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MAGAZZINO DI CULTURA E VITA SCOLASTICA<br />

Fuori (dalla) Classe<br />

Ricordare, celebrare, comprendere.<br />

“Cose di <strong>Sarnico</strong>, cose di Bronte”: immagini del Risorgimento a confronto.<br />

Speciale a pag. 23<br />

Numero 3<br />

marzo 2011<br />

All’interno<br />

Senza parole. La<br />

realizzazione di un<br />

Picture Book nelle<br />

classi seconde della<br />

scuola primaria.<br />

Viaggio storicoletterario<br />

nei totalitarisminovecenteschi<br />

L’albero degli zoccoli<br />

Il gioco dell’oca<br />

Luigi Bonomelli: la<br />

poesia è un’emozione<br />

Ci scrive dal<br />

Rwanda Sabrina<br />

Bettoni<br />

P 3<br />

P 9<br />

P 19<br />

P 31<br />

P 35<br />

P.38


P A G I N A 2<br />

La nostra babele<br />

L ibr i, f umetti e f <strong>il</strong>m d i cui p arlia mo in questo<br />

n u mero<br />

Em<strong>il</strong>io Lussu, Marcia su Roma e dintorni.<br />

George Orwell, La fattoria degli animali.<br />

G.Verga, Libertà.<br />

Hanna Arendt, Le origini del totalitarismo<br />

ShaunTaun, L’approdo<br />

ElieWiesel, La notte<br />

Solzenicyn, Arcipelago Gulag<br />

Ermanno Olmi, L’ albero degli zoccoli.<br />

FlorestanoVancini, Bronte: cronaca di un<br />

massacro che i libri di storia non hanno mai<br />

raccontato.<br />

F U O R I ( D A L L A ) C L A S S E<br />

Redazione<br />

Prof.ssa Cristina Corti<br />

Prof.ssa Giovanna Foresti<br />

Elena Ricci<br />

Francesca Mercogliano<br />

Diego Falconi<br />

Beatrice Roberti<br />

Riccardo Cadei<br />

Miriam Tagli<br />

Lorenzo Valenti<br />

Elena Rolfi<br />

Valentina Corna<br />

Sabrina Bettoni<br />

(corrispondente dal Rwanda).<br />

Supervisione<br />

Prof. Vincenzo Sciacca<br />

Stampato a cura del C.C.R.


Da Salvataggio del natale<br />

P A G I N A 3<br />

Ovatta, cartoncino, un po’ di nastro, bottoni, pennarelli,<br />

ed ecco una storia..<br />

Servizio a cura di Miriam Tagli e Lorenzo Valenti (III C)<br />

SENZA PAROLE<br />

La realizzazione di un picture book nelle classi seconde (scuola<br />

primaria) della “<strong>Donadoni</strong>”.


P A G I N A 4<br />

I L p r o g e t t o<br />

La costruzione dei libri presentati<br />

in questa sezione di<br />

Fuori dalla classe è stata realizzata<br />

nel corso del mese<br />

di novembre, dalle classi<br />

seconde della scuola primaria.<br />

Il laboratorio è stato finalizzato<br />

allo sv<strong>il</strong>uppo della<br />

creatività libera e spontanea<br />

dei bambini, attraverso<br />

l’esplorazione sensoriale<br />

di materiali di riciclo,<br />

ut<strong>il</strong>izzati come strumenti<br />

d’indagine ludica.<br />

I bambini sono stati stimolati<br />

a inventare una piccola<br />

storia a sfondo natalizio e<br />

sono stati guidati nella costruzione<br />

di un picture<br />

book, cioè di un libro fatto<br />

di immagini, ciascuna delle<br />

quali è anche un fantasioso<br />

patchwork.<br />

I libri sono stati realizzati<br />

con la collaborazione di<br />

Irene Guerrieri, responsab<strong>il</strong>e<br />

del progetto, e la supervisione<br />

delle maestre<br />

Gigliana Savoldi (II A),<br />

Giuseppina Lauria (II B) e<br />

Pasquina Rinaldi (II C).<br />

Due chiacchiere con...<br />

Irene Guerrieri si è laureata in Architettura nel 1992 con una tesi sulla progettazione di<br />

un parco per bambini ispirato alla favola di Pinocchio.<br />

L’<strong>il</strong>lustrazione, l’ideazione e la progettazione di intere collane libri-gioco costituiscono<br />

una buona parte della sua attività. Ha collaborato con la COCCINELLA, l’editrice La<br />

SCUOLA, la NUOVA FIORDALISO e la SIGNORELLI. Ha ideato libri per bambini realizzati<br />

con pagine in legno e tessuti.<br />

Ha vinto diversi premi vinti nell’ambito del design, della grafica e dell’<strong>il</strong>lustrazione per<br />

l’infanzia, è stata inoltre pubblicata su importanti riviste di design.<br />

Sostanzialmente in cosa consiste un picture book?<br />

Picture book è una parola inglese, consiste nell’unire diverse parti di testura, si<br />

possono ut<strong>il</strong>izzare materiali preparati precedentemente, oppure materiali completamente<br />

diversi (carta di giornali, nastri, bottoni, pasta…) che non superino<br />

una certa misura.<br />

Come è nata l’idea di preparare un picture book con bambini delle<br />

elementari?<br />

Sono stata contattata dalla maestra Pasquina che mi ha chiesto di proporle una<br />

serie di progetti; tra questi le ho proposto proprio un laboratorio per realizzare<br />

un picture book. Questa attività è stata subito apprezzata dalla maestra. Personalmente<br />

amo molto questo tipo di lavoro, questo speciale tipo di <strong>il</strong>lustrazione attraverso<br />

materiali diversi, ed è proprio per questo che l’ho proposto.<br />

Come è stata accolta l’attività dai ragazzi?<br />

Benissimo! All’inizio pensavo che avrei avuto difficoltà a fare usare a dei bambini<br />

di seconda elementare forbici,<br />

colla… Temevo anche<br />

che non sarei riuscita a controllarli;<br />

invece i bambini<br />

hanno risposto benissimo<br />

all’attività. Mi stupisco ancora<br />

quando vedendomi in<br />

qualche posto si ricordano<br />

di me e mi salutano affettuosamente.<br />

Il lavoro quindi ha avuto<br />

riscontri positivi?<br />

Sì, è risultato un ottimo<br />

lavoro. Anche se è stato<br />

realizzato da bambini di seconda<br />

elementare, grazie al<br />

loro impegno e ai loro sforzi, <strong>il</strong> lavoro finale è di buona qualità.<br />

Lei è soddisfatta dell’attività?<br />

Moltissimo!!<br />

Irene Guerrieri<br />

F U O R I ( D A L L A ) C L A S S E


Da Salvatag-<br />

gio del natale<br />

II A<br />

P A G I N A 5


P A G I N A 6 F U O R I ( D A L L A ) C L A S S E<br />

Da Il dono di<br />

natale<br />

II B


Da La stella co-<br />

meta dei desideri<br />

II C<br />

La<br />

P A G I N A 7


P A G I N A 8 F U O R I ( D A L L A ) C L A S S E<br />

Incontriamo la maestra Pasquina in II C<br />

La stella dei desideri: i protagonisti di questa favola sono tre bambini di nome Luca, Pietro ed Elisa che vorrebbero tanto ricevere<br />

in dono un pallone, un pupazzo e un paio di pattini.<br />

La notte di Natale passa una stella cometa che avvera i loro desideri, donando loro i tanto attesi giocattoli.<br />

Come mai ha scelto l’ insegnamento come professione nella vita?<br />

Ho scelto l’ insegnamento perché mi piace stare con i bambini e insegnare loro cose nuove.<br />

Come le è venuta in mente l’ idea di realizzare un picture book con una classe elementare?<br />

Il picture book è un libro fatto esclusivamente di immagini, così anche i più piccoli possono immaginare una storia e<br />

trasformarla in un libro, per questo mi sembrava un’idea molto bella da proporre a dei bambini.<br />

Qual è lo scopo didattico di questa attività?<br />

I motivi didattici dell’attività sono<br />

molteplici, hanno imparato a trasformare<br />

dei semplici materiali in figure;<br />

hanno fatto italiano, dato che hanno<br />

dovuto inventare una storia e, cosa<br />

molto importante, hanno espresso i<br />

loro sentimenti attraverso la realizzazione<br />

di quest’ultima.<br />

Quale era <strong>il</strong> clima in cui si è<br />

svolta?<br />

Il clima in cui si è svolta era un molto<br />

vivace, anche per <strong>il</strong> fatto che si stavano<br />

avvicinando le vacanze natalizie.<br />

Come hanno reagito i bambini a<br />

questa loro nuova esperienza?<br />

I bambini erano entusiasti di questa<br />

esperienza, dato che hanno fatto un<br />

lavoro che non si svolge quotidianamente,<br />

hanno potuto ut<strong>il</strong>izzare molti materiali e hanno potuto dare libero sfogo alla loro creatività.<br />

Questo progetto ha raggiunto gli obiettivi desiderati?<br />

Sì, li ha raggiunti pienamente.<br />

Avete intenzione di riproporlo con altre classi?<br />

Tutto dipende dagli insegnanti, personalmente io amo far fare ai bambini esperienze nuove ed è anche per questo<br />

che ho proposto alla scuola <strong>il</strong> progetto.<br />

Come maestra ha avuto anche delle soddisfazioni personali?<br />

Sono riuscita a vedere i bambini sotto un’ottica diversa, a vederli come sono abitualmente, dato che facendo materie<br />

come matematica non possono esprimersi come farebbero a casa. Volevo anche sottolineare che questo è un<br />

progetto gratuito, infatti, l’ architetto Irene Guerrieri, che ha guidato i bambini nella realizzazione di questo picture<br />

book, ha svolto l’attività senza scopo di lucro.<br />

Arrivederci e grazie.<br />

Ciao, è stato un piacere<br />

Tra i tipi della Elliot, un picture book assolutamente strepitoso: L’approdo<br />

di Shaun Tan. Un libro senza parole, divenuto in pochi<br />

mesi un successo internazionale, che racconta <strong>il</strong> dramma dell’emigrazione<br />

e la gioia indescrivib<strong>il</strong>e del ricongiungimento. Il libro è<br />

disponib<strong>il</strong>e nella nostra biblioteca scolastica.


Dentro la notte<br />

Viaggio storico-letterario nei totalitarismi novecenteschi<br />

P A G I N A 9


IL PICCOLO ITALO BENITO E LA PROPAGANDA FASCISTA<br />

I totalitarismi novecenteschi ( comunismo,<br />

fascismo e nazismo) non si sono<br />

accontentati di controllare <strong>il</strong> corpo,<br />

come tutte le tirannidi del passato, hanno<br />

mirato alle coscienze, si sono insinuati<br />

nella vita privata, hanno manipolato,<br />

attraverso<br />

la propaganda,<br />

anche <strong>il</strong> pensiero.<br />

Lo stato<br />

totalitario è<br />

una sorta di<br />

esposizione<br />

permanente<br />

dell’ideologia<br />

ufficiale. Le<br />

strade, i muri<br />

delle case, le<br />

piazze, i libri, i giornali …: tutto è impregnato<br />

di propaganda. In III C abbiamo<br />

provato con <strong>il</strong> profe a ricostruire,<br />

ut<strong>il</strong>izzando molti documenti storici,<br />

l’ipotetica giornata di un ragazzo di<br />

dieci anni vissuto nel ventennio fascista,<br />

per vedere quante volte veniva bombardato<br />

da messaggi propagandistici. Il<br />

nostro giovane amico immaginario si<br />

chiama Italo Benito (in onore del Duce<br />

e nel rispetto del nazionalismo professato<br />

dal regime), ha 10 anni e frequenta<br />

le scuole elementari. Già <strong>il</strong> suo nome è<br />

imbevuto di propaganda, è propaganda.<br />

Italo Benito si sveglia alle ore 7,30. La<br />

prima cosa che vede appena apre gli<br />

occhi è un ritratto “doppio” appeso alla<br />

parete: <strong>il</strong> Duce e <strong>il</strong> re di Vittorio Emanuele<br />

III. Ora Italo Benito fa colazione,<br />

ut<strong>il</strong>izzando una tazza “imperiale” con la<br />

scritta DUX. Adesso Italo Benito esce<br />

per andare a scuola: in una delle piazzette<br />

che attraversa si imbatte in un<br />

mosaico che riproduce una gigantesca<br />

M, iniziale di Mussolini; su quasi tutti i<br />

palazzi vede le cupe insegne del regime,<br />

i fasci littori; è costretto a leggere slogan<br />

propagandistici del tipo: “Credere<br />

obbedire, combattere”, oppure<br />

“Mussolini ha sempre ragione”, che<br />

campeggiano su quasi tutti i muri sui<br />

quali posa lo sguardo. Sulla facciata di<br />

un Palazzo, Italo Benito si imbatte<br />

anche nel faccione gigantesco del Duce.<br />

Finalmente <strong>il</strong> nostro amichetto<br />

arriva a scuola.Nell’androne<br />

lo<br />

aspetta <strong>il</strong><br />

busto del<br />

duce, in aula<br />

trova di nuovo<br />

la foto di<br />

Mussolini e<br />

del re. Prima<br />

ora: ginnastica.L’insegnante<br />

fa eseguire un esercizio molto<br />

“originale”: dispone gli alunni nel cort<strong>il</strong>e<br />

in modo che assumano la forma di<br />

una M: Italo Benito si trova proprio in<br />

corrispondenza del primo apice della<br />

lettera, ha <strong>il</strong> compito di gridare forte<br />

“Eia Eia”: i suoi compagni devono rispondere<br />

in coro “Alalà” (urlo di battaglia<br />

inventato da D’Annunzio). Seconda<br />

ora: Italiano: Italo Benito ut<strong>il</strong>izza un<br />

quaderno a righe che ha sulla copertina<br />

<strong>il</strong> fascio littorio e la faccia di Mussolini<br />

e svolge <strong>il</strong> seguente<br />

tema: “Illustrate<br />

come Mussolini, <strong>il</strong><br />

nostro Duce, e <strong>il</strong><br />

fascismo abbiano<br />

salvato la Patria”.<br />

Terza e quarta ora:<br />

matematica. Sul<br />

quaderno a quadretti<br />

campeggia la<br />

faccia di Mussolini<br />

in divisa da aviatore.<br />

Il maestro assegna un problema che<br />

richiede di calcolare <strong>il</strong> costo di alcuni<br />

moschetti e un esercizio che richiede di<br />

disporre le f<strong>il</strong>e dei giovani bal<strong>il</strong>la disegnati<br />

sul libro in “terziglie” (gruppi di<br />

I ritratti del Duce e del re<br />

P A G I N A 1 0<br />

IIIC<br />

tre). Oggi è un giorno importante:<br />

Italo Benito riceve la pagella di fine<br />

quadrimestre, sulla cui copertina spicca<br />

<strong>il</strong> motto VINCERE (E VINCEREMO),<br />

pronunciato da Mussolini in occasione<br />

della dichiarazione di guerra (10 giugno<br />

1940). Tornato a casa, Italo Benito è<br />

alle prese con i compiti: una ricerca sul<br />

concetto di razza e sulle caratteristiche<br />

che rendono la razza ariana e quella<br />

latina “superiori” alle altre. Per approfondire<br />

“Per attirare l'attenzione l’argomento, del lettore, inserire qui ut<strong>il</strong>izza una rivista<br />

una citazione o una frase tratta dal testo.”<br />

che si intitola “La difesa della razza”,<br />

consigliata dal maestro. E finalmente è<br />

l’ora del tempo libero, del gioco: Italo<br />

Benito è, come tutti i suoi coetanei, un<br />

Bal<strong>il</strong>la, indossa perciò una divisa con la<br />

camicia nera e si reca in un vicino campetto<br />

dove un istruttore, in camicia<br />

nera, gli spiega quali sono i doveri del<br />

buon fascista e lo impegna in alcuni<br />

esercizi con un moschetto di legno.<br />

Dopo essersi “divertito”, Italo Benito<br />

torna a casa. Gioca un po’ con dei soldatini<br />

in camicia nera e con una statuetta<br />

di Mussolini, poi cena e va a letto.<br />

Prima di addormentarsi tira fuori dal<br />

cassetto del comodino un foglietto con<br />

una preghiera, affettuoso regalo del<br />

parroco. La preghiera dice:<br />

MIO<br />

DIO<br />

PRO-<br />

TEGGI<br />

ME, LA<br />

MAM-<br />

MA, Il<br />

BABBO<br />

E IL<br />

NO-<br />

STRO<br />

DUCE,<br />

GUIDA E SALVEZZA DELL’ ITALIA.<br />

Finalmente Italo Benito può addormentarsi.<br />

Chissà che cosa sognerà...<br />

Il mosaico con l’iniziale del cognome del duce


Repertorio iconografico: lo sguardo di Italo Benito.<br />

Il quaderno di Italo Benito...<br />

Andando a scuola…<br />

Nell’androne della scuola...<br />

P A G I N A 1 1<br />

La classe di Italo Benito, disposta ad M in onore di<br />

Mussolini durante l’ora di ginnastica...<br />

Il “faccione” incombe su Italo Benito che attraversa una piazza...<br />

Continua nella pagina successiva


La pagella di Italo Benito con <strong>il</strong> motto “Vincere” e<br />

l’ acronimo P.N.F. (Partito nazionale fascista)...<br />

Uno dei giocattoli del bambino...<br />

La rivista razzista che Italo Benito usa per la sua ricerca...<br />

Una pagina del libro di matematica di Italo Benito...<br />

P A G I N A 1 2<br />

Moschetto e camicia nera: Italo Benito nel<br />

pomeriggio...


