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cliccando qui - SAN CAMILLO DE LELLIS di Bucchianico

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La calcara “<strong>Bucchianico</strong> e S. Camillo…”<br />

Estratto da:<br />

“<strong>Bucchianico</strong> e San Camillo – Guida ai luoghi sacri”, <strong>di</strong> F. Ruffini e G. Di Menna,<br />

E<strong>di</strong>z. Religiosi Camilliani – Roma, 1990, pp. 143-149<br />

LA CALCARA<br />

Un ultimo luogo da vedere è la Calcara, un'antica fornace per cuocere i mattoni,<br />

nelle vicinanze del fiume Foro, <strong>di</strong>stante da <strong>Bucchianico</strong> qualche chilometro.<br />

La strada da seguire è la SS. 81 da prendere al bivio Pozzo Nuovo, <strong>di</strong>rezione<br />

Fara Filiorum Petri. Facendo attenzione alla cartina topografica da noi pubblicata,<br />

non è <strong>di</strong>fficile arrivarci.<br />

L'attuale sistemazione dell'ambiente campestre che la circonda, e che risale<br />

a poco più <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci anni ad<strong>di</strong>etro, ha tolto tutta l'agreste bellezza del luogo, e<br />

<strong>di</strong>ssolto il sapore <strong>di</strong> antico che si viveva, specialmente la prima domenica <strong>di</strong><br />

maggio, giorno <strong>di</strong> festa semplice e popolare, ma schietta e autentica manifestazione<br />

della cultura conta<strong>di</strong>na millenaria abruzzese. Festa in onore <strong>di</strong> S. Camillo<br />

che ha ricevuto nuova vitalità sulla fine degli anni '30 <strong>di</strong> questo secolo ad opera<br />

del parroco camilliano P. Salvatore Grossi 1 .<br />

Che S. Camillo si servisse <strong>di</strong> una fornace allestita lungo il fiume Foro, al<br />

tempo della costruzione del Convento, lo attesta al Processo Teatino il “Mastro<br />

1 Sinolli P., op.cit. p. 115: “...presso il fiume Foro. E' una cappellina non priva <strong>di</strong> campana, nascosta<br />

tra il verde <strong>di</strong> annose quercie, ai margini dell'antica terra marrucina e a mezzogiorno del<br />

paese; si scorge quando vi si è vicini, e si potrebbe considerarla a prima vista scavata nella roccia;<br />

invece essa ha per pareti l'antica fornace, <strong>di</strong> circa tre metri <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro, con copertura modesta,<br />

dove Padre Camillo tre secoli fa attingeva il materiale per la costruzione del suo convento.<br />

Nessuna decorazione nell'interno: un altarino poveramente abbellito e l'Immagine del Santo<br />

dell'Umanità. Ma quanta grazia <strong>di</strong> festa nella prima domenica <strong>di</strong> maggio <strong>di</strong> ogni anno! Il popolo<br />

anche dei paesi vicini vi si riversa devotamente; ven<strong>di</strong>tori ambulanti <strong>di</strong> piccole mercanzie e baracche<br />

con insegna <strong>di</strong> osteria non mancano, e non manca a chiusura della festa l'estrazione<br />

della tombola col premio Martino, in ricordo del fedele compagno del Santo: un agnello rapito e<br />

gettato dagli operai nella fornace ardente da cui esso, alla implorazione del Padre Camillo, tra la<br />

meraviglia e lo sgomento degli astanti, usciva belando. Suggestiva cappellina dai ricchi e lontani<br />

ricor<strong>di</strong>; festa campestre e religiosa quasi a salutare l'inizio del mese Mariano; tutto ideato ed<br />

effettuato dal parroco del comune, Padre Grossi, Ministro degli infermi, al quale il paese è stato<br />

largo <strong>di</strong> elogio”.<br />

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La calcara “<strong>Bucchianico</strong> e S. Camillo…”<br />

fabricatore Urbano Franco” 2 . Che il popolo ne conservasse devota memoria, lo<br />

riferisce un ine<strong>di</strong>to documento che abbiamo trovato recentemente nell'archivio<br />

della Curia Generalizia dei Camilliani, <strong>di</strong> cui riferiamo <strong>qui</strong> un breve passo:<br />

