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Amici, rieccoci. Passate bene le vacanze?<br />
Io non mi lamento: un poco al mare e un poco in montagna.<br />
Ma non è che voglia raccontarvi del mio privato.<br />
Colgo invece l'occasione per rifilare un “pollice<br />
su” e un altro “giù” ad alcune situazioni che mi sono<br />
capitate. Così cominciamo ad essere cattivi. Ma anche<br />
buoni...<br />
Cominciamo dal Rifugio del Fargno. Lo conoscete?<br />
Si trova oltre Pintura di Bolognola, guarda<br />
in faccia il monte Bove, ci tira sempre un vento boia<br />
Bene, con un gruppo di amici: giovani e adulti, ingegneri,<br />
giornalisti, impresari edìli, insegnanti, studenti<br />
universitari, dipendenti pubblici, s'è deciso, in un giorno<br />
d'agosto, di fare una scarpinata. Dal Fargno al<br />
monte Priora, passando per le creste. Quasi tre ore di<br />
cammino l'andata, un po' meno il ritorno. Comunque,<br />
mentre tornavamo la fame s'è fatta sentire. È tradizione<br />
“antica” fermarsi a mangiare in un ristorante. Cosa<br />
di meglio del Rifugio del Fargno? Esatto: cosa di meglio?<br />
Descrivo i piatti: polenta con salsicce: stupenda!<br />
Formaggi locali (pecorino, soprattutto): deliziosi! Vino<br />
rosso (stupidamente non ricordo la casa): comunque,<br />
prelibato! Dolci del territorio vissano: paradisiaci. Servizio:<br />
semplice ma con grande accoglienza e calore.<br />
Carlo ha intonato un canto di montagna e tutti<br />
gli ospiti presenti (noi e gli altri), i “padroni di casa”,<br />
gli avventori del momento, hanno seguito. Insomma,<br />
quasi tre ore piacevolissime. Da incorniciare. Dicevamo:<br />
ospitalità! Pollice su.<br />
Cambio di scena. Stavolta si deve attaccare<br />
Palazzo Borghese da Foce di Montemonaco. Non è<br />
un blitz. È una tragedia. La nostra guida, Aroldo, aveva<br />
garantito: “una sgambatina”. Essì, da restarci secchi.<br />
Un'ora e passa di salita, senza una curva. Implacabile.<br />
Immaginate la fame. E anche stavolta il rito si<br />
ripete. Per e<strong>vita</strong>re querele, non diciamo il nome del<br />
posto, neppure la località. Comunque è un rifugio. Fatevi<br />
svegli. Già all'ingresso il clima (umano) è gelido.<br />
Sembra che ci facciano un piacere. Andiamo dritti al<br />
primo: tagliatelle al cinghiale. Voto: 5+ per il <strong>gusto</strong>; tre<br />
...Editoriale del<br />
Appunti di una<br />
bella estate.<br />
Tra luoghi più o meno accoglienti<br />
per la quantità. Tagliatelle ai funghi: sei per il <strong>gusto</strong>;<br />
ancora tre per la quantità. Polenta: è finta, non classificabile.<br />
Alle degustazioni si mangia di più. Vabbé,<br />
andrà meglio dopo. Macché, all'arrosto misto (cinghiale,<br />
agnello, ecc) quasi ci scappa il duello tra noi.<br />
Voto: 6+ come <strong>gusto</strong>; tre come quantità. Chiediamo<br />
il dolce. Arriva una specie di taralluccio. Non male,<br />
per chi è rapido ad accaparrarselo. Vino cotto centellinato,<br />
grappa: niet. Oggi è andata male. Cerchiamo<br />
di rifugiarci nel canto. <strong>Il</strong> volto dei gestori non è dei<br />
più simpatici. Insomma, non gradiscono. Ok, giornataccia.<br />
Da cancellare. <strong>Il</strong> Rifugio, innanzitutto. Pollice<br />
versissimo.<br />
Terza uscita: le sorgenti dell'Ambro. Stavolta sarebbe<br />
davvero una sgambatina... se non sbagliassimo<br />
strada. La guida dice: mannaggia, i sentieri sono<br />
stati cancellati. Mmmmmmm. Comunque, abbiamo i<br />
panini dietro. Prosciutto, lonza, ciabuscolo e salame.<br />
Se non fosse per un inaspettato tuffo nel gelido Ambro,<br />
tutto filerebbe liscio. O quasi. Ad Amandola ci<br />
fermiamo per un dolce. Ubicazione: nei pressi di piazza.<br />
<strong>Il</strong> luogo è bello (sediamo fuori a goderci una quasi<br />
brezza montana) e il pasticcino stupendo. Solo che<br />
la giovane cameriera è molto ordinata e servizievole.<br />
Si libera un posto e lei: pssscc, pronta con lo spray a<br />
pulire il tavolo. A un decimetro dalla nostra bocca.<br />
Ospitalità: appunto! Vo' cercando!<br />
Altra scena. Ora siamo al mare. Mi avvicino<br />
allo chalet e chiedo un succo alla frutta. “D e l l a V a<br />
l d a s o”, fanno cantilena gli amici sapendo <strong>della</strong> mia<br />
fissazione per la frutta <strong>della</strong> più bella valle del mondo.<br />
Ma quale “Valdaso”? I succhi sono <strong>della</strong>... ( non si può<br />
fare pubblicità, anzi, non ne vale la pena). Prodotti<br />
industriali, insomma. Ritento in un altro chalet. Stessa<br />
risposta: Valdaso niente. Mi vendico: vado a Valmir e<br />
acquisto un cocomero. Lo sventolo dinanzi al naso dei<br />
miei detrattori. Viva la Valdaso. Che sia dannato se vi<br />
do un pezzo d'anguria. Mi sono...dannato.<br />
Ciao, amici, siamo tornati.<br />
Adolfo <strong>Le</strong>oni<br />
1 <strong>della</strong> <strong>vita</strong>
...Sommario<br />
Direttore Responsabile<br />
Adolfo <strong>Le</strong>oni<br />
Redazione giornalistica<br />
Medi@comunicazioni<br />
Tel. 0734 623636 / 620707<br />
redazione@informazione.tv<br />
Progetto grafico<br />
Sara Ricci<br />
Redazione grafica<br />
Studium Design<br />
Tel. 0733 866909<br />
info@studiumdesign.it<br />
Fotografo<br />
Angelo Cecchetti<br />
In redazione<br />
Medi@Comunicazioni:<br />
Stella Alfieri<br />
Fabio Scatasta<br />
Simone Troiani<br />
Hanno collaborato<br />
Isabella Cardinali<br />
Manfredo Fortunati<br />
Stefano Isidori<br />
Alberto Mazzoni<br />
Lupo Nobile<br />
Alessandro Pazzaglia<br />
Ottaviano Pellini<br />
Massimiliano Petrelli<br />
Stefano Petrini<br />
Luciano Scafà<br />
Francesco Seghetti<br />
<strong>Le</strong>onardo Seghetti<br />
Luciano Vecchiotti<br />
Giovanni Zamponi<br />
Edito da<br />
Ass. "<strong>Il</strong> Gusto... <strong>della</strong> <strong>vita</strong>"<br />
sede legale Montegiorgio (AP)<br />
via Cestoni, 39<br />
sede operativa Morrovalle (MC)<br />
via Carducci, 12 - tel. 0733 866909<br />
P.Iva e C.F. 01979520440<br />
Internet<br />
www.il<strong>gusto</strong><strong>della</strong><strong>vita</strong>.org<br />
Info@il<strong>gusto</strong><strong>della</strong><strong>vita</strong>.org<br />
Stampa<br />
Artelito - Camerino<br />
La rivista è stampata su carta<br />
naturale ed ecologica<br />
n.7 settembre 2009<br />
inserito nel Registro dei Giornali<br />
e dei Periodici del Tribunale di<br />
Fermo il 21/10/2008<br />
<strong>Il</strong> Gusto... 2<br />
1... Editoriale del Gusto<br />
3... Sagra mia, non t'amo più<br />
4... "Dagli Sforza"<br />
5 ... Mi formo ergo sum<br />
6... <strong>Il</strong> nostro alleato: la gastronomia<br />
7... Scene da un matrimonio. Al caffè letterario<br />
9... Quatrucci mestecati co li ceci<br />
11... <strong>Il</strong> ruolo degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali<br />
12... La qualità dell'olio d'oliva in 3000 anni di storia<br />
15... Tabacco e Venere! Senza dimenticare Bacco<br />
16... Piccola degustazione vegetariana<br />
17... Paté di cinghiale su passatina di cime di rapa e sapa di vino cotto e giuggiole<br />
20... Vittorio Lancellotti<br />
23... <strong>Il</strong> vino rosato<br />
24... Consigli per un corretto acquisto<br />
26... Vendemmia 2009/2010<br />
27... Notizie dall'AIS<br />
29... A chi la laurea? Ai contadini<br />
31... <strong>Il</strong> mistero dell'uva, fra meditazioni e ricordi<br />
32... Diario di bordo<br />
Grano Kamut<br />
Farro Perlato<br />
® Orzo perlato<br />
Avena<br />
Riso Thai<br />
rosso integrale
di Alessandro Pazzaglia<br />
Allora, a scanso di qualsiasi distorta interpreta-<br />
zione, voglio subito far chiarezza: dicendo che<br />
gran parte delle cose che nascono hanno un'origine<br />
lodevole e nobili intenti. Poi, nel tempo, c'è il rischio<br />
dello snaturamento, anzi, peggio: di perseguire obiettivi<br />
diversi da quelli originari.<br />
Prendiamo le sagre paesane. In un trentennio<br />
hanno fatto una giravolta di 180 gradi. Nate in un certo<br />
modo, continuano in cert'altro. Ovviamente, non tutte.<br />
Casi positivi ce ne sono, eccome se ce ne sono.<br />
Al loro nascere, ero d'accordo perché ritenevo che<br />
la sagra altro non fosse che l'aspetto tipico, tradizionale,<br />
storico e culturale di un paese. Un modo per veicolare,<br />
mangiando, oltre che un prodotto d'eccellenza locale, anche<br />
un'immagine del territorio. D'accordo ero - e sono -<br />
nel vederci anche un volano economico per i vari settori<br />
produttivi e per un indotto che non lascia fuori alcuno.<br />
Ora però, il loro proliferare (le sagre si sono moltiplicate<br />
Sagra mia,<br />
non t'amo più<br />
...Professione cuoco<br />
Potevamo dargli anche un altro titolo. Chessò: “Di sagra in sagra<br />
per un turismo che paga?” Oppure: “<strong>Le</strong> sagre. Vogliamo parlarne?”<br />
O, ancora: “Albergo diffuso, museo diffuso, anche sagre diffuse?”<br />
La sostanza resta comunque<br />
a dismisura) e soprattutto lo sganciamento dalla radice<br />
locale (ci sono sagre che nulla hanno a che fare con il territorio)<br />
portano con sè diversi problemi: dal non riconoscimento<br />
delle produzioni locali alla mancata veicolazione<br />
di un'immagine turistica, sino al danno provocato ai<br />
ristoratori, sottoposti, questi a norme vincolanti rispetto<br />
alle “liberalizzazioni” di certe manifestazioni.<br />
Che fare? Io, che da anni vado predicando su giornali<br />
e convegni <strong>della</strong> difesa del nostro territorio anche attraverso<br />
la proposta gastronomica, propongo un sorta di<br />
decalogo. Un decalogo che regolamenti in modo puntuale<br />
e rigoroso tutta la materia. La sua stesura dovrebbe essere<br />
il frutto collettivo di tutti gli attori. Mentre spetterebbe<br />
alle istituzioni far rispettare la “normativa”.<br />
La mia proposta, sicuramente perfettibile e rimaneggiabile,<br />
mira ad e<strong>vita</strong>re, tra le altre cose, anche<br />
concorrenze sleali con chi dell'ospitalità ha fatto una<br />
scelta di <strong>vita</strong>.<br />
3 <strong>della</strong> <strong>vita</strong>
...Associazione Cuochi Fermo<br />
Prima <strong>della</strong> cena imbandita all'Hotel degli<br />
Sforza dal sempre disponibile chef<br />
Adriano Berdini, il tema è stato affrontato<br />
con piglio sicuro da diversi ed eccellenti<br />
relatori.<br />
Sono intervenuti, la docente universitaria<br />
Agnese Vardanega, che ha ribadito le ragioni<br />
dei turismi specializzati (anche gastronomici);<br />
l'assessore alla cultura sangiorgese<br />
Cesare Catà, che ha spiegato le ragioni del<br />
fare squadra e del fare sintesi; il patron di<br />
Tipicità Angelo Serri, che ha raccontato la<br />
storia del Festival fermano; il rappresentante<br />
del Club di Papillon Francesco Astuti, che ha<br />
insistito sulle produzioni locali e le eccellenze<br />
da difendere. Non sono mancati gli interventi<br />
del delegato di Slow Food e dell'Assoalbergatori.<br />
Gran finale a tavola com'è di rito.<br />
“Dagli Sforza”<br />
<strong>Il</strong> 16 giugno scorso a Monterubbiano l'Associazione dei Cuochi <strong>della</strong> provincia di Fermo<br />
è tornata a riproporre con forza il binomio turismo-ospitalità.<br />
<strong>Il</strong> Gusto... 4
Mi formo ergo sum<br />
Chi dice “formazione” dice “professione”.<br />
E questo in ogni campo. Anche in quello<br />
degli chef. <strong>Le</strong> vecchie berrette bianche ripetevano<br />
spesso: in cucina, non si finisce mai<br />
d'imparare, chi pensa di aver raggiunto la<br />
completezza è fregato.<br />
Non è un caso allora che l'Associazione Cuochi<br />
<strong>della</strong> provincia di Fermo batte e ribatte<br />
su questo tasto. Gli inviti e le occasioni non<br />
mancano.<br />
Lo scorso anno furono due i big che si<br />
cimentarono ai fornelli per confrontarsi con<br />
i colleghi del Fermano. Ricordiamo, ad aprile,<br />
Giorgio Nardelli. <strong>Il</strong> vate dei cuochi italiani<br />
venne al Royal di Casabianca di Fermo per il<br />
“Cookie and Chill, Finishing”. Qualche mese<br />
dopo a scendere nelle Marche dal suo Veneto<br />
fu Marcantonio Sagramoso, il conte-chef,<br />
reduce dal sovrintendere ai piatti del G8 di<br />
Sharm el Sheik.<br />
Comunque, che sia un “vate” o sia un<br />
“conte”, l'invito è il medesimo: formazione<br />
continua.<br />
Chef Giorgio Nardelli Chef Marcantonio Sagramoso<br />
...Associazione Cuochi Fermo<br />
Un premio...<br />
da leccarsi i baffi<br />
<strong>Il</strong> gelato: una passione.<br />
Per l'Istituto Statale di Istruzione Tecnica<br />
Professionale e Scientifica di Porto Sant'<br />
