Un amore innocente - Mario Biondi
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età e dimensioni —, in un lungo serpente danzante che si snodava gaio per tutto<br />
il prato, tra il colorato ghirigoro dei tappeti stesi sull’erba.<br />
E bottiglie di liquore all’anice e di vino bianco che venivano passate dappertutto.<br />
Biko ne aveva rubata una dalla cambusa dell’Eaux Douces e l’aveva<br />
portata lì. Il vino se l’erano praticamente scolato tutto lui e il cugino Alexis, rifacendo<br />
il verso ai tronfi galli impegnati nelle danze, ma anche lei, pur rifiutandosi<br />
categoricamente di scrollare le spalle e il ventre in quella maniera così<br />
comica, ne aveva voluto assaggiare un po’ di nascosto.<br />
Per una giovane francese il vino bianco non rappresentava certamente una<br />
novità. Come invece la rappresentava forse per l’istanbulino Alexis Karatodori,<br />
poco brillante allievo del liceo francese di Galatasaray. Si era infatti messo a<br />
cantare a squarciagola, in ginocchio davanti a lei, con le braccia spalancate, gli<br />
occhi accesi e sulle guance un’espressione rapita che risultava ridicolissima in<br />
mezzo ai brufoli e attraverso il folto vello di peluria. Lei lo aveva osservato<br />
freddamente, senza fare nulla, mentre Biko era scoppiato, a ridere e gli aveva<br />
versato sulla testa quanto rimaneva della bottiglia, non più di qualche goccia.<br />
Ma Alexis si era inferocito e aveva cominciato a inseguirlo tra i fuochi, coprendolo<br />
di insulti greci o turchi (come distinguere le due lingue?).<br />
C’erano fuochi dappertutto, infatti, di legna o carbonella, e un numero<br />
infinito di griglie, da cui si levavano nuvolaglie di fumo e fetori di carne e pesce<br />
bruciacchiati, che si spandevano ovunque tra i bei prati e i grandi alberi pieni<br />
di verde e fiori. Cibo a profusione, della più varia natura, offertole da un brulicare<br />
di mani, con un profluvio di sorrisi, ma lei non intendeva certamente trasformarsi<br />
in una gigantesca pera come quasi tutte le zie Kaino, Karatodori e<br />
Dubon-Dubonnori presenti e impegnate a scrollare le cicce nella danza. Tranne,<br />
naturalmente, la bellissima e fosca zia Dora, che non aveva affatto la figura<br />
di una pera, ma piuttosto di un giunco, e nella danza appariva affascinante,<br />
magica, ricercatissima dai ballerini.<br />
Era tornato, Alexis, trascinando davanti a sé un lamentoso Biko piegato in<br />
due, con un braccio ritorto dietro la schiena. L’aveva fatto inginocchiare nell’erba<br />
davanti a lei e gli aveva ingiunto di chiederle scusa. A lei? Di che cosa? Il<br />
suo amato Biko! Era veramente arrivato il momento di farlo ansimare ancora<br />
una volta, quel baffuto maialetto istanbulino.<br />
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