“E' sita questa Calcara in dominio della Terra <strong>di</strong> <strong>Bucchianico</strong> in Provincia <strong>di</strong><br />

Chieti sotto il titolo <strong>di</strong> S. Maria Maggiore e S. Urbano, lungi circa un miglio, e<br />

mezzo, accosto il Fiume Foro. La med:a da tempo imemorabile è stata sempre<br />

riputata da Bucchianichesi per la Calcara <strong>di</strong> S. Camillo, vale a <strong>di</strong>re che in essa<br />

facea seguire le cotture tutte della Calce, che poi impiegava nelle fabbriche del<br />

Collegio dè Chierici regolari degl'Infermi, che fondò, ed esiste in d:a Tra. Ciò atteso,<br />

è stato tale il culto, che i Coloni pro tempore <strong>di</strong> essi Terreni sono stati soliti<br />

<strong>di</strong> lasciare incoltivato molto spazio <strong>di</strong> quel terreno, che lo circondano. Raccontano<br />

i Vecchi, che circa 50. anni ad<strong>di</strong>etro molti Divoti riceverono in quel luogo<br />

delle grazie…” 3 .<br />

La trasformazione in Cappellina deve essere avvenuta nel 1792, stando al<br />

graffito che ancora si legge sulle pareti 4 , ed avvalorata da una lettera <strong>di</strong> protesta<br />

inviata al Re delle Due Sicilie, <strong>di</strong> cui riferiamo in nota 5 . Un'altra sistemazione interme<strong>di</strong>a<br />

a quella che oggi si può vedere, deve essere avvenuta nel 1840 6 .<br />

2 vd. “Il Chiostro”, nota 5<br />

3 AG 3758/12, “Notizie della Calcara detta <strong>di</strong> S. Camillo de Lellis, colle grazie del med:o miracolosam:te<br />

<strong>di</strong>spensate in esso luogo”, 4 p. - L'anonimo estensore della relazione inviata alla Casa<br />

Madre, fa intuire <strong>di</strong> averla scritta nel 1792, perché riferendo <strong>di</strong> un miracolo scrive “Circa il mese<br />

poi <strong>di</strong> Luglio dello scorso anno 1791”. Nel volume Documenti la riporteremo per intero.<br />

4 “1792/GIUSEPPE/DI FRAN.CO MARINO/P.”<br />

5 Il documento conservato nell'Arch.Gen. Camilliano, ha iscritto sulla quarta pagina: “Supplica a<br />

Sua Maestà il Re del Regno delle due Sicilie con la quale si chiede la soppressione <strong>di</strong> un superstizioso<br />

quanto infernale monopolio organizzato da Giuseppe Marino a proprio vantaggio e<br />

danno della Religione e Culto <strong>di</strong> S. Camillo” (AG 3758/13). Da questa supplica inviata da “L'attuale<br />

P. Prefetto del Ven:ble Coll. dè PP. Crociferi della Terra <strong>di</strong> <strong>Bucchianico</strong> in Apruzzo Citra”,<br />

si viene a conoscenza che circa tre anni prima è avvenuto un miracolo attribuito a S. Camillo,<br />

per cui è iniziato un grande accorrere <strong>di</strong> gente da ogni parte, per le quali “un tal Giuseppe Marino<br />

il quale abitando in vicinanza <strong>di</strong> d.a fornace si stabilì continuamente sulla faccia <strong>di</strong> essa, e ricevendo<br />

con arte tutti quelli che vi capitavano, non solo attese a far guadambj con ricettarli nella<br />