Elpidio lo è ancora di più. Tanto di più da<br />
proporre...un premio. Anzi, il<br />
1° premio culinario “Città di Porto<br />
Sant'Elpidio: IL GELATO IN CUCINA.<br />
Una competizione per la cucina del gela-<br />
to riservata agli chef e ai gelatieri.<br />
La finalità è precisa: “quella di dare<br />
maggior rilievo e far meglio conoscere i<br />
prodotti tipici <strong>della</strong> provincia di Fermo,<br />
proponendo piatti innovativi, dando una<br />
conoscenza più ampia anche del gela-<br />
to e <strong>della</strong> possibilità del suo utilizzo nel-<br />
la preparazione di piatti, scoprendone la<br />
sua intrinseca flessibilità.<br />
Verranno formate dieci squadre,<br />
ognuna composta da uno chef professio-<br />
nista, da un gelatiere artigiano professio-<br />
nista e da due alunni dell'Istituto. Nell'am-<br />
bito <strong>della</strong> manifestazione, ogni squadra<br />
dovrà preparare una ricetta libera su<br />
tema imposto.<br />
Ad organizzare il tutto, per l'anno<br />
2009-2010, hanno pensato l'Istituto Sta-<br />
tale di Istruzione Tecnica Professionale<br />
e Scientifica di Porto Sant' Elpidio l'Asso-<br />
ciazione Cuochi <strong>della</strong> provincia di Fermo,<br />
l'Associazione Gelatieri Artigiani G.A.I.A.<br />
Buon gelato a tutti!<br />
INFO 0734 991431<br />
5 <strong>della</strong> <strong>vita</strong>
...Una storia vera<br />
Da sinistra: Graziano Di Battista - Presidente Camera di Commercio di Fermo, Otello Baldini - Presidente Assoalberghi Marche, Alessandro Pazzaglia - Presidente<br />
Associazione Cuochi Fermo, Guido Tassotti - Presidente Federazione Albergatori di Fermo, Antonio Iandiorio - Preside dell'Istituto Alberghiero di Porto Sant'Elpidio.<br />
<strong>Il</strong> nostro alleato: la Gastronomia<br />
Questa non è una ricetta. È un espediente che vi forniamo. O, se volete, è un'abile manovra da mettere<br />
in piedi per conquistare amici e... clienti. A “svelarcela” è stato il presidente <strong>della</strong> nuova Camera di Commercio<br />
di Fermo, Graziano Di Battista, imprenditore a Montegranaro.<br />
Ovviamente, si scherza.<br />
Ma quel che ci ha<br />
raccontato nei giorni<br />
scorsi, in occasione<br />
<strong>della</strong> visita a Fermo del segretario<br />
generale <strong>della</strong> Camera di<br />
Commercio di New York Federico<br />
Tozzi, è risultato simpatico ed<br />
anche illuminante. Eccoci, allora,<br />
a registrarlo per voi.<br />
Si parlava di esportazioni,<br />
di aperture di nuovi mercati,<br />
di una “periferia” americana<br />
pronta ad accogliere i prodotti<br />
marchigiani: l'agroalimentare<br />
in specie. Purché di qualità, di<br />
prezzo giusto, e con lungimirante<br />
politica di marchio.<br />
Di Battista ha introdotto il<br />
suo collega che opera negli States<br />
raccontando di quanta potenzialità<br />
esiste in questo nostro<br />
territorio, di quanto i suoi prodotti<br />
agroalimentari siano di qualità, e<br />
di quanto la nostra cucina “convinca”<br />
anche i più refrattari.<br />
<strong>Il</strong> Gusto... 6<br />
Come refrattari? E qui comincia<br />
la storia. C'erano (attenzione:<br />
c'erano!), ha spiegato Di Battista<br />
che lavora nel campo delle<br />
calzature, alcuni suoi clienti che<br />
non volevano saperne di “perdere<br />
tempo per il pasto”. Arrivavano<br />
dall'Estremo Oriente ed anche<br />
dall'Europa, guardavano il campionario,<br />
sceglievano super concentrati,<br />
ma se gli facevi notare<br />
che era giunta l'ora di pranzo o di<br />
cena, che era il momento <strong>della</strong> gastronomia,<br />
quasi se la pigliavano a<br />
male. <strong>Il</strong> commento: tempo perso.<br />
“Ma come perso?” rimuginava tra<br />
sé il presidente. “Se abbiamo fatto<br />
grande una nazione e un continente<br />
sedendoci a tavola, come<br />
perso?”. Allora, è scattata l'operazione<br />
G, (G. come Gusto). Primo<br />
passo: tentazione.“Ci sarebbe un<br />
localino caratteristico che propone<br />
un ottimo pesce”. Secondo<br />
passo: tentazione due. “Potremmo<br />
andarci subito e tornare a lavoro<br />
tra un'ora e mezzo...”.<br />
Dagli e dagli, alla fine i<br />
clienti hanno mollato. E, come si<br />
gridava nel Maggio francese: cedere<br />
un po' è capitolare molto.<br />
Fatto il primo boccone, non si sono<br />
più ripresi, perché il pesce (tentazione<br />
tre) gustato (tentazione uno):<br />
un brodetto da perdere la testa, la<br />
testa gliel'ha fatta perdere sul serio.<br />
Quarto passo: novità culinarie.<br />
“Potremmo assaporare anche<br />
dell'altro”. E dal pesce, la volta<br />
successiva si è passati all'arrosto<br />
di agnello e di cinghiale, in quel di<br />
Montappone.<br />
Com'è andata a finire, Di<br />
Battista l'ha detto gongolando: ora<br />
i miei clienti, che arrivino da Hong<br />
Kong o dagli Stati Uniti, oppure dal<br />
Vecchio Continente, prima di vedere<br />
fabbrica e campionari, prenotano<br />
la cena di pesce o d'arrosto,<br />
poi fissano l'appuntamento di<br />
lavoro con me.<br />
De gustibus... Capita l'antifona?
di Isabella Cardinali<br />
Chiedono che tutto<br />
sia perfetto. In termini<br />
di qualità e anche<br />
di quantità. Prediligono<br />
le eccellenze locali, il<br />
made in Marche, valorizzate<br />
nei piatti <strong>della</strong> tradizione, ma<br />
non escludono piatti ricercati<br />
d’ispirazione fuori confine.<br />
Regola che vale anche<br />
per i vini. Se fosse per loro,<br />
nel menù, vorrebbero anche<br />
messa nero su bianco la rassicurazione<br />
che, quel giorno,<br />
ci sarà con certezza il sole a<br />
fare da cornice alla festa.<br />
Quando un ristoratore<br />
si trova davanti una coppia<br />
di sposi sa che si dovrà<br />
calare anche nei panni dello<br />
psicologo. Capacità di<br />
ascoltare e di tradurre in<br />
fretta in realtà ogni desiderio.<br />
Curioso, organizzare il<br />
banchetto tenendo a mente<br />
le teorie di Freud. O quasi.<br />
È emerso questo, ma anche<br />
altro, nell’incontro organizzato<br />
in collaborazione con<br />
l’Associazione Cuochi <strong>della</strong><br />
Provincia di Fermo, presieduta<br />
da Alessandro Pazzaglia,<br />
nell’ambito <strong>della</strong> fiera Fermo<br />
Sposi, di scena dal 2 al otto-<br />
Scene da un<br />
Matrimonio...<br />
bre 4 nel capoluogo, e dal titolo<br />
“Agli sposi fai sapere…”.<br />
Seduti intorno a un tavolo Ennio<br />
Casturani (de il Ristorante<br />
La Cascina), Francesco Conti<br />
(di Oscar & Amorina), Giuliano<br />
De Santis (<strong>Il</strong> Gambero) e<br />
Gianni Lamponi (Top Catering).<br />
I quattro esperti si sono<br />
confrontati, in particolare,<br />
sul pranzo, o cena, di nozze.<br />
Dalla scelta del menù al<br />
brindisi finale. Compresi anche<br />
gli eventi collaterali alla<br />
cerimonia, leggi musica e intrattenimento<br />
di vario genere.<br />
Dalle singole esperienze è<br />
emerso che, gli sposi di oggi,<br />
vogliono che nel piatto gli in<strong>vita</strong>ti<br />
trovino il meglio. <strong>Il</strong> meglio,<br />
possibilmente, di casa<br />
nostra. Vincono infatti i piatti<br />
<strong>della</strong> tradizione. Al massimo<br />
rivisitati. Vincono anche i vini<br />
italiani anche se, specie per<br />
il brindisi finale, le bollicine<br />
francesi sono ancora molto<br />
richieste.<br />
E a proposito di alcol.<br />
Per chi si sposa di sera, obbligatorio<br />
chiudere la festa<br />
entro le 2. Alcolici, infatti, poi<br />
non se ne possono più servire.<br />
I ristoratori poi sottoline-<br />
...al Caffè <strong>Le</strong>tterario<br />
al Caffé <strong>Le</strong>ttarario<br />
ano come, a riempire i bicchieri,<br />
bisogna sempre fare<br />
attenzione. <strong>Il</strong> rischio che una<br />
festa venga rovinata, con<br />
tanto di arrivo delle forze<br />
dell’ordine, anche da un solo<br />
in<strong>vita</strong>to ubriaco è tutt’altro<br />
che remoto. Senza contare i<br />
rischi di quando si riprende<br />
l’ auto. Ci sono allora quegli<br />
sposi che, per i propri in<strong>vita</strong>ti,<br />
organizzano servizi pullman.<br />
<strong>Le</strong> giovani coppie si affidano<br />
quasi completamente<br />
ai ristoratori, quando questi<br />
sanno catturarne la fiducia. E<br />
questi ultimi sostengono i gusti<br />
degli sposi, mediano con<br />
quelli che arrivano da altri<br />
familiari, trovano le risposte<br />
alle domande. Ecco anche<br />
perché, Alessandro Pazzaglia,<br />
a chiusura dell’incontro<br />
ha sottolineato l’importanza<br />
di fare sinergia tra operatori<br />
e, soprattutto, di proiettarsi<br />
in una dimensione più ampia<br />
che non veda, gli addetti ai<br />
lavori, concentrati solo sul<br />
banchetto ma capaci di offrire<br />
un servizio completo per<br />
quello che ogni coppia considera<br />
come il giorno più importante<br />
<strong>della</strong> propria <strong>vita</strong>.<br />
7 <strong>della</strong> <strong>vita</strong>
Quatrucci<br />
mestecati co li ceci<br />
di Luciano Vecchiotti<br />
INGREDIENTI PER 4 PERSONE:<br />
• 70 g di lardo<br />
• 1 cipolla<br />
• 3 chiodi di garofano<br />
• 4 pomodori San Marzano rossi<br />
• 150 g di ceci ammorbiditi<br />
• Peperoncino<br />
• 100 g di farina di grano<br />
• 100 g di farina di granoturco<br />
• 1 uovo<br />
• Sale<br />
PREPARAZIONE:<br />
Fare il battuto con il lardo e rosolarci dentro<br />
la cipolla picchettata con i chiodi di<br />
...<strong>Il</strong> piatto <strong>della</strong> tradizione<br />
Ho presentato questa ricetta per “I Piatti <strong>della</strong> Tradizione”, tema culinario svolto<br />
in occasione di alcune serate dell'Associazione Cuochi <strong>della</strong> Provincia di Fermo.<br />
garofano. Aggiungere i pomodori e far<br />
cuocere. Aggiungere i ceci sbollentati a<br />
parte, insieme alla loro acqua di cottura.<br />
Far cuocere affinché i legumi siamo ben<br />
teneri. A questo punto unire i quatrucci e<br />
aspettare che anche questi arrivino a cottura.<br />
Spolverare di formaggio pecorino.<br />
PER I QUATRUCCI:<br />
Impastare la farina di granoturco e quella<br />
di grano con l'uovo. Stirare la pasta fino ad<br />
ottenere una sfoglia, e tagliare a quadrati<br />
di 1 cm di lato.<br />
9 <strong>della</strong> <strong>vita</strong>
Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Umbria e delle Marche<br />
Sezione diagnostica di Fermo C.da San Martino, 6 - 63023 Fermo (AP) Tel. 0734-621489 - Fax 0734-623449 - www.izsum.it<br />
<strong>Il</strong> ruolo degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali<br />
Gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali (IZS), Enti sanitari di diritto pubblico, costituiscono<br />
sulla base del D.L.vo n. 270/93, aziende con competenze regionali o inter-regionale, organizzate in<br />
una sede centrale, alla quale fanno capo le strutture amministrative e i laboratori specializzati e in<br />
sezioni periferiche che di solito sono ubicate sul territorio di ciascuna provincia italiana.<br />
di Manfredo Fortunati e Stefano Petrini<br />
Gli IZS svolgono le proprie attività<br />
sulla base <strong>della</strong> programmazione<br />
regionale e nazionale, effettuando<br />
ricerche e fornendo attività<br />
specialistiche di laboratorio oltre a<br />
produrre presidi immunizzanti utili e<br />
necessari per la profilassi di malattie<br />
infettive degli animali domestici.<br />
Gli IZS svolgono inoltre le seguenti<br />
funzioni:<br />
1) Controllo e profilassi delle malattie<br />
infettive, parassitarie e diffusive<br />
del patrimonio zootecnico;<br />
2) Miglioramento delle condizioni<br />
zootecniche;<br />
3) L’accertamento diagnostico;<br />
4) Supporto tecnico scientifico per<br />
gli operatori del Servizio Sanitario<br />
Nazionale (SSN);<br />
5) Consulenza ad allevatori, operatori<br />
del settore agro-alimentare.<br />
L’organizzazione degli IZS è<br />
basata sulla differenziazione regionale<br />
in modo da poter affrontare le<br />
diverse caratteristiche zootecniche,<br />
alimentari e socio sanitarie presenti<br />
nell’area di interesse. Tuttavia gli<br />
IZS svolgono la loro funzione a livello<br />
nazionale fornendo prestazioni<br />
comuni e uniformi su tutto il Paese,<br />
sotto il coordinamento del Ministero<br />
<strong>della</strong> Salute e dell’Istituto Superiore<br />
di Sanità. In totale e nel loro insieme<br />
le strutture centrale degli IZS con le<br />
loro 88 sezioni periferiche costituiscono<br />
un’eccellente rete di controllo<br />
oggi esistente a livello Europeo.<br />
Per quanto riguarda l’IZS dell’Umbria<br />
