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“Accura ca c'è 'u lippu e sciddichi!“ - Libr@rsi - Comune di Palermo

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<strong><strong>“</strong>Accura</strong> <strong>ca</strong> c’è ‘u <strong>lippu</strong> e <strong>scid<strong>di</strong>chi</strong>!<strong>“</strong><br />

( Stai attento che c’è il muschio e scivoli )<br />

Laboratorio <strong>di</strong> scrittura<br />

con un Gruppo <strong>di</strong> Anziani a Bran<strong>ca</strong>ccio<br />

Ideato e condotto da<br />

Gianguido Palumbo<br />

In collaborazione con<br />

Il Centro Padre Nostro ( Don Puglisi ) <strong>di</strong> Bran<strong>ca</strong>ccio<br />

Per<br />

LIBR’ARIA<br />

<strong>“</strong>Aria <strong>di</strong> Libri”<br />

II a E<strong>di</strong>zione<br />

<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong> - Bibliote<strong>ca</strong> Comunale<br />

18 - 23 Aprile 2005


INDICE GENERALE<br />

IL LABORATORIO DI SCRITTURA pag. 3<br />

BRANCACCIO pag. 9<br />

RICORDI E RIFLESSIONI pag. 13<br />

VITE PARALLELE pag. 19<br />

FINALE GASTRONOMICO pag. 40<br />

Le fotografie sono state s<strong>ca</strong>ttate da Gianguido Palumbo durante le giornate <strong>di</strong> Laboratorio


Via Bran<strong>ca</strong>ccio :<br />

appena fuori dalla Sala Mensa del Centro Padre Nostro dove si è svolto il Laboratorio<br />

<strong>di</strong> Scrittura.<br />

IL LABORATORIO DI SCRITTURA<br />

E’ da quasi quin<strong>di</strong>ci anni, dal 1990 cir<strong>ca</strong>, che a Bran<strong>ca</strong>ccio tutti i mercoledì dopo le<br />

quattro <strong>di</strong> pomeriggio, alcuni anziani si ritrovano nei lo<strong>ca</strong>li che oggi sono del Centro<br />

Padre Nostro, creato da Don Puglisi, sacerdote sulla via della beatifi<strong>ca</strong>zione dopo la<br />

morte violenta del 1993.


In un quartiere <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> abitanti, nato e cresciuto in mezzo e al posto dei<br />

giar<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> aranci, limoni e mandarini, alcune decine <strong>di</strong> donne e uomini fra i 60 e i 90<br />

anni hanno scoperto il piacere <strong>di</strong> stare assieme, anche fra sconosciuti, per con<strong>di</strong>videre<br />

problemi e sorrisi, storie e affetti, solitu<strong>di</strong>ni <strong>di</strong>fficili da sopportare e ricor<strong>di</strong>.<br />

Quando nel gennaio 1993, dopo tre anni <strong>di</strong> impegno, Padre Puglisi e alcuni<br />

uomini e donne <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa età del quartiere riuscirono a far nascere concretamente un<br />

vero e proprio Centro <strong>di</strong> Accoglienza e <strong>di</strong> Socializzazione, il mercoledì degli Anziani<br />

è rimasto un appuntamento fisso e a poco a poco si è esteso a quasi tutti i pomeriggi,<br />

sempre fra le quattro e le sei, nei lo<strong>ca</strong>li del Centro: incontrarsi, stare assieme, gio<strong>ca</strong>re<br />

a <strong>ca</strong>rte, <strong>di</strong>pingere, fare cerami<strong>ca</strong> e poi ginnasti<strong>ca</strong> e altre attività ricreative.<br />

Nei primi anni del 2000 anche la Bibliote<strong>ca</strong> Comunale <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong> si è attivata<br />

in collaborazione con il Centro Padre Nostro, per un esperimento <strong>di</strong> Lettura: il libro<br />

<strong>di</strong> Dacia Maraini, Marianna Ucria, fu letto e commentato nell’arco <strong>di</strong> alcune<br />

settimane, ascoltando le parole della famosa autrice siciliana.<br />

Il Laboratorio <strong>di</strong> scrittura che si è svolto da lunedì 18 a vener<strong>di</strong> 22 aprile 2005 presso<br />

il Centro Padre Nostro, è nato da una consonanza <strong>di</strong> idee fra più persone e strutture:<br />

--<strong>“</strong>Libr’aria”, libreria e centro <strong>di</strong> promozione culturale palermitano, ideatrice e<br />

curatrice della manifestazione annuale ARIA DI LIBRI, finanziata dal <strong>Comune</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>Palermo</strong>, e basata proprio sulla organizzazione <strong>di</strong> laboratori <strong>di</strong> lettura e <strong>di</strong> scrittura in<br />

<strong>di</strong>versi luoghi e contesti della città.<br />

--La Bibliote<strong>ca</strong> Comunale <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong> che gia da alcuni anni cer<strong>ca</strong> <strong>di</strong> rivitalizzare le<br />

proprie se<strong>di</strong> decentrate in alcuni quartieri popolari della città, fra i quali proprio<br />

Bran<strong>ca</strong>ccio.<br />

--Chi scrive, in quanto autore <strong>di</strong> due romanzi brevi * con protagonisti Anziani, in<br />

quanto ideatore-conduttore <strong>di</strong> un Laboratorio <strong>di</strong> Scrittura basato sulla memoria e sulla<br />

mo<strong>di</strong>fi<strong>ca</strong>zione della Città negli ultimi cinquant’anni.<br />

L’attenzione verso gli Anziani, i Vecchi, la Terza Età, comunque li si voglia<br />

chiamare, è cresciuta in me già da molto tempo come sentimento misto <strong>di</strong> rispetto, <strong>di</strong><br />

affetto ma anche <strong>di</strong> piacere e bisogno : apprendere, ascoltare, analizzare per <strong>ca</strong>pire le<br />

storie, le esperienze, le idee <strong>di</strong> chi ha vissuto prima e più <strong>di</strong> noi, compreso il fascino<br />

della Maturità.<br />

In un mondo sempre più interconnesso, stimolante, ma <strong>di</strong>fficile da vivere, la<br />

<strong>“</strong>sapienza” e a volte la saggezza <strong>di</strong> chi ha settanta, ottanta, novantanni, mi è apparsa<br />

più che mai necessaria: l’energia dei bambini e la sapienza dei vecchi potrebbero<br />

ancora aiutarci molto, le me<strong>di</strong>ocrità degli adulti molto meno.<br />

In due libri <strong>di</strong> racconti, fra il 2001 e il 2004, ho trasformato questo sentimento<br />

e questa sensibilità in storie <strong>di</strong> uomini e donne anziani, in due paesi <strong>di</strong>versi, la ex<br />

Yugoslavia in trasformazione e l’Italia <strong>di</strong> oggi.


Presentando le pubbli<strong>ca</strong>zioni in <strong>di</strong>verse città negli ultimi due anni ho incontrato<br />

e <strong>di</strong>scusso con gruppi <strong>di</strong> anziani ed è cresciuta l’idea <strong>di</strong> fare scrivere loro,<br />

<strong>di</strong>rettamente, attraverso il mio aiuto.<br />

E così è nato il Laboratorio <strong>di</strong> Bran<strong>ca</strong>ccio, con storie <strong>di</strong> vita che qui sono<br />

trascritte.<br />

Siamo stati assieme cinque giorni, dalle quattro alle sei <strong>di</strong> pomeriggio, due ore al<br />

giorno: <strong>di</strong>eci ore in tutto, molto poche. Ma ognuno <strong>di</strong> noi, a <strong>ca</strong>sa propria, ha pensato,<br />

ha scritto, ha riletto, e quelle <strong>di</strong>eci ore assieme sono <strong>di</strong>ventate solamente una parte<br />

dell’esperienza.<br />

In soli cinque giorni è nato un rapporto <strong>di</strong> fiducia e <strong>di</strong> interesse, forse anche <strong>di</strong><br />

affetto.<br />

Avevo proposto <strong>di</strong> coinvolgere <strong>di</strong>eci Anziani per potere de<strong>di</strong><strong>ca</strong>re più attenzione<br />

ad ognuno dei partecipanti ma il Laboratorio ha seguito e rispettato la <strong>“</strong>vita” <strong>di</strong> una<br />

piccola comunità esistente da anni: non si poteva selezionare, scegliere chi far<br />

partecipare e chi no.<br />

Il primo giorno sono arrivate otto persone, sette donne e un uomo, fra i 60 e gli<br />

80 anni. Il secondo erano quin<strong>di</strong>ci, il terzo, mercoledì, venticinque, il quarto quin<strong>di</strong>ci<br />

e il quinto solo sei perché il Centro aveva organizzato da tempo una gita a Cefalù che<br />

ha coinvolto la maggioranza degli Anziani, tranne i fedelissimi.<br />

Durante i cinque incontri pomeri<strong>di</strong>ani sono state sempre presenti a turno alcune<br />

delle giovanissime ragazze volontarie del Centro Padre Nostro: Valentina, Antonella,<br />

Clau<strong>di</strong>a.<br />

Il primo giorno<br />

E’ stato interamente de<strong>di</strong><strong>ca</strong>to alla conoscenza recipro<strong>ca</strong>: io mi sono presentato, ho<br />

raccontato chi ero, che storia avevo, che lavoro svolgevo, che libri avevo scritto, che<br />

altre esperienze <strong>di</strong> laboratori e incontri con Anziani.<br />

Ognuno dei partecipanti si è <strong>“</strong>presentato” raccontando brevemente come si<br />

chiamava, dove era nato-a, che lavoro aveva fatto, e dove viveva in quel momento.<br />

Qualcuno aveva portato delle fotografie della propria vita : le avevo chieste<br />

agli organizzatori per proporre un confronto in<strong>di</strong>viduale e poi <strong>di</strong> gruppo sulle<br />

mo<strong>di</strong>fi<strong>ca</strong>zioni della loro vita e della città negli ultimi cinquanta anni.<br />

Solo tre persone avevano fotografie e non tutti da giovani avevano vissuto a<br />

<strong>Palermo</strong>. Le foto quin<strong>di</strong> sono rimaste come facilitatrici <strong>di</strong> ricor<strong>di</strong>.<br />

Ris<strong>ca</strong>ldato il clima, rotto il ghiaccio, superata la <strong>di</strong>ffidenza, abbiamo<br />

concordato cosa scrivere a <strong>ca</strong>sa per l’incontro dell’indomani: date le <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> età<br />

e <strong>di</strong> storie in<strong>di</strong>viduali, abbiamo deciso <strong>di</strong> scrivere qualche ricordo <strong>di</strong> un anno in<br />

particolare, il 1971, trentaquattro anni fa, perché all’epo<strong>ca</strong> tutti vivevano già a<br />

