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W lo sport sicuro - Associazione Alessandro Bini

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Consulta regionale<br />

per i problemi della sicurezza nel<strong>lo</strong> <strong>sport</strong><br />

BUONE PRATICHE PER LA GESTIONE IN SICUREZZA<br />

DELLE ATTIVITÀ SPORTIVE<br />

PALOMBI EDITORI


Direzione regionale Beni e Attività Culturali, Sport<br />

Consulta regionale per i problemi della sicurezza nel<strong>lo</strong> <strong>sport</strong><br />

PALOMBI EDITORI<br />

BUONE PRATICHE<br />

DELLE ATTIVITÀ SPORTIVE<br />

a cura di<br />

Sabrina Varroni<br />

PER LA GESTIONE IN SICUREZZA


Ringraziamenti:<br />

si ringrazia per la preziosa collaborazione il CONI – Lazio<br />

nelle persone del Presidente <strong>Alessandro</strong> Palazzotti e del segretario generale Stefania Lella.<br />

Un ringraziamento particolare va ad Amelia Guerrieri<br />

consulente per <strong>lo</strong> <strong>sport</strong> dell’Assessorato alla Cultura, Spettaco<strong>lo</strong>, Sport.<br />

A Maria Federico un affettuoso grazie per la sua generosa disponibilità.<br />

© 2010<br />

Tutti i diritti spettano a<br />

Pa<strong>lo</strong>mbi & Partner S.r.l.<br />

Via Gregorio VII, 224<br />

00165 Roma<br />

Tel. 06.63.69.70 - Fax 06.63.57.46<br />

www.pa<strong>lo</strong>mbieditori.it<br />

Progettazione, realizzazione grafica e<br />

assistenza redazionale<br />

a cura della Casa Editrice<br />

ISBN 978-88-6060-263-3


Regione Lazio – Assessorato alla Cultura, Spettaco<strong>lo</strong> e Sport<br />

Assessore: Giulia Rodano<br />

Direzione Regionale Beni e Attività Culturali, Sport<br />

Direttore: Enzo Ciarravano<br />

Area Interventi per <strong>lo</strong> <strong>sport</strong><br />

Dirigente: Sabrina Varroni<br />

Il volume è stato realizzato con la collaborazione della<br />

Consulta Regionale per i problemi della sicurezza nel<strong>lo</strong> <strong>sport</strong><br />

Hanno contribuito alla realizzazione del volume:<br />

Delia <strong>Bini</strong> – <strong>Associazione</strong> <strong>Alessandro</strong> <strong>Bini</strong> per la sicurezza nel<strong>lo</strong> <strong>sport</strong><br />

Vincenzo Castelli – Fondazione Giorgio Castelli<br />

Luca Colusso – CONI Lazio<br />

Cecilia D’Ange<strong>lo</strong> – Agen<strong>sport</strong> - Regione Lazio<br />

Cristina Menale – Area Interventi per <strong>lo</strong> <strong>sport</strong> - Regione Lazio<br />

Francesco Romussi – CONI Servizi SpA<br />

Silvia Scelsi e Francesco Cirella – ARES 118<br />

Pietro Tornaboni – ANIF Lazio<br />

Amalia Vitagliano – Area Sanità pubblica e Sicurezza alimentare - Regione Lazio<br />

Il presente volume è stato realizzato grazie all’impegno dei funzionari dell’area<br />

Interventi per <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>, in particolare di Cristina Menale<br />

in collaborazione con Fabrizio Bellini e Sandro Cordone<br />

3<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!


Indice<br />

PRESENTAZIONI<br />

Assessore alla Cultura, Spettaco<strong>lo</strong>, Sport<br />

Giulia Rodano 8<br />

Consigliere regionale I firmatario della L.R.11/2009<br />

Enzo Foschi 10<br />

<strong>Associazione</strong> <strong>Alessandro</strong> <strong>Bini</strong> e Fondazione Giorgio Castelli onlus<br />

Delia <strong>Bini</strong> e Vincenzo Castelli 11<br />

Istruzioni per l’uso 12<br />

Un deca<strong>lo</strong>go per la sicurezza<br />

Vincenzo Castelli 16


PARTE I<br />

PROGETTI E BUONE PRATICHE<br />

1. INTERVENTI DI ADEGUAMENTO STRUTTURALE, CENSIMENTO E<br />

CERTIFICAZIONE DELLA QUALITÀ<br />

1.1 La piccola sicurezza negli impianti <strong>sport</strong>ivi.<br />

Progetto regionale di adeguamento dei livelli minimi<br />

Sabrina Varroni 21<br />

1.2 Impianti a misura di <strong>sport</strong><br />

Cecilia D’Ange<strong>lo</strong> 27<br />

1.3 La sicurezza certificata. Progetto CONI per la classificazione di<br />

qualità degli impianti <strong>sport</strong>ivi<br />

Francesco Romussi 29<br />

2. TUTELA ED EDUCAZIONE SANITARIA<br />

2.1 Il progetto Lazio cuore <strong>sicuro</strong><br />

Silvia Scelsi, Francesco Cirella 39<br />

2.1.1 La catena della sopravvivenza 41<br />

2.2 Cultura dell’emergenza applicata al<strong>lo</strong> <strong>sport</strong><br />

Vincenzo Castelli 42<br />

2.3 Educazione <strong>sport</strong>iva a scuola<br />

Sabrina Varroni 46<br />

2.4 Competenze regionali in materia di Medicina del<strong>lo</strong> <strong>sport</strong><br />

e tutela sanitaria delle attività <strong>sport</strong>ive (L.R. 24 del 1997)<br />

Amalia Vitagliano 48


PARTE II<br />

SCHEDE OPERATIVE PER GESTIRE LA SICUREZZA IN UN<br />

IMPIANTO SPORTIVO.<br />

3. RIFERIMENTI NORMATIVI E INDICAZIONI PRATICHE<br />

3.1 Norme e regolamenti<br />

Sabrina Varroni 55<br />

3.2 SCHEDE 59<br />

3.2. A IMPIANTO SPORTIVO.DEFINIZIONI<br />

Cristina Menale 60<br />

3.2. B LA SICUREZZA NELLO SVOLGIMENTO<br />

DELLE ATTIVITÀ SPORTIVA<br />

Luca Colusso 62<br />

B.1 Norme CONI 63<br />

B.1.1 Spazi di attività <strong>sport</strong>iva 63<br />

Fasce di rispetto<br />

Recinzioni<br />

Altezze libere<br />

Affollamento degli spazi di attività<br />

B.1.2 Locale di primo soccorso 65<br />

B.1.3 Settori e zone a destinazione speciale 65<br />

B.1.4 Impianti al chiuso 66<br />

Sala di attività<br />

B.1.5 Impianti natatori 66<br />

Vasche nuotatori<br />

Piano Vasche<br />

B.2 Regolamenti tecnici e procedure di omo<strong>lo</strong>gazione<br />

delle FSN e DSA per impianti agonistici 68


3.2. C LA SICUREZZA STRUTTURALE<br />

Cristina Menale 69<br />

C.1 D.M. 18/03/1996 70<br />

C.1.1 Gestione della sicurezza antincendio 70<br />

Piano di sicurezza<br />

Segnaletica di sicurezza<br />

Il Piano d’emergenza<br />

C.1.2. Impianti tecnici 73<br />

Impianti elettrici<br />

Impianti di allarme<br />

Impianti antincendio<br />

C.2. D.M. 18/03/1996 76<br />

C.2.1 Obblighi per gli Impianti <strong>sport</strong>ivi ove è prevista<br />

una presenza di spettatori non superiore a 100 76<br />

3.2. D LA SICUREZZA NELL’AMBIENTE DI LAVORO<br />

Cristina Menale 77<br />

D.1 D.Lgs 81/2008 77<br />

D.1.1 Principali definizioni 77<br />

D.1.2 Modelli di organizzazione e gestione 79<br />

D.1.3 Compiti del titolare dell’impianto<br />

in qualità di datore di lavoro 80<br />

La valutazione dei rischi per la salute e<br />

la sicurezza sui luoghi di lavoro<br />

D.1.4 Il responsabile del Servizio di prevenzione<br />

e protezione 82<br />

D.1.5 La delega di funzioni 82<br />

D.1.6 Dotazioni di primo soccorso 83<br />

APPENDICE 85<br />

Sicurezza e qualità dei servizi <strong>sport</strong>ivi<br />

Pietro Tornaboni<br />

Linee guida per gli impianti <strong>sport</strong>ivi complementari. Una sintesi<br />

Luca Colusso<br />

Riferimenti bibliografici 93<br />

Riferimenti normativi 95


8<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />

PRESENTAZIONI<br />

Con l’approvazione di una normativa sulla sicurezza nel<strong>lo</strong> <strong>sport</strong>, nell’aprile del 2009<br />

la Regione Lazio si è data uno strumento per aggredire un problema, quel<strong>lo</strong> della<br />

sicurezza degli impianti <strong>sport</strong>ivi, che fino ad ora le normative e gli interventi pubblici<br />

non riuscivano ad affrontare compiutamente.<br />

Troppo spesso infatti gli impianti <strong>sport</strong>ivi, le strutture dove tanti dei nostri ragazzi e<br />

ragazze passano tante ore della <strong>lo</strong>ro vita, si trasformano in luoghi perico<strong>lo</strong>si, dove<br />

possono avvenire incidenti anche gravi e a volte si rischia persino di perdere la vita.<br />

L’investimento sulla sicurezza degli impianti <strong>sport</strong>ivi è per noi dunque una necessità<br />

urgente e un dovere. Non si può promuovere <strong>lo</strong> <strong>sport</strong> per tutti, mettere in risalto le<br />

potenzialità che le attività motorie hanno nella promozione di stili di vita sani e attivi<br />

e nell’educazione a va<strong>lo</strong>ri civili e individuali socialmente utili, se non si garantiscono le<br />

migliori condizioni possibili, la maggiore sicurezza possibile non so<strong>lo</strong> agli atleti di vertice,<br />

ma a tutti anche a co<strong>lo</strong>ro che vogliono so<strong>lo</strong> divertirsi, che magari non vinceranno mai.<br />

L’attività fisica è una risorsa della collettività, un vero e proprio elemento di welfare,<br />

un diritto di ogni cittadino a prescindere dalle proprie condizioni di nascita e di<br />

censo. Se questo è vero, le istituzioni pubbliche devono svolgere a pieno la <strong>lo</strong>ro funzione.<br />

Occorrono interventi finalizzati a favorire la crescita delle attività <strong>sport</strong>ive, a garantire<br />

pari opportunità a tutti i cittadini, in particolare quelli meno fortunati. Ancora si<br />

fa troppo poco. Non esistono risorse finalizzate all’impiantistica <strong>sport</strong>iva da parte<br />

del<strong>lo</strong> Stato nazionale. Ancora troppo si investe soltanto in relazione ai grandi eventi<br />

<strong>sport</strong>ivi. Invece esiste un estesissimo tessuto di associazioni <strong>sport</strong>ive, di praticanti che


assicurano, a volte esclusivamente con il lavoro vo<strong>lo</strong>ntario, la sola possibilità per<br />

migliaia di ragazze e ragazzi di svolgere una attività <strong>sport</strong>iva. Anche per rispondere<br />

nel modo migliore e più <strong>sicuro</strong> possibile il Consiglio Regionale ha approvato la legge<br />

sulla sicurezza nel<strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. E ancora per questo, l’assessorato al<strong>lo</strong> <strong>sport</strong> ha prontamente<br />

emanato un avviso di bando pubblico per progetti di miglioramento della sicurezza<br />

degli impianti, grazie al quale sono stati finanziati ben 100 interventi su strutture<br />

pubbliche di tutto il territorio regionale. E la Regione Lazio ha poi promosso, nelle<br />

scuole, iniziative di conoscenza e promozione del<strong>lo</strong> <strong>sport</strong> sano: attività ed incontri<br />

finalizzati a diffondere, tra i giovani della nostra regione, una cultura <strong>sport</strong>iva basata<br />

sulla lealtà, sulla tutela della salute, sulla contrarietà al doping.<br />

Il 9 febbraio 2010 si celebrerà, secondo l’indicazione della legge, la prima giornata<br />

regionale della sicurezza nel<strong>lo</strong> <strong>sport</strong>: un appuntamento annuale che fornirà ad<br />

istituzioni, gestori degli impianti e cittadini un opportunità di riflessione, di confronto<br />

su ciò che è stato fatto e ciò che ancora deve essere fatto, riguardo un tema che investe<br />

la sensibilità e l’attenzione di chiunque ami <strong>lo</strong> <strong>sport</strong> e <strong>lo</strong> voglia rendere una attività<br />

sempre più sicura, in cui impegnare in tranquillità i propri figli.<br />

Questo dunque ci proponiamo: tenere alta l’attenzione, lavorare per rendere più sicuri<br />

gli impianti, attivarci per garantire la salute di tutti gli atleti, di tutti i ragazzi e le<br />

ragazze che vogliono fare <strong>sport</strong>.<br />

Ora nella Regione Lazio c’è per questa politica uno strumento in più. Ci sembra una<br />

buona notizia.<br />

Giulia Rodano<br />

ASSESSORE ALLA CULTURA, SPETTACOLO, SPORT<br />

9<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!


10<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />

A seguito di diversi eventi tragici accaduti nella pratica dell’attività <strong>sport</strong>iva ho<br />

ritenuto sarebbe stato utile che la Regione Lazio, con la collaborazione di tutte le<br />

realtà istituzionali e associative del<strong>lo</strong> <strong>sport</strong>, si dotasse di uno strumento per la sicurezza<br />

degli impianti.<br />

In soli quattro mesi, il Consiglio regionale del Lazio ha approvato all’unanimità <strong>lo</strong><br />

scorso aprile la legge “Interventi per la promozione, il sostegno e la diffusione della<br />

sicurezza nel<strong>lo</strong> <strong>sport</strong>”: una legge attesa, grazie a cui la sicurezza nel<strong>lo</strong> <strong>sport</strong> è stata<br />

riconosciuta quale priorità strategica della Regione.<br />

Voglio ringraziare in particolare le Fondazioni <strong>Bini</strong> e Castelli, che hanno stimolato<br />

la politica a dare delle risposte su questo tema, e la Federazione Italiana Gioco Calcio,<br />

che è stata un inter<strong>lo</strong>cutore attento e disponibile. La legge affronta tre aspetti: quel<strong>lo</strong><br />

dell’impiantistica pubblica, quel<strong>lo</strong> sanitario, l’etica <strong>sport</strong>iva. Ed oltre a favorire il<br />

miglioramento delle strutture, sostiene la formazione, la qualificazione e l’aggiornamento<br />

degli operatori, la tutela del diritto alla salute e all’integrità delle persone che praticano<br />

attività motorie e <strong>sport</strong>ive. È stata istituita inoltre la giornata regionale della sicurezza<br />

nel<strong>lo</strong> <strong>sport</strong>: il 9 febbraio, giorno del compleanno del giovane <strong>Alessandro</strong> <strong>Bini</strong>, scomparso<br />

a causa del trauma subito dall’impatto con un rubinetto posto dove non doveva in<br />

un campo di calcio. Abbiamo voluto fortemente questa manifestazione perché <strong>lo</strong> <strong>sport</strong><br />

deve sempre rappresentare un momento di crescita e di sviluppo per i giovani, un<br />

momento di speranza e non di tragedia. Quindi W LO SPORT, SICURO!!<br />

Enzo Foschi<br />

CONSIGLIERE REGIONALE<br />

PRIMO FIRMATARIO L.R. 11/2009


La Fondazione Giorgio Castelli onlus e l’<strong>Associazione</strong> <strong>Alessandro</strong> <strong>Bini</strong> onlus nascono<br />

a seguito di due eventi drammatici avvenuti in un impianto <strong>sport</strong>ivo che hanno<br />

determinato la morte dei due giovani, avendo come comune denominatore, nelle<br />

diverse dinamiche, la scarsa attenzione che il mondo <strong>sport</strong>ivo in genere ripone nei<br />

confronti della sicurezza.<br />

Dando vita alle due organizzazioni le famiglie di Giorgio ed <strong>Alessandro</strong> hanno tentato<br />

di trasformare il terribile do<strong>lo</strong>re in una speranza di vita migliore per gli altri ragazzi:<br />

praticare <strong>lo</strong> <strong>sport</strong> in sicurezza ! Vincenzo, Rita, Delia e Claudio sono convinti che ciò sia<br />

realizzabile attraverso la rigorosa applicazione di normative in gran parte già esistenti,<br />

ma che per disattenzione, superficialità e qualche volta do<strong>lo</strong> vengono spesso disattese.<br />

Il lavoro che le due Organizzazioni stanno svolgendo è fatto di sensibilizzazione nei<br />

confronti delle famiglie dei giovani <strong>sport</strong>ivi, delle Società e Federazioni <strong>sport</strong>ive<br />

affinché esse siano promotrici del principio del primato dell’individuo e si adoperino<br />

concretamente per la sua realizzazione pratica.<br />

Quest’opera necessita della collaborazione fondamentale delle Istituzioni che, grazie<br />

al contributo economico e normativo, sono chiamate a svolgere un ruo<strong>lo</strong> importantissimo<br />

nella realizzazione del progetto di uno <strong>sport</strong> realmente più <strong>sicuro</strong>. Unire le viscerali<br />

motivazioni e le specifiche conoscenze rappresentate dalle organizzazioni di vo<strong>lo</strong>ntariato<br />

ad uno snel<strong>lo</strong> intervento istituzionale può costituire un moto virtuoso in grado di<br />

dare frutti inaspettati.<br />

È questo il senso della presenza della Fondazione Giorgio Castelli onlus e dell’<strong>Associazione</strong><br />

<strong>Alessandro</strong> <strong>Bini</strong> onlus nella Consulta per la sicurezza nel<strong>lo</strong> <strong>sport</strong> attivata dall’Assessorato<br />

alla Cultura, Spettaco<strong>lo</strong>, Sport della Regione Lazio, in ottemperanza alla Legge<br />

Regionale n. 11 del 6 aprile 2009.<br />

Delia Santalucia<br />

PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE ALESSANDRO BINI<br />

PER LA SICUREZZA NELLO SPORT<br />

Vincenzo Castelli<br />

PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE GIORGIO CASTELLI<br />

11<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!


12<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />

ISTRUZIONI PER L’USO<br />

Garantire adeguati livelli di sicurezza nelle attività e nelle strutture <strong>sport</strong>ive è un tema<br />

di assoluta rilevanza sociale poiché attiene alla tutela della salute del cittadino che è<br />

necessario promuovere con un forte impegno di cooperazione tra tutte le istituzioni<br />

e i soggetti competenti.<br />

L’obiettivo del presente lavoro è avviare una prima riflessione su queste complesse<br />

tematiche, valutandole essenzialmente sotto il profi<strong>lo</strong> della sicurezza degli atleti che<br />

praticano una attività <strong>sport</strong>iva o motoria in impianti di piccole o medie dimensioni.<br />

Si tratta soltanto dell’inizio di questo importante e difficile lavoro. Non possiamo<br />

dunque avere pretese di completezza nè la presunzione di avere già individuato le<br />

soluzioni opportune. Riteniamo, però, d’avere colto alcune questioni che possono<br />

risultare prioritarie in questa riflessione, grazie anche al proficuo dia<strong>lo</strong>go con la<br />

Consulta regionale per i problemi della sicuirezza nel<strong>lo</strong> <strong>sport</strong> e in relazione alle<br />

competenze d’intervento regionali.<br />

Numerosi rimangono gli aspetti da affrontare meritevoli di adeguato approfondimento<br />

e, dunque, non possiamo che augurarci che il presente sia so<strong>lo</strong> il primo di una serie<br />

di interventi dedicati a tali questioni.<br />

Lo sviluppo rilevante, ma spesso scarsamente pianificato, dell’impiantistica <strong>sport</strong>iva,<br />

così come l’aumento di domanda e di pratica <strong>sport</strong>iva da parte di giovani e bambini,<br />

rende il tema della tutela della salute nelle attività motorie e della prevenzione degli<br />

infortuni una questione su cui istituzioni, società <strong>sport</strong>ive, enti e associazioni di<br />

settore, è indispensabile lavorino insieme. Non so<strong>lo</strong> perché vengano rispettate le<br />

norme e i regolamenti esistenti, ma anche per promuovere una cultura della sicurezza<br />

e della qualità nelle attività motorie e <strong>sport</strong>ive più consapevole e diffusa.<br />

Il legislatore regionale ha recepito questa esigenza, espressa con particolare forza ed<br />

impegno anche da alcune organizzazioni della società civile, attraverso una specifica


norma - la legge 11 del 2009 – che con Interventi per la promozione, il sostegno e la<br />

diffusione della sicurezza nel<strong>lo</strong> <strong>sport</strong> intende dare un concreto sostegno al processo di<br />

sensibilizzazione e informazione avviato dal basso su questi tematiche.<br />

Intenti che trovano una <strong>lo</strong>ro specifica e concreta attuazione con due istituti<br />

particolari previsti dalla stessa legge: la Giornata regionale per la promozione della<br />

sicurezza nel<strong>lo</strong> <strong>sport</strong>, stabilita nel 9 febbraio di ogni anno, e la Consulta regionale<br />

per i problemi della sicurezza nel<strong>lo</strong> <strong>sport</strong>, prevista quale tavo<strong>lo</strong> permanente di<br />

consultazione e cooperazione.<br />

Il confronto con i soggetti pubblici e privati (Coni, CIP, Associazioni dei gestori<br />

di impianti <strong>sport</strong>ivi pubblici e privati, organizzazioni di vo<strong>lo</strong>ntariato), che hanno<br />

responsabilità e competenze nel settore e che siedono nella Consulta regionale si<br />

è focalizzato, almeno in questa prima fase, sulle situazioni di rischio evidenziate<br />

drammaticamente dagli incidenti occorsi sui campi di gioco a due giovanissimi<br />

atleti, <strong>Alessandro</strong> <strong>Bini</strong> e Giorgio Castelli. Ne sono emerse alcune priorità di<br />

intervento che riguardano l’aspetto medico sanitario da un lato, e quel<strong>lo</strong> strutturale<br />

relativo agli impianti, dall’altro.<br />

Nella prima parte del presente lavoro si dà conto di alcuni progetti ed esperienze in<br />

corso relativi a questi due fondamentali aspetti della sicurezza <strong>sport</strong>iva, che possono<br />

rappresentare altrettante buone pratiche da mettere in atto e prendere a model<strong>lo</strong>.<br />

Sulla tutela sanitaria delle attività <strong>sport</strong>ive, intesa principalmente nei suoi aspetti di<br />

prevenzione medica e gestione dell’emergenza legata agli infortuni, i contributi che<br />

presentiamo riguardano le azioni per la prevenzione degli infortuni sui campi di<br />

gioco, condotte dall’Azienda regionale per l’emergenza sanitaria – ARES 118 – e<br />

dalla fondazione Giorgio Castelli onlus, e per la promozione degli interventi di<br />

medicina del<strong>lo</strong> <strong>sport</strong> e di educazione sanitaria nelle scuole, promosse dalla Regione<br />

in attuazione della legge 24 del 1997 Medicina sanitaria e tutela sanitaria delle attività<br />

<strong>sport</strong>ive e della legge 11 del 2009.<br />

13<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!