vicina sua (casa?) e con vender lor de' comestibili, ma sì avanzò pure a ricever da essi tutte<br />

quelle limosine ed oblazioni che si recevano per far poi celebrare Messe, e per convertirsi in<br />

onore del Santo… Non contento <strong>di</strong> ciò il d:o Marino si sente che per rendere a se più profiguo il<br />

modo <strong>di</strong> profittare sotto la <strong>di</strong>voz:ne del Santo voglia in d:o luogo costruire una Chiesolina per cui<br />

ne hà implorato il Vro. Regal Permesso…”, e continua chiedendo al Re che lo vieti e <strong>di</strong>a <strong>di</strong>sposizioni<br />

all'Arcivescovo <strong>di</strong> Chieti, o a chi <strong>di</strong> dovere, che non venga concessa l'autorizzazione, e<br />

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La calcara “<strong>Bucchianico</strong> e S. Camillo…”<br />

A questa fornace vi è legata una tra<strong>di</strong>zione orale popolare che sa <strong>di</strong> leggenda:<br />

l'agnellino Martino richiamato in vita dalla fornace ardente, dove era stato<br />

gettato, ben spolpato!, dagli addetti alla preparazione dei mattoni.<br />

Una ricerca tra i più vecchi del luogo e <strong>di</strong> <strong>Bucchianico</strong> 7 , ci prova solo quanto<br />

ancora oggi nel popolo sia viva la fede nella santità <strong>di</strong> Camillo, e nella sua illimitata<br />

capacità taumaturgica, e allo stesso tempo ci rivela la sua non comune<br />

sensibilità <strong>di</strong> amare che si estendeva anche agli animali in modo eclatante.<br />

Per le prime due abbiamo già riferito ampie testimonianze. Per la terza, ci<br />

piace in questo luogo che ci riconcilia con la natura, opera <strong>di</strong> Dio, dare al nostro<br />

amico visitatore la conferma della fede popolare.<br />

Il biografo contemporaneo del nostro Santo, il P. Sanzio Cicatelli, nella vita<br />

manoscritta, ci informa che “In fine haveva egli il cuore e l'anima sua tanto piena<br />

<strong>di</strong> pietà che non solo à gli huomini infermi, carcerati, vedove et orfani haveva<br />

compassione, ma anco à semplici et innocenti animali” 8 .<br />

Scrive che aveva una particolare pre<strong>di</strong>lezione per l'agnello, che gli ricordava<br />

Cristo Gesù, Agnello Divino 9 . Si commoveva per un cane zoppo 10 , e fece me<strong>di</strong>care<br />

un gatto al quale erano state tagliate le unghie per punizione, ricercando<br />

facci cessare lo scandalo. Allegata a questa copia ce n'è una seconda inviata poco tempo dopo.<br />

Deve essere stata scritta nel 1794 stando alla relazione <strong>di</strong> cui alla nota 3.<br />

6 Lo deduciamo da una iscrizione esistente: “S.C./1840/DONATO /MANCINI”.<br />

7 vd. AMARE, n. 5, maggio 1965, pp. 20-21, L'Amico <strong>di</strong> Padre Camillo <strong>di</strong> A.P., intervista ai più<br />

anziani <strong>di</strong> B. — vd. Di Menna G.-Sulpizio S., Le feste conta<strong>di</strong>ne… op.cit., cap. 2, FESTE DI <strong>DE</strong>VO-<br />

