America, avere e non avere - La Repubblica
America, avere e non avere - La Repubblica
America, avere e non avere - La Repubblica
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
LUNEDÌ 4 DICEMBRE 2006 Copyright © 2006 The New York Times<br />
<strong>America</strong>, <strong>avere</strong> e <strong>non</strong> <strong>avere</strong><br />
In coda per un pasto gratis<br />
il racconto di sogni infranti<br />
Altitavolidilegnosonodispostinelparcheggio<br />
dellachiesacattolicadiSt.John’saNewark,<br />
nel New Jersey. Proprio di fronte a Manhattan,<br />
sull’altra riva del fiume Hudson. I volontari<br />
scaricano senza fretta da un camion 4.000<br />
porzioni surgelate di pollo alla parmigiana<br />
provenienti da un ristorante di New York. I<br />
gabbiani tengono a bada i piccioni per assicurarsi<br />
le croste di pane. Centinaia di persone aspettano<br />
in fila lungo il recinto. Tra questi anche Charles<br />
Polite e Carolyn Strickland Bell (foto a destra).<br />
<strong>La</strong> mensa distribuisce gratuitamente dal<br />
martedì al sabato circa 700 colazioni e pranzi;<br />
quantità che aumenta verso la fine del mese,<br />
quando gli assegni dell’assistenza sociale sono<br />
ormai spesi. Sul recinto sono appese due scarpe<br />
e un vestito; una gruccia riposa su un sacco della<br />
spazzatura. Nella fila c’è chi si porta dietro una<br />
valigia a rotelle o borsoni in plastica scozzese. Un<br />
uomo dall’andatura scomposta tiene sulle spalle<br />
uno zainetto di Disney Princess. Una donna<br />
racconta di aver lavorato per l’amministrazione<br />
locale e di trovarsi lì in incognito.<br />
Peralcunedellelorostorievaiapagina III.<br />
Fotografie di FRED R. CONRAD/The New York Times<br />
Riciclare regali si può: ecco regole ed etichetta per farlo<br />
di ALINA TUGEND<br />
Mi chiamo Alina. E sono una riciclatrice<br />
di regali.<br />
OK, lo faccio solo quando si tratta di regali<br />
nuovi di zecca. E quando penso veramente<br />
che la persona cui lo sto facendo lo<br />
apprezzerà. Vorrei anche far notare, tuttavia,<br />
di <strong>non</strong> essere la sola. Il 52 per cento degli<br />
americani ammette di riciclare i regali,<br />
e uno schiacciante 78 per cento afferma di<br />
ritenerla una cosa occasionalmente o sempre<br />
accettabile. Questo è quanto risulta da<br />
un’indagine condotta lo scorso agosto dalla<br />
Harris Interactive su incarico della Tassimo<br />
hot beverage system.<br />
E’ stato chiesto a 1.505 adulti cosa pensassero<br />
dell’idea di riciclare i regali: l’abitudine<br />
di dare a qualcun altro i doni ricevuti<br />
quando (a) si hanno già; (b) <strong>non</strong> servono;<br />
(c) <strong>non</strong> piacciono.<br />
PeggyPost,mogliedelbis-nipotedell’esperta<br />
di galateo Emily Post e altri buoni<br />
conoscitori dell’etichetta concordano sul<br />
ECONOMIA E SOCIETA’<br />
<strong>La</strong> prossima mossa di Google<br />
Il gigante online entra nella pubblicità<br />
tradizionale e le agenzie si preoccupano. V<br />
fatto che riciclare va benissimoselosifa–comedicedi<br />
aver fatto il 77 per cento degli<br />
intervistati nell’indagine<br />
della Tassimo - perché il dono<br />
è perfetto per la persona cui<br />
viene dato.<br />
“<strong>La</strong> regola è la stessa di<br />
quando si acquista un regalo”,<br />
dice la signora Post. “Si<br />
dovrebbero seguire le norme<br />
fondamentali del galateo: essere<br />
cortesi e rispettosi”.<br />
Il mio istruttore di tennis si è trovato<br />
coinvolto in una gaffe riguardante il riciclaggio<br />
di un regalo, avendone ricevuto<br />
uno. Quando si è sposato ha invitato alcuni<br />
cugini che vivono dall’altra parte del Paese;<br />
l’istruttore era andato al loro matrimonio.<br />
Il cugino <strong>non</strong> è venuto e ha spedito<br />
“ un economico set da picnic con bicchieri<br />
da vino”. Nel pacco era rimasto un biglietto<br />
di auguri per il matrimonio del cugino. Un<br />
chiaro segnale di riciclaggio.<br />
Ringraziando del regalo, l’istruttore<br />
di tennis e sua moglie hanno<br />
accluso nella stessa busta il<br />
bigliettino incriminato. Da allora<br />
i due <strong>non</strong> si parlano più.<br />
Questa è la ragione per la<br />
quale Letitia Balridge, coautrice<br />
di New Manners for New<br />
Times, appone sempre un cartellino,<br />
con il nome di chi le ha<br />
fatto originariamente il dono,<br />
Frank Frisari sul pacchetto che pensa di riciclare.<br />
Ci sono articoli che <strong>non</strong><br />
si devono riciclare nel modo più assoluto.<br />
Ad esempio, cibi scaduti come “quelle vecchie<br />
confezioni di biscotti che ormai quasi<br />
camminano da sole”, dice la Balridge. “Assicuratevi<br />
che siano freschi e buoni”. E i<br />
profumi. “In sei mesi evaporano”, dice.<br />
Se volete proprio riciclare un regalo, accertatevi<br />
che superi un esame minimo. “Se<br />
ricevo una sciarpa, mi piace che sia pulita e<br />
stirata”, aggiunge, osservando di aver ricevuto<br />
a volte sciarpe “nuove” spiegazzate e<br />
macchiate in modo sospetto. “Almeno fate<br />
un sforzo. Ingannatemi”.<br />
ARTI E TENDENZE<br />
Anelli di rappresentanza<br />
Le dita più alla moda si adornano di gioielli<br />
particolarmente vistosi. VIII<br />
Che cosa separa i ricchi<br />
dai molto, molto ricchi<br />
di LOUIS UCHITELLE<br />
Dopo dieci di esercizio dell’arte<br />
medica, nel tentativo di diventare<br />
“uno stimato medico-scienziato”, Robert<br />
H. Glassman era arrivato alla<br />
conclusione che <strong>non</strong> guadagnava abbastanza<br />
soldi. Così rispose a un annuncio<br />
pubblicato sul New England<br />
Journal of Medicine da una società<br />
di consulenza aziendale intenzionata<br />
ad assumere medici.<br />
Oggi, dopo essersi trasferito a Wall<br />
Street per lavorare come consulente<br />
per investimenti nel settore medico,<br />
Glassman è multimilionario.<br />
All’epoca in cui Glassman frequentava<br />
l’università, queste lucrose possibilità<br />
di carriera per i medici erano<br />
ancora allo stato embrionale. Con il<br />
sogno di realizzare scoperte rivoluzionarie<br />
nella cura per il cancro, la<br />
sua specializzazione, Glassman si<br />
tuffò nella ricerca, fin quando Wall<br />
Street <strong>non</strong> diede un ordine diverso al-<br />
PUBBLICITA<br />
Supplemento al numero<br />
odierno de la <strong>Repubblica</strong><br />
Sped. abb. postale art. 1<br />
legge 46/04 del 27/02/2004 — Roma<br />
RIPENSARE IL LIBERO SCAMBIO<br />
Nuovi dubbi in <strong>America</strong> sulle conseguenze<br />
della globalizzazione. PAGINA III<br />
la sua vita. “Non ero sicuro di rischiare<br />
di passare anni e anni a richiedere<br />
borse di studio e a lavorare ore su ore<br />
per l’esilissima chance di pescare il<br />
numero vincente alla lotteria e dare<br />
un importante contributo alla letteratura<br />
scientifica”, dice Glassman.<br />
Glassman si è reso conto di quanto<br />
avesse superato le tradizionali<br />
aspettative medioborghesi di un<br />
medico partecipando al ventesimo<br />
raduno annuale dei suoi compagni di<br />
college. In quel momento, Glassman<br />
lavorava per la Merrill Lynch e si apprestava<br />
a diventare direttore per gli<br />
investimenti nel settore sanitario.<br />
“C’erano medici a quella riunione,<br />
persone estremamente brillanti”, ri-<br />
continua a pagina III<br />
Real Challenges<br />
Real Answers<br />
www.imd.ch/risk<br />
Are value competitors stealing your customers?<br />
Are you prepared to increase the perceived value of your<br />
offering to lure them back? You’ll find real answers to your<br />
real-world business challenges on our new website.<br />
<strong>Repubblica</strong> NewYork
II LUNEDÌ 4 DICEMBRE 2006<br />
di MICHAEL WINES<br />
PORT ELIZABETH, Sudafrica - Per<br />
come la vede Harry Crouse, strappar<br />
via gli abaloni dai fondali dell’Oceano<br />
indiano e venderli ai contrabbandieri<br />
<strong>non</strong> è pesca di frodo. Tutt’altro: è un atto<br />
di disperazione, l’ultima spiaggia per<br />
un povero disoccupato come lui e i suoi<br />
amici. “Ne prendiamo pochi, un cinque<br />
chili, il minimo per sopravvivere”, dice<br />
mesto Crouse. “Appena quanto basta<br />
per la moglie e i figli”.<br />
In muta sulla spiaggia, accanto ad una<br />
vecchia auto arrugginita, dipinge un<br />
quadro convincente di miseria. Almeno<br />
finché l’ispettore Sandor Nagy della<br />
polizia sudafricana <strong>non</strong> fa notare che la<br />
sua vera macchina è una Volkswagen<br />
con un motore di prima categoria. <strong>La</strong><br />
macchina arrugginita, dice l’ispettore,<br />
è una sorta di vuoto a perdere, rende indolore<br />
un eventuale sequestro da parte<br />
della polizia.<br />
“Dicono tutti così’’, aggiunge l’ispettore<br />
Nagy riferendosi alle affermazioni di<br />
Crouse. “Ma poi girano in Bmw”.<br />
In molti paesi il contrabbando predilige<br />
la droga e le Nike false. A Port Elizabeth<br />
la merce di elezione è l’Haliotis<br />
midae — l’abalone.<br />
di DAN BILEFSKY<br />
RIGA, Lettonia — In Europa è esplosa<br />
la battaglia della vodka: da una parte i<br />
tradizionalisti polacchi, finlandesi, svedesi<br />
e di altri Paesi baltici che sostengono<br />
che solo ed esclusivamente i liquori<br />
prodotti da cereali, patate e melassa<br />
della barbabietola da zucchero meritano<br />
tale nome. Dall’altra parte le distillerie<br />
italiane, francesi, britanniche e dei<br />
Paesi Bassi che vogliono una definizione<br />
più liberale e assicurano che gli ingredienti<br />
della vodka <strong>non</strong> ne pregiudicano il<br />
sapore. “<strong>La</strong> vodka autentica è prodotta<br />
solo con cereali o patate”, dice Rolands<br />
Gulbis, presidente di <strong>La</strong>tvijas Balzams,<br />
la principale distilleria di vodka dei Paesi<br />
baltici. “Se la vodka può essere realizzata<br />
con l’uva, allora possiamo anche<br />
chiamare arance le mele e ribattezzare<br />
il brandy chiamandolo birra”.<br />
<strong>La</strong> Finlandia, che attualmente presiede<br />
l’Unione europea ed è il Paese nel<br />
quale la vodka è da sempre un ricostituente<br />
per le rigide notti, preme perché<br />
l’Unione europea approvi la proposta di<br />
legge di imporre alla vodka prodotta con<br />
ingredienti <strong>non</strong> tradizionali - per esempio<br />
uva, frutta o perfino sciroppo d’acero<br />
- di riportare tale informazione sull’etichetta<br />
in grossi caratteri.<br />
<strong>La</strong> concorrenza e gli altri produttori di<br />
vodka, compresa la Diageo britannica,<br />
la più importante produttrice di alcolici<br />
al mondo, proprietaria della celebre<br />
marca Ciroc ottenuta dall’uva, e produttrice<br />
altresì della Smirnoff, ritiene<br />