14<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />

Per quanto riguarda la sicurezza strutturale degli impianti <strong>sport</strong>ivi va specificato<br />

che affrontiamo in questa sede soprattutto le problematiche che riguardano la<br />

qualità strutturale degli spazi di attività e di gioco presenti negli impianti di piccole<br />

e medie dimensioni.<br />

Le esperienze che vengono illustrate riguardano in particolare due progetti in corso:<br />

il primo è stato avviato dalla Regione con le risorse della legge 11 e si pone l’obiettivo<br />

di migliorare in modo capillare e diffuso con piccoli interventi i livelli strutturali<br />

minimi di sicurezza negli impianti; il secondo, promosso dal CONI e dalla Federazione<br />

medico <strong>sport</strong>iva, punta ad una certificazione della qualità degli impianti e dei servizi<br />

annessi, in modo da fornire agli utenti anche attraverso una Carta dei servizi, una<br />

classificazione dei requisiti offerti da ciascuno.<br />

Quest’ultimo interagisce strettamente con un terzo progetto paralle<strong>lo</strong>, curato da<br />

Agen<strong>sport</strong> (Agenzia regionale per <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>) e dalla Coni Servizi e relativo al censimento<br />

e alla cata<strong>lo</strong>gazione dell’impiantistica <strong>sport</strong>iva nel Lazio, di cui pure si dà conto più<br />

avanti.<br />

La seconda parte del volume è organizzata in schede operative e intende fornire, in<br />

riferimento alla normativa di settore, indicazioni sui principali compiti e responsabilità<br />

che spettano al titolare di un impianto <strong>sport</strong>ivo.<br />

Il titolare o gestore dell’ impianto <strong>sport</strong>ivo è infatti ai sensi di legge ( D.M. 18 marzo<br />

1996) il responsabile del mantenimento delle condizioni di sicurezza, sia in condizioni<br />

normali che di emergenza, ed è pertanto chiamato a svolgere un compito non facile<br />

di garante.<br />

La tutela della sicurezza e della salute negli impianti <strong>sport</strong>ivi è una materia che a<br />

livel<strong>lo</strong> normativo presenta una particolare complessità e chiama in causa diversi piani<br />

ed aspetti: l’impianto <strong>sport</strong>ivo costituisce un luogo la cui frequentazione può esporre<br />

al rischio di infortuni l’atleta, ma anche gli addetti che a vario tito<strong>lo</strong> operano all’interno<br />

del<strong>lo</strong> stesso, e, più in generale, gli spettatori che assistono alla manifestazioni.<br />

Gli obblighi e le prescrizioni variano inoltre in relazione alle dimensioni e alla capienza<br />

dell’impianto e alla disciplina praticata: una piscina, un campo di calcio o di basket<br />

hanno prescrizioni di sicurezza certamente diverse.


Esistono comunque requisiti di base essenziali e comuni da rispettare che riguardano<br />

ad esempio l’impiantistica tecnica, la sicurezza in casi d’emergenza, la garanzia delle<br />

caratteristiche igieniche e ambientali dell’impianto e il rispetto delle norme tecniche<br />

del CONI e delle Federazioni Sportive Nazionali.<br />

Proprio su questi aspetti di base il presente testo intende fornire indicazioni, schede<br />

e suggerimenti pratici che vorrebbero essere di supporto alle attività di competenza<br />

dei gestori e degli addetti ai lavori del settore <strong>sport</strong>ivo.<br />

Con le associazioni di gestori, sia pubblici che privati, che siedono nella Consulta è<br />

stato avviato un dia<strong>lo</strong>go costruttivo, la <strong>lo</strong>ro esperienza e il <strong>lo</strong>ro punto di osservazione<br />

delle problematiche in esame è ovviamente insostituibile e fornisce dati di prima<br />

mano utili alla conoscenza del fenomeno nei suoi diversi aspetti<br />

Elevare il livel<strong>lo</strong> di sicurezza delle strutture <strong>sport</strong>ive è un obiettivo condiviso a<br />

cui la associazioni di categoria stanno cooperando con un’azione di sensibilizzazione<br />

dei propri iscritti perché si diffonda la consapevolezza che investire sulla sicurezza<br />

e sulla formazione degli addetti contribuisce ad elevare la qualità del servizio<br />

fornito ai fruitori.<br />

Non va sottovalutato infatti che questi ultimi, come si può leggere anche nel contributo<br />

delle associazioni di categoria riportato in appendice, potranno orientare le proprie<br />

preferenze, nella scelta di un centro <strong>sport</strong>ivo rispetto ad un altro, anche in considerazione<br />

degli standard di qualità offerti (soprattutto in relazione alle previste classificazioni<br />

di qualità riconosciute dal CONI agli impianti).<br />

S.V.<br />

15<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!


16<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />

UN DECALOGO PER LA SICUREZZA<br />

Il deca<strong>lo</strong>go che segue è frutto dell’esperienza e dell’attività della Fondazione Giorgio<br />

Castelli.<br />

1. Lo Sport è salute, passione, educazione, divertimento: non dimentichiamo<strong>lo</strong><br />

mai!<br />

2. L’idoneità medica alla pratica <strong>sport</strong>iva deve essere accertata con rigore. Genitori,<br />

allenatori e dirigenti <strong>sport</strong>ivi devono far eseguire ai <strong>lo</strong>ro ragazzi la visita<br />

medico-<strong>sport</strong>iva e pretendere che sia ben fatta, con tutti i presidi tecno<strong>lo</strong>gici<br />

e le analisi necessarie.<br />

3. Adeguare i carichi di lavoro in allenamento all’età ed alle caratteristiche fisiche<br />

dei ragazzi, educarli alla corretta alimentazione, limitare l’uso dei cosiddetti<br />

integratori.<br />

4. Parlare ai giovani dei pericoli connessi con l’utilizzo dei farmaci e del doping.<br />

5. Rispettare le pause di riposo: l’over training è inutile e spesso dannoso.<br />

6. Far riposare il ragazzo che appare visibilmente affaticato; avvertire immediatamente<br />

il medico sociale ed i genitori se vengono notate anomalie o malesseri.<br />

7. Non far svolgere attività fisica al ragazzo febbricitante; per la ripresa attendere<br />

la piena guarigione.<br />

8. In caso di stop prolungato far riprendere l’attività fisica con gradualità, valutando<br />

la risposta al<strong>lo</strong> sforzo.<br />

9. Addestrare il maggior numero di operatori <strong>sport</strong>ivi alla gestione dell’emergenza,<br />

alla rianimazione cardio-respiratoria, all’uso del defibrillatore semiautomatico,<br />

all’integrazione con i soccorritori ufficiali del 118 o della CRI.<br />

10. Dotare ogni impianto <strong>sport</strong>ivo di un defibrillatore semiautomatico (DAE).<br />

Vincenzo Castelli


Parte Prima<br />

PROGETTI<br />

E BUONE PRATICHE


Stadio del Nuoto, Frosinone<br />

finanziato dalla Regione<br />

Palestra della Scuola Elementare comunale “Camil<strong>lo</strong> Caetani”, Latina sca<strong>lo</strong><br />

realizzata con il contributo della Regione


1. Interventi di<br />

adeguamento<br />

e certificazione<br />

della qualità


20<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />

Palazzetto del<strong>lo</strong> <strong>sport</strong> provinciale “Palas Journer”, Rieti<br />

realizzato con il contributo della Regione<br />

Impianto <strong>sport</strong>ivo comunale “Orazio Mamilio”, Frascati<br />

realizzato con il contributo della Regione


1.1 La piccola sicurezza negli impianti <strong>sport</strong>ivi.<br />

Progetto regionale di adeguamento dei livelli minimi<br />

Migliorare i livelli di sicurezza strutturali degli impianti <strong>sport</strong>ivi è una delle priorità<br />

di intervento individuate dalla legge regionale n. 11 del 2009 e dai lavori della<br />

Consulta. Su questo versante è particolarmente impegnata l’<strong>Associazione</strong> <strong>Alessandro</strong><br />

<strong>Bini</strong> che della sicurezza negli impianti <strong>sport</strong>ivi ha fatto il proprio obiettivo fondante.<br />

Il drammatico incidente occorso durante una partita di calcio dilettantistico al<br />

giovanissimo atleta, cui l’associazione voluta dalla famiglia è intitolata, e le campagne<br />

di sensibilizzazione che ne sono seguite, hanno prodotto una maggiore consapevolezza<br />

degli addetti ai lavori e delle istituzioni competenti circa alcune particolari situazioni<br />

di rischio per l’incolumità di chi pratica attività <strong>sport</strong>iva.<br />

Tali rischi sono riconducibili non so<strong>lo</strong> al mancato, o non puntuale, rispetto delle<br />

norme di legge esistenti, ma, in molti casi, anche ad una insufficiente valutazione<br />

della perico<strong>lo</strong>sità di ogni attività fisica e dell’ adeguatezza delle strutture dove questa<br />

si pratica.<br />

In particolare si è focalizzata l’attenzione sul rischio rappresentato dalla presenza,<br />

nella zona di attività <strong>sport</strong>iva, e/o nelle aree immediatamente adiacenti, di molti<br />

impianti di piccole e medie dimensioni, di oggetti, elementi o strutture che, non<br />

adeguatamente protetti, possono costituire un grave perico<strong>lo</strong> per l’incolumità<br />

degli atleti in caso di urti accidentali, scivolate o cadute.<br />

L’adeguamento degli impianti rispetto a questa fattispecie di rischio non richiede<br />

generalmente interventi onerosi o complessi, quanto piuttosto l’adozione di<br />

misure e accorgimenti tecnici derivanti appunto da una più attenta valutazione<br />

del livel<strong>lo</strong> di perico<strong>lo</strong>sità e dei requisiti di qualità minimi necessari.<br />

Si tratta di interventi che le norme CONI disciplinano in modo abbastanza<br />

dettagliato e che, comunque, trovano un <strong>lo</strong>ro fondamento giuridico in quelle<br />

norme e misure che la giurisprudenza definisce di ordinaria e comune prudenza,<br />

diligenza e perizia.<br />

Su questa specifica tipo<strong>lo</strong>gia di interventi che riguarda in sostanza i requisiti<br />

minimi ed essenziali per la sicurezza degli atleti, l’Assessorato al<strong>lo</strong> <strong>sport</strong> regionale,<br />

in accordo con la Consulta, ha deciso di impostare i primi interventi urgenti di<br />

21<br />

Progetti e buone pratiche


22<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />

miglioramento del livel<strong>lo</strong> di sicurezza degli impianti <strong>sport</strong>ivi previsti da uno<br />

specifico fondo finanziario istituito con l’art 7 della legge regionale 11 del 2009.<br />

In considerazione della necessità e dell’urgenza proprie degli interventi in questione<br />

e delle finalità specifiche della legge 11, si è ritenuto opportuno emanare uno<br />

specifico bando pubblico, adottando strumenti e metodi di lavoro improntati<br />

alla massima snellezza amministrativa, capaci di produrre risultati tangibili nel<br />

breve periodo. Sotto questo profi<strong>lo</strong> la fase di prima attuazione della legge ha<br />

funzionato anche come laboratorio per la sperimentazione di obiettivi e metodi<br />

di intervento istituzionale innovativi e condivisi.<br />

Va sottolineato che in base all’art. 31 della Legge regionale n. 15 del 2002 la<br />

Regione sostiene già in via ordinaria la realizzazione di interventi di messa a norma<br />

e adeguamento degli impianti <strong>sport</strong>ivi regionali. Si tratta però di opere in genere<br />

più complesse e onerose di adeguamento degli impianti tecnici o propedeutici<br />

alle omo<strong>lo</strong>gazioni federali previste per gli impianti di tipo agonistico (tribune,<br />

coperture, manti in erba sintetica) che hanno tempi di attuazione lenti e dunque<br />

efficacia misurabile so<strong>lo</strong> sul lungo periodo 1 .<br />

Con il bando attuativo della Legge regionale 11 si è voluto focalizzare l’attenzione,<br />

anche quella degli amministratori <strong>lo</strong>cali e dei gestori di impianti, sulle necessità<br />

riguardanti l’adeguamento dei requisiti di funzionalità e sicurezza essenziali<br />

soprattutto negli impianti piccoli che rappresentano una grossa fetta dell’impiantistica<br />

del Lazio.<br />

I titolari di impianti <strong>sport</strong>ivi pubblici 2 presenti nei comuni del Lazio, sono stati<br />

perciò i destinatari di uno specifico avviso pubblico che li invitava a presentare<br />

proposte progettuali per la realizzazione di piccoli interventi (l’importo massimo<br />

ammissibile è stato di 10.000,00) relativi a protezioni, rivestimenti, o spostamenti<br />

di quegli oggetti, elementi, strutture sporgenti o presenti nella zona di attività<br />

<strong>sport</strong>iva, o nelle aree immediatamente adiacenti.<br />

L’esito, anche in considerazione dell’innovatività del bando, è stato incoraggiante<br />

sia sotto il profi<strong>lo</strong> della quantità che della qualità delle proposte di intervento<br />

pervenute, tra l’altro in un arco di tempo di un so<strong>lo</strong> mese.<br />

Comuni e associazioni <strong>sport</strong>ive di tutto il territorio regionale hanno proposto<br />

complessivamente 151 interventi riguardanti strutture dove si praticano diverse<br />

discipline <strong>sport</strong>ive (calcio, calcetto, pallavo<strong>lo</strong>, basket, tennis, piscine, baseball,<br />

ippica, ecc). Con il fondo finanziario disponibile è stato possibile accoglierne


100, fino ad esaurimento delle risorse, per un investimento che complessivamente<br />

ammonta a € 700.000,00. La realizzazione delle opere è già stata avviata e la<br />

conclusione dei lavori stabilita per il mese di giugno 2010.<br />

Dai numeri indicati è già evidente come, anche con costi estremamente contenuti<br />

e con piccoli interventi, sia possibile avviare un processo concreto di riqualificazione,<br />

diffuso e capillare degli impianti <strong>sport</strong>ivi di piccole e medie dimensioni, un<br />

processo che verrà attentamente monitorato e controllato dagli uffici in modo<br />

da ottimizzarne gli effetti.<br />

Sotto il profi<strong>lo</strong> della qualità va sottolineata una stretta coerenza tra le proposte<br />

progettuali avanzate e gli obiettivi e le tipo<strong>lo</strong>gie di intervento proposte dal bando.<br />

Coerenza che risulta evidente dai progetti finanziati in questa prima fase, la cui<br />

tipo<strong>lo</strong>gia prevalente è sintetizzabile in interventi di protezione e rivestimento che<br />

riguardano gli spazi di attività <strong>sport</strong>iva nei seguenti elementi:<br />

• attrezzature di base (canestri e tralicci di basket, pali delle porte per il calcio<br />

e il rugby, pali per la pallavo<strong>lo</strong>, panchine, quadri svedesi);<br />

• elementi strutturali (recinzioni, cordoli perimetrali, pilastri, muretti, co<strong>lo</strong>nne,<br />

pareti, bordi piscina, cancelli, bordi taglienti, gradini, ringhiere);<br />

• impianti tecnici (tubi irrigazione, torri faro, tombini, idranti, estintori, pali<br />

della luce).<br />

Il dato qualitativo relativo alla tipo<strong>lo</strong>gia degli interventi richiesti è importante<br />

perché rappresenta un indicatore concreto dei livelli di criticità esistenti e delle<br />

dimensioni reali di un fabbisogno, supposto o noto so<strong>lo</strong> nei suoi aspetti più<br />

macroscopici, ma di cui non si conosce l’esatta entità e distribuzione sul territorio<br />

e su cui sarà necessario intervenire anche con gli strumenti finaziari e normativi<br />

ordinari, in modo più cogente e mirato.<br />

1 L’art 31 della L.R. 15/2002 prevede contributi finanziari per opere riguardanti impianti <strong>sport</strong>ivi<br />

di proprietà di Enti <strong>lo</strong>cali. Tra le tipo<strong>lo</strong>gie di interventi ammissibili figura la messa in sicurezza<br />

degli impianti, cui in ciascuna annualità viene destinata un parte delle risorse disponibili. Dal<br />

2005 al 2009 le risorse destinate alla messa in sicurezza sono state complessivamente di €<br />

9.000.000,00.<br />

2 L’art 7 della legge 11/2009 prevede al momento so<strong>lo</strong> questa tipo<strong>lo</strong>gia di impianto, escludendo<br />

dalla possibilità di accesso ai contributi quelli di proprietà privata.<br />

23<br />

Progetti e buone pratiche


24<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />

Da questo punto di vista il paralle<strong>lo</strong> progetto di ampliamento e aggiornamento<br />

del censimento delle strutture <strong>sport</strong>ive presenti nel Lazio 3 , curato dall’Osservatorio<br />

regionale sul<strong>lo</strong> <strong>sport</strong>, da Agen<strong>sport</strong> e dalla CONI Servizi può rappresentare anche<br />

un valido strumento per la programmazione dei prossimi interventi. Il progetto<br />

infatti, che, come si può leggere nelle pagine che seguono, sarà presto disponibile<br />

anche on-line tramite un dettagliato sistema di georeferenziazione di tutti gli<br />

impianti esistenti sul territorio, fornirà informazioni utili non so<strong>lo</strong> sulla diffusione<br />

territoriale degli impianti in relazione ai bacini d’utenza, ma anche sulla tipo<strong>lo</strong>gia<br />

e qualità dei servizi offerti da ciascun impianto. Per garantire la sua efficacia come<br />

strumento di programmazione ai diversi livelli istituzionali (regionale, provinciale<br />

e comunale) sarà indispensabile tuttavia introdurre delle forme stabili di<br />

collaborazione con gli amministratori <strong>lo</strong>cali e i gestori di impianti finalizzate<br />

all’aggiornamento costante del data-base.<br />

Sabrina Varroni<br />

3 I dati rilevati nell’ultimo censimento realizzato dalla Regione Lazio e dalle cinque province nel<br />

2001 evidenziano l’esistenza nel territorio della Regione di un totale di:<br />

6.114 complessi <strong>sport</strong>ivi (insieme di uno o più impianti <strong>sport</strong>ivi contigui aventi in comune<br />

elementi costitutivi (infrastrutture e servizi)<br />

8.179 impianti <strong>sport</strong>ivi (insieme di uno o più spazi di attività del<strong>lo</strong> stesso tipo o di tipo diverso,<br />

aventi in comune i relativi spazi e accessori, preposto al<strong>lo</strong> svolgimento di manifestazioni <strong>sport</strong>ive<br />

13.449 spazi <strong>sport</strong>ivi (spazi di attività <strong>sport</strong>iva, conformati in modo da consentire la pratica di<br />

una o più attività.


