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Valutare e gestire l'incidentalità come indicatore-unità ... - Veronafiere

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<strong>Valutare</strong> e <strong>gestire</strong> l’incidentalità <strong>come</strong> <strong>indicatore</strong>-<strong>unità</strong><br />

di misura della sicurezza offerta dall’infrastruttura<br />

di Gabriele Camomilla, Autostrade spa<br />

PREMESSA<br />

Nel recente Convegno di Riva del Garda abbiamo sentito quali<br />

metodi si stanno seguendo da parte dell’ACI e dei nuovi gruppi<br />

che probabilmente gestiranno il Piano della la Sicurezza<br />

Stradale nei prossimi anni: si dovrà considerare non solo la<br />

terna uomo veicolo strada, ma anche il contesto ambientale, che<br />

condiziona ad usi impropri le strutture stradali, la struttura del<br />

trasporto e simili.<br />

Rimane il fatto che i costruttori gestori delle strade, secondo<br />

quanto si cerca di fare nei convegni di Infravia, non possono<br />

trincerarsi dietro queste indiscutibili situazioni, perché è comunque<br />

loro compito migliorare ciò che c’è e fare al meglio il<br />

nuovo, lasciando ai pianificatori del territorio e dei trasporti, gli<br />

altri compiti che sono si importantissimi, ma non li riguardano<br />

e la cui carenza non li esenta dalla loro funzione di gestione della<br />

sicurezza. L’importante è stabilire un modus operandi tecnico<br />

che possa essere spiegato e divulgato in modo che sia applicato<br />

il più possibile.<br />

■ Serve un sistema per misurare la sicurezza della strada,<br />

perché solo con una misura sensibile, obiettiva, riconosciuta<br />

e ripetibile sarà possibile giudicare dello stato in<br />

essere della specifica strada (in rapporto ad altre simili)<br />

e se gli interventi che si eseguono per migliorala hanno<br />

o no efficacia.<br />

Per questo fine, tutti sono d’accordo che si possono usare gli incidenti<br />

che avvengono sulla strada in quanto una strada sicura<br />

non fa accadere gli incidenti oppure riduce al minimo le conseguenze<br />

degli incidenti avvenuti.<br />

Gli incidenti tra l’altro contengono al loro interno le altre due<br />

cause che governano la sicurezza, uomo e veicolo, ma se vengono<br />

considerati nel loro insieme ed in grande numero, filtrano<br />

queste presenze e possono descrivere lo stato effettivo della strada,<br />

comprensivo degli effetti psicotecnici che essa genera sulla<br />

media dei veicoli e dei guidatori (homo-vehiulus stochasticus)<br />

Si tratta di definire di comune accordo <strong>come</strong> questi incidenti devono<br />

essere usati.<br />

Il trattamento del dato deve contenere le informazioni che servono<br />

alla gestione della strada e non soltanto fornire sensazioni<br />

<strong>come</strong> accade il più delle volte con gli indicatori che si usano<br />

abitualmente.<br />

A mio parere il parametro da usare è l’incidente in rapporto al<br />

traffico smaltito (cioè il tasso di incidentalità), ma rilevato e poi<br />

confrontato nell’ambito di strade o parti di strade omogenee tra<br />

loro; solo in questo modo si avrà una scala di gravità valida<br />

per i confronti, per stabilire cioè quali sono più pericolose (o<br />

meno sicure).<br />

Sono arrivato a questa conclusione esaminando (ed anche intervenendo<br />

direttamente negli ultimi 20 anni) nei processi di gestione<br />

della sicurezza operati sulla rete autostradale a pedaggio,<br />

che <strong>come</strong> è risultato a Riva del Garda, è la struttura stradale in<br />