che questo <strong>non</strong> sia niente di più che un<br />
mediocre stratagemma con il quale i<br />
Paesi nordici e baltici cercano di monopolizzare<br />
il mercato globale della vodka,<br />
Direttore responsabile: Ezio Mauro<br />
Vicedirettori: Mauro Bene,<br />
Gregorio Botta, Dario Cresto-Dina<br />
Massimo Giannini, Angelo Rinaldi<br />
Caporedattore centrale: Mario Calabresi<br />
Caporedattore vicario: Angelo Aquaro<br />
Gruppo Editoriale l’Espresso S.p.A.<br />
•<br />
Presidente onorario: Carlo Caracciolo<br />
Presidente: Carlo De Benedetti<br />
Consigliere delegato: Marco Benedetto<br />
Divisione la <strong>Repubblica</strong><br />
via Cristoforo Colombo 90 - 00147 Roma<br />
Direttore generale: Carlo Ottino<br />
Responsabile trattamento dati (d. lgs.<br />
30/6/2003 n. 196): Ezio Mauro<br />
Reg. Trib. di Roma n. 16064 del 13/10/1975<br />
Tipografia: Rotocolor SpA,<br />
v. C. Colombo 90 RM<br />
Stampa: Rotocolor, v. C. Cavallari 186/192<br />
Roma; Sage, v. N. Sauro 15 - Paderno<br />
Dugnano MI ; Finegil Editoriale c/o Citem<br />
Soc. Coop. arl, v. G.F. Lucchini - Mantova<br />
Pubblicità: A. Manzoni & C.,<br />
via Nervesa 21 - Milano - 02.57494801<br />
•<br />
Supplemento a cura di:Paola Coppola,<br />
Francesco Malgaroli, Mario Tedeschini <strong>La</strong>lli<br />
•<br />
Traduzioni: Emilia Benghi, Anna Bissanti,<br />
Antonella Cesarini, Fabio Galimberti,<br />
Guiomar Parada, Marzia Porta<br />
L’ispettore Nagy conta almeno 120<br />
pescatori di frodo noti alla polizia nel<br />
piccolo tratto della spiaggia di Port Elizabeth<br />
che pattuglia assieme ai suoi colleghi.<br />
Il contrabbando di abalone <strong>non</strong> è<br />
solo un grosso business. Apre anche uno<br />
spiraglio sulla società e sull’economia<br />
post-apartheid e sulla genealogia di una<br />
particolare categoria di malviventi nel<br />
<strong>La</strong>vodkaincrisid’identità:<br />
guerra nella Ue tra spiriti forti<br />
stimato a circa 12 miliardi di dollari.<br />
“Le pretese di produrre vodka soltanto<br />
in un certo modo sono prive di<br />
fondamento” dice Chris Scott-Wilson,<br />
portavoce dell’European Vodka Alliance,<br />
che esercita pressioni contro la proposta<br />
finlandese per conto della Diageo<br />
e di altri grandi produttori. “Affermare<br />
che il sapore della vodka dipende dagli<br />
ingredienti è quanto meno ridicolo, se si<br />
considera che la maggior parte dei consumatori<br />
la usa come mixer insapore<br />
insieme ad altro, per esempio tonica o<br />
succo d’arancia”.<br />
Gli oppositori della proposta di legge<br />
ritengono inoltre che così si rischia di innescare<br />
una guerra commerciale globale<br />
con gli Stati Uniti, dove sono sempre<br />
più popolari le nuove vodke, per esempio<br />
la Vermont Spirits Gold, prodotta<br />
con linfa d’acero. Attualmente gli Stati<br />
Uniti sono il mercato della vodka a più<br />
rapida crescita.<br />
Le origini della vodka sono assai controverse:<br />
i russi sostengono di averla inventata<br />
loro e a riprova indicano le loro<br />
tecniche di distillazione risalenti al XII<br />
secolo. Ma anche la Polonia sostiene di<br />
essere stata il primo Paese a produrre<br />
la vodka. Si dice che già nell’VIII secolo i<br />
contadini polacchi fossero soliti produrre<br />
distillati alcolici congelando il vino,<br />
secondo una ricetta segreta che si crede<br />
importata da monaci italiani.<br />
I Paesi consumatori di vodka dell’Europa<br />
centrale e orientale e della Scandinavia<br />
dicono di battersi per salvaguardare<br />
una tradizione secolare. “Non ci<br />
si aspetta di trovare l’uva tra gli ingredienti<br />
della birra e <strong>non</strong> ci si deve aspettare<br />
di trovarla nella vodka” dice Gulbis.<br />
“Si acquista la birra perché è birra e la<br />
vodka perché è vodka”.<br />
MONDO<br />
INTERNATIONAL WEEKLY<br />
Il supplemento The New York Times International Weekly esce con<br />
<strong>La</strong> <strong>Repubblica</strong> (Italia), Le Monde (Francia), Süddeutsche Zeitung (Germania),<br />
The Daily Telegraph (Inghilterra) e El Pais (Spagna),<br />
per un totale di 2,1 milioni di copie la settimana.<br />
REDAZIONE ...................... euroreach@nytimes.com<br />
PUBBLICITÀ (EuroReach Network)<br />
Jean-Christophe Demarta • 33 1 41 43 93 81<br />
jcdemarta@iht.com<br />
PUBBLICITÀ (Locale)<br />
<strong>La</strong> <strong>Repubblica</strong>.................... Leonardo Barbieri • 39 02 5749 4434<br />
lbarbieri@manzoni.it<br />
Le Monde............................. Antoine Dubuquoy • 33 1 57 28 39 94<br />
adubuquoy@mondepub.fr<br />
Süddeutsche Zeitung........ Jürgen Maukner • 49 89 2183 222<br />
juergen.maukner@suddeutsche.de<br />
The Daily Telegraph ........ Nicholas Edgley • 44 207 531 3350<br />
nicholas.edgley@telegraph.co.uk<br />
El Pais.................................. Hortensia Fuentes • 34 91 337 7801<br />
hfuentes@elpais.es<br />
Info stampa<br />
www.nytco.com/press.html<br />
Info abbonamenti IHT<br />
Kevin Hickman • 33 1 41 43 92 88 • subs@iht.com<br />
DIARIO DA PORT ELIZABETH<br />
Pescatori di frodo, apartheid e un gasteropode a rischio di estinzione<br />
Joao Silva per The New York Times<br />
moderno Sudafrica.<br />
Questa categoria, a detta degli esperti,<br />
è sul punto di uccidere il prezioso gasteropode<br />
di cui si sostenta. <strong>La</strong> pesca di frodo<br />
di abalone è ormai talmente diffusa e<br />
superiore ai quantitativi autorizzati che<br />
minaccia di cancellare la specie dalla<br />
punta meridionale dell’Africa. Il governo<br />
ha recentemente ridotto del 45 per<br />
cento il prelievo autorizzato definendo il<br />
taglio vitale per la conservazione della<br />
specie.<br />
<strong>La</strong> pesca di frodo restò per decenni a<br />
livelli irrilevanti dopo le prime limitazioni<br />
imposte dal governo sudafricano<br />
al prelievo di molluschi nel 1970. Tutto<br />
cambiò con la fine dell’apartheid. Come<br />
riferisce in uno studio del 2005 lo scrittore<br />
ed esperto di giurisprudenza Jonny<br />
Steinberg, l’apartheid <strong>non</strong> solo escluse<br />
i <strong>non</strong> bianchi del Sudafrica dalle terre<br />
di valoremaliscacciò anche dai mari.<br />
Questo valeva soprattutto per i meticci,<br />
i cosiddetti coloured.<br />
“Le comunità coloured dedite alla pesca<br />
lungo la costa da sempre consideravano<br />
loro proprietà il contenuto del mare<br />
e l’apartheid impediva loro l’accesso’’,<br />
dice Steinberg. Ma i meticci sudafricani<br />
nutrivano anche forti timori che una<br />
maggioranza nera li avrebbe oppressi<br />
proprio come aveva fatto la minoranza<br />
bianca. Così quando nel 1994 andò al potere<br />
un governo di neri i pescatori meticci<br />
si riversarono sul mare rivendicando<br />
il loro cosiddetto patrimonio.<br />
<strong>La</strong> forte svalutazione della moneta sudafricana<br />
tra il 1992 e il 2001 <strong>non</strong> fece che<br />
intensificare la pesca di frodo, rendendo<br />
la vendita di abalone, generalmente in<br />
dollari, un commercio immensamente<br />
redditizio.<br />
Ma il contrabbando <strong>non</strong> sarebbe forse<br />
mai decollato senza un vettore che<br />
consentisse di far arrivare i molluschi<br />
ai compratori asiatici. Si dà il caso che<br />
la criminalità organizzata cinese avesse<br />
già messo radici nel Paese trafficando in<br />
pinne di squalo, droga ed esseri umani.<br />
I confini colabrodo del Sudafrica consentono<br />
ai contrabbandieri di trasportare<br />
una gran quantità di abalone nei Paesi<br />
vicini dai quali la merce può essere<br />
spedita legalmente per nave in Estremo<br />
oriente, dove l’abalone è considerato un<br />
alimento afrodisiaco e di buon auspicio.<br />
<strong>La</strong> quantità esatta è solo ipotizzabile ma<br />
nei 18 mesi precedenti al giugno 2003,<br />
stando ai dati forniti da Steinberg, nel<br />
porto di Hong Kong arrivarono 1.089 tonnellate<br />
di abalone sudafricano, contro un<br />
prelievo autorizzato nello stesso periodo<br />
di 318 tonnellate.<br />
In ottobre la polizia ha individuato<br />
un’imbarcazione che si allontanava a<br />
tutta velocità. L’hanno inseguita fino a<br />
vederla sfrecciare sotto un ponte nelle<br />
acque basse di un fiume. Una volta fuori<br />
portata lo scafo si è esibito in una inequivocabile<br />
danza di vittoria, zigzagando da<br />
una riva all’altra del fiume. “Guardalo’’,<br />
ha detto uno degli agenti anti pesca di<br />
frodo. “Si sta facendo beffa di noi”.<br />
Fotografie di <strong>La</strong>lo de Almeida per The New York Times<br />
I soldati della gomma dimenticati in Amazzonia<br />
di LARRY ROHTER<br />
Pescatori di<br />
frodo di abalone<br />
arrestati<br />
a Port Elizabeth,<br />
Sudafrica.<br />
<strong>La</strong> raccolta<br />
massiccia, ben<br />
oltre le quantità<br />
consentite,<br />
potrebbe<br />
portare<br />
all’estinzione<br />
del mollusco<br />
dalle acque<br />
dell’Africa<br />
meridionale.<br />
RIO BRANCO, Brasile — Una mattina<br />
del 1942, Alcidino dos Santos stava<br />
andando al mercato a comprare la verdura<br />
per sua madre quando un ufficiale<br />
dell’esercito lo fermò e gli disse che era<br />
arruolato come “soldato della gomma”.<br />
Gli fu detto che in Amazzonia, a 4.500<br />
chilometri di distanza, c’era bisogno di<br />
uomini per raccogliere la gomma necessaria<br />
allo sforzo bellico degli Alleati.<br />
Dos Santos, che all’epoca aveva 19 anni e<br />
faceva il muratore, protestò inutilmente.<br />
Sarebbe stato pagato 50 centesimi<br />
al giorno, gli dissero, e finita la guerra<br />
l’avrebbero riportato gratis a casa, ma<br />
doveva andare, quello stesso giorno.<br />
A più di 60 anni dalla fine della Seconda<br />
guerra mondiale, il signor dos Santos<br />
e altre centinaia di brasiliani poveri che<br />
furono costretti con la forza a prestare<br />
servizio come soldati della gomma sono<br />
ancora in Amazzonia, in attesa che<br />
le promesse siano mantenute. Vecchi<br />
e deboli, combattono contro il tempo e<br />
contro l’indifferenza per ottenere il riconoscimento<br />
e l’indennizzo cui ritengono<br />
di aver diritto.<br />
“Siamo stati ingannati, e poi abbandonati<br />
e dimenticati”, dice il signor dos<br />
Santos, che <strong>non</strong> ha più rivisto la madre,<br />
nella sua modesta casa di legno ad Acre,<br />
uno Stato nell’estrema area occidentale<br />
dell’Amazzonia dove si trova la maggior<br />
concentrazione di soldati della gomma.<br />
Il programma era nato da un accordo<br />
tra gli Stati Uniti e il Brasile. L’attacco<br />
giapponese a Pearl Harbor aveva isolato<br />
gli Stati Uniti dalla Malesia, loro principale<br />
fornitore di gomma, e il presidente<br />
