PARCO ADAMELLO A cura di Dario Furlanetto Nel novembre del ...
PARCO ADAMELLO A cura di Dario Furlanetto Nel novembre del ...
PARCO ADAMELLO A cura di Dario Furlanetto Nel novembre del ...
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
<strong>PARCO</strong> <strong>ADAMELLO</strong><br />
A <strong>cura</strong> <strong>di</strong><br />
<strong>Dario</strong> <strong>Furlanetto</strong><br />
<strong>Nel</strong> <strong>novembre</strong> <strong>del</strong> 1983 la Regione Lombar<strong>di</strong>a si dotava, attraverso la Legge<br />
regionale n°86, <strong>di</strong> un “Piano Generale <strong>del</strong>le Aree Protette”, istituendo<br />
contestualmente il Parco Adamello.<br />
Ciò dava corpo al tassello centrale <strong>di</strong> un sistema territoriale unico, non solo<br />
nell’intero arco alpino, ma in Europa, per vastità e ricchezza <strong>di</strong> bio<strong>di</strong>versità, <strong>di</strong><br />
paesaggi e <strong>di</strong> culture. Infatti, attraverso il Parco Adamello, quattro aree protette<br />
venivano messe in continuità <strong>di</strong> ambienti e confini: il Parco Nazionale Svizzero<br />
<strong>del</strong>l’Enga<strong>di</strong>na, il Parco Nazionale <strong>del</strong>lo Stelvio, il Parco Naturale Adamello - Brenta<br />
in Trentino ed il Parco <strong>del</strong>l'Adamello lombardo. Oggi, questo “Sistema <strong>di</strong> Aree<br />
protette” vanta una superficie complessiva <strong>di</strong> oltre 2500 km 2 favorendo la<br />
conservazione <strong>di</strong> un insieme <strong>di</strong> ecosistemi tra i più preziosi <strong>del</strong>la catena alpina.<br />
Oggi, il Parco Adamello si estende su circa 510 Kmq <strong>di</strong> superficie nella porzione<br />
lombarda <strong>del</strong> massiccio <strong>del</strong>l'Adamello e lungo le vallate che da questo scendono sino<br />
al fiume Oglio, in Valle Camonica, in Provincia <strong>di</strong> Brescia.<br />
Il Parco rientra negli ambiti amministrativi <strong>di</strong> 19 Comuni e dentro i confini <strong>del</strong>l’AP<br />
risiedono complessivamente poco più <strong>di</strong> 6.000 abitanti. La gestione <strong>del</strong>l’Ente è stata<br />
affidata dalla Regione Lombar<strong>di</strong>a alla Comunità Montana <strong>di</strong> Valle Camonica con<br />
sede a Breno, dove vi sono anche gli uffici amministrativi e tecnici <strong>del</strong>l’Ente.<br />
L’ambiente e il paesaggio.<br />
La parte nord <strong>del</strong> massiccio <strong>del</strong>l’Adamello è caratterizzata da rocce intrusive <strong>di</strong><br />
natura cristallina, tra le quali spicca la tonalite. La tonalite è un’ottima pietra da<br />
costruzione e la stragrande maggioranza <strong>del</strong>le case degli antichi centri alpini, <strong>del</strong>le<br />
cascine, dei muri che sostengono le terre agricole strappate ai versanti <strong>del</strong>la<br />
montagna, è costruita in tonalite. Persino le <strong>di</strong>ghe realizzate nella prima metà <strong>del</strong><br />
secolo scorso per produrre energia elettrica vennero realizzate, o perlomeno rivestite,<br />
principalmente in tonalite. Queste opere, unitamente al patrimonio <strong>di</strong> conoscenze che<br />
perpetrano la lavorazione locale <strong>di</strong> questa pietra, oggi rappresentano un tutt’uno <strong>di</strong><br />
grande valore paesaggistico e storico per il territorio protetto.<br />
Ma ciò che domina con possanza il paesaggio <strong>del</strong>l’alto Adamello sono i ghiacciai.<br />
L’insieme <strong>del</strong> complesso glaciale, vasto oltre 17 Kmq, è costituito da due ambiti<br />
