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80-Yom Kippur - Pensieri di Torà

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<strong>Yom</strong> <strong>Kippur</strong> 10 Tishrè 5769, 9 Ottobre 2008 N. <strong>80</strong><br />

נ“<br />

על<br />

ל“<br />

ז לארשי ןב ןימינב<br />

וטורנק<br />

L’ALBERO DELLA VITA RIPRENDE!<br />

♦ Vuoi ricordare un tuo caro?<br />

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Posti limitati!<br />

Si prega <strong>di</strong> non trasportare questo opuscolo<br />

fuori da dove lo si è preso durante <strong>Yom</strong> Kipur<br />

EDITORIALE<br />

Ogni singolo ebreo anche quello più<br />

lontano dalla <strong>Torà</strong> e dalla religione il<br />

giorno <strong>di</strong> <strong>Yom</strong> <strong>Kippur</strong> <strong>di</strong>giuna e prega.<br />

Questo <strong>di</strong>giuno viene osservato non<br />

tanto per timore <strong>di</strong> essere puniti. In<br />

questa solenne ricorrenza punizioni e<br />

ricompense hanno ben poca rilevanza.<br />

Egli <strong>di</strong>giuna perché D-o<br />

così gli ha comandato. E'<br />

molto probabile che alla<br />

vigilia egli non abbia<br />

sentito niente <strong>di</strong> particolarmente<br />

trascendentale<br />

invadere il suo animo<br />

come può essere che sia<br />

stato spesso molto indulgente<br />

verso se stesso<br />

riguardo all’osservanza<br />

dei precetti. Ma a Kippùr<br />

si comporta come è stato richiesto ad<br />

ogni figlio d’Israele. Perchè? I nostri<br />

saggi spiegano che una delle specificità<br />

<strong>di</strong> tale solennità è la cifra 364, valore<br />

numerico corrispondente al nome<br />

“Satan – satana”. Durante i 364 giorni<br />

che compongono l’anno lunare, a questa<br />

malvagia creatura incorporea è stata<br />

concessa la possibilità <strong>di</strong> sfidare il<br />

popolo ebraico. Ma non a <strong>Yom</strong> Kippùr.<br />

E l’ebreo semplicemente non è interessato<br />

a quanto ella abbia da proporre.<br />

In quel momento egli ha ben altro in<br />

mente: a <strong>Yom</strong> Kippùr bisogna essere<br />

ebrei. Punto e basta. Ai tempi del Bet<br />

Hamikdàsh, il Tempio, il Cohèn Gadol,<br />

il Sommo Sacerdote, s’inoltrava nel<br />

Kodesh Hakodashim, il Sancta Sanctorum,<br />

per ritrovarsi solo innanzi a D-o.<br />

Nessuno, essere umano o immateriale<br />

che fosse, aveva accesso in quel luogo<br />

nel corso <strong>di</strong> quell’appuntamento<br />

dall’ineguagliabile sacralità. Ogni anno<br />

questo incontro avviene con rigorosa<br />

In Memoria <strong>di</strong> Reizi Rodal ה ” ע<br />

Faccia a faccia con Hashem<br />

precisione, riattivandosi automaticamente<br />

nel nostro cuore e ricongiungendo<br />

l’essenza dell’anima umana<br />

all’essenza Divina. Di conseguenza,<br />

nessuna forza maligna è in grado <strong>di</strong><br />

indebolire questa unione nel giorno in<br />

cui ognuno <strong>di</strong> noi varca la soglia del<br />

Kodesh Hakodashim e<br />

trascorre 25 ore consecutive<br />

in privata compagnia<br />

<strong>di</strong> Hashem. Questo<br />

fenomeno raggiunge<br />

il culmine nella preghiera<br />

detta Neilà, il<br />

“Servizio <strong>di</strong> Chiusura”. I<br />

cancelli chiusi sono alle<br />

nostre spalle e noi entriamo<br />

in fusione con il<br />

Creatore. Niente può<br />

scalfire l’anima o separarci da D-o. La<br />

rivelazione <strong>di</strong> questo livello relazionale<br />

con la Divinità cancella le macchie degli<br />

errori passati. L’essenza stessa del<br />