P A G I N A 1 3 F U O R I ( D A L L A ) C L A S S E<br />

Em<strong>il</strong>io Lussu, Marcia su<br />

Roma e dintorni.<br />

Elena Ricci, IIIC<br />

Durante <strong>il</strong> suo es<strong>il</strong>io in Francia,<br />

Em<strong>il</strong>io Lussu scrive Marcia su Roma<br />

e dintorni, libro tragicomico nel<br />

quale racconta l’andata al potere<br />

del fascismo e i primi anni del<br />

regime.<br />

Il titolo si riferisce alla marcia del<br />

1922, con la quale i fascisti entrarono<br />

a Roma e Mussolini prese <strong>il</strong><br />

potere.<br />

Lussu parla di come molti dei suoi<br />

conoscenti e amici d’infanzia diventarono<br />

di colpo fascisti in cambio<br />

di denaro o cariche importanti<br />

all’interno del partito, anche se<br />

per tutta la vita erano stati socialisti<br />

o comunque antifascisti. Descrive<br />

inoltre varie “imprese” violente<br />

compiute dalle camicie nere,<br />

che imponevano agli oppositori le<br />

loro idee con manganello e olio di<br />

ricino. Lussu racconta anche le<br />

circostanze dell’ omicidio di Giacomo<br />

Matteotti, parlamentare che<br />

durante un famoso discorso ebbe <strong>il</strong><br />

coraggio di contestare le elezioni<br />

appena vinte da Mussolini con<br />

violenze e brogli di ogni genere.<br />

Leggendo questo libro, ho conosciuto<br />

gli aspetti negativi del fascismo,<br />

ma ho capito che c’erano<br />

anche alcuni italiani non irreggimentati,<br />

coraggiosi e disposti a<br />

sacrificarsi per combattere la dittatura,<br />

come Matteotti o lo stesso<br />

autore. In questa pagina li ricordiamo,<br />

perché hanno tenuto alta la<br />

dignità degli italiani in un momento<br />

di vera barbarie civ<strong>il</strong>e.<br />

Loro non si sono piegati<br />

Diego Falconi, III C<br />

Em<strong>il</strong>io Lussu nacque ad Armungia (CA) nel<br />

1980 e morì a Roma nel 1975. Partecipò giovanissimo<br />

alla Grande Guerra e fu più volte<br />

decorato al valor m<strong>il</strong>itare.<br />

Finita la guerra, si dedicò alla politica e fondò<br />

<strong>il</strong> partito Sardo d'Azione. Fu deputato in due<br />

legislature ma, per la sua avversione al regime<br />

fascista, fu confinato nell'isola di Lipari da<br />

dove fuggì riparando a Parigi. Alla fine della<br />

guerra fece parte del Partito Socialista Italiano<br />

(PSI) e fu ministro nel primo governo de<br />

Gasperi.<br />

Giacomo Matteotti nacque a Fratta Polesine, provincia<br />

di Rovigo, nel 1885 e morì a Roma nel 1924.<br />

Laureato in giurisprudenza, si dedicò alle lotte sindacali<br />

in favore dei contadini del Polesine. Venne eletto deputato<br />

e più tardi fu nominato segretario del Partito<br />

Socialista Unitario. Intuì <strong>il</strong> grave pericolo costituito<br />

dall'ascesa del movimento fascista e, in un suo discorso<br />

alla Camera, ne denunciò gli episodi di violenza e <strong>il</strong>legalità<br />

. Per questo fu rapito dai fascisti e ucciso a coltellate.<br />

Antonio Gramsci nacque ad Ales (CA) nel 1891 e<br />

morì a Roma nel 1973. E' stato <strong>il</strong> fondatore del Partito<br />

Comunista Italiano. La sua idea era di portare <strong>il</strong><br />

proletariato al potere. Soggiornò per breve tempo a<br />

Mosca e combatté energicamente contro <strong>il</strong> fascismo.<br />

Arrestato nel 1926, dopo una prima condanna<br />

a 5 anni di confino, fu condannato a 20 anni di reclusione<br />

e fu mandato in un penitenziario di Turi (BA).<br />

Gravemente malato, uscì dal carcere e venne ricoverato<br />

in una clinica a Roma dove morì.<br />

Gaetano Salvemini nacque a Molfetta (BA) nel 1873 e morì a Sorrento (NA)<br />

nel 1957. Fu uno storico e un uomo politico. Docente nelle università di Messina,<br />

Pisa e Firenze, associò l'attività di studio con quella politica. M<strong>il</strong>itò nelle f<strong>il</strong>e<br />

del Partito Socialista. Oppositore del fascismo, fu privato della cattedra e costretto<br />

ad espatriare. Fu dapprima in Francia, poi in Ingh<strong>il</strong>terra e infine negli<br />

USA dove ottenne una cattedra di Storia all'università di Harvard. Nel 1949<br />

ritornò in Italia e riprese ad insegnare a Firenze.


P A G I N A 1 4<br />

Arcipelago Gulag è un libro scritto dal<br />

russo Aleksàndr Solženicyn (1918-<br />

2008), premio nobel per la letteratura,<br />

che descrive la vita nei Gulag,<br />

veri e propri campi di concentramento<br />

disseminati nella Russia staliniana<br />

come un grande arcipelago.<br />

Nei campi venivano rinchiusi tutti gli<br />

avversari politici del partito comunista<br />

(menscevichi, antirivoluzionari…).<br />

Persino i sedicenni, se sospettati<br />

di essere ost<strong>il</strong>i a Stalin, rischiavano<br />

<strong>il</strong> Gulag. Solženicyn stesso è stato<br />

deportato a causa dei libri che aveva<br />

scritto.<br />

L’autore dedica un intero capitolo<br />

alla descrizione dell’arresto: per<br />

molti, paradossalmente, era un sollievo<br />

essere arrestati, per mettere<br />

fine all’angoscia e alla paura in cui<br />

vivevano. L’arresto poteva avvenire<br />

in molti modi, ma tutto doveva essere<br />

fatto in maniera discreta, così da<br />

non far sorgere nessun sospetto.<br />

Prima di uscire di casa per recarsi al<br />

lavoro, molti salutavano la famiglia<br />

dicendole “Addio!”, dato che era<br />

molto diffusa la deportazione di massa<br />

improvvisa e nessuno poteva sapere<br />

se sarebbe rincasato.<br />

I cellulari su cui i prigionieri venivano<br />

trasportati venivano poi camuffati<br />

come furgoncini del pane o del vino.<br />

I detenuti venivano successivamente<br />

fatti passare nel vagone di un treno,<br />

chiamato stolypin; quest’ultimo era<br />

sporco e spesso privo di panche; inoltre<br />

le finestre erano protette da<br />

spessissime sbarre di ferro che impedivano<br />

la vista sull’esterno. Questo<br />

vagone era agganciato ad uno di seconda<br />

classe e poteva essere benissimo<br />

scambiato come un vagone bagagli.<br />

I prigionieri spesso potevano superare<br />

i duecento in un solo stolypin.<br />

Una parte dei detenuti veniva mandata<br />

direttamente nei Gulag, un’<br />

Arcipelago Gulag<br />

altra invece in prigioni di transito, in<br />

cui si poteva almeno allungare le<br />

gambe nella propria cella. Non erano<br />

rari i casi di uomini abbigliati con vestiti<br />

estivi (dato che erano stati catturati<br />

in estate) costretti a stare nei vagoni<br />

per mesi, fino all’inverno, quando<br />

poteva capitare di essere costretti<br />

a camminare per ch<strong>il</strong>ometri nella<br />

neve, magari inseguiti da cani lupo.<br />

Solženicyn è stato in diverse prigioni<br />

di transito e in diversi Gulag; racconta<br />

molte vicende che ha visto o di cui<br />

ha sentito parlare e descrive anche<br />

molte parti dell’Arcipelago, tra cui la<br />

cosiddetta “isola del Paradiso”, nella<br />

quale ha trascorso metà della condanna.<br />

In quest’ ”isola” erano collocati coloro<br />

che avevano una laurea che poteva<br />

“far comodo” al regime; l’autore era<br />

finito lì solo per <strong>il</strong> fatto che in una<br />

tabella, sotto la voce mestiere, aveva<br />

scritto “fisico nucleare”.<br />

In quel luogo i detenuti organizzavano<br />

conferenze e potevano camminare<br />

in un giardino senza scorta, in alcuni<br />

momenti i prigionieri avevano l’im-<br />

F U O R I ( D A L L A ) C L A S S E<br />

Lorenzo Valenti, III C<br />

pressione di essere liberi.<br />

Era anche diffusa la differenziazione<br />

dei detenuti: esistevano le cagne (i<br />

ladri), che occupavano la “classe “<br />

più alta all’interno dei Gulag; essi<br />

infatti rubavano tutto ciò che potevano<br />

e lo scambiavano con i cekisti<br />

(membri della Ceka, la polizia segreta<br />

russa); le cagne dormivano nel<br />

posto migliore, che spesso coincideva<br />

con <strong>il</strong> posto più vicino alla finestra.<br />

Molte famiglie povere spedivano<br />

tutto ciò che avevano al parente rinchiuso,<br />

ma non potevano sapere<br />

che non gli sarebbe mai arrivato nulla,<br />

dato che tutto quello che arrivava<br />

veniva “sequestrato” dai cekisti o dalle<br />

cagne.<br />

Esistevano poi i detenuti speciali,<br />

coloro che viaggiavano da un Gulag a<br />

un altro su vagoni comuni. Il detenuto<br />

speciale viaggiava con una scorta<br />

speciale, che gli concedeva molti<br />

priv<strong>il</strong>egi; i membri di questa scorta<br />

erano istruiti in modo da far sentire<br />

<strong>il</strong> prigioniero a proprio agio, persino<br />

le minacce che riceveva suonano<br />

gradevoli e in qualche misura<br />

“gent<strong>il</strong>i”. Le condizioni degli altri<br />

prigionieri, i prigionieri “ordinari”,<br />

invece di norma erano spaventose.<br />

Ma su cosa si reggeva l’Arcipelago?<br />

Solženicyn racconta che l’Arcipelago<br />

si reggeva su tre fattori:<br />

la scala mob<strong>il</strong>e del vitto;<br />

la brigata;<br />

la duplice autorità.<br />

La scala mob<strong>il</strong>e del vitto era un criterio<br />

di distribuzione del pane e della<br />

farina; se in molte prigioni <strong>il</strong> detenuto<br />

riceveva due pasti al giorno<br />

senza dover lavorare, nel Gulag <strong>il</strong><br />

detenuto doveva guadagnarsi <strong>il</strong> cibo,<br />

svolgendo magari lavori extra.<br />

L’uomo rinchiuso però perdeva (e


perde anche oggi) la capacità di capire<br />

<strong>il</strong> prezzo della cose, così un prigioniero<br />

stava ore nelle acque gelate di<br />

un fiume per portare a termine un<br />

lavoro che gli avrebbe fatto guadagnare<br />

un pezzo di pane in più. non<br />

valutava che non avrebbe potuto vedere<br />

la stagione successiva, a causa<br />

delle malattie che si era preso col<br />

freddo.<br />

L’autore paragona <strong>il</strong> detenuto che<br />

“accorciava” la sua vita svolgendo<br />

lavori estenuanti per un pezzo di<br />

pane ad un soldato che va a morire<br />

incentivato da un bicchiere di vodka.<br />

La brigata invece permetteva la sopravvivenza<br />

psicologica in un Gulag;<br />

riunendosi in brigate, gli uomini costituivano<br />

delle comunità e a volte<br />

sentivano riapparire un briciolo della<br />

dignità perduta.<br />

Nella brigate si distingueva poi un<br />

“brigadiere”, che ut<strong>il</strong>izzava quasi<br />

sempre <strong>il</strong> bastone per farsi accettare<br />

e stab<strong>il</strong>ire la sua supremazia. Quest’ultimo<br />

però era pronto a fronteggiare<br />

i berretti celesti (sorta di secondini<br />

che incutevano un grande timore<br />

ai prigionieri) per ottenere una<br />

La fattoria degli animali di Orwell<br />

La fattoria degli animali è un romanzo/<br />

favola che bolla <strong>il</strong> totalitarismo staliniano<br />

raccontando di una fattoria nella<br />

quale gli animali si ribellano al fattore.<br />

razione extra da dare ai compagni.<br />

La stragrande maggioranza dei brigadieri<br />

era figlia dei Kulaki (ricchi contadini<br />

russi perseguitati<br />

dopo la<br />

rivoluzione comunista).<br />

La duplice autorità<br />

era funzionale<br />

alla gestione<br />

del Gulag. Due<br />

autorità significavano<br />

però<br />

doppie minacce,<br />

doppi insulti e<br />

doppie bastonate.<br />

Il potere era<br />

diviso tra le autorità del lager e le<br />

autorità della produzione.<br />

Le prime avevano in mano quella che<br />

veniva chiamata rabs<strong>il</strong>a, cioè la manodopera;<br />

cercavano di ricavare da<br />

quest’ultima più soldi possib<strong>il</strong>i, una<br />

parte dei quali serviva per “sfamare” i<br />

detenuti. Le seconde dirigevano i<br />

lavori e tenevano la “contab<strong>il</strong>ità del<br />

lager”. Assieme rappresentavano l’<br />

“alta società” del Gulag.<br />

Guidati dai maiali, imparano a leggere<br />

e a scrivere e decidono di stab<strong>il</strong>ire<br />

sette “comandamenti”. Inizialmente i<br />

lavori vanno anche meglio di quando<br />

c’erano gli uomini, ma fra i due<br />

maiali, Napoleon e Palla di Neve,<br />

nasce un conflitto, e <strong>il</strong> secondo verrà<br />

cacciato accusato di essere un traditore.<br />

Gli altri animali cominciano a<br />

lavorare sempre di più, soprattutto<br />

per la costruzione di un mulino. Intanto<br />

Napoleon inizia, nonostante i<br />

divieti presenti nei “comandamenti”,<br />

ad avere rapporti con gli uomini delle<br />

altre fattorie, a dormire nei letti e<br />

a vestirsi come gli esseri umani, andando<br />

contro le prescrizioni che vengono<br />

via via modificate. Alla fine del<br />

P A G I N A 1 5<br />

Le due autorità si facevano però sfuggire<br />

quasi sempre la cosiddetta tuchta,<br />

ossia la capacità di alcuni prigionieri di<br />

approfittare della disorganizzazione<br />

e spesso dell’<br />

ignoranza dei capimastri<br />

per truffare i b<strong>il</strong>anci.<br />

Difatti passavano mesi, a<br />

volte anni, prima che una<br />

truffa venisse individuata.<br />

Quasi sempre si occupavano<br />

della tuchta i più esperti<br />

brigadieri, che intervenivano<br />

sulla contab<strong>il</strong>ità, magari<br />

arrotondando per eccesso<br />

qualche cifra.<br />

Alcuni Gulag si occupavano<br />

di tagliare alberi per fornire<br />

allo stato una certa quantità di legname,<br />

spesso la quantità richiesta era<br />

enorme e impossib<strong>il</strong>e da produrre così<br />

si falsificavano le cifre dicendo che (per<br />

fare un esempio fornito da Solženicyn)<br />

ottom<strong>il</strong>a metri cubi di legname<br />

inesistenti erano stati depositati in un<br />

magazzino anch’esso inesistente.<br />

Su tutto questo si basava l’Arcipelago,<br />

un insieme di strazio, grigiore<br />

burocratico e privazioni.<br />

Elena Ricci, IIIC<br />

romanzo i maiali organizzano una<br />

cena con gli uomini. Gli altri abitanti<br />

della fattoria guardandoli non riescono<br />

più a distinguerli dagli esseri<br />

umani. Dietro ad ogni animale, è<br />

riconoscib<strong>il</strong>e un personaggio storico.<br />

Jones (fattore): Zar Nicola II; Vecchio<br />

Maggiore (maiale): Marx e<br />

Lenin; Napoleon (maiale): Stalin;<br />

Palla di Neve (maiale): Trotzij;<br />

Clarinetto (maiale): la propaganda<br />

(giornale russo Pravda); Gondrano<br />

(cavallo ):S tachanov; B erta<br />

(cavalla): la gente sfruttata dalla dittatura;<br />

Benjamin (asino): intellettuali<br />

che non si sono opposti.