Impianto <strong>sport</strong>ivo, San Gordiano, Civitavecchia. Protezioni<br />

25<br />

Progetti e buone pratiche


Impianto <strong>sport</strong>ivo, San Gordiano, Civitavecchia<br />

Protezioni<br />

Impianto <strong>sport</strong>ivo, San Gordiano, Civitavecchia<br />

Protezioni


1.2 Impianti a misura di <strong>sport</strong><br />

La Regione Lazio ha promosso tramite Agen<strong>sport</strong>, l’Agenzia del<strong>lo</strong> Sport della<br />

Regione 4 , una accordo quadro con il CONI e la CONI Servizi s.p.a al fine di di<br />

sviluppare progetti ed iniziative finalizzate alla va<strong>lo</strong>rizzazione del patrimonio<br />

dell’impiantistica <strong>sport</strong>iva e alla promozione e incentivazione della pratica delle<br />

attività <strong>sport</strong>ive, ludico – ricreative e sociali sul territorio regionale.<br />

Tra le iniziative avviate riveste una particolare importanza il progetto Impianti a<br />

misura di <strong>sport</strong> che riguarda l’aggiornamento del censimento e la cata<strong>lo</strong>gazione<br />

su nuove basi informatiche, dell’impiantistica <strong>sport</strong>iva del Lazio. Il progetto è<br />

stato promosso dalla Regione attraverso Agen<strong>sport</strong>, che riveste il ruo<strong>lo</strong> di<br />

Osservatorio regionale sul<strong>lo</strong> <strong>sport</strong>, in collaborazione con il CONI, CONI Lazio<br />

e CONI Servizi.<br />

Il progetto utilizza una piattaforma informatica, ideata e messa a disposizione<br />

dalla CONI Servizi, nella quale saranno censiti e georeferenziati tutti gli impianti<br />

della nostra regione con informazioni anagrafiche, funzionali e gestionali. La<br />

nostra Regione è stata scelta come regione pi<strong>lo</strong>ta per la verifica di questo progetto<br />

che sarà portato e proposto anche al Tavo<strong>lo</strong> dell’Osservatorio Nazionale degli<br />

Impianti Sportivi.<br />

Si tratta di una opportunità prima di tutto per le istituzioni, che potranno<br />

programmare meglio gli investimenti, e poi per i cittadini che, attraverso i portali<br />

4 Agen<strong>sport</strong> è un’unità amministrativa della Regione Lazio che opera in coordinamento con la<br />

Direzione Beni e Attività culturali, Sport e l’Area Interventi per <strong>lo</strong> <strong>sport</strong> dell’Assessorato alla<br />

Cultura, Spettaco<strong>lo</strong> e Sport. Come struttura di alta specializzazione è preposta al<strong>lo</strong> svolgimento<br />

di attività tecnico – operative di interesse regionale, che richiedono particolari professionalità,<br />

conoscenze specialistiche e specifiche modalità di organizzazione del lavoro, connesse all’esercizio<br />

delle funzioni amministrative regionali in materia di <strong>sport</strong>.<br />

27<br />

Progetti e buone pratiche


28<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />

di tutte le istituzioni coinvolte, potranno accedere a queste informazioni e sapere<br />

dove praticare <strong>lo</strong> <strong>sport</strong> preferito vicino a casa. Per la riuscita di questo progetto<br />

la Regione ha attivato la collaborazione delle cinque Province del Lazio, del<br />

Comune di Roma e dei Comitati Provinciali del CONI.<br />

Una conseguenza fondamentale della collaborazione tra le diverse Amministrazioni<br />

sarà un miglioramento della sicurezza all’interno degli impianti. Dai diversi<br />

comuni si otterranno informazioni sulla condizione in cui si trovano i singoli<br />

impianti, sulla <strong>lo</strong>ro agibilità, sulla <strong>lo</strong>ro messa a norma e sull’uso che al giorno<br />

d’oggi ne viene fatto. In questo modo si otterrà un dato su cui agire per un costante<br />

monitoraggio della sicurezza del patrimonio impiantistico della nostra regione e<br />

un suo continuo innalzamento.<br />

Grazie anche alla collaborazione delle associazioni che gestiscono gli impianti si<br />

potrà perseguire anche la cosiddetta “piccola sicurezza”, ossia la rimozione di quei<br />

elementi che magari non si notano ad una prima ricognizione sommaria ma<br />

possono essere causa di gravi incidenti.<br />

Per perseguire questo obiettivo è fondamentale la stretta collaborazione e la<br />

condivisione delle informazioni tra tutti i soggetti coinvolti nell’organizzazione<br />

e nella gestione delle attività <strong>sport</strong>ive di ogni genere e di ogni livel<strong>lo</strong> e una sinergia<br />

con il progetto CONI di certificazione della qualità illustrato di seguito.<br />

Cecilia D’Ange<strong>lo</strong>


1.3 La sicurezza certificata. Progetto CONI<br />

per la classificazione di qualità degli impianti <strong>sport</strong>ivi<br />

Il CONI, attraverso CONI Servizi, e la FMSI (Federazione Medico Sportiva<br />

Italiana) hanno costituito il QIS, Consorzio per la Qualità degli Impianti Sportivi,<br />

che vuole offrire una certificazione di qualità ai luoghi ed alle organizzazioni per<br />

<strong>lo</strong> <strong>sport</strong>, comprendendo in un unico schema integrato i requisiti di qualità<br />

strutturali e sanitari ed i conseguenti requisiti organizzativi e di servizio.<br />

La missione del QIS<br />

Migliorare nel tempo il livel<strong>lo</strong> e la qualità degli impianti, delle rispettive dotazioni,<br />

delle organizzazioni per la gestione e dei servizi erogati garantendo agli Utilizzatori<br />

(agonisti e praticanti) trasparenza, sicurezza, assistenza alla pratica <strong>sport</strong>iva realmente<br />

utile alla salute, adeguatezza strutturale, ambientale e salubrità dei luoghi di<br />

esercizio <strong>sport</strong>ivo, attraverso una specifica certificazione di qualità che si basa su<br />

criteri tecnici, medico-<strong>sport</strong>ivi e gestionali.<br />

L’azione del QIS mette in atto molti dei principi e delle politiche enunciate nel<br />

Libro Bianco del<strong>lo</strong> Sport della Commissione delle Comunità Europee, rendendoli<br />

obiettivi concreti realmente perseguibili. A tal proposito le norme emesse, QIS<br />

HEPA 10000, contengono l’acronimo HEPA (Health-Enhancing Phisical Activity)<br />

che indica l’interpretazione delle Comunità Europee dell’attività <strong>sport</strong>iva come<br />

pratica fisica orientata alla salute (sempre come da indicazione del Libro Bianco).<br />

L’esercizio fisico assicura, se costantemente condotto nei luoghi e nei modi idonei,<br />

benessere fisico e mentale. L’obiettivo del QIS è quel<strong>lo</strong> di garantire all’Utenza un<br />

adeguato livel<strong>lo</strong> qualitativo dell’impianto <strong>sport</strong>ivo e dei servizi in esso erogati o<br />

disponibili. In particolare, il CONI nella sua missione di sostegno al<strong>lo</strong> sviluppo<br />

della corretta pratica <strong>sport</strong>iva e la Federazione Medico Sportiva Italiana, nella sua<br />

missione al sano utilizzo della pratica <strong>sport</strong>iva, attraverso l’opera del <strong>lo</strong>ro consorzio<br />

intendono assicurare che, innanzi al moltiplicarsi delle pratiche <strong>sport</strong>ive, dei<br />

luoghi di esercizio e delle organizzazioni che erogano i servizi, gli Utenti siano<br />

garantiti nel<strong>lo</strong> scegliere a chi affidarsi. L’apposita certificazione QIS garantisce<br />

un control<strong>lo</strong> preventivo dell’ambiente idoneo e <strong>sicuro</strong> sia relativamente ai fattori<br />

strutturali, di dotazione, medico-sanitari, gestionali, procedurali, ambientali ed<br />

ergonomici, e sia relativamente al monitoraggio dell’allenamento e al corretto<br />

29<br />

Progetti e buone pratiche


30<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />

control<strong>lo</strong> delle informazioni sanitarie attraverso la figura del Medico competente<br />

in Medicina del<strong>lo</strong> Sport.<br />

Tale obiettivo di trasparenza va perseguito attraverso una gestione regolamentata<br />

degli impianti e un monitoraggio sul raggiungimento nonché sul mantenimento<br />

dei requisiti delle norme QIS, distribuito nel tempo e affidato ad Enti di<br />

certificazione terzi riconosciuti a livel<strong>lo</strong> internazionale, convenzionati con il QIS.<br />

La certificazione a norma QIS<br />

La certificazione a norma QIS comprende requisiti relativi al prodotto ed al<br />

servizio e aspetti relativi al sistema organizzativo. Inoltre, circa tali requisiti, indica<br />

livelli di qualità attesi. In tal modo assicura da una parte un utilissimo strumento<br />

per il Gestore o il Proprietario dell’impianto <strong>sport</strong>ivo e dall’altra parte assicura<br />

l’Utenza dell’effettivo va<strong>lo</strong>re della certificazione a proprio vantaggio. La certificazione<br />

di qualità QIS attesta che la struttura dell’impianto <strong>sport</strong>ivo, i servizi in esso<br />

erogati e le modalità di gestione del<strong>lo</strong> stesso corrispondono ad alti standard<br />

qualitativi in termini di struttura e dotazioni, di sicurezza, di organizzazione, di<br />

rapporto contrattuale e, aspetto fondamentale nella nuova concezione della pratica<br />

<strong>sport</strong>iva, di tutela sanitaria.<br />

L’ottenimento della certificazione a norma QIS porta al gestore dell’impianto<br />

<strong>sport</strong>ivo una serie di vantaggi:<br />

• inserire il proprio impianto all’interno di un circuito di qualità specifico del<strong>lo</strong><br />

<strong>sport</strong>, garantito dalla notorietà e valenza di marchi di riferimento per <strong>lo</strong> <strong>sport</strong><br />

quali CONI e FMSI, inoltre godere di efficaci sistemi di comunicazione che<br />

il QIS attiva nel rendere note al pubblico le aziende certificate;<br />

• dare un’immagine di qualità e di sicurezza, sia strutturale, sia organizzativa e<br />

sia medico <strong>sport</strong>iva, al proprio impianto grazie all’effettivo impegno profuso;<br />

• aumentare il va<strong>lo</strong>re dell’impianto e dell’azienda in esso operante;<br />

• iniziare da subito ad orientarsi verso i principi del Libro Bianco del<strong>lo</strong> Sport<br />

della Commissione delle Comunità Europee che ispirerà sempre più la legislazione<br />

riguardante l’impiantistica le collegate organizzazione ed i servizi erogati;<br />

• pensare ed essere supportati a livel<strong>lo</strong> informativo, all’allargamento delle vedute<br />

strategiche della propria organizzazione migliorando le performances su un<br />

mercato sempre più ingiustamente indifferenziato;<br />

• avere confidenza che sugli aspetti normativi e di responsabilità si è costantemente<br />

aggiornati e al riguardo si è monitorati nel tempo in maniera specializzata ed<br />

altamente professionale dall’Ente di certificazione e da chi erogasse eventuale<br />

assistenza, prima che possano esservi i controlli di natura sanzionatoria degli<br />

Organi preposti;


• disporre di valutazione esterne per migliorarsi poiché con la gestione quotidiana<br />

sfuggono margini di miglioramento e di crescita che invece sono possibili e<br />

magari facilmente raggiungibili;<br />

• assicurare all’Utenza un elevato livel<strong>lo</strong> di struttura, di control<strong>lo</strong> sanitario e di<br />

servizio erogabile che aumenta il livel<strong>lo</strong> di fedeltà dell’Utenza stessa in un<br />

mercato estremamente mobile;<br />

• inserire la propria organizzazione in un circuito nel quale gli attori sono i<br />

protagonisti del mondo <strong>sport</strong>ivo e che collaborano con le altre Istituzioni per<br />

delineare le politiche di miglioramento e di diffusione dell’attività <strong>sport</strong>iva.<br />

I maggiori vantaggi della certificazione a norma QIS per l’utenza dell’impianto<br />

sono i seguenti:<br />

• disporre di una Carta dei Servizi e farvi riferimento per conoscere nel<strong>lo</strong> specifico<br />

e nel dettaglio la struttura, l’organizzazione ed i servizi proposti dall’impianto<br />

<strong>sport</strong>ivo con preciso e verificato impegno preso dall’impianto stesso di quanto<br />

dichiarato;<br />

• disporre di contratti trasparenti e di coperture assicurative dell’impianto, dei<br />

quali ne viene verificata l’esistenza sia in fase di certificazione e sia successivamente<br />

nelle fasi di riconferma della stessa;<br />

• avere confidenza che l’impianto <strong>sport</strong>ivo certificato a norma QIS è di adeguato<br />

livel<strong>lo</strong> qualitativo dal punto di vista strutturale, impiantistico e di control<strong>lo</strong><br />

sanitario, che dispone di attrezzature adeguate, di un attento servizio d’igiene,<br />

di personale informato e dotato di procedure orientate all’Utenza, che è presente<br />

una forma di supervisione medica ed è costante l’assistenza specifica per ogni<br />

eventuale necessità di primo soccorso;<br />

• sapere che l’impianto <strong>sport</strong>ivo scelto è inserito in un circuito di qualità specifica<br />

del<strong>lo</strong> <strong>sport</strong> e garantita da marchi leader quali il CONI e la FMSI.<br />

Chi si può certificare - Requisiti di certificazione<br />

Tutti gli impianti <strong>sport</strong>ivi (in questo si intendono compresi sia la struttura, sia le<br />

dotazioni, sia l’organizzazione e sia i servizi) possono richiedere la certificazione<br />

QIS, facendo riferimento obbligatoriamente alla norma generale, la QIS HEPA<br />

10001, valida per tutte le tipo<strong>lo</strong>gie di impianto, e quindi anche alla eventuale<br />

norma dedicata alla specifica tipo<strong>lo</strong>gia di impianto che di fatto rapprenda una<br />

interpretazione più mirata della norma generale; la norma QIS HEPA 10002,<br />

ad esempio, si riferisce centri fitness ed è stata emessa per prima in quanto il<br />

settore è tra i meno regolamentati. La certificazione comunque si ottiene con la<br />

sola norma generale se la norma specifica non è emessa.<br />

31<br />

Progetti e buone pratiche


32<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />

L’ottenimento della certificazione a norma QIS richiede il rispetto dei requisiti<br />

delle norme QIS da parte di ogni impianto <strong>sport</strong>ivo, il quale deve avere ottenuto<br />

un parere, tra l’altro obbligatorio per legge, ma non vincolante nel breve-medio<br />

periodo per la certificazione, circa il rispetto delle norme tecniche CONI tramite<br />

il CIS (Commissione Impianti <strong>sport</strong>ivi del CONI); gli impianti inoltre devono<br />

disporre di competenze che garantiscano adeguate conoscenze e capacità in ambito<br />

strutturale, organizzativo, igienico, <strong>lo</strong>gistico, di qualità del servizio offerto, di<br />

capacità specifiche del personale che presta servizio negli stessi.<br />

I requisiti per l’ottenimento della certificazione a norma QIS riguardano, per<br />

offrire una idea di massima:<br />

• Adeguatezza dell’impianto a quanto richiesto e dichiarato;<br />

• Adeguatezza delle attrezzature per quanto richiesto e l’uso dichiarato;<br />

• Adeguatezza dell’organizzazione e dei servizi erogati a quanto richiesto e dichiarato;<br />

• Adeguatezza delle procedure operative e di control<strong>lo</strong> a quanto richiesto e<br />

dichiarato;<br />

• Rispetto dei principi di buona igiene;<br />

• Control<strong>lo</strong> medico sanitario adeguato relativo ai fattori igienico-sanitari, ambientali,<br />

ergonomici;<br />

• Adeguata sorveglianza medica ed informazioni mediche;<br />

• Adeguata sicurezza per l’Utenza;<br />

• Adeguata trasparenza contrattuale per l’Utenza;<br />

• Adeguatezza di supporti professionali per l’Utenza;<br />

• Comunicazioni veritiere all’Utenza.<br />

Al raggiungimento dei requisiti e una volta ottenuta la certificazione, gli Enti di<br />

certificazione accreditati dagli organismi internazionali, e convenzionati con il<br />

QIS, provvedono almeno annualmente ad effettuare le verifiche riguardanti gli<br />

aspetti strutturali ed organizzativi sugli impianti certificati.<br />

Come certificarsi<br />

L’iter procedurale per la certificazione a norma QIS prevede diverse fasi di<br />

svolgimento. Ogni impianto <strong>sport</strong>ivo che intende ottenere la certificazione e i<br />

benefici portati dalla stessa:<br />

• effettua una richiesta di informazioni al QIS o ad un Ente di certificazione<br />

accreditato dal QIS;<br />

• stipula il contratto di certificazione con l’Ente accreditato dal QIS;<br />

• provvede all’adeguamento dell’impianto e dell’organizzazione ai requisiti delle<br />

norme QIS HEPA serie 10000 applicabili;


• redige la Carta dei Servizi;<br />

• effettua la preverifica attraverso un Tecnico di prevalutazione (può essere richiesta<br />

assistenza al QIS o a consulenti esterni, ma può essere anche una persona interna<br />

all’impianto <strong>sport</strong>ivo stesso, ma chiunque sia deve essere iscritto all’apposito<br />

Registro del QIS dopo avere ricevuto la adeguata e prevista formazione) e invia<br />

la documentazione all’Ente di Certificazione;<br />

• sostiene la verifica di certificazione da parte di Valutatori qualificati inviati<br />

dall’Ente di certificazione riconosciuto dal QIS;<br />

• risolte eventuali non conformità riscontrate o impegnandosi nell’effettuare<br />

azioni risolutive delle stesse (a seconda della gravità) e purché nell’insieme<br />

l’impianto e la sua organizzazione risultino certificabili, ottiene la certificazione<br />

dall’Ente di certificazione che ha effettuato la verifica e l’autorizzazione all’utilizzo<br />

dei marchi QIS e dell’Ente di certificazione stesso.<br />

Norme e Regolamenti<br />

L’ottenimento della certificazione di qualità prevede la verifica dell’ottemperanza<br />

ai requisiti stabiliti dalle norme tecniche CONI per tipo<strong>lo</strong>gia di impianto. Al<br />

riguardo si veda www.impianti<strong>sport</strong>ivi.coni.it.<br />

Norma QIS HEPA 10001<br />

La norma QIS HEPA 10001 è applicabile a qualsiasi impianto <strong>sport</strong>ivo e riguarda<br />

la struttura, le dotazioni, l’organizzazione e le procedure operative e di control<strong>lo</strong><br />

messe in atto.<br />

Norme QIS HEPA specifiche di impianto<br />

Le norme specifiche di impianto (ad es. la QIS HEPA 10002 per il fitness)<br />

riportano sostanzialmente interpretazioni obbligatorie della norma generale QIS<br />

HEPA 10001 adeguate alla specificità della tipo<strong>lo</strong>gia di impianto. Possono inoltre<br />

prevedere requisiti aggiuntivi rispetto alla norma generale per regolamentare<br />

aspetti caratteristici della tipo<strong>lo</strong>gia di impianto.<br />

33<br />

Progetti e buone pratiche


34<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />

La carta dei servizi<br />

L’impianto certificato mette a disposizione dell’Utenza, anche potenziale, la propria<br />

Carta dei servizi, la cui veridicità è verificata dall’Ente di certificazione. Il documento,<br />

composto di molteplici punti, riporta in modo predefinito e quindi confrontabile dall’Utente,<br />

tutte le caratteristiche strutturali ed organizzative degli impianti, oltre ai servizi<br />

erogabili o disponibili.<br />

La Carta dei servizi infatti deve comprendere:<br />

• dati generali della struttura (ragione sociale, indirizzo legale, sede operativa,<br />

<strong>lo</strong>calizzazione, riferimenti e recapiti, ente di certificazione di riferimento, orari generali<br />

ecc.)<br />

• informazioni specifiche sulle caratteristiche strutturali ed organizzative dell’impianto<br />

(piantina esplicativa, elenco delle attività <strong>sport</strong>ive sostenibili, elenco di eventuali<br />

attività complementari alla pratica <strong>sport</strong>iva, servizi di supporto, macchinari ed<br />

attrezzature utilizzate, orari specifici, control<strong>lo</strong> medico <strong>sport</strong>ivo relativamente ai<br />

rischi ambientali, ergonomici, igienici e informativi, sorveglianza sanitaria, accesso<br />

ai diversamente abili, ecc.)<br />

• informazioni sui vincoli ed i requisiti per la fruizione dei servizi dell’impianto<br />

(contrattualistica, tipo<strong>lo</strong>gie di contratti, polizze assicurative per l’utenza, ecc.)<br />

• gli impegni e le politiche della Direzione della struttura (qualità del servizio offerto,<br />

aspetti relativi alla sicurezza e all’ambiente, aspetti relativi al benessere e alla salute,<br />

<strong>lo</strong>tta al doping, control<strong>lo</strong> dei farmaci e degli integratori, corretta informazione medica<br />

e paramedica, garanzia di rispetto della privacy, trasparenza degli aspetti contrattuali<br />

con l’utenza, mantenimento e miglioramento del servizio offerto nel tempo, non<br />

tolleranza di atteggiamenti non conformi alla legge e al sano svolgimento della pratica<br />

<strong>sport</strong>iva, ecc.)<br />

• possono essere inoltre dichiarati in essa quei requisiti aggiuntivi di possibile interesse<br />

per l’Utenza e facilmente verificabili, che l’impianto intende rendere noti in quanto<br />

qualificanti.<br />

Attraverso la Carta dei servizi chiunque può valutare e confrontare cosa offrono gli impianti<br />

e scegliere con consapevolezza, essendo sempre al corrente del livel<strong>lo</strong> qualitativo<br />

di quanto offerto dall’impianto.


