ECONOMIA POLITICA: microeconomia
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<strong>ECONOMIA</strong> <strong>POLITICA</strong>: <strong>microeconomia</strong><br />
Il mercato perfetto<br />
La concorrenza perfetta: 1. Molte imprese, 2. Trasparenza, 3. Omogeneità del<br />
prodotto, 4. Libertà economica, tra cui quella di entrata<br />
(assenza di barriere all’entrata), 5. Razionalità economica<br />
Il ricavo totale dell’impresa è RT = Px*X<br />
Il ricavo marginale dell’impresa è RM = ∆RT/∆X<br />
Il ricavo medio dell’impresa è RE = Px (RT/X)<br />
In concorrenza perfetta il prezzo della merce non<br />
dipende dalla quantità che l’impresa offre ma dipende<br />
dalle condizioni generali della D e S.<br />
Quindi per l’impresa RE = Px = RM ed è orizzontale<br />
1
Il mercato perfetto<br />
Il profitto dell’impresa è la differenza tra ricavi e costi PRO = RT – CT<br />
Il profitto è massimo (in X3) quando<br />
Px = RM = CM<br />
Cioè quando massima è la distanza<br />
verticale tra RT e CT. Questo avviene<br />
quando traccio la parallela a RT che<br />
passa per CT più distante possibile da RT<br />
(la tangente a CT parallela a RT).<br />
2
Il mercato perfetto<br />
Facciamo riferimento al grafico con CM, CE, CEV e RM<br />
L’impresa produce X per cui CM=Px (max PRO)<br />
Se Px = PX1 : (extra)profitto<br />
Se Px = Px2 : perdita<br />
Se Px = Px0 : profitto normale minimo<br />
In generale la pressione competitiva (entrate)<br />
tende a portare PX➜Px0<br />
Condizioni d’entrata: Px> Px0<br />
Condizioni d’uscita: Px< Px2 perché non si<br />
coprono più i CV (nessuna quasi-rendita)<br />
Se Px0Px2 si recuperano i CV e parte dei CF<br />
Conviene rimanere. (esiste una quasi-rendita)<br />
L’extra profitto si definisce rendita se non estemporaneo ed è dovuto a un vantaggio competitivo nei<br />
confronti della concorrenza (tecnologico, di costi, di localizzazione…) o a vantaggi monopolistici tipo<br />
barriere all’entrata.<br />
Il ricavo unitario che supera Px2 è detto quasi-rendita (anche se la situazione è di perdita)<br />
X3<br />
X0 X1<br />
CM<br />
Px1<br />
CE<br />
CEV<br />
Px0<br />
Px2<br />
3
L’impresa reale<br />
Nella situazione di mercato perfetto l’impresa fissa le quantità in modo che Px=CM.<br />
Nella realtà le imprese fissano il prezzo ed attendono di verificare quando vendono e quindi ricavano.<br />
Esse fissano il prezzo secondo la tecnica del mark-up, cioè ricarico sui costi diretti di produzione<br />
(tendenzialmente il costo industriale con cui valorizzano i prodotti a magazzino, facilmente verificabile<br />
secondo la contabilità analitica). Questo ricarico dovrà compensare gli altri costi e garantire un<br />
profitto. Tuttavia, il profitto dipende dalle quantità vendute. Margine di contribuzione = P-Cv è variabile<br />
l’impresa raggiunge il punto di pareggio in A per Q A.<br />
Se vende quantità superiori realizzerà dei profitti, se<br />
inferiori delle perdite.<br />
Se l’impresa aumenta i prezzi il punto di pareggio<br />
diminuisce (Q B),<br />
se li riduce il punto di pareggio aumenta (Q C).<br />
L’efficacia della variazione del prezzo dipende<br />
dall’elasticità della domanda rispetto ai prezzi.<br />
L’aumento dei prezzi funziona se la domanda è rigida.<br />
Rendere i propri prodotti pi attraenti aumentando gli<br />
investimenti in ricerca e sviluppo, oppure quelli in<br />
marketing e pubblicità è rischioso in quanto aumenta l<br />
punto di pareggio<br />
Punto d pareggio: QA = Cf/(P-Cv)<br />
!<br />
C;<br />
R<br />
!!<br />
B<br />
A<br />
Costo diretto<br />
variabile totale<br />
Q B<br />
Q A<br />
Aumento dei<br />
prezzi<br />
Ricavo totale<br />
Costi fissi indiretti<br />
Riduzione dei<br />
prezzi<br />
C<br />
Costi totali<br />
