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America, avere e non avere - La Repubblica

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LUNEDÌ 4 DICEMBRE 2006 Copyright © 2006 The New York Times<br />

<strong>America</strong>, <strong>avere</strong> e <strong>non</strong> <strong>avere</strong><br />

In coda per un pasto gratis<br />

il racconto di sogni infranti<br />

Altitavolidilegnosonodispostinelparcheggio<br />

dellachiesacattolicadiSt.John’saNewark,<br />

nel New Jersey. Proprio di fronte a Manhattan,<br />

sull’altra riva del fiume Hudson. I volontari<br />

scaricano senza fretta da un camion 4.000<br />

porzioni surgelate di pollo alla parmigiana<br />

provenienti da un ristorante di New York. I<br />

gabbiani tengono a bada i piccioni per assicurarsi<br />

le croste di pane. Centinaia di persone aspettano<br />

in fila lungo il recinto. Tra questi anche Charles<br />

Polite e Carolyn Strickland Bell (foto a destra).<br />

<strong>La</strong> mensa distribuisce gratuitamente dal<br />

martedì al sabato circa 700 colazioni e pranzi;<br />

quantità che aumenta verso la fine del mese,<br />

quando gli assegni dell’assistenza sociale sono<br />

ormai spesi. Sul recinto sono appese due scarpe<br />

e un vestito; una gruccia riposa su un sacco della<br />

spazzatura. Nella fila c’è chi si porta dietro una<br />

valigia a rotelle o borsoni in plastica scozzese. Un<br />

uomo dall’andatura scomposta tiene sulle spalle<br />

uno zainetto di Disney Princess. Una donna<br />

racconta di aver lavorato per l’amministrazione<br />

locale e di trovarsi lì in incognito.<br />

Peralcunedellelorostorievaiapagina III.<br />

Fotografie di FRED R. CONRAD/The New York Times<br />

Riciclare regali si può: ecco regole ed etichetta per farlo<br />

di ALINA TUGEND<br />

Mi chiamo Alina. E sono una riciclatrice<br />

di regali.<br />

OK, lo faccio solo quando si tratta di regali<br />

nuovi di zecca. E quando penso veramente<br />

che la persona cui lo sto facendo lo<br />

apprezzerà. Vorrei anche far notare, tuttavia,<br />

di <strong>non</strong> essere la sola. Il 52 per cento degli<br />

americani ammette di riciclare i regali,<br />

e uno schiacciante 78 per cento afferma di<br />

ritenerla una cosa occasionalmente o sempre<br />

accettabile. Questo è quanto risulta da<br />

un’indagine condotta lo scorso agosto dalla<br />

Harris Interactive su incarico della Tassimo<br />

hot beverage system.<br />

E’ stato chiesto a 1.505 adulti cosa pensassero<br />

dell’idea di riciclare i regali: l’abitudine<br />

di dare a qualcun altro i doni ricevuti<br />

quando (a) si hanno già; (b) <strong>non</strong> servono;<br />

(c) <strong>non</strong> piacciono.<br />

PeggyPost,mogliedelbis-nipotedell’esperta<br />

di galateo Emily Post e altri buoni<br />

conoscitori dell’etichetta concordano sul<br />

ECONOMIA E SOCIETA’<br />

<strong>La</strong> prossima mossa di Google<br />

Il gigante online entra nella pubblicità<br />

tradizionale e le agenzie si preoccupano. V<br />

fatto che riciclare va benissimoselosifa–comedicedi<br />

aver fatto il 77 per cento degli<br />

intervistati nell’indagine<br />

della Tassimo - perché il dono<br />

è perfetto per la persona cui<br />

viene dato.<br />

“<strong>La</strong> regola è la stessa di<br />

quando si acquista un regalo”,<br />

dice la signora Post. “Si<br />

dovrebbero seguire le norme<br />

fondamentali del galateo: essere<br />

cortesi e rispettosi”.<br />

Il mio istruttore di tennis si è trovato<br />

coinvolto in una gaffe riguardante il riciclaggio<br />

di un regalo, avendone ricevuto<br />

uno. Quando si è sposato ha invitato alcuni<br />

cugini che vivono dall’altra parte del Paese;<br />

l’istruttore era andato al loro matrimonio.<br />

Il cugino <strong>non</strong> è venuto e ha spedito<br />

“ un economico set da picnic con bicchieri<br />

da vino”. Nel pacco era rimasto un biglietto<br />

di auguri per il matrimonio del cugino. Un<br />

chiaro segnale di riciclaggio.<br />

Ringraziando del regalo, l’istruttore<br />

di tennis e sua moglie hanno<br />

accluso nella stessa busta il<br />

bigliettino incriminato. Da allora<br />

i due <strong>non</strong> si parlano più.<br />

Questa è la ragione per la<br />

quale Letitia Balridge, coautrice<br />

di New Manners for New<br />

Times, appone sempre un cartellino,<br />

con il nome di chi le ha<br />

fatto originariamente il dono,<br />

Frank Frisari sul pacchetto che pensa di riciclare.<br />

Ci sono articoli che <strong>non</strong><br />

si devono riciclare nel modo più assoluto.<br />

Ad esempio, cibi scaduti come “quelle vecchie<br />

confezioni di biscotti che ormai quasi<br />

camminano da sole”, dice la Balridge. “Assicuratevi<br />

che siano freschi e buoni”. E i<br />

profumi. “In sei mesi evaporano”, dice.<br />

Se volete proprio riciclare un regalo, accertatevi<br />

che superi un esame minimo. “Se<br />

ricevo una sciarpa, mi piace che sia pulita e<br />

stirata”, aggiunge, osservando di aver ricevuto<br />

a volte sciarpe “nuove” spiegazzate e<br />

macchiate in modo sospetto. “Almeno fate<br />

un sforzo. Ingannatemi”.<br />

ARTI E TENDENZE<br />

Anelli di rappresentanza<br />

Le dita più alla moda si adornano di gioielli<br />

particolarmente vistosi. VIII<br />

Che cosa separa i ricchi<br />

dai molto, molto ricchi<br />

di LOUIS UCHITELLE<br />

Dopo dieci di esercizio dell’arte<br />

medica, nel tentativo di diventare<br />

“uno stimato medico-scienziato”, Robert<br />

H. Glassman era arrivato alla<br />

conclusione che <strong>non</strong> guadagnava abbastanza<br />

soldi. Così rispose a un annuncio<br />

pubblicato sul New England<br />

Journal of Medicine da una società<br />

di consulenza aziendale intenzionata<br />

ad assumere medici.<br />

Oggi, dopo essersi trasferito a Wall<br />

Street per lavorare come consulente<br />

per investimenti nel settore medico,<br />

Glassman è multimilionario.<br />

All’epoca in cui Glassman frequentava<br />

l’università, queste lucrose possibilità<br />

di carriera per i medici erano<br />

ancora allo stato embrionale. Con il<br />

sogno di realizzare scoperte rivoluzionarie<br />

nella cura per il cancro, la<br />

sua specializzazione, Glassman si<br />

tuffò nella ricerca, fin quando Wall<br />

Street <strong>non</strong> diede un ordine diverso al-<br />

PUBBLICITA<br />

Supplemento al numero<br />

odierno de la <strong>Repubblica</strong><br />

Sped. abb. postale art. 1<br />

legge 46/04 del 27/02/2004 — Roma<br />

RIPENSARE IL LIBERO SCAMBIO<br />

Nuovi dubbi in <strong>America</strong> sulle conseguenze<br />

della globalizzazione. PAGINA III<br />

la sua vita. “Non ero sicuro di rischiare<br />

di passare anni e anni a richiedere<br />

borse di studio e a lavorare ore su ore<br />

per l’esilissima chance di pescare il<br />

numero vincente alla lotteria e dare<br />

un importante contributo alla letteratura<br />

scientifica”, dice Glassman.<br />

Glassman si è reso conto di quanto<br />

avesse superato le tradizionali<br />

aspettative medioborghesi di un<br />

medico partecipando al ventesimo<br />

raduno annuale dei suoi compagni di<br />

college. In quel momento, Glassman<br />

lavorava per la Merrill Lynch e si apprestava<br />

a diventare direttore per gli<br />

investimenti nel settore sanitario.<br />

“C’erano medici a quella riunione,<br />

persone estremamente brillanti”, ri-<br />

continua a pagina III<br />

Real Challenges<br />

Real Answers<br />

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<strong>Repubblica</strong> NewYork