e delle Marche, sono presenti 5<br />
sezioni di cui 4 situate nella Regione<br />
Marche (Pesaro, Ancona, Macerata,<br />
Fermo) e 1 in Umbria (Terni).<br />
Un ulteriore elemento di prestigio<br />
e di valorizzazione degli IZS,<br />
...Istituto Zooprofillatico<br />
sono al loro interno oltre 20 Centri<br />
di Referenza Nazionale o internazionale<br />
(FAO, OIE) che fungono da<br />
strutture di riferimento per la rete<br />
nazionale e di raccordo per quella<br />
internazionale.<br />
Per quanto attiene al Nostro<br />
Istituto, sono in essere tre Centri di<br />
Referenza Nazionale, di cui due nella<br />
Sede Centrale di Perugia ed uno<br />
presso la Sezione di Ancona.<br />
1) Centro di Referenza Nazionale<br />
per lo studio delle malattie da Pestivirus<br />
e Asfivirus (Perugia);<br />
2) Centro di Referenza Nazionale<br />
per lo studio dei retrovirus correlati<br />
alle patologie infettive dei ruminanti<br />
(Perugia);<br />
3) Centro di Referenza Nazionale<br />
per il controllo microbiologico<br />
e chimico dei molluschi bivalvi vivi<br />
(Ancona).<br />
Nuovi Centri di Referenza<br />
Nazionali sono stati istituiti la scorsa<br />
settimana dal Sottosegretario<br />
alla Salute On. Francesca Martini e<br />
riguardano i seguenti campi di applicazione:<br />
1) Interventi assistiti con gli animali<br />
(Pet Therapy) presso la sede territoriale<br />
di Verona - Vicenza;<br />
2) Medicina forense veterinaria,<br />
presso la sede di Grosseto;<br />
3) Epidemiologia veterinaria, la<br />
programmazione, l’informazione e<br />
l’analisi del rischio presso l’Istituto Zooprofilattico<br />
dell’Abruzzo e Molise.<br />
È comunque da sottolineare<br />
come tutti gli Istituti forniscono esami<br />
e prestazioni riconosciute a livello<br />
internazionale con le norme UNI-EN<br />
CEI 17025 verificate periodicamente<br />
da organismi terzi (SINAL).<br />
11 <strong>della</strong> <strong>vita</strong>
...La qualità dell'olio d'oliva<br />
La qualità dell’olio di oliva<br />
in 3000 anni di storia.<br />
Nel 1991 è entrato in vigore il regolamento CEE 2568/91 che riordina la classificazione commerciale<br />
dell’olio di oliva vergine, sostituendo la legge fondamentale italiana del 1960. <strong>Il</strong> regolamento sopra detto<br />
prende in considerazione una serie di parametri chimico-analitici (oltre 20) necessari sia all’individuazione<br />
delle categorie merceologiche che all’accertamento <strong>della</strong> genuinità.<br />
di <strong>Le</strong>onardo Seghetti, Francesco Seghetti<br />
La legge prende in considerazione per gli oli<br />
vergini e extravergini le caratteristiche organolettiche<br />
valutate da esperti assaggiatori<br />
selezionati ed allenati a valutare determinate sensazioni<br />
positive ed a verificare l’assenza di difetti.<br />
Dopo la legge fondamentale sono state emanate<br />
successive modificazioni.<br />
Ancora oggi si continua a parlare di qualità<br />
delle produzioni olearie, a spiegare ai produttori<br />
di olive come e quando si effettua la raccolta,<br />
come si conservano le olive prima <strong>della</strong> estrazione<br />
dell’olio;a spiegare ai frantoiani come bisogna lavorare<br />
in frantoio per mantenere inalterate le caratteristiche<br />
intrinseche dell’olio, ovvero ottenere il<br />
massimo <strong>della</strong> qualità del prodotto finito anche in<br />
caso di conservazione dell’olio di oliva.<br />
Se percorriamo a ritroso il tempo ci accorgiamo<br />
che nel 1500 un poeta minore fiorentino, Luigi<br />
Alamanni (Firenze 1495, Ambois 1556) descrive in<br />
versi la raccolta e conservazione delle olive prima<br />
di lavorarle in frantoio. La descrizione si rifà a quanto<br />
Plinio, Columella ed altri precedentemente hanno<br />
descritto per ottenere un olio (di oliva extravergine)<br />
ineccepibile dal punto di vista organolettico.<br />
<strong>Il</strong> Gusto... 12<br />
Quello che fa spavento nello scritto dell’Alamanni<br />
è rappresentato dal fatto che, pur non conoscendo<br />
la chimica, senza nessun laboratorio di<br />
analisi di controllo, l’autore parla di qualità riferendosi<br />
alle sole caratteristiche organolettiche che<br />
il magnifico prodotto <strong>della</strong> natura ci dona e quali<br />
errori bisogna e<strong>vita</strong>re affinché l’aroma tipico non<br />
venga alterato.<br />
“<strong>Il</strong> buon frutto di Pallade, il verde manto<br />
volge in oscuro e ti dimostra aperta<br />
la sua maturità che giunge a riva.”<br />
L’autore fa riferimento a Pallade (Minerva) dea <strong>della</strong><br />
saggezza, che <strong>della</strong> pianta di olivo ne rappresenta<br />
il simbolo. <strong>Il</strong> verde manto volge in oscuro; la drupa<br />
dell’oliva dal colore verde vira verso lo scuro, iniziano<br />
a comparire i pigmenti rosso-violacei; siamo nella<br />
fase fenologica <strong>della</strong> invaiatura, che si manifesta<br />
in tempi diversi per le diverse varietà di olivo. Basta<br />
pensare al <strong>Le</strong>ccino, che nei nostri ambienti inizia<br />
l’invaiatura ad ottobre, in anticipo rispetto alle altre<br />
varietà che invaiano a novembre o dicembre inoltrato.”<br />
Ti dimostra aperta la sua maturità che giunge<br />
a riva”. È il momento in cui l’oliva è matura, in cui<br />
si ha l’equilibrio tra la qualità dell’olio e la quantità<br />
<strong>della</strong> produzione.<br />
“Muovesi allor la sposa e i figli<br />
a dispogliar l’uliva e ponga cura<br />
che si colga con mano senza altra offesa;<br />
per quanto forza sia, battendo in alto,<br />
farle a terra cader, non sia dannoso<br />
al robusto baston la debil canna”
È ora di raccogliere le<br />
olive, si ponga cura, che si<br />
colga con mano, senza altra<br />
offesa; è evidente che<br />
oggi si utilizzano delle macchine<br />
scuotitrici o agevolatrici<br />
quali gli abbacchiatori.<br />
Nel primo caso è necessario<br />
raccogliere le olive<br />
quando le drupe diminuiscono<br />
la forza al distacco,<br />
per garantire un maggior<br />
rendimento. Ciò avviene<br />
quando la maturazione è<br />
avanzata, ovvero quando<br />
le olive sono nere; nel<br />
caso degli abbacchiatori,<br />
questi battono le olive<br />
provocando o delle lesioni<br />
o delle ammaccature<br />
che incidono sulla qualità<br />
dell’olio specialmente se<br />
tra raccolto ed estrazione<br />
intercorrono diversi giorni.<br />
Ancor più importante appare<br />
l’ultimo capoverso,<br />
“al robusto baston la debil<br />
canna”; ad un bastone<br />
rigido è da preferire una<br />
canna per la sua flessibilità,<br />
quindi capace di garantire<br />
una bacchiatura<br />
più leggera per il rispetto <strong>della</strong> qualità.<br />
“Ma dolcemente percotendo in guisa<br />
che il piccol ramoscello con lui non venga,<br />
perché vedreste quell’anno appresso<br />
steril la pianta; è credenza in molti<br />
che ciò sia la cagion che più del tempo<br />
il secondo anno ci porta frutto”;<br />
La raccolta va fatta percuotendo dolcemente<br />
l’oliva, per non distaccare i ramoscelli fiorali,<br />
la cui perdita causa l’improduttività dell’olivo. Infatti<br />
la fruttificazione avviene sul ramo dell’anno precedente<br />
e quindi, se battendo forte cade, l’anno<br />
successivo la pianta è sterile. È quello che comunemente<br />
si osserva nei giorni nostri quando la potatura<br />
viene effettuata ad anni alterni (vecia contro<br />
vecia).<br />
“Chi il dolce più che l’abbondanza stima<br />
in quel santo liquor, le colga acerbe<br />
e chi il contrario vuol, quanto più indugi<br />
tanto più colmerà di olio i suioi vasi”;<br />
L’Alamanni aveva capito che chi desidera<br />
un olio più fine, più fruttato, amaro e piccante, “in<br />
quel santo liquor le colga acerbe” per ottenere oli<br />
dalle caratteristiche organolettiche spiccate, capaci<br />
di insaporire i cibi. Per ottenere tali oli è necessario<br />
anticipare la raccolta, mentre ritardando<br />
la raccolta si ottengono oli meno fruttati e più maturi.<br />
In questa fase l’autore non aveva capito che<br />
la quantità di olio non aumenta poiché diminuisce<br />
l’acqua di vegetazione, per cui la quantità di olio<br />
riferita alla sostanza secca è la stessa, invece fa riferimento<br />
all’olio sul tal quale ed in questo caso ha<br />
pienamente ragione.<br />
“Densi d’ulive comporre insieme<br />
in brevi monticci ristretti alquanto<br />
perché il caldo tra loro affina in tutto<br />
quella maturità, qual pensa alcun<br />
che sopra l’arbor per tempo mai<br />
potranno acquistar, così crescendo<br />
si va dentro l’umor”;<br />
...La qualità dell'olio d'oliva<br />
Se si devono conservare le olive l’autore consiglia<br />
dei piccoli cumuli, alquanto ristretti, perché il<br />
caldo fa maturare prima le olive in quanto i processi<br />
biochimici <strong>della</strong> maturazione avvengono anche<br />
quando le olive sono distaccate dalla pianta madre;<br />
ciò comporta un appiattimento <strong>della</strong> nota aromatica.<br />
“Ma guardi<br />
pure di non troppo aspettar che prende poi<br />
e il sapor e l’odore che offende altrui”<br />
Non bisogna aspettare a lavorare le olive<br />
poiché potrebbero acquistare dei difetti nell’odore<br />
e nel sapore, che offendono l’olio. <strong>Il</strong> difetto che insorge<br />
è il riscaldo e se le olive sono rotte compare<br />
anche l’avvianato-inacetito solo dopo alcuni giorni<br />
(due-tre).<br />
“S’è per forza indugiar sovente il giorno<br />
l’apra e rinfreschi ventilando in alto”:<br />
L’autore, se si deve aspettare troppo tempo<br />
per l’estrazione consiglia la rimozione delle olive,<br />
ventilando dal basso verso l’alto per rinfrescare ed<br />
impedire o perlomeno ritardare i processi fermentativi<br />
sopra menzionati che peggiorano ulteriormente<br />
la qualità dell’olio.<br />
Anche ai tempi dei romani vari autori descrivono<br />
alcune operazioni riguardanti la raccolta e la<br />
lavorazione delle olive. Secondo Varrone le olive<br />
dovevano essere di massima brucate a mano utilizzando<br />
se necessario una scala (I,55,I,2): Lo stesso<br />
Plinio(XV,12) fa notare i mali procurati agli alberi dalla<br />
bacchiatura e ricorda l’ordine dato ai raccoglitori:<br />
“Guardati di non scorticar e non bacchiare le<br />
olive…”.<br />
È bene ricordare come oltre duemila anni fa<br />
i Romani avevano classificato commercialmente gli<br />
oli di oliva in base allo stato sanitario delle olive, prevedendo<br />
alcune categorie:<br />
• oleum acerbum, o crudum, o hispanum (perché<br />
arrivava a Roma dalla Spagna) detto “ex albis ulivis”<br />
perché si otteneva da olive non ancora invaiate,<br />
ma in cui il colore verde era tanto attenuato da<br />
sembrare pallido. Quest’olio aveva un sapore intenso<br />
di frutto che era molto apprezzato per il potere<br />
insaporente dei cibi;<br />
• oleum viride, detto anche “stactivum”, ottenuto<br />
da olive raccolte a mano, appena invaiate, che<br />
aveva una fragranza di olive fresche. Oltre che per<br />
l’alimentazione, era usato in cosmetica essendo privo<br />
di difetti;<br />
• oleum maturum, da olive nere abbastanza o molto<br />
mature;<br />
• oleum cibarium, da olive bacate o molto avariate,<br />
usato per le lampade e per l’alimentazione degli<br />
schiavi.<br />
Da quanto brevemente descritto, appare<br />
evidente che da sempre l’olivo è compagno di <strong>vita</strong><br />
dell’uomo ed ha rappresentato, come rappresenta<br />
tutt’oggi, il filo conduttore che lega l’uomo di oggi<br />
a quello di tremila anni fa, soprattutto con il suo prodotto<br />
olio. Questo concetto viene evidenziato dalle<br />
problematiche che oggi come ieri vanno a modificare<br />
le caratteristiche organolettiche dell’olio.<br />
La pianta dell’olivo, seppur sono passati tremila anni,<br />
pare non essersi accorta di quanto l’uomo continua<br />
a discutere sulla qualità <strong>della</strong> sua produzione, dimostrando<br />
ancora una volta quella grande saggezza<br />
da tutti riconosciutale.<br />
13 <strong>della</strong> <strong>vita</strong>
Dunque, s’era in auto insieme: io, lei, lui.<br />
Io sono io (quello che scrive), lei è una donna<br />
cui sono molto legato, lui è un giovane e famoso<br />
musicista, con due grandissime passioni:<br />
il “pentagramma” e la pipa. Per la questione<br />
del “pentagramma”, vi dico solo che negli ultimi<br />
mesi ha fatto concerti in Turchia e in Svizzera.<br />
Per la pipa, gira e rigira il suo ragionare<br />
alla fine arriva sempre lì. Ne parla quasi fosse…<br />
un’amante.<br />
“Ferma ferma ferma”, mi corregge, “non<br />