Misura della sicurezza stradale<br />

controtendenza rispetto l’aumento della diffuso e forte della incidentalità<br />

italiana che sta preoccupando il nostro governo.<br />

Le autostrade hanno status e trend in linea (ed anche migliori )<br />

di quelli degli altri paesi europei.<br />

Ne ricorderò le metodologie salienti già descritte nel 1997, nel<br />

mio articolo “La sicurezza autostradale - I suoi primi quarant’anni<br />

ed il suo futuro” pubblicato sulla rivista Autostrade nei numeri<br />

1/2, in occasione dei 40 anni della Società.<br />

Come vedremo, i metodi di gestione della sicurezza hanno generato<br />

negli anni la variazione dei tassi di incidentalità e che ogni<br />

fenomeno di perturbazione dei trend in corso è stato rilevato dall’andamento<br />

dei medesimi, quindi è legittimo pensare che dai<br />

tassi si possa desumere lo stato della sicurezza della strada, sia<br />

quella intrinseca che quella globale (mi riferisco per esempio al<br />

fatto che alla fine degli anni Ottanta l’autostrada Udine-Tarvisio<br />

ha registrato un aumento dei Tassi di incidentalità globale (Tig)<br />

per circa due anni e che i valori sono dopo ritornati “normali”;<br />

ciò era dovuto ai passaggi, divenuti numerosi, di veicoli e conducenti<br />

dei paesi dell’Est ex comunisti, inesperti di guida autostradale<br />

e con veicoli di bassa qualità media; ciò non aveva<br />

cambiato la sicurezza intrinseca dell’autostrada, ma solo quella<br />

globale; l’andamento dei tassi unito alle verifiche conseguenti<br />

al rilevamento del trend anomalo – di cui parleremo – hanno<br />

permesso di individuare e <strong>gestire</strong> questo fenomeno).<br />

Questo fatto è stato comunque accettato dallo Stato italiano che<br />

nella nostra Convenzione di Concessione per prima (1996) e in<br />

tutte le altre concessionarie a pedaggio poi, ha inserito il Tasso<br />

d’incidentalità globale <strong>come</strong> misura della Qualità stradale (sicurezza<br />

erogata).<br />

Da questi fatti è possibile estrarre un metodo applicabile a tutte<br />

le strade: occorre misurare e confrontare i tassi sui tratti omogenei<br />

di strada (nella Convenzione Autostrade-Stato si considerano<br />

tratti macroomogenei le autostrade di “pianura” e quelle<br />

di “montagna”, ma l’omogeneità va perseguita con maggior precisione<br />

se si vuole arrivare ad un sistema di misura della sicu-<br />

SICUREZZA


PRE-PRINT INFRAVIA 2001<br />

Seconda giornata<br />

rezza più sensibile. Si deve però conoscere, oltre agli incidenti,<br />

anche il traffico che percorre le infrastrutture<br />

Dobbiamo allora convincere le autorità che non è più possibile trascurare<br />

il rilevamento del traffico, <strong>come</strong> ormai si fa da toppi anni;<br />

oltre a tutto oggi, con le telecamere intelligenti e i sistemi di elaborazione<br />