Consulenza tecnica<br />

La consulenza tecnica per la certificazione è conveniente che sia erogata, laddove<br />

ce ne fosse necessità, da personale formato e abilitato dal QIS ad effettuare la<br />

prevalutazione che va inviata all’Ente di certificazione. In tal modo si è certi delle<br />

capacità e conoscenze di chi da l’assistenza e ci si avvantaggia di un’unica figura<br />

che effettua responsabilmente tutta l’assistenza, a partire dalle fasi iniziali, fino<br />

a quella di effettivo ottenimento della certificazione.<br />

Corsi di formazione<br />

La certificazione a norma QIS, prevede in tutte le fasi della sua esecuzione, l’utilizzo<br />

di figure professionali altamente preparate e capaci; in questo senso il QIS<br />

ha ideato e organizzato diversi corsi di formazione per l’iscrizione agli appositi<br />

Registri e corsi di aggiornamento atti a garantire un costante adeguamento delle<br />

competenze, sempre in linea con gli sviluppi normativi e regolamentari del<br />

QIS e con il principio di attenzione medico-sanitaria insito nella corretta e sana<br />

pratica <strong>sport</strong>iva.<br />

I corsi di formazione previsti sono i seguenti:<br />

• Corso di abilitazione all’iscrizione al Registro di Tecnico di Prevalutazione e di<br />

Valutatore dell’Ente di certificazione<br />

• Corso di Assicuratore qualità interno<br />

• Corso di primo soccorso <strong>sport</strong>ivo<br />

• Corsi con argomenti specifici connessi alla medicina del<strong>lo</strong> <strong>sport</strong>.<br />

Francesco Romussi<br />

35<br />

Progetti e buone pratiche


Pista di pattinaggio del Centro Sportivo “Sacro Cuore”, Viterbo<br />

Impianto realizzato con il contributo della Regione Lazio


2. Tutela<br />

ed educazione<br />

sanitaria


38<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />

Piscina comunale, Tivoli<br />

finanziata dalla Regione


2.1 Progetto Lazio Cuore Sicuro<br />

La maggior parte delle vittime di morte cardiaca improvvisa sono persone con<br />

cardiopatia ischemica già nota, ma in molti la morte è la prima manifestazione<br />

di una malattia silente in individui apparentemente sani.<br />

La maggior parte di queste morti avviene al di fuori dell’ospedale, nei luoghi di<br />

svolgimento della vita quotidiana (casa, luoghi di lavoro o delle attività <strong>sport</strong>ive etc).<br />

Dal 40 al 70 % di queste morti potrebbero essere prevenute se entro i primi<br />

minuti dal collasso venisse erogata al cuore una scarica elettrica tramite un<br />

defibrillatore.<br />

Fino a pochi anni fa questa pratica era riservata al personale medico, poiché era<br />

prevista la diagnosi di ritmo defibrillabile per poter erogare la scarica. Con la<br />

diffusione dei defibrillatori semiautomatici esterni (DAE) la defibrillazione è stata<br />

resa possibile anche a personale sanitario non medico e ai cosidetti “laici”(cittadini),<br />

in quanto la diagnosi viene effettuata dall’apparecchio e l’operatore si limita a<br />

seguire i comandi vocali dell’apparecchio stesso.<br />

La sempre maggiore diffusione ha consentito attraverso un breve corso di formazione<br />

di estendere la capacità di intervenire tempestivamente ed efficacemente anche<br />

ai comuni cittadini che si trovano ad essere testimoni dell’evento.<br />

In Italia l’importanza di tale problema ha determinato l’emanazione di una legge<br />

Legge N. 120\2001 che autorizza il cittadino addestrato e certificato ad usare il DAE.<br />

La Regione Lazio ha prontamente legiferato in materia con una serie di disposti<br />

di cui l’ultimo attualmente in vigore è la DGR 406 del 2006 denominata “Lazio<br />

Cuore Sicuro”.<br />

Con questa delibera la regione affida alla ARES 118 (Azienda Emergenza Sanitaria<br />

118) il compito di coordinamento monitoraggio e verifica di tutti i progetti di<br />

defibrillazione sul territorio accessibili al pubblico (PAD) sia in essere che di quelli<br />

futuri.<br />

L’ARES 118, inter<strong>lo</strong>cutore naturale e istituzionale di tutti gli enti e associazioni<br />

interessati ai progetti PAD, svolge un ruo<strong>lo</strong> chiave nella prevenzione della MCI<br />

attraverso un’ opera di informazione alla cittadinanza sull’importanza dell’allertamento<br />

precoce del 118 e attraverso il riconoscimento dei sintomi premonitori; direttamente<br />

attraverso <strong>lo</strong> svolgimento di corsi sulla rianimazione cardiopolmonare di base e uso<br />

39<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!


40<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />

del defibrillatore; e attraverso il coordinamento di progetti PAD quali ad esempio<br />

quel<strong>lo</strong> in essere con la ONLUS Giorgio Castelli, con Federfarma, con le sedi<br />

provinciali e regionali dell’ INPS e dell’ INAIL, con la Società Nazionale Salvamento,<br />

con le Ferrovie del<strong>lo</strong> Stato per l’implementazione della protezione della stazione di<br />

Roma Termini e Roma Tibutrina. In particolare la collaborazione con Federfarma<br />

ha permesso il posizionamento di un DAE in oltre 400 farmacie nella Regione e<br />

la formazione all’uso del DAE di oltre 500 farmacisti, quella con INPS e INAIL<br />

ha comportato il posizionamento di un DAE in ogni sede della Regione Lazio di<br />

questi enti e il relativo addestramento del personale ivi afferente.<br />

Per l’attività svolta in convenzione con la Fondazione Castelli si è progettato e svolto<br />

un percorso in cui ARES 118 ha per circa un anno formato direttamente, attraverso<br />

i propri istruttori, gli esecutori appartenenti a numerose società <strong>sport</strong>ive dilettantistiche,<br />

e ha contemporaneamente sviluppato un percorso formativo per istruttori “laici”<br />

che ha portato a creare un corpo istruttori laici di ARES 118 afferenti alla Fondazione<br />

Castelli, che hanno proseguito l’attività di formazione, sotto la supervisione di un<br />

direttore di corso di ARES 118. per la restante attività si rinvia a quanto verrà<br />

esposto successivamente dal Dott. Castelli presidente della Fondazione stessa.


2.1.1 La catena della sopravvivenza<br />

La sopravvivenza all’arresto cardiaco extraospedaliero dipende dalla corretta e tempestiva<br />

realizzazione di una serie di azioni raffigurate nella catena della sopravvivenza.<br />

Chiama il 118 Inizia BLS-D Continua sino all’arrivo del 118<br />

riconoscimento<br />

precoce e<br />

chiamata d’aiuto<br />

per prevenire<br />

l’arresto cardiaco<br />

RCP precoce<br />

defibrillazione<br />

precoce<br />

per guadagnare tempo per far ripartire il cuore<br />

ripristinare<br />

la qualità di vita<br />

trattamento<br />

post-rianimatorio<br />

Si può iniziare con poco: basta ad esempio imparare a fare la telefonata di richiesta di<br />

aiuto fornendo i dati esatti del luogo ove è avvenuto l’evento, ma anche descrivendo<br />

sommariamente le condizioni della vittima e rimanendo in ascolto dell’operatore 118<br />

che è in grado di consigliarci i comportamenti più idonei in merito all’accaduto. Anche<br />

questa è Cultura dell’emergenza! È questo il primo anel<strong>lo</strong> dei quattro che formano la<br />

catena della sopravvivenza: la sua forza sarà pari a quella di ogni anel<strong>lo</strong> che la<br />

compongono.<br />

Mentre i primi tre anelli (riconoscimento degli eventuali sintomi premonitori e chiamata<br />

di allarme al 118, inizio della RCP, uso precoce del DAE se disponibile) possono essere<br />

messi in atto da chiunque (laico o sanitario) assista all’evento, l’ultimo anel<strong>lo</strong> (il supporto<br />

avanzato alle funzioni vitali) può essere svolto so<strong>lo</strong> da personale sanitario (medici ed<br />

infermieri) che abbia acquisito le necessarie competenze, ed una volta iniziato sul<br />

posto, da parte del personale del 118, deve essere continuato in ospedale, senza<br />

soluzione di continuità.<br />

Per una chiamata corretta al 118 occorre seguire alcune semplici regole quali:<br />

• rispondere a tutte le domande che verranno poste dall’operatore<br />

• non chiudere mai la comunicazione per primi<br />

• lasciare libero il telefono dopo la chiamata<br />

se necessario gli operatori del 118 della Centrale Operativa (infermieri esperti) sono<br />

in grado di fornire le “istruzioni pre-arrivo” e possono guidare la persona che ha chiamato<br />

ad effettuare le manovre di rianimazione cardiopolmonare di base (massaggio cardiaco<br />

esterno e respirazione bocca a bocca) fino all’arrivo del mezzo di soccorso del 118.<br />

Silvia Scelsi e Francesco Cirella<br />

41<br />

Tutela ed educazione sanitaria


42<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />

2.2 Cultura dell’emergenza applicata al<strong>lo</strong> <strong>sport</strong><br />

Ogni anno in Italia muoiono circa 60.000 persone colpite da arresto cardiaco<br />

(a.c.): tra di esse vi sono molti anziani e cardiopatici, non sono pochi i giovani<br />

ed addirittura gli <strong>sport</strong>ivi. L’arresto cardiaco è indotto nell’85 % dei casi da una<br />

aritmia maligna (tachicardia o fibrillazione ventricolare) che se non è trattata<br />

precocemente con le manovre di rianimazione cardiorespiratoria e, soprattutto,<br />

con la defibrillazione elettrica conduce invariabilmente alla morte (98% dei casi).<br />

In queste situazioni il cuore in realtà non è fermo, ma le sue contrazioni sono<br />

assolutamente inefficaci nel distribuire il sangue nel corpo ed in primo luogo al<br />

cervel<strong>lo</strong>, l’organo più delicato e sensibile alla carenza di ossigenazione.<br />

Lo <strong>sport</strong>, come già accennato, non è esente da un fenomeno così drammatico<br />

come l’arresto cardiaco, anche se in realtà ciò che <strong>lo</strong> determina, generalmente, è<br />

una pre-esistente e misconosciuta cardiopatia. Lo sforzo fisico ha pertanto il ruo<strong>lo</strong><br />

di fattore precipitante in conseguenza del quale l’apparato cardiovascolare cede.<br />

Da un’indagine condotta dalla Fondazione Giorgio Castelli onlus, dedicata al<br />

giovane morto a febbraio 2006 per un arresto cardiaco mentre si stava allenando<br />

con sua squadra di calcio, i praticanti <strong>sport</strong>, dilettanti ed amatori, che sono<br />

deceduti nel Paese in questi ultimi 3 anni superano ampiamente le 200 unità.<br />

In tutti questi casi l’arresto cardiaco ha colpito prevalentemente il sesso maschile<br />

dall’adolescenza in poi, l’età media dei soggetti deceduti è pari a 35 anni.<br />

Le discipline più interessate dal fenomeno sono rappresentate dal calcio e calcetto,<br />

verosimilmente a seguito dell’elevato numero di praticanti, seguito dal ciclismo,<br />

jogging, fitness; non vi sono discipline immuni. Il 24 % delle morti si è verificato<br />

i atleti tesserati per le varie Federazioni e quindi di norma già sottoposti ad<br />

accertamento medico ai fini del rilascio dell’idoneità; in questo sottogruppo l’a.c.<br />

si è manifestato in egual misura sia nelle gare ufficiali che nel corso delle sedute<br />

di allenamento. Premesso che il fenomeno a.c. non è eliminabile ci dobbiamo<br />

doverosamente chiedere, di fronte a dati di questa entità, come esso sia contenibile.<br />

Il percorso da compiere prevede una prevenzione primaria ed una secondaria.<br />

La prima consiste nel rigoroso accertamento medico di idoneità alla pratica<br />

<strong>sport</strong>iva che dovrebbe riguardare tutti co<strong>lo</strong>ro che praticano attività ludico-<strong>sport</strong>iva


e che, oltre alle metodiche diagnostiche attualmente eseguite come obbligo di<br />

legge, dovrebbe essere utilmente integrato da un ecocardiogramma eseguito<br />

almeno una volta nel corso della ‘vita <strong>sport</strong>iva’.<br />

Le notizie ottenute andrebbero inserite in un data base, gestito dalla Regione di<br />

appartenenza, e consultabile, previa autorizzazione preventiva da tutti i medici<br />

<strong>sport</strong>ivi ivi operanti. La Medicina <strong>sport</strong>iva, eliminate la Medicina scolastica, la<br />

visita di leva e la Medicina preventiva universitaria, rimane oggi l’unica in grado<br />

di effettuare uno screening di massa sul<strong>lo</strong> stato di salute dei nostri giovani. Filtro<br />

che potrebbe fornire una mole enorme di dati epidemio<strong>lo</strong>gico-statistici al quale<br />

attingere per controllare <strong>lo</strong> stato di salute di una ampia fascia di popolazione e<br />

varare programmi di promozione sanitaria.<br />

La prevenzione secondaria è costituita dalla diffusione della Cultura dell’emergenza<br />

applicata al<strong>lo</strong> Sport; con questo termine indichiamo l’insieme di conoscenze<br />

teoriche ed abilità pratiche che possono consentire al non-sanitario, grazie alla<br />

messa in atto del massaggio cardiaco, della respirazione artificiale e dell’utilizzo<br />

del defibrillatore, di salvare la vita ad una persona vittima di un arresto cardiaco.<br />

La Fondazione Giorgio Castelli onlus ha lavorato concretamente per la diffusione<br />

di questa Cultura, soprattutto nell’ambito del<strong>lo</strong> Sport : grazie al supporto fornito<br />

dall’Azienda regionale per l’emergenza sanitaria -ARES 118- sono stati addestrati<br />

e certificati, al mese di novembre 2009, alla BLS-D , 2500 operatori <strong>sport</strong>ivi che<br />

seguono i giovani negli impianti <strong>sport</strong>ivi situati particolarmente a Roma e provincia.<br />

Sono stati distribuiti, in altrettanti impianti, 160 defibrillatori semiautomatici<br />

di ultima generazione acquistati dalla Fondazione o frutto di donazioni e cessioni<br />

da parte di Privati ed Enti istituzionali (Regione Lazio, Provincia di Roma). Siamo<br />

so<strong>lo</strong> all’inizio e moltissimo lavoro resta da compiere: le difficoltà nascono dall’<br />

approccio, sovente problematico, dei cittadini nei confronti del primo soccorso<br />

e dalla vastità del territorio su cui operare. Ma siamo convinti che risultati lusinghieri<br />

non mancheranno se le nostre motivazioni continueranno ad essere sostenute<br />

dalle istituzioni.<br />

43<br />

Tutla ed educazionesanitaria


44<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />

La defibrillazione elettrica rappresenta l’unico mezzo a disposizione per interrompere<br />

una fibrillazione ventricolare, ma per essere efficace deve essere effettuata nel più<br />

breve tempo possibile: 4-6 minuti dall’insorgenza dell’evento.<br />

Ogni minuto trascorso senza un adeguato soccorso comporta la riduzione del 10 %<br />

delle possibilità di recupero dell’infermo che, a 10 minuti, sono pari al<strong>lo</strong> zero. Questa<br />

drammatica tempistica ha determinato la considerazione che, in caso di arresto<br />

cardiaco, il primo soccorso (massaggio cardiaco, respirazione bocca-bocca, defibrillazione<br />

elettrica) debba essere praticato dal testimone dell’accaduto stesso (generalmente un<br />

non-sanitario o ‘laico’), al fine di mantenere in vita la vittima nell’attesa che<br />

sopraggiungano i soccorritori professionisti del 118. La persona, sovente non è ancora<br />

morta quando si accascia in terra, ma <strong>lo</strong> diviene dopo 4-6 minuti se non si pone in<br />

essere alcun tentativo rianimatorio. La risposta del macrosistema -118 sarà tanto più<br />

efficace e tempestiva quanto i cittadini saranno sensibilizzati alle tematiche<br />

dell’emergenza ed addestrati ad offrire un valido primo soccorso.<br />

Il defibrillatore<br />

Come è noto il defibrillatore eroga una scossa elettrica ad elevato voltaggio che<br />

attraversa il torace grazie alla preventiva applicazione di due placche di contatto<br />

(elettrodi) e provoca nel cuore un vero e proprio azzeramento della convulsa attività<br />

elettrica cardiaca che è responsabile di una inefficace capacità contrattile cardiaca.<br />

Questo ‘reset’ può consentire il riemergere del fisio<strong>lo</strong>gico ritmo sinusale e la<br />

successiva ripresa dei segni di circo<strong>lo</strong>. Il defibrillatore può essere:<br />

a) manuale, generalmente più pesante ed ingombrante, utilizzabile so<strong>lo</strong> dal<br />

medico che interpreta il tracciato elettrocardiografico e decide l’erogazione<br />

della scossa e la sua intensità;<br />

b) semiautomatico, più leggero e maneggevole, utilizzabile dall’infermiere ed<br />

anche dal laico, purché adeguatamente addestrato ( il corso abilitante di<br />

BLS-D, Basic Life support & Defibrillation, dura 5 ore).<br />

L’uso del defibrillatore semiautomatico è prevalentemente extra-ospedaliero;<br />

infatti peso, semplicità dei comandi, autoanalisi del ritmo cardiaco <strong>lo</strong> rendono<br />

particolarmente idoneo al<strong>lo</strong> scopo. Il defibrillatore semiautomatico è in grado<br />

di porre una diagnosi; esso infatti valuta se il ritmo cardiaco è defibrillabile<br />

(attendibilità prossima al 100% !) e, attraverso messaggi sonori e visivi, fornisce<br />

tutte le opportune indicazioni operative per l’erogazione della scossa salvifica.<br />

La responsabilità legale per l’infermiere ed il laico addestrato è limitata alla sua<br />

utilizzazione in condizioni di sicurezza (nessuno deve toccare la vittima mentre<br />

si eroga la scossa, l’apparecchio non può essere usato se la vittima è immersa


nell’acqua o posto su di una superficie in grado di condurre elettricità-grata<br />

metallica; in questi casi basta spostarla in un luogo più <strong>sicuro</strong>).<br />

I defibrillatori semiautomatici possono essere utilizzati per gli adulti e per i bambini<br />

con un peso superiore a 25 Kg.; per i bambini più piccoli esistono elettrodi<br />

appositi che riducono l’intensità della scarica (si tenga presente che le aritmie<br />

ventricolari hanno nei neonati e nella prima infanzia una frequenza piuttosto<br />

ridotta). Le batterie che <strong>lo</strong> alimentano non sono ricaricabili ed hanno una<br />

autonomia in stand-by dai 3 ai 5 anni; gli elettrodi, confezionati ermeticamente,<br />

vanno sostituiti ogni due anni (il gel adesivo di queste piastre con il tempo tende<br />

ad essiccarsi). Il defibrillatore esegue giornalmente un auto-check per individuare<br />

eventuali anomalie che vengono segnalate da apposite spie.<br />

La manutenzione è veramente minima, ma è indispensabile che esso venga affidato<br />

ad un responsabile che ne controlli periodicamente <strong>lo</strong> stato di efficienza: la cattiva<br />

conservazione del device, oltre che essere segno di grave negligenza e carente<br />

coscienza civica, può esporre l’affidatario ad un contenzioso di natura legale.<br />

Gli apparecchi commercializzati in Italia devono avere il marchio CE che ne<br />

certifica l’omo<strong>lo</strong>gazione alle norme europee.<br />

Un’ultima raccomandazione: il defibrillatore deve essere posto in un luogo<br />

accessibile e ben indicato proprio per favorirne l’utilizzazione più rapida possibile<br />

(un po’ come accade per gli estintori).<br />

In Medicina in pochi casi è attribuibile l’aggettivo ‘salva-vita’: il defibrillatore è<br />

realmente un apparecchio che può essere definito in questo modo, essendo in<br />

grado di salvare da morte certa una percentuale di vite che va dal 30 al 40 %.<br />

Tuttavia, per la sua corretta utilizzazione, è necessario che la nostra Società sia<br />

sensibilizzata alla Cultura dell’emergenza che è Cultura di vita e di civiltà: se così<br />

faremo, avremo adoperato al meglio le risorse a nostra disposizione.<br />

Vincenzo Castelli<br />

45<br />

Tutela ed educazione sanitaria


46<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />

2.3 Educazione <strong>sport</strong>iva a scuola<br />

Le politiche per la diffusione e la crescita di una cultura della sicurezza nel<strong>lo</strong> <strong>sport</strong><br />

vengono affrontare dalla legge 11 anche sotto un fondamentale profi<strong>lo</strong> informativo<br />

ed educativo che riguarda in particolare i giovani e <strong>lo</strong> sviluppo di comportamenti<br />

consapevoli per <strong>lo</strong> svolgimento di una pratica motoria e <strong>sport</strong>iva sana e corretta.<br />

Le azioni intraprese e da intraprendere, sotto questo specifico profi<strong>lo</strong>, hanno un<br />

particolare va<strong>lo</strong>re sociale e culturale, poichè affrontano nel vivo il tema, che è<br />

anche un preciso obiettivo istituzionale, del<strong>lo</strong> <strong>sport</strong> quale strumento di educazione<br />

e prevenzione attiva al e per il benessere collettivo e individuale.<br />

Considerato il fenomeno dell’ampia diffusione e domanda di <strong>sport</strong> constatabile<br />

nella nostra regione come altrove, tra i ragazzi e i giovani (almeno fino ad una<br />

certa fascia d’età) e al contempo la <strong>lo</strong>ro naturale sensibilità ai va<strong>lo</strong>ri educativi ed<br />

etici che <strong>lo</strong> <strong>sport</strong> può trasmettere, la Regione ha scelto di avviare una campagna<br />

di sensibilizzazione rivolta a questa specifica categoria di cittadini.<br />

Nel Lazio come a livel<strong>lo</strong> nazionale la pratica <strong>sport</strong>iva giovanile continua a crescere<br />

in modo diffuso soprattutto tra i 6 e 17 anni. Nella nostra regione ca. l’82% dei<br />

giovani di questa fascia d’età, secondo i dati Istat, pratica qualche forma di attività<br />

motoria o <strong>sport</strong>iva in modo continuativo o saltuario e <strong>lo</strong> <strong>sport</strong> è pertanto dopo<br />

la scuola il più grande fenomeno aggregativo per i giovani.<br />

Inoltre dalle indagini sulle motivazioni di chi pratica <strong>sport</strong>iva risulta che i giovani<br />

apprezzano l’aspetto di socializzazione del<strong>lo</strong> <strong>sport</strong> e sono co<strong>lo</strong>ro che danno più<br />

importanza ai va<strong>lo</strong>ri che veicola.<br />

Alla luce di questi dati e considerazione con il bando Interventi per l’educazione<br />

ad una pratica <strong>sport</strong>iva sana e sicura la Regione ha scelto di rivolgersi direttamente<br />

al mondo della scuola quale naturale inter<strong>lo</strong>cutore per azioni, didattiche, psicopedagogiche,<br />

e culturali mirate alla crescita e sensibilizzazione, anche individuale,<br />

sulle tematiche di uno <strong>sport</strong> sano e corretto.<br />

Il bando è stato destinato agli istituti secondari di primo e secondo grado del<br />