un’amante: una moglie, m-o-g-l-i-e, capito?”,<br />
scandisce. Che c’entra la moglie? Ed ecco la<br />
spiegazione, che è quasi una filosofia. “Tempo<br />
fa, - mi spiega - un amico prete mi ha fatto notare<br />
alcune affinità e altre differenze tra il fumo<br />
e le donne, cioè tra sigarette, sigari e pipa.<br />
<strong>Le</strong> sigarette sarebbero come le prostitute,<br />
ché le trovi anche per strada, costano poco,<br />
non te ne frega nulla, le passi agli amici, ecc.<br />
<strong>Il</strong> sigaro è invece come l’amante: ne hai<br />
una sola (di solito), deve essere giovane, costa<br />
molto di più, la relazione è conosciuta da pochi<br />
amici, non te la fumi di fronte a tutti.<br />
...Bacco, Tabacco e Venere<br />
Tabacco e Venere!<br />
Senza dimenticare Bacco<br />
Ve la racconto esattamente com’è andata.<br />
Senza però svelare nomi e luoghi. Troppo<br />
compromettente!<br />
La pipa è la moglie! Ne hai una sola, non la<br />
presteresti mai, se la tratti male si fuma male.<br />
Capito?”.<br />
La spiegazione è stata molto più lunga. <strong>Il</strong><br />
tempo dell’intero tragitto. M’è rimasta in mente<br />
anche perché lui, il musicista, ci fatto fumare<br />
sigari e pipa dopo un lauto pasto in un ristorante<br />
chic, su un belvedere che scopriva una<br />
campagna d’incanto. Ed io, pur godendo ancora<br />
degli gnocchi al cinghiale e dei filini al<br />
sugo di carne, tra una voluta azzurrina e l’altra,<br />
scrutavo i compagni di mensa e suddividevo:<br />
amanti, mariti, amanti, mariti…<br />
Lupo Nobile<br />
15 <strong>della</strong> <strong>vita</strong>
...ai fornelli<br />
CHEF OTTAVIANO PELLINI<br />
NATO A CASTELNUOVO GARFAGNANA<br />
(LUCCA); DAL 1996 CAPITANO DEL<br />
TEAM REGIONALE CUOCHI MARCHE,<br />
CON UN CURRICULUM DI PRESTIGIO,<br />
ATTUALMENTE LAVORA PRESSO IL RI-<br />
STORANTE “IL PONTINO“ DI PORTO PO-<br />
TENZA PICENA, IN QUALITÀ DI CUOCO<br />
E CONTITOLARE.<br />
<strong>Il</strong> Gusto... 16<br />
Piccola Degustazione<br />
Vegetariana<br />
• Riso ai 4 formaggi in pomodoro confit.<br />
• Rotolino di carota brasata con besciamella al basilico.<br />
• Mousse di yogurt al dragoncello con crespella di verdura.<br />
• Millefogli di cialdina di mais con ricotta di pecora, miele di castagno e frutti di bosco.<br />
• Cestino di parmigiano reggiano con verdurine brasate.<br />
ESECUZIONE E INGREDIENTI<br />
(per 4 persone)<br />
Per il riso ai 4 formaggi in pomodoro<br />
confit:<br />
- 10 g di cipolla tritata<br />
- 10 g di olio extravergine di oliva<br />
- 10 g di burro<br />
- 100 g di riso<br />
- 25 g di gorgonzola Rockfort<br />
- 25 g di parmigiano reggiano<br />
- 25g di emmental<br />
- 25 g di scamorza affumicata<br />
- ½ l di brodo vegetale<br />
Soffriggere in olio e burro la cipolla,<br />
aggiungere il riso far rosolare<br />
bene bagnare con il brodo,<br />
aggiungere i formaggi, portare<br />
a cottura e aggiustare di sale, in<br />
fine riempire il pomodoro confit.<br />
Per il rotolino di carota brasata<br />
con besciamella al basilico:<br />
-Scottare le fettine di carota, besciamella<br />
(10 g cipolla tritata, 30<br />
g olio extravergine di oliva, tostare<br />
e aggiungere 30 g di farina e<br />
cuocere per circa quattro minuti,<br />
aggiungere 300 g di latte intero,<br />
sale, pepe, noce moscata, 30 g<br />
di basilico pacotizzato) stendere<br />
la besciamella sulle carote arrotolarle,<br />
far raffreddare, tagliare a<br />
tronchetti e gratinare al forno.<br />
Per la mousse di yogurt al dragoncello<br />
con crespella di verdure:<br />
- 100 g yogurt magro<br />
- 50 g di panna fresca<br />
- 4 g di colla di pesce<br />
- 4 g di dragoncello<br />
- sale e pepe<br />
Scaldare a 40° lo yogurt aggiungere<br />
la colla di pesce precedentemente<br />
ammollata in acqua<br />
fredda e ben strizzata, aggiungere<br />
il dragoncello finemente tritato,<br />
per ultimo aggiungere la panna<br />
montata e aggiustare di sale<br />
e pepe,mettere negli stampini far<br />
raffreddare sformare sopra una<br />
tartelletta di crepes profumata al<br />
dragoncello.<br />
Per il cestino di parmigiano con<br />
verdure brasate:<br />
- 50 g di carote<br />
- 50 g di zucchine<br />
- 50 g di sedano rapa<br />
- 50 g zucca gialla<br />
Tornite scottate in acqua bollente<br />
e raffreddate, 1 spicchio d'aglio,<br />
20 g di olio extravergine di oliva,<br />
peperoncino e prezzemolo.<br />
Scaldare, aggiungere le verdure,<br />
sale e pepe, brasare per alcuni<br />
minuti. Con 100 g di formaggio<br />
parmigiano grattugiato, formare<br />
quattro dischi su carta da forno,<br />
passare al microonde alla massima<br />
potenza e formare dei cestini,<br />
riempirli quindi con le verdure.<br />
Per il millefogli di cialdina di<br />
mais con ricotta di pecora al<br />
miele di castagno e frutti di<br />
bosco:<br />
- 30 g farina di mais<br />
- 200 g di acqua<br />
- 5 g di olio extravergine<br />
- sale<br />
Cuocere il tutto per 30 min.,<br />
colare dei dischetti su silpat<br />
e asciugare al forno a 70°C<br />
per un ora;<br />
- 100 g di ricotta di pecora<br />
- 20 g di miele di castagno<br />
Mescolare e stratificare alternando<br />
con le cialdine rifinendo<br />
con un rametto di<br />
ribes.
CHEF LUCIANO VECCHIOTTI<br />
DI MAGLIANO DI TENNA (FERMO), SI<br />
È DIPLOMATO NEL 1975 ALL' ISTITU-<br />
TO ALBERGHIERO DI SENIGALLIA, HA<br />
LAVORATO IN NUMEROSI E RINOMA-<br />
TI RISTORANTI DEL TERRITORIO E IN<br />
ALTRE PARTI D' ITALIA. ATTUALMEN-<br />
TE LAVORA ALL'HOTEL SAN PAOLO DI<br />
PIANE DI MONTEGIORGIO (FM).<br />
...ai fornelli<br />
Paté di cinghiale<br />
su passatina di cime di<br />
rapa e sapa di vino cotto<br />
e giuggiole<br />
INGREDIENTI<br />
(per 4 persone)<br />
- 400 g di polpa di cinghiale<br />
- 1 Bouquet garni<br />
- ½ cipolla<br />
- 2 coste di sedano<br />
- 50 g di Armagnac<br />
- 1 bicchiere di vino cotto<br />
- 20 Giuggiole<br />
- 500 g di cime di rapa<br />
- Sale<br />
ESECUZIONE:<br />
Sbollentare le cime di rapa lasciandole<br />
ben verdi e sode.<br />
Fare rosolare il cinghiale con<br />
il bouquet, la cipolla, l'aglio<br />
e sfumare con l'armagnac.<br />
Far restringere il vino cotto<br />
fino ad ottenere una delicatissima<br />
sapa. Fare la passatina<br />
di cime di rapa. Tritare il<br />
cinghiale come un normale<br />
paté. Montare il piatto come<br />
da foto.<br />
17 <strong>della</strong> <strong>vita</strong>
...Distilleria Varnelli<br />
Varnelli: ”comunicazione<br />
ante litteram”<br />
Varnelli: una storia!<br />
La storia di una<br />
famiglia, di una<br />
“fabbrica”, di una<br />
“terra”. Ma anche dell’arte<br />
<strong>della</strong> comunicazione.<br />
Dove “arte e comunicazione”<br />
si integrano, e<br />
saldamente. E dove la<br />
terra d’origine è vista<br />
come spinta propulsiva<br />
ad affacciarsi in territori<br />
altri.<br />
Pievebovigliana e Muccia<br />
incastonate tra il verde<br />
delle colline e il bianco<br />
delle montagne che fanno<br />
corolla, lanciate in un panorama<br />
nazionale.<br />
Girolamo Varnelli<br />
fondatore <strong>della</strong> ditta nel 1868<br />
Etichetta degli inizi del Novecento<br />
La Sibilla: leggenda e verità, mito e fascino, “etichetta” europea di<br />
una vasta area marchigiana, eletta a “marchio” di un prodotto: l’Amaro<br />
Sibilla.<br />
Capacità di legare l’ottimo liquore ad un artista, Adolfo De Carolis<br />
e alla fascinazione di un mondo; ad una cultura alta, ad un mix d’antico e<br />
di moderno. La creazione di un prodotto tipico, locale, che trae valore dal<br />
nascere lì e che non sarebbe stato, e non sarebbe uguale se “fabbricato”<br />
altrove e da altri. Un prodotto che ha come “testimoni” il territorio e il<br />
suo mito e che “girando” per il mondo parla dei luoghi da cui proviene.<br />
Velina per incarto inizi ‘900
“Gustate” le immagini che riportiamo in<br />
queste pagine e vi troverete a<br />
sfogliare un libro di ricordi lungo un<br />
secolo e mezzo.<br />
Vedrete un’azienda, nata dall’intuizione di<br />
un uomo dell’800, Girolamo Varnelli, che viveva sui<br />
Monti Sibillini immerso nella natura, nei miti, nella<br />
secolare tradizione, crescere rapidamente e rapidamente<br />
imporsi attraverso quattro generazioni, grazie<br />
anche alle tecniche comunicative del tempo, anzi:<br />
anticipandole e suggerendole.<br />
Diploma “Croce Insigne e MedagliaOro” conferito dall’Esposizione Internazionale<br />
d’Igiene di Torino del 1909<br />
I Diplomi d’Onore e le Medaglie già dal 1902<br />
e 1909 a Roma e a Torino, le vecchie targhe metalliche<br />
affisse sui muri, i calendari dal 1920 in poi,<br />
le seggiole da bar reclamizzate, le pubblicità sulle<br />
riviste locali, i “volantini” che s’usava distribuire<br />
a mano. <strong>Le</strong> prime partecipazioni a fiere e<br />
raduni nazionali (le Feste <strong>della</strong> Montagna,<br />
la Fiera di Roma e del <strong>Le</strong>vante, ad esempio),<br />
i riconoscimenti (un giovane Andreotti ne<br />
consegna uno nel 1970), i primi ordinativi<br />
per posta, la dotazione di “Varnelli” nella<br />
valigetta del soccorso medico, i cartelloni<br />
pubblicitari sulle strade fino in Sardegna.<br />
"Volantino"<br />
Calendario Antico<br />
...Distilleria Varnelli<br />
In alto: Cartellonistica stradale degli anni cinquanta, sopra: Andreotti Consegna<br />
"l'Ercole D'oro" a Gigliola Simonetta Varnelli - 1970.<br />
Mignon Garantito inserito nella valigetta Pronto Soccorso<br />
Ma vedrete anche il mutare <strong>della</strong> grafica,<br />
l’uso sapiente delle immagini e dei colori (mettono<br />
allegria, sottolineano ottimismo e voglia<br />
di fare) da quando ancora la scienza <strong>della</strong><br />
comunicazione era di là da venire fino ad oggi.<br />
Vedrete l’attenzione ai particolari e coglierete<br />
dappertutto quel senso di personale, di originale,<br />
di legame forte con la terra d’origine e di<br />
volontà di aprirsi a mercati più ampi<br />
Come dire: qui, tra le montagne fatate, siamo<br />
nati; di qui sono le nostre ricette, i nostri collaboratori:<br />
la nostra forza; questa è la nostra sorgente; da<br />
qui ci muoviamo per nuovi orizzonti.<br />
Comunicazione riuscita! Obiettivo raggiunto!<br />
Etichetta degli anni quaranta Etichetta in uso dagli anni novanta<br />
19 <strong>della</strong> <strong>vita</strong>
...L'archivio in cucina<br />
di Luciano Scafà<br />
Vittorio<br />
Lancellotti<br />
Archivio Luciano Scafà<br />
Porto San Giorgio<br />
<strong>Il</strong> ruolo più importante nei banchetti conviviali era quello occupato<br />
dallo scalco. Lo scalco era il regista perché a lui competeva tutta<br />
la scenografia del convito con le varie invenzioni e suggestioni in voga<br />
all’epoca, destinate a destare sorpresa, stupire i commensali, mostrare<br />
la potenza e la ricchezza del padrone di casa. Ideatore, regista e artefice<br />
di solenni imbandigioni, il Lancellotti presenta un repertorio gastronomico<br />
vastissimo, dove non mancano proposte singolari ed estrose.<br />
<strong>Il</strong> Gusto... 20
...L'archivio in cucina<br />
Nella sua prefazione il Lancellotti sottolinea<br />
che l’intera sua <strong>vita</strong> professionale l’ha dedicata<br />
alla famiglia Aldobrandino in particolare al Cardinal<br />
Ippolito, Camerlengo di Santa Chiesa;<br />
“all’offitio di Scalco, sempre in seguiti de’<br />
Signori grandi: e si come in questo solo riconosco<br />
d’aver’ havuta buona fortuna, così confesso, che<br />
le cose poste da me in prattica per prima, hanno<br />
potuto ricevere lume di perfettione in quel tempo,<br />
ch’io fui fatto degno di servire il Cardinal Pietro di<br />
gloriosa memoria, Zio di V. S. <strong>Il</strong>lustriss. e poi lei medesimo<br />
godendo moltanni l’ombra <strong>della</strong> loro Eccellentissima<br />
Casa”.<br />
Nel rivolgersi ai lettori il Lancellotti, ci tiene<br />
a precisare, che non ha voluto scrivere questo libro<br />
per divenire famoso, ma “hò creduto di poter dar<br />
lume, & giovamento à gli studiosi di qust’Arte co’l<br />
distenderne questa piena, distinta relazione. Ma<br />
ben mi dichiaro che non hò preteso di voler formare<br />
uno scalco, né hò voluto trasportare in questo<br />
Volume quello, di che sono pieni molti altri: Solo<br />
hò havuto per fine di pubblicar’alcuni miei esperimentati<br />
pensieri, con intentione più di givare, che<br />
d’acquistar nome”… Voglio di più ch’il mondo sappia,<br />
ch’io non hò appreso niente da libri, e tutto<br />
dall’asperienza: e se i più franchi non impareranno<br />
