“Campanili Solandri” n°1 – Marzo 2011 - Parrocchia S. Stefano di ...
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Dio me<strong>di</strong>ante il suo sacrificio.<br />
Oggi nella Chiesa ci si interroga molto su<br />
“peccato - penitenza <strong>–</strong> conversione”. Ci si rende<br />
conto che la prassi penitenziale non è più<br />
viva come un tempo (dove è andato a finire<br />
il sacramento della Penitenza?). Si pone più<br />
l’accento su altre parole: perdono, misericor<strong>di</strong>a…ma<br />
a buon mercato!<br />
Da molto tempo sono scomparse le ‘Confraternite<br />
dei <strong>di</strong>sciplinati e dei flagellanti’, presenti<br />
anche nelle nostre comunità, come testimoniano<br />
gli altari che le ricordano. Queste<br />
confraternite avevano lo scopo <strong>di</strong> tener vivo<br />
nella gente, pur con qualche esagerazione, il<br />
senso del peccato e del perdono.<br />
Più recentemente è scomparso il <strong>di</strong>giuno come<br />
pratica normale <strong>di</strong> purificazione e <strong>di</strong> contenimento<br />
delle cattive passioni e inclinazioni<br />
e come atto riparatorio. Così oggi si tende<br />
a giustificare tutto come ‘naturale’ all’uomo.<br />
Il mangiare <strong>di</strong> magro al venerdì (giorno che<br />
ricorda il sacrificio della croce) è sparito senza<br />
sostituirlo con forme nuove e più capaci<br />
<strong>di</strong> penitenza.<br />
Altare dei Disciplini <strong>–</strong> Mezzana sec.XVII°<br />
Ed è scomparso anche il senso del peccato,<br />
la consapevolezza d’aver <strong>di</strong>strutto un amore,<br />
d’aver oscurata un’immagine, quella <strong>di</strong> Dio.<br />
Per ricucire non basta una preghiera qualsiasi.<br />
Ogni singolo peccato nella Chiesa è conseguenza<br />
<strong>di</strong> tante situazioni <strong>di</strong> infedeltà al Vangelo<br />
e perciò è molto più ampio del singolo<br />
scandalo che viene messo in prima pagina.<br />
Il peccato della Chiesa è rifiutarsi <strong>di</strong> ricercare<br />
i pensieri e le strade <strong>di</strong> Dio: “I miei pensieri<br />
non sono i vostri pensieri, le vostre vie non<br />
sono le mie vie <strong>–</strong> oracolo del Signore. Quanto<br />
il cielo sovrasta le terra, tanto le mie vie sovrastano<br />
le vostre vie, i miei pensieri sovrastano<br />
i vostri pensieri.” (Is.55,8-9)<br />
Convertirsi è cambiare strada, passare dai<br />
criteri umani a quelli <strong>di</strong> Dio: “Non amate né<br />
il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama<br />
il mondo, l’amore del Padre non è in lui”.<br />
(1Gv.2,15)<br />
- È peccato quin<strong>di</strong> abbandonare la Parola <strong>di</strong><br />
Dio o imboscarla in linguaggi incomprensibili,<br />
o addolcirla a proprio piacimento, o cancellarla<br />
in nome <strong>di</strong> un attivismo convulso.<br />
- È peccato che i preti perdano la loro identità<br />
e <strong>di</strong>gnità.<br />
- È peccato che le famiglie cristiane siano<br />
consegnate alla deriva <strong>di</strong> una convivenza<br />
qualsiasi.<br />
- È peccato per i cristiani contarsi e non confrontarsi,<br />
non aprirsi al <strong>di</strong>alogo e all’ascolto<br />
<strong>di</strong> chi ha sete <strong>di</strong> Dio.<br />
La Bibbia ha sempre messo in guar<strong>di</strong>a il popolo<br />
<strong>di</strong> Dio dal peccato <strong>di</strong> infedeltà e <strong>di</strong> idolatria.<br />
Il peccatore tuttavia è il primo destinatario del<br />
Vangelo: “Non sono venuto per i giusti, ma per<br />
i peccatori”. Il Vangelo è una buona notizia<br />
per chi sta nel peccato, un annuncio <strong>di</strong> misericor<strong>di</strong>a,<br />
la speranza in un Dio che perdona.<br />
L’interesse <strong>di</strong> tutti per la quaresima si risveglia<br />
quando si incomincia a parlare <strong>di</strong> impegno<br />
per cambiare in meglio la propria vita,<br />
il proprio mondo, per assicurare a ciascuno<br />
con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> esistenza più umane.<br />
La quaresima può essere un metodo <strong>di</strong> vita che<br />
permette <strong>di</strong> essere più presenti a se stessi, più<br />
<strong>di</strong>sponibili verso gli altri, più aperti a Dio e alla<br />
sua parola. Allora si può riscoprire quanto sia<br />
opportuno e benefico il <strong>di</strong>giuno, il rinunciare a<br />
tutto ciò che appesantisce non solo lo stomaco,<br />
ma ancor più la mente e il cuore.<br />
Digiunare per essere più presenti a se stessi,<br />
per risvegliare la coscienza assopita, per<br />
spezzare tutti i con<strong>di</strong>zionamenti che ostacolano<br />
la vera libertà. E poi non è forse vero<br />
che tutti dobbiamo guarire dal peccato e ritornare<br />
a Dio che è “misericor<strong>di</strong>oso e benigno”<br />
e invocare umilmente il suo perdono?<br />
Pure la preghiera è necessaria, se vogliamo<br />
essere più consapevoli che la vita <strong>di</strong>pende ra<strong>di</strong>calmente<br />
da Dio, dalla sua parola, dal suo<br />
progetto: “Signore, tu ve<strong>di</strong> l’affanno e il dolore,<br />
tutto tu guar<strong>di</strong> e pren<strong>di</strong> nelle tue mani.<br />
A te si abbandona il misero, dell’orfano tu sei<br />
il sostegno…” (Salmo 10).<br />
“Se il Signore non costruisce la casa, invano<br />
vi faticano i costruttori,…Invano vi alzate <strong>di</strong><br />
buon mattino, tar<strong>di</strong> andate a riposare e mangiate<br />
pane <strong>di</strong> sudore…” (Salmo 127)<br />
C’è bisogno <strong>di</strong> una costante ricerca <strong>di</strong> autenticità,<br />
perché non siamo fatti in serie su una<br />
catena <strong>di</strong> montaggio e <strong>di</strong> una ricerca <strong>di</strong> comunione<br />
con tutti coloro che, dentro e fuori<br />
della Chiesa, sentono gravare sulle proprie<br />
spalle il peccato del mondo intero e cercano<br />
<strong>di</strong> vivere la loro con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> figli <strong>di</strong> Dio<br />
sull’esempio <strong>di</strong> Cristo, unico vero Maestro.<br />
La ricompensa del Padre non mancherà; e il<br />
peccatore viene reso giusto, come il pubblicano<br />
al tempio, perché Gesù lo ha risollevato e gli ha<br />
curato le ferite e aperto gli occhi. Ora può vivere<br />
finalmente nella gioia dell’incontro e dell’abbraccio<br />
paterno. È la Pasqua del Signore!<br />
II° QUARESIMA: RICERCA DELLA VERITÀ<br />
“Allora Pilato gli <strong>di</strong>sse: «Dunque tu sei re?»<br />
Rispose Gesù: «Tu lo <strong>di</strong>ci; io sono re. Per questo<br />
sono nato e per questo sono venuto nel<br />
mondo: per rendere testimonianza alla verità.<br />
Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce.»<br />
Gli <strong>di</strong>sse Pilato: «Che cos’è la verità?»”<br />
(Gv.18,37-38) Gesù non gli rispose.<br />
CHE COS’È LA VERITÀ?<br />
Ecco la grande domanda, che non è solo <strong>di</strong><br />
Tintoretto: Gesù davanti a Pilato 1560c.<br />
Pilato. Da sempre l’uomo se la pone e non è<br />
una domanda astratta o da ricercare solo in<br />
occasione <strong>di</strong> qualche delitto. La vita <strong>di</strong> ciascuno,<br />
nel tempo e nell’eternità, <strong>di</strong>pende dalla<br />
risposta che <strong>di</strong>amo a questa domanda. Almeno<br />
in quaresima merita rifletterci sopra.<br />
Di solito si ritiene vero tutto ciò che è conforme<br />
alla realtà e la realtà stessa è vera quando<br />
è chiara, evidente, non nascosta. Questa è<br />
la concezione intellettuale degli antichi Greci,<br />
che, or<strong>di</strong>nariamente, è pure la nostra. Noi<br />
europei deriviamo la nostra cultura in gran<br />
parte dal mondo greco-romano.<br />
La nozione biblica <strong>di</strong> verità è <strong>di</strong>versa, perché<br />
si fonda su un’esperienza religiosa, quella<br />
dell’incontro con Dio. Per questo sosteniamo<br />
che le ra<strong>di</strong>ci dell’Europa affondano anche<br />
nella fede e nella tra<strong>di</strong>zione ebraico-cristiana.<br />
Per conoscere bene noi stessi, da dove veniamo,<br />
dove an<strong>di</strong>amo, che senso ha il vivere e il<br />
morire,…dobbiamo confrontarci con la Rivelazione<br />
<strong>di</strong> Dio, <strong>di</strong> cui in Europa esistono molte<br />
tracce, nella cultura, nell’arte, nelle secolari<br />
tra<strong>di</strong>zioni e nelle festività.<br />
La quaresima è il tempo più favorevole per<br />
porci in ascolto <strong>di</strong> Dio. I cristiani che pregano<br />
2 3
Baschenis: Gesù Maestro <strong>–</strong> ch.Dimaro<br />
e vanno a Messa ripetono spesso la parola ‘Amen’,<br />
tradotta in italiano: ‘Così sia’. Parlando<br />
della fedeltà <strong>di</strong> Dio, l’apostolo Paolo così scrive:<br />
“In realtà tutte le promesse <strong>di</strong> Dio in Gesù<br />