Lazio con la finalità, sia di va<strong>lo</strong>rizzare quel complesso di percorsi ed esperienze<br />

formativi extracurriculari già presenti nella scuola, sia di sostenere nuove opportunità<br />

di conoscenza e informazione.<br />

Gli istituti scolastici, singoli o in rete, sono stati invitati a presentare progetti per


il miglioramento della qualità e della sicurezza dell’attività <strong>sport</strong>iva riflettendo in<br />

particolare sulle tematiche della consapevolezza della dannosità di comportamenti<br />

di dipendenza, connessi all’uso di sostanze dopanti; del contenimento<br />

dell’aggressività e di prevenzione dei fenomeni di devianza e bullismo; di un<br />

rapporto equilibrato con l’immagine corporea ( tenuto conto dell’insorgenza<br />

preoccupante tra i giovani dei disturbi del comportamento alimentare) e sugli<br />

aspetti più propriamente etici che attengono nel<strong>lo</strong> <strong>sport</strong> al rispetto dell’avversario,<br />

all’accettazione della sconfitta e alla pratica di una competitività sana e leale.<br />

I progetti inviati dalle scuole medie e superiori di Roma e del Lazio hanno coinvolto<br />

complessivamente 47 istituti, con le risorse disponibili ne sono stati finanziati 12<br />

riguardanti attività didattiche che si svolgeranno in 26 Istituti.<br />

Sport sano e <strong>sicuro</strong> <strong>lo</strong> <strong>sport</strong> a scuola ? Sicuro! (le tre S); FA BENE acronimo di fairplay<br />

e benessere; Sport libera tutti; Lo <strong>sport</strong> a modo mio: i giovani prendono la parola;<br />

Lo <strong>sport</strong> un compagno per la vita; questi alcuni tra i titoli dei progetti vincitori che<br />

esemplificano la creatività e l’originalità che li ha caratterizzati nel complesso.<br />

Le attività proposte sono impostate su percorsi formativi e didattici che prevedono<br />

momenti teorici di approfondimento e riflessione, e momenti di pratica <strong>sport</strong>iva<br />

relativi a diverse discipline (vela, scherma, rugby, judo, calcio femminile,tennis)<br />

che si svolgeranno in spazi scolastici, ma anche in strutture <strong>sport</strong>ive e spazi culturali<br />

del territorio di riferimento.<br />

Numerosissimi i laboratori, campi scuola e workshop progettati che realizzano il<br />

coinvolgimento interdisciplinare dei docenti scolastici, ma anche di molteplici<br />

operatori, esperti esterni appartenenti ed associazioni del settore <strong>sport</strong>ivo, certo,<br />

ma non so<strong>lo</strong>. Sono molto presenti infatti anche associazioni a carattere culturale,<br />

medico-sanitario, psico-pedagogico e università che denotano la qualificazione<br />

e specializzazione che si è inteso dare ai progetti.<br />

Il ventaglio dei contenuti e dei temi che vengono proposti alla riflessione e per<br />

le esercitazioni pratiche dei ragazzi è molto ampio e approfondito e appare in<br />

grado di avviare una efficace campagna preventiva di sensibilizzazione.<br />

Sabrina Varroni<br />

47<br />

Tutela ed educazione sanitaria


48<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />

2.4 Competenze regionali in materia di Medicina del<strong>lo</strong> <strong>sport</strong><br />

e tutela sanitaria delle attività <strong>sport</strong>ive (L.R. 24 del 1997)<br />

La tutela sanitaria delle attività <strong>sport</strong>ive è disciplinata dalla legge regionale 24 del<br />

1997, le cui finalità, in attuazione degli obiettivi del Servizio Sanitario Nazionale,<br />

sono di provvedere alla promozione della tutela sanitaria delle attività <strong>sport</strong>ive,<br />

alla promozione degli interventi relativi alla Medicina del<strong>lo</strong> Sport, e alla promozione<br />

e diffusione dell’educazione sanitaria relativa alla pratica della attività motoria e<br />

<strong>sport</strong>iva, quale strumento di idoneo sviluppo psicofisico e di miglioramento del<strong>lo</strong><br />

stato di salute.<br />

La Regione nell’ambito della materia regolata dalla legge 24, svolge le funzioni di:<br />

• istituzione e aggiornamento dell’elenco degli specialisti in medicina del<strong>lo</strong> <strong>sport</strong>,<br />

operanti presso gli ambulatori privati e gli studi privati;<br />

• nomina i componenti della Commissione medica regionale per i ricorsi avverso<br />

i giudizi di non idoneità alla pratica <strong>sport</strong>iva agonistica;<br />

• predispone il libretto del<strong>lo</strong> <strong>sport</strong>ivo.<br />

Le Aziende Sanitarie Locali, nell’ambito delle disposizioni legislative nazionali e<br />

della programmazione sanitaria regionale<br />

• provvedono alla tutela della salute degli <strong>sport</strong>ivi attraverso le visite e gli<br />

accertamenti per il conseguimento dell’idoneità alla pratica <strong>sport</strong>iva agonistica<br />

mediante i propri servizi di medicina del<strong>lo</strong> <strong>sport</strong>;<br />

• istruiscono le domande presentate dagli specialisti in medicina del<strong>lo</strong> <strong>sport</strong><br />

operanti presso gli ambulatori privati e gli studi privati per l’iscrizione all’elenco<br />

regionale;<br />

• attuano funzioni di vigilanza e control<strong>lo</strong> sugli ambulatori, sugli studi di medicina<br />

del<strong>lo</strong> <strong>sport</strong> e sulla qualità delle prestazioni dei medici specialisti.<br />

La legge regionale disciplina le modalità di visita e la certificazione per l’espletamento<br />

delle attività <strong>sport</strong>ive agonistiche, non agonistiche e delle attività <strong>sport</strong>ive dei<br />

portatori di handicap; promuove i va<strong>lo</strong>ri positivi del<strong>lo</strong> <strong>sport</strong> con i “controlli antidoping”<br />

svolti in conformità alle normative internazionali e nazionali vigenti in<br />

materia.


La visita e la certificazione per l’espletamento delle attività <strong>sport</strong>ive agonistiche<br />

possono essere effettuate esclusivamente da medici specialisti in medicina del<strong>lo</strong><br />

<strong>sport</strong> operanti presso ambulatori di medicina del<strong>lo</strong> <strong>sport</strong> delle Aziende USL o di<br />

altre strutture pubbliche; o da medici specialisti in medicina del<strong>lo</strong> <strong>sport</strong> operanti<br />

presso ambulatori o studi privati, iscritti all’elenco regionale.<br />

La legge delinea, altresì, gli obblighi degli enti <strong>sport</strong>ivi subordinando il tesseramento<br />

di chi svolge o intende svolgere le attività <strong>sport</strong>ive agonistiche e non agonistiche<br />

agli accertamenti per la certificazione per l’espletamento delle stesse.<br />

Prevede infine l’obbligo di iscrizione all’elenco regionale degli specialisti in medicina<br />

del<strong>lo</strong> <strong>sport</strong> operanti presso gli ambulatori ed agli studi privati, assegnando a<br />

ciascuno un codice identificativo regionale.<br />

L’Assessorato regionale competente in materia sanitaria ha predisposto un model<strong>lo</strong><br />

di libretto sanitario personale ad uso medico <strong>sport</strong>ivo secondo le indicazioni delle<br />

legge.<br />

Si auspica che tale documento venga presto informatizzato e che venga<br />

informatizzato tutto il sistema, al fine di evitare abusi e controlli non conformi<br />

alla legge. Infine si rappresenta l’impegno regionale di concludere in tempi brevi<br />

l’aggiornamento della legge regionale 24/97, in relazione al mutato contesto<br />

sociale ed alle modificazioni della normativa nazionale.<br />

Amalia Vitagliano<br />

49<br />

tutela ed educazione sanitaria


Parte Seconda<br />

SCHEDE OPERATIVE<br />

PER GESTIRE<br />

LA SICUREZZA<br />

IN UN IMPIANTO<br />

SPORTIVO


3. Riferimenti<br />

normativi e<br />

indicazioni<br />

operative


3.1 Norme e regolamenti<br />

La materia della sicurezza negli impianti <strong>sport</strong>ivi è disciplinata da una complessa<br />

normativa nazionale che, fondamentalmente, fa riferimento a leggi statali e a<br />

norme e regolamenti tecnici emanati dagli Enti <strong>sport</strong>ivi.<br />

Le diverse norme, benché non ordinate in un quadro organico e coerente, sono<br />

tra di <strong>lo</strong>ro strettamente interrelate e complementari in relazione a finalità e ambiti<br />

di tutela che possiamo ricondurre schematicamente a due grandi tipo<strong>lo</strong>gie:<br />

• la tutela della sicurezza nel<strong>lo</strong> svolgimento delle attività <strong>sport</strong>ive, che riguarda<br />

più specificamente gli atleti;<br />

• la tutela della sicurezza strutturale e della salubrità ambientale dell’impianto,<br />

che riguarda, più in generale tutti gli utenti e gli addetti.<br />

Ai fini del presente lavoro non prenderemo in considerazione un terzo e copioso<br />

aspetto dalla normativa sulla sicurezza, che riguarda specificamente la sicurezza<br />

degli spettatori durante manifestazioni e competizioni <strong>sport</strong>ive con la finalità di<br />

contrastare i fenomeni di violenza connessi in particolare con <strong>lo</strong> svolgimento di<br />

competizioni calcistiche.<br />

Sul piano delle misure di sicurezza riguardanti la pratica di attività <strong>sport</strong>ive, a<br />

livel<strong>lo</strong>, amatoriale, agonistico, o formativo, il riferimento normativo fondamentale<br />

per tutti gli impianti in cui si svolgono manifestazioni e/o attività <strong>sport</strong>ive regolate<br />

dal CONI e dalle Federazioni <strong>sport</strong>ive nazionali, è costituito dalle norme e dai<br />

regolamenti tecnici emanati dagli stessi enti <strong>sport</strong>ivi ed in particolare, per la <strong>lo</strong>ro<br />

più ampia valenza, dalle Norme CONI per l’impiantistica <strong>sport</strong>iva recentemente<br />

aggiornate e ampliate ( Delibera del consiglio nazionale CONI n.1379 del 2008).<br />

Queste ultime individuano in modo dettagliato i livelli minimi e i requisiti di<br />

funzionalità, igiene e sicurezza degli spazi di attività <strong>sport</strong>iva e delle relative<br />

attrezzature, dotazioni e servizi. Sono tenuti a rispettarli sia gli impianti <strong>sport</strong>ivi<br />

agonistici, ossia gli impianti in cui possono svolgersi attività ufficiali delle FSN<br />

e DSA, sia gli impianti <strong>sport</strong>ivi di esercizio, ossia gli impianti in cui possono<br />

55<br />

Schede operative


56<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />

svolgersi tutte le attività propedeutiche, formative o di mantenimento regolamentate<br />

dalle stesse FSN e DSA, ma non destinate all’agonismo.<br />

I requisiti stabiliti nei regolamenti tecnici e nelle procedure di omo<strong>lo</strong>gazione delle<br />

Federazioni Sportive, sono invece propedeutici al rilascio dell’attestazione di<br />

idoneità al<strong>lo</strong> svolgimento di competizioni e/o all’esercizio di una pratica <strong>sport</strong>iva<br />

e riguardano pertanto, anche nei requisiti di sicurezza e compatibilità ambientale,<br />

soltanto gli impianti agonistici.<br />

Tutti gli impianti <strong>sport</strong>ivi in cui si svolgono attività ludico-ricreative o fisico<strong>sport</strong>ive<br />

non regolate dal CONI e dalle FSN 5 , come ad esempio gli impianti<br />

Fitness, le piste ciclabili, o i percorsi attrezzati, non sono tenuti a rispettare la<br />

normativa CONI, bensì quelle delle istituzioni competenti, tuttavia possono fare<br />

riferimento, per i criteri di funzionalità e sicurezza, alle linee guida per gli impianti<br />

<strong>sport</strong>ivi complementari fornite in una specifica sezione delle stesse norme CONI 6 .<br />

La tutela della sicurezza strutturale e delle condizioni generali di igiene e benessere<br />

ambientali dell’impianto <strong>sport</strong>ivo, inteso anche come luogo di lavoro, è l’altro<br />

aspetto legislativo individuato come fondamentale. I riferimenti essenziali su<br />

questo piano sono due norme statali quadro: il Decreto Ministeriale 18 marzo<br />

1996, Norme di sicurezza per la costruzione e l’esercizio degli impianti <strong>sport</strong>ivi (come<br />

integrato dal D.M. 6/6/2005), e il Decreto Legislativo 9 aprile 2008, n.81 Testo<br />

unico in materia di tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro 7 .<br />

Il D.M. 18 marzo 1996 raccoglie e coordina un insieme di norme riguardanti<br />

appunto la costruzione e la gestione della sicurezza negli impianti <strong>sport</strong>ivi. L’ambito<br />

di applicazione riguarda, come per le norme CONI, esclusivamente gli impianti<br />

<strong>sport</strong>ivi in cui si svolgono manifestazioni e/o attività <strong>sport</strong>ive regolate dal CONI e dalle<br />

Federazioni <strong>sport</strong>ive nazionali riconosciute e dunque sia gli impianti agonistici che di<br />

esercizio.<br />

La funzione di coordinamento risulta evidente anche nell’ individuazione del<br />

titolare dell’impianto quale responsabile del mantenimento delle condizioni di<br />

sicurezza anche nei casi di emergenza.<br />

Per le finalità del presente volume si è ritenuto di illustrare sinteticamente attraverso<br />

5 In base alle norme CONI 2008, art 1, Impianti <strong>sport</strong>ivi complementari sono gli impianti destinati<br />

esclusivamente alla pratica di attività fisico <strong>sport</strong>ive non regolamentate da FSN e DSA aventi<br />

anche finalità ludico ricreative e di benessere fisico o di attività terapeutica o riabilitativa.<br />

6 Parte III Linee guida per gli impianti <strong>sport</strong>ivi complementari artt 14-17.<br />

7 Il legislatore con questo decreto ha ridisegnato l’intera disciplina mediante il riordino e il<br />

coordinamento della stessa in un unico testo normativo, nel rispetto delle normative comunitarie<br />

nonché in conformità con l’art 117 della Costituzione


le schede del successivo paragrafo, le sole disposizioni concernenti gli aspetti di<br />

gestione della sicurezza e in particolare le misure di prevenzione delle emergenze<br />

(artt. 19 e 20), e il funzionamento e la corretta manutenzione degli impianti<br />

tecno<strong>lo</strong>gici (art. 17) 8 dettate per gli impianti <strong>sport</strong>ivi con numero di spettatori<br />

superiore o inferiore a 100.<br />

Il D.Lgs 81/2008 prevede il riassetto e la riforma delle norme vigenti in materia<br />

di sicurezza e salute dei lavoratori durante il lavoro, mediante il riordino ed il<br />

coordinamento delle stesse in un unico testo normativo. Si applica pertanto<br />

all’impianto <strong>sport</strong>ivo come ambiente di lavoro, ossia come luogo in cui va<br />

salvaguardata la salute e l’incolumità non so<strong>lo</strong> dell’atleta, sia professionista che<br />

dilettante, ma anche degli addetti e più in generale degli spettatori. In questo<br />

caso l’ambito di applicazione riguarda qualsiasi impianto <strong>sport</strong>ivo sia esso agonistico,<br />

d’esercizio o complementare.<br />

In senso più ampio si può dire che il Decreto 81/2008 introducendo un preciso<br />

model<strong>lo</strong> di organizzazione e gestione per la prevenzione e protezione dei rischi,<br />

rappresenti per, indistintamente, tutti gli operatori del settore, un valido strumento<br />

di orientamento per l’efficace valutazione dei pericoli di ciascuna attività <strong>sport</strong>iva<br />

che, comunque, non può prescindere dal rispetto delle fondamentali norme tecniche<br />

del CONI e delle Federazioni Sportive Nazionali (sui modelli di gestione in rapporto<br />

alle responsabilità amministrative si veda in particolare la scheda D.1.2).<br />

Non c’è dubbio tuttavia, che gli obblighi circa la prevenzione degli incidenti<br />

previsti dal testo unico, richiamano quelli più generali di diligenza e vigilanza<br />

dettati non so<strong>lo</strong> dalle norme, ma appunto, dalla prudenza e dall’esperienza del<br />

gestore di un impianto nella figura di “Buon imprenditore” 9 .<br />

8 Le parti del Decreto relative all’accessibilità e deflusso del pubblico nelle grandi manifestazioni <strong>sport</strong>ive<br />

in impianti di grandi dimensioni e capienza sono l’oggetto di gran parte delle modifiche apportate al<br />

D.M. del 1996 con il decreto del 2005 e con la successiva legge 41 del 2007. Queste riguardano in<br />

modo sostanziale la sicurezza strutturale di un impianto, ma hanno come specifica finalità l’introduzione<br />

di misure per la prevenzione dei fenomeni di violenza connessi alle competizioni calcistiche e assicurare,<br />

con il diretto coinvolgimento delle società <strong>sport</strong>ive, la sicurezza degli spettatori e la sicurezza pubblica<br />

più in generale. Le modifiche più rilevanti riguardano pertanto gli impianti ove si disputano incontri<br />

di calcio con capienza superiore ai 10.000 (rectius 7.500) posti: in questi casi vengono previste nuove<br />

figure professionali addette specificamente alla sicurezza (come quella del<strong>lo</strong> Stewart ad esempio e<br />

Gruppo operativo sicurezza -GOS-) e ulteriori profili di responsabilità e doveri per il titolare.<br />

9 Gli obblighi di diligenza e vigilanza trovano nelle norme del codice civile e penale il <strong>lo</strong>ro<br />

fondamento giuridico. Cfr. anche L. Musumarra, La gestione della sicurezza negli impianti <strong>sport</strong>ivi,<br />

Forlì, Experta edizioni, 2009, p.53.<br />

57<br />

Schede operative


58<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />

Si ritorna quindi al tema della necessità di costruire una cultura della sicurezza<br />

indispensabile per affrontare i diversi nodi problematici della riqualificazione dei<br />

piccoli impianti <strong>sport</strong>ivi. Ed è esattamente questo uno degli obiettivi prioritari<br />

della legge regionale 11 del 2009 cui cerchiamo di dare attuazione anche con il<br />

presente lavoro.<br />

L’ esigenza di riqualificazione dei piccoli impianti agonistici e di esercizio è diffusa<br />

a diversi livelli su tutto il territorio e va affrontata anche sollecitando una maggiore<br />

attenzione da parte degli enti <strong>lo</strong>cali e dei gestori degli impianti. Spesso, come<br />

abbiamo verificato con il recente avviso pubblico, definito di Piccola sicurezza, è<br />

sufficiente l’adozione di accorgimenti e misure non onerosi, né sotto il profi<strong>lo</strong><br />

economico, né sotto quel<strong>lo</strong> dei lavori da realizzare.<br />

Tuttavia occorre impegnarsi anche affinché amministratori e gestori realizzino<br />

una più attenta applicazione delle norme esistenti con il sostegno di un sistema<br />

di competenze istituzionali che va reso più chiaro e coerente.<br />

Il rispetto puntuale da parte di tutti gli impianti dei requisiti di sicurezza individuati<br />

dalle nuove norme CONI, ad esempio per le fasce di rispetto, le recinzioni e<br />

protezioni degli spazi di attività, o ancora per le sale di attività degli impianti al<br />

chiuso, è un primo obiettivo da perseguire per determinare una maggiore e più<br />

capillare prevenzione dei rischi derivanti da una scarsa qualità delle strutture.<br />

I piccoli impianti <strong>sport</strong>ivi sono quelli prevalenti nel tessuto territoriale del Lazio<br />

e meritano pertanto una maggiore e specifica attenzione, con l’obiettivo, che non<br />

appare impossibile raggiungere, vista la fattiva collaborazione e la sensibilità<br />

dimostrata degli operatori del settore, di contribuire al raggiungimento di livelli<br />

di sicurezza adeguati.<br />

Sabrina Varroni


3.2 Schede<br />

Le schede della sezione seguente sono organizzate in base alle tre<br />

tipo<strong>lo</strong>gie di sicurezza illustrate:<br />

• sicurezza nel<strong>lo</strong> svolgimento delle attività <strong>sport</strong>ive (ai sensi della<br />

norme CONI);<br />

• sicurezza strutturale (ai sensi del D.M. 18/03/1996)<br />

• sicurezza dell’impianto <strong>sport</strong>ivo inteso come ambiente di lavoro<br />

(ai sensi del D. Lgs 81/2008).<br />

Attraverso una trattazione sintetica le schede vogliono fornire<br />

indicazioni e prescrizioni utili per una gestione dei livelli minimi<br />

e di base della sicurezza negli impianti <strong>sport</strong>ivi, sia agonistici che<br />

di esercizio, in cui si svolgono attività regolate dal CONI e dalle<br />

Federazioni.<br />

In questa sede pertanto non affronteremo le problematiche relative<br />

alla sicurezza negli impianti <strong>sport</strong>ivi complementari, che rappresentano<br />

un insieme di diversa natura e complessità. In appendice tuttavia<br />

riportiamo un estratto delle linee guida elaborate dal CONI e<br />

finalizzate a suggerire criteri di funzionalità e sicurezza anche per<br />

questa tipo<strong>lo</strong>gia di impianti.<br />

59<br />

Schede operative


60<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />

3.2.A IMPIANTO SPORTIVO. Definizioni<br />

Dal Decreto Ministeriale 18/03/1996, art. 2<br />

Norme di sicurezza per la costruzione e l’esercizio degli impianti<br />

<strong>sport</strong>ivi<br />

SPAZIO DI ATTIVITÀ SPORTIVA<br />

Spazio conformato in modo da consentire la pratica di una o più<br />

attività <strong>sport</strong>ive; nel primo caso <strong>lo</strong> spazio è definito monovalente,<br />

nel secondo polivalente; più spazi di attività <strong>sport</strong>iva contigui<br />

costituiscono uno spazio <strong>sport</strong>ivo polifunzionale.<br />

IMPIANTO SPORTIVO<br />

Insieme di uno o più spazi di attività <strong>sport</strong>iva del<strong>lo</strong> stesso tipo o<br />

di tipo diverso, che hanno in comune i relativi spazi e servizi<br />

accessori, preposto al<strong>lo</strong> svolgimento di manifestazioni <strong>sport</strong>ive.<br />

L’impianto <strong>sport</strong>ivo comprende:<br />

• <strong>lo</strong> spazio o gli spazi di attività <strong>sport</strong>iva;<br />

• la zona spettatori;<br />

• eventuali spazi e servizi accessori;<br />

• eventuali spazi e servizi di supporto.<br />

COMPLESSO SPORTIVO<br />

Uno o più impianti <strong>sport</strong>ivi contigui aventi in comune infrastrutture<br />

e servizi; il complesso <strong>sport</strong>ivo è costituito da uno o più impianti<br />

<strong>sport</strong>ivi e dalle rispettive aree di servizio annesse.