Bran<strong>ca</strong>ccio. In seguito l’attenzione si sarebbe rivolta verso la vita attuale, i loro sogni<br />

e la loro identità siciliana.<br />

Il secondo giorno


Abbiamo riassunto brevemente alle nuove presenze, ben sette persone, il primo<br />

incontro e il programma <strong>di</strong> attività del Laboratorio.<br />

Poi abbiamo letto assieme, con l’assenso delle autrici-tori, le pagine scritte a<br />

<strong>ca</strong>sa, commentando e arricchendo <strong>di</strong> ricor<strong>di</strong> e riflessioni quelle memorie.<br />

E infine ognuno, chi voleva e poteva, ha scritto in silenzio per cir<strong>ca</strong> un’ora altre<br />

pagine relative alla vita attuale <strong>di</strong> ogni giorno: dal risveglio al riaddormentamento,<br />

con eventuali sogni notturni e sogni-desideri per il futuro.<br />

Alcune persone non erano in grado <strong>di</strong> scrivere o non volevano farlo e<br />

partecipavano al laboratorio solo per la curiosità e il piacere <strong>di</strong> stare assieme.<br />

Il terzo giorno<br />

Ritrovandoci in venticinque, in quel famoso mercoledì <strong>di</strong> una lunga tra<strong>di</strong>zione<br />

consolidata, abbiamo nuovamente fatto un riassunto-presentazione del Laboratorio,<br />

letto alcune pagine scritte il giorno prima ed alcuni brani dei due libri scritti dal<br />

Conduttore del Laboratorio.<br />

Infine abbiamo concordato per l’indomani <strong>di</strong> completare a <strong>ca</strong>sa la scrittura<br />

sulla vita d’ogni giorno, sui sogni notturni e su quelli <strong>di</strong>urni.<br />

Il quarto giorno<br />

Ritornati ad essere quin<strong>di</strong>ci abbiamo letto alcune pagine scritte a <strong>ca</strong>sa de<strong>di</strong><strong>ca</strong>te ai<br />

ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> oltre trent’anni prima e scritto in silenzio in<strong>di</strong>vidualmente altre pagine sulla<br />

vita e sulla <strong>“</strong>sicilianità” <strong>di</strong>scutendo animatamente su orgogli e pregiu<strong>di</strong>zi.<br />

Il quinto giorno<br />

Con sole sei persone presenti non andate in Gita, più la presenza <strong>“</strong>straor<strong>di</strong>naria” <strong>di</strong><br />

mia madre ottantaduenne, abbiamo continuato a raccontarci, a voce, alcuni frammenti<br />

della storia <strong>di</strong> Bran<strong>ca</strong>ccio e abbiamo scritto tutti assieme al Computer una Ricetta <strong>di</strong><br />

Cucina siciliana, palermitano-bran<strong>ca</strong>ccese, come finale signifi<strong>ca</strong>tivo <strong>di</strong> scrittura<br />

collettiva: <strong>“</strong>Le Melanzane Ammuttunate”.<br />

I testi <strong>di</strong> ogni partecipante risultano così sud<strong>di</strong>visi in quattro piccole sezioni:<br />

- vita d’ogni giorno<br />

- sogni e desideri<br />

- ricor<strong>di</strong><br />

- identità siciliana<br />

Il titolo del Laboratorio <strong><strong>“</strong>Accura</strong> <strong>ca</strong> c’è u <strong>lippu</strong> e <strong>scid<strong>di</strong>chi</strong><strong>“</strong> è nato durante il secondo<br />

incontro quando Teresa raccontava del suo viaggio a Venezia da giovane: lì c’era<br />

molto <strong>“</strong><strong>lippu</strong>” ed era pericoloso <strong>ca</strong>mminare in certi punti.


È s<strong>ca</strong>ttata la memoria <strong>di</strong> un famoso detto siciliano a doppio senso: stai attento<br />

al terreno scivoloso ma soprattutto stai attento al pericolo, accorgitene in tempo, chè<br />

sennò ti fai male.<br />

Ad ognuno <strong>di</strong> noi l’in<strong>di</strong>viduazione tempestiva del <strong>“</strong>Lippu” per non scivolare e<br />

farsi male, ovunque, a Bran<strong>ca</strong>ccio, a <strong>Palermo</strong>, a Venezia come a Roma o a Bologna.<br />

*<br />

Di Gianguido Palumbo :<br />

<strong>“</strong>Andrej a Belgrado” ed. E<strong>di</strong>esse-Roma 2002<br />

Sulla vita <strong>di</strong> nove anziani, donne e uomini, nella <strong>ca</strong>pitale della Serbia del 2001, dopo<br />

la <strong>ca</strong>duta del regime <strong>di</strong> Milosevic.<br />

<strong>“</strong> Amparo dove vai” ed. E<strong>di</strong>esse-Roma 2004<br />

Sulla vita <strong>di</strong> due anziani, un uomo e una donna, e i due assistenti <strong>“</strong>badanti” stranieri<br />

immigrati nella Roma del 2004.<br />

Via Bran<strong>ca</strong>ccio:<br />

l’ingresso ai lo<strong>ca</strong>li della Mensa.


BRANCACCIO<br />

L'attuale quartiere Bran<strong>ca</strong>ccio si estende in una porzione <strong>di</strong> quella vasta area<br />

suburbana che a partire da XIII sec. era generi<strong>ca</strong>mente chiamata "Contrada<br />

Cassarorum". A partire dal XVII secolo si assiste alla creazione, da parte della<br />

nobiltà, <strong>di</strong> numerosi villaggi e tra questi Bran<strong>ca</strong>ccio.<br />

Il quartiere prende il nome dal governatore e amministratore della città <strong>di</strong> Monreale :<br />

Antonio Bran<strong>ca</strong>ccio, proprietario <strong>di</strong> vasti appezzamenti <strong>di</strong> terra nella contrada . Egli<br />

nel 1747 farà costruire la chiesa de<strong>di</strong><strong>ca</strong>ta a S.Anna che, successivamente <strong>di</strong>venuta<br />

parrocchia, verrà intitolata a S.Gaetano da Thiene e a Maria SS del Divino Amore. La<br />

famiglia Bran<strong>ca</strong>ccio, <strong>di</strong> origine napoletana, si era stabilita a <strong>Palermo</strong> nel corso del<br />

XIV sec..<br />

Dopo il 1860 , la città è <strong>di</strong>visa in sei mandamenti, quattro interni: Tribunali,<br />

Castellamare, Monte <strong>di</strong> Pietà e Palazzo Reale e due esterni: Molo e Oreto. La<br />

Borgata insieme con quella <strong>di</strong> Mezzomonreale, Porrazzi, Conte Federico, Falsomiele,<br />

Villagrazia, faceva parte del mandamento Oreto.<br />

Nel 1873 abitavano in Bran<strong>ca</strong>ccio 446 persone secondo i dati del Censimento. Il<br />

quartiere aveva inizio fuori Porta Garibal<strong>di</strong>, con Corso dei Mille da dove il 27 maggio<br />

del 1860 entrò Garibal<strong>di</strong> in città con i suoi Mille, e proprio sotto gli archi del Ponte<br />

Ammiraglio, (interessante manufatto <strong>di</strong> epo<strong>ca</strong> normanna costruito tra il 1113 e il<br />

1132 che sino al 1876 sovrastava il fiume Oreto prima che il suo corso fosse deviato)<br />

si scontrarono all'arma bian<strong>ca</strong> i garibal<strong>di</strong>ni e le truppe borboniche.<br />

Esistevano nel quartiere dei mulini e pastifici, oggi non più in uso: Pecoraino,<br />

Giarrizzo, Petix. Nel quartiere esistono tuttora due lavatoi, uno si trova in Via<br />

Bran<strong>ca</strong>ccio e l'altro in Via Conte Federico.<br />

Uno dei monumenti più importanti del quartiere è il Castello della Favara. Costruito<br />

(secondo l'Amari) come residenza <strong>di</strong> <strong>ca</strong>mpagna dall'Emiro Giafar (997-1019).<br />

Ruggero II (1130-1154) ampliò e trasformò l’e<strong>di</strong>ficio, vi aggiunse una <strong>ca</strong>ppella ed


ingrandì la peschiera artificiale. Originariamente, il <strong>ca</strong>stello era circondato da un lago<br />

artificiale e da giar<strong>di</strong>ni rigogliosi, alimentati dalle acque delle sorgenti (da cui Favara<br />

dall'arabo FAWARA= sorgente) del vicino Monte Grifone, che in<strong>ca</strong>nalate,<br />

sgorgavano dai tre archi, oggi visibili, nei pressi della chiesa <strong>di</strong> San Ciro. Ancora<br />

oggi rimane traccia delle banchine che delimitavano lo stesso lago; al centro un'isola<br />

<strong>di</strong> forma allungata lo <strong>di</strong>videva in due. Intorno alla vegetazione lussureggiante,<br />

formata da agrumeti e palme, il <strong>ca</strong>stello si rispecchiava nelle limpide acque animate<br />

da pesci e uccelli esotici. L'ambiente meglio conservato è la Cappella, intitolata a San<br />

Filippo. E' a navata uni<strong>ca</strong>, attestata su uno stretto santuario triabsidato coperto da una<br />

cupoletta coronata da una cimasa a mensole. La costruzione è coperta da volte<br />

ogivali, sistema usato in tutti gli altri vani dell'or<strong>di</strong>ne basso del palazzo. La<br />

realizzazione fu sicuramente affidata a maestranze <strong>di</strong> cultura fatimita.<br />

Altro monumento che un tempo sorgeva isolato nella <strong>ca</strong>mpagna palermitana, nelle<br />

vicinanze del quartiere, e' la chiesa <strong>di</strong> San Giovanni dei lebbrosi che fu fondata da<br />

Roberto il Guis<strong>ca</strong>rdo e dal fratello Ruggero nel 1071, anno della conquista normanna<br />

<strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>, avvenuta dopo cinque mesi d'asse<strong>di</strong>o. Federico II concesse chiesa ed<br />

ospedale all’Or<strong>di</strong>ne Teutonico della Magione. Tra il 1920 e 1930 l’e<strong>di</strong>ficio verrà<br />

restaurato e saranno eliminate le aggiunte barocche. L’e<strong>di</strong>ficio presenta una pianta<br />

basili<strong>ca</strong>le a tre navate <strong>di</strong>visa da robusti pilastri che formano due serie <strong>di</strong> quattro ar<strong>ca</strong>te<br />

a sesto leggermente acuto.<br />

Riferibile al periodo arabo è invece la cosiddetta Grotta della Regina Costanza, in<br />

via dei Cavallacci. All'ingrottato si accede attraverso una s<strong>ca</strong>letta scoperta intagliata<br />

nel tufo, al piede della quale sino a qualche anno fa, s<strong>ca</strong>turiva una polla d'acqua<br />

freschissima. Segue una grotta <strong>di</strong> forma circolare. dalla quale si penetra in grotticelle<br />

minori. Le pareti della s<strong>ca</strong>la sono decorate con frammenti marmorei e pannelli <strong>di</strong><br />

cerami<strong>ca</strong> in stile pompeiano. Il tutto chiaramente rivela una riutilizzazione in tempo<br />

non molto antico, ottenuta anche me<strong>di</strong>ante la decorazione con materiale eterogeneo e<br />

<strong>di</strong> varia provenienza. Chi aveva operato questa trasformazione creò anche la favola<br />

della Regina Costanza, che secondo quanto ancora vi riferiscono gli abitanti della<br />

zona, dal non lontano Castello <strong>di</strong> Maredolce, attraverso un viale fiancheggiato da<br />

palme, si re<strong>ca</strong>va nella grotta per bagnarsi nelle fresche acque della sorgente. Autore<br />

<strong>di</strong> quest'arrangiamento fu un commerciante <strong>di</strong> origine boema, certo Langer.<br />

"A nostro avviso la grotta, per le sue precise <strong>ca</strong>ratteristiche, per la sua<br />

conformazione e soprattutto per la presenza <strong>di</strong> una sorgente interna, deve<br />

considerarsi un antico bagno <strong>di</strong> origine araba"<br />

così si esprimeva il Du<strong>ca</strong> sulla grotta.<br />

Oggi il quartiere Bran<strong>ca</strong>ccio è molto <strong>ca</strong>mbiato rispetto alla borgata immersa nei<br />

giar<strong>di</strong>ni del XVIII sec. Tuttavia la sua storia, i suoi monumenti, testimoni <strong>di</strong> un<br />

passato illustre, fanno parte <strong>di</strong> quel bagaglio culturale <strong>di</strong> cui andare orgogliosi, per<br />

guardare al futuro .


( Dal sito: www.angelfire.com/journal/puglisi )<br />

A Bran<strong>ca</strong>ccio:<br />

acqua e giostre, <strong>di</strong> fronte al Ponte dell’Ammiraglio.


RICORDI E RIFLESSIONI<br />

Per raggiungere il Centro Padre Nostro in via Bran<strong>ca</strong>ccio n. 461, partendo dalla Fiera<br />

del Me<strong>di</strong>terraneo e passando dal lungo mare<br />

ogni pomeriggio mi perdevo : non azzec<strong>ca</strong>vo mai la traversa giusta per imboc<strong>ca</strong>re via<br />

Bran<strong>ca</strong>ccio.<br />

Il primo giorno mi avevano accompagnato, non guidavo io e non stavo attento<br />

alle strade da prendere : ero tutto preso dall’osservare per la prima volta quella parte<br />

<strong>di</strong> <strong>Palermo</strong> che avevo sempre e solamente attraversato per uscire o entrare in città.<br />

Cer<strong>ca</strong>vo il bellissimo Ponte dell’Ammiraglio, da cui eravamo passati il primo<br />

pomeriggio, lunedì 18 aprile, ma non lo ritrovavo mai.<br />

Quattro pomeriggi, quattro strade <strong>di</strong>verse, chiedendo, tornando in<strong>di</strong>etro e<br />

finalmente ritrovando la via e il passaggio a livello.<br />

<strong>“</strong> Unn’iisti ? AP<strong>Palermo</strong> ! Unni vai oggi ? AP<strong>Palermo</strong> !”<br />

<strong>“</strong> Poi arrivavano i <strong>“</strong>Palemmitani”…”<br />

Anna, una delle partecipanti, figlia <strong>di</strong> una signora <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong> e <strong>di</strong> un piccolo<br />

allevatore <strong>di</strong> Bran<strong>ca</strong>ccio, ricordava che <strong>“</strong>na vota” si <strong>di</strong>ceva <strong>“</strong> AP<strong>Palermo</strong>” per<br />

in<strong>di</strong><strong>ca</strong>re la <strong>di</strong>stanza e la <strong>di</strong>fferenza fra Bran<strong>ca</strong>ccio <strong>“</strong>boiggata” o <strong>“</strong>paise” e la Città.<br />

Negli ultimi anni invece<br />

<strong>“</strong> Unn’iisti ? U Centro ! <strong>“</strong> Unni vai oggi ? U Centro ! <strong>“</strong><br />

La Città si è estesa, la Borgata con tante stalle e tanti giar<strong>di</strong>ni si è riempita <strong>di</strong> palazzi<br />

e piccole imprese, e non c’è più <strong>di</strong>stacco se non quello fra Centro Città , Periferia e<br />

Quartieri Popolari.<br />

Oggi la Circoscrizione II che comprende Bran<strong>ca</strong>ccio e non solo, conta quasi<br />

78.000 abitanti <strong>di</strong> cui oltre 9.000 anziani, quasi tutte donne, vedove e sole.<br />

Era la prima volta che facevo professionalmente un lavoro <strong>“</strong>sociale” nella mia città,<br />

<strong>Palermo</strong>, nella quale non vivo più dal 1971, da trentaquattro anni, ma nella quale


itorno con grande piacere almeno due o tre volte l’anno per stare con mia madre,<br />

mio fratello, parenti e amici.<br />

A <strong>di</strong>ciassette anni, nella primavera 1971, pochi mesi prima <strong>di</strong> partire per<br />

Venezia, durante il terzo liceo, al seguito <strong>di</strong> uno stranissimo professore d’Italiano nel<br />

Liceo Meli, avevo fatto un’esperienza <strong>di</strong> Doposcuola per bambini nel <strong>di</strong>roc<strong>ca</strong>to<br />

quartiere dell’Albergheria.<br />

Ma questa volta, nel 2005, che a pronunciarlo ogni volta mi sembra ancora<br />

strano, io Gianguido Palumbo, palermitano, cinquantenne, scrittore anomalo,<br />

professionista della Cooperazione Internazionale, con missioni <strong>di</strong> lavoro in Europa<br />

dell’Est, in Afri<strong>ca</strong>, in Ameri<strong>ca</strong> Latina, nel mezzo <strong>di</strong> villaggi o città immerse in<br />

gravissimi problemi sociali ed economici con guerre fratricide alle spalle, questa<br />

volta la <strong>“</strong>missione” <strong>di</strong> lavoro l’avrei compiuta proprio nella mia terra <strong>di</strong> origine, in<br />

Sicilia, a <strong>Palermo</strong>, per giunta in uno dei Quartieri più <strong>“</strong>famosi”della città.<br />

A Roma, poche settimane prima, avevo appena visto il film <strong>“</strong>Alla luce del Sole” sulla<br />

vita <strong>di</strong> Don Puglisi e sapere <strong>di</strong> dover sperimentare un Laboratorio <strong>di</strong> Scrittura con e<br />

per Anziani proprio lì mi emozionava, incuriosiva, inorgogliva, ma anche<br />

preoccupava.<br />

Chi sarebbero stati questi <strong>di</strong>eci Anziani ? Quali aspettative avrebbero avuto,<br />

quali storie, quali problemi, quali <strong>di</strong>ffidenze, quali intenzioni ? In che clima avrei<br />

lavorato in quel luogo ?<br />

Otto e poi quin<strong>di</strong>ci e poi ad<strong>di</strong>rittura venticinque e poi <strong>di</strong> nuovo quin<strong>di</strong>ci e infine<br />

solo sei, non per insuccesso o rifiuto del Laboratorio ma solamente per una brutta<br />

coincidenza organizzativa interna al Centro ospitante, una gita.<br />

Dalla <strong>di</strong>ffidenza iniziale <strong>“</strong>Ma lei unn’è siciliano ! <strong>“</strong><br />

Alla bene<strong>di</strong>zione finale <strong>“</strong>Che Dio bene<strong>di</strong><strong>ca</strong> Lei, la sua<br />

Famiglia, quello che fa adesso e quello che farà ! ”.<br />

Vite <strong>di</strong> anziani, <strong>di</strong> donne e qualche raro uomo, fra i sessanta e i novant’anni ( gli<br />

ultimi tre giorni è pure venuta una luci<strong>di</strong>ssima, dolcissima, vecchina <strong>di</strong><br />

novantaquattro anni, accompagnata, lasciata e ripresa devotamente e con grande<br />

affetto dalla figlia e dalla nipote ) :<br />

alcune con la Licenza Me<strong>di</strong>a appena conquistata ad ottantadue anni e tanto <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>ploma giustamente appeso orgogliosamente in cucina, altre invece molto attente e<br />

partecipi ma senza penne in mano, altre ancora così contente <strong>di</strong> potere raccontare per<br />

iscritto pezzi <strong>di</strong> vita da non badare giustamente alle H, agli accenti, ai punti e le<br />

virgole, pronte a leggere o far leggere quelle righe senza pudore, perché conquistate<br />

prima negli anni <strong>di</strong> una vita <strong>di</strong>fficile ma a volte anche bella, e poi una seconda volta<br />

in altri anni <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o ritardato.


