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Intervista a Decio Scardaccione Marco Arcieri e Mariella Giuralongo

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Si può parlare in generale di desertificazione in Val d’Agri?<br />

In Val d’Agri più che parlare di desertificazione, si può parlare di fenomeni<br />

di erosione e degrado del suolo. Ricordo che proprio su queste tematiche,<br />

già 50 anni fa, la Val d’Agri fu scelta per la realizzazione di uno studio<br />

che riguardava l’erosione dei suoli e le dinamiche dei corsi d’acqua superficiali.<br />

Su quest’ultimo aspetto fu scelto proprio il fiume Agri. Lo studio<br />

interessò la zona di Corleto Perticara (Potenza) e coinvolse l’Università di<br />

Napoli con il professore di agronomia Barbieri della Facoltà di Agraria di Portici.<br />

Più che parlare di desertificazione vera e propria in tutta la Valle dell’Agri,<br />

noi dobbiamo fare i conti con un fenomeno diverso come l’aver trascurato<br />

i boschi e tolto dagli stessi il pascolo del bestiame, specialmente bovino.<br />

Abbiamo quindi boschi caratterizzati da un sottobosco che cresce a dismisura<br />

proprio per la mancanza del pascolo al suo interno.<br />

In realtà i boschi montani sono stati salvaguardati in Basilicata e in tutta<br />

la Val d’Agri, basta guardarsi intorno a partire da Marsico Nuovo. In corrispondenza<br />

della sorgente dell’Agri, i boschi sono intatti; l’unico difetto<br />

è che sono a volte troppo inerbiti perchè si è sviluppato il sottobosco.<br />

Per esempio, anche sul Pollino l’effetto più grave è quello di aver fatto sparire<br />

gli animali dal Parco; gli animali pulivano il sottobosco, creavano i sentieri<br />

e le vie e gli incendi non si verificavano. In tutta la zona superiore della<br />

Val d’Agri: Marsico Nuovo, Laurenzana, Viggiano, Calvello, cioè la parte<br />

che si affaccia sulla Val d’Agri, sono piuttosto rari gli incendi perché nel<br />

mese di Maggio dalla pianura e dai boschi di Martina Franca e di<br />

Castellaneta arrivano le mandrie di bovini transumanti che tutta l’estate<br />

si alimentano del sottobosco e non si forma quindi erba secca. Gli incendi<br />

appunto si verificano se c’è l’erba secca, la quale prende fuoco facilmente.<br />

La stessa bruciatura delle stoppie può provocare gli incendi dei boschi limitrofi<br />

ai campi quando in essi c’è molta erba secca; nei nostri boschi di<br />

querce o di faggi, gli incendi dunque non avvengono se viene favorita la<br />

presenza degli animali.<br />

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