti con i<br />

<strong>di</strong>rettori delle riviste forensi aderenti<br />

all’ASTAF per renderne più significativo<br />

il ruolo.<br />

2) Rafforzamento dei rapporti con le istituzioni<br />

forensi (C.N.F., O.U.A. e CASSA<br />

<strong>di</strong> PREVIDENZA), con le Associazioni<br />

dell’ Avvocatura più rappresentative<br />

(A.N.F., U.I.F., A.I.G.A., CAMERE PENA-<br />

LI E CIVILI) nonché con la Magistratura<br />

(A.N.M. e C.S.M.).<br />

3) Mantenere vivo il <strong>di</strong>alogo con i giornalisti<br />

della carta stampata e ra<strong>di</strong>o-televisivi<br />

per rendere sempre più sostanziale<br />

quell’ideale percorso iniziato a<br />

Latina nell’ottobre del 1998.<br />

Nel biennio 2002-2003 l’attività del<br />

Consiglio Direttivo e del Collegio dei<br />

Probiviri è andata oltre i tre settori <strong>di</strong><br />

intervento richiamati ed ha posto altri<br />

paletti <strong>di</strong> crescita, un nuovo terreno <strong>di</strong><br />

confronto: l’Europa.<br />

L’esperienza vissuta a Bruxelles da una<br />

delegazione ASTAF, su invito della<br />

Commissione Giustizia del Parlamento<br />

Europeo, ha determinato una riflessione<br />

<strong>di</strong> fondo concernente l’esigenza <strong>di</strong><br />

approfon<strong>di</strong>re quanto accade in altri paesi<br />

europei: se esiste una stampa giuri<strong>di</strong>coforense;<br />

se è vivo, come in Italia, un rapporto<br />

conflittuale tra Avvocatura,<br />

Giustizia, Politica e Comunicazione<br />

me<strong>di</strong>atica.<br />

Il nostro impegno è stato costante, <strong>di</strong><br />

sacrificio ma sod<strong>di</strong>sfacente.<br />

Sul fronte interno:<br />

1) Sono state programmate numerose<br />

iniziative:<br />

a) Abbiamo ottenuto l’autorizzazione a<br />

pubblicare il “Notiziario ASTAF” che<br />

ha cadenza bimestrale e dovrà<br />

costituire un cordone ombelicale<br />

con le riviste associate, nonché con<br />

gli Or<strong>di</strong>ni Forensi, le Associazioni,<br />

l’OUA, il C.N.F. e la Cassa.<br />

b) Abbiamo nominato tre commissioni:<br />

Revisione statuto, Coor<strong>di</strong>namento<br />

riviste, finanze, tutte in funzione.<br />

c) Revisione dello statuto. la<br />

Commissione sta stu<strong>di</strong>ando alcune<br />

variazioni per rendere lo strumento<br />

più moderno anche in considerazione<br />

dell’evolversi della funzione<br />

associativa. Il lavoro non è ancora<br />

ultimato ma il prossimo Consiglio<br />

potrà certamente esaminare le proposte<br />

e portarle all’esame della<br />

assemblea straor<strong>di</strong>naria per la loro<br />

approvazione definitiva.<br />

d) Coor<strong>di</strong>namento riviste. In questo<br />

biennio è stata valutata positivamente<br />

l’idea <strong>di</strong> costituire un coor<strong>di</strong>namento<br />

regionale, laddove l’impegno<br />

giornalistico è più massiccio,<br />

oppure inter-regionale laddove logisticamente<br />

è più favorevole questa<br />

soluzione, al fine <strong>di</strong> rendere operativo<br />

il raccordo tra i <strong>di</strong>rettori delle<br />

riviste. Allo stato abbiamo costituito<br />

due coor<strong>di</strong>namenti: nelle Regioni<br />

Puglia e Campania.<br />

Prossimo appuntamento: Sicilia e<br />

Calabria.<br />

e) Settore finanziario. Le nostre risorse<br />

sono soltanto le quote <strong>di</strong> adesione.<br />

Se avessimo dovuto impostare la<br />

nostra attività su questa unica entrata,<br />

certamente non avremmo potuto<br />

intraprendere alcuna iniziativa e non<br />

avremmo potuto conquistare quella<br />

visibilità che oggi ci inorgoglisce. Ci<br />

siamo mossi. Sul piano più generale<br />

abbiamo sensibilizzato, con la preziosa<br />

collaborazione del Presidente del<br />

Collegio dei Probiviri Marcello<br />

Colloca, il Presidente della Cassa<br />

Maurizio de Tilla il quale sta stu<strong>di</strong>ando<br />

alcune forme <strong>di</strong> sponsorizzazione<br />

per l’ASTAF che potrebbero darci<br />

ossigeno sufficiente. Inoltre abbiamo<br />

risolto il problema della sede, in<br />

quanto, in accoglimento <strong>di</strong> una<br />

nostra istanza, la Cassa ha riconosciuto<br />

alla nostra Associazione la<br />

funzioni <strong>di</strong> “custo<strong>di</strong>” della stampa<br />

giuri<strong>di</strong>co-forense e <strong>di</strong> conseguenza<br />

ha <strong>di</strong>sposto l’assegnazione <strong>di</strong> alcuni<br />

locali con la nostra targhetta ASTAF<br />

dotati <strong>di</strong> un computer e <strong>di</strong> un telefono,<br />

dove potremo operare in modo<br />

più concreto: siamo in attesa della<br />

definizione dell’iter burocratico che<br />

consenta alla Cassa <strong>di</strong> consentire<br />

l’utilizzo <strong>di</strong> detti locali. Da ricordare<br />

la simpatia concreta con la quale gli<br />

Or<strong>di</strong>ni ospitano le nostre iniziative,<br />

facendosi carico delle spese organizzative,<br />

e della Cassa che è sempre a<br />

noi vicino con contributi <strong>di</strong> sostegno.<br />

Abbiamo gettato il seme e per il<br />

prossimo biennio è possibile che<br />

anche il C.N.F. e l’O.U.A. siano <strong>di</strong><br />

sostegno.<br />

f) Sito internet. Come è a vostra<br />

conoscenza, abbiamo allestito,<br />

anche se con sacrificio economico,<br />

un sito internet, www.astaf.net, che<br />

sta riscuotendo interesse come si<br />

desume dall’utilizzo giornaliero del<br />

sito in continua crescita. Ancora una<br />

volta prego i <strong>di</strong>rettori <strong>di</strong> quelle riviste<br />

che abbiano un collegamento in<br />

rete <strong>di</strong> comunicare gli estremi del<br />

sito e la e-mail <strong>di</strong> competenza alla<br />

signora Anna Raccuja per aprire il<br />

relativo link e dar modo, quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong><br />

utilizzare in pieno la conoscenza<br />

21


della rivista e dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> od associazione<br />

<strong>di</strong> riferimento. Questo<br />

avviene già per numerose riviste e<br />

sarebbe utile che avvenga per tutte<br />

le testate. I componenti del<br />

Consiglio e del Collegio dei Probiviri<br />

sono dotati, inoltre, <strong>di</strong> casella postale<br />

per cui è possibile corrispondere<br />

con chiunque <strong>di</strong> noi per notizie, chiarimenti,<br />

suggerimenti. Tuttavia sono<br />

dolente rappresentare che il mancato<br />

versamento della quota da parte<br />

<strong>di</strong> alcuni soci su richiesta del segretario<br />

Marcello Pacifico, quota che<br />

comprende anche la tariffa per il<br />

mantenimento del sito, ha determinato<br />

la esclusione, certamente<br />

momentanea, per quanti si sono resi<br />

inadempienti: in effetti il costo del<br />

sito è sud<strong>di</strong>viso pro quota, per cui<br />

l’inadempienza comporta l’oscuramento<br />

da parte del gestore, per<br />

mancata corresponsione dell’importo<br />

convenuto.<br />

g) Adesioni. Continuiamo a crescere.<br />

Al 31 <strong>di</strong>cembre abbiamo confermato<br />

il numero <strong>di</strong> quaranta, tenuto<br />

conto che alcune testate hanno cessato<br />

la pubblicazione ed altre sono<br />

subentrate. Naturalmente il rinnovato<br />

Consiglio dovrà deliberare per<br />

il prossimo biennio sul mancato versamento<br />

delle quote da parte <strong>di</strong><br />

alcune testate ed ovviamente sugli<br />

effetti <strong>di</strong> detta inadempienza.<br />

Questa la cronaca <strong>di</strong> una attività che non<br />

ha risparmiato nessuno <strong>di</strong> noi, impegnati<br />

a non tralasciare alcuna iniziativa mirata<br />

al potenziamento della Associazione. Il<br />

nostro intento è <strong>di</strong> arrivare a concepire<br />

una soluzione organizzativa che favorisca<br />

la possibilità <strong>di</strong> attuare un <strong>di</strong>alogo imme<strong>di</strong>ato<br />

con i <strong>di</strong>rettori o loro delegati, fornendo<br />

notizie e spunti giornalistici da utilizzare<br />

nel proprio territorio <strong>di</strong> competenza.<br />

Gli strumenti potranno essere in tempi<br />

me<strong>di</strong> il Notiziario ASTAF ed in tempi brevi<br />

il sito internet se avremo la fortuna <strong>di</strong><br />

potenziare economicamente questo modo<br />

<strong>di</strong> comunicazione. Il sistema internet è<br />

costoso e certamente con le nostre sole<br />

poche risorse non siamo in grado oggi <strong>di</strong><br />

22<br />

fare un salto <strong>di</strong> qualità. Ma la nostra perseveranza<br />

è tale che prima o poi riusciremo<br />

a trovare una soluzione che ci permetta<br />

<strong>di</strong> guardare oltre con fiducia. A tal fine<br />

il nostro scopo deve essere quello <strong>di</strong><br />

ricercare costantemente una maggiore<br />

considerazione da parte delle Istituzioni<br />

dell’Avvocatura e delle Associazioni più<br />

rappresentative. Noi siamo un organismo<br />

<strong>di</strong> servizio nell’interesse dell’Avvocatura<br />

in particolare e dei citta<strong>di</strong>ni in modo più<br />

generale. Abbiamo dato prova delle<br />

nostre capacità <strong>di</strong> relazionarci con l’esterno,<br />

soprattutto con il mondo della<br />

Politica, della Magistratura e del<br />

Giornalismo. Abbiamo dato prova <strong>di</strong> avere<br />

idee mirate alla scoperta <strong>di</strong> mo<strong>di</strong> nuovi <strong>di</strong><br />