Dalle Norme CONI 2008, Parte Prima Prescrizioni di validità, art 1<br />

IMPIANTO SPORTIVO AGONISTICO<br />

Impianto in cui possono svolgersi attività ufficiali – agonistiche<br />

– delle FSN e DSA.<br />

IMPIANTO SPORTIVO DI ESERCIZIO<br />

Impianto in cui possono svolgersi attività regolamentate dalle FSN<br />

e DSA, ma non destinate all’agonismo, ovvero tutte le attività<br />

propedeutiche, formative o di mantenimento delle suddette<br />

discipline <strong>sport</strong>ive.<br />

IMPIANTO SPORTIVO COMPLEMENTARE<br />

Impianto destinato esclusivamente alla pratica di attività fisico<br />

<strong>sport</strong>ive non regolamentate dalle FSA e DSA, aventi anche finalità<br />

ludico ricreative e di benessere fisico o di attività terapeutica o<br />

riabilitativa.<br />

61<br />

Schede operative


62<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />

3.2.B. LA SICUREZZA NELLO SVOLGIMENTO<br />

DELL’ATTIVITÀ SPORTIVA<br />

Norme di riferimento:<br />

Norme CONI per l’impiantistica <strong>sport</strong>iva<br />

Sono tenuti a rispettarle i seguenti impianti:<br />

Impianti, complessi e spazi di attività <strong>sport</strong>iva, sia di tipo agonistico<br />

che di esercizio, in cui si svolgono manifestazioni e/o attività<br />

<strong>sport</strong>ive regolate dal CONI e dalle Federazioni Sportive nazionali<br />

riconosciute.<br />

Regolamenti tecnici e procedure di omo<strong>lo</strong>gazione<br />

delle FSN e DSA<br />

Sono tenuti a rispettarle i seguenti impianti:<br />

Impianti, complessi e spazi di attività <strong>sport</strong>iva esclusivamente di<br />

tipo agonistico in cui si svolgono manifestazioni e/o attività <strong>sport</strong>ive<br />

regolate dal Coni e dalle Federazioni Sportive nazionali riconosciute.


B.1 Norme CONI per l’impiantistica <strong>sport</strong>iva<br />

B.1.1 Spazi per le attività <strong>sport</strong>ive<br />

Tali spazi, sia all’aperto che al chiuso, dovranno consentire <strong>lo</strong> svolgimento<br />

della pratica <strong>sport</strong>iva in condizioni di sicurezza, tenendo conto delle<br />

esigenze connesse ai diversi livelli di pratica <strong>sport</strong>iva. Dovranno inoltre<br />

essere correlati ai servizi di supporto in modo da permetterne un agevole<br />

utilizzo (punto 7).<br />

Fasce di rispetto<br />

Tutti gli spazi di attività <strong>sport</strong>iva (campi di gioco, piste, pedane, vasche,<br />

ecc.), sia all’aperto che al chiuso, dovranno essere dotati di idonee<br />

fasce di rispetto, piane, libere da qualsiasi ostaco<strong>lo</strong> sia fisso che mobile,<br />

tali da consentire un adeguato margine di sicurezza nel<strong>lo</strong> svolgimento<br />

delle diverse attività <strong>sport</strong>ive. A tal fine, ove i regolamenti delle FSN e<br />

DSA non indichino diversamente, ovvero non sussistano indicazioni<br />

specifiche delle norme di sicurezza o igiene, la larghezza di tali fasce<br />

(misurata dalle segnature o dal bordo vasca) non potrà essere inferiore<br />

a m1,50 (punto 7.3).<br />

Recinzione degli spazi di attività – protezioni<br />

Al fine di evitare interferenze con l’attività <strong>sport</strong>iva e possibili pericoli,<br />

gli spazi di attività, comprensivi delle fasce di rispetto, dovranno risultare<br />

inaccessibili agli spettatori<br />

In ogni caso per ragioni di sicurezza, dovranno essere previsti adeguati<br />

dispositivi, anche mobili, ovvero idonei accorgimenti gestionali, per<br />

evitare interferenze tra gli utenti <strong>sport</strong>ivi e gli altri utenti dell’impianto.<br />

Ove previsto dai regolamenti delle FSN e DSA e conformemente alle<br />

indicazioni di queste ultime, ovvero laddove se ne ravvisi l’opportunità<br />

per ragioni di salvaguardia dell’incolumità, dovranno essere previste<br />

idonee barriere o altri accorgimenti equivalenti per proteggere gli spettatori<br />

dagli attrezzi <strong>sport</strong>ivi utilizzati dagli atleti e per proteggere gli atleti<br />

dall’eventuale lancio di oggetti da parte degli spettatori (punto 7.4).<br />

63<br />

Schede operative


64<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />

Altezze libere<br />

L’altezza minima, libera da qualsiasi ostaco<strong>lo</strong>, in corrispondenza del<strong>lo</strong><br />

spazio di attività, fasce di rispetto comprese, dovrà consentire l’agevole<br />

svolgimento della pratica <strong>sport</strong>iva ai livelli previsti e secondo le indicazioni<br />

delle FSN e DSA, tenendo conto dell’eventuale presenza degli attrezzi.<br />

In mancanza di altre prescrizioni e salvo particolari destinazioni, tale<br />

altezza, misurata a partire dal piano di gioco (quota dell’acqua per le<br />

vasche), non dovrà essere inferiore ai seguenti va<strong>lo</strong>ri:<br />

• campi bocce: m 4,50;<br />

• piscine non destinate alla pallanuoto: m 3,50 (preferibilmente m<br />

4,00);<br />

• piscine per la pallanuoto: m 5,00;<br />

• piscine per tuffi: come da normativa della Federazione Italiana Nuoto;<br />

• altri spazi di attività con superficie non superiore a m 2 250: m 4,00;<br />

• altri spazi di attività con superficie superiore a m 2 250: m 7,00 (punto<br />

7.6).<br />

Affollamento degli spazi di attività<br />

Ai fini del dimensionamento delle vie d’esodo, l’affollamento massimo<br />

previsto nel<strong>lo</strong> spazio di attività, dovrà essere stabilito tenendo conto<br />

del tipo e livel<strong>lo</strong> di attività <strong>sport</strong>iva praticato, computando il numero di<br />

utenti contemporaneamente presenti. Nell’individuazione delle vie<br />

d’esodo dovrà tenersi conto dei tempi di deflusso dagli spazi anche da<br />

parte degli utenti Diversamente abili. Ove necessario dovranno<br />

individuarsi luoghi sicuri in conformità alla vigente normativa. Salvo<br />

specifiche indicazioni delle norme di Legge o diverso dimensionamento<br />

giustificato dai regolamenti delle FSN e DSA, dalla tipo<strong>lo</strong>gia o dall’uso,<br />

si farà riferimento a n. 1 utente ogni 2 m2 di superficie di vasche servite<br />

per gli impianti natatori e n. 1 utente ogni 4 m2 per tutti gli altri impianti<br />

al chiuso, considerando per questi ultimi la superficie del<strong>lo</strong> spazio di<br />

attività (punto 7.14).


B.1.2 Locale di primo soccorso per la zona di attività <strong>sport</strong>iva<br />

Dovrà essere presente un <strong>lo</strong>cale di primo soccorso, ubicato preferibilmente<br />

lungo le vie di accesso agli spogliatoi atleti e comunque in modo tale da<br />

aversi un agevole accesso sia dal<strong>lo</strong> spazio di attività che dall’esterno<br />

dell’impianto. Il collegamento tra il primo soccorso e la viabilità esterna<br />

dovrà risultare agevole e senza interferenze con le vie d’esodo degli<br />

eventuali spettatori presenti. Le dimensioni degli accessi e dei percorsi<br />

dovranno essere tali da consentire l’agevole passaggio di una barella. Le<br />

dimensioni del <strong>lo</strong>cale dovranno consentire <strong>lo</strong> svolgimento delle operazioni<br />

di primo soccorso; si consiglia una superficie netta non inferiore a m2<br />

9, al netto dei servizi, con almeno un lato di dimensione non inferiore<br />

a m 2.50.<br />

Il <strong>lo</strong>cale dovrà essere dotato di proprio WC accessibile e fruibile dagli<br />

utenti DA, con anti WC dotato di lavabo.<br />

Nel <strong>lo</strong>cale di primo soccorso o nelle sue immediate vicinanze dovrà<br />

essere previsto un posto telefonico (punto 8.3.1).<br />

B.1.3 Settori e zone a destinazione speciale<br />

Ove possibile ogni settore dovrà risultare accessibile agli utenti<br />

diversamente abili; tale accessibilità dovrà comunque essere garantita<br />

ad almeno un settore dell’impianto oltre a quel<strong>lo</strong> destinato agli ospiti.<br />

Tali spazi, da dimensionare, conformare ed attrezzare in relazione alle<br />

indicazionidelleFSNeDSA,dovrannoavereaccessiindipendentie,almeno<br />

uno per ogni tipo, risultare accessibili agli utenti DA (punto 9.2).<br />

65<br />

Schede operative


66<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />

Impianti al chiuso (esclusi gli impianti natatori)<br />

B.1.4.1 Sala di attività<br />

Le pareti dovranno essere realizzate con materiali resistenti e facilmente<br />

pulibili; dovranno essere prive di sporgenze per un’altezza non inferiore<br />

a m 2,50 dal pavimento; eventuali sporgenze non eliminabili dovranno<br />

essere ben segnalate e protette contro gli urti fino a terra.<br />

Egualmente protette e facilmente individuabili, dovranno essere<br />

eventuali attrezzature <strong>sport</strong>ive presenti nella sala ma non utilizzate.<br />

Eventuali gradini dovranno essere ben segnalati da co<strong>lo</strong>re contrastante.<br />

Le vetrate, gli specchi, le parti degli impianti tecnici, gli eventuali elementi<br />

mobili di controsoffitti o simili, dovranno essere in grado di resistere,<br />

per <strong>lo</strong>ro caratteristiche costruttive e di fissaggio o mediante idonee<br />

protezioni, agli urti causati dalla palla.<br />

Dettielementi,sesituatiamenodim.2.50dalpavimento,dovrannoessere<br />

adeguatamenteprotettianchecontrogliurtiaccidentalidapartedegliutenti<br />

in modo da non arrecare danno a questi ultimi. Eventuali spigoli dovranno<br />

essere protetti per tutta l’altezza con profili arrotondati. Le vetrate in caso di<br />

rottura non dovranno produrre frammenti perico<strong>lo</strong>si; inoltre, se situate a<br />

meno di m 2.50 dal pavimento, dovranno essere dotate di vetri<br />

antisfondamento o di adeguate protezioni (punto 10.1.1).<br />

B.1.5 Impianti natatori<br />

Le prescrizioni che seguono valgono sia per gli impianti al chiuso che,<br />

per quanto applicabili, per quelli all’aperto e si intendono valide sia per<br />

gli impianti agonistici che per quelli di esercizio. (punto 10.2)<br />

Vasche nuotatori<br />

Le caratteristiche dovranno essere conformi alle specifiche tecniche<br />

della Federazione Italiana Nuoto ovvero alle norme FINA, in relazione<br />

al tipo ed al livel<strong>lo</strong> di attività previsto.


Attorno alle vasche, almeno sui lati lunghi, dovranno essere realizzate<br />

canalette di raccolta delle acque di tracimazione distinte ed indipendenti<br />

dai sistemi di smaltimento delle acque di lavaggio dell’area di bordo<br />

vasca.<br />

Sono preferibili i bordi vasca che consentano un facile appiglio da parte<br />

degli utenti in acqua e una più agevole uscita dall’acqua.<br />

La temperatura dell’acqua delle vasche non dovrà essere inferiore a<br />

24°C (preferibili 26-28°C). Per le competizioni dovranno essere adottate<br />

le temperature previste dalle norme FIN e FINA (punto 10.2.1).<br />

Piano vasche<br />

“…” Lungo il perimetro di ciascuna vasca dovranno essere presenti<br />

aree di bordo vasca di idonea larghezza per garantire la sicurezza degli<br />

utenti. La distanza minima di ostacoli fissi dal bordo vasca dovrà essere<br />

non inferiore a m 1,50; tuttavia al fine di garantire una sufficiente<br />

funzionalità <strong>sport</strong>iva, sarà preferibile che la larghezza del bordo vasca<br />

non risulti inferiore a:<br />

• m 2,50 per i lati lunghi e m 4 per quelli corti e per il distacco tra vasche<br />

contigue, per le vasche fino a m 33,33;<br />

• m 3.50 sui lati lunghi e m 6 per quelli corti e per il distacco tra vasche<br />

contigue, per le vasche da m 50.<br />

La pavimentazione del piano vasche dovrà essere antisdrucciolevole,<br />

facilmente pulibile e igienizzabile con i prodotti in comune commercio.<br />

Eventuali pontoni mobili dovranno avere larghezza non inferiore a quella<br />

indicata per le aree di bordo vasca (minimo m 1,50) ed essere realizzati<br />

secondo le indicazioni della FIN.<br />

In ogni caso, ove costituiscano parete di virata dovranno avere<br />

caratteristiche ana<strong>lo</strong>ghe a quelle delle pareti verticali. Inoltre non<br />

dovranno costituire perico<strong>lo</strong> per gli utenti in acqua, né consentire il <strong>lo</strong>ro<br />

sotto passaggio o lasciare aperture perico<strong>lo</strong>se in corrispondenza del<br />

fondo delle vasche (punto 10.2.3).<br />

67<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!


68<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />

B.2 Regolamenti tecnici e procedure di mo<strong>lo</strong>gazione<br />

delle FSN e DSA<br />

I regolamenti tecnici e le procedure di omo<strong>lo</strong>gazione sono stabiliti<br />

autonomamente dalle FSN e DSA in relazione alle caratteristiche delle<br />

discipline <strong>sport</strong>ive di competenza ed al livel<strong>lo</strong> di attività praticato e sono<br />

approvati dagli organi ufficiali delle FSN e DSA stesse.<br />

Per omo<strong>lo</strong>gazione di un impianto <strong>sport</strong>ivo si intende l’attestazione di<br />

idoneità al<strong>lo</strong> svolgimento delle competizioni e all’omo<strong>lo</strong>gazione dei<br />

risultati di un determinato livel<strong>lo</strong> e/o all’esercizio della pratica <strong>sport</strong>iva,<br />

riferita ad un impianto <strong>sport</strong>ivo realizzato, completo e potenzialmente<br />

funzionante. L’atto di omo<strong>lo</strong>gazione è atto ufficiale emesso dalle FSN<br />

e DSA, anche se per le procedure di verifica tecnica le FSN e DSA possono<br />

delegare altri soggetti.<br />

Nell’atto di omo<strong>lo</strong>gazione deve essere indicata la durata di validità, al<br />

termine della quale l’impianto dovrà ottenere una nuova omo<strong>lo</strong>gazione.<br />

È compito di ogni FSN e DSA emanare, per ogni disciplina <strong>sport</strong>iva, uno<br />

o più regolamenti tecnici che per ogni livel<strong>lo</strong> di competizione (es.<br />

internazionale, nazionale, <strong>lo</strong>cale) e possibilmente per la relativa attività<br />

di esercizio, definiscano in modo completo ed univoco le procedure di<br />

omo<strong>lo</strong>gazione ed i requisiti, in particolare le caratteristiche funzionali,<br />

geometriche (anche per mezzo di disegni e grafici leggibili), tecniche<br />

degli impianti e delle attrezzature utilizzate, nonché i relativi requisiti<br />

di sicurezza e di compatibilità ambientale. Per quanto possibile, per<br />

tutte le caratteristiche fondamentali degli spazi e delle attrezzature<br />

(tipo<strong>lo</strong>giche, descrittive,geometriche, meccaniche, fotometriche,<br />

acustiche, ecc.) devono essere indicati i requisiti, le normative di<br />

riferimento italiane o internazionali (UNI, UNI EN, UNI ISO, ISO), i metodi<br />

di verifica, i parametri di valutazione, i va<strong>lo</strong>ri minimi o i campi di variabilità<br />

accettabili.<br />

I regolamenti tecnici e le procedure di omo<strong>lo</strong>gazione, anche se conformi<br />

ad ana<strong>lo</strong>ghi regolamenti di Federazioni Internazionali, devono essere<br />

scritti in lingua italiana (punto 12).