sono <strong>di</strong>venute «sì». Per questo, sempre attraverso<br />
Lui, sale a Dio il nostro Amen per la sua<br />
gloria.” (2Cor.1,20) In ebraico il verbo da cui<br />
deriva ‘Amen’ significa: ‘essere solido, sicuro,<br />
degno <strong>di</strong> fiducia…’ Anche la parola ‘verità’ deriva<br />
dallo stesso verbo. La verità è quin<strong>di</strong> ciò<br />
che è stabile, oggi come ieri e come sempre e<br />
su cui ci si può sempre appoggiare.<br />
Nell’ antico Testamento la verità <strong>di</strong> Dio è legata<br />
al suo intervento nella storia in favore del<br />
suo popolo. Jahwè “è il Dio fedele che conserva<br />
la sua Alleanza e il suo amore per mille<br />
generazioni a coloro che lo amano”. (Deut.7,9)<br />
I salmi usano questa espressione: “camminare<br />
nella verità <strong>di</strong> Dio” Lasciano capire che questa<br />
verità non è semplicemente il comportamento<br />
morale dell’uomo credente, ma è la legge<br />
stessa che Dio insegna ad osservare. È l’insegnamento<br />
che viene da Dio che l’uomo deve<br />
conoscere e accettare per vivere nella verità.<br />
LA VERITÁ NEL NUOVO TESTAMENTO<br />
La verità evangelica è ancora <strong>di</strong> più e ce lo <strong>di</strong>ce<br />
S.Giovanni: «La legge è data per mezzo <strong>di</strong><br />
Mosè; la grazia e la verità ci sono venute da<br />
Gesù Cristo.» (Gv.1,17) E Gesù <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> se stesso:<br />
«Io sono la Via, la Verità e la Vita.» Egli è la<br />
Verità, perché è la Parola, il Verbo del Padre.<br />
La verità, in senso cristiano, non è quin<strong>di</strong> il<br />
campo immenso del reale, che noi conquistiamo<br />
con la nostra conoscenza e con la scienza;<br />
neppure la scienza è sicura e infallibile.<br />
La verità non è neppure tutta nella legge <strong>di</strong><br />
Dio, ma è apparsa in Cristo ed è illuminata<br />
dallo Spirito Santo.<br />
DOVE SI PUÒ TROVARE LA VERITÀ?<br />
Se Gesù è il Verbo incarnato, vuol <strong>di</strong>re che<br />
la verità è <strong>di</strong>ventata carne (uomo). Quin<strong>di</strong> la<br />
possiamo trovare anche nella vita <strong>di</strong> ognuno<br />
<strong>di</strong> noi, nelle nostre esperienze quoti<strong>di</strong>ane,<br />
buone e cattive. Forse è <strong>di</strong>fficile riconoscerla<br />
e si manifesta in <strong>di</strong>verse sfaccettature. Questo<br />
perché la Verità, più che un’idea, è un incontro<br />
con Dio e Dio parla a noi in molti mo<strong>di</strong>.<br />
La lettera agli Ebrei inizia così: «Dio, che<br />
aveva parlato nei tempi antichi molte volte e<br />
in <strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong> ai padri per mezzo dei profeti,<br />
ultimamente, in questi giorni, ha parlato a<br />
noi per mezzo del Figlio.»<br />
Si <strong>di</strong>ce che la Bibbia non è un unico giornale<br />
che contiene l’intera verità; è piuttosto un’e<strong>di</strong>cola<br />
<strong>di</strong> giornali e insieme rivelano la Verità<br />
che è in Dio. Non per nulla i Vangeli sono<br />
quattro e <strong>di</strong>versi uno dall’altro.<br />
Benedetto XVI°, nella recente esortazione apostolica<br />
‘Dei Verbum’ scrive: «La Bibbia è<br />
stata scritta dal popolo <strong>di</strong> Dio e per il popolo<br />
<strong>di</strong> Dio, sotto l’ ispirazione dello Spirito Santo.<br />
Solo in questa comunione con il popolo <strong>di</strong> Dio<br />
possiamo realmente entrare nel nucleo della<br />
verità che Dio ci vuol <strong>di</strong>re.» (n°30)<br />
COSA POSSIAMO DEDURRE?<br />
Sembra un <strong>di</strong>scorso teorico, ma non lo è. Il<br />
Papa ha parlato della ‘<strong>di</strong>ttatura del relativismo’,<br />
in<strong>di</strong>candolo come uno dei grossi pericoli<br />
della nostra epoca, per cui ognuno è tentato<br />
<strong>di</strong> costruirsi la sua verità e, <strong>di</strong> conseguenza,<br />
la sua moralità. La nostra società è caratterizzata<br />
da una grande confusione ideologi-<br />
ca e <strong>di</strong> comportamento. Non ci si intende più;<br />
si parlano linguaggi <strong>di</strong>versi in politica, in televisione,<br />
sui giornali. Nessuna certezza, ma<br />
varie opinioni anche sui valori irrinunciabili<br />
della vita, su ciò che è bene su ciò che è male.<br />
Per i fondamentalisti islamici è bene perfino<br />
massacrare i cristiani. E molti cristiani non<br />
si fanno scrupolo ad uccidere con l’aborto.<br />
Unico criterio <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong>venta l’opinione<br />
pubblica: è la maggioranza che decide (non<br />
importa se buona o cattiva). E il potere <strong>di</strong> formare<br />
l’opinione pubblica ce l’hanno i ‘me<strong>di</strong>a’,<br />
usati spesso per scopi economici o ideologici.<br />
“Gesù allora <strong>di</strong>sse a quei Giudei che avevano<br />
creduto in lui: «Se rimanete fedeli alla mia parola,<br />
sarete davvero miei <strong>di</strong>scepoli; conoscerete la<br />
verità e la verità vi farà liberi.»” (Gv.8,31-32)<br />
Se oggi c’è meno libertà <strong>di</strong> quanto sembra, se<br />
perfino le coscienze vengono manipolate a piacimento<br />
da qualcuno, non <strong>di</strong>pende forse dal<br />
non riconoscere che la Verità è solo in Dio e che<br />
è sempre la stessa, ieri, oggi e sempre? Nostro<br />
dovere è <strong>di</strong> ricercarla, magari con sacrificio, e,<br />
una volta scoperta, almeno in parte, accoglierla,<br />
per poter vivere da uomini veramente liberi.<br />
Pure questo è un impegno quaresimale.<br />
III° QUARESIMA E PURIFICAZIONE<br />
“Miserere mei, Deus”. Il salmo 50 è forse la<br />
più bella supplica dell’intero salterio, certamente<br />
la più nota al popolo cristiano e la più<br />
recitata, soprattutto in quaresima.<br />
Il salmo è attribuito al re Davide. Conosciamo<br />
il ruolo importante che la Bibbia assegna<br />
a questo Re nella storia del popolo d’Israele.<br />
È considerato un santo Re, preoccupato solo<br />
<strong>di</strong> interpretare la volontà <strong>di</strong> Dio a favore del<br />
suo popolo: riunì le do<strong>di</strong>ci tribù; <strong>di</strong>fese Israele<br />
dai nemici che lo minacciavano; estese i confini<br />
del regno; assicurò un periodo <strong>di</strong> prosperità<br />
e <strong>di</strong> pace dopo tante e sanguinose battaglie.<br />
Il suo regno rimarrà per sempre nei ricor<strong>di</strong> e<br />
nei sogni <strong>di</strong> ogni ebreo nel corso dei secoli.<br />
Tuttavia anch’egli si macchiò <strong>di</strong> un grave peccato<br />
al cospetto <strong>di</strong> Dio: adulterio e poi anche omici<strong>di</strong>o<br />
per poter mascherare <strong>di</strong> fronte al popo-<br />
Davide e Golia - Miniatura Biblioteca Vaticana<br />
lo l’adulterio con Bersabea, moglie <strong>di</strong> Uria. Fin<br />
qui niente <strong>di</strong> nuovo: il mondo è ancor pieno <strong>di</strong><br />
adultèri e <strong>di</strong> omici<strong>di</strong> passionali, che quasi non<br />
fanno più notizia, tanto ci siamo abituati. Solo<br />
che Davide credeva in Dio e si rese conto del<br />
suo grave peccato, aiutato dalle parole severe<br />
del profeta Natan. (2Sam.c.12) Fece penitenza,<br />
accettò il castigo <strong>di</strong> Dio e rivolse a lui un’ardente<br />
e accorata supplica per invocare perdono:<br />
«Pietà <strong>di</strong> me, o Dio, secondo la tua misericor<strong>di</strong>a;<br />
nella tua grande bontà cancella il mio peccato…<br />
Riconosco la mia colpa,<br />
il mio peccato mi sta sempre <strong>di</strong>nanzi.<br />
Contro <strong>di</strong> te, contro te solo ho peccato,<br />
quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto;…<br />
Distogli lo sguardo dai miei peccati,<br />
cancella tutte le mie colpe.<br />
Ren<strong>di</strong>mi la gioia <strong>di</strong> essere salvato…»<br />
Solo Dio può davvero purificarci da ogni colpa;<br />
non lo potremo fare mai da soli. Nessuno<br />
può assolversi da sé. Dio lava la mia anima<br />
col sangue dell’Agnello e “sarò più bianco<br />
della neve”.<br />
4 5
Generazioni <strong>di</strong> cristiani hanno trovato nel<br />
Salmo 50 la via che conduce alla casa del Padre,<br />
la grazia <strong>di</strong> una purificazione che non<br />
può venire se non dal riconoscere umilmente<br />
il proprio peccato e la gioia <strong>di</strong> una rinnovata<br />
amicizia con il Signore.<br />
Ogni versetto del salmo è come un gra<strong>di</strong>no <strong>di</strong><br />
una scala che ci permette <strong>di</strong> salire in alto, tirandoci<br />
fuori dalle acque limacciose del peccato,<br />
per farci respirare e vivere in quel mondo<br />
nuovo che Dio ricerca attorno a noi, man<br />
mano che lo invochiamo con le parole che egli<br />
stesso suggerisce.<br />
Recitare il Miserere è la migliore preparazione<br />
