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Prove di esame Classe di Lettere - Area Download

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stessi famosiss < imi > antichi, che si lodatamente<br />

Anno accademico 2008/09<br />

1. Ve<strong>di</strong> la Vita del Correggio in questo stesso volume.<br />

2. Ve<strong>di</strong> la Vita del Parmigianino nei volumi succèssivi. Neàla prima<br />

e<strong>di</strong>zione, il Vasari aveva scritto : “Francesco Parmigiano suo creato”.<br />

3. La Vira <strong>di</strong> Polidoro da Caravaggio e <strong>di</strong> Maturino si trova nel quartp<br />

volume.<br />

4. Parla cioè <strong>di</strong> artisti già moni (*).<br />

5. Ve<strong>di</strong> le Vite del Rosso, nel quarto volume, e quelle <strong>di</strong> Sebastiano<br />

del Piombo, <strong>di</strong> Giulio Romano, <strong>di</strong> Perin del Vaga nei volumi successivi.<br />

6. La frase da “Ma quello che importa...” a qui fu aggiunta nella seconda<br />

e<strong>di</strong>zione (1568).<br />

7. 8. Ve<strong>di</strong> la Vita <strong>di</strong> Michelangelo nei volumi successivi.<br />

fuor d’ogni dubbio la superarono: et unico si trionfa <strong>di</strong> qgli, <strong>di</strong> qsti e <strong>di</strong> lei, non imaginandosi appena<br />

qlla cosa alcuna si strana e tanto <strong>di</strong>fficile, ch’egli con la virtù del <strong>di</strong>viniss•«ci mo ingegno suo, me<strong>di</strong>ante<br />

l’industria, il <strong>di</strong>segno, l’arte, il giu<strong>di</strong>zio e la grazia, <strong>di</strong> gran lunga non la trapassi. E non solo nella pittura e ne’<br />

colori, sotto il qual genere si comprendono tutte Je forme e tutti i corpi retti e non retti, palpabili et impalpabili,<br />

visibili e non visi bili, ma nell’estrema roton<strong>di</strong>la ancora de’ corpi: e con la punta del suo scarpello, e delle fatiche <strong>di</strong><br />

cosi bella e fruttifera pianta, son <strong>di</strong> stesi già tanti rami e si onorati, che oltre l’aver pieno il mondo in si <strong>di</strong>susata foggia<br />

de’ più saporiti frutti che siano, hanno ancora dato l’ultimo termine a queste tre nobiliss arti con tanta e<br />

sf maravigliosa perfezzione, che ben si può <strong>di</strong>re e sicuramente, le sue statue in qual si voglia parte <strong>di</strong> quelle, esser<br />

più belle assai che l’antiche. Conoscendosi nel mettere a paragone teste, mani, braccia e pie<strong>di</strong> formati dall’uno e<br />

dall’altro, rimanere in qlle <strong>di</strong> co stui un certo fondamento più saldo, una grazia più interamente gra ziosa et una<br />

molto più assoluta pfezzione, condotta con una certa <strong>di</strong>fficultà si facile nella sua maniera, che egli è impossibile<br />

mai veder meglio. Il che medesimamente si può credere delle sue pit ture. Le quali, se p < er > avventura ci russerò<br />

<strong>di</strong> q < uè > Uè famo-siss greche o romane da poterle a fronte a fronte para gonare, tanto resterebbono in<br />

maggior pregio e più f II, 5] onorate, quanto più appariscono le sue sculture superiori a tutte le antiche. Ma se tanto<br />

sono da noi ammirati que’ famosissimi, che provocati con sf eccessivi premii e con tanta felicità, <strong>di</strong>edero vita alle<br />

opere loro; quanto doviamo noi maggiormente celebrare e mettere in cielo questi rarissimi ingegni, che non solo senza<br />

premii, ma in una po vertà miserabile fanno frutti sì preziosi? Credasi et affermisi adun que, che se in questo nostro<br />

secolo russe la giusta remunerazione, si farebbono senza dubbio cose più gran<strong>di</strong> e molto migliori che non fecero<br />

mai gli antichi. Ma lo avere a combattere più con la fame, che con la Fama, tien sotterrati i miseri ingegni, né<br />

gli lascia (colpa e vergogna <strong>di</strong> chi sollevare gli potrebbe e non se ne cura) farsi conoscere. E tanto basti a questo<br />

proposito, essendo tempo <strong>di</strong> oramai tornare a le Vite; trattando <strong>di</strong>stintamente <strong>di</strong> tutti quegli che hanno fatto opere<br />

celebrate, in questa terza maniera: il principio della quale fu Lionardo da Vinci, dal quale appresso cominrìeremo.<br />

IL FINE DEL PROEMIO

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