3.2.C LA SICUREZZA STRUTTURALE<br />

Norme di riferimento:<br />

Decreto Ministeriale 18/03/1996, artt. 17, 19<br />

Sono tenuti a rispettarle i seguenti impianti:<br />

Impianti, complessi e spazi di attività <strong>sport</strong>iva, sia di tipo agonistico<br />

che di esercizio in cui si svolgono manifestazioni e/o attività<br />

<strong>sport</strong>ive regolate dal CONI e dalle Federazioni Sportive Nazionali<br />

riconosciute ove è prevista la presenza di spettatori in numero<br />

superiore a 100<br />

Decreto Ministeriale 18/03/1996, art. 20<br />

Sono tenuti a rispettarle i seguenti impianti:<br />

Impianti, complessi e spazi di attività <strong>sport</strong>iva sia di tipo agonistico<br />

che di esercizio in cui si svolgono manifestazioni e/o attività<br />

<strong>sport</strong>ive regolate dal CONI e dalle Federazioni <strong>sport</strong>ive nazionali<br />

riconosciute ove è prevista la presenza di spettatori in non superiore<br />

a 100 o privi di spettatori<br />

69<br />

Schede operative


70<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />

C.1 D.M. 18/03/1996<br />

C.1.1 Gestione della sicurezza antincendio (art. 19)<br />

Il titolare dell’impianto o complesso <strong>sport</strong>ivo è responsabile del<br />

mantenimento delle condizioni di sicurezza. Può avvalersi di una persona<br />

appositamente incaricata che deve essere presente durante l’esercizio<br />

dell’attività <strong>sport</strong>iva. Il titolare deve curare la predisposizione di:<br />

• un piano di sicurezza ;<br />

• un’idonea segnaletica di sicurezza;<br />

• un piano d’emergenza.<br />

Piano di sicurezza (art.19, comma 3)<br />

È il documento finalizzato all’individuazione, in termini organizzativi,<br />

procedurali e tecnici, delle migliori condizioni di esercizio dell’impianto<br />

e delle modalità di gestione delle emergenze.<br />

Il piano deve:<br />

• disciplinare le attività di control<strong>lo</strong> per prevenire gli incendi;<br />

• prevedere l’istruzione e la formazione del personale addetto alla struttura,<br />

comprese le esercitazioni sull’uso dei mezzi antincendio e sulle<br />

procedure di evacuazione in caso di emergenza;<br />

• contemplare le informazioni sulle procedure da seguire in caso di incendio<br />

o altra emergenza;<br />

• garantire il funzionamento, durante le manifestazioni, dei dispositivi<br />

di control<strong>lo</strong> degli spettatori di cui all’art. 18;<br />

• garantire la perfetta fruibilità e funzionalità delle vie di esodo;<br />

• garantire la manutenzione e l’efficienza dei mezzi e degli impianti antincendio;<br />

• garantire la manutenzione e l’efficienza o la stabilità delle strutture<br />

fisse o mobili della zona di attività <strong>sport</strong>iva e della zona spettatori;<br />

• garantire la manutenzione e l’efficienza degli impianti;<br />

• contenere l’indicazione delle modalità per fornire assistenza e collaborazione<br />

ai Vigili del fuoco ed al personale adibito al soccorso in caso<br />

di emergenza;


• prevedere l’istituzione di un registro dei controlli periodici ove annotare<br />

gli interventi di manutenzione per l’efficienza degli impianti.<br />

Segnaletica di sicurezza (Art. 19, comma 5)<br />

La segnaletica di sicurezza deve essere conforme al D.lgs 493 del<br />

1996 e consentire l’individuazione delle vie di uscita, dei servizi di<br />

supporto dei posti di pronto soccorso dei mezzi e impianti antincendio.<br />

Appositi cartelli devono indicare le prime misure di pronto soccorso.<br />

All’ingresso dell’impianto o complesso <strong>sport</strong>ivo devono essere esposte,<br />

bene in vista, precise istruzioni relative al comportamento del personale<br />

e del pubblico in caso di sinistro ed una planimetria generale per le<br />

squadre di soccorso che indichi la posizione:<br />

• delle scale e delle vie di esodo;<br />

• dei mezzi e degli impianti di estinzione disponibili;<br />

• dei dispositivi di arresto degli impianti di distribuzione del gas e<br />

dell’elettricità;<br />

• del dispositivo di arresto del sistema di ventilazione;<br />

• del quadro generale del sistema di rilevazione e di allarme;<br />

• degli impianti e dei <strong>lo</strong>cali che presentano un rischio speciale;<br />

• degli spazi calmi.<br />

A ciascun piano deve essere esposta una planimetria d’orientamento, in<br />

prossimità delle vie di esodo.<br />

La posizione e la funzione degli spazi calmi deve essere adeguatamente<br />

segnalata.<br />

In prossimità dell’uscita dal<strong>lo</strong> spazio riservato agli spettatori, precise<br />

istruzioni devono indicare il comportamento da tenere in caso di incendio<br />

e devono essere accompagnate da una planimetria semplificata del piano.<br />

71<br />

Schede operative


72<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />

Il piano d’emergenza (Art. 19, comma 6)<br />

Il piano di emergenza è un documento scritto che contiene la raccolta<br />

di informazioni pronte per essere usate dal personale addetto e dagli<br />

enti di soccorso pubblico per determinare il tipo di risposta per incidenti<br />

ragionevolmente prevedibili in una determinata attività.<br />

Il piano d’emergenza deve indicare, tra l’altro:<br />

• l’organigramma del servizio di sicurezza preposto alla gestione<br />

dell’emergenza, con indicazione dei nominativi e delle relative funzioni;<br />

• le modalità delle comunicazioni radio e/o telefoniche tra il personale<br />

addetto alla gestione dell’emergenza, nonché quelle previste per il<br />

responsabile interno della sicurezza ed i rappresentanti delle Forze<br />

dell’ordine, dei Vigili del fuoco e degli enti di soccorso sanitario;<br />

•leazionicheilpersonaleaddettodevemettereinattoincasodiemergenza;<br />

• le procedure per l’esodo del pubblico.<br />

Il piano di emergenza deve essere aggiornato in occasione di ogni<br />

utilizzo dell’impianto per manifestazioni temporanee ed occasionali<br />

diverse da quelle ordinariamente previste al suo interno.


C.1.2 Gestione della sicurezza degli Impianti tecnici (Art. 17)<br />

Negli impianti <strong>sport</strong>ivi devono essere garantite adeguate condizioni di<br />

sicurezza degli impianti tecnici aventi caratteristiche di potenziale<br />

perico<strong>lo</strong>sità.<br />

In particolare tutti i materiali, i macchinari e le apparecchiature, nonché<br />

le installazioni e gli impianti elettrici ed elettronici devono essere<br />

progettati, realizzati e costruiti a regola d’arte.<br />

Ferme restando le disposizioni legislative e regolamentari di recepimento<br />

delle direttive comunitarie essi si considerano costruiti a regola d’arte<br />

se sono realizzati secondo le pertinenti norme tecniche.<br />

Impianti elettrici (Art. 17)<br />

Gli Impianti elettrici realizzati in conformità alla vigente normativa e alle<br />

norme dell’UNI, del CEI o di altri Enti di normalizzazione appartenenti agli<br />

Stati membri dell’Unione europea si considerano eseguiti secondo la<br />

regola dell’arte.<br />

Previa effettuazione delle verifiche previste dalla normativa vigente,<br />

l’impresa installatrice rilascia al committente la dichiarazione di<br />

conformità 11 degli impianti realizzati nel rispetto delle citate norme. In<br />

caso di rifacimento parziale di impianti, il progetto, la dichiarazione di<br />

conformità, e l’attestazione di collaudo ove previsto, si riferiscono alla<br />

sola parte degli impianti oggetto dell’opera di rifacimento, ma tengono<br />

conto della sicurezza e funzionalità dell’intero impianto.<br />

Gli impianti di messa a terra, le installazioni alimentate in tensione, le installazionieidispositividiprotezionecontrolescaricheatmosferiche,gliimpianti<br />

elettrici installati nelle zone con perico<strong>lo</strong> d’esp<strong>lo</strong>sione devono essere sottoposti<br />

a controlli periodici di efficienza, affinchè, in particolare, non costituiscanocausaprimariadiincendioodiesp<strong>lo</strong>sioneopropagazioned’incendio.<br />

11 A decorrere dal 27/3/2008 la L. 46/90 (ad eccezione dell’ artico<strong>lo</strong> riguardante le verifiche) il<br />

regolamento di cui al D.P.R. 447/91 e gli articoli da 107 a 121 del D.P.R. 380/2001, sono<br />

stati abrogati e sostituiti dal D.M. 22.01.2008 n° 37.<br />

Cfr anche Art. 81 del D.Lgs 81 del 2008<br />

73<br />

Schede operative


74<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />

Gli impianti al chiuso, quelli all’aperto per i quali è previsto l’uso notturno<br />

e gli ambienti interni degli impianti <strong>sport</strong>ivi all’aperto, devono essere<br />

dotati di un impianto di illuminazione di sicurezza.<br />

Il quadro elettrico generale deve essere ubicato in posizione facilmente<br />

accessibile, segnalata e protetta dall’incendio per consentire di porre<br />

fuori tensione l’impianto elettrico dell’attività.<br />

Impianto di allarme (Art. 17)<br />

Per impianto di allarme incendio si intende un insieme di dispositivi<br />

elettronici predisposti per rilevare la presenza di un incendio dentro<br />

un edificio e per segnalare l’allarme sonoro a tutti i presenti. Si distinguono<br />

a tal fine:<br />

• dispositivi di rivelazione fumi e incendi in grado di rilevare e segnalare<br />

la presenza di un incendio all’interno di un edificio o altra infrastruttura.<br />

• dispositivi di segnalazione muniti di un impianto di allarme acustico in<br />

grado di avvertire i presenti delle condizioni di perico<strong>lo</strong> in caso di incendio.<br />

I dispositivi sonori devono avere caratteristiche e sistemazione tali da<br />

poter segnalare il perico<strong>lo</strong> a tutti gli occupanti dell’impianto <strong>sport</strong>ivo o<br />

delle parti di esso coinvolte dall’incendio.


Impianti di estinzione degli incendi (Art. 19)<br />

Estintori<br />

Tutti gli impianti <strong>sport</strong>ivi devono essere dotati di un adeguato numero<br />

di estintori portatili distribuiti in modo uniforme e ubicati in posizione<br />

accessibile e visibile ed in particolare in prossimità degli accessi o delle<br />

aree di maggior perico<strong>lo</strong>: appositi cartelli segnalatori devono facilitarne<br />

l’individuazione, anche a distanza.<br />

Impianto idrico antincendio<br />

Gli idranti e i naspi devono essere:<br />

• distribuiti in modo da consentire l’intervento in tutte le aree dell’attività;<br />

• dis<strong>lo</strong>cati in posizione accessibile e visibile;<br />

• segnalati con appositi cartelli che ne agevolino l’individuazione<br />

a distanza.<br />

Gli idranti e i naspi non devono essere posti all’interno delle scale in<br />

modo da non ostacolare l’esodo delle persone.<br />

75<br />

Schede operative


76<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />

C.2 D.M. 18/03/1996, art. 20<br />

C.2.1 Obblighi per gli Impianti <strong>sport</strong>ivi ove è prevista una presenza<br />

di spettatori non superiore a 100<br />

Il titolare di questo genere di impianti non è tenuto a predisporre il piano<br />

della sicurezza, ma deve in ogni caso adempiere alle seguenti<br />

prescrizioni:<br />

• redigere una dichiarazione attestante l’indicazione della massima<br />

capienza della zona spettatori;<br />

• realizzare gli impianti elettrici in conformità alle vigenti norme di<br />

sicurezza (vedi scheda C.1.2.1);<br />

• dotare gli impianti al chiuso e gli ambienti interni degli ambienti all’<br />

aperto di un adeguato numero di estintori portatili;<br />

•attivare le procedure per la corretta gestione della sicurezza antincendio;<br />

• installare apposita segnaletica di sicurezza conforme alla direttiva<br />

92/58/CEE 1992;<br />

• garantire le condizioni igieniche dell’impianto;<br />

• garantire la conformità degli impianto ai regolamenti del CONI e delle<br />

Federazioni <strong>sport</strong>ive Nazionali.


3.2.D LA SICUREZZA NELL’AMBIENTE DI LAVORO<br />

D.1 Decreto legislativo 9 aprile 2008 n. 81<br />

Sono tenuti a rispettarle i seguenti impianti:<br />

Tutti gli impianti, complessi e gli spazi di attività <strong>sport</strong>iva ove siano<br />

presenti lavoratori o equiparati<br />

D.1.1 Principali definizioni (Art. 2)<br />

Datore di lavoro: il soggetto titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore<br />

o, comunque, il soggetto che, secondo il tipo e l’assetto dell’organizzazione<br />

nel cui ambito il lavoratore presta la propria attività, ha la<br />

responsabilità della organizzazione stessa o dell’unità produttiva in<br />

quanto esercita i poteri decisionali e di spesa.<br />

Responsabile del servizio di prevenzione e protezione: persona in<br />

possesso delle capacità e dei requisiti professionali di cui all’art 32,<br />

designata dal datore di lavoro per coordinare il servizio di prevenzione<br />

e protezione.<br />

Medico competente: medico in possesso di uno dei titoli e dei requisiti<br />

formativi e professionali di cui all’art 38, che collabora con il datore di<br />

lavoro ai fini della valutazione dei rischi ed è nominato dal<strong>lo</strong> stesso per<br />

effettuare la sorveglianza sanitaria e per tutti gli altri compiti di cui al<br />

presente decreto.<br />

Servizio di prevenzione e protezione dai rischi: insieme delle persone,<br />

sistemi e mezzi interni o esterni all’azienda finalizzati all’attività di<br />

prevenzione e protezione dai rischi professionali per i lavoratori.<br />

Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza: persona eletta o<br />

designata per rappresentare i lavoratori per quanto concerne gli aspetti<br />

della salute e della sicurezza durante il lavoro.<br />

77<br />

Schede operative


78<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />

Sorveglianza sanitaria: insieme degli atti medici, finalizzati alla tutela<br />

del<strong>lo</strong> stato di salute e sicurezza dei lavoratori in relazione all’ambiente<br />

di lavoro, ai fattori di rischio professionali e alle modalità di svolgimento<br />

delle attività lavorative.<br />

Prevenzione: il complesso delle disposizioni o misure necessarie,<br />

anche secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, per<br />

evitare o diminuire i rischi professionali nel rispetto della salute della<br />

popolazione e dell’integrità dell’ambiente esterno.<br />

Valutazione dei rischi: valutazione g<strong>lo</strong>bale e documentata di tutti i<br />

rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori presenti nell’ambito<br />

dell’organizzazione in cui essi prestano la propria attività, finalizzata<br />

ad individuare le adeguate misure di prevenzione e ad elaborare il<br />

programma delle misure atte a garantire il miglioramento nel tempo<br />

dei livelli di salute e sicurezza.<br />

Model<strong>lo</strong> di organizzazione e di gestione: model<strong>lo</strong> organizzativo e<br />

gestionale per la definizione e l’attuazione di una politica aziendale per<br />

la salute e sicurezza (ai sensi dell’art.6, comma 1, lettera a), del decreto<br />

Lgs. 231/ 2001) idoneo a prevenire i reati di cui agli artt. 589 e 590,<br />

terzo comma, del codice penale, commessi con violazione delle norme<br />

antinfortunistiche e sulla tutela della salute sul lavoro.


D.1.2 Modelli di organizzazione e gestione (Art. 30. 1/2)<br />

Il Model<strong>lo</strong> di organizzazione e di gestione idoneo ad avere efficacia<br />

esimente dalla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche,<br />

delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica<br />

(di cui al D.Lgs 231/2001) deve essere adottato ed efficacemente<br />

attuato attraverso l’adempimento degli obblighi relativi a:<br />

• rispetto degli standard di legge relativi ad attrezzature, impianti, luoghi<br />

di lavoro, agenti chimici, fisici e bio<strong>lo</strong>gici;<br />

• attività di valutazione dei rischi e predisposizione delle misure di<br />

prevenzione e protezione conseguenti;<br />

• attività di natura organizzativa, quali emergenze, primo soccorso,<br />

gestione degli appalti, riunioni periodiche di sicurezza, consultazioni<br />

dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza;<br />

• attività di sorveglianza sanitaria;<br />

• attività di formazione e informazione dei lavoratori;<br />

• attività di vigilanza con riferimento al rispetto delle procedure e delle<br />

istruzioni di lavoro in sicurezza da parte dei lavoratori;<br />

• acquisizione di documentazione e certificazioni obbligatorie di legge;<br />

• periodiche verifiche dell’applicazione e dell’efficacia delle procedure<br />

adottate.<br />

79<br />

Schede operative


80<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />

D.1.3 Compiti del titolare dell’impianto in qualità di<br />

datore di lavoro (Artt. 15, 18)<br />

Il titolare in qualità di datore di lavoro è tenuto a:<br />

• valutare i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori nella scelta<br />

delle attrezzature di lavoro e delle sostanze o dei preparati chimici<br />

impiegati;<br />

• individuare e dare attuazione a tutte le misure di prevenzione ritenute<br />

idonee alla rimozione dei rischi accertati;<br />

• redigere un piano di sicurezza contenente la relazione sulla valutazione<br />

dei rischi, le misure di prevenzione individuate, nonché il programma<br />

degli interventi;<br />

• Designare gli addetti del servizio prevenzione e protezione delle<br />

emergenze:<br />

Responsabile servizio prevenzione e protezione;<br />

Addetto Primo Soccorso;<br />

Addetto Antincendio;<br />

Addetto Evacuazione;<br />

Medico Competente;<br />

Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza.<br />

• assicurarsi che il lavoratore riceva un’adeguata formazione in materia<br />

di sicurezza e di salute, con particolare riferimento al rischio specifico<br />

derivante dalle mansioni espletate.


La valutazione dei rischi per la salute e la sicurezza<br />

sui luoghi di lavoro (Artt. 28, 29)<br />

La valutazione dei rischi è effettuata in collaborazione con il responsabile<br />

del servizio di prevenzione e protezione e con il medico competente<br />

(nei casi in cui è obbligatoria la sorveglianza sanitaria), previa<br />

consultazione del rappresentante per la sicurezza.<br />

Al termine della valutazione viene elaborato un apposito documento<br />

che, conservato presso l’azienda, costituisce il punto di riferimento<br />

per tutti gli interventi di sicurezza in azienda.<br />

Contenuti del documento<br />

Il documento deve contenere:<br />

• una relazione sulla valutazione di tutti i rischi per la sicurezza e la salute<br />

durante l’attività lavorativa;<br />

• l’indicazione delle misure di prevenzione e di protezione attuate e<br />

dei dispositivi di protezione individuali adottati;<br />

• il programma delle misure ritenute opportune per garantire il miglioramento<br />

nel tempo dei livelli di sicurezza;<br />

• l’individuazione delle procedure per l’attuazione delle misure da realizzare,<br />

nonché dei ruoli dell’organizzazione aziendale che vi debbono<br />

provvedere, a cui devono essere assegnati unicamente soggetti<br />

in possesso di adeguate competenze e poteri;<br />

• l’indicazione del nominativo del responsabile del servizio di prevenzione<br />

e protezione, del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza<br />

o di quel<strong>lo</strong> territoriale e del medico competente che ha partecipato<br />

alla valutazione del rischio;<br />

• l’individuazione delle mansioni che eventualmente espongono i lavoratori<br />

a rischi specifici che richiedono una riconosciuta capacità<br />

professionale, specifica esperienza, adeguata formazione e addestramento.<br />

81<br />

Schede operative


82<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />

D.1.4 Il Responsabile del servizio di prevenzione e protezione (Art. 32)<br />

Il Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione viene nominato<br />

dal Datore di lavoro. Le capacità ed i requisiti professionali di tale figura<br />

devono essere adeguati alla natura dei rischi presenti sul luogo di lavoro<br />

e relativi alle attività lavorative.<br />

In particolare :<br />

• fornisce ai lavoratori le informazioni relative sia ai rischi presenti in<br />

azienda in generale ed i rischi specifici cui sono esposti in funzione<br />

dell’attività svolta;<br />

• partecipa, nei casi previsti dalla legge, alla Riunione di Prevenzione<br />

e protezione dai Rischi;<br />

• propone i programmi di formazione ed informazione dei Lavoratori<br />

in materia di sicurezza ed igiene del lavoro;<br />

• elabora i sistemi di control<strong>lo</strong> delle misure di prevenzione e protezione.<br />

D.1.5 La delega di funzioni (Artt. 16, 17)<br />

La delega di funzioni da parte del datore di lavoro é ammessa con i<br />

seguenti limiti e condizioni:<br />

• che essa risulti da atto scritto recante data certa;<br />

• che il delegato possegga tutti i requisiti di professionalità ed esperienza<br />

richiesti dalla specifica natura delle funzioni delegate;<br />

• che essa attribuisca al delegato tutti i poteri di organizzazione, gestione<br />

e control<strong>lo</strong> richiesti dalla specifica natura delle funzioni delegate;<br />

• che essa attribuisca al delegato l’autonomia di spesa necessaria al<strong>lo</strong><br />

svolgimento delle funzioni delegate;<br />

• che la delega sia accettata dal delegato per iscritto.<br />

Alla delega deve essere data adeguata e tempestiva pubblicità.<br />

La delega di funzioni non esclude l’obbligo di vigilanza in capo al datore<br />

di lavoro in ordine al corretto espletamento da parte del delegato delle<br />

funzioni trasferite.


