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Portici - Anno VII n. 3 Agosto 2003 - Provincia di Bologna

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22<br />

OPINIONI A CONFRONTO<br />

Giuseppe Vicinelli<br />

L’economia italiana, largamente integrata nel mercato<br />

mon<strong>di</strong>ale, risente necessariamente della crisi che ha appesantito<br />

le economie <strong>di</strong> tutto il mondo, a partire da quelle<br />

dei paesi più sviluppati.<br />

Le cause sono note: l’attentato in America dell’11 settembre,<br />

la crisi del mercato dell’auto ed una serie <strong>di</strong> altri eventi<br />

sfavorevoli. A frenare ufficialmente la produzione italiana<br />

è stata la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> competitività dovuta alla fisiologica<br />

concorrenza dei Paesi emergenti. Oltre ciò il super Euro<br />

rende troppo costosi e quin<strong>di</strong> meno attraenti i nostri prodotti.<br />

Inoltre bisogna considerare la grave crisi che sta attraversando<br />

la Germania, il nostro principale partner commerciale,<br />

che si traduce in una debolezza per il nostro export<br />

verso quella che “era” la locomotiva europea.<br />

Elencate le cause della crisi economica mon<strong>di</strong>ale e dei riflessi<br />

su quella italiana, ve<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> analizzare i possibili rime<strong>di</strong>.<br />

Il governo Berlusconi è già intervenuto con una serie<br />

<strong>di</strong> interventi, che a giu<strong>di</strong>zio degli economisti dovrebbero<br />

far ripartire l’economia già da questa estate. Ad una<br />

vera ripresa economica deve però corrispondere un sostanziale<br />

aumento dei posti <strong>di</strong> lavoro, che sono già aumentati<br />

<strong>di</strong> 750 mila unità. Molti altri ne deriveranno grazie<br />

alla riforma del mercato del lavoro, attesa da più <strong>di</strong> un de-<br />

Il rallentamento dell’economia mon<strong>di</strong>ale<br />

crea preoccupazioni <strong>di</strong>ffuse, anzi qualcuno<br />

scorge ad<strong>di</strong>rittura qua e là segni<br />

<strong>di</strong> una possibile recessione. Naturalmente,<br />

in questo contesto <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà vi sono<br />

situazioni che risentono maggiormente<br />

<strong>di</strong> questo clima negativo, altre meno.<br />

Tra queste ultime, l’Emilia-Romagna<br />

non solo manifesta complessivamente tenuta,<br />

ma l’in<strong>di</strong>ce del PIL pro-capite è in crescita,<br />

Dove va l’economia?<br />

ed è comunque superiore a quello <strong>di</strong> Veneto,<br />

Piemonte e Lombar<strong>di</strong>a. Su cosa puntare<br />

per mantenere e possibilmente allungare<br />

il passo? Nella competizione<br />

dei territori – in<strong>di</strong>catore che per molti economisti<br />

ha superato per importanza la competizione tra<br />

le aziende – come si colloca la provincia<br />

<strong>di</strong> <strong>Bologna</strong>? Quali i punti deboli e<br />

quelli forti? Per un confronto <strong>di</strong> opinioni abbiamo<br />

rivolto questi interrogativi ai consiglieri<br />

Giuseppe Vicinelli <strong>di</strong> Forza Italia e,<br />

congiuntamente a Simone Gamberini e<br />

Sonia Parisi del Gruppo Ds<br />

Sonia Parisi - Simone Gamberini<br />

Il giu<strong>di</strong>zio sulla relativa tenuta dell’economia emiliana e<br />

bolognese è con<strong>di</strong>visibile. La nostra regione risente del<br />

rallentamento della domanda interna e del deterioramento<br />

del quadro internazionale. In un mondo globale, evidentemente,<br />

non esistono zone franche o isole felici.<br />

Ma le aree più sviluppate e forti sono in grado <strong>di</strong> sopportare<br />

meglio i momenti <strong>di</strong>fficili.<br />

Per questo a <strong>Bologna</strong> abbiamo registrato uno dei risultati<br />

meno negativi del Paese.<br />

In Emilia, in sostanza, non possiamo parlare <strong>di</strong> declino,<br />

termine usato dal Governatore Fazio per l’Italia. Oltre al<br />

Pil, crescono, in controtendenza al dato nazionale che cala<br />

sensibilmente, sia pure <strong>di</strong> poco, le esportazioni, nonostante<br />

il rafforzamento dell’euro sul dollaro che svantaggia<br />

l’export.<br />

La nostra economia non è competitiva perché assistita o

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