P A G I N A 1 6<br />

La notte di ElieWiesel.<br />

La notte, racconta una parte della vita<br />

dell’autore durante <strong>il</strong> periodo nazista. E’<br />

una testimonianza delle sofferenze patite<br />

dagli ebrei nei campi di concentramento<br />

nazisti durante gli ultimi anni della II<br />

guerra mondiale.<br />

A quel tempo l’autore aveva solo dodici<br />

anni e viveva a Sighet, una piccola città<br />

della Trans<strong>il</strong>vania, mentre in molti paesi<br />

d<strong>il</strong>agava la politica nazista e fascista. Aveva<br />

come maestro di dottrina ebraica un’inserviente<br />

della sinagoga chassidica<br />

che poi venne espulso dalla città insieme<br />

ad altri ebrei stranieri. Dopo alcuni mesi<br />

l’inserviente riuscì a tornare e iniziò a<br />

raccontare storie di deportati, di persecuzione<br />

e terrore, cercando di allertare<br />

le persone del paese. Nessuno gli credeva,<br />

era più comodo pensare che fosse<br />

diventato matto e rimproverarlo di spargere<br />

notizie tanto allarmanti quanto false.<br />

All’inserviente non interessava più<br />

insegnare la sua dottrina religiosa ma<br />

parlava solo di quel che aveva visto. Nel<br />

paese tutti erano ottimisti, continuavano<br />

a credere che non sarebbe successo niente,<br />

che i nazisti non sarebbero mai arrivati.<br />

Purtroppo dopo qualche settimana le<br />

auto dell’esercito nazista entrarono in<br />

paese. Gli ufficiali tedeschi sembravano<br />

in un primo momento educati e gent<strong>il</strong>i e<br />

tutte le voci che circolavano su di loro<br />

sembravano infondate.<br />

La tranqu<strong>il</strong>lità durò solo che pochi giorni:<br />

<strong>il</strong> paese fu trasformato in un ghetto,<br />

gli ebrei furono privati di ogni oggetto di<br />

valore e di ogni diritto. Presto iniziarono<br />

le deportazioni. Arrivò anche <strong>il</strong> turno del<br />

gruppo di Elie e della sua famiglia, che<br />

vennero caricati su un convoglio di carri<br />

di bestiame e, dopo un lungo, tremendo<br />

ed estenuante viaggio, deportati nel campo<br />

di Birkenau. Lì le donne furono divise<br />

dagli uomini ed Elie venne separato<br />

per sempre dalla madre e dalla sorella,<br />

finite subito nelle camere a gas: gli restava<br />

solo <strong>il</strong> padre e avrebbe fatto qualsiasi<br />

cosa per rimanere con lui.<br />

L’ultima tappa della loro deportazione fu<br />

la Buna: Elie riuscì ad avere sempre un<br />

posto vicino al padre ma la vita si faceva<br />

La morte di Dio nei lager nazisti<br />

sempre più dura, <strong>il</strong> lavoro più pesante e la<br />

fame più intensa.<br />

Iniziavano anche i cambiamenti nel cuore<br />

e nella mente di Elie. Non riusciva più<br />

a capire come Dio potesse permet-<br />

tere quelle atrocità, come potesse<br />

consentire che migliaia di bambini<br />

venissero arsi ancora vivi nella fosse<br />

di Birkenau.<br />

Nell’animo di Wiesel stava maturando<br />

una vera e propria rivolta<br />

contro quel Dio “distratto” che<br />

consentiva la creazione dei lager,<br />

vere fabbriche di morte dove i crematori<br />

funzionavano giorno e notte.<br />

Mentre gli altri pregavano dicendo che la<br />

preghiera avrebbe aiutato a superare la<br />

prova che <strong>il</strong> Signore aveva fatto abbattere<br />

sugli ebrei, lui non apriva bocca: la sua<br />

fede era come evaporata. Se esiste <strong>il</strong><br />

lager, pensava, con <strong>il</strong> suo carico di<br />

atrocità, allora Dio non può esistere.<br />

Successivamente Elie venne diviso da suo<br />

padre e trasferito in un comando ed<strong>il</strong>izio<br />

e per lui la vita si fece ancora più dura e<br />

faticosa. Ebbero inizio anche le terrib<strong>il</strong>i<br />

selezioni effettuate dal famigerato dottor<br />

Mengele. Per fortuna sia Elie che <strong>il</strong> padre<br />

le superarono. Le selezioni erano un vero<br />

e proprio incubo: chi veniva scelto e ritenuto<br />

non più idoneo al lavoro nel campo:<br />

viveva le sue ultime ore nella disperazione<br />

F U O R I ( D A L L A ) C L A S S E<br />

Miriam Tagli, IIIC<br />

perché sapeva che di li a poco sarebbe<br />

morto nella camera a gas.<br />

Arrivò l’inverno e anche <strong>il</strong> temib<strong>il</strong>e freddo<br />

ed era sempre più diffic<strong>il</strong>e sfuggire<br />

alla morte. Elie si ammalò ad un piede a<br />

causa del freddo e dopo alcuni giorni finì<br />

in ospedale. All’ospedale si stava bene, i<br />

pasti erano ottimi e più densi, ci si riposava<br />

e sembrava di essere in paradiso.<br />

Un giorno però, parlando con un vecchio,<br />

capì che anche lì ci sarebbero state<br />

le selezioni e perciò sarebbe stato meglio<br />

uscire per evitarle. Intanto l’avanzata dei<br />

russi si faceva vicina e giunse l’ordine<br />

che bisognava evacuare <strong>il</strong> campo: si doveva<br />

decidere se andare in marcia e scappare<br />

dal bombardamento russo o rimanere<br />

in ospedale. Pensando che i nazisti<br />

avrebbero distrutto <strong>il</strong> campo prima dell’arrivo<br />

dei russi, Elie cercò suo padre e<br />

insieme decisero di marciare anche se <strong>il</strong><br />

suo piede era in pessime condizioni.<br />

Durante la marcia la ferita gli si aprì: la<br />

neve sotto i suoi piedi diventava rossa.<br />

Oltretutto i soldati della Gestapo pretendevano<br />

che i prigionieri corressero.<br />

Molti prigionieri, non riuscendo a stare<br />

al passo cadevano e venivano subito eliminati.<br />

Tutto questo avveniva mentre<br />

soffiava un vento gelido e nevicava abbondantemente.<br />

L’idea di essere eliminato<br />

non faceva più tanta paura, diventava<br />

anzi per Elie quasi allettante: niente<br />

più dolore al piede, più nessuna fatica e<br />

niente più freddo. Solo la presenza del<br />

padre lo tratteneva dal lasciarsi cadere al<br />

margine della strada. Dopo 70 Km percorsi<br />

senza un attimo di tregua, venne<br />

dato l’ordine di fermarsi dentro una<br />

vecchia fabbrica. La stanchezza prendeva<br />

<strong>il</strong> sopravvento ma se ci si addormentava<br />

nella neve si rischiava di congelare e<br />

morire .<br />

Il giorno dopo la colonna di prigionieri<br />

stremati ripartì, lasciando molti morti<br />

nella fabbrica. Dopo un lungo viaggio<br />

Elie e gli altri giunsero al campo di Gleiwitz<br />

e vennero chiusi in una baracca per<br />

tre giorni senza bere né mangiare,<br />

Continua nella pagina successiva


continua dalla pagina precedente<br />

mentre la morte si portava via molti di<br />

loro.<br />

Vennero caricati successivamente su un<br />

treno; ad ogni fermata venivano gettati<br />

dal convoglio i cadaveri di quelli che non<br />

ce la facevano. Il viaggio durò dieci giorni<br />

durante i quali mangiarono solo neve.<br />

Arrivati a Buchenwald (campo di sterminio<br />

vicino a Weimar, in Germania) furono<br />

fatti scendere: di cento che erano sul<br />

vagone di Elie ne scesero solo dodici.<br />

Elie e suo padre erano ancora vivi anche<br />

se <strong>il</strong> padre era esausto e voleva solamente<br />

riposare e morire perché non ce la faceva<br />

più. Si era ammalato di dissenteria e peggiorava<br />

di giorno in giorno. Elie cercava<br />

di stargli sempre vicino, ma <strong>il</strong> padre era<br />

diventato per lui un peso. Si vergognava<br />

di questo ma senza suo padre si sarebbe<br />

liberato di questa grande preoccupazione.<br />

Quando Elie non c’era, suo padre veniva<br />

picchiato e derubato dalla sua razione di<br />

cibo quotidiana e perciò non mangiava<br />

quasi mai. Egli non riuscì a sopravvivere.<br />

Elie invece sopravvisse nel campo di Buchenwald<br />

fino all’arrivo degli americani.<br />

A tutti i sopravvissuti venne dato da mangiare<br />

e perciò ricominciarono a riprendersi.<br />

Elie però si ammalò gravemente<br />

per un’intossicazione e lottò tra la vita e<br />

la morte per due settimane. Quando poté<br />

finalmente guardarsi allo specchio non<br />

vide altro che un cadavere vivente. Questa<br />

immagine di sé non lo ha mai più abbandonato.<br />

“Mai dimenticherò quella notte, la<br />

prima notte nel campo, che ha fatto<br />

della mia vita una lunga notte e per<br />

sette volte sprangata.<br />

Mai dimenticherò quelle fiamme<br />

che bruciarono per sempre la mia<br />

Fede.<br />

Mai dimenticherò quel s<strong>il</strong>enzio<br />

notturno che mi ha tolto per l’eternità<br />

<strong>il</strong> desiderio di vivere.<br />

Mai dimenticherò quegli istanti<br />

che assassinarono <strong>il</strong> mio Dio e la<br />

mia anima, e i miei sogni, che presero<br />

<strong>il</strong> volto del deserto.<br />

Mai dimenticherò tutto ciò, anche<br />

se fossi condannato a vivere quanto<br />

Dio stesso. Mai. […]”.<br />

Elie Wiesel, La notte, Edizione Giuntina,<br />

Firenze 2001<br />

Elie Wiesel ad Auschwitz<br />

P A G I N A 1 7<br />

Nell’autore si affaccia l’idea inquietante della “morte di dio”: se Dio<br />

esistesse davvero e fosse davvero onnipotente ed immensamente buono,<br />

non potrebbe, anzi non “dovrebbe” permettere Auschwitz, lo<br />

sterminio sistematico di un popolo senza colpa. L’esistenza di Auschwitz<br />

dimostra la solitudine dell’uomo nel mondo e <strong>il</strong> suo essere in<br />

balia del male.<br />

“- Sia <strong>il</strong> Nome dell'Eterno!-<br />

Ma perché benedirLo? Tutte<br />

le mie fibre si rivoltavano.<br />

Per aver fatto bruciare<br />

migliaia di bambini nelle<br />

fosse? Per aver fatto funzionare<br />

sei crematori giorno e<br />

notte, anche nei giorni di<br />

festa? Per aver creato nella<br />

sua grande potenza Auschwitz<br />

, Birkenau, Buna e<br />

tante altre fabbriche di<br />

morte? Come avrei potuto<br />

dirGli: < Benedetto Tu sia<br />

Signore, Re dell'Universo,<br />

che ci hai eletto fra i popoli<br />

per veder torturati giorno e<br />

notte, per vedere i nostri<br />

padri, le nostre madri, i nostri<br />

fratelli finire al crematorio?<br />

Sia lodato <strong>il</strong> Tuo Santo<br />

Nome, Tu che ci hai scelto<br />

per essere sgozzati sul Tuo altare>?”<br />

“Io non digiunai, perché non c’era più nessuna ragione perché<br />

digiunassi. Non accettavo più <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio di Dio. Inghiottendo la<br />

mia gamella di zuppa vedevo in quel gesto un atto di rivolta e<br />

di protesta contro di Lui. E sgranocchiavo <strong>il</strong> mio pezzo di pane.<br />

In fondo al cuore sentivo che si era fatto un grande vuoto.”


P A G I N A 1 8 F U O R I ( D A L L A ) C L A S S E<br />

Guardare, vedere, osservare<br />

nel giorno della memoria<br />

F r a n c e s c a M e r c o g l i a n o , I I I B<br />

27 gennaio 2011. Gli occhi della classe si sono posati sui cartelloni prodotti dai diversi gruppi sui lager, sulla Shoah,<br />

sull’Olocausto sulle leggi razziali, sull’ antisemitismo in Italia durante <strong>il</strong> fascismo e sulle partenze per i lager dal<br />

binario 21 a M<strong>il</strong>ano. Abbiamo capito <strong>il</strong> male radicale che si è espresso in una serie di discriminazioni, omicidi, annientamenti<br />

programmati di persone per realizzare <strong>il</strong> dominio assoluto di un uomo, un dittatore. “Il dominio totale,<br />

dice Hannah Arendt, mira ad organizzare gli uomini... come se fossero un unico individuo, tutti devono pensare<br />

allo stesso modo, devono comportarsi allo stesso modo…” Ciò è stato realizzato con l’ indottrinamento ideologico<br />

ed <strong>il</strong> terrore assoluto.<br />

I lager servono solo ad eliminare? No, abbiamo scoperto che i lager servono prima di tutto per terrorizzare, per<br />

eliminare ogni forma di spontaneità, per degradare gli individui. La realizzazione dei lager è stata tenuta segreta in<br />

un’ atmosfera di indifferenza ed incredulità: la gente non avrebbe mai potuto credere ad eventuali superstiti, perché<br />

raccontavano cose troppo assurde ed inverosim<strong>il</strong>i.<br />

La classe ha visto le immagini raccolte dai gruppi di ricerca sui lager di Sachsenhausen e Mathausen, le fotografie<br />

sui lager di Auschwitz e sulla risiera di San Sabba dove avvennero deportazioni ed eliminazioni di prigionieri. Le SS<br />

avevano voluto prima di eliminare gli individui, distruggere anche la loro psicologia. L’ iniziale esistenza di un opposizione<br />

politica era stato soltanto <strong>il</strong> pretesto per realizzare <strong>il</strong> sistema dei lager. Il 27 gennaio è stata l’ occasione<br />

non solo per vedere e guardare ma anche per osservare. Osservare attentamente quello che i nostri compagni hanno<br />

prodotto ci ha consentito di partecipare a quei momenti tragici del passato e di vivere delle emozioni: paura, sconvolgimento,<br />

solidarietà, odio per i carnefici, ansia per un male accaduto o che può accadere, dolore per quelli che<br />

hanno sofferto, rabbia per <strong>il</strong> disprezzo riservato a tanti uomini, felicità di essere in un epoca diversa anche se altri<br />

uomini nel mondo soffrono ancora.<br />

“Se non te ne importa niente, anche del minimo vivere civ<strong>il</strong>e, allora ti possono coinvolgere in ogni nefandezza”.<br />

Il 27 gennaio siamo entrati in un dramma del passato e ne siamo usciti coscienti che è importane <strong>il</strong> rispetto di ogni<br />

individuo.<br />

Le origini del totalitarismo di Hanna Arendt<br />

Le origini del totalitarismo è un libro di Hannah Arendt del 1951, considerato<br />

come la trattazione più completa e profonda del totalitarismo.<br />

Il libro inizia con l’esame delle cause dell'antisemitismo europeo nel<br />

XIX secolo, continuando poi con un esame dell'imperialismo coloniale<br />

europeo dal 1884 alla prima guerra mondiale. L'ultima parte tratta<br />

delle istituzioni e delle azioni dei movimenti totalitari, esaminando in<br />

maniera approfondita le due più pure forme di governo totalitario del<br />

Novecento, quelle cioè realizzatesi nella Germania del nazismo e nella<br />

Russia di Josif Stalin. L'autrice tratta anche la trasformazione delle<br />

classi sociali in masse, <strong>il</strong> ruolo della propaganda nel mondo non totalitario<br />

e l'uso del terrore, condizione necessaria a questa forma di governo.<br />

Nel capitolo conclusivo, la Arendt definisce l'alienazione e la riduzione<br />

dell'uomo a macchina come requisiti necessari al particolare tipo di<br />

dominio che caratterizza lo stato totalitario.