giorno perdona, in quanto il profondo<br />

ed inscin<strong>di</strong>bile legame che ci unisce ad<br />

Hashem si risveglia tramite un processo<br />

<strong>di</strong> purificazione naturale dove ogni<br />

componente del nostro potenziale<br />

spirituale risuscita. Questa esperienza<br />

metafisica ripristina la nostra esistenza<br />

fisica, elargendo bene<strong>di</strong>zioni che ci<br />

conforteranno, ci assicureranno un<br />

anno buono e dolce e ci libereranno<br />

del pesante fardello costituito dai quoti<strong>di</strong>ani<br />

tormenti materiali e spirituali.<br />

Orari <strong>di</strong> Shabat Vayelech<br />

Orari <strong>di</strong> <strong>Yom</strong> <strong>Kippur</strong> (Mercoledì 8/10):<br />

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ה “ ב<br />

Roma: 18:29 19:27<br />

Milano: 19:41 20:42<br />

Roma: 18:21 19:19<br />

Milano: 18:32 19:32


Mercoledì 8 ottobre<br />

9 Tishrè<br />

Giovedì 9 Ottobre<br />

10 Tishrè<br />

LA GUIDA DI YOM KIPPUR<br />

Vigilia <strong>di</strong> <strong>Yom</strong> <strong>Kippur</strong><br />

Al mattino presto si fanno le kapparòt (espiazioni) che fungono da espiazione simbolica dei nostri peccati. Si<br />

fa roteare un volatile, un pesce o dei sol<strong>di</strong> – che poi verranno devoluti in beneficenza - sulla propria testa per tre<br />

volte pronunciando ogni volta la seguente frase (sui sol<strong>di</strong>):<br />

Ze Chalifatì, ze temurati, ze kaparatì, ze hakesef yelech litzedakà vaani elech lechaim tovìm aruchim<br />

uleshalom.<br />

È usanza immergersi nelle acque del mikvè per essere spiritualmente pronti al giorno speciale <strong>di</strong> <strong>Kippur</strong>.<br />

Alcuni seguono l'usanza <strong>di</strong> chiedere un pezzo <strong>di</strong> dolce <strong>di</strong> miele a un amico, con l'augurio che durante l’anno<br />

non ci si debba trovare nella situazione <strong>di</strong> dover chiedere aiuto ad altri.<br />

Si consuma un pasto festivo per <strong>di</strong>mostrare la nostra fede nella grazia Divina. Si mangia un pasto abbondante<br />

a pranzo e un altro, più leggero, poco prima dell’inizio del <strong>di</strong>giuno. Un'altra buona usanza della vigilia <strong>di</strong> <strong>Kippur</strong><br />

è quella della bene<strong>di</strong>zione dei genitori ai figli con la formula della Bene<strong>di</strong>zione Sacerdotale - Birkàt Cohanìm.<br />

Dopo minchà si recita lo 'al chet, ossia la confessione dei peccati.<br />

È usanza dare sol<strong>di</strong> in tzedakà con generosità poiché questa mitzvà protegge dai decreti negativi.<br />

Si accendono le candele prima del tramonto.<br />

Bene<strong>di</strong>zioni sulle candele:<br />

1. Ba-ruch A-tah Ado-nai E-lo-hei-nu Me-lech Ha-olam Asher Ki-deshanu Be-mitzvo-tav Ve-tzvi-vanu<br />

Le-hadlik Ner Shel <strong>Yom</strong> Hakipurim.<br />

2. Ba-ruch A-tah Ado-nai E-lo-hei-nu Me-lech Ha-olam She-heche-ya-nu Ve-ki-yi-ma-nu Ve-hi-ghi-a-nu<br />

Liz-man Ha-ze<br />

Chi ha perso un caro accende un lume in questo momento e, in ogni caso, tutti accendono un lume in più.<br />

Anche le scarpe <strong>di</strong> pelle vanno tolte prima del tramonto.<br />

Il <strong>di</strong>giuno inizia prima del tramonto, con la preghiera <strong>di</strong> Kol Nidrè - Kol Hanedarim. La <strong>Torà</strong> vieta alle donne<br />

dai 12 anni e agli uomini dai 13 anni <strong>di</strong> mangiare e <strong>di</strong> bere nel giorno <strong>di</strong> <strong>Kippur</strong>; oltre a tutti i <strong>di</strong>vieti vigenti <strong>di</strong><br />