da queste mie forme di prattica, potranno dire<br />
d’haverle trascorse per sola curiosità, godendo in<br />
se stessi di non haver bisogno d’altrui ricordo: se i<br />
meno esperti ne riceveranno soddisfazione, ò ne<br />
raccoglieranno qualch’utile grandissimo sarà il<br />
mio contento, e mi terrò abbondantemente rimunerato<br />
di queste mie deboli fatiche”.<br />
La grandezza di un uomo sta anche nella<br />
sua modestia e ritengo che il Lancellotti nel suo<br />
messaggio “al lettore” l’abbia affermato con forza.<br />
21 <strong>della</strong> <strong>vita</strong>
<strong>Il</strong> Gruppo di Azione Locale <strong>della</strong> provincia di<br />
Fermo (GAL Fermano) ha concluso il primo<br />
importante ciclo delle sue attività con l’elaborazione<br />
del Piano di Sviluppo Locale (PSL) che<br />
sarà consegnato alla Regione Marche nei primi<br />
giorni del mese di novembre. <strong>Il</strong> PSL costituisce il<br />
documento operativo <strong>della</strong> società, in cui sono indicati<br />
gli interventi che il GAL proporrà al territorio<br />
fino a tutto il 2013.<br />
<strong>Il</strong> Piano in questione segue il documento del-<br />
le Linee Strategiche in cui, a seguito di due inten-<br />
se campagne di ascolto, erano state delineate le<br />
strategie di sviluppo locale del territorio fermano.<br />
Nel PSL le linee anzidette, approfondite con un<br />
ulteriore campagna di concer tazione territoriale,<br />
trovano at tuazione operativa tramite interventi da<br />
realizzare sul territorio nel periodo indicato.<br />
<strong>Il</strong> Gusto... 22<br />
Gli investimenti che il Piano è destinato a<br />
sviluppare superano i sette milioni di euro e sa-<br />
ranno erogati a sostegno delle attività turisticoricettive,<br />
artigianali e delle produzioni tipiche, del<br />
recupero del patrimonio storico-architettonico e<br />
dei servizi alle popolazioni rurali. Infine una consistente<br />
quota delle risorse a disposizione sarà utilizzata<br />
per la promozione integrata del territorio<br />
di riferimento.<br />
<strong>Il</strong> Piano di Sviluppo Locale, che chiude la<br />
fase di programmazione ed av via quella operativa<br />
di erogazione delle risorse al territorio, sarà presentato<br />
in un’Assemblea pubblica il 30 di ottobre<br />
2009 che avrà luogo presso la Sala Joyce Lussu di<br />
Marina di Altidona, a partire dalle ore 17,30.<br />
<strong>Il</strong> Presidente<br />
Dott. Ing. Alessandro Spena
Sommelier Prof. Stefano Isidori<br />
Molto bistrattato anche<br />
dagli esperti perché considerato<br />
erroneamente<br />
un “ermafrodita”: cioè né<br />
bianco (con la sua gioiosa<br />
freschezza) né rosso<br />
(con la sua prorompente<br />
forza) ma un liquido<br />
vago da utilizzare<br />
come ripiego; invece<br />
se ben fatto possiede<br />
un grande fascino<br />
e riesce a soddisfare<br />
pienamente i nostri<br />
organi sensoriali.<br />
Sicuramente nato<br />
per caso, la leggenda<br />
lo vuole legato al vino<br />
che il contadino sottraeva<br />
dalla botte per farsi la<br />
sua scorta all’insaputa del<br />
fattore di turno o del padrone.<br />
Ha goduto di grande notorietà<br />
fino alla metà del novecento,<br />
era il vino <strong>della</strong> nobiltà francese e<br />
italiana, sembrava riservato a loro.<br />
In quel periodo i vini erano - diciamo<br />
- particolari, perché prodotti<br />
con tecniche ancora arcaiche: i<br />
bianchi - poco prodotti - avevano<br />
colori ossidati e subito diventavano<br />
aceto per le scarse condizioni<br />
igieniche; i rossi - destinati al<br />
popolo - erano forti e alcolici. La<br />
Nobiltà, che si doveva comunque<br />
distinguere, consumava prevalentemente<br />
il vino rosato, dai colori<br />
raggianti, dai profumi delicati e<br />
dal <strong>gusto</strong> soave.<br />
In Italia, così come in Francia,<br />
possiamo tranquillamente affermare<br />
che si è sempre prodotto:<br />
dai kretzer dell’Alto Adige ai rosati<br />
del Salento pugliese, dal Chiaretto<br />
del Garda, apprezzato da Papa<br />
Pio X, al nostro vicino Cerasuolo<br />
d’Abruzzo.<br />
...Appunti sul vino<br />
IL VINO<br />
ROSATO<br />
Nelle Marche sono IGT e derivano da uve<br />
Sangiovese e Montepulciano, anche se negli ultimi<br />
tempi sono prodotti con altre uve autoctone tipo<br />
Lacrima e Vernaccia.<br />
Nelle Marche, e più in<br />
dettaglio nella nostra area,<br />
sono ottenuti da uve Sangiovese<br />
e Montepulciano, e così<br />
deve rimanere, produrre vino<br />
con quello che è sempre stato.<br />
Negli ultimi anni questo<br />
vino ha ritrovato giovinezza<br />
e splendore sulla scia delle<br />
bollicine rosate, provenienti<br />
da zone vocate del Trentino<br />
e <strong>della</strong> Lombardia, ma<br />
anche dalle Marche (come<br />
non citare quelle dell’Azienda<br />
Colli di Serrapetrona che<br />
spumantizza Vernaccia, o<br />
dell’Azienda Monteschiavo<br />
che utilizza il vitigno Lacrima<br />
per un fragrante spumante o<br />
<strong>della</strong> storica Garofoli che ha<br />
commercializzato un notevole<br />
Metodo Classico a base<br />
di Montepulciano, vera delizia<br />
per naso e palato) e sono<br />
sempre più le aziende che<br />
lo propongono, lavorando<br />
egregiamente e sfornando<br />
gradevolissimi rosati.<br />
Apprezzati sempre più in<br />
estate perché posseggono le<br />
caratteristiche fragranti, fruttate<br />
e fresche dei bianchi ma<br />
con un qualcosa in più al <strong>gusto</strong><br />
determinato dai polifenoli.<br />
Bevuti freschi di vendemmia<br />
esaltano la cucina<br />
primaverile ed estiva: da provare<br />
sulla pasta pomodoro<br />
fresco e basilico o con leggeri<br />
ragù. Fantastici su brodetti<br />
e guazzetti di pesce <strong>della</strong> nostra<br />
regione, nonché su tutti i<br />
primi piatti rossi di mare. Un<br />
po’ più maturi sono da accompagnare<br />
allo stoccafisso<br />
in porchetta ma anche su<br />
animali da cortile salsati.<br />
23 <strong>della</strong> <strong>vita</strong>
...Parola di esperto<br />
CONSIGLI PER UN<br />
CORRETTO ACQUISTO<br />
Nella prima parte ho cercato di spiegare come dovrebbero<br />
essere e cosa significano le etichette che troviamo<br />
sui prodotti alimentari che quotidianamente acquistiamo.<br />
In questo numero entreremo nel dettaglio e vi<br />
spiegherò come scoprire i piccoli trucchi che alcuni produttori<br />
di alimenti utilizzano per far apparire di qualità un<br />
alimento che di qualità nutrizionali non ne ha affatto.<br />
Dr. Massimiliano Petrelli<br />
SOD Dietetica e Nutrizione Clinica. Azienda Ospedaliero-Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona<br />
Come ho già detto, l’ordine con cui appaiono<br />
gli ingredienti nell’etichetta non è casuale, ma<br />
è regolato per legge. In particolare gli ingredienti<br />
devono comparire in ORDINE DECRESCENTE DI<br />
QUANTITÀ, in altre parole il primo ingrediente è più<br />
abbondante del secondo che a sua volta è più abbondante<br />
del terzo e così via. Controllando l’ordine<br />
degli ingredienti tra due prodotti simili possiamo<br />
quindi farci un’idea di quale dei due è qualitativamente<br />
migliore. Quindi se prendiamo un prodotto<br />
la cui etichetta dice: Farina, uova, grassi vegetali,<br />
vuol dire che l’ingrediente più presente sarà la farina,<br />
poi le uova e una dose minima (o per lo meno<br />
inferiore a quella degli altri due ingredienti) di grassi.<br />
Nessuno di noi comprerebbe lo stesso prodotto<br />
se l’ordine fosse: grassi, farina, uova! Però le industrie<br />
alimentari riescono in questo con un piccolo<br />
“trucco”. Infatti le industrie tendono ad “arricchire”<br />
qualsiasi prodotto con dei grassi perché sanno che<br />
quando, attraverso le papille gustative <strong>della</strong> lingua,<br />
il nostro cervello percepisce la presenza di grassi,<br />
considera quel cibo come “molto buono” e tornerà<br />
a comprarlo. Infatti per milioni di anni abbiamo<br />
avuto il problema di procurarci il cibo e procurasi il<br />
cibo implicava una grande fatica (andare a caccia<br />
o coltivare i campi a mani nude); il procurarsi<br />
cibo ricco di grassi (e quindi ricco di calorie) ci ha<br />
permesso di sopravvivere alle “glaciazioni” e alle<br />
“carestie”. Oggi questo meccanismo di “sopravvivenza”<br />
ci si ritorce contro: infatti essendo disponibile<br />
molto cibo e dovendo fare poca o nessuna fatica<br />
per procurarcelo (un’ora di spesa al supermercato<br />
ci fa spendere sulle 100 Kcal contro le 600 Kcal di<br />
un’ora di caccia con la lancia!) dovremmo scegliere<br />
cibi meno calorici, ma per il nostro cervello (che<br />
ha sempre paura che stia per tornare una glaciazione<br />
o una carestia) il cibo più buono è sempre<br />
quello più ricco di grassi. Ecco perché il detto popolare<br />
“tutte le cose “buone” fanno male” (es. il fritto)<br />
ed ecco perché l’industria alimentare aggiunge<br />
molti grassi a qualsiasi prodotto, anche dove nella<br />
ricetta originale non c’erano, proprio per stimolare<br />
il nostro cervello a ricomprare quel prodotto e far<br />
guadagnare loro più soldi, infischiandosene <strong>della</strong><br />
nostra salute. Pertanto, tornando al nostro esempio,<br />
per rendere più “buono” un prodotto che prevede<br />
(per ogni ettogrammo) 60 g. farina, 30 g. uova e<br />
10 g. di grassi, lo trasformano in: 40 g di grassi, 35<br />
g di farina e 25 g. di uova. Ora sorge il problema<br />
che dovendo scrivere questo sull’etichetta, anche<br />
se per il nostro cervello è più buono, per il nostro<br />
<strong>Il</strong> Gusto... 24<br />
“occhio attento di consumatore informato” salta<br />
subito in evidenza che in quel prodotto ci sono più<br />
grassi che farina e quindi non lo compreremmo. Ed<br />
ecco il brillante trucco che l’industria alimentare<br />
utilizza: siccome non è obbligatorio mettere i grammi<br />
(come ho fatto io nell’esempio) ma solo l’ordine<br />
degli ingredienti, basta “scorporare”, dividere<br />
in due parti simili l’ingrediente maggiore per farlo<br />
scivolare nell’ordine di presenza. Quindi invece di<br />
aggiungere 40 g. di grassi vegetali, li dividono in 20<br />
g. di grassi vegetali e 20 g. di grassi animali; il totale<br />
dei grassi è lo stesso, ma avendo due nomi diversi e<br />
quantità minori rispetto a prima la nuova etichetta<br />
potrà essere scritta: 35 g di farina, 25 g. di uova, 20<br />
g. di grassi vegetali e 20 g. di grassi animali. Come<br />
ho già detto le industrie alimentari non sono obbligate<br />
a scrivere le quantità e quindi l’etichetta finale<br />
sarà: farina, uova, grassi vegetali e animali. Se<br />
fossero obbligatorie anche le dosi, tutti vedrebbero<br />
e capirebbero che quel “grassi vegetali e animali”<br />
non è “un goccio d’olio d’oliva e una noce di burro”<br />
ma è addirittura l’ingrediente principale!! Attenzione<br />
poi ai grassi vegetali. TUTTI CREDONO CHE<br />
I GRASSI VEGETALI FACCIANO BENE e quelli animali<br />
facciano “male”: in realtà non è così semplice. <strong>Le</strong><br />
calorie degli uni e degli altri sono pressoché identiche<br />
e quindi, dal punto di vista dell’ingrassare (o dimagrire)<br />
sono identici. <strong>Il</strong> bene e il male è riferito alla<br />
capacità di alcuni grassi di incrostarsi nelle arterie e<br />
dare il via all’arteriosclerosi che poi porta all’infarto<br />
e all’ictus. Ora, mentre la maggior parte dei grassi<br />
animali tende ad incrostarsi nelle arterie (ad eccezione<br />
di quelli contenuti nel pesce, specialmente<br />
quello “azzurro”) la maggior parte dei grassi vegetali<br />
tende a NON incrostarsi nelle arterie, ma anche<br />
qui ci sono delle eccezioni: l’olio di palma e l’olio<br />
di cocco si incrostano nelle nostre arterie come e<br />
peggio del burro e dello strutto. Purtroppo per noi,<br />
se nell’etichetta non è specificato il tipo di grasso<br />
o olio vegetale utilizzato è sicuramente….. palma o<br />
cocco!! Infatti essendo i meno “nobili” sono anche<br />
i meno costosi e l’industria alimentare (che tiene<br />
solo ai propri profitti e non alla nostra salute) utilizza<br />
sempre quelli. Se utilizza oli “nobili” o pregiati (per<br />
es. olio extravergine d’oliva, olio di mais), nell’etichetta<br />
lo specifica molto bene e a caratteri cubitali<br />
per esaltare il prodotto e per farsi pagare di più!<br />
Ecco perché alcuni prodotti all’apparenza simili,<br />
hanno prezzi differenti. Nessuno ci regala niente e<br />
se un prodotto costa meno ha sicuramente anche<br />
un “valore nutrizionale” minore!!
