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Cooperazione nel Dilemma del Prigioniero

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<strong>Cooperazione</strong> <strong>nel</strong> <strong>Dilemma</strong> <strong>del</strong> <strong>Prigioniero</strong><br />

Camilla F. Colombo<br />

16 Maggio 2011<br />

Sia <strong>nel</strong> <strong>Dilemma</strong> <strong>del</strong> <strong>Prigioniero</strong> non ripetuto sia <strong>nel</strong> <strong>Dilemma</strong> <strong>del</strong> <strong>Prigioniero</strong><br />

ripetuto un numero finito di volte, la cooperazione non costituisce un Equilibrio<br />

<strong>del</strong> gioco e non è quindi un esito razionale <strong>del</strong>l’interazione. Evidenze sperimentali<br />

mostrano però una forte tendenza alla cooperazione in entrambi i casi. A<br />

partire da questi risultati <strong>nel</strong> seminario si analizzano alcuni mo<strong>del</strong>li alternativi<br />

che modificano l’ipotesi strutturale <strong>del</strong>la conoscenza condivisa o la nozione<br />

di preferenza individuale. Il mo<strong>del</strong>lo “reputation building” è particolarmente<br />

interessante perché rende consistente la cooperazione con la razionalità individuale<br />

senza assumere l’esistenza di individui altruisti e “irrazionali”. I mo<strong>del</strong>li<br />

altruistici incorporano invece diverse caratterizzazioni di altruismo <strong>nel</strong> concetto<br />

di preferenza individuale. Si descrive brevemente il mo<strong>del</strong>lo di Andreoni e<br />

Samuelson e si forniscono alcune considerazioni sull’altruismo puro.<br />

1 <strong>Dilemma</strong> <strong>del</strong> <strong>Prigioniero</strong> non ripetuto<br />

Dall’analisi svolta <strong>nel</strong> corso di decisione razionale <strong>del</strong> gioco <strong>del</strong> <strong>Dilemma</strong> <strong>del</strong> <strong>Prigioniero</strong><br />

è emerso che la defezione (la strategia d) è l’unico Equilibrio di Nash<br />

<strong>del</strong>la seguente matrice:<br />

c d<br />

c 3,3 0,4<br />

d 4,0 1,1<br />

La cooperazione, pur costituendo l’esito Pareto-efficiente e socialmente desiderabile<br />

<strong>del</strong>l’interazione, non è una soluzione razionale (<strong>nel</strong> senso in cui abbiamo<br />

caratterizzato la razionalità individuale come risposta agli incentivi e massimizzazione<br />

<strong>del</strong>la propria funzione di utilità) per i singoli giocatori. In particolare,<br />

la coppia (c, c) non è supportabile come Equilibrio <strong>nel</strong> <strong>Dilemma</strong> <strong>del</strong> <strong>Prigioniero</strong><br />

perché vi sono incentivi alla deviazione unilaterale (gli agenti non stanno giocando<br />

la risposta ottimale alla strategia <strong>del</strong>l’avversario). Da un punto di vista<br />

normativo, dunque, la cooperazione è irrazionale <strong>nel</strong> gioco <strong>del</strong> <strong>Dilemma</strong> <strong>del</strong><br />

<strong>Prigioniero</strong> come descritto in questa matrice di decisione.<br />

In questo seminario analizzeremo l’ipotesi intuitiva che la ripetizione <strong>del</strong><br />

gioco tra gli stessi individui possa influenzare l’emergere <strong>del</strong>la cooperazione,<br />

1


verificando quindi se la cooperazione sia razionale (cioè sia un Equilibrio di<br />