Roosevelt convinse il dittatore brasiliano<br />
Getulio Vargas,a colmare quella<br />
strategica lacuna in cambio di milioni di<br />
dollari in prestiti, crediti e forniture.<br />
Secondo i dati in possesso del governo<br />
brasiliano, oltre 55.000 persone, quasi<br />
tutte del nordest tormentato dalla siccità<br />
e dalla povertà, furono mandate in<br />
Amazzonia a raccogliere gomma.<br />
Una volta raggiunta l’Amazzonia, gli<br />
uomini <strong>non</strong> ricevettero più la paga e furono<br />
inviati negli alloggiamenti, dove<br />
<strong>non</strong> era permesso ricevere visite. Il signor<br />
Maia ricorda: “ Fu soltanto nel 1946<br />
che appresi che la guerra era finita. Non<br />
avevamo la radio ed eravamo completamente<br />
isolati dal resto del mondo”.<br />
Dopo la guerra, a molti fu detto che<br />
dovevano del denaro ai capi dei campi<br />
per il cibo, gli abiti o l’attrezzatura, e che<br />
avrebbero dovuto rimanere fino a quando<br />
i loro debiti <strong>non</strong> fossero stati saldati.<br />
Senza denaro e senza mezzi di trasporto,<br />
la maggior parte dei soldati della gom-<br />
Tre brasiliani<br />
che aiutarono<br />
a produrre<br />
gomma per<br />
gli Alleati<br />
durante la<br />
Seconda<br />
guerra<br />
mondiale<br />
eche<strong>non</strong><br />
hanno quasi<br />
ricevuto<br />
compenso:<br />
Vicência<br />
Bezerra da<br />
Costa, sinistra;<br />
Lupércio<br />
Freire Maia,<br />
sotto;<br />
e Alcidino<br />
dos Santos,<br />
in fondo.<br />
ma si rassegnò a restare in Amazzonia.<br />
Nel 1988 il Brasile ratificò una nuova<br />
Costituzione con un articolo che prevede<br />
per i soldati della gomma una pensione<br />
pari al doppio del salario minimo, corrispondente<br />
a 350 dollari al mese attuali.<br />
Ma molti di coloro che avevano prestato<br />
la loro opera hanno scoperto di <strong>non</strong> poter<br />
usufruire di questa pensione perché<br />
impossibilitati ad esibire la documentazione<br />
necessaria.<br />
“Quando guardo alla televisione le cerimonie<br />
per il Giorno dell’Indipendenza<br />
e vedo i soldati che hanno combattuto in<br />
Europa sfilare nelle loro uniformi, provo<br />
tristezza e sgomento”, dice il signor<br />
Maia. “Anche noi eravamo combattenti.<br />
Tutti ci sono debitori di un grande<br />
favore, compresi gli americani, perché<br />
quella guerra <strong>non</strong> avrebbe potuto essere<br />
vinta senza la gomma e senza di noi, i<br />
soldati della gomma”.<br />
<strong>Repubblica</strong> NewYork
LUNEDÌ 4 DICEMBRE 2006 III<br />
di LOUIS UCHITELLE<br />
Per anni l’ala clintoniana del Partito<br />
democratico, esercitando uno stretto<br />
controllo sulla politica economica del<br />
partito, ha sostenuto la tesi che l’economia<br />
poteva continuare a svilupparsi<br />
solo concedendo ai mercati di operare<br />
senza restrizioni e a livello globale.<br />
Superando le contestazioni da parte<br />
dei sindacati, tradizionale base elettorale<br />
del partito, l’amministrazione Clinton<br />
diede forte appoggio ad accordi di libero<br />
scambio come il Nafta e acconsentì<br />
all’ingresso della Cina nel Wto. In caso<br />
i lavoratori ne fossero stati penalizzati,<br />
l’ala clintoniana proponeva di affrontare<br />
il problema dopo che si fosse verificato.<br />
Questo approccio coincise con un periodo<br />
di prosperità economica, ridotta disoccupazione<br />
e deficit in calo negli Usa.<br />
Col passare del tempo questa combinazione<br />
- definita Rubinomics dal<br />
nome del ministro del tesoro dell’am-<br />
ministrazione Clinton, Robert E. Rubin<br />
— divenne il modello accettato delgruppo<br />
dirigente democratico per il futuro.<br />
Non è più così. Oggi che i democratici<br />
detengono la maggioranza al Congresso<br />
e cresce l’ansia sullo sviluppo della<br />
globalizzazione, sta emergendo una fazione<br />
del partito che un tempo <strong>non</strong> aveva<br />
gran voce in capitolo e che propone<br />
con forza il populismo economico come<br />
alternativa alla politica di Rubin.<br />
<strong>La</strong> tesi dei populisti è che il reddito<br />
nazionale è affluito in misura sproprozionata<br />
nelle casse delle grandi imprese<br />
e delle famiglie più abbienti del Paese,<br />
uno squilibrio acuitosi negli ultimi anni.<br />
Il loro intento è di riconsiderare il ruolo<br />
dell’<strong>America</strong> nell’economia globale.<br />
Hanno intenzione di intervenire sui<br />
mercati regolamentandoli in misura<br />
maggiore rispetto ai rubiniani. “Siamo<br />
giunti forse finalmente al termine dell’era<br />
reganiana , compresi gli otto anni<br />
di governo Clinton”, dice Jeff Faux,<br />
fellow dell’Economic policy institute, un<br />
In coda per un pasto gratis<br />
si parla di sogni infranti<br />
di TINA KELLEY<br />
Alcune delle persone che si trovavano<br />
recentemente in fila per un pasto gratuito<br />
davanti alla chiesta cattolica di St.<br />
John’s a Newark, New Jersey, hanno<br />
raccontato la loro storia.<br />
•<br />
‘QUANDO IL CIBO FINISCE,<br />
TORNA LA TRISTEZZA DI SEMPRE’<br />
Sono tre anni che Richard Stewart<br />
dorme da amici: un paio di notti qui, un<br />
paio di notti là. “Cerco di <strong>non</strong> ricalcare<br />
lo stereotipo del barbone”, dice Stewart,<br />
che ha 43 anni. “Tengo mani e unghie pulite,<br />
provo ad <strong>avere</strong> sempre i capelli corti<br />
e a dare l’impressione di <strong>non</strong> essere<br />
così disperato”. Ma le cure dentali sono<br />
un lusso inavvicinabile e a lui mancano<br />
diversi denti.<br />
A ottobre dello scorso anno, dice<br />
Stewart, è morto suo padre, per arresto<br />
cardiaco; a novembre suo fratello, in<br />
seguito ad un’infezione e a dicembre suo<br />
figlio, in una sparatoria tra gang.<br />
“Praticamentehopersoimieitre<br />
migliori amici, gli unici uomini con cui<br />
potessi davvero parlare”, dice.<br />
Stewart racconta di aver ricevuto una<br />
coltellata al collo pochi mesi fa, quando<br />
in un ostello per i poveri è stato attaccato<br />
da uomo strafatto di droga. “Gli avevo<br />
chiesto di abbassare la musica”, ricorda<br />
Stewart. “Non era la cosa giusta da dire<br />
in quel momento”.<br />
Stewart mangia alla mensa, e aiuta<br />
anche a riassettare. “Si vedono dei volti<br />
sorridenti, perché stanno per ricevere<br />
qualcosa”, dice rivolto alla fila. “Ma<br />
quando il cibo finisce torna la tristezza<br />
di sempre. E’ una specie di sguardo disperato.<br />
L’ho visto anche guardandomi<br />
allo specchio”.<br />
•<br />
‘QUANDO VAI A TROVARE LA GENTE,<br />
NON VEDONO L’ORA CHE TE NE VADA’<br />
Ha un sorriso ampio, e gli occhi marrone<br />
chiaro incorniciati da occhiali a montatura<br />
larga. Due anni fa ha scoperto di<br />
<strong>avere</strong> “il virus” – lo Hiv. “Io lo<br />
chiamo ‘i vapori’ ”, dice Carolyn<br />
Strickland Bell, 48 anni.<br />
“Per me è ancora un concetto<br />
piuttosto nuovo”.<br />
Abita in un alloggio sovvenzionato<br />
e frequenta ambulatori<br />
medici per adulti e programmi<br />
per malati di mente.<br />
Dice di aver camminato più<br />
di un’ora per arrivare a St.<br />
John’s. Lì vicino, dice, abitano<br />
delle sue nipoti, ma quando<br />
lei va a trovarle <strong>non</strong> si sente<br />
a proprio agio. “Ti senti obsoleta,<br />
ti senti di <strong>non</strong> essere<br />
più utile”, dice. “Non hanno<br />
più bisogno di te. Quando vai<br />
a trovar la gente, <strong>non</strong> vedono<br />
l’ora che tu te ne vada”.<br />
“In chiesa mi hanno domandato<br />
‘Che cosa cerchi?’ e io ho<br />
detto la salvezza”, dice. “Mi<br />
piacerebbe trovare la salvezza,<br />
l’esultanza e il giubilo”.<br />
•<br />
‘ERO STATO DICHIARATO MORTO,<br />
DICONO, E POI SONO RESUSCITATO’<br />
Charles Polite, 32 anni, tira fuori dalle<br />
tasche un pezzo di carta ripiegato, che<br />
avvolge un pezzetto di metallo storto, color<br />
ottone. E’ la parte posteriore del bossolo<br />
di un proiettile. Lo ha trovato nella<br />
scarpa da ginnastica una settimana fa,<br />
quando gli hanno sparato al piede dopo<br />
una lite.<br />
“Non mi ero accorto che mi avessero<br />
sparato”, dice Polite, che si trova in<br />
chiesa in attesa di una sedia a rotelle. E’<br />
preoccupato all’idea di potersi prendersi<br />
un’infezione. “<strong>La</strong> gamba ha iniziato a<br />
tremare e dalla scarpa usciva sangue”.<br />
“Non ho avuto davvero paura”, aggiunge<br />
immediatamente. “Un altro ne avrebbe<br />
avuta”.<br />
<strong>La</strong> rete di cicatrici sopra il suo occhio<br />
sinistro risale a un incidente d’auto avuto<br />
nel 1992, quando Polite volò attraverso<br />
il parabrezza. “Ero stato dichiarato<br />
morto, dicono, e poi sono resuscitato”,<br />
ANALISI<br />
MONDO<br />
Dubbi sulla globalizzazione e sui rischi per i lavoratori Usa<br />
gruppo di ricerca sul mercato del lavoro<br />
in parte finanziato dal sindacato Afl-Cio<br />
“E’ l’ora di verificare se i democratici<br />
sono in grado di proporre politiche adeguate<br />
alla portata del problema”.<br />
<strong>La</strong> spaccatura <strong>non</strong> riguarda gli effetti<br />
negativi della globalizzazione. Rubin<br />
e i suoi seguaci sostengono sempre più<br />
che la globalizzazione <strong>non</strong> ha portato la<br />
sicurezza del posto di lavoro né aumentato<br />
il reddito di milioni di americani.<br />
<strong>La</strong> “fetta di torta potrebbe persino<br />
ridursi” per ampie fasce della classe<br />
media, ha scritto il successore di Rubin<br />
all’incarico di ministro del tesoro dell’amministrazione<br />
Clinton, <strong>La</strong>wrence<br />
H. Summers, in un articolo recentemente<br />
pubblicato dal Financial Times.<br />
E i populisti senza dubbio concordano.<br />
Ma i rubiniani affermano che regolamentare<br />
il commercio o imporre<br />
altre restrizioni al mercato sarebbe un<br />
autogol. “Intervenendo sul mercato si<br />
paga un esorbitante costo economico”,<br />
dice Peter R. Orszag, senior fellow<br />
Fred R. Conrad/The New York Times<br />
Richard Stewart va in chiesa per ricevere un<br />
pasto gratis, poi si ferma a pulire. Dice di<br />
sapere com’è la faccia della disperazione.<br />
dice.<br />
Quell’esperienza però, dice Polite, <strong>non</strong><br />
lo ha cambiato.<br />
“Il mese dopo sono finito in prigione”,<br />
dice. “E’ stato quello a cambiarmi”.<br />
Non aveva rispettato i termini della<br />
libertà vigilata, e <strong>non</strong> era la prima volta<br />
che andava dentro. <strong>La</strong> prima volta è<br />
stato quando aveva 12 anni, per furto di<br />
auto.<br />
“Avevo tanti sogni”, dice a proposito<br />
della sua infanzia. “Volevo diventare<br />
professore di università, erano quelli i<br />