principali: il ghiacciaio <strong>del</strong>l’Adamello propriamente detto con il Pian <strong>di</strong> Neve,<br />
pressoché interamente in territorio lombardo ed il Ghiacciaio <strong>del</strong>la Lobbia, esposto<br />
sul versante orientale, in Provincia <strong>di</strong> Trento. Dal ghiacciaio principale si <strong>di</strong>partono<br />
varie lingue glaciali che tracimano verso le valli sottostanti. Da nord verso sud in<br />
1
senso antiorario, le lingue glaciali che dominano le testate <strong>del</strong>le valli e che<br />
costituiscono la raggiera lombarda <strong>del</strong> Parco sono: la Vedretta <strong>del</strong> Pisgana, con la<br />
sottostante valle <strong>del</strong> Narcanello, la Vedretta <strong>del</strong> Venerocolo, la Vedretta d’Aviolo e<br />
quella <strong>del</strong> Salarno, per terminare con la Vedretta più meri<strong>di</strong>onale, quella <strong>del</strong>l’Adamé.<br />
Sebbene, a causa dei cambiamenti climatici in corso e <strong>del</strong> conseguente ritiro che in<br />
tutte le montagne <strong>del</strong> mondo si manifesta con la <strong>di</strong>minuzione o ad<strong>di</strong>rittura la<br />
scomparsa dei ghiacciai, il ghiacciaio <strong>del</strong>l’Adamello abbia perso le <strong>di</strong>mensioni<br />
imponenti che aveva all’inizio <strong>del</strong> secolo XVIII, lo spettacolo che ancora oggi si<br />
rappresenta ai nostri occhi è imponente: lo spessore <strong>del</strong> ghiaccio <strong>del</strong>l’Adamello arriva<br />
sino a 250 metri.<br />
Il paesaggio glaciale sin qui brevemente descritto è dominato dalla cima<br />
<strong>del</strong>l’Adamello (3539 metri) e dalla corona <strong>di</strong> vette, non meno imponenti, che<br />
circondano i ghiacci. Le tre Lobbie, il Monte Mandrone, la Punta <strong>del</strong> Venerocolo, il<br />
Corno Miller e il Monte Fumo danno corpo ad un insieme gran<strong>di</strong>oso, dove nevi e<br />
rocce, profon<strong>di</strong>tà e lontananze, rappresentano uno scenario unico anche per il sistema<br />
alpino.<br />
Se, alle quote più elevate è il manto glaciale <strong>del</strong>l’Adamello e la sua corona <strong>di</strong> cime,<br />
tutte svettanti ben oltre i 3.500 metri <strong>di</strong> altezza, a dominare il paesaggio, più a valle<br />
sono le imponenti morene, i depositi <strong>di</strong> limo glaciale, i torrenti e i laghi, a<br />
rappresentare, muti testimoni, l’azione che i ghiacci hanno operato nel corso dei<br />
millenni sulle geografie montane. Le testate <strong>del</strong>le valli culminanti al Pian <strong>di</strong> Neve<br />
sono caratterizzate da seraccate, crepacci, cortine rocciose, bastioni <strong>di</strong> ghiaccio e<br />
pareti verticali che si presentano alla vista in modo severo e gran<strong>di</strong>oso.<br />
Le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> relativo isolamento e impenetrabilità <strong>del</strong>le valli settentrionali <strong>del</strong><br />
Parco costituiscono un elemento che favorisce la presenza <strong>di</strong> fauna selvatica <strong>di</strong><br />
grande pregio e interesse: stambecchi e camosci, cervi e caprioli, pernici bianche,<br />
galli forcelli e aquile reali abitano le cenge più inaccessibili e gli ambiti forestali<br />
meglio conservati. Anche l’orso, proveniente dalle reintroduzioni effettuate dal<br />
contermine Parco Adamello Brenta trentino, frequenta sempre più spesso le vallate<br />
<strong>del</strong> Parco e c’è da scommettere che presto anche il lupo e la lince faranno la loro<br />