Nash) <strong>nel</strong> DP ripetuto.<br />

2 Giochi ripetuti finiti<br />

In questa sezione verrà formalizzata brevemente la struttura di un gioco ripetuto<br />

finito.<br />

Definizione 1 (Gioco ripetuto, Binmore (2007)). Un gioco si dice non ripetuto<br />

se viene giocato una sola volta tra gli stessi giocatori. Se un gioco G viene<br />

ripetuto più volte dagli stessi giocatori, esso diventa lo “stage game” (gioco-base)<br />

di un gioco ripetuto G ∗ .<br />

Queste sono le principali caratteristiche di un gioco ripetuto:<br />

1. Ad ogni ripetizione di G ∗ , le strategie a disposizione dei giocatori e le<br />

relazione di preferenza sono le stesse <strong>del</strong> gioco-base G.<br />

2. I risultati in termini di utilità dei giocatori si ottengono sommando i<br />

risultati di ciascuno in ogni ripetizione.<br />

3. Una strategia di un giocatore per un gioco ripetuto non è semplicemente<br />

un elenco di alternative reali da giocare in ogni ripetizione <strong>del</strong> gioco,<br />

perché un’azione di un agente alla ripetizione n può essere influenzata<br />

e quindi contingente alla “storia <strong>del</strong> gioco”, cioè a quanto è avvenuto <strong>nel</strong>le<br />

ripetizioni fino a n − 1.<br />

Definizione 2 (Storia di un gioco ripetuto, Binmore (2007)). Se consideriamo<br />

il caso di un gioco con due giocatori, definiamo l’insieme H = Ai × Aj, dove Ai<br />

e Aj sono gli insiemi <strong>del</strong>le alternative reali rispettivamente per i giocatori i e j.<br />

In particolare, se Ai = {s1, s2} e Aj = {t1, t2}, i quattro elementi di H sono le<br />

quattro possibili “storie” <strong>del</strong> gioco ad ogni ripetizione.<br />

Ad esempio potremmo avere h1 = {s2, t1} alla prima ripetizione e h2 =<br />

{s2, t2} alla seconda ripetizione. Si assume che anche la storia <strong>del</strong> gioco (oltre<br />

alla matrice, alle funzioni di utilità e alle razionalità individuali) sia conoscenza<br />

condivisa tra i giocatori.<br />

Definizione 3 (Strategia in un gioco ripetuto, Binmore (2007)). Una strategia<br />

per i in un gioco ripetuto è una coppia (s, f) in cui s ∈ Ai è un’alternativa reale<br />

da giocare alla prima ripetizione di G ∗ , e f : H → Ai è una funzione.<br />

I giochi ripetuti si distinguono per il numero di ripetizioni fra finiti e infiniti.<br />

In questo seminario verranno presi in considerazione solo i giochi ripetuti finiti.<br />

In particolare l’ipotesi è che il numero di ripetizioni <strong>del</strong> gioco sia conoscenza<br />

condivisa tra i giocatori.<br />

2


2.1 Esempi di strategie <strong>nel</strong> DP ripetuto<br />

• Tit-for-tat. La strategia tit-for-tat comincia giocando c e in seguito “copia”<br />

l’azione compiuta dall’avversario <strong>nel</strong> turno precedente.<br />

• Grim strategy (strategia “spietata”). Anche questa strategia comincia con<br />

la cooperazione, ma prevede che, dopo la prima defezione <strong>del</strong>l’avversario,<br />

venga sempre giocata la strategia d.<br />

3 <strong>Dilemma</strong> <strong>del</strong> <strong>Prigioniero</strong> finitamente ripetuto<br />

Abbiamo a questo punto sufficienti elementi per verificare se la cooperazione<br />

sia una soluzione razionale <strong>del</strong> DP finitamente ripetuto. Possiamo dimostrare il<br />

seguente teorema:<br />

Teorema 1. Il <strong>Dilemma</strong> <strong>del</strong> <strong>Prigioniero</strong> finitamente ripetuto ha un unico Equilibrio<br />

di Nash in cui tutti i giocatori giocano d in ogni ripetizione <strong>del</strong> gioco.<br />