sogni che facevo. Sino a 10 anni ero un<br />
perfettino: indossavo gli occhiali e portavo<br />
un apprecchio acustico. Poi ho iniziato<br />
a fare quello che faccio”.<br />
“A 11 anni facevo cose che si fanno a<br />
50, tutto pur di sopravvivere. Mio padre<br />
aveva lasciato mia madre, e io ho dovuto<br />
denunciarla perché lei si faceva di droga”.<br />
“Dalla materna sino a alla seconda<br />
media sono stato bravo. Poi il mio mondo<br />
è andato tutti in pezzi. Non ce l’ho fatta<br />
proprio a controllarlo”.<br />
COCKPIT<br />
della Brookings Institution <strong>non</strong>ché uno<br />
dei massimi esponenti del gruppo dei<br />
rubiniani. <strong>La</strong> sua tesi ad esempio è che<br />
limitando i licenziamenti “si ostacola<br />
la capacità del mercato di ricollocare<br />
la forza lavoro in modo efficiente”. Di<br />
conseguenza, asseriscono i rubiniani, si<br />
verificherebbe un rallentamento della<br />
crescita economica e una diminuzione<br />
del reddito nazionale da distribuire,<br />
equamente o meno.<br />
I populisti sostengono che il problema<br />
sono proprio gli accordi commerciali.<br />
“Non prevedo che il Congresso approverà<br />
accordi commerciali bilaterali di<br />
alcun genere che <strong>non</strong> comprendano forti<br />
requisiti minimi di tutela del lavoro e<br />
dell’ambiente”, ha detto in una recente<br />
intevista Sherrod Brown democratico<br />
dell’Ohio appena eletto al Senato. I fautori<br />
del populismo economico interni<br />
e esterni al Congresso si organizzano<br />
per promuovere le loro proposte radunandosi<br />
attorno all’Economic policy<br />
institute. L’organizzazione sindacale<br />
Afl-Cio ha un ruolo di primo piano all’interno<br />
di questa coalizione.<br />
“Sentiamo di <strong>avere</strong> forte peso oggi<br />
nelle decisioni del Partito democratico”,<br />
dice Ronald Blackwell, primo<br />
economista del sindacato. Nel confronto<br />
tra i due schieramenti <strong>La</strong>wrence<br />
Mishel, presidente dell’Economic<br />
policy institute, afferma che i populisti<br />
esercitano maggiori pressioni rispetto<br />
ai rubiniani a favore dell’assistenza<br />
sanitaria universale finanziata dal governo<br />
e altre misure. Considerando la<br />
risicata maggioranza dei democratici<br />
al Congresso Rubin dice: “Credo sia<br />
necessario un processo che coinvolga il<br />
presidente degli Stati Uniti, i leader di<br />
entrambi i partiti e i leader di entrambe<br />
le Camere”.<br />
Che cosa separa i ricchi<br />
dai molto, molto ricchi<br />
continua dalla prima pagina<br />
corda Glassman, che è sposato e padre<br />
di due figli. “Avevano partecipato ai programmi<br />
di punta, erano rimasti fedeli<br />
alla loro etica e i loro obbiettivi erano<br />
puri e nobili. E andando a quella riunione<br />
avevano scoperto che c’era qualcuno<br />
dieci volte meno brillante di loro ma che<br />
faceva molti più soldi”.<br />
L’opportunità di diventare ricchissimi<br />
è un fenomeno recente, <strong>non</strong> solo nel<br />
campo della medicina, ma in un numero<br />
sempre più ampio di professioni. In<br />
ognuna di queste professioni, la grande<br />
maggioranza dei praticanti percepisce<br />
ancora, quasi sempre, redditi a sei cifre,<br />
inferiori ai 400.000 dollari all’anno, secondo<br />
i dati del governo. Ma dagli anni<br />
‘90 in poi, una fetta consistente ha cominciato<br />
a guadagnare molto di più.<br />
Una divisione emersa quando gente<br />
come Glassman, che ha 45 anni, ha colto<br />
al volo le opportunità che consentivano<br />
di guadagnare redditi ben più alti. Certi<br />
avvocati e certi banchieri, ad esempio,<br />
percepiscono tariffe molto più alte dei<br />
loro colleghi lavorando su accordi e cause<br />
riguardanti le imprese. Altri si sono<br />
trasferiti in settori diversi, più redditizi,<br />
e un crescente numero di imprenditori<br />
ha cominciato a concentrarsi soprattutto<br />
sui mercati finanziari in espansione,<br />
che attirano capitali da tutto il mondo.<br />
Trent’anni fa, il differenziale retributivo,<br />
all’interno delle varie professioni,<br />
era meno ampio di oggi. <strong>La</strong> conseguenza<br />
di questa differenziazione crescente, dicono<br />
gli esperti, è che la gente sta abbandonando<br />
settori di importanza fondamentale.<br />
L’<strong>America</strong>n Bar Foundation,<br />
un’organizzazione di ricerca, ha scoperto<br />
che è diminuito il numero di laureati<br />
in Legge che chiedono di lavorare per il<br />
governo o per studi che si occupano di<br />
cause di interesse pubblico, e diventa<br />
più difficile riempire i posti vacanti.<br />
Qualcosa di simile accade nel mondo<br />
accademico, dove i laureati rinunciano<br />
all’insegnamento o alla ricerca per dedi-<br />
Robert Grossman<br />
carsi a settori più remunerativi. E anche<br />
nella Medicina, dove ormai alcune specializzazioni<br />
sono molto più redditizie di<br />
altre, i giovani medici spesso ignorano i<br />
settori meno proficui.<br />
Glassman, che vive in una casa di<br />
quattro stanze, relativamente modesta,<br />
a Short Hills, nel New Jersey – a 50 chilometri<br />
da Manhattan – sta attingendo<br />
a questo pozzo di San Patrizio. A 35 anni,<br />
nel 1996, guadagnava 150.000 dollari<br />
come ematologo-oncologo. Fu allora,<br />
sposato da poco e quasi senza soldi da<br />
parte, che scelse di entrare nel mondo<br />
della consulenza manageriale.<br />
Glassman <strong>non</strong> dice la cifra esatta che<br />
guadagna adesso a Wall Street e neanche<br />
il suo patrimonio netto attuale. Ma<br />
esperti di retribuzioni, come la Johnson<br />
Associates, dicono che il reddito annuo<br />
di profili professionali come il suo raggiunge<br />
facilmente le sette cifre.<br />
John J. Moon, amministratore delegato<br />
della Metalmark Capital, società di<br />
investimenti di rischio, come Glassman<br />
ha avuto molte esitazioni prima di lanciarsi<br />
nell’accumulazione di ricchezza,<br />
a sentir lui. Dopo essersi laureato in Economia<br />
aziendale a Harvard, nel 1994, ha<br />
cominciato come professore di Scienza<br />
delle finanze, ottenendo un posto alla<br />
facoltà di Economia dell’Università di<br />
Dartmouth, con uno stipendio d’ingresso<br />
poco oltre le sei cifre.<br />
L’insegnamento interessa ancora<br />
Moon, che ha 39 anni ed è figlio di immigrati<br />
sudcoreani. Ritaglia un po’ di tempo<br />
dal lavoro per tenere ogni semestre<br />
un corso di Scienza delle finanze alla Columbia<br />
university. “Se <strong>non</strong> ci fosse stata<br />
Wall Street”, dice Moon, “avrei fatto la<br />
carriera accademica”.<br />
Nonostante il loro sfarzoso appartamento<br />
a Park Avenue, Moon, la moglie e<br />
i due figli cercano di vivere senza ostentazioni.<br />
“Siamo presbiteriani praticanti”,<br />
dice. “Mi piace pensare che le mie<br />
decisioni di carriera siano influenzate<br />
dalla fede più che dalle considerazioni<br />
finanziarie. Non è sempre facile, perché<br />
il denaro è tutt’altro che irrilevante”.<br />
WWW.BREITLING.COM<br />
<strong>Repubblica</strong> NewYork
LUNEDÌ 4 DICEMBRE 2006 V<br />
Illustrazione di The<br />
New York Times<br />
Nell’industria dei cosmetici<br />
il marketing è tutto<br />
di HILLARY CHURA<br />
Darlene Smith è la prova che,<br />
quando si tratta di cosmetici,<br />
un packaging accattivante, promessestrategicheeduemiliardi<br />
di dollari in pubblicità possono<br />
influenzare anche i consumatori<br />
attenti. Forte di una laurea in<br />
Marketing la signora Smith sa<br />
bene che l’industria della bellezza<br />
spesso manipola i timori dei<br />
consumatori per profitti maggiori.<br />
Ma ormai cinquantenne,<br />
crede sulla parola che le creme<br />
idratanti da 80 dollari sono più efficaci<br />
di quelle che costano molto<br />
meno.<br />
<strong>La</strong> Smith <strong>non</strong> si fa molti problemi<br />
su prodotti come ombretti<br />
e rossetti che perdono brillantezza<br />
a metà giornata. <strong>La</strong> cura della<br />
pelleelerughettehannobenaltra<br />
importanza. Dice che è disposta<br />
a spendere per ingredienti di<br />
qualità ma ammette di affidarsi<br />
alle indicazioni dei produttori<br />
circa le caratteristiche vincenti<br />
Tony Cenicola/The New York Times<br />
Prodotti anti-invecchiamento e altri<br />
cosmetici muovono un giro d’affari tra<br />
i 40 e i 50 milioni di dollari l’anno.<br />
del cosmetico.<br />
“L’industria cosmetica vende<br />
speranza”, dice. “Non spenderei<br />
mai otto dollari per una matita<br />
per le labbra, ma compro la crema<br />
per il viso e il contorno occhi<br />
di Estée <strong>La</strong>uder. Mi chiedo: ‘Se<br />
acquisto il prodotto sbagliato mi<br />
verranno più rughe’?”.<br />
Quello dei cosmetici è un affareconungirotrai40ei50miliardi<br />
di dollari l’anno. <strong>La</strong> differenza<br />
più significativa tra prodotti però<br />
sta forse più nel prezzo che nel<br />
contenuto. John Stanton, professore<br />
di Marketing alla Saint Joseph’s<br />
University di Filadelfia<br />
dice: “<strong>La</strong> maggior parte di noi<br />
<strong>non</strong> dispone di un bagaglio tecnico<br />
che consenta di esaminare<br />
gli ingredienti di un prodotto ed<br />
esclamare: ‘tre per cento di acefolemina<br />
(un termine inventato)<br />
è fantastico’! Ci basiamo su suggerimenti<br />
o segnali che ci portano<br />
a dar credito al prodotto”.<br />
<strong>La</strong> validità di un cosmetico può<br />
dipendere più dal tipo di pelle,<br />
dalla psicologia e da fattori individuali<br />
che dal prezzo.<br />
“In genere <strong>non</strong> si spendono soldi<br />
per qualcosa che ha efficacia<br />
diretta sulla pelle, perché in tal<br />
caso si tratterebbe di un farmaco,<br />
<strong>non</strong> di un cosmetico”, dice il<br />
dottor Richard Glogau, dermatologo<br />
di San Francisco.<br />
Le ditte cosmetiche sostengono<br />
che i prodotti di prestigio<br />
valgono il loro prezzo per una<br />
serie di fattori, che includono il<br />
contenuto del flacone, i milioni di<br />
dollari spesi nella ricerca e l’attenzione<br />
al cliente.<br />
Gli specialisti considerano una<br />
follia pagare un cosmetico un<br />
prezzo equivalente a circa 17.000<br />
dollari al litro con l’idea di acquistare<br />
un prodotto migliore.<br />
<strong>La</strong> dottoressa Diane Berson,<br />
dermatologa di Manhattan, dice<br />
che le industrie cosmetiche <strong>non</strong><br />
conducono un numero sufficiente<br />
di test a doppio cieco per dimostrare<br />
se un cosmeceutico (prodotto<br />
cosmetico che ha anche<br />
proprietà medicinali o terapeutiche)<br />
è all’altezza di<br />
ciò che promette.<br />
“Il costo <strong>non</strong> è<br />
necessariamente<br />