esperti questi rilievi sono alla portata di tutti.<br />

Questo tema riserva all’argomento una ampia (speriamo) discussione;<br />

facciamolo almeno per le strade più importanti o dove<br />

già si sa che gli incidenti sono tanti, ma senza conoscere le cause<br />

su cui poter intervenire. Potremo forse alla fine del nostro<br />

tema arrivare a delle proposte da presentare al nuovo Ministro<br />

e ai curatori del Piano per la Sicurezza Stradale.<br />

LA SICUREZZA INTRINSECA DELLA STRADA<br />

IL CASO DELLA SOCIETÀ AUTOSTRADE<br />

Parliamo di sicurezza intrinseca perché è necessario precisare,<br />

per i non addetti ai lavori, che parlando di sicurezza stradale non<br />

si può dimenticare che essa è legata a tre fattori interagenti: l'uomo,<br />

il veicolo e la strada.<br />

Sono quelli che ho chiamato “la terna eterna”. Eterna perché,<br />

considerando la sicurezza stradale nei suoi tre aspetti costitutivi<br />

di base, non si riesce bene a governarla e si corre il rischio<br />

di parlarsi addosso passando da un fattore all'altro, senza una regola<br />

precisa, non riuscendo a capire ne chi è responsabile e cosa<br />

occorre fare per migliorarla; si ricordano quindi sempre (eternamente<br />

appunto) le responsabilità coinvolte che sono quelle<br />

degli altri due fattori, che non dipendono da chi parla.<br />

Esistono dei postulati di base per avere una sicurezza insita nella<br />

infrastruttura; basti pensare al concetto di autostrada nasce per<br />

questo fine, oltre che per quello della velocità costante (questo<br />

è un concetto primario, nel suo ambito poi si sviluppano le conseguenze<br />

del comportamento degli utilizzatori indotto da <strong>come</strong><br />

la strada appare loro: anche l’autostrada quindi, per frange di<br />

utenti, può generare incidenti per “eccesso di sicurezza”, con i<br />

cosiddetti “effetti psicotecnici”).<br />

L'autostrada infatti è l'infrastruttura stradale ampiamente più sicura<br />

rispetto a tutte le altre (anche se è naturalmente una performance<br />

migliorabile). Ciò era insito nella sua stessa concezione<br />

risalente all'ing. Piero Puricelli – progettista ed esecutore dell'autostrada<br />

Milano-Laghi nella sua prima versione ed anche,<br />

tra l'altro, coprogettista del sistema autostradale tedesco ante<br />

guerra mondiale, fondatore di quella società dalla quale sarebbe<br />

nata nel dopoguerra l’Italstrade, azienda madre di Autostrade<br />

spa – vero inventore misconosciuto dell'autostrada moderna,<br />

che nel 1925 aveva ipotizzato strade adibite al solo uso di veicoli<br />

a motore, prive di incroci a raso, protette da intrusioni estranee.con<br />

geometria uniforme e di caratteristiche elevate (distanze<br />

divisibilità, raggi di curvatura orizzontale e verticali ampi).<br />

Negli anni Cinquanta, con il progetto dell’Autosole, a queste caratteristiche<br />

si era aggiunta la separazione delle direzioni di traffico<br />

in carreggiate diverse, l'adozione sistematica della corsia di<br />

emergenza e la recinzione continua.<br />

Non entro nel dettaglio di queste e altre caratteristiche ben note,<br />

che sono insite nella struttura stessa e che si possono chiamare<br />

“parametri hard”.<br />

Mi preme invece approfondire gli altri aspetti del discorso sicurezza<br />

intrinseca, il miglioramento dei primi e quelli che si possono<br />

definire “parametri soft”.<br />

Con la nascita dell'autostrada <strong>come</strong> infrastruttura è stata creata<br />