II LUNEDÌ 4 DICEMBRE 2006<br />

di MICHAEL WINES<br />

PORT ELIZABETH, Sudafrica - Per<br />

come la vede Harry Crouse, strappar<br />

via gli abaloni dai fondali dell’Oceano<br />

indiano e venderli ai contrabbandieri<br />

<strong>non</strong> è pesca di frodo. Tutt’altro: è un atto<br />

di disperazione, l’ultima spiaggia per<br />

un povero disoccupato come lui e i suoi<br />

amici. “Ne prendiamo pochi, un cinque<br />

chili, il minimo per sopravvivere”, dice<br />

mesto Crouse. “Appena quanto basta<br />

per la moglie e i figli”.<br />

In muta sulla spiaggia, accanto ad una<br />

vecchia auto arrugginita, dipinge un<br />

quadro convincente di miseria. Almeno<br />

finché l’ispettore Sandor Nagy della<br />

polizia sudafricana <strong>non</strong> fa notare che la<br />

sua vera macchina è una Volkswagen<br />

con un motore di prima categoria. <strong>La</strong><br />

macchina arrugginita, dice l’ispettore,<br />

è una sorta di vuoto a perdere, rende indolore<br />

un eventuale sequestro da parte<br />

della polizia.<br />

“Dicono tutti così’’, aggiunge l’ispettore<br />

Nagy riferendosi alle affermazioni di<br />

Crouse. “Ma poi girano in Bmw”.<br />

In molti paesi il contrabbando predilige<br />

la droga e le Nike false. A Port Elizabeth<br />

la merce di elezione è l’Haliotis<br />

midae — l’abalone.<br />

di DAN BILEFSKY<br />

RIGA, Lettonia — In Europa è esplosa<br />

la battaglia della vodka: da una parte i<br />

tradizionalisti polacchi, finlandesi, svedesi<br />

e di altri Paesi baltici che sostengono<br />

che solo ed esclusivamente i liquori<br />

prodotti da cereali, patate e melassa<br />

della barbabietola da zucchero meritano<br />

tale nome. Dall’altra parte le distillerie<br />

italiane, francesi, britanniche e dei<br />

Paesi Bassi che vogliono una definizione<br />

più liberale e assicurano che gli ingredienti<br />

della vodka <strong>non</strong> ne pregiudicano il<br />

sapore. “<strong>La</strong> vodka autentica è prodotta<br />

solo con cereali o patate”, dice Rolands<br />

Gulbis, presidente di <strong>La</strong>tvijas Balzams,<br />

la principale distilleria di vodka dei Paesi<br />

baltici. “Se la vodka può essere realizzata<br />

con l’uva, allora possiamo anche<br />

chiamare arance le mele e ribattezzare<br />

il brandy chiamandolo birra”.<br />

<strong>La</strong> Finlandia, che attualmente presiede<br />

l’Unione europea ed è il Paese nel<br />

quale la vodka è da sempre un ricostituente<br />

per le rigide notti, preme perché<br />

l’Unione europea approvi la proposta di<br />

legge di imporre alla vodka prodotta con<br />

ingredienti <strong>non</strong> tradizionali - per esempio<br />

uva, frutta o perfino sciroppo d’acero<br />

- di riportare tale informazione sull’etichetta<br />

in grossi caratteri.<br />

<strong>La</strong> concorrenza e gli altri produttori di<br />

vodka, compresa la Diageo britannica,<br />

la più importante produttrice di alcolici<br />

al mondo, proprietaria della celebre<br />

marca Ciroc ottenuta dall’uva, e produttrice<br />

altresì della Smirnoff, ritiene<br />

che questo <strong>non</strong> sia niente di più che un<br />

mediocre stratagemma con il quale i<br />

Paesi nordici e baltici cercano di monopolizzare<br />

il mercato globale della vodka,<br />

Direttore responsabile: Ezio Mauro<br />

Vicedirettori: Mauro Bene,<br />

Gregorio Botta, Dario Cresto-Dina<br />

Massimo Giannini, Angelo Rinaldi<br />

Caporedattore centrale: Mario Calabresi<br />

Caporedattore vicario: Angelo Aquaro<br />

Gruppo Editoriale l’Espresso S.p.A.<br />

•<br />

Presidente onorario: Carlo Caracciolo<br />

Presidente: Carlo De Benedetti<br />

Consigliere delegato: Marco Benedetto<br />

Divisione la <strong>Repubblica</strong><br />

via Cristoforo Colombo 90 - 00147 Roma<br />

Direttore generale: Carlo Ottino<br />

Responsabile trattamento dati (d. lgs.<br />

30/6/2003 n. 196): Ezio Mauro<br />

Reg. Trib. di Roma n. 16064 del 13/10/1975<br />

Tipografia: Rotocolor SpA,<br />

v. C. Colombo 90 RM<br />

Stampa: Rotocolor, v. C. Cavallari 186/192<br />

Roma; Sage, v. N. Sauro 15 - Paderno<br />

Dugnano MI ; Finegil Editoriale c/o Citem<br />

Soc. Coop. arl, v. G.F. Lucchini - Mantova<br />

Pubblicità: A. Manzoni & C.,<br />

via Nervesa 21 - Milano - 02.57494801<br />

•<br />

Supplemento a cura di:Paola Coppola,<br />

Francesco Malgaroli, Mario Tedeschini <strong>La</strong>lli<br />

•<br />

Traduzioni: Emilia Benghi, Anna Bissanti,<br />

Antonella Cesarini, Fabio Galimberti,<br />

Guiomar Parada, Marzia Porta<br />

L’ispettore Nagy conta almeno 120<br />

pescatori di frodo noti alla polizia nel<br />

piccolo tratto della spiaggia di Port Elizabeth<br />

che pattuglia assieme ai suoi colleghi.<br />

Il contrabbando di abalone <strong>non</strong> è<br />

solo un grosso business. Apre anche uno<br />

spiraglio sulla società e sull’economia<br />

post-apartheid e sulla genealogia di una<br />

particolare categoria di malviventi nel<br />

<strong>La</strong>vodkaincrisid’identità:<br />

guerra nella Ue tra spiriti forti<br />

stimato a circa 12 miliardi di dollari.<br />

“Le pretese di produrre vodka soltanto<br />

in un certo modo sono prive di<br />

fondamento” dice Chris Scott-Wilson,<br />

portavoce dell’European Vodka Alliance,<br />

che esercita pressioni contro la proposta<br />

finlandese per conto della Diageo<br />

e di altri grandi produttori. “Affermare<br />

che il sapore della vodka dipende dagli<br />

ingredienti è quanto meno ridicolo, se si<br />

considera che la maggior parte dei consumatori<br />

la usa come mixer insapore<br />

insieme ad altro, per esempio tonica o<br />

succo d’arancia”.<br />

Gli oppositori della proposta di legge<br />

ritengono inoltre che così si rischia di innescare<br />

una guerra commerciale globale<br />

con gli Stati Uniti, dove sono sempre<br />

più popolari le nuove vodke, per esempio<br />

la Vermont Spirits Gold, prodotta<br />

con linfa d’acero. Attualmente gli Stati<br />

Uniti sono il mercato della vodka a più<br />

rapida crescita.<br />

Le origini della vodka sono assai controverse:<br />

i russi sostengono di averla inventata<br />

loro e a riprova indicano le loro<br />

tecniche di distillazione risalenti al XII<br />

secolo. Ma anche la Polonia sostiene di<br />

essere stata il primo Paese a produrre<br />

la vodka. Si dice che già nell’VIII secolo i<br />

contadini polacchi fossero soliti produrre<br />

distillati alcolici congelando il vino,<br />

secondo una ricetta segreta che si crede<br />

importata da monaci italiani.<br />

I Paesi consumatori di vodka dell’Europa<br />

centrale e orientale e della Scandinavia<br />

dicono di battersi per salvaguardare<br />

una tradizione secolare. “Non ci<br />

si aspetta di trovare l’uva tra gli ingredienti<br />

della birra e <strong>non</strong> ci si deve aspettare<br />

di trovarla nella vodka” dice Gulbis.<br />

“Si acquista la birra perché è birra e la<br />

vodka perché è vodka”.<br />

MONDO<br />

INTERNATIONAL WEEKLY<br />

Il supplemento The New York Times International Weekly esce con<br />

<strong>La</strong> <strong>Repubblica</strong> (Italia), Le Monde (Francia), Süddeutsche Zeitung (Germania),<br />

The Daily Telegraph (Inghilterra) e El Pais (Spagna),<br />

per un totale di 2,1 milioni di copie la settimana.<br />

REDAZIONE ...................... euroreach@nytimes.com<br />

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The Daily Telegraph ........ Nicholas Edgley • 44 207 531 3350<br />

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El Pais.................................. Hortensia Fuentes • 34 91 337 7801<br />

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DIARIO DA PORT ELIZABETH<br />