proporzionale alla<br />
qualità”, dice. “Può<br />
essere che una crema<br />
da supermercato sia<br />
altrettanto valida e<br />
contenga gli stessi<br />
ingredienti di un prodotto<br />
costosissimo<br />
venduto in un negozio<br />
di lusso inunaconfe-<br />
zione sfarzosa e costi<br />
un decimo”.<br />
<strong>La</strong> maggior parte<br />
delle marche sono<br />
controllate da pochi<br />
giganti. <strong>La</strong> Procter<br />
&Gamblecommercializza<br />
Cover Girl, Olay e Max<br />
Factor. Alla Revlon, che commercializza<br />
Almay, la ricerca è<br />
affidata ad un unico laboratorio.<br />
Alla Estée <strong>La</strong>uder, che commercializza<br />
Clinique, Origins,<br />
MAC, Bobbi Brown, Prescriptives,<br />
il marchio di lusso <strong>La</strong> Mer<br />
oltre alla linea di cosmetici<br />
eponima, i prodotti dello stesso<br />
genere, ad esempio i rossetti,<br />
vengono fabbricati nello stesso<br />
stabilimento per tutte le principali<br />
marche del gruppo. Se è<br />
vero, dice un portavoce, che uno<br />
stabilimento può essere deputato<br />
alla produzione di un articolo,<br />
ingredienti e formule cambiano<br />
a seconda delle marche e sono in<br />
concorrenza tra loro.<br />
Ma a pari validità dei prodotti a<br />
volte i consumatori sono complici.<br />
“Se qualcuno dovesse frugare<br />
nella mia borsa”, dice Allison Sidorsky<br />
di Hoboken, New Jersey<br />
“preferirei che trovasse prodotti<br />
di Bobbi Brown o di Chanel piuttosto<br />
che di Revlon”.<br />
<strong>La</strong> via di Google alla pubblicità tradizionale<br />
di LOUISE STORY<br />
I principali siti<br />
internet mostrano<br />
un crescente interesse<br />
per il settore<br />
pubblicitario e le<br />
agenzie tradizionali<br />
cominciano a<br />
essere inquiete.<br />
L’apripista è stato<br />
Google, che ha approfittato<br />
della sua posizione di forza<br />
nella pubblicità online per concludere<br />
accordi per la vendita di spazi<br />
pubblicitari a media come giornali<br />
e radio. Intanto, eBay sta sviluppando<br />
un sistema per acquistare spazi<br />
pubblicitari per spot televisivi per<br />
gruppi di grandi inserzionisti, come<br />
Wal-Mart. E Yahoo ha annunciato un<br />
accordo con 176 giornali: l’accordo<br />
<strong>non</strong> include la vendita di spazi pubblicitari<br />
al di fuori di internet, anche se<br />
l’industria della carta stampata <strong>non</strong><br />
scarta questa eventualità.<br />
Manager pubblicitari dicono che<br />
nessuno sa dove vogliono arrivare<br />
Google e altri giganti della rete.<br />
“<strong>La</strong> volpe è nel pollaio e si divorerà<br />
una bella fetta di questo settore prima<br />
che tutti si accorgano di essere<br />
ECONOMIA E SOCIETÀ<br />
già storia”, dice Gene DeWitt, presidente<br />
della DeWitt Media Solutions.<br />
I media tradizionali stanno stringendo<br />
legami sempre più stretti con i<br />
giganti online che rubano loro clienti<br />
e inserzionisti. Giornali, riviste, reti<br />
tv e radiofoniche sperano di invertire<br />
la tendenza beneficiando almeno in<br />
parte del successo della rete.<br />
Il mercato della pubblicità offline,<br />
dicono gli analisti, offre opportunità<br />
di crescita che società internet come<br />
Google stanno perseguendo. “Queste<br />
aziende hanno bisogno di individuare<br />
nuovi mercati per espandersi e giustificare<br />
la loro valutazione di mercato”,<br />
dice Youssef Squali, analista<br />
di società internet per la Jefferies &<br />
Company.“E’esattamentequelloche<br />
stanno facendo Google e Yahoo”.<br />
Google <strong>non</strong> nasconde le sue ambizioni<br />
nel settore della pubblicità<br />
tradizionale, sostenendo di essere in<br />
grado (percependo una commissione)<br />
di far risparmiare gli inserzionisti<br />
che vogliono pubblicità su stampa,<br />
radio e tv. Sta testando un sistema di<br />
vendita di spazi pubblicitari per oltre<br />
50 giornali e prevede di rendere permanente<br />
il servizio il prossimo anno.<br />
Google progetta anche di vendere<br />
spazi pubblicitari sulle radio utilizzando<br />
il sistema di aste online che<br />
usa per vendere spazi pubblicitari su<br />
internet. E ha indicato agli analisti<br />
che sta prendendo in considerazione<br />
l’idea di lanciarsi sul mercato degli<br />
spot televisivi e della pubblicità per<br />
corrispondenza.<br />
I grandi marchi si rivolgono da decenni<br />
alle agenzie pubblicitarie per<br />
realizzare le loro inserzioni e acquistare<br />
spazi. I media buyers pianifica-<br />
L’acquisto di spazi<br />
pubblicitari potrebbe<br />
cambiare per sempre.<br />
no e trattano per conto delle agenzie<br />
l’acquisto di spazi su stampa, tv, radio<br />
e, più di recente, siti web. Il collocamento<br />
delle inserzioni è un grande<br />
affare per loro.<br />
Gli introiti della pubblicità online<br />
crescono a ritmi del 30 per cento all’anno;<br />
quest’anno, la cifra è di circa<br />
16 miliardi di dollari.<br />
Per i gestori di pubblicità, Google<br />
è tempo stesso un amico e un nemico,<br />
ha detto Martin Sorrell, ammini-<br />
stratore delegato del Wpp Group, in<br />
un recente convegno. I responsabili<br />
delle agenzie pubblicitarie dicono<br />
che il Google amico potrebbe fornire<br />
i sistemi tecnici di cui tanto hanno<br />
bisogno per modernizzare il settore<br />
dell’acquisto degli spazi pubblicitari.<br />
Ma il Google nemico potrebbe automatizzare<br />
a tal punto il processo che<br />
le aziende <strong>non</strong> avrebbero più bisogno<br />
di pagare i media buyers.<br />
Diversi grandi inserzionisti stanno<br />
cercando alternative. Società<br />
come Wal-Mart, Microsoft, Philips<br />
Electronics, Home Depot e Hewlett-<br />
Packard hanno incaricato eBay, a<br />
maggio, di sviluppare un mercato<br />
online dove acquistare spazi pubblicitari<br />
extra-internet. I responsabili<br />
dell’editoria quotidiana sottolineano<br />
che Yahoo è ormai il “partner preferito”.<br />
Grandi inserzionisti pubblicitari<br />
hanno fatto avances a Google e<br />
Yahoo chiedendo di espandere i loro<br />
sistemi anche alla vendita di spazi<br />
pubblicitari sui media tradizionali,<br />
dice Martin Pyykkonen, capo analista<br />
della Global Crown Capital. “Se<br />
guardiamo un po’ più avanti potrebbero<br />
diventare una sorta di agenzia<br />
pubblicitaria che fa il lavoro dei media<br />
buyers”, dice Pyykkonen.<br />
<strong>Repubblica</strong> NewYork
VI LUNEDÌ 4 DICEMBRE 2006<br />
Fuoco + esplosioni<br />
+ miti da sfatare=<br />
show di successo<br />
È allo studio un’ala flessibile che potrebbe portare ad aerei più manovrabili e meno costosi in<br />
termini di consumi di carburante. Sviluppata dalla FlexSys Inc. e dall’Aeronautica americana,<br />
quest’ala flessibile utilizza una serie di attuatori interni per modificare la sua forma a seconda<br />
delle condizioni. Un bordo d’entrata flessibile consentirà all’aria di scorrere in modo più fluido<br />
BORDO D’ENTRATA SUI ROTORI DI ELICOTTERO<br />
In un rotore di elicottero convenzionale, la pala ha il problema dello stallo e della vibrazione quando va in<br />
posizione retrocedente, con effetti negativi in termini di velocità e portanza. Il bordo d’entrata flessibile<br />
previene questo fenomeno.<br />
Pala<br />
avanzante<br />
di JOHN SCHWARTZ<br />
ALAMEDA, California – Jamie Hyneman<br />
è di fronte ai resti di un edificio a<br />
due piani, resistente alle esplosioni, situato<br />
sul retro della Stazione aeronavale<br />
di Alameda Point.<br />
Hyneman e il suo collega, Adam Savane,<br />
sono i conduttori dello show televisivo<br />
Mythbusters. E’ probabilmente il<br />
miglior programma scientifico della televisione<br />
americana, soprattutto perché<br />
<strong>non</strong> intende affatto esserlo. E’ famoso<br />
perché fa saltare robe per aria. E perché<br />
le fa andare sbattere. E perché gli dà<br />
fuoco. I due lo fanno per divertimento e,<br />
naturalmente, per i rating, ma in modo<br />
istruttivo.<br />
Come il nome stesso suggerisce,<br />
il programma mette alla<br />
prova quelli che gli ideatori<br />
chiamano miti, ipotesi prese<br />
dal folklore, dalla storia, dal<br />
cinema, da internet e dalle<br />
leggende metropolitane. Hyneman<br />
e Savane, che per mestiere<br />
si occupa di effetti speciali a<br />
Hollywood, sfidano ogni tesi e<br />
fanno esperimenti con l’aiuto<br />
di una piccola squadra di lavoro.<br />
Se poi ci scappa un incendio<br />
o un’esplosione, beh, questo è<br />
spettacolo.<br />
Sono qui, in una tersa mattina<br />
d’ottobre, per dar fuoco allo Hindenburg.<br />
A tre Hindenburg, in<br />
realtà, per contribuire al dibattito<br />
su cosa abbia veramente determinato<br />
la distruzione del dirigibile riempito<br />
con idrogeno, avvenuta il 6 maggio 1937<br />
a <strong>La</strong>kehurst, nel New Jersey. L’idrogeno,<br />
naturalmente, è estremamente<br />
infiammabile e fu l’ovvio imputato del<br />
disastro. Ma esiste una tesi alternativa<br />
che incolpa la vernice usata per irrobustire<br />
il tessuto di copertura che conteneva<br />
polvere di alluminio e altri materiali<br />
che, insieme, formavano una sostanza<br />
affine a un esplosivo noto come termite.<br />
Ciò, secondo questa teoria, rese il tessuto<br />
di copertura infiammabile come il<br />
combustibile dei razzi.<br />
Per verificare questa tesi, in tre giorni<br />
la squadra dei Mythbusters ha costruito<br />
tre modellini di Hindenburg in scala<br />
1:50. L’estremità del primo dirigibile,<br />
Rotore convenzionale<br />
Il flusso d’aria si stacca dalla superficie<br />
della pala retrocedente, diminuendo<br />
la portanza e provocando lo stallo<br />
della pala.<br />
FLUSSO<br />
D’ARIA<br />
SCIA<br />
SEPARATA<br />
Fonte: Sridhar Kota, FlexSys<br />
Il programma<br />
tv Mythbusters<br />
organizza test<br />
scientifici per<br />
mettere alla<br />
prova teorie<br />
scientifiche. Per<br />
esempio quella<br />
che responsabile<br />
dell’esplosione<br />
del dirigibile<br />
Hindenburg<br />
(qui sotto) sia<br />
stata la vernice.<br />
<strong>non</strong> riempito con l’idrogeno, è bruciata<br />
lentamente per un minuto e mezzo, poi il<br />
fuoco si è propagato in pochi secondi per<br />
tutta la lunghezza. Savage si èmessoa<br />
gridare: “Oh, mio Dio! Guarda come va<br />
veloce”! Il replay sugli schermi, ricordava<br />
in modo impressionante i vecchi<br />
spezzoni dei cinegiornali.<br />
Naturalmente, le cose potevano anche<br />
andare diversamente. Ciò che rende lo<br />
spettacolo avvincente per tanti spettatori<br />
è la sua imprevedibilità. “Una volta<br />
che la cosa va, può succedere qualunque<br />
cosa”, dice Hyneman. Ma, aggiunge,<br />
“che otteniamo o no quel che ci aspettiamo,<br />