Shabbàt, <strong>di</strong> <strong>Kippur</strong> è anche vietato spalmare creme, lavarsi, indossare scarpe <strong>di</strong> cuoio o <strong>di</strong> pelle e avere rapporti<br />

intimi. Se ci sono problemi <strong>di</strong> salute è necessario consultare un rabbino prima del <strong>di</strong>giuno.<br />

Giorno <strong>di</strong> <strong>Yom</strong> <strong>Kippur</strong><br />

Molti hanno l’usanza <strong>di</strong> indossare vestiti bianchi poiché in questo giorno siamo paragonati agli angeli; vi è<br />

anche l’usanza <strong>di</strong> non indossare gioielli d’oro per non ricordare il peccato del vitello d’oro nel giorno del giu<strong>di</strong>zio.<br />

<strong>Yom</strong> <strong>Kippur</strong>, il giorno più santo e solenne del calendario ebraico e il giorno nel quale siamo più vicini al Signre,<br />

è un giorno de<strong>di</strong>cato alla preghiera e all’introspezione. Inizia alla sera con Kol Nidrei - Kol Hanedarìm e arvìt;<br />

prosegue poi al mattino con la preghiera <strong>di</strong> shachrít che include la lettura del Sefer <strong>Torà</strong>, Yizkor, Musàf e la<br />

Bene<strong>di</strong>zione Sacerdotale. La tefillà pomeri<strong>di</strong>ana <strong>di</strong> minchà include la lettura del Sefer <strong>Torà</strong> e della haftarà <strong>di</strong><br />

Giona. La preghiera conclusiva è quella <strong>di</strong> Neillà (chiusura), quando le Porte del Cielo vengono chiuse, al termine<br />

della quale si suona lo Shofàr. Dopo arvìt e la recitazione della Havadalà si può rompere il <strong>di</strong>giuno. Appena<br />

finito <strong>Yom</strong> <strong>Kippur</strong> si usa già cominciare a costruire la Sukkà, per <strong>di</strong>mostrare l’apprezzamento delle Mitzvòt.<br />

Durante <strong>Yom</strong> <strong>Kippur</strong> si recita la preghiera<br />

che veniva fatta dal Kohen Gadol nel Kodesh<br />

Hakodashim.<br />

Pur non avendo più il Beth Hamikdash<br />

materiale rimane eterno l’aspetto spirituale.<br />

Il servizio del Kohen Gadol (sommo sacerdote)<br />

si <strong>di</strong>videva in due parti:<br />

1– Il servizio che veniva svolto fuori<br />

dal santo dei santi in cui indossava degli<br />

abiti d’oro.<br />

2– Il servizio che svolgeva nel kodesh<br />

hakodashim in cui doveva indossare<br />

degli abiti bianchi <strong>di</strong> lino.<br />

Per quale motivo il kohen gadol doveva<br />

indossare degli abiti talmente preziosi<br />

PENSIERO DI YOM KIPPUR<br />

fatti in filigrana d’oro? Secondo ciò che<br />

<strong>di</strong>ce il Rambam che bisogna destinare il<br />

meglio a D-o, essendo l’oro il materiale<br />

più pregiato al mondo lo si deve usare nel<br />

servizio più sacro dell’anno, <strong>di</strong> <strong>Yom</strong> Kipur.<br />

Tradotto in termini attuali, ciò significa<br />

che bisogna dare il meglio per servire Do,<br />

e se una persona ha le possibilità deve<br />

donare al massimo delle proprie possibilità<br />

in Tzedakà.<br />

Ad ogni modo quando il Kohen gadol<br />

entrava nel santo dei santi doveva indossare<br />

le vesti bianche e semplici.<br />

Il bianco rappresenta la purezza della persona,<br />

quando una persona vuole entrare<br />

nelle profon<strong>di</strong>tà della propria anima lo<br />

deve fare con delle vesti pure, le vesti sono<br />

il pensiero, la parola e le azioni, che<br />

devono essere pulite e raffinate secondo<br />

ciò che D-o ci ha comandato.<br />

Non si può uscire d’obbligo solamente<br />

donando dei sol<strong>di</strong> in Tzedakà, ogni singolo<br />

ebreo deve purificarsi nel suo comportamento<br />

quoti<strong>di</strong>ano nei confronti <strong>di</strong> D-o e<br />

delle persone. Quando arriva <strong>Yom</strong> <strong>Kippur</strong><br />

e l’intimità dell’anima ebraica si rivela ci si<br />

deve purificare prendendo delle buone<br />

decisioni per migliorarsi facendo più attenzione<br />

ai precetti della <strong>Torà</strong>.<br />

In questo modo potremo entrare nel santo<br />

dei santi, anche materialmente, con la<br />

venuta <strong>di</strong> mashiach, Amèn. (Liku”s vol.2)