di pari passo l'organizzazione per la sua moderna gestione, cosa<br />

anch'essa ugualmente innovativa. Dalle direzioni di esercizio<br />

sull'autostrada, agli uffici studi centralizzati, si sono cominciati<br />

ad elaborare gli strumenti che ci permettono oggi di parlare di<br />

sicurezza in termini non empirici.<br />

Mi riferisco alla gestione del traffico ed al rilievo sistematico<br />

degli incidenti, divenuto via via sempre più preciso e uniformato,<br />

tramite modelli prestampati e le prime banche dati, rapidamente<br />

costituite, anche in modo informatico spesso in maniera<br />

pionieristica. È stato questo genere di rilievi e di misure<br />

che ci ha permesso di cominciare a parlare di sicurezza in maniera<br />

obiettiva e scientifica.<br />

■ I valori di Tasso d'incidentalità nelle loro diverse forme<br />

– incidenti totali (Tig), con feriti (Tif), con morti (Tim) –<br />

ogni 100 milioni di passaggi sul chilometro in esame,ed<br />

i l loro trattamento statistico (frequenze, cause, ubicazione)<br />

ha permesso le prime misure della “sicurezza”,superando<br />

la faciloneria giornalistica dei vari “chilometri<br />

della morte”basati sul numero di incidenti o di morti annui,che<br />

ancora oggi vengono riportati su giornali anche<br />

seri.o altri parametri puramente statistici,senza un possibile<br />

collegamento con la realtà della strada.<br />

Altri strumenti di lavoro a favore della sicurezza intrinseca sono<br />

stati acquisiti successivamente con le macchine di misura ad alto<br />

rendimento, capaci di rilevare punto per punto lo stato effettivo<br />

delle diverse parti della strada, con particolare riguardo alle<br />

pavimentazioni. Sono questi strumenti diagnostici che permettono,<br />

una volta individuati i punti “pericolosi” di studiarne<br />

il perché ed intervenire sulle cause<br />

I TASSI DI INCIDENTALITÀ<br />

Abbiamo affermato che l'autostrada è l'infrastruttura stradale più<br />

sicura; ciò si può dire in base al fatto che il tasso di incidentalità<br />

totale (ma anche per feriti o morti) presente sull'autostrada,<br />

pur se variabile tra le diverse autostrade, è inferiore nella stragrande<br />

maggioranza dei casi ai tassi rilevati sulle altre infrastrutture:<br />

se ci riferiamo ai valori medi italiani troviamo un Tig<br />

di circa 60 incidenti ogni 100 milioni di veicoli/chilometro contro<br />

i 150 delle strade statali; questa differenza (anche se i rilievi<br />

non erano completi) è stata sempre presente sin dagli anni<br />

Sessanta, ma con valori di Tig molto più alti.<br />

Per capire meglio il fenomeno, occorre esaminare la variazione<br />

nel tempo di questi tassi autostradali.<br />

■ Negli anni Sessanta la sicurezza intrinseca autostradale<br />

era più elevata di quella delle strade esistenti,ma <strong>l'incidentalità</strong><br />

era ugualmente molto forte, rispetto a oggi,<br />

perché non erano adeguate ne la preparazione degli automobilisti,nè<br />

i veicoli che utilizzavano.<br />

I meno giovani ricordano bene sia certi comportamenti umani<br />

che certi disastri meccanici causati dal loro correre con la strada<br />

“libera e diritta”; assomigliano a certe ecatombi che si hanno<br />

oggi nei paesi dell'Est percorse da macchine che non frenano,<br />

quando con tecniche moderne si rendono scorrevoli<br />

pavimentazioni afflitte da buche pluridecennali. È stato in quel<br />

periodo che sono nate le considerazioni sulla “terna” – allora<br />

non “eterna” – che hanno prodotto i loro migliori frutti proprio<br />

nell'addestramento dell'uomo e nella produzione di veicoli sempre<br />

più adeguati; questo spiega la discesa brusca del<strong>l'incidentalità</strong><br />

(in 10-12 anni) e il suo attuale andamento asintotico medio.