Vite <strong>“</strong>normali”, <strong>di</strong> chi è sola, solo, con figli lontani o in altre <strong>ca</strong>se, con ore e<br />

ore da passare fra una spesa attenta ai prezzi nel mer<strong>ca</strong>to dell’angolo, una visita<br />

parenti, un rosario, una trasmissione televisiva e notti <strong>di</strong>fficili da attraversare.<br />

Vite a Bran<strong>ca</strong>ccio come a …<strong>Palermo</strong>, come a Venezia o Genova o Trieste, in<br />

tutti i quartieri popolari d’Italia.<br />

Ma …<br />

quanta assistenza me<strong>di</strong><strong>ca</strong> a <strong>di</strong>stanza, quanti Centri Anziani comunali, quanta<br />

riabilitazione, quante Università della Terza Età, quanti telefoni Amici, esistenti da<br />

anni a Roma, a Venezia, a Genova, a Trieste, in decine <strong>di</strong> città del Centro e del Nord<br />

Italia, ci sono oggi a Bran<strong>ca</strong>ccio, per far vivere un po’ meglio quelle 23 donne e 2<br />

uomini anziani, e non solo loro, venuti al Laboratorio?<br />

Dei 9.000 anziani che vivono nella II Circoscrizione <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>, solo poche<br />

decine frequentano luoghi come il Centro Padre Nostro <strong>di</strong> Bran<strong>ca</strong>ccio. E senza quel<br />

Centro cosa farebbero e come vivrebbero quegli stessi 25 ?<br />

In Italia sono ormai più <strong>di</strong> 12 milioni le persone oltre i 65 anni <strong>di</strong> età. Cir<strong>ca</strong> due<br />

milioni non sono autosufficienti e molte famiglie da anni pagano assistenti personali,<br />

<strong>“</strong>Badanti”, spesso stranieri-immigrati, per man<strong>ca</strong>nza <strong>di</strong> altre soluzioni: sono ormai<br />

più <strong>di</strong> mezzo milione ! Ma non tutti se lo possono permettere.<br />

A Roma nella Capitale, su 3 milioni <strong>di</strong> residenti 500 mila sono Anziani: ma il<br />

<strong>Comune</strong> già da molti anni ha fatto nascere decine <strong>di</strong> Centri in tutti i Quartieri, dove ci<br />

si incontra, si gio<strong>ca</strong> a <strong>ca</strong>rte, a bocce, a dama, si balla, si fanno attività culturali,<br />

ginnasti<strong>ca</strong>. Tanti Centri Padre Nostro ma pubblici, gratuiti, finanziati dai citta<strong>di</strong>ni<br />

stessi con le loro tasse. Oltre a molti servizi <strong>di</strong> assistenza sanitaria, psicologi<strong>ca</strong> e <strong>di</strong><br />

aiuto alla vita quoti<strong>di</strong>ana con centinaia <strong>di</strong> volontari coinvolti.<br />

A Bran<strong>ca</strong>ccio, a <strong>Palermo</strong>, l’assassinio mafioso <strong>di</strong> un sacerdote che aveva cer<strong>ca</strong>to <strong>di</strong><br />

migliorare la vita dei suoi compaesani, bambini, giovani e anziani soprattutto, ha<br />

provo<strong>ca</strong>to il rafforzamento del Centro da lui fatto nascere.<br />

Una risposta comune, <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni e amministratori lo<strong>ca</strong>li, più estesa e duratura<br />

nel tempo dovrebbe provo<strong>ca</strong>re un impegno pubblico maggiore, investimenti in<br />

strutture e servizi per tutti quelli che ne hanno bisogno e <strong>di</strong>ritto : Asili Nido, Scuole<br />

Materne, Centri per i Giovani, Centri per Anziani, Spazi misti per tutte le età, in cui<br />

crescere e vivere <strong>di</strong>gnitosamente.<br />

E allora forse ci sarebbe meno bisogno <strong>di</strong> eroi, <strong>di</strong> santi, <strong>di</strong> volontari, <strong>di</strong><br />

poliziotti, <strong>di</strong> <strong>ca</strong>rceri, perché i bambini potrebbero stu<strong>di</strong>are <strong>di</strong> più e meglio e scoprire<br />

doveri e <strong>di</strong>ritti, gli adulti, loro padri e madri e zie e zii, sarebbero edu<strong>ca</strong>ti dai loro<br />

stessi figli, nonni e nonne potrebbero raccontare più storie e sognare più sogni nelle<br />

notti senza incubi.<br />

Gianguido Palumbo


A Bran<strong>ca</strong>ccio:<br />

il Ponte dell’Ammiraglio.<br />

VITE PARALLELE


Vita d’ogni giorno<br />

Sogni e desideri<br />

Ricor<strong>di</strong><br />

Identità siciliana<br />

Trascrivere è sempre un atto <strong>di</strong> <strong>“</strong>tra<strong>di</strong>mento”: avrei potuto riportare con assoluta<br />

fedeltà le pagine scritte a mano, con tutte le assenze <strong>di</strong> punteggiatura e gli errori <strong>di</strong><br />

grammati<strong>ca</strong> o scrittura.<br />

Ho scelto la via della trascrizione fedele ma alterata dall’introduzione <strong>di</strong><br />

punteggiatura e la correzione <strong>di</strong> errori basilari.<br />

Ho comunque rispettato l’uso dei tempi e la struttura.<br />

Isidoro ( 76 anni )<br />

L’inizio della giornata non ha orario: a volte alle sei, a volte alle sette oppure alle<br />

cinque. La mia vita notturna è un vero <strong>di</strong>sastro e se riesco ad accumulare quattro ore<br />

<strong>di</strong> sonno è già una meta molto buona.<br />

So solo una cosa: il primo pensiero è quello <strong>di</strong> fare il <strong>ca</strong>ffé e qui devo <strong>di</strong>re che<br />

adopero la migliore miscela che esiste.<br />

Mi sono scordato <strong>di</strong> <strong>di</strong>re che io vivo solo essendo vedovo e quin<strong>di</strong> faccio tutto<br />

da me e devo <strong>di</strong>re che non ho problemi <strong>di</strong> nessun genere: faccio la spesa, cucino,<br />

accu<strong>di</strong>sco alla <strong>ca</strong>sa e anche a qualche pianta che ho nel davanzale delle finestra.<br />

Il mio tempo libero lo passo leggendo riviste, giornali e vedendo la tv,<br />

preferendo documentari, partite <strong>di</strong> <strong>ca</strong>lcio o telegiornali.


A volte nel periodo estivo vado a pes<strong>ca</strong> dove, a volte, <strong>ca</strong>pita qualche bottino<br />

ottimo per qualità.<br />

A sera poi mi ritiro preparando una cena leggera, <strong>di</strong>geribile, da consumare<br />

verso le sette e mezza. Guardo la tv e poi verso le <strong>di</strong>eci e mezza vado a dormire.<br />

Dipende da quello che trovo: se è una partita <strong>di</strong> <strong>ca</strong>lcio non me la lascio<br />

s<strong>ca</strong>ppare, lo stesso vale per un documentario, un film comico; i telegiornali li vedo<br />

tutti, malgrado parlano quasi delle stesse cose: ciò per tenermi aggiornato <strong>di</strong> quello<br />

che succede nel mondo. Devo <strong>di</strong>re però che se non c’è nessuno <strong>di</strong> questi programmi,<br />

non faccio passare tanto tempo e subito o quasi vado a nanna.<br />

Qui comincia l’avventura <strong>di</strong> una notte spezzettata, lunga che non finisce mai,<br />

costellata da sogni tutti per fortuna de<strong>di</strong><strong>ca</strong>ti ai treni, locomotive, segnali, viaggiatori,<br />

<strong>ca</strong>rri bestiame, incidenti, avarie alle locomotive, ecc…..<br />

A volte mi sveglio spaventato, allarmato per essere stato protagonista <strong>di</strong> uno<br />

scontro fra due treni. La verità è che non bastano alcuni espe<strong>di</strong>enti per evitare questi<br />

sogni terribili e dormire. In questo, quando si arriva al dopo pranzo, il crollo è totale,<br />

non se ne può fare a meno è forse l’unico periodo che una persona dorme tranquillo e<br />

beato.<br />

Durante il sonno i sogni non man<strong>ca</strong>no: continuo a fare ancora il Ferroviere<br />

ogni notte quasi tutti i giorni.<br />

Questo mestiere è stato per me il bello del mondo.<br />

***<br />

( Fino al 1980 eravamo una bella famiglia, io, macchinista ferroviere, Sara mia<br />

moglie e i nostri figli ….. ………………..<br />

Qualche anno più tar<strong>di</strong>…)<br />

Perio<strong>di</strong><strong>ca</strong>mente a Sara gli venivano malesseri che, visitata dal me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> famiglia, mi<br />

veniva detto che non era nulla: una semplice influenza e nulla più !<br />

La cosa andò avanti per tanti anni finché un giorno spuntò un filo <strong>di</strong> febbre<br />

ogni pomeriggio e la degenza si allungò.<br />

Un me<strong>di</strong>co <strong>di</strong>verso da quello <strong>di</strong> famiglia gli fece fare in più l’ecografia e la tac<br />

da cui risultò una <strong>di</strong> quelle brutte malattie che fanno crollare il mondo.<br />

Visse ancora qualche mese ma la malattia la portò via, ridotta in un ammasso<br />

<strong>di</strong> ossa. Mi lasciò solo con tre ragazzi, due femmine e un maschio, adulti, tutti<br />

fidanzati e tutti da sposare e tutti che lavoravano.<br />

Io feci da mamma, da papà: facevo la spesa, cucinavo, pulivo la <strong>ca</strong>sa, stiravo,<br />

lavavo, insomma tutto ciò che ha bisogno una famiglia.<br />

Con grande <strong>di</strong>fficoltà riuscì a tutto: li sposai dando a loro quello che è giusto<br />

dare, compreso il maschio.<br />

Ora la bufera è passata, siamo tutti tranquilli e contenti, con una lieve<br />

malinconia pensando a Sara, quella dolce donna a cui tutti volevamo un mondo <strong>di</strong><br />

bene.


***<br />

Io sono nato in Sicilia, una delle più belle isole del Me<strong>di</strong>terraneo, dove prati<strong>ca</strong>mente<br />

il clima esistente è uno dei più dolci e belli che esistono. Con questo clima si coltiva<br />

l’ulivo, i fichi d’in<strong>di</strong>a, gli ortaggi, tutto l’anno, e con l’aiuto delle serre abbiamo una<br />

quantità enorme <strong>di</strong> primizie che vanno in tutti i paesi d’Europa e del Mondo.<br />

Devo subito <strong>di</strong>re che i Siciliani sono gente che amano il lavoro, la famiglia, la<br />

propria <strong>ca</strong>sa. Il Siciliano è molto attac<strong>ca</strong>to alla sua famiglia ed è una persona molto<br />

ospitale nei confronti delle altre persone. Certo, nella quantità esistono quelli fuori<br />

dalla norma e devo <strong>di</strong>re che ora vivono una vita molto <strong>di</strong>fficile.<br />

Le forze dell’or<strong>di</strong>ne, ben addestrate, brac<strong>ca</strong>no questa gente che vivono una vita<br />

<strong>di</strong>fficile o impossibile.<br />

Ora, per finire, devo <strong>di</strong>re che io amo la Sicilia ma anche l’Italia tutta a cui sono molto<br />

legato: amo Milano, Torino, Venezia e soprattutto <strong>Palermo</strong>, <strong>ca</strong>pitale <strong>di</strong> questa bella<br />

isola, ric<strong>ca</strong> <strong>di</strong> storia e <strong>di</strong> tanti monumenti, uno più belli dell’altro.<br />