Pescatori di frodo, apartheid e un gasteropode a rischio di estinzione<br />

Joao Silva per The New York Times<br />

moderno Sudafrica.<br />

Questa categoria, a detta degli esperti,<br />

è sul punto di uccidere il prezioso gasteropode<br />

di cui si sostenta. <strong>La</strong> pesca di frodo<br />

di abalone è ormai talmente diffusa e<br />

superiore ai quantitativi autorizzati che<br />

minaccia di cancellare la specie dalla<br />

punta meridionale dell’Africa. Il governo<br />

ha recentemente ridotto del 45 per<br />

cento il prelievo autorizzato definendo il<br />

taglio vitale per la conservazione della<br />

specie.<br />

<strong>La</strong> pesca di frodo restò per decenni a<br />

livelli irrilevanti dopo le prime limitazioni<br />

imposte dal governo sudafricano<br />

al prelievo di molluschi nel 1970. Tutto<br />

cambiò con la fine dell’apartheid. Come<br />

riferisce in uno studio del 2005 lo scrittore<br />

ed esperto di giurisprudenza Jonny<br />

Steinberg, l’apartheid <strong>non</strong> solo escluse<br />

i <strong>non</strong> bianchi del Sudafrica dalle terre<br />

di valoremaliscacciò anche dai mari.<br />

Questo valeva soprattutto per i meticci,<br />

i cosiddetti coloured.<br />

“Le comunità coloured dedite alla pesca<br />

lungo la costa da sempre consideravano<br />

loro proprietà il contenuto del mare<br />

e l’apartheid impediva loro l’accesso’’,<br />

dice Steinberg. Ma i meticci sudafricani<br />

nutrivano anche forti timori che una<br />

maggioranza nera li avrebbe oppressi<br />

proprio come aveva fatto la minoranza<br />

bianca. Così quando nel 1994 andò al potere<br />

un governo di neri i pescatori meticci<br />

si riversarono sul mare rivendicando<br />

il loro cosiddetto patrimonio.<br />

<strong>La</strong> forte svalutazione della moneta sudafricana<br />

tra il 1992 e il 2001 <strong>non</strong> fece che<br />

intensificare la pesca di frodo, rendendo<br />

la vendita di abalone, generalmente in<br />

dollari, un commercio immensamente<br />

redditizio.<br />

Ma il contrabbando <strong>non</strong> sarebbe forse<br />

mai decollato senza un vettore che<br />

consentisse di far arrivare i molluschi<br />

ai compratori asiatici. Si dà il caso che<br />

la criminalità organizzata cinese avesse<br />

già messo radici nel Paese trafficando in<br />

pinne di squalo, droga ed esseri umani.<br />

I confini colabrodo del Sudafrica consentono<br />

ai contrabbandieri di trasportare<br />

una gran quantità di abalone nei Paesi<br />

vicini dai quali la merce può essere<br />

spedita legalmente per nave in Estremo<br />

oriente, dove l’abalone è considerato un<br />

alimento afrodisiaco e di buon auspicio.<br />

<strong>La</strong> quantità esatta è solo ipotizzabile ma<br />

nei 18 mesi precedenti al giugno 2003,<br />

stando ai dati forniti da Steinberg, nel<br />

porto di Hong Kong arrivarono 1.089 tonnellate<br />

di abalone sudafricano, contro un<br />

prelievo autorizzato nello stesso periodo<br />

di 318 tonnellate.<br />

In ottobre la polizia ha individuato<br />

un’imbarcazione che si allontanava a<br />

tutta velocità. L’hanno inseguita fino a<br />

vederla sfrecciare sotto un ponte nelle<br />

acque basse di un fiume. Una volta fuori<br />

portata lo scafo si è esibito in una inequivocabile<br />

danza di vittoria, zigzagando da<br />

una riva all’altra del fiume. “Guardalo’’,<br />

ha detto uno degli agenti anti pesca di<br />

frodo. “Si sta facendo beffa di noi”.<br />

Fotografie di <strong>La</strong>lo de Almeida per The New York Times<br />

I soldati della gomma dimenticati in Amazzonia<br />

di LARRY ROHTER<br />

Pescatori di<br />

frodo di abalone<br />

arrestati<br />

a Port Elizabeth,<br />

Sudafrica.<br />

<strong>La</strong> raccolta<br />

massiccia, ben<br />

oltre le quantità<br />

consentite,<br />

potrebbe<br />

portare<br />

all’estinzione<br />

del mollusco<br />

dalle acque<br />

dell’Africa<br />

meridionale.<br />

RIO BRANCO, Brasile — Una mattina<br />

del 1942, Alcidino dos Santos stava<br />

andando al mercato a comprare la verdura<br />

per sua madre quando un ufficiale<br />

dell’esercito lo fermò e gli disse che era<br />

arruolato come “soldato della gomma”.<br />

Gli fu detto che in Amazzonia, a 4.500<br />

chilometri di distanza, c’era bisogno di<br />

uomini per raccogliere la gomma necessaria<br />

allo sforzo bellico degli Alleati.<br />

Dos Santos, che all’epoca aveva 19 anni e<br />

faceva il muratore, protestò inutilmente.<br />

Sarebbe stato pagato 50 centesimi<br />

al giorno, gli dissero, e finita la guerra<br />

l’avrebbero riportato gratis a casa, ma<br />

doveva andare, quello stesso giorno.<br />

A più di 60 anni dalla fine della Seconda<br />

guerra mondiale, il signor dos Santos<br />

e altre centinaia di brasiliani poveri che<br />

furono costretti con la forza a prestare<br />

servizio come soldati della gomma sono<br />

ancora in Amazzonia, in attesa che<br />

le promesse siano mantenute. Vecchi<br />

e deboli, combattono contro il tempo e<br />

contro l’indifferenza per ottenere il riconoscimento<br />

e l’indennizzo cui ritengono<br />

di aver diritto.<br />

“Siamo stati ingannati, e poi abbandonati<br />

e dimenticati”, dice il signor dos<br />

Santos, che <strong>non</strong> ha più rivisto la madre,<br />

nella sua modesta casa di legno ad Acre,<br />

uno Stato nell’estrema area occidentale<br />

dell’Amazzonia dove si trova la maggior<br />

concentrazione di soldati della gomma.<br />

Il programma era nato da un accordo<br />

tra gli Stati Uniti e il Brasile. L’attacco<br />

giapponese a Pearl Harbor aveva isolato<br />

gli Stati Uniti dalla Malesia, loro principale<br />

fornitore di gomma, e il presidente<br />

Roosevelt convinse il dittatore brasiliano<br />

Getulio Vargas,a colmare quella<br />

strategica lacuna in cambio di milioni di<br />

dollari in prestiti, crediti e forniture.<br />

Secondo i dati in possesso del governo<br />

brasiliano, oltre 55.000 persone, quasi<br />

tutte del nordest tormentato dalla siccità<br />

e dalla povertà, furono mandate in<br />

Amazzonia a raccogliere gomma.<br />

Una volta raggiunta l’Amazzonia, gli<br />

uomini <strong>non</strong> ricevettero più la paga e furono<br />

inviati negli alloggiamenti, dove<br />

<strong>non</strong> era permesso ricevere visite. Il signor<br />

Maia ricorda: “ Fu soltanto nel 1946<br />

che appresi che la guerra era finita. Non<br />

avevamo la radio ed eravamo completamente<br />

isolati dal resto del mondo”.<br />

Dopo la guerra, a molti fu detto che<br />

dovevano del denaro ai capi dei campi<br />

per il cibo, gli abiti o l’attrezzatura, e che<br />

avrebbero dovuto rimanere fino a quando<br />

i loro debiti <strong>non</strong> fossero stati saldati.<br />

Senza denaro e senza mezzi di trasporto,<br />

la maggior parte dei soldati della gom-<br />

Tre brasiliani<br />

che aiutarono<br />

a produrre<br />

gomma per<br />

gli Alleati<br />

durante la<br />

Seconda<br />

guerra<br />

mondiale<br />

eche<strong>non</strong><br />

hanno quasi<br />

ricevuto<br />

compenso:<br />

Vicência<br />

Bezerra da<br />

Costa, sinistra;<br />

Lupércio<br />

Freire Maia,<br />

sotto;<br />

e Alcidino<br />

dos Santos,<br />

in fondo.<br />

ma si rassegnò a restare in Amazzonia.<br />

Nel 1988 il Brasile ratificò una nuova<br />

Costituzione con un articolo che prevede<br />

per i soldati della gomma una pensione<br />

pari al doppio del salario minimo, corrispondente<br />

a 350 dollari al mese attuali.<br />

Ma molti di coloro che avevano prestato<br />

la loro opera hanno scoperto di <strong>non</strong> poter<br />

usufruire di questa pensione perché<br />

impossibilitati ad esibire la documentazione<br />

necessaria.<br />

“Quando guardo alla televisione le cerimonie<br />

per il Giorno dell’Indipendenza<br />

e vedo i soldati che hanno combattuto in<br />

Europa sfilare nelle loro uniformi, provo<br />

tristezza e sgomento”, dice il signor<br />

Maia. “Anche noi eravamo combattenti.<br />

Tutti ci sono debitori di un grande<br />

favore, compresi gli americani, perché<br />

quella guerra <strong>non</strong> avrebbe potuto essere<br />

vinta senza la gomma e senza di noi, i<br />

soldati della gomma”.<br />

<strong>Repubblica</strong> NewYork


LUNEDÌ 4 DICEMBRE 2006 III<br />

di LOUIS UCHITELLE<br />

Per anni l’ala clintoniana del Partito<br />

democratico, esercitando uno stretto<br />

controllo sulla politica economica del<br />

partito, ha sostenuto la tesi che l’economia<br />

poteva continuare a svilupparsi<br />

solo concedendo ai mercati di operare<br />

senza restrizioni e a livello globale.<br />

Superando le contestazioni da parte<br />

dei sindacati, tradizionale base elettorale<br />

del partito, l’amministrazione Clinton<br />

diede forte appoggio ad accordi di libero<br />

scambio come il Nafta e acconsentì<br />

all’ingresso della Cina nel Wto. In caso<br />

i lavoratori ne fossero stati penalizzati,<br />

l’ala clintoniana proponeva di affrontare<br />

il problema dopo che si fosse verificato.<br />

Questo approccio coincise con un periodo<br />

di prosperità economica, ridotta disoccupazione<br />

e deficit in calo negli Usa.<br />

Col passare del tempo questa combinazione<br />

- definita Rubinomics dal<br />

nome del ministro del tesoro dell’am-<br />

ministrazione Clinton, Robert E. Rubin<br />

— divenne il modello accettato delgruppo<br />

dirigente democratico per il futuro.<br />

Non è più così. Oggi che i democratici<br />

detengono la maggioranza al Congresso<br />

e cresce l’ansia sullo sviluppo della<br />

globalizzazione, sta emergendo una fazione<br />

del partito che un tempo <strong>non</strong> aveva<br />

gran voce in capitolo e che propone<br />

con forza il populismo economico come<br />

alternativa alla politica di Rubin.<br />

<strong>La</strong> tesi dei populisti è che il reddito<br />

nazionale è affluito in misura sproprozionata<br />

nelle casse delle grandi imprese<br />

e delle famiglie più abbienti del Paese,<br />

uno squilibrio acuitosi negli ultimi anni.<br />

Il loro intento è di riconsiderare il ruolo<br />

dell’<strong>America</strong> nell’economia globale.<br />

Hanno intenzione di intervenire sui<br />

mercati regolamentandoli in misura<br />

maggiore rispetto ai rubiniani. “Siamo<br />

giunti forse finalmente al termine dell’era<br />

reganiana , compresi gli otto anni<br />

di governo Clinton”, dice Jeff Faux,<br />

fellow dell’Economic policy institute, un<br />

In coda per un pasto gratis<br />

si parla di sogni infranti<br />

di TINA KELLEY<br />

Alcune delle persone che si trovavano<br />

recentemente in fila per un pasto gratuito<br />

davanti alla chiesta cattolica di St.<br />

John’s a Newark, New Jersey, hanno<br />

raccontato la loro storia.<br />

•<br />

‘QUANDO IL CIBO FINISCE,<br />

TORNA LA TRISTEZZA DI SEMPRE’<br />

Sono tre anni che Richard Stewart<br />

dorme da amici: un paio di notti qui, un<br />

paio di notti là. “Cerco di <strong>non</strong> ricalcare<br />

lo stereotipo del barbone”, dice Stewart,<br />

che ha 43 anni. “Tengo mani e unghie pulite,<br />

provo ad <strong>avere</strong> sempre i capelli corti<br />

e a dare l’impressione di <strong>non</strong> essere<br />

così disperato”. Ma le cure dentali sono<br />

un lusso inavvicinabile e a lui mancano<br />

diversi denti.<br />

A ottobre dello scorso anno, dice<br />

Stewart, è morto suo padre, per arresto<br />

cardiaco; a novembre suo fratello, in<br />

seguito ad un’infezione e a dicembre suo<br />

figlio, in una sparatoria tra gang.<br />

“Praticamentehopersoimieitre<br />

migliori amici, gli unici uomini con cui<br />

potessi davvero parlare”, dice.<br />

Stewart racconta di aver ricevuto una<br />

coltellata al collo pochi mesi fa, quando<br />

in un ostello per i poveri è stato attaccato<br />

da uomo strafatto di droga. “Gli avevo<br />

chiesto di abbassare la musica”, ricorda<br />

Stewart. “Non era la cosa giusta da dire<br />

in quel momento”.<br />

Stewart mangia alla mensa, e aiuta<br />

anche a riassettare. “Si vedono dei volti<br />

sorridenti, perché stanno per ricevere<br />

qualcosa”, dice rivolto alla fila. “Ma<br />

quando il cibo finisce torna la tristezza<br />

di sempre. E’ una specie di sguardo disperato.<br />

L’ho visto anche guardandomi<br />

allo specchio”.<br />

•<br />

‘QUANDO VAI A TROVARE LA GENTE,<br />

NON VEDONO L’ORA CHE TE NE VADA’<br />

Ha un sorriso ampio, e gli occhi marrone<br />

chiaro incorniciati da occhiali a montatura<br />

larga. Due anni fa ha scoperto di<br />

<strong>avere</strong> “il virus” – lo Hiv. “Io lo<br />

chiamo ‘i vapori’ ”, dice Carolyn<br />

Strickland Bell, 48 anni.<br />

“Per me è ancora un concetto<br />

piuttosto nuovo”.<br />

Abita in un alloggio sovvenzionato<br />

e frequenta ambulatori<br />

medici per adulti e programmi<br />

per malati di mente.<br />

Dice di aver camminato più<br />

di un’ora per arrivare a St.<br />

John’s. Lì vicino, dice, abitano<br />

delle sue nipoti, ma quando<br />

lei va a trovarle <strong>non</strong> si sente<br />