alla Confessione, perché ci insegna che la<br />
riparazione della colpa dev’essere compiuta<br />
con un atto interiore <strong>di</strong> umiltà, <strong>di</strong> fiducia<br />
e <strong>di</strong> contrizione che risani il cuore, ed è pure<br />
il modo migliore per accompagnare i nostri<br />
cari defunti all’ultima <strong>di</strong>mora.<br />
Fino alla fine dei secoli questo salmo sarà la<br />
preghiera <strong>di</strong> ogni credente che cerca la via<br />
G.Campi: Crocifissione 1560<br />
della salvezza e lotta contro il male che si annida<br />
nel suo cuore. Il cristiano lo dovrebbe<br />
conoscere e recitare spesso: ne avrebbe un<br />
grande vantaggio.<br />
CHE DIRE DEL DOLORE INNOCENTE?<br />
Davide si era macchiato <strong>di</strong> una grave colpa<br />
ed era giusto che la espiasse con la penitenza.<br />
Diverso è veder soffrire tanti piccoli innocenti.<br />
Quel dolore innocente è sempre stato<br />
un mistero anche per i cristiani; per i non<br />
credenti è uno scandalo che non ha senso e<br />
una prova per <strong>di</strong>re: «Dio non esiste!»<br />
Così il mondo capisce solo il binomio ‘colpapena’,<br />
o ‘delitto-castigo’ e si fa sempre più<br />
‘giustizialista’: non c’è pietà per chi sbaglia.<br />
I cristiani invece parlano sì <strong>di</strong> ‘peccato-penitenza’,<br />
ma anche <strong>di</strong> ‘peccato-perdono’ e, ancor<br />
più, <strong>di</strong> ‘innocenza-sofferenza’.<br />
Forse non riescono a farsene una ragione,<br />
ma, contemplando il Crocifisso, ringraziano<br />
«l’Agnello <strong>di</strong> Dio senza macchia», che è finito<br />
sulla croce ed ha versato il suo sangue innocente,<br />
mescolandolo a quello <strong>di</strong> tanti altri innocenti,<br />
per la salvezza dell’umanità intera.<br />
IV° QUARESIMA: LA FESTA DI UN RI-<br />
TORNO<br />
(Un grande maestro <strong>di</strong> spiritualità, H.Nouwen,<br />
aiuta a leggere un meraviglioso <strong>di</strong>pinto)<br />
«Chi non ha mai sentito parlare <strong>di</strong> quegli adolescenti<br />
che, senza un vero motivo, un bel<br />
mattino o <strong>di</strong> notte hanno lasciato la casa paterna,<br />
risolutamente decisi a non farvi più ritorno?<br />
Ebbene il figlio pro<strong>di</strong>go della parabola<br />
raccontata da Gesù è fratello <strong>di</strong> tutti questi<br />
fuggiaschi e non ha età, perché sappiamo<br />
bene che tutti i giorni e sotto tutte le latitu<strong>di</strong>ni<br />
ragazzi e ragazze prendono il largo, sognando<br />
una libertà che la tutela paterna o familiare<br />
sembra negare loro.<br />
Alcuni non torneranno più, senza che, per questo,<br />
si smetta <strong>di</strong> aspettare il loro ritorno. Altri,<br />
avendo ben presto esaurito le gioie che prometteva<br />
loro questa libertà tutta nuova, prenderanno,<br />
a poco a poco, coscienza <strong>di</strong> ciò che<br />
hanno perduto e riterranno più saggio imboc-<br />
care la strada del ritorno, sperando <strong>di</strong> non trovare<br />
chiusa la porta della casa che hanno abbandonato.<br />
Il ‘figlio pro<strong>di</strong>go’ è uno <strong>di</strong> questi.»<br />
(René Luneau)<br />
Nei rapporti con Dio questa è l’esperienza<br />
vissuta da tutti noi, quando abbiamo riven<strong>di</strong>cato<br />
la nostra autonomia e la nostra libertà,<br />
quando abbiamo inteso sperimentare altre<br />
strade ed altre avventure, quando abbiamo<br />
voluto decidere noi quello che è bene e<br />
quello che è male.<br />
Rembrandt, un grande pittore olandese del<br />
1600, ha voluto raccontare a modo suo la celebre<br />
parabola del vangelo <strong>di</strong> Luca e l’ha fatto<br />
con la sua tavolozza e pochi colori. In quelle<br />
figure, uscite dal suo pennello e dal suo genio,<br />
ha inteso raccontarci anche la sua storia<br />
personale, assai avventurosa.<br />
CHI ERA REMBRANDT ?<br />
È descritto come un giovane orgoglioso, fortemente<br />
convinto <strong>di</strong> essere un genio e desideroso<br />
<strong>di</strong> esplorare ogni cosa il mondo possa<br />
offrire. Un estroverso egoista che ama la<br />
lussuria e non si accorge della realtà che gli<br />
sta attorno. La sua più grande preoccupazione<br />
era quella <strong>di</strong> ‘far sol<strong>di</strong>’: gliene occorrevano<br />
molti da spendere con le donne e nelle serate<br />
con gli amici. Un personaggio arrogante,<br />
<strong>di</strong> mondo e alla moda.<br />
Ma ad un breve periodo <strong>di</strong> successo, popolarità<br />
e ricchezza fanno seguito momenti <strong>di</strong> vita<br />
densi <strong>di</strong> dolore, sfortune e <strong>di</strong>sgrazie:<br />
Perse il figlio Rumbartus nel 1635, la prima<br />
figlia Cornelia nel 1638 e la seconda figlia nel<br />
1640. La moglie Saskia, da lui tanto amata e<br />
stimata muore nel 1642.<br />
Rimane con il figlio <strong>di</strong> nove mesi, Titus, che affida<br />
ad una bambinaia. Con lei ha una relazione<br />
molto infelice, che si conclude col ricovero<br />
della donna in un manicomio. Da un’altra relazione<br />
ha un figlio che muore nel 1652 e una<br />
figlia, Cornelia, la sola che gli sopravviverà.<br />
Anche la sua popolarità precipita in questi<br />
anni segnati dalla sofferenza. I suoi problemi<br />
finanziari <strong>di</strong>ventano così gravi che nel 1656<br />
decide <strong>di</strong> vendere tutti i suoi beni e le sue opere<br />
per evitare la bancarotta.<br />
Solo all’inizio dei suoi 50 anni <strong>di</strong> età riesce<br />
Rembrandt: Il ritorno del figlio 1450c.<br />
a trovare un minimo <strong>di</strong> pace e la sua arte ne<br />
trae vantaggio. Ma le sue <strong>di</strong>savventure continuano<br />
implacabili: nel 1663 muore la sua<br />
compagna e cinque anni dopo il figlio Titus<br />
si sposa, ma muore quasi subito a 27 anni, lasciandogli<br />
una nipotina.<br />
- Rembrandt muore nel 1669, povero e solo.<br />
Ha lasciato parecchi <strong>di</strong>pinti <strong>di</strong> valore. Il più<br />
noto (da lui completato appena prima <strong>di</strong> morire)<br />
è senza dubbio quello del “Ritorno del<br />
figlio pro<strong>di</strong>go”. «In quel figlio che si inginocchia<br />
davanti al padre e affonda il viso contro<br />
il suo petto, non si può non scorgere l’artista,<br />
un tempo così sicuro <strong>di</strong> sé e venerato, giunto<br />
alla dolorosa consapevolezza che tutta la gloria<br />
del mondo non è che vana gloria.» (Henri<br />
Nouwen <strong>–</strong> ‘L’abbraccio bene<strong>di</strong>cente’)<br />
UN DIPINTO DA CONTEMPLARE<br />
È un quadro <strong>di</strong> notevoli <strong>di</strong>mensioni<br />
(cm.224 x183) ed è esposto all’Ermitage <strong>di</strong><br />
S.Pietroburgo, il più celebre Museo della Russia.<br />
Nel <strong>di</strong>pinto Rembrandt usa una tavolozza<br />
<strong>di</strong> colori assai limitata: marrone scuro, rosso,<br />
6 7
ocra e bianco, pieni <strong>di</strong> calore interiore che si<br />
sprigiona dai rossi vibranti e<br />
dalle calde tinte dorate. È un giuoco <strong>di</strong> luce e<br />
tenebre che ci parla <strong>di</strong> risurrezione, <strong>di</strong> vita ritrovata,<br />
<strong>di</strong> amore. Tre figure in primo piano,<br />
illuminate da una luce calda: sono il padre, il<br />
figlio minore e il figlio maggiore. Altre tre figure<br />
nello sfondo semibuio stanno ad osservare<br />
pensose…. come noi.<br />
IL FIGLIO MINORE<br />
L’occhio <strong>di</strong> chi guarda il <strong>di</strong>pinto è subito colpito<br />
da questa figura, in atteggiamento <strong>di</strong> pace<br />
totale e <strong>di</strong> abbandono in seno a suo padre,<br />
come una nave arrivata in porto dopo una<br />
terribile tempesta; o come un bambino, che<br />
si era fatto male e corre a rifugiarsi in grembo<br />
a sua madre, incurante delle persone che<br />
sono lì accanto incuriosite.<br />
La veste del ragazzo è sbrindellata e sdrucita<br />
come la vela <strong>di</strong> una barca che ha combattuto<br />
con i venti e le correnti marine. La sua veste<br />
<strong>di</strong> sacco cade in pieghe profonde e scure, coprendo<br />
le sue gambe: l’oscurità aderisce an-<br />
cora al suo essere, che sta appena aprendosi<br />
alla luce. Solo “Dio è luce e in lui non ci sono<br />
tenebre” (1Gv.1,5)<br />
La testa del figlio è rasata come quella <strong>di</strong> un<br />
prigioniero o <strong>di</strong> un pidocchioso o <strong>di</strong> un malato<br />
<strong>di</strong> cancro durante la terapia.<br />
Le sue carni sono piagate e sporche <strong>di</strong> sangue<br />
e <strong>di</strong> fango, i sandali a pezzi, consumati<br />
dal lungo camminare.<br />
Il giovane abbracciato al Padre non è soltanto<br />
un peccatore pentito, ma l’intera umanità<br />
che torna a Dio. Il suo è il corpo stremato<br />