Non fidatevi neppure <strong>della</strong> scritta promozionale<br />
“senza zucchero” ma leggete attentamente le<br />
etichette. Se tra gli ingredienti compare una delle<br />
seguenti diciture “sciroppo di glucosio” “sciroppo<br />
di fruttosio” “maltosio” “amido di mais” “sciroppo<br />
di cereali” l’alimento contiene indirettamente dello<br />
zucchero. Queste sostanze infatti hanno un altissimo<br />
indice glicemico che le rende del tutto simili al<br />
saccarosio. Per esempio un’azienda può usare una<br />
combinazione di saccarosio, fruttosio, sciroppo di<br />
cereali, sciroppo di grano, zucchero di canna non<br />
raffinato, destrosio e altri zuccheri per essere sicura<br />
che nessuno di essi sia presente in quantità sufficiente<br />
da arrivare nelle prime posizioni dell’elenco<br />
degli ingredienti. Questo inganna i consumatori, soprattutto<br />
i diabetici: non c’è il saccarosio (il comune<br />
zucchero) ma ci sono altri zuccheri ancora più<br />
dannosi per la glicemia (es. lo sciroppo di glucosio).<br />
È un modo per spostare artificialmente lo zucchero<br />
più giù nella lista degli ingredienti, non informando<br />
sul contenuto reale di zucchero presente nell’intero<br />
prodotto.<br />
<strong>Il</strong> produttore può affiancare agli additivi registrati<br />
con la sigla europea altri additivi scritti con<br />
il nome per esteso. In questo caso il consumatore è<br />
tratto in inganno poiché portato a pensare che gli<br />
additivi impiegati siano solo quelli contrassegnati<br />
con la sigla “E”. I dubbi sulla dannosità di alcuni<br />
additivi sono ancora molti. Nonostante la legge fissi<br />
i livelli massimi consentiti, questi fanno riferimento<br />
ad un consumo moderato di alimenti, cioè non<br />
considerano la somma di tutti i cibi consumati in un<br />
pasto o in un giorno. Infatti, è difficile valutare l’interazione<br />
tra diverse tipologie di additivi e valutare<br />
gli effetti da accumulo nell’organismo di piccole<br />
quantità di additivi differenti, inoltre non vi è alcuna<br />
prova sui loro effetti a lungo termine.<br />
Vediamo alcuni<br />
esempi di additivi alimentari:<br />
Nitrati (E249,<br />
E250) Nitriti (E251, E252)<br />
Sono conservanti utilizzati<br />
nei salumi, insaccati<br />
e carni lavorate,<br />
impediscono lo sviluppo<br />
del batterio Clostridium<br />
botulinum, il batterio<br />
che produce una<br />
tossina mortale. Inoltre<br />
mantengono vivace il<br />
colore <strong>della</strong> carne e<br />
ne migliorano il sapore. I nitrati in piccole dosi non<br />
sono pericolosi, mentre i nitriti legandosi alle ammine<br />
presenti in altri cibi formano le nitrosammine,<br />
considerate potenzialmente cancerogene. Polifosfati<br />
(E450) Si trovano principalmente negli insaccati<br />
cotti, il prosciutto cotto, la spalla cotta e nei<br />
formaggi fusi, per renderli più morbidi e succosi. Sarebbe<br />
bene e<strong>vita</strong>rli, soprattutto nell’alimentazione<br />
dei bambini; proprio per questi aspetti le nuove norme<br />
sul prosciutto cotto vietano l’uso di questi additivi<br />
nei prosciutti cotti di alta qualità. Solfiti (da E220<br />
ad E227) E<strong>vita</strong> la fermentazione <strong>della</strong> frutta secca<br />
e<strong>vita</strong>ndone l’imbrunimento naturale. Glutammato<br />
(E620, E621) Rafforza il <strong>gusto</strong> degli alimenti, lo troviamo<br />
in quasi tutti i piatti pronti, nel dado, nelle<br />
salse, nelle patatine e snacks, ecc. Oggi si ritiene<br />
che possa causare mal di testa e problemi a livello<br />
del sistema nervoso, ma solo nelle persone predisposte.<br />
Acido alginico e arginati (da E400 ad E405)<br />
...Parola di esperto<br />
carragenine (E406, E407). Sono addensanti presenti<br />
soprattutto nelle salse e conferiscono loro la cremosità.<br />
<strong>Le</strong>citina di soia (E322), Butilidrossianisolo<br />
(E320), Acido L-ascorbico (E300-E304). Li ritroviamo<br />
nei prodotti da forno, cereali, biscotti e merendine.<br />
Sono antiossidanti, impediscono che i grassi si ossidino,<br />
irrancidendosi. Per quanto riguarda l’E320,<br />
secondo alcuni, potrebbe distruggere la <strong>vita</strong>mina<br />
D, aumentare i livelli di colesterolo e causare allergia.<br />
L’acido L-ascorbico altro non è che la vit. C,<br />
è innocuo. Sorbitolo (E420), Mannitolo (E421) Sono<br />
dolcificanti che possono avere un effetto lassativo.<br />
Molte volte capita<br />
di scegliere il prodotto in<br />
base al prezzo, pensando di<br />
risparmiare, ma in realtà se<br />
confrontiamo i due prodotti ci<br />
possiamo rendere conto che<br />
non sempre è così. Impariamo<br />
a confrontare il peso, sia intero<br />
che sgocciolato: molte volte<br />
quello che costa di meno<br />
e perché contiene meno prodotto. Impariamo a<br />
verificare la qualità: spesso l’uso massiccio di additivi<br />
sottolinea la scarsa qualità dell’alimento, perché<br />
queste sostanze molte volte vengono usate per<br />
mascherare l’assenza di alcuni ingredienti troppo<br />
costosi o per compensare la scarsa qualità delle<br />
materie prime. I prodotti freschi. È una buona regola<br />
acquistare prodotti confezionati il meno possibile.<br />
Impariamo a servirci dei prodotti di stagione,<br />
sia freschi che surgelati, e<strong>vita</strong>ndo i cibi precotti e<br />
confezionati nei quali l’uso di additivi è spesso importante.<br />
Riscopriamo la cucina tradizionale, utilizzando<br />
ingredienti naturali di prima qualità, cucinati<br />
in modo semplice e leggero.<br />
Etichette ricche di indicazioni<br />
alimentari sono sinonimo<br />
di qualità. Più indicazioni<br />
troviamo sull’etichetta, tanto<br />
migliore sarà il giudizio alimentare<br />
sul quel prodotto. La qualità<br />
dell’alimento è esaltata<br />
dalle sue proprietà nutrizionali<br />
e pubblicizzando la natura e<br />
l’origine dei suoi ingredienti.<br />
<strong>Il</strong> produttore è obbligato, per<br />
legge, a rispettare la veridicità delle informazioni<br />
riportate sull’etichetta. La descrizione del metodo<br />
di produzione, certificazione di qualità, ricette e<br />
numero verde d’assistenza clienti contribuiscono<br />
ad elevare ulteriormente la qualità del prodotto.<br />
Non fare troppo affidamento all’immagine riportata<br />
sulla confezione. Sotto l’immagine rappresentativa<br />
del prodotto ritroviamo, anche se in caratteri<br />
minuscoli, la dicitura “l’immagine ha il solo scopo<br />
di presentare il prodotto”, quindi non facciamoci ingannare<br />
dall’illustrazione perché essa non è legata<br />
necessariamente al reale aspetto del prodotto.<br />
Non dimentichiamoci di verificare l’integrità <strong>della</strong><br />
confezione.<br />
Quando si fa la spesa utilizzare anche il<br />
cervello e non solo gli occhi, facciamoci guidare<br />
dal buon senso, molte volte è meglio acquistare<br />
di meno ma prodotti di qualità che riempire la dispensa<br />
di prodotti scadenti, che danneggiano la<br />
salute. Sicuramente in questo modo risparmieremo<br />
sulle spese per la salute.<br />
25 <strong>della</strong> <strong>vita</strong>
...Vendemmia 2009/2010<br />
VENDEMMIA 2009/2010<br />
Annata buona/ottima per i vini bianchi<br />
Sufficiente per i vini Rossi<br />
ANDAMENTO DEL CICLO<br />
VEGETATIVO<br />
L’inverno e la primavera sono stati per lo più segnati<br />
da giornate piovose e umide con alcuni temporali violenti<br />
sia nel mese di marzo che in aprile, in seguito, con l’estate,<br />
l’instabilità atmosferica si è ripetuta per quasi tutto il mese<br />
di giugno, fino ai primi di luglio, mentre ci sono state le<br />
belle giornate per buona parte di maggio e per la seconda<br />
metà luglio fino ai primi giorni di agosto. Per quanto<br />
riguarda la neve, c’è stata una sola comparsa, a livello collinare,<br />
durante gli ultimi giorni di dicembre.<br />
La sommatoria delle piogge è stata sempre sopra la media,<br />
questa condizione si è mantenuta fino ad oggi, con la vite<br />
in fase di inizio invaiatura.<br />
L’evento meteorico <strong>della</strong> grandine è stato abbastanza<br />
contenuto come estensione tranne che per una<br />
zona ristretta dell’area del Conero dove le perdite<br />
sono state ingenti, fino al 100%, altri poi sono stati<br />
i siti nell’area del Piceno colpiti ma con danni quasi<br />
irrilevanti.<br />
L’andamento delle temperature è stato nella<br />
media stagionale con il mese di giugno molto<br />
fresco, le escursioni termiche sono state molto<br />
marcate e ripetute per buona parte del periodo<br />
vegetativo, anche quando le massime sono salite<br />
abbondantemente sopra i 30 gradi le notti sono state<br />
sempre fresche.<br />
La vite ha germogliato nella media storica e con<br />
circa 2-3 giorni di ritardo sull’anno scorso, tutti i vitigni<br />
sono partiti in modo regolare e omogeneo, l’allungamento<br />
dei germogli è avvenuto in buone condizioni di umidità e<br />
temperatura, tanto che con l’impennata ai 40 gradi nell’ultima<br />
settimana di maggio la fioritura è avvenuta in una<br />
settimana e l’allegagione è stata omogenea ed abbondante,<br />
con un forte anticipo rispetto al germogliamento. <strong>Il</strong> mese<br />
di giugno invece è stato quasi all’opposto con numerose<br />
giornate di pioggia ed umidità ripetuta, condizione molto<br />
favorevole per le malattie di peronospora e oidio, con la<br />
comparsa poi anche di alcuni focolai di botrite. I voli di<br />
tignola di prima generazione sono stati molto elevati ma<br />
i danni ai grappoli abbastanza trascurabili, la seconda è<br />
stata addirittura assente in molto stazioni di monitoraggio,<br />
anche i rilevamenti di campo hanno confermato tale<br />
andamento con rilievi nulli di fori, mentre in alcune aree<br />
circoscritte e storiche la comparsa del volo di seconda ed<br />
in parte l’inizio <strong>della</strong> terza è stato rilevato e controllato con<br />
opportuni interventi insetticidi.<br />
L’impegno in vigna sia con opere manuali che con<br />
l’ausilio di macchine è stato però possibile praticarlo con<br />
opportune tempistiche e sia la potatura verde che la difesa<br />
è stata realizzata secondo le modalità indicate.<br />
Con le rilevanti e ripetute piogge i vigneti sono stati<br />
<strong>Il</strong> Gusto... 26<br />
Enologo Alberto Mazzoni<br />
sempre molto ricchi di vegetazione e di abbondante cacciata,<br />
le aziende hanno quindi ripetuto più volte la cimatura,<br />
con il primo passaggio molto precoce, così come la sfogliatura<br />
è stata precoce e ripetuta.<br />
L’attività fotosintetica è stata quasi sempre entro<br />
livelli ottimali, anche in relazione all’ abbondante e regolare<br />
parete fogliare.<br />
La gestione del terreno è stata operata con ripetuti<br />
sfalci per quelli inerbiti e con lavorazioni superficiali per il<br />
controllo delle malerbe, specialmente nel sottofila.<br />
L’ equilibrio vegeto-produttivo è ottimale, i grappoli<br />
sono ben disposti con acini regolari e con un buon<br />
rapporto polpa buccia.<br />
<strong>Le</strong> fasi fenologiche sono in linea con<br />
all’anno scorso e in leggero anticipo<br />
con il calendario storico, l’invaiatura<br />
infatti è avvenuta tra il 15 e il 20 di<br />
luglio.<br />
PREVISIONE /<br />
CONSUNTIVO<br />
UVA RACCOLTA<br />
<strong>Le</strong> fasi fenologiche sono avvenute in<br />