a proprio agio. “Ti senti obsoleta,<br />

ti senti di <strong>non</strong> essere<br />

più utile”, dice. “Non hanno<br />

più bisogno di te. Quando vai<br />

a trovar la gente, <strong>non</strong> vedono<br />

l’ora che tu te ne vada”.<br />

“In chiesa mi hanno domandato<br />

‘Che cosa cerchi?’ e io ho<br />

detto la salvezza”, dice. “Mi<br />

piacerebbe trovare la salvezza,<br />

l’esultanza e il giubilo”.<br />

•<br />

‘ERO STATO DICHIARATO MORTO,<br />

DICONO, E POI SONO RESUSCITATO’<br />

Charles Polite, 32 anni, tira fuori dalle<br />

tasche un pezzo di carta ripiegato, che<br />

avvolge un pezzetto di metallo storto, color<br />

ottone. E’ la parte posteriore del bossolo<br />

di un proiettile. Lo ha trovato nella<br />

scarpa da ginnastica una settimana fa,<br />

quando gli hanno sparato al piede dopo<br />

una lite.<br />

“Non mi ero accorto che mi avessero<br />

sparato”, dice Polite, che si trova in<br />

chiesa in attesa di una sedia a rotelle. E’<br />

preoccupato all’idea di potersi prendersi<br />

un’infezione. “<strong>La</strong> gamba ha iniziato a<br />

tremare e dalla scarpa usciva sangue”.<br />

“Non ho avuto davvero paura”, aggiunge<br />

immediatamente. “Un altro ne avrebbe<br />

avuta”.<br />

<strong>La</strong> rete di cicatrici sopra il suo occhio<br />

sinistro risale a un incidente d’auto avuto<br />

nel 1992, quando Polite volò attraverso<br />

il parabrezza. “Ero stato dichiarato<br />

morto, dicono, e poi sono resuscitato”,<br />

ANALISI<br />

MONDO<br />

Dubbi sulla globalizzazione e sui rischi per i lavoratori Usa<br />

gruppo di ricerca sul mercato del lavoro<br />

in parte finanziato dal sindacato Afl-Cio<br />

“E’ l’ora di verificare se i democratici<br />

sono in grado di proporre politiche adeguate<br />

alla portata del problema”.<br />

<strong>La</strong> spaccatura <strong>non</strong> riguarda gli effetti<br />

negativi della globalizzazione. Rubin<br />

e i suoi seguaci sostengono sempre più<br />

che la globalizzazione <strong>non</strong> ha portato la<br />

sicurezza del posto di lavoro né aumentato<br />

il reddito di milioni di americani.<br />

<strong>La</strong> “fetta di torta potrebbe persino<br />

ridursi” per ampie fasce della classe<br />

media, ha scritto il successore di Rubin<br />

all’incarico di ministro del tesoro dell’amministrazione<br />

Clinton, <strong>La</strong>wrence<br />

H. Summers, in un articolo recentemente<br />

pubblicato dal Financial Times.<br />

E i populisti senza dubbio concordano.<br />

Ma i rubiniani affermano che regolamentare<br />

il commercio o imporre<br />

altre restrizioni al mercato sarebbe un<br />

autogol. “Intervenendo sul mercato si<br />

paga un esorbitante costo economico”,<br />

dice Peter R. Orszag, senior fellow<br />

Fred R. Conrad/The New York Times<br />

Richard Stewart va in chiesa per ricevere un<br />

pasto gratis, poi si ferma a pulire. Dice di<br />

sapere com’è la faccia della disperazione.<br />

dice.<br />

Quell’esperienza però, dice Polite, <strong>non</strong><br />

lo ha cambiato.<br />

“Il mese dopo sono finito in prigione”,<br />

dice. “E’ stato quello a cambiarmi”.<br />

Non aveva rispettato i termini della<br />

libertà vigilata, e <strong>non</strong> era la prima volta<br />

che andava dentro. <strong>La</strong> prima volta è<br />

stato quando aveva 12 anni, per furto di<br />

auto.<br />

“Avevo tanti sogni”, dice a proposito<br />

della sua infanzia. “Volevo diventare<br />

professore di università, erano quelli i<br />

sogni che facevo. Sino a 10 anni ero un<br />

perfettino: indossavo gli occhiali e portavo<br />

un apprecchio acustico. Poi ho iniziato<br />

a fare quello che faccio”.<br />

“A 11 anni facevo cose che si fanno a<br />

50, tutto pur di sopravvivere. Mio padre<br />

aveva lasciato mia madre, e io ho dovuto<br />

denunciarla perché lei si faceva di droga”.<br />

“Dalla materna sino a alla seconda<br />

media sono stato bravo. Poi il mio mondo<br />

è andato tutti in pezzi. Non ce l’ho fatta<br />

proprio a controllarlo”.<br />

COCKPIT<br />

della Brookings Institution <strong>non</strong>ché uno<br />

dei massimi esponenti del gruppo dei<br />

rubiniani. <strong>La</strong> sua tesi ad esempio è che<br />

limitando i licenziamenti “si ostacola<br />

la capacità del mercato di ricollocare<br />

la forza lavoro in modo efficiente”. Di<br />

conseguenza, asseriscono i rubiniani, si<br />

verificherebbe un rallentamento della<br />

crescita economica e una diminuzione<br />

del reddito nazionale da distribuire,<br />

equamente o meno.<br />

I populisti sostengono che il problema<br />

sono proprio gli accordi commerciali.<br />

“Non prevedo che il Congresso approverà<br />

accordi commerciali bilaterali di<br />

alcun genere che <strong>non</strong> comprendano forti<br />

requisiti minimi di tutela del lavoro e<br />

dell’ambiente”, ha detto in una recente<br />

intevista Sherrod Brown democratico<br />

dell’Ohio appena eletto al Senato. I fautori<br />

del populismo economico interni<br />

e esterni al Congresso si organizzano<br />

per promuovere le loro proposte radunandosi<br />

attorno all’Economic policy<br />

institute. L’organizzazione sindacale<br />

Afl-Cio ha un ruolo di primo piano all’interno<br />

di questa coalizione.<br />

“Sentiamo di <strong>avere</strong> forte peso oggi<br />

nelle decisioni del Partito democratico”,<br />

dice Ronald Blackwell, primo<br />

economista del sindacato. Nel confronto<br />

tra i due schieramenti <strong>La</strong>wrence<br />

Mishel, presidente dell’Economic<br />

policy institute, afferma che i populisti<br />

esercitano maggiori pressioni rispetto<br />

ai rubiniani a favore dell’assistenza<br />

sanitaria universale finanziata dal governo<br />

e altre misure. Considerando la<br />

risicata maggioranza dei democratici<br />

al Congresso Rubin dice: “Credo sia<br />

necessario un processo che coinvolga il<br />

presidente degli Stati Uniti, i leader di<br />

entrambi i partiti e i leader di entrambe<br />

le Camere”.<br />

Che cosa separa i ricchi<br />

dai molto, molto ricchi<br />

continua dalla prima pagina<br />

corda Glassman, che è sposato e padre<br />

di due figli. “Avevano partecipato ai programmi<br />

di punta, erano rimasti fedeli<br />

alla loro etica e i loro obbiettivi erano<br />

puri e nobili. E andando a quella riunione<br />

avevano scoperto che c’era qualcuno<br />

dieci volte meno brillante di loro ma che<br />

faceva molti più soldi”.<br />

L’opportunità di diventare ricchissimi<br />

è un fenomeno recente, <strong>non</strong> solo nel<br />

campo della medicina, ma in un numero<br />

sempre più ampio di professioni. In<br />

ognuna di queste professioni, la grande<br />

maggioranza dei praticanti percepisce<br />

ancora, quasi sempre, redditi a sei cifre,<br />

inferiori ai 400.000 dollari all’anno, secondo<br />

i dati del governo. Ma dagli anni<br />

‘90 in poi, una fetta consistente ha cominciato<br />

a guadagnare molto di più.<br />

Una divisione emersa quando gente<br />

come Glassman, che ha 45 anni, ha colto<br />

al volo le opportunità che consentivano<br />

di guadagnare redditi ben più alti. Certi<br />

avvocati e certi banchieri, ad esempio,<br />

percepiscono tariffe molto più alte dei<br />

loro colleghi lavorando su accordi e cause<br />

riguardanti le imprese. Altri si sono<br />

trasferiti in settori diversi, più redditizi,<br />

e un crescente numero di imprenditori<br />

ha cominciato a concentrarsi soprattutto<br />

sui mercati finanziari in espansione,<br />

che attirano capitali da tutto il mondo.<br />

Trent’anni fa, il differenziale retributivo,<br />

all’interno delle varie professioni,<br />

era meno ampio di oggi. <strong>La</strong> conseguenza<br />

di questa differenziazione crescente, dicono<br />

gli esperti, è che la gente sta abbandonando<br />

settori di importanza fondamentale.<br />

L’<strong>America</strong>n Bar Foundation,<br />

un’organizzazione di ricerca, ha scoperto<br />

che è diminuito il numero di laureati<br />

in Legge che chiedono di lavorare per il<br />

governo o per studi che si occupano di<br />

cause di interesse pubblico, e diventa<br />

più difficile riempire i posti vacanti.<br />

Qualcosa di simile accade nel mondo<br />

accademico, dove i laureati rinunciano<br />

all’insegnamento o alla ricerca per dedi-<br />

Robert Grossman<br />

carsi a settori più remunerativi. E anche<br />

nella Medicina, dove ormai alcune specializzazioni<br />

sono molto più redditizie di<br />

altre, i giovani medici spesso ignorano i<br />

settori meno proficui.<br />

Glassman, che vive in una casa di<br />

quattro stanze, relativamente modesta,<br />

a Short Hills, nel New Jersey – a 50 chilometri<br />

da Manhattan – sta attingendo<br />

a questo pozzo di San Patrizio. A 35 anni,<br />

nel 1996, guadagnava 150.000 dollari<br />

come ematologo-oncologo. Fu allora,<br />

sposato da poco e quasi senza soldi da<br />

parte, che scelse di entrare nel mondo<br />

della consulenza manageriale.<br />

Glassman <strong>non</strong> dice la cifra esatta che<br />

guadagna adesso a Wall Street e neanche<br />

il suo patrimonio netto attuale. Ma<br />

esperti di retribuzioni, come la Johnson<br />

Associates, dicono che il reddito annuo<br />

di profili professionali come il suo raggiunge<br />

facilmente le sette cifre.<br />

John J. Moon, amministratore delegato<br />

della Metalmark Capital, società di<br />

investimenti di rischio, come Glassman<br />

ha avuto molte esitazioni prima di lanciarsi<br />

nell’accumulazione di ricchezza,<br />

a sentir lui. Dopo essersi laureato in Economia<br />

aziendale a Harvard, nel 1994, ha<br />

cominciato come professore di Scienza<br />

delle finanze, ottenendo un posto alla<br />

facoltà di Economia dell’Università di<br />

Dartmouth, con uno stipendio d’ingresso<br />

poco oltre le sei cifre.<br />

L’insegnamento interessa ancora<br />

Moon, che ha 39 anni ed è figlio di immigrati<br />

sudcoreani. Ritaglia un po’ di tempo<br />

dal lavoro per tenere ogni semestre<br />

un corso di Scienza delle finanze alla Columbia<br />

university. “Se <strong>non</strong> ci fosse stata<br />

Wall Street”, dice Moon, “avrei fatto la<br />

carriera accademica”.<br />

Nonostante il loro sfarzoso appartamento<br />

a Park Avenue, Moon, la moglie e<br />

i due figli cercano di vivere senza ostentazioni.<br />

“Siamo presbiteriani praticanti”,<br />

dice. “Mi piace pensare che le mie<br />

decisioni di carriera siano influenzate<br />

dalla fede più che dalle considerazioni<br />

finanziarie. Non è sempre facile, perché<br />

il denaro è tutt’altro che irrilevante”.<br />

WWW.BREITLING.COM<br />

<strong>Repubblica</strong> NewYork


LUNEDÌ 4 DICEMBRE 2006 V<br />

Illustrazione di The<br />

New York Times<br />

Nell’industria dei cosmetici<br />

il marketing è tutto<br />

di HILLARY CHURA<br />

Darlene Smith è la prova che,<br />

quando si tratta di cosmetici,<br />

un packaging accattivante, promessestrategicheeduemiliardi<br />

di dollari in pubblicità possono<br />

influenzare anche i consumatori<br />

attenti. Forte di una laurea in<br />

Marketing la signora Smith sa<br />

bene che l’industria della bellezza<br />

spesso manipola i timori dei<br />

consumatori per profitti maggiori.<br />

Ma ormai cinquantenne,<br />

crede sulla parola che le creme<br />

idratanti da 80 dollari sono più efficaci<br />

di quelle che costano molto<br />

meno.<br />

<strong>La</strong> Smith <strong>non</strong> si fa molti problemi<br />

su prodotti come ombretti<br />

e rossetti che perdono brillantezza<br />

a metà giornata. <strong>La</strong> cura della<br />

pelleelerughettehannobenaltra<br />

importanza. Dice che è disposta<br />

a spendere per ingredienti di<br />

qualità ma ammette di affidarsi<br />

alle indicazioni dei produttori<br />

circa le caratteristiche vincenti<br />

Tony Cenicola/The New York Times<br />

Prodotti anti-invecchiamento e altri<br />

cosmetici muovono un giro d’affari tra<br />

i 40 e i 50 milioni di dollari l’anno.<br />

del cosmetico.<br />

“L’industria cosmetica vende<br />

speranza”, dice. “Non spenderei<br />

mai otto dollari per una matita<br />

per le labbra, ma compro la crema<br />

per il viso e il contorno occhi<br />

di Estée <strong>La</strong>uder. Mi chiedo: ‘Se<br />

acquisto il prodotto sbagliato mi<br />

verranno più rughe’?”.<br />

Quello dei cosmetici è un affareconungirotrai40ei50miliardi<br />

di dollari l’anno. <strong>La</strong> differenza<br />

più significativa tra prodotti però<br />

sta forse più nel prezzo che nel<br />

contenuto. John Stanton, professore<br />

di Marketing alla Saint Joseph’s<br />

University di Filadelfia<br />

dice: “<strong>La</strong> maggior parte di noi<br />

<strong>non</strong> dispone di un bagaglio tecnico<br />

che consenta di esaminare<br />

gli ingredienti di un prodotto ed<br />

esclamare: ‘tre per cento di acefolemina<br />

(un termine inventato)<br />

è fantastico’! Ci basiamo su suggerimenti<br />

o segnali che ci portano<br />

a dar credito al prodotto”.<br />

<strong>La</strong> validità di un cosmetico può<br />