qualunque risultato va bene, anche<br />
se è che siamo degli idioti”.<br />
David Wallace, professore associato<br />
di Ingegneria meccanica al Massachu-<br />
Rotore flessibile<br />
Flettendo verso il basso il bordo d’entrata,<br />
il flusso d’aria rimane attaccato,<br />
prevenendo lo stallo, aumentando<br />
la portanza e riducendo<br />
la resistenza.<br />
FLUSSO<br />
D’ARIA<br />
FLUSSO<br />
ATTACCATO<br />
PALA DEL ROTORE PALA DEL ROTORE<br />
Area<br />
in dettaglio<br />
S C I E N Z A E T E C N O L O G I A<br />
Direzione del volo<br />
su un rotore di elicottero o su un’ala di aeroplano. L’ala può flettere il bordo d’uscita in alto o in<br />
basso di 10 gradi, eliminando i tradizionali flap meccanici montati sugli aerei di linea, che<br />
aggiungono resistenza aerodinamica al velivolo per effetto di improvvisi cambi nella curvatura.<br />
FRANK O’CONNELL<br />
BORDO<br />
D’ENTRATA FLESSIBILE<br />
setts Institute of Technology,<br />
elogia il programma perché<br />
“avvicina la gente all’ingegneria,<br />
alla tecnologia e al modo in<br />
cui funzionano le cose”.<br />
Tornando alla Stazione aeronavale,<br />
l’idrogeno fluisce nel<br />
secondo mini-dirigibile e ciò che<br />
succede lascia pochi dubbi sul<br />
disastro del ‘37 . Il gas in fiamme<br />
fa saltare la parte superiore<br />
dello zeppelin e poi fuoriesce<br />
verso l’alto, con uno spettacolo<br />
che ricorda in modo ancora più<br />
agghiacciante i cinegiornali di<br />
<strong>La</strong>kehurst. Questo incendio impiega<br />
la metà del tempo del primo<br />
esperimento. L’idrogeno è<br />
parso anche aumentare la temperatura<br />
dell’incendio, provocando una maggiore<br />
quantità di reazioni da termite – come<br />
l’emissione di scintille bianche - rispetto<br />
al primo esperimento.<br />
“L’idrogeno ha contribuito”, dice Savage.<br />
“Dire che <strong>non</strong> abbia svolto un ruolo<br />
importante nella vicenda è stupido”. Savane<br />
e Hyneman, in piedi accanto a una<br />
carcassa bruciata, improvvisano rapidamente<br />
un dialogo per le telecamere<br />
che dura una mezza dozzina di riprese.<br />
Per quanto li riguarda, il mito secondo<br />
cui la tragedia fu causata solo dalla vernice<br />
è stata smentita, per l’aspetto dell’incendio<br />
e anche per i tempi.<br />
“E’ saltato”, dice Savage, riferendosi<br />
al mito. Hyneman, però, aggiunge che “il<br />
rivestimento, in qualche modo, ha avuto<br />
Con ali e rotori più flessibili per volare meglio<br />
FLESSO<br />
VERSO IL BASSO<br />
Pala<br />
retrocedente<br />
Direzione di rotazione<br />
delle pale<br />
BORDO D’USCITA SUI<br />
VELIVOLI AD ALA FISSA<br />
I flap, sui velivoli ad ala<br />
fissa attualmente in<br />
circolazione, creano<br />
resistenza, aumentando<br />
il consumo di carburante.<br />
Le ali flessibili possono<br />
eliminare in parte<br />
questa resistenza.<br />
Ala convenzionale<br />
I flap meccanici spezzano<br />
il flusso d’aria, provocandone<br />
il distacco dalla superficie<br />
dell’ala e incrementando<br />
la resistenza<br />
aerodinamica<br />
del velivolo.<br />
FLUSSO D’ARIA<br />
FLUSSO D’ARIA<br />
Heidi Schumann per The New York Times; Associated Press, sotto<br />
un ruolo”.<br />
Il terzo esperimento con doveva teoricamente<br />
provare l’idea che il tessuto con<br />
il quale il dirigibile era ricoperto era stato<br />
trattato con una sostanza simile alla<br />
termite. <strong>La</strong> squadra ha imbevuto il tessuto<br />
con sette chili di vera termite, una<br />
sostanza estremamente infiammabile.<br />
Per eseguire questo esperimento è stato<br />
vietato a chiunque di avvicinarsi all’edificio.<br />
Un denso fumo giallastro che prende<br />
alla gola e fa bruciare gli occhi si è<br />
alzato in grandi volute. Sugli schermi, le<br />
fiamme sono apparse abbacinanti. Scintille<br />
bianche si scagliavano dappertutto.<br />
In pochi istanti è finito tutto.<br />
Lo scopo del terzo incendio era di vedere<br />
come avrebbe potuto apparire lo<br />
Hindenburg se la sostanza usata per il<br />
rivestimento fosse davvero stata termite<br />
anziché una sostanza affine. “<strong>La</strong> superficie<br />
dell’Hindenburg <strong>non</strong> fu trattata<br />
con 100 libbre di termite”, spiega Hyneman.<br />
Savage riguardando le immagini<br />
sullo schermo, esclama: “Accidenti!<br />
Non ci sono dubbi sul fatto che è diverso<br />
dallo Hindenburg”.<br />
Pocoprima,Hynemanavevadettoche<br />
“l’esaltazione delle esplosioni” a volte lo<br />
preoccupa perché potrebbe mandare un<br />
messaggio sbagliato agli spettatori più<br />
giovani e influenzabili. “Potendo scegliere,<br />
<strong>non</strong> farei saltare le cose in aria”,<br />
ha detto. Dietro di lui faceva capolino<br />
Savage. “Ma allora <strong>non</strong> ci sarebbe il programma”,<br />
ha osservato con una risata,<br />
prima di dileguarsi.<br />
FLAP<br />
FLAP<br />
DISTACCO DEL FLUSSO<br />
NESSUN DISTACCO<br />
The New York Times<br />
Gli scienziati:<br />
basta cortesie<br />
per la religione<br />
di GEORGE JOHNSON<br />
Forse la scintilla è stato il monito di<br />
Steven Weinberg, premio Nobel per la<br />
Fisica, che “il mondo deve svegliarsi<br />
dal lungo incubo del credo religioso”, o<br />
quando il premio Nobel per la Chimica,<br />
Sir Harold Kroto, ha chiesto alla John<br />
Templeton Foundation di assegnare il<br />
premio di quasi un milione e mezzo di<br />
dollari per il “progresso nelle scoperte<br />
spirituali” a un ateo, Richard Dawkins,<br />
il biologo evoluzionista di Oxford autore<br />
del saggio The God delusion (L’illusione<br />
di Dio), tra i più venduti a livello<br />
nazionale.<br />
O forse è stato decisivo l’intervento<br />
di Neil deGrasse Tyson, direttore dello<br />
Hayden Planetarium di New York City<br />
<strong>non</strong>ché consulente dell’amministrazione<br />
Bush per le esplorazioni spaziali, che<br />
ha lasciato ammutolita la platea con foto<br />
strazianti di neonati deformi, prova,<br />
a sua detta, che siamo in balia di una<br />
natura cieca, <strong>non</strong> sotto il controllo di un<br />
essere superiore intelligente.<br />
Comunque sia, a un certo punto il<br />
forum tenutosi il mese scorso presso<br />
l’Istituto Salk di Studi biologici a <strong>La</strong><br />
Jolla, California, da dialogo garbato<br />
tra scienza e religione quale avrebbe<br />
potuto essere, ha assunto l’aspetto di<br />
congresso istituivo di un partito politico<br />
basato su un unico programma: in un<br />
mondo a pericolosa carica ideologica,<br />
bisogna che la scienza assuma un ruolo<br />
evangelico, rivaleggiando con la religione<br />
per narrare la storia più bella che<br />
si possa mai raccontare.<br />
Carolyn Porco, ricercatrice presso<br />
l’Istituto di Scienze spaziali di Boulder,<br />
Colorado, ha esortato, in tono semiserio,<br />
a dar vita ad una chiesa alternativa<br />
con il dott. Tyson, il cui intervento inneggiante<br />
alle scoperte<br />
scientifiche<br />
aveva avuto l’impattoeiltonodiun<br />
valido sermone, come<br />
ministro.<br />
Non era soltanto<br />
una battuta. “Dovremmo<br />
farci guidare<br />
dal successo<br />
della formula religiosa”,<br />
dice la dottoressa<br />
Porco”.<br />
Non sono mancate<br />
le conferenze<br />
negli ultimi anni, in<br />
genere organizzate<br />
dalla Templeton<br />
Sandy Huffaker<br />
Richard<br />
Dawkins,<br />
biologo e<br />
<strong>non</strong> credente.<br />
Foundation, miranti a appianare le divergenze<br />
tra scienza e religione finite in<br />
un pareggio metafisico. Sponsorizzato<br />
invece da Science Network, organizzazione<br />
a scopi educativi con sede in California,<br />
sotto l’egida di un investitore di<br />
San Diego, Robert Zeps (che si definisce<br />
una sorta di “anti-Templeton”), l’incontro<br />
di <strong>La</strong> Jolla , “Oltre la fede: Scienza,<br />
religione, ragione e sopravvivenza” si è<br />
rapidamente trasformato in una corroborante<br />
mischia intellettuale.<br />
Gli oratori (atei e agnostici in maggioranza<br />
rispetto ai credenti) hanno<br />
uno dopo l’altro esortato i colleghi a<br />
essere meno timidi nel contrastare le<br />
tesi sulla natura basate esclusivamente<br />
sulle scritture e sulla fede.<br />
Più o meno concorde sul fatto che le<br />
grandi tesi dell’evoluzione attraverso<br />
la selezione naturale e la nascita dell’universo<br />
dal Big Bang sono perdenti<br />
sul mercato intellettuale, gran parte<br />
del dibattito si è orientato alla strategia.<br />
Come può la scienza controbattere<br />
senza dare l’idea di essere semplicemente<br />
un’ideologia come le altre?<br />
<strong>La</strong>wrence M. Krauss, fisico della Case<br />
Western Reserve University noto per<br />
la sua strenua opposizione all’insegnamento<br />
del creazionismo, si è ritrovato<br />
nel ruolo, per lui insolito, di moderato.<br />
“<strong>La</strong> scienza <strong>non</strong> rende impossibile credere<br />
in Dio”, ha ribadito. “dovremmo<br />
riconoscere questo dato di fatto, accettarlo<br />
e smettere di essere così arroganti<br />
a riguardo”.<br />
E’ proprio questo atteggiamento<br />
accomodante ad irritare il dottor<br />
Dawkins.<br />
“Sono stufo del rispetto che noi, tutti,<br />
inclusi i laici, siamo indotti ad <strong>avere</strong> nei<br />
confronti della religione”, ha detto. “Ai<br />
bambini si insegna sistematicamente<br />
che esiste una forma di conoscenza superiore<br />
che deriva dalla fede, che deriva<br />
dalla rivelazione, che deriva dalle<br />
scritture, che deriva dalla tradizione<br />
e che è pari, se <strong>non</strong> superiore, alla conoscenza<br />
derivante dalla realtà sperimentata”.<br />
<strong>Repubblica</strong> NewYork
LUNEDÌ 4 DICEMBRE 2006 VII<br />
Fuori da droga e alcol<br />
con l’aiuto dello sport<br />
di PAUL SCOTT<br />
È la dodicesima volta che Todd Crandell<br />
partecipa alla Ironman world championship,<br />
che quest’anno si è tenuta il<br />
21 ottobre nelle Hawaii. Ma <strong>non</strong> è tanto<br />
questo a stupire, migliaia di persone ne<br />
hanno portato a termine almeno una.<br />
Particolare è stata la strada che Crandell<br />
ha percorso per arrivare alla linea<br />
di partenza. Quando venne a sapere di<br />
questa gara di resistenza, Crandell fumava<br />
crack.<br />
Ora si è disintossicato e a 39 anni ricorda<br />
quando, a 21 anni, vide con stupore in<br />
televisione la gara di triathlon (3,9 chilometri<br />
a nuoto, 180 chilometri in bicicletta<br />
e una corsa di 42 chilometri), mentre<br />
lottava contro la dipendenza da alcol e<br />
cocaina. Nel suo racconto autobiografi-<br />
co Racing for recovery: from addict to<br />
Ironman descrive la sua storia di autodistruzione<br />
