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1. LA DEVIANZA GIOVANILE IN ITALIA NEGLI ULTIMI 20 ANNI

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stigmatizzati per il loro comportamento nel gruppo, inizia ad istaurarsi una solida identità deviante e<br />

quello che per il gruppo di adolescenti era una forma di gioco, di passatempo, di eccitamento<br />

collettivo diventa la principale occupazione del gruppo, un’occupazione che da senso e significato<br />

all’identità del gruppo: non sono più gli atti ad essere definiti cattivi ma i giovani che le mettono in<br />

azione. Di qui la formazione di gruppi devianti che rappresentano una “soluzione delinquente ai<br />

diversi problemi di adattamento che i soggetti si trovano ad affrontare durante l’adolescenza,<br />

soprattutto nella ricerca di una collocazione sociale” (Paroni, <strong>20</strong>04, 77). Ecco che poi con il passare<br />

del tempo si attiva un processo di formazione reattiva verso tutto ciò che rappresenta il nemico,<br />

ovvero le norme della società e questo dà luogo ai comportamenti di distruttività, gratuità, edonismo<br />

che Cohen (1963) assegna ai comportamenti delinquenziali delle bande giovanili. Se individui che<br />

condividono lo stesso fallimento, nel raggiungimento e soddisfacimento dei propri bisogni e<br />

sentono lo stesso giudizio verso il sistema sociale e si associano, iniziano ad elaborare soluzioni<br />

collettive alternative ecco che può nascere una subcultura delinquente, che si pone in contrasto con<br />

la comunità. “Gruppi giovanili di questo tipo sono, per fortuna, una minoranza; tuttavia per molti<br />

giovani, sono l’unico luogo di aggregazione, di confronto e di comunicazione relazionale affettiva.<br />

Infatti l’appartenenza a questi gruppi diventa ancora più importante e necessaria quando va a<br />

colmare carenze relazioni affettive non ricevute da parte degli adulti di riferimento o da altre figure<br />

significative” (Mion, Pieroni, <strong>20</strong>02, 27-35).<br />

La situazione più a rischio di delinquenza legata al gruppo dei pari oggi risulta essere quella<br />

delle bande giovanili: un gruppo informale che però assume come modalità strutturale la violenza.<br />

Il gruppo assume perciò una vera e proprio nucleo deviante che offre a sua volta un’identità<br />

deviante a chi ne fa parte. A ciò può contribuire l’informalità; l’assenza di legami tra il gruppo e ciò<br />

che sta intorno, le difficoltà comunicative interne al gruppo, l’eccessiva esposizione alle mode<br />

culturali (Paroni, <strong>20</strong>04). Il passaggio da gruppo semplice a banda avviene per un forte ripudio dei<br />

canoni culturali della comunità ed è inoltre affermato, dopo il ripetersi di episodi trasgressivi, dalla<br />

denuncia da parte del sociale, che porta appunto ad una stigmatizzazione dei soggetti autori degli<br />

atti illeciti. Il “conformismo” interno a sua volta conduce i giovani ad abbassare la soglia del livello<br />

critico verso i modelli proposti.<br />

IV. La qualità dell’ambiente urbano<br />

Un fattore di rischio, non troppo indiretto, è legato anche alla bassa qualità urbanistica. Gli<br />

ambienti urbani degradati favoriscono concentrazione di situazioni di emarginati sociale,<br />

annidamento di bande, traffici illeciti, spaccio di droga e proliferazione di organizzazioni criminali.<br />

Tutto ciò porta ad una maggior probabilità di carriere criminale da parte di un ragazzo, che assorbe

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