P A G I N A 1 9<br />

L’albero degli zoccoli<br />

Testi e disegni a cura della I B


L’albero degli zoccoli raccontato<br />

dai ragazzi della I B<br />

Durante lo svolgimento dell’unità didattica<br />

“La famiglia” abbiamo visto <strong>il</strong><br />

f<strong>il</strong>m “L’albero degli zoccoli” (1978) di<br />

Ermanno Olmi, ambientato nella campagna<br />

lombarda di fine Ottocento.<br />

Successivamente abbiamo provato a raccontare<br />

una delle vicende che si intrecciano<br />

nel f<strong>il</strong>m: la storia di Mènec.<br />

Ermanno Olmi<br />

Il significato che vi abbiamo trovato è<br />

che la famiglia è <strong>il</strong> luogo dove si coltivano<br />

i nostri affetti più profondi, che non<br />

sono cambiati dall’epoca ad oggi, inoltre<br />

in famiglia si riceve, oggi come allora,<br />

la prima educazione.<br />

Per questo, Mènec è un bambino con<br />

cui abbiamo molto in comune ancora<br />

oggi (infatti uno dei nostri compagni, in<br />

un tema, gli si è rivolto con una lettera!).<br />

Il piccolo Mènec<br />

La cascina<br />

P A G I N A 2 0<br />

La cascina era un caseggiato rustico, in pietra e in legno, a due piani.<br />

Era situata nella bassa bergamasca, immersa in un incantevole paesaggio<br />

di campagna con campi coltivati solcati da rogge e attraversati<br />

da sentieri che la collegavano alle altre cascine e ai paesi.<br />

All’epoca la cascina ospitava più di quattro famiglie. Ognuna occupava<br />

alcune stanze, disposte in questo modo: al piano inferiore la<br />

cucina; al piano superiore, le camere, a cui si poteva accedere grazie<br />

ad una scala interna .<br />

L’arredamento della cucina, come di tutte le altre parti della cascina,<br />

era assai povero: camino, tavolo contornato da sedie impagliate<br />

e una credenza che fungeva da dispensa.<br />

Nelle stalle, situate sotto le stanze, si allevavano mucche e maiali.<br />

Nell’edificio, poi, trovavano sede anche <strong>il</strong> fien<strong>il</strong>e e una piccola stanzetta<br />

dove si riponevano gli attrezzi da lavoro.<br />

Al piano superiore, ogni famiglia disponeva di un balcone in legno<br />

che sporgeva sulla facciata principale, ben allineato con gli altri.<br />

Dai balconi si poteva osservare un ampio cort<strong>il</strong>e, antistante la casa,<br />

dove venivano allevati galline, oche e anatre, le quali sguazzavano<br />

nelle pozzanghere d’acqua piovana.<br />

Ai lati del cort<strong>il</strong>e, al riparo dalle intemperie, vi erano cataste di<br />

legna e formaggi di vario tipo.<br />

Cascina, piante, campi e gran parte del bestiame erano di proprietà<br />

del padrone, al quale, annualmente, si dovevano cedere due parti<br />

del raccolto.


Mènec<br />

Era un bambino di sei anni, che viveva<br />

nella cascina con la propria famiglia. Molto<br />

sveglio ed intelligente, magro, ag<strong>il</strong>e,<br />

aveva capelli castani e corti, un viso sott<strong>il</strong>e<br />

su cui risaltavano due occhi grandi color<br />

marrone, attenti ed espressivi, naso e<br />

bocca piccoli.<br />

Mènec era un bambino un po’ timido,<br />

obbediente e rispettoso verso i genitori,<br />

papà Batistì e mamma Battistina, i quali lo<br />

educavano trasmettendogli le conoscenze<br />

sul lavoro dei campi, insegnandogli i valori<br />

che erano fondamentali per loro: <strong>il</strong><br />

rispetto per le persone, la laboriosità, la<br />

fede religiosa che dava <strong>il</strong> senso ultimo alla<br />

loro vita.<br />

Nella sua vita semplice di tutti i giorni, <strong>il</strong><br />

suo ruolo di bambino era giocare e partecipare<br />

alle attività lavorative dentro alla<br />

cascina.<br />

Mènec aveva anche una sorella maggiore.<br />

Nasce <strong>il</strong> fratellino<br />

Un giorno Mènec rientra da scuola e in<br />

quei precisi istanti, sua madre diede alla<br />

luce un altro figlio.<br />

Mènec, preso in braccio dal padre, vide<br />

per la prima volta <strong>il</strong> suo piccolo fratellino:<br />

era bellissimo, i suoi occhi erano<br />

marroni come la terra; dai suoi pochi<br />

capelli color del sole facevano capolino<br />

due piccole orecchie che ascoltavano<br />

tutto ciò che le circondava. La sua pelle<br />

era morbida e vellutata come seta, <strong>il</strong><br />

bambino aveva un piccolo corpicino<br />

indifeso; <strong>il</strong> suo sguardo era felice; la sua<br />

bocca sott<strong>il</strong>e e pronta a bere buon latte<br />

caldo; egli possedeva un piccolo naso<br />

per odorare ogni tipo di profumo. Il<br />

piccolo indossava una tutina bianca e<br />

soffice come la neve ed era avvolto in<br />

calde e morbide coperte color bianco.<br />

Il lavoro nella cascina.<br />

P A G I N A 2 1<br />

Nella cascina di Mènec la giornata era scandita dalle esigenze del lavoro.<br />

I lavori tradizionali erano: macellazione del maiale, accurata preparazione<br />

dei cibi, coltivazione dei campi e allevamento, conservazione<br />

dei prodotti e vendita sui mercati locali.<br />

Qualcuno andava alla f<strong>il</strong>anda e al mulino vicini.<br />

Mènec va a scuola<br />

Un giorno, in chiesa, don Carlo incontrò <strong>il</strong> papà e la mamma di Mènec<br />

e propose loro di mandare a scuola <strong>il</strong> figlio. La mamma del bimbo<br />

discusse con don Carlo, <strong>il</strong> quale spiegò: “La scuola è lontana da qui,<br />

ma non temete, c’è un sentiero che non gli farà perdere la strada ed<br />

economicamente vi aiuterò. Il piccolo Mènec potrà andare a scuola e<br />

imparare molte cose…”. Interrompendolo la mamma chiese: ” E<br />

quanti ch<strong>il</strong>ometri dovrà fare?” .“Sarebbero tre ch<strong>il</strong>ometri di andata e<br />

tre di ritorno, complessivamente sei ch<strong>il</strong>ometri”. Concluse: “Non se<br />

ne pentirà!...”<br />

La mamma si convinse e, arrivata a casa, disse a Mènec di andare a<br />

dormire presto perché l’indomani doveva andare a scuola. Mènec<br />

ubbidì come sempre e si svegliò presto, si vestì e, dopo aver fatto colazione,<br />

si avviò verso la scuola.<br />

La sera, tornato a casa, era stanchissimo, ma aveva tante cose da raccontare<br />

ai suoi famigliari raccolti attorno a lui. Mangiò in un baleno,<br />

poi raccontò alla mamma di aver imparato che dappertutto, anche<br />

nell’acqua, ci sono delle bestioline invisib<strong>il</strong>i tanto sono piccole. Un<br />

signore anziano, che abitava nella stessa cascina, rimase incredulo. Gli<br />

chiese come fosse possib<strong>il</strong>e sapere che esistevano se non si potevano<br />

vedere. Mènec parlò di una macchina per vederle.<br />

Oggi, molte cose che erano sconosciute nei tempi passati, sono scon-<br />

tate.


P A G I N A 2 2 F U O R I ( D A L L A ) C L A S S E<br />

La solidarietà<br />

Nella cascina c'era povertà. Giopa era una<br />

persona semplice, un mendicante che andava<br />

di cascina in cascina a chiedere la carità.<br />

Le famiglie lo accoglievano offrendogli<br />

un pasto caldo e recitando insieme le<br />

preghiere. I bambini imparavano una religiosità<br />

semplice che implicava un profondo<br />

rispetto per tutte le persone in quanto<br />

creature di Dio.<br />

Maddalena e Stefano, due giovani sposini,<br />

dopo <strong>il</strong> matrimonio andarono in luna di<br />

miele a M<strong>il</strong>ano dalla zia in convento. Dopo<br />

due giorni che erano lì venne loro proposto<br />

di adottare un bambino dal riformatorio,<br />

che di nome faceva Giovanni Battista.<br />

Lo presero con loro, lo fecero battezzare<br />

e divenne parte della famiglia.<br />

Un giorno si rompe lo zoccolo<br />

Un giorno Mènec, uscendo da scuola, cadde da un gradino rompendo uno zoccolo. Il bambino, dovendo fare 6 km<br />

di strada per tornare a casa, con la corda che gli teneva i pantaloni, si legò lo zoccolo al piede.<br />

Percorso un pezzo di strada, prese in mano lo zoccolo e proseguì scalzo. Arrivato a casa, lo disse al padre.<br />

Il padre gli disse di non dirlo alla madre, e pensò a come rimediare.<br />

Non si potevano permettere <strong>il</strong> legno e gli alberi erano del padrone della cascina.<br />

Quindi <strong>il</strong> papà decise che sarebbe andato di notte a tagliare un albero. Senza dirlo a nessuno, con l’ascia sotto <strong>il</strong><br />

mantello, si recò sul sentiero alberato e abbatté un gelso di proprietà del padrone della cascina.<br />

Tornato a casa al lume della candela, lavorò <strong>il</strong> ceppo ricavandone un bel paio di zoccoli solidi… ma per questo fatto<br />

la sua famiglia sarebbe stata mandata via dalla cascina.<br />

Il tempo libero durante l’inverno<br />

Il tempo libero durante l’inverno, nel f<strong>il</strong>m “L’albero degli zoccoli”, veniva trascorso solitamente nella stalla, dove i<br />

nonni, al caldo degli animali, narravano storie di<br />

fantasmi, che facevano spaventare i bambini, o vicende<br />

reali, non sempre con un lieto fine.<br />

Intanto gli uomini aggiustavano gli attrezzi agricoli o<br />

lavoravano <strong>il</strong> legno, mentre le donne, alla lieve luce<br />

della lanterna, rammendavano quei pochi vestiti che<br />

tutta la famiglia poteva permettersi.<br />

D’inverno non mancavano certo i momenti dedicati<br />

ai riti religiosi, infatti, quelli che potevano, andavano<br />

a pregare in chiesa; Mènec, che andava a scuola<br />

(l’unico della cascina), e la vedova Runk, costretta a<br />

lavare i panni degli altri per mantenere i figli, non<br />

potevano recarsi alla messa, però ogni sera le famiglie<br />

recitavano, nel dialetto di quei tempi, <strong>il</strong> rosario.<br />

Arriva la primavera<br />

Quando la primavera fu alle porte,<br />

i ragazzi della cascina, accompagnati<br />

dal nonno, cantando f<strong>il</strong>astrocche<br />

in dialetto e facendo baccano<br />

con pentole e pezzi di legna,<br />

cercavano di risvegliare la terra<br />

dal suo lungo e profondo sonno<br />

invernale.<br />

Gli adulti si riunivano nei campi,<br />

dove ormai avrebbero trascorso<br />

tutte le loro giornate, sotto <strong>il</strong> sole,<br />

per arare la terra e prepararla a<br />

quando si sarebbe seminato e<br />

piantato ortaggi e piante che dovevano<br />

essere <strong>il</strong> loro sostegno economico<br />

nei giorni futuri.<br />

Il trasloco<br />

Dopo aver scoperto <strong>il</strong> furto <strong>il</strong><br />

padrone della cascina caccia Batistì<br />

dalla sua proprietà.<br />

Prima dell'alba, Batistì dovrebbe<br />

lasciare la cascina.<br />

Se ne va la sera stessa, con <strong>il</strong> carro<br />

dove ha caricato le sue misere<br />

cose, la moglie, <strong>il</strong> bambino appena<br />

nato, la figlia piccola e Mènec.<br />

Con grande mestizia gli altri<br />

contadini li osservano allontanarsi,<br />

preoccupati per <strong>il</strong> loro futuro.


P A G I N A 2 3<br />

FRATELLI D’ITA-<br />

LIA<br />

Per i 150 dell’unità d’Italia, lo speciale<br />

Cose di <strong>Sarnico</strong>,<br />

cose di Bronte


P A G I N A 2 4<br />

NORD/SUD<br />

Il contributo di <strong>Sarnico</strong> al Risorgimento italiano<br />

è veramente notevole. Qui <strong>il</strong> mazziniano<br />

Alessandro Bergnani (avvocato originario<br />

di Iseo) promuove e radica l’idea di unità nazionale,<br />

guadagnandosi dieci anni di carcere e<br />

la deportazione negli Stati Uniti. Da qui partono<br />

uomini, imbevuti delle idee di Bergnani,<br />

per tutte le più importanti campagne risorgimentali,<br />

quelle del ‘48 e del ‘49, le Cinque<br />

giornate di M<strong>il</strong>ano e la spedizione dei M<strong>il</strong>le.<br />

Nel 1862 Garibaldi progetta di far partire da<br />

<strong>Sarnico</strong> una rocambolesca invasione del Trentino,<br />

poi fallita.<br />

Nessuno ci accusi di perfidia se in questa pagina accostiamo <strong>Sarnico</strong><br />

e Bronte, <strong>il</strong> risorgimento eroico e quello inflitto come una scudisciata<br />

ad una gente che avrebbe voluto la fine del feudo e la distribuzione<br />

delle terre e si ritrovò soltanto con una la bandiera tricolore<br />

e le strade invase da forestieri che parlavano dialetti incomprensib<strong>il</strong>i.<br />

È giusto ricordare e celebrare, perché riconosciamo nell’unità d’Italia<br />

un valore, ma senza la sottolineatura dei problemi che <strong>il</strong> Risorgimento<br />

non ha saputo o voluto risolvere ogni celebrazione suona<br />

falsa. Ecco perché è necessario accostare, non contrapporre, i cugini<br />

Arcangeli e <strong>il</strong> povero Frajunco, l’epica Garibaldina e la dis<strong>il</strong>lusione<br />

del meridione, <strong>il</strong> generoso fervore patriottico che correva lungo le<br />

sponde del lago d’Iseo e la disperata mancanza di pane dei contadini<br />

che vivevano alle pendici dell’Etna .<br />

F U O R I ( D A L L A ) C L A S S E<br />

La necessità di un confronto per comprendere <strong>il</strong> Risorgimento<br />

Veduta di <strong>Sarnico</strong>, cittadina protagonista<br />

del Risorgimento<br />

1860: a Bronte (grosso borgo alle pendici dell’Etna)<br />

<strong>il</strong> Risorgimento viene “importato” dai garibaldini.<br />

Nel corso dell’Ottocento in paese c’erano stati alcuni<br />

intellettuali che avevano abbracciato le idee liberali<br />

e unitarie ma <strong>il</strong> grosso della popolazione ne era<br />

rimasto estraneo. Tuttavia alla notizia dello sbarco di<br />

Garibaldi scoppia un cruento moto contadino, represso<br />

dai M<strong>il</strong>le nel sangue. Nell’immagine a sinistra,<br />

la facciata del Collegio Capizzi, <strong>il</strong> prestigioso<br />

istituto borbonico dove Nino Bixio, luogotenente di<br />

Garibaldi, allestì un processo farsa contro i presunti<br />

responsab<strong>il</strong>i della rivolta. La vicenda ha avuto molta<br />

fortuna letteraria e cinematografica, da Verga al regista<br />

Florestano Mancini.<br />

Elena Ricci<br />

V.S.<br />

Il Collegio Capizzi di Bronte<br />

Pagina a cura della III C<br />

Simona Roggeri


<strong>Sarnico</strong> 1860: si parte per l’Unità d’Italia<br />

Italia unita! Italia unita! In questo motto si ritrovarono<br />

tutti quelli che partirono da Quarto<br />

nel maggio del 1860 con la spedizione dei M<strong>il</strong>le,<br />

guidata da Garibaldi. Alla spedizione parteciparono<br />

anche Febo ed Isacco Arcangeli, probab<strong>il</strong>mente<br />

cugini, originari di <strong>Sarnico</strong>.<br />

Febo Arcangeli aveva 21 anni quando partì e Isacco<br />

ne aveva 22. Febo si era arruolato nei<br />

“Cacciatori delle Alpi” e aveva partecipato alla<br />

campagna m<strong>il</strong>itare della seconda Guerra d’ indipendenza<br />

del 1859 dove fu decorato con una<br />

medaglia al valore. Durante la campagna di Sic<strong>il</strong>ia<br />

ebbe la nomina di sergente a Palermo e poi<br />

di sottotenente. Partecipò anche alla spedizione<br />

per la liberazione della Polonia del 21 apr<strong>il</strong>e<br />

1863 per raggiungere l’ amico Francesco Nullo.<br />

Nel tentativo di andare a trovare <strong>il</strong> comm<strong>il</strong>itone<br />

Marchetti, che era stato ferito, fu sorpreso dai<br />

russi che lo colpirono al ginocchio e lo portarono<br />

poi a Olkuszin in ospedale. Qui scrisse numerose<br />

lettere a sua madre, che fino a quel mo-<br />

P A G I N A 2 5<br />

III B<br />

mento lo credeva morto. Saputo che stava bene,<br />

data la bella notizia, la madre partì per la Russia<br />

dove incontrò l’ amato figlio, ma purtroppo al<br />

ritorno del viaggio morì. Grazie all’ armistizio,<br />

Febo riuscì a tornare in Italia dove visse felicemente<br />

con la moglie Galli Anna e le due figlie.<br />

Isacco Arcangeli era uno studente di farmacia all’università<br />

di Pavia da cui era partito con Benedetto<br />

Cairoli e altri 6 compagni bergamaschi. A<br />

Telamone fu assegnato alla settima compagnia<br />

dei M<strong>il</strong>le. Dopo la resa di Palermo, fu nominato<br />

tenente. Tornò di nuovo in Sic<strong>il</strong>ia per un evento<br />

altrettanto importante, infatti si sposò con Margherita<br />

Monti, una ragazza sic<strong>il</strong>iana di cui si era<br />

innamorato, dalla quale ebbe 12 figli. Ritornò a<br />

<strong>Sarnico</strong> e si trasferì a Grumello del Monte dove<br />

aprì una farmacia. Si risposò con Carola Baldelli<br />

dalla quale ebbe altri 4 figli. Per le sue azioni ricevette<br />

medaglie commemorative, la pensione<br />

dei M<strong>il</strong>le e altre onorificenze. Morì a Grumello<br />

del Monte <strong>il</strong> 13 dicembre 1917 all’ età di 79 anni.