dipendere più dal tipo di pelle,<br />

dalla psicologia e da fattori individuali<br />

che dal prezzo.<br />

“In genere <strong>non</strong> si spendono soldi<br />

per qualcosa che ha efficacia<br />

diretta sulla pelle, perché in tal<br />

caso si tratterebbe di un farmaco,<br />

<strong>non</strong> di un cosmetico”, dice il<br />

dottor Richard Glogau, dermatologo<br />

di San Francisco.<br />

Le ditte cosmetiche sostengono<br />

che i prodotti di prestigio<br />

valgono il loro prezzo per una<br />

serie di fattori, che includono il<br />

contenuto del flacone, i milioni di<br />

dollari spesi nella ricerca e l’attenzione<br />

al cliente.<br />

Gli specialisti considerano una<br />

follia pagare un cosmetico un<br />

prezzo equivalente a circa 17.000<br />

dollari al litro con l’idea di acquistare<br />

un prodotto migliore.<br />

<strong>La</strong> dottoressa Diane Berson,<br />

dermatologa di Manhattan, dice<br />

che le industrie cosmetiche <strong>non</strong><br />

conducono un numero sufficiente<br />

di test a doppio cieco per dimostrare<br />

se un cosmeceutico (prodotto<br />

cosmetico che ha anche<br />

proprietà medicinali o terapeutiche)<br />

è all’altezza di<br />

ciò che promette.<br />

“Il costo <strong>non</strong> è<br />

necessariamente<br />

proporzionale alla<br />

qualità”, dice. “Può<br />

essere che una crema<br />

da supermercato sia<br />

altrettanto valida e<br />

contenga gli stessi<br />

ingredienti di un prodotto<br />

costosissimo<br />

venduto in un negozio<br />

di lusso inunaconfe-<br />

zione sfarzosa e costi<br />

un decimo”.<br />

<strong>La</strong> maggior parte<br />

delle marche sono<br />

controllate da pochi<br />

giganti. <strong>La</strong> Procter<br />

&Gamblecommercializza<br />

Cover Girl, Olay e Max<br />

Factor. Alla Revlon, che commercializza<br />

Almay, la ricerca è<br />

affidata ad un unico laboratorio.<br />

Alla Estée <strong>La</strong>uder, che commercializza<br />

Clinique, Origins,<br />

MAC, Bobbi Brown, Prescriptives,<br />

il marchio di lusso <strong>La</strong> Mer<br />

oltre alla linea di cosmetici<br />

eponima, i prodotti dello stesso<br />

genere, ad esempio i rossetti,<br />

vengono fabbricati nello stesso<br />

stabilimento per tutte le principali<br />

marche del gruppo. Se è<br />

vero, dice un portavoce, che uno<br />

stabilimento può essere deputato<br />

alla produzione di un articolo,<br />

ingredienti e formule cambiano<br />

a seconda delle marche e sono in<br />

concorrenza tra loro.<br />

Ma a pari validità dei prodotti a<br />

volte i consumatori sono complici.<br />

“Se qualcuno dovesse frugare<br />

nella mia borsa”, dice Allison Sidorsky<br />

di Hoboken, New Jersey<br />

“preferirei che trovasse prodotti<br />

di Bobbi Brown o di Chanel piuttosto<br />

che di Revlon”.<br />

<strong>La</strong> via di Google alla pubblicità tradizionale<br />

di LOUISE STORY<br />

I principali siti<br />

internet mostrano<br />

un crescente interesse<br />

per il settore<br />

pubblicitario e le<br />

agenzie tradizionali<br />

cominciano a<br />

essere inquiete.<br />

L’apripista è stato<br />

Google, che ha approfittato<br />

della sua posizione di forza<br />

nella pubblicità online per concludere<br />

accordi per la vendita di spazi<br />

pubblicitari a media come giornali<br />

e radio. Intanto, eBay sta sviluppando<br />

un sistema per acquistare spazi<br />

pubblicitari per spot televisivi per<br />

gruppi di grandi inserzionisti, come<br />

Wal-Mart. E Yahoo ha annunciato un<br />

accordo con 176 giornali: l’accordo<br />

<strong>non</strong> include la vendita di spazi pubblicitari<br />

al di fuori di internet, anche se<br />

l’industria della carta stampata <strong>non</strong><br />

scarta questa eventualità.<br />

Manager pubblicitari dicono che<br />

nessuno sa dove vogliono arrivare<br />

Google e altri giganti della rete.<br />

“<strong>La</strong> volpe è nel pollaio e si divorerà<br />

una bella fetta di questo settore prima<br />

che tutti si accorgano di essere<br />

ECONOMIA E SOCIETÀ<br />

già storia”, dice Gene DeWitt, presidente<br />

della DeWitt Media Solutions.<br />

I media tradizionali stanno stringendo<br />

legami sempre più stretti con i<br />

giganti online che rubano loro clienti<br />

e inserzionisti. Giornali, riviste, reti<br />

tv e radiofoniche sperano di invertire<br />

la tendenza beneficiando almeno in<br />

parte del successo della rete.<br />

Il mercato della pubblicità offline,<br />

dicono gli analisti, offre opportunità<br />

di crescita che società internet come<br />

Google stanno perseguendo. “Queste<br />

aziende hanno bisogno di individuare<br />

nuovi mercati per espandersi e giustificare<br />

la loro valutazione di mercato”,<br />

dice Youssef Squali, analista<br />

di società internet per la Jefferies &<br />

Company.“E’esattamentequelloche<br />

stanno facendo Google e Yahoo”.<br />

Google <strong>non</strong> nasconde le sue ambizioni<br />

nel settore della pubblicità<br />

tradizionale, sostenendo di essere in<br />

grado (percependo una commissione)<br />

di far risparmiare gli inserzionisti<br />

che vogliono pubblicità su stampa,<br />

radio e tv. Sta testando un sistema di<br />

vendita di spazi pubblicitari per oltre<br />

50 giornali e prevede di rendere permanente<br />

il servizio il prossimo anno.<br />

Google progetta anche di vendere<br />

spazi pubblicitari sulle radio utilizzando<br />

il sistema di aste online che<br />

usa per vendere spazi pubblicitari su<br />

internet. E ha indicato agli analisti<br />

che sta prendendo in considerazione<br />

l’idea di lanciarsi sul mercato degli<br />

spot televisivi e della pubblicità per<br />

corrispondenza.<br />

I grandi marchi si rivolgono da decenni<br />

alle agenzie pubblicitarie per<br />

realizzare le loro inserzioni e acquistare<br />

spazi. I media buyers pianifica-<br />

L’acquisto di spazi<br />

pubblicitari potrebbe<br />

cambiare per sempre.<br />

no e trattano per conto delle agenzie<br />

l’acquisto di spazi su stampa, tv, radio<br />

e, più di recente, siti web. Il collocamento<br />

delle inserzioni è un grande<br />

affare per loro.<br />

Gli introiti della pubblicità online<br />

crescono a ritmi del 30 per cento all’anno;<br />

quest’anno, la cifra è di circa<br />

16 miliardi di dollari.<br />

Per i gestori di pubblicità, Google<br />

è tempo stesso un amico e un nemico,<br />

ha detto Martin Sorrell, ammini-<br />

stratore delegato del Wpp Group, in<br />

un recente convegno. I responsabili<br />

delle agenzie pubblicitarie dicono<br />

che il Google amico potrebbe fornire<br />

i sistemi tecnici di cui tanto hanno<br />

bisogno per modernizzare il settore<br />

dell’acquisto degli spazi pubblicitari.<br />

Ma il Google nemico potrebbe automatizzare<br />

a tal punto il processo che<br />

le aziende <strong>non</strong> avrebbero più bisogno<br />

di pagare i media buyers.<br />

Diversi grandi inserzionisti stanno<br />

cercando alternative. Società<br />

come Wal-Mart, Microsoft, Philips<br />

Electronics, Home Depot e Hewlett-<br />

Packard hanno incaricato eBay, a<br />

maggio, di sviluppare un mercato<br />

online dove acquistare spazi pubblicitari<br />

extra-internet. I responsabili<br />

dell’editoria quotidiana sottolineano<br />

che Yahoo è ormai il “partner preferito”.<br />

Grandi inserzionisti pubblicitari<br />

hanno fatto avances a Google e<br />

Yahoo chiedendo di espandere i loro<br />

sistemi anche alla vendita di spazi<br />

pubblicitari sui media tradizionali,<br />

dice Martin Pyykkonen, capo analista<br />

della Global Crown Capital. “Se<br />

guardiamo un po’ più avanti potrebbero<br />

diventare una sorta di agenzia<br />

pubblicitaria che fa il lavoro dei media<br />

buyers”, dice Pyykkonen.<br />

<strong>Repubblica</strong> NewYork


VI LUNEDÌ 4 DICEMBRE 2006<br />

Fuoco + esplosioni<br />

+ miti da sfatare=<br />

show di successo<br />

È allo studio un’ala flessibile che potrebbe portare ad aerei più manovrabili e meno costosi in<br />

termini di consumi di carburante. Sviluppata dalla FlexSys Inc. e dall’Aeronautica americana,<br />

quest’ala flessibile utilizza una serie di attuatori interni per modificare la sua forma a seconda<br />

delle condizioni. Un bordo d’entrata flessibile consentirà all’aria di scorrere in modo più fluido<br />

BORDO D’ENTRATA SUI ROTORI DI ELICOTTERO<br />

In un rotore di elicottero convenzionale, la pala ha il problema dello stallo e della vibrazione quando va in<br />

posizione retrocedente, con effetti negativi in termini di velocità e portanza. Il bordo d’entrata flessibile<br />

previene questo fenomeno.<br />

Pala<br />

avanzante<br />

di JOHN SCHWARTZ<br />

ALAMEDA, California – Jamie Hyneman<br />

è di fronte ai resti di un edificio a<br />

due piani, resistente alle esplosioni, situato<br />

sul retro della Stazione aeronavale<br />

di Alameda Point.<br />

Hyneman e il suo collega, Adam Savane,<br />

sono i conduttori dello show televisivo<br />

Mythbusters. E’ probabilmente il<br />

miglior programma scientifico della televisione<br />

americana, soprattutto perché<br />

<strong>non</strong> intende affatto esserlo. E’ famoso<br />

perché fa saltare robe per aria. E perché<br />

le fa andare sbattere. E perché gli dà<br />

fuoco. I due lo fanno per divertimento e,<br />

naturalmente, per i rating, ma in modo<br />

istruttivo.<br />

Come il nome stesso suggerisce,<br />

il programma mette alla<br />

prova quelli che gli ideatori<br />

chiamano miti, ipotesi prese<br />

dal folklore, dalla storia, dal<br />

cinema, da internet e dalle<br />

leggende metropolitane. Hyneman<br />

e Savane, che per mestiere<br />

si occupa di effetti speciali a<br />

Hollywood, sfidano ogni tesi e<br />

fanno esperimenti con l’aiuto<br />

di una piccola squadra di lavoro.<br />

Se poi ci scappa un incendio<br />

o un’esplosione, beh, questo è<br />

spettacolo.<br />

Sono qui, in una tersa mattina<br />

d’ottobre, per dar fuoco allo Hindenburg.<br />

A tre Hindenburg, in<br />

realtà, per contribuire al dibattito<br />

su cosa abbia veramente determinato<br />

la distruzione del dirigibile riempito<br />

con idrogeno, avvenuta il 6 maggio 1937<br />

a <strong>La</strong>kehurst, nel New Jersey. L’idrogeno,<br />

naturalmente, è estremamente<br />

infiammabile e fu l’ovvio imputato del<br />

disastro. Ma esiste una tesi alternativa<br />

che incolpa la vernice usata per irrobustire<br />

il tessuto di copertura che conteneva<br />

polvere di alluminio e altri materiali<br />

che, insieme, formavano una sostanza<br />

affine a un esplosivo noto come termite.<br />

Ciò, secondo questa teoria, rese il tessuto<br />

di copertura infiammabile come il<br />

combustibile dei razzi.<br />

Per verificare questa tesi, in tre giorni<br />

la squadra dei Mythbusters ha costruito<br />

tre modellini di Hindenburg in scala<br />

1:50. L’estremità del primo dirigibile,<br />

Rotore convenzionale<br />

Il flusso d’aria si stacca dalla superficie<br />

della pala retrocedente, diminuendo<br />

la portanza e provocando lo stallo<br />

della pala.<br />

FLUSSO<br />

D’ARIA<br />

SCIA<br />

SEPARATA<br />

Fonte: Sridhar Kota, FlexSys<br />

Il programma<br />

tv Mythbusters<br />

organizza test<br />

scientifici per<br />

mettere alla<br />

prova teorie<br />

scientifiche. Per<br />

esempio quella<br />

che responsabile<br />

dell’esplosione<br />

del dirigibile<br />

Hindenburg<br />

(qui sotto) sia<br />

stata la vernice.<br />

<strong>non</strong> riempito con l’idrogeno, è bruciata<br />

lentamente per un minuto e mezzo, poi il<br />

fuoco si è propagato in pochi secondi per<br />

tutta la lunghezza. Savage si èmessoa<br />

gridare: “Oh, mio Dio! Guarda come va<br />

veloce”! Il replay sugli schermi, ricordava<br />

in modo impressionante i vecchi<br />

spezzoni dei cinegiornali.<br />

Naturalmente, le cose potevano anche<br />

andare diversamente. Ciò che rende lo<br />

spettacolo avvincente per tanti spettatori<br />

è la sua imprevedibilità. “Una volta<br />

che la cosa va, può succedere qualunque<br />

cosa”, dice Hyneman. Ma, aggiunge,<br />

“che otteniamo o no quel che ci aspettiamo,<br />

qualunque risultato va bene, anche<br />

se è che siamo degli idioti”.<br />

David Wallace, professore associato<br />

di Ingegneria meccanica al Massachu-<br />

Rotore flessibile<br />

Flettendo verso il basso il bordo d’entrata,<br />

il flusso d’aria rimane attaccato,<br />

prevenendo lo stallo, aumentando<br />

la portanza e riducendo<br />

la resistenza.<br />

FLUSSO<br />

D’ARIA<br />

FLUSSO<br />

ATTACCATO<br />

PALA DEL ROTORE PALA DEL ROTORE<br />

Area<br />

in dettaglio<br />

S C I E N Z A E T E C N O L O G I A<br />

Direzione del volo<br />

su un rotore di elicottero o su un’ala di aeroplano. L’ala può flettere il bordo d’uscita in alto o in<br />

basso di 10 gradi, eliminando i tradizionali flap meccanici montati sugli aerei di linea, che<br />

aggiungono resistenza aerodinamica al velivolo per effetto di improvvisi cambi nella curvatura.<br />