apparizione. Se ciò è in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> elevata qualità ambientale, pur tuttavia costituisce un<br />
ulteriore elemento <strong>di</strong> preoccupazione per le già provate economie agricole valligiane<br />
e starà alla capacità e sensibilità <strong>del</strong> Parco riuscire tutelare i gran<strong>di</strong> carnivori senza<br />
che ciò intacchi ulteriormente le già precarie economie pastorali.<br />
Due sono gli elementi <strong>di</strong> forte impatto esercitati dall’azione umana sulle vette, sui<br />
ghiacci e sulle testate <strong>del</strong>le valli alpine che hanno mo<strong>di</strong>ficato, in modo per certi<br />
aspetti irreversibile, le terre alte <strong>del</strong> complesso adamellino: le opere <strong>di</strong> sfruttamento<br />
<strong>del</strong>le acque e la “Grande Guerra”.<br />
Questi territori, contrariamente ad altre zone alpine, furono “scoperti” in ritardo e<br />
rimasero inviolati sino al 1864, anno in cui un giovane tenente austriaco, Julius Pajer,<br />
mise piede per primo sulla vetta adamellina, dando così il via ad una serie <strong>di</strong><br />
2
ascensioni che, nel corso dei successivi trenta anni, portarono a descriverne e<br />
mapparne l’intero sistema.<br />
Fu anche sui risultati <strong>di</strong> quelle ascensioni e scoperte che vennero poste le basi<br />
cartografiche e tecniche per lo sfruttamento, iniziato già ai primi <strong>del</strong> ‘900, <strong>del</strong>la<br />
straor<strong>di</strong>naria ricchezza <strong>di</strong> acque rappresentata dai ghiacciai <strong>del</strong>l'Adamello.<br />
Se è vero che le acque <strong>del</strong> complesso montuoso, da sempre, avevano costituito una<br />
<strong>del</strong>le ricchezze <strong>del</strong>la Valle Camonica che, grazie a giacimenti minerari <strong>di</strong> ferro ed<br />
altri metalli ed al legname dei suoi boschi, aveva sin dalla preistoria fatto uso <strong>di</strong> tali<br />
risorse, è anche vero che l'acqua era servita essenzialmente per azionare le ruote dei<br />
mulini e dei magli, per trasportare a valle il legname con tecniche <strong>di</strong> fluitazione, per<br />
irrigare i terreni; tutto ciò aveva mo<strong>di</strong>ficato molto lentamente ed in modo tutto<br />
sommato parziale territori e paesaggi.<br />
Ma, a partire dai primi <strong>del</strong> '900, la “preistoria” alpina finì e fu proprio la “Grande<br />
Guerra” a sancirne drammaticamente la conclusione: l’evento bellico costituì, infatti,<br />
la perfetta saldatura tra tecniche ingegneristiche, tecniche esplorativo - alpinistiche e<br />
tecniche militari.<br />
Non a caso è in pieno fermento industriale che la guerra irrompe con tutta la sua<br />
carica <strong>di</strong>struttrice anche tra le pareti vertiginose e tra i ghiacci alpini: per la prima<br />
volta nella storia <strong>del</strong>l’umanità, le vette e i ghiacciai <strong>di</strong>vengono luogo strategico per il<br />
controllo <strong>del</strong>le risorse e quin<strong>di</strong> sede <strong>di</strong> battaglie e <strong>di</strong> scontri.<br />
E’ proprio in tali ambiti, climaticamente e ambientalmente estremi, che dal giugno<br />
1915 al <strong>novembre</strong> 1918 si combatte tra italiani e austriaci. Oggi, <strong>di</strong> tali battaglie<br />
rimangono sul territorio numerose e profonde tracce: trincee, mulattiere, postazioni<br />
d’artiglieria, gallerie, resti <strong>di</strong> costruzioni e baraccamenti, residuati bellici.<br />
Alla fine <strong>del</strong>la “Grande Guerra” il <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> sfruttamento <strong>del</strong>le acque adamelline,<br />