Q C<br />
Quantità del bene venduta<br />
4
La curva d’offerta<br />
Gli imprenditori tendono a fissare Px = CM sul tratto crescente dei CM<br />
Quindi sono disposti a portare sul mercato quantità crescenti solo a prezzi crescenti<br />
Ciò determina la curva d’offerta sul mercato<br />
Nel lungo periodo può essere decrescente (tratteggiata a dx) se investimenti in nuove tecnologie<br />
riducono i costi<br />
5
Equilibrio di mercato<br />
Le curve di domanda ed offerta di mercato non sono altro che l’aggregazione delle curve di domanda<br />
ed offerta individuali ottenute sommando in orizzontale le quantità X.<br />
Il prezzo e la quantità di equilibrio Px* e X* si trovano nell’intersezione delle due funzioni.<br />
Prezzo di domanda e prezzo di offerta<br />
10<br />
9<br />
8<br />
7<br />
6<br />
5<br />
4<br />
3<br />
2<br />
1<br />
0<br />
Fig. 5.11 - Formazione del prezzo nel breve periodo -<br />
Schema di Marshall<br />
PX*<br />
D<br />
B<br />
A<br />
X1 X*<br />
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10<br />
Quantità domandata e quantità offerta<br />
La stabilità dell’equilibrio si può studiare in due modi: secondo Walras (con banditore che modifica Px<br />
secondo Xd/Xs) e secondo Marshall (aggiustando X a ∆Pd/Ps)<br />
F<br />
E<br />
X2<br />
S<br />
6
L’equilibrio di mercato<br />
L’assenza di vincoli alla libera espressione delle preferenze individuali e la libertà economica<br />
(d’intrapresa) assicurano la corretta formazione di domanda ed offerta.<br />
Di conseguenza, il prezzo di equilibrio rappresenta correttamente il valore del bene dato dalla scarsità<br />
relativa sul mercato.<br />
In questo caso si parla di prezzi efficienti: che attribuiscono il giusto valore economico ai beni e<br />
che quindi forniscono un’informazione corretta agli individui che possono così prendere decisioni<br />
razionali e efficienti sull’allocazione dei beni.<br />
Altrimenti si parla di distorsioni del mercato e di allocazione inefficiente dei beni.<br />
Tuttavia: può essere utile avere un sistema di prezzi che non rispecchia le scarsità relative (per<br />
motivi sociali, etici, ecologici…). Il problema si risolve mediante vincoli, restrizioni, imposte, sussidi…<br />
In secondo luogo, a causa delle reali condizioni di funzionamento dei mercati, spesso i prezzi non<br />
appaiono né stabili né rispecchiare le scarsità relative reali. In ogni caso il mercato penalizza coloro i<br />
quali esprimono domande o offerte più rigide.<br />
7
La variazione del prezzo su un mercato può essere molto rapida ed intensa<br />
Esempio: quotazione di borsa di un titolo (Mediolanum 16.10.2012)<br />
L’impatto di singole richieste di vendita o acquisto può essere anche intensa. Ci posso essere<br />
manipolazioni, aggiotaggio, speculazioni… o semplicemente comportamenti non ben informati.<br />
8
Perché i mercati più concorrenziali come quelli finanziari non dimostrano una certa<br />
stabilità nella determinazione dei prezzi?<br />
Perché in questi mercati prevale la speculazione: l’acquisto (o vendita) di un bene<br />
non tanto per l’utilità data dal bene ma per l’attesa di una rivalutazione<br />
(svalutazione) del suo prezzo.<br />
Quindi lo speculatore guarda alla variazione del valore capitale del bene, non al<br />
flusso di benefici che ne può trarre. Tale valore è influenzato dalle aspettative di<br />
apprezzamento, che in definitiva dipendono dal comportamento degli altri operatori.<br />
Gli operatori dei mercati finanziari guadagnano da “scommesse” sull’andamento del<br />
prezzo dei titoli, non dal loro rendimento nominale (interesse o dividendi). Più è<br />
instabile un mercato, maggiori sono le opportunità di guadagno.<br />
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