FRANK O’CONNELL<br />

BORDO<br />

D’ENTRATA FLESSIBILE<br />

setts Institute of Technology,<br />

elogia il programma perché<br />

“avvicina la gente all’ingegneria,<br />

alla tecnologia e al modo in<br />

cui funzionano le cose”.<br />

Tornando alla Stazione aeronavale,<br />

l’idrogeno fluisce nel<br />

secondo mini-dirigibile e ciò che<br />

succede lascia pochi dubbi sul<br />

disastro del ‘37 . Il gas in fiamme<br />

fa saltare la parte superiore<br />

dello zeppelin e poi fuoriesce<br />

verso l’alto, con uno spettacolo<br />

che ricorda in modo ancora più<br />

agghiacciante i cinegiornali di<br />

<strong>La</strong>kehurst. Questo incendio impiega<br />

la metà del tempo del primo<br />

esperimento. L’idrogeno è<br />

parso anche aumentare la temperatura<br />

dell’incendio, provocando una maggiore<br />

quantità di reazioni da termite – come<br />

l’emissione di scintille bianche - rispetto<br />

al primo esperimento.<br />

“L’idrogeno ha contribuito”, dice Savage.<br />

“Dire che <strong>non</strong> abbia svolto un ruolo<br />

importante nella vicenda è stupido”. Savane<br />

e Hyneman, in piedi accanto a una<br />

carcassa bruciata, improvvisano rapidamente<br />

un dialogo per le telecamere<br />

che dura una mezza dozzina di riprese.<br />

Per quanto li riguarda, il mito secondo<br />

cui la tragedia fu causata solo dalla vernice<br />

è stata smentita, per l’aspetto dell’incendio<br />

e anche per i tempi.<br />

“E’ saltato”, dice Savage, riferendosi<br />

al mito. Hyneman, però, aggiunge che “il<br />

rivestimento, in qualche modo, ha avuto<br />

Con ali e rotori più flessibili per volare meglio<br />

FLESSO<br />

VERSO IL BASSO<br />

Pala<br />

retrocedente<br />

Direzione di rotazione<br />

delle pale<br />

BORDO D’USCITA SUI<br />

VELIVOLI AD ALA FISSA<br />

I flap, sui velivoli ad ala<br />

fissa attualmente in<br />

circolazione, creano<br />

resistenza, aumentando<br />

il consumo di carburante.<br />

Le ali flessibili possono<br />

eliminare in parte<br />

questa resistenza.<br />

Ala convenzionale<br />

I flap meccanici spezzano<br />

il flusso d’aria, provocandone<br />

il distacco dalla superficie<br />

dell’ala e incrementando<br />

la resistenza<br />

aerodinamica<br />

del velivolo.<br />

FLUSSO D’ARIA<br />

FLUSSO D’ARIA<br />

Heidi Schumann per The New York Times; Associated Press, sotto<br />

un ruolo”.<br />

Il terzo esperimento con doveva teoricamente<br />

provare l’idea che il tessuto con<br />

il quale il dirigibile era ricoperto era stato<br />

trattato con una sostanza simile alla<br />

termite. <strong>La</strong> squadra ha imbevuto il tessuto<br />

con sette chili di vera termite, una<br />

sostanza estremamente infiammabile.<br />

Per eseguire questo esperimento è stato<br />

vietato a chiunque di avvicinarsi all’edificio.<br />

Un denso fumo giallastro che prende<br />

alla gola e fa bruciare gli occhi si è<br />

alzato in grandi volute. Sugli schermi, le<br />

fiamme sono apparse abbacinanti. Scintille<br />

bianche si scagliavano dappertutto.<br />

In pochi istanti è finito tutto.<br />

Lo scopo del terzo incendio era di vedere<br />

come avrebbe potuto apparire lo<br />

Hindenburg se la sostanza usata per il<br />

rivestimento fosse davvero stata termite<br />

anziché una sostanza affine. “<strong>La</strong> superficie<br />

dell’Hindenburg <strong>non</strong> fu trattata<br />

con 100 libbre di termite”, spiega Hyneman.<br />

Savage riguardando le immagini<br />

sullo schermo, esclama: “Accidenti!<br />

Non ci sono dubbi sul fatto che è diverso<br />

dallo Hindenburg”.<br />

Pocoprima,Hynemanavevadettoche<br />

“l’esaltazione delle esplosioni” a volte lo<br />

preoccupa perché potrebbe mandare un<br />

messaggio sbagliato agli spettatori più<br />

giovani e influenzabili. “Potendo scegliere,<br />

<strong>non</strong> farei saltare le cose in aria”,<br />

ha detto. Dietro di lui faceva capolino<br />

Savage. “Ma allora <strong>non</strong> ci sarebbe il programma”,<br />

ha osservato con una risata,<br />

prima di dileguarsi.<br />

FLAP<br />

FLAP<br />

DISTACCO DEL FLUSSO<br />

NESSUN DISTACCO<br />

The New York Times<br />

Gli scienziati:<br />

basta cortesie<br />

per la religione<br />

di GEORGE JOHNSON<br />

Forse la scintilla è stato il monito di<br />

Steven Weinberg, premio Nobel per la<br />

Fisica, che “il mondo deve svegliarsi<br />

dal lungo incubo del credo religioso”, o<br />

quando il premio Nobel per la Chimica,<br />

Sir Harold Kroto, ha chiesto alla John<br />

Templeton Foundation di assegnare il<br />

premio di quasi un milione e mezzo di<br />

dollari per il “progresso nelle scoperte<br />

spirituali” a un ateo, Richard Dawkins,<br />

il biologo evoluzionista di Oxford autore<br />

del saggio The God delusion (L’illusione<br />

di Dio), tra i più venduti a livello<br />

nazionale.<br />

O forse è stato decisivo l’intervento<br />

di Neil deGrasse Tyson, direttore dello<br />

Hayden Planetarium di New York City<br />

<strong>non</strong>ché consulente dell’amministrazione<br />

Bush per le esplorazioni spaziali, che<br />

ha lasciato ammutolita la platea con foto<br />

strazianti di neonati deformi, prova,<br />

a sua detta, che siamo in balia di una<br />

natura cieca, <strong>non</strong> sotto il controllo di un<br />

essere superiore intelligente.<br />

Comunque sia, a un certo punto il<br />

forum tenutosi il mese scorso presso<br />

l’Istituto Salk di Studi biologici a <strong>La</strong><br />

Jolla, California, da dialogo garbato<br />

tra scienza e religione quale avrebbe<br />

potuto essere, ha assunto l’aspetto di<br />

congresso istituivo di un partito politico<br />

basato su un unico programma: in un<br />

mondo a pericolosa carica ideologica,<br />

bisogna che la scienza assuma un ruolo<br />

evangelico, rivaleggiando con la religione<br />

per narrare la storia più bella che<br />

si possa mai raccontare.<br />

Carolyn Porco, ricercatrice presso<br />

l’Istituto di Scienze spaziali di Boulder,<br />

Colorado, ha esortato, in tono semiserio,<br />

a dar vita ad una chiesa alternativa<br />

con il dott. Tyson, il cui intervento inneggiante<br />

alle scoperte<br />

scientifiche<br />

aveva avuto l’impattoeiltonodiun<br />

valido sermone, come<br />

ministro.<br />

Non era soltanto<br />

una battuta. “Dovremmo<br />

farci guidare<br />

dal successo<br />

della formula religiosa”,<br />

dice la dottoressa<br />

Porco”.<br />

Non sono mancate<br />

le conferenze<br />

negli ultimi anni, in<br />

genere organizzate<br />

dalla Templeton<br />

Sandy Huffaker<br />

Richard<br />

Dawkins,<br />

biologo e<br />

<strong>non</strong> credente.<br />

Foundation, miranti a appianare le divergenze<br />

tra scienza e religione finite in<br />

un pareggio metafisico. Sponsorizzato<br />

invece da Science Network, organizzazione<br />

a scopi educativi con sede in California,<br />

sotto l’egida di un investitore di<br />

San Diego, Robert Zeps (che si definisce<br />

una sorta di “anti-Templeton”), l’incontro<br />

di <strong>La</strong> Jolla , “Oltre la fede: Scienza,<br />

religione, ragione e sopravvivenza” si è<br />

rapidamente trasformato in una corroborante<br />

mischia intellettuale.<br />

Gli oratori (atei e agnostici in maggioranza<br />

rispetto ai credenti) hanno<br />

uno dopo l’altro esortato i colleghi a<br />

essere meno timidi nel contrastare le<br />

tesi sulla natura basate esclusivamente<br />

sulle scritture e sulla fede.<br />

Più o meno concorde sul fatto che le<br />

grandi tesi dell’evoluzione attraverso<br />

la selezione naturale e la nascita dell’universo<br />

dal Big Bang sono perdenti<br />

sul mercato intellettuale, gran parte<br />

del dibattito si è orientato alla strategia.<br />

Come può la scienza controbattere<br />

senza dare l’idea di essere semplicemente<br />

un’ideologia come le altre?<br />

<strong>La</strong>wrence M. Krauss, fisico della Case<br />

Western Reserve University noto per<br />

la sua strenua opposizione all’insegnamento<br />

del creazionismo, si è ritrovato<br />

nel ruolo, per lui insolito, di moderato.<br />

“<strong>La</strong> scienza <strong>non</strong> rende impossibile credere<br />

