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Suore in PRIMA LINEA? - Santannavallecrosia.it

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Suor Maria Grazia Traverso – Suor Maria Domenica Fagnola<br />

FIGLIE DI PACE<br />

TRA GLI ORRORI DELLE GUERRE<br />

… TRA I FERITI IN UN OSPEDALE DA CAMPO


2<br />

ETRATTO DA: “LA NOSTRA STORIA” –– II – III – IV VOLUME –<br />

SUORE DELLA CARITA DI S. GIOVANNA ANTIDA THOURET


3<br />

INTRODUZIONE<br />

Duecento anni di storia ci hanno f<strong>in</strong> qui dimostrato che le <strong>Suore</strong> della Car<strong>it</strong>à sono state<br />

sempre pronte a rispondere agli appelli della Chiesa, attente ai segni dei tempi e disposte, nei<br />

momenti cruciali del Paese, ad accorrere, nei modi e con i mezzi più svariati, <strong>in</strong> soccorso dei malati<br />

e dei fer<strong>it</strong>i, nel nome di quella Car<strong>it</strong>à che non conosce lim<strong>it</strong>i e conf<strong>in</strong>i, perché risponde ad un<br />

preciso comando del Vangelo di Gesù Cristo.<br />

Sono state:<br />

- presenti negli Ospedali da Campo nelle Guerre del Risorgimento Italiano<br />

( nella sola I Guerra d’Indipendenza sono morte ben 68 <strong>Suore</strong> della Car<strong>it</strong>à !)<br />

- Pronte a passare e ripassare il mare, pieno di <strong>in</strong>sidie, sulle navi, tra Napoli e Tripoli,<br />

nel 1912, per raccogliere i fer<strong>it</strong>i.<br />

- Presenti negli Ospedali Mil<strong>it</strong>ari durante la I guerra mondiale del 1915-’18.<br />

- Disposte a salire sui treni-ospedale per accogliere e curare i soldati fer<strong>it</strong>i della II guerra<br />

mondiale (1940- ’45).<br />

- Ingegnose nel proteggere e salvare, a f<strong>in</strong>e guerra, anche a costo della loro v<strong>it</strong>a, Ebrei,<br />

partigiani e persone <strong>in</strong>nocenti dest<strong>in</strong>ate ai campi di concentramento nazisti e, qu<strong>in</strong>di,<br />

alla morte.<br />

“Nei libri di Storia contemporanea le suore non esistono. Né sono c<strong>it</strong>ate nei testi più<br />

specifici dedicati alla seconda guerra mondiale e alla Resistenza. E’ s<strong>in</strong>golare che <strong>in</strong> molti casi si<br />

ricord<strong>in</strong>o operazioni di salvataggio di Ebrei o di persegu<strong>it</strong>ati pol<strong>it</strong>ici, <strong>in</strong>dicando con nome e<br />

cognome il prete o i laici che compirono tali atti di eroismo, e viceversa ci si lim<strong>it</strong>i di passaggio a<br />

ricordare che essi ebbero l’appoggio di suore: di queste nessun nome, perf<strong>in</strong>o nessuna <strong>in</strong>dicazione<br />

dell’Ist<strong>it</strong>uto religioso di appartenenza”.<br />

1<br />

“ Ricordare il ruolo di molte suore è allora un modo per contribuire a che la ver<strong>it</strong>à della<br />

Resistenza emerga <strong>in</strong> tutta la sua pienezza”. 2<br />

Il dolore e la car<strong>it</strong>à non hanno “bandiere”: quando un fratello soffre, un “Buon Samar<strong>it</strong>ano” deve<br />

correre <strong>in</strong> suo aiuto … e questo le <strong>Suore</strong> della Car<strong>it</strong>à lo hanno imparato anche dalla loro Fondatrice!<br />

1 GIORGIO VECCHIO “ LE SUORE E LA RESISTENZA” ED. AMBROSIANEUM MILANO 2010 pag. 11<br />

2 GIORGIO VECCHIO “ LE SUORE E LA RESISTENZA” ED. AMBROSIANEUM MILANO 2010 pag.7


4<br />

GUERRE DI INDIPENDENZA<br />

Gli anni 1847 -1848 videro lo sviluppo di vari movimenti rivoluzionari e furono<br />

segnati dalla decisione da parte del Regno di Sardegna di farsi promotore dell’un<strong>it</strong>à<br />

<strong>it</strong>aliana.<br />

Un primo passo <strong>in</strong> tal senso fu la I guerra<br />

di Indipendenza, anti austriaca, scoppiata<br />

<strong>in</strong> occasione della rivolta delle “c<strong>in</strong>que<br />

giornate di Milano” nel 1848.<br />

Tale guerra fu condotta e persa, con la<br />

memorabile battaglia di Novara, dal Re<br />

Carlo Alberto.<br />

Nel biennio 1859-1860 ci fu una nuova fase,<br />

decisiva, per il processo di unificazione <strong>it</strong>aliano; fu caratterizzata dall’alleanza tra<br />

la Francia di Napoleone III ( anche se negli accordi di Plombieres non si<br />

prevedeva la completa un<strong>it</strong>à <strong>it</strong>aliana ) e il Regno di Sardegna, rappresentato da<br />

V<strong>it</strong>torio Emanuele II, contro l’Austria.<br />

Tra le varie battaglie, famosa fu quella di Montebello (PV) che vide aggirarsi<br />

<strong>in</strong>trepide tra i molti soldati fer<strong>it</strong>i, le <strong>Suore</strong> di Car<strong>it</strong>à.<br />

Quando V<strong>it</strong>torio Emanuele II veniva proclamato Re d’Italia, nel 1861, il nuovo<br />

Regno ancora non controllava né Venezia né Roma, e la s<strong>it</strong>uazione delle “terre<br />

irredente” cost<strong>it</strong>uiva una fonte di tensione costante per la pol<strong>it</strong>ica <strong>in</strong>terna <strong>it</strong>aliana e<br />

una chiave di volta della sua pol<strong>it</strong>ica estera.<br />

L’8 aprile 1866 il Governo Italiano, guidato dal Generale Alfonso<br />

Lamarmora, concluse un’alleanza mil<strong>it</strong>are con la Prussia, contro il comune nemico<br />

che era l’Austria.<br />

Dopo una prima sconf<strong>it</strong>ta a Custoza, il 3 ottobre 1866 si pervenne al trattato di<br />

Vienna con cui veniva sanc<strong>it</strong>a la f<strong>in</strong>e delle ostil<strong>it</strong>à . L’Italia si annetteva il Veneto<br />

Pur essendo stata <strong>in</strong>dicata Roma come cap<strong>it</strong>ale morale del Regno d’Italia, cioè del<br />

nuovo Stato, la C<strong>it</strong>tà rimaneva la sede dello Stato Pontificio. Lo Stato della Chiesa,<br />

ormai ridotto al solo Lazio, rimaneva sotto la protezione delle truppe francesi che<br />

cont<strong>in</strong>ueranno a difenderlo.<br />

Solo dopo la sconf<strong>it</strong>ta di Napoleone III a Sedan, nella guerra franco-prussiana, le<br />

truppe <strong>it</strong>aliane, con bersaglieri e carab<strong>in</strong>ieri <strong>in</strong> testa, il 20 settembre 1870,<br />

entrarono dalla breccia di Porta Pia nella Cap<strong>it</strong>ale.<br />

Il breve confl<strong>it</strong>to con le truppe pontificie provocò dei fer<strong>it</strong>i e nell’Ospedale da<br />

Campo, allest<strong>it</strong>o <strong>in</strong> tutta fretta a Monte Mario 1 , ancora una volta, si videro all’opera<br />

le <strong>in</strong>faticabili <strong>Suore</strong> della Car<strong>it</strong>à, chiamate, per l’occasione, dall’Ospedale S.<br />

Spir<strong>it</strong>o <strong>in</strong> Sassia.<br />

1 o GIANICOLO come scrive SUOR RAFFAELLA PERUGINI – vedi pag. 12


5<br />

SUORE IN <strong>PRIMA</strong> <strong>LINEA</strong> SUL “FRONTE” DELLA …<br />

CARITÀ<br />

NEL RISORGIMENTO ITALIANO<br />

Le Congregazioni religiose nascono nella Chiesa e a servizio della Chiesa: per questo la loro<br />

opera ha i caratteri dell’ universal<strong>it</strong>à e della roman<strong>it</strong>à.<br />

Ma, come Gesù, fondatore della Chiesa, operò nella sua patria, amò la sua terra, e pianse sul triste<br />

decl<strong>in</strong>o di Gerusalemme, così gli Ist<strong>it</strong>uti Religiosi servono la Chiesa e amano sostanzialmente anche<br />

la patria e la terra che li osp<strong>it</strong>a.<br />

L’attaccamento alla Chiesa della Congregazione delle <strong>Suore</strong> della Car<strong>it</strong>à di S. Giovanna<br />

Antida è <strong>in</strong>discusso; ne è garanzia e vanto la v<strong>it</strong>a drammatica della Fondatrice e la storia<br />

dell’Ist<strong>it</strong>uto; ma ugualmente chiara è la sua prova d’<strong>it</strong>alian<strong>it</strong>à quando “ <strong>it</strong>alian<strong>it</strong>à” non significa<br />

opposizione alla dottr<strong>in</strong>a del Vangelo.<br />

Le prime <strong>Suore</strong> della Car<strong>it</strong>à venute dalla Francia <strong>in</strong> Italia nel 1810, nel pieno della<br />

dom<strong>in</strong>azione napoleonica, seppero dimenticare, al r<strong>it</strong>orno dei Borboni, la loro orig<strong>in</strong>e e di essere<br />

state chiamate da un re francese, pur di non abbandonare le opere assistenziali sorte a vantaggio del<br />

popolo napoletano.<br />

Ferd<strong>in</strong>ando I° di Borbone ebbe il mer<strong>it</strong>o di vedere nelle <strong>Suore</strong> di Car<strong>it</strong>à, non, come qualcuno<br />

voleva, elementi legati alla pol<strong>it</strong>ica dell’antico nemico usurpatore, ma l’espressione genu<strong>in</strong>a di<br />

un’assistenza sociale nel Mezzogiorno d’Italia, promettente ricchi sviluppi.<br />

Napoli comprese sempre il valore civile dell’opera delle <strong>Suore</strong> di Car<strong>it</strong>à di Santa Giovanna<br />

Antida.<br />

La rivoluzione del 1848 non si adombrò di esse e non privò della loro assistenza i poveri della<br />

Campania. In altre c<strong>it</strong>tà, <strong>in</strong>vece, come a Roma, a Senigallia, a Modena, le <strong>Suore</strong>, <strong>in</strong> nome della<br />

“libertà” garant<strong>it</strong>a dai “Dir<strong>it</strong>ti del c<strong>it</strong>tad<strong>in</strong>o” al quale esse, prima dei liberali già provvedevano,<br />

furono espulse dagli ospedali e da altre ist<strong>it</strong>uzioni nate per il popolo.<br />

Sarebbe ozioso domandarsi che cosa le Religiose dell’800 pensassero del movimento rivoluzionario<br />

e delle guerre per l’un<strong>it</strong>à d’ Italia !<br />

Esse, portate per vocazione a guardare la società da un punto più alto delle l<strong>in</strong>ee prospettiche della<br />

pol<strong>it</strong>ica, volevano ignorare il problema delle libertà cost<strong>it</strong>uzionali o, se erano <strong>in</strong>v<strong>it</strong>ate ad esam<strong>in</strong>are<br />

le teorie, logicamente, avranno ader<strong>it</strong>o non alle idee mazz<strong>in</strong>iane ma al pr<strong>in</strong>cipio giobertiano: “ Alla<br />

libertà si può giungere non per rivoluzione ma per evoluzione”.<br />

Questo, del resto, era il pensiero della maggior parte degli <strong>it</strong>aliani che consideravano <strong>in</strong>utile<br />

lo spargimento di sangue a cui andava <strong>in</strong>contro la gioventù mazz<strong>in</strong>iana.<br />

Di fronte al problema dell’un<strong>it</strong>à d’Italia, le Religiose avranno senza dubbio condiviso il senso di<br />

smarrimento dei cattolici <strong>it</strong>aliani della seconda metà dell’Ottocento.<br />

L’Italia un<strong>it</strong>a, con Roma cap<strong>it</strong>ale, appariva, sì, ideale radioso e necess<strong>it</strong>à storica ma, e la posizione<br />

del Papa ?


6<br />

Il pensiero delle <strong>Suore</strong> della Car<strong>it</strong>à non poteva differire da quello dei cattolici francesi di cui<br />

si faceva portavoce Napoleone III, l’enigmatico difensore dello Stato Pontificio.<br />

Tra tanta confusione di idee che portava alcuni ad <strong>in</strong>temperanze contro il Romano Pontefice,<br />

altri, ad <strong>in</strong>coraggiare le posizioni più reazionarie, sarebbe <strong>in</strong>giusto pretendere che i membri di una<br />

Congregazione religiosa femm<strong>in</strong>ile dell’ottocento, avessero la visione precisa ed equilibrata che,<br />

allora, ebbe soltanto un esiguo numero di <strong>it</strong>aliani, tra cui Alessandro Manzoni.<br />

Ci fa sorridere l’<strong>in</strong>genua Suora che al nome di Garibaldi si tracciava un furtivo segno di<br />

croce, come, del resto, faceva anche la dama aristocratica e la donnetta del popolo. Esagerato, quel<br />

gesto di scongiuro, ma non meno barocche sono le frasi carducciane che def<strong>in</strong>iscono Garibaldi<br />

“fanciullo div<strong>in</strong>o”, “emanazione del sole”, con “fulgore d’arcangelo”. 1<br />

Resta, però, sempre <strong>in</strong>cantevole e commovente il gesto della Suora <strong>in</strong>fermiera che si ch<strong>in</strong>a<br />

amorevole sulle fer<strong>it</strong>e del soldato pontificio come sul garibald<strong>in</strong>o, come sull’ufficiale<br />

dell’eserc<strong>it</strong>o regolare piemontese.<br />

La Suora di Car<strong>it</strong>à è presente, come <strong>in</strong>fermiera, <strong>in</strong> tutte le guerre dell’<strong>in</strong>dipendenza <strong>it</strong>aliana:<br />

la troviamo negli Ospedali mil<strong>it</strong>ari, dentro le auto-ambulanze, tra i soldati <strong>in</strong> prima l<strong>in</strong>ea mentre<br />

<strong>in</strong>furia la battaglia, a raccogliere, a medicare i fer<strong>it</strong>i, ad assistere i moribondi, sprezzante della<br />

morte sempre <strong>in</strong> agguato, anche per lei, senza risparmio di fatiche e di disagi.<br />

Nei soli due anni: 1848-’49 morirono, nelle regioni <strong>in</strong>teressate alla guerra, sessantotto<br />

<strong>Suore</strong> <strong>in</strong>fermiere.<br />

Percentuale altissima se si pensa che, allora, <strong>in</strong> tutta l’Italia, le <strong>Suore</strong> della Car<strong>it</strong>à di Santa Giovanna<br />

Antida erano appena un migliaio.<br />

Durante le due fasi della I guerra di Indipendenza, a Vigevano, quando i letti dell’Ospedale<br />

civile furono tutti occupati, le <strong>Suore</strong> raccolsero i mil<strong>it</strong>ari fer<strong>it</strong>i sotto i grandi portici della piazza<br />

pr<strong>in</strong>cipale che furono ben presto grem<strong>it</strong>i di corpi doloranti, di moribondi, di mutilati.<br />

La Superiora, Sr. Margher<strong>it</strong>a Peron, era <strong>in</strong>stancabile nell’assistere e nell’organizzare il<br />

lavoro delle <strong>Suore</strong>, non meno generose di lei, nell’accorrere presso quei bravi soldati che trovavano<br />

sollievo e conforto nella presenza delle <strong>Suore</strong>: esse sost<strong>it</strong>uivano, <strong>in</strong> quei momenti tristi, gli amati<br />

famigliari.<br />

Quante volte, afferrando, nel delirio, la mano della Suora, <strong>in</strong>vocavano i cari nomi della mamma o<br />

della sposa !<br />

Non furono pochi i casi <strong>in</strong> cui, mentre la Suora medicava il soldato fer<strong>it</strong>o, questi riconosceva<br />

<strong>in</strong> lei la sua antica maestra d’asilo o della scuola elementare.<br />

Quale tenero affetto si risvegliava allora a consolare il soldato e a dare forza all’<strong>in</strong>fermiera!<br />

Non è rotocalco romantico questo, né rem<strong>in</strong>iscenza letteraria del De Amicis, è una realtà<br />

vissuta.<br />

C’era un grande movimento , <strong>in</strong> quei tempi eroici, nei “quadri” delle <strong>Suore</strong> della Car<strong>it</strong>à.<br />

In una lettera della Superiora Prov<strong>in</strong>ciale del Piemonte Suor Melania Mantelli diretta alla Superiora<br />

Generale Madre Genoveffa Boucon, <strong>in</strong> data 1 novembre 1848, leggiamo:<br />

“… Il giorno 10 agosto la c<strong>it</strong>tà fu ripiena di soldati, reduci dal campo, <strong>in</strong> maggior parte <strong>in</strong>fermi. Si<br />

riempirono le chiese, gli ospedali e il sem<strong>in</strong>ario di fer<strong>it</strong>i. Qu<strong>in</strong>dici <strong>Suore</strong> furono impiegate al<br />

Sem<strong>in</strong>ario dove erano ammassati da ottocento a mille fer<strong>it</strong>i; restano colà f<strong>in</strong>o a notte <strong>in</strong>oltrata ed<br />

altre quattro vanno per l’assistenza notturna mentre le qu<strong>in</strong>dici vengono al monastero (Monastero<br />

“S. Margher<strong>it</strong>a” di Vercelli) per riposare. Per fare ciò abbiamo chiuse le scuole, giacché altre<br />

1 “ PER LA MORTE DI GARIBALDI” EDIZIONE NAZIONALE ZANICHELLI – VOL. VII


7<br />

<strong>Suore</strong> sono state richieste come r<strong>in</strong>forzo: dodici <strong>in</strong> Alessandria, tre a Voghera, tre a Tortona, così<br />

pure a Novara, Asti, Vigevano, Oleggio, oltre qu<strong>in</strong>dici <strong>Suore</strong> chiestici dal M<strong>in</strong>istero della Guerra<br />

con lettera del 22 p.p. per il nuovo Ospedale di fer<strong>it</strong>i di Cherasco.<br />

Le <strong>Suore</strong> di r<strong>in</strong>forzo sped<strong>it</strong>e negli Stabilimenti, come anche quelle del nuovo Ospedale di<br />

Cherasco, prestano il loro servizio gratis e sono pure a carico nostro le spese di viaggio, ed è bene<br />

fare così …” 1 .<br />

Il 7 novembre 1848 la stessa Superiora Prov<strong>in</strong>ciale di Vercelli annunzia alla Superiora<br />

Generale la morte di due giovani <strong>Suore</strong> consumate dalle fatiche nel servizio prestato ai soldati fer<strong>it</strong>i e<br />

ai malati: Suor Prassede Della Rosa di anni 22 2 , morta a Voghera, Suor Paol<strong>in</strong>a Mart<strong>in</strong> di anni<br />

29 3 , morta ad Arona (NO).<br />

Il 1859 “è l’anno <strong>in</strong> cui si del<strong>in</strong>eano chiaramente le ostil<strong>it</strong>à a danno della Chiesa di Dio e del suo<br />

Vicario” 4 - così scriveva Monsignor Giovanni Negri, Vescovo di Tortona (AL), nella Lettera<br />

Pastorale del 21 febbraio 1859 <strong>in</strong>dirizzata ai suoi sacerdoti.<br />

Da questo momento anche la posizione di Napoleone III sembrò cambiare del tutto: se f<strong>in</strong>o al 1859<br />

c’era stata un’<strong>in</strong>tesa abbastanza stretta con la Chiesa, a<br />

partire dl 1859 i pubblicisti cattolici e le alte gerarchie della<br />

Chiesa com<strong>in</strong>ciarono a rimproverare all’Imperatore quel suo<br />

modo di aiutare il Movimento Nazionale Italiano a spese del<br />

potere temporale del Papa Pio IX che mantenne sempre una<br />

posizione di assoluta <strong>in</strong>transigenza verso il Liberalismo,<br />

tanto sul piano pol<strong>it</strong>ico quanto su quello ideologico.<br />

L’es<strong>it</strong>o delle battaglie fu favorevole alle truppe francopiemontesi,<br />

che sconfissero quelle austriache il 20 maggio a<br />

Montebello (PV) il 30 maggio a Palestro (PV), il 30<br />

Battaglia di MONTEBELLO<br />

giugno a Magenta(NO).<br />

Molti i morti, tantissimi i fer<strong>it</strong>i.<br />

Negli Ospedali da campo lavoravano senza sosta delle <strong>Suore</strong> vest<strong>it</strong>e di bianco: erano le <strong>Suore</strong><br />

della Car<strong>it</strong>à, distaccate dagli Ospedali di Alessandria e di Voghera (PV) … sempre attente ad<br />

accorrere <strong>in</strong> aiuto dei fer<strong>it</strong>i, <strong>in</strong>stancabili di giorno e di notte … facevano tutto quello che sapevano e<br />

quello che la car<strong>it</strong>à suggeriva loro di fare, senza chiedere a nessuno né un nome, né il colore della<br />

sua bandiera: medicano i fer<strong>it</strong>i, confortano i morenti: è la guerra!<br />

Almeno di qualcuna di quelle <strong>Suore</strong> ci è noto il nome: si chiamava Suor Gaudenzia Toné,<br />

era stata distaccata dall’Ospedale di Voghera(PV) 5 .<br />

Aveva poco più di diciotto anni quando, dopo essersi sp<strong>in</strong>ta a compiere il suo dovere d’<strong>in</strong>fermiera<br />

alla l<strong>in</strong>ea di combattimento, <strong>in</strong>faticabile e dolce, col vest<strong>it</strong>o t<strong>in</strong>to dal sangue dei fer<strong>it</strong>i, passava le notti<br />

e i giorni tra di loro, consolando, medicando, posando la luce pura del suo occhio fraternamente<br />

commosso su tanti giovani gagliardi fiaccati da armi nemiche.<br />

1 AGSCR – MADRE GENOVEFFA BOUCON – LETTERA 1° novembre 1848<br />

2 ACPV – REGISTRI SORELLE DEFUNTE – 1832/2002 - N.72– ARMADIO 3 – 3.3 nata a Pallanza (Verbania)<br />

nell’ottobre del 1826 e mancata a Voghera (PV) il 26 ottobre 1848 all’età di 22 anni di cui 4 di V<strong>it</strong>a Religiosa.<br />

3 ACPV – REGISTRI SORELLE DEFUNTE – 1832/2002 - N.72– ARMADIO 3 – 3.3 - nata a Monthèy (Svizzera)<br />

novembre 1819 mancata ad Arona (NO) Ospedale il 5 novembre 1848 all’età di 29 anni di cui 9 di V<strong>it</strong>a<br />

Religiosa.<br />

4 ARCHIVIO VESCOVILE DI TORTONA “LETTERE PASTORALI” DEL VESCOVO MONSIGNOR GIOVANNI NEGRI<br />

5 LA DONNA NELLA BENEFICENZA ITALIANA – VOLUME II, PAG. 142, TORINO 1909


8<br />

Così la vide un giorno Napoleone III che restò ad osservarla riverente come si guarda<br />

un’immag<strong>in</strong>e sacra; poi le andò vic<strong>in</strong>o, le tese la mano dicendo con calore: “Siate benedetta, buona<br />

Sorella! Siete molto giovane, a quel che vedo; vi auguro una lunga v<strong>it</strong>a, per una missione così<br />

santa!”.<br />

Di un’altra Suora che aveva lavorato al suo fianco sappiamo che è “deceduta ad Alessandria,<br />

martire della car<strong>it</strong>à”.<br />

Suor Gaudenzia Toné torna viva dal campo di battaglia, ma rov<strong>in</strong>ata nella salute e<br />

nell’aspetto: “una sp<strong>in</strong><strong>it</strong>e acuta” la renderà quasi deforme, rimpicciol<strong>it</strong>a nella statura e quasi piegata<br />

<strong>in</strong> due, si muoverà appoggiata ad un bastone tra le corsie del suo Ospedale …<br />

Dovranno passare altri quarant’anni prima che al suo nome e alla sua persona qualcuno<br />

attribuisca solenni onorificenze.<br />

L’Archivio storico del Comune di Voghera (PV) custodisce gelosamente l’ampia<br />

documentazione relativa agli avvenimenti che la riguardano.<br />

Il 9 febbraio 1899, nel quarantesimo anniversario della battaglia di Montebello viene<br />

<strong>in</strong>augurato sul posto un monumento a ricordo di quanti hanno perso la v<strong>it</strong>a e della v<strong>it</strong>toria ottenuta<br />

combattendo contro gli Austriaci, le carte riportano anche il nome di una Suora che si è<br />

particolarmente dist<strong>in</strong>ta nell’assistere i fer<strong>it</strong>i ed è rimasta, a sua volta, fer<strong>it</strong>a nell’anima e nel<br />

corpo.<br />

Alle parole seguono segni di riconoscenza.<br />

Da una lettera datata 17 agosto 1899, <strong>in</strong>viata dal Signor Gabriele Giorgio Boneront<br />

D’Anglade, Console di Francia a Milano, apprendiamo che :<br />

“Il Signor Presidente della Repubblica Francese <strong>in</strong>tende decorare con medaglia d’onore <strong>in</strong> argento<br />

la Signora Gaudenzia Toné, Superiora dell’Ospedale di Voghera di cui gli sono stati segnalati il<br />

lungo servizio e, soprattutto, le cure prestate ai soldati francesi fer<strong>it</strong>i durante la campagna del 1859<br />

…” 1<br />

Un’altra lettera datata Voghera 10 febbraio 1899 annuncia che: “è stato sottoposto alla<br />

firma di Sua maestà Umberto I un decreto con cui viene concessa una medaglia d’oro per i<br />

benemer<strong>it</strong>i della salute pubblica alla Suora Gaudenzia Toné Superiora di questo Ospedale”.<br />

L’umile Suora di Car<strong>it</strong>à che non si era stup<strong>it</strong>a del silenzio degli uom<strong>in</strong>i prima, non si stupì<br />

di tutto quel fracasso. Il trambusto delle onorificenze – arrivate quarant’anni dopo – ed i commenti<br />

lus<strong>in</strong>ghieri dei giornali non turbarono affatto la sua pace e non alterarono la sua semplic<strong>it</strong>à.<br />

Inv<strong>it</strong>ata a farlo dai suoi Superiori, scrisse al S<strong>in</strong>daco poche parole:<br />

Ospedale di Voghera - 2 settembre 1899<br />

Suor Gaudenzia Toné <strong>in</strong>dirizza al S<strong>in</strong>daco della C<strong>it</strong>tà una letter<strong>in</strong>a di r<strong>in</strong>graziamento che ci rivela<br />

come il trambusto delle onorificenze ed i commenti lus<strong>in</strong>ghieri dei giornali, non abbiano per nulla<br />

turbato la sua pace o dim<strong>in</strong>u<strong>it</strong>o la sua semplic<strong>it</strong>à:<br />

“Ill. mo Signor S<strong>in</strong>daco<br />

L’onorificenza confer<strong>it</strong>ami dal Presidente della Repubblica francese, a t<strong>it</strong>olo<br />

di benemerenza per le cure prestate ai fer<strong>it</strong>i della battaglia di Montebello ha così vivamente<br />

commosso l’anima mia, da non saper trovare adatte parole per la manifestazione s<strong>in</strong>cera della mia<br />

immensa grat<strong>it</strong>ud<strong>in</strong>e.<br />

1 ARCHIO STORICO COMUNALE DI VOGHERA(PV) - OPERE PIE – ANNO 1859


9<br />

Si faccia Ella, Ill. mo Signor S<strong>in</strong>daco, <strong>in</strong>terprete di questi miei sentimenti presso l’Illustre Signor<br />

Console di Francia, residente a Milano, a cui devesi la proposta dell’onore toccatomi, ed io Gliene<br />

sarò riconoscentissima.<br />

Se questo onore, come Ella gentilmente mi scrive, torna a soddisfazione dell’Onorevole<br />