comunicazione e <strong>di</strong> avere la concretezza<br />

per realizzarle: in or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> tempo, l’attuazione<br />

a Bologna <strong>di</strong> una idea, che sembrava<br />

impossibile porre in essere per le<br />

<strong>di</strong>fficoltà oggettive <strong>di</strong> natura economica<br />

ed organizzativa, ha eliminato ogni dubbio<br />

ed ogni incertezza sulla nostra capacità<br />

<strong>di</strong> portare a termine iniziative complesse.<br />

La nostra Associazione ha raggiunto,<br />

inoltre, una cre<strong>di</strong>bilità fondata<br />

sull’equilibrio e sul consenso, nel momento<br />

in cui riusciamo a far <strong>di</strong>scutere intorno<br />

ad un tavolo i responsabili <strong>di</strong> varie categorie<br />

professionali e politiche, ed in particolare<br />

della Magistratura, avvenimento<br />

che ormai si ripete da qualche anno.<br />

Questo stato <strong>di</strong> servizio deve convincere i<br />

nostri interlocutori a sostenerci ed a fornire<br />

all’ASTAF soluzioni tecniche ed economiche<br />

per poter programmare ulteriori<br />

iniziative <strong>di</strong> servizio nell’interesse generale.<br />

Noi siamo convinti della utilità che<br />

rappresentiamo con le nostre riviste e le<br />

nostre idee per l’avvocato, il citta<strong>di</strong>no, il<br />

magistrato, il giornalista. Siamo altresì<br />

consapevoli che la funzione dell’avvocato-giornalista<br />

si va sviluppando giorno per<br />

giorno, che l’esigenza <strong>di</strong> ricercare nuove<br />

forme <strong>di</strong> comunicazione richiede maggiore<br />

professionalità: il contributo dell’avvocato<br />

impegnato nel giornalismo non costituisce<br />

oggi solo ed esclusivamente un<br />

hobby ma significa un momento <strong>di</strong> crescita<br />

sul piano della formazione e della<br />

esperienza. Tutto ciò per evidenziare<br />

come sarebbe utile per l’Avvocatura che<br />

anche il C.N.F., sempre attento ai momenti<br />

evolutivi, valutasse l’opportunità <strong>di</strong><br />

riconoscere all’ ASTAF un piccolo spazio,<br />

come ha già fatto la Cassa <strong>di</strong> Previdenza<br />

ed allo stato sta facendo l’O.U.A..<br />

Sul fronte esterno :<br />

Anche su questo piano l’attività<br />

dell’ASTAF è stata intensa. Normalmente<br />

siamo invitati a partecipare, e naturalmente<br />

siamo presenti nei limiti delle nostre<br />

possibilità, ad incontri territoriali indetti<br />

dal C.N.F., O.U.A., Cassa ed Associazioni<br />

più rappresentative. Siamo stati altresì<br />

presenti negli appuntamenti più significativi<br />

a livello nazionale con una piena visibilità<br />

e portando il nostro umile contributo:<br />

all’Ottava Conferenza Nazionale della<br />

Cassa <strong>di</strong> Previdenza svoltasi a Sorrento, al<br />

Congresso Straor<strong>di</strong>nario dell’O.U.A. tenutosi<br />

a Verona e successivamente a<br />

Palermo nel <strong>di</strong>cembre scorso.<br />

Stampa forense europea. Come ho precisato<br />

all’inizio <strong>di</strong> questa relazione, il C.D.<br />

si è posto il problema dell’Europa, della<br />

opportunità <strong>di</strong> un <strong>di</strong>alogo con alcuni Paesi<br />

per un approfon<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> alcune nostre<br />

curiosità: se esiste una stampa forense<br />

come in Italia ed in caso affermativo se è<br />

possibile ipotizzare la costituzione <strong>di</strong> una<br />

associazione europea, se è vissuta una<br />

conflittualità tra i poteri dello Stato come<br />

qui da noi. Il Consiglio, rilevata la importanza<br />

dell’avvenimento e valutata l’opportunità<br />

<strong>di</strong> avviare un <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> verifica a<br />

livello europeo, ha approvato l’idea ed<br />

abbiamo gettato le basi per il prosieguo<br />

<strong>di</strong> un <strong>di</strong>scorso che richiede certamente<br />

tempi non brevi Abbiamo preso contatti<br />

con alcune organizzazioni europee e certamente<br />

nel prossimo biennio il Consiglio<br />

Direttivo potrà varare un primo progetto<br />

europeo sul piano associativo. A tal fine<br />

abbiamo ritenuto opportuno, al momento,<br />

effettuare la traduzione della nostra storia<br />

in lingua inglese e francese per una<br />

migliore conoscenza dell’ASTAF.<br />

Quin<strong>di</strong> su questa via europea siamo ormai<br />

prossimi al traguardo, in sintonia con la<br />

volontà espressa dai <strong>di</strong>rettori in occasione<br />

dell’incontro svoltosi a Bologna nel<br />

2002. Ma è giusto che questa assemblea


iba<strong>di</strong>sca la decisione <strong>di</strong> proseguire su<br />

questa linea, nel senso <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre o<br />

meno questa ulteriore prospettiva per la<br />

nostra associazione <strong>di</strong> allargare il raggio<br />

della propria azione, per dar modo al neo<br />

Consiglio <strong>di</strong> concretizzare quanto già<br />

posto in essere.<br />

LE NOSTRE CONSULTE. Il secondo<br />

momento <strong>di</strong> grande rilevanza l’abbiamo<br />

vissuto con l’organizzazione delle<br />

Consulte. Di Bologna abbiamo avuto modo<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>re tutto, soprattutto della grande idea<br />

<strong>di</strong> rappresentare un nostro forte messaggio<br />

attraverso un modo <strong>di</strong>verso <strong>di</strong> comunicare<br />

e cioè con una rappresentazione teatrale,<br />

ricca <strong>di</strong> humor e ironia: “In nome del<br />

popolo... processo al Processo”. Non è<br />

stato facile concretizzare questa idea, realizzare<br />

una scenografia che fosse alla portata<br />

delle nostre possibilità economiche,<br />

salvaguardando comunque la <strong>di</strong>gnità della<br />

novità. I protagonisti sono stati all’altezza<br />

del compito loro affidato e desidero ricordarli<br />

ancora una volta per ringraziarli della<br />

gratuita ma egualmente sincera collaborazione:<br />

i giornalisti Massimo e Roberto<br />

Martinelli, Carlo Nor<strong>di</strong>o Presidente della<br />

Commissione Riforma del Co<strong>di</strong>ce Penale,<br />

gli avvocati Sergio Rossi e Luigi Di Maio, i<br />

<strong>di</strong>eci giovani aspiranti giornalisti della<br />

Scuola <strong>di</strong> Giornalismo <strong>di</strong> Bologna che<br />

hanno composto la giuria popolare, il<br />

Presidente dell‘<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> dei Giornalisti<br />

dell‘Emilia Romagna Clau<strong>di</strong>o Santini per<br />

la sua preziosa collaborazione.<br />

La novità è stata apprezzata, <strong>di</strong>ciamo che<br />

ha avuto successo e probabilmente potrà<br />

essere ripetuta in occasione <strong>di</strong> altre iniziative.<br />

Anche il 2003 è stato un altro<br />

anno ricco <strong>di</strong> risultati.<br />

La Quinta Consulta <strong>di</strong> Vibo Valentia ha<br />

avuto molto successo e ampio consenso.<br />

La magistratura ha ritenuto <strong>di</strong> comunicarci<br />

il loro gra<strong>di</strong>mento per aver ideato un<br />

momento <strong>di</strong> confronto su un tema <strong>di</strong> grande<br />

attualità che si è sviluppato in maniera<br />

civile e costruttiva, con una presenza attiva<br />

dell’ASTAF per la partecipazione tra i<br />

relatori del nostro Carlo Petrone, la cui<br />

relazione ha avuto molti apprezzamenti:<br />

ed hanno manifestato la loro adesione<br />

per prossimi appuntamenti. Lo stesso<br />

<strong>di</strong>casi per le strutture istituzionali ed<br />

associative dell’Avvocatura che ci hanno<br />

confortato con la loro presenza ed il loro<br />

sostegno. Naturalmente un sentito ringraziamento<br />

devo rilvorgerlo all’amico<br />

Marcello Colloca, al Presidente<br />

dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> <strong>di</strong> Vibo Valenzia Pontoriero ed<br />

alla Unione <strong>degli</strong> Or<strong>di</strong>ni Forensi della<br />

Calabria che hanno dato modo a tutti noi<br />

<strong>di</strong> vivere una bellissima esperienza in un<br />

clima <strong>di</strong> familiarità e <strong>di</strong> amicizia.<br />

Consolidamento <strong>di</strong> rapporti. Il 2003 è<br />

stato quin<strong>di</strong> un anno positivo per il consolidamento<br />

dei rapporti: abbiamo rafforzato<br />

in maniera costruttiva il <strong>di</strong>alogo con<br />

l’A.N.M. determinando le con<strong>di</strong>zioni ed i<br />

presupposti per un confronto sulle tematiche<br />

che riguardano il mondo della giustizia.<br />

Questo rapporto si è aperto anche con<br />

il C.S.M. che oggi ritiene positivo avere<br />

un contatto con la nostra struttura tant’è<br />

che ha inviato al Vs. Presidente uscente il<br />

testo dei pareri sulle proposte governative<br />

<strong>di</strong> mo<strong>di</strong>fica dell’Or<strong>di</strong>namento Giu<strong>di</strong>ziario.<br />