ZIONE, S. Camillo alla Calcara.<br />

8 Vms p. 330.<br />

9 ib. p. 331: “Una volta andando egli in Abruzzo trovò per strada un picciolo Agnelletto, alhora<br />

nato che non essendosene accorto il pastore l'haveva lasciato. Onde esso sentendolo piangere,<br />

e ricordandosi dell'innocente Agnello Giesù parve che se gli commovessero tutte le viscere <strong>di</strong><br />

pietà, e <strong>di</strong>smontando da cavallo lo pigliò e se lo portò in seno riscaldandolo e facendoli carezze,<br />

fin che raggiunto il pastore gli lo <strong>di</strong>ede”.<br />

10 Cic 1620, p. 223: “Nell'Isola d'Ischia, vedendo egli ch'un cane andava zoppo, per essergli<br />

stata rotta una gamba, e che non poteva andare à procacciarsi il cibo, esso <strong>di</strong> mano propria gli<br />

dava ogni giorno del pane, e lo raccomandò poi ad un servente <strong>di</strong> casa che n'havesse cura. Dicendo,<br />

questo ancora è creatura d'Id<strong>di</strong>o, et io ancora ho male alla gamba, e so quanto importa il<br />

non poter caminare, e dalla fedeltà <strong>di</strong> questo cane verso il padrone, doveria io huomo ingrato<br />

imparare ad essere fedele al mio Signore”.<br />

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La calcara “<strong>Bucchianico</strong> e S. Camillo…”<br />

l'autore per dargli una buona riprensione 11 . Rimproverò conta<strong>di</strong>ni che bastonavano<br />

asini testar<strong>di</strong> 12 , e riprese un religioso che <strong>di</strong>sturbava le formiche traendone<br />

una elevazione spirituale dalla loro proverbiale laboriosità 13 .<br />

Infine non ci meraviglia se riuscì a cavalcare, senza <strong>di</strong>fficoltà, un cavallo ribelle<br />

14 .<br />

Rivelazione sorprendente dell'ampiezza dell'amore del nostro Santo, che ci<br />

porta nella delicata atmosfera dei Fioretti francescani.<br />

La saggezza popolare suol <strong>di</strong>re che “chi non ama gli animali, non sa amare<br />

neanche gli uomini”. Forse è un po' troppo forte il giu<strong>di</strong>zio. Certamente è vero<br />

che, chi sa leggere la creazione come opera <strong>di</strong> Dio, ama gli uomini e tutta la<br />

11 Vms p. 331: “Un'altra volta in Roma essendo state tagliate l'unghie ad un gatto vecchio e tanto<br />

antico <strong>di</strong> casa che lo chiamavano fondatore <strong>di</strong>cendo i Cuochi che haveva fatto non sò che<br />

danno in Cucina. Vedendolo esso che gli usciva il sangue da' pie<strong>di</strong>, gli ne venne tanta compassione<br />

che fece fare una <strong>di</strong>ligenza is<strong>qui</strong>sita per sapere chi fusse stato per dargli un notabile ricordo<br />

ma non fù mai possibile il poterlo ritrovare... - (ed. 1615 p. 202) ...lo fece per pietà me<strong>di</strong>care.”<br />

12 Vms p. 331: “Piu volte ancora ritrovando per strada alcuni conta<strong>di</strong>ni ostinati che battevano i<br />

loro animali per essere cascati in terra, o per non voler caminare, esso gli haveva compassione<br />

e gli pregava che non gli dassero, mettendo anco le mani sotto la soma per aiutarli ad alzare.”<br />

13 Cic 1620, p. 224: “Un'altra volta vedendo ch'un Padre de' nostri convalescente, mentre stava<br />

al Sole s'affaticava d'ammazzare una formica co'l bastone, esso gli <strong>di</strong>sse che non l'ammazzasse,<br />

per essere creatura <strong>di</strong> Id<strong>di</strong>o; al che rispondendo quel Padre, che molti non havevano amato<br />

detto animale per essere proprietario, provedendosi l'estate per l'inverno. Anzi per questo soggiunge<br />

Camillo, non si deve ammazzare, dando essempio à noi altri, conforme <strong>di</strong>ce il Savio, che<br />

ci doveressimo provedere questa vita d'opere buone, per ritrovarle poi nell'altra: massime<br />

quando ci verrà addosso quel fred<strong>di</strong>ssimo inverno della morte. E così egli fin dalle formiche imparava,<br />

e cavava essempio <strong>di</strong> essercitarsi nelle buone, e sante operationi.”<br />