Amm<strong>in</strong>istrazione Osp<strong>it</strong>aliera e della Rappresentanza Comunale, le quali furono sempre verso di me<br />

più che benevole, Le assicuro provarne vera compiacenza.<br />

Voglia la Div<strong>in</strong>a Provvidenza esaudire gli auguri che V. E. Ill.ma mi fa a nome del Municipio;<br />

presenti i miei r<strong>in</strong>graziamenti all’Onorevolissimo <strong>in</strong>tero Consiglio e mi creda, col massimo<br />

ossequio<br />

Devot. ma<br />

Suor Gaudenzia Toné 1<br />

Quando nel 1907, ella santamente e placidamente morì, le Autor<strong>it</strong>à locali vollero coprire la<br />

bara con il tricolore <strong>it</strong>aliano e con la bandiera francese: al Cim<strong>it</strong>ero rimane, a ricordare il suo<br />

eroismo, ancora oggi, una corona di bronzo <strong>in</strong>viata a suo tempo dal governo francese.<br />

Sulla Rivista - NOTIZIE DELLA PROVINCIA ITALIA NORD – OTTOBRE 2010 – N. 2 pag.<br />

19 – un breve articolo dà risalto alla figura e all’eroismo dell’umile Suora della Car<strong>it</strong>à.<br />

SUOR GAUDENZIA TONÉ: UN LUOGO, UNA STORIA, UNA GUERRA e… UNA SUORA di<br />

CARITÀ 2<br />

Chi di noi non ricorda di essersi commosso leggendo le vicende della “Piccola Vedetta<br />

Lombarda” narrate da Edmondo De Amicis nel libro “Cuore”, uno dei capolavori della letteratura<br />

che ha affasc<strong>in</strong>ato <strong>in</strong>tere generazioni e ha ispirato trasposizioni televisive e c<strong>in</strong>ematografiche di<br />

grande successo?<br />

De Amicis ambienta l’episodio della “Piccola Vedetta Lombarda” durante la seconda<br />

guerra di Indipendenza, nel 1859; il 20 maggio si combatte la battaglia di “Montebello” <strong>in</strong><br />

terr<strong>it</strong>orio pavese, non lontano da Voghera(PV).<br />

Da una parte sono schierati i Piemontesi di V<strong>it</strong>torio Emanuele II, alleato con la Francia<br />

di Napoleone III, e di fronte ci sono gli Austriaci, guidati dall’Imperatore Francesco Giuseppe.<br />

L’obiettivo era quello di portare tutto il nord Italia sotto il dom<strong>in</strong>io sardo-piemontese (<strong>in</strong><br />

realtà, solo la Lombardia passerà ai Savoia!). La storia della Piccola Vedetta la conosciamo tutti:<br />

un bamb<strong>in</strong>o di dodici anni (faceva il contad<strong>in</strong>o ed era orfano di entrambi i gen<strong>it</strong>ori) sale con<br />

entusiasmo su un albero altissimo, osserva i movimenti delle truppe austriache e dall’alto della<br />

pianta offre <strong>in</strong>formazioni agli ufficiali piemontesi che, però, <strong>in</strong>v<strong>it</strong>ano il ragazzo a scendere, per il<br />

rischio di qualche colpo di fucile.<br />

Il bamb<strong>in</strong>o non vuol sentire ragioni, è troppo importante la sua missione, <strong>in</strong> questo modo<br />

egli può aiutare i nostri soldati a v<strong>in</strong>cere la battaglia.<br />

Un proiettile lo centra nel petto; la “piccola Vedetta” cade e muore tra la commozione dei<br />

presenti. Rimane un maestoso pioppo che ancora oggi viene <strong>in</strong>dicato come “l’albero della piccola<br />

vedetta lombarda”: due cartelli, ai bordi della strada, lo ricordano ai passanti.<br />

La “battaglia di Montebello” causò un vero e proprio bagno di sangue: vi furono più di<br />

1.500 tra morti e fer<strong>it</strong>i gravi, ma quello che De Amicis non scrisse a questo propos<strong>it</strong>o, forse perché<br />

1 ARCHIO STORICO COMUNALE DI VOGHERA(PV) - OPERE PIE – ANNO 1859<br />

2 SUOR MARIA GRAZIA TRAVERSO Suora della Car<strong>it</strong>à - NOTIZIE DELLA PROVINCIA ITALIA NORD – OTTOBRE 2010 – N. 2<br />

pag. 19.


10<br />

nessuno era stato <strong>in</strong> grado di raccontarglielo, fu che <strong>in</strong> mezzo a quei morti e a quei fer<strong>it</strong>i, <strong>in</strong> quei<br />

giorni tristi, si aggirava un’altra piccola “Vedetta” che non era lombarda ma piemontese, che non<br />

era mossa dagli ideali del Risorgimento ma da quelli della Car<strong>it</strong>à.<br />

Il suo vest<strong>it</strong>o, una volta bianco, “aveva ormai il colore del sangue dei fer<strong>it</strong>i”: medicava,<br />

fasciava, consolava, pregava, chiudeva gli occhi, accompagnando il gesto con una carezza, a chi<br />

aveva chiuso gli occhi alla v<strong>it</strong>a terrena.<br />

Si chiamava Sr. Gaudenzia Toné: era l’angelo del Bene che si muoveva tra tanto male. A<br />

nessuno chiedeva quale fosse la sua patria: alleati o nemici, per lei erano tutti e solo dei “fratelli”<br />

da aiutare con amore.<br />

Con lei lavoravano, nel piccolo ospedale da campo, altre due <strong>Suore</strong> di Car<strong>it</strong>à distaccate<br />

dall’ospedale di Alessandria, lei veniva da quello di Voghera.<br />

A battaglia f<strong>in</strong><strong>it</strong>a, i fer<strong>it</strong>i furono trasportati altrove e lei se ne tornò al suo Ospedale.<br />

Gli sforzi, le fatiche, la v<strong>it</strong>a “grama” avevano m<strong>in</strong>ato il suo fisico ma non il suo spir<strong>it</strong>o.<br />

Una “sp<strong>in</strong><strong>it</strong>e acuta” a poco a poco piegò la sua schiena f<strong>in</strong>o a ridurre di molto la sua statura e la<br />

costr<strong>in</strong>se a muoversi tra le corsie appoggiata ad un bastone.<br />

Il suo animo, però, da quella esperienza di crudo dolore, era usc<strong>it</strong>o <strong>in</strong>gigant<strong>it</strong>o nella car<strong>it</strong>à: Sr.<br />

Gaudenzia era per tutti l’<strong>in</strong>carnazione della bontà.<br />

Quarant’anni dopo, quando a Montebello fu eretto un monumento a ricordo di quella<br />

Battaglia che era costata un alto prezzo di v<strong>it</strong>e umane, qualcuno si ricordò di una certa Suora che<br />

aveva dato il meglio di se stessa per il bene dei fer<strong>it</strong>i...<br />

L’Archivio Storico di Voghera conserva un considerevole numero di documenti che parlano di<br />

festeggiamenti ufficiali e di riconoscimenti di notevole valore: la “Croce” della Repubblica<br />

francese, la “Medaglia d’argento” del Re d’Italia ecc.<br />

Nella Cappella mortuaria del Cim<strong>it</strong>ero di Voghera si può ancora ammirare la Corona<br />

Bronzea <strong>in</strong>viata dal Governo Francese <strong>in</strong> segno di riconoscenza.<br />

La nostra Suor Gaudenzia, che non si era stup<strong>it</strong>a del silenzio degli uom<strong>in</strong>i prima, non si<br />

stupì del frastuono dopo, <strong>in</strong>v<strong>it</strong>ata a farlo dai Superiori, r<strong>in</strong>graziò con poche righe lim<strong>it</strong>andosi a dire<br />

che aveva fatto solo il suo dovere.<br />

Cont<strong>in</strong>uò a muoversi tra una corsia e l’altra, f<strong>in</strong>ché le sue forze glielo permisero. Poi andò a<br />

ricevere il premio <strong>in</strong> Cielo.<br />

Una sua ammiratrice, di lei ha lasciato scr<strong>it</strong>to: “Sr. Gaudenzia era una di quelle<br />

onorande e sublimi “<strong>Suore</strong> grigie” che riassumono la loro v<strong>it</strong>a nella frase semplice ed evangelica<br />

detta da una di esse: “Nous somme comme de 1’eau pure, qui coule sans couleur et sans saveur”<br />

ma a cui tutti vengono ad att<strong>in</strong>gere perché la Sorgente è <strong>in</strong>esauribile.<br />

Eppure qualcosa <strong>in</strong> comune con la “Piccola Vedetta Lombarda” la bianca Suora che<br />

curava i fer<strong>it</strong>i ce l’aveva, ed era la giovane età: aveva 19 anni! 1<br />

“Si chiamava Mart<strong>in</strong>a ed era nata a Valduggia (VC) il 21 febbraio 1840, era<br />

entrata al “Monastero S. Margher<strong>it</strong>a” di Vercelli il 5 febbraio 1857 e si spense a Voghera(PV) -<br />

Ospedale - il 28 giugno 1907”. 2<br />

1 SUOR MARIA GRAZIA TRAVERSO Suora della Car<strong>it</strong>à - NOTIZIE DELLA PROVINCIA ITALIA NORD – OTTOBRE 2010 – N. 2<br />

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2 ACPV – REGISTRO SORELLE DEFUNTE VERCELLI – ARMADIO 3 – 3.3


11<br />

Anche Suor Giac<strong>in</strong>ta Vachez, dell’Ospedale mil<strong>it</strong>are di Alessandria, mer<strong>it</strong>ò l’elogio di<br />

Napoleone III per l’opera prestata durante e dopo le battaglie della II guerra di <strong>in</strong>dipendenza:<br />

“Coraggio, buona Sorella! La vostra car<strong>it</strong>à paziente avrà un bel premio”. 1<br />

Leggiamo nella "Domenica del Corriere" dell’11-18 luglio 1909: "Le feste giubilari<br />

celebrate or ora <strong>in</strong> Italia e <strong>in</strong> Francia, a ricordo delle gloriose battaglie combattutesi sui campi di<br />

Palestro, Magenta, Solfer<strong>in</strong>o, San Mart<strong>in</strong>o, si chiusero la settimana scorsa con un piccolo e umile<br />

episodio.<br />

Non <strong>in</strong>tervennero musiche, non sventolarono bandiere; appena qualche lacrima di<br />

commozione solcò le guance gr<strong>in</strong>zose di una vecchia Suora di Car<strong>it</strong>à e si <strong>in</strong>umidì qualche ciglio di<br />

malato riconoscente...<br />

Il governo francese, per non dimenticare alcuno di coloro che presero parte ai fasti<br />

guerreschi del 1859, concesse, la settimana scorsa, la medaglia d'oro a Sr. Giac<strong>in</strong>ta Vachez,<br />

addetta all'Ospedale Mil<strong>it</strong>are di Alessandria”. 2<br />

Nel 1860, <strong>in</strong>torno a Capua, ferveva la lotta tra Garibald<strong>in</strong>i e Borbonici.<br />

Quando la Madre Generale, Suor Carol<strong>in</strong>a Chambrot, seppe che i moribondi e i fer<strong>it</strong>i mancavano<br />

di assistenza, non es<strong>it</strong>ò un attimo a ridurre il numero delle <strong>Suore</strong> di vari Ospedali, per disporre di un<br />

gruppo di coraggiose da <strong>in</strong>viare presso la c<strong>it</strong>tad<strong>in</strong>a assediata.<br />

Volle prima accompagnare le <strong>Suore</strong> prescelte ai piedi della Sant<strong>it</strong>à di Pio IX per ricevere la<br />

benedizione: “Andate, mie buone figlie- disse <strong>in</strong> tono paterno il Pontefice – le pallottole vi<br />

rispetteranno”.<br />

1 LA DONNA NELLA BENEFICENZA ITALIANA – VOLUME I PAG. 215, TORINO 1909<br />

2 "DOMENICA DEL CORRIERE" DELL’11-18 LUGLIO 1909


12<br />

Esse si trovarono, durante quella eroica missione, dove <strong>in</strong>fieriva la battaglia, ma ne uscirono<br />

illese, secondo il vatic<strong>in</strong>io del Santo Padre.<br />

Suor Celeste Mattioli, “Mamma Celeste”- come la chiamano i modenesi, nella storia<br />

dell’Ist<strong>it</strong>uto, è legata alla III guerra di <strong>in</strong>dipendenza durante la quale ella fu per i soldati che<br />

<strong>in</strong>contrò sul suo camm<strong>in</strong>o, un “vero angelo”: così la def<strong>in</strong>ivano gli <strong>in</strong>numerevoli beneficati quando<br />

già il 1866 era molto lontano nel tempo.<br />

Alla morte di “Mamma Celeste” sul suo feretro sc<strong>in</strong>tillavano tre medaglie al valore: una<br />

l’aveva mer<strong>it</strong>ata nel 1855, quando <strong>in</strong>fieriva a Modena il colera; ella si r<strong>in</strong>chiuse nel lazzaretto per<br />

assistervi i colerosi che tutti sfuggivano; l’altra, le era stata confer<strong>it</strong>a per l’opera prodigiosa svolta a<br />

Rovigo nel 1866 soccorrendo i soldati trovati sul campo di Custoza; la terza ricordava il suo<br />

<strong>in</strong>comparabile spir<strong>it</strong>o di sacrificio e d’amore per gli<br />

ammalati durante i 64 anni di v<strong>it</strong>a ospedaliera. 1<br />

La storia della Congregazione delle <strong>Suore</strong> della<br />

Car<strong>it</strong>à può seguire la rassegna delle Religiose la cui opera è<br />

strettamente collegata con gli eventi del Risorgimento<br />

<strong>it</strong>aliano, f<strong>in</strong>o a Roma, f<strong>in</strong>o, cioè all’episodio di Porta Pia.<br />

Si può facilmente immag<strong>in</strong>are quali fossero i timori,<br />

le ansie, la trepidazione delle anime religiose per il Santo<br />

Vegliardo del Vaticano durante lo svolgersi del dramma<br />

che si concluse il 20 settembre 1870.<br />

Il giorno stesso <strong>in</strong> cui i bersaglieri di Raffaele<br />

Cadorna entrarono <strong>in</strong> Roma, la Luogotenenza Mil<strong>it</strong>are del<br />

corpo di occupazione ord<strong>in</strong>ava che un gruppo di <strong>Suore</strong><br />

dell’Ospedale “Santo Spir<strong>it</strong>o”di Roma, si trasferisse sul Gianicolo per assistere i fer<strong>it</strong>i<br />

dell’eserc<strong>it</strong>o <strong>it</strong>aliano raccolti <strong>in</strong> un improvvisato ospedale di guerra.<br />

Tra le <strong>Suore</strong> scelte ve ne era una giovanissima, Suor Loreta Marcoz, dal portamento<br />

dign<strong>it</strong>oso e signorile, dallo sguardo tutto v<strong>it</strong>a che <strong>in</strong>dicava fermezza e coraggio.<br />

Era stata compagna d’<strong>in</strong>fanzia di Margher<strong>it</strong>a di Savoia e di Tommaso, Duca di Genova.<br />

Fra poco – forse pensava mentre saliva al Gianicolo – mi sarà facile rivedere i miei compagni di<br />

gioco! Ma a quale prezzo ! Il Papa ?!<br />

Il gran da fare e il trambusto che segue all’occupazione mil<strong>it</strong>are di una c<strong>it</strong>tà, la distolsero<br />

dalle sue valutazioni personali.<br />

Quello che seguì lo sappiamo dai ricordi che più tardi nell’Ospedale della “ Consolazione”,<br />

spesso divenivano racconti vivaci <strong>in</strong> cui riprendevano v<strong>it</strong>a i dettagli dei reggimenti condotti<br />

all’assalto, il numero dei cannoni, i nomi degli ufficiali, le fasi del combattimento…<br />

“La Veterana” la chiamavano scherzosamente e affettuosamente alla “Consolazione”.<br />

“Sono venuta a far vis<strong>it</strong>a alla mia amica” – diceva <strong>in</strong>vece - la gentile e regale Margher<strong>it</strong>a di Savoia,<br />

quando compariva, senza preavviso, alla port<strong>in</strong>eria della Casa Madre.<br />

Con le poche <strong>Suore</strong> ricordate moltissime altre Religiose si prodigarono generosamente<br />

nell’umiltà, nel sacrificio, nell’amore dei fratelli che morivano o che soffrivano per l’Italia.<br />

1 LA DONNA NELLA BENEFICENZA ITALIANA – TORINO 1909 - VOLUME III, PAG. 124


13<br />

Il contributo della car<strong>it</strong>à che sana o lenisce le piaghe del soldato della Patria è degno di stare sul<br />

piano degli alti valori morali che portano al raggiungimento dell’un<strong>it</strong>à 1<br />

1 LA DONNA NELLA BENEFICENZA ITALIANA – TORINO 1909 - VOLUME III, PAG. 124<br />

A NOSTRA STELLA – ANNO VII, PAG 145/150 – SUOR RAFFAELLA PERUGINI - ARMADIO 4 – 4.3


15<br />

1912 - LA GUERRA LIBICA<br />

La “Campagna di Libia” fu combattuta fra il<br />

Regno d’Italia e l’Impero Ottomano ( Turco)<br />

per il possesso delle regioni Nordafricane della<br />

Tripol<strong>it</strong>ania e della Cirenaica, tra il 28<br />

settembre 1911 e il 18 ottobre 1912.<br />

Vi furono n. 3.380 morti e n. 4.220 fer<strong>it</strong>i.<br />

Le ambizioni coloniali sp<strong>in</strong>sero l’Italia ad<br />

impadronirsi delle due Prov<strong>in</strong>ce Ottomane<br />

che, <strong>in</strong>sieme al Fezzan, nel 1934, avrebbero<br />

cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o la Libia, dapprima come colonia<br />

<strong>it</strong>aliana, <strong>in</strong> segu<strong>it</strong>o come Stato Indipendente.<br />

Durante il confl<strong>it</strong>to fu occupato anche<br />

l’Arcipelago del Dodecanneso, nel Mar Egeo,<br />

che rimase, prima, sotto l’amm<strong>in</strong>istrazione<br />

dell’Italia e, poi, nel 1923, sotto la sua<br />

sovran<strong>it</strong>à.<br />

Nel corso della guerra si dist<strong>in</strong>se la Regia<br />

Mar<strong>in</strong>a Italiana (N. B.) Le <strong>Suore</strong><br />

viaggiavano sulle navi per il trasporto dei<br />

fer<strong>it</strong>i.<br />

Questo evento bellico fu un importante<br />

precursore della I Guerra Mondiale perché<br />

contribuì al risveglio del nazionalismo nei<br />

Balcani.<br />

Significativo fu l’impiego della “radio”, con la<br />

collaborazione dello stesso Guglielmo<br />

Marconi.


16<br />

Le <strong>Suore</strong> della Car<strong>it</strong>à non temono pericoli e fatiche, mettono <strong>in</strong> pratica la S.<br />

Regola che così le esorta: “Correranno <strong>in</strong>nanzi all’<strong>in</strong>digenza” … sui treni, sulle<br />

navi, per soccorrere i fer<strong>it</strong>i, curare i malati, assistere i moribondi.! 1<br />

1 ACPV – CELEBRAZIONI – II CENTENARIO – G. A. 2.9 – ARMADIO 1 – RIPIANO 1.4 – FOTO MOSTRA VOL. IV<br />

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17<br />

I915/1918:<br />

PARTECIPAZIONE DELL’ITALIA<br />

ALLA <strong>PRIMA</strong> GUERRA MONDIALE<br />

Il 3 agosto 1914, pochi giorni dopo lo scoppio della 1^ Guerra<br />

Mondiale, il Governo dichiarò che l’Italia non avrebbe preso parte<br />

al confl<strong>it</strong>to.<br />

Il 26 aprile 1915 l’Italia ricevette però la promessa di ottenere, <strong>in</strong><br />

caso di v<strong>it</strong>toria, i terr<strong>it</strong>ori rivendicati.<br />

Il 24 maggio 1915 entrò qu<strong>in</strong>di <strong>in</strong> guerra contro l’Austria e, 15 mesi<br />

dopo, contro la Germania, chiamando a combattere i mil<strong>it</strong>ari<br />

schierati su un fronte lungo più di 750 chilometri che andavano<br />

dall’Arco Alp<strong>in</strong>o dello Stelvio al Mare Adriatico.<br />

Iniziò una dura guerra di tr<strong>in</strong>cea e le tr<strong>in</strong>cee dei nostri soldati erano<br />

scavati nelle rocce e nei ghiacciai delle Alpi, f<strong>in</strong>o oltre a 3.000 metri<br />

di alt<strong>it</strong>ud<strong>in</strong>e.<br />

Si ebbero tanti morti e pochi risultati.<br />

La disfatta di Caporetto provocò il crollo del fronte <strong>it</strong>aliano.<br />

L’eserc<strong>it</strong>o si r<strong>it</strong>irò f<strong>in</strong>o al Piave (11 novembre 1917).<br />

Poi ci fu la ripresa.<br />

Il 23 ottobre partì l’offensiva da V<strong>it</strong>torio Veneto e gli <strong>it</strong>aliani<br />

avanzarono rapidamente <strong>in</strong> Veneto, Friuli e Cadore: a Villa Giusti<br />

fu firmato l’Armistizio. L’Austria-Ungheria si arrese.<br />

Un comunicato del Comando supremo il 4 novembre 1918<br />

annunciava la f<strong>in</strong>e della guerra e la v<strong>it</strong>toria.<br />

Ma, quanti furono i morti? Quanti i fer<strong>it</strong>i?<br />

Li hanno curati, senza mai contarli, le <strong>Suore</strong> della Car<strong>it</strong>à!


18<br />

Dal 1915/1918, nella Prima Guerra Mondiale, le <strong>Suore</strong> della Car<strong>it</strong>à si prodigano<br />

tra i fer<strong>it</strong>i<br />

negli Ospedali da campo, 1<br />

1 ACPV – CELEBRAZIONI – II CENTENARIO – G. A. 2.9 – ARMADIO 1 – RIPIANO 1.4 – FOTO MOSTRA VOL. IV<br />

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19<br />

negli Ospedali Mil<strong>it</strong>ari delle varie local<strong>it</strong>à,<br />

Molte <strong>Suore</strong> furono impegnate nei vari Ospedali Mil<strong>it</strong>ari e anche <strong>in</strong> quelli Civili che aprirono<br />

le porte ai fer<strong>it</strong>i: così a Tor<strong>in</strong>o, a Sondrio, a Bolzano, ad Alessandria, a Savigliano (CN), a Novara, a<br />

Busto Arsizio (VA), a Vercelli, a Vigevano (PV) e a Pavia dove il Conv<strong>it</strong>to della Snia Viscosa fu<br />

trasformato <strong>in</strong> Ospedale Mil<strong>it</strong>are di Riserva …<br />

“La Provvidenza volle che le <strong>Suore</strong> della Car<strong>it</strong>à prestassero il loro servizio, dando prova di<br />

un’<strong>in</strong>telligente attiv<strong>it</strong>à organizzativa, nel difficile periodo della guerra 1915/18, quando l’Ord<strong>in</strong>e<br />

Mauriziano, a Tor<strong>in</strong>o e <strong>in</strong> altri suoi Ospedali, generosamente accoglieva i fer<strong>it</strong>i di guerra.<br />

Si dist<strong>in</strong>se allora la nobile figura di colei che, delle c<strong>in</strong>quanta religiose, impegnate <strong>in</strong> un<br />

lavoro di car<strong>it</strong>à che non conosceva tregue, all’Ospedale Mauriziano di Tor<strong>in</strong>o, era l’anima ed il<br />

cuore: Suor Virg<strong>in</strong>ia Bolla”.<br />

A guerra f<strong>in</strong><strong>it</strong>a, nel 1920 a soli trent’anni, Suor Virg<strong>in</strong>ia sarà <strong>in</strong>sign<strong>it</strong>a di Medaglia<br />

d’argento per la sua opera <strong>in</strong>defessa a favore dei fer<strong>it</strong>i.<br />

Il 1915 vide, decretata dal M<strong>in</strong>istero della Guerra, anche un’altra onorificenza, per il<br />

servizio prestato per oltre c<strong>in</strong>quant’anni negli Ospedali Mil<strong>it</strong>ari del Regno, da Suor Maria Rosa<br />

Gario che ricevette la Medaglia d’oro soprattutto per la delicatezza e la bontà con cui seppe<br />

assistere i soldati fer<strong>it</strong>i nell’Ospedale Mil<strong>it</strong>are di Alessandria prima e di Savigliano poi.<br />

“Quante ore diurne e notturne trascorse al capezzale dei giovani soldati fer<strong>it</strong>i! E con<br />

quanta tenerezza sapeva accompagnarli <strong>in</strong> sala operatoria, imprimendo sulla loro fronte un bacio e<br />

dicendo loro: “Questo è il bacio della tua mamma lontana”…” 1<br />

Suor Agata Sozzi che prestò servizio per oltre quarant’anni nell’Ospedale Mil<strong>it</strong>are di<br />

Alessandria si dist<strong>in</strong>se, <strong>in</strong>sieme alle sue <strong>Suore</strong>, per s<strong>in</strong>golari capac<strong>it</strong>ò organizzative, quando, nel<br />

1915, l’Ospedale divenne sede centrale di tutta l’organizzazione terapeutica, farmaceutica e di<br />

vettovagliamento dei 300 Ospedali succursali capaci di circa 10.000 degenze ospedaliere.<br />

Nei momenti più drammatici le <strong>Suore</strong> si mossero tra i fer<strong>it</strong>i, di giorno e di notte, sostenute<br />

dalla forza di Dio Solo e animate da quella car<strong>it</strong>à che ben avevano appreso dalla loro Fondatrice.<br />

Nel 1915 anche lo Stabilimento Balneare – Termale – Mil<strong>it</strong>are di Acqui (AL) fu adib<strong>it</strong>o a<br />

Convalescenziario per i fer<strong>it</strong>i di guerra e, dovendo, <strong>in</strong> tal caso rimanere aperto anche <strong>in</strong> <strong>in</strong>verno, fu<br />

necessaria la permanenza stabile di tre <strong>Suore</strong>: tra di esse la giovane Suor Lucia Borroni che<br />

legherà gran parte della sua generosa v<strong>it</strong>a apostolica a questo Stabilimento Mil<strong>it</strong>are e rischierà la<br />

deportazione <strong>in</strong> un campo di concentramento <strong>in</strong> Germania, da parte dei tedeschi, alla f<strong>in</strong>e della<br />

Seconda Guerra Mondiale, perché accusata di aver nascosto dei soldati <strong>it</strong>aliani …<br />

“Tra i molti fer<strong>it</strong>i, nella guerra del 1915/1918 ci fui anch’io – racconta Monsignor Amilcare<br />

Boccio – Fondatore della Congregazione delle “Piccole Figlie del S. Cuore” di Sale (AL) – e<br />

ricordo con commozione la cura e le attenzioni che ci vennero riservate dalle buone <strong>Suore</strong> della<br />

Car<strong>it</strong>à di Busto Arsizio (VA) … io ero un giovane Cappellano degli Alp<strong>in</strong>i: le loro attenzioni mi<br />

hanno guar<strong>it</strong>o nell’anima e nel corpo …”. 2<br />

Sono solo alcune delle molte testimonianze – orali e scr<strong>it</strong>te – che ci sono pervenute: tutto è scr<strong>it</strong>to <strong>in</strong><br />

quel libro che non ha pag<strong>in</strong>e da sfogliare.<br />

1 ARCHIVIO STORICO COMUNALE DI SAVIGLIANO (CN)<br />

2 Testimonianza orale dell’<strong>in</strong>teressato raccolte da Suor Maria Grazia Traverso


20<br />

…e sui treni Ospedale. 1<br />

“… Il servizio di Dio e il suo amore è <strong>in</strong>separabile da<br />

quello del prossimo” (Suor Rosalia Thouret manoscr<strong>it</strong>to)<br />

“Il nostro prossimo è dappertutto,<br />

Dio è dappertutto”<br />

(S. Giovanna Antida Thouret – Circolare 1823)<br />

1 ACPV – CELEBRAZIONI – II CENTENARIO – G. A. 2.9 – ARMADIO 1 – RIPIANO 1.4 – FOTO MOSTRA VOL. IV<br />

pag. 11


21<br />

LA SECONDA GUERRA MONDIALE<br />

E<br />

IL PERIODO DELLA RESISTENZA<br />

La Resistenza <strong>it</strong>aliana, comunemente chiamata<br />

“Resistenza” (ma detta anche Resistenza partigiana) è<br />

stata un fenomeno storico cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o dall'<strong>in</strong>sieme delle<br />

attiv<strong>it</strong>à pol<strong>it</strong>iche e mil<strong>it</strong>ari dei movimenti che dopo l'8<br />

settembre 1943 si opposero al nazi-fascismo nell'amb<strong>it</strong>o<br />

della guerra di liberazione <strong>it</strong>aliana.<br />

Il movimento della Resistenza - <strong>in</strong>quadrabile<br />

storicamente nel più ampio fenomeno europeo della<br />

resistenza all'occupazione nazifascista - fu caratterizzato <strong>in</strong><br />

Italia dall'impegno un<strong>it</strong>ario di molteplici e talora opposti<br />

orientamenti pol<strong>it</strong>ici (cattolici, comunisti, liberali,<br />

socialisti, azionisti, monarchici, anarchici), <strong>in</strong> maggioranza<br />

riun<strong>it</strong>i nel Com<strong>it</strong>ato di Liberazione Nazionale i cui part<strong>it</strong>i<br />

componenti avrebbero più tardi cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o <strong>in</strong>sieme i primi<br />

governi del dopoguerra.<br />

Il periodo storico <strong>in</strong>dividuato comunemente come<br />

Resistenza <strong>in</strong>izia, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943<br />

(il Com<strong>it</strong>ato di Liberazione Nazionale fu fondato a<br />

Roma il 9 settembre) e term<strong>in</strong>a alla f<strong>in</strong>e del mese di aprile<br />

1945.


