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ST 25 - Società Italiana di Studi Araldici

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Terra <strong>di</strong> Palma…, gli succede nell’ere<strong>di</strong>tà, per mancanza<br />

<strong>di</strong> figlioli maschi, la figlia primogenita Vittoria, moglie <strong>di</strong><br />

Scipione Pignatelli, marchese <strong>di</strong> Lauro.<br />

La famiglia Pignatelli si crede fosse originata dal cavaliere<br />

Landolulfo, al sevizio <strong>di</strong> Re Ruggiero, il quale<br />

partecipando all’assalto del palazzo imperiale <strong>di</strong> Costantinopoli<br />

…ne uscì con tre vasi <strong>di</strong> argento infilzati alla<br />

picca, che egli assunse per stemma e fu causa del cognome<br />

dato ai suoi <strong>di</strong>scendenti. Nel 1420 vestì l’abito <strong>di</strong> Malta ed<br />

ottenne il Grandato <strong>di</strong> Spagna, l’Or<strong>di</strong>ne del Toson d’oro ed<br />

il titolo <strong>di</strong> principe del Sacro Romano Impero. La casata<br />

Pignatelli ha goduto nobiltà in Sicilia e nella città <strong>di</strong> Napoli<br />

(seggi <strong>di</strong> Capuana e Nido), Aversa , Benevento, Bari,<br />

Lucera, Tropea, Venezia e Roma. Monumenti <strong>di</strong> questa<br />

illustre famiglia si possono ammirare in Napoli nel Duomo<br />

e nelle chiese <strong>di</strong> Santa Maria dei Pignatelli, San Severo,<br />

Santa Maria dell’Annunziata, San Domenico Maggiore,<br />

Santa Restituita, Santa Maria Mater Domini, Trinità dei<br />

pellegrini, Santi Apostoli, del Gesù e del Purgatorio: in<br />

San Pietro <strong>di</strong> Roma, nella chiesa <strong>di</strong> San Francesco <strong>di</strong> Paola<br />

e nel cappellone del monastero dei Santi Angeli <strong>di</strong> Paler-<br />

mo; in Bari nella chiesa del SS. Salvatore; in Monopoli<br />

nella chiesa Maggiore; in Monteleone nella chiesa <strong>di</strong> Santa<br />

Maria del Gesù; in Chieti; nella città <strong>di</strong> Alcà (Spagna)<br />

nella chiesa delle Cappuccine . Si contano ben 178 feu<strong>di</strong><br />

posseduti dalla famiglia durante i secoli, tra cui:14 princi-<br />

pati, 16 ducati, 22 marchesati, 18 contee. Nella gerarchia<br />

ecclesiastica la famiglia vanta <strong>di</strong>versi vescovi, arcivescovi<br />

e car<strong>di</strong>nali, Antonio Pignatelli nel 1691 fu assunto al soglio<br />

pontificio col nome <strong>di</strong> Innocenzo XII.<br />

8<br />

Innocenzo XII (Antonio Pignatelli)<br />

Lo stemma della famiglia è così blasonato: D’oro, a tre<br />

pignate <strong>di</strong> nero 2 e 1, accompagnate in capo da un<br />

lambello <strong>di</strong> tre pendenti <strong>di</strong> rosso.<br />

A devozione del Marchese Scipione Pignatelli nel 1593<br />

vengono consacrati dal vescovo <strong>di</strong> Nola Mons. Gallo una<br />

chiesa con annesso monastero sotto il titolo <strong>di</strong> San<br />

Gennaro, e<strong>di</strong>ficati a qualche chilometro dal centro urbano<br />

<strong>di</strong> Palma in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Ottajano ed affidati ai Francescani<br />

Riformati. Poco tempo fa il Centro Stu<strong>di</strong> Storici<br />

“HI<strong>ST</strong>RICANUM” è entrato in possesso per compera effettuata<br />

in Inghilterra, dell’importantissima opera dello storico<br />

napoletano Tommaso Costo, dal titolo “ Del compen<strong>di</strong>o<br />

dell’ystoria del regno <strong>di</strong> Napoli”nella quale si contiene<br />

quanto <strong>di</strong> notabile e ad esso appartenente è accaduto, dal<br />

principio dell’anno 1563, insino al fine dell’Ottantasei,<br />

stampata in Venezia nel 1591 per i tipi <strong>di</strong> Barezzo Barezzi.<br />

L’opera in questione è de<strong>di</strong>cata dall’autore all’Illustrissimo<br />