14 Cic 1624, p. 343: “In fine parve che anco gli animali feroci lo riverissero, e <strong>di</strong>ventassero mansueti<br />

nella sua presenza. Una volta ritrovandosi in Chieti, e dovendo andare in Bocchianico,<br />

domandò un cavallo in prestito al Signor Gio. Felice Valignano, il quale rispose prontamente,<br />

che n'era padrone, che se lo pigliasse ad ogni suo piacere, ma lo faceva avisato, che'l cavallo<br />

era feroce, e che saltava, e che haverebbe patito non poco per la piaga della gamba; rispose<br />

alhora Camillo, che Id<strong>di</strong>o benedetto non gli havrebbe fatto fare alcun danno. E così fù, poiche ritornato<br />

da Bocchianico, fù riferito dal servidor del detto Signor Valignano, ch'era andato ad accompagnarlo,<br />

che il detto cavallo contro ogni sua natura, così nell'andare, come nel ritornare,<br />

quando fù nella presenza, e sotto al Padre Camillo, era stato sempre mansueto, come una pecorella,<br />

con gran<strong>di</strong>ssima sua maraviglia.”<br />

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La calcara “<strong>Bucchianico</strong> e S. Camillo…”<br />

creazione, rispettando animali, cielo, terra 15 , alberi e quanto ci circonda. Questo<br />

luogo è memoria anche <strong>di</strong> questo pregio sconosciuto del nostro Santo: oggi che<br />

tutti <strong>di</strong>cono e scrivono <strong>di</strong> ecologia, Camillo ha qualcosa da <strong>di</strong>re anche Lui!<br />

STORIA E ARCHITETTURA<br />

La Calcara è un'oasi naturale integra e ricchissima. L'intensa vegetazione<br />

ripariale del fiume Foro, con le varie essenze <strong>di</strong> betulla, cerro, noce, pioppo, le<br />

piante acquatiche del farfaraccio, botton d'oro e quelle <strong>di</strong> sottobosco <strong>di</strong> orchidee,<br />

primule, ciclamini e asparago, offre una varietà notevole soprattutto nei mesi<br />

<strong>di</strong> maggio e giugno.<br />

Dalla strada Bonifica Foro appare la Cappellina della Calcara con la facciata<br />

in mattoni, il portale <strong>di</strong> gusto classico, il tetto a doppia falda con il campaniletto<br />

a vela a cui si accede con una scala a pioli <strong>di</strong> legno, la stessa usata dai conta<strong>di</strong>ni<br />

per raccogliere le olive. Sulla sinistra, tra il muro e la secolare quercia si<br />

staglia la scalinata <strong>di</strong> mattoni, che collega la radura erbosa con la strada sovrastante,<br />

molto comoda per sedervisi mentre sulla destra alcuni cespugli <strong>di</strong> rosmarino<br />

e iris ricordano la clemenza climatica della zona.<br />

Questa piccola Cappellina che nella memoria ricorda come tipologia una<br />

cella benedettina (piccole cappelle rurali a pianta rettangolare <strong>di</strong>ffuse nei secoli<br />

altome<strong>di</strong>evali) si incunea nella scarpata argillosa, alta più <strong>di</strong> 10 mt, del Fosso <strong>di</strong><br />

S. Maria Maggiore delimitata dall'omonima strada comunale e quella della Calcara.<br />

Doveva avere un aspetto ancora più selvaggio e incontaminato prima che<br />

venisse costruita la strada <strong>di</strong> Bonifica che male si inserisce nelle piccole valli<br />

d'inau<strong>di</strong>ta ricchezza botanica e faunistica.<br />

S. Camillo scelse questa località per aprirvi la fornace non casualmente.<br />

All'epoca era in voga l'usanza (conservatasi sino ai primi decenni del nostro secolo)<br />