STORIA<br />

IL PIÙ LUNGO YOM KIPPÙR<br />

I<br />

n Unione Sovietica, a partire<br />

dall’età <strong>di</strong> quattor<strong>di</strong>ci anni, le<br />

ragazze erano obbligate a<br />

lavorare per il partito comunista.<br />

La giovane Sara Raizes fu assegnata<br />

ad una fabbrica <strong>di</strong> vetri,<br />

ove imparò a mischiare la sabbia<br />

coi vari componenti, poi a mettere<br />

le lastre <strong>di</strong> vetro in larghi<br />

recipienti portati ad altissima<br />

temperatura in un forno che era<br />

in realtà una fornace. Doveva<br />

presentarsi al lavoro ogni giorno,<br />

senza eccezioni. C’era un registro<br />

sul quale ogni operaia doveva<br />

firmare. Chi si assentava senza<br />

una scusa valida rischiava grosso.<br />

Sara fu presto notata per la<br />

sua assenza <strong>di</strong> Shabbat. Subì<br />

ogni genere <strong>di</strong> umiliazione dai<br />

responsabili del partito. Essa fu<br />

accusata <strong>di</strong> parassitismo, uno dei<br />

crimini più gravi che un citta<strong>di</strong>no<br />

dell’Unione Sovietica potesse<br />

commettere. Fu presentata a<br />

<strong>di</strong>versi comitati che la sottoposero<br />

ad infiniti interrogatori per<br />

farle firmare documenti in cui si<br />

accusavano altri concitta<strong>di</strong>ni rei<br />

<strong>di</strong> averla indotta ad assentarsi <strong>di</strong><br />

sabato. Ma Sara continuò ad affermare<br />

caparbiamente che non<br />

era vittima <strong>di</strong> alcun lavaggio <strong>di</strong><br />

cervello e che comunque non<br />

sarebbero riusciti a farle cambiare<br />

idea. Un giorno, il commissario<br />

incaricato delle confessioni<br />

delle colpe, esasperato dalla cocciutaggine<br />

dell’adolescente,<br />

s’infurio’ e le lanciò in viso il primo<br />

oggetto che gli capitò sottomano:<br />

un pesante supporto in<br />

marmo che stava appoggiato<br />

sulla sua scrivania. La sua mira fu<br />

infallibile: Sara si ferì e per tutta<br />

la vita la sua fronte era segnata<br />

da una lunga cicatrice.<br />

All’avvicinarsi <strong>di</strong> <strong>Yom</strong> Kippùr,<br />

Sara non sapeva cosa escogitare,<br />

in quanto precedentemente,<br />

molti ebrei che tentarono <strong>di</strong> non<br />

recarsi al lavoro a <strong>Yom</strong> Kippùr<br />

furono crudelmente puniti. Le<br />

ore passavano e lei si <strong>di</strong>sperava.<br />

Decise, infine, <strong>di</strong> andare in infermeria<br />

e <strong>di</strong> fingersi malata. La sua<br />

iniziativa fu vana. I me<strong>di</strong>ci si accorsero<br />

subito delle sue intenzioni<br />

e, iracon<strong>di</strong>, la minacciarono<br />

<strong>di</strong> esiliarla per 25 anni in Siberia<br />

a causa delle sue “inezie”. Dichiararono<br />

inoltre: “Coloro che rifiutano<br />

<strong>di</strong> eseguire il loro dovere<br />

BOTTA E RISPOSTA<br />

SCARPE DI PELLE DI YOM KIPPUR<br />

Domanda: Come mai si indossano scarpe<br />

da ginnastica durante <strong>Yom</strong> <strong>Kippur</strong>?<br />

Risposta: Non è tanto una questione<br />

<strong>di</strong> scarpe da ginnastica, quanto il fatto<br />

che durante <strong>Kippur</strong> non si indossano scarpe <strong>di</strong> pelle o<br />

cuoio. Questo perché nel libro <strong>di</strong> Levitico, la <strong>Torà</strong> ci comanda<br />