Signore e Padron mio osservan<strong>di</strong>ssimo il Signor Don Scipione<br />

Pignatello Marchese <strong>di</strong> Lauro e Signore della Terra<br />

<strong>di</strong> Palma, verso il quale nutre un affetto ed una considerazione<br />

davvero eccezionali ed anche perché m’accorsi<br />

che le fu grata, si come parve, che fusse grato alle genti il<br />

leggerla,ma soprattutto per haverla scritta in casa sua.<br />

Come innazi detto nel libro sono narrate vicende storiche<br />

del Regno <strong>di</strong> Napoli dal 1563 al 1586, non <strong>di</strong>sdegnando<br />

l’autore <strong>di</strong> citare eventi straor<strong>di</strong>nari <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso genere accaduti<br />

in tale periodo, come ad esempio l’alluvione <strong>di</strong> Napoli<br />

del 20 settembre 1566 quando si mosse inverso la sera una<br />

pioggia tale che durado fin presso a mezza notte, cagionò<br />

intorno a Napoli un mezzo <strong>di</strong>luvio imperochè da Capo<strong>di</strong>monte<br />

e da quegli altri luoghi posti in alto scendendo<br />

grossissimi torrenti, vennero poi tutti quelli unitis’insieme<br />

a formare uno simile ad un gran fiume, il quale e per lo<br />

borgo de’ Vergini e per quello <strong>di</strong> Sant’Antonio, e per<br />

quello altresì dell’Oreto fece un guasto incre<strong>di</strong>bile, buttandovi<br />

a terra molte case, con morte <strong>di</strong> parecchie persone.<br />

Nella chiesa de’ Vergini entrò tanta acqua, e vi lasciò<br />

tanta terra che poi più tosto che metterla, parve<br />

spe<strong>di</strong>ente a chi n’hebbe cura, per manco spesa , <strong>di</strong> farvi un<br />

altro suolo <strong>di</strong> sopra, talché come allora per entrarvi si<br />

scendevano parecchi gra<strong>di</strong>, ora si entra in piano. Degno<br />

<strong>di</strong> nota è ancora l’apparizione <strong>di</strong> una grande cometa nel<br />

cielo <strong>di</strong> Napoli nel novembre del 1577 che durò per lo<br />

spazio <strong>di</strong> più d’ottanta giorni(…)e spandea verso la parte<br />

opposta, quasi lunghissima coda, così gran<strong>di</strong> i luci<strong>di</strong> raggi,<br />

che nell’oscuro della notte rendea lume apparo della<br />

Luna .Evento stranissimo fu ancora il crollo del duomo <strong>di</strong><br />

Nola, avvenuto il 26 <strong>di</strong>cembre 1583, giorno <strong>di</strong> Santo Stefano,<br />

la cui mattina concorrevano a quella chiesa <strong>di</strong> molte<br />

genti, havendosi a pre<strong>di</strong>care, ove per avventura s’era<br />

finito <strong>di</strong> fare un pervio <strong>di</strong> marmo bellissimo non ancora<br />

adoperato, e cantandosi da preti l’uffizio <strong>di</strong> Mattutino,<br />

cominciarono a cadere in chiesa alcuni sassolini, e<br />

continuavano <strong>di</strong> volta in volta, si com’era accaduto la<br />

mattina <strong>di</strong> Natale precedente. Per la quale cosa nacque in<br />

mente <strong>di</strong> que’ preti qualche sospezione <strong>di</strong> ruina, come per<br />

avanti non se ne fusse havuta punto,e pensarono d’uscirsene<br />

fuora: ma si risolsero alla fine <strong>di</strong> ridursi a finir<br />

l’uffizio in sacrestia fatto del tutto avvisato Filippo Spinola<br />

allora Vescovo <strong>di</strong> quella città, ed ora Car<strong>di</strong>nale, che vi<br />

mandò alcuni muratori, acciochè vedessero, e consideras-<br />

ser bene, se v’era alcun pericolo. Ma non fu loro conceduto<br />

tempo <strong>di</strong> ciò <strong>di</strong> fare perché in un tratto s’udì uno<br />

strepito, e si vidde una ruina tale, che parve in quel punto<br />

non solo un grand’e<strong>di</strong>ficio, com’era quello, ma subbissar<br />

tutto ‘l mondo. Corsero allora tutt’i Nolani alla novità del<br />

caso, empiendo l’aria <strong>di</strong> lacrimevoli stri<strong>di</strong>, come quelli,

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