Giovanna ( 78 anni )<br />

Appena svegliata mi faccio un po’ <strong>di</strong> ginnasti<strong>ca</strong> alle gambe e alle braccia. Poi mi<br />

alzo, mi pulisco appena il viso, aggiusto i <strong>ca</strong>pelli e preparo la prima colazione. Faccio


colazione con un po’ <strong>di</strong> latte e fette biscottate integrali. Poi inizio con le faccende <strong>di</strong><br />

<strong>ca</strong>sa: rassetto qualche cosa fuori posto, spolvero e se è il <strong>ca</strong>so pulisco i pavimenti e<br />

qualche altra cosa come stirare e rammendare.<br />

Ma poi viene il momento <strong>di</strong> una doccia e <strong>di</strong> andare a fare delle piccole spese <strong>di</strong><br />

giornata.<br />

Un giorno mentre ero fuori <strong>ca</strong>sa mi sono ricordata che è ritornato il mio<br />

nipotino dalla Francia con la compagnia dei professori e alcuni compagni <strong>di</strong> scuola,<br />

anche loro bravi, visitando, mi <strong>di</strong>ceva, tante belle cose.<br />

Anche si è ricordato <strong>di</strong> me portandomi un bel fular !<br />

Ma poi, ritornando a <strong>ca</strong>sa, si inizia per il pranzo: una piccola porzione <strong>di</strong> pasta, in<br />

qualsiasi modo sia fatta, un secondo qualunque, non ha mai importato, e un po’ <strong>di</strong><br />

frutta.<br />

Un po’<strong>di</strong> riposo, vedendo qualche programma alla televisione.<br />

Guardando l’orologio ci si accorge che è l’ora <strong>di</strong> andare al Centro Padre Nostro<br />

per un po’ <strong>di</strong> svago: si ascolta, si scrive, oppure si fa qualcosa.<br />

Ma una volta ritornata a <strong>ca</strong>sa si prepara per la cena e si fa la cena.<br />

Vedo qualcosa alla televisione e si ritorna a letto verso le ore 22, come prima<br />

oppure dopo, <strong>di</strong>pende dallo stato <strong>di</strong> noia.<br />

Una volta addormentata si fa qualche sogno un po’ noioso che vorrei che presto<br />

finisse.<br />

Per esempio.<br />

Quando mi sono sposata ho avuto per la prima volta due gemelli, un maschietto e una<br />

femminuccia. Dopo trentanove anni si ripete la stessa cosa con mia figlia.<br />

Ho fatto un sogno sette anni fa: mi ho sognato mio marito che mi <strong>di</strong>ceva che mia<br />

figlia mi doveva <strong>di</strong>re qualche cosa <strong>di</strong> importante. Mi ha telefonato <strong>di</strong>cendomi che si è<br />

sognato suo padre che ci <strong>di</strong>ceva <strong>di</strong> prendere due coniglietti molto piccoli che si<br />

trovavano dentro una cesta e che erano uno bianco e uno nero.<br />

Mia figlia voleva sapere che signifi<strong>ca</strong>va tutto ciò ma la mia risposta è stata <strong>di</strong><br />

non sapere o <strong>di</strong> aspettiamo.<br />

Dopo un po’ <strong>di</strong> mesi <strong>di</strong> nuovo la telefonata <strong>di</strong> mia figlia <strong>di</strong>cendomi <strong>di</strong> sedermi<br />

perchè aspettava un figlio, ma dopo è venuto il momento <strong>di</strong> andare dal dottore.<br />

Mia figlia aveva già un ragazzo da quasi 11 anni, il dottore gli <strong>di</strong>ceva <strong>di</strong> due<br />

figli ma mia figlia credendo due con quello che aveva, invece ne aspettava due.<br />

Poi, molto spaventata, mi ha telefonato perché erano due bambini e non sapeva<br />

come fare perché il primo lo avevo cresciuto io. La mia risposta è stata questa: quanti<br />

siamo Dio ci aiuterà ! Ma non sod<strong>di</strong>sfatta dalla riposta è rimasta male ma<br />

coraggiosamente perché sono nati in pochi mesi e io aiutavo ai suoi. Ma il sogno <strong>di</strong><br />

suo padre le aveva fatto <strong>ca</strong>pire che erano i suoi che ci teneva tanto ai bambini.<br />

Sono nati prematuri, che la femmina era sofferente: erano molto piccoli e<br />

anche i me<strong>di</strong>ci pensavano che non vivessero molto ma con volere <strong>di</strong> Dio e la nostra<br />

fiducia in Lui sono cresciuti e adesso vanno a scuola con buonissimi voti.<br />

Io sono contenta credendo <strong>di</strong> avere speso bene i miei anni:<br />

come vorrei continuare scrivere……


Ma il mio vero sogno fosse quello <strong>di</strong> andare a visitare Gerusalemme, dove è nato<br />

Gesù o in qualche posto pure bello.<br />

Ma spesso il sogno svanisce piano piano: se ne vola via come una nuvola.<br />

Non si sa mai se qualche giorno può ritornare: ne sarei molto contenta.<br />

***<br />

Io ero una <strong>ca</strong>salinga ma allo stesso tempo facevo la conta<strong>di</strong>na. Sposata con tre figli,<br />

due maschi e una femminuccia: andavano a scuola , molto bravi.<br />

Avevamo un pezzetto <strong>di</strong> terra insieme alla <strong>ca</strong>sa dove si abitava: la coltivamo un<br />

po’ tutta a fagiolini, pomodori e anche a verdure.<br />

Ma un giorno mio marito, lavorando anche fuori in altri posti, si è ammalato <strong>di</strong><br />

me<strong>di</strong>cina chimi<strong>ca</strong> e io ho dovuto affrontare tutto con coraggio.<br />

Il lavoro era anche da <strong>ca</strong>salinga perché non potevamo permetterci una persona<br />

da pagare. Ma appena è arrivata la guarigione <strong>di</strong> mio marito, tutto è tornato alla<br />

normalità.<br />

La domeni<strong>ca</strong>, dopo il lavoro, si preparava da mangiare la pasta, il secondo, le<br />

cipolle arrostite, i fagiolini, le lumache che tanto piacevano, l’insalata, e così ognuno<br />

portava il suo fagottino e si in<strong>ca</strong>mminava verso il mare.<br />

Una volta arrivati padre e figli si facevano il bagno, io no perché avevo paura<br />

del mare e pensavo a preparare per il pranzo: stendevo una tovaglia a terra per bene,<br />

mettevo sopra la tovaglia piatti bicchieri e posate.<br />

Una volta finito il bagno si iniziava a mangiare. Dopo, tutti sod<strong>di</strong>sfatti, ci si<br />

riposava un po’.<br />

Poi verso sera ci mettevamo in viaggio verso <strong>ca</strong>sa: per la strada ci compravamo<br />

un bel gelato che quasi ci durava fino a <strong>ca</strong>sa.<br />

Eravamo così contenti che non ci sentivamo stanchi per niente: eravamo così<br />

uniti, felici e forti.<br />

***<br />

Io sono nata e cresciuta tutta la mia vita a Bran<strong>ca</strong>ccio, sono siciliana e sono<br />

orgogliosa.<br />

Anche se poche cose conosco della mia città <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong>, mi sono sposata<br />

<strong>Palermo</strong>, ho avuto dei figli. Anche i miei figli si sono sposati e ora sono contenta<br />

perché a <strong>Palermo</strong> ci sono tanti monumenti, tanti teatri, siamo anche circondati dal<br />

mare che è una meraviglia, anche montagne, il Palazzo Reale, la Cattedrale che<br />

ricorda la Chiesa <strong>di</strong> Monreale: sono due chiese che ricordano i due fratelli Romolo e<br />

Remo. Ci sono tante storie, ci sono tante bellissime cose, anche Gibilrossa, la storia<br />

<strong>di</strong> Garibal<strong>di</strong>, Corso Vittorio Emmanuele, la storia del Gattopardo.<br />

Ma per concludere io ne sono orgogliosa <strong>di</strong> essere a Bran<strong>ca</strong>ccio, <strong>Palermo</strong>, anche la<br />

Chiesa <strong>di</strong> Bran<strong>ca</strong>ccio, la sua storia dei fratelli Brancio.


Anche se hanno assassinato il Padre Puglisi, e ne sono tanto <strong>di</strong>spiaciuta ancora<br />

oggi perché era un prete molto bravo, ma sono cose che ac<strong>ca</strong>dono in tutti i posti.<br />

Anna ( 68 anni )<br />

Stamattina quando mi sono svegliata alle sette ho sentito suonare le <strong>ca</strong>mpane della<br />

chiesa <strong>di</strong> SantAgata e ho pregato come faccio tutte le mattine <strong>di</strong>cendo ”Gesù metto<br />

questo giorno nelle tue mani, lo sai che sono sola, proteggimi tu” e prego anche per<br />

gli altri.<br />

Poi vado in cucina, mi faccio il <strong>ca</strong>ffè, preparo qualcosa da scongelare per il<br />

pranzo però avendo il pensiero <strong>di</strong> andare all’ospedale oppure a venire qua al Centro<br />

Padre Nostro. Quando ritorno a <strong>ca</strong>sa e sto da sola mangio qualche cosa, preparo il


letto e poi un po’ <strong>di</strong> televisione, apro il balcone, mi alzo gli occhi al cielo e ringrazio<br />

il Signore che <strong>di</strong>a Pace a tutto il Mondo.<br />

Rientro e mi metto al letto, bacio la foto <strong>di</strong> mio marito e stento <strong>di</strong><br />

addormentarmi perché mi metto a pensare tante cose.<br />

Talvolta sogno, però quello che sogno talvolta si avvera perché io racconto tutto ai<br />

miei figli e quando poi si rivela quelle cose che io ho detto prima e mi <strong>di</strong>cono <strong>“</strong> Ma<br />

che <strong>di</strong>ce Mamma ! <strong>“</strong> e poi ho ragione e rispondo che Gesù mi avvisa nel sogno.<br />

Adesso vi racconto un sogno speciale.<br />

Era il mese <strong>di</strong> agosto del 2003, <strong>di</strong> mercoledì.<br />

Avevamo un po’ <strong>di</strong> terreno per fare gio<strong>ca</strong>re le mie nipotine.<br />