Il datore di lavoro non può delegare le seguenti attività:<br />

• la valutazione di tutti i rischi con la conseguente elaborazione del relativo<br />

documento.<br />

• la designazione del responsabile del servizio di prevenzione e protezione<br />

dai rischi.<br />

D.1.6 Dotazioni di primo soccorso (Art. 45)<br />

Il titolare deve garantire la presenza delle attrezzature e dei dispositivi<br />

necessari per la gestione delle emergenze sanitarie.<br />

Esse devono essere mantenuti in condizioni di efficienza e di pronto<br />

impiego e custoditi in luogo idoneo e facilmente accessibile.<br />

Le caratteristiche minime delle attrezzature di pronto soccorso, i requisiti<br />

del personale addetto e la sua formazione, sono individuati dal decreto<br />

ministeriale 15 luglio 2003, n. 338 e dai successivi decreti di<br />

adeguamento.<br />

In particolare il datore di lavoro deve munire l’impianto di:<br />

Cassetta di pronto soccorso, tenuta presso ciascun luogo di lavoro,<br />

adeguatamente custodita in un luogo facilmente accessibile ed<br />

individuabile con segnaletica appropriata;<br />

Pacchetto di medicazione, tenuto presso ciascun luogo di lavoro,<br />

adeguatamente custodito e facilmente individuabile, contenente la<br />

dotazione minima indicata della quale sia costantemente assicurata,<br />

in collaborazione con il medico competente, ove previsto, la completezza<br />

ed il corretto stato d’uso dei presidi ivi contenuti;<br />

Un mezzo di comunicazione idoneo ad attivare rapidamente il sistema<br />

di emergenza del Servizio Sanitario Nazionale.<br />

83<br />

Schede operative


APPENDICE<br />

Sicurezza e qualità dei servizi <strong>sport</strong>ivi<br />

Le associazioni dei gestori di impianti <strong>sport</strong>ivi privati dedicano molta attenzione<br />

alla sicurezza, considerata elemento prioritario per la qualità del servizio fornito<br />

ai propri soci e, di conseguenza, dell’immagine del centro.<br />

La sicurezza contribuisce, infatti, ad elevare la qualità del servizio fornito<br />

dall’impianto ai fruitori, per i quali diventa un elemento che può determinare la<br />

preferenza di un centro rispetto ad un altro.<br />

Il consumatore di servizi <strong>sport</strong>ivi è un soggetto attento all’aspetto fisico e psico<strong>lo</strong>gico<br />

e cura la raccolta di informazioni sui benefici della pratica <strong>sport</strong>iva, sia a livel<strong>lo</strong><br />

agonistico sia, ed è questa la grande novità, a livel<strong>lo</strong> amatoriale.<br />

Il primo step da sviluppare per la sicurezza della pratica <strong>sport</strong>iva riguarda la persona<br />

stessa.<br />

Per garantire la salute e l’integrità dell’atleta o praticante amatoriale; è essenziale<br />

la certificazione medica che può essere di due tipi:<br />

1) certificato di idoneità alla pratica <strong>sport</strong>iva;<br />

2) certificato di idoneità alla pratica <strong>sport</strong>iva agonistica.<br />

Il certificato medico garantisce l’idoneità del soggetto e del suo stato di salute,<br />

fornendo garanzie e informazioni sulla capacità di praticare e resistere a carichi<br />

di lavoro che le discipline <strong>sport</strong>ive richiedono. Mentre per la pratica amatoriale<br />

è richiesto un certificato di “sana e robusta costituzione” (rilasciato dal medico<br />

di famiglia che conosce il soggetto ed è in grado di certificarne l’attitudine alla<br />

pratica <strong>sport</strong>iva fino ad una media intensità), per gli atleti che svolgono attività<br />

agonistica è richiesta una visita medica molto approfondita, che prevede anche<br />

una prova sotto sforzo per verificare <strong>lo</strong> stato di salute del cuore.<br />

La visita medica, oltre ad avere l’obiettivo di prevenire, consente anche di ottenere<br />

informazioni sulla qualità dell’allenamento e i margini di miglioramento del soggetto.<br />

Inoltre strettamente legato alla salute del praticante, è il tema dell’antidoping.<br />

Considerato che so<strong>lo</strong> gli atleti professionisti sono sottoposti a controlli antidoping,<br />

è necessario divulgare la cultura dell’antidoping nel segmento praticanti, che<br />

85<br />

Appendice


86<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />

potrebbero, per non conoscenza o superficialità, fare uso di sostanze nocive alla<br />

salute. La campagna di sensibilizzazione spetta sicuramente agli istruttori, allenatori<br />

e dirigenti <strong>sport</strong>ivi, cioè a co<strong>lo</strong>ro che seguono più da vicino i praticanti/atleti e<br />

possono spiegare le conseguenze dell’uso di sostanze dopanti. Quindi, i gestori<br />

dell’impianto <strong>sport</strong>ivo devono farsi portatori della cultura antidoping, utilizzando<br />

tutti gli strumenti della comunicazione interna per divulgare il messaggio.<br />

Rimanendo sul tema della sicurezza della persona, l’altro aspetto fondamentale<br />

è la capacità di pronto intervento e gestione dell’infortunio prima di eventuale<br />

intervento di personale medico.<br />

Il centro <strong>sport</strong>ivo deve essere dotato di cassetta di pronto intervento (con farmaci<br />

e presidi medico chirurgici di primo intervento), apparecchio per misurare la<br />

pressione arteriosa, inoltre bisognerebbe dotare ogni impianto di un defibrillatore.<br />

La presenza di questi strumenti, tuttavia, deve essere completata dalla capacità<br />

del personale del centro ad utilizzarli. I trainers devono essere formati per essere<br />

in grado di utilizzare gli strumenti di pronto intervento (esempio: corso BLS).<br />

Il personale dell’impianto deve seguire corsi di aggiornamento professionale per<br />

ottenere una conoscenza qualificata e certificata da titoli riconosciuti a livel<strong>lo</strong><br />

universitario o rilasciati dal CONI o dalle Federazioni.<br />

Il concetto di sicurezza dell’impianto si rivolge anche alla <strong>lo</strong>gistica e organizzazione<br />

della struttura o impianto <strong>sport</strong>ivo.<br />

Questo deve essere realizzato ponendo attenzione essenzialmente alle persone che<br />

ne vengono in contatto, dunque i lavoratori (istruttori, operatori front office,<br />

assistenti, addetti pulizia, etc.) i soci, i visitatori occasionali.<br />

Per ogni disciplina praticata, corrisponde un diverso standard di sicurezza da<br />

seguire, essendo differente la realizzazione di una piscina, rispetto ad un campo<br />

di calcio o di basket.<br />

Ci sono, certamente, elementi comuni che vanno rispettati come assicurare la<br />

corretta procedura per la sicurezza antincendio, il rispetto delle norme CONI,<br />

la conformità alla legge degli impianti elettrici, la garanzia delle caratteristiche<br />

igieniche dell’impianto.<br />

Occorre nel<strong>lo</strong> specifico adattare poi le procedure di sicurezza al tipo di disciplina<br />

praticata: pensiamo alla realizzazione di una piscina, in cui si deve considerare<br />

un piano antiscivo<strong>lo</strong>, bordo piscina, b<strong>lo</strong>cchi di partenza, rispetto a un campo di<br />

calcio, per cui si deve prestare attenzione alla superficie (utilizzo materiali non


nocivi), alla recinzione, alle porte, agli spazi bordo campo, a un campo di basket,<br />

in cui ci sono i tabel<strong>lo</strong>ni canestro con caratteristiche di sicurezza ben precisi.<br />

Infine, sempre per quel che riguarda la struttura è importante la cura e la qualità<br />

degli impianti tecno<strong>lo</strong>gici che devono essere sempre integrati con l’ambiente e,<br />

quindi, poco inquinanti e biocompatibili.<br />

Altro elemento che contribuisce ad aumentare il livel<strong>lo</strong> di sicurezza è la cura delle<br />

norme igenico-sanitarie dei luoghi praticati con specifici sistemi di pulizia e di<br />

manutenzione e utilizzo di prodotti riconosciuti come non nocivi. Anche in<br />

questo caso, risulta molto importante impiegare personale adeguato e formato<br />

per l’utilizzo delle sostanze in questione.<br />

Tra gli aspetti <strong>lo</strong>gistici legati alla struttura <strong>sport</strong>iva, occorre evidenziare l’importanza<br />

della fruibilità da parte di persone diversamente abili, quindi l’assenza di barriere<br />

architettoniche.<br />

Si deve prevedere la possibilità per persone con ridotta o impedita capacità motoria<br />

o sensoriale di raggiungere l’impianto e singole strutture (campi, palestra, piscina),<br />

di entrarvi agevolmente e di fruire di spazi ed attrezzature in condizioni di adeguata<br />

sicurezza e autonomia.<br />

Altrettanto occorre fare per consentire la visitabilità dell’impianto, ovvero creare<br />

la possibilità per persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale di<br />

accedere agli spazi di relazione (zona di lavoro, servizio, incontro) e ad almeno<br />

un servizio igienico.<br />

Gli elementi esaminati contribuiscono a creare uno standard di qualità.<br />

Le associazioni dei gestori privati, insieme al CONI, hanno introdotto la<br />

certificazione di qualità sul model<strong>lo</strong> già conosciuto nel settore alberghiero.<br />

Un marchio di qualità con il sistema delle stelle (3/4/5) o con caratteri distintivi<br />

simili rappresentano per l’utente un meccanismo di scelta chiaro e inequivocabile.<br />

Il tutto certificato e provato da società di verifica legate al CONI.<br />

La qualità del servizio è legata anche al benessere psicofisico che si riesce a far<br />

vivere, elemento importante nel processo di mantenimento e diffusione della<br />

buona salute.<br />

Pietro Tornaboni<br />

87<br />

Appendice


88<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />

Linee guida per gli impianti <strong>sport</strong>ivi complementari.<br />

Una sintesi<br />

Il C.O.N.I. con delibera del Consiglio Nazionale n. 1379 del 25 luglio 2008, ha<br />

aggiornato le norme riguardanti l’Impiantistica Sportiva.<br />

Tali norme hanno <strong>lo</strong> scopo di individuare i livelli minimi qualitative e quantitativi<br />

al fine di garantire idonei livelli di:<br />

1. funzionalità<br />

2. igiene<br />

3. sicurezza<br />

realizzando così un concreto programma di prevenzione, relativamente alla<br />

costruzione e alla ristrutturazione degli impianti <strong>sport</strong>ivi.<br />

Nelle “norme CONI per l’impiantistica <strong>sport</strong>iva” vegono individuati gli “impianti<br />

<strong>sport</strong>ivi agonistici” e quelli “di esercizio”, rinviando quanto di competenza alle<br />

FSN e DSA per le omo<strong>lo</strong>gazioni degli impianti stessi ai fini del<strong>lo</strong> svolgimento<br />

delle gare (appunto, agonistico e/o propedeutiche).<br />

Vengono inoltre individuati “impianti <strong>sport</strong>ivi complementari” tra quelli destinati<br />

esclusivamente alla pratica di attività fisico-<strong>sport</strong>ive non regolamentate dalle FSN<br />

e DSA.<br />

Di seguito si citeranno alcuni punti e passaggi ritenuti fondamentali relativi alle<br />

Linee guida per gli impianti <strong>sport</strong>ivi complementari.


14 – Impianti per il Fitness<br />

[……]. Compatibilmente con la normativa vigente di sicurezza, gli impianti<br />

destinati al fitness possono essere ubicati nel volume di edifici ove si svolgono<br />

altre attività. Gli impianti devono disporre di tutte le autorizzazioni prescritte<br />

dalla normativa vigente in materia di edilizia, sicurezza e igiene. Le strutture<br />

orizzontali e verticali dovranno risultare idonee a sostenere il sovraccarico accidentale<br />

delle macchine utilizzate ed i carichi statici e dinamici derivanti dall’attività svolta<br />

(azione dinamica sincrona degli utenti).<br />

Ai fini dell’adozione dei presidi e dei sistemi di protezione, le attrezzature ed i<br />

materiali devono essere opportunamente inclusi nel calco<strong>lo</strong> del carico d’incendio,<br />

come prescritto dalla vigente normativa. L’impianto deve essere dotato della<br />

segnaletica di sicurezza prescritta dalla Legge e di tutte le segnalazioni utili alla<br />

migliore fruizione dell’impianto stesso, in particolare quelle relative al<br />

riconoscimento dei luoghi, all’indicazione dei percorsi, delle vie d’uscita, dei<br />

presidi antincendio, ecc. Ogni sala per attività motorie deve essere dotata di cartelli<br />

indicanti la massima capienza complessiva di utenti e addetti.<br />

I percorsi interni devono essere il più possibile lineari e devono avere larghezza<br />

non inferiore a m 1,20. I percorsi verso le uscite devono essere sempre lasciati<br />

liberi. Tutti gli spazi devono essere fruibili da parte di utenti e operatori DA.<br />

14.2.4 – Altezze libere<br />

L’altezza libera al di sopra del<strong>lo</strong> spazio di attività (superficie dell’acqua per le<br />

vasche) deve consentire <strong>lo</strong> svolgimento dell’attività stessa, tenendo conto del<br />

raggio d’azione di eventuali attrezzi, con un congruo margine di sicurezza; tale<br />

margine dovrà essere di almeno m 0,60, preferibilmente m 0,80. L’altezza media<br />

dei <strong>lo</strong>cali al chiuso non potrà essere inferiore a m 3,00 e comunque in ogni punto<br />

non inferiore a m 2,70.<br />

14.2.5 – Dimensioni e massimo affollamento<br />

Le dimensioni degli spazi di attività dovranno consentire un agevole svolgimento<br />

dell’attività stessa in condizioni di sicurezza. Purché compatibile con l’attività<br />

svolta, è tollerata all’interno del<strong>lo</strong> spazio di attività, la presenza di pilastri o setti,<br />

i cui spigoli devono essere rivestiti con materiali atti a proteggere gli utenti in<br />

caso di urto.<br />

89<br />

Appendice


90<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />

“….”<br />

Nell’individuazione delle vie d’esodo dovrà tenersi conto dei tempi di deflusso<br />

dagli spazi anche da parte degli utenti DA.<br />

14.3.4 – Locali medici.<br />

In funzione della dimensione dell’impianto, è opportuno che sia presente un<br />

<strong>lo</strong>cale infermeria, con funzioni di primo soccorso, eventualmente adibito anche<br />

ad attività con esso compatibili (es. <strong>lo</strong>cali visite mdiche), con caratteristiche<br />

ana<strong>lo</strong>ghe a quelle indicate nella Parte I – art. 8.3.3.<br />

15 - Percorsi attrezzati nel verde (Percorsi vita)<br />

Sono costituiti da itinerari dotati di attrezzature (stazioni) destinate a migliorare<br />

il tono ed il coordinamento muscolari (jogging, footing, esercizi all’aperto, ecc.).<br />

Di massima tali opere non necessitano di <strong>lo</strong>cali accessori ad esse dedicati. Per la<br />

<strong>lo</strong>ro funzionalità è comunque opportuna la disponibilità di servizi minimi (WC),<br />

anche ubicati in strutture a diversa destinazione.<br />

L’area per la realizzazione può avere estensione varia, orientativamente circa un<br />

ettaro, sita preferibilmente in ambiente naturale o parco. Possono comunque essere<br />

previste differenti estensioni e col<strong>lo</strong>cazioni, purché sia garantita la funzionalità<br />

generale come successivamente specificato. Le stazioni, in numero variabile<br />

generalmente da 6 a 26, dovranno essere dis<strong>lo</strong>cate in modo da consentire percorsi<br />

intermedi, anche variamente articolati, di 50 - 200 m. L’area della stazione,<br />

preferibilmente pianeggiante, dovrà consentire l’installazione delle attrezzature<br />

con sufficienti fasce di rispetto circostanti larghe circa m 3. La pavimentazione<br />

potrà essere di qualsiasi tipo, preferibilmente terreno naturale, possibilmente<br />

inerbito, comunque facilmente drenante per evitare ristagni d’acqua piovana.<br />

Le attrezzature, costituite da panche, ceppi, plinti, paletti, passaggi, scale, pali,<br />

sbarre disposte a varie altezze, sostegni con funi e simili, saranno di massima<br />

realizzati con strutture in legno, anche utilizzando elementi naturali reperibili in<br />

<strong>lo</strong>co. Onde poter resistere alle intemperie è comunque opportuno che i materiali<br />

siano trattati con impregnanti o protettivi. Gli elementi di collegamento e la<br />

ferramenta in genere dovranno essere protetti dalla ruggine. Tutti gli elementi


strutturali dovranno essere saldamente collegati tra <strong>lo</strong>ro e stabilmente ancorati al<br />

terreno o nella pavimentazione, ove necessario con plinti di adeguate dimensioni.<br />

I collegamenti e gli ancoraggi dovranno essere in grado di sopportare le sollecitazioni<br />

anche dinamiche dovute all’uso tenendo conto di un idoneo coefficiente di sicurezza<br />

da applicare ai carichi di esercizio che, salvo diverso giustificato criterio di verifica<br />

o documentazione sperimentale, dovrà risultare non inferiore a 3. Ana<strong>lo</strong>go<br />

dimensionamento alle sollecitazioni dovrà essere assicurato per le diverse parti<br />

costitutive, gli elementi di giunzione, sospensione e simili. Al fine di evitare danni<br />

agli utenti, dovranno essere evitate sporgenze, elementi con spigoli vivi o scheggiabili,<br />

parti metalliche appuntite o taglienti e simili, elementi sporgenti non facilmente<br />

individuabili o non segnalati. Per le tipo<strong>lo</strong>gie di attrezzi e per altre indicazioni si<br />

farà riferimento alle normative UNI EN vigenti.<br />

16 - Piste ciclabili<br />

Si fa riferimento alle piste ciclabili comunque realizzate ma con modalità di<br />

utilizzazione regolamentata e controllata.<br />

Sono escluse le piste provvisoriamente destinate ad attività <strong>sport</strong>iva ed i circuiti<br />

ciclabili regolamentati dalla F.C.I. Ove esistenti dovranno comunque essere<br />

rispettate normative specifiche al riguardo (prescrizioni di legge, norme <strong>lo</strong>cali,<br />

ecc.).<br />

Le piste in argomento sono costituite da un percorso continuo, con caratteristiche<br />

del tracciato stabilite in modo da evitare situazioni di perico<strong>lo</strong>sità per gli utenti,<br />

in relazione alle condizioni di utilizzazione. Orientativamente si dovrà tener conto<br />

di ve<strong>lo</strong>cità comprese tra 10 e 25 Km/h, cui corrispondono spazi d’arresto dell’ordine<br />

di 2 - 10 m (in piano, su superficie asfaltata asciutta di tipo stradale). Situazioni<br />

diverse (tratti in discesa, ve<strong>lo</strong>cità superiori, ecc.) saranno da valutare in relazione<br />

all’andamento del tracciato. La lunghezza della pista potrà essere variabile anche<br />

in relazione alla conformazione dell’area disponibile; sono consigliabili lunghezze<br />

non inferiori a m 300. La larghezza delle piste, salvo quanto diversamente indicato<br />

dai regolamenti <strong>lo</strong>cali, non dovrà essere inferiore a m 2,50 se a senso unico di<br />

percorrenza ed a m 3,50 se a doppio senso. Le curve, da dimensionare in base<br />

alla ve<strong>lo</strong>cità di accesso prevista, dovranno avere raggio minimo non inferiore a<br />

tre volte la larghezza del tracciato, evitando condizioni di contro pendenza.<br />

Eventuali incroci tra piste dovranno essere segnalati e realizzati in modo da<br />

91<br />

Appendice


92<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!<br />

consentire una idonea visibilità ed i necessari spazi di arresto. Ana<strong>lo</strong>ghe segnalazioni,<br />

con modalità conformi al Codice della Strada, dovranno essere previste per<br />

eventuali attraversamenti stradali, pedonali e per altre condizioni di perico<strong>lo</strong>sità.<br />

La pista dovrà essere munita di fasce di rispetto laterali prive di ostacoli, piane,<br />

di larghezza non inferiore a m 1,50. Eventuali ostacoli non eliminabili in tale<br />

fascia dovranno essere segnalati e protetti. Per ragioni di sicurezza degli utenti è<br />

consigliabile una separazione, alta circa m 1,10, tra pista e spazi circostanti, da<br />

realizzare all’esterno della fascia di rispetto, priva di elementi sporgenti o comunque<br />

perico<strong>lo</strong>si.<br />

La pavimentazione della pista può essere realizzata con manti continui o elementi discontinui<br />

purché opportunamente col<strong>lo</strong>cati in modo stabile; in ogni caso deve essere piana e<br />

antisdrucciolevole.<br />

In relazione all’importanza, lunghezza e modalità previste per l’uso della pista,<br />

sono consigliabili attrezzature varie per il confort degli utenti, quali: aree di sosta,<br />

ripari, punti di ristoro, servizi igienici, posto di primo soccorso, parcheggi per<br />

veicoli; in ogni caso è consigliata la presenza di una o più fontanelle d’acqua<br />

potabile.<br />

Luca Colusso


RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI<br />

BRANDIZZI G., CARBONE E., Edilizia per <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>, CONI, Torino, Utet, 2004<br />

COMMISSIONE EUROPEA, Libro bianco sul<strong>lo</strong> <strong>sport</strong>, Lussemburgo, Ufficio delle pubblicazioni<br />

ufficiali delle Comunità Europee, 2007<br />

FURLAN G., Ripartizione delle responsabilità civili all’interno dell’azienda: i soggetti della<br />

prevenzione, in www.giuslavoristi.it<br />

MASSUCCI R., Legislazione per la sicurezza delle manifestazioni <strong>sport</strong>ive, in<br />

www.osservatorio<strong>sport</strong>.interno.it, 1997<br />

MUSUMARRA L. (a cura di), La gestione della sicurezza negli impianti <strong>sport</strong>ivi, Forlì,<br />

Experta edizioni, 2009<br />

RAIMONDO P., La prevenzione degli infortuni e la gestione della sicurezza nelle attività<br />

motorie negli impianti <strong>sport</strong>ivi, in AA. VV, La tutela della salute nelle attività motorie<br />

e <strong>sport</strong>ive: la prevenzione degli infortuni (a cura di C. Bottari), Sant’Arcange<strong>lo</strong> di Romagna,<br />

Maggioli Editore, 2004.<br />

93<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!


RIFERIMENTI NORMATIVI<br />

Decreto Ministeriale 18/03/1996, n 61<br />

Ministero dell’interno “Norme di sicurezza per la costruzione e l'esercizio degli impianti<br />

<strong>sport</strong>ivi” coordinato con le modifiche e le integrazioni introdotte dal Decreto Ministeriale<br />

6/06/2005;<br />

Decreto Legislativo 14/08/1996, n 493<br />

Attuazione della direttiva 92/58/CEE concernente le prescrizioni minime per la segnaletica<br />

di sicurezza e/o di salute sul luogo di lavoro;<br />

Decreto Ministeriale 15/07/ 2003, n.388<br />

Regolamento recante disposizioni sul pronto soccorso aziendale,in attuazione dell'artico<strong>lo</strong><br />

15, comma 3, del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, e successive modificazioni;<br />

Decreto Ministeriale 22/01/2008, n.37<br />

Ministero del<strong>lo</strong> Sviluppo Economico - Regolamento concernente l'attuazione dell'artico<strong>lo</strong><br />

11-quaterdecies, comma 13, lettera a) della legge n. 248 del 2 dicembre 2005, recante<br />

riordino delle disposizioni in materia di attività di installazione degli impianti all'interno<br />

degli edifici;<br />

Decreto legislativo 9/04/ 2008 , n. 81<br />

Attuazione dell'artico<strong>lo</strong> 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della<br />

salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.<br />

Norme CONI per l'impiantistica <strong>sport</strong>iva<br />

Approvate con deliberazione del Consiglio Nazionale del CONI n. 1379 del 25 giugno<br />

2008<br />

95<br />

Viva <strong>lo</strong> <strong>sport</strong>. Sicuro!


Finito di stampare<br />

nel mese di marzo 2010<br />

Pa<strong>lo</strong>mbi & Partner Srl<br />

Roma

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