È in situazione evoluta del traffico e dei conducenti che occorre<br />

affinare i metodi e gli interventi per la strada, e ciò è stato fatto:<br />

l’andamento asintotico a fronte di un continuo incremento di<br />

traffico e di velocità del medesimo dimostra che l’autostrada riceve,<br />

per usare un linguaggio figurato, massicce iniezioni di sicurezza<br />

intrinseca.<br />

Non le descriveremo (per la<br />

loro descrizione vedere l’articolo<br />

già menzionato), si ricordano<br />

solo gli sviluppi che ha<br />

avuto il modo di rilevare gli incidenti<br />

e il loro collegamento<br />

con l'intensità di traffico, <strong>come</strong><br />

prima misura di sicurezza conseguita:<br />

alla fase di miglioramento<br />

dei veicoli e di addestramento<br />

dei conducenti<br />

svoltasi negli anni Settanta e Ottanta, si affianca la fase di adeguamento<br />

dell'infrastruttura, ricordata nelle sue diverse parti e<br />

ancora in corso, con criteri via via più sofisticati, che portano<br />

alla formulazione di due nuovi principi base della sicurezza<br />

intrinseca della strada e del modo con cui misurarla; questo nuovo<br />

approccio, da discutere e sviluppare, costituisce il campo di<br />

prova su cui misurarsi nel futuro, contrapposto ai criteri dirigistici<br />

di massimo costo e di non sicuro beneficio, espressi dalle<br />

nuove norme Cnr sulle strade, che attualmente dominano il campo<br />

autostradale.<br />

Quello che conta però è mettere in evidenza <strong>come</strong> i tassi seguono<br />

tutti questi andamenti e si connettono ai diversi comportamenti.<br />

Si susseguono nel tempo le ulteriori azioni dei miglioramento<br />

della sicurezza hard e soft e quando si giunge all’andamento<br />

asintotico degli ultimi anni si comincia a capire meglio le possibilità<br />

del sistema.<br />

Intanto si scopre che le differenze massicce di tasso tra autostrade<br />

e strade statali è veramente legato alle caratteristiche hard,<br />

perché le prime superstrade cominciano ad avere comportamenti<br />

analoghi a quelli delle autostrade a pedaggio; intesse sono state<br />

inserite le caratteristiche primarie delle autostrade (geometria,<br />

controllo degli ingressi ecc.), ma spesso sono carenti di parametri<br />

soft.connessi alla gestione.<br />

Rimangono comunque differenze nei tassi non tenui e non spiegabili<br />

con la sola differenza dei parametri soft. Nel caso delle<br />

autostrade, alcuni tratti hanno costantemente valori di tasso<br />

più alti rispetto ad altri e queste differenze si mantengono nel<br />

Misura della sicurezza stradale<br />

tempo, assumendo caratteristiche costanti nell’ambito di precise<br />

fasce di variazione. Questo affinamento deriva dalla eliminazione<br />

degli effetti marginali legati ai comportamenti diversi<br />

generati dalla diversità dei veicoli e dei guidatori:è <strong>come</strong> se gli<br />

incidenti avvengono all’“Homo vehiculus stochasticus”.<br />

La problematica si chiarisce se si entra ad esaminare nel dettaglio<br />

<strong>come</strong> sono le autostrade (o le strade) che danno tassi diversi.<br />

Queste differenze sono correlabili con il tipo di autostrada: quelle<br />

che hanno caratteristiche geometriche più tortuose (pur nelle<br />

loro caratteristiche sempre autostradali, hanno tassi più alti<br />

delle altre ; questi fatti hanno permesso di creare per le autostrade<br />

le tabelle di fasce di incidentalità usate nella Convenzione<br />

fra Autostrade spa e lo Stato, riportate nella seguente tabella.<br />

Le autostrade sono state divise in due categorie: quelle di<br />

“Montagna” con tassi normalmente più alti in “normalità; quelle<br />

di “pianura”, con tassi più bassi.<br />

Livelli Pianura = p Montagna= m<br />

A TlGp < 50 TIGm < 60<br />

B 50 < TIGp < 65 60 < TIGm < 80<br />

C 65 < TIGp < 78 80 < TIGm < 100<br />

D 78 < TIGp < 95 100 < TIGm < 120<br />

E 95 < TIGp < 115 120 < TIGm < 140<br />

F 115 < TIGp 140 < TIGm<br />

Ciò che “in pianura” è ottimo, in “montagna” è valutabile <strong>come</strong><br />