dell’umanità e il suo volto è quello <strong>di</strong> tutte<br />
le persone che soffrono e desiderano ardentemente<br />
ritornare nel para<strong>di</strong>so perduto. Chi<br />
non si riconosce nel figlio più giovane della<br />
parabola? Così il <strong>di</strong>pinto <strong>di</strong> Rembrandt è<br />
qualcosa <strong>di</strong> più della semplice descrizione <strong>di</strong><br />
una commovente parabola: è la sintesi della<br />
storia della nostra salvezza.<br />
IL FIGLIO MAGGIORE<br />
Sappiamo dalla parabola che non era presen-<br />
te all’incontro del fratello col padre: ritorna-<br />
va dai campi quando già in casa si faceva festa.<br />
Ma Rembrandt non poteva ignorarlo e lo<br />
<strong>di</strong>pinge là, sulla destra, in pie<strong>di</strong>, incerto e sospettoso,<br />
quasi stupito dell’affetto con cui il padre<br />
accoglie quel “suo figlio che ha <strong>di</strong>vorato i<br />
suoi averi con le prostitute…” E qui sta l’originalità<br />
del <strong>di</strong>pinto. Perché ha voluto presente<br />
anche il figlio maggiore? Forse perché pure<br />
in lui il pittore si è identificato, in una certa<br />
epoca della sua vita, quando fu un intrigante<br />
egoista e calcolatore, quando pensava solo<br />
al lavoro e a guadagnare sol<strong>di</strong> e trattava male<br />
la famiglia e si sentiva in essa un estraneo.<br />
Rembrandt è nel contempo il figlio minore come<br />
pure il figlio maggiore. Entrambi avevano<br />
bisogno <strong>di</strong> guarigione e <strong>di</strong> perdono. Entrambi<br />
avevano bisogno <strong>di</strong> ritornare a casa e godere<br />
dell’abbraccio <strong>di</strong> un padre che non cessa<br />
<strong>di</strong> amare. Ed appare pure evidente, sia dalla<br />
parabola che dal <strong>di</strong>pinto, che la conversione<br />
più <strong>di</strong>fficile da attuare è la conversione <strong>di</strong><br />
colui che sta a casa. Molti figli e figlie si sono<br />
perduti rimanendo sempre a casa.<br />
Il figlio minore ha peccato in modo evidente.<br />
Si è smarrito perché ha fatto cattivo uso<br />
Particolare del quadro (padre e figlio) Particolare (figlio maggiore)<br />
del denaro, del tempo, degli amici, della sua<br />
sessualità. Quello che faceva era sbagliato agli<br />
occhi <strong>di</strong> tutti.<br />
Lo smarrimento del figlio maggiore è più <strong>di</strong>fficile<br />
da identificare. Dopotutto faceva le cose<br />
perbene: era obbe<strong>di</strong>ente, ligio al dovere,<br />
gran lavoratore e risparmiatore. La gente lo<br />
ammirava e lo considerava un figlio modello.<br />
Ma improvvisamente, al ritorno del fratello,<br />
emerge in lui una persona risentita, orgogliosa,<br />
cattiva ed egoista. La sua incapacità<br />
<strong>di</strong> partecipare alla gioia è l’esperienza <strong>di</strong> chi<br />
ha il cuore colmo <strong>di</strong> risentimento.<br />
Ma cosa manca a questo fratello maggiore?<br />
Di cosa si lamenta? A lui sembra interessare<br />
solo ciò che il padre ha dato al fratello e<br />
che non ha ancora avuto lui: “io ti servo da<br />
tanti anni e non ho mai trasgre<strong>di</strong>to un tuo comando,<br />
e tu non mi hai dato mai un capretto<br />
per fare festa coi miei amici. Ma ora che questo<br />
tuo figlio, che ha <strong>di</strong>vorato i tuoi averi con<br />
le prostitute, è tornato, per lui hai ammazzato<br />
il vitello grasso.” (Lc.15,29-30) È il dono fat-<br />
to all’altro che qui è oggetto del desiderio. E,<br />
per questo, ora è lui ad abbandonare il padre,<br />
pur restando a casa sua.<br />
Quanti provano rabbia e risentimento per<br />
quello che viene donato agli altri: ai poveri,<br />
agli immigrati, ai clandestini…!<br />
Che ne è stato del figlio maggiore? Si è lasciato<br />
persuadere dal padre? È entrato alla fine<br />
in casa a partecipare ai festeggiamenti? Si è<br />
seduto allo stesso tavolo col padre e col fratello?<br />
Né il <strong>di</strong>pinto né la parabola ce lo <strong>di</strong>cono.<br />
A <strong>di</strong>fferenza delle fiabe, la parabola non<br />
si chiude con una pagina a lieto fine. Ci lascia<br />
invece faccia a faccia con una delle scelte<br />
spirituali più <strong>di</strong>fficili della vita: fidarsi o non<br />
fidarsi dell’amore <strong>di</strong> Dio che tutto perdona.<br />
Soltanto io posso fare questa mia scelta.<br />
IL PADRE<br />
A questo punto la nostra contemplazione è<br />
focalizzata sulla figura paterna, l’unica persona<br />
del gruppo il cui amore è senza con<strong>di</strong>zioni<br />
e del tutto <strong>di</strong>sinteressato.<br />
La personale attenzione <strong>di</strong> Rembrandt per l’età<br />
avanzata e la sua saggezza, nata dall’esperienza<br />
e dalle sofferenze, gli ha fatto ritrarre<br />
il padre come un vecchio i cui occhi sono umi<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong> tristezza e quasi spenti a forza <strong>di</strong> lacrime.<br />
La sua faccia è solcata da anni <strong>di</strong> attesa:<br />
Dio incarna tutte le qualità <strong>di</strong> tenerezza e<br />
<strong>di</strong> forza che noi associamo ai nostri genitori,<br />
che ci hanno dato la vita e si sono presi cura<br />
<strong>di</strong> noi. Forse anche i nostri genitori si sono<br />
invecchiati anzitempo per i <strong>di</strong>spiaceri che<br />
abbiamo loro causato.<br />
Particolare (il padre)<br />
8 9
Rembrandt aveva contatti con la comunità ebraica<br />
<strong>di</strong> Amsterdam. Riconosceva quegli ebrei<br />
come il popolo della Bibbia e aveva per<br />
loro grande rispetto, inusuale a quel tempo.<br />
Amava ritrarli e li <strong>di</strong>pingeva nei loro costumi<br />
tra<strong>di</strong>zionali. Questo vecchio padre, così tenero<br />
e dolce, è la figura <strong>di</strong> un antico patriarca<br />
d’Israele e i suoi occhi velati <strong>di</strong>cono l’amore<br />
<strong>di</strong> Dio, che volge uno sguardo cieco sui nostri<br />
errori e peccati. La sontuosità del vestito<br />
denota la ricchezza della grazia che ci dona<br />
e la gran<strong>di</strong>osità dell’accoglienza che riserva<br />
al figlio che ritorna.<br />
Tutto confluisce qui: la storia personale <strong>di</strong><br />
Rembrandt, la storia dell’umanità (compresa<br />
la mia), la storia <strong>di</strong> Dio. Peccato e perdono si<br />
abbracciano. Nella figura del padre la forza<br />
dell’amore <strong>di</strong> Dio è espressa con ciò che vi è<br />
<strong>di</strong> più umano: un uomo anziano, mezzo cieco,<br />
vestito con indumenti ricamati in oro e un<br />
mantello rosso scuro, che posa dolcemente le<br />
gran<strong>di</strong> mani sulle spalle del figlio.<br />
Tutto questo <strong>di</strong>ce ad ognuno <strong>di</strong> noi l’infinita<br />
misericor<strong>di</strong>a e l’amore senza riserve che emanano<br />
dal Padre, descritti così dal genio <strong>di</strong> un<br />
grande pittore. Rembrandt, dopo essere stato<br />
molto provato dalla vita, mostra un’attrattiva<br />
speciale per i ciechi. Li considera i veri vedenti<br />
e li <strong>di</strong>pinge spesso anche nei personaggi<br />
biblici: Mosè, Tobia, il vecchio Simeone…<br />
Quando l’esistenza si avvia verso le ombre<br />
della sera, dopo una giornata <strong>di</strong> amare delusioni<br />
e sofferenze, quando gli splendori della<br />
vita impalli<strong>di</strong>scono, si entra più a contatto<br />
con l’immensa bellezza della vita interiore<br />
Particolare (le mani del padre)<br />
e con la vera luce, quella che permette <strong>di</strong> vedere<br />
la salvezza dell’umanità intera.<br />
« Simeone prese tra le braccia il bambino Gesù<br />
e bene<strong>di</strong>sse Dio:<br />
“Ora lascia, o Signore, che il tuo servo<br />
vada in pace secondo la tua parola;<br />
perché i miei occhi han visto la tua salvezza,<br />
preparata da te davanti a tutti i popoli,<br />
luce per illuminare le genti<br />
e gloria del tuo popolo Israele.” » (Lc.2,28-32)<br />
IL CENTRO DEL DIPINTO<br />
È costituito dalle mani del padre. Su <strong>di</strong> esse<br />
si concentra tutta la luce e in esse si incarna<br />
la misericor<strong>di</strong>a. Osserviamole un istante. Non<br />
sono uguali: una è grande e forte, una mano<br />
virile che attira e tiene saldo il corpo del figlio;<br />
l’altra è più gentile e delicata, una mano<br />
femminile, materna, dolcemente appoggiata.<br />
Sembrava una cosa davvero strana quando<br />
Giovanni Paolo I° (Papa Lucani) parlò <strong>di</strong> Dio<br />
che è Padre e Madre al tempo stesso. Eppure<br />
già il grande Isaia, annunciando il ritorno alla<br />
sua terra del popolo <strong>di</strong> Dio, umiliato da 40<br />
anni <strong>di</strong> esilio, così riferisce la parola <strong>di</strong> Dio:<br />
“Sion ha detto: «Il<br />