22<br />

SUORE SUL FRONTE DELLA … CARITA’<br />

NEL PERIODO DELLA RESISTENZA (1943 – 1945)<br />

Sono tante le <strong>Suore</strong> della Car<strong>it</strong>à che hanno dato il loro sovente eroico contributo alla storia<br />

della Resistenza. Molte di esse si trovarono a vivere <strong>in</strong> condizioni estremamente difficili:<br />

razionamento alimentare, bombardamenti, sfollamenti, requisizioni delle proprie case, <strong>in</strong>vasioni più<br />

o meno pacifiche di uom<strong>in</strong>i armati … e tutto questo sempre con la responsabil<strong>it</strong>à delle persone che<br />

vivevano loro accanto: vecchi, bamb<strong>in</strong>i, ammalati, orfani, alienati mentali; quando i traumi non<br />

furono fisici, furono certamente psicologici...<br />

Suor Clotilde Scanal<strong>in</strong>o che ha trascorso gran parte della sua v<strong>it</strong>a tra le “Dimesse dell’Ospedale<br />

Psichiatrico di Tor<strong>in</strong>o” ci permette di fare una ricostruzione della v<strong>it</strong>a della Comun<strong>it</strong>à <strong>in</strong> anni di<br />

guerra e dopoguerra.<br />

Addetta sempre alla cuc<strong>in</strong>a, descrive i paurosi bombardamenti nelle notti del novembre<br />

1942, le precip<strong>it</strong>ose discese al rifugio e lo sfollamento a Caramagna (CN), presso gli ampi locali<br />

della parrocchia di S. Maria, già sede di un’abbazia benedett<strong>in</strong>a.<br />

Dalla cuc<strong>in</strong>a, Sr. Clotilde usciva periodicamente per accompagnare, su di un carretto, o<br />

anche percorrendo a piedi più di c<strong>in</strong>que chilometri, i gruppetti delle Ricoverate che avevano<br />

bisogno di cure specialistiche, al Manicomio di RACCONIGI (CN), superando le <strong>in</strong>sidie della<br />

guerra civile.<br />

E con lo stesso carretto andava per le campagne <strong>in</strong> cerca di uova o di pane per le sue ammalate …<br />

Poi nel ’45 quando f<strong>in</strong>almente le ammalate torneranno a Tor<strong>in</strong>o, troveranno i loro locali devastati,<br />

usati per vari mesi come sale da ballo.<br />

A TORINO le <strong>Suore</strong> della Car<strong>it</strong>à dirigono una “Casa Protezione della Giovane”,<br />

ebbene “La v<strong>it</strong>a di disagi e di sacrifici condotta durante la guerra per tenere <strong>in</strong> attiv<strong>it</strong>à la Casa –<br />

racconta una di loro – la conosce solo il Signore. Si sfollava la notte a Casellette ( un paese dei<br />

d<strong>in</strong>torni ) e si rientrava al matt<strong>in</strong>o a Tor<strong>in</strong>o per assistere le ragazze e metterle <strong>in</strong> salvo..”<br />

Nel 1943 questa Comun<strong>it</strong>à ebbe il grande dolore di vedersi trasc<strong>in</strong>ata via, con forza brutale<br />

dai nazi-fascisti, l’ottima Superiora Suor Maria Letizia Amisano, la quale dovette rimanere quasi<br />

tre mesi <strong>in</strong> carcere e un mese <strong>in</strong> contumacia, nell’OSPEDALE MAURIZIANO di TORINO,<br />

senza il conforto di una vis<strong>it</strong>a, né di una parola da parte delle Superiore, che erano resp<strong>in</strong>te ogni<br />

volta che si presentavano.<br />

La poveretta era segregata da tutti e da tutto, <strong>in</strong> carcere, <strong>in</strong> una cella di punizione, sempre vigilata<br />

da una guardia, perquis<strong>it</strong>a e m<strong>in</strong>acciata con un m<strong>it</strong>ra.<br />

Sua grave colpa era stata quella di aver accettato dal Parroco della sede di sfollamento di<br />

Casellette (TO), alcuni <strong>in</strong>dumenti di Inglesi da far ripulire e rammendare da una donna di servizio<br />

addetta all’Opera.<br />

Inoltre essa aveva dato osp<strong>it</strong>al<strong>it</strong>à a due Ebrei, tenendoli <strong>in</strong> casa nascosti per un mese e mezzo.<br />

Scoperta la cosa, la Suora dovette subire un vero calvario: la prelevarono dalla Casa,<br />

improvvisamente, costr<strong>in</strong>gendola, <strong>in</strong> modo villano, a salire su un carrozzone, tra le beffe e gli <strong>in</strong>sulti<br />

di monelli, appos<strong>it</strong>amente radunati.<br />

Fu arrestata <strong>in</strong> febbraio e f<strong>in</strong>almente lasciata libera a f<strong>in</strong>e aprile: solo il Signore, con il suo sguardo<br />

onnisciente, può enumerare i dolori di quest’ero<strong>in</strong>a della car<strong>it</strong>à, degna figlia di S. Giovanna Antida.


23<br />

Nella notte del 28/11/1942 un bombardamento colpì l’OSPEDALE PSICHIATRICO di<br />

GRUGLIASCO (TO) - L’Ospedale osp<strong>it</strong>ava 600 ammalate, 60 bamb<strong>in</strong>i dai c<strong>in</strong>que ai dodici anni,<br />

25 <strong>Suore</strong> e 100 tra <strong>in</strong>fermieri e personale laico – riducendo due Padiglioni ad un cumulo di macerie;<br />

vi fu una sola v<strong>it</strong>tima: un’ammalata, mentre le altre erano più o meno fer<strong>it</strong>e e, grazie a Dio, furono<br />

<strong>in</strong>columi <strong>Suore</strong> e personale che dovevano pensare a curarle.<br />

Il giorno dopo, le ammalate e i bamb<strong>in</strong>i, con <strong>Suore</strong> e personale, furono trasfer<strong>it</strong>i a Collegno ( altro<br />

Ospedale Psichiatrico ) dove vennero sistemati con grande disagio.<br />

Dal 4 dicembre al 28 aprile 1945 nell’OSPEDALE di GRUGLIASCO si stanziarono i<br />

Tedeschi e lo trasformarono <strong>in</strong> un Ospedaletto da Campo.<br />

Tra i mil<strong>it</strong>ari tedeschi vi erano parecchi Sacerdoti e uno di essi, sempre di nascosto, aiutato<br />

dalle <strong>Suore</strong> che rischiavano la v<strong>it</strong>a tutte le volte, ogni matt<strong>in</strong>a, celebrava la S. Messa, cosa<br />

assolutamente proib<strong>it</strong>a ai preti, pena la v<strong>it</strong>a.<br />

Nonostante le fatiche e le sofferenze che dovevano sostenere per la difficile s<strong>it</strong>uazione <strong>in</strong> cui<br />

si trovavano, le <strong>Suore</strong> furono, però, sempre rispettate.<br />

Nella notte del 28 aprile 1945, i Tedeschi lasciarono l’Ospedale, con vergognosa fuga e<br />

portarono via molto materiale; ad una Suora che faceva loro notare che quel materiale serviva<br />

all’Ospedale, essi risposero. “dieci m<strong>in</strong>uti e poi, caput!”; il Direttore, temendo il peggio, la fece<br />

nascondere nel proprio alloggio f<strong>in</strong>o a partenza avvenuta.<br />

Non tutti i mil<strong>it</strong>ari tedeschi la pensavano, però, allo stesso modo, anzi, alcuni di essi<br />

tentarono di disertare e furono uccisi sul posto dai loro stessi compagni che li <strong>in</strong>terrarono, non<br />

completamente, nei giard<strong>in</strong>i dell’Ospedale, lasciando che si vedessero le scarpe.<br />

Essi rimasero <strong>in</strong> questo misero stato f<strong>in</strong>o al 3 marzo1949, quando il comune di Grugliasco,<br />

vedendo che nessuno dalla Germania veniva a reclamare quelle salme, le fece trasportare al locale<br />

Cim<strong>it</strong>ero. Il 15 agosto 1945 gli Inglesi, sotto il comando di Mr. Cowgil, trasformarono l’Ospedale<br />

<strong>in</strong> campo di concentramento per detenuti pol<strong>it</strong>ici e per profughi polacchi, iugoslavi, ucra<strong>in</strong>i ecc. con<br />

assistenza da parte dell’I.R.O. e dell’U.N.R.R.A.<br />

Tra i detenuti si trovavano numerosi sacerdoti appartenenti a vari r<strong>it</strong>i religiosi, che<br />

abbisognavano di aiuto morale e fisico, Le <strong>Suore</strong>, camm<strong>in</strong>ando sulle orme della loro Fondatrice, si<br />

prodigarono <strong>in</strong> ogni modo, procurando loro anche l’occorrente per celebrare la S. Messa, e si<br />

preoccuparono di ottenere dal Parroco la necessaria autorizzazione, senza badare ai vari r<strong>it</strong>i di<br />

appartenenza, ricevendo, a loro volta, la Santa Comunione anche <strong>in</strong> r<strong>it</strong>o bizant<strong>in</strong>o.<br />

Sovente arrivavano scaglioni di profughi accompagnati dal loro Parroco e, dopo sommari<br />

processi, venivano trasfer<strong>it</strong>i nei vari campi di concentramento: <strong>in</strong> Australia, i più colpevoli, <strong>in</strong><br />

Canada i meno. Quelli che per ultimi lasciarono l’Ospedale furono gli Ebrei.<br />

La presenza delle <strong>Suore</strong> fu, per tutti, una presenza di CARITA. 1<br />

Il ben noto Cappellano delle Carceri Tor<strong>in</strong>esi, P. Ruggero Cipolla, ricorda il ruolo svolto<br />

dalla Superiora della Comun<strong>it</strong>à che prestava servizio nel reparto femm<strong>in</strong>ile delle Carceri, e l’abil<strong>it</strong>à<br />

che avevano le <strong>Suore</strong> che lavoravano all’OSPEDALE MAURIZIANO di TORINO nel<br />

nascondere <strong>in</strong> ospedale come fer<strong>it</strong>i o ammalati non pochi ricercati o persegu<strong>it</strong>ati dai nazifascisti,<br />

sapendo di rischiare la v<strong>it</strong>a per tale attiv<strong>it</strong>à.<br />

Episodi analoghi, di nascondigli offerti a ricercati vengono ricordati da una Suora che era<br />

<strong>in</strong>segnante nelle Scuole Elementari di COSTIGLIOLE SALUZZO (CN) e da un’altra che era <strong>in</strong><br />

servizio alle terme di SALICE (PV).<br />

1 ARCHIVIO STORICO OSPEDALE PSICHIATRICO DI COLLEGNO (TO)


24<br />

Un’altra testimonianza significativa viene dalla Famiglia Segre di Cuneo, il cui padre era<br />

stato osp<strong>it</strong>ato e nascosto, <strong>in</strong>sieme con i famigliari, nell’Ospedale di CHERASCO (CN) da <strong>Suore</strong><br />

che sapevano benissimo quale fosse il rischio che correva chi nascondeva degli ebrei.<br />

La Signora Clotilde Segre ci lascia un’importante testimonianza, <strong>in</strong>viata alle <strong>Suore</strong> di<br />

Cherasco (CN) proprio <strong>in</strong> occasione dei festeggiamenti del Bicentenario della Congregazione,<br />

giugno 1999 1 :<br />

“C<strong>in</strong>quantac<strong>in</strong>que anni or sono i nostri fraterni amici avevano affidato alla protezione e<br />

alla bontà delle <strong>Suore</strong> di questo Ospedale, nostro padre Attilio Segre che era stato colp<strong>it</strong>o da un<br />

ictus ed era <strong>in</strong> gravissime condizioni.<br />

Quasi un anno prima e cioè nel settembre 1943, io ed i miei gen<strong>it</strong>ori eravamo stati <strong>in</strong>ternati dalle<br />

SS. Tedesche nel campo di concentramento di Borgo San Dalmazzo (CN). Mio padre che, nel<br />

campo di concentramento, aveva vissuto <strong>in</strong> condizioni disumane, si era ulteriormente aggravato.<br />

A ricordo si legge, quanto segue, alla STAZIONE FERROVIARIA DI BORGO SAN DALMAZZO (CN)<br />

In novembre noi, ebrei <strong>it</strong>aliani (circa una c<strong>in</strong>quant<strong>in</strong>a) eravamo stati miracolosamente<br />

liberati. Ma pur con il cuore straziato, per ev<strong>it</strong>are una seconda deportazione (che questa volta<br />

sarebbe stata certamente senza via di scampo), avevamo sub<strong>it</strong>o dovuto fuggire per ev<strong>it</strong>are di essere<br />

di nuovo presi e deportati <strong>in</strong> Germania.<br />

1 LETTERA INVIATA alla SUPERIORA DI CHERASCO (CN)


25<br />

Siccome mio padre era paral<strong>it</strong>ico e non poteva seguirci, avevamo dovuto abbandonarlo<br />

all’Ospedale di Cuneo <strong>in</strong> mezzo a pericoli e sofferenze di ogni genere, privo di qualsiasi affetto e di<br />

assistenza familiare.<br />

Vedendo che la s<strong>it</strong>uazione peggiorava, i nostri amici, d’accordo con le <strong>Suore</strong> dell’Ospedale<br />

di Cherasco, erano riusc<strong>it</strong>i a trasportarlo <strong>in</strong> questa local<strong>it</strong>à che sembrava più tranquilla, quasi<br />

lontana dalla ferocia della guerra.<br />

E qui, le buone <strong>Suore</strong> si erano prodigate amorevolmente, cercando di alleviare un poco, le<br />

sue sofferenze fisiche e morali.<br />

Quando poi la s<strong>it</strong>uazione era precip<strong>it</strong>ata e mio padre era ormai morente, all’<strong>in</strong>izio<br />

dell’ottobre del 1944, avevano<br />

acconsent<strong>it</strong>o ai nostri amici di<br />

avvertirci e così mia mamma, mio<br />

fratello ed io, a rischio e pericolo<br />

terribile per le <strong>Suore</strong>, eravamo<br />

riusc<strong>it</strong>i a venire ancora a<br />

rivederlo e, nascoste<br />

nell’Ospedale, avevamo potuto<br />

essergli vic<strong>in</strong>o nell’ora della<br />

morte.<br />

Grazie poi alla<br />

coraggiosissima Suor Isidora<br />

(tutti dicono che era una santa!) e<br />

a tutte le persone amiche, che<br />

avevano messo a rischio la loro<br />

v<strong>it</strong>a per noi, avevamo potuto seppellirlo nel CIMITERO EBRAICO di CHERASCO.<br />

Conserveremo sempre un ricordo angoscioso di queste giornate, ma non dimenticheremo<br />

mai l’aiuto datoci sia da tutta la comun<strong>it</strong>à delle <strong>Suore</strong>, sia dall’affetto dei nostri amici.<br />

A distanza di mezzo secolo l’espressione del nostro grazie sent<strong>it</strong>o e la nostra fervida<br />

preghiera.<br />

Clotilde Segre”. 1<br />

Le <strong>Suore</strong> sfidavano i pericoli, nell’unico desiderio di rendersi utili ai fratelli, conv<strong>in</strong>te che il<br />

bene che si compie non deve essere l’eccezione, ma la propria regola di v<strong>it</strong>a.<br />

Suor Amedea M<strong>in</strong>chiante con la sua bontà e con la sua perspicacia riuscì a salvare le<br />

malate di mente del RICOVERO PROVINCIALE di SAVONERA (TO) – che erano 660 !- dal<br />

pericolo di una deportazione di massa, perché i Tedeschi volevano sistemare nell’Ospedale le loro<br />

truppe.<br />

Durante un sopraluogo degli Ufficiali tedeschi, ella, di propos<strong>it</strong>o, li condusse a vis<strong>it</strong>are il<br />

reparto delle degenti più gravi: ag<strong>it</strong>ate, sudice e con forme <strong>in</strong>fettive di vario genere. Videro con i<br />

loro occhi quello che più li terrorizzava, e se ne andarono.<br />

L’Ist<strong>it</strong>uto corse anche serio pericolo di devastazione da parte dei Partigiani che sovente si<br />

recavano, di nascosto, a prelevare i generi vari, loro occorrenti. Conquistati dalle parole conv<strong>in</strong>centi<br />

della Superiora, si accontentavano di quello che veniva loro dato e si accomiatavano senza recare<br />

alcun danno.<br />

Quando, nel 1944, il SANATORIO BORSALINO di ALESSANDRIA<br />

venne occupato dalle forze armate tedesche che <strong>in</strong>timarono lo sgombero immediato dei malati, delle<br />

<strong>Suore</strong> e del personale, senza che nulla potessero asportare, neppure dall’alloggio delle <strong>Suore</strong>, Suor<br />

1 ARCHIVIO STORICO OSPEDALE DI CHERASCO (CN) - LETTERA INVIATA alla SUPERIORA DI CHERASCO (CN)


26<br />

Irene Liberali non es<strong>it</strong>ò ad andare a bussare a tante porte per ottenere osp<strong>it</strong>al<strong>it</strong>à per i suoi malati<br />

ma non ottenne che rifiuti e umiliazioni di ogni genere.<br />

Alla f<strong>in</strong>e trovò il locale sì, ma senza letti e, allora, davanti all’Ufficiale tedesco, scoppiò a<br />

piangere dirottamente. E la Provvidenza si servì di quelle lacrime per toccare il cuore di quell’uomo<br />

che, commosso, esclamò: “Non potere veder piangere Madre Superiora; portare pure via tutto<br />

quanto occorre”.<br />

E così, ottenuto il permesso, si poté trasportare tutto quanto era necessario per osp<strong>it</strong>are i<br />

malati nei locali messi a disposizione dall’Ospedale Civile.<br />

TORINO Via Giulio – OSPEDALE PSICHIATRICO - anno 1944<br />

Due <strong>Suore</strong>, Suor Beniam<strong>in</strong>a Rosso e Suor Giacom<strong>in</strong>a, sono, come al sol<strong>it</strong>o, al loro posto<br />

di lavoro, <strong>in</strong> guardaroba: sono le ore 15 di un giorno come tanti; all’improvviso irrompono nella<br />

sala alcuni soldati con il m<strong>it</strong>ra spianato e le mettono al muro. Sono conv<strong>in</strong>ti che il fratello di<br />

un’<strong>in</strong>fermiera, che è partigiano, sia tenuto nascosto nell’Ospedale e dichiarano che se non lo<br />

troveranno uccideranno le due <strong>Suore</strong>. “Dateci questo partigiano o facciamo fuoco!” Interviene<br />

risoluta la Suora Responsabile e <strong>in</strong>v<strong>it</strong>a qualcuno di loro a perlustrare con cura l’ambiente; <strong>in</strong>tanto,<br />

chi si è accorto di quanto sta succedendo, provvede a far fuggire la sorella del malcap<strong>it</strong>ato che è una<br />

giovane <strong>in</strong>serviente dell’Ospedale, perché non abbiano ad <strong>in</strong>fierire su di lei.<br />

Il “partigiano” non si trova (c’era o non c’era?); le due povere <strong>Suore</strong>, almeno, non ne<br />

sapevano nulla e, dopo due lunghe ore di spavento, sono lasciate libere.<br />

Suor Attilia Ratti è la Superiora dell’Ospedale di SUSA (TO), è una donna <strong>in</strong>telligente e<br />

coraggiosa ma, soprattutto, molto amata ed apprezzata per la sua <strong>in</strong>discussa car<strong>it</strong>à.<br />

Susa è una bella c<strong>it</strong>tad<strong>in</strong>a ai piedi del Moncenisio, da cui è facile comunicare con la Francia. Siamo<br />

nel 1944, e anche lì si vivono momenti difficili: sparatorie tra partigiani e fascisti, <strong>in</strong>cursioni di<br />

soldati tedeschi, rap<strong>in</strong>e a mano armata … Bisogna tenere gli occhi aperti!<br />

Otto malcap<strong>it</strong>ati, ricercati dai tedeschi, si presentano all’Ospedale e <strong>in</strong>vocano l’aiuto delle<br />

<strong>Suore</strong>: ne va della loro v<strong>it</strong>a! Suor Attilia sa qual’è il pericolo che corre, ma sa anche che ci sono otto<br />

v<strong>it</strong>e da salvare … Fa allontanare le <strong>Suore</strong> con un pretesto qualsiasi e si assume tutta la<br />

responsabil<strong>it</strong>à: vic<strong>in</strong>o al pronto soccorso, c’è uno stanzone con otto letti, vi <strong>in</strong>fila i malcap<strong>it</strong>ati che<br />

fa mascherare con dei fazzoletti e delle bende, affigge alla porta d’<strong>in</strong>gresso il cartello con la scr<strong>it</strong>ta<br />

“Reparto <strong>in</strong>fettivi” e poi si affida alla Provvidenza e prega.<br />

I soldati tedeschi non tardano ad arrivare: perlustrano l’Ospedale e vedono il“Reparto<br />

<strong>in</strong>fettivi”, socchiudono un poco la porta – e la povera Suora si sente morire – poi la r<strong>in</strong>chiudono, <strong>in</strong><br />

tutta fretta senza avanzare … e se ne vanno senza obiettare. Miracolo? Forse sì.<br />

A ricordo di questo suo atto di eroismo oltre che della sua eccezionale car<strong>it</strong>à, la popolazione<br />

di Susa volle che il Pronto Soccorso dell’Ospedale fosse <strong>in</strong>t<strong>it</strong>olato alla memoria di Suor Attilia<br />

Ratti e che una lapide ricordasse il suo eroismo.<br />

OSPEDALE di BOLZANO<br />

Nel 1941 si aprì a Merano l’Ospedale Mil<strong>it</strong>are “A. Manzoni”e, nel luglio dello stesso anno<br />

l’Ospedale Mil<strong>it</strong>are di riserva “Emma”: entrambi erano distaccamenti dell’Ospedale Mil<strong>it</strong>are<br />

terr<strong>it</strong>oriale di Bolzano: anche <strong>in</strong> questi Ospedali prestavano servizio parecchie <strong>Suore</strong> di Car<strong>it</strong>à.<br />

In segu<strong>it</strong>o si aprirono altri Ospedali Mil<strong>it</strong>ari Terr<strong>it</strong>oriali, che rimasero <strong>in</strong> attiv<strong>it</strong>à f<strong>in</strong>o al<br />

1943.<br />

L'8 settembre 1943, l'Armistizio recò grande gioia sia alle <strong>Suore</strong> che ai soldati, però<br />

questa felic<strong>it</strong>à durò soltanto poche ore. Verso le tre del matt<strong>in</strong>o seguente, si fece sentire il rombo<br />

del cannone a cui faceva eco quello delle m<strong>it</strong>ragliatrici. ...