segnata da droga e arresti,<br />
quando viveva in una Buick piena di bottiglie<br />
di gin e poster di Mötley Crüe.<br />
Crandell gestisce oggi Racing for recovery,<br />
una fondazione creata cinque<br />
anni orsono a Sylvania, nell’Ohio, che<br />
spinge quanti lottano contro le dipendenze<br />
all’esercizio fisico, un modo per dare<br />
allo loro vita la struttura che manca. Sono<br />
più di 2,000 le persone che hanno partecipato<br />
alle corse di cinque chilometri<br />
organizzate dalla fondazione in diverse<br />
parti degli Stati Uniti.<br />
L’esercizio fisico <strong>non</strong> è mai stato incluso<br />
nei programmi di disintossicazione,<br />
che mettono piuttosto l’accento sull’astinenza.<br />
Ora, invece, alcuni centri di<br />
recupero ed ex tossicodipendenti come<br />
Crandell attribuiscono un valore crescente<br />
alla corsa e al fitness come mezzi<br />
per ricostruire la fiducia in se stessi.<br />
Crandell spiega che lui e altri ex tossicodipendenti<br />
ora si allenano regolarmente<br />
e vedono l’allenamento come un<br />
modo per <strong>non</strong> ricadere nella dipendenza<br />
e inseguire obiettivi diversi. Inoltre, per<br />
chi è competitivo, la preparazione a una<br />
gara aiuta anche a definire gli obiettivi e<br />
a ricostruirsi una vita con nuovi amici.<br />
A Odyssey House, un programma per<br />
il recupero di New York, condividono<br />
questo punto di vista. Il 23 settembre,<br />
alla gara di cinque chilometri hanno<br />
partecipato in mille tra marciatori e<br />
maratoneti, tra i quale molti ex tossicodipendenti<br />
e alcolisti.<br />
“Stiamo trasformando ex dipendenti<br />
da eroina, cocaina e crack in maratoneti”,<br />
dice Peter Provet, presidente di<br />
Odyssey House. “Credo che sia un modello<br />
anche per altri centri di recupero”.<br />
L’approccio che vede l’esercizio fisico<br />
come un elemento della disintossicazione<br />
sembra essere sostenuto anche da un<br />
recente studio, condotto dal Butler Hospital,<br />
in collaborazione con la Brown<br />
University di Providence, Rhode Island,<br />
che ha monitorato 44 alcoolisti. Lo studio<br />
Quando un grugnito può finire in tribunale<br />
di ANAHAD O’CONNOR<br />
WAPPINGERS FALLS, New York — Un pomeriggio<br />
del mese scorso Albert Argibay — culturista<br />
e addetto alla sicurezza per il sistema carcerario<br />
statale — si trovava da Planet Fitness con 230 chili<br />
di peso sulle spalle quando la direttrice della palestra<br />
lo ha raggiunto per dirgli di andarsene. L’uomo,<br />
ha spiegato la direttrice, aveva violato una<br />
sacrosanta regola, di quelle che vengono fatte osservate<br />
con maggior rigore: grugniva.<br />
“Le ho detto: ‘Non sto grugnendo, sto respirando<br />
pesantemente’ ”, ricorda Argibay, 40 anni. “Credo<br />
<strong>non</strong> le sia piaciuto che io l’abbia contraddetta, perché<br />
mi ha risposto: ‘Raggiungimi al banco; la tua<br />
iscrizione è cancellata’ ”.<br />
L’uomo ha continuato a<br />
sollevare pesi e dopo poco si è<br />
trovato circondato da agenti<br />
di polizia che gli hanno ingiunto<br />
di metterli giù, lentamente,<br />
e di proparare la borsa. Poi lo<br />
hanno poi scortato fuori dalla<br />
palestra. Attualmente, Argibay<br />
sta valutando la possibilità<br />
di fare causa al club, in<br />
quanto, afferma, l’incidente<br />
gli è valsa una nomea che, in<br />
questa piccola cittadina di<br />
5.000 abitanti 120 chilometri<br />
a Nord di Manhattan, equivale<br />
alla diffamazione. Argibay<br />
racconta di aver subito<br />
lo scherno dei colleghi, che<br />
lo chiamano grugnendo e teme<br />
di perdere il rispetto dei<br />
detenuti.<br />
Da sempre nel mondo del<br />
sollevamento pesi grugnire,<br />
per quanto scortese, è dato<br />
per scontato. Nella maggior<br />
parte delle palestre, i grugniti<br />
suscitano al massimo<br />
occhiate infastidite o sospiri<br />
di irritazione. Ma da Planet Fitness, una catena nazionale<br />
che conta 120 palestre, <strong>non</strong> si tratta solo di<br />
etichetta, ma di regolamento interno: un rumore<br />
sgradevole di troppo può bastare a vedersi ritirare<br />
la tessera d’iscrizione. <strong>La</strong> Planet scaccia circa due<br />
soci al mese, su scala nazionale, per motivi diversi:<br />
spesso a causa dei grugniti o per aver lasciato<br />
cadere i pesi.<br />
Il divieto di grugnire è uno dei tanti — è vietato<br />
indossare bandane, indossare jeans, far cadere i<br />
pesi — che stando ai direttori dovrebbero mettere a<br />
proprio agio i novizi del fitness, che rappresentano<br />
la loro clientela di riferimento.<br />
Carol Palazzolo, la direttrice che ha affrontato<br />
Susan Stava per The New York Times<br />
Albert Argibay è stato espulso per i<br />
grugniti. <strong>La</strong> palestra dice di rivolgersi<br />
ai novizi del fitness, che possono<br />
trovare i grugniti sgradevoli.<br />
Argibay, dice senza esitazione che chi sente il bisogno<br />
di grugnire dovrebbe andare a sudare da qualche<br />
altra parte, benché aggiunga che l’espulsione<br />
di Argibay sia stata dovuta al modo ostile il cui ha<br />
reagito quando lei lo ha avvicinato. Un’accusa che<br />
l’uomo nega.<br />
“Ha immediatamente creato un’atmosfera intimidatoria,<br />
anche per gli altri”, ha detto Palazzolo.<br />
“Era insolente e ha alzato la voce. A quel punto ho<br />
chiamato la polizia”.<br />
Planet Fitness si pubblicizza come “Il luogo dove<br />
<strong>non</strong> si viene giudicati”. Ma nelle settimane precedenti<br />
l’espulsione di Argibay, la palestra è stata<br />
accusata da diversi soci di giudicare con grandi<br />
pregiudizi e umiliare i soci dal fisico particolarmente<br />
rifinito che prendono gli allenamenti troppo<br />
seriamente.<br />
L’incidente ha poi sollevato<br />
altre questioni imponderabili.<br />
Come si distingue<br />
tra un grugnito e un respiro<br />
molto profondo? Il grugnito<br />
deve forse essere “tipico di<br />
un maiale”, come lo definisce<br />
un dizionario? E se nelle vicinanze<br />
<strong>non</strong> ci fossero clienti<br />
che potrebbero offendersi?<br />
Cosa accadrebbe se Monica<br />
Seles e Maria Sharapova, note<br />
per la rumorosità dei loro<br />
sforzi sui campi da tennis,<br />
volessero venire qui ad allenarsi?<br />
Certo, grugnire può dar<br />
fastidio a chiunque si trovi a<br />
portata d’orecchio, ma forse<br />
è una risposta a delle esi-<br />
genze fisiologiche. Dennis G.<br />
O’Connell, professore di Terapia<br />
fisica alla Hardin-Simmons<br />
University di Abilene,<br />
in Texas, ha condotto studi<br />
sugli effetti del grugnire,<br />
scoprendo che i sollevatori<br />
di pesi, quando grugniscono,<br />
producono tra il due e il cinque per cento di forza in<br />
più, in parte perché la respirazione profonda provocata<br />
dai grugniti può aiutare a stabilizzare la spina<br />
dorsale.<br />
L’avvocato di Argibay, Jason Stern, ex culturista<br />
a livello agonistico, ha creato boycottplanetfitness.<br />
com, un sito web che comprende una lista titolata<br />
“Dieci buoni motivi per iscriversi a Planet Witless”<br />
(Pianeta stupido – ndt). Il sito ha ricevuto centinaia<br />
di messaggi, per lo più in segno di solidarietà. Ma<br />
<strong>non</strong> tutti. “Ricevo email da qualcuno contrario”, dice<br />
Stern. “Scrivono per dire: ‘Sai, questa palestra è<br />
per persone come me, abituate a vedersi gettare la<br />
sabbia in faccia e ci siamo stancati’ ”.<br />
BELLEZZA E SALUTE<br />
Più tempo ad allenarsi<br />
meno tempo<br />
per le cattive abitudini.<br />
ha evidenziato che un trattamento senza<br />
ricovero e 12 settimane di allenamento<br />
aerobico aumentano la possibilità che<br />
i pazienti si tengano alla larga dalle sostanze<br />
stupefacenti e dall’alcol.<br />
Le ricerche hanno evidenziato che<br />
l’esercizio migliora i sintomi della depressione,<br />
quando è leggera o moderata.<br />
Se si considera che la depressione è un<br />
fattore di rischio per gli alcolisti e drogati,<br />
alleviare la malattia può aiutare a<br />
restare puliti.<br />
Il dottor Provet, uno psicologo, definisce<br />
l’attività fisica “il perfetto antidoto<br />
contro le dipendenze”. I comuni hobby<br />
<strong>non</strong> bastano, dice: “<strong>La</strong>vorare a maglia<br />
è una buona cosa, ma <strong>non</strong> tocca le fratture<br />
dello spirito e del fisico umani. Ma<br />
la corsa lo fa”.<br />
Odyssey House, che nei suoi nove cen-<br />
© Copyright 2006 Etón Corporation. All Rights Reserved. For more information on the product, visit www.etoncorp.com.<br />
<strong>La</strong> Radio Multifunzionale<br />
Funzionante senza corrente elettrica con caricabatteria<br />
per telefono cellulare<br />
Disponibile nei seguenti colori: Nero, Blu, Rosso, Arancione, Argento<br />
FR250<br />
Amy E. Voigt per The New York Times; Mark Paris per The New York Times, a sinistra<br />
tri conta tra i suoi pazienti oltre mille<br />
persone di basso reddito, li incoraggia a<br />
correre. Operatori specializzati portano<br />
gruppi di pazienti a correre lungo determinati<br />
percorsi, tre o quattro volte la<br />
settimana. Quando occorre, forniscono<br />
anche l’abbigliamento adatto.<br />
Nancy Waite-O’Brien, vice presidente<br />
dei servizi clinici nel Betty Ford Center<br />
a Rancho Mirage, in California, è convinta<br />
che aiutare i tossicodipendenti ad<br />
allenarsi per le gare sia una “fantastica<br />
idea”. Ma aggiunge: “Quando arrivano<br />
qui, spesso <strong>non</strong> sono in buone condizioni<br />
fisiche. Ci concentriamo per aiutarli a<br />
riprendersi fisicamente”.<br />
Richard A. Brown, direttore delle<br />
ricerche sulle dipendenze al Butler, dice<br />
che ha notato effetti di un moderato<br />
esercizio fisico anche negli alcolisti sedentari.<br />
“Abbiamo visto che le persone<br />
che s’impegnano attivamente nell’esercizio<br />
fisico procedono meglio”, dice il<br />
dottor Brown. “Il punto è come tenerli<br />
impegnati”. Si è reso conto che hanno lo<br />
stesso problema di molti di noi: dopo sei<br />
mesi l’attenzione per l’allenamento scema<br />
di nuovo.<br />
Jean Ferlesch, di 54 anni, disintossicatasi<br />
vent’anni fa, <strong>non</strong> riesce nemmeno a<br />
• <strong>La</strong> radio per il tempo libero a casa o all’aperto<br />
• Manovella che funge da generatore di corrente con<br />
batteria integrata<br />
• Caricabatteria integrato per telefono cellulare<br />
• Torcia, luce d’emergenza e sirena<br />
• Onde Medie/Ultracorte e 7 bande di onde corte<br />
Visitateci al CES (Consumer Electronics Show) 2007, <strong>La</strong>s Vegas<br />
(USA), Booth (bancarella) 36200, South Hall (sala sud) 4<br />
Alcuni studi<br />
dimostrano<br />
che l’allenamento<br />
aiuta chi abusa<br />