previsto da potenti compagnie elettriche, prenderà corpo con rinnovato vigore. Gli<br />
interventi messi in atto daranno origine ad un insieme <strong>di</strong> strade, <strong>di</strong> <strong>di</strong>ghe, <strong>di</strong> laghi<br />
artificiali o artificializzati, <strong>di</strong> gallerie <strong>di</strong> gronda, <strong>di</strong> condotte e <strong>di</strong> centrali, che<br />
trasformeranno ra<strong>di</strong>calmente il paesaggio alpino, tanto da attribuirgli ad<strong>di</strong>rittura, in<br />
alcune valli, un connotato industriale.<br />
Se ciò, da una parte, oggi costituisce una sorta <strong>di</strong> monumento all’ingegneria idraulica,<br />
dall’altro ha trasformato per sempre e con tale profon<strong>di</strong>tà il paesaggio da renderne<br />
alcuni tratti irriconoscibili. Basti pensare ai laghi alpini prosciugati per portarne le<br />
acque ad altri laghi creati ex novo per invasarle, ovvero alle numerose valli una volta<br />
ricche <strong>di</strong> torrenti impetuosi e cascate, irrime<strong>di</strong>abilmente perse. Così è avvenuto per la<br />
cascata <strong>del</strong>la valle Adamé, descritta all’inizio <strong>del</strong> secolo scorso dal geologo Wilhelm<br />
Salomon come “….una <strong>del</strong>le più belle e gran<strong>di</strong>ose mai viste sulle Alpi” e <strong>del</strong>la quale<br />
oggi non esiste più nemmeno memoria e per la splen<strong>di</strong>da cascata che, scendendo dal<br />
Piano d’Aviolo, caratterizzava la Val Paghera <strong>di</strong> Vezza d’Oglio.<br />
3
Se, come sopra abbiamo brevemente descritto, la parte a nord <strong>del</strong> gruppo<br />
<strong>del</strong>l’Adamello è dominata dai ghiacciai e dalle rocce tonalitiche, i cui margini<br />
risultano spesso colonizzati da rade specie pioniere adattate a con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita<br />
<strong>di</strong>fficili ed estreme, verso sud il paesaggio geologico è caratterizzato da rocce<br />
se<strong>di</strong>mentarie rappresentate soprattutto da calcari, arenarie, marne e scisti e da molte<br />
altre rocce che danno origine ad un paesaggio geologico multiforme, spesso anche<br />
multicolore, con pochi paragoni in altre aree territorialmente così limitate, tanto da<br />
far proporre <strong>di</strong> inserire tale complesso tra i “Geoparchi” europei.<br />
Tra le emergenze geologiche <strong>del</strong>la zona sud, spicca per maestà e straor<strong>di</strong>naria<br />
bellezza, la vetta <strong>del</strong> Pizzo Ba<strong>di</strong>le, caratterizzata da una massa <strong>di</strong> rocce carbonatiche<br />
attraversata da un filone magmatico visibile sin dal fondovalle, una lingua s<strong>cura</strong><br />
orizzontale <strong>di</strong> grano<strong>di</strong>orite spessa alcune decine <strong>di</strong> metri, nettamente separata dai<br />
bianchi calcari <strong>del</strong>la porzione sommitale <strong>del</strong>la montagna. Qui si ha spettacolare<br />
evidenza <strong>del</strong> tormentato contatto tra rocce magmatiche e se<strong>di</strong>mentarie che ha<br />
determinato l’origine <strong>di</strong> quest’area. Questo fatto arricchisce la zona anche <strong>di</strong><br />
minerali: granati, tormaline, epidoti ed un’infinita varietà <strong>di</strong> quarzi caratterizzano,<br />
soprattutto il territorio tra la Valpaghera <strong>di</strong> Ceto, la Val Malga ed il Lago <strong>del</strong>la Vacca.<br />
Spettacolari ed unici sono i monumenti litologici <strong>del</strong> Monte Asino, conici e<br />
rotondeggianti, costituiti interamente da granito e <strong>del</strong>la Corna bianca, vero e proprio<br />