<strong>di</strong> ‘affliggere’ noi stessi in questo giorno - il più<br />

solenne dell’anno ebraico. L’azione <strong>di</strong> affliggersi ha due<br />

scopi.<br />

In primo luogo, durante <strong>Yom</strong> <strong>Kippur</strong>, quando il nostro<br />

legame con D-o viene messo a nudo, siamo paragonati<br />

agli angeli che non hanno necessità fisiche; in secondo<br />

luogo, affliggiamo noi stessi per mostrare l’entità del nostro<br />

pentimento per i nostri misfatti passati.<br />

I rabbini hanno determinato che ‘afflizione’ significa non<br />

concedersi alcuni ‘lussi’, tra cui quello <strong>di</strong> indossare scarpe<br />

<strong>di</strong> pelle in questo giorno. In passato infatti non esistevano<br />

le scarpe dei moderni e como<strong>di</strong> materiali sintetici e le<br />

scarpe <strong>di</strong> pelle erano considerate una como<strong>di</strong>tà (queste<br />

regole si applicano anche al <strong>di</strong>giuno del Nove <strong>di</strong> Av, quando<br />

piangiamo la <strong>di</strong>struzione dei Templi <strong>di</strong> Gerusalemme - n.d r.).<br />

A livello mistico, non si indossano scarpe <strong>di</strong> pelle per non<br />

ricordare il peccato primor<strong>di</strong>ale <strong>di</strong> Adamo ed Eva. Come<br />

conseguenza del peccato il Sign-re creò per loro degli<br />

indumenti <strong>di</strong> pelle (Genesi 3:21) e nel Giorno<br />

dell’Espiazione si fa attenzione a non compiere nessuna<br />

azione che possa ricordare il peccato. Per lo stesso motivo,<br />

molti usano non indossare oggetti d’oro in questo<br />

giorno: ciò potrebbe ricordare il peccato del Vitello d’Oro.<br />

Per quanto riguarda l’usanza <strong>di</strong> indossare proprio scarpe<br />

"da ginnastica" durante <strong>Yom</strong> <strong>Kippur</strong>, prima della nascita<br />

<strong>di</strong> scarpe <strong>di</strong> plastica e modelli made-in-China si aveva la<br />

magra scelta tra scarpe <strong>di</strong> pelle o scarpe da ginnastica,<br />

perciò solo una era la soluzione per <strong>Yom</strong> <strong>Kippur</strong>... Oggigiorno<br />

ci sono vari tipi <strong>di</strong> scarpe sintetiche <strong>di</strong>sponibili; è<br />