Dimostrazione. La dimostrazione <strong>del</strong> Teorema 1 è per induzione. Nell caso in<br />

cui n (numero di ripetizioni)= 1, il teorema è dimostrato per le considerazioni<br />

esposte <strong>nel</strong>la sezione1. Assumiamo ora di essere giunti alla n-esima ripetizione<br />

<strong>del</strong> DP, dopo una storia <strong>del</strong> gioco h. Il risultato in termini di utilità all’n-esimo<br />

turno per i sarà x(h) = x1 + x2 + ... + xn (cioè la somma dei risultati ottenuti in<br />

ogni turno <strong>del</strong> gioco) e analogamente y(h) = y1 + y2 + ... + yn per j. Ma questo<br />

significa che alla ripetizione n+1 il DP è strategicamente identico al caso n = 1,<br />

perché si aggiungono semplicemente le costanti x(h) e y(h) ai valori di utilità<br />

dei giocatori, come descritto in questa matrice:<br />

c d<br />

c 3+xh; 3+yh 0+xh;4+yh<br />

d 4+xh; 0+yh 1+xh; 1+yh<br />

Anche in questo caso, la desiderabilità sociale (cioè i benefici collettivi) <strong>del</strong>la<br />

cooperazione è inconsistente con l’uso strategico <strong>del</strong>le razionalità individuali.<br />

Se il gioco G ∗ è costituito da 10 ripetizioni, una strategia più vantaggiosa (che<br />

assicura un’utilità maggiore) per entrambi i giocatori sarebbe infatti cooperare<br />

in tutti i turni <strong>del</strong> gioco, ma possiamo verificare intuitivamente come questa<br />

soluzione non possa costituire un equilibrio <strong>del</strong> gioco. Ammettiamo per il momento<br />

che i e j abbiano in qualche modo compreso i vantaggi reciproci <strong>del</strong>la<br />

cooperazione e giochino la strategia c, perché temono che defezionando l’avversario<br />

potrà “vendicarsi” al turno successivo annullando così i benefici <strong>del</strong>la serie<br />

cooperativa. La decima ripetizione è però strategicamente equivalente ad un DP<br />

non ripetuto, poiché non vi è il deteterrente <strong>del</strong>la vendetta al turno successivo,<br />

e quindi la strategia dominante è d, qualsiasi storia abbia avuto fino a quel<br />

punto il gioco. Ma se <strong>nel</strong>l’ultima ripetizione <strong>del</strong> gioco la risposta ottimale di<br />

3


entrambi i giocatori è d, anche <strong>nel</strong> penultimo turno non esiste alcun deterrente<br />

alla defezione. Applicando questo ragionamento iteratamente e assumendo la<br />

conoscenza condivisa <strong>del</strong>le razionalità individuali, la strategia dominante per<br />

G ∗ sarà quella di giocare sempre d.<br />

La cooperazione non costituisce quindi una soluzione razionale neanche <strong>nel</strong>la<br />

versione finitamente ripetuta <strong>del</strong> <strong>Dilemma</strong> <strong>del</strong> <strong>Prigioniero</strong>.<br />

4 Evidenze sperimentali<br />

Finora abbiamo considerato la cooperazione <strong>nel</strong> DP solo da un punto di vista<br />

normativo, e il risultato è che c è una strategia dominata sia <strong>nel</strong> gioco non<br />

ripetuto sia <strong>nel</strong> gioco ripetuto un numero finito di volte. Evidenze sperimentali<br />

mostrano però come molti individui cooperino in entrambe le situazioni,<br />

specialmente nei primi turni di un gioco ripetuto finito (Adreoni and Samuelson<br />

(2006)). Come notano Andreoni e Samuelson, questi risultati ci inducono<br />

ad ampliare la nozione usata finora di razionalità, costruendo un mo<strong>del</strong>lo in<br />

grado di spiegare la cooperazione senza semplicemente concludere che essa sia<br />

irrazionale. In particolare, i mo<strong>del</strong>li alternativi che presenteremo brevemente andranno<br />

a modificare un’ipotesi strutturale (la conoscenza condivisa) e la nozione<br />

di preferenza, e verranno giudicati sulla base <strong>del</strong>la loro consistenza e <strong>del</strong> loro<br />

valore predittivo rispetto ai risultati sperimentali.<br />

Prenderemo in considerazione due classi di mo<strong>del</strong>li: il primo è definito come<br />