Signore mi ha abbandonato, Il Signore mi ha<br />
<strong>di</strong>menticato». Si <strong>di</strong>mentica forse una donna<br />
del suo bambino, così da non commuoversi<br />
per il figlio delle sue viscere? Anche se queste<br />
donne si <strong>di</strong>menticassero, io invece non ti<br />
<strong>di</strong>menticherò mai.” (Is.49,14-15)<br />
Chi non scorge in quelle del <strong>di</strong>pinto le mani<br />
che lo hanno accolto al momento della nascita,<br />
che lo hanno stretto al seno della madre,<br />
che lo hanno nutrito e riscaldato? Sono<br />
le mani che proteggono nei pericoli e consolano<br />
nel momento del dolore; sono le stesse<br />
che hanno stretto la mia mano quando sono<br />
partito e poi <strong>di</strong> nuovo al mio ritorno. Sono<br />
le mani dei genitori, degli insegnanti, dei veri<br />
amici, dei dottori che hanno curato i miei<br />
mali…, sono le mani <strong>di</strong> Dio!<br />
Rembrandt ha <strong>di</strong>pinto questo quadro alla fine<br />
della sua vita travagliata. Si era identificato<br />
in ambedue i figli della parabola, ora è<br />
<strong>di</strong>ventato pure lui un padre <strong>di</strong>strutto dal dolore<br />
e purificato dall’amore, preparato ormai<br />
ad entrare nella vita eterna.<br />
Henri Nouwen (1932-1996) vede in quell’ampio<br />
mantello rosso del padre una tenda che<br />
invita il viandante stanco e deluso a trovare<br />
un po’ <strong>di</strong> riposo e pace. Ma ancora più forte è<br />
un’altra immagine che gli suggerisce: quella<br />
delle ali protettive <strong>di</strong> una madre-uccello. Anche<br />
Gesù usa una simile immagine quando<br />
<strong>di</strong>ce: «Gerusalemme, Gerusalemme, che ucci<strong>di</strong><br />
i profeti e lapi<strong>di</strong> quelli che ti sono inviati,<br />
quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli,<br />
come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali,<br />
e voi non avete voluto!» (Mt.23,37)<br />
Sotto le sembianze <strong>di</strong> un vecchio patriarca ebreo,<br />
emerge anche un Dio materno che accoglie<br />
a casa i propri figli e li protegge.<br />
Conclu<strong>di</strong>amo questa nostra riflessione con le<br />
parole del Salmo 91:<br />
«Tu che abiti al riparo dell’Altissimo<br />
E <strong>di</strong>mori all’ombra dell’Onnipotente,<br />
dì al Signore: “Mio rifugio e mia fortezza,<br />
mio Dio, in cui confido.”<br />
Egli ti libererà dal laccio del cacciatore,<br />
dalla peste che <strong>di</strong>strugge.<br />
Ti coprirà con le sue penne<br />
Sotto le sue ali troverai rifugio.<br />
La sua fedeltà ti sarà scudo e corazza;<br />
non temerai i terrori della notte<br />
né la freccia che vola <strong>di</strong> giorno,<br />
la peste che vaga nelle tenebre,<br />
lo sterminio che devasta a mezzogiorno.»<br />
V° EDUCARE AL PERDONO<br />
Quando il perdono è più forte del bullismo<br />
GIORGIO PAOLUCCI<br />
Il bullismo è <strong>di</strong>ventato una delle piaghe del<br />
mondo giovanile, e la scuola è il palcoscenico<br />
preferito per mettere in scena le imprese<br />
<strong>di</strong> violenti e prevaricatori. Il tutto si consuma<br />
nell’impotenza o nella complicità <strong>di</strong> chi assiste<br />
allo “spettacolo” e nella crescente <strong>di</strong>fficoltà<br />
a trovare rime<strong>di</strong> efficaci per contrastare il fenomeno.<br />
Serve certamente più rigore, ma può<br />
bastare il rigore per andare alla ra<strong>di</strong>ce del problema,<br />
e soprattutto per innescare percorsi <strong>di</strong><br />
positività e <strong>di</strong> reale cambiamento? Accadono<br />
fatti da cui si può imparare molto, imprevisti<br />
e insieme emblematici. Eccone uno.<br />
Allo squillare della campanella che segnala l’inizio<br />
delle lezioni, un gruppo <strong>di</strong> ragazzi <strong>di</strong> terza<br />
me<strong>di</strong>a interrompe un’improvvisata partitella<br />
<strong>di</strong> calcio, ma uno <strong>di</strong> loro non vuole smettere e<br />
tira una violenta pallonata contro i compagni<br />
“rei” <strong>di</strong> voler entrare in classe. Ne colpisce uno<br />
in piena faccia mandando in frantumi gli<br />
occhiali. Una <strong>di</strong>namica simile si era già innescata<br />
nei giorni precedenti, con altre pallonate<br />
provocatoriamente tirate dal bullo <strong>di</strong> turno<br />
all’insegna della legge del più forte: ‘non giochi<br />
con me, peggio per te’.<br />
Che fare? Il colpevole nega tutto, la scuola vuole-deve<br />
dare un segnale forte, certi episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> intolleranza<br />
non sono ammissibili. Il preside e gli<br />
insegnanti si consultano: la sospensione è il<br />
provve<strong>di</strong>mento più efficace? Si decide <strong>di</strong> percorrere<br />
un’altra strada: si convoca la madre<br />
del “bullo”, alla quale viene comunicato l’accaduto<br />
proponendole - come punizione e a parziale<br />
risarcimento del danno - <strong>di</strong> ritirare il figlio<br />
dalla gita <strong>di</strong> due giorni in montagna programmata<br />
per il fine settimana, dando la quo-<br />
Educare al perdono (due bambini)<br />
10 11
ta Provinciale Dellai, del Sindaco<br />
<strong>di</strong> Pejo Dalpez, del Caposervizio<br />
Vicenzi Maurizio<br />
e molta gente.<br />
Ecco alcuni dati dell’impianto:<br />
inizio lavori 2005, quota <strong>di</strong><br />
partenza.2000 slm, quota <strong>di</strong> arrivo<br />
2991 slm, velocità 10 m.al<br />
secondo, cabine da 100 posti,<br />
portata oraria 860 persone/ora.<br />
Massima sicurezza e stabilità<br />
anche in giornate ventose.<br />
È un brevetto della Ditta Doppelmayr<br />
Hoelzl <strong>di</strong> Lana (BZ).<br />
Oltre ad essere un eccezionale<br />
mezzo <strong>di</strong> lavoro e <strong>di</strong> sport,<br />
il nuovo impianto consente <strong>di</strong><br />
raggiungere in breve tempo<br />
le meravigliose cime che affascinano<br />
la vista <strong>di</strong> chi s’accosta<br />
alla Val <strong>di</strong> Pejo. Offre a<br />
tutti la possibilità <strong>di</strong> trovarsi<br />
lassù, tra cielo e terra, tra<br />
creato e Creatore e saziare<br />
per qualche istante il bisogno<br />
<strong>di</strong> elevare lo spirito e contemplare<br />
il valore e la bellezza<br />
della natura.<br />
Ossana<br />
Movimento demografico<br />
nell’anno 2010<br />
La popolazione residente nel<br />
Comune <strong>di</strong> Ossana al 31<strong>di</strong>cembre<br />
2010 era <strong>di</strong> 839 persone<br />
delle quali 405 maschi e 435<br />
donne. I residenti nati nel 2010<br />
furono 9: 3 maschietti e 6 bambine.<br />
I residenti deceduti durante<br />
il 2010 furono 8 dei quali<br />
5 erano maschi e 3 femmine.<br />
IMMIGRATI provenienti dall’estero<br />
o da altri Comuni furono<br />
24 (15 maschie 9 femmine).<br />
EMIGRATI verso l’estero o<br />
verso altri Comuni furono<br />
25 (13 maschi e 12 femmine).<br />
BATTESIMI<br />
ESTER BEZZI <strong>di</strong> Gianni e<br />
Anna Magnini, nata a Cles<br />
il 28/11/2009 e battezzata ad<br />
Ossana il 17/01/2010; MA-<br />
RIANNA VALENTINI <strong>di</strong> Walter<br />
e Tiziana Rossi, nata Trento<br />
il 04/11/2009, battezzata<br />
in Ossana il 28/02/2010; LE-<br />
TIZIA MATTEOTTI <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o<br />
Matteotti e Ivana Pedergnana,<br />
nata Cles l’11 febbraio<br />
2010 e battezzata ad Ossana<br />
il 04/04/2010; CHIARA<br />
ROSSI <strong>di</strong> Ruggero ed Elisabetta<br />
Andreis, nata a Cles il<br />
23/02/2009, battezzata ad Ossana<br />
il 16/05/2010; SAMUEL<br />
DELL’EVA nato a Cles il 24 <strong>di</strong>cembre<br />
2010, battezzato in Ossana<br />
07/08/2010; GIOVANNI<br />
BATTISTA DELL’EVA <strong>di</strong> Maurizio<br />
e Tiziana Heloise Magno<br />
nato a Palermo il 25/09/2010<br />
ed il gemello RAFFAELE battezzato<br />
in Ossana il 25/09/2010;<br />
GABRIELE GARIBALDI <strong>di</strong><br />
Mattia e <strong>di</strong> Elisa dell’Eva, nato<br />
a Cles il 02/02/2010, battezzato<br />
in Ossana il 26/09/2010; CAR-<br />
LOTTA FALCONE <strong>di</strong> Franco e<br />
Giulia Pangrazzi, nata in Trento<br />
il 28/05/2010, battezzata in<br />
Romeno il 16/10/2010<br />
MATRIMONI<br />
Hanno consacrato il loro amore<br />
nel Sacramento del Matrimonio:<br />
NICOLANGELO DI<br />
BITETTO <strong>di</strong> Roma e ORNEL-<br />
LA MARIA GRAZIA DI GIA-<br />
CIANO il 18 luglio 2010.<br />
FUNERALI<br />
Abbiamo accompagnato<br />
nell’ultimo viaggio e riconsegnato<br />
alla terra in attesa della<br />
risurrezione sei uomini e tre<br />
donne: GINO BEZZI <strong>di</strong> anni 60<br />
deceduto il 21 febbraio; PIERI-<br />
NO TARABOI <strong>di</strong> anni 65 deceduto<br />
il 29 marzo; CLAUDIO<br />
SANTINI <strong>di</strong> anni 67deceduto<br />