bene però stare attenti nella propria scelta, poiché molte<br />

scarpe da ginnastica contengono anche pelle.<br />

Sinceri auguri <strong>di</strong> chatimà tovà,<br />

Chani Benjaminson, per gentile concessione <strong>di</strong> Chabad.org.<br />

devono essere<br />

costretti ad apportare<br />

il loro contributo<br />

alla patria!”<br />

Sara tornò col cuore<br />

spezzato al suo<br />

laboratorio <strong>di</strong> vetri.<br />

Come poteva<br />

sfuggire a questa<br />

dura prova? Una<br />

soluzione doveva<br />

esistere per forza!<br />

In un modo o<br />

nell’altro D- doveva<br />

aiutarla, non aveva scelta.<br />

Quando finì si pregare si<br />

accorse che la manica del<br />

suo grembiule era intrisa <strong>di</strong><br />

sangue. Assorta nei suoi<br />

pensieri, non si era neanche<br />

resa conto che aveva urtato<br />

contro un coccio<br />

<strong>di</strong> bottiglia e che<br />

il sangue colava<br />

lungo il suo braccio.<br />

Senza neanche<br />

percepire la<br />

sofferenza fisica<br />

che era invece<br />

ben reale, vide in<br />

questa impressionante<br />

lesione la<br />

sua ancora <strong>di</strong> salvezza.<br />

Si ripresentò<br />

all’infermeria,<br />

cercando <strong>di</strong> mimetizzare<br />

al massimo la sua gioia. I<br />

me<strong>di</strong>ci che la visitarono<br />

prima avevano finito il<br />

loro turno e quin<strong>di</strong> fu una<br />

dottoressa che si prese<br />

cura <strong>di</strong> lei con molta de<strong>di</strong>-<br />

zione. Riuscì a fermare l’emorragia,<br />

a cucire il taglio che ricoprì poi con<br />

una benda. Questa signora premurosa<br />

e materna si adoprò senza<br />

lesinare sugli sforzi <strong>di</strong> alleviare il<br />

dolore della sua paziente. Le propose<br />

alcuni analgesici ma Sara rifiutò.<br />

Rifiutò pure un bicchiere <strong>di</strong><br />

latte. Era sempre più pallida e la<br />

dottoressa arrivò al punto <strong>di</strong> supplicarla<br />

<strong>di</strong> bere un pochino per<br />

riprendersi e per ricostituire un<br />

minimo della sua riserva <strong>di</strong> sangue.<br />

Sara rimase irremovibile nella<br />

sua decisione. La dottoressa, sospirando<br />

rassegnata, la portò con<br />

sé in un piccolo ufficio dopo aver<br />

controllato attentamente <strong>di</strong> non<br />

essere seguite. In quella stanza<br />

ardeva un cero <strong>di</strong> 24 ore. ”Anch’io<br />

sono ebrea!- le <strong>di</strong>chiarò mormorando<br />

con un amaro sorriso -<br />

Anch’io cerco <strong>di</strong> rispettare <strong>Yom</strong><br />

Kippùr del mio meglio.” Incominciarono<br />

a scambiarsi confidenze. Il<br />

me<strong>di</strong>co le raccontò stralci della<br />

sua vita e delle <strong>di</strong>fficoltà incontrate<br />

al fine <strong>di</strong> poter praticare qualche<br />

comandamento. Insieme recitarono<br />

e cantarono alcune preghiere<br />

che conoscevano a memoria.<br />

Si emozionarono evocando il<br />

Kippùr celebrato all’epoca del Bet<br />

hamikdash. “Ah! Come era luminoso<br />

il viso del Cohen Gadol quando<br />

usciva dal Kodesh Hakodashim,<br />

come la purezza e la santità erano<br />

palpabili in quei tempi! Ah! Potremo<br />

assistere a queste meraviglie<br />

con l’avvento del Mashiach”. Dopo<br />

il tramonto, pronunciarono insieme<br />

lo Shemà Israel, chiusero gli<br />

occhi concentrandosi ad immaginarsi<br />

una sinagoga dove il suono<br />

dello shofar riecheggia quale annuncio<br />

della chiusura del solenne<br />

<strong>di</strong>giuno. Per Sara la sua ferita era<br />

un vero miracolo. Tanti anni dopo,<br />

raccontò a me, uno dei suoi numerosi<br />

nipotini, questa storia. Mentre<br />

rievocava quei remoti ricor<strong>di</strong>, rammentando<br />

la bontà <strong>di</strong> quella signora<br />

e <strong>di</strong> quella lunga giornata<br />

trascorsa nel suo ufficio, lacrime <strong>di</strong><br />

commozione colavano sul suo viso.<br />

Poi alzò la sua manica : mi voleva<br />

suo testimone. “Guarda! “ mi<br />

<strong>di</strong>sse. Sul braccio, una cicatrice <strong>di</strong><br />

venti centimetri attestava la sua<br />

ferrea volontà <strong>di</strong> rispettare <strong>Yom</strong><br />

Kippùr persino sotto il regime tirannico<br />

della spaventosa Unione<br />

Sovietica. Quello fu lo <strong>Yom</strong> Kippùr<br />

più lungo della sua vita, che rimase<br />

scolpito per sempre sul suo corpo.<br />

E quale suo testimone, rimarrà<br />

scolpito in eterno anche nella mia<br />

memoria.


Il risentimento è un acido che danneggia<br />

il proprio contenitore.<br />

Il perdono è il concetto principale <strong>di</strong><br />

<strong>Yom</strong> <strong>Kippur</strong>: il giorno più santo<br />

dell’anno, il Sign-re ci perdona per le<br />

nostre trasgressioni, ed è necessario<br />

che noi perdoniamo noi stessi e gli altri.<br />

Chiedendo a D-o <strong>di</strong> perdonare le<br />

nostre debolezze ricor<strong>di</strong>amo due metafore<br />

che hanno a che fare con la famiglia:<br />

“Amaci come un genitore è<br />

compassionevole con il proprio figlio”<br />

e “Amaci come un marito che si avvicina<br />

a sua moglie ricordando la sua infatuazione<br />

con la sposa della sua giovinezza”<br />

.<br />

Dalla mia prospettiva <strong>di</strong> terapista famigliare<br />

trovo che il tesoro più grande<br />

della nostra <strong>Torà</strong> è proprio il precetto<br />

che ci comanda <strong>di</strong> liberarci <strong>di</strong> ira e risentimento,<br />