in Dio”, ha ribadito. “dovremmo<br />

riconoscere questo dato di fatto, accettarlo<br />

e smettere di essere così arroganti<br />

a riguardo”.<br />

E’ proprio questo atteggiamento<br />

accomodante ad irritare il dottor<br />

Dawkins.<br />

“Sono stufo del rispetto che noi, tutti,<br />

inclusi i laici, siamo indotti ad <strong>avere</strong> nei<br />

confronti della religione”, ha detto. “Ai<br />

bambini si insegna sistematicamente<br />

che esiste una forma di conoscenza superiore<br />

che deriva dalla fede, che deriva<br />

dalla rivelazione, che deriva dalle<br />

scritture, che deriva dalla tradizione<br />

e che è pari, se <strong>non</strong> superiore, alla conoscenza<br />

derivante dalla realtà sperimentata”.<br />

<strong>Repubblica</strong> NewYork


LUNEDÌ 4 DICEMBRE 2006 VII<br />

Fuori da droga e alcol<br />

con l’aiuto dello sport<br />

di PAUL SCOTT<br />

È la dodicesima volta che Todd Crandell<br />

partecipa alla Ironman world championship,<br />

che quest’anno si è tenuta il<br />

21 ottobre nelle Hawaii. Ma <strong>non</strong> è tanto<br />

questo a stupire, migliaia di persone ne<br />

hanno portato a termine almeno una.<br />

Particolare è stata la strada che Crandell<br />

ha percorso per arrivare alla linea<br />

di partenza. Quando venne a sapere di<br />

questa gara di resistenza, Crandell fumava<br />

crack.<br />

Ora si è disintossicato e a 39 anni ricorda<br />

quando, a 21 anni, vide con stupore in<br />

televisione la gara di triathlon (3,9 chilometri<br />

a nuoto, 180 chilometri in bicicletta<br />

e una corsa di 42 chilometri), mentre<br />

lottava contro la dipendenza da alcol e<br />

cocaina. Nel suo racconto autobiografi-<br />

co Racing for recovery: from addict to<br />

Ironman descrive la sua storia di autodistruzione<br />

segnata da droga e arresti,<br />

quando viveva in una Buick piena di bottiglie<br />

di gin e poster di Mötley Crüe.<br />

Crandell gestisce oggi Racing for recovery,<br />

una fondazione creata cinque<br />

anni orsono a Sylvania, nell’Ohio, che<br />

spinge quanti lottano contro le dipendenze<br />

all’esercizio fisico, un modo per dare<br />

allo loro vita la struttura che manca. Sono<br />

più di 2,000 le persone che hanno partecipato<br />

alle corse di cinque chilometri<br />

organizzate dalla fondazione in diverse<br />

parti degli Stati Uniti.<br />

L’esercizio fisico <strong>non</strong> è mai stato incluso<br />

nei programmi di disintossicazione,<br />

che mettono piuttosto l’accento sull’astinenza.<br />

Ora, invece, alcuni centri di<br />

recupero ed ex tossicodipendenti come<br />

Crandell attribuiscono un valore crescente<br />

alla corsa e al fitness come mezzi<br />

per ricostruire la fiducia in se stessi.<br />

Crandell spiega che lui e altri ex tossicodipendenti<br />

ora si allenano regolarmente<br />

e vedono l’allenamento come un<br />

modo per <strong>non</strong> ricadere nella dipendenza<br />

e inseguire obiettivi diversi. Inoltre, per<br />

chi è competitivo, la preparazione a una<br />

gara aiuta anche a definire gli obiettivi e<br />

a ricostruirsi una vita con nuovi amici.<br />

A Odyssey House, un programma per<br />

il recupero di New York, condividono<br />

questo punto di vista. Il 23 settembre,<br />

alla gara di cinque chilometri hanno<br />

partecipato in mille tra marciatori e<br />

maratoneti, tra i quale molti ex tossicodipendenti<br />

e alcolisti.<br />

“Stiamo trasformando ex dipendenti<br />

da eroina, cocaina e crack in maratoneti”,<br />

dice Peter Provet, presidente di<br />

Odyssey House. “Credo che sia un modello<br />

anche per altri centri di recupero”.<br />

L’approccio che vede l’esercizio fisico<br />

come un elemento della disintossicazione<br />

sembra essere sostenuto anche da un<br />

recente studio, condotto dal Butler Hospital,<br />

in collaborazione con la Brown<br />

University di Providence, Rhode Island,<br />

che ha monitorato 44 alcoolisti. Lo studio<br />

Quando un grugnito può finire in tribunale<br />

di ANAHAD O’CONNOR<br />

WAPPINGERS FALLS, New York — Un pomeriggio<br />

del mese scorso Albert Argibay — culturista<br />

e addetto alla sicurezza per il sistema carcerario<br />

statale — si trovava da Planet Fitness con 230 chili<br />

di peso sulle spalle quando la direttrice della palestra<br />

lo ha raggiunto per dirgli di andarsene. L’uomo,<br />

ha spiegato la direttrice, aveva violato una<br />

sacrosanta regola, di quelle che vengono fatte osservate<br />

con maggior rigore: grugniva.<br />

“Le ho detto: ‘Non sto grugnendo, sto respirando<br />

pesantemente’ ”, ricorda Argibay, 40 anni. “Credo<br />

<strong>non</strong> le sia piaciuto che io l’abbia contraddetta, perché<br />

mi ha risposto: ‘Raggiungimi al banco; la tua<br />

iscrizione è cancellata’ ”.<br />

L’uomo ha continuato a<br />

sollevare pesi e dopo poco si è<br />

trovato circondato da agenti<br />

di polizia che gli hanno ingiunto<br />

di metterli giù, lentamente,<br />

e di proparare la borsa. Poi lo<br />

hanno poi scortato fuori dalla<br />

palestra. Attualmente, Argibay<br />

sta valutando la possibilità<br />

di fare causa al club, in<br />

quanto, afferma, l’incidente<br />

gli è valsa una nomea che, in<br />

questa piccola cittadina di<br />

5.000 abitanti 120 chilometri<br />

a Nord di Manhattan, equivale<br />

alla diffamazione. Argibay<br />

racconta di aver subito<br />

lo scherno dei colleghi, che<br />

lo chiamano grugnendo e teme<br />

di perdere il rispetto dei<br />

detenuti.<br />

Da sempre nel mondo del<br />

sollevamento pesi grugnire,<br />

per quanto scortese, è dato<br />

per scontato. Nella maggior<br />

parte delle palestre, i grugniti<br />

suscitano al massimo<br />

occhiate infastidite o sospiri<br />

di irritazione. Ma da Planet Fitness, una catena nazionale<br />

che conta 120 palestre, <strong>non</strong> si tratta solo di<br />

etichetta, ma di regolamento interno: un rumore<br />

sgradevole di troppo può bastare a vedersi ritirare<br />

la tessera d’iscrizione. <strong>La</strong> Planet scaccia circa due<br />

soci al mese, su scala nazionale, per motivi diversi:<br />

spesso a causa dei grugniti o per aver lasciato<br />

cadere i pesi.<br />

Il divieto di grugnire è uno dei tanti — è vietato<br />

indossare bandane, indossare jeans, far cadere i<br />

pesi — che stando ai direttori dovrebbero mettere a<br />

proprio agio i novizi del fitness, che rappresentano<br />

la loro clientela di riferimento.<br />

Carol Palazzolo, la direttrice che ha affrontato<br />

Susan Stava per The New York Times<br />

Albert Argibay è stato espulso per i<br />

grugniti. <strong>La</strong> palestra dice di rivolgersi<br />

ai novizi del fitness, che possono<br />

trovare i grugniti sgradevoli.<br />

Argibay, dice senza esitazione che chi sente il bisogno<br />

di grugnire dovrebbe andare a sudare da qualche<br />

altra parte, benché aggiunga che l’espulsione<br />

di Argibay sia stata dovuta al modo ostile il cui ha<br />

reagito quando lei lo ha avvicinato. Un’accusa che<br />

l’uomo nega.<br />

“Ha immediatamente creato un’atmosfera intimidatoria,<br />

anche per gli altri”, ha detto Palazzolo.<br />

“Era insolente e ha alzato la voce. A quel punto ho<br />

chiamato la polizia”.<br />

Planet Fitness si pubblicizza come “Il luogo dove<br />

<strong>non</strong> si viene giudicati”. Ma nelle settimane precedenti<br />

l’espulsione di Argibay, la palestra è stata<br />

accusata da diversi soci di giudicare con grandi<br />

pregiudizi e umiliare i soci dal fisico particolarmente<br />

rifinito che prendono gli allenamenti troppo<br />

seriamente.<br />

L’incidente ha poi sollevato<br />

altre questioni imponderabili.<br />

Come si distingue<br />

tra un grugnito e un respiro<br />

molto profondo? Il grugnito<br />

deve forse essere “tipico di<br />

un maiale”, come lo definisce<br />

un dizionario? E se nelle vicinanze<br />

<strong>non</strong> ci fossero clienti<br />

che potrebbero offendersi?<br />

Cosa accadrebbe se Monica<br />

Seles e Maria Sharapova, note<br />

per la rumorosità dei loro<br />

sforzi sui campi da tennis,<br />

volessero venire qui ad allenarsi?<br />

Certo, grugnire può dar<br />

fastidio a chiunque si trovi a<br />

portata d’orecchio, ma forse<br />

è una risposta a delle esi-<br />

genze fisiologiche. Dennis G.<br />

O’Connell, professore di Terapia<br />

fisica alla Hardin-Simmons<br />

University di Abilene,<br />

in Texas, ha condotto studi<br />

sugli effetti del grugnire,<br />

scoprendo che i sollevatori<br />

di pesi, quando grugniscono,<br />

producono tra il due e il cinque per cento di forza in<br />

più, in parte perché la respirazione profonda provocata<br />

dai grugniti può aiutare a stabilizzare la spina<br />

dorsale.<br />

L’avvocato di Argibay, Jason Stern, ex culturista<br />

a livello agonistico, ha creato boycottplanetfitness.<br />

com, un sito web che comprende una lista titolata<br />

“Dieci buoni motivi per iscriversi a Planet Witless”<br />

(Pianeta stupido – ndt). Il sito ha ricevuto centinaia<br />

di messaggi, per lo più in segno di solidarietà. Ma<br />

<strong>non</strong> tutti. “Ricevo email da qualcuno contrario”, dice<br />

Stern. “Scrivono per dire: ‘Sai, questa palestra è<br />

per persone come me, abituate a vedersi gettare la<br />

sabbia in faccia e ci siamo stancati’ ”.<br />

BELLEZZA E SALUTE<br />

Più tempo ad allenarsi<br />

meno tempo<br />

per le cattive abitudini.<br />

ha evidenziato che un trattamento senza<br />

ricovero e 12 settimane di allenamento<br />

aerobico aumentano la possibilità che<br />

i pazienti si tengano alla larga dalle sostanze<br />

stupefacenti e dall’alcol.<br />

Le ricerche hanno evidenziato che<br />

l’esercizio migliora i sintomi della depressione,<br />

quando è leggera o moderata.<br />

Se si considera che la depressione è un<br />

fattore di rischio per gli alcolisti e drogati,<br />

alleviare la malattia può aiutare a<br />

restare puliti.<br />

Il dottor Provet, uno psicologo, definisce<br />

l’attività fisica “il perfetto antidoto<br />

contro le dipendenze”. I comuni hobby<br />

<strong>non</strong> bastano, dice: “<strong>La</strong>vorare a maglia<br />

è una buona cosa, ma <strong>non</strong> tocca le fratture<br />

dello spirito e del fisico umani. Ma<br />

la corsa lo fa”.<br />

Odyssey House, che nei suoi nove cen-<br />

© Copyright 2006 Etón Corporation. All Rights Reserved. For more information on the product, visit www.etoncorp.com.<br />

<strong>La</strong> Radio Multifunzionale<br />

Funzionante senza corrente elettrica con caricabatteria<br />

per telefono cellulare<br />

Disponibile nei seguenti colori: Nero, Blu, Rosso, Arancione, Argento<br />

FR250<br />

Amy E. Voigt per The New York Times; Mark Paris per The New York Times, a sinistra<br />

tri conta tra i suoi pazienti oltre mille<br />

persone di basso reddito, li incoraggia a<br />

correre. Operatori specializzati portano<br />

gruppi di pazienti a correre lungo determinati<br />

percorsi, tre o quattro volte la<br />

settimana. Quando occorre, forniscono<br />

anche l’abbigliamento adatto.<br />

Nancy Waite-O’Brien, vice presidente<br />

dei servizi clinici nel Betty Ford Center<br />

a Rancho Mirage, in California, è convinta<br />

che aiutare i tossicodipendenti ad<br />

allenarsi per le gare sia una “fantastica<br />

idea”. Ma aggiunge: “Quando arrivano<br />

qui, spesso <strong>non</strong> sono in buone condizioni<br />

fisiche. Ci concentriamo per aiutarli a<br />

riprendersi fisicamente”.<br />

Richard A. Brown, direttore delle<br />

ricerche sulle dipendenze al Butler, dice<br />

che ha notato effetti di un moderato<br />

esercizio fisico anche negli alcolisti sedentari.<br />

“Abbiamo visto che le persone<br />

che s’impegnano attivamente nell’esercizio<br />

fisico procedono meglio”, dice il<br />

dottor Brown. “Il punto è come tenerli<br />

impegnati”. Si è reso conto che hanno lo<br />

stesso problema di molti di noi: dopo sei<br />

mesi l’attenzione per l’allenamento scema<br />

di nuovo.<br />

Jean Ferlesch, di 54 anni, disintossicatasi<br />

vent’anni fa, <strong>non</strong> riesce nemmeno a<br />

• <strong>La</strong> radio per il tempo libero a casa o all’aperto<br />

• Manovella che funge da generatore di corrente con<br />

batteria integrata<br />

• Caricabatteria integrato per telefono cellulare<br />

• Torcia, luce d’emergenza e sirena<br />

• Onde Medie/Ultracorte e 7 bande di onde corte<br />

Visitateci al CES (Consumer Electronics Show) 2007, <strong>La</strong>s Vegas<br />

