Versione PDF (1,7Mb) - Unione Ex Allievi del Don Bosco di ...
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PROBLEMI SOCIALI<br />
Simaan Srugi, salesiano coa<strong>di</strong>utore<br />
Un esempio <strong>di</strong> convivenza tra le religioni<br />
Salesiano coa<strong>di</strong>utore, Servo <strong>di</strong> Dio.<br />
Nasce a Nazareth nel 1877. Rimasto<br />
orfano <strong>di</strong> padre, conosce i salesiani<br />
fin dalla sua infanzia. A 17 anni giunge<br />
come aspirante nell’opera <strong>di</strong> Beit<br />
Gemàl, una scuola agricola situata in una<br />
vallata a pochi chilometri da Gerusalemme.<br />
Divenuto salesiano, fu maestro assistente,<br />
sarto, portinaio, addetto ad una<br />
piccola riven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> commestibili a beneficio<br />
<strong>del</strong>la gente <strong>del</strong> posto e soprattutto infermiere.<br />
Dai villaggi dei <strong>di</strong>ntorni, a giorni fissi, si<br />
snodava verso il colle <strong>di</strong> Beit Gemàl una<br />
processione <strong>di</strong> povera gente. Col passare<br />
degli anni aumentavano <strong>di</strong> numero, arrivando<br />
a cento, anche centoventi al giorno.<br />
Srugi allora cessava <strong>di</strong> essere<br />
“muàllem” (maestro), e <strong>di</strong>ventava dottore:<br />
“haqìm”. Così lo chiamavano i malati.<br />
Srugi metteva a <strong>di</strong>sposizione dei malati<br />
la sua conoscenza me<strong>di</strong>ca <strong>del</strong> tutto<br />
empirica (ma aveva occhio clinico, e raramente<br />
sbagliava), curava con mezzi molto<br />
naturali, e offriva <strong>di</strong> cuore le sue povere<br />
me<strong>di</strong>cine. Al solito chi poteva pagava,<br />
(un’inezia, che però educava al senso<br />
<strong>del</strong>la giustizia e <strong>del</strong>la riconoscenza). I più<br />
Jihad<br />
poveri lo ricompensavano con un “viva<br />
Gesù!” - il suo saluto preferito - che sulla<br />
bocca <strong>di</strong> musulmani faceva uno strano<br />
effetto.<br />
Lui era davvero un “tamàn”, cioè un uomo<br />
giusto, perfetto. Anzi un “nabi”, un<br />
profeta. Spesso non gli chiedevano me<strong>di</strong>cine:<br />
era sufficiente un suo tocco, una<br />
sua preghiera e si andava via contenti.<br />
Bastava guardarlo negli occhi quando,<br />
sorridente e puntuale, si affacciava alla<br />
porta <strong>del</strong> <strong>di</strong>spensario, per concludere che<br />
quell’uomo “tamàn” aveva un fascino che<br />
non si poteva umanamente spiegare.<br />
E gli ammalati venivano da lontano; spesso<br />
dopo aver speso in me<strong>di</strong>ci e me<strong>di</strong>cine<br />
i loro magri risparmi: “Abbiamo preferito<br />
venire qui, perché abbiamo sentito parlare<br />
tanto <strong>di</strong> questo uomo da persone che<br />
sono state curate da lui. Egli è un uomo<br />
santo e siamo sicuri <strong>di</strong> quello che fa. Nelle<br />
sue mani c’è la perfezione <strong>di</strong> Allàh”.<br />
Verso la fine <strong>del</strong> 1943 la sua debolezza fisica<br />
si fece pesante; ed anche se il corpo<br />
si <strong>di</strong>sfaceva, lo spirito era rimasto in lui<br />
pronto e snello. Il 26 novembre non poteva<br />
quasi più parlare. Verso le due <strong>del</strong><br />
mattino, l’infermiere lo trovò come im-<br />
QUESTO TERMINE CHIAVE DELLA TERMINOLOGIA DEL FONDAMENTALI-<br />
SMO viene <strong>di</strong> solito tradotto con “guerra santa”. In realtà esso non<br />
contiene né il concetto <strong>di</strong> guerra, né quello <strong>di</strong> santità. Deriva da un<br />
verbo che significa SFORZARSI, IMPEGNARSI.<br />
Nel Corano si trova <strong>di</strong> solito nella frase “Jihad <strong>di</strong> sabilullah”, “sforzo o impegno<br />
sulla via <strong>di</strong> Allah” e in<strong>di</strong>ca qualsiasi attività volta alla <strong>di</strong>fesa e alla<br />
<strong>di</strong>ffusione <strong>del</strong>l’Islam, dalla semplice apologetica fino all’uso <strong>del</strong>le armi.<br />
Il significato guerresco <strong>del</strong> termine è rimasto a lungo in secondo piano.<br />
L’Iman Shamil, che nel sec. XIX guidò la lotta in Cecenia contro i Russi<br />
ed era un esperto teologo mussulmano, respingeva il termine Jihad e<br />
preferiva il termine “Ghazwat”, che in arabo ha espressamente il significato<br />
<strong>di</strong> “lotta armata”.<br />
Altri teologi liberali non considerano “Jihad” atti terroristici come quelli<br />
contro le Torri gemelle <strong>di</strong> New York.<br />
Il teologo Tantawi non ritiene che sia “Jihad” neppure l’azione dei Kamikaze<br />
palestinesi contro i civili israeliani, perché le azioni militari <strong>di</strong><br />
Israele - che per altro egli condanna decisamente - hanno una motivazione<br />
politico-strategica e non religiosa.<br />
merso in un placido sonno, con le mani<br />
incrociate sul petto. Per sempre.<br />
I primi ad accorrere per l’ultimo ad<strong>di</strong>o al<br />
“muàllem” Srugi, furono i conta<strong>di</strong>ni musulmani:<br />
sporchi, infestati, rissosi, ora hanno<br />
le lacrime agli occhi. Ricordano: “era un<br />
mare <strong>di</strong> carità. Soffriva quando ci vedeva<br />
soffrire, era contento quando ci vedeva<br />
contenti. Era un uomo fe<strong>del</strong>e alla sua religione<br />
e rispettava le altre. Me<strong>di</strong>cava la<br />
gente e Allàh guidava la sua mano. Anche<br />
se venisse un me<strong>di</strong>co più esperto <strong>di</strong> lui,<br />
nessuno mai ci curerà come lui. Era come<br />
una coppa <strong>di</strong> miele. Aveva la testa piena<br />
<strong>di</strong> para<strong>di</strong>so. Dopo Allàh, c’era Srugi”.<br />
Quei conta<strong>di</strong>ni musulmani, stupen<strong>di</strong> nelle<br />
loro iperboli orientali, si caricarono sulle<br />
spalle il feretro <strong>di</strong> Srugi e lo portarono, a<br />
turno, al cimitero.<br />
Ci furono <strong>di</strong>scorsi ufficiali ed eloquenti,<br />
<strong>di</strong>menticati. Si ricorda invece il breve <strong>di</strong>scorso<br />
non ufficiale <strong>di</strong> un musulmano che<br />
tornando a casa scuoteva la testa e <strong>di</strong>ceva:<br />
“Peccato che “muàllem” Srugi fosse<br />
cristiano. Se fosse stato musulmano lo<br />
faremmo uno dei nostri santoni”. ■<br />
E. Forti<br />
Da Nazareth qualcosa <strong>di</strong> buono<br />
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