Con il C.N.F. si è costruito un rapporto<br />

fondato sulla cre<strong>di</strong>bilità e sul rispetto: il<br />

presidente Remo Danovi ci è stato vicino<br />

sostenendoci nelle iniziative e favorendo<br />

un approfon<strong>di</strong>mento costruttivo.<br />

Con la Cassa naturalmente esiste, come<br />

è notorio, un rapporto <strong>di</strong> amicizia e <strong>di</strong><br />

profonda stima che ha favorito il consolidarsi<br />

<strong>di</strong> una comune visione sul significato<br />

della funzione della nostra Associazione.<br />

Con l’Organismo Unitario, oggi presieduto<br />

da Michelina Grillo, ed a cui ho già<br />

manifestato il nostro gra<strong>di</strong>mento per<br />

averLa alla guida <strong>di</strong> un organismo cui cre<strong>di</strong>amo,<br />

abbiamo concordato un protocollo<br />

<strong>di</strong> intesa che deve vedere per il <strong>2004</strong>-05<br />

l’ASTAF maggiormente impegnata nella<br />

costruzione organizzativa della politica<br />

forense sia sul piano della informazione<br />

che della convegnistica.<br />

Con l’Unione Camere Civili, presieduta<br />

dall’amico Grimaudo, egualmente abbiamo<br />

convenuto un rapporto <strong>di</strong> collaborazione<br />

più stretto, per far si che questo tormentato<br />

settore della nostra vita professionale<br />

possa trovare momenti <strong>di</strong><br />

approfon<strong>di</strong>mento in un percorso da portare<br />

avanti insieme. Pochi giorni fa con<br />

Marcello Pacifico e la sig.ra Raccuja<br />

abbiamo avuto un incontro con alcuni rappresentanti<br />

della Unione per elaborare i<br />

contenuti <strong>di</strong> un <strong>di</strong>battito confronto su <strong>di</strong> un<br />

tema stimolante, la unicità della giuris<strong>di</strong>zione,<br />

da tenersi verso la fine <strong>di</strong> aprile nel<br />

Lazio: naturalmente l’incontro ha avuto<br />

carattere interlocutorio e sarà concretizzato<br />

verso la fine <strong>di</strong> febbraio in attesa che<br />

l’ASTAF abbia rinnovato le cariche sociali.<br />

Con l’Unione Camere Penali, presieduta<br />

da Randazzo, si è consolidato un riconoscimento<br />

sostanziale della funzione<br />

dell’ASTAF, tant’è che siamo stati invitati<br />

al loro Congresso <strong>di</strong> Chianciano anche per<br />

far parte del tavolo <strong>di</strong> concertazione con i<br />

rappresentanti delle associazioni più rappresentative<br />

per valutare le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

una comune visione <strong>di</strong> azione da parte <strong>di</strong><br />

tutta l’Avvocatura: in nostra rappresentanza<br />

ha partecipato l’amico Carlo Petrone.<br />

Con l’A.N.F. abbiamo maturato momenti<br />

<strong>di</strong> reciproca collaborazione, che si sono<br />

andati rafforzando soprattutto per l’amicizia<br />

che ci ha legato prima al segretario<br />

Sergio Paparo, poi al Segretario<br />

Michelina Grillo, e che senz’altro per questo<br />

biennio si consolideranno con il nuovo<br />

segretario Piergiorgio Loi che abbiamo<br />

avuto modo <strong>di</strong> apprezzare in altri momenti<br />

ed al quale rivolgo le nostre felicitazioni e<br />

gli auguri <strong>di</strong> buon lavoro.<br />

CONCLUSIONI. Penso <strong>di</strong> non aver altro<br />

da aggiungere. Questa è l’analisi <strong>di</strong> due<br />

anni <strong>di</strong> lavoro che il Consiglio Direttivo ed<br />

il Collegio dei Probiviri collegialmente<br />

hanno portato avanti insieme a tutti Voi e<br />

che sottopongo alla vostra approvazione.<br />

Ringrazio gli amici del Consiglio e del<br />

Collegio dei Probiviri per avermi sostenuto<br />

nel biennio trascorso e per avermi sopportato<br />

anche quando <strong>di</strong>ventavo assillante<br />

nel richiedere l’impossibile. I due organi<br />

statutari, infatti, hanno costituito una<br />

buona squadra che ha favorito con l’impegno<br />

<strong>di</strong> tutti il realizzarsi <strong>di</strong> tante iniziative.<br />

MARIO RAPANÀ<br />

Presidente A.STA.F.<br />

23


Una lettera del presidente del Consiglio nazionale forense, Remo Danovi, all’ABI<br />

Convenzioni in deroga ai minimi tariffari professionali<br />

Si contesta il <strong>di</strong>ffuso sistema <strong>di</strong><br />

attuare convenzioni contrarie<br />

alle regole tariffarie e deontologiche.<br />

Altra analoga comunicazione<br />

era stata inviata negli<br />

scorsi mesi all’ANIA<br />

Dal Consiglio nazionale forense al<br />

presidente dell’Associazione bancaria<br />

italiana, dottor M. Sella.<br />

Illustre presidente,<br />

desidero sottoporre alla sua attenzione<br />

una problematica non nuova, ma<br />

aggravata negli ultimi mesi da rinnovate<br />

iniziative <strong>di</strong> vari Istituti <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to,<br />

in taluni casi attuate sull’intero<br />

territorio nazionale,<br />

Il Consiglio nazionale forense, quale<br />

organo <strong>di</strong> rappresentanza istituzionale<br />

dell’avvocatura italiana, ha ricevuto<br />

infatti numerose segnalazioni <strong>di</strong><br />

convenzioni e prassi in uso presso<br />

primari istituti bancari, per regolare i<br />

rapporti con i legali <strong>di</strong> fiducia. Tali<br />

convenzioni prevedono regolamentazioni<br />

che non soltanto <strong>di</strong>sciplinano la<br />

corresponsione <strong>degli</strong> onorari professionali<br />

con compensi inferiori ai minimi<br />

tariffari in<strong>di</strong>cati dall’ormai lontano<br />

d.m. 5 ottobre 1994, ma determinano<br />

<strong>di</strong> fatto un appiattimento qualitativo<br />

delle prestazioni professionali.<br />

Come certamente le sarà noto, il<br />

sistema tariffario <strong>degli</strong> avvocati prevede<br />

massimi derogabili con il consenso<br />

delle parti e minimi inderogabili.<br />

I comportamenti segnalati configurano<br />

pertanto inequivocabilmente<br />

una reiterata violazione <strong>di</strong> legge (con<br />

24<br />

le relative conseguenze sul piano<br />

della invali<strong>di</strong>tà contrattuale) e <strong>di</strong><br />

regole deontologiche, <strong>di</strong> rilevanza<br />

<strong>di</strong>sciplinare. La prassi segnalata è<br />

inoltre aggravata dalla circostanza<br />

che gli atluali minimi tariffari, in<br />

attesa delle nuove tariffe forensi da<br />

tempo elaborate dal Consiglio nazionale<br />

e attualmente all’esame del<br />

ministro della Giustizia, sono <strong>di</strong>venuti<br />

palesemente inadeguati.<br />

Non è ovviamente questa la sede per<br />

soffermarsi sulla legittifiazione del<br />

sistema tariffario delle professioni<br />

regolamentate. Mi limito a considerare<br />

che il mantenimento <strong>di</strong> un sistema<br />

<strong>di</strong> onorari professionali (anche<br />

con i minimi inderogabili), lungi dal<br />

rappresentare una fiera tutela corporativa,<br />

costituisce garanzia pubblica<br />

della qualità della prestazione e<br />

della congruità della retribuzione, in<br />

un ambito che non può essere affidato<br />

totalmente al libero mercato e alla<br />

concorrenza in<strong>di</strong>scriminata.<br />

A conforto <strong>di</strong> tale interpretazione si è<br />

recentemente pronunciata la Corte <strong>di</strong><br />

giustizia delle Comunità europee,<br />

che il 19 febbraio 2002 (sentenza in<br />

causa C35-99) ha posto fine a un<br />

annoso <strong>di</strong>battito circa la compatibilità<br />

del sistema tariffario con l’articolo<br />

85 del Trattato Ce (ora articolo 81,<br />

nel testo consolidato), chiarendo<br />

come la deliberazione da parte del<br />

ministro per la Giustizia, conseguente<br />

alla proposta del Consiglio nazionale,<br />

salvaguar<strong>di</strong> in realtà la valenza<br />

pubblicistica del relativo proce<strong>di</strong>mento,<br />

in funzione della protezione<br />

<strong>degli</strong> interessi generali della collettività,<br />

e non già <strong>degli</strong> interessi specifici<br />

della categoria professionale.<br />

Senza <strong>di</strong>menticare che le regole professionali<br />

tutelano interessi qualificati<br />

“pubblici” dall’or<strong>di</strong>namento.<br />

In ogni caso la questione non è solo<br />

quella <strong>di</strong> garantire l’applicazione del<br />

<strong>di</strong>ritto vigente e <strong>di</strong> tutelare i minimi<br />

tariffari. Le convenzioni in parola,<br />

come ho già sottolineato, appiattiscono<br />

<strong>di</strong> fatto le prestazioni e promuovono<br />

a regola la convinzione <strong>di</strong><br />

una ripetitività <strong>di</strong> atti, che mortificano<br />

la qualità dell’attività professionale.<br />

Peraltro, riguardata sotto il profilo<br />

deontologico, la questione, relativamente<br />

al professionista che<br />

accetti in<strong>di</strong>scriminatamente lo stesso<br />

patto dei minimi <strong>di</strong> tariffa, può assumere<br />

anche rilievo <strong>di</strong> violazione dei<br />

principi <strong>di</strong> solidarietà e <strong>di</strong> <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong><br />

illecita concorrenza. E sotto tale<br />

profùo, ci sembra che non possa pretendersi,<br />

in evidente posizione dominante,<br />

che a tanto la categoria venga<br />

indotta.<br />

Di qui la richiesta, a lei e alla prestigiosa<br />

associazione da lei presieduta,<br />

<strong>di</strong> intervenire presso tutti gli Istituti<br />

<strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to, dando comunicazione dei<br />