scoglio marmoreo che si staglia a fianco <strong>del</strong> sentiero che conduce al Lago <strong>del</strong>la<br />
Vacca, emergendo all'improvviso dai pascoli circostanti.<br />
E’ in questa zona, più che nell’area nord <strong>del</strong> Parco, dove il contatto tra rocce <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>versa origine e composizione chimica vede calcari e dolomie mescolarsi a tonaliti e<br />
rocce granitoi<strong>di</strong>, che si viene a determinare una straor<strong>di</strong>naria varietà floristica, non<br />
solo caratterizzata dalla presenza <strong>di</strong> numerose specie rare ed endemiche, ma anche da<br />
un insieme <strong>di</strong> specie floristiche che per varietà e composizione <strong>di</strong> forme e colori sono<br />
in grado <strong>di</strong> influenzare fortemente il paesaggio.<br />
Se i pascoli <strong>del</strong>la zona nord, formati da comunità acidofile dominate dalla Festuca<br />
varia e da lembi <strong>di</strong> prateria a Carex curvula, costituiscono associazioni vegetali nel<br />
complesso abbastanza monotone, i pascoli <strong>del</strong>la zona sud, dominati da Sesleria varia<br />
e da Carici <strong>del</strong>le specie calcarea, sempervirens e firma costituiscono l’apoteosi<br />
floristica <strong>del</strong> Parco, vero scrigno <strong>di</strong> bio<strong>di</strong>versità botanica. Le specie endemiche sono<br />
circa una trentina e moltissime sono le specie ritenute rare o molto rare, sebbene non<br />
endemiche, che qui si trovano in abbondante consorzio.<br />
Soprattutto da maggio a luglio milioni <strong>di</strong> fiori appartenenti a centinaia <strong>di</strong> specie<br />
<strong>di</strong>verse trasformano i pascoli in tavolozze colorate <strong>di</strong> infinite tonalità. La varietà<br />
floristica, che attribuisce a queste zone una grande importanza scientifica e<br />
paesaggistica, data la maestà dei luoghi, non<strong>di</strong>meno rappresenta una ricchezza<br />
economica tutt’altro che <strong>di</strong>sprezzabile per la vita valligiana.<br />
I pascoli costituiscono, infatti, un valore economico che, sebbene residuale, grazie<br />
anche all’ottima fertilità <strong>del</strong> terreno e all'aromaticità <strong>di</strong> molte erbe consente alle<br />
numerose malghe <strong>del</strong>la zona <strong>di</strong> produrre alcuni formaggi rinomati: il Silter,il Casolet,<br />
il Fatulì e le varie formaggelle <strong>di</strong> latte vaccino, pur necessitando ancora <strong>di</strong><br />
4
affinamenti promozionali, rappresentano già oggi una fonte economica remunerativa<br />
e per nulla <strong>di</strong>sprezzabile, ma soprattutto un biglietto da visita gastronomico <strong>di</strong> rilievo,<br />
capace <strong>di</strong> trascinare i molti altri prodotti tipici <strong>del</strong>la Valle.<br />
I pascoli carbonatici presenti nel settore meri<strong>di</strong>onale <strong>del</strong> Parco sono mantenuti nella<br />
loro armoniosa ricchezza <strong>di</strong> forme, colori e paesaggi soprattutto dalla salita annuale<br />
<strong>del</strong> bestiame alle malghe e dalla favorevole esposizione dei versanti.<br />
In quest’ambito vale la pena segnalare per la straor<strong>di</strong>naria cornice paesaggistica in<br />
cui si colloca e per la ricchezza botanica e geologica, il complesso rappresentato dalle<br />
valli Stabio, Ca<strong>di</strong>no, Valbona e alta Valle Caffaro che si caratterizzano per<br />
l’abbondanza <strong>di</strong> alpeggi monticati, <strong>di</strong> pianori erbosi, <strong>di</strong> circhi glaciali e <strong>di</strong> zone umide<br />