di droga e alcol a<br />
mantenersi sobrio.<br />
Jean Ferlesch,<br />
in basso a sinistra,<br />
dice che l’esercizio<br />
l’ha aiutata a<br />
superare il dolore.<br />
Todd Crandell, ex<br />
tossicodipendente,<br />
organizza gare<br />
per il recupero<br />
di chi abusa<br />
di sostanze<br />
stupefacenti.<br />
concepire di rinunciare alle attività di<br />
corsa e sollevamento pesi. È consapevole<br />
di quanto lo sforzo fisico l’abbia<br />
aiutata nelle emozioni provocate dal divorzio,<br />
che in altre circostanze l’avrebbero<br />
spinta a bere. “Quando cominciai<br />
ad andare in palestra ero tristissima e<br />
arrabbiatissima”, dice. Migliorando<br />
nello sport di resistenza, ha cominciato<br />
a vedersi forte anche dal punto di vista<br />
emotivo. “Ho alleviato il mio dolore correndo”.<br />
L’esercizio fisico può aiutare gli alcolisti<br />
a ristrutturare la loro vita. “Bere<br />
quattro, cinque, sei, ore al giorno è già di<br />
per sé un’attività”, dice Steve Vallender,<br />
di 38 anni, pianificatore finanziario, che<br />
sta guarendo dall’alcol e che ha fondato<br />
a <strong>La</strong>s Vegas, la sua città, il gruppo locale<br />
di Racing for recovery. “Mi ritrovavo<br />
con tre o quattro ore vuote ogni sera ed<br />
è stato allora che ho cominciato ad allenarmi”.<br />
Per Crandell arrivare al traguardo<br />
della Ironman <strong>non</strong> è solo una soddisfazione<br />
personale, ma un messaggio per<br />
altri tossicodipendenti e alcolisti:ricominciare<br />
è possibile. “<strong>La</strong> vita va oltre il<br />
dire ‘L’alcol mi ha in pugno’ oppure ‘Devo<br />
frequentare i gruppi di appoggio’ ”.<br />
HiFi United Srl<br />
Tel.: 0523 716178<br />
Fax: 0523 716076<br />
www.hifi united.it<br />
<strong>Repubblica</strong> NewYork
VIII LUNEDÌ 4 DICEMBRE 2006<br />
Fotografie del Museo ucraino<br />
L’Autoritratto di Vsevolod Maksymovych’s (sopra), e<br />
Rilievo A di Vasyl Yermilov (in alto) fanno parte di una<br />
nuova mostra al Museo ucraino di New York.<br />
www.cartier.com<br />
ARTI E TENDENZE<br />
NEW YORK — Non scambiateliperrussi:KazimirMalevich,<br />
El Lissitsky, Alexander Rodchenko,<br />
Alexander Archipenko<br />
e Alexandra Exter in realtà erano-<br />
o si identifica-<br />
GRACE<br />
GLUECK<br />
RECENSIONE<br />
I modernisti ucraini finalmente da soli<br />
vano come ucraini.<br />
Secondo quanto<br />
suggerisce la mostra<br />
appena allestita<br />
all’ambizioso<br />
Museo Ucraino di<br />
New York, fu la “ucrainicità” di<br />
alcuni dei grandi dell’arte moderna<br />
russa ne caratterizzò il<br />
contributo ai movimenti modernisti<br />
del XX secolo. Crossroads:<br />
Modernism in Ukraine, 1910-1930<br />
espone oltre 70 opere di 21 artisti,<br />
ognuna delle quali per la prima<br />
volta negli Stati Uniti.<br />
L’Ucraina, una nazione di quasi<br />
50 milioni di abitanti, nel 1991<br />
ha riconquistato dall’Unione<br />
Sovietica la propria sovranità e<br />
ha voluto far conoscere al mondo<br />
le proprie considerevoli forze<br />
culturali. Una di queste, naturalmente,<br />
è l’arte, la cui storia risale<br />
all’epoca greca e bizantina.<br />
Il classicismo ucraino e l’arte<br />
popolare si sono estesi fino a<br />
interessare le creazioni delle<br />
avanguardie del XX secolo ma,<br />
nei due decenni abbracciati dalla<br />
mostra, vi fu anche una straordinaria<br />
partecipazione all’attività<br />
sperimentale.<br />
David Burliuk (1882-1967), pittore,<br />
uomo geniale e organizzatore<br />
di mostre, ad esempio, adottò<br />
un approccio “primitivista” che<br />
si incontrò con il Futurismo italiano.<br />
Archipenko realizzò sculture<br />
cubiste, Malevich sviluppò<br />
il movimento <strong>non</strong>-obiettivo conosciuto<br />
come Suprematismo, che<br />
nel suo astrattismo fu in parte<br />
ispirato ai temi popolari ucraini;<br />
e Rodchenko si legò a quella<br />
corrente artistica, finalizzata all’architettura,<br />
che fu il Costruttivismo.<br />
Forse perché la maggior par-<br />
te delle loro opere appartengono<br />
a collezioni che si trovano al di<br />
fuori dell’Ucraina, questi caposcuola<br />
sono scarsamente rappresentati<br />
nella mostra. Ma ciò<br />
che rende quest’ultima completa<br />
è la presenza di altri talenti molto<br />
meno conosciuti, alcuni dei quali,<br />
certamente, più interessanti di<br />
altri.<br />
L’impegno profuso nell’esporre<br />
la vasta gamma di stili che<br />
caratterizzò quel periodo ha<br />
prodotto un paio di splendide sorprese.<br />
Una è l’opera genialmente<br />
“decadente” di Vsevolod Maksymovych<br />
(1894-1914), un pittore<br />
ispirato alle fonti simboliste che<br />
rappresentavano lo “stile moderno”<br />
ucraino, o Secessione.<br />
Fortemente influenzato dalle<br />
spettacolari opere artistiche<br />
acarattere erotico dell’artista<br />
grafico inglese Aubrey Beardsley,<br />
Maksymovich realizzò<br />
dei dipinti della dimensione dei<br />
murali, ispirati a temi classici,<br />
ma le sue creazioni più singolari<br />
sono quelle in cui utilizza asciutti<br />
schemi in bianco e nero e linee sinuose.<br />
Ne sono un esempio un incisivo<br />
e originale autoritratto in<br />
cui l’artista è raffigurato contro<br />
uno sfondo di bolle e una scena in<br />
maschera incentrata su una regale<br />
figura femminile, seminuda<br />
e imparruccata, circondata da<br />
cortigiani, da un pavone e da uno<br />
spiritello inginocchiato. Dedito<br />
all’uso di droghe, Maksymovich<br />
si suicidò a 21 anni dopo l’insuccesso<br />
di una personale a Mosca.<br />
Interessanti sono anche le<br />
“Composizioni Sperimentali”<br />
realizzate nel 1920 da Vasyl Yermilov<br />
(1894-1967), caposcuola a<br />
Kiev della corrente Costruttivista<br />
e figura centrale dell’avanguardia.<br />
Le quattro opere presenti<br />
alla mostra consistono in<br />
semplici figure geometriche,<br />
caratteri ed altri elementi com-<br />
Dichiarazioni d’intenti<br />
in forma di anelli vistosi<br />
di GUY TREBAY<br />
Vengono chiamati “anelli da<br />
testimone”, nel tipico parlare<br />
strambo del fashion business.<br />
Come se alla mano di chi li indossa<br />
fosse stato chiesto di deporre<br />
in tribunale sotto giuramento.<br />
Personalmente preferisco la definizione<br />
“spolvera-dita”, inventata<br />
da un amico per descrivere<br />
quelli che un tempo erano conosciuti<br />
anche come anelli da cocktail<br />
e venivano indossati, pare, da<br />
donne che <strong>non</strong> erano riuscite ad<br />
agguantare il traguardo ben più<br />
netto: la fede nuziale alla mano<br />
sinistra.<br />
Comunque li si voglia chiamare,<br />
raramente facevano la loro<br />
comparsa prima dell’ora del<br />
martini e, sino a poco fa, quasi<br />
mai oltrepassavano i confini dei<br />
mercatini vintage.<br />
Poi è accaduto che John Galliano,<br />
stilista per<br />
Dior, si mettesse a<br />
collaborare con l’eccentrica<br />
gioielliera<br />
Victoire de Castellane<br />
— conosciuta<br />
come la signora<br />
dell’eccesso — ad<br />
una serie di gingilli<br />
d’alto bordo usciti<br />
con successo per la<br />
linea Fine Jewelery<br />
di Dior. Erano anelli<br />
enormi, su materiali<br />
e motivi che davano loro un’apparenza<br />
a un pelo dal cheap.<br />
Ciò che ha permesso alle creazioni<br />
di de Castellane di elevarsi<br />
oltre il kitsch è la medesima caratteristica<br />
che rende graditi i<br />
denti decorati con diamanti: lo<br />
smaccato entusiasmo per uno<br />
stile pretenzioso e volgare.<br />
“Mi piacciono le cose esagerate”,<br />
disse lei all’epoca, descrivendo<br />
i propri lavori come gioielli da<br />
cartoni animati. “A cosa servono<br />
i gioielli se nessuno li nota”?<br />
Insomma, una grande quantità<br />
di stilisti sembravano accorgersi<br />
di quanto le donne fossero sguarnite<br />
e hanno risposto ricopren-<br />
binati con vari materiali e strutture;<br />
si ispirano all’arte popolare<br />
e al primitivismo e ai movimenti<br />
contemporanei.<br />
Essere un artista con una<br />
prospettiva diversa da quella<br />
sovietica era pericoloso negli<br />
ultimi anni del regime stalinista.<br />
Un caso esemplare fu quello di<br />
Mykhailo Boichuk (1882-1937),<br />
autorevole docente dell’Accademia<br />
ucraina delle Arti il quale<br />
immaginò un’arte destinata<br />
alla masse e basata sulle tradizioni<br />
ucraine. Boichuk cercò di<br />
imporre una “ucrainizzazione”<br />
attraverso lo studio degli affreschi<br />
medievali, l’arte popolare ,<br />
i dipinti rinascimentali italiani e<br />
l’arte bizantina, anziché adottare<br />
gli stereotipi del realismo eroico<br />
privilegiati dalla leadership sovietica<br />
alla fine degli anni ‘20.<br />
Allo stesso tempo, lui e i suoi<br />
seguaci conosciuti come i “boichukisti”,<br />
furono profondamente<br />
consapevoli del Modernismo<br />
internazionale, sebbene il quadro<br />
di una lattaia dei primi anni<br />
‘20 presente alla mostra sembri<br />
indicare che la sua attività didattica<br />
era forse più vitale della sua<br />
arte.<br />
Con l’inizio della collettivizzazione,<br />
l’atteggiamento dello<br />
Stato verso i contenuti rurali<br />
ed etnici dell’arte di Boichuk e<br />
dei suoi allievi divenne ostile e<br />
fu denunciato come agente del<br />
Vaticano. Nel pieno delle purghe<br />
staliniane, alla fine degli anni ‘30,<br />
fu dichiarato nemico del popolo<br />
assieme ad alcuni dei suoi discepoli,<br />
arrestato e giustiziato.<br />
Questa mostra, pur con le sue<br />
discontinuità, certamente prova<br />
l’importanza del contributo<br />
ucraino all’arte modernista.<br />
Per molti visitatori il suo significato<br />
risiede anche nell’aver<br />
esposto talenti brillanti e per lo<br />
più sconosciuti.<br />
dole di pietre. Per le collezioni di<br />
primavera 2007 Stefano Pilati, di<br />
Yves Saint <strong>La</strong>urent, e Alber Elbaz,<br />
di <strong>La</strong>nvin, hanno fatto indossare<br />
alle modelle grandi gemme<br />
ingombranti e cospicui pezzi di<br />
metallo geometrici.<br />
Sono due esempi che <strong>non</strong> bastano<br />
per una vera tendenza, ma<br />
sufficienti a dimostrare, secondo<br />
Luisiana Mendoza, redattrice di<br />
Fotografie di Michael Heiko<br />
per The New York Times<br />
Impreziositi<br />
da ametiste,<br />
cristalli, diamanti<br />
e turchesi, i<br />
nuovi anelli da<br />
cocktail sono<br />
ingombranti, e<br />
creati per essere<br />
notati.<br />
Vogue che si occupa di accessori,<br />
che “gli anelli da testimone sono<br />
un’importante testimonianza di<br />
moda”. Una dichiarazione che<br />
sembrerebbe avallata dall’assortimento<br />
di pietre belle e vistose<br />
che si vedono qui.<br />
<strong>Repubblica</strong> NewYork