“rationality hypotesis”, il secondo come “altruism hypothesis”.<br />

4.1 The Rationality Hypothesis<br />

Questo mo<strong>del</strong>lo si fonda sull’indebolimento <strong>del</strong>l’ipotesi <strong>del</strong>la conoscenza condivisa<br />

<strong>del</strong>la razionalità di tutti gli individui coinvolti <strong>nel</strong>l’interazione. Come<br />

abbiamo analizzato <strong>nel</strong>la sezione 3, è proprio l’uso in modo iterato di questa<br />

ipotesi a rendere d l’unica strategia dominante <strong>nel</strong> gioco <strong>del</strong> DP ripetuto in modo<br />

finito. La versione proposta da Andreoni and Miller (1993) assume che ci sia<br />

un’informazione incompleta sui “tipi” dei giocatori, e che sia i sia j assegnino<br />

una probabilità δ > 0 al fatto che l’avversario possa essere altruista (cioè, per<br />

come abbiamo caratterizzato finora la razionalità individuale, irrazionale). L’altruismo<br />

potrebbe esprimersi ad esempio come l’uso da parte <strong>del</strong>l’altro giocatore<br />

<strong>del</strong>la strategia tit-for-tat. In questi casi, un giocatore potrebbe avere interesse a<br />

fingere di essere altruista, e quindi cooperare <strong>nel</strong>le prime ripetizioni <strong>del</strong> DP, per<br />

costruirsi una reputazione di “cooperatore“ e poi poter poi defezionare negli ultimi<br />

turni. L’ipotesi <strong>del</strong>la “reputation building” è consistente con la razionalità<br />

individuale, perché un giocatore massimizza la propria funzione di utilità se defeziona<br />

quando l’avversario coopera, e quindi ha un incentivo a indurre l’altro<br />

giocatore a “fidarsi” per poi ingannarlo. Questo mo<strong>del</strong>lo può dunque spiegare<br />

la cooperazione nei primi turni di un DP ripetuto in modo finito senza dover<br />

ammettere l’esistenza di individui realmente altruisti o irrazionali: è infatti sufficiente<br />

che la probabilità soggettiva che ogni giocatore assegna alla possibilità<br />

4


che glil altri siano altruisti sia abbastanza elevata. L’indebolimento <strong>del</strong>l’ipotesi<br />

<strong>del</strong>la conoscenza condivisa sembra anche ridurre l’astrazione <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo, come<br />

nota Binmore (2007). Andreoni e Miller mostrano il potere predittivo <strong>del</strong>l’ipotesi<br />

<strong>del</strong>la “reputation builiding” per un esperimento che prevede che 14 soggetti<br />

giochino fra di loro serie di DP ripetuto dieci volte per un totale di 200 interazioni.<br />

In queste condizioni vi è un forte incentivo alla creazione di reputazione e<br />

la cooperazione diventa un “equilibrio reputazionale” <strong>del</strong> gioco. Particolarmente<br />

rilevante per l’adeguatezza <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo è l’osservazione che quando gli individui<br />

<strong>nel</strong> gruppo possono riconoscersi tra loro il tasso di cooperazione cresce notevolmente<br />

rispetto a quanto avviene <strong>nel</strong>lo stesso gioco fra estranei, in cui non vi è<br />

la possibilità di costruirsi una reputazione di cooperatori.<br />

4.2 The Altruism Hypothesis<br />

Il mo<strong>del</strong>lo costruito <strong>nel</strong>la sezione precedente non è però in grado di spiegare<br />

la cooperazione <strong>nel</strong> DP non ripetuto. Inoltre, sotto l’ipotesi <strong>del</strong>la “reputation<br />