27<br />

“Ed ecco: le truppe tedesche assediano la C<strong>it</strong>tà, entrano <strong>in</strong> Ospedale, disarmano Ufficiali<br />

e Soldati. Entrano nell'appartamento delle <strong>Suore</strong>, esplorano tutte le camere, senza dire una<br />

parola...Alla f<strong>in</strong>e viene dichiarato lo stato d'assedio! Le guardie tedesche sost<strong>it</strong>uiscono le <strong>it</strong>aliane:<br />

i nostri soldati sono tutti fatti prigionieri della Germania!<br />

Dopo quattro ore di una battaglia <strong>in</strong>fernale, ci fu una tregua. E' la volta della Croce Rossa<br />

che trasporta morti e fer<strong>it</strong>i e sono: Alp<strong>in</strong>i, Bersaglieri, Artiglieri, sono i Fanti dell'Eserc<strong>it</strong>o Italiano<br />

... Verso sera il Comando Tedesco occupa <strong>in</strong>teramente l'Ospedale.<br />

Quello che si vede è straziante: Ufficiali e Mil<strong>it</strong>ari sono <strong>in</strong>viati ai campi di concentramento,<br />

<strong>in</strong> Germania e, con essi, vogliono <strong>in</strong>viare sei <strong>Suore</strong>...La Superiora, Suor Natalia M<strong>in</strong>or<strong>in</strong>i, cerca<br />

qualche forma di scampo, <strong>in</strong>teressa gli Ufficiali <strong>it</strong>aliani, cerca appoggi a destra e a s<strong>in</strong>istra, ma<br />

nessuno è <strong>in</strong> grado di aiutarla, perché ormai tutti sono fatti prigionieri!<br />

Presa dalla disperazione, la buona Superiora raduna la piccola Comun<strong>it</strong>à nella Cappella,<br />

fa <strong>in</strong>g<strong>in</strong>occhiare le <strong>Suore</strong> con lei, e, piangendo, rec<strong>it</strong>a, a braccia aperte il "Miserere"; poi scende<br />

<strong>in</strong> cortile, per sentire che cosa si sta comb<strong>in</strong>ando, e, mentre piange, <strong>in</strong>contra un Maggiore Medico<br />

Tedesco che le chiede il perché del suo pianto: risponde che piange perché non può veder partire<br />

le sue <strong>Suore</strong> e lo supplica di avere pietà. ..<br />

Si <strong>in</strong>tenerì, il buon Ufficiale, dispose che le <strong>Suore</strong> rimanessero tutte nella propria Casa ed<br />

assicurò che nessuno avrebbe dato loro delle noie”. 1<br />

Le <strong>Suore</strong> cont<strong>in</strong>uarono la loro car<strong>it</strong>atevole assistenza a sollievo dei Mil<strong>it</strong>ari degenti i quali<br />

erano ben lieti di essere assist<strong>it</strong>i dalle buone Sorelle. Esse non accettarono alcuna ricompensa <strong>in</strong><br />

denaro dai nazi-fascisti, perché non vollero firmare, <strong>in</strong> un certo senso, un atto di collaborazione col<br />

nemico della Patria, l'unica cosa che accettarono fu il v<strong>it</strong>to e, per il resto,si affidarono alla Div<strong>in</strong>a<br />

Provvidenza.<br />

Ma, dopo l'armistizio, si moltiplicarono i bombardamenti sulla c<strong>it</strong>tà e, più volte al giorno,<br />

bisognava correre nei rifugi per cercare scampo.<br />

Nel Natale del 1943 si trovano a pregare nella Cappella dell'Ospedale, <strong>in</strong>sieme alle <strong>Suore</strong>, soldati<br />

di varie nazional<strong>it</strong>à, e, soprattutto, <strong>it</strong>aliani e tedeschi!<br />

A mano a mano che i Mil<strong>it</strong>ari si rimettevano <strong>in</strong> salute, l'Ufficiale Medico Tedesco li rimandava alle<br />

loro case, solo una c<strong>in</strong>quant<strong>in</strong>a di essi furono dest<strong>in</strong>ati ai campi di concentramento.<br />

Nel febbraio 1944 i soldati degenti furono <strong>in</strong>viati all'Ospedale Mil<strong>it</strong>are di Verona, e<br />

l'Ospedale di Bolzano venne trasformato <strong>in</strong> Infermeria Presidiaria dove dovevano essere ricoverati<br />

solo i casi di urgenza. Essendo, così, dim<strong>in</strong>u<strong>it</strong>o il numero dei malati, quattro <strong>Suore</strong> furono<br />

richiamate nella Casa Prov<strong>in</strong>ciale di Brescia.<br />

Nel mese di maggio dello stesso anno l'<strong>in</strong>fermeria mil<strong>it</strong>are venne trasfer<strong>it</strong>a nella non<br />

lontana Caserma di Fanteria e là furono <strong>in</strong>viati i degenti rimasti. Le <strong>Suore</strong>, a turno, ogni matt<strong>in</strong>a<br />

andavano per il servizio e r<strong>it</strong>ornavano a mezzogiorno; poi, vi r<strong>it</strong>ornavano verso le ore 15 per<br />

rientrare alla sera: non ebbero noie da parte dei tedeschi e furono rispettate anche dalle bombe,<br />

però per mesi e mesi, non poterono né mandare né ricevere notizie dalla Casa Prov<strong>in</strong>ciale di<br />

Brescia.<br />

Nell'Aprile del 1945, il mese <strong>in</strong> cui si effettuò la liberazione dell'Italia dall'oppressore<br />

tedesco, alcuni padiglioni dell'Ospedale furono occupati dalla Croce Rossa per ricoverare i soldati<br />

rimpatriati dalla Germania, <strong>in</strong> attesa dei mezzi di fortuna per r<strong>it</strong>ornare alle loro famiglie. Alla sera<br />

del 29 aprile ne arrivarono c<strong>in</strong>quemila, sf<strong>in</strong><strong>it</strong>i, cenciosi, stanchi, affamati!<br />

E la Croce Rossa, aiutata dalle <strong>Suore</strong> cercò di dare un po' di ristoro a quei poveretti che,<br />

f<strong>in</strong>almente, potevano riposare sul patrio suolo! Purtroppo successe l'<strong>in</strong>credibile: proprio <strong>in</strong> quella<br />

1 DIARIO PERSONALE ANONIMO


28<br />

notte, un’ultima improvvisa <strong>in</strong>cursione aerea, cercando di colpire i tedeschi <strong>in</strong> fuga, colpì <strong>in</strong>vece i<br />

soldati appena rimpatriati: vi furono una dec<strong>in</strong>a di morti e molti fer<strong>it</strong>i... E le <strong>Suore</strong> si videro aiutate,<br />

nel doloroso comp<strong>it</strong>o di soccorrere i fer<strong>it</strong>i, proprio da un bravo medico Tedesco!<br />

Il 5 maggio i Tedeschi lasciarono Bolzano, prigionieri degli Americani; a sost<strong>it</strong>uirli,<br />

giunsero, nel pomeriggio, gli Alleati, che si impossessarono dell'Ospedale; il Comandante<br />

Americano era un ottimo cristiano che ogni giorno chiedeva alla Superiora se le occorreva<br />

qualcosa per le <strong>Suore</strong>, che erano da lui largamente retribu<strong>it</strong>e per ogni piccolo servizio reso.<br />

Il 5 ottobre gli Americani lasciano l'Ospedale e, nello stesso giorno, ne prendono possesso<br />

gli <strong>in</strong>glesi che vi rimarranno f<strong>in</strong>o all'aprile dell'anno successivo.<br />

BRESCIA: CASA PROVINCIALE - 1940.<br />

E’ l’anno che segna l’<strong>in</strong>izio del tristissimo periodo bellico per l’Italia e la Casa Prov<strong>in</strong>ciale<br />

di Brescia, appena ristrutturata e non ancora occupata dalle <strong>Suore</strong>, viene requis<strong>it</strong>a dall’autor<strong>it</strong>à<br />

mil<strong>it</strong>are per essere adib<strong>it</strong>a ad Ospedale. In segu<strong>it</strong>o a sofferte e ripetute trattative, si ottiene la revoca<br />

del Decreto di requisizione.<br />

Un Diario manoscr<strong>it</strong>to, ci permette di seguirne le peripezie:<br />

“Cont<strong>in</strong>ue vis<strong>it</strong>e delle Autor<strong>it</strong>à Civili e Mil<strong>it</strong>ari consigliano di metterci <strong>in</strong> contatto con<br />

Monsignor Giac<strong>in</strong>to Tredici, Vescovo di Brescia.<br />

Egli r<strong>it</strong>iene necessario un accordo per l’occupazione della Casa da adibire ad Ospedale,<br />

anche per ev<strong>it</strong>are che i Tedeschi ne facciano una caserma per le loro truppe …<br />

Nel gennaio 1943 viene ceduta la foresteria alla Banca Nazionale del Lavoro e, nel<br />

novembre dello stesso anno, il Prefetto di Brescia requisisce duecento posti per i fer<strong>it</strong>i civili <strong>in</strong><br />

caso di bombardamento della c<strong>it</strong>tà.<br />

Nel 1944, il primo bombardamento su Brescia, affolla l’Ospedale dei bamb<strong>in</strong>i s<strong>it</strong>uato <strong>in</strong><br />

prossim<strong>it</strong>à della stazione ferroviaria.<br />

Nella Casa Prov<strong>in</strong>ciale viene trasfer<strong>it</strong>o il Reparto di Medic<strong>in</strong>a che occupa n° 100 letti, cioè<br />

tutto l’ambiente del Noviziato e del Postulato.<br />

Viene pure concesso un salone alle <strong>Suore</strong> Ancelle della Car<strong>it</strong>à addette all’Ospedale e un<br />

altro locale viene adib<strong>it</strong>o a cuc<strong>in</strong>a e a dispensa.<br />

Nel luglio dello stesso anno, viene aperto un Reparto della Croce Rossa Italiana per i fer<strong>it</strong>i<br />

civili al terzo piano della Casa Prov<strong>in</strong>ciale, ove le Croceross<strong>in</strong>e con tre delle nostre <strong>Suore</strong>,<br />

compiono servizio.<br />

Si osp<strong>it</strong>ano pure alcuni Ufficiali e Piantoni della Croce Rossa per i vari servizi.<br />

Quando una bomba <strong>in</strong>cendiaria colpisce il Reparto di Chirurgia dell’Ospedale Civile della<br />

C<strong>it</strong>tà, le Autor<strong>it</strong>à c<strong>it</strong>tad<strong>in</strong>e chiedono ancora aiuto e spazio nella nostra Casa Prov<strong>in</strong>ciale.<br />

Vengono messi a disposizione altri 140 letti con la cessione di locali al pianterreno e al<br />

primo piano, lato Est.<br />

Il 20 ottobre viene trasfer<strong>it</strong>o <strong>in</strong> casa Prov<strong>in</strong>ciale il Reparto “Otor<strong>in</strong>olar<strong>in</strong>goiatria” diretto<br />

dal Prof. Pietrantoni cug<strong>in</strong>o della nostra cara Suor Agost<strong>in</strong>a Pietrantoni.<br />

Il 5 novembre, sul Lago d’Iseo, è colp<strong>it</strong>o <strong>in</strong> pieno dai bombardamenti, un piroscafo carico<br />

di passeggeri.<br />

I numerosi morti e fer<strong>it</strong>i sono riversati <strong>in</strong> Casa Prov<strong>in</strong>ciale; anche l’atrio viene riemp<strong>it</strong>o di<br />

materassi su cui vengono posti i fer<strong>it</strong>i.


29<br />

La “Villa S. Giovanna Antida” f<strong>in</strong>o a quel tempo quasi sconosciuta, accogliendo ogni<br />

categoria di persone, senza dist<strong>in</strong>zione alcuna, tra fascisti, partigiani e tedeschi, proprio nel<br />

tristissimo periodo bellico, viene conosciuta ed amata.<br />

E le Figlie di S. Giovanna Antida sono ben felici di consacrare gli <strong>in</strong>izi della loro Casa<br />

Prov<strong>in</strong>ciale alla Car<strong>it</strong>à”. 1<br />

In data 21 agosto 1945, Monsignor Vescovo e la Superiora Prov<strong>in</strong>ciale,<br />

ottengono dal Prefetto di Brescia il decreto di “derequisizione” della Casa Prov<strong>in</strong>ciale e<br />

le Novizie rientrano f<strong>in</strong>almente nel loro noviziato, dopo 18 mesi di assenza. 2<br />

Durante la Seconda guerra Mondiale rifulse <strong>in</strong> modo speciale lo spir<strong>it</strong>o di<br />

abnegazione e di sacrificio da cui erano animati sia i medici che, soprattutto, le <strong>Suore</strong>, e<br />

il personale ausiliario dell’OSPEDALE CIVILE DI VARESE.<br />

Furono ricoverati <strong>in</strong> ospedale, <strong>in</strong> buon numero, degli Ebrei persegu<strong>it</strong>ati; con<br />

prudenza e grazie all’aiuto di una speciale Organizzazione, essi venivano messi <strong>in</strong><br />

condizione di varcare la frontiera Svizzera.<br />

Si verificò anche il caso di un ragazzo ebreo, condannato a morte che, raggiunto<br />

l’Ospedale, trovò chi lo rapì e lo mise al sicuro.<br />

Poi fu la volta di un partigiano fer<strong>it</strong>o, su cui già pesava una sentenza di morte:<br />

venne clandest<strong>in</strong>amente portato <strong>in</strong> un luogo sicuro e nessuno riuscì più a trovarlo.<br />

Molti furono gli Ebrei e i partigiani che, presentandosi di notte, venivano<br />

medicati dalle buone <strong>Suore</strong>, aiutati e fatti ripartire di nascosto.<br />

Non mancarono, naturalmente alle <strong>Suore</strong> le difficoltà, le <strong>in</strong>comprensioni e le lotte<br />

subdole dei nemici del bene, <strong>in</strong> questi tristi periodi, ma la forza della preghiera e della<br />

comunione fraterna le aiutò ad uscire v<strong>it</strong>toriose <strong>in</strong> tante battaglie.<br />

L'OSPEDALE di SONDRIO e LA MISSIONE UMANITARIA e PATRIOTTICA delle<br />

SUORE<br />

“Nel periodo bellico 1940-45 l'Ospedale di Sondrio ha avuto le sue tristi vicende,<br />

considerata la sua posizione geografica di conf<strong>in</strong>e con la Svizzera e l'ubicazione dell'Ospedale<br />

posto sulla statale n. 38 che mette: <strong>in</strong> Svizzera, <strong>in</strong> Val Camonica, nel Trent<strong>in</strong>o Alto Adige.<br />

A Sondrio si accamparono forti presidi e comandi tedeschi e le brigate nere.<br />

L'Ospedale di Sondrio ebbe a ricoverare moltissimi fer<strong>it</strong>i, <strong>it</strong>aliani e stranieri, e le <strong>Suore</strong><br />

della Car<strong>it</strong>à con sacrificio e tanta prudenza prestarono la loro opera dove la car<strong>it</strong>à le chiamava,<br />

non badando alla nazional<strong>it</strong>à, vedendo nel sofferente, nel fer<strong>it</strong>o, un fratello <strong>in</strong> Cristo da curare e<br />

confortare.<br />

A quante scene tristissime dovettero assistere! Con quale attenzione e <strong>in</strong>teressamento<br />

cercarono di salvare tante persone dalla deportazione, dalla fucilazione! Con quanta car<strong>it</strong>à<br />

cercarono di portare aiuto materiale e morale nel lim<strong>it</strong>e delle loro possibil<strong>it</strong>à! Con il loro coraggio<br />

e con la bontà riuscirono anche ad impedire il suicidio di alcuni poveri fer<strong>it</strong>i che, esacerbati per la<br />

loro triste condizione, volevano porre f<strong>in</strong>e ai loro giorni.<br />

Naturalmente non sfuggiva l'opera car<strong>it</strong>ativa delle <strong>Suore</strong>, <strong>in</strong> favore dei partigiani <strong>it</strong>aliani,<br />

1<br />

ACPV – PROVINCIA DI BRESCIA 1984 - NOTIZIE UTILI PER LA STORIA DELLA PROVINCIA – ARMADIO<br />

BRESCIA RIPIANO 4^.<br />

2<br />

ACPV – PROVINCIA DI BRESCIA 1984 - NOTIZIE UTILI PER LA STORIA DELLA PROVINCIA – ARMADIO<br />

BRESCIA RIPIANO 4^.


30<br />

alle numerose spie sparse ovunque, e più di una volta esse corsero il rischio di essere arrestate, e<br />

peggio ancora, deportate.<br />

Così, seguendo l'esempio della loro Fondatrice, le <strong>Suore</strong> poterono soccorrere con i patrioti, anche<br />

molti sacerdoti che dovettero fuggire dalle loro parrocchie perché sospettati di nascondere gli<br />

Ebrei un po' dovunque. Le <strong>Suore</strong> si privarono anche del necessario per soccorrere chi era privo di<br />

cibo e di vestiario.<br />

La c<strong>it</strong>tà di Sondrio non fu colp<strong>it</strong>a dai bombardamenti, ma solo lo fu una delle centrali più<br />

importanti di cui è ricca la Valtell<strong>in</strong>a, causando danni enormi e molto spavento tra la popolazione.<br />

Frequenti erano i m<strong>it</strong>ragliamenti sulla rete stradale e ferroviaria e, per conseguenza, i fer<strong>it</strong>i,<br />

purtroppo, affluivano <strong>in</strong> Ospedale, accrescendo il lavoro delle <strong>Suore</strong> <strong>in</strong>fermiere che, sempre<br />

generose, si prodigavano notte e giorno per lenire tante sofferenze.<br />

Nel periodo della Liberazione, gli scontri tra i partigiani, i fascisti e le molte colonne<br />

tedesche <strong>in</strong> fuga verso la Svizzera, si moltiplicarono; fu sparso molto sangue, vi furono morti e<br />

fer<strong>it</strong>i da entrambe le parti e le <strong>Suore</strong> furono all'altezza della loro missione uman<strong>it</strong>aria e patriottica,<br />

e per questo mer<strong>it</strong>arono anche gli elogi delle Autor<strong>it</strong>à civili e mil<strong>it</strong>ari locali.<br />

Sondrio fu, qu<strong>in</strong>di, occupata dagli alleati Anglo-americani. L'Ospedale divenne una<br />

caserma e i malati, con le <strong>Suore</strong> e il personale, passarono nel vic<strong>in</strong>o Preventorio Ant<strong>it</strong>ubercolare<br />

Infantile della Previdenza Sociale, che portò i bamb<strong>in</strong>i a Sondalo. Il bellissimo fabbricato del<br />

Preventorio si trasformò così <strong>in</strong> un Ospedale dove tutti si trovarono bene, pur tra le difficoltà sorte<br />

tra le rispettive Amm<strong>in</strong>istrazioni.<br />

Quando gli Alleati lasciarono Sondrio, l'Ospedale vecchio fu lasciato libero e la Previdenza<br />

Sociale fece i deb<strong>it</strong>i passi per r<strong>it</strong>ornare nel proprio fabbricato del Preventorio.<br />

In segu<strong>it</strong>o, anche nell'Ospedale vecchio si fecero delle migliorie per aumentare il numero<br />

dei posti-letto; questi lavori durarono f<strong>in</strong>o al 1948- 1949, anno <strong>in</strong> cui si r<strong>it</strong>ornò all'Ospedale con<br />

un trasloco assai faticoso, al quale le <strong>Suore</strong> contribuirono con non poca fatica personale.” 1<br />

SEVESO (MONZA BRIANZA): 25 APRILE 1945<br />

E’ il giorno della “resa”: le <strong>Suore</strong> della Car<strong>it</strong>à non chiudono la porta <strong>in</strong> faccia a nessuno perché la<br />

Car<strong>it</strong>à non conosce bandiere!<br />

“L’Asilo divenne il rifugio dei fascisti fuggiaschi; all’improvviso quattro soldatesse ed un Tenente<br />

tedesco, scavalcando il muro di c<strong>in</strong>ta dell’Asilo entrarono dentro, per sottrarsi al furore dei<br />

partigiani: il poveretto ci disse che i suoi colleghi non volevano accettare i patti della resa e lui<br />

voleva ev<strong>it</strong>are altro spargimento di sangue.<br />

Rimasero nascosti presso di noi f<strong>in</strong>o al 30 aprile ma quel giorno, verso le ore 18,<br />

scendendo <strong>in</strong> salone, vedemmo una cosa terribile: il Tenente si era impiccato nel salone del<br />

laboratorio, per non essere v<strong>it</strong>tima delle nefandezze che <strong>in</strong> quei giorni venivano compiute con<br />

efferatezza dai partigiani comunisti… La cosa venne sub<strong>it</strong>o segnalata al Com<strong>it</strong>ato di Liberazione,<br />

ma nessuno si presentò f<strong>in</strong>o all’<strong>in</strong>domani e la salma fu vegliata tutta la notte dalle <strong>Suore</strong> e dalle<br />

quattro signor<strong>in</strong>e tedesche, con lo spavento di essere sorprese dai partigiani…”.<br />

Sempre <strong>in</strong> prima l<strong>in</strong>ea, sempre tra due fuochi … ma con un solo anel<strong>it</strong>o: fare del bene a tutti<br />

perché la Car<strong>it</strong>à ha una sola bandiera, quella di CRISTO!<br />

1 ACPV – COMUNITA SOPPRESSE S 4 – SONDRIO - OSPEDALE dattiloscr<strong>it</strong>to – Presenze delle <strong>Suore</strong> della<br />

Car<strong>it</strong>à <strong>in</strong> Sondrio -


31<br />

DAGLI OSPEDALI MILITARI DI MERANO (BZ)<br />

AI TRENI OSPEDALE<br />

Le <strong>Suore</strong> della Car<strong>it</strong>à operavano presso l’Ospedale Mil<strong>it</strong>are di Bolzano f<strong>in</strong> dal 1926.<br />

Durante la Seconda Guerra Mondiale, il 13 maggio 1941, la Direzione Mil<strong>it</strong>are dell’Ospedale<br />

apriva, nella vic<strong>in</strong>a Merano, un Ospedale Terr<strong>it</strong>oriale di Riserva capace di ben 500 letti e<br />

richiedeva, per il servizio <strong>in</strong>fermieristico, altre quattro <strong>Suore</strong>.<br />

Per il cont<strong>in</strong>uo aumentare di soldati fer<strong>it</strong>i e congelati che arrivavano dalla Russia, furono<br />

aperte altre due succursali e altre <strong>Suore</strong> della Car<strong>it</strong>à furono ancora chiamate ad affiancare il<br />

personale mil<strong>it</strong>are e laico nell’assistenza ai poveri soldati nei quattro Ospedali Mil<strong>it</strong>ari ( “Emma”,<br />

“Bell’Aria”, “Bellavista”, “Esperia”).<br />

Intanto dal S. O. M dei Cavalieri di Malta erano stati organizzati dei Treni Ospedale per il<br />

trasporto dei fer<strong>it</strong>i di guerra e, per ord<strong>in</strong>e della stessa Superiora Generale, Suor Aldegonda Gizzi,<br />

quattro <strong>Suore</strong> della<br />

Car<strong>it</strong>à, furono messe a<br />

disposizione per il<br />

servizio del 2° Treno:<br />

“Suor Marcella<br />

Zan<strong>in</strong>etta – Superiora<br />

Suor Virg<strong>in</strong>ia<br />

Camagna –<br />

Guardarobiera<br />

Suor Epifania<br />

Ferrario – Infermiera<br />

Suor Ernesta Mauri –<br />

Infermiera” 1<br />

Le <strong>Suore</strong> trasportarono<br />

i fer<strong>it</strong>i <strong>in</strong> ogni parte<br />

d’Italia, <strong>in</strong> Germania,<br />

<strong>in</strong> Polonia e furono le<br />

prime religiose ad<br />

arrivare <strong>in</strong> Russia,<br />

compiendo il loro<br />

dovere con vero spir<strong>it</strong>o<br />

di religiosa car<strong>it</strong>à, vedendo nei poveri soldati, sovente sfigurati dalle schegge o con gli arti congelati<br />

dal freddo crudo dei campi di Russia, il volto sofferente di Gesù Crocifisso.<br />

Il loro faticoso servizio, durato tre anni, è documentato dal “Diario” che Suor Marcella<br />

Zan<strong>in</strong>etta ha fedelmente tracciato.<br />

1 NOTIZIARIO DELLE NUOVE CASE APERTE DAL 1940 AL 1944 – ARMADIO 3 – 3.3 ( Cartella Sorelle Defunte BS) – Questi<br />

Reparti furono chiusi tra il settembre/ottobre 1943 <strong>in</strong> segu<strong>it</strong>o all’improvvisa occupazione tedesca della c<strong>it</strong>tà di<br />

Merano (BZ) avvenuta dopo l’Armistizio di Badoglio.


1 Marzo<br />

2 Marzo<br />

7 Marzo<br />

11 Marzo<br />

14 Marzo<br />

32<br />

ANNO 1941<br />

DAL “DIARIO DI SUOR MARCELLA ZAINETTA” 1<br />

Oggi si ebbe sul treno-ospedale la vis<strong>it</strong>a del Gran Maestro Pr<strong>in</strong>cipe Chigi<br />

e di altre personal<strong>it</strong>à.<br />

Due marzo, grafico di partenza. La Rev.ma Superiora Generale venne di<br />

persona a salutarci e ad <strong>in</strong>coraggiarci. Regalò ai mil<strong>it</strong>i una bella<br />

medaglietta ed il Comandante, Maggior Cicol<strong>in</strong>i, conte Teodoro l’assicurò<br />

che ci avrebbe preso sotto la sua protezione. Alle ore 20 si parte per<br />

Sp<strong>in</strong>azzola, ma, una volta arrivati, essendo il convoglio troppo lungo e<br />

<strong>in</strong>gombrante, ci <strong>in</strong>viarono a M<strong>in</strong>evr<strong>in</strong>o Murge dove il 2° treno avrà dimora<br />

nei giorni di sosta. Nei pochi giorni di fermata conoscemmo un po’ le donne<br />

del posto: buone, ma fannullone, curiose ed <strong>in</strong>discrete oltre ogni dire. No si<br />

poteva muovere un passo, senza vedercele attorno e sentirle gridare al<br />

nostro <strong>in</strong>dirizzo: “ Donne forti, donne generose, donne belle: quanto vi<br />

<strong>in</strong>vidiamo!”. Si aveva un bel da fare a presentare loro il Crocifisso da<br />

baciare ma esse. Non sapevano regalare altro che baci e carezze <strong>in</strong><br />

quant<strong>it</strong>à. Ricorderemo sempre con commozione la pietà dei buoni mil<strong>it</strong>i<br />

nell’assistere alla S. Messa celebrata giornalmente sul treno ed il loro<br />

raccoglimento nell’accostarsi alla S. Comunione.<br />

Questa notte partiamo per il primo carico a Taranto. Abbiamo cambiato<br />

ab<strong>it</strong>o e ora, <strong>in</strong> bianco, sembriamo quasi croceross<strong>in</strong>e.<br />

Dalla nave fecero passare i poveri fer<strong>it</strong>i sul nostro treno-ospedale e<br />

dall’odore caratteristico che emanavano, capimmo sub<strong>it</strong>o che si trattava <strong>in</strong><br />

massima parte di congelati. Stettero con noi quasi due giorni, <strong>in</strong>di furono<br />

scaricati, parte a Caserta e parte ad Aversa. Durante la notte si partì per<br />

Napoli. Breve sosta: vis<strong>it</strong>a <strong>in</strong>dimenticabile a<br />

Reg<strong>in</strong>a Coeli dove tutto parla di Giovanna Antida, la nostra Fondatrice..<br />

Si r<strong>it</strong>orna a M<strong>in</strong>erv<strong>in</strong>o Murge, Vis<strong>it</strong>a alla Cattedrale; facciamo conoscenza<br />

con l’ottimo Rev.do Parroco dell’Incoronata, Don Sab<strong>in</strong>o che scegliamo<br />

come nostro confessore.<br />

Si parte per Bari: carico completo di fer<strong>it</strong>i provenienti dall’Albania. Due<br />

notti e tre giorni di viaggio, <strong>in</strong>di scarico a Pisa e a Lucca.<br />

A Pisa il treno-ospedale è merce <strong>in</strong>gombrante così che si parte per<br />

dest<strong>in</strong>azione ignota; al matt<strong>in</strong>o, alzo le tend<strong>in</strong>e del f<strong>in</strong>estr<strong>in</strong>o e vedo che<br />

siamo alla Stazione Ostiense. Sosta a Roma di 24 ore, <strong>in</strong>di partenza per<br />

M<strong>in</strong>erv<strong>in</strong>o.<br />

1 LE SUORE DELLA CARITÀ OPERANO SOTTO LA DIREZIONE DEI CAVALIERI DEL SOVRANO ORDINE DI MALTA


33<br />

19 Marzo Alle 23 si parte per Bari ove si fa il carico di 317 fer<strong>it</strong>i provenienti<br />

dall’Albania, tutti gravi, e, prima che il treno-ospedale si metta <strong>in</strong> moto,<br />

diretto a Siena, i medici lavorano già alacremente a far medicazioni e noi<br />

con loro. Per completare il trambusto, un poveretto ha una forte emorragia<br />

alla coscia fer<strong>it</strong>a. Si corre a cercare un laccio e nel frattempo si rimedia<br />

con un tovagliolo. Ma il caso volle che il laccio si spezzasse tre volte, le<br />

p<strong>in</strong>ze pure ed il povero fer<strong>it</strong>o perse i sensi. Non c’era da fare altro che<br />

passarlo al primo ospedale che ci fosse cap<strong>it</strong>ato. Un carico disastroso:<br />

medici e <strong>Suore</strong> lavorano giorno e notte senza tregua.<br />

F<strong>in</strong>almente si arrivò a Siena, di sera. Mentre si facevano le operazioni di<br />

scarico Monsignor Toccabelli da Vestone (Brescia) venne a porgere la sua<br />

parola buona, ai nostri bravi soldati, cercando di vedere se tra i fer<strong>it</strong>i vi<br />

fossero dei bresciani. Mi misi nel numero, perché io pure appartengo alla<br />

Prov<strong>in</strong>cia e, poi, Monsignore, è per me una conoscenza di vecchia data. Mi<br />

riconobbe, meravigliandosi un po’ nel vedermi trasformata nell’ab<strong>it</strong>o, mi<br />

rammentò le peripezie di Lavenone, mi benedisse estendendo la sua<br />

benedizione anche ai viaggi futuri. A Siena vis<strong>it</strong>ammo la casa di S.<br />

Cater<strong>in</strong>a, patrona d’Italia, la Cattedrale e la Cappella della Madonna del<br />

Voto, proprietà del Pr<strong>in</strong>cipe Chigi. Durante la notte, si parte, anziché per<br />

M<strong>in</strong>erv<strong>in</strong>o, per Roma. La Superiora Generale quasi si meraviglia del nostro<br />

r<strong>it</strong>orno, ma l’assicuriamo che è tutto normale e allora ne approf<strong>it</strong>ta per<br />

farci r<strong>in</strong>novare i S. Voti. Il giorno 25 ci rechiamo alla stazione per ripartire,<br />

<strong>in</strong>vece la partenza è rimandata al giorno dopo; rimaniamo ugualmente<br />

nella nostra casa ambulante.<br />

26 Marzo Nella notte tra il 25 e il 26 si parte per Bari e si attende colà due giorni<br />

prima di fare il carico dei fer<strong>it</strong>i. Per sgranchirci un po’ decidemmo di fare<br />

una vis<strong>it</strong>a <strong>in</strong> c<strong>it</strong>tà, ma si preferì vis<strong>it</strong>are il porto. Gira a destra, gira a<br />

s<strong>in</strong>istra, non ci accorgemmo che eravamo guardate con diffidenza; anzi ci<br />

avvic<strong>in</strong>ammo ad uno che montava la guardia chiedendo dov’era il porto e<br />

ci sentimmo rispondere bruscamente che era proib<strong>it</strong>o avvic<strong>in</strong>arsi. Ci<br />

avviammo allora verso il lungo mare ma fatta poca strada, ci accorgemmo<br />

di essere segu<strong>it</strong>e da un certo angelo custode, il quale ci aveva scambiate<br />

per quattro spie. Non ci restò altro da fare che rifugiarci <strong>in</strong> una Chiesa<br />

dove si predicava sulla buona morte. Nel r<strong>it</strong>orno <strong>in</strong>contrammo i nostri<br />

Ufficiali e i nostri mil<strong>it</strong>i, i quali ci dissero che il Comandante aveva chiesto<br />

di noi, appunto perché eravamo usc<strong>it</strong>e senza permesso. Quando seppe<br />

l’accaduto, rise di gusto al pensiero che quasi doveva<br />

venire a rilevarci <strong>in</strong> Questura ma pensò bene di rilasciarci<br />

un“lasciapassare”che ci riconosceva “Mobil<strong>it</strong>ate all’Un<strong>it</strong>à del Sacro<br />

Ord<strong>in</strong>e di Malta”. Passammo due giorni r<strong>in</strong>chiuse sul treno. Il giorno 30<br />

arrivò l’ord<strong>in</strong>e di fare un “carico” diretto a Brescia ; i fer<strong>it</strong>i erano molto<br />

gravi, ma non troppo numerosi. Anche tra questi poveretti ve ne fu uno che<br />

ebbe una forte emorragia e lo si dovette far scendere al primo posto di<br />

soccorso. Si costeggiò l’Adriatico e il viaggio fu magnifico; i nostri fer<strong>it</strong>i<br />

furono oggetto di tante manifestazioni di simpatia <strong>in</strong> tutte le stazioni <strong>in</strong> cui<br />

ci si fermava; furono loro regalati : fiori, frutta, sigarette e ogni ben di Dio.


