Scarica la rivista - FMA Figlie di Maria Ausiliatrice
Scarica la rivista - FMA Figlie di Maria Ausiliatrice
Scarica la rivista - FMA Figlie di Maria Ausiliatrice
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
a cura <strong>di</strong> Adriana Nepi<br />
LIBRI / I CLASSICI<br />
Carlo Lorenzini<br />
LE AVVENTURE DI PINOCCHIO<br />
Risulta che molti dei nostri giovani non hanno<br />
letto il famoso libro del Collo<strong>di</strong> (pseudonimo<br />
dello scrittore Carlo Lorenzini). È<br />
un libro che ormai interessa gli adulti (esiste<br />
su <strong>di</strong> esso una ricca letteratura interpretativa)<br />
piuttosto che i bambini, i quali preferiscono<br />
i cartoni animati. Come mai, anzitutto,<br />
una storia nata dal<strong>la</strong> prosaica necessità<br />
<strong>di</strong> pagare i debiti è <strong>di</strong>ventata quasi per<br />
caso un capo<strong>la</strong>voro? Una storia dall’epilogo<br />
scopertamente moralistico (chi non ha<br />
trovato un po’ deludente il ragazzino perbene<br />
che si pavoneggia davanti al povero<br />
burattino accasciato su una seggio<strong>la</strong>?) eppure<br />
immune dall’uggia dei libri educativi<br />
d’una volta. Il racconto scorre qui con <strong>la</strong> naturalezza<br />
delle cose viste in sogno: un<br />
grillo par<strong>la</strong>nte e i carabinieri che t’inseguono,<br />
ragazzi svogliati trasformati in ciuchini,<br />
<strong>la</strong> fata dai capelli turchini con una lumaca<br />
come portinaia. Una storia dove <strong>la</strong> logica<br />
può essere tranquil<strong>la</strong>mente sacrificata alle<br />
esigenze dei piccoli lettori. Furono infatti le<br />
loro proteste, quando il burattino finì morto<br />
per impiccagione, che obbligarono l’autore<br />
a risuscitarlo in una puntata successiva<br />
del Giornalino. Dove, quando si svolge<br />
il racconto? Manca un’ambientazione storica,<br />
proprio come avviene nelle favole. Eppure<br />
i personaggi sono “veri” e incarnano,<br />
in bene e in male, sentimenti e passioni universali:<br />
l’amore paterno, che trasforma il bizzoso<br />
Geppetto in un babbo affettuoso e paziente<br />
non appena ha dato vita al suo burattino,<br />
<strong>la</strong> generosità volubile e incostante<br />
dei ragazzi; <strong>la</strong> forza <strong>di</strong> suggestione del<br />
male, <strong>la</strong> cattiveria squallida e astuta dei malvagi.<br />
Insomma, un libro che vale ancora <strong>la</strong><br />
pena <strong>di</strong> leggere o… rileggere.<br />
ANNO LVIII • MENSILE / SETTEMBRE OTTOBRE 2011<br />
LIBRI / NOVITÀ<br />
P. Mastroco<strong>la</strong><br />
TOGLIAMO IL DISTURBO<br />
Saggio sul<strong>la</strong> libertà <strong>di</strong> non stu<strong>di</strong>are<br />
Ed. Guanda 2011<br />
Si ritrova, in questo saggio dal tono simpaticamente<br />
provocatorio, lo stesso brio, <strong>la</strong><br />
stessa felice imme<strong>di</strong>atezza che caratterizza<br />
le opere narrative dell’autrice. Il libro<br />
si artico<strong>la</strong> in tre parti: <strong>la</strong> prima descrive <strong>la</strong><br />
scuo<strong>la</strong> così com’è oggi, a cominciare dal<br />
fatto che si organizzano corsi d’ortografia<br />
per gli studenti universitari; <strong>la</strong> seconda ripercorre<br />
l’ultimo mezzo secolo per interrogarsi<br />
sul “come è andata?”, come cioè siamo<br />
potuti arrivare a questo punto; <strong>la</strong> terza<br />
affronta il “che fare?”. Ed ecco, <strong>di</strong>chiara<br />
l’autrice, <strong>la</strong> “mia modesta proposta”, molto<br />
personale e controcorrente. Si cominci<br />
a sgombrare il terreno da tre equivoci,<br />
tre macigni, li chiama. Primo: una cosa è<br />
l’obbligo sco<strong>la</strong>stico, altra il liceo dell’obbligo.<br />
Troppi “liceali forzati” frequentano<br />
oggi <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>. Secondo macigno: il <strong>di</strong>ffuso<br />
pregiu<strong>di</strong>zio che il <strong>la</strong>voro manuale sia<br />
meno onorevole dell’aver conseguito una<br />
<strong>la</strong>urea, e che i mestieri siano meno “nobili<br />
“ delle professioni. Terzo macigno: <strong>la</strong> scarsa<br />
attenzione ai pochi che amano stu<strong>di</strong>are,<br />
i quali hanno pure <strong>di</strong>ritto a uno stu<strong>di</strong>o<br />
non piattamente omologato. Dunque, un<br />
ritorno a una scuo<strong>la</strong> c<strong>la</strong>ssista e <strong>di</strong>scriminatoria?<br />
No, ma una scuo<strong>la</strong> che non sia solo<br />
funzionale all’utile: il <strong>la</strong>voro, <strong>la</strong> posizione<br />
sociale, il guadagno; sia un luogo dove ciascuno<br />
possa <strong>di</strong>ventare ciò che è, sia veramente<br />
libero <strong>di</strong> scegliere, da dove possa<br />
uscire un operaio o un artigiano che, rincasando<br />
sod<strong>di</strong>sfatto dopo un <strong>la</strong>voro ben<br />
eseguito, sia anche in grado <strong>di</strong> godersi una<br />
sinfonia <strong>di</strong> Mozart … Una tale scuo<strong>la</strong>, è evidente,<br />
potrebbe uscire solo da una società<br />
risanata. Ma sognar<strong>la</strong> è il primo passo per<br />
avviarsi a cambiar<strong>la</strong>!<br />
comunicare scaffale<br />
43