in particolar modo quando<br />

si tratta <strong>di</strong> rapporti con persone a<br />

noi vicine. Vi sono innumerevoli fonti<br />

nei vari insegnamenti ebraici <strong>di</strong> ammonimento<br />

sul fatto che l’ira prolungata è<br />

proibita, <strong>di</strong>struttiva e perfino irrazionale.<br />

L’ingiunzione Biblica si trova nel<br />

libro <strong>di</strong> Levitico, 19:17-19; “Non o<strong>di</strong>erai<br />

tuo fratello nel tuo cuore...non ti ven<strong>di</strong>cherai<br />

e non serberai rancore”.<br />

Il Talmud nota che “chiunque abbandona<br />

la vendetta merita che il Sign-re<br />

gli perdoni tutti i peccati”. E menziona<br />

il fatto che il Sign-re ama una persona<br />

CINQUE PERIODI<br />

Vi sono cinque perio<strong>di</strong> per la Teshuvà.<br />

Il mese <strong>di</strong> Elul - viene per<br />

riparare i pensieri, parole e azioni<br />

negative; i giorni delle selichot -<br />

riparano la personalità, i giorni tra<br />

Rosh Hashanà e <strong>Kippur</strong> - riparano<br />

le volontà negative; <strong>Yom</strong> <strong>Kippur</strong> -<br />

ripara i piaceri negativi. (R’ Rayat’z)<br />

ATTIMI E ORE<br />

IN FAMIGLIA<br />

SCINTILLE LA TESHUVÀ<br />

Rabbi Chaim <strong>di</strong> Tzanz si segnava<br />

durante l’anno su <strong>di</strong> un blocchetto,<br />

ogni momento <strong>di</strong> <strong>Torà</strong> che annullava.<br />

Una volta vide alla fine<br />

dell’anno che annullò tre ora dello<br />

stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> <strong>Torà</strong>. Si sedé e si mise a<br />

piangere per tre ore e fece teshuvà.<br />

Il Dono del Perdono<br />

“che non si arrabbia...e che non insiste<br />

ad essere nel giusto”. Maimonide dà<br />

un’importanza ulteriore esigendo che<br />

“si cancelli il torto dal suo cuore, interamente,<br />

senza ricordarlo per nulla”. Per<br />

parafrasare in termini psicologici moderni,<br />

“la sfida <strong>di</strong> rinunciare all’ira rappresenta<br />

un’ottima opportunità <strong>di</strong> crescita<br />

personale”.<br />

Tutto ciò significa che bisogna essere<br />

vittime passive nel caso <strong>di</strong> abuso? Assolutamente<br />

no! Lo stesso verso Biblico<br />

sopra citato ci ingiunge anche <strong>di</strong><br />

affrontare verbalmente chiunque ci<br />

abbia fatto un torto, per evitare <strong>di</strong> o<strong>di</strong>arlo<br />

nel proprio cuore. È necessario<br />

farlo <strong>di</strong>rettamente e chiaramente, ma<br />

senza o<strong>di</strong>o e senza <strong>di</strong>struggere il rapporto.<br />