L’assessore all’istruzione del Comune<br />

di <strong>Sarnico</strong> ha fatto incontrare i<br />

docenti con un’ esperta del Risorgimento<br />

del Museo Storico di Bergamo.<br />

E’ stato così possib<strong>il</strong>e consultare<br />

testi diffic<strong>il</strong>mente reperib<strong>il</strong>i su importanti<br />

fatti dell’epoca.<br />

Questo e <strong>il</strong> successivo contributo si<br />

basano su notizie reperite in: STO-<br />

RIA DEL VOLONTARISMO BER-<br />

GAMASCO, a cura di Alberto Agazzi,<br />

Bergamo, ISTITUTO CIVI-<br />

TAS GARIBALDINA, maggio 1960.<br />

Autunno del 1861: Ferdinando<br />

Lassalle, cospiratore tedesco, è a<br />

Caprera per cercare di convincere<br />

Garibaldi “ad innalzare la bandiera<br />

nazionale” e a trascinare la<br />

Monarchia nella guerra per la<br />

liberazione delle Venezie.<br />

Dietro quelle parole c’è ancora<br />

Mazzini ma Garibaldi è convinto<br />

che quel progetto di liberazione<br />

sia un sogno, un’impresa irrealizzab<strong>il</strong>e.<br />

Gli dice di no. Non lo<br />

convince neanche una lettera di<br />

Aurelio Saffi che lo considera<br />

l’unico che può dare una scossa<br />

ai destini dell’Italia. Venezia e<br />

Roma sono i due punti fermi nel<br />

programma dei patrioti e dei<br />

mazziniani. Il 3 dicembre 1861<br />

Garibaldi si trova a Genova per <strong>il</strong><br />

battesimo del figlio di Nino Bixio;<br />

incontra Kossuth, <strong>il</strong> capo dei<br />

patrioti ungheresi, e riesamina <strong>il</strong><br />

progetto di Mazzini che invia i suoi<br />

messaggi da Londra. Le spie di Torino<br />

conoscono tutti i visitatori di<br />

Garibaldi a Caprera e <strong>il</strong> Presidente<br />

del Consiglio Ricasoli è allarmato,<br />

perché sa che persino Rattazzi si è<br />

incontrato con Garibaldi e c’è la<br />

possib<strong>il</strong>ità di agire per far insorgere<br />

la Dalmazia, la Serbia e l’Ungheria.<br />

Anche al re questa idea pare ineluttab<strong>il</strong>e:<br />

“Grandi avvenimenti si preparano<br />

in primavera o in autunno”,<br />

afferma. Viene consultato Napoleone<br />

III che parla di un’azione da realizzare<br />

nel 1863, ma pretende pru-<br />

denza. Si pensa di affidare a Garibaldi<br />

un qualunque incarico, per<br />

distrarlo. Il governo rassegna le<br />

dimissioni e Garibaldi parla con <strong>il</strong><br />

nuovo presidente del Consiglio<br />

Rattazzi della guerra che vuole condurre<br />

contro l’Austria: avrà le armi<br />

necessarie e un m<strong>il</strong>ione di lire. An-<br />

cora una tappa di Garibaldi a Genova,<br />

poi un discorso a Rezzato, un<br />

centro vicino a Brescia, dove chiede<br />

di prepararsi “per una redenzione<br />

non lontana”. Gli austriaci vengono<br />

a sapere che 10.000 fuc<strong>il</strong>i<br />

stanno per essere inviati da Brescia<br />

per <strong>il</strong> Tirolo, attraverso i monti ma<br />

intanto Vittorio Emanuele parte da<br />

Torino per visitare le Province meridionali.<br />

Il 5 maggio 1862 Garibaldi<br />

giunge a Trescore e comincia ad<br />

agitarsi e ad agitare. Ha intorno<br />

delegati di tutte le associazioni d’Italia:<br />

accetta <strong>il</strong> piano di Mazzini ma<br />

vuole lavorare per Vittorio Ema-<br />

P A G I N A 2 6<br />

Maggio 1862: da <strong>Sarnico</strong> tentativo di attacco all’Austria III B<br />

nuele. “È una vergogna che vi siano<br />

ancora in Italia dei fratelli schiavi.<br />

Ma si deve agire nel nome dell’Italia<br />

regia, per <strong>il</strong> Regno d’Italia”, dice.<br />

L’8 maggio riceve una delegazione di<br />

studenti del liceo di Bergamo che gli<br />

promettono che combatteranno insieme<br />

a lui. I suoi uomini<br />

sono ancora troppo pochi<br />

per impedire <strong>il</strong> passaggio di<br />

12.000 austriaci provenienti<br />

dal Tirolo tedesco ma ormai<br />

l’ordine di passare ad un’azione<br />

in Tirolo è vicino. G.<br />

Camozzi riferisce che da<br />

<strong>Sarnico</strong> si poteva andare nel<br />

Tirolo per sette vie, delle<br />

quali cinque in Valle Camonica,<br />

una per la Val Trompia,<br />

una per Valle Sabbia: 1:<br />

da <strong>Sarnico</strong> per Iseo e poi per<br />

Polaveno e Gardone e da qui<br />

verso Condino nelle Giudicarie<br />

(tempo: un giorno e<br />

mezzo); 2: da Gardone per<br />

Bagolino e per Bovegno<br />

(tempo: due giorni); 3 da<br />

<strong>Sarnico</strong> per Bagolino e Bovegno<br />

(tempo: due giorni);<br />

4: da <strong>Sarnico</strong> a Pisogne col<br />

vapore (tempo: due ore), da<br />

Pisogne per Fraine e Sant’-<br />

Eusebio e per Bagolino con un percorso<br />

per buoni camminatori<br />

(tempo: un giorno e mezzo); 5: da<br />

<strong>Sarnico</strong> a Lovere o Pisogne e da lì<br />

per Esine, Cedegolo e Saviore fino<br />

alle Giudicarie (tempo: un giorno e<br />

mezzo); 6: da Lovere per Edolo,<br />

Ponte di Legno (tempo: un giorno e<br />

mezzo); 7: da Ponte di Legno per<br />

Campiglio e per <strong>il</strong> monte Tog o a<br />

Pejo (tempo: un giorno). Il 12 maggio<br />

arriva a Trescore l’inviato del re<br />

per scongiurare Garibaldi a sospendere<br />

ogni arruolamento, <strong>il</strong> 13 maggio<br />

viene arrestato a Genova <strong>il</strong><br />

Continua nella pagina successiva


Cattabene, colonnello nella<br />

Spedizione dei M<strong>il</strong>le, con<br />

l’accusa di rapina ai danni di<br />

una banca e a casa sua sono<br />

trovati i piani dell’azione nel<br />

Tirolo. Ormai <strong>il</strong> Governo sa<br />

che Garibaldi <strong>il</strong> 19 maggio<br />

darà l’ordine di passare <strong>il</strong><br />

confine. Il 14 maggio le Prefetture<br />

di Bergamo e Brescia<br />

ricevono l’ordine di intervenire<br />

con la forza e di bloccare<br />

sul posto i numerosi<br />

“volontari” e i capi del movimento.<br />

La sera stessa, alle<br />

22, un corpo del 22° Reggimento<br />

Fanteria circonda<br />

<strong>Sarnico</strong> e Lovere.<br />

Altre<br />

truppe chiudono<br />

i passi<br />

dello Stelvio,<br />

del Tonale e<br />

del Caffaro.<br />

F r a n c e s c o<br />

Nullo e GiuseppeRober-<br />

to Ambiveri<br />

sono arrestati<br />

a Palazzolo e<br />

<strong>il</strong> giorno successivo,<br />

<strong>il</strong> 15 maggio 15<br />

nuovi rinforzi di cavalleggeri<br />

si mettono a disposizione del<br />

Sindaco di <strong>Sarnico</strong> e dell’autorità<br />

di pubblica sicurezza:<br />

a <strong>Sarnico</strong> non si può né entrare<br />

né uscire dal paese.<br />

Sono fermati ed arrestati<br />

numerosi giovani che erano<br />

giunti a <strong>Sarnico</strong> e in altri<br />

Comuni la sera prima. Si<br />

cerca di convincere Garibaldi<br />

che ha avuto torto. Garibaldi<br />

infuriato lascia Trescore<br />

e va a Bergamo dove costringe<br />

<strong>il</strong> Prefetto ad inviare<br />

un telegramma a Torino,<br />

per chiedere <strong>il</strong> r<strong>il</strong>ascio immediato<br />

dei fermati che avevano<br />

agito per ordine suo.<br />

Parla da un balcone ad una<br />

folla di giovani che comin-<br />

ciano a formare un tumulto e così<br />

capita a Brescia dove si dà l’assalto<br />

alle carceri per liberare Nullo e<br />

Ambiveri, trasferiti quindi ad Alessandria.<br />

Il giorno 16 i giornali<br />

riportano sui fatti la posizione del<br />

Governo, non così <strong>il</strong> giornale locale<br />

“Pungolo” che pubblica una<br />

precisazione a firma di Garibaldi.<br />

“Volli solamente dichiarare con le<br />

mie parole che <strong>il</strong> dovere dei soldati<br />

italiani è di combattere i nemici<br />

della Patria, non già l’uccidere e<br />

ferire cittadini inermi. Alle frontiere<br />

e ai campi di battaglie le m<strong>il</strong>izie!<br />

Là e non altrove <strong>il</strong> loro posto”.<br />

A M<strong>il</strong>ano con dei volantini si<br />

invita a protestare,<br />

mentre Mazzini è<br />

all’oscuro di tutto<br />

e spera ancora nell’impossib<strong>il</strong>e,cieco<br />

davanti ad una<br />

realtà che è ormai<br />

evidente anche per<br />

lo stesso Garibaldi.<br />

La repressione del<br />

tentativo di <strong>Sarnico</strong><br />

può servire al<br />

Rattazzi, al Governo,<br />

alla Diplomazia<br />

italiana e potrebbe avvantaggiare<br />

la posizione dell’Italia presso<br />

Napoleone III, ma gli arresti effettuati<br />

mettono in crisi <strong>il</strong> Governo<br />

che ha imprigionato delle persone<br />

che volevano la guerra contro gli<br />

austriaci, per tentare la liberazione<br />

di Venezia. La mattina del 26<br />

maggio Garibaldi lascia Trescore,<br />

dopo aver parlato con numerosi<br />

deputati giunti appositamente da<br />

Torino e riparte per Torino dove<br />

arriva <strong>il</strong> 2 giugno 1862. Il 3 giugno<br />

in Parlamento Garibaldi è<br />

assente. Dopo quattro giorni di<br />

discussione la Camera approva<br />

l’operato del Governo ma dopo<br />

sei giorni tutti gli arrestati vengono<br />

r<strong>il</strong>asciati in libertà provvisoria.<br />

Si raccolgono le armi e Garibaldi<br />

torna a Caprera per preparare <strong>il</strong><br />

tentativo di unire Roma al Regno<br />

d’Italia.<br />

Francesco Nullo<br />

P A G I N A 2 7<br />

“…ma non avevano detto che c’era la libertà?”<br />

I fatti di Bronte e la retorica risorgimentale<br />

Vincenzo Sciacca<br />

Visto da Bronte, <strong>il</strong> Risorgimento perde <strong>il</strong><br />

suo colore epico e acquista <strong>il</strong> sapore amaro<br />

delle promesse non mantenute.<br />

I fatti: lo sbarco dei M<strong>il</strong>le a Marsala (apr<strong>il</strong>e<br />

1860) accende in Sic<strong>il</strong>ia speranze di riscatto<br />

sociale. I contadini sono ben poco interessati<br />

all’unificazione dell’Italia, pallida astrazione<br />

priva di significato davanti alla<br />

loro miseria; pensano invece al pane e sognano<br />

la fine del latifondo. In Garibaldi,<br />

che con <strong>il</strong> decreto del 2 giugno promette la<br />

distribuzione delle terre, vedono soprattutto<br />

un messia venuto a riscattarli dall’indigenza.<br />

A Bronte <strong>il</strong> feudo è rappresentato dalla britannica<br />

Ducea Nelson e da alcuni possidenti<br />

f<strong>il</strong>oborbonici: <strong>il</strong> 3% della popolazione<br />

possiede <strong>il</strong> 100% delle terre coltivab<strong>il</strong>i, ed<br />