<strong>di</strong> eccezionale valore.<br />
A tanto valore floristico e vegetazionale corrisponde anche un elevato valore<br />
faunistico: queste aree e i boschi contermini rappresentano, infatti, l’habitat<br />
d’elezione per i Galliformi alpini, con particolare riferimento alla Coturnice e al<br />
Gallo forcello, sicuri rappresentanti <strong>di</strong> alcune <strong>del</strong>le specie <strong>di</strong> uccelli maggiormente<br />
significative <strong>del</strong> Parco.<br />
Ritornando alla descrizione dei tratti essenziali <strong>del</strong> paesaggio <strong>del</strong>l’Adamello, occorre<br />
ricordare che circa il 40% <strong>del</strong> Parco è coperto da boschi e foreste.<br />
La realtà forestale più elevata <strong>del</strong> versante lombardo <strong>del</strong> complesso adamellino è<br />
costituita da una nutrita varietà <strong>di</strong> specie e <strong>di</strong> formazioni che vengono influenzate<br />
dall’esposizione dei versanti e dal clima, più che dalla composizione dei suoli o<br />
dall’azione <strong>del</strong>l’uomo.<br />
Ad esempio, le porzioni forestali meri<strong>di</strong>onali <strong>del</strong> territorio <strong>del</strong> Parco si trovano a<br />
quote <strong>di</strong> circa 400 m s.l.m. e <strong>di</strong>stano poco meno <strong>di</strong> venti chilometri dal clima sub<br />
me<strong>di</strong>terraneo sostenuto dal Lago d'Iseo, venendone da questo fortemente influenzate.<br />
Ovviamente, anche le <strong>di</strong>verse quote influenzano la presenza <strong>del</strong>le specie arboree,<br />
così, partendo dalle praterie alpine, che in genere si attestano attorno ai 2000 m <strong>di</strong><br />
quota e scendendo verso valle, i primi complessi alberati che si incontrano, in genere<br />
costituiti da ra<strong>di</strong> esemplari, sono costituiti da larici e pini cembri che, man mano che<br />
si scende verso il basso, iniziano a formare popolamenti sempre più densi.<br />
Interessante e da sottolineare è la presenza <strong>del</strong> cembro (Pinus cembra) che, sebbene<br />
presente in forme limitate per estensione e non particolarmente pure, contribuisce a<br />
originare un prezioso e raro ecosistema caratteristico <strong>del</strong> piano subalpino. Sono,<br />
infatti, le cembrete unitamente alle aree a pino mugo, a costituire gli ambienti <strong>di</strong><br />
elezione per specie <strong>di</strong> grande valore faunistico e biologico per il Parco: nocciolaia e<br />
pernice bianca trovano in queste zone il loro ambiente <strong>di</strong> elezione per alimentazione e<br />
rifugio.<br />
Scendendo ulteriormente <strong>di</strong> quota, al paesaggio dominato da larici, mughi e cembri si<br />
sostituiscono le formazioni rappresentate essenzialmente <strong>del</strong>l'abete rosso, formante<br />
spesso boschi puri e <strong>di</strong> grande estensione, sebbene qualche volta inframmezzate da<br />
pascoli e radure punteggiate da e<strong>di</strong>fici rurali, un tempo usati per la fienagione e,<br />
5
spesso, oggi trasformati in case per vacanze.<br />
L'abete rosso domina interi versanti <strong>del</strong>le valli <strong>del</strong>l’Adamello e in questo caso, più<br />
che dal clima e dalla quota, la <strong>di</strong>ffusione è stata favorita dall'uomo che ne ha<br />
selezionato la presenza nel corso dei secoli a danno <strong>di</strong> altre specie, in quanto in grado<br />
<strong>di</strong> fornire legname <strong>di</strong> buona lavorabilità e valido per molti usi.<br />