building”, man mano che gli individui vengono a conoscenza <strong>del</strong>l’effettiva distribuzione<br />

dei “tipi” di giocatori all’interno <strong>del</strong> gruppo e <strong>del</strong> fatto che non esistono<br />

giocatori altruisti, la defezione dovrebbe verificarsi sempre prima <strong>nel</strong> gioco e la<br />

cooperazione dovrebbe sparire. Invece il tasso di cooperazione si abbassa con<br />

il proseguire <strong>del</strong>le interazioni ma senza mai annullarsi <strong>del</strong> tutto (Andreoni and<br />

Miller (2006)). Partendo da evidenze sperimentali di comportamenti altruistici,<br />

si possono costruire dei mo<strong>del</strong>li che incorporino l’altruismo <strong>nel</strong>le preferenze<br />

individuali degli agenti.<br />

Come sintetizzato Andreoni and Miller (2006) , la maggior parte dei mo<strong>del</strong>li<br />

alternativi di altruismo appartengono o tentano un’integrazione tra tre mo<strong>del</strong>li<br />

base:<br />

• Altruismo puro. Sia pi il risultato in termini di utilità di un giocatore i.<br />

In questo mo<strong>del</strong>lo, ui = pi + αpj, con 0 ≤ α ≤ 1. Questo significa che i si<br />

cura direttamente <strong>del</strong> risultato <strong>del</strong>l’altro giocatore j, in modo direttamente<br />

proporzionale al valore <strong>del</strong> parametro α.<br />

• Dovere. ui = pi+α, dove α ≥ 0 ogni volta che i coopera, e α = 0 altrimenti.<br />

Questo mo<strong>del</strong>lo cerca di descrivere la situazione in cui i sente un obbligo<br />

“morale” a cooperare.<br />

• Altruismo reciproco. ui = pi + α, dove α ≥ 0 se sia i sia il suo avversario<br />

cooperano, e α = 0 altrimenti. Questo tipo di altruismo è anche definito<br />

“mutual altruism”.<br />

Analizzeremo brevemente un mo<strong>del</strong>lo di preferenze altruiste e in seguito<br />

esporremo alcune considerazioni sul mo<strong>del</strong>lo <strong>del</strong>l’altruismo puro.<br />

4.2.1 Mo<strong>del</strong>lo altruistico di Andreoni e Samuelson<br />

Il mo<strong>del</strong>lo costruito da Andreoni e Samuelson ha come punto di partenza le<br />

seguenti evidenze empiriche che intende giustificare:<br />

5


• una rilevante proporzione di individui coopera <strong>nel</strong> DP non ripetuto.<br />

• i giocatori sono eterogenei, cioè alcuni cooperano o defezionano in ogni caso<br />

e altri sono “cooperatori condizionali”, <strong>nel</strong> senso che sono più propensi a<br />

cooperare in determinate condizioni piuttosto che in altre.<br />

L’intento degli autori è quello di costruire <strong>del</strong>le funzioni di utilità individuali<br />

che tengano conto di questi risultati e siano consistenti con la cooperazione<br />

<strong>nel</strong> DP ripetuto (<strong>nel</strong> caso preso in considerazione in Andreoni and Samuelson<br />

(2006), il DP è ripetuto per due volte). Assumiamo che le utilità individuali di<br />

due giocatori <strong>nel</strong> DP non ripetuto siano, rispettivamente, per c e d:<br />

c : π(c, ϱ, α) e d : π(d, ϱ, α)<br />

dove ϱ è la probabilità soggettiva che l’agente attribuisce al fatto che l’avversario<br />

cooperi, e α è un parametro che caratterizza il tipo <strong>del</strong> giocatore. Infatti α<br />

rappresenta la probabilità di cooperazione <strong>del</strong>l’avversario sotto l’ipotesi <strong>del</strong>la<br />

quale un individuo preferisce cooperare invece che defezionare. Se α < 0 significa<br />

che un agente preferisce cooperare indipendente dalla probabilità che il suo<br />

avversario faccia il contrario; se α > 1, il giocatore defeziona sempre; se α ∈<br />