esercita i priv<strong>il</strong>egi padronali con spietatezza.<br />

Il contadino sorpreso a fare legna<br />

“abusivamente” sui terreni della Ducea viene<br />

di norma pestato a sangue dai campieri,<br />

gettato per un mese in carcere e multato di<br />

una somma che può raggiungere i 30 ducati,<br />

più o meno <strong>il</strong> salario di due anni di lavoro.<br />

Sciascia descrive le condizioni dei braccianti<br />

brontesi nel 1860 citando La Bruyere:<br />

“Si vedono certi animali selvaggi, maschi e<br />

femmine, in giro per la campagna, neri, lividi,<br />

nudi, bruciati dal sole, curvi sul terreno<br />

che rimuovono e scavano con ostinazione.<br />

La loro voce è però quasi del tutto articolata<br />

e quando si drizzano, mostrano un<br />

viso umano: ché in effetti sono degli uomini,<br />

e a notte sopraggiunta si ritirano nelle<br />

loro tane dove vivono di pane nero, di acqua<br />

e di radici”. Ad agosto <strong>il</strong> malcontento<br />

popolare esplode, fomentato soprattutto<br />

dalla truce cricca dei carbonai. Al grido di<br />

“Viva l’Italia”, “Viva Garibaldi” si appiccano<br />

le fiamme alle case del notab<strong>il</strong>ato locale<br />

e all’archivio comunale. L’insurrezione si<br />

trasforma in un bagno di sangue: vengono<br />

uccise sedici persone tra proprietari terrieri<br />

e funzionari del Comune o della Ducea.<br />

In seguito a questi drammatici avvenimenti,<br />

su ordine di Garibaldi a Bronte arriva un<br />

battaglione di soldati comandato da Nino<br />

Bixio, per sedare la rivolta e fare<br />

“giustizia”. I contadini si sono <strong>il</strong>lusi di ave-


e Garibaldi dalla loro parte, e invece l’ “eroe dei<br />

due mondi” si affretta a proteggere gli interessi<br />

della ducea inglese ristab<strong>il</strong>endo l’ordine pubblico<br />

ed infliggendo ai brontesi una punizione esemplare.<br />

Bixio organizza un processo farsa, durato meno<br />

di quattro ore, alla fine del quale vengono condannati<br />

a morte l’avvocato Nunzio Lombardo<br />

(acclamato dal popolo, subito dopo la rivolta, sindaco<br />

ma del tutto privo di responsab<strong>il</strong>ità), Nunzio<br />

Ciraldo Frajunco (un povero demente), Nunzio<br />

Longi Longhitano, Nunzio Nunno Spitaleri, Nunzio<br />

Samperi. All’alba del dieci agosto<br />

i cinque, condotti in catene<br />

davanti alla chiesa di San Vito,<br />

vengono fuc<strong>il</strong>ati. Hanno sognato<br />

la fine del feudo, ottengono una<br />

palla in fronte. E l’Italia unita, certo.<br />

La Ducea restò in piedi fino<br />

agli anni ‘60 del secolo scorso,<br />

proprietà degli eredi dei Nelson, i<br />

visconti di Bridport. Nata nel 1799<br />

come “grazioso” omaggio del re<br />

Ferdinando di Borbone all'ammiraglio<br />

Horatio Nelson, la Ducea<br />

fu, ironicamente, l’ultimo feudo in<br />

Europa ad essere smantellato, dal<br />

momento che riuscì a sopravvivere<br />

perfino alle riforme agrarie degli<br />

anni ‘50. La persistenza ostinata<br />

del feudo, la sordità davanti alle<br />

ragioni dei contadini (sulla cui<br />

schiena gravavano secoli di fame,<br />

di soprusi e di capestro) le promesse<br />

non mantenute, la spietatezza<br />

teutonica di Bixio, la fuc<strong>il</strong>azione<br />

dell’avvocato Lombardo e del<br />

povero Frajunco costituiscono lo<br />

scoglio contro <strong>il</strong> quale l’epica garibaldina e ogni<br />

intento banalmente celebrativo devono infrangersi.<br />

Non a caso la storia “indigerib<strong>il</strong>e” dei garibaldini<br />

a Bronte, la cui conoscenza è così necessaria<br />

per valutare <strong>il</strong> significato complessivo del Risorgimento<br />

e le sue contraddizioni, è stata oggetto<br />

di distorsioni, omissioni e travisamenti. I cronisti<br />

dell’epoca giustificarono la crudeltà di Bixio<br />

ingigantendo le responsab<strong>il</strong>ità dei brontesi, inventando<br />

stupri di monache e infanticidi mai commessi;<br />

in Libertà di Giovanni Verga, novella tramata<br />

di dettagli arbitrari sott<strong>il</strong>mente tendenziosi,<br />

si ha un resoconto dei fatti, definito “omertoso”<br />

da Sciascia, che sembra ordito per assolvere Bixio.<br />

E oggi non va meglio. Secondo <strong>il</strong> manuale di storia<br />

attualmente in adozione nella nostra scuola (Dal<br />

v<strong>il</strong>laggio alla rete di Alba Rosa Leone), Bixio infatti<br />

(cito testualmente da pagina 108) avrebbe fuc<strong>il</strong>ato<br />

“i contadini che avevano occupato le terre degli<br />

antichi proprietari”. Ma Nunzio Lombardo non<br />

era un contadino, era un avvocato di idee liberali,<br />

P A G I N A 2 8<br />

estraneo alla strage e all’occupazione delle terre,<br />

che però in paese aveva sostenuto posizioni antiducali<br />

e godeva della stima popolare; e nemmeno Frajunco<br />

era un contadino che aveva occupato le terre,<br />

ma un povero matto, un clochard, estraneo alla<br />

sommossa, fuc<strong>il</strong>ato solo perché nei giorni che avevano<br />

preceduto la strage aveva percorso le strade<br />

del paese con una pezza tricolore legata alla testa,<br />

pronunciando frasi sconnesse e minacciose. La loro<br />

fuc<strong>il</strong>azione fu qualcosa di più di un atto di repressione,<br />

fu una indiscriminata rappresaglia e un abominio.<br />

Degli altri tre fuc<strong>il</strong>ati<br />

non sappiamo molto:<br />

erano probab<strong>il</strong>mente<br />

contadini che avevano<br />

creduto ai proclami di<br />

Garibaldi e avevano raccolto<br />

<strong>il</strong> suo invito a insorgere<br />

contro <strong>il</strong> notab<strong>il</strong>ato<br />

f<strong>il</strong>oborbonico. Una beffa,<br />

la loro morte: fuc<strong>il</strong>ati per<br />

ordine di chi li aveva aizzati;<br />

una beffa e un regalo<br />

alla ducea e agli inglesi<br />

che avevano protetto con<br />

le loro navi la traversata<br />

dei M<strong>il</strong>le da Quarto a<br />

Marsala.<br />

La condotta di Bixio a<br />

Bronte si spiega soprattutto<br />

con <strong>il</strong> d<strong>il</strong>uvio di dispacci<br />

preoccupati per le<br />

sorti della ducea che i diplomatici<br />

inglesi avevano<br />

fatto pervenire a Garibaldi,<br />

e induce a qualche riflessione<br />

incompatib<strong>il</strong>e<br />

con la vulgata che si è imposta sull’ unificazione<br />

italiana. Bronte è <strong>il</strong> luogo fisico dove tramontano<br />

l’innocenza e l’idealità del Risorgimento e dove si<br />

rende visib<strong>il</strong>e <strong>il</strong> tradimento del meridione da parte<br />

dell’ incipiente Regno d’Italia.<br />

E allora? E allora niente. Penso alla mia italianità<br />

con una punta di orgoglio, mi reputo fortunato di<br />

appartenere ad una tradizione culturale come la<br />

nostra (Dante, Boccaccio, Michelangelo, Gal<strong>il</strong>eo,<br />

Manzoni: i veri unificatori, insieme a Mike Bongiorno,<br />

dell’Italia!) e ho festeggiato <strong>il</strong> 17 marzo perché<br />

considero l’unità territoriale e culturale della<br />

nostra nazione un valore prezioso. Ma non parlatemi<br />

dei M<strong>il</strong>le, per favore. E soprattutto, non parlatemi<br />

di Nino Bixio.<br />

Al centro della pagina, la locandina del f<strong>il</strong>m sui fatti di<br />

Bronte, girato da Florestano Vancini nel 1972. Le<br />

riprese furono effettuate in un piccolo paesino della<br />

Croazia.


Brainstorming<br />

Statuto<br />

Guerra<br />

Giovinezza<br />

Tricolore<br />

Sacrificio<br />

Annessione<br />

Piemonte<br />

Moti<br />

Sommossa<br />

Unificazione<br />

Risurrezione<br />

Teano<br />

Riforma<br />

Patriottismo<br />

Indipendenza<br />

Risorgimento<br />

Rivoluzione<br />

Nazione<br />

Plebiscito<br />

Romanticismo<br />

Rinascita<br />

Libertà<br />

Patria<br />

Inno<br />

Neoguelfismo<br />

Federalismo<br />

Missione<br />

Dovere<br />

Guerriglia<br />

Miglioramento<br />

Rinnovamento<br />

Costituzione<br />

Progresso<br />

Italia<br />

Barricate<br />

Impresa<br />

Le cinque giornate di Bergamo,<br />

dal 17 al 21 Marzo 1848, hanno<br />

dimostrato di essere un atto significativo<br />

di opposizione all’Austria,<br />

ricompensato nel 1849 dal re d’Italia<br />

con una medaglia d’oro alla<br />

città insorta contro gli austriaci<br />

per cinque giorni.<br />

La rivolta iniziò con una cannonata<br />

al grido “W Pio IX”, “W la Repubblica”,<br />

“W l’Italia” e fra le campane<br />

che suonavano a stormo. Era<br />

evidente l’accordo con M<strong>il</strong>ano per<br />

l’inizio dell’insurrezione. Crocchi<br />

di cittadini si erano riuniti in Piazza<br />

Vecchia e l’arciduca Sigismondo<br />

fu accolto da grida ost<strong>il</strong>i. Anche<br />

Treviglio, Lovere e le Valli erano<br />

in subbuglio. Gli scontri veri e<br />

propri a Bergamo si ebbero <strong>il</strong> 20<br />

Marzo: furono assaltate carceri,<br />

caserme e <strong>il</strong> 21 Marzo i comandanti<br />

austriaci fuggirono. Ci si era<br />

accordati per un’uscita protetta<br />

delle truppe austriache e le cronache<br />

descrivono come infernale <strong>il</strong><br />

loro allontanamento nel corso<br />

della notte: tuoni di scariche di<br />

fuc<strong>il</strong>eria e rulli di tamburo spaventarono<br />

la cittadinanza che si riversò<br />

nelle strade guardando con ansia<br />

le mura della città. Gli italiani,<br />

inseriti nelle truppe austriache,<br />

fraternizzarono con la popolazione<br />

e la gente si riversò nelle vie,<br />

mentre le truppe in fuga si vendicarono<br />

con una strage di un’intera<br />

famiglia di sette persone. Gli ottocento<br />

croati in fuga passarono da<br />

<strong>Sarnico</strong> <strong>il</strong> 24 Marzo 1848 alle 3 di<br />

mattino. A Bergamo, partiti i nemici,<br />

la gente entrò nelle caserme<br />

e mise tutto a soqquadro.<br />

I croati feriti furono curati in maniera<br />

umana. Morirono otto cittadini<br />

e sette soldati con ventitrè<br />

feriti tra i bergamaschi e trentotto<br />

tra le forze del presidio. Successivamente<br />

i bergamaschi non ebbero<br />

<strong>il</strong> sostegno del Piemonte, nono-<br />

P A G I N A 2 9<br />

Le cinque gior nate di Bergamo<br />

I I I B<br />

stante avessero istituito un governo<br />

municipale con un corpo di gendarmeria<br />

per mantenere l’ordine pubblico,<br />

pubblicato <strong>il</strong> nuovo “Giornale<br />

di Bergamo”, abolito <strong>il</strong> prezzo politico<br />

del sale ed <strong>il</strong> gioco del lotto,<br />

eletto come rappresentante di Bergamo<br />

Pietro Moroni presso <strong>il</strong> Gverno<br />

Centrale Lombardo. Erano coscienti<br />

degli errori commessi ma<br />

anche molto delusi per la mancanza<br />

di aiuti. Dal Passo del Tonale i bergamaschi<br />

videro giungere di nuovo<br />

le truppe austriache nell’estate del<br />

1848.<br />

Le uniche a resistere agli austriaci<br />

furono una trentina di persone provenienti<br />

da Mapello, Ambivere e<br />

Palazzago, guidate da uno studente<br />

di medicina di Mapello: Federico<br />

Alborghetti che si era già fatto notare<br />

a Bergamo quando <strong>il</strong> 20 Marzo<br />

aveva assaltato le carceri di Sant’Agata<br />

con coraggio, ma anche furbizia.<br />

Alborghetti che, oltre a combattere,<br />

studiava e pubblicava articoli,<br />

andò a Lugano per incontrare<br />

Mazzini che gli diede dei soldi e gli<br />

ispirò l’impresa sotto <strong>il</strong> nome di<br />

“Guerriglia di Palazzago”. Dopo <strong>il</strong><br />

ritorno degli austriaci avvenuto <strong>il</strong><br />

13 Agosto 1848, coloro che si erano<br />

politicamente esposti nei mesi<br />

precedenti, lasciarono la città per<br />

mettersi in salvo. Alborghetti invece,<br />

contattato Mazzini e ritornato a<br />

Mapello, era sicuro, come gli aveva<br />

detto Mazzini, di un’insurrezione<br />

generale della Lombardia. Cominciò<br />

a preparare la sua impresa: disseppellì<br />

le armi nascoste e dei giovani<br />

contadini lo assecondarono con<br />

entusiasmo. Le armi bastavano per<br />

15 persone e Alborghetti rischiò<br />

anche di essere arrestato, se non<br />

fosse stato che <strong>il</strong> furore popolare<br />

fece fuggire i gendarmi. Alborghetti,<br />

per evitare rappresaglie al paese,<br />

se ne allontanò con la sua squadra<br />

armata ed un asino al seguito.


E tante altre cose<br />

Un giro tra apicoltori, re, regine,<br />

bimbi rwandesi, poeti, laboratori,<br />

antichi giochi e molto<br />

altro<br />

IL Mondo delle api<br />

Ehi, ragazzi avrete certo sentito<br />

alla televisione, in classe o in famiglia<br />

discussioni sulla questione<br />

“fast – food”, argomento di recente<br />

molto dibattuto. A questo mo-<br />

do di mangiare squ<strong>il</strong>ibrato (es. Mc<br />

Donald e affini!), si contrappone<br />

lo “slow food”, <strong>il</strong> suo motto: “cibo<br />

sano, pulito e giusto”. E di certo<br />

avrete sentito di prodotti “a ch<strong>il</strong>ometro<br />

zero” e dell’acquisto diretto<br />

dai produttori. Ma cosa mai sarà?<br />

Noi della 2° C lo abbiamo scoperto<br />

<strong>il</strong> 17 dicembre incontrando<br />

a scuola un apicoltore di V<strong>il</strong>longo,<br />

<strong>il</strong> signor Formenti.<br />

Durante l’attività’ che si è svolta<br />

nel laboratorio di scienze, noi ragazzi<br />

siamo entrati, attraverso fotografie,<br />

immagini ed una VERA<br />

ARNIA in un’altra dimensione:<br />

IL MONDO DELLE API!<br />

Così abbiamo fatto scoperte interessanti<br />

su come vive e “lavora”<br />

un’ape, su come è organizzato un<br />

alveare e sulla funzione dell’ape<br />

regina. A proposito, sapevate come<br />

nasce una regina? Nasce da un<br />

uovo come gli altri che viene deposto<br />

in una cella più grande, in<br />

cui la larva nutrita con cibo spe-<br />

P A G I N A 3 0<br />

E l e n a R o l f i , I I C .<br />

ciale, la pappa reale, diventa più<br />

grossa e acquista la capacità di produrre<br />

uova.<br />

In una seconda fase pratica ci sono<br />

state mostrate la tecnica di smie-<br />

latura e come calmare le api quando<br />

si tolgono i favi colmi di miele.<br />

E per chiudere in bellezza… un<br />

bell’assaggio di miele… e non<br />

solo!<br />

Sapete cos’è la melata? un miele<br />

prodotto da un tipo particolare di<br />

farfalla. E… avete mai assaggiato <strong>il</strong><br />

polline? Non vi anticipiamo niente:<br />

provatelo!<br />

Ultima curiosità: sapevate che dalle<br />

api si estrae anche un veleno? L’estrazione<br />

causa la morte dell’insetto<br />

e perciò è praticata solo in paesi<br />

(come la Cina) in cui non c’è una<br />

legge che tuteli questi animali. Poi<br />

<strong>il</strong> prodotto viene venduto come<br />

farmaco antireumatico.


P A G I N A 3 1 F U O R I ( D A L L A ) C L A S S E<br />

GIRO DI BOA<br />

In scadenza <strong>il</strong> mandato del CCR: a settembre elezioni e nuova giunta.<br />

L’amministrazione Valenti e <strong>il</strong> consiglio<br />

comunale dei ragazzi vivono le<br />

loro ultime settimane di mandato.<br />

Con la pubblicazione, molto laboriosa,<br />

di questo numero di “Fuori<br />

(dalla) classe”, l’attività per quest’anno<br />

può in effetti ritenersi conclusa.<br />

Adesso bisogna pensare agli esami.<br />

A settembre si riapriranno i giochi:<br />

un mese di campagna elettorale e<br />

poi si voterà per eleggere la nuova<br />

giunta e <strong>il</strong> nuovo CCR. Gli alunni<br />

della “<strong>Donadoni</strong>” si potranno candidare<br />

e chiedere i voti ai compagni<br />

sulla base di un progetto da realizzare.<br />

Il nuovo CCR dovrebbe insediarsi<br />

più o meno alla fine d’ottobre del<br />

prossimo anno scolastico e andare a<br />

Il molto d<strong>il</strong>ettevole gioco dell’oca E l e n a R o l f i , I I C<br />

Tutti voi conoscete <strong>il</strong> gioco dell’oca come un passatempo semplice ed adatto perlopiù ai bambini.<br />

In realtà questo gioco è stato, nelle corti spagnole, francesi e inglesi del 1500, uno dei divertimenti più diffusi tra<br />

i nob<strong>il</strong>i del tempo. Nacque a Firenze ed i suoi Signori, i Medici, ne fecero omaggio a F<strong>il</strong>ippo II <strong>il</strong> re di Spagna. “Il<br />

gioco de loca” o “gioco de l’ocha” fu un divertimento anche per <strong>il</strong> giovane re Luigi XIII.<br />

Le tavole da gioco erano incise su legno e su rame, raffinate e colorate per i nob<strong>il</strong>i, semplici ed economiche per gli<br />

altri.<br />

In fretta <strong>il</strong> gioco dell’oca uscì dalle corti e conquistò l’Europa intera: aristocratici e borghesi, popolo, religiosi e<br />

soldati, maturi gent<strong>il</strong>uomini e bambini, morigerate signorine ed incalliti giocatori d’azzardo, tutti volevano cimentarsi<br />

con questo gioco che costava meno delle carte, coinvolgeva più giocatori in partite fatte di speranze, <strong>il</strong>lusioni,<br />

colpi di scena e delusioni. Da non trascurare <strong>il</strong> fatto che venne approvato dalle autorità, diversamente dal gioco<br />

d’azzardo. Tuttavia spesso divenne teatro di scommesse in denaro anche cospicue e l’invenzione della stampa accelerò<br />

la sua diffusione sino ai nostri giorni.<br />

Perché secondo voi divenne un gioco tanto popolare?<br />

pieno regime nel corso del mese di<br />

novembre. Non è possib<strong>il</strong>e dire fin<br />

d’ora se la nuova compagine di amministratori<br />

e consiglieri r<strong>il</strong>ancerà <strong>il</strong><br />

progetto “Fuori (dalla) classe” o se si<br />

orienterà verso progetti d’altro tipo.<br />

Personalmente, credo che <strong>il</strong> nostro<br />

giornale scolastico (uno dei più cospicui<br />

in Italia per numero di pagine e di<br />

La vittoria non è dovuta a doti o capacità, ma solamente alla fortuna e perciò pone tutti i giocatori, siano essi aristocratici<br />

o contadini, colti o analfabeti, sullo stesso piano.<br />

Insomma, <strong>il</strong> piacere dell’uomo di scherzare con la fortuna!<br />

Nella pagina successiva un’incisione seicentesca del “gioco de loca”<br />

V.S.<br />

articoli) dovrebbe comunque continuare<br />

la sua piccola avventura culturale,<br />

magari staccandosi dal CCR e<br />

dotandosi di una redazione permanente<br />

formata da alunni e docenti. I<br />

soldi, in qualche modo, si troveranno.<br />

Ora, i ringraziamenti: un abbraccio,<br />

più che un ringraziamento, al sindaco<br />

Lorenzo Valenti e alla sua giunta,<br />

ai consiglieri comunali e ai membri<br />

della redazione, ai docenti che in più<br />

occasioni ci hanno affiancato ed aiutato<br />

(in modo particolare all’impareggiab<strong>il</strong>e<br />

Cristina Corti, per l’entusiasmo<br />

con cui ha collaborato al giornale)<br />

e a Mario Bravi, assessore delegato<br />

alle politiche giovan<strong>il</strong>i che ha<br />

seguito attentamente la nostra attività.