il19 maggio; LUIGI REDOLFI<br />
<strong>di</strong> anni 89 deceduto il 14 luglio;<br />
GUGLIELMINA GRU-<br />
BER <strong>di</strong> anni 100 deceduta il 20<br />
luglio; LUIGINO BEZZI <strong>di</strong> anni<br />
74 deceduto l’8 agosto; CO-<br />
GOLI AMELIA <strong>di</strong> anni 79 deceduta<br />
il 9 agosto; ALFONSO<br />
TARABOI <strong>di</strong> anni 60 deceduto<br />
il 16 settembre; GIUSEPPI-<br />
NA ENDRIZZI <strong>di</strong> anni 99 deceduta<br />
il 25 settembre.<br />
Incontri <strong>di</strong> preghiera e<br />
<strong>di</strong> adorazione<br />
Dal 19 gennaio 2010 si tiene<br />
settimanalmente nella chiesa<br />
<strong>di</strong> Fucine un incontro <strong>di</strong> preghiera<br />
e <strong>di</strong> adorazione.<br />
Inizialmente l’incontro era<br />
finalizzato a preparare nella<br />
preghiera la venuta ad Ossana<br />
della statua della Madonna<br />
<strong>di</strong> Fatima. A conclusione<br />
del grande evento che portò<br />
ad Ossana migliaia <strong>di</strong> pellegrini,<br />
si è deciso <strong>di</strong> continuare<br />
ad incontrarsi perché pregare<br />
insieme e me<strong>di</strong>tare sulla<br />
Parola <strong>di</strong> Dio <strong>di</strong>venne una vera<br />
e propria esigenza, quasi<br />
una nostalgia <strong>di</strong> Dio, un appuntamento<br />
speciale con Lui.<br />
Si è pregato molto: per preparare<br />
la venuta <strong>di</strong> don Livio<br />
come nuovo e giovane parroco<br />
delle parrocchie <strong>di</strong> centro<br />
Valle (Ossana, Pellizzano,<br />
Mezzana, Ortisè/Menas, Castello<br />
e Termenago); per accompagnare<br />
don Luigi nelle<br />
sue nuove parrocchie, per<br />
chiedere la luce dello Spirito<br />
Santo sulla catechesi parrocchiale,<br />
per don Pio chiamato<br />
dal Signore a continuare la<br />
sua missione in cielo per intercedere<br />
per noi…. Non c’è<br />
avvenimento della vita delle<br />
nostre comunità e delle nostre<br />
famiglie che non trovi una eco<br />
<strong>di</strong> preghiera negli incontri.<br />
È un piccolo cenacolo <strong>di</strong><br />
preghiera e contemplazione<br />
in compagnia con Vergine<br />
Maria e in adorazione della<br />
santissima Eucarestia. È come<br />
fornire carburante alla macchina<br />
delle nostre comunità<br />
che talvolta arranca con fati-<br />
ca per assicurare un presenza<br />
cristiana ed una testimonianza<br />
<strong>di</strong> fede nel nostro territorio.<br />
Gli incontri si tengono ogni<br />
MARTEDÌ ad ore 20.30 nella<br />
chiesa <strong>di</strong> Fucine. Quando è<br />
possibile (quasi sempre) è assicurata<br />
la presenza <strong>di</strong> un sacerdote,<br />
ma la preghiera viene<br />
animata e guidata dal gruppo<br />
stesso che si incontra anche in<br />
mancanza del sacerdote.<br />
Ogni persona che sente l’esigenza<br />
<strong>di</strong> un momento <strong>di</strong> intimità<br />
col Signore e <strong>di</strong> incontro<br />
con i fratelli <strong>di</strong> fede è libera<br />
<strong>di</strong> partecipare, anzi, desideriamo<br />
invitare col cuore a<br />
con<strong>di</strong>videre questi momenti<br />
tanto preziosi per le persone<br />
e per le comunità.<br />
Vermiglio<br />
Anagrafe 2010<br />
Nati: Delpero Lorenzo, Depetris<br />
Erica, Benvenuti Alessia,<br />
Zambotti Ariel, Magnini<br />
Michele, Delpero Nicolas,<br />
Cogoli Mattia, D’Antonio<br />
Nicolò, Timis Marius, Carolli<br />
Greta, Slanzi Maria Camilla,<br />
Slanzi Viola<br />
Defunti: Vareschi Evelina,<br />
Gabrielli Eugenia, Panizza<br />
Franco Giovanni, Delpero<br />
Luigi, <strong>Stefano</strong>lli Maria, Daldoss<br />
Maria, Dalla Valle Elena,<br />
Zambotti Carmela, Delpero<br />
Natale, Daldoss Luciano,<br />
Longhi Angelina, Offer Sandrina,<br />
Panizza <strong>Stefano</strong>, Panizza<br />
Rosalia, Chessler Luciano,<br />
Zambotti Amabile, Zanoni<br />
Livio, Slanzi Fiorentino, Delpero<br />
Bortolo, Dezulian Luigi,<br />
Longhi Cesare<br />
Matrimoni: Riccar<strong>di</strong> Michele<br />
con Mosconi Elena<br />
Il sacramento della<br />
confermazione<br />
Domenica 14 novembre<br />
2010, il delegato vescovile<br />
Padre Rino Cozza e il nostro<br />
parroco Don Enrico hanno<br />
concelebrato con la comunità<br />
<strong>di</strong> Vermiglio il Sacramento<br />
della Confermazione <strong>di</strong> 27 ragazzi<br />
<strong>di</strong> terza me<strong>di</strong>a e prima<br />
superiore. Questo Sacramento<br />
rappresenta una tappa importante<br />
nella vita <strong>di</strong> un cristiano:<br />
confermare la propria<br />
fede è un segno <strong>di</strong> grande responsabilità<br />
e <strong>di</strong> consapevolezza<br />
del proprio ruolo nella<br />
comunità. Portare i ragazzi<br />
a questa scoperta è stato lo<br />
scopo degli ultimi due anni<br />
<strong>di</strong> catechesi, anche se, come<br />
ormai dovrebbe essere risaputo,<br />
la principale protagonista<br />
dell’esempio e della testimonianza<br />
<strong>di</strong> vita cristiana è,<br />
e rimarrà sempre, la famiglia.<br />
Il giorno della cerimonia, i<br />
ragazzi, accompagnati dai<br />
padrini e dalle madrine, hanno<br />
<strong>di</strong>mostrato un forte coinvolgimento<br />
e una certa emozione<br />
che, ci auguriamo, siano<br />
stati solo l’inizio <strong>di</strong> una seria<br />
e proficua crescita <strong>di</strong> fede.<br />
Dopo la Liturgia della Parola,<br />
animata anche dai genitori,<br />
Padre Rino Cozza ha rivolto<br />
ai ragazzi e a tutti i presenti<br />
parole <strong>di</strong> incoraggiamento,<br />
perché siano sempre <strong>di</strong>sponibili<br />
alla testimonianza e al<br />
servizio. Inoltre ha reso par-<br />
42 43
tecipi i ragazzi rivolgendo<br />
loro qualche domanda, che<br />
li ha portati a comprendere<br />
che, nonostante la fragilità<br />
della nostra fede, il Padre ci<br />
ama e non manca mai <strong>di</strong> infondere<br />
in noi il suo Spirito.<br />
Appena terminata l’omelia, i<br />
ragazzi sono stati presentati<br />
al Delegato, al quale hanno<br />
rivolto la loro richiesta del Sacramento<br />
della Confermazione.<br />
I cresiman<strong>di</strong> hanno inoltre<br />
chiesto alla comunità <strong>di</strong><br />
essere loro vicini con l’esempio<br />
e la preghiera. Hanno poi<br />
rinnovato le promesse battesimali<br />
e, dopo l’imposizione<br />
delle mani del Presidente su<br />
<strong>di</strong> loro, hanno ricevuto il dono<br />
della crismazione.<br />
I cresiman<strong>di</strong> hanno provveduto<br />
anche alla presentazione<br />
dei doni, adeguatamente<br />
commentati, mentre venivano<br />
portati all’altare. Insieme<br />
al pane e al vino, i ragazzi<br />
hanno donato due candele<br />
che i partecipanti al Pellegrinaggio<br />
interparrocchiale <strong>di</strong><br />
maggio in Terra Santa hanno<br />
portato appositamente da<br />
Gerusalemme, segno della luce<br />
<strong>di</strong> Cristo che dovrebbe illuminare<br />
la loro vita; dei fiori, i<br />
cui colori e profumi rallegrano<br />
la nostra vita, le nostre feste,<br />
le nostre celebrazioni; un<br />
grembiule, segno del servizio,<br />
ma anche <strong>di</strong> amore, <strong>di</strong> <strong>di</strong>sponibilità,<br />
<strong>di</strong> de<strong>di</strong>zione sull’esempio<br />
<strong>di</strong> Cristo; le buste con<br />
le offerte per la carità del Vescovo<br />
Luigi, segno <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione<br />
con il prossimo che non<br />
può mancare nella vita <strong>di</strong> un<br />
vero cristiano.<br />
La cerimonia è proseguita<br />
con la Liturgia Eucaristica,<br />
mensa a cui il cristiano deve<br />
attingere per sentirsi parte viva<br />
della Chiesa e figlio <strong>di</strong> Dio.<br />
Al termine i ragazzi si sono<br />
riuniti attorno a Padre Rino<br />
Cozza e a Don Enrico per una<br />
foto ricordo.<br />
L’augurio più grande che noi<br />
catechisti vogliamo rivolgere<br />
a questi ragazzi, che ormai<br />
seguiamo da cinque anni,<br />
è che il vento dello Spirito<br />
Santo soffi forte su <strong>di</strong> loro e<br />
che riescano a comprendere<br />
che il Sacramento della Confermazione<br />
non è una porta<br />
che si chiude su un passato<br />
caratterizzato da una fede ancora<br />
bambina, ma è l’accesso<br />
ad una vita da cristiani adulti,<br />
che non imitano dei gesti rituali<br />
legati a delle tra<strong>di</strong>zioni,<br />
ma che vivono nel loro quoti<strong>di</strong>ano<br />
la Parola che ogni domenica<br />
e ogni ora <strong>di</strong> catechesi<br />
abbiamo ascoltato insieme.<br />
Un ringraziamento particolare<br />
a Don Enrico, che con passione<br />
e de<strong>di</strong>zione, si occupa<br />
della nostra formazione <strong>di</strong><br />
catechisti, in modo che sappiamo<br />