tale ad un tasso più alto: queste differenze non sono casuali e<br />

si mantengono negli anni.<br />

SICUREZZA


PRE-PRINT INFRAVIA 2001<br />

Seconda giornata<br />

Inoltre, se vado ad esaminare più nel dettaglio i diversi tratti, rilevo<br />

che esistono differenze al loro interno.<br />

Aseconda della morfologia, del clima della geometria, la “normalità”<br />

del tasso cambia; i dati si raggruppano attorno a valori<br />

diversi.<br />

Questo fatto mi fornisce la possibilità di usare il Tig ricalcolato<br />

nel tratto omogeneo <strong>come</strong> “misura della sicurezza intrinseca<br />

del tratto omogeneo”; è naturalmente una misura relativa.<br />

Confrontando tratti omogenei tra loro posso vedere chi è più o<br />

meno sicuro; ma posso anche vedere in cosa differiscono i tratti<br />

più sicuri da quelli che lo sono meno: spesso si tratta di degrado<br />

di caratteristiche della strada o di piccole anomalie nel<br />

tracciato o anche errori progettuali.<br />

In tutti i casi, avendo estratto dal contesto il punto che va fuori<br />

media, posso segnalarlo o intervenire per eliminare le anomalie<br />

con interventi mirati e localizzati.<br />

Naturalmente l’applicazione del metodo e tanto più complessa,<br />

quanto più si è in una zona asintotica del tasso di incidentaltà.<br />

Infatti in questo caso le differenze macroscopiche sono state già<br />

eliminate (è il caso delle autostrade); per esse serve la valutazione<br />

di dettaglio spinta.<br />

Nel caso delle autostrade la suddivisione in tratti omogenei è arrivata<br />

in certe zone al dettaglio; si sono suddivisi gli elementi<br />

della strada in rettifili, curve con approcci prporzionali al raggio,<br />

sezioni in approccio mdelle gallerie, gallerie, ponti, zone di<br />

uscita per stazioni o per servizi: in ognuna di esse si sono confrontati<br />

gli incidenti globali con i traffici specifici che le anno<br />

percorse; il metodo è ancora in fase di studio.<br />

Per le altre strade l’approccio è molto più semplice: basta una<br />

prima suddivisione in macrotratte che contengono più elementi<br />

omogenei; solo in tempo successivo si dovrà suddividere ulteriormente.<br />

Ma è assolutamente necessario conoscere il traffico che percorre<br />

i singoli tratti; forse per certe strade non sarà possibile usare<br />

gli incidenti globali, che sarebbero il miglior <strong>indicatore</strong>, perché<br />

non si ha la certezza che tutti siano rilevati. Si può comunque<br />

operare con gli altri tassi (feriti o morti), anche se la precisione<br />

potrebbe non essere la stessa.<br />

Uniformità nei criteri di rilievo degli incidenti, indicazioni schematiche<br />

della loro gravità, rilievo del traffico il più possibile diffuso,<br />

suddivisione in macrotratte omogenee ed analisi dei dati<br />

dovrebbero portare ad una conoscenza delle pericolosità intrinseche<br />

e delle loro cause che permetterebbe di operare con cognizione<br />

di causa, anche solo segnalando in modo particolare il<br />

punto nero individuato.<br />

Se il problema è il rilievo del traffico, oggi la tecnica delle telecamere<br />

intelligenti spostabili ne permette la gestione sicura ed<br />

economica: si tratta di organizzare l’attività e qui ad Infravia ci<br />

sono le persone che potrebbero farlo e ne avrebbero la necessità;<br />

mi riferisco ai nuovi gestori di strade che hanno ricevuto<br />

tratti di strade esistenti di cui non conoscono storia e caratteristiche.<br />

Per concludere questa esposizione che ha la funzione di stimolare<br />

il dibattito pr arrivare a delle proposte operative da inserire<br />

nelle conclusioni del Convegno, vi ricordo che arrivare a<br />

segnalare i tratti critici può essere sufficiente se si desta nell’utente<br />

stradale la dovuta attenzione: non mi riferisco ai cartelli tipici<br />

<strong>come</strong> il “pericolo caduta massi” che hanno più la funzione<br />

di sgravio di responsabilità del gestore che valore deterrente, ma<br />

a dei segnali che possano generare attenzione o consapevolezza<br />

del pericolo, un po’ <strong>come</strong> avviene naturalmente nelle gallerie<br />