2 Aprile<br />

5 Aprile<br />

34<br />

Si arrivò a Brescia il giorno 2 aprile e appena term<strong>in</strong>ate le operazioni di<br />

scarico, col dovuto permesso, partii per il mio Ospedale di Morbegno.<br />

Arrivai all’improvviso e fu un quarto d’ora di giubilo generale. Il giorno<br />

dopo, appena arrivata a Brescia, andai ad ossequiare la Rev.da Superiora<br />

prov<strong>in</strong>ciale che mi accolse con grande affetto.<br />

Ord<strong>in</strong>e di partire, non più per Bari, ma per Ud<strong>in</strong>e, con la prospettiva di<br />

passare <strong>in</strong> Iugoslavia. Lì si fece il carico dei fer<strong>it</strong>i e si partì <strong>in</strong>vece per<br />

Tor<strong>in</strong>o. Appena fatto lo scarico dei fer<strong>it</strong>i, si riceve l’ord<strong>in</strong>e di fare<br />

<strong>in</strong>saccare la biancheria e si crea un gran parapiglia. Siccome toccava a noi<br />

<strong>Suore</strong> verificare i sacchi, fummo costrette a salire sui camion e ad<br />

attraversare <strong>in</strong> questo modo la C<strong>it</strong>tà per portarci all’Ospedale<br />

S. Giovanni. Tornate allo scalo, ebbi la sorpresa di trovare come<br />

Comandante il Barone Magg. Cavalch<strong>in</strong>i, conosciuto già nel 1918,<br />

quando, <strong>in</strong> altri viaggi, <strong>in</strong> Francia, si faceva il trasporto dei nostri fer<strong>it</strong>i.<br />

Ci assicurarono che ci sarebbe stata una sosta di quattro o c<strong>in</strong>que giorni,<br />

così decisi. Di r<strong>in</strong>tracciare l’Ospedale “Maria Adelaide” dove già<br />

nell’altra guerra mi recavo per la pulizia personale. Lo trovai, <strong>in</strong>fatti, e<br />

con mia grande contentezza trovai pure la carissima Suor Seconda che già<br />

allora era Sorella Servente <strong>in</strong> quella Casa. Ci accolse tanto cordialmente,<br />

venne <strong>in</strong>contro ad ogni nostra necess<strong>it</strong>à, ci trattenne a pranzo e poi<br />

telefonò alla Casa Prov<strong>in</strong>ciale di Borgaro Tor<strong>in</strong>ese. Anche la Superiora<br />

Prov<strong>in</strong>ciale volle a tutti i costi che andassimo colà e ci colmò di gentilezze,<br />

facendoci vis<strong>it</strong>are la magnifica villa. Io, non essendo completamente<br />

tranquilla, decisi di lasciare Sr. Epifania e Sr. Ernesta che desiderava<br />

salutare una sua cug<strong>in</strong>a, e con Sr. Virg<strong>in</strong>ia, me ne tornai <strong>in</strong> C<strong>it</strong>tà Al trenoospedale<br />

tutto era normale, ma non si fece <strong>in</strong> tempo ad andare da Sr,<br />

Seconda per r<strong>it</strong>irare la biancheria, che ci raggiunse un mil<strong>it</strong>e <strong>in</strong> bicicletta<br />

dicendoci che si sarebbe part<strong>it</strong>i alle ore 17 dello stesso giorno. Non avevo<br />

tempo da perdere: telefonai a Borgaro per far rientrare d’urgenza le <strong>Suore</strong>,<br />

Sr. Virg<strong>in</strong>ia fece appena <strong>in</strong> tempo a salire ed io, quando arrivai allo scalo,<br />

non trovai più il treno-ospedale. Passo da porta Nuova a porta Susa e<br />

nessuno mi sa dire qualcosa; r<strong>it</strong>orno allo scalo Vanchiglia e neppure là<br />

sanno qualcosa; f<strong>in</strong>almente si viene a sapere che il treno- Ospedale era a<br />

Tor<strong>in</strong>o-Dora per il carico dell’acqua. Siccome per forza di cose esso.<br />

Doveva passare per Porta Susa, decisi di attenderlo e riuscii a stento a<br />

salire. Da lontano il Comandante faceva cenni di m<strong>in</strong>accia. A Porta Nuova<br />

si avranno qu<strong>in</strong>dici m<strong>in</strong>uti di sosta e spero di arrivare e trovare le due<br />

<strong>Suore</strong>, <strong>in</strong>vece nulla. Che momenti di trepidazione ! Dopo un po’ si vede<br />

arrivare il Cappellano, anch’egli tutto trafelato, ma delle <strong>Suore</strong>, nessuna<br />

traccia. F<strong>in</strong>almente vedo spuntare un uomo carico di pacchi e pacchetti<br />

che veniva di corsa verso di noi, era stato mandato a Borgaro, con un taxi,<br />

dalla buona Suor Seconda a prendere le <strong>Suore</strong> che arrivarono fresche<br />

come due rose Ebbero appena il tempo di salire, lo sportello si chiuse e il<br />

convoglio partì. Sia lodato Iddio! Dopo pochi m<strong>in</strong>uti il Comandante venne<br />

a battere alla nostra porta chiedendo se ci eravamo tutte e alla nostra<br />

risposta affermativa soggiungeva: “Bene, questa volta però, i più<br />

<strong>in</strong>discipl<strong>in</strong>ati sono stati le <strong>Suore</strong> e il Frate. Pazienza !” Si cont<strong>in</strong>ua il<br />

viaggio un po’ mortificate per l’accaduto; a Milano avremmo dovuto<br />

conoscere la nuova dest<strong>in</strong>azione. Al matt<strong>in</strong>o, alzandoci, con nostra


9 giugno<br />

35<br />

meraviglia, ci troviamo a Brescia. La Superiora Prov<strong>in</strong>ciale venne a<br />

prenderci perché voleva che pernottassimo alla Villa, ma il Comandante fu<br />

<strong>in</strong>esorabile, dopo quanto era accaduto a Tor<strong>in</strong>o. La sosta a Brescia fu<br />

lunga e noiosa, si parlava di Jugoslavia, ma rimanemmo f<strong>in</strong>o a giugno...<br />

Il nove giugno arriva l’ord<strong>in</strong>e di partire per Foggia dove si giunse il giorno<br />

11. In questo frattempo il Comandante Cavalch<strong>in</strong>o venne sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o dal<br />

Marchese Manzoni da Padova, persona encomiabilissima sotto tutti i<br />

rapporti.<br />

17 giugno Il giorno 17 si parte per Bari,: si caricano i fer<strong>it</strong>i la sera stessa e si riparte<br />

per Genova e Asti. I fer<strong>it</strong>i sono <strong>in</strong> condizioni abbastanza soddisfacenti, non<br />

così le suore, che non avevano potuto sopportare il gran caldo di Foggia.<br />

Esse furono prese da disturbi <strong>in</strong>test<strong>in</strong>ali e io, più delle altre, fui costretta a<br />

letto, con febbre altissima. Come Dio volle, f<strong>in</strong><strong>it</strong>o lo scarico ad Asti, scrissi<br />

un biglietto alla Superiora di quell’Ospedale, pregandola di venirci <strong>in</strong><br />

aiuto. Mezz’ora dopo, <strong>in</strong> compagnia di una Suora, venne con tutto il<br />

necessario; si fermò f<strong>in</strong>ché lo scarico non fu completo e, vista la necess<strong>it</strong>à,<br />

ottenne dal Comandante il permesso di lasciarci libere per un paio d’ore.<br />

All’ Ospedale ricevemmo ogni conforto. Il 20 giugno siamo nuovamente a<br />

Roma: andiamo difilato a Casa Madre e là con un po’ di sosta e qualche<br />

medic<strong>in</strong>a, ci mettiamo <strong>in</strong> carreggiata.<br />

21 giugno Oggi c’è l’ord<strong>in</strong>e di partenza per Foggia, ove fortunatamente si sta poco<br />

tempo. Si parte sub<strong>it</strong>o per Bari e si scaricano i fer<strong>it</strong>i a Siena dove si rivede<br />

mons. Toccabelli. La fatica per il trasporto dei fer<strong>it</strong>i nell’operazione di<br />

scarico, il caldo e la stanchezza. Ci tolgono il coraggio di uscire di cab<strong>in</strong>a e<br />

ce ne restiamo così tutto il giorno, <strong>in</strong>capaci di muoverci. A sera, si partì per<br />

Roma e si sperava di passare colà la festa di S. Pietro, <strong>in</strong>vece, proprio ai<br />

primi vespri, si parte nuovamente per Foggia ma non si raggiunge la meta<br />

perché a Formia vi è la l<strong>in</strong>ea <strong>in</strong>terrotta. Il giorno prima una forte<br />

esplosione <strong>in</strong> quella galleria aveva ridotto al nulla un convoglio carico di<br />

carburante e noi, passando, non vedemmo altro che le ruote di 22 vagoni e<br />

le corone di fiori portate <strong>in</strong> omaggio al sacrificio dei poveri macch<strong>in</strong>isti.<br />

1 luglio Si arriva a Foggia, dove non si nota altro movimento all’<strong>in</strong>fuori di quello<br />

delle mosche e delle zanzare.<br />

8 luglio Il Comandante, Marchese Manzoni, oggi lascia il treno-ospedale e viene<br />

sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o dal Cap<strong>it</strong>ano Catalani, Cameriere di Cappa e Spada di S. Sant<strong>it</strong>à.<br />

Si passano 19 giorni tra un caldo soffocante e <strong>in</strong>sopportabile. A S.<br />

V<strong>in</strong>cenzo, la buona Sr. Adeodata ci volle fortunatamente all’Ist<strong>it</strong>uto e si<br />

passò una giornata veramente bella, <strong>in</strong> compagnia di quelle care<br />

Consorelle..<br />

19 luglio Si torna al treno-ospedale verso sera e si trova l’ord<strong>in</strong>e di partenza per<br />

Bari dove si caricano i fer<strong>it</strong>i che scaricheremo a Milano. Una sosta a<br />

Padova ci permette di ammirare la Basilica del Santo Taumaturgo e di fare<br />

una “scappata” f<strong>in</strong>o a Venezia. Il giorno dopo si parte per Roma, ma non<br />

ci si ferma che tre ore per il cambio della biancheria; facciamo una corsa a<br />

Casa Madre e poi, di nuovo, si parte per Foggia…C’è un caldo soffocante,


36<br />

sia di giorno che di notte. Già <strong>in</strong> matt<strong>in</strong>ata dovevamo attraversare la corsia<br />

( dove erano all<strong>in</strong>eati i fer<strong>it</strong>i ) tenendo vic<strong>in</strong>o al naso qualche<br />

essenza per ev<strong>it</strong>are il vom<strong>it</strong>o; tutto è bollente, perf<strong>in</strong>o i ferri delle nostre<br />

cuccette, tanto che non abbiamo neppure il coraggio di <strong>in</strong>dossare l’ab<strong>it</strong>o<br />

grigio per recarci <strong>in</strong> vis<strong>it</strong>a all’Ist<strong>it</strong>uto delle nostre Consorelle.<br />

15 agosto Ci rechiamo dalle nostre <strong>Suore</strong> che non sanno più che cosa escog<strong>it</strong>are per<br />

farci piacere; ma sul più bello una telefonata ci richiama al treno-ospedale<br />

ove attendevano la vis<strong>it</strong>a di Mons. Bosso, Vescovo di Bov<strong>in</strong>o, con le autor<strong>it</strong>à<br />

del luogo Mons. Vescovo fu lieto di vederci, avendo anch’egli ben quattro<br />

Sorelle nel nostro Ist<strong>it</strong>uto ed ebbe per noi parole buone e <strong>in</strong>coraggianti.<br />

20 agosto Il giorno 20 si parte per S. Spir<strong>it</strong>o di Bari ed abbiamo l’impressione di<br />

essere <strong>in</strong> autunno tanto la temperatura è cambiata. Il 23, si caricano a Bari<br />

più ammalati che fer<strong>it</strong>i e ci si avvia alla volta di Arezzo, ripartendo poi per<br />

Roma. Questa volta la sosta è lunga, perché il treno-ospedale ha bisogno di<br />

riparazioni; si pensa di approf<strong>it</strong>tare dell’occasione per fare un po’ di R<strong>it</strong>iro<br />

a Casa Madre, ma dopo soli tre giorni due di noi devono tornare sul treno<br />

per tenere aperto il depos<strong>it</strong>o della biancheria.<br />

In questo tempo a Sr. Ernesta si ammala gravemente il pollice della mano<br />

destra e, visto il caso, si fa passare all’<strong>in</strong>fermeria. Il chirurgo fa la prima<br />

<strong>in</strong>cisione, ma non scompaiono né la febbre né il dolore. La Superiora<br />

Generale fa passare la Suora all’Ospedale S. Spir<strong>it</strong>o e lì le vengono fatte<br />

altre tre <strong>in</strong>cisioni e si dispera di salvarle il d<strong>it</strong>o . Nel frattempo anche il<br />

Comandante Manzoni si ammala e viene ricoverato all’Ospedale “Pr<strong>in</strong>cipe<br />

di Piemonte”.<br />

Il Comandante dell’Ord<strong>in</strong>e fa le sue rimostranze perché Sr. Ernesta è stata<br />

ricoverata a S. Spir<strong>it</strong>o, dicendo che, essendosi ammalata <strong>in</strong> servizio,<br />

aspettava a loro curarla. Si parte così solo <strong>in</strong> tre per S. Spir<strong>it</strong>o di Bari<br />

dove si caricano i fer<strong>it</strong>i e dove assume il comando del treno-ospedale il<br />

Marchese e Duca Marasca, Gran Balì dell’Ord<strong>in</strong>e; il suo aspetto buono e<br />

gioviale <strong>in</strong>fonde rispetto e simpatia e fa buona impressione a tutti. Si<br />

scaricano i fer<strong>it</strong>i a Firenze e, stanche, ci si r<strong>it</strong>ira un po’ presto sperando di<br />

riposare, ma ci sveglia quasi sub<strong>it</strong>o l’ululato delle sirene che danno<br />

l’allarme.<br />

Ci consola il pensiero che si partirà presto, come <strong>in</strong>fatti avvenne e<br />

vedemmo <strong>in</strong> questo la mano della Provvidenza, perché anche Firenze venne<br />

colp<strong>it</strong>a dalle bombe. Il giorno 20 si parte per S. Spir<strong>it</strong>o di Bari ed abbiamo<br />

l’impressione di essere <strong>in</strong> autunno tanto la temperatura è cambiata. Il 23, si<br />

caricano a Bari più ammalati che fer<strong>it</strong>i e ci si avvia alla volta di Arezzo,<br />

ripartendo poi per Roma.<br />

Questa volta la sosta è lunga, perché il treno-ospedale ha bisogno di<br />

riparazioni; si pensa di approf<strong>it</strong>tare dell’occasione per fare un po’ di R<strong>it</strong>iro<br />

a Casa Madre, ma dopo soli tre giorni due di noi devono tornare sul treno<br />

per tenere aperto il depos<strong>it</strong>o della biancheria


37<br />

29 settembre Oggi, siamo giunte a Roma per i lavaggi ed il cambio della biancheria; si<br />

sente molto parlare di viaggi <strong>in</strong> Grecia, anzi, anche a noi hanno consegnato<br />

l’elmetto per difenderci dalle schegge, <strong>in</strong> caso di necess<strong>it</strong>à.<br />

Si parte da Roma per S. Spir<strong>it</strong>o di Bari e Sr. Ernesta viene sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a da Sr.<br />

Carlotta Tremolada; anche il Comandante Marasca, da tutti tanto amato e<br />

apprezzato,è richiamato a Napoli per disimpegnare mansioni importanti.<br />

Riprende servizio il Cap<strong>it</strong>ano Catelano. Abbiamo una sosta lunga e noiosa,<br />

ma possiamo esplicare la nostra missione morale, <strong>in</strong>vece di quella<br />

materiale.<br />

21 novembre Prendiamo parte delle gioie e dei dolori di ogni s<strong>in</strong>golo mil<strong>it</strong>e che viene a<br />

confidarsi con noi e a chiedere consigli, e perf<strong>in</strong>o i ferrovieri ci avvic<strong>in</strong>ano<br />

per sentire una buona parola ed essere compat<strong>it</strong>i per le loro fatiche.<br />

Approf<strong>it</strong>tiamo del lungo soggiorno per partecipare ad un Corso di S.<br />

Esercizi, <strong>in</strong>sieme alle giovani dell’Azione Cattolica.<br />

Il 21 novembre si caricano a Bari ben 318 tra fer<strong>it</strong>i e ammalati e si<br />

scaricano <strong>in</strong> parte a Rim<strong>in</strong>i e <strong>in</strong> parte a Cesenatico. Si r<strong>it</strong>orna poi a Rim<strong>in</strong>i<br />

per il trasporto di ammalati bisognosi di cure speciali e si lasciano a<br />

Bologna, dove ci si ferma per riparazioni al treno-ospedale. Con Suor<br />

Virg<strong>in</strong>ia, approf<strong>it</strong>to dell’occasione per andare a Morbegno a provvedermi<br />

di ab<strong>it</strong>i <strong>in</strong>vernali e il Comandante ci concede una licenza premio di sette<br />

giorni<br />

7 dicembre Il nostro treno-ospedale viene oggi richiamato a Napoli per fare un carico<br />

di fer<strong>it</strong>i tedeschi, reduci dalla Marmarica ; <strong>in</strong> questo viaggio si sost<strong>it</strong>uisce<br />

il 13° treno, che, notte precedente è stato distrutto da bombe nemiche.Si<br />

trascorre il giorno dell’Immacolata, impegnate <strong>in</strong> un lavoro febbrile.<br />

Al matt<strong>in</strong>o, dopo la breve funzione religiosa, si fa il carico dell’acqua, della<br />

legna e dei viveri. Poi si <strong>in</strong>com<strong>in</strong>cia a fare il carico dei fer<strong>it</strong>i e tutto viene<br />

fatto <strong>in</strong> silenzio, perché nessuno capisce il tedesco; ci si <strong>in</strong>tende a segni e si<br />

diventa presto amici. Si parte per Monaco di Baviera impiegando tre giorni<br />

di viaggio, poi si r<strong>it</strong>orna a Roma.<br />

18 dicembre Il 18 sera sentiamo che il convoglio si muove e ci stupiamo, perché a bordo<br />

non ci siamo che noi ed un gruppo di mil<strong>it</strong>i; ma l’ord<strong>in</strong>e è di partire ed è<br />

necessario andare <strong>in</strong> cerca di aiuto per i lavaggi e la dis<strong>in</strong>fezione. Si fa tutto<br />

<strong>in</strong> poche ore, al segnale di partenza, mancano <strong>in</strong> parecchi. Arrivati a Bari<br />

troviamo stranamente tutto calmo.


38<br />

20 dicembre Il giorno 20 dicembre si fa il carico dei fer<strong>it</strong>i; i treni-ospedale sono quattro<br />

e si parte per Monaco di Baviera. Due fer<strong>it</strong>i gravi si è costretti a farli<br />

scendere all’Ospedale di Caserta. Il viaggio, questa volta, è lungo e<br />

disastroso; alla terza notte il freddo <strong>in</strong>tenso. Ha congelato i tubi di<br />

riscaldamento e i fer<strong>it</strong>i si lamentano. Fortunatamente siamo <strong>in</strong> terr<strong>it</strong>orio<br />

tedesco, perciò la colpa non è degli <strong>it</strong>aliani, che fanno economia di<br />

carbone.<br />

F<strong>in</strong>almente si scaricano i fer<strong>it</strong>i gravi ad Ottiglia e i leggeri ad Augusta. Si<br />

sperava di passare il S. Natale <strong>in</strong> Italia, <strong>in</strong>vece non ci venne dato il via che<br />

alle ore 8 del giorno stesso, così che un Giorno così caro al cuore di ogni<br />

cattolico lo passammo <strong>in</strong> corsa attraverso la Baviera.<br />

L’unica soddisfazione fu la S. Messa di Mezzanotte e la S. Comunione di<br />

tutti gli appartenenti all’un<strong>it</strong>à.<br />

Anche il pranzo di quel giorno fu più che mai ridotto ed i mil<strong>it</strong>i non ebbero<br />

altra soddisfazione che qualche pacchetto di sigarette regalate da una<br />

signora. Arrivati al Brennero, telefonai all’Ospedale Mil<strong>it</strong>are di Bolzano;<br />

Suor Natalia si trovò alla stazione e portò un po’ di allegria. Eravamo<br />

proprio come nella grotta di Betlemme, perché, non avendo ancora<br />

cambiato gli accumulatori, si era al buio completo.<br />

26 dicembre Si arrivò a Roma la sera del 26 dicembre; all’<strong>in</strong>domani facemmo una<br />

scappat<strong>in</strong>a a Casa Madre, perché si credeva di dover partire di nuovo,<br />

<strong>in</strong>vece venne Capodanno, passò l’Epifania, senza nessun avviso.<br />

Si partì poi per S. Spir<strong>it</strong>o di Bari <strong>in</strong> attesa della nave, ma sul più bello si<br />

ricevette l’ord<strong>in</strong>e di cambiare base e di trasferirci a Fiume. Si lascia S.<br />

Spir<strong>it</strong>o con un po’ di r<strong>in</strong>crescimento e con tanta nostalgia per i bei rosai <strong>in</strong><br />

piena fior<strong>it</strong>ura.<br />

Arrivati a S. Pietro del Carso e, dovendo il treno-ospedale fare delle<br />

manovre, l’<strong>in</strong>terprete volle scendere, ma, essendo l’una di notte, mise un<br />

piede <strong>in</strong> fallo e cadde tra il piano caricatore e il treno, riportando la<br />

frattura di alcune costole, una lesione al polmone e la deviazione della<br />

colonna vertebrale. Gli si prestano immediatamente le cure del caso e,<br />

appena a Fiume, si passa il fer<strong>it</strong>o all’Ospedale Mil<strong>it</strong>are. Il posto dest<strong>in</strong>atoci<br />

è Giordani, ma il freddo è tanto <strong>in</strong>tenso da non poter resistere e si ottiene di<br />

far r<strong>it</strong>orno a Fiume.


39<br />

SUI TRENI OSPEDALE 1<br />

1 ACPV – CELEBRAZIONI – II CENTENARIO – G. A. 2.9 – ARMADIO 1 – RIPIANO 1 .4 FOTO MOSTRA VOL. IV<br />

PAG. 11.