offrire un valido aiuto<br />
alla crescita <strong>di</strong> fede dei ragazzi.<br />
Vogliamo ringraziare<br />
anche tutto il gruppo dei catechisti<br />
con i quali ogni mese<br />
ci incontriamo, per il sup-<br />
porto morale e i suggerimenti<br />
che tra un <strong>di</strong>scorso e l’altro<br />
ci hanno fornito e tutti quelli<br />
che operano in parrocchia<br />
per rendere significativo ogni<br />
evento: gruppi pulizie,<br />
cantori, organisti, addetti alla<br />
sacrestia, lettori, ministri<br />
dell’eucaristia, ecc...<br />
I catechisti <strong>di</strong> terza me<strong>di</strong>a e<br />
prima superiore<br />
“Educare alla vita buona<br />
del vangelo”<br />
Questo il pressante invito<br />
della Conferenza Episcopale<br />
Italiana (CEI) alla comunità<br />
dei cattolici in cui sono esposti<br />
gli Orientamenti pastorali<br />
dell’Episcopato italiano per il<br />
decennio 2010-2020.<br />
L’intento è quello <strong>di</strong> far fronte<br />
al degrado morale che permea<br />
la nostra società, fonte<br />
<strong>di</strong> un <strong>di</strong>ffuso <strong>di</strong>sagio che ostacola<br />
e rende più problematica<br />
la convivenza umana.<br />
Già da tempo abbiamo sentito<br />
risuonare il grido d’allarme<br />
effuso dai vertici ecclesiali<br />
nei termini <strong>di</strong> “emergenza<br />
educativa”, ma anche l’uomo<br />
della strada, ormai, non fatica<br />
a cogliere il quadro desolante<br />
circa i rapporti umani<br />
che la cronaca <strong>di</strong> ogni giorno<br />
mette in rilievo:<br />
- compagini politiche e <strong>di</strong><br />
governo in eterna e vuota<br />
contrapposizione;<br />
- i me<strong>di</strong>a che fan loro da<br />
gran cassa in risse televisive<br />
che “approfon<strong>di</strong>scono” solo<br />
il solco che le <strong>di</strong>vide. E poi,<br />
svariati programmi vuoti,<br />
altri ad<strong>di</strong>rittura indecenti e<br />
perfino offensivi della <strong>di</strong>gnità<br />
<strong>di</strong> molti utenti;<br />
- giornali e riviste che inventano<br />
casi eclatanti e notizie<br />
fasulle solo per fare cassa;<br />
- successo e profitto elevati<br />
a scopi primari dell’esistenza;<br />
- mercimonio del sesso e<br />
perfino della vita umana;<br />
- famiglie <strong>di</strong>strutte dalla crisi<br />
economica, dalla per<strong>di</strong>ta<br />
del lavoro, oltre che da separazioni<br />
e <strong>di</strong>vorzi. Altre che,<br />
per quanto impegnate a tenere<br />
vivo il rapporto <strong>di</strong> coppia<br />
e a dare una giusta impronta<br />
ai figli, si sentono depresse e<br />
sfiduciate perché i loro sforzi<br />
educativi sono vanificati dagli<br />
influssi negativi della società.<br />
Altre ancora che hanno<br />
rinunciato alla loro in<strong>di</strong>spensabile<br />
opera educativa;<br />
- figli abbandonati a se<br />
stessi, facili prede, assai presto,<br />
dell’alcool, della droga,<br />
del sesso, della tecnologia,<br />
delle manifestazioni <strong>di</strong> bullismo<br />
o del branco;<br />
- scuola in <strong>di</strong>fficoltà anche<br />
nel ridotto compito <strong>di</strong> istruire<br />
(dall’educare si è a suo tempo<br />
defilata) perché sovente<br />
si trova <strong>di</strong> fronte a soggetti<br />
refrattari alla <strong>di</strong>sciplina e<br />
all’autorità, svogliati, con i<br />
quali deve operare senza poter<br />
contare sul sostegno della<br />
famiglia. E l’elenco non è <strong>di</strong><br />
certo completo, ma io mi fermo<br />
per lasciare ad ognuno <strong>di</strong><br />
aggiungere del suo.<br />
A questo punto una riflessione<br />
si impone, sia per i credenti,<br />
come per i non credenti,<br />
per tutti coloro che abbiano<br />
a cuore la propria sorte e<br />
il futuro delle nuove generazioni.<br />
Che mondo vogliamo<br />
lasciare loro? Un caos completo<br />
nella totale assenza <strong>di</strong><br />
valori morali? Una giungla umana<br />
in cui i più forti e sfrontati<br />
spadroneggiano sui deboli?<br />
Credo che nessuno sia<br />
così incosciente da volere una<br />
cosa simile. E allora?<br />
ECCO LA PROPOSTA<br />
Ci viene dalla Chiesa: l’istituzione<br />
più accre<strong>di</strong>tata in fatto<br />
<strong>di</strong> educazione avendone ricevuto<br />
specifico mandato da<br />
Gesù stesso: “Andate…istruite<br />
tutti i popoli” (Mt 28,19). E la<br />
Chiesa va sul sicuro: ci propone<br />
la Parola e l’esempio<br />
non <strong>di</strong> un maestro qualsiasi,<br />
ma <strong>di</strong> Cristo medesimo, “il<br />
Maestro” per eccellenza, l’unico<br />
a non tra<strong>di</strong>re mai, nei<br />
fatti, la sua Parola.<br />
Con gli “Orientamenti pastorali<br />
dell’Episcopato italiano<br />
per il decennio 2010-<br />
2020” viene quin<strong>di</strong> sollecitato,<br />
nelle varie comunità ecclesiali,<br />
un deciso e duraturo impegno<br />
a “EDUCARE ALLA<br />
VITA BUONA DEL VANGE-<br />
LO” proprio in questi tempi e<br />
in un mondo che cambia.<br />
Non basta lamentarsi dei mali<br />
che affliggono l’umanità, aspettando<br />
sempre che siano<br />
gli altri a cambiare; proprio<br />
perché nessuno può ritenersi<br />
migliore degli altri, il cambiamento<br />
deve cominciare, anzitutto,<br />
da ciascuno <strong>di</strong> noi, in un<br />
arduo cambio <strong>di</strong> rotta, rinnovando<br />
la nostra vita spirituale,<br />
risalendo la china, remando<br />
contro corrente, affidandoci,<br />
data la nostra fragilità, al sostegno<br />
dello Spirito. Nel contempo<br />
è possibile e doveroso<br />
rivolgersi agli altri, mettersi in<br />
gioco, seguendo il richiamo e<br />
le sollecitazioni che ci verranno<br />
dalle iniziative parrocchiali<br />
in merito al tema in questione.<br />
È in<strong>di</strong>spensabile e determinante,<br />
per il raggiungimento<br />
del fine assunto, che all’iniziativa<br />
delle Chiese locali si<br />
aggiunga l’apporto <strong>di</strong> ciascuno,<br />
delle famiglie in particolare<br />
e, per quanto possibile,<br />
anche della Scuola, come <strong>di</strong><br />
ogni altra Agenzia educante.<br />
Infatti, è con la collaborazione<br />
e la responsabilità <strong>di</strong> tutti<br />
che si possono ottenere i risultati<br />
più significativi. Ci si<br />
rende conto che il compito<br />
<strong>di</strong> educare, che è sempre stato<br />
<strong>di</strong>fficile, oggi risulta ancora<br />
più arduo, una vera sfida,<br />
ma una sfida che siamo chiamati<br />
ad affrontare con fiducia<br />
e speranza, certi <strong>di</strong> camminare<br />
nella giusta <strong>di</strong>rezione.<br />
Sappiamo che le <strong>di</strong>fficoltà<br />
non mancheranno. Sarà normale<br />
incontrare in alcuni casi<br />
perplessità, tentennamenti,<br />
in altri vere e proprie resistenze,<br />
ma la posta in gioco<br />
è troppo alta ed impellente<br />
per lasciarsi scoraggiare.<br />
I tempi sono maturi per una<br />
lenta, faticosa sfida che sarà<br />
anche gratificante.<br />
Celestino Depetris<br />
44 45
Raccolta viveri per gli<br />
ultimi<br />
Come avviene da qualche<br />
tempo, nei perio<strong>di</strong> forti<br />
dell’anno liturgico, Avvento<br />
e Quaresima, Don Enrico in<br />
collaborazione con i catechisti<br />
e i ragazzi organizzano una<br />
raccolta viveri. Ogni volta<br />
si cerca <strong>di</strong> destinare quanto<br />
raccolto ad enti <strong>di</strong> beneficienza<br />
o associazioni che operano<br />
per i poveri, i <strong>di</strong>sagiati<br />
e gli emarginati come la Caritas<br />
Diocesana, la mensa dei<br />
poveri dei Frati Cappuccini…<br />
Questa volta li abbiamo destinati<br />
al “Villaggio del fanciullo<br />
SOS” <strong>di</strong> Trento; un’associazione<br />
che accoglie minori<br />
in <strong>di</strong>fficoltà familiare e lavora<br />
in sinergia con i servizi territoriali<br />
ed il Tribunale dei minori.<br />
Questa comunità esplica<br />
la propria attività a favore dei<br />
bambini in stato <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio familiare.<br />
Cercando <strong>di</strong> ricostruire<br />
i rapporti affettivi, infondendo<br />
stabilità e sicurezza e<br />
favorendo l’inserimento dei<br />
piccoli nell’ambiente familiare<br />
e nella società.<br />
Prima <strong>di</strong> Natale, abbiamo<br />
proposto ai ragazzi del secondo<br />
gruppo della catechesi<br />
familiare (4° 5° elementare)<br />
<strong>di</strong> de<strong>di</strong>care un po’ del loro<br />
tempo per dei bambini meno<br />
fortunati. Abbiamo subito<br />
riscontrato sui loro volti<br />
l’entusiasmo e la voglia <strong>di</strong><br />
collaborare. Dopo aver spiegato<br />
loro <strong>di</strong> cosa si trattava,<br />
abbiamo formato dei gruppi<br />
sud<strong>di</strong>videndoli in fasce orarie<br />