rilievi formulati e con l’invito a desistere<br />

dai comportamenti segnalati.<br />

Sarò lieto <strong>di</strong> incontrarla per ogni più<br />

ampia riflessione sul punto, nella<br />

speranza <strong>di</strong> una proficua futura collaborazione.<br />

Certo <strong>di</strong> un suo cortese riscontro, le<br />

porgo i migliori saluti.<br />

REMO DANOVI


L’arbitrato nella riforma della società<br />

Il decreto legislativo 17 gennaio 2003<br />

n. 5 <strong>di</strong>sciplina in maniera innovativa non<br />

solo il contenzioso avanti l’autorità giu<strong>di</strong>ziaria<br />

or<strong>di</strong>naria, ma anche l’arbitrato<br />

nelle controversie societarie; in attesa<br />

<strong>degli</strong> approfon<strong>di</strong>menti che giungeranno<br />

nel tempo, può essere utile richiamare<br />

alcuni aspetti essenziali della nuova normativa<br />

relativa all’arbitrato.<br />

L’art. 34 (intitolato “Oggetto ed effetti<br />

<strong>di</strong> clausola compromissorie statutarie’),<br />

<strong>di</strong>spone:<br />

l. “Gli atti costitutivi delle società (ad<br />

eccezione <strong>di</strong> quelle che fanno ricorso al<br />

mercato del capitale <strong>di</strong> rischio a norma<br />

dell’art. 2325-bis c.c.), possono,<br />

me<strong>di</strong>ante clausole compromissorie, prevedere<br />

la devoluzione ad arbitri <strong>di</strong> alcune<br />

ovvero <strong>di</strong> tutte le controversie insorgenti<br />

tra i soci ovvero tra i soci e la<br />

società che abbiano ad oggetto <strong>di</strong>ritti<br />

<strong>di</strong>sponibili relativi al rapporto sociale”.<br />

Dunque – escluse alcune tipologie <strong>di</strong><br />

società, <strong>di</strong> particolare importanza nella<br />

vita economica del paese, come quelle<br />

quotate in borsa – tutte le controversie<br />

societarie aventi ad oggetto <strong>di</strong>ritti<br />

<strong>di</strong>sponibili che possano insorgere fra i<br />

soci, ovvero fra i soci e la società possono<br />

essere devolute ad arbitri; in proposito,<br />

è da sottolineare che:<br />

a) l’arbitrato in esame è quello che trae<br />

origine dagli atti costitutivi (ivi compresi<br />

quelli mo<strong>di</strong>ficati) e, si dovrebbe<br />

ritenere, anche dagli statuti delle<br />

società predette; la nuova <strong>di</strong>sciplina<br />

sembra non applicarsi agli arbitrati<br />

nati da compromessi.<br />

b) le clausole compromissorie in<br />

esame possono devolvere agli arbitri<br />

solo alcune delle suddette controversie,<br />

escludendone altre: così,<br />

volendo, si potrà escludere le impugnazioni<br />

<strong>di</strong> delibere assembleari.<br />

2. “La clausola deve prevedere il numero<br />

e le modalità <strong>di</strong> nomina <strong>degli</strong> arbitri,<br />

conferendo in ogni caso, a pena <strong>di</strong> nullità,<br />

il potere <strong>di</strong> nomina <strong>di</strong> tutti gli arbitri<br />

a soggetto estraneo alla società.<br />

Ove il soggetto designato non provveda,<br />

la nomina è richiesta al presidente<br />

del Tribunale del luogo in cui la società<br />

ha la sede legale”.<br />

Dunque, la clausola deve stabilire in<br />

primo luogo il numero <strong>degli</strong> arbitri, che<br />

dovrà essere <strong>di</strong>spari ai sensi dell’art.<br />

809, 1° c.; per le modalità <strong>di</strong> inizio dell’arbitrato<br />

non vi sono previsioni, per<br />

cui la clausola potrà essere formulata<br />

in vari molti mo<strong>di</strong>: ad esempio, la<br />

parte che intenda dar inizio all’arbitrato<br />

potrà comunicare alla controparte (o<br />

alle controparti) la propria volontà con<br />

atto notificato tramite ufficiale giu<strong>di</strong>ziario;<br />

la stessa comunicazione andrà<br />

inviata anche al soggetto, necessariamente<br />

estraneo alla società (a pena <strong>di</strong><br />

nullità della clausola), cui sono affidate<br />

le nomine <strong>degli</strong> arbitri.<br />

Questo è un aspetto fortemente innovativo<br />

della nuova <strong>di</strong>sciplina dell’arbitrato<br />

societario: la <strong>di</strong>sciplina in questione<br />

sottrae alle parti ogni potere <strong>di</strong><br />

nomina <strong>degli</strong> arbitri, eliminando alcuni<br />

inconvenienti presenti nel sistema tra<strong>di</strong>zionale<br />

(così, la non perfetta imparzialità<br />

– almeno nella maggioranza dei<br />

casi – <strong>degli</strong> arbitri nominati dalle<br />

parti), ed impone che essi vengano<br />

nominati da soggetto estraneo alla<br />

società, a pena <strong>di</strong> nullità della clausola;<br />

il soggetto così designato dovrà<br />

essere privo <strong>di</strong> ogni rapporto organico<br />

con la società (così, non potrà esserne<br />

socio, amministratore, ecc.); resta<br />

assai delicato il modo in cui si procederà<br />

a tale designazione, così che, per<br />

correttezza, sarà preferibile che il soggetto<br />

in questione non sia neppure<br />

legato alla società da rapporti professionali<br />

(consulenza ecc.), anche se ciò<br />

non sembra vietato dalla norma.<br />

Così, quali soggetti designanti potranno<br />

essere in<strong>di</strong>cati i presidenti <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ni<br />

professionali, i presidenti <strong>di</strong> camere<br />

arbitrali ecc.; è dubbio che possano<br />

essere scelti i presidenti <strong>di</strong> tribunali, i<br />

quali dovranno provvedere in mancanza<br />

<strong>di</strong> nomine da parte dei soggetti designati;<br />

ed è da sottolineare che si tratta<br />

dei tribunali dei luoghi in cui le società<br />

hanno le rispettive se<strong>di</strong> legali, e non –<br />

come <strong>di</strong>sposto dall’art. 810 c.p.c. per<br />

l’arbitrato in generale – dei luoghi ove<br />

è la sede dell’arbitrato, ovvero ove è<br />

stato stipulato il contratto ecc.<br />

Nella clausola si in<strong>di</strong>cherà in qual<br />

modo formulare la richiesta (così, si<br />

potrà provvedere con atto notificato<br />

tramite ufficiale giu<strong>di</strong>ziario) ed entro<br />

quale termine l’autorità designante<br />

debba provvedere (ad esempio venti<br />

giorni, riprendendo dall’art. 810).<br />

Qualora il soggetto designato non<br />

provveda alle nomine, la richiesta <strong>di</strong><br />

scegliere gli arbitri verrà in<strong>di</strong>rizzata al<br />

presidente del tribunale del luogo in<br />

cui la società ha la sede legale.<br />

3. “La clausola è vincolante per la<br />

società e per tutti i soci, inclusi coloro<br />

la cui qualità <strong>di</strong> socio è oggetto della<br />

controversia”: sia la società nel cui<br />

atto costitutivo è inserita la clausola,<br />

sia i soci della stessa, sia coloro la cui<br />

qualità <strong>di</strong> socio è oggetto della vertenza,<br />

sono obbligati a rispettare la procedura<br />

arbitrale prevista.<br />

4. “Gli atti costitutivi possono prevedere<br />

che la clausola abbia ad oggetto controversie<br />

promosse sa amministratori,<br />

liquidatori, sindaci ovvero nei loro confronti<br />

e, in tale caso, essa, a seguito<br />

dell’accettazione dell’incarico, è vincolante<br />

nei confronti <strong>di</strong> costoro”.<br />

La clausola compromissoria, dunque,<br />

può estendere la propria efficacia<br />

anche a soggetti che non siano ancora<br />

in rapporti con la società e che non ne<br />

<strong>di</strong>venteranno soci, ma che ne saranno<br />

amministratori, liquidatori o sindaci;<br />

nei loro confronti la clausola <strong>di</strong>verrà<br />

vincolante con la loro accettazione<br />

dell’incarico.<br />

5. “Non possono essere oggetto <strong>di</strong> clausola<br />

compromissoria le controversie<br />

nelle quali la legge preveda l’intervento<br />

obbligatorio del pubblico ministero”.<br />

L’intervento obbligatorio del pubblico<br />

ministero, al <strong>di</strong> là dei proce<strong>di</strong>menti<br />

penali, è previsto da specifiche <strong>di</strong>sposizioni<br />

<strong>di</strong> legge: così, l’art. 221 c.p.c. in<br />

tema <strong>di</strong> querela <strong>di</strong> falso, l’art. 59 r.d.<br />

21.6.1942, n. 929, in tema <strong>di</strong> nullità o<br />

decadenza <strong>di</strong> brevetti per marchi d’impresa;<br />

le controversie <strong>di</strong> tal genere<br />

non possono essere oggetto <strong>di</strong> clausole<br />

compromissorie.<br />

6. “Le mo<strong>di</strong>fiche dell’atto costitutivo,<br />

introduttive o soppressive <strong>di</strong> clausole<br />

25


compromissorie, devono essere approvate<br />

dai soci che rappresentino almeno<br />

i due terzi del capitale sociale. I<br />

soci assenti o <strong>di</strong>ssenzienti possono,<br />

entro i successivi novanta giorni, esercitare<br />

il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> recesso”.<br />

L’art. 35 detta la “Disciplina inderogabile<br />

del proce<strong>di</strong>mento arbitrale”:<br />

1. “La domanda <strong>di</strong> arbitrato proposta<br />

dalla società o in suo confronto è<br />

depositata presso il registro delle<br />

imprese ed è accessibile ai soci”.<br />

Fin dal sorgere del proce<strong>di</strong>mento arbitrale<br />

che coinvolga <strong>di</strong>rettamente la<br />

società, come parte attiva o passiva<br />

dello stesso, l’esistenza dell’arbitrato<br />

deve essere resa conoscibile da parte<br />

dei soci tramite deposito presso il<br />

registro delle imprese.<br />

2. “Nel proce<strong>di</strong>mento arbitrale promosso<br />

a seguito della clausola compromissoria<br />

<strong>di</strong> cui all’art. 34, l’intervento dei<br />

terzi a norma dell’articolo 105 del co<strong>di</strong>ce<br />

<strong>di</strong> procedura civile è ammesso fino<br />

alla prima u<strong>di</strong>enza <strong>di</strong> trattazione, nonché<br />

l’intervento <strong>di</strong> altri soci a norma<br />

<strong>degli</strong> articoli 106 e 107 dello stesso<br />

co<strong>di</strong>ce. Si applica l’articolo 820 del<br />

co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> procedura civile”.<br />