40<br />

ANNO 1942<br />

25 gennaio Il giorno 25 gennaio si fece un altro carico di fer<strong>it</strong>i e lo si completò a Trieste ma<br />

anziché portali a a Bergamo, come d’accordo, li scaricammo a Brescia. Si fece<br />

sub<strong>it</strong>o una telefonata alla Superiora prov<strong>in</strong>ciale che ci convocò per una breve<br />

vis<strong>it</strong>a. Alla sera dello stesso giorno si parte per Sussak.<br />

2 febbraio Il giorno 8 febbraio facemmo un altro carico di 308 fer<strong>it</strong>i diretti a Roma<br />

all’Ospedale “Pr<strong>in</strong>cipe di Piemonte” e al “Celio”. Poi si r<strong>it</strong>orna alla base e ci si<br />

accorge che il 22°treno-ospedale ci ha preceduti e ha fatto il carico per noi.<br />

19 febbraio E’ pronto il piano di carico e scarico dei fer<strong>it</strong>i: Fiume- Trieste – Baveno<br />

21 febbraio Si scaricano i fer<strong>it</strong>i il giorno 21 e si riparte alla volta di Milano per la dis<strong>in</strong>fezione<br />

del treno-ospedale. Nei 4 giorni di sosta, sapendo che la Superiora prov<strong>in</strong>ciale era<br />

<strong>in</strong> C<strong>it</strong>tà, speravamo di vederla, ma non avemmo la soddisfazione di parlarle; non<br />

potemmo che darle un cenno di saluto, quando il treno era già <strong>in</strong> partenza..<br />

25 febbraio Il giorno 25 si partì per Sussak e si trovò di uovo il 22° treno che caricò per noi.<br />

Stemmo <strong>in</strong> attesa f<strong>in</strong>o al 10 marzo.<br />

10 marzo F<strong>in</strong>almente si caricò per Casale Monferrato (AL). I Casalesi furono di una<br />

puntual<strong>it</strong>à cronometrica; <strong>in</strong> meno di due ore il treno fu svuotato. A mezzogiorno si<br />

partì per la cara e simpatica Tor<strong>in</strong>o. Qui avviene di nuovo lo scambio del<br />

Comandante tra il Conte Emilio Nasalli-Rocca 1 ed il Cap<strong>it</strong>ano Catalani. La sosta<br />

dell’un<strong>it</strong>à dura otto giorni, così si ha il tempo di vis<strong>it</strong>are i bei Santuari della C<strong>it</strong>tà.<br />

Si arriva a Sussak il giorno di S. Giuseppe e si riesce a scovare una Chiesa<br />

Cattolica, dove ci fermiamo per le funzioni, anche se sono <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua slava<br />

23 marzo Il giorno 23 marzo si fa un altro carico di fer<strong>it</strong>i diretti a Varazze Ligure; si fa una<br />

sosta a Genova, all’offic<strong>in</strong>a di rialzo, per le riparazioni. Si è alla vigilia della festa<br />

dell’Annunciazione; ci raccogliamo come possiamo, e facciamo a Gesù l’offerta<br />

della nostra stanchezza. Per compensare la mancanza di r<strong>it</strong>iro.<br />

Il giorno 25, prepariamo nel miglior modo possibile la nostra gran sala di 2 metri<br />

Quadrati, trasformata <strong>in</strong> Cappella e “<strong>in</strong>fra Missam” confermiamo i nostri santi<br />

Voti, tra lo sbuffare di macch<strong>in</strong>e <strong>in</strong> manovra che diventano per noi un’eco dei bei<br />

suoni del Monastero 2 . Dopo la S. Messa si esce <strong>in</strong> C<strong>it</strong>tà <strong>in</strong> cerca di una Casa dove<br />

ci risulta esserci le nostre Consorelle e, dopo varie ricerche <strong>in</strong>utili, con l’aiuto di<br />

una brava Signora riusciamo a scovarle ed esse fanno di tutto per venirci <strong>in</strong> aiuto.<br />

28 marzo Oggi si parte per Sussak .<br />

1 Docente si Storia Medioevale alla sezione staccata dell’Univers<strong>it</strong>à Cattolica del “S. Cuore” di Milano a<br />

Castelnuovo Fogliari (PC) – Apostolico Ist<strong>it</strong>uto – ( anni 1970/1974)<br />

2 Casa Prov<strong>in</strong>ciale di Brescia – Via Torricella Sopra.


41<br />

1 aprile Nelle prime ore del giorno i Croati attaccano le macch<strong>in</strong>e per portarci a Fiume ed<br />

essere pronti per il carico dell’<strong>in</strong>domani e non f<strong>in</strong>iscono mai di manovrare per<br />

metterci sul b<strong>in</strong>ario stabil<strong>it</strong>o . Sarà stato uno sbaglio, magari fatto volontariamente,<br />

la realtà è che dopo 1 Km di percorso, un tremendo urto ci sbalza dalla cuccetta e<br />

ci vediamo coperte di pacchi e valigie, scarpe e <strong>in</strong>dumenti. Si crea un vero<br />

putiferio; grazie a Dio ce la siamo cavata con soli danni materiali, senza nessun<br />

fer<strong>it</strong>o. Come di sol<strong>it</strong>o, si carica un po’ a Fiume e un po’ a Trieste: si tratta di fer<strong>it</strong>i,<br />

tutti provenienti dalla Croazia. Si parte per Loano Ligure (SV). E’ il Giovedì Santo<br />

: vari fer<strong>it</strong>i ab<strong>it</strong>uati a “fare Pasqua” si associano a noi nel fare la S. Comunione. Il<br />

Venerdì Santo si è a Genova e da Roma giunge l’ord<strong>in</strong>e di fermarci per le feste<br />

pasquali. Il giorno di Pasqua la S. Messa, anziché sul treno venne celebrata nella<br />

Basilica dell’Annunciata e tutti i mil<strong>it</strong>i poterono soddisfare il precetto pasquale<br />

12 aprile Il 12 aprile siamo nuovamente a Sussak. Il giorno 17 si caricano 200 fer<strong>it</strong>i diretti<br />

all’Ospedale di Salsomaggiore e la sosta, anziché a Bologna, viene fatta a<br />

Milano.Qui c’è il cambio del Comandante De Mattei, dest<strong>in</strong>ato ai viaggi <strong>in</strong> Russia:<br />

lo sost<strong>it</strong>uisce il Cap<strong>it</strong>ano Visconti. Avendo io bisogno di andare a Morbegno,<br />

ottengo 48 ore di permesso. La sosta dura parecchi giorni; si riparte per Sussak il<br />

giorno 27.<br />

1 maggio L’<strong>in</strong>izio del mese mariano è segu<strong>it</strong>o con devozione da tutto il personale.<br />

12 maggio Il giorno 12 si fa un carico di fer<strong>it</strong>i diretti a Loano Ligure. Il viaggio sembra<br />

abbastanza tranquillo ma si scopre un caso di men<strong>in</strong>g<strong>it</strong>e tubercolare e il pover<strong>in</strong>o<br />

viene fatto scendere all’ospedale di Vicenza. Il viaggio prosegue.<br />

18 maggio Siamo di nuovo a Sussak<br />

25 maggio Altro cambio del Comandante: il Cap<strong>it</strong>ano Catalani è des<strong>in</strong>ato ai viaggi <strong>in</strong> Russia e<br />

prende il suo posto il Conte Nasalli Rocca. Anche il Tenente medico Barbaro è<br />

richiamato a Roma per essere mandato a Leopoli a dirigere un posto di pronto<br />

soccorso..E’ uno dei primi Ufficiali col quale abbiamo <strong>in</strong>iziato la nostra missione e<br />

questa separazione ci dispiace perché era premuroso ed affabile con i fer<strong>it</strong>i e con i<br />

soldati di servizio.<br />

2 giugno Il giorno 2 giugno il treno-ospedale carica 307 tra fer<strong>it</strong>i e ammalati che sono<br />

dest<strong>in</strong>ati <strong>in</strong> parte all’Ospedale di Montevarco e <strong>in</strong> parte ad Arezzo. In questo<br />

viaggio la dis<strong>in</strong>fezione venne fatta a Torontola-Cortona.<br />

4 giugno Festa del “Corpus Dom<strong>in</strong>i” : riposo assoluto per tutti. Noi <strong>Suore</strong> ci portiamo alla<br />

Parrocchia per un po’ di adorazione a Gesù Sacramentato ed assistiamo alla<br />

solenne Processione Eucaristica. Dal 4 al 7 si rimane a Firenze per alcune<br />

riparazioni. Si parte poi alla volta di Sussak. Con sorpresa di tutti, arrivati alla<br />

base, troviamo il Tenente Medico Bossi il quale dovrà sost<strong>it</strong>uire il Tenente Anselmi.<br />

Si ha una sosta abbastanza lunga, che si protrae f<strong>in</strong>o al 25 giugno ed a noi riesce<br />

pesante e noiosa, ab<strong>it</strong>uate come siamo, al traffico e al lavoro.<br />

F<strong>in</strong>almente si va a fare il carico dei fer<strong>it</strong>i a Fiume , con l’ord<strong>in</strong>e di scaricare a<br />

Baveno (VERBANIA) e di là si va <strong>in</strong> sosta a Milano. In questa occasione posso<br />

andare a far vis<strong>it</strong>a ai miei cari.<br />

3 luglio Si riparte da Milano il 3 luglio e si arriva alla base dopo due giorni. Si sta <strong>in</strong> sosta<br />

f<strong>in</strong>o al 12 e già era arrivato l’ord<strong>in</strong>e di scaricare i fer<strong>it</strong>i a Bergamo e di rimanere <strong>in</strong><br />

sosta a Roma, quando una rivolta da parte degli Slavi ci tiene quasi prigioniere sul<br />

treno.


42<br />

14 luglio Il giorno 14 viene levato il coprifuoco, si caricano 307 fer<strong>it</strong>i e si parte non più per<br />

Bergamo ma per Novara. Sub<strong>it</strong>o dopo lo scarico la Sorella Servente dell’Ospedale<br />

Maggiore, Sr. Claud<strong>in</strong>a, viene ad <strong>in</strong>v<strong>it</strong>arci a pranzo; accettiamo volentieri per<br />

sentirci, almeno per qualche momento, “<strong>in</strong> Comun<strong>it</strong>à” e per godere un po’, <strong>in</strong> un<br />

ambiente “nostro”. A sera, si riparte per Milano per fare dis<strong>in</strong>festazioni e lavaggi,<br />

<strong>in</strong>di si riparte per Roma, perché il treno-ospedale ha bisogno di riparazioni.<br />

19 luglio Oggi abbiamo la soddisfazione di trovarci a Casa Madre.<br />

Il giorno dopo, ho una brutta sorpresa; arrivata al treno, mi accorgo che mi è stata<br />

tolta di tasca una busta contenente gli occhiali e la penna stilografica. Metto sub<strong>it</strong>o<br />

al corrente la Superiora Generale che pensa a riformi gli occhiali – ormai<br />

<strong>in</strong>dispensabili - . Nei qu<strong>in</strong>dici giorni di sosta mi rimase sempre un po’ di<br />

apprensione ma il giorno 22 dello stesso mese, l’udienza del Santo Padre mi fece<br />

dimenticare lo spiacevole <strong>in</strong>conveniente.<br />

C<strong>in</strong>que giorni dopo, una nuova brutta sorpresa: vado a r<strong>it</strong>irare gli occhiali, pago<br />

con un biglietto da 500 lire e mi metto il resto <strong>in</strong> tasca. Non mi passò più per la<br />

mente che nella ressa, sui tram, vi poteva essere qualche borsaiolo e solo a sera mi<br />

accorsi che avevano ripetuto su di me l’operazione: il borsell<strong>in</strong>o non c’era più<br />

rimasi <strong>in</strong> preda ad un nervosismo misto ad angoscia che non mi lasciava tranquilla<br />

neppure di notte e, per disdetta, la sosta si prolungò f<strong>in</strong>o al giorno 6 agosto..<br />

6 agosto Si partì f<strong>in</strong>almente per Fiume, dove si credeva di fare sub<strong>it</strong>o il carico, <strong>in</strong>vece lo fece<br />

il 22 ° treno e noi si rimase <strong>in</strong> sosta f<strong>in</strong>o al giorno 18 <strong>in</strong> cui si fece un carico<br />

completo e si partì per Varazze (SV), fermandoci un po’ a Genova, allo scalo<br />

Terralba. Si andò <strong>in</strong> C<strong>it</strong>tà, dalle nostre Consorelle, per la pulizia personale ed esse,<br />

sempre tanto gentili, non solo ci aiutarono ma ci portarono anche <strong>in</strong> vis<strong>it</strong>a al<br />

Santuario della Guardia,fuori C<strong>it</strong>tà, sopra un’altura magnifica.<br />

24 agosto Arriva l’ord<strong>in</strong>e di partire immediatamente. La cosa mi coglie di sorpresa e non so<br />

più cosa fare, non ho più il tempo di telefonare alla Superiora Prov<strong>in</strong>ciale che, alla<br />

stazione di Brescia, avrebbe dovuto farci trovare una Suora che doveva dare il<br />

cambio ad una di noi. Non sapendo quale part<strong>it</strong>o prendere, mi rivolsi ancora una<br />

volta alle nostre buone Consorelle dell’Asilo Materno di Genova che poterono<br />

telefonare, così che, giunte alla stazione di Brescia, nei brevi m<strong>in</strong>uti di sosta, poté<br />

scendere Sr. Carlotta Tremolada e salire Sr. Gregoria Michelone.<br />

Il giorno 24 si caricarono i fer<strong>it</strong>i da portare a Verona ma, giunti colà, ricevemmo<br />

l’ord<strong>in</strong>e di scaricarne solo 217, gli altri 100 a Merano. Alla fermata di Bolzano<br />

andammo a far vis<strong>it</strong>a alle nostre Sorelle degli Ospedali Mil<strong>it</strong>ari. Anziché a Verona<br />

ci fermammo a Mestre, dove la Superiora Prov<strong>in</strong>ciale , che aveva deciso di dare il<br />

cambio a me, per motivi di salute, <strong>in</strong>viò, al mio posto, Suor Eutimia Bianchi.<br />

26 agosto Il giorno 26 agosto si era nuovamente a Sussak, <strong>in</strong> attesa di fare il carico dei fer<strong>it</strong>i.<br />

5 settembre Il 5 settembre f<strong>in</strong>almente si caricano i fer<strong>it</strong>i, un po’ a Fiume e un po’ a Trieste, con<br />

l’ord<strong>in</strong>e di scaricare a Pordenone e a Treviso. Si parte per Mestre perché il treno<br />

ha bisogno di riparazioni. Ne approf<strong>it</strong>tiamo per fare una vis<strong>it</strong>a a Padova, alla<br />

basilica del Santo. Siccome non ci sono richiami urgenti ci si ferma f<strong>in</strong>o al giorno<br />

15 e si può vis<strong>it</strong>are Venezia. Si riparte per Sussak e, per fortuna non si hanno<br />

<strong>in</strong>cidenti.<br />

30 settembre 1942 Suor Marcella Zan<strong>in</strong>etta 1 nata a Paruzzaro (NO) il 07.01. 1884 mancata Erba(CO) 04.12.1970<br />

1 ACPV – COMUNITA SOPPRESSE – M2 - MERANO (BZ) Dal “DIARIO “ di Suor Marcella Zan<strong>in</strong>etta


1<br />

43<br />

1 ACPV – CELEBRAZIONI – II CENTENARAIO – G. A. 2.9 – ARMADIO 1 – RIPIANO 1.4 – FOTO MOSTRA VOL. IV<br />

pag. 12


44<br />

“ I soldati vestono divise di panno autarchico <strong>in</strong> misto lana e <strong>in</strong>dossano scarponcelli chiodati, gli<br />

stessi usati <strong>in</strong> Africa, e questi, con le basse temperature, tendono a formare, sotto la calzatura, una<br />

sottile lastra di ghiaccio che facil<strong>it</strong>a il congelamento dei piedi.<br />

Per le ore di guardia, a<br />

quelle temperature<br />

proib<strong>it</strong>ive, i nostri mil<strong>it</strong>ari<br />

hanno cappotti foderati di<br />

pelliccia, <strong>in</strong>gombranti e<br />

pesanti, poco adatti ai<br />

rapidi movimenti del<br />

corpo.<br />

I Russi hanno <strong>in</strong>vece delle<br />

tute trapuntate – fra due<br />

strati di tela viene <strong>in</strong>ser<strong>it</strong>a<br />

della lana – ottime per<br />

muoversi e combattere<br />

anche a temperature<br />

bassissime…<br />

Le divisioni <strong>it</strong>aliane<br />

dispongono di pochi mezzi<br />

meccanizzati e di trasporto<br />

e dipendono per i<br />

rifornimenti di carburante,<br />

dai tedeschi. I<br />

mezzi”corazzati” sono<br />

pochi e composti da carri<br />

che pesano dalle tre alle<br />

sei tonnellate


45<br />

(l’equivalente del peso di un camionc<strong>in</strong>o ) e cui le corazze possono essere facilmente forate anche<br />

dai fuciloni controcarro largamente distribu<strong>it</strong>i alla fanteria sovietica…<br />

Dicembre 1942 – gennaio 1943: è l’<strong>in</strong>izio della f<strong>in</strong>e: scatta la controffensiva russa, a tenaglia, sui<br />

fronti di Sud-Ovest e Stal<strong>in</strong>grado….<br />

E’ difficile dare cifre esatte sugli <strong>it</strong>aliani caduti <strong>in</strong> mano russa nella sacca del Don…<br />

Secondo le fonti ufficiali mancano complessivamente all’appello 84.820 uom<strong>in</strong>i.<br />

E’ stato più volte ragionevolmente detto dagli storici che la metà di essi è morta nella r<strong>it</strong>irata,<br />

combattendo, di freddo, di fame, abbandonandosi sulla neve, l’altra metà, all’<strong>in</strong>circa, <strong>in</strong> prigionia.<br />

I fer<strong>it</strong>i e i congelati sono 26.690.<br />

A Stal<strong>in</strong>grado il 2 febbraio 1943: resa def<strong>in</strong><strong>it</strong>iva della 6 armata del generale von Paulus : i<br />

tedeschi catturati , <strong>in</strong>sieme al loro comandante, sono circa 200.000.” 1<br />

Lasciamo la parola ad un Vescovo ( Mons. Aldo Del Monte ) che è stato giovane Cappellano <strong>in</strong><br />

Russia e ha vissuto la tragedia apocal<strong>it</strong>tica della r<strong>it</strong>irata lungo il fronte del DON…:<br />

“ Molti soldati gridavano il nome del cappellano, sperando che fosse difeso e benedetto….<br />

In Russia il prete susc<strong>it</strong>ava un respiro di speranza per chi era oppresso dalla morte. Io pregavo per<br />

tutti coloro che <strong>in</strong> quella s<strong>it</strong>uazione si str<strong>in</strong>gevano <strong>in</strong>torno al consacrato di Dio: “Signore, fa che<br />

sia vero!”.Ma le armi non conoscevano benedizioni: travolgevano il consacrato così come<br />

purtroppo, travolgevano loro. E per questo anch’io ho avuto paura.<br />

E’ vero, anche steso per terra, <strong>in</strong> un bagno di sangue, potevo ancora apparire come un simbolo di<br />

pace, perché portavo una croce, perché <strong>in</strong> una teca, ormai anch’essa sporca di sangue, portavo il<br />

SS. Sacramento. Ma la guerra, col suo volto di odio e di morte, è essenzialmente “tempo senza<br />

1 Michele Calandri –Biblioteca–“Ist<strong>it</strong>uto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea” – Prov<strong>in</strong>cia<br />

di Cuneo. Notizie riportate dal settimanale “La Guida”<strong>in</strong> data 14/1/2011


46<br />

Dio”. E’ la stessa assenza di Dio che genera la paura. Questa paura, da Stal<strong>in</strong>grado soffiava su<br />

tutta l’ansa del Don, <strong>in</strong>vestendo milioni di uom<strong>in</strong>i…<br />

E toccò anche a me…ma quando gli occhi si stavano spegnendo ed ormai avevo accettato che si<br />

compisse il sacrificio Lui, - o chi per Lui? – mi passò accanto, Come ha fatto esattamente? Io non<br />

lo so. Mi consegnò ad un carro armato che r<strong>it</strong>ornava nelle retrovie, avendo tentato <strong>in</strong>vano di<br />

sfondare l’accerchiamento; ed il carro armato mi riportò tra i miei. Da quel momento, fer<strong>it</strong>o varie<br />

volte, ero più che mai una canna sbattuta dal vento, perché ridotto anch’io, come tanti altri, ad uno<br />

straccio. Ma ora non ero più <strong>in</strong>vest<strong>it</strong>o dal vento dell’odio: ora ero nelle mani della misericordia.<br />

Anche la misericordia degli uom<strong>in</strong>i è un riflesso dell’amore div<strong>in</strong>o…Così per me furono il viaggio<br />

f<strong>in</strong>o a Woroscilograd, la traversata dell’Ucra<strong>in</strong>a, f<strong>in</strong>o a Stal<strong>in</strong>o: dove mi attendeva il treno<br />

ospedale ( su cui vegliavano le bianche <strong>Suore</strong> della Car<strong>it</strong>à! ) f<strong>in</strong>o a Tarvisio.<br />

Mosca, Stal<strong>in</strong>o, Kracovia, Salisburgo, Tarvisio.. Il mondo.<br />

Quando il treno ospedale raggiunse Tarvisio, i fer<strong>it</strong>i sembravano presi da folle euforia. Un mio<br />

amico, dai piedi congelati, si trasc<strong>in</strong>ò f<strong>in</strong>o a terra e, baciandola da esaltato, gridava : “Siamo a<br />

casa, siamo a casa!”.<br />

Signore, mostra agli uom<strong>in</strong>i la tua tenerezza, fa che sperimentiamo i prodigi del tuo<br />

amore…Amen.” 1<br />

1 ALDO DEL MONTE- “LA GLORIA DI DIO È L’UOMO VIVENTE” PIEMME – 1985 pag. 21- 22


47<br />

E QUALCUNO AIUTA … DAL CIELO<br />

C<strong>it</strong>iamo una testimonianza orale e scr<strong>it</strong>ta dell'Illustre Dott. Danilo Cebrelli, Medico -<br />

Chirurgo dell'Ospedale Civile di Voghera (PV) che allega anche documentazione<br />

fotografica dell'accaduto:<br />

“Questa mia testimonianza viene dall'<strong>in</strong>ferno del fronte russo, durante la tragica r<strong>it</strong>irata<br />

delle divisioni <strong>it</strong>aliane nel dicembre-gennaio 1942-1943.<br />

Questi momenti rivivono <strong>in</strong> me con la stessa tensione di allora.<br />

Ho ancora davanti agli occhi l'immensa massa scura<br />

di 35.000 soldati, compresi 6.000 tedeschi, raccolti<br />

sulla bianca distesa di neve gelata, <strong>in</strong> attesa di ord<strong>in</strong>i.<br />

Partiamo verso sud-ovest, <strong>in</strong> condizioni<br />

disumane e disperate sapendo bene che i nostri mezzi<br />

meccanici avevano benz<strong>in</strong>a per soli c<strong>in</strong>quanta<br />

chilometri.<br />

Fu allora che mi rivolsi al Cielo con una supplica<br />

accorata: " Madonna Santissima, salvami tu!".<br />

Immediatamente, non so come, sentii nel mio<br />

cuore una voce ben nota che mi diceva:<br />

"Stia tranquillo, Dottore, il Signore ha accolto<br />

la sua preghiera, e quando sarà il momento, io la<br />

difenderò con la mia persona".<br />

Conoscevo bene quella voce. Era la voce di<br />

Suor Emilia, la Capo Reparto della divisione<br />

chirurgica dell'Ospedale di Voghera (PV), dove io, per<br />

due anni, avevo lavorato come assistente.<br />

Era una Suora di grande fede, Suor Emilia, e di<br />

grande car<strong>it</strong>à; era morta nel febbraio 1942 ed io conservavo nel portafoglio il suo ricord<strong>in</strong>o<br />

funebre.<br />

Il suo messaggio non mi abbandonò mai nei 35 giorni del nostro accerchiamento.<br />

Lo sentivo dist<strong>in</strong>tamente nei momenti più terribili, quando ero sommerso dalla marea di fer<strong>it</strong>i;<br />

quando, togliendo un guanto a un congelato, si staccavano anche le falangi della mano; o<br />

quando toglievo un calzettone e veniva via anche la pianta del piede.<br />

Ad ARBOSOV, <strong>in</strong> tre giorni di battaglia, perdemmo 22.000 uom<strong>in</strong>i.<br />

Eppure quella voce mi dava forza per compiere il mio dovere di medico e mi dava tanta<br />

speranza.<br />

A CERCOVO, il giorno 2 gennaio 1943, mentre medicavo dei fer<strong>it</strong>i, una bomba di<br />

mortaio scoppiò a pochi passi da me. Fui <strong>in</strong>vest<strong>it</strong>o da una raffica di schegge.<br />

Una di queste mi colpì all'altezza del cuore, perforò il portafogli con quanto conteneva, giunse<br />

all'immag<strong>in</strong>etta di Suor Emilia, la trafisse, qu<strong>in</strong>di si arrestò senza ferirmi". 1<br />

Qui f<strong>in</strong>isce la testimonianza del Dott. Danilo Cebrelli e parla la fotografia che porta con sé e<br />

di cui distribuisce copie a tutti i presenti. Che Sr. Emilia 2 fosse una brava Suora ed una valente<br />

<strong>in</strong>fermiera, già lo aveva dimostrato il suo precedente curricolo; le sue capac<strong>it</strong>à <strong>in</strong> sala operatoria e<br />

nel reparto di Chirurgia generale erano state tali che i valenti chirurghi dell'Ospedale di Biella non<br />

vollero accettare il suo trasferimento, pena la r<strong>in</strong>unzia all'<strong>in</strong>tera Comun<strong>it</strong>à delle <strong>Suore</strong> di Car<strong>it</strong>à che<br />

vi operavano da ... cento anni!<br />

1 Testimonianza orale e scr<strong>it</strong>ta del Dottor. Danilo Cebrelli – presentata a Borgaro Tor<strong>in</strong>ese -<br />

2 SUOR EMILIA AMELOTTI nata a Frascarolo (PV) nel 1889 mancata a Voghera (PV) Ospedale il 19 febbraio<br />

1942 a 53 anni di età di cui 34 di v<strong>it</strong>a religiosa.


48<br />

Le SUORE di S. VITTORE e la “follia<br />

evangelica”<br />

di SUOR ENRICHETTA ALFIERI


“C’è un carcere, nel cuore di Milano, si chiama S. V<strong>it</strong>tore.<br />

49<br />

E’ entrato <strong>in</strong> funzione nel 1879.<br />

Qualcuno, qualche anno dopo,<br />

def<strong>in</strong>irà S. V<strong>it</strong>tore “un<br />

<strong>in</strong>ferno”..Ebbene Sr. Enrichetta è<br />

una Suora della Car<strong>it</strong>à che è<br />

andata volontariamente<br />

all’Inferno”. 1<br />

Sr Enrichetta ha coltivato un<br />

sogno folle: umanizzare il carcere.<br />

Qualcosa come rendere ab<strong>it</strong>abile,<br />

se non confortevole, l’<strong>in</strong>ferno.<br />

Un corridoio buio porta ad un<br />

piccolo uscio sbarrato: è il<br />

carcere femm<strong>in</strong>ile. “Donne<br />

sventurate dalle tristi esperienze o<br />

travolte da casi più grandi di loro, alcune amareggiate, altre c<strong>in</strong>iche. Nell’animo di ciascuna di<br />

loro Sr. Enrichetta cercava di <strong>in</strong>s<strong>in</strong>uare il desiderio e l’attesa del bene. Tutte, per lei, erano<br />

“importanti”, tutte bisognose “d’amore”: non la colpa, ma la “persona” al centro.Poco dopo il<br />

suo arrivo, nel 1925, Sr. Enrichetta aveva conosciuto una delle rivolte più impressionanti<br />

all’<strong>in</strong>terno del carcere: per soffocarla era dovuto <strong>in</strong>tervenire l’eserc<strong>it</strong>o e il comando mil<strong>it</strong>are,<br />

temendo per la loro <strong>in</strong>colum<strong>it</strong>à aveva allontanato le <strong>Suore</strong>. Ma le detenute, <strong>in</strong> segno di protesta,<br />

avevano attuato per diversi giorni lo sciopero della fame. Fu necessario richiamare le Religiose<br />

perché prendessero <strong>in</strong> mano la s<strong>it</strong>uazione; e si ottenne ciò che non era stato possibile ottenere con<br />

la m<strong>in</strong>accia delle armi.<br />

Le <strong>Suore</strong>, al loro r<strong>it</strong>orno,<br />

si accorsero che le<br />

detenute più turbolente,<br />

nel frattempo, si erano<br />

occupate del pollaio e<br />

avevano conservato le<br />

uova per le “madri”. 2<br />

CARCERE DI S. VITTORE MILANO<br />

1 ALESSANDRO PRONZATO “UNA SUORA ALL’INFERNO” GRIBAUDI (TO) 1986 pag. 36<br />

2 ALESSANDRO PRONZATO “UNA SUORA ALL’INFERNO” GRIBAUDI (TO) 1986 pag. 76<br />

“Nel periodo<br />

più cruciale della guerra,<br />

la sezione femm<strong>in</strong>ile di S.<br />

V<strong>it</strong>tore si va riempiendo<br />

sempre di più di detenute<br />

“pol<strong>it</strong>iche”. Arriveranno<br />

ad essere duecento. Il<br />

mese di agosto (1943)<br />

anche per Milano diventa<br />

<strong>in</strong>candescente per le<br />

bombe che piovono dal<br />

cielo e sem<strong>in</strong>ano lutti e


50<br />

macerie tra la popolazione civile. I Superiori ord<strong>in</strong>ano alle <strong>Suore</strong> di lasciare la C<strong>it</strong>tà. Le detenute<br />

vengono sfollate altrove. S. V<strong>it</strong>tore è ormai vuoto. Ma gli avvenimenti precip<strong>it</strong>ano. L’8 settembre si<br />

diffonde la notizia dell’armistizio. I tedeschi con azione fulm<strong>in</strong>ea si impossessano di Milano e del<br />

carcere di S. V<strong>it</strong>tore e non impiegano molto tempo a ripopolarlo. Essi trovano però ben presto<br />

difficoltà ad organizzare l’<strong>in</strong>fermeria e la sezione femm<strong>in</strong>ile. Qualcuno suggerisce di richiamare le<br />

<strong>Suore</strong>. Viene <strong>in</strong>teressata la Curia Ambrosiana; i Tedeschi chiedono 14 Religiose, ne avranno solo<br />

12 e Sr. Enrichetta è con loro”. 1<br />

Un poeta che c’è stato, ha def<strong>in</strong><strong>it</strong>o S. V<strong>it</strong>tore come “L’<strong>in</strong>ferno nazifascista” (R. Mandel ).<br />

Il carcere, che già prima non era un luogo di delizie, con l’occupazione tedesca del 10<br />

settembre 1943, divenne un autentico <strong>in</strong>ferno, dotato di tutti i tormenti e con la presenza<br />

regolamentare dei diavoli di servizio.<br />

Le SS si riservarono soprattutto il controllo diretto di alcune sezioni dove venivano<br />

alloggiati i detenuti pol<strong>it</strong>ici e gli Ebrei. I sorveglianti più terribili si chiamavano Himmler, Klem,e<br />

Franz. Il più temuto era il famigerato caporale Franz che nei suoi giri di perlustrazione era sempre<br />

scortato da un grosso cane lupo che era diventato un <strong>in</strong>cubo per tutti.<br />

I castighi collettivi si abbattevano di preferenza e con un crescendo <strong>in</strong>quietante, sul gruppo degli<br />

Ebrei che venivano così privati del miserabile rancio, già ridotto rispetto a quello degli altri<br />

detenuti. L’accanimento di Franz veniva spiegato dal fatto che queste punizioni non venivano<br />

registrate e lui poteva vendere a borsa nera il riso che veniva risparmiato.<br />