P A G I N A 3 2


Noi ragazzi della IIA abbiamo studiato<br />

l’Ingh<strong>il</strong>terra, durante le lezioni<br />

di storia, partendo dal documento<br />

che è alla base della democrazia<br />

moderna (la MAGNA<br />

CHARTA) fino alla Dichiarazione<br />

dei Diritti (BILL OF RIGHTS),<br />

sotto <strong>il</strong> dominio degli Stuart.<br />

L'Ingh<strong>il</strong>terra è stata la prima monarchia<br />

costituzionale d' Europa.<br />

Come abbiamo già detto, <strong>il</strong> primo<br />

documento nella storia europea<br />

alla base della democrazia moderna<br />

è la MAGNA CHARTA LIBERTA-<br />

TUM, ossia la Grande Carta della<br />

Libertà, emanata nel 1215 dal re<br />

inglese Giovanni senza Terra; essa<br />

limitava i poteri del re, come quello<br />

di stab<strong>il</strong>ire nuove tasse.<br />

Già dopo un secolo dall'emanazione<br />

della Magna Charta avvennero<br />

in Ingh<strong>il</strong>terra importanti trasformazioni:<br />

si sv<strong>il</strong>uppò <strong>il</strong> ceto borghese,<br />

che da allora potè essere presente<br />

nel Parlamento, l'assemblea<br />

che consigliava <strong>il</strong> re in occasioni<br />

importanti.<br />

Il Parlamento era presieduto dal re<br />

e diviso in due settori: la Camera<br />

dei Lords, composta dagli aristo-<br />

P A G I N A 3 3<br />

L'INGHILTERRA DALLA MAGNA CHARTA AL BILL OF RIGHTS<br />

cratici e dall’ alto clero, e la Camera<br />

dei Comuni, costituita dai borghesi e<br />

dai “Commons”, i membri della piccola<br />

nob<strong>il</strong>tà (Uomini comuni).<br />

Tra la Magna Charta e <strong>il</strong> B<strong>il</strong>l of Rights<br />

avvennero molti eventi importanti: la<br />

Guerra dei Cent’anni combattuta contro<br />

la Francia, dove vinse quest’ultima;<br />

l’atto di Supremazia del 1534 emanato<br />

da Enrico VIII, che stab<strong>il</strong>ì la separazione<br />

dalla Chiesa Cattolica di Roma da<br />

quella Anglicana.<br />

Prima di Enrico VIII, al trono era salito<br />

Enrico VII, <strong>il</strong> quale concluse le guerre<br />

BILL OF RIGHTS (Ingh<strong>il</strong>terra, 1689).<br />

A cura della 2^A<br />

per la corona tra gli York e i Lancaster<br />

(Guerra delle due Rose).<br />

Dopodiché si susseguirono sovrani<br />

cattolici e protestanti appartenenti<br />

alle dinastie Tudor e Stuart, fino<br />

alla nascita del Commonwealth,<br />

fondata da Oliver Cromwell.<br />

Dopo questo breve periodo di Repubblica,<br />

ripresero <strong>il</strong> potere gli<br />

Stuart e, nel 1689, <strong>il</strong> re Guglielmo<br />

d’Orange, incoronato col nome<br />

Guglielmo III, giurò solennemente,<br />

insieme alla moglie Maria, di<br />

rispettare <strong>il</strong> B<strong>il</strong>l of Rights (la Dichiarazione<br />

dei Diritti), che stab<strong>il</strong>iva<br />

la distinzione dei poteri: al re<br />

spettava <strong>il</strong> ruolo di Capo dello Stato,<br />

dell’esercito e del Governo<br />

(potere esecutivo); a questo spettava<br />

la facoltà di fare leggi (potere<br />

legislativo).<br />

L’Ingh<strong>il</strong>terra divenne così la prima<br />

monarchia costituzionale d’Europa,<br />

e, ancora oggi, <strong>il</strong> B<strong>il</strong>l of Rights<br />

è uno dei documenti su cui si basa<br />

l’ordinamento britannico.<br />

Non vi pare interessante questo<br />

Stato?<br />

Atto con cui <strong>il</strong> parlamento, dopo la Gloriosa Rivoluzione del 1688, dichiarò<br />

decaduto re Giacomo II Stuart e riconobbe la successione al trono di sua figlia<br />

Maria e del genero Guglielmo d'Orange e, in caso di mancanza di eredi diretti,<br />

di Anna, sorella di Maria, e dei discendenti, purché di religione protestante.<br />

L'atto riaffermava <strong>il</strong> principio secondo <strong>il</strong> quale <strong>il</strong> sovrano, nella sua qualità di<br />

capo dell'esecutivo, era sottoposto alle leggi e poteva essere privato dei suoi<br />

poteri dallo stesso parlamento qualora avesse rifiutato di sottoporsi a tali leggi.<br />

Al sovrano era negata la prerogativa di sospendere l'applicazione delle leggi<br />

stesse. Era inoltre tutelata la libertà delle elezioni parlamentari. L'atto fu solennemente<br />

accettato da Maria e da Guglielmo prima della loro incoronazione.<br />

Alcuni punti del documento si ritrovano nelle costituzioni di tutti gli stati che<br />

compongono la federazione americana.


P A G I N A 3 4<br />

Documenti<br />

“1. W<strong>il</strong>l. and Mary, sess.2, c.2 (1688)<br />

Atto che dichiara i diritti e le libertà dei sudditi,<br />

e che dispone sulla Successione della Corona<br />

(…) E pertanto i detti Lords Spirituali e Temporali e i Comuni, conformemente alle rispettive lettere ed<br />

elezioni, essendo ora riuniti in una piena e libera rappresentanza di questa nazione, prendendo nella più seria considerazione i<br />

mezzi migliori per raggiungere i fini sopra detti, in primo luogo (così come i loro antenati in casi sim<strong>il</strong>i hanno usualmente<br />

fatto) per rivendicare ed asserire i loro antichi diritti e libertà dichiarano:<br />

1. che <strong>il</strong> preteso potere di sospendere le leggi o l’esecuzione delle leggi, in forza dell’autorità regia, senza <strong>il</strong> consenso<br />

del Parlamento, è <strong>il</strong>legale;<br />

2. che <strong>il</strong> preteso potere di dispensare dalle leggi o dall’esecuzione delle leggi, in forza dell’autorità regia, come è stato<br />

assunto ed esercitato in passato, è <strong>il</strong>legale;<br />

3. che <strong>il</strong> mandato per costituire la passata Court of Commissionners per le cause ecclesiastiche, e tutti gli altri mandati e<br />

corti di analoga natura, sono <strong>il</strong>legali e pericolosi;<br />

4. che levare tributi per la Corona o per <strong>il</strong> suo uso, su pretesa di prerogativa, senza la concessione del Parlamento,<br />

per un tempo più prolungato o in un modo diverso da quello che è stato o sarà stato concesso, è <strong>il</strong>legale;<br />

5. che è diritto dei sudditi avanzare petizioni al re, e che tutti gli arresti o le procedure d’accusa per tali petizioni<br />

sono <strong>il</strong>legali;<br />

6. che levare o tenere un esercito permanente all’interno del regno in tempo di pace, senza che ciò sia col consenso<br />

del parlalento, è <strong>il</strong>legale;<br />

7. che i sudditi protestanti possono avere armi per la loro difesa conformemente alle loro condizioni e come consentito<br />

dalla legge;<br />

8. che le elezioni dei membri del Parlamento debbono essere libere;<br />

F U O R I ( D A L L A ) C L A S S E<br />

Pubblichiamo, in vista di un possib<strong>il</strong>e uso didattico, la parte più importante del B<strong>il</strong>l of Rights .<br />

9. che la libertà di parola e di dibattiti o procedura in Parlamento non possono esser poste sotto accusa o in questione<br />

in qualsiasi corte o in qualsiasi sede fuori dal Parlamento;<br />

10. che non debbono essere richieste cauzioni eccessive, né imposte eccessive ammende; nè inflitte pene crudeli o<br />

inusitate;<br />

11. che i giurati debbono essere nelle debite forme indicati in una lista, da notificare; e che i giurati che decidono<br />

sulle persone nei processi per alto tradimento debbono essere liberi proprietari;<br />

12. che tutte le assicurazioni e minacce di ammende o confische fatte a particolari individui prima della condanna,<br />

sono <strong>il</strong>legali e nulli;<br />

13. e che per riparare a tutte le ingiustizie, e per correggere, rafforzare e preservare la legge, <strong>il</strong> Parlamento dovrà<br />

tenersi frequentemente.<br />

Ed essi [Lords e Comuni] reclamano, domandano e insistono su tutte e su ciascuna di queste premesse, come su loro<br />

incontestab<strong>il</strong>i diritti e libertà; e che nessuna dichiarazione, giudizio, atto o procedura, che sia di pregiudizio del popolo in alcuna<br />

delle premesse anzidette, possa in qualsiasi modo esser portato in futuro come precedente o esempio.<br />

A questo reclamo dei loro diritti essi sono particolarmente incoraggiati da sua Altezza <strong>il</strong> Principe d’Orange, come al<br />

solo mezzo per ottenere riparazione e rimedio.<br />

Avendo quindi piena fiducia che la detta sua Altezza <strong>il</strong> Principe d’Orange perfezionerà la liberazione portata da lui<br />

così avanti, e ancora li preserverà dalla violazione dei loro diritti, che hanno qui affermati, e da tutti gli altri attentati alla loro<br />

religione, ai loro diritti ed alle loro libertà, i detti Lords Spirituali e Temporali, e i Comuni, riuniti a Westmister, prendono la<br />

risoluzione che Guglielmo e Maria, Principe e Principessa d’Orange, siano, e siano dichiarati, Re e Regina d’Ingh<strong>il</strong>terra, Francia<br />

e Irlanda, e dei domini che vi appartengono.<br />

Su queste basi le dette loro Maestà hanno accettato la corona e la dignità regale di Ingh<strong>il</strong>terra Francia e Irlanda e dei<br />

domini che vi appartengono, in conformità alla risoluzione e al desiderio dei detti Lords e Comuni espressi nella presente dichiarazione.


P A G I N A 3 5<br />

Essere un bambino normale, ammalarsi,<br />

non riuscire a coordinare<br />

i movimenti, perdere l’ equ<strong>il</strong>ibrio,<br />

cadere nelle spine ma rialzarsi,<br />

non arrendersi mai, scoprire che ci<br />

si può liberare delle proprie emozioni<br />

attraverso la poesia. Questa è<br />

la storia di Luigi Bonomelli, un<br />

uomo forte che, nonostante i suoi<br />

problemi, continua ad amare la<br />

vita.<br />

Luigi Bonomelli è nato a Chiuduno<br />

<strong>il</strong> 12 luglio del 1966, si è diplomato<br />

in ragioneria nel 1997.<br />

Nel 2003 ha scritto la sua<br />

prima raccolta di poesie. Il<br />

15 febbraio 2011 in 3°B abbiamo<br />

potuto conoscere di<br />

persona Luigi Bonomelli che<br />

ci ha parlato del suo mondo<br />

poetico trasmettendoci la<br />

sua voglia di vivere, nonostante<br />

la dura infanzia ed <strong>il</strong><br />

manifestarsi dei problemi di<br />

salute. Dopo dieci anni dalla<br />

morte del padre, Luigi ha<br />

scritto su carta le sue emozioni<br />

tenute dentro fino a<br />

quel momento. La poesia<br />

per lui è la descrizione di un’ emozione,<br />

una fotografia di parole; è<br />

liberatoria. La cosa più brutta è<br />

giudicarla perché la poesia è soggettiva.<br />

Con la poesia si esprime<br />

musicalità ed armonia interiore.<br />

La classe si è identificata con l’<br />

angelo di una sua poesia intitolata<br />

“Il volo d’ angelo” quando Luigi<br />

Bonomelli ci ha raccontato che,<br />

andando a castagne, è scivolato<br />

nell’ erba, si è spaventato e si è<br />

ritrovato con <strong>il</strong> mondo sotto di sé<br />

come un angelo che lo guarda.<br />

Da Solitudini e pensieri:<br />

Il volo d’ angelo<br />

sono salito in cima al colle<br />

per vedere quella valle<br />

e ho lasciato che <strong>il</strong> mio sguardo<br />

si perdesse all’ orizzonte.<br />

Mi sentivo quasi un angelo<br />

un angelo nel cielo<br />

e vedevo <strong>il</strong> mondo intero<br />

lì sotto di me.<br />

Da La grinta degli Angeli (contro<br />

<strong>il</strong> male di vivere):<br />

Devo confidare una cosa molto importante:<br />

io non ho né grandi capacità<br />

didattiche né di cultura; avevo due in<br />

italiano scritto e due in quello orale.<br />

Il professore siccome non era molto<br />

ferrato in matematica (per questo ha<br />

deciso di insegnare italiano) invece di<br />

fare la media ha fatto la somma, così<br />

io ho ottenuto la promozione in italiano<br />

(unendo anche <strong>il</strong> fatto che non<br />

ne potevano proprio i professori di<br />

sopportarmi). Vi chiedo pertanto<br />

scusa dei miei possib<strong>il</strong>i strafalcioni o<br />

F U O R I ( D A L L A ) C L A S S E<br />

Luigi Bonomelli: la poesia è un’emozione<br />

Il poeta Luigi Bonomelli<br />

errori. Permettetemi ancora un vanto:<br />

io sono mlto duro di comprendonio,<br />

la mia corteccia cerebrale è<br />

molto spessa e per attraversarla tutta<br />

cene vuole, ma la stessa difficoltà che<br />

un concetto trova nell’entrare nella<br />

mia testa, la troverà anche nell’uscirne.<br />

D’altronde una cassaforte piùà<br />

contiene gioielli preziosi più è spessa.<br />

Io amo definirmi un poeta pane e<br />

salame (data la mia immediatezza e<br />

semplicità del linguaggio) che sia più<br />

pane o più salame,<br />

decidetelo voi.<br />

L’importante che<br />

lasciate la presunzione<br />

d’essere un<br />

poeta! A james<br />

Bond la licenza<br />

d’uccidere, a me la<br />

licenza poetica.<br />

Da Il genio oltre la<br />

follia<br />

Il poeta Rock<br />

Voglio uscire dagli schemi<br />

Di questo falso perbenismo<br />

Fatto solo di parole<br />

E di cultura generale.<br />

Io sono un semplice poeta<br />

E vi descrivo la mia vita<br />

Le emozioni che ho provato<br />

Fanno parte del vissuto.<br />

Con semplici parole<br />

Che mi nascono dal cuore<br />

Io provo ad inventare<br />

La mia Vera poesia.<br />

III B


INTERVISTIAMO IL PROF. PANZA<br />

PROGETTO CONTINUITA’ CON I<br />

BAMBINI DELLA PRIMARIA…<br />

Riccaro Cadei, Elena Rolfi, IIC<br />

CHE MATERIE DI STUDIO RIGUARDAVANO LE AT-<br />

TIVITA’ ?<br />

Riguardavano le scienze nell’ambito della chimica e della<br />

fisica.<br />

CHE COSA HANNO FATTO CONCRETAMENTE I BAMBINI ?<br />

Inizialmente hanno osservato la realizzazione degli esperimenti che io svolgevo, quindi hanno partecipato in prima<br />

persona allo svolgimento dell’attivita’..<br />

QUALI PROFESSIORI LI HANNO SEGUITI ?<br />

Li ho seguiti io e la professoressa Zanella, erano presenti anche alcune maestre delle scuole elementari.<br />