(0, 1), l’agente preferisce a volte c e a volte d a seconda <strong>del</strong>la probabilità che<br />

l’altro giocatore cooperi. In altre parole, un giocatore di tipo α è indifferente tra<br />

c e d quando la probabilità che l’avversario cooperi è α, cioè:<br />

π(c, α, α) = π(d, α, α).<br />

Possiamo definire il primo tipo di giocatori come “altruisti puri” e l’ultimo come<br />

“cooperatori condizionali”. La funzione π(z, ϱ, α) con z ∈ (c, d) è una quindi una<br />

funzione di utilità prevista. Possiamo infatti considerare le funzioni ˜π(c, c, α)<br />

e ˜π(c, d, α) come le utilità di (c, c) e (c, d) rispettivamente. L’utilità prevista,<br />

quando l’avversario coopera con la probabilità ϱ è dunque:<br />

ϱ˜π(c, c, α) + (1 − ϱ)˜π(c, d, α) = π(c, ϱ, α)<br />

Analogamente per l’utilità prevista di d.<br />

Questo mo<strong>del</strong>lo descrive la situazione in cui alcuni giocatori cooperano in<br />

ogni caso, altri non cooperano mai ma soprattutto alcuni individui preferiscono<br />

la cooperazione reciproca alla non cooperazione, ma non sono altruisti indipendentemente<br />

dal comportamento degli altri individui coinvolti <strong>nel</strong>l’interazione.<br />

L’uso di questo mo<strong>del</strong>lo è consistente con la cooperazione almeno <strong>nel</strong> primo dei<br />

due periodi <strong>del</strong> DP ripetuto (per i risultati sperimentali si veda ) e con le due<br />

evidenze sperimentali che Andreoni e Samuelson intendevano giustificare.<br />

4.2.2 Altruismo puro<br />

Il mo<strong>del</strong>lo <strong>del</strong>l’altruismo reciproco, detto anche “mutualismo”, è intuitivamente<br />

consistente con la massimizzazione <strong>del</strong>l’utilità individuale quando assumiamo<br />

che le interazioni vengano ripetute più volte tra gli stessi individui. La strategia<br />

6


tit-for-tat per un gioco ripetuto è un esempio “ragionevole” di altruismo reciproco<br />

1 . Più difficili da giustificare sono invece le forme che Andreoni e Samuelson<br />

definiscono di “altruismo puro”, che risulterebbere invece completamente irrazionali<br />

dal punto di vista dei singoli agenti. Anche se abbiamo analizzato<br />

un mo<strong>del</strong>lo formale di come questa cooperazione incondizionata possa essere<br />

incorporata <strong>nel</strong>le preferenze di un giocatore (in particolare quando si pone il<br />

parametro α < 0), potremmo chiederci se esitano realmente indivdui completamente<br />

altruisti, o se ogni forma di cooperazione possa essere spiegata in modo<br />

esaustivo e sostenuta solo da forme di altruismo reciproco.<br />

Gintis in numerosi articoli (Gintis (2000), Bowles and Gintis (2003), Bowles<br />

and Gintis (2006)) porta <strong>del</strong>le evidenze sperimentali di fenomeni di altruismo<br />

puro, fra cui la cooperazione <strong>nel</strong> DP non ripetuto, e ne propone una spiegazione<br />

di tipo evolutivo (cioè come esito di un processo di evoluzione). Gintis definisce<br />

l’altruismo puro come “strong reciprocity”, per differenziarlo dalla “weak reciprocity”<br />