<strong>di</strong> costruire una fornace ogni volta che si iniziava un cantiere e<strong>di</strong>lizio <strong>di</strong><br />

una certa importanza. Pertanto è inutile a <strong>Bucchianico</strong> andare alla ricerca <strong>di</strong><br />

15 Cic 1624, pag. 273: “Nell'anno Santo 1600 andando egli da Napoli in Bocchianico con i suoi<br />

Consultori, nell'ultimo giorno fallirono la strada; onde per rimettersi nella strada buona, furono<br />

costretti d'attraversar per certi campi seminati, e perche essi si menavano i cavalli <strong>di</strong>etro, non si<br />

può <strong>di</strong>re quanto dolore egli sentisse, per vedere che i cavalli calpestavano il seminato, et ogni<br />

volta che mettevano i pie<strong>di</strong> in terra, pareva che gli mettessero addosso a lui, tanta compassione<br />

n'haveva, non ostante che tutti noi gli <strong>di</strong>cessimo che quel seminato non era per patire…”<br />

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La calcara “<strong>Bucchianico</strong> e S. Camillo…”<br />

gran<strong>di</strong> fornaci: non si troverebbero che resti archeologici <strong>di</strong> esse nonostante il<br />

materiale e<strong>di</strong>lizio fosse il più adoperato in ogni tipo <strong>di</strong> costruzione del centro urbano.<br />

L'attività laterizia poteva considerarsi quasi come pratica domestica e occasionale,<br />

risolta al momento del bisogno senza gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà. Alcuni proprietari<br />

dei terreni adatti a tale uso (i siti dovevano sod<strong>di</strong>sfare re<strong>qui</strong>siti abbastanza<br />

vincolanti) li affittavano al mastro fabbricatore o proprietario che provvedeva a<br />

scavarvi la fornace. S. Camillo non si <strong>di</strong>scostò dall'usanza e scelse la zona della<br />

Calcara perché già destinata a tale uso visto che le fonti documentarie parlano<br />

<strong>di</strong> fornaci sin dal 1579 16 ; egli visse in questi luoghi, bevve l'acqua del Foro e delle<br />

numerose sorgenti vicine, si riposò nella pungente frescura profumata <strong>di</strong> muschio<br />

che ancora oggi avvolge ogni fossato e cresta collinare. Consigliamo <strong>di</strong><br />

raggiungere la Calcara dalle vie “storiche” S. Maria Maggiore e della Calcara<br />

che si possono imboccare da Colle Spaccato e Pubbliconi; la sistemazione agraria<br />

a pìgola con le scarpate (lìmmete), le alberature e le siepi, risalente ai<br />

secoli XV-XVIII 17 , si rivela incre<strong>di</strong>bilmente conservata insieme ai secolari e argentati<br />

oliveti. Camminando per queste strade si incontrano ruscelli, macchie<br />

boscose, ver<strong>di</strong> declivi e strade in terra battuta ombreggiate da querce, aceri<br />

campestri e ligustri.<br />

La Cappellina sembra affondata nel terreno e dall'esterno nulla fa intuire<br />

che è ricavata dentro un “pozzo <strong>di</strong> cottura” dei mattoni e pietra calcarea. All'interno<br />

la forma conoidale appare nella sua interezza con le pareti scavate nella<br />

terra evidenti nel palinsesto <strong>di</strong> argilla cotta, solo a tratti interrotta da qualche<br />

crepa o macchia d'umi<strong>di</strong>tà.<br />

Luogo <strong>di</strong> suggestioni naturali, amato dai Bucchianichesi che spesso lo scelgono<br />

come meta per pic-nic, la Calcara era famosa tra i ceti subalterni per essere<br />

spazio fisico e scenico <strong>di</strong> numerose novelle su S. Camillo. Senza <strong>di</strong>lungarci<br />

su questo tema, peraltro interessante ed ine<strong>di</strong>to, ricor<strong>di</strong>amo la vicenda del<br />

montone Martino, che fu trovato da S. Camillo quando era agnellino sulla via <strong>di</strong><br />