Scendendo ancora più in basso, il paesaggio forestale dominato dalle conifere lascia<br />
spazio al bosco <strong>di</strong> latifoglie ed in particolare al castagno, che rappresenta quasi<br />
sempre la specie dominante i versanti <strong>del</strong> Parco posti sotto la quota dei 1000 m.<br />
La <strong>di</strong>ffusione <strong>del</strong> castagno è stata anch’essa favorita dall'uomo che vi ricavava i frutti,<br />
legname d’opera e da ardere, tannini. I numerosi castagneti da frutto, ancora presenti<br />
sui versanti maggiormente abitati <strong>del</strong> Parco, sono spesso caratterizzati da alberi<br />
vecchi <strong>di</strong> centinaia d'anni ra<strong>di</strong>cati su prati arborati che, soprattutto nel primo autunno,<br />
si presentano con forme e colori <strong>di</strong> grande impatto scenico.<br />
<strong>Nel</strong> Parco sono ancora attivi e spesso visitabili alcuni dei casotti <strong>di</strong> essicazione e<br />
conservazione <strong>del</strong>le castagne, come pure i mulini ad acqua dove le castagne venivano<br />
macinate dopo l'essicazione per ricavarne farina. Ancora oggi la filiera <strong>del</strong> castagno<br />
costituisce un elemento <strong>di</strong> sicuro valore culturale, testimoniando attivamente uno<br />
degli aspetti più importanti <strong>del</strong>l’interazione uomo – natura – paesaggio che per secoli<br />
ha caratterizzato vaste aree <strong>del</strong>le valli alpine meri<strong>di</strong>onali e che in molti altri contesti è<br />
scomparsa o risulta fortemente degradata e forse irrecuperabile. La situazione <strong>di</strong><br />
ancora relativo valore economico che caratterizza questa pratica in Valle Camonica,<br />
sebbene necessiti <strong>di</strong> ulteriore sostegno, rappresenta uno degli elementi importanti da<br />
<strong>di</strong>fendere e valorizzare nel Parco e nei territori contermini, anche riportando in luce e<br />
ricercando tutti quegli aspetti legati alla produzione culinaria e artigianale che il<br />
castagno sostiene e che, in parte, ancora sono vivi nelle tra<strong>di</strong>zioni <strong>del</strong>la valle.<br />
<strong>Nel</strong>le aree prossimali ai fondovalle dove i terreni sono meno fertili, spesso albergano<br />
boschi <strong>di</strong> latifoglie, quasi sempre governati a ceduo. Le specie principalmente<br />
rappresentate sono frassini, carpini, ciliegi e querce. Sono tutte specie che, ancora<br />
oggi, forniscono ottima legna da ardere, soprattutto come fonte energetica domestica.<br />
Infine, un’ultima forma paesaggistica che ha visto da sempre l’uomo protagonista,<br />
riguarda la coltivazione agricola dei terreni. Per creare superfici pianeggianti ove<br />
lavorare più agevolmente, gli agricoltori nel corso dei secoli hanno realizzato una<br />
infinita serie <strong>di</strong> terrazzamenti che si presentano lungo i versanti assommando<br />
complessivamente a centinaia <strong>di</strong> chilometri. Qui il paesaggio <strong>del</strong> Parco è ancora oggi<br />
caratterizzato da tali terrazzi sostenuti da muretti in pietra a secco, in genere tonalite,<br />
che in alcuni casi rappresentano vere e proprie opere d'arte e <strong>di</strong> ingegneria spontanea.<br />
Su questi terrazzi venivano coltivati cereali, patate e colture orticole; oggi gran parte<br />
<strong>del</strong>l'attività agricola è scomparsa, anche se, grazie al Parco che sostiene e finanzia in<br />
parte gli interventi, da qualche anno si sta assistendo ad interessanti recuperi dei<br />
terrazzi che così tornano ad essere <strong>di</strong>sponibili per nuove coltivazioni, spesso ancora<br />