Naturalmente l’arrivo delle <strong>Suore</strong> non poteva fare piacere né a Franz né ai suoi complici che<br />

<strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciarono a tenerle d’occhio…<br />

1 ALESSANDRO PRONZATO “UNA SUORA ALL’INFERNO” GRIBAUDI (TO) 1986 pag.86<br />

DETENUTI POLITICI – 1944 – AL CARCERE DI S.<br />

VITTORE DI MILANO


51<br />

Stando alle testimonianze di parecchi <strong>in</strong>ternati, pare che nessuno abbia mai avuto il<br />

coraggio di guardare <strong>in</strong> faccia Franz. Una sola eccezione: Sr. Enrichetta. Questa fragile Suora<br />

riusciva a sostenere lo sguardo del diavolo e sovente coi suoi occhi lum<strong>in</strong>osi riusciva a far passare<br />

la lama di un rimorso <strong>in</strong> quel rozzo soldato dal cuore di sasso..<br />

A lei tuttavia non era consent<strong>it</strong>o entrare nel girone più “<strong>in</strong>fernale” di S. V<strong>it</strong>tore. Ed era il suo<br />

cruccio più tormentoso. Doveva accontentarsi delle detenute pol<strong>it</strong>iche o comuni,, senza poter<br />

varcare il cancello del raggio V dove, all’ultimo piano, erano conf<strong>in</strong>ati gli Ebrei. Tuttavia aveva<br />

trovato il modo di essere <strong>in</strong>formata di tutte le <strong>in</strong>famie che si commettevano là dentro.<br />

Il “Corriere della sera” assicurava che a S. V<strong>it</strong>tore non c’erano bamb<strong>in</strong>i ebrei, ma Sr.<br />

Enrichetta sapeva che all’<strong>in</strong>ferno erano stati scaraventati pure loro…<br />

Una delle date più funeste per gli Ebrei milanesi fu senza dubbio il 16 agosto 1943 con il<br />

rastrellamento massiccio di oltre duecento persone.<br />

Com<strong>in</strong>ciava, nella metropoli ambrosiana, la caccia all’ebreo, una delle più grandi ignom<strong>in</strong>ie della<br />

storia di tutti i tempi. Nelle reti della polizia caddero circa ottocento persone e tutte vennero<br />

deportate <strong>in</strong> Germania, nei campi di sterm<strong>in</strong>io.<br />

Molti di essi venivano prima fatti passare dal carcere di S. V<strong>it</strong>tore.: se c’erano ricchezze o<br />

confessioni da strappare, ci pensava il terribile Franz…<br />

Gli Ebrei, nell’<strong>in</strong>ferno di S. V<strong>it</strong>tore, venivano sottoposti a “trattamento speciale” con<br />

lo scopo preciso di annientare la loro personal<strong>it</strong>à, di ridurli a non-uom<strong>in</strong>i. E le donne dovevano<br />

pulire le celle e i gab<strong>in</strong>etti non con la scopa ( troppo comodo!) ma con la l<strong>in</strong>gua.<br />

Alcune persone decidono che non è onesto f<strong>in</strong>gere di non sapere. Non è lec<strong>it</strong>o rassegnarsi. E’ da vili<br />

dire che non si può fare nulla. Si mettono <strong>in</strong>sieme: coraggio, <strong>in</strong>ventiva, amicizia, soldi, notizie,<br />

passi. Soprattutto bisogna correre, sapendo che il più piccolo errore si paga con la fucilazione.<br />

Ai preti temerari si aggiungono alcuni laici: sono una quarant<strong>in</strong>a. Si sono assunti un comp<strong>it</strong>o<br />

terribile: riuscire a far fuggire gli Ebrei ricercati, procurando loro i documenti necessari. Alcuni di<br />

essi saranno trad<strong>it</strong>i e pagheranno con la v<strong>it</strong>a.<br />

Anche nel carcere di S. V<strong>it</strong>tore, il fronte della resistenza all’odio e alla brutal<strong>it</strong>à,<br />

recluta numerosi volontari e, tra questi volontari, non possono mancare le <strong>Suore</strong>: consacrate a Dio e,<br />

dunque, sempre dalla parte dell’uomo che soffre.<br />

Si stabiliscono contatti, si allacciano collegamenti, si trasmettono <strong>in</strong>formazioni, vengono segnalati i<br />

casi più drammatici. C’é un gran via vai di bigliett<strong>in</strong>i tra detenuti e famiglie, attraverso canali<br />

misteriosi….<br />

Il Card. Schuster viene <strong>in</strong>formato dettagliatamente sulle <strong>in</strong>famie commesse a S. V<strong>it</strong>tore<br />

ed egli non es<strong>it</strong>a a far pervenire documentate e ferme proteste – specialmente nei confronti di Franz<br />

– presso il Colonnello Rauff: ottiene di poter distribuire , almeno nelle maggiori festiv<strong>it</strong>à, un<br />

supplemento di cibo. A questa “folle”scommessa di far fiorire il deserto, partecipano, naturalmente,<br />

le dodici <strong>Suore</strong> della Car<strong>it</strong>à trasc<strong>in</strong>ate dall’esempio contagioso di Suor Enrichetta, loro Superiora.<br />

Anzi, esse svolgono un ruolo di primo piano. Sotto le loro candide pettor<strong>in</strong>e viaggiano biglietti<br />

compromettenti. Le tasche dei loro grembiuli sono gonfie di cibi e medic<strong>in</strong>e. Le sottovesti<br />

custodiscono documenti segreti, carte delicatissime.<br />

Queste donne consacrate al Signore e alla sofferenza dei fratelli, si sono schierate,<br />

senza tentennamenti e paure, dalla parte delle v<strong>it</strong>time, dei deboli; disattendono gli ord<strong>in</strong>i <strong>in</strong>giusti e<br />

le disposizioni brutali, ricorrono a tutti i sotterfugi, alle astuzie, per recare un po’ di sollievo, una<br />

sc<strong>in</strong>tilla di speranza, tentare sbocchi di salvezza per qualcuno. Diventano ribelli, per amore: la<br />

car<strong>it</strong>à deve avere il primato assoluto!. E la fantasia dell’Amore supera,per una volta, quella ispirata<br />

dall’odio.


52<br />

Suor Enrichetta faceva di tutto per vedere gli Ebrei al momento della partenza, anche<br />

se era uno spettacolo che, ogni volta, le straziava il cuore.<br />

Ci sono stazioni, nella “via crucis dell’uomo” <strong>in</strong> cui non è possibile nascondersi, anche se non si<br />

può far nulla.. Suor Enrichetta vuole essere presente sempre e comunque ( collocandosi nei punti<br />

più strategici ), per esprimere la propria solidarietà alle v<strong>it</strong>time, la propria silenziosa protesta contro<br />

gli aguzz<strong>in</strong>i.<br />

Le operazioni si svolgono nel cuore della notte, oppure alle prime luci dell’alba, <strong>in</strong><br />

modo da non attirare la curios<strong>it</strong>à della gente. Nessuno veniva risparmiato. C’erano persone<br />

prelevate di forza dagli ospedali e che ancora stavano <strong>in</strong> barella, anziani che camm<strong>in</strong>avano a stento.<br />

“C’erano donne che si presentavano con tre, quattro creature, che non potevano reggere <strong>in</strong> braccio,<br />

allora le SS buttavano i bamb<strong>in</strong>i sui camion come la legna”( A. Ravelli)<br />

Suor Enrichetta assiste,<br />

<strong>in</strong> un angolo dell’androne d’<strong>in</strong>gresso<br />

alle penose operazioni di “carico”<br />

che, stavolta avvengono <strong>in</strong> pieno<br />

giorno, con il sol<strong>it</strong>o r<strong>it</strong>uale di<br />

brutal<strong>it</strong>à e sadismo.<br />

Passandole accanto, gli Ebrei le<br />

tendono la mano e lei ha qualcosa da<br />

dare a ciascuno.<br />

Quando ormai la processione si è<br />

sciolta, compare una donna con un<br />

bamb<strong>in</strong>o al collo: - Sorella, per me<br />

non c’è nulla ?” Suor Enrichetta è<br />

desolata, smarr<strong>it</strong>a. La borsa è vuota<br />

e le tasche pure..<br />

Interviene con ghigno feroce uno delle SS e dice: -La Suora non ha più niente da darti? Ci penso<br />

io!” Strappa dalle mani della madre la creatur<strong>in</strong>a e la scaraventa a spiaccicarsi contro il muro.<br />

Il cuore di Sr. Enrichetta, già debolissimo, sembra non reggere allo schianto.<br />

Ma qualche volta succede anche il miracolo e succede proprio dentro l’<strong>in</strong>ferno dove<br />

c’è uno dei diavoli più scatenati : il famigerato Franz.<br />

Si trattava di una delle sol<strong>it</strong>e, strazianti partenze. Una donna ebrea è all<strong>in</strong>eata, con altri,<br />

dietro l’autocarro che la porterà al convoglio dell’<strong>in</strong>famia. Sr. Enrichetta l’ha <strong>in</strong>tercettata e non<br />

riesce a staccare lo sguardo da quella poveraccia che reca una creatura <strong>in</strong> grembo e l’altra <strong>in</strong><br />

braccio…Sente che deve fare qualcosa, anche l’impossibile, se è il caso: affronta con decisione il<br />

caporale Franz, lo scuote dalla sua <strong>in</strong>differenza, lo obbliga a guardare a quella madre e gli grida, più<br />

col cuore che con le parole : “Se anche lei ha una moglie e un bamb<strong>in</strong>o, ebbene, pensi a queste<br />

creature che non sono diverse da loro e faccia qualcosa per salvarle!”.<br />

Incredibile! Le parole accorate della Suora fanno breccia <strong>in</strong> quel cuore di pietra: Franz, non soltanto<br />

annulla la partenza della donna, ma ne dispone l’immediata scarcerazione.<br />

Quel giorno, nell’<strong>in</strong>ferno, si è verificato un miracolo, per colpa di una piccola Suora.<br />

Sr. Enrichetta considera l’amore come la parola chiave, def<strong>in</strong><strong>it</strong>iva, del l<strong>in</strong>guaggio<br />

cristiano.<br />

Nella sua v<strong>it</strong>a non c’è stato solo il grande miracolo del caporale Franz che ha avuto pietà di una<br />

donna e delle sue due creature, ci sono stati tanti altri miracoli che non faranno mai notizia e che<br />

hanno avuto come protagonisti <strong>in</strong>dividui i quali, all’improvviso, hanno deciso di avere pietà di se<br />

stessi e della propria v<strong>it</strong>a sgangherata.<br />

Ma, all’<strong>in</strong>ferno di S. V<strong>it</strong>tore, non c’erano solo gli Ebrei, c’erano anche le detenute e i<br />

detenuti ”pol<strong>it</strong>ici”, colpevoli di non piegarsi all’ideologia ”impazz<strong>it</strong>a” dom<strong>in</strong>ante e anch’essi


53<br />

dovevano subire le vessazioni del caporale Franz*…”San V<strong>it</strong>tore era un <strong>in</strong>ferno ma, per fortuna,<br />

c’erano le <strong>Suore</strong>…” : è il r<strong>it</strong>ornello che ancora si sente ripetere da chi ne ha fatto l’esperienza, a<br />

distanza di tempo…<br />

Quando una detenuta “pol<strong>it</strong>ica” veniva posta <strong>in</strong> isolamento, non aveva dir<strong>it</strong>to al<br />

materasso, ma le <strong>Suore</strong> sapevano che la “coperta” era consent<strong>it</strong>a: così cap<strong>it</strong>ava che andassero al<br />

magazz<strong>in</strong>o a prelevare “sei coperte” da consegnare alla detenuta “pol<strong>it</strong>ica”…<br />

Per i Preti reclusi la privazione più dolorosa era quella della celebrazione dell’Eucaristia<br />

ma…c’erano le <strong>Suore</strong>…e c’era la loro Cappella!<br />

Le <strong>Suore</strong> uscivano tutte le matt<strong>in</strong>e per andare a Messa e la Superiora si confessava tutti<br />

i giorni: <strong>in</strong> realtà lo faceva per conto di terzi: <strong>in</strong> questo modo passavano i messaggi più urgenti…e<br />

molte scarcerazioni furono possibili grazie alla tempestiv<strong>it</strong>à delle <strong>in</strong>formazioni forn<strong>it</strong>e da Suor<br />

Enrichetta. che era coraggiosa e prudente, e anche <strong>in</strong> Comun<strong>it</strong>à non parlava mai delle operazioni più<br />

rischiose perché sapeva che bastava lasciarsi sfuggire una sola parola per provocare disastri<br />

irreparabili.<br />

“ Hanno arrestato la Superiora !”<br />

Sabato, 23 settembre 1944, ore tredici.<br />

A S. V<strong>it</strong>tore è successo qualcosa di <strong>in</strong>credibile. Suor Enrichetta ha ormai il numero di<br />

matricola: 3209 e viene condotta <strong>in</strong> isolamento: una cella che al solo nom<strong>in</strong>arla, mette i brividi<br />

addosso e lei lo sa… E’ la “cella di rigore”, nel carcere maschile, la cosiddetta cella dei “topi”.<br />

Cosa è mai successo ?<br />

La sera del 22 settembre arrivano quattro nuove detenute nella Sezione Femm<strong>in</strong>ile Pol<strong>it</strong>ica. Tre<br />

sono le sorelle del Parroco di un paese vic<strong>in</strong>o, la quarta è la signora Potumian, una donna di orig<strong>in</strong>e<br />

armena, sulla trent<strong>in</strong>a il cui mar<strong>it</strong>o collabora con gli Americani: una “soffiata” permette ai tedeschi<br />

di mettersi sulle sue tracce ma, <strong>in</strong> casa, trovano solo la moglie e l’arrestano, il mar<strong>it</strong>o riesce <strong>in</strong><br />

qualche modo a fuggire. Frugando tra i materassi essi trovano materiale scottante: una lista<br />

comprendente i nomi di un’ottant<strong>in</strong>a di collaboratori.<br />

La Potumian è disperata: <strong>in</strong> c<strong>it</strong>tà ci sono i suoi fratelli che sono completamente<br />

all’oscuro dell’attiv<strong>it</strong>à di suo mar<strong>it</strong>o,: bisogna avvertirli perché si mettano <strong>in</strong> salvo.<br />

Suor Enrichetta le ripete all’<strong>in</strong>f<strong>in</strong><strong>it</strong>o che è troppo rischioso, che non si può fare e che non ha<br />

nessuno a cui si possa affidare una missione così delicata. , ma quella <strong>in</strong>siste drammaticamente e la<br />

buona Superiora, mossa a compassione f<strong>in</strong>isce per cedere. Una guardiana le dice che si <strong>in</strong>carica lei<br />

di recap<strong>it</strong>are il biglietto. Sr. Ennrichetta dà un’occhiata allo scr<strong>it</strong>to della Potumian e vi aggiunge di<br />

suo pugno qualche riga, qu<strong>in</strong>di lo affida alla guardiana che, però a sua volta l’affida a persone di<br />

buona volontà ma poco sperimentate. Quando la persona <strong>in</strong>caricata di recap<strong>it</strong>are il biglietto<br />

raggiunge la casa dei fratelli Potumian scopre di essere già stata preceduta dai tedeschi : un<br />

ufficiale, <strong>in</strong> borghese chiede il nome del m<strong>it</strong>tente e lei fa il nome di Sr. Enrichetta.


54<br />

Nel carcere serpeggia un senso di sbigottimento, molti piangono, solo Franz<br />

sghignazza compiaciuto : ora, pagherà per sempre!<br />

Con l’aiuto degli “Appunti” di Sr. Enrichetta ricostruiamo qualche dato preciso:” Mi si accusava di<br />

spionaggio e di <strong>in</strong>tesa col nemico per mezzo di biglietti cifrati…Dissi che la mia <strong>in</strong>tenzione era<br />

quella di compiere un atto di pietà. Ma non mi si volle credere. Ai loro occhi io apparivo come una<br />

trad<strong>it</strong>rice della patria, una spia. Per tradimento e spionaggio viene comm<strong>in</strong>ata la pena di morte,<br />

cioè la fucilazione…..Cercai di salvare le altre persone co<strong>in</strong>volte: erano mamme, addossandomi<br />

tutta la colpa, ma non ci riuscii…..Mi rilasciarono il famoso cartell<strong>in</strong>o col N. 3209 e il segno<br />

convenzionale dell’isolamento V”.<br />

“Mi r<strong>it</strong>rovai <strong>in</strong> una cella buia, sola, smarr<strong>it</strong>a, col cuore che pareva sul punto di scoppiare….Lo<br />

sgomento, il fetore, la mancanza d’aria congiuravano <strong>in</strong>sieme per abbattermi….Un’<strong>in</strong>vocazione<br />

alla Madonna mi diede la forza di cui abbisognavo. Quelli, avrebbero potuto piombare lì<br />

all’improvviso e compiere la perquisizione che mi era stata risparmiata al momento<br />

dell’arresto…In tutta fretta mi misi a sbriciolare m<strong>in</strong>uziosamente il pacchetto di scr<strong>it</strong>ti che portavo<br />

nella pettor<strong>in</strong>a del vest<strong>it</strong>o. Erano comunicazioni varie di detenuti e parenti (domande e risposte),<br />

richieste di <strong>in</strong>formazioni da parte dei Com<strong>it</strong>ati…Poi <strong>in</strong>filavo il tutto <strong>in</strong> un buco che dava su un<br />

corridoio cieco.”.<br />

Ad un tratto vengo scossa da uno stridore di chiavi, uno sbatacchiare di porte…Un giro di chiavi,<br />

un colpo di catenaccio e la mia porta si spalancò. Il cuore mi saltò <strong>in</strong> gola.<br />

Era Manfred<strong>in</strong>i. Le Consorelle avevano perorato la mia causa ed egli, per ord<strong>in</strong>e del cap<strong>it</strong>ano,<br />

veniva a togliermi di là per passarmi al Raggio Isolamento, vigilati speciali, cella n. 49: una cella<br />

squallida, ma pul<strong>it</strong>a, al primo piano, <strong>in</strong> cui filtrava un po’ di luce. Sub<strong>it</strong>o, dietro di me, entrò<br />

Amatore, il magazz<strong>in</strong>iere, aiutato da un detenuto. Mi portava il materasso, il cusc<strong>in</strong>o, le lenzuola e<br />

la coperta che, con molta destrezza, era riusc<strong>it</strong>o a farsi consegnare al magazz<strong>in</strong>o femm<strong>in</strong>ile, cioè<br />

dalle <strong>Suore</strong>, perché fossero pul<strong>it</strong>i.”<br />

Anche Manfred<strong>in</strong>i, lo sbirro, il venduto, ha un momento di uman<strong>it</strong>à e, prima di chiudere la<br />

porta, chiede alla povera Suora se le occorre qualcosa e se deve dire “qualcosa” alle sue <strong>Suore</strong>: Sr.<br />

Enrichetta lo prega di portarle il libro delle preghiere e lo r<strong>in</strong>grazia.<br />

R<strong>in</strong>chiusa nella cella n. 49 Sr. Enrichetta, pur attanagliata dall’angoscia, non può fare a meno di<br />

preoccuparsi dei guai altrui , pensa alle altre due mamme che sono state <strong>in</strong>carcerate con lei, per lo<br />

stesso motivo e prega anche per loro.<br />

“La preghiera e la med<strong>it</strong>azione divennero la mia unica occupazione, la mia forza nella prigionia.<br />

A mezzanotte venne Manfred<strong>in</strong>i a portarmi il libro delle preghiere che avevo chiesto, <strong>in</strong>sieme ai<br />

saluti delle suore e ad un vasetto di frutta cotta…”<br />

Intanto le <strong>Suore</strong> avevano <strong>in</strong>formato dell’arresto S. E il Card<strong>in</strong>al Schuster e si erano rivolte al<br />

Comando Germanico.<br />

“Il quarto giorno, verso le tredici, venne un agente ad annunciarmi con molta premura che mi era<br />

stato accordato il permesso di scendere nel cortiletto a prendere un po’ d’aria. Lo r<strong>in</strong>graziai ma<br />

dissi che r<strong>in</strong>unciavo. Quello mi pregò di andarvi perché le mie consorelle si sarebbero affacciate al<br />

f<strong>in</strong>estrone della sezione <strong>it</strong>aliana che stava proprio di fronte al passeggio per vedermi.<br />

Dovetti accondiscendere, benché la cosa mi sembrasse pericolosa…”<br />

Ma tutto era stato predisposto e le <strong>Suore</strong> , nascoste dietro i f<strong>in</strong>estroni , le fecero capire che era stata<br />

avvisata la Superiora prov<strong>in</strong>ciale e che il Card<strong>in</strong>ale si dava da fare presso il Comando Tedesco.


55<br />

Per non dare nell’occhio, si erano stese per terra, <strong>in</strong> modo che si vedesse solo la testa.<br />

Evidentemente la furbizia nella Comun<strong>it</strong>à di S. V<strong>it</strong>tore era una virtù tenuta <strong>in</strong> gran conto.<br />

“Mercoledì 27, verso le ore 9, si presentò <strong>in</strong> cella il Dott. Colossesi. Con estrema precauzione<br />

trasse un bigliett<strong>in</strong>o dal fondo dei pantaloni e me lo porse con queste parole:- glielo mandano le<br />

sue Consorelle. ..Nel bigliett<strong>in</strong>o, le <strong>Suore</strong>, oltre a darmi notizie dell’arrivo della Prov<strong>in</strong>ciale mi<br />

pregavano di non mancare all’appuntamento del passeggio del pomeriggio, perché mi avrebbero<br />

<strong>in</strong>formato sui risultati dei colloqui.<br />

Quando scesi, alle 13 le suore, nella penombra del corridoio, dietro il f<strong>in</strong>estrone, a mezza voce e a<br />

sgni mi fecero capire che dal comando tedesco era stata ottenuta l’esclusione della fucilazione. Era<br />

però <strong>in</strong>ev<strong>it</strong>abile la mia deportazione <strong>in</strong> Germania. Una sentenza terribile. Io preferivo la prima alla<br />

seconda soluzione. Le suore mi dicevano che erano tutte pronte a venire con me. Forse avrebbero<br />

estratto a sorte, non mi avrebbero lasciata partire sola. Intanto la madre prov<strong>in</strong>ciale non si dava<br />

pace e cercava di ottenere la commutazione della mia deportazione <strong>in</strong> qualche forma di<br />

<strong>in</strong>ternamento.<br />

I giorni passavano e le notti erano sempre tormentosissime.<br />

La mia sentenza era già stata pronunciata: deportazione.<br />

Quante volte avevo pianto e avevo sent<strong>it</strong>o il mio cuore lacerarsi per la partenza di tanti <strong>in</strong>felici…<br />

ora toccava a me…..Tutti mi esortavano a sperare, a pazientare….<br />

La data del 29 settembre resterà memorabile nella mia v<strong>it</strong>a, da pochi m<strong>in</strong>uti ero stesa sul mio<br />

giaciglio, quando un rumore di passi, di grida confuse e conc<strong>it</strong>ate, mi misero <strong>in</strong> allarme. Ebbi<br />

l’impressione che la cosa riguardasse molta gente…. Il matt<strong>in</strong>o seguente seppi che f<strong>in</strong>almente<br />

avevano arrestato e condotto <strong>in</strong> carcere una novant<strong>in</strong>a di agenti crim<strong>in</strong>ali della famigerata polizia<br />

segreta conosciuta col nome di “banda Koch”.<br />

A un tratto <strong>in</strong> mezzo a tutto quel fracasso, avvertii dist<strong>in</strong>tamente i passi di uno che si avvic<strong>in</strong>ava e<br />

urlava un ord<strong>in</strong>e secco: -si parte. A mezza notte si parte.- Erano le 22 o poco più. Il mio spavento è<br />

al di là di ogni immag<strong>in</strong>azione. Mi sentii svenire. Con un’angoscia mortale nell’anima, guardando<br />

Gesù Crocifisso, come Lui pregai –Signore, se è possibile allontana da me questo calice amaro, se<br />

no, fiat! Ma dammi la forza che mi manca-. Mi vestii e rimasi impietr<strong>it</strong>a appoggiandomi al letto,<br />

Mentre mi consumavo <strong>in</strong> questa attesa, il movimento andava via via scemando. Poi cessò di colpo.<br />

Suonò la mezzanotte e tutto rientrò nel silenzio.<br />

A poco a poco mi calmai e decisi di tornare a letto. Impossibile dormire….. Circa mezz’ora dopo,<br />

sento i motori che si avviano fragorosamente. L’aria viene lacerata da un grido:- ne mancano due!<br />

Immediatamente si scatena un correre affannato, un andirivieni verso il centro. – Una sono io-<br />

penso. Balzo dal letto. Mi vesto <strong>in</strong> fretta, prendo il mio fagott<strong>in</strong>o e sto alla porta <strong>in</strong> attesa.<br />

Passano e ripassano al pian terreno, ma da me non viene nessuno. Parte il camion e io sono<br />

ancora lì col fiato sospeso ad origliare. Qualche istante dopo tutto torna <strong>in</strong> silenzio.<br />

R<strong>in</strong>grazio il Signore di averla scampata anche questa volta. Ma ecco, ad un tratto, giungere un<br />

altro camion, che mi costr<strong>in</strong>se a balzare di nuovo dal letto e a vestirmi. Ci siamo. Ora non sfuggo<br />

più. Dalla sezione civile dovevano partire 400 operai, probabilmente mi avrebbero aggregata a<br />

loro…. Dalle 2 alle 4 rimasi <strong>in</strong> uno stato penoso. Tremavo e pregavo. Non successe nulla e per la<br />

4° volta mi stesi sul letto. Al matt<strong>in</strong>o il medico mi trovò come un cencio”<br />

Suor Enrichetta è talmente coraggiosa da non avere bisogno di rec<strong>it</strong>are la parte<br />

dell’eroe. Il medico non trova una martire con l’aureola <strong>in</strong> testa, ma un cencio. E’ una donna che ha<br />

paura anche se la sua paura non le ha mai imped<strong>it</strong>o di compromettersi per i deboli, di tener testa a<br />

Franz e agli sbirri come lui. Con il suo fisico fragile, sempre sul punto di spezzarsi, ha sostenuto<br />

l’urto tremendo della violenza più bestiale.