Pubbliconi-S. Martino e non trovando il proprietario, lo accudì amorevolmente<br />

sino a farne un compagno fedele; oppure la novella che, narrando sulle ar<strong>di</strong>te<br />

imprese <strong>di</strong> S. Camillo pronto ad entrare nella fornace ardente, mette in eviden-<br />

16 Arch.Stato <strong>di</strong> C., Notaio Ranerio Lanuti <strong>di</strong> Chieti. Un atto del 3 gennaio 1579 riguarda Battista<br />

mastro Tommaso ferrarensis abitante in <strong>Bucchianico</strong> proprietario <strong>di</strong> una fornace sita in contrada<br />

della Cona del Comino “iuxta bona Rubani Maccaroni”.<br />

17 cfr. Atti notarili conservati presso l'Arch. Stato <strong>di</strong> Chieti.<br />

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La calcara “<strong>Bucchianico</strong> e S. Camillo…”<br />

za la sbalor<strong>di</strong>tiva aurea <strong>di</strong> Santo che il popolo aveva, e ancora la <strong>di</strong>vertente novella<br />

su S. Camillo e il carbonaio <strong>di</strong> Pretoro che si finse morto, e <strong>qui</strong>n<strong>di</strong> trasportato<br />

dai compagni, passò per la strada <strong>di</strong> Colle Spaccato senza essere fermato<br />

dal santo; ma quella che era una finzione <strong>di</strong>venne realtà ed ecco che i compagni,<br />

con gesto implorante <strong>di</strong> sapore tragicomico, chiesero al Santo <strong>di</strong> resuscitare<br />

il loro bontempone 18 .<br />

Per capire meglio questo tipo <strong>di</strong> e<strong>di</strong>ficio occorre fare una breve descrizione<br />

sul funzionamento tecnico della fornace. La fornace o calcaria era così chiamata<br />

perché vi si cuocevano le pietre calcaree, necessarie alla produzione <strong>di</strong> calce<br />

idrata, ed i laterizi. Si componeva <strong>di</strong> un pozzo a tronco <strong>di</strong> cono scavato nel terreno<br />

e <strong>di</strong> un breve ingresso a tunnel che dava accesso alla base (per tal ragione<br />

si sceglievano scarpate alte e comode), la sommità era protetta da una camino<br />

con tetto. Dal tunnel si “caricava” e “scaricava” la fornace del prodotto e si<br />

immetteva combustibile. La sistemazione del materiale richiedeva molta cura<br />

sia per sfruttare meglio l'intensità del calore, sia per evitare sprechi <strong>di</strong> spazio. Si<br />

iniziava dai sassi calcarei che venivano accatastati seguendo una forma sferica<br />

(rimasta nei forni da pane esistenti in rari esempi nelle case rurali); su <strong>di</strong> esso si<br />

poggiavano <strong>di</strong> taglio i mattoni cru<strong>di</strong> secondo or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> grandezza lasciando accuratamente<br />

interstizi necessari a farvi passare le fiamme ed i fumi.<br />

Si faceva fuoco ininterrottamente per tre giorni consecutivi e si scaricava<br />

quando il materiale tornava tiepido. Naturalmente nei pressi della fornace il ritmo<br />

<strong>di</strong> lavoro era frenetico e programmato; si iniziava con il cavare le zolle d'argilla<br />

per farle seccare <strong>qui</strong>n<strong>di</strong> le si radunava in una fossa per bagnarle (la creta<br />

secca assorbe più rapidamente l'acqua <strong>di</strong>ventando molle e saponoso), sino ad<br />

ottenere la pasta . Da quel momento gli impastatori lavoravano con le forme <strong>di</strong><br />

legno per ottenere mattoni per muri, pavimento, tetto e coppi.<br />

Non sorprende la vicinanza <strong>di</strong> P. Camillo agli operai della Calcara. Come<br />

egli seguiva e <strong>di</strong>rigeva il cantiere del Convento nel centro urbano, così seguiva<br />

e <strong>di</strong>rigeva l'attività fabbrile degli operai fornaciai della Calcara nonostante le due<br />

località fossero <strong>di</strong>stanti circa 5 Km. Per tale ragione è bene considerare la località<br />