Analogamente, abbiamo un obbligo<br />

<strong>di</strong> proteggerci e <strong>di</strong> non metterci<br />

in una posizione vulnerabile in cui il<br />

torto potrebbe essere eventualmente<br />

ripetuto. Allo stesso tempo bisogna<br />

farlo senza parlare in toni ostili, senza<br />

vendetta e senza ritirarsi in un silenzio<br />

freddo e critico.<br />

Molto terapisti famigliari parlano <strong>di</strong> un<br />

tragico scenario che si ripete spesso in<br />

varie forme: un uomo mantiene una<br />

<strong>di</strong>stanza irata da un parente per anni,<br />

sia esso un genitore, un figlio oppure<br />

un fratello. D’un tratto il parente muore<br />

e l’amore dell’uomo, a lungo nascosto<br />

dalla facciata dell’ira, fuoriesce ed<br />

LUCE E BUIO<br />

Quando una persona porta una<br />

candela accesa in una stanza<br />

buia, subito la luce conquista la<br />

stanza e il buio se ne và da sé.<br />

Quando una persona fa teshuvà<br />

e si unisce alla luce, il buio svanisce<br />

da sé…<br />

(Il Baal Shem Tov)<br />

PASSATO, PRESENTE E FUTURO<br />

La Teshuvà è una riparazione<br />

del presente, un pentimento<br />

del passato e un’accettazione <strong>di</strong><br />

miglioramento per il futuro.<br />

Quando il presente è or<strong>di</strong>nato,<br />

si può colmare ciò che si è mancato<br />

nel passato e fare delle siepi<br />

<strong>di</strong> riparo per il futuro.<br />

(Igros Kodesh)<br />

L’ANGOLO DELL’ HALACHÀ<br />

egli è torturato dal rammarico e dal<br />

senso <strong>di</strong> colpa: “come ho potuto sprecare<br />

tutti questi anni quando avrei potuto…?”<br />

La filosofia ebraica in generale e <strong>Yom</strong><br />

<strong>Kippur</strong> in particolare ci proteggono da<br />

tali trage<strong>di</strong>e. In poche parole la <strong>Torà</strong><br />

<strong>di</strong>ce:<br />

1. non credere <strong>di</strong> non avere la capacità<br />

<strong>di</strong> perdono… è tuo il compito <strong>di</strong> ottenere<br />

il perdono;<br />

2. cerca <strong>di</strong> comprendere che l’ira e il<br />

risentimento trovano sostegno in pensieri<br />

irrazionali... se esamini la fonte<br />

della tua ira, potrai in<strong>di</strong>viduare ed identificare<br />

queste <strong>di</strong>storsioni cognitive;<br />

3 esiste una forza negativa nel mondo<br />

che cerca <strong>di</strong> <strong>di</strong>struggere le sensazioni<br />

positive <strong>di</strong> vicinanza, e questa è la fonte<br />

dei pensieri irrazionali; 4 nei rapporti<br />

personali, l’ira nasconde il dolore, la<br />

paura e, ancora più importante, la necessità<br />

<strong>di</strong> amare e <strong>di</strong> essere amati.<br />

Usa l'opportunità <strong>di</strong> <strong>Yom</strong> <strong>Kippur</strong> per<br />

estendere la tua mano con amore e<br />

perdono al tuo prossimo. Per merito<br />

della tua azione, che il Sign-re estenda<br />

la Sua mano, concedendoci il dono più<br />

grande, quello dell’avvento dell’era<br />

Messianica.<br />

Dr. Yisroel Susskind<br />

è un psicoterapeuta a Monsey, NY.<br />

Per gentile concessione <strong>di</strong> Chabad.org<br />

La regole <strong>di</strong> <strong>Yom</strong> <strong>Kippur</strong><br />

La vigilia <strong>di</strong> <strong>Yom</strong> <strong>Kippur</strong> si usano fare le Kapparot.<br />

Prima <strong>di</strong> minchà si fa il mikvè.<br />

Ci si deve ricordare <strong>di</strong> chiedere perdono a<br />

coloro a cui abbiamo fatto dei torti. E’ alquanto<br />

importante non provare rancore e<br />

perdonare tutto ciò che ci è stato fatto.<br />

Si usa accendere una candela per ogni persona<br />

che si chiama “Ner Chaim” candela della<br />

vita. Coloro che hanno perso un genitore<br />

aggiungono un’altra candela in memoria del<br />

loro caro.<br />

Il giorno <strong>di</strong> <strong>Kippur</strong> và rispettato indossando<br />

abiti eleganti e posando tovaglie in onore<br />

del giorno sacro.<br />

I <strong>di</strong>vieti <strong>di</strong> <strong>Yom</strong> <strong>Kippur</strong> sono il mangiare e<br />

bere, lavarsi, profumarsi, indossare scarpe in<br />

pelle e rapporti coniugali.<br />

La metila badai del mattino la si fa solamente<br />

fino alla fine delle <strong>di</strong>ta della mano.<br />

Si deve fare attenzione <strong>di</strong> non suonare lo<br />

shofàr prima della fine <strong>di</strong> <strong>Yom</strong> <strong>Kippur</strong>.<br />

Responsabile: Rav Ronnie Canarutto. Hanno collaborato: P. Bahbout, D. Cohenca, M. Bentolila, E. Sonnino.

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