IN QUALI AULE E LABORATORI DELLA NOSTRA SCUOLA SI E’ SVOLTO IL PROGETTO ?<br />

Nel laboratorio di scienze.<br />

I BAMBINI SI SONO DIMOSTRATI INTERESSATI DALLE ATTIVITA’ ?<br />

Sì molto.<br />

CHE IMPORTANZA ATTRIBUISCE A QUESTO PROGETTO ?<br />

Penso sia di fondamentale importanza sia per dare “ un’idea” ai ragazzi del futuro programma di prima media, sia a<br />

scopo educativo.<br />

I RAGAZZI HANNO GIA LE IDEE CHIARE SU QUELLO CHE APPRENDERANNO ALLE MEDIE ?<br />

Sì!<br />

HA UTILIZZATO PER CASO QUALCHE MATERIALE PARTICOLARE PER FARE GLI ESPERIMENTI ?<br />

Sì, sono state ut<strong>il</strong>izzate alcune sostanze chimiche e strumenti del laboratorio.<br />

I RAGAZZI CAPIVANO TUTTI ALLO STESSO MODO GLI ESPERIMENTI ?<br />

Sì, la comprensione era alla portata di tutti.<br />

CI PUO’ SPIEGARE BREVEMENTE UN ESPERIMENTO SCIENTIFICO FATTO CON I RAGAZZI ?<br />

Inizialmente abbiamo preso l’occorrente per l’esperimento (una bottiglia, un palloncino, aceto e bicarbonato di sodio)<br />

ed abbiamo cominciato a versare un po’ di aceto nella bottiglia.<br />

In contemporanea abbiamo messo del bicarbonato di sodio nel palloncino e abbiamo inf<strong>il</strong>ato <strong>il</strong> palloncio nel collo di<br />

bottiglia.<br />

Man mano che <strong>il</strong> bicarbonato scendeva si scatenò’ una reazione chimica che provocò’ <strong>il</strong> rigonfiamento del palloncino.<br />

I ragazzi dopo questo semplice esperimento riuscirono a dedurre che si trattava di un fenomeno chimico.<br />

TUTTI GLI ESPERIMENTI FATTI SONO RIUSCITI ?<br />

Sì, non e’ successo nessun disastro.<br />

ANCHE I RAGAZZI HANNO COMINCIATO AD UTILIZZARE ALCUNI ATTREZZI DEL NOSTRO LABORA-<br />

TORIO ?<br />

Sì, hanno incominciato anche loro a “ prendere mano” con alcuni accessori del laboratorio.<br />

P A G I N A 3 6


La storia della stampa ha inizio<br />

in Europa nel XV secolo con<br />

l’invenzione<br />

dei caratteri<br />

mob<strong>il</strong>i , è attribuitaall’orafo<br />

tedesco<br />

J. Gutenberg.<br />

Egli grazie<br />

alle sue conoscenzeelaborò<br />

una nuova<br />

lega metallica<br />

(stagno e piombo) che ut<strong>il</strong>izzò<br />

per la fusione di caratteri mob<strong>il</strong>i<br />

precisi e resistenti.<br />

Fu così possib<strong>il</strong>e stampare in un<br />

maggior numero di copie la<br />

Bibbia in latino di 1282 pagine.<br />

Quest’importante invenzione fu<br />

in seguito sfruttata anche da alcuni<br />

ebrei che in origine si occupavano<br />

di prestiti di denaro a<br />

Soncino un paese in provincia<br />

di Mantova.<br />

Svolsero l’attività di tipografi<br />

in un’abitazione in Soncino che<br />

ora e’ visitab<strong>il</strong>e come Casa -<br />

museo della stampa.<br />

CURIOSANDO NELLE ORIGINI DELLA STAMPA<br />

La casa degli stampatori a Soncino<br />

Per fare un po’ di pubblicità al<br />

luogo ecco un piccolo resoconto<br />

della visita.<br />

Anzitutto<br />

sarete accolti<br />

da una<br />

guida speciale,<br />

un<br />

anziano signore,<br />

un<br />

po’ all’antica,<br />

molto<br />

simpatico<br />

che interloquirà usando <strong>il</strong><br />

“voi”. Cogliete subito l’occasione<br />

e calatevi nella<br />

parte, rispondendo adeguatamente<br />

alle sue domande.<br />

Entrando verrete<br />

avvolti da un r<strong>il</strong>assante<br />

profumo d’arancia e presto<br />

la guida ve ne rivelerà<br />

la fonte. È infatti attraverso<br />

la fermentazione della buccia<br />

delle arance che si ottiene <strong>il</strong><br />

prodotto oleoso per ripulire i<br />

caratteri mob<strong>il</strong>i dall’inchiostro<br />

in eccesso. Con orgoglio<br />

vi mostrerà <strong>il</strong> torchio<br />

tipografico a mano e soprattutto<br />

vi darà una dimostrazione<br />

pratica dell’antico<br />

metodo di stampa, in pochi<br />

attimi un foglio bianco<br />

verrà trasformato sotto i<br />

vostri occhi in un’elegante<br />

pagina stampata. A questo<br />

punto si passerà alla visita vera e<br />

propria. Infatti al piano terra ed al<br />

primo piano sono in mostra<br />

macchine tipografiche che riper-<br />

P A G I N A 3 7<br />

E l e n a R o l f i , I I C<br />

corrono l’intera storia della<br />

stampa fino ai nostri giorni.<br />

Lì troverete anche la linotype,<br />

un’invenzione tutta italiana,<br />

ben documentata da<br />

un interessate video <strong>il</strong>lustrativo<br />

in lingua italiana ed inglese.<br />

Ma su questo lascio la<br />

suspence per chi vorrà andarci<br />

di persona.<br />

Vi scrivo dalla mia nuova casa di<br />

Kigali.<br />

La località di Soncino divenne conosciuta in<br />

tutto <strong>il</strong> mondo grazie alla stampa, poiché<br />

ogni libro conteneva sia <strong>il</strong> nome del tipografo<br />

sia <strong>il</strong> luogo di stampa.<br />

Il gruppo di stampatori ebrei dopo alcuni<br />

anni di lavoro si trasferì all’estero, ma per<br />

riconoscenza verso la cittadina che per sette<br />

anni li aveva ospitati mantenne sulle stampe<br />

dei libri la dicitura “stampato in Soncino”.


P A G I N A 3 8 F U O R I ( D A L L A ) C L A S S E<br />

Quando diciamo “campo di concentramento”, ci viene da pensare ai lager nazisti e ai gulag staliniani, in funzione fino<br />

alla seconda metà del Novecento. Non tutti però sono a conoscenza dei lager libici ancora in uso. In Libia, 100 000<br />

persone nel maggio del 1931 furono internate in un’ ampia distesa di tende circondate da f<strong>il</strong>o spinato e sorvegliata da<br />

alte torri in legno. Nonostante le testimonianze di questi orrori, sono stati costruiti nuovi campi di concentramento<br />

per sostituire quelli vecchi, con <strong>il</strong> fine di attuare le stesse oppressioni del passato, ma con un nome più gradevole:<br />

“Campo di permanenza temporanea”. Il loro accesso è vietato agli osservatori esterni, ma grazie ad alcuni documenti<br />

, siamo venuti a conoscenza dell’ esistenza di 25 lager, situati nei dintorni di Tripoli, Kufrah, Sebha, Garyan e Al<br />

Zawia. Gli immigrati africani che cercano di raggiungere l’ Italia vengono catturati e messi in questi lager. Per mettere<br />

fine a tutto ciò, <strong>il</strong> governo italiano dovrebbe proporre un diritto di ispezione dei campi di concentramento ma <strong>il</strong><br />

colonnello Gheddafi lo ha già rifiutato. Ora potrebbe migliorare la situazione solamente suo figlio Seif el-Islam, firmando<br />

la Convenzione di Ginevra sui diritti dei rifugiati.<br />

Fa caldo, un animale che potrebbe<br />

essere una cicala canta nel giardino,<br />

<strong>il</strong> cielo è colorato da un fascio luminoso<br />

di stelle e tutto intorno a me <strong>il</strong><br />

rimbombo del s<strong>il</strong>enzio di una città<br />

che dorme.<br />

Di fronte a casa<br />

mia una signora<br />

vende pannocchie<br />

di mais cotte sul<br />

fuoco, si sente <strong>il</strong><br />

crepitio della legna<br />

che brucia e,<br />

ogni tanto, qualcuno<br />

si ferma a mangiare<br />

con quella<br />

tranqu<strong>il</strong>lità che<br />

solo gli africani<br />

dimostrano di avere.<br />

Kigali è una<br />

grande città e, a<br />

volte, fatico a rendermi<br />

conto di<br />

essere in Africa. Il<br />

caos, <strong>il</strong> traffico, i<br />

palazzi che stanno<br />

crescendo a grande velocità ed i ritmi<br />

frenetici che nulla hanno da invidiare<br />

a quelli m<strong>il</strong>anesi, non la distinguono<br />

dalle altre metropoli europee.<br />

Ma poi mi guardo intorno e vedo i<br />

vestiti colorati delle donne che tra-<br />

In Libia, i “campi di raccolta” per gli africani<br />

Pubblichiamo la lettera inviataci da Sabrina Bettoni, nostra<br />

corrispondente dal Rwanda.<br />

sportano frutta sulla testa con una<br />

leggiadria che lascia senza parole, negozietti<br />

che, pur essendo piccolissimi,<br />

riescono a contenere un numero indefinito<br />

ed indescrivib<strong>il</strong>e di oggetti<br />

senza alcun legame tra loro, i mercati<br />

colmi di frutta, verdura, teli colorati,<br />

l’odore della farina di manioca, la<br />

polvere rossa delle strade non asfaltate<br />

e le colline… e torno alla realtà:<br />

sono in Rwanda, lo stesso Rwanda in<br />

cui, un po’ più di un anno fa , ho pas-<br />

III B<br />

sato una delle esperienze più formative<br />

ed importanti della mia vita,<br />

(vedi lo speciale sul numero<br />

precedente di Fuori dalla classe)<br />

<strong>il</strong> Paese in cui ho avuto modo di<br />

conoscere una popolazione fantastica<br />

che sta<br />

affrontando<br />

a testa alta le<br />

conseguenze<br />

di una guerratraumatica<br />

che ha<br />

portato a<br />

circa un m<strong>il</strong>ione<br />

di<br />

morti, la<br />

terra del<br />

the, del caffè,<br />

del miele<br />

e del riso. E’<br />

emozionante<br />

realizzare di<br />

essere qui.<br />

Ancora più<br />

emozionante<br />

è vivere le persone. Lavoro in una<br />

struttura che si chiama “Casa della<br />

Pace e della Riconc<strong>il</strong>iazione”, un<br />

centro aperto dall’associazione<br />

Continua nella pagina successiva<br />

Sabrina Bettoni ed <strong>il</strong> piccolo rwandese Enrique


P A G I N A 3 9<br />

Continua dalla pagina precedente<br />

che mi ha mandato qui, in cui, ogni giorno, entrano centinaia di donne con vari problemi per seguire corsi di taglio<br />

e cucito, imprenditoria, cucina, computer, inglese. Sono belle. Hanno età e storie differenti, un bagaglio traumatico<br />

alle spalle, eppure ogni giorno sono lì, sedute su quei piccoli banchi, a prendere appunti e a tentare di migliorare<br />

la propria vita, dimostrando una forza ed una volontà che noi occidentali fatichiamo a comprendere.<br />

All’inizio mi guardavano con occhi diffidenti ma ora, un po’ per volta, iniziano a sorridermi, a salutarmi, a scambiare<br />

due parole con me. Sono bellissime. I loro visi e le loro rughe, che scorrono dolcemente sui volti scolpendone i<br />

lineamenti, raccontano le loro storie ed i loro occhi si accendono quando incontrano quelli delle amiche. Di fronte a<br />

me ancora si imbarazzano, ma posso vedere che carica di energia sprigionano quando, non sapendo di essere osservate,<br />

stanno tutte insieme. Meno in imbarazzo sono, invece, i bambini che tutti i pomeriggi si recano alla Casa per<br />

giocare con quei due palloni o con l’altalena messi a disposizione dalla nostra ludoteca. Hanno diverse età e sono<br />

divertentissimi, e i piccoli sono dei veri fenomeni a giocare a calcio!<br />

Le donne con cui lavoro, le mie partner, hanno caratteri e modi differenti, ma le accumuna un forte senso di responsab<strong>il</strong>ità<br />

nei con- fronti sia della Casa<br />

e delle sue donne, sia del Paese stesso:<br />

sono un punto di rife- rimento per la comunità<br />

e alcune di loro ricoprono ruoli<br />

politici di r<strong>il</strong>evanza. Mi stanno insegnando<br />

molto. Il mio uffi- cio è quindi all’interno<br />

della Casa della Pace e da lì, insieme<br />

alle colleghe, monito- riamo tutti i progetti<br />

ed organizziamo varie attività. Vengono<br />

poi le uscite, cioè le visite ai vari ragazzi<br />

sostenuti a distanza dall’Italia: sono tanti<br />

e molti di loro vivono in condizioni davvero<br />

problematiche. Ognuno di loro, nel<br />

suo piccolo, sta cer- cando di costruirsi<br />

un futuro, alcuni con più tenacia, altri<br />

accettando semplice- mente <strong>il</strong> corso degli<br />

eventi, ma tutti quan- ti dimostrano con<br />

fermezza la volontà di miglioramento, e<br />

questa cosa ogni volta mi colpisce: riescono a vedere e ad accettare i loro problemi come eventi necessari del loro<br />

cammino, concentrandosi più sulla positività del futuro che sulle condizioni diffic<strong>il</strong>i del presente.<br />

Mercoledì partirò per Kibungo, una cittadina situata nella parte orientale del Rwanda. Da lì mi sposterò a Kibaya,<br />

un piccolo v<strong>il</strong>laggio in mezzo alle colline, dove si trova la scuola costruita da Progetto Rwanda, con i suoi 1400<br />

bambini. Mi fermerò lì per tre giorni, e sono davvero felice di spendere un po’ di tempo in campagna. Kigali, pur<br />

essendo affascinante, rimane una città, con tutti i lati positivi e negativi che possono caratterizzare una città. La<br />

campagna, con la sua gente così differente e la sua vita più tranqu<strong>il</strong>la risulta, ora, una boccata d’aria fresca per me,<br />

nonostante la consapevolezza che le situazioni problematiche da affrontare là saranno sicuramente differenti e maggiori<br />

rispetto a quelle incontrate qui. Il lavoro è molto. Solo ieri, dopo tre settimane, sono riuscita a prendere un<br />

po’ di tempo per me; nonostante la fatica, però, mi rendo conto di quanto sia soddisfacente quello che sto facendo<br />

qui. Al di là delle difficoltà, che è normale che ci siano, veder sorridere uno dei ragazzi perché è riuscito a consegnare<br />

la domanda di borsa di studio in tempo e con tutte le carte in regola, o gli occhi delle donne br<strong>il</strong>lare di soddisfazione<br />

per aver ricevuto l’attestato di frequenza al corso di imprenditoria, accendono in me emozioni fortissime.<br />

L’inizio qui è stato diffic<strong>il</strong>e, ancora più diffic<strong>il</strong>e la forte situazione di controllo che si vive nel Paese e soprattutto<br />

nella capitale, ma bastano queste piccole cose appena descritte per rendersi conto che sì, anche i miei problemi sono<br />

stati probab<strong>il</strong>mente necessari per arrivare a vivere queste belle sensazioni! Avrei tante cose da dire e da raccontare<br />

ancora: ogni passo che faccio qui, ogni momento, ogni incontro rappresentano un’emozione nuova. Cercherò di<br />

raccontarvele volta per volta.<br />

Mentre vi scrivevo, la vecchia delle pannocchie ha preso <strong>il</strong> suo fornellino e se n’è andata, la cicala ha smesso di cantare<br />

e le radio sono state spente.<br />

Adesso c’è solo <strong>il</strong> rumore delle stelle che br<strong>il</strong>lano nel cielo.


Magazzino di cultura e vita scolastica dell’<strong>Istituto</strong> comprensivo “<strong>Donadoni</strong>” di <strong>Sarnico</strong><br />

Stampato a cura del Consiglio comunale dei ragazzi<br />

Numero 3<br />

marzo 2011

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