media come l’anno scorso in considerazione<br />
di un iniziale anticipo seguito, tra giugno<br />
e luglio, da un rallentamento per le giornate<br />
molto fresche e con cielo coperto. La data in<br />
cui è iniziata la raccolta è stata del 20 agosto<br />
per i precoci, poi a seguire i vitigni bianchi e<br />
rossi più maturi dei vitigni a maturazione media,<br />
il periodo centrale per il verdicchio e il sangiovese è<br />
stato tra la metà e la fine di settembre, il Montepulciano, in<br />
fase ancora di maturazione, si raccoglierà dopo il 4 ottobre<br />
e con clima permettendo gli ultimi vigneti verranno raccolti<br />
anche fino al 20 ottobre, come del resto anche per gli altri<br />
vigneti con raccolta di uva lasciata a surmaturare.<br />
I grappoli si presentano per lo più di buono stato<br />
fitosanitario, con acini sani e succosi, con un buon peso medio<br />
grappolo per una dotazione idrica più disponibile <strong>della</strong><br />
precedente annata. In alcuni vigneti questa condizione ha<br />
determinato un rallentamento <strong>della</strong> maturazione e, anche<br />
con un vitigno a maturazione precoce, alcune aziende sono<br />
pazientemente in attesa di poter raccogliere uve con giusto<br />
grado di maturazione zuccherina.<br />
<strong>Le</strong> buone e numerose escursioni termiche tra<br />
giugno e luglio, nonché quelle del primi giorni di agosto,<br />
hanno determinato un elevato patrimonio organolettico, in
...Vendemmia 2009/2010 ...Notizie dall' AIS<br />
particolare per i vitigni classici <strong>della</strong> regione e per i vigneti<br />
coltivati nelle aree più vocate.<br />
La resa tra uva\vino è nella media di lavorazione,<br />
l’effetto dell’annata regolare si è dimostrato sulle piante<br />
fin dall’inizio, un buon rigoglio e un’intensità di fotosintesi<br />
quotidiana nella norma hanno assicurato una buona<br />
quantità di succhi cellulari dei grappoli e il mosto durante<br />
la fase di vinificazione è quindi nella norma.<br />
PREVISIONE<br />
QUANTITÀ<br />
DI VINO<br />
La fertilità media delle gemme e<br />
per tutti i vitigni è stata inferiore al 2008,<br />
il peso medio grappolo invece risulta<br />
essere sopra la media per tutti i vitigni.<br />
Nelle aziende con la vendemmia<br />
appena conclusa i dati fanno registrare<br />
un calo rispetto al 2008 del 10-15% per<br />
l’area Verdicchio, per le zone del Piceno e del<br />
Fermano invece il calo si attesta al intorno<br />
5% in considerazione che ci sono aziende<br />
che hanno operato una difesa fitosanitaria<br />
ottimale e altre che hanno perso diversi<br />
quintali per peronospora, in particolare nelle<br />
aree interne, fino a punte del 30%. <strong>Le</strong> condizioni<br />
meteo durante la vendemmia, seppure con piogge e<br />
temperature alte, non hanno determinato ulteriori perdite<br />
per attacchi di botrite e marciume acido, anche se erano<br />
presenti in maniera diffusa.<br />
PREVISIONE ANDAMENTO<br />
FERMENTAZIONI<br />
I valori dei mosti sono stati fortemente influenzati<br />
dall’andamento delle temperature di agosto e settembre<br />
nonché dalla capacità vegetativa dei vigneti e si registrano<br />
acidità e ph diversi a seconda del vigneto di provenienza.<br />
L’ andamento delle fermentazioni risulta essere buono per<br />
tutte le tipologie con la frazione aromatica molto elevata.<br />
PREVISIONE SUL FUTURO<br />
VINO<br />
Quantitativamente<br />
è previsto un calo delle produzioni<br />
viticole, a fronte di<br />
una regolare resa di cantina<br />
tra uva\vino. Qualitativamente<br />
si può prevedere<br />
un prodotto ottimo per<br />
una buona condizione<br />
delle piante, saranno<br />
diverse poi per questa<br />
annata le occasioni di<br />
eccellente per le produzioni<br />
provenienti da vigneti in<br />
ottimale equilibrio vegeto produttivo<br />
gestiti e curati in maniera<br />
esemplare da aziende sempre in costante<br />
crescita qualitativa.<br />
Ancora a Fermo il Trofeo<br />
Miglior Sommelier delle Marche<br />
<strong>Il</strong> Presidente AIS Marche Otello Renzi, <strong>Il</strong> Presidente del Consiglio<br />
Regionale dott. Bucciarelli, il neo Campione Regionale Roberto<br />
Concetti e il Maestro di Cerimonia Cav. Gualberto Compagnucci.<br />
Nello splendido scenario del Convento di San Francesco<br />
di Offida, sede dell’Enoteca Regionale, davanti ad un nutrito<br />
pubblico e alla scrupolosa giuria, il fermano Roberto Concetti,<br />
veniva proclamato Miglior Sommelier delle Marche 2009.<br />
Dopo la selezione scritta <strong>della</strong> mattina, quattro sono<br />
stati i concorrenti che si sono affrontati nella difficile finale. Tra<br />
degustazioni di vini e distillati, servizio al tavolo, correzioni di liste e<br />
prove di abbinamento, il nostro ragazzo si è imposto sbaragliando<br />
la concorrenza.<br />
Roberto, fermano di nascita, ora residente a Grottazzolina,<br />
fin da giovane ha seguito le orme paterne, lavorando come<br />
cameriere prima e capo sala poi nei migliori locali <strong>della</strong> zona, a<br />
metà anni ’90 l’incontro con l’AIS, la frequentazione dei corsi da<br />
sommelier, fino al trionfo di lunedì.<br />
Complimenti sono arrivati in diretta dal Presidente provinciale<br />
AIS, prof. Stefano Isidori, amico d’infanzia di Roberto e<br />
suo grande sostenitore, commentando “ennesimo successo per<br />
noi fermani, dopo la Galanti ed il mio, ora Roberto, il podio regionale<br />
è sempre più colorato con le tinte giallo rosse di Fermo.<br />
Ancora una fermana nell’olimpo del<br />
Miglior Sommelier Juniores Italiana<br />
Ennesimo successo per gli alunni dell’Alberghiero <strong>della</strong><br />
provincia di Fermo, IPSSCTAR di Sant’Elpidio a Mare. Mercoledì<br />
29 aprile presso i saloni del Grand Hotel Palace di Potenza,<br />
la simpatica Chiara Salvesi <strong>della</strong> terza sala bar, ha bissato il<br />
successo che lo scorso anno fu di Beatrice di Giulio (alunna<br />
del quinto anno) campionessa uscente, al Concorso Nazionale<br />
“Miglior Sommelier Junior 2009” indetto dall’Associazione<br />
Italiana Sommelier.<br />
La gara si è svolta presso l’Alberghiero di Potenza e<br />
Chiara, con la sua maestria e la sua dialettica, ha superato<br />
le difficili prove (test scritto, riconoscimento bicchieri, servizio,<br />
apertura dello spumante e abbinamento) in maniera brillante,<br />
ricevendo, oltre ai premi, anche i complimenti <strong>della</strong> giuria, tra<br />
cui il Presidente Nazionale AIS Terezio Medri.<br />
Certo non siamo nuovi a queste imprese, sottolinea<br />
Isidori, nel 2003 si affermò Andrea <strong>Le</strong>oni di Monte Urano, nel<br />
2004 fu la volta di Marta Trobbiani di Sant’Elpidio a Mare e nel<br />
2005 vinse Marco Cinquantini anche lui di Sant’Elpidio a Mare,<br />
tutti alunni del nostro Istituto che hanno interpretato con grande<br />
passione ed impegno la preparazione al concorso opinata<br />
dai vari insegnati tecnico pratici che si sono susseguiti.<br />
<strong>Il</strong> prof. Isidori ha voluto porre l’accento sulla formazione<br />
professionale: “È bello vedere ragazzi che, fin da giovani,<br />
hanno trovato la loro strada, la loro professione, grazie all’impegno<br />
dei loro insegnanti, che in una situazione incerta come<br />
quella che stiamo vivendo sia dal punto di vista economico<br />
che occupazionale, permettono ai discenti di crescere nel<br />
campo <strong>della</strong> sommelerie o del bere miscelato con impegno<br />
e dedizione, che garantirà, anche se con enormi sacrifici, di<br />
avere grandissime prospettive per il futuro, con impieghi sicuri<br />
e ben remunerati”.<br />
27 <strong>della</strong> <strong>vita</strong>
Guglielmo Massucci<br />
Assessore all' Agricoltura <strong>della</strong> Provincia di Fermo<br />
Guglielmo Massucci è<br />
un tipo “tosto”. Oggi fa l'assessore<br />
provinciale all'agricoltura,<br />
turismo, patrimonio<br />
ed edilizia scolastica. Per<br />
lungo tempo è stato sindaco<br />
di Monte Vidon Combatte. Un<br />
piccolo comune dell'entroterra<br />
fermano che s'affaccia<br />
sulla Valdaso, dove si mangia<br />
bene l'arrosto di castrato<br />
e, il giorno di S. Antonio (17<br />
gennaio), i contadini - ha più<br />
senso chiamarli così - portano<br />
ancora in chiesa gli<br />
animali per la benedizione.<br />
Insomma, un paese di quelli<br />
dove la tradizione agricola è<br />
ancora forte.<br />
Oggi Massucci siede<br />
nell'ufficio <strong>della</strong> nuova sede<br />
<strong>della</strong> provincia di Fermo,<br />
con su le spalle deleghe<br />
importanti. L'agricoltura<br />
gli è rimasta dentro, quella<br />
valdasina in particolare.<br />
“Anche la provincia di Fermo<br />
– ha sottolineato recentemente<br />
in un incontro con<br />
gli omologhi <strong>della</strong> provincia<br />
ascolana – ritiene strategica<br />
la riqualificazione <strong>della</strong><br />
Valdaso attraverso il progetto<br />
di area vasta esportabile<br />
anche in altri comprensori.<br />
Un progetto teso a rilanciare<br />
la valle dal punto di vista<br />
agricolo e turistico attraverso<br />
un connubio che sarà il<br />
fiore all'occhiello dell'intera<br />
regione e non solo”.<br />
Che intende dire Massucci?<br />
Che occorre un marchio<br />
d'aria, che va sostenuta<br />
la produzione di orto frutta,<br />
vino e altri prodotti agricoli<br />
attraverso protocolli specifici<br />
che certifichino la loro<br />
...Parola di Assessore<br />
A chi la laurea?<br />
Ai contadini.<br />
bontà; che bisogna sviluppare<br />
sempre di più la filiera<br />
corta (produttore-consumatore);<br />
che una valle dove si<br />
produce senza pesticidi, con<br />
avanzati processi che salvaguardano<br />
l'ambiente, è una<br />
valle benedetta e che può<br />
ambire ad un turismo di tutto<br />
rispetto.<br />
Massucci è anche<br />
l'uomo che ha lanciato una<br />
provocazione alle Università<br />
e alle istituzioni.<br />
Si parla sempre di difesa<br />
<strong>della</strong> natura – ha detto in<br />
sintesi -, se ne dicono tante,<br />
perché allora non premiamo<br />
chi è in prima linea sui campi,<br />
chi li protegge, chi sa fare<br />
un po' di tutto in campagna,<br />
chi possiede una saggezza<br />
antica? Già. Ma a chi si riferiva<br />
l'assessore? “Ai vecchi<br />
contadini”, è stata risposta.<br />
E che tipo di premio? “Una<br />
laurea onoris causa”. Ecco,<br />
la provocazione.<br />
E bravo, assessore.<br />
E ancora più bravo dopo che<br />
abbiamo saputo che è un<br />
cuoco provetto. Insomma, lui<br />
in casa cucina, si cimenta<br />
con i fornelli, fa ricette sue<br />
proprie e raccoglie quelle<br />
che andrebbero perdute.<br />
Eppoi, è l'anima <strong>della</strong> Sagra<br />
delle Quaglie, una manifestazione<br />
annuale a Monte<br />
Vidon Combatte. In quell'occasione,<br />
da sempre, l'assessore<br />
provinciale odierno e<br />
prima sindaco, sta in cucina,<br />
tra la gente. Ce l'ha rivelato<br />
la simpatica Romina Fentini,<br />
assessore in quel comune.<br />
E brava anche lei!<br />
A.<strong>Le</strong><br />
29 <strong>della</strong> <strong>vita</strong>
Dott. Giovanni Zamponi - Malattie infettive<br />
“Quelli dunque salirono ed<br />
esplorarono il paese dal deserto di<br />
Sin, fino a Recob, in direzione di Amat.<br />
Giunsero fino alla valle di Escol, dove<br />
tagliarono un tralcio con un grappolo<br />