tutte da inventare, ma che in alcuni casi già vengono de<strong>di</strong>cate a piccoli frutti, fragole,<br />
6
ciliegie ed erbe aromatiche.<br />
Per concludere la nostra presentazione non si può sottacere il fatto che la Valle<br />
Camonica è universalmente nota per possedere la maggiore concentrazione europea<br />
<strong>di</strong> incisioni rupestri preistoriche: migliaia <strong>di</strong> rocce, incise lungo un periodo <strong>di</strong> oltre<br />
6000 anni, raccontano la vita <strong>del</strong> popolo dei Camunni, che abitò la valle in epoca<br />
preromana. Questo patrimonio <strong>di</strong> arte e storia è stato inserito, sin dal 1979, nella lista<br />
dei siti Patrimonio <strong>del</strong>l'Umanità istituita dall'UNESCO. Molti dei siti dove si trovano<br />
le incisioni rupestri sono nel Parco o nei suoi imme<strong>di</strong>ati confini. La storia <strong>di</strong> questa<br />
porzione <strong>del</strong>le Alpi può quin<strong>di</strong> essere letta anche attraverso le rocce incise in epoca<br />
preistorica che denuncia la presenza <strong>del</strong>l’uomo da oltre 10.000 anni, presenza e storia<br />
con la quale il Parco Adamello deve confrontarsi.<br />
Infatti, scoperte archeologiche recenti hanno messo in evidenza che già in epoca<br />
preistorica la montagna venne sfruttata anche alle quote superiori per gli inse<strong>di</strong>amenti<br />
stagionali estivi, mentre villaggi e castellieri, con le attività e le economie sedentarie,<br />
erano collocati nelle fasce altimetriche sottostanti. Ne sono testimonianza il<br />
ritrovamento, proprio all'interno <strong>del</strong> Parco <strong>del</strong>l’Adamello, <strong>di</strong> recinti con gran<strong>di</strong><br />
muraglioni megalitici e fon<strong>di</strong> <strong>di</strong> capanna che, ad una prima analisi, si possono far<br />
risalire alla fine <strong>del</strong>l'Età <strong>del</strong> Bronzo e all'inizio <strong>del</strong>l'Età <strong>del</strong> Ferro.<br />
L'Età <strong>del</strong> Ferro è anche il periodo <strong>di</strong> massima proliferazione <strong>del</strong>l'arte rupestre: le<br />
rocce si arricchiscono <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> figurazioni in uno stile proporzionato e <strong>di</strong>namico.<br />
Intorno al 200 a.C. l'iconografia camuna inizia a decadere: le figure perdono<br />
<strong>di</strong>namicità e <strong>di</strong>vengono sgraziate e ripetitive. Questa fase <strong>di</strong> decadenza potrebbe<br />
essere stata determinata proprio dai primi rapporti con la civiltà romana: una<br />
campagna militare romana contro i Camunni ed altre etnie alpine si concluse con la<br />
definitiva vittoria <strong>di</strong> Roma, nel 16 a.C.<br />
Questo segnò la fine, sia in termini militari che culturali, <strong>del</strong> mondo camuno: la<br />
cultura romana, con la sua organizzazione, la sua economia e la sua religione, permeò<br />
il mondo valligiano che già attraversava una fase <strong>di</strong> decadenza e le antiche tra<strong>di</strong>zioni<br />
furono abbandonate.<br />
Oggi, una serie <strong>di</strong> musei e <strong>di</strong> riserve archeologiche rendono ragione <strong>di</strong> tanta e ricca ed<br />
articolata storia.<br />
La Valle Camonica è anche questo: natura e cultura compenetrate a formare un<br />
unicum <strong>di</strong> importanza straor<strong>di</strong>naria posto nel cuore <strong>del</strong>le Alpi, un “Patrimonio<br />
<strong>del</strong>l’umanità” che ancora attende <strong>di</strong> essere scoperto e valorizzato appieno da<br />
moltissimi citta<strong>di</strong>ni d’Europa.<br />
7