Ha avuto paura come Cristo nel Getzemani….<br />

56<br />

“Nel pomeriggio scesi ugualmente al passeggio per stabilire il sol<strong>it</strong>o contatto con le suore. Non mi<br />

reggevo più. Il matt<strong>in</strong>o seguente venne il dottor Gatti con un ord<strong>in</strong>e categorico: -sub<strong>it</strong>o a letto-.<br />

Quel matt<strong>in</strong>o stesso egli aveva captato dalla radio un messaggio preciso: -metti sub<strong>it</strong>o la madre a<br />

letto e provvedi al più presto per il ricovero <strong>in</strong> cl<strong>in</strong>ica. Il resto lo faremo noi-. I patrioti, i cosiddetti<br />

ribelli, sapevano e pensavano a me. Mi avrebbero rap<strong>it</strong>a dalla cl<strong>in</strong>ica per sottrarmi alla<br />

deportazione. Il medico non es<strong>it</strong>ò a stendere il certificato diagnostico per il ricovero <strong>in</strong> cl<strong>in</strong>ica.<br />

Verso le 13 venne affisso alla porta della cella il cartell<strong>in</strong>o medico di pragmatica….”<br />

Nel frattempo la curia di Milano era riusc<strong>it</strong>a a conferire col colonnello Rauff il quale<br />

aveva promesso di fare <strong>in</strong>terrogare suor Enrichetta e, dopo l’<strong>in</strong>terrogatorio, avevano deciso di<br />

<strong>in</strong>ternarla al campo di concentramento per religiose, <strong>in</strong> Italia. Quello che faceva maggiormente<br />

soffrire suor Enrichetta era la privazione dell’Eucaristia.<br />

3209: scarcerata!<br />

“Mi giungeva all’improvviso un’ambasciata sensazionale da parte delle mie consorelle: Don<br />

Bicchierai assicurava la mia scarcerazione per domani, martedì 3 ottobre 1944, ore 11…. Presto<br />

dovetti persuadermi che si trattava di realtà. Tutti venivano di nascosto a felic<strong>it</strong>arsi con me. Io,<br />

<strong>in</strong>vece <strong>in</strong>tuii sub<strong>it</strong>o che non poteva essere così semplice.<br />

Infatti dovevo essere <strong>in</strong>ternata, f<strong>in</strong>o a guerra f<strong>in</strong><strong>it</strong>a, al campo di concentramento<br />

dell’ist<strong>it</strong>uto Palazzolo a Grumello del Monte, <strong>in</strong> prov<strong>in</strong>cia di Bergamo. Il pensiero di abbandonare<br />

quei cari fratelli, di allontanarmi da loro e dal mio apostolato di car<strong>it</strong>à, mi rattristò molto. Una<br />

cosa sola mi confortava: aver scampato la deportazione <strong>in</strong> Germania. Prima delle 6 del matt<strong>in</strong>o<br />

potei ricevere la Comunione. Adorai, r<strong>in</strong>graziai il Signore e Lo pregai di accompagnarmi anche<br />

nell’esilio. Alle 11 <strong>in</strong> macch<strong>in</strong>a fui trasfer<strong>it</strong>a alla casa di cura del Policl<strong>in</strong>ico, presso le mie<br />

consorelle, poi mi avrebbero portata al campo assegnato”<br />

Tra i detenuti pol<strong>it</strong>ici ricordati da suor Enrichetta vi erano Indro Montanelli, una delle<br />

firme più prestigiose del nostro giornalismo e Mike Buongiorno, uno dei padri della televisione<br />

<strong>it</strong>aliana.<br />

A propos<strong>it</strong>o di suor Enrichetta Indro Montanelli dice:<br />

“Tra noi detenuti – pol<strong>it</strong>ici - la figura della suora era assai<br />

popolare. Tutti noi ricevevamo, attraverso canali che<br />

partivano da lei, alcuni bigliett<strong>in</strong>i…. Io ero condannato a<br />

morte. Mia moglie, <strong>in</strong>vece, era reclusa nella Sezione<br />

Femm<strong>in</strong>ile. Con lei stava, tra le altre, la madre di Mike<br />

Buongiorno.<br />

Quella suora è riusc<strong>it</strong>a addir<strong>it</strong>tura a farmi<br />

<strong>in</strong>contrare con mia moglie, attraverso un <strong>in</strong>trico di corridoi<br />

e cunicoli, eludendo la ferrea vigilanza<br />

di Franz. Una cosa che, fosse stata<br />

scoperta, avrebbe avuto conseguenze<br />

irreparabili per tutti… Bisogna ricordare questa suora bravissima. Una figura<br />

stupenda…”.<br />

Mike Buongiorno aggiunge:<br />

“ Sr. Enrichetta era effettivamente un personaggio <strong>in</strong>credibile.<br />

In carcere parlavano tutti di quest’angelo, che nel Reparto Femm<strong>in</strong>ile (dove<br />

era r<strong>in</strong>chiusa anche sua mamma ) aiutava le prigioniere e si faceva <strong>in</strong> quattro


57<br />

per alleviare ogni pena. Sono certamente favorevole alla beatificazione di Suor Enrichetta. Ella<br />

rappresenta un poco la storia di tutti quelli che hanno sofferto <strong>in</strong> San V<strong>it</strong>tore durante quegli anni<br />

terribili. Chi lavorava là dentro era un eroe…”<br />

Tra i detenuti vi erano anche parecchi Sacerdoti, tra cui Don Paolo Liggeri, assistente dell’Opera<br />

Card<strong>in</strong>al Ferrari. Egli fu arrestato il 24 marzo 1944, proprio mentre si preparava a celebrare<br />

l’Eucaristia. La sua deposizione al Tribunale diocesano dei santi fu avv<strong>in</strong>cente:<br />

“Al primo giorno di <strong>in</strong>carcerazione a San V<strong>it</strong>tore, a tarda sera, uno dei second<strong>in</strong>i mi recò,<br />

nascostamente, una polpetta e un asciugamano, da parte di Sr. Enrichetta…Ella sapeva che <strong>in</strong><br />

quell’epoca non veniva distribu<strong>it</strong>o ai detenuti neanche un pezzo di pane per cena e che io ero<br />

giunto <strong>in</strong> carcere nel pomeriggio. Ma quanto era squis<strong>it</strong>amente femm<strong>in</strong>ile anche la sollec<strong>it</strong>ud<strong>in</strong>e di<br />

<strong>in</strong>viarmi un asciugamano, perché io ero entrato <strong>in</strong> carcere con appena gli ab<strong>it</strong>i che avevo al<br />

momento dell’arresto…” 1<br />

Ed aggiunge ancora: “ I detenuti, non pochi, che la conobbero, ebbero per lei vera e somma<br />

venerazione, come anche gli stessi second<strong>in</strong>i, che rischiavano la loro parte nell’aiutare Sr.<br />

Enrichetta nella sua attiv<strong>it</strong>à di bene. Solo la venerazione per questa donna li portava ad esporsi a<br />

tanto”. 2<br />

Alle altre testimonianze si aggiunge quella, autorevole, di Mons. Giovanni Barbareschi che, a<br />

distanza di sessant’anni racconta:<br />

"Sono diventato prete e ho celebrato la mia prima Messa il 15 agosto 1944. Proprio quella sera ho<br />

conosciuto Suor Enrichetta Alfieri. Come mai? Mi ero recato nelle vic<strong>in</strong>anze del Carcere di S. V<strong>it</strong>tore perché<br />

avevo saputo di un convoglio di Ebrei e di prigionieri pol<strong>it</strong>ici <strong>in</strong> partenza per i campi di concentramento, <strong>in</strong><br />

Germania. Ero andato prima di tutto per conoscere chi erano i deportati, perché la tortura psicologica di<br />

coloro che restavano fuori, <strong>in</strong> libertà, consisteva nel cercare di avere notizie e spesso non riuscivamo ad<br />

averne.<br />

Ero andato anche per cercare di portare un po’ di sollievo a quelli che erano <strong>in</strong> partenza: qualche<br />

rifornimento di viveri, qualche cosa che potesse loro servire.<br />

Le SS. tedesche mi hanno preso mentre svolgevo questa funzione di aiuto car<strong>it</strong>atevole; portavo la veste da<br />

prete, ma loro non guardavano a queste cose.<br />

Nel Carcere di S. V<strong>it</strong>tore, mentre ero <strong>in</strong> attesa di essere <strong>in</strong>terrogato, passò una Suora: era Suor Enrichetta.<br />

Ha cap<strong>it</strong>o sub<strong>it</strong>o che io ero <strong>in</strong> arresto, mi ha guardato negli occhi e mi ha detto: "Coraggio!" Quella parola<br />

mi è restata dentro, come quel volto, quegli occhi e quello sguardo. Poi sono diventato “osp<strong>it</strong>e” di S.<br />

V<strong>it</strong>tore e lì ho conosciuto la bontà e la capac<strong>it</strong>à di Suor Enrichetta. Voi non riusc<strong>it</strong>e ad immag<strong>in</strong>are che cosa<br />

poteva fare una <strong>Suore</strong> <strong>in</strong> quelle condizioni!<br />

Capire Suor Enrichetta, come donna e come Suora, capire la sua sensibil<strong>it</strong>à nel contesto del Carcere, non<br />

era facile; era serena, sempre, serena <strong>in</strong> modo <strong>in</strong>teriore. Guardava il caporale Franz come fosse lei il<br />

superiore e l'altro doveva abbassare gli occhi. Lo sguardo di Suor Enrichetta era più forte della potenza<br />

cattiva del Caporale.<br />

Mi hanno trattato come trattavano tutti: sono stato anche picchiato, torturato. Ogni volta che si usciva da<br />

quella stanza dove avvenivano gli <strong>in</strong>terrogatori e le torture, ricordo che io cercavo il volto di Suor<br />

Enrichetta. Lei si faceva sempre vedere nel Raggio 5°, trovava noi e ci guardava <strong>in</strong> faccia. Infatti io ero nel<br />

raggio 5°, cella n. 102. Tutti noi avevamo paura che la tortura ci facesse parlare e rivelare i nomi degli<br />

amici che con noi combattevano, lottavano, soffrivano per la libertà di un popolo. Quando si tornava nel<br />

raggio, e tutti erano affacciati alle celle per guardare, eravamo d'accordo su un segno convenzionale:<br />

alzare il braccio destro. Questo voleva dire:" Non ho parlato state tranquilli”. Ma una volta io non ebbi la<br />

1 Pos<strong>it</strong>io super virtutibus Servae Dei Henricae Alfieri pag. 145<br />

2 Pos<strong>it</strong>io super virtutibus Servae Dei Henricae Alfieri pag. 150


58<br />

forza di rialzare il braccio perché mi avevano fatto più male del sol<strong>it</strong>o. L 'ho detto a Suor<br />

Enrichetta e lei, che mi seguiva, ha alzato il braccio al mio posto … Grazie, Suor Enrichetta!<br />

Però tu, Suor Enrichetta, hai avuto la risposta che mer<strong>it</strong>avi: improvvisamente tutti i detenuti<br />

hanno preso la loro gavetta <strong>in</strong> mano, il cucchiaio e la forchetta e hanno picchiato forte contro le<br />

sbarre ed è stata una s<strong>in</strong>fonia, un'orchestra meravigliosa: essi volevano sì r<strong>in</strong>graziare me che non<br />

avevo parlato, ma volevano anche r<strong>in</strong>graziare Suor Enrichetta di quella sua presenza <strong>in</strong>telligente.<br />

Poi, ecco spuntare uno delle SS e Suor Enrichetta (che aveva il braccio alzato!) tranquilla, come se<br />

niente fosse, traccia un gran segno di Croce e dice: “Nel nome del Padre e del Figlio e dello<br />

Spir<strong>it</strong>o Santo. Amen”<br />

Questa era la presenza di spir<strong>it</strong>o di quella donna. La stessa presenza di spir<strong>it</strong>o che la rendeva<br />

serena, anche quando è stata <strong>in</strong>carcerata e cacciata nel sottosuolo di S. V<strong>it</strong>tore …<br />

Bisogna essere stati "dentro" per comprendere che cosa può aver passato, cosa può aver<br />

sofferto,quali le torture psicologiche a cui certamente sarà stata sottoposta.<br />

Devo dire un'altra cosa: io sono stato arrestato mentre portavo l'ab<strong>it</strong>o talare. Mi hanno picchiato e<br />

l'ab<strong>it</strong>o talare pieno di sangue ne era un segno. Non sapevo che f<strong>in</strong>e avesse fatto la mia veste: ho<br />

saputo poi che Suor Enrichetta l 'aveva fatta arrivare alla mia mamma attraverso una Suora di Via<br />

N<strong>in</strong>o Bixio, <strong>in</strong> modo che la mamma non fosse costretta a venire a San V<strong>it</strong>tore a r<strong>it</strong>irarla, così che<br />

Suor Enrichetta non fosse scoperta.<br />

Anche per questo gesto di rest<strong>it</strong>uzione della veste talare alla mia mamma devo dire grazie a lei!<br />

Devo dirle grazie anche per un altro suo gesto, e voi non dovete meravigliarvi, perché <strong>in</strong> Carcere può<br />

cap<strong>it</strong>are anche questo.<br />

Quando, trascorsi alcuni giorni, io ho detto a Suor Enrichetta che, dopo la prima Messa, non avevo<br />

più potuto celebrare la seconda, il Card. Schuster <strong>in</strong>tervenne ed ottenne che io potessi essere<br />

accompagnato nella Cappella delle <strong>Suore</strong> per la Celebrazione Eucaristica.<br />

Scortato dalle milizie delle SS sono arrivato <strong>in</strong> questa Cappella e ho trovato Suor Enrichetta e le altre<br />

quattro <strong>Suore</strong> <strong>in</strong> g<strong>in</strong>occhio, vic<strong>in</strong>o ali 'Altare. Ho celebrato così la mia seconda Messa.<br />

Dopo qualche giorno, ho trovato sul! 'altare una Pisside piena di ostie da consacrare. Ho guardato<br />

Suor Enrichetta e le ho domandato: "Consacro?". Lei rispose: "Consacra!" Dopo aver consacrato, io<br />

aspettavo di dover portare la Comunione a qualcuno, ma Suor Enrichetta, lì presente, mi disse: "<br />

Mangia, mangia!". lo, <strong>in</strong> questo modo, facevo la prima colazione. Inoltre, <strong>in</strong>vece della piccola ampolla<br />

di v<strong>in</strong>o, ho trovato un conten<strong>it</strong>ore simile a un mezzo l<strong>it</strong>ro e Suor Enrichetta mi disse: "Bevi, bevi!"<br />

Certo, non sarò stato l<strong>it</strong>urgico ....<br />

Ho cont<strong>in</strong>uato così per quelle c<strong>in</strong>que o sei Messe che ho potuto celebrare al Carcere di San V<strong>it</strong>tore.<br />

Questo vi dice la car<strong>it</strong>à, l'<strong>in</strong>telligenza, la delicatezza di Suor Enrichetta .....<br />

.... Suor Enrichetta era m<strong>it</strong>e ed umile.<br />

Oggi parlare di m<strong>it</strong>ezza è <strong>in</strong>consueto, non è una parola del vocabolario moderno; si preferisce parlare<br />

di durezza, di potere, si preferiscono altri volti. Suor Enrichetta era il volto di una mamma. La sua<br />

grandezza consiste nell'essere stata la mamma di tutti.<br />

Non per nulla il primo libro dedicato alla v<strong>it</strong>a di Suor Enrichetta è stato scr<strong>it</strong>to da un altro detenuto,<br />

Claudio Sartori, ed ha come t<strong>it</strong>olo: "La Mamma di San V<strong>it</strong>tore" 1 .<br />

Tra le pag<strong>in</strong>e de”Il ponte dei corvi”di Maria Massariello Arata, fervente antifascista, che fu<br />

arrestata il 4 luglio 1944 e reclusa <strong>in</strong> San V<strong>it</strong>tore e, poi, deportata nel Lager di Ravensbruck, si<br />

legge:<br />

“Ricordo <strong>in</strong>oltre con animo pieno di commossa grat<strong>it</strong>ud<strong>in</strong>e le Reverende <strong>Suore</strong> di San V<strong>it</strong>tore: la<br />

Madre Superiora, Suor Enrichetta Alfieri, Suor Gaspar<strong>in</strong>a, Suor V<strong>in</strong>cenza, Suor Onor<strong>in</strong>a e le altre<br />

1 Dal "Notiziario" - novembre 2004 - Testimonianza di Mons. Giovanni Barbareschi


59<br />

ancora. Sono anch’esse nobili figure della Resistenza milanese. Con i maniconi della loro veste,<br />

le loro sante Messe <strong>in</strong> San V<strong>it</strong>tore, quanti biglietti portarono fuori dal carcere! Erano biglietti di<br />

collegamento dei carcerati con l’attiv<strong>it</strong>à clandest<strong>in</strong>a esterna che cont<strong>in</strong>uava, erano avvisi salutari,<br />

esortazioni alla prudenza. E tutto questo con grave pericolo. Vegliavano anche sugli <strong>in</strong>terrogatori<br />

che avvenivano <strong>in</strong> una camera con f<strong>in</strong>estra ad <strong>in</strong>ferriate che dava sul giard<strong>in</strong>o.<br />

Una sera, quando il mio <strong>in</strong>terrogatorio si prolungava più del consueto tra m<strong>in</strong>acce di<br />

torture varie, approf<strong>it</strong>tando di un’assenza del tenente e dei suoi collaboratori che erano andati a<br />

rifocillarsi, Suor V<strong>in</strong>cenza comparve tra le sbarre e mi porse un rosso d’uovo con marsala.”<br />

E la scr<strong>it</strong>trice conclude dicendo:<br />

“ Mi sono rifer<strong>it</strong>a f<strong>in</strong> qui agli aiuti materiali, ma molto di più potrei dire della loro opera di<br />

assistenza morale e spir<strong>it</strong>uale sui carcerati sconvolti, depressi dai lunghi, massacranti <strong>in</strong>terrogatori<br />

e dal punto <strong>in</strong>terrogativo sul loro avvenire.<br />

Uno spir<strong>it</strong>o di particolare bontà, generos<strong>it</strong>à, speranza, aleggiava <strong>in</strong>torno a queste amabili Sorelle<br />

che ci furono di tanto conforto” . 1<br />

Suor Enrichetta però non riesce a gioire della sua liberazione, pensa a quelli che sono rimasti, pensa<br />

all’“<strong>in</strong>ferno di San V<strong>it</strong>tore” dove cont<strong>in</strong>ua a imperversare Franz, 2 dove gli aguzz<strong>in</strong>i non hanno<br />

cessato di <strong>in</strong>fierire su v<strong>it</strong>time <strong>in</strong>ermi….<br />

1 M. MASSARIELLO ARATA – “Il ponte dei corvi. Diario di una deportata a Revensbruck” – Mursia Milano<br />

2005 pp. 18-19 ) - C<strong>it</strong>azione tratta da “LE SUORE E LA RESISTENZA” di Giorgio Vecchio - Ambrosianeum pag.<br />

162-166<br />

2 C’è stata una f<strong>in</strong>e orribile per il famigerato caporale Franz. Dopo la guerra l’uomo che aveva sem<strong>in</strong>ato il<br />

panico a S. V<strong>it</strong>tore era riusc<strong>it</strong>o a rifugiarsi nella propria casa, <strong>in</strong> Germania ma era braccato, sempre più da<br />

vic<strong>in</strong>o da uom<strong>in</strong>i dei servizi segreti ebraici ed era <strong>in</strong>segu<strong>it</strong>o dai rimorsi che non gli davano tregua. Quando si


60<br />

Il 7 ottobre viene trasfer<strong>it</strong>a a Grumello: com<strong>in</strong>cia il tempo dell’esilio, è contenta perché anche le<br />

altre 2 donne arrestate con lei hanno avuto la stessa condanna. Nel campo di concentramento per le<br />

religiose, suor Enrichetta r<strong>it</strong>rova alcune vecchie conoscenze, altre suore che come lei avevano avuto<br />

l’unica colpa di praticare la car<strong>it</strong>à….<br />

Nel dicembre del 1944 il Comando tedesco concede a suor Enrichetta di uscire dal suo<br />

<strong>in</strong>ternamento, ma con una lim<strong>it</strong>azione: non può tornare a Milano!<br />

A guerra f<strong>in</strong><strong>it</strong>a, il giorno 8 maggio 1945 il Com<strong>it</strong>ato di Liberazione Nazionale Alta Italia mandò<br />

una macch<strong>in</strong>a a prendermi ed io ricom<strong>in</strong>ciai al carcere di San V<strong>it</strong>tore la mia missione di Suora di<br />

Car<strong>it</strong>à. 1<br />

accorse che il cerchio si stava restr<strong>in</strong>gendo e non c’era più scampo , si suicidò e lo trovarono impiccato nella<br />

cant<strong>in</strong>a della propria ab<strong>it</strong>azione. Chissà se non avrà ricordato, <strong>in</strong> quel momento l’unica opera buona della<br />

sua v<strong>it</strong>a, “Dio perdona tante cose per un’opera di misericordia! (A. Manzoni)<br />

1 ALESSANDRO PRONZATO “UNA SUORA ALL’INFERNO” GRIBAUDI (TO) 1986


61<br />

SUOR ENRICHETTA<br />

ALFIERI<br />

Nasce a Borgovercelli, un tranquillo paesone accerchiato dalle risaie, il<br />

23 febbraio 1891, da Giovanni Alfieri e Rosa Compagnone e al fonte<br />

battesimale riceve il nome di: Maria, Angela, Domenica.<br />

Quella che l’accoglie è una famiglia di stile patriarcale, con robuste<br />

radici cristiane. Viene battezzata il giorno seguente la nasc<strong>it</strong>a.<br />

A 17 anni, manifesta l’<strong>in</strong>tenzione di farsi suora. Il babbo, consigliato<br />

dallo zio canonico, dice di aspettare qualche anno. Maria Angela<br />

aspetterà f<strong>in</strong>o a 21 anni. Il 20 dicembre 1911 entra come postulante<br />

nel Monastero Santa Margher<strong>it</strong>a, a Vercelli. Alla Vestizione, riceverà il<br />

nome di Sr. Enrichetta. Consegu<strong>it</strong>o il diploma di abil<strong>it</strong>azione<br />

all’<strong>in</strong>segnamento elementare, viene <strong>in</strong>viata come <strong>in</strong>segnante all’Asilo<br />

“Mora” di Vercelli. Dopo pochi mesi, deve abbandonare la scuola per<br />

gravi motivi di salute: la schiena le procura f<strong>it</strong>te lanc<strong>in</strong>anti. Viene fatta<br />

una prima diagnosi: morbo di Basedow. Altri esami cl<strong>in</strong>ici precisano:<br />

spondil<strong>it</strong>e, ossia morbo<br />

di Pott: un processo tubercolare degenerativo delle vertebre che<br />

condanna all’immobil<strong>it</strong>à e provoca sofferenze violente.<br />

Dopo 4 anni di immobil<strong>it</strong>à, viene condotta a Lourdes: è il 24 agosto<br />

1922. R<strong>it</strong>orna da Lourdes senza avere ottenuto la guarigione, anzi, le<br />

sue condizioni si aggravano all’improvviso e nel mese di gennaio 1923<br />

riceve i Sacramenti degli Infermi. Il matt<strong>in</strong>o di domenica 25 febbraio<br />

con uno sforzo supremo prende la boccetta dell’acqua portata da<br />

Lourdes e se ne versa un po’ <strong>in</strong> bocca. Si alza, libera da dolori, libera da<br />

paralisi, ed esce dalla camera tra la sorpresa di tutti.. I medici non<br />

gridarono al miracolo, ma non riuscirono a spiegare scientificamente<br />

quanto era accaduto.<br />

Era stata miracolata per pubblica util<strong>it</strong>à. Trascorrerà quasi tutta la sua v<strong>it</strong>a al carcere di San<br />

V<strong>it</strong>tore, a Milano, e morirà a poco più di 60 anni, il 23 novembre 1951. 1<br />

1 ALESSANDRO PRONZATO “UNA SUORA ALL’INFERNO” GRIBAUDI (TO) 1986.


1<br />

62<br />

1 ACPV – CELEBRAZIONI – II CENTENARAIO – G. A. 2.9 – ARMADIO 1 – RIPIANO 1.4 – FOTO MOSTRA VOL. IV<br />

pag. 11


63<br />

CONCLUSIONE<br />

Queste pag<strong>in</strong>e non hanno certo la pretesa né di riassumere, né tanto meno di esaurire, tutto il Bene<br />

che le <strong>Suore</strong> della Car<strong>it</strong>à hanno operato, nel volgere degli anni, a favore delle Sorelle e dei Fratelli<br />

che si sono sacrificati, per amore della Patria, sui campi di battaglia o, anche e purtroppo, nei campi<br />

di Sterm<strong>in</strong>io nazisti, ma sono <strong>in</strong>dicative dello spir<strong>it</strong>o con cui le <strong>Suore</strong> della Car<strong>it</strong>à hanno operato, <strong>in</strong><br />

tempi tanto diversi ed <strong>in</strong> s<strong>it</strong>uazioni sempre più difficili, per amore del prossimo, seguendo l’esempio<br />

della loro Fondatrice.<br />

L’attiv<strong>it</strong>à apostolica di S. Giovanna Antida ha come pr<strong>in</strong>cipale scopo la gloria di Dio e il bene dei<br />

poveri nell’amb<strong>it</strong>o della car<strong>it</strong>à universale.<br />

Questa universal<strong>it</strong>à è fortemente sottol<strong>in</strong>eata negli scr<strong>it</strong>ti della Fondatrice che dice:<br />

“La car<strong>it</strong>à cristiana abbraccia tutti i tempi, tutti i luoghi e tutte le persone, senza far dist<strong>in</strong>zione<br />

di età, di sesso e di condizione sociale” 1<br />

La car<strong>it</strong>à, qu<strong>in</strong>di, si apre a tute le classi e categorie sociali e diffonde i suoi benefici su tutte le<br />

persone, <strong>in</strong>dipendentemente dalle loro idee pol<strong>it</strong>iche e dalla loro nazional<strong>it</strong>à-<br />

Uno dei tratti fondamentali di S. Giovanna Antida è proprio il suo coraggio apostolico.<br />

Nel carcere di Bellevaux (Francia) essa, per esempio, aveva dovuto fronteggiare le sommosse dei<br />

detenuti; le sue <strong>Suore</strong> erano state <strong>in</strong>sultate volgarmente dalle prigioniere; ma nulla era riusc<strong>it</strong>o a<br />

fermarla nel suo lavoro di ripul<strong>it</strong>ura materiale e morale di quella prigione …<br />

E delle semplici e umili <strong>Suore</strong> erano riusc<strong>it</strong>e, a poco a poco, ad ottenere, con la pazienza e con la<br />

bontà, sorrette dalla preghiera e dall’aiuto del Signore, quello che l’eserc<strong>it</strong>o non aveva ottenuto con<br />

la forza.<br />

Giovanna Antida non si scoraggia mai di fronte agli ostacoli e ricorda che la voce di poveri va<br />

ascoltata, senza badare al paese di appartenenza o ai sentimenti che essi nutrono.<br />

E chi più povero di tanti soldati fer<strong>it</strong>i nei campi di battaglia ed imploranti il nome di una mamma<br />

o di una sorella lontane?<br />

Le <strong>Suore</strong> della Car<strong>it</strong>à hanno ered<strong>it</strong>ato dalla loro Fondatrice l’audacia di cui hanno dato lodevole<br />

prova durante le varie guerre, sorrette da quella forza che può venire da DIO SOLO! 2<br />

1<br />

REGOLE E COSTITUZIONI DELLE SUORE DELLA CARITA SOTTO LA PROTEZIONE DI S. VINCENZO DE’ PAOLI<br />

del 1820, pag. 187, 189<br />

2<br />

Motto della Congregazione e scelto da S. Giovanna Antida come tale.


STEMMA DELLA CONGREGAZIONE delle SUORE<br />

DELLA CARITA di S. GIOVANNA ANTIDA THOURET<br />

64


65<br />

INDICE


66<br />

Introduzione pag. 3<br />

Guerre d’Indipendenza <strong>in</strong> Italia pag. 4<br />

<strong>Suore</strong> <strong>in</strong> prima l<strong>in</strong>ea sul “fronte” della Car<strong>it</strong>à nel Risorgimento Italiano pag. 8<br />

Suor Gaudenzia Toné pag. 9<br />

In memoria di Suor Celeste pag. 14<br />

1912: la Guerra Libica pag. 15<br />

Sulla nave “Reg<strong>in</strong>a Margher<strong>it</strong>a” pag. 16<br />

1915/18: Partecipazione alla Prima Guerra Mondiale pag. 17<br />

Negli Ospedali da Campo pag. 18<br />

Negli Ospedali Mil<strong>it</strong>ari pag. 19<br />

Sui treni Ospedale pag. 20<br />

La Seconda Guerra Mondiale pag. 21<br />

<strong>Suore</strong> sul “fronte” della car<strong>it</strong>à nel Periodo della Resistenza pag. 22<br />

Diario dall’Ospedale di Merano (BZ) pag. 31<br />

Anno 1941: le <strong>Suore</strong> sui treni Ospedale pag. 31<br />

Anno 1942: le <strong>Suore</strong> sui treni Ospedale pag. 39<br />

20 gennaio 1943: verso la Russia pag. 42<br />

E qualcuno aiuta dal Cielo pag. 46<br />

Le <strong>Suore</strong> del carcere di “S. V<strong>it</strong>tore” e la “follia evangelica” di Sr. Enrichetta pag. 47<br />

Suor Enrichetta Alfieri – Note biografiche - pag. 60<br />

Dalla Rivista “Associazione Cavalieri Italiani del Sovrano Ord<strong>in</strong>e di Malta” pag. 61<br />

Conclusione pag. 62<br />

Stemma dell’Ist<strong>it</strong>uto delle <strong>Suore</strong> della Car<strong>it</strong>à di S. Giovanna Antida pag. 63<br />

Indice pag. 64


67<br />

SUORE DELLA CARITA’ – PROVINCIA ITALIA NORD –<br />

CASA PROVINCIALE “MONASTERO S. MARGHERITA” - VERCELLI

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