<strong>di</strong>verse per coprire il servizio<br />
in tre negozi <strong>di</strong> generi<br />
alimentari del paese nella<br />
giornata <strong>di</strong> sabato 18 <strong>di</strong>cembre<br />
2010. Alcuni ragazzi non<br />
hanno potuto partecipare per<br />
svariati motivi (malattia, corso<br />
<strong>di</strong> sci,…), altri hanno collaborato<br />
attivamente e ad<strong>di</strong>rittura<br />
alcuni hanno fatto doppi<br />
turni. Per realizzare al meglio<br />
la raccolta viveri, ci hanno<br />
aiutato i ragazzi del primo<br />
gruppo della catechesi familiare,<br />
alcune mamme e alcuni<br />
catechisti nel raccogliere, separare,<br />
trasportare all’Oratorio<br />
e infine imballare gli alimenti<br />
offerti nei negozi. Durante<br />
la raccolta si sono manifestati<br />
sentimenti contrastanti<br />
dallo scetticismo demolitrice<br />
e pettegolo <strong>di</strong> alcune persone:<br />
“non sa più cosa inventarsi il<br />
parroco”… “tanto si tengono<br />
tutto loro”…; all’euforia <strong>di</strong> altre:<br />
“bravi ragazzi”, “è giusto<br />
aiutare i bisognosi”, “ io non<br />
sono <strong>di</strong> qui, posso contribuire<br />
anch’io?”… I primi ci hanno<br />
mortificato, questi ultimi<br />
invece ci hanno incoraggiato<br />
e fatto riflettere. Alla fine<br />
è prevalso l’entusiasmo, perché<br />
grazie alla generosità <strong>di</strong><br />
molte persone abbiamo consegnato<br />
al Villaggio SOS <strong>di</strong><br />
Trento ben 47 grossi pacchi<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi generi <strong>di</strong> alimenti:<br />
riso, pasta, biscotti, zucchero,<br />
olio, omogeneizzati… La<br />
nostra <strong>Parrocchia</strong> ha ricevuto<br />
un caloroso ringraziamento<br />
da parte del Villaggio SOS,<br />
invitandoci a visitarlo. La lettera<br />
inviataci dal Presidente<br />
dott. Demattè è stata esposta<br />
alla bacheca della chiesa.<br />
Piccoli gesti come questi ci insegnano<br />
che con un po’<strong>di</strong> sacrificio,<br />
collaborazione e an-<br />
che tanta gioia si possono fare<br />
felici delle persone, che vivono<br />
in situazioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà.<br />
Anche noi possiamo sperimentare<br />
questa gioia se sappiamo<br />
donare e donarci con<br />
gratuità e <strong>di</strong>sinteresse, così<br />
gli insegnamenti e le parole<br />
<strong>di</strong> Gesù <strong>di</strong>ventano realtà: “Ogni<br />
volta che avete fatto queste<br />
cose a uno solo <strong>di</strong> questi<br />
miei fratelli più piccoli, l’avete<br />
fatto a me” (Mt 25, 40). Queste<br />
esperienze rappresentano<br />
per i ragazzi, e anche per tutta<br />
la comunità parrocchiale<br />
delle proposte educative preziose<br />
che permettono <strong>di</strong> raggiungere<br />
l’obiettivo <strong>di</strong> promuovere<br />
lo spirito <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione<br />
e la crescita della persona<br />
in accordo con gli insegnamenti<br />
del Vangelo e a realizzare<br />
la fraternità e il bene<br />
della collettività umana.<br />
Caterina Daldoss<br />
Taizé (Francia) - Pellegrinaggio<br />
<strong>di</strong> fiducia<br />
sulla terra<br />
Durante l’estate, con altri ragazzi<br />
della Diocesi <strong>di</strong> Trento,<br />
abbiamo partecipato ad una<br />
“settimana <strong>di</strong> pellegrinaggio”<br />
a Taizé. Si tratta <strong>di</strong> un piccolo<br />
villaggio, situato nella Borgogna<br />
francese, a Nord <strong>di</strong><br />
Lione, dove nel 1940 Frère<br />
Roger ha fondato una Comunità<br />
<strong>di</strong> fratelli provenienti<br />
da varie confessioni religiose,<br />
che ospita ogni anno migliaia<br />
<strong>di</strong> giovani provenienti<br />
da ogni parte del mondo.<br />
È un ritiro spirituale adatto a<br />
tutti coloro che sentono dentro<br />
<strong>di</strong> sé il bisogno <strong>di</strong> staccare<br />
la spina dallo stress o dalla<br />
noia <strong>di</strong> una quoti<strong>di</strong>anità piena<br />
<strong>di</strong> como<strong>di</strong>tà, ma povera <strong>di</strong> vita.<br />
E’ il luogo ideale per ricercare<br />
sé stessi, per dare risposta<br />
ai quesiti che, alla nostra età,<br />
iniziano ad accumularsi. A<br />
Taizé, il <strong>di</strong>alogo e il confronto<br />
sono <strong>di</strong> casa e per questo incentivati:<br />
si formano infatti dei<br />
gruppi nazionali e internazionali<br />
in cui ci si può esprimere<br />
liberamente riguardo agli aspetti<br />
più delicati e intimi, che<br />
all’interno della nostra società<br />
non riescono a trovare sfogo,<br />
perché ci si rifugia spesso<br />
<strong>di</strong>etro maschere che innalzano<br />
barriere tra noi e gli altri.<br />
Questo modo <strong>di</strong> incontrasi<br />
permette <strong>di</strong> comprendere la<br />
profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> ogni uomo, stimolando<br />
la volontà ad andare<br />
oltre quel giu<strong>di</strong>zio superficiale<br />
del primo sguardo e facilitano<br />
la socializzazione, perché nessuno<br />
teme il giu<strong>di</strong>zio degli altri,<br />
in quanto tutti sono giunti<br />
lì per cercare qualcosa e ci<br />
si può quin<strong>di</strong> rispecchiare nel<br />
volto <strong>di</strong> ognuno.<br />
Durante la giornata ci sono varie<br />
attività come gli incontri biblici,<br />
utili per conoscere e avvicinarsi<br />
a Dio. Non mancano<br />
tre momenti forti <strong>di</strong> preghiera<br />
durante la giornata, strutturati<br />
però in maniera <strong>di</strong>fferente<br />
rispetto a quelli a cui partecipiamo<br />
nelle nostre parrocchie:<br />
non ci sono parole da recitare<br />
a memoria, ma solo brevi brani<br />
da cantare in lode al Signore,<br />
seguiti poi dall’ascolto della<br />
Parola e da momenti <strong>di</strong> silenzio<br />
dove ognuno ha la possibilità<br />
<strong>di</strong> riflettere o rivolgersi<br />
personalmente a Dio.<br />
Dopo essersi messi a <strong>di</strong>sposizione<br />
anche per qualche lavoro<br />
pratico, aver alloggiato<br />
nelle tende in balia dei fenomeni<br />
atmosferici, o aver consumato<br />
pasti molto modesti,<br />
si riescono ad apprezzare<br />
tutti quei beni che <strong>di</strong> fatto<br />
posse<strong>di</strong>amo, ma che riteniamo<br />
scontati. La magia <strong>di</strong> questo<br />
luogo deriva soprattutto<br />
dall’assenza del superfluo, in<br />
quanto si riescono a riscoprire<br />
le ricchezze vere della vita,<br />
che non hanno nulla a che vedere<br />
con i beni materiali della<br />
nostra epoca. Quello che più<br />
colpisce è l’atmosfera satura<br />
<strong>di</strong> pace che solamente là si<br />
respira. Ogni persona che ci<br />
si trova davanti ha un sorriso<br />
stampato sulle labbra e la<br />
<strong>di</strong>sponibilità, la gentilezza e la<br />
solidarietà sono caratteristiche<br />
tipiche <strong>di</strong> Taizé. La gioia,<br />
che pare un traguardo molto<br />
lontano, è presente in ogni<br />
attimo del giorno e anche il<br />
<strong>di</strong>vertimento non è assente,<br />
ma ancora più puro e sem-<br />
plice. Oggi, il <strong>di</strong>vertimento è<br />
considerato ormai come momento<br />
<strong>di</strong> trasgressione e impossibile<br />
da ottenere con l’assenza<br />
<strong>di</strong> musica assordante e,<br />
soprattutto, <strong>di</strong> alcool. A Taizé<br />
tutto può essere rivalutato: la<br />
musica la si crea da sé, tramite<br />
battiti <strong>di</strong> mani o strumenti<br />
che ciascuno suona e poi si<br />
canta, si balla e tutto ciò che<br />
occorre per essere felici sono<br />
gli amici e qui ce ne sono in<br />
abbondanza, provenienti da<br />
ogni continente.<br />
Insomma, colui che ritorna da<br />
Taizé non è più la stessa persona<br />
che era partita, perché ci<br />
si sente <strong>di</strong>versi, più completi<br />
e in armonia col proprio essere,<br />
perché è un luogo così<br />
speciale da lasciare il segno e<br />
rimanere nel cuore.<br />
Vogliamo ringraziare Don Enrico<br />
che ci ha proposto questa<br />
importante esperienza per<br />
farci comprendere che la vita<br />
è bella quando le giornate<br />
sono ricche <strong>di</strong> esperienze vere<br />
ed e<strong>di</strong>ficanti e coloro che ci<br />
hanno accompagnati e guidati,<br />
non solo in questa settimana,<br />
ma anche durante il breve<br />
ritiro <strong>di</strong> tre giorni a Predazzo,<br />
durante il periodo natalizio<br />
dove abbiamo potuto incontrare<br />
<strong>di</strong> nuovo i compagni <strong>di</strong><br />
avventura della scorsa estate,<br />
rivivendo momenti significativi<br />
<strong>di</strong> comunione ed amicizia.<br />
Vania e Marco<br />
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