(altruismo reciproco). Gli individui che sono “strong reciprocators”<br />

non solo massimizzano direttamente le funzioni di utilità degli altri giocatori,<br />

ma, secondo la caratterizzazione di Gintis, sono anche disposti a punire i non<br />

cooperatori a qualche costo in termini di utilità per se stessi. Nel mo<strong>del</strong>lo costruito<br />

in Gintis (2000) e Bowles and Gintis (2003), un numero n di individui gioca<br />

ripetutamente il DP; la “punizione” inflitta a chi non coopera è l’esclusione dal<br />

gruppo. Si assume inoltre che il gruppo sia sufficientemente piccolo perché i<br />

comportamenti di tutti gli individui siano osservabili. Non potendo in questo<br />

seminario formalizzare e analizzare <strong>nel</strong>lo specifico tutte le condizioni <strong>del</strong> mo<strong>del</strong>lo<br />

di Gintis, ci limitiamo a fornirne un’idea intuitiva (per la dimostrazione Gintis<br />

(2000)). L’ipotesi da cui parte Gintis è che in condizioni di crisi per una popolazione<br />

o per un gruppo di individui, la cooperazione è ancora più necessaria<br />

e utile per tutti i membri <strong>del</strong> gruppo che corre un rischio di estinzione o di<br />

scioglimento. Al diminuire però <strong>del</strong>la probabilità che le interazioni con gli stessi<br />

individui vengano ripetute in futuro (cioè quando, analogamente ai mo<strong>del</strong>li che<br />

abbiamo analizzato in precedenza di DP finitamente ripetuto, si avvicinano i<br />

turni finali <strong>del</strong> gioco), la cooperazione diventa strategicamente meno vantaggiosa<br />

sia dal punto di vista <strong>del</strong>la “reputation building” sia dal punto di vista<br />

<strong>del</strong>l’altruismo reciproco. Se la sopravvivenza <strong>del</strong> gruppo fosse dunque determinata<br />

unicamente da questi due fenomeni, esso si estinguerebbe. Gintis dimostra<br />

invece come la presenza di una percentuale fissa di “strong reciprocators” possa<br />

“salvare” il gruppo da questa sorte nei momenti in cui è a rischio di estinzione.<br />

Questo elemento, (il rischio di estinzione), che Gintis ritiene sufficientemente realistico<br />

(in particolare fa rifrimento a piccole comunità di raccoglitori-cacciatori),<br />

costituisce la chiave per una plausibile spiegazione in termini evolutivi <strong>del</strong>la<br />

“strong reciprocity”.<br />

Totale parole: 2452<br />

1 Risulta da evidenze sperimentali che tit-for-tat è una strategia “imbattibile” <strong>nel</strong> <strong>Dilemma</strong><br />

<strong>del</strong> <strong>Prigioniero</strong>. Si confronti Axelrod, The evolution of cooperation, 1984.<br />

7


Riferimenti bibliografici<br />

[Andreoni and Samuelson (1993)] J. Andreoni and J. H. Miller, Rational Cooperation<br />

in the Finitely repeated Prisoner’s <strong>Dilemma</strong>: Experimental<br />

Evidence, in The Economic Journal, No. 103, 1993, pp. 570-585<br />

[Andreoni and Samuelson (2006)] J. Andreoni and L. Samuelson, Building Rational<br />

Cooperation, in Journal of Economic Theory, No. 127, 2006, pp.<br />

117-158<br />

[Binmore (2007)] K. Binmore, Playing for Real, Oxford University Press, 2007,<br />

pp.319-346<br />

[Bowles and Gintis (2003)] S. Bowles and H. Gintis, The Evolution of Strong<br />

Reciprocity: Cooperation in Heterogeneous Populations, in Theoretical<br />

Population Biology, No. 65 , 2003, pp.17-38<br />

[Bowles and Gintis (2006)] S. Bowles, Samuel and H. Gintis, The Evolutionary<br />

Basis of Collective Action in The Oxford Handbook of Political<br />

Economy, Oxford University Press, 2006<br />

[Gintis (2000)] H. Gintis, Strong Reciprocity and Human Sociality, in Journal<br />

of Theoretical Biology, No. 206, 2000, pp. 169-179<br />

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