Quelli che se andavano dai villini lasciavano i <strong>ca</strong>ni e li abbandonavano. Mio<br />

marito prima <strong>di</strong> morire aveva fatto <strong>di</strong> proposito un recinto adatto per questi animali<br />

che abbandonavano. Quando c’erano le mie nipotine li metteva nel recinto, quando<br />

non c’erano li lasciava liberi nel piazzale. Lui stesso li vaccinava.<br />

Poi mio marito è morto, mio figlio e mio genero hanno continuato a portare il<br />

mangiare perché non li volevano abbandonare.<br />

Però, un giorno salendo ne trovarono uno o due morti perché li davano da mangiare<br />

le polpette avvelenate. Non sapevano chi erano queste persone ma il veterinario<br />

<strong>di</strong>ceva che morivano avvelenati.<br />

Allora, tornando a quel mercoledì 2003, quella sera, pensando che il sabato<br />

dovevano ritornare a farci il mangiare che da venticinque <strong>ca</strong>ni ne sono rimasti due,<br />

questi due erano i primi nostri più affezionati. Invece <strong>di</strong> trovarne, manco uno era nel<br />

piazzale: il terreno bruciato, chi è stato non lo sappiamo.<br />

An<strong>di</strong>amo al sogno: il mercoledì ho sognato mio marito che mi <strong>di</strong>ceva basta,<br />

con le mani che strofinava, non piangere è finito tutto non c‘è più niente.<br />

Facendo questo sogno stie<strong>di</strong> male fino che arrivò il sabato e mio figlio andò in<br />

<strong>ca</strong>mpagna e trovò il <strong>ca</strong>ne: non c’era però tutta la <strong>ca</strong>mpagna, tutti gli alberi bruciati !<br />

Però il <strong>ca</strong>ne era vivo.<br />

Appena ho saputo questa notizia ho ringraziato e ho detto <strong>“</strong>Gloria a Dio!”<br />

Lo avevo sognato.<br />

<strong>“</strong>E’finito tutto perché ho sognato vostro padre mercoledì” pregando a Gesù <strong>di</strong> non<br />

farci succedere qualche cosa ai miei figli o a mio genero. Mi sono rivolta pure a mio<br />

marito e ho detto queste parole <strong>“</strong> Gesù, Gabriele prega a Gesù tu prima che succede<br />

qualche cosa ai nostri figli”. Dicendo queste parole mi sono addormentata e ho<br />

sognato tutto quello che il sabato si è verifi<strong>ca</strong>to.<br />

Io sogno, sempre ringraziando Gesù, <strong>di</strong>cendo: sono contenta che non è<br />

successo niente ai miei <strong>ca</strong>ri, però che ancora il <strong>ca</strong>ne è vivo e ancora ringrazio Dio ora<br />

e sempre.<br />

***


Nell’anno settantuno eravamo una famiglia da sette persone, cioè io, mio marito, la<br />

mia mamma, i fratelli e la sorella.<br />

Un anno era nato mio figlio Toni.<br />

Eravamo contenti che è nato dopo un<strong>di</strong>ci anni <strong>di</strong> matrimonio, nato prematuro è<br />

stato mesi in incubatrice ma Gesù è stato così buono che lo pregavamo per guarirlo e<br />

presto portarcelo a <strong>ca</strong>sa. Così dopo due mesi Gesù ascoltò i mei e <strong>di</strong> tutti i miei le<br />

nostre preghiere e ce lo siamo portato a <strong>ca</strong>sa.<br />

Ora ha trentacinque anni, sposato, ci ha cinque figli e fino a oggi ringraziamo Gesù,<br />

che era morto <strong>di</strong>cevano, ma chi ha fede a Dio le cose non sono impossibili.<br />

Chiudo questi due righi ringraziando sempre a Gesù.<br />

***<br />

Io ho girato tanti posti perché mio marito era autotrenista della Blotti <strong>di</strong> Milano.<br />

Quaranta anni che girava da per tutto sempre con il <strong>ca</strong>mion. Però girando con lui io<br />

avevo un foglio rosa il quale spiegava che io ero come un aiutante al guidatore, cioè<br />

potevo aiutare a mio marito in <strong>ca</strong>so <strong>di</strong> bisogno. Però guidavo qualche volta e grazie a<br />

Dio, le poche volte che guidavo io mio marito non si sentiva male. Cosa voglio <strong>di</strong>re<br />

con questo ? Che io non mi sono trovata mai.<br />

Dove arrivavamo, <strong>ca</strong>ri<strong>ca</strong>vamo la merce o s<strong>ca</strong>ri<strong>ca</strong>vamo e scendevamo anche <strong>di</strong><br />

notte per tornare a Bran<strong>ca</strong>ccio a <strong>ca</strong>sa mia.<br />

Non volevo mai rimanere: facevamo andata e ritorno, ci bar<strong>ca</strong>vamo nella nave,<br />

ricordo nella Tirrenia, la nave si chiamava così.<br />

La Blotti ci voleva fare trasferire ma non volevamo lasciare <strong>Palermo</strong><br />

specialmente la mia borgata cioè Bran<strong>ca</strong>ccio perché da bambina, quando mio papà<br />

era militare nella guerra io avevo sei o sette anni ero l’uni<strong>ca</strong> figlia, mia mamma non<br />

era della borgata era dal Centro <strong>di</strong> <strong>Palermo</strong> ed era un po’ smarrita nella borgata però<br />

qua c’era tutta la famiglia <strong>di</strong> mio padre, tutti i nonni e i cugini, però tutta la borgata <strong>di</strong><br />

Bran<strong>ca</strong>ccio l’hanno accolta bene specialmente quando papà mancò.<br />

La chiesa della borgata, parlo <strong>di</strong> quando io ero piccola, in un magazzino dove<br />

c‘è ora il Municipio, c’erano tante che si interessavano a cucinare e dalle do<strong>di</strong>ci<br />

andavamo a prenderci la pasta, il secondo, chi aveva <strong>di</strong> più bisogno. Noi i primi<br />

davamo le s<strong>ca</strong>rpe, i vestiti <strong>di</strong> noi bambini e questo anche il Parroco che poi morì, ma<br />

le cose sono rimaste e dopo il Parroco ce ne furono altri.<br />

Poi hanno messo Padre Puglisi: voleva fare le cose giuste, però non fu così. E’<br />

rimasto il Centro Padre Nostro con un altro sacerdote e tutti questi del Centro si<br />

stanno interessando a portare aiuto a quelli che sono senza lavoro: li fanno lavorare;<br />

quelli che non hanno a nessuno li danno da mangiare; a noi anziani, come lei sta<br />

costatando, quello che ha visto in questi giorni. Fanno ancora <strong>di</strong> più : la scuola a<br />

bambini che le mamme lavorano o i gran<strong>di</strong> che non andavano a scuola da piccoli e<br />

chi non ha la licenza me<strong>di</strong>a pure a gran<strong>di</strong> <strong>di</strong> età avanzata.


Che Dio bene<strong>di</strong>ce lei, la sua famiglia, quello che fa e quello che deve ancora fare.<br />

Invoco sempre Gesù !<br />

Teresa ( 82 anni )<br />

Io <strong>di</strong> solito la mattina mi alzo alle otto. Appena alzata apro la serranda del salone,<br />

faccio entrare la luce del giorno nella mia stanzetta, che da quando è morto mio<br />

marito non mi sono sentita <strong>di</strong> abitare sola nella mia <strong>ca</strong>sa grande e anche per la salute,<br />

non mi permette <strong>di</strong> stare sola.<br />

Io, appena alzata, vado in cucina a prendere una bottiglia <strong>di</strong> acqua e a <strong>di</strong>giuno<br />

ne bevo due bicchieri e durante la giornate arrivo a due litri. Poi mi ris<strong>ca</strong>ldo un<br />

bicchiere <strong>di</strong> latte, aggiungo un po’<strong>di</strong> <strong>ca</strong>ffè e lo prendo con otto fette biscottate. Dopo<br />

vado nel mio bagno, che uno è tutto per me, mi faccio la pulizia personale, poi mi<br />

siedo a <strong>di</strong>re le preghiere mattutine con la Ra<strong>di</strong>o Maria. Dopo faccio la mia ginnasti<strong>ca</strong><br />

che <strong>di</strong> solito faccio tutte le mattine.


Quando ho finito, se il tempo lo permette, verso le <strong>di</strong>eci, scendo e mi faccio<br />

lunghe passeggiate. Alle ore do<strong>di</strong>ci torno a <strong>ca</strong>sa. Se poi ho da andare dalla mia<br />

dottoressa o sbrigare qualcosa mia, me la sbrigo.<br />

Io <strong>ca</strong>mmino quasi sempre sola, se poi dovrei andare lontano mi accompagnano<br />

o mio figlio prima <strong>di</strong> andare in ufficio o necessariamente mi accompagna mia nuora<br />

ma lei ha tutte le responsabilità della famiglia.<br />

Siamo in <strong>ca</strong>sa cinque persone: marito, moglie e due figli maschi e io da sola<br />

nonna; i ragazzi vanno a scuola; il grande ha 18 anni a va a scuola vicino a noi,<br />

ultimo anno <strong>di</strong> liceo scientifico; il piccolo, 13 anni, è in terza me<strong>di</strong>a e viene<br />

accompagnato la mattina da suo padre e al ritorno se esce più presto va la mamma<br />

con la sua macchina. Tre giorni la settimana lo porta in piscina e il grande fa palestra.<br />

Io sogno che vanno avanti sempre. Li ho visti crescere: sono bravi ragazzi ed<br />

edu<strong>ca</strong>ti bene. Io ho un altro figlio maschio ma non hanno figli. La moglie insegna a<br />

scuola e lui ha una rappresentanza e si trova quasi sempre fuori.<br />

Io con questo mio figlio mi trovo bene e mi sento <strong>di</strong> non <strong>ca</strong>mbiare. E poi <strong>di</strong>co<br />

questo: questi due nipoti mi danno la speranza <strong>di</strong> vivere, mi danno tanta gioia, molto<br />

edu<strong>ca</strong>ti e bravi con me e con tutti.<br />

Mentre sto scrivendo questo foglio mi sto fermando un po’ per andare a pranzare che<br />

ho già il piatto a tavola.<br />

Io mangio presto e da sola. Dopo, mia nuora comincia preparare per loro che tornano<br />

dalla scuola: il piccolo lo prende suo padre al ritorno, se poi rimane in ufficio telefona<br />

e va sua mamma.<br />

Io non mi volto per niente: ne spesa, ne altro; mi de<strong>di</strong>co alle preghiere, leggo,<br />

scrivo o <strong>di</strong>segno e anche faccio le parole incrociate. La mia vista è un po’ andata e<br />

non mi posso impegnare. Spesso mi sento le notizie e mi vedo qualche trasmissione<br />

che nella mia stanza ho la televisione. Ognuno nella stanza abbiamo la nostra.<br />