Dunque, altra rilevante innovazione<br />

della riforma è la previsione dell’intervento<br />

nell’arbitrato <strong>di</strong> altri soggetti<br />

oltre le parti iniziali: si tratta <strong>di</strong> un<br />

intervento volontario laddove si è<br />

richiamato l’art. 105, della chiamata in<br />

causa <strong>di</strong> cui all’art. 106 e dell’intervento<br />

iussu iu<strong>di</strong>cis <strong>di</strong> cui all’art. 107 c.p.c.<br />

È bene sottolineare che le ipotesi <strong>di</strong><br />

cui agli artt. 106 e 107 sono applicabili,<br />

nell’arbitrato societario, solo nei<br />

confronti <strong>di</strong> altri soci: infatti, non si<br />

potrebbe obbligare chi sia estraneo<br />

alla società a partecipare all’arbitrato.<br />

L’art. 820 <strong>di</strong>spone fra l’altro che, in<br />

caso <strong>di</strong> morte <strong>di</strong> una delle parti, il termine<br />

per la pronuncia del lodo sia prorogato<br />

<strong>di</strong> trenta giorni; pertanto, nei<br />

casi <strong>di</strong> intervento volontario, <strong>di</strong> chiamata<br />

o <strong>di</strong> intervento iussu iuducis <strong>di</strong> un<br />

terzo nell’arbitrato, il termine suddetto<br />

è appunto prorogato <strong>di</strong> trenta giorni.<br />

Per quanto riguarda la tempistica <strong>di</strong><br />

tali interventi e della chiamata, solo<br />

l’intervento volontario risulta limitato<br />

alla prima u<strong>di</strong>enza <strong>di</strong> trattazione; per<br />

altro, non essendo automaticamente<br />

applicabile agli arbitrati quanto previ-<br />

26<br />

sto dal co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> rito per il contenzioso<br />

civile or<strong>di</strong>nario, il concetto <strong>di</strong> “prima<br />

u<strong>di</strong>enza <strong>di</strong> trattazione” andrà applicato<br />

con una certa elasticità.<br />

3. “Nel proce<strong>di</strong>mento arbitrale non si<br />

applica l’art. 819, primo comma, del<br />

co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> procedura civile; tuttavia il<br />

lodo è sempre impugnabile, anche in<br />

deroga a quanto previsto per l’arbitrato<br />

internazionale dall’art. 838 del co<strong>di</strong>ce<br />

<strong>di</strong> procedura civile, a norma <strong>degli</strong><br />

articoli 829, primo comma, e 831 dello<br />

stesso co<strong>di</strong>ce”.<br />

La <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> cui sopra costituisce<br />

altra novità rilevante nel quadro generale<br />

dell’arbitrato societario: l’art. 819,<br />

infatti, prevede la sospensione dell’arbitrato<br />

“se nel corso del proce<strong>di</strong>mento<br />

sorge una questione che per legge non<br />

può costituire oggetto <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio arbitrale”<br />

e se gli arbitri “ritengano che il<br />

giu<strong>di</strong>zio ad essi affidato <strong>di</strong>pende dalla<br />

definizione <strong>di</strong> tale questione”: con la<br />

nuova <strong>di</strong>sposizione, invece, la sospensione<br />

non si applica e gli arbitri<br />

dovranno conoscere, in via incidentale,<br />

anche <strong>di</strong> questioni <strong>di</strong> per se non compromettibili.<br />

Il lodo emesso in tali ipotesi sarà sempre<br />

impugnabile ai sensi dell’art. 829<br />

c.p.c. (impugnazione per nullità), anche<br />

se le parti lo avessero <strong>di</strong>chiarato non<br />

impugnabile; e sarà pure sempre<br />

impugnabile per revocazione e per<br />

opposizione <strong>di</strong> terzo, ai sensi dell’art.<br />

831; infine, il lodo sarà sempre impugnabile<br />

anche in deroga a quanto previsto<br />

in tema <strong>di</strong> arbitrato internazionale<br />

dall’art. 838, norma che prevede la<br />

non impugnabilità dei lo<strong>di</strong> salva <strong>di</strong>versa<br />

volontà delle parti.<br />

4. “Le statuizioni del lodo sono vincolanti<br />

per la società”.<br />

La <strong>di</strong>sposizione si presta ad una lettura<br />

banale, secondo cui il lodo vincola chi è<br />

stato parte dell’arbitrato; ma si presta<br />

anche ad una <strong>di</strong>versa interpretazione,<br />

secondo cui comunque la decisione<br />

<strong>degli</strong> arbitri vincola la società, ancorché<br />

estranea alla procedura: si tratterebbe<br />

<strong>di</strong> un altro risultato fortemente innovativo,<br />

per il quale si dovrà comunque<br />

attendere adeguati approfon<strong>di</strong>menti.<br />

5. “La devoluzione in arbitrato, anche<br />

non rituale, <strong>di</strong> una controversia non<br />

preclude il ricorso alla tutela cautelare<br />

a norma dell’articolo 669-quinquies<br />

del co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> procedura civile, ma se la<br />

clausola compromissoria consente la<br />

devoluzione in arbitrato <strong>di</strong> controversie<br />

aventi ad oggetto la vali<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> delibere<br />

assembleari agli arbitri compete<br />

sempre il potere <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre, con or<strong>di</strong>nanza<br />

non reclamabile, la sospensione<br />

dell’efficacia della delibera”.<br />

La norma afferma il principio per cui il<br />

ricorso alla autorità giu<strong>di</strong>ziaria or<strong>di</strong>naria<br />

per ottenere la tutela cautelare<br />

(sequestro giu<strong>di</strong>ziario, sequestro conservativo,<br />

ecc.) è legittimo anche quando<br />

la controversia in esame sia devoluta<br />

ad arbitri irrituali; e pure <strong>di</strong>spone<br />

che, quando gli arbitri hanno il potere<br />

<strong>di</strong> decidere circa la vali<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> delibere<br />

assembleari, essi hanno anche la facoltà<br />

<strong>di</strong> sospenderne l’efficacia, con<br />

or<strong>di</strong>nanza non reclamabile.<br />

Anche in questo caso, si tratta <strong>di</strong> un<br />

notevole ampliamento della funzione<br />

arbitrale: si pensi, infatti, che la<br />

sospensione dell’efficacia <strong>di</strong> delibere<br />

assembleari può avere conseguenze<br />

assai rilevanti per una società, e che la<br />

non reclamabilità <strong>di</strong> tale decisione (la<br />

cui efficacia potrebbe venire meno solo<br />

con la deliberazione del lodo, o successivamente<br />

a seguito <strong>di</strong> impugnazione<br />

<strong>di</strong> quest’ultimo) comporta una maggiore<br />

responsabilità, quanto meno morale,<br />

per gli arbitri.<br />

Art. 36. Decisione secondo <strong>di</strong>ritto.<br />

“Anche se la clausola compromissoria<br />

autorizza gli arbitri a decidere secondo<br />

equità ovvero con lodo non impugnabile,<br />

gli arbitri devono decidere secondo <strong>di</strong>ritto,<br />

con lodo impugnabile anche a norma<br />

dell’art. 829, secondo comma, del co<strong>di</strong>ce<br />

<strong>di</strong> procedura civile quando per decidere<br />

abbiano conosciuto <strong>di</strong> questioni non<br />

compromettibili ovvero quando l’oggetto<br />

del giu<strong>di</strong>zio sia costituito dalla vali<strong>di</strong>tà <strong>di</strong><br />

delibere assembleari”.<br />

Quando gli arbitri, per decidere la<br />

controversia, abbiano dovuto trattare<br />

anche questioni <strong>di</strong> per se non compromettibili,<br />

il lodo dovrà essere necessariamente<br />

emesso secondo <strong>di</strong>ritto, pur se la<br />

clausola compromissoria avesse previsto<br />

una decisione secondo equità, e sarà<br />

comunque impugnabile, pur contro la<br />

volontà <strong>di</strong>chiarata dalle parti; lo stesso<br />

principio si dovrà applicare in caso <strong>di</strong><br />

impugnazione <strong>di</strong> delibere assembleari.<br />

CARLO COMPATANGELO


Le casse private vanno escluse<br />

dalla riforma della previdenza pubblica<br />

La riforma del sistema pensionistico pubblico<br />

che il Governo sta cercando <strong>di</strong> realizzare,<br />

me<strong>di</strong>ante interventi sulla delega previdenziale<br />

attualmente in <strong>di</strong>scussione al Senato, ha sicuramente<br />

intenti virtuosi e ha il pregio, perlomeno,<br />

<strong>di</strong> affrontare una materia delicata e<br />

complessa con interventi organici e strutturali.<br />

Non è mia intenzione entrare nel merito<br />

del provve<strong>di</strong>mento nei suoi aspetti generali,<br />

né nel <strong>di</strong>battito che ne è seguìto, circa gli<br />

effettivi benefici che possono derivarne in termini<br />

<strong>di</strong> riequilibrio del sistema previdenziale<br />

pubblico, devastato dai macroscopici errori <strong>di</strong><br />

un passato meno recente.<br />

Non posso esimermi, viceversa, dal confermare<br />

un giu<strong>di</strong>zio profondamente negativo<br />

sia per quanto riguarda il metodo che nel<br />

merito, in or<strong>di</strong>ne all’ipotesi <strong>di</strong> estendere i principi<br />