d’uva, che portarono in due con una<br />
stanga, e presero anche melagrane e<br />
fichi. Quel luogo fu chiamato valle di<br />
Escol a causa del grappolo d’uva che<br />
gli Israeliti vi tagliarono” (Nm. 13: 21,<br />
23-24).<br />
Gli esploratori inviati da Mosè nella terra<br />
promessa – “un paese dove scorre<br />
latte e miele” – tornano con un meraviglioso,<br />
eccezionale grappolo d’uva.<br />
Una tipicità, diremmo oggi. L’uva, tipicità<br />
<strong>della</strong> terra promessa! Così, la<br />
terra dell’uva è terra promessa; e la<br />
terra promessa è una terra dove rigoglia<br />
l’uva. Corre il pensiero al vino<br />
che entra nell’eternità trasformandosi<br />
nel Verbo incarnato, in forza <strong>della</strong> sua<br />
stessa onnipotente parola. <strong>Il</strong> cammino<br />
del mondo verso la sua “dolce <strong>vita</strong>”<br />
(Dante, Par., XXV, 93 e altrove) passa,<br />
dunque, attraverso l’uva, e il grano; il<br />
vino e il pane. Non c’è divinizzazione<br />
del mondo senza il frutto <strong>della</strong> vite.<br />
Una considerazione che dà ebbrezza,<br />
brivido e vertigine, ammirando la<br />
semplicità di un’identificazione che<br />
solo l’infinita semplicità <strong>della</strong> sapienza<br />
di Dio ha saputo immaginare.<br />
La sconvolgente eleganza<br />
<strong>della</strong> fotosintesi non finisce di stupire:<br />
la configurazione elettronica <strong>della</strong><br />
clorofilla costituisce un’antenna<br />
elettrochimica di altissima efficienza<br />
energetica, nei confronti <strong>della</strong> quale<br />
i più avanzati pannelli fotovoltaici<br />
non sono che flebili balbettii tecnologici.<br />
L’energia dei fotoni del sole,<br />
catturati da un sistema dal funzionamento<br />
tanto naturale quanto sorprendente,<br />
libera e dinamizza gli atomi di<br />
idrogeno imprigionati nelle molecole<br />
d’acqua e li convoglia, reazione<br />
dopo reazione, fino alle ricche molecole<br />
dello zucchero. E dallo zucchero<br />
del grano, il pane; dallo zucchero<br />
dell’uva, il vino. Mi chiedo se questa<br />
fantastica e libera ‘bio-logica’ – che<br />
tanti profeti del nulla si ostinano dispettosamente<br />
a incatenare al caso<br />
– non sia l’irradiazione visibile di una<br />
‘in-visibile’ ‘teo-logica’, il barlume di<br />
una sapienza infinitamente inaccessibile<br />
alla concupiscenza dell’intelletto,<br />
ma prossima all’intelligenza del cuore.<br />
Forse l’intera storia <strong>della</strong> natura non<br />
ha altro senso, se non quello di arrivare<br />
a produrre il grano per il pane,<br />
e l’uva per il vino; e così consentire a<br />
Dio, fattosi carne, di farsi pure pane,<br />
di farsi pure vino.<br />
Come mi paiono noiose, oggi,<br />
e deboli, le filosofie dell’immanenza<br />
e dell’inconsistenza, al cospetto <strong>della</strong><br />
divina poesia dell’uva e del vino,<br />
nell’avventura d’incontri e di vincoli,<br />
di tralci e di spighe, che Dio non viola,<br />
ma in cui si inabissa e quasi scompare.<br />
Come siete deboli e noiosi, Spinoza,<br />
Hegel, Hume, Comte, Marx, Darwin,<br />
Heidegger ecc.! E anche tu, Einstein,<br />
che pure molto hai indovinato sui fotoni,<br />
perché ti sei accontentato <strong>della</strong><br />
ristretta opaca fede in un’immanenza<br />
logica, facendo dire a Dio: “Io sono il<br />
codice sapiente del cosmo”, mentre<br />
la tua sovrana intelligenza avrebbe<br />
ben potuto intuire e contemplare la<br />
trascendenza luminosa del puro e trasparente<br />
“Io sono”?<br />
“Io sono la vera vite”, disse di<br />
se stesso Gesù, “e il Padre mio è il vignaiolo”<br />
(Gv. 15: 1). Sarà stata anche<br />
metafora, ma sappiamo che è di più,<br />
molto di più. <strong>Il</strong> segno dell’uva, <strong>della</strong><br />
vite e <strong>della</strong> vigna sovrabbonda nella<br />
Bibbia; e la vigna è soprattutto il simbolo<br />
di Israele, del popolo di Dio (Is. 3:<br />
4; 5: 6, 7; Ger. 2: 21; 12: 10; Ez. 15: 1-6; Os.<br />
10: 1; ecc.). D’altronde, l’arte, la poesia,<br />
le tradizioni popolari, i miti, si sono<br />
sempre inchinati di fronte al sacro mistero<br />
e al segno delle messi e delle<br />
viti, inventando feste, riti, racconti che<br />
recavano stampato, ‘pre-stampato’,<br />
il desiderio di Dio di scendere a divinizzare<br />
i frutti più eccelsi <strong>della</strong> terra. <strong>Le</strong><br />
vicende di Demetra-Cerere; le storie<br />
del Bacco latino e del Dioniso greco:<br />
come negare in esse un qualche ‘presentimento’<br />
immaginifico e traslato?<br />
E, al di là del loro palese ‘tradimento<br />
preventivo’ del messaggio cristiano,<br />
come contestarne del tutto il valore di<br />
adombramento, di intuizione anticipatoria<br />
e quasi ‘pro-fetica’, per quanto<br />
oscura, tumultuosa, orgiastica, stravagante,<br />
filtrata nell’amartía/devianza<br />
del paganesimo idolatrico, iniziatico,<br />
misterico? L’intuizione in aenigmate di<br />
un’intenzione divina che avrebbe avuto<br />
compimento tra le pareti domestiche<br />
di una modesta e riservata cena<br />
d’addio – la Grande Cena di una nuova<br />
interminabile Presenza.<br />
Su queste cose meditavo qualche<br />
giorno fa a Smerillo, osservando i<br />
grappoli accesi dal sole che indorava<br />
gli orti sulla sommità <strong>della</strong> rupe. E mi<br />
veniva in mente il verso virgiliano: “Alte<br />
/ mitis in apricis coquitur vindemia saxis”<br />
(“In alto matura dolce la vendemmia<br />
sulle rupi solatíe”) (Georgiche, Libro<br />
II). <strong>Le</strong> viti, a Smerillo, sono ancora<br />
abbarbicate all’acero campestre, che<br />
era per noi l’albero, semplicemente. E<br />
andando dalle meditazioni alle memorie,<br />
ricordavo il misterioso tempo<br />
del passaggio dall’estate all’autunno,<br />
quando, sdraiato sulle zolle, contemplavo<br />
il maturare dell’uva e percepivo<br />
i suoni <strong>della</strong> natura “fra miti brezze e<br />
miti da inventare”. Qualcosa di solenne<br />
aleggiava nel silenzio panico del<br />
meriggio. <strong>Il</strong> primo a esibire i suoi molli<br />
grappoli gialli era un vitigno vicinissimo<br />
a casa; poi c’era il ‘mio’ albero<br />
d’uva nera, sul quale mi arrampicavo<br />
beandomi del tepore fresco dei pampini<br />
e del <strong>gusto</strong>sissimo sapore degli<br />
acini rubati alla vendemmia. E poi la<br />
malvasia, lo zibibbo, e quella grande<br />
pianta d’uva rosata, e quella dai chiari<br />
enormi grappoli. “Ma quante le specie,<br />
e con quali nomi non si può enumerare;<br />
e certo riunirle in un numero<br />
non serve; chi volesse conoscerlo vorrebbe<br />
anche imparare quanti grani di<br />
sabbia <strong>della</strong> pianura libica si agitano<br />
allo Zefiro” (“Sed neque quam multae<br />
species nec nomina quae sint / est numerus,<br />
neque enim numero comprendere<br />
refert; / quem qui scire velit, Libyci<br />
velit aequoris idem / discere quam<br />
multae Zephyro turbentur harenae”)<br />
(Virgilio, Georgiche, Libro II).<br />
Con le intense fragranze <strong>della</strong><br />
vendemmia si chiudeva il ciclo benefico<br />
dell’uva. Si riunivano all’alba, spogliavano<br />
le viti, cantavano tra le nebbioline<br />
del giorno che avanzava. I rulli<br />
<strong>della</strong> pigiatrice assalivano i chicchi e<br />
il mosto scorreva a fiumi; poi il torchio<br />
(‘ti – ke – te’, ‘tan – ke – te’…) terminava<br />
il lavoro <strong>della</strong> spremitura, riversando<br />
dagli interstizi lacrime dolcissime.<br />
A tarda sera ardeva la ‘callara’ per il<br />
vino cotto, e il mosto fresco riposava<br />
nei capienti contenitori. Riposava, ma<br />
non era in ozio; e già il giorno seguente,<br />
nel silenzio sublime <strong>della</strong> cantina<br />
buia, insieme al monotono e gaio “ribollir<br />
dei tini” (Carducci), gorgogliava<br />
l’attesa del vino novello.<br />
31 <strong>della</strong> <strong>vita</strong>
...Diario di bordo<br />
“Dove si va”, cantavano I Nomadi. Magari andiamo<br />
al WINEFESTIVAL&CULINARIA DI MERANO<br />
(31 ottobre - 9 novembre 2009). La serata di gala sarà<br />
riservata agli ospiti <strong>della</strong> Provincia di Fermo, a quelli del<br />
Trentino Alto Adige e ad una cinquantina di giornalisti<br />
italiani e stranieri delle più importanti testate giornalistiche<br />
e televisive. <strong>Il</strong> menù, a base di pesce, sarà preparato<br />
da una équipe di cuochi fermani, guidata<br />
dallo chef Alessandro Pazzaglia, mentre<br />
l'organizzazione generale sarà garantita dalla<br />
"Top Catering" di Gianni Lamponi. Bingo!<br />
A proposito di viaggi. <strong>Il</strong> 23<br />
settembre a Foligno è stata inaugurata l'undicesima<br />
edizione dei Primi d'Italia, il Festival<br />
Nazionale dei Primi Piatti, che ha visto la premiazione<br />
di Mario Lavezzi, Alessandro Di Pietro,<br />
Melita Toniolo e Pietro Antonio Migliaccio.<br />
<strong>Il</strong> Presidente del Club di Papillon Paolo Massobrio<br />
e il prof. Antonio Migliaccio hanno partecipato<br />
al convegno dal titolo “Alimentazione senza<br />
controllo”.<br />
La Coldiretti Marche ha lanciato un al-<br />
larme: aumentano i consumi ma per la prima volta da<br />
dieci anni a questa parte calano i produttori marchigiani<br />
di biologico, penalizzati dall’arrivo sul mercato di prodotti<br />
stranieri che sfruttano la mancanza dell’etichetta<br />
d’origine e non sempre rispettano gli standard europei.<br />
Bella non è!<br />
<strong>Il</strong> Gusto... 32<br />
di Adolfo <strong>Le</strong>oni<br />
Esistono tanti modi per fare il pane, tante farine,<br />
tanti tipi di lievito, tante varietà di grano, tanti mulini. Esistono<br />
dunque altrettante storie da ascoltare e raccontare.<br />
Seimila anni di storie conservate da ogni fornaio,<br />
ogni panettiere e le tante mamme e nonne che lo fanno<br />
ancora in casa. A partire da una sola storia, le matite di<br />
Daniela Villa si sono messe a scivolare sul foglio, le parole<br />
di Giusi Quarenghi a danzare e le mani in cucina<br />
di Alessandra Mastrangelo a giocare. Ne è nato Fame<br />
di pane - Seimila anni di storie (Slow Food Editore),<br />
terzo volume <strong>della</strong> collana per ragazzi “Per mangiarti<br />
meglio” presentato in anteprima a Senigallia nell’ambito<br />
<strong>della</strong> IX edizione di “Pane Nostrum” (17 -20 settembre).<br />
Bravi!<br />
<strong>Il</strong> turismo religioso, quello legato al mito <strong>della</strong> Si-<br />
billa, ai prodotti tipici e biologici locali, e poi quello del<br />
benessere e <strong>della</strong> medicina naturale, anche con la costruzione<br />
di un centro termale. È quanto emerso dal convegno<br />
“Risorse Naturali del Territorio dei Sibillini:<br />
come farne fonte di occupazione”,<br />
sostenuto dalla Fondazione<br />
Carisap e tenuto<br />
nel parco dell’Abbazia<br />
dei SS. Ruffino e Vitale<br />
nell’ambito di Naturalia<br />
2009. L’area dell’Alto<br />
Tenna diventerà<br />
zona di sviluppo per<br />
il benessere naturale e<br />
le tipicità agricole.<br />
Batti e ribatti forse ce la<br />
facciamo. Un “dopo teatro” al “Domenico<br />
Alaleona” di Montegiorgio potrebbe diventare<br />
realtà. Prima la lirica, la prosa, il musical... poi la degustazione<br />
dei prodotti tradizionali. E magari qualche<br />
sigaro e whisky. Mica male. Alla salute!