La mia stanzetta è tutta arredata <strong>di</strong> tutto e fuori della mia stanza non lascio<br />

niente in giro. Vivo bene e lascio a tutti tranquilli specialmente quando i miei nipoti<br />

stu<strong>di</strong>ano o scrivono al computer.<br />

Il sabato, che mio figlio non va in ufficio e nemmeno la domeni<strong>ca</strong>, parte col<br />

più piccolo per le gare ci Gokart e vanno dove si svolgono. Da cinque anni è che<br />

corre, è pilota regionale e fa quasi sempre o primo o secondo o terzo posto; ha preso<br />

più <strong>di</strong> sessanta coppe e spesso viene messo nel Giornale <strong>di</strong> Sicilia. Le professoresse<br />

lo sanno che lui prati<strong>ca</strong> questo sport e hanno appeso nella sua aula la sua foto mentre<br />

corre. Siamo tutti orgogliosi <strong>di</strong> lui e io le auguro che un giorno continua come è stato<br />

l’altro suo figlio e anche il desiderio <strong>di</strong> suo papà e anche il mio sogno. Mi sembra<br />

<strong>di</strong>fficile che io ci sarò ma questo è il mio desiderio e lo auguro.<br />

Per ora, tra poco, ci go<strong>di</strong>amo l’estate: io ho tanti amici e quando ci incontriamo<br />

ci s<strong>ca</strong>mbiamo qualche parola e a <strong>ca</strong>sa mi ritiro più contenta. Le mie sorelle abitano<br />

lontano: una in Florida, una a Sciac<strong>ca</strong>, una Partitico e una a <strong>Palermo</strong>, ma abitiamo un<br />

po’ <strong>di</strong>stante e lei è quasi sempre impegnata col suo lavoro. Ogni tanto mio figlio mi ci


accompagna che abita vicino all’ufficio dove fa servizio. Mi sono morti tre fratelli e<br />

siamo rimaste in cinque: ognuno ha la sua famiglia.<br />

Io questa sera, appena mi sono ritirata ho trovato la cena pronta. Di solito cenavo alle<br />

ore 18 ma da quando frequento il Centro ceno mezz’ora dopo. Nell’inverno che alle<br />

18 era già buio non andavo nemmeno in Chiesa, solo la domeni<strong>ca</strong> mattina oppure se<br />

c’era qualche messa <strong>di</strong> mattina.<br />

Questa sera ho ascoltato nella televisione la notizia del nuovo Papa. Questa<br />

notizia è stata presa con piacere da tutto il mondo : speriamo che sarà un Papa buono<br />

come Papa Giovanni che il Signore ha voluto in cielo.<br />

***<br />

Più <strong>di</strong> trenta anni invece fa abitavo nel Corso Vittorio Emanuele, ac<strong>ca</strong>nto all’Hotel<br />

Centrale.<br />

Anni prima avevo avuto la per<strong>di</strong>ta della mia bambina nata dopo quattro anni<br />

del mio primo figlio. Dopo un po’ <strong>di</strong> anni abbiamo deciso, io e mio marito, <strong>di</strong><br />

completare la famiglia e così è arrivato un altro bambino.<br />

A quel tempo lo mandavo a scuola regolarmente e anche il grande. Allora<br />

ricordo che mio marito trascorreva la vita fuori, faceva il commerciante assieme a<br />

due fratelli e partiva sempre con i <strong>ca</strong>mion.<br />

Nel 1971 abbiamo deciso e ha voluto ritirarsi dal commercio e facevamo una<br />

vita tranquilla e piena <strong>di</strong> svaghi: facevamo lunghe passeggiate in via Ruggero<br />

Settimo, in Via Libertà, spesso andavamo a Teatro, al Politeama, e anche a vedere bei<br />

film.<br />

In quella <strong>ca</strong>sa molto grande avevamo una grande terrazza, piena <strong>di</strong> aiuole. I<br />

miei figli si <strong>di</strong>vertivano a girare in bicicletta. Spesso venivano a trovarci i miei zii e i<br />

suoi figli ragazzi e passavamo delle belle serate con cene.<br />

Abitavamo al terzo piano e c’era un pergola bella, <strong>di</strong> uva grossa, che il tronco<br />

saliva dal piano terreno. Al primo piano abitava un colonnello della <strong>ca</strong>serma <strong>di</strong> Porta<br />

Nuova. Eravamo molto amici e spesso salivano da noi a farci visita. Si chiamava<br />

Buongiorno. Questo palazzo era nel centro storico.<br />

Siamo stati un po’<strong>di</strong> anni e dopo abbiamo deciso <strong>di</strong> comprare un appartamento<br />

che costruivano vicino al Palazzo <strong>di</strong> Giustizia e ci siamo trasferiti là. E’ ancora là la<br />

mia <strong>ca</strong>sa, tutta arredata con cinque stanze.<br />

***<br />

Io però sono nata a Villabate e anche i miei genitori. Quando io ero bambina mi sono<br />

trasferita a Misilmeri assieme ai miei e un’altra mia sorella due anni più grande <strong>di</strong><br />

me. A quei tempi, ottanta anni fa, mio padre era impiegato alla Società Elettri<strong>ca</strong> e<br />

spesso veniva trasferito. A Misilmeri sono nate altre tre sorelle, una morì piccola e io<br />

andavo a scuola dalle suore prima quattro anni all’asilo e a cinque anni mi sono fatta<br />

la prima comunione.


Dalle suore ho fatto fino alla terza elementare. Dopo mio papà fu trasferito a<br />

Ribera provincia <strong>di</strong> Agrigento e là è nata un’altra mia sorella. A Ribera ho fatto altri<br />

due anni <strong>di</strong> elementari. All’ultimo trasferimento a Sciac<strong>ca</strong> ci siamo fermati e sono<br />

nate altre due sorelle. Mi padre si era sposato a <strong>di</strong>ciannove anni e io a <strong>di</strong>eci anni ero<br />

già a Sciac<strong>ca</strong> e cresciuta, mio papà passò in ufficio: io sono cresciuta e sposata là.<br />

I miei genitori mi lasciarono nel 1975 a po<strong>ca</strong> <strong>di</strong>stanza, uno dopo l’altro, questa<br />

è la vita.<br />

Mio marito, dopo molte sofferenze è morto do<strong>di</strong>ci anni fa: ero felice e mi<br />

bastava averlo ac<strong>ca</strong>nto anche con le sue sofferenze. Discutevamo del tutto ora mi<br />

conforto da sola.<br />

E io con i miei <strong>di</strong>sturbi da quando è morto mio marito abito con mio figlio.<br />

Nella mia <strong>ca</strong>sa ci vado spesso ma preferisco abitare con mio figlio. Per i miei<br />

malesseri faccio una vita tranquilla con qualche <strong>di</strong>sturbo ma facciamo la volontà <strong>di</strong><br />

Dio con la speranza che ci aiuta.<br />

Mi sento orgogliosa <strong>di</strong> essere siciliana.<br />

Concetta ( 60 anni )<br />

Le mie giornate si svolgono quasi sempre uguali: mi alzo tutte le mattine alle sette.<br />

Mi lavo mi vesto e attendo mia nipote che ogni mattina mi viene a trovare.<br />

Lei va nella scuola vicino <strong>ca</strong>sa mia. Facciamo colazione insieme. Appena lei<br />

scende per re<strong>ca</strong>rsi a scuola io scendo per fare le mie cose: la spesa, andare dal<br />

me<strong>di</strong>co, alla posta, cosa che ogni <strong>ca</strong>salinga fa tutte le mattine.<br />

Ritorno a <strong>ca</strong>sa e preparo il pranzo. Nel frattempo guardo la televisione: seguo i<br />

programmi che preferisco poi verso le se<strong>di</strong>ci scendo giù al Centro. Poi mi ritiro,<br />

preparo la cena, mangio, riguardo la televisione e dopo un certo orario vado a letto<br />

nella speranza <strong>di</strong> riuscire a dormire. Dico riuscire perché non sempre ce la faccio. Mi<br />

alzo, gironzolo per <strong>ca</strong>sa, immagino <strong>di</strong> avere con me mio marito che prepariamo la<br />

colazione insieme.<br />

Vorrei ogni mattina, quando mi alzo, avere con me sempre le persone che amo.<br />

Ricordo bene la nascita del mio bambino e l’immensa gioia che ho provato insieme a<br />

mio marito. La nascita <strong>di</strong> mio figlio è qualcosa <strong>di</strong> meraviglioso. Ti <strong>ca</strong>mbia la vita in<br />

meglio. Scopri nuovi lati del tuo <strong>ca</strong>rattere e dai tutto il tuo amore ad una piccola<br />

creatura che ti guarda con occhi dolci che vuole in <strong>ca</strong>mbio da te soltanto amore e<br />

protezione.


Oggi quel piccolo bambino è cresciuto ed è <strong>di</strong>ventato un uomo anche se per me<br />

nel mio cuore resterà sempre una piccola creatura da amare e <strong>di</strong>fendere.<br />

La nostra vita è stata <strong>ca</strong>ratterizzata per sempre da <strong>ca</strong>mbiamenti. Io in<br />

quell’anno abitavo in via Carmelo Onorato, zona Corso Calatafimi, vicino l’Istituto<br />

Palagonia, detto Boccone dei Poveri, una costruzione anti<strong>ca</strong>.<br />

Nel 1982 ci siamo trasferiti in Corso Calatafimi alto, detto Mezzo Monreale.<br />

Mi ricordo che andavo spesso in questo paesino, ricco <strong>di</strong> storie e <strong>di</strong> monumenti e<br />

andavo a vedere anche il Duomo famoso in tutto il mondo e la Villa Comunale con il<br />

suo belvedere.<br />

Pina ( 82 anni )<br />

Io, nonostante l’età, con la grazia <strong>di</strong> Dio, posso fare <strong>di</strong> tutto per me. Ancora il<br />

cervello mi regge quin<strong>di</strong> posso stare da sola a <strong>ca</strong>sa mia e non dare <strong>di</strong>sturbo ai miei<br />

figli.<br />

La mattina mi alzo verso le sette meno un quarto, vado in cucina a farmi il<br />

<strong>ca</strong>ffé e me lo prendo.<br />

Vado in bagno a lavarmi.<br />

Alle sette e un quarto accendo la ra<strong>di</strong>o sintonizzata su <strong>“</strong>Ra<strong>di</strong>o Maria” e recito il<br />

Santo Rosario assieme a loro. Terminato il rosario recito altre mie preghiere.<br />