contenuti nell’art. 1 ter, 1° comma, anche<br />

agli Enti privati dei professionisti, che sarebbe<br />

previsto nel 4° comma del medesimo articolo.<br />

Ci troviamo <strong>di</strong> fronte ad un macroscopico<br />

errore che costituisce un vero e proprio attacco<br />

all’autonomia <strong>degli</strong> Enti previdenziali privati,<br />

che non sono stati nemmeno consultati sull’argomento,<br />

riservato per legge: alla loro specifica<br />

autonomia nor-mativa.<br />

Ma non basta! La brutale applicazione ai<br />

regimi previdenziali dei professionisti <strong>di</strong> principi<br />

propri del regime pubblico potrebbero portare<br />

effetti devastanti quali l’abbassamento<br />

(sic!) a sessanta anni dell’età pensionabile:<br />

per le donne, laddove gli or<strong>di</strong>namenti previdenziali<br />

<strong>degli</strong> Enti professionali già prevedono<br />

una età pensionabile almeno a sessantacinque<br />

anni, senza <strong>di</strong>stinzione <strong>di</strong> sesso! La selvaggia<br />

applicazione dì questo principio causerebbe<br />

“buchi” clamorosi nelle gestioni <strong>di</strong><br />

molte Casse previdenziali dei professionisti.<br />

Per la sola Cassa Forense un simile provve<strong>di</strong>mento,<br />

sulla base <strong>di</strong> una prima stima <strong>di</strong> massima,<br />

comporterebbe oneri per circa 250<br />

milioni <strong>di</strong> Euro. Va segnalata, inoltre, l’ulteriore<br />

incongruenza <strong>di</strong> imporre una anzianità <strong>di</strong><br />

iscrizione quarantennale per l’ammissione a<br />

pensione <strong>di</strong> anzianità a categorie professionali<br />

che iniziano per la maggior parte, l’attività<br />

lavorativa intorno ai 26/27 anni, dopo la laurea,<br />

il periodo <strong>di</strong> tirocinio e gli esami <strong>di</strong> abilitazione.<br />

Le pensioni <strong>di</strong> anzianità, già limitatissime<br />

nel numero, sarebbero così destinare a sparire<br />

per tutti i professionisti, con evidente <strong>di</strong>sparità<br />

<strong>di</strong> trattamento con le altre categorie <strong>di</strong><br />

lavoratori, <strong>di</strong>pendenti e autonomi.<br />

L ‘assoluta carenza <strong>di</strong> informazioni in or<strong>di</strong>ne<br />

alla realtà delle Casse professionali è, inoltre,<br />

testimoniata dall’inserimento <strong>di</strong> tali Enti<br />

fra quelli destinatari <strong>di</strong> una norma (art. 1,<br />

comma 2, lettera 9-bis) che fissa un massima-<br />

le ai nuovi trattamenti pensionistici pari ad<br />

almeno _ 516,46 al giorno (circa 30 milioni<br />

mensili <strong>di</strong> vecchie lire!). Importo che è ben al<br />

<strong>di</strong> là <strong>di</strong> qualsiasi trattamento pensionistico<br />

massimo erogato da tutti gli Enti previdenziali<br />

dei professionisti. Appare del tutto oscuro<br />

come tale <strong>di</strong>sposizione possa trovare applicazione<br />

al mondo delle Casse professionali. Un<br />

eventuale innalzamento <strong>degli</strong> attuali tetti in<br />

modo così eclatante causerebbe la rovina<br />

delle Casse e una simile interpretazione non<br />

sembra in linea con le finalità dell’intero provve<strong>di</strong>mento<br />

legislativo. Quale che sia la corretta.<br />

interpretazione della norma, essa non può<br />

trovare una razionale applicazione per le<br />

Casse previdenziali dei professionisti.<br />

È evidente, invece, che ben altri sono gli<br />

interventi legislativi necessari a stabilizzare i<br />

sistemi previdenziali delle Casse Professionali<br />

e a garantirne la sostenibilità nel lungo periodo.<br />

Alcuni <strong>di</strong> questi interventi, peraltro, sono<br />

previsti nella delega previdenziale, già approvata<br />

dalla Camera dei Deputati e attualmente<br />

all’esame del Senato.<br />

Altri sono stati messi a punto dall’Adepp,<br />

dopo una intensa fase <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o che ha coinvolto<br />

tutti gli Enti previdenziali privati, e sottoposti<br />

all’attenzione del Ministro del Welfare,<br />

On. Roberto Maroni, al quale è stato chiesto<br />

un incontro.<br />

In particolare le richiesta <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>fiche ed<br />

emendamenti alla delega previdenziale investono<br />

l’art. 6 del d.d.l. 2058/S, che riguarda<br />

specificatamente gli Enti previdenziali privatizzati,<br />

<strong>di</strong> cui si chiede l’ampliamento me<strong>di</strong>ante<br />

l’aggiunta <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> commi relativi alle<br />

seguenti materie:<br />

l. Possibilità <strong>di</strong> gestire <strong>di</strong>rettamente, anche in<br />

forma congiunta, la previdenza complementare,<br />

adattando alla specificità <strong>degli</strong> Enti<br />

alcuni: norme del D. Lgs. 124/93;<br />

2. Possibilità dì istituire fon<strong>di</strong> immobiliari o<br />

acquisire società immobiliari o quote delle<br />

stesse anche tramite conferimento <strong>di</strong><br />

immobili in proprietà, con atri soggetti a<br />

imposte <strong>di</strong> registro ipotecarie e catastali in<br />

misura fissa;<br />

3. semplificazione delle procedure: <strong>di</strong> approvazione<br />

ministeriale delle delibere <strong>degli</strong><br />

Enti nei casi in cui tale approvazione è<br />

richiesta, con previsione <strong>di</strong> fornire <strong>di</strong> silenzio<br />

assenso in caso dì mancato <strong>di</strong>niego<br />

entro 120 giorni dalla. comunicazione;<br />

4. Possibilità, da parte <strong>degli</strong> Enti che lo ritenessero<br />

necessario, <strong>di</strong> introdurre il sistema<br />

contributivo <strong>di</strong> calcolo delle pensioni previsto<br />

dalla legge 335/95 adattandone, in<br />

modo flessibile, i parametri demografici<br />

finanziari alla categoria professionale <strong>di</strong><br />

riferimento;<br />

5. Estensione della tutela sanitaria integrativa<br />

prevista nel 1° comma del d.d.l., 2058/S<br />

anche agli Enti previdenziali <strong>di</strong> nuova costituzione<br />

(Biologi, Psicologi, Periti industriali,<br />

Infermieri ed Ente pluricategoriale). L’Adepp,<br />

inoltre, ha fatto propria la richiesta <strong>di</strong> introdurre<br />

alcuni fondamentali correttivi ai sistemi<br />

previdenziali <strong>degli</strong> Enti istituiti ai sensi<br />

del D. Lgs. 103/96 per alcune categorie professionali<br />

(Psicologi, Biologi, Periti Industriali,<br />

ecc.) come proposto dagli Enti stessi.<br />

A tal fine si è suggerita l’introduzione,<br />

me<strong>di</strong>ante apposito emendamento, <strong>di</strong> un articolo<br />

6 bis che contenga misure specifiche per<br />

tali Enti.<br />

Il pacchetto <strong>degli</strong> emendamenti sottoscritti<br />

dall’Adepp contiene anche la richiesta<br />

<strong>di</strong> adeguare la delega previdenziale all’accordo<br />

recentemente sottoscritto presso il Ministero<br />

del Welfare in tema <strong>di</strong> totalizzazione,<br />

recependone il testo, con conseguente soppressione<br />

dell’art. 1, comma 2, lettera o) del<br />

d.d.l. 2058/S, che contiene i principi <strong>di</strong> delega<br />

in parte incompatibili con la nuova <strong>di</strong>sciplina<br />

dell’istituto.<br />

L’articolata proposta dell’Adepp si chiude<br />

con la richiesta <strong>di</strong> integrazione dì due articoli<br />

(art. 1, comma 2, lettera 1 e art. 3, comma 3)<br />

tendenti a risolvere definitivamente ogni dubbio<br />

circa il regime previdenziale cui sottoporre<br />

le attività <strong>di</strong> co., co., co., svolte da soggetti<br />

iscritti agli Albi e ad adeguare il regime fiscale<br />

delle Casse professionali almeno a quello,<br />

<strong>di</strong> maggior favore, previsto per i fon<strong>di</strong> pensione<br />

integrativi.<br />

Quest’ultima previsione, in particolare,<br />

assume una rilevanza decisiva se si pensa che<br />

oggi, sugli Enti previdenziali dei professionisti<br />

grava una vera e propria doppia tassazione<br />

che colpisce sia il momento dell’accumulo<br />

delle riserve e gli investimenti sia in un<br />

momento successivo, le ren<strong>di</strong>te pensionistiche<br />

corrisposte agli iscritti.<br />

La capacità propositiva <strong>di</strong>mostrata dalle<br />

Casse Professionali merita l’attenzione <strong>di</strong> tutti<br />

coloro cui sanno veramente a cuore i problemi<br />

previdenziale <strong>di</strong> un milione <strong>di</strong> professionisti.<br />