(USA), Booth (bancarella) 36200, South Hall (sala sud) 4<br />

Alcuni studi<br />

dimostrano<br />

che l’allenamento<br />

aiuta chi abusa<br />

di droga e alcol a<br />

mantenersi sobrio.<br />

Jean Ferlesch,<br />

in basso a sinistra,<br />

dice che l’esercizio<br />

l’ha aiutata a<br />

superare il dolore.<br />

Todd Crandell, ex<br />

tossicodipendente,<br />

organizza gare<br />

per il recupero<br />

di chi abusa<br />

di sostanze<br />

stupefacenti.<br />

concepire di rinunciare alle attività di<br />

corsa e sollevamento pesi. È consapevole<br />

di quanto lo sforzo fisico l’abbia<br />

aiutata nelle emozioni provocate dal divorzio,<br />

che in altre circostanze l’avrebbero<br />

spinta a bere. “Quando cominciai<br />

ad andare in palestra ero tristissima e<br />

arrabbiatissima”, dice. Migliorando<br />

nello sport di resistenza, ha cominciato<br />

a vedersi forte anche dal punto di vista<br />

emotivo. “Ho alleviato il mio dolore correndo”.<br />

L’esercizio fisico può aiutare gli alcolisti<br />

a ristrutturare la loro vita. “Bere<br />

quattro, cinque, sei, ore al giorno è già di<br />

per sé un’attività”, dice Steve Vallender,<br />

di 38 anni, pianificatore finanziario, che<br />

sta guarendo dall’alcol e che ha fondato<br />

a <strong>La</strong>s Vegas, la sua città, il gruppo locale<br />

di Racing for recovery. “Mi ritrovavo<br />

con tre o quattro ore vuote ogni sera ed<br />

è stato allora che ho cominciato ad allenarmi”.<br />

Per Crandell arrivare al traguardo<br />

della Ironman <strong>non</strong> è solo una soddisfazione<br />

personale, ma un messaggio per<br />

altri tossicodipendenti e alcolisti:ricominciare<br />

è possibile. “<strong>La</strong> vita va oltre il<br />

dire ‘L’alcol mi ha in pugno’ oppure ‘Devo<br />

frequentare i gruppi di appoggio’ ”.<br />

HiFi United Srl<br />

Tel.: 0523 716178<br />

Fax: 0523 716076<br />

www.hifi united.it<br />

<strong>Repubblica</strong> NewYork


VIII LUNEDÌ 4 DICEMBRE 2006<br />

Fotografie del Museo ucraino<br />

L’Autoritratto di Vsevolod Maksymovych’s (sopra), e<br />

Rilievo A di Vasyl Yermilov (in alto) fanno parte di una<br />

nuova mostra al Museo ucraino di New York.<br />

www.cartier.com<br />

ARTI E TENDENZE<br />

NEW YORK — Non scambiateliperrussi:KazimirMalevich,<br />

El Lissitsky, Alexander Rodchenko,<br />

Alexander Archipenko<br />

e Alexandra Exter in realtà erano-<br />

o si identifica-<br />

GRACE<br />

GLUECK<br />

RECENSIONE<br />

I modernisti ucraini finalmente da soli<br />

vano come ucraini.<br />

Secondo quanto<br />

suggerisce la mostra<br />

appena allestita<br />

all’ambizioso<br />

Museo Ucraino di<br />

New York, fu la “ucrainicità” di<br />

alcuni dei grandi dell’arte moderna<br />

russa ne caratterizzò il<br />

contributo ai movimenti modernisti<br />

del XX secolo. Crossroads:<br />

Modernism in Ukraine, 1910-1930<br />

espone oltre 70 opere di 21 artisti,<br />

ognuna delle quali per la prima<br />

volta negli Stati Uniti.<br />

L’Ucraina, una nazione di quasi<br />

50 milioni di abitanti, nel 1991<br />

ha riconquistato dall’Unione<br />

Sovietica la propria sovranità e<br />

ha voluto far conoscere al mondo<br />

le proprie considerevoli forze<br />

culturali. Una di queste, naturalmente,<br />

è l’arte, la cui storia risale<br />

all’epoca greca e bizantina.<br />

Il classicismo ucraino e l’arte<br />

popolare si sono estesi fino a<br />

interessare le creazioni delle<br />

avanguardie del XX secolo ma,<br />

nei due decenni abbracciati dalla<br />

mostra, vi fu anche una straordinaria<br />

partecipazione all’attività<br />

sperimentale.<br />

David Burliuk (1882-1967), pittore,<br />

uomo geniale e organizzatore<br />

di mostre, ad esempio, adottò<br />

un approccio “primitivista” che<br />

si incontrò con il Futurismo italiano.<br />

Archipenko realizzò sculture<br />

cubiste, Malevich sviluppò<br />

il movimento <strong>non</strong>-obiettivo conosciuto<br />

come Suprematismo, che<br />

nel suo astrattismo fu in parte<br />

ispirato ai temi popolari ucraini;<br />

e Rodchenko si legò a quella<br />

corrente artistica, finalizzata all’architettura,<br />

che fu il Costruttivismo.<br />

Forse perché la maggior par-<br />

te delle loro opere appartengono<br />

a collezioni che si trovano al di<br />

fuori dell’Ucraina, questi caposcuola<br />

sono scarsamente rappresentati<br />

nella mostra. Ma ciò<br />

che rende quest’ultima completa<br />

è la presenza di altri talenti molto<br />

meno conosciuti, alcuni dei quali,<br />

certamente, più interessanti di<br />

altri.<br />

L’impegno profuso nell’esporre<br />

la vasta gamma di stili che<br />

caratterizzò quel periodo ha<br />

prodotto un paio di splendide sorprese.<br />

Una è l’opera genialmente<br />

“decadente” di Vsevolod Maksymovych<br />

(1894-1914), un pittore<br />

ispirato alle fonti simboliste che<br />

rappresentavano lo “stile moderno”<br />

ucraino, o Secessione.<br />

Fortemente influenzato dalle<br />

spettacolari opere artistiche<br />

acarattere erotico dell’artista<br />

grafico inglese Aubrey Beardsley,<br />

Maksymovich realizzò<br />

dei dipinti della dimensione dei<br />

murali, ispirati a temi classici,<br />

ma le sue creazioni più singolari<br />

sono quelle in cui utilizza asciutti<br />

schemi in bianco e nero e linee sinuose.<br />

Ne sono un esempio un incisivo<br />

e originale autoritratto in<br />

cui l’artista è raffigurato contro<br />

uno sfondo di bolle e una scena in<br />

maschera incentrata su una regale<br />

figura femminile, seminuda<br />

e imparruccata, circondata da<br />

cortigiani, da un pavone e da uno<br />

spiritello inginocchiato. Dedito<br />

all’uso di droghe, Maksymovich<br />

si suicidò a 21 anni dopo l’insuccesso<br />

di una personale a Mosca.<br />

Interessanti sono anche le<br />

“Composizioni Sperimentali”<br />

realizzate nel 1920 da Vasyl Yermilov<br />

(1894-1967), caposcuola a<br />

Kiev della corrente Costruttivista<br />

e figura centrale dell’avanguardia.<br />

Le quattro opere presenti<br />

alla mostra consistono in<br />

semplici figure geometriche,<br />

caratteri ed altri elementi com-<br />

Dichiarazioni d’intenti<br />

in forma di anelli vistosi<br />

di GUY TREBAY<br />

Vengono chiamati “anelli da<br />

testimone”, nel tipico parlare<br />

strambo del fashion business.<br />

Come se alla mano di chi li indossa<br />

fosse stato chiesto di deporre<br />

in tribunale sotto giuramento.<br />

Personalmente preferisco la definizione<br />

“spolvera-dita”, inventata<br />

da un amico per descrivere<br />

quelli che un tempo erano conosciuti<br />

anche come anelli da cocktail<br />

e venivano indossati, pare, da<br />

donne che <strong>non</strong> erano riuscite ad<br />

agguantare il traguardo ben più<br />

netto: la fede nuziale alla mano<br />

sinistra.<br />

Comunque li si voglia chiamare,<br />

raramente facevano la loro<br />

comparsa prima dell’ora del<br />

martini e, sino a poco fa, quasi<br />

mai oltrepassavano i confini dei<br />

mercatini vintage.<br />

Poi è accaduto che John Galliano,<br />

stilista per<br />

Dior, si mettesse a<br />

collaborare con l’eccentrica<br />

gioielliera<br />

Victoire de Castellane<br />

— conosciuta<br />

come la signora<br />

dell’eccesso — ad<br />

una serie di gingilli<br />

d’alto bordo usciti<br />

con successo per la<br />

linea Fine Jewelery<br />

di Dior. Erano anelli<br />

enormi, su materiali<br />

e motivi che davano loro un’apparenza<br />

a un pelo dal cheap.<br />

Ciò che ha permesso alle creazioni<br />

di de Castellane di elevarsi<br />

oltre il kitsch è la medesima caratteristica<br />

che rende graditi i<br />

denti decorati con diamanti: lo<br />

smaccato entusiasmo per uno<br />

stile pretenzioso e volgare.<br />

“Mi piacciono le cose esagerate”,<br />

disse lei all’epoca, descrivendo<br />

i propri lavori come gioielli da<br />

cartoni animati. “A cosa servono<br />

i gioielli se nessuno li nota”?<br />

Insomma, una grande quantità<br />

di stilisti sembravano accorgersi<br />

di quanto le donne fossero sguarnite<br />

e hanno risposto ricopren-<br />

binati con vari materiali e strutture;<br />

si ispirano all’arte popolare<br />

e al primitivismo e ai movimenti<br />

contemporanei.<br />

Essere un artista con una<br />

prospettiva diversa da quella<br />

sovietica era pericoloso negli<br />

ultimi anni del regime stalinista.<br />

Un caso esemplare fu quello di<br />

Mykhailo Boichuk (1882-1937),<br />

autorevole docente dell’Accademia<br />

ucraina delle Arti il quale<br />

immaginò un’arte destinata<br />

alla masse e basata sulle tradizioni<br />

ucraine. Boichuk cercò di<br />

imporre una “ucrainizzazione”<br />

attraverso lo studio degli affreschi<br />

medievali, l’arte popolare ,<br />

i dipinti rinascimentali italiani e<br />

l’arte bizantina, anziché adottare<br />

gli stereotipi del realismo eroico<br />

privilegiati dalla leadership sovietica<br />

alla fine degli anni ‘20.<br />

Allo stesso tempo, lui e i suoi<br />

seguaci conosciuti come i “boichukisti”,<br />

furono profondamente<br />

consapevoli del Modernismo<br />

internazionale, sebbene il quadro<br />

di una lattaia dei primi anni<br />

‘20 presente alla mostra sembri<br />

indicare che la sua attività didattica<br />

era forse più vitale della sua<br />

arte.<br />

Con l’inizio della collettivizzazione,<br />

l’atteggiamento dello<br />

Stato verso i contenuti rurali<br />

ed etnici dell’arte di Boichuk e<br />

dei suoi allievi divenne ostile e<br />

fu denunciato come agente del<br />

Vaticano. Nel pieno delle purghe<br />

staliniane, alla fine degli anni ‘30,<br />

fu dichiarato nemico del popolo<br />

assieme ad alcuni dei suoi discepoli,<br />

arrestato e giustiziato.<br />

Questa mostra, pur con le sue<br />

discontinuità, certamente prova<br />

l’importanza del contributo<br />

ucraino all’arte modernista.<br />

Per molti visitatori il suo significato<br />

risiede anche nell’aver<br />

esposto talenti brillanti e per lo<br />

più sconosciuti.<br />

dole di pietre. Per le collezioni di<br />

primavera 2007 Stefano Pilati, di<br />

Yves Saint <strong>La</strong>urent, e Alber Elbaz,<br />

di <strong>La</strong>nvin, hanno fatto indossare<br />

alle modelle grandi gemme<br />

ingombranti e cospicui pezzi di<br />

metallo geometrici.<br />

Sono due esempi che <strong>non</strong> bastano<br />

per una vera tendenza, ma<br />

sufficienti a dimostrare, secondo<br />

Luisiana Mendoza, redattrice di<br />

Fotografie di Michael Heiko<br />

per The New York Times<br />

Impreziositi<br />

da ametiste,<br />

cristalli, diamanti<br />

e turchesi, i<br />

nuovi anelli da<br />

cocktail sono<br />

ingombranti, e<br />

creati per essere<br />

notati.<br />

Vogue che si occupa di accessori,<br />

che “gli anelli da testimone sono<br />

un’importante testimonianza di<br />

moda”. Una dichiarazione che<br />

sembrerebbe avallata dall’assortimento<br />

di pietre belle e vistose<br />

che si vedono qui.<br />

<strong>Repubblica</strong> NewYork

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