Poi mi ris<strong>ca</strong>ldo il latte per fare la prima colazione, facendomi la prima insulina.<br />

Mi sistemo il letto e pian piano le altre faccende <strong>di</strong> <strong>ca</strong>sa.<br />

Poi se mi man<strong>ca</strong> qual cosa per il pranzo, esco, vado in piazza a comprare<br />

quello che mi serve. Ritorno e comincio a preparare il pranzo, primo piatto e secondo<br />

piatto.<br />

Alle ore tre<strong>di</strong>ci meno <strong>di</strong>eci accendo la televisione per ascoltare il telegiornale.<br />

Alle ore tre<strong>di</strong>ci e trenta inizio il pranzo. Dopo comincio a vedere in televisione un<br />

romanzo intitolato <strong>“</strong>Cento Vetrine”. Terminata la puntata spengo il televisore e inizio<br />

a lavorare con la lana all’uncinetto.<br />

Quando non piove alle ore se<strong>di</strong>ci vado al Centro Nostro per passare un paio<br />

d’ore insieme ai miei amici anziani.<br />

Alle sette ritorno a <strong>ca</strong>sa, ceno e poi guardo il telegiornale. Dopo cerco in<br />

televisione quello che più mi piace: io amo i varietà musi<strong>ca</strong>li e gli spettacoli. Intorno<br />

alle un<strong>di</strong>ci spengo la televisione e vado a dormire.<br />

Io raramente mi ricordo dei miei sogni.<br />

Se dovessi avere un desiderio, vorrei tanto che un giorno, dopo che io sono passata a<br />

vita eterna, la mia famiglia continui ad essere per sempre come adesso, ovvero una<br />

famiglia unita e felice che si rispetti e che aiuti nel momento del bisogno.<br />

Questo è il mio più grande sogno e spero che Dio ascolti le mie preghiere e mi<br />

aiuti a coronare il mio desiderio.<br />

Giuseppina ( 72 anni )


Permettetemi <strong>di</strong> presentarmi: mi chiamo Giusy, ho settantadue anni e grazie a Dio,<br />

con tutti gli acciacchi, sono in grado <strong>di</strong> <strong>ca</strong>varmela ancora bene fino ad oggi ?<br />

Che <strong>di</strong>re: dopo quaranta anni <strong>di</strong> lavoro e sacrifici finalmente mi godo la mia<br />

spero meritata pensione.<br />

Senza premura <strong>di</strong> alzarmi la mattina alle sei sempre con il cuore in gola perché<br />

si faceva tar<strong>di</strong>. Alle sette tutto il Personale dovevamo andare in chiesa per partecipare<br />

alla S.Messa. Anche perché era un Istituto dei P. Gesuiti e dovevamo essere tutti<br />

presenti e ognuno <strong>di</strong> noi non potevamo man<strong>ca</strong>re.<br />

E dopo <strong>di</strong> che cominciava la nostra giornata <strong>di</strong> lavoro anche faticosa.<br />

Io facevo la cuo<strong>ca</strong> assieme a mio marito: eravamo trattati bene, anzi benissimo,<br />

ma era sempre un lavoro e gli orari dovevano essere rispettati.<br />

Adesso mi sento più tranquilla e serena: la mattina mi alzo alle sette e il mio<br />

primo pensiero è rivolto al Signore, con le mie preghiere mattutine e chiedo al<br />

Signore <strong>di</strong> bene<strong>di</strong>rmi questo giorno e <strong>di</strong> potere essere utile anche agli altri, nei miei<br />

limiti, anche con un sorriso perché non costa nulla ma fai felice a chi lo riceve.<br />

Alle otto faccio la mia prima colazione comodamente. Alle otto e trenta<br />

cominciano le telefonate dei miei figli che sono la luce dei miei occhi e <strong>di</strong>co grazie <strong>di</strong><br />

esistere: mi danno tanto amore e gioia e ringrazio il Buon Dio <strong>di</strong> avermi fatto questo<br />

grande dono perché con i tempi in cui viviamo è <strong>di</strong>fficile avere questi rapporti e<br />

<strong>di</strong>aloghi con figli, generi e nipoti.<br />

E per me questi sono i veri valori della vita e <strong>di</strong>co sempre grazie Signore <strong>di</strong><br />

tutto quello che mi dai nel bene e nel male perché la vita non è sempre rose e fiori.<br />

Io non sogno spesso ma il sogno che mi colpì è stato sognando la Mamma qualche<br />

anno fa che mi lasciò un segno indelebile. La Mamma ci lasciò 37 anni fa e pregavo<br />

sempre poi la sua anima. La sognai ai pie<strong>di</strong> della Madonna che scendeva verso già<br />

quasi a toc<strong>ca</strong>re la terra e io a gridare. Gridavo <strong>“</strong>Mamma non scendere, non scendere<br />

!” perché mi spaventavo che toc<strong>ca</strong>ndo la terra lasciava il Para<strong>di</strong>so.<br />

Mi svegliai con il cuore in gola ma ho <strong>ca</strong>pito che la Madonna mi ha fatto <strong>ca</strong>pire<br />

che se la portava in cielo.<br />

Questo sogno non lo potrò mai <strong>di</strong>menti<strong>ca</strong>re.<br />

Per i sogni terreni non chiedo <strong>di</strong> più <strong>di</strong> quanto il Signore mi ha dato; tutto ciò che ho<br />

chiesto nei limiti mi è stato concesso.<br />

Chiedo la salute e la pace dei miei figli e nipoti e la Sua S. Bene<strong>di</strong>zione.<br />

Grazie Signore.


Giusy ( 73 anni )<br />

A <strong>di</strong>re il vero la mia nazionalità non l’ho scelta io: sono siciliana e sono ultra felice <strong>di</strong><br />

esserlo.<br />

Sono nata nel 1932 a Ventimiglia <strong>di</strong> Sicilia. La Mamma aveva un Albergo e<br />

Ristorante e venivano per vari motivi persone <strong>di</strong> tante città a cominciare da Milano a<br />

scendere fino a Ventimiglia.<br />

Ho vissuto un’infanzia modesta e quando mi parlavano che era pec<strong>ca</strong>to vivere<br />

una ragazza in questo Paese mi sentivo risentita.<br />

A se<strong>di</strong>ci anni mi sono sposata e sono venuta a vivere a <strong>Palermo</strong> per vari motivi.<br />

In una città mi confronto con tanti tipi <strong>di</strong> persone. Premetto che non sono razzista ma<br />

quando mi toc<strong>ca</strong>no la mia bella Sicilia mi so <strong>di</strong>fendere abbastanza bene.<br />

A solo pensare le nostre arance, limoni, olio, i nostri monumenti, l’aria che<br />

respiriamo. Anche se sono stata in varie regioni e città d’Italia, la mia Sicilia non la<br />

<strong>ca</strong>mbierei per nulla al mondo e lo <strong>di</strong>co sinceramente. Quello che lascia a desiderare<br />

un po’ è l’ambiente: quin<strong>di</strong> siamo noi a gestire la vita ovunque noi an<strong>di</strong>amo.<br />

Amo profondamente la mia Bella Sicilia, le sue culture e tutto quello che la<br />

circonda.


A Bran<strong>ca</strong>ccio:<br />

uno spazio verde attrezzato in fase <strong>di</strong> realizzazione.


FINALE GASTRONOMICO<br />

Una ricetta tra<strong>di</strong>zionale scritta assieme ( 6 donne 1 uomo )<br />

Le Melanzane <strong>“</strong>ammuttunate” a Bran<strong>ca</strong>ccio.<br />

Anna<br />

Per fare questa ricetta si usano le melanzane piccole, non quelle tunisine, ma quelle<br />

nostrane.<br />

Isidoro<br />

Quelle piccole sono la seconda fioritura della pianta non portata a termine, cioè a<br />

maturazione, in particolare nel mese <strong>di</strong> luglio.<br />

Giovanna<br />

No: si usano queste piccole perché le prime si raccolgono gran<strong>di</strong> dato che il prezzo<br />

del mer<strong>ca</strong>to è ancora quello giusto. Le seconde si raccolgono piccole perché non<br />

avrebbero più un buon mer<strong>ca</strong>to.<br />

Anna<br />

Si prendono le melanzane, si lavano, si taglia….<br />

Giovanna<br />

<strong>“</strong> U piricuddo ! ”<br />

Maria<br />

Si intac<strong>ca</strong>no con un coltello per lungo in tre o quattro punti a seconda della grossezza<br />

della melanzana, per cir<strong>ca</strong> due o tre centimetri <strong>di</strong> lunghezza, profon<strong>di</strong>…<br />

Isidoro<br />

<strong>“</strong>Giusti<strong>“</strong>.<br />

Anna<br />

Si riempiono i tagli con:<br />

--sale e pepe,<br />

--pezzettini <strong>di</strong> formaggio a piacere, <strong>ca</strong>cio<strong>ca</strong>vallo, parmigiano o grana, io ci metto il<br />

parmigiano che il <strong>ca</strong>cio<strong>ca</strong>vallo non mi piace.<br />

--un poco <strong>di</strong> aglio,<br />

--qualche foglia <strong>di</strong> mentuccia.<br />

Enza<br />

Si prende una padella con l’olio e si fanno friggere leggermente le melanzane<br />

<strong>“</strong>cunzate”: proprio <strong>“</strong>na granciatiedda<strong>“</strong> tanto quanto basta per farle ammosciare.<br />

Pina<br />

Le melanzane cucinate si mettono in un tegame a parte.<br />

In un altro tegame si prepara la salsa <strong>di</strong> pomodoro, con aglio e basilico.


Anna<br />

Io la cipolla non ce la metto nella salsa !<br />

Giovanna<br />

A questo punto arriva <strong>“</strong>‘u megghiu”: si mettono le melanzane cotte nella salsa e si<br />

completa la cottura per cir<strong>ca</strong> 15 o 20 minuti fino a quando con una forchetta<br />

<strong>“</strong>azzic<strong>ca</strong>ta” in una melanzana si sente <strong>“</strong>s’i ccuotta”.<br />

Anna<br />

Si possono mangiare o da sole, come secondo o come contorno, oppure per con<strong>di</strong>re la<br />

pasta, che si consiglia essere o Bu<strong>ca</strong>tini o Maccheroncini, che però è sempre più<br />

<strong>di</strong>fficile trovare .<br />

Isidoro<br />

Spaghetti, i Palermitani non ne usano in questo <strong>ca</strong>so.<br />

Isidoro, Teresa, Anna, Giovanna, Pina, Enza, Maria.


A Bran<strong>ca</strong>ccio:<br />

la bellezza della natura e dell’arte.

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