Credo sinceramente che i segnali <strong>di</strong> apertura e<br />

<strong>di</strong> sensibilità politica recentemente manifestati<br />

dal Governo (vedasi la rapida approvazione<br />

della legge sul “tetto” per le indennità <strong>di</strong> maternità<br />

alle libere professioniste) conducano ad<br />

un ra<strong>di</strong>cale ripensamento sull’infausta norma<br />

<strong>di</strong> equiparazione al regime pubblico e al recepimento<br />

delle articolate proposte dell’Adepp.<br />

In caso contrario i professionisti italiani<br />

sapranno, ancora una volta, stringersi a <strong>di</strong>fesa<br />

dell’autonomia delle loro Casse dì Previdenza.<br />

MAURIZIO DE TILLA<br />

(Presidente Adepp e Cassa Forense)<br />

27


28<br />

Cassa Nazionale <strong>di</strong> Previdenza e Assistenza<br />

Fondazione dell’Avvocatura Forense Italiana<br />

Università <strong>di</strong> Camerino<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Discipline Giuri<strong>di</strong>che Sostanziali e Processuali<br />

Au<strong>di</strong>torium Cassa Forense<br />

Via Ennio Quirino Visconti, 6 ingresso galleria – Roma<br />

Ciclo <strong>di</strong> seminari su:<br />

Il giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> Cassazione: tecniche <strong>di</strong> redazione<br />

del ricorso e regole del proce<strong>di</strong>mento<br />

Giovedì 15 aprile <strong>2004</strong> – ore 10:00-13:00 / 15:00-18:00<br />

Il ricorso or<strong>di</strong>nario per Cassazione in Via Principale.<br />

Tecniche <strong>di</strong> deduzione dei motivi ex nn. 1, 2 e 4<br />

art. 360 C.P.C. Il principio <strong>di</strong> autosufficienza.<br />

Le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> ammissibilità.<br />

Simulazione <strong>di</strong> un atto - Dibattito<br />

Giovedì 29 aprile <strong>2004</strong> – ore 10:00-13:00 / 15:00-18:00<br />

Il ricorso or<strong>di</strong>nario per Cassazione in Via Principale.<br />

Tecniche <strong>di</strong> deduzione dei motivi ex nn. 3 e 5<br />

art. 360 C.P.C. Il principio <strong>di</strong> autosufficienza.<br />

Le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> ammissibilità.<br />

Simulazione <strong>di</strong> un atto - Dibattito<br />

Giovedì 13 maggio <strong>2004</strong> – ore 10:00-13:00 / 15:00-18:00<br />

Il controricorso e il ricorso incidentale.<br />

Il ricorso incidentale con<strong>di</strong>zionato.<br />

Simulazione <strong>di</strong> un atto - Dibattito<br />

Venerdì 4 giugno <strong>2004</strong> – ore 10:00-13:00 / 15:00-18:00<br />

Il proce<strong>di</strong>mento. La decisione. Cassazione<br />

con o senza rinvio. Cassazione sostitutiva<br />

e rime<strong>di</strong> esperibili. Rapporti con il giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> rinvio.<br />

Simulazione <strong>di</strong> un atto - Dibattito<br />

Giovedì 17 giugno <strong>2004</strong> – ore 10:00-13:00 / 15:00-18:00<br />

Il ricorso straor<strong>di</strong>nario ex art. 111 Cost. I regolamenti <strong>di</strong><br />

giuris<strong>di</strong>zione e <strong>di</strong> competenza. Il ricorso per revocazione.<br />

Simulazione <strong>di</strong> un atto - Dibattito<br />

Modalità <strong>di</strong> svolgimento <strong>di</strong> ciascun seminario:<br />

• Relazioni <strong>di</strong> base<br />

• Interventi programmati<br />

• Simulazione <strong>di</strong> un atto<br />

• Dibattito<br />

Relatori invitati<br />

Prof. Avv. Modestino Acone<br />

(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Processuale Civile – Università <strong>di</strong> Napoli “Federico II”)<br />

Prof. Avv. Guido Alpa<br />

(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Civile – Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”)<br />

Prof. Avv. Giovanni Arieta<br />

(Professore <strong>di</strong> Diritto Processuale Civile – Università <strong>di</strong> Camerino)<br />

Prof. Avv. Ferruccio Auletta<br />

(Professore Associato <strong>di</strong> Diritto Processuale Civile – Università <strong>di</strong> Perugia)<br />

Prof. Avv. Gianpiero Balena<br />

(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Processuale Civile – Università <strong>di</strong> Bari)<br />

Cons. Bruno Balletti<br />

(Giu<strong>di</strong>ce Corte Suprema <strong>di</strong> Cassazione)<br />

Prof. Avv. Girolamo Bongiorno<br />

(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Processuale Civile – Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”)<br />

Prof. Avv. Domenico Borghesi<br />

(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Processuale Civile – Università <strong>di</strong> Modena e Reggio Emilia)<br />

Prof. Avv. Antonio Briguglio<br />

(Straor<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Processuale Civile – Università <strong>di</strong> Roma Tor Vergata)<br />

Prof. Vincenzo Carbone<br />

(Presidente III Sezione Civile – Corte <strong>di</strong> Cassazione)<br />

Prof. Avv. Federico Carpi<br />

(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Processuale Civile – Università <strong>di</strong> Bologna)<br />

Prof. Avv. Sergio Chiarloni<br />

(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Processuale Civile – Università <strong>di</strong> Torino)<br />

Prof. Avv. Franco Cipriani<br />

(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Processuale Civile – Università <strong>di</strong> Bari)<br />

Prof. Avv. Vittorio Colesanti<br />

(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Processuale Civile – Università Cattolica del Sacro Cuore)<br />

Prof. Avv. Clau<strong>di</strong>o Consolo<br />

(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Processuale Civile – Università <strong>di</strong> Padova)<br />

Prof. Avv. Giorgio Costantino<br />

(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Processuale Civile – Università <strong>di</strong> Bari)<br />

Pres. Giuseppe Ianniruberto<br />

(Presidente IV Sez. Lavoro Corte Suprema <strong>di</strong> Cassazione)<br />

Prof. Avv. Nicolò Lipari<br />

(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Istituzioni <strong>di</strong> Diritto Privato – Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”)<br />

Prof. Avv. Francesco Paolo Luiso<br />

(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Processuale Civile – Università <strong>di</strong> Pisa)<br />

Prof. Avv. Giuseppe Olivieri<br />

(Straor<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Processuale Civile – Università Federico II <strong>di</strong> Napoli)<br />

Prof. Avv. Renato Oriani<br />

(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Processuale Civile – Università Federico II <strong>di</strong> Napoli)<br />

Avv. Paolo Emilio Pagano<br />

(Avvocato in Napoli)<br />

Prof. Avv. Salvatore Patti<br />

(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Privato – Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza)<br />

Prof. Avv. Vincenzo Panuccio<br />

(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Commerciale - Emerito dell’Università <strong>di</strong> Messina)<br />

Prof. Avv. Nicola Picar<strong>di</strong><br />

(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Processuale Civile - Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”)<br />

Prof. Avv. Mauro Pizzigati<br />

(Docente <strong>di</strong> Diritto Fallimentare Università “Cà Foscari” <strong>di</strong> Venezia)<br />

Avv. Ernesto Procaccini<br />

(Avvocato in Napoli)<br />

Prof. Avv. Andrea Proto Pisani<br />

(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Processuale Civile - Università <strong>di</strong> Firenze)<br />

Prof. Avv. Pietro Rescigno<br />

(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Civile – Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”)<br />

Prof. Avv. Bruno Sassani<br />

(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Processuale Civile - Università <strong>di</strong> Roma Tor Vergata)<br />

Prof. Avv. Giuseppe Tarzia<br />

(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Processuale Civile - Università <strong>di</strong> Milano)<br />

Prof. Romano Vaccarella<br />

(Giu<strong>di</strong>ce Corte Costituzionale)<br />

Prof. Avv. Giovanni Verde<br />

(Or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Diritto Processuale Civile – Università Luiss “Guido Carli” Roma)


Aggiornamento Albi<br />

30


In giro per mostre...<br />

Dal 19 <strong>di</strong>cembre al 23 maggio prossimi la<br />

Fondation Pierre Gianadda <strong>di</strong> Martigny<br />

ospiterà un’importante retrospettiva dell’opera<br />

<strong>di</strong> Albert Anker.<br />

Da vivo, Anker è stato una celebrità internazionale.<br />

A partire dal 1859 ha partecipato<br />

regolarmente al Salon de Paris, dove<br />

ottenne numerose medaglie.<br />

Figlio <strong>di</strong> veterinario, nasce l’1 aprile 1831<br />

ad Anet (Ins, in tedesco, Canton Berna) e lì<br />

cresce, sul confine <strong>di</strong> due culture, quella<br />

francofona e quella tedesca. Completa le<br />

scuole dell’ obbligo a Neuchatel, dove frequenta<br />

i primi corsi <strong>di</strong> <strong>di</strong>segno, e consegue<br />

quin<strong>di</strong> la maturità a Berna. Dall’autunno<br />

del 1853, si trasferisce ad Halle, in<br />

Germania per proseguire gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> teologia<br />

iniziati in Svizzera. Insod<strong>di</strong>sfatto all’idea<br />

<strong>di</strong> una carriera ecclesiastica, Anker<br />

decide alla fine <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare artista.<br />