Calcara, e Santuario S. Camillo come fatti “e<strong>di</strong>lizi” complementari: in sostanza<br />

la Calcara fu la fornace aperta per la costruzione del convento senza la<br />

quale il cantiere non poteva proseguire la sua opera. S. Camillo <strong>qui</strong>n<strong>di</strong> si adatta<br />

18 Di Menna G.-Sulpizio S., Le feste conta<strong>di</strong>ne .... op. cit.<br />

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La calcara “<strong>Bucchianico</strong> e S. Camillo…”<br />

alla consuetu<strong>di</strong>ne del luogo rispettandone gli e<strong>qui</strong>libri anche nell'organizzazione<br />

cantieristica.<br />

Altre caratteristica dell'architettura camilliana è quella dell'adattamento alle<br />

risorse locali assimilandole per restituirle in un formato ine<strong>di</strong>to e personalizzato.<br />

Così le maestranze romane si adattarono all'uso abruzzese e curarono e forse<br />

<strong>di</strong>ressero anche i lavori alla Calcara scegliendo le argille e i moduli dei mattoni<br />

che più si confacevano al <strong>di</strong>segno della fabbrica conventuale.<br />

Dal legame in<strong>di</strong>ssolubile tra la Calcara, il Convento e la Chiesa, ci viene data<br />

una lezione nel far architettura valida ancora oggi: l'impiego razionale delle<br />

risorse locali nella costruzione dettata dal pensiero umano in e<strong>qui</strong>librio tra forma,<br />

stile <strong>di</strong> vita e qualità tecniche che è alla base dell'eleganza e austera raffinatezza<br />

delle nostre architetture antiche.<br />

* * *<br />

Ci piace chiudere <strong>qui</strong>, il nostro viaggio all'interno dei luoghi sacri <strong>di</strong> S. Camillo<br />

nella sua <strong>Bucchianico</strong>, con la testimonianza <strong>di</strong> chi lo ha ben conosciuto personalmente:<br />

Soleva <strong>di</strong>re, che li poveri Infermi erano pupilla, et il Cuore <strong>di</strong> Dio, e<br />

che dovessimo pensare, che quello, che facevamo alli Poveri, era<br />

fatto all'istesso Dio 20 ; e <strong>di</strong>ceva, che quelli erano veri membra <strong>di</strong> Christo,<br />

e suoi Signori, e Padroni, cercandoli gratia, che pregassero Dio<br />

per esso, teneva certo d'accapa(ra)re le gratie, che desiderava dal<br />

Signore 21 .<br />

In tutte le Virtù fù eccellente, in questa fù eccellentissimo, poiche la<br />

sua bocca non sapeva parlare d'altro, che <strong>di</strong> Carità, Poveri, et Hospidali,<br />

<strong>di</strong>cendo spesso che maggiore gratia non poteva havere da Dio,<br />

che morir fra Poveri 22 , <strong>di</strong>cendo anche fin che morse Carità, Carità...<br />

23 ”<br />

19 PrRom, P. Fabrizio Turboli M.I., f. 23t<br />

20 PrMant, Fr. Stefano de Mutino M.I., anni 100, f. 51<br />

21 PrNeap, P. Fer<strong>di</strong>nando Zaccaria M.I., f. 70t<br />

22 ib. P. Francesco Antonio Monaco M.I., f. 166t<br />

23 ib. P. Giovanni Troiani Positano M.I., f. 111t.<br />

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