Si stabilisce a Parigi, dove segue i corsi<br />

del pittore e docente svizzero Charles<br />

Gleyre, presso cui già si erano formati<br />

molti suoi compatrioti e dove sarebbero<br />

poi passati i neoimpressionisti Claude<br />

Monet, Auguste Renoir ed Alfred Sisley.<br />

Nello stesso tempo si iscrive all’Ecole des<br />

Beaux-Arts e comincia ad andare al Louvre<br />

a copiare i maestri antichi. Ad Anet, nella<br />

casa della sua infanzia, nel 1863, dopo la<br />

morte del padre, allestisce un atelier e nel<br />

1864 sposa Anna Ruefli, amica della sorella<br />

defunta. La coppia avrà sei bambini,<br />

due dei quali moriranno, però, in tenera<br />

età. La famiglia Anker passa regolarmente<br />

l’inverno a Parigi e l’estate ad Anet.<br />

Spesso l’artista si reca in Italia, dove si<br />

de<strong>di</strong>ca, fatto eccezionale, alla pittura <strong>di</strong><br />

paesaggio, in particolare con acquerelli<br />

leggeri e atmosferici in cui dà evidenza<br />

alla delicatezza della sua tavolozza.<br />

La sua maestria nella tecnica dell’acquerello<br />

gli sarà particolarmente utile nel<br />

corso <strong>degli</strong> ultimi <strong>di</strong>eci anni della sua vita,<br />

quando, in seguito ad un attacco apoplettico,<br />

che gli rende inservibile la mano<br />

ALBERT ANKER<br />

(1831 - 1910)<br />

Martigny - Fondation Pierre Gianadda<br />

19 DICEMBRE 2003 - 23 MAGGIO <strong>2004</strong><br />

Tutti i giorni, ore 10 - 18<br />

destra, sarà costretto a rinunciare ai lavori<br />

su tela per rivolgersi a motivi che gli erano<br />

cari da sempre, le immagini della vita<br />

rurale, trattate con un incrollabile vigore<br />

creativo in centinaia <strong>di</strong> acquerelli.<br />

Albert Anker è senz’altro il pittore svizzero<br />

più popolare del XIX secolo, grazie anche<br />

al fatto che i suoi personaggi -giovani<br />

ragazze che lavorano a maglia, scolari<br />

vivaci e allegri e vecchi che fumano la<br />

pipa -sono facilmente accessibili al grande<br />

pubblico. La sua arte è profondamente<br />

ra<strong>di</strong>cata nella sua passione per la gente<br />

semplice.<br />

Anker fa una vita or<strong>di</strong>nata: il suo quoti<strong>di</strong>ano<br />

è perfettamente organizzato. Egli registra<br />

regolarmente le sue spese e le sue<br />

entrate su un «Livre de vente». Dopo la<br />

nascita del primo figlio, si trova costretto<br />

a cercare un’altra fonte <strong>di</strong> guadagno. E la<br />

trova nel 1866 collaborando con Theodore<br />

Deck, ceramista alsaziano, che lo incarica<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>pingere su piatti e pannelli ritratti e<br />

personaggi tratti dalla storia e dalla mitologia.<br />

Una continuità e una stabilità sorprendente<br />

segnano la sua opera, che manifesta<br />

sempre il suo grande interesse per I’uomo.<br />

È <strong>di</strong>fficile <strong>di</strong>videre la sua creatività per<br />

tappe, al fine <strong>di</strong> evidenziare il mutare progressivo<br />

della sua visione delle cose. La<br />

sua tematica comprende da una parte<br />

scene <strong>di</strong> genere con vari personaggi, dalla<br />

composizione molto accurata, tratti dal<br />

vivere rurale – la scuola, gli affari del<br />

comune, gli avvenimenti importanti, come<br />

matrimoni, battesimi e altro – e dall’altra i<br />

ritratti <strong>di</strong> persone del suo ambiente. Anker<br />

non ama i ritratti su or<strong>di</strong>nazione, ma <strong>di</strong>pinge<br />

i bambini che incontra nel suo quoti<strong>di</strong>ano<br />

e che lo vanno a trovare nell’atelier.<br />

Anker è vissuto nell’epoca del realismo. Il<br />

suo realismo personale ignora la critica<br />

sociale <strong>di</strong> un Millet o <strong>di</strong> un Daumier, così<br />

come il trasfigurativo-aneddotico <strong>di</strong> un<br />

Vautrier o <strong>di</strong> un Defregger. I suoi temi prin-<br />

cipali ruotano attorno ai fatti e alle persone<br />

<strong>di</strong> tutti i giorni. Le ragazze che lavorano,<br />

gli scolari attenti, i vecchi bevitori, le<br />

vecchie ingobbite costituiscono tipi particolari<br />

della sua rappresentazione; sono<br />

esseri umani che appartengono a tutte le<br />

età, <strong>di</strong>pinti secondo le sfaccettature più<br />

varie, sorpresi nel compimento del loro<br />

lavoro in un ambiente familiare.<br />

In un certo numero <strong>di</strong> nature morte raffinate,<br />

Anker dà anche prova della sua capacità<br />

<strong>di</strong> realizzare una pittura eccezionale,<br />

col minimo <strong>di</strong> gestualità.<br />

La mostra della Fondation Pierre Gianadda<br />

documenta, anche con un nutrito gruppo <strong>di</strong><br />

opere presentate qui per la prima volta,<br />

tutte le tecniche <strong>di</strong> Anker – pittura, <strong>di</strong>segno,<br />

acquerello e ceramica – e tutte le sue<br />

tematiche.<br />

La rassegna intende rendere omaggio al<br />

carattere intuitivo dell’ artista e alla finezza<br />

della sua pittura, così come al suo<br />

senso della forma, del colore e delle tonalità.<br />

Nel ripercorrere tutto il suo iter creativo<br />

ci si rende conto che a ragione è da<br />

considerare uno dei più importanti pittori<br />

svizzeri <strong>di</strong> tutti i tempi <strong>di</strong> Martigny.<br />

La cura dell’esposizione è affidata a<br />

Therèse Bhattacharya-Stettler, conservatore<br />

al Kunstmuseum <strong>di</strong> Berna e autrice<br />

del catalogo ragionato <strong>di</strong> Anker.<br />

Il catalogo della mostra, pubblicato da<br />

Fondation Pierre Gianadda, riproduce a<br />

colori tutte le opere esposte. Testi <strong>di</strong><br />

Therèse Bhattacharya-Stettler (prezzo <strong>di</strong><br />

ven<strong>di</strong>ta: CHF 45.—; e 30.—).<br />

Biglietto <strong>di</strong> ingresso: Fr. 15.- / e 10,50;<br />

terza età: Fr. 13.- / e 9,00; famiglie: Fr.<br />

35.- / e 24,50; bambini oltre 10 anni e<br />

studenti: Fr. 8.- / e 5,60. Prezzi speciali<br />

per gruppi.<br />

Comprende anche la visita alla Collection<br />

Franck, al Parco delle sculture, al Museo<br />

gallo-romano, al Museo dell’automobile.<br />

Informazioni: 0041.27.7223978 (in Italia:<br />

031.269393); sito intemet:www.gianadda.ch<br />

39


In giro per mostre...<br />

40<br />

PIERO DORAZIO<br />

RETROSPETTIVA A LOCARNO<br />

La Pinacoteca Casa Rusca <strong>di</strong> Locarno, ospita sino al prossimo 30 maggio, una mostra retrospettiva del pittore Piero<br />

Dorazio (Roma 1927); senza dubbio la rassegna più puntuale nell’affrontarne storicamente la creatività lungo tutto l’iter<br />

evolutivo dell’artista. Locarno ha <strong>di</strong>versi significati per Dorazio, che, giovane artista, veniva spesso a fare visita a Jean Arp<br />

che vi soggiornava. Arp, come noto, ha avuto un ruolo centrale nel processo che ha portato Dorazio al riconoscimento<br />

della propria identità artistica, così come sono state significative l’amicizia e la collaborazione con altri artisti <strong>di</strong> stanza a<br />

Locarno. La rassegna <strong>di</strong> Casa Rusca accoglie <strong>di</strong>pinti realizzati tra il 1947 e il 2003, che mostrano sia il processo personale<br />

che Dorazio ha intrapreso nella sua formazione artistica, sia il percorso che, proprio grazie al suo contributo fondamentale,<br />

ha consentito all’Italia <strong>di</strong> tenere il passo con la scena artistica mon<strong>di</strong>ale moderna. Le opere esposte, quadri fondamentali<br />

della produzione dell’artista, sono <strong>di</strong> provenienza, prevalente, della sua collezione privata, presupposto questo che, ovviamente,<br />

garantisce l’elevata qualità dell’esposizione. L’impostazione della mostra è stata curata da Annette Papenberg-<br />

Weber, che è anche autrice della monografia che accompagna la mostra. L’opera <strong>di</strong> Dorazio ha ottenuto negli ultimi<br />

decenni una considerazione e un riconoscimento costanti non solo tra gli addetti ai lavori ma anche tra collezionisti pubblici<br />

e privati <strong>di</strong> tutto il mondo. L’artista già dal 1959 aveva messo a fuoco la propria originale espressione e da allora le<br />

sue opere sono state proposte in numerose esposizione internazionali <strong>di</strong> rilievo, a partire da Documenta II <strong>di</strong> Kassel del<br />

1959 e dalla Biennale <strong>di</strong> Venezia del 1960, dove gli fu de<strong>di</strong>cata un’intera sala, così come pure avvenne nel 1966. Non<br />

molto ampio, purtroppo, l’orario <strong>di</strong> visita della mostra, aperta tutti i giorni, escluso il lunedì, dalla ore 10:00 alle ore 12:00<br />

e dalle 14:00 alle 17:00. Il biglietto <strong>di</strong> ingresso è <strong>di</strong> franchi 7 (e 5,00) ridotto franchi 5 (e 3,50), scolaresche gratuito. Il bel<br />

catalogo, e<strong>di</strong>to da Skira, è in ven<strong>di</strong>ta, in mostra, al prezzo <strong>di</strong> franchi 60 (e 40,00).<br />

VAN DYCK<br />

RIFLESSI ITALIANI<br />

MILANO<br />

PALAZZO REALE<br />

SALA DELLE CARIATIDI<br />

DAL 19 FEBBRAIO AL 20 GIUGNO <strong>2004</strong><br />

INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI:<br />

02 54912<br />

www.vandyck.it<br />

CANOVA<br />

(1757-1822)<br />

Grande antologica,<br />

ripercorre l’opera dell’artista veneto<br />

alla ricerca del bello ideale:<br />

400 capolavori<br />

tra cui marmi, monocromi, <strong>di</strong>segni<br />

BASSANO DEL GRAPPA<br />

MUSEO CIVICO<br />

PIAZZA GARIBALDI<br />

DAL 22 NOVEMBRE 2003<br />

AL 12 APRILE <strong>2004</strong><br />

INFORMAZIONI:<br />

800685644<br />

www.mostracanova.it<br />

Rubrica a cura <strong>di</strong> RENATO COGLIATI

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