dove la effettiva maggior pericolosità potenziale del luogo,<br />

generando attenzione, riduce nella realtà la pericolosità.<br />

Questo è uno dei punti base di quel settore di conoscenze che va<br />

sotto il nome di “psicotecnica stradale”<br />

LA PSICOTECNICA STRADALE<br />

La psicotecnica tiene conto del fatto che la strada è fortemente legata<br />

al comportamento dell’uomo e permette di formulare i due<br />

assiomi su cui si basano le osservazioni che fin qui abbiamo esposto.sulla<br />

natura della sicurezza intrinseca della strada.<br />

■ 1. Se si prende una situazione stradale evoluta,le oscillazioni<br />

dei tassi d'incidentalità avvengono attorno ad un<br />

valore medio, tasso medio specifico, che dipende solo<br />

dalla strada (con valori diversi secondo la categoria, il<br />

progetto e le condizioni manutentive).<br />

■ 2. Qualsiasi intervento si faccia su un tratto di strada,<br />

sia in termini di variazione geometrica che di dotazioni<br />

accessorie,per valutarne la validità in termini di sicurezza<br />

intrinseca occorre verificarlo sulla variazione del tasso<br />

medio specifico che si misura nell'arco di alcuni anni su<br />

quel tratto (tempo di misura in relazione all'intensità di<br />

traffico).<br />

In pratica i due assiomi (o dovremo definirli teoremi, visto che,<br />

oltre ad essere intuitivi per chi conosce il fenomeno del<strong>l'incidentalità</strong><br />

stradale, sono anche dimostrabili), si basano sul concetto<br />

unico che, se si prende un numero di incidenti abbastanza<br />

elevato distribuito quindi (per strade con pochi incidenti) su<br />

di un tempo sufficientemente lungo, l'influenza del veicolo singolo<br />

e del comportamento umano singolo vengono abbattute e<br />

si palesa l'influenza specifica della strada.


È il concetto dell'Homo-Vehiculus Stochasticus (HVS): in pratica<br />

questo veicolo medio e questo uomo medio interagiscono<br />

con l'infrastruttura che risulta essa sola più o meno sicura.<br />

Altro concetto di base degli assiomi è quindi quello che la sicurezza<br />

stradale intrinseca non ha una base di tipo dirigistico aprioristico:<br />

per anni si sono basate le scelte e le norme su indicazioni<br />

basate non sull'esperienza globale dei risultati ottenuti, ma sull'estrapolazione<br />

non provata dell'esperienza parziale (caso tipico<br />

sono i criteri con cui si appongono i limiti di velocità), da quella<br />

cioè che abbiamo definito confronto per singoli elementi.<br />

■ Stabilire che una strada è sicura perché ha o no determinate<br />

caratteristiche – la corsia di emergenza,oppure<br />

uno spartitraffico largo 4 metri invece di 1,5,o corsie di<br />

3, 75 metri invece che 3,60, o ancora una barriera di sicurezza<br />

di 600 Kilojoule piuttosto che di 400 – è un puro<br />

atto dirigistico che spesso,<strong>come</strong> nel caso delle barriere,<br />

è probabilmente a sfavore della sicurezza intrinseca.<br />

La vera informazione su quest'ultima nasce dall'analisi della incidentalità<br />

su una strada fatta in un certo modo rispetto ad un altra<br />

fatta diversamente , per vedere quale delle due è più sicura.<br />

L 'importanza del fattore HVS. Ogni intervento, su una strada<br />

esistente o sulle caratteristiche di una strada nuova influisce sul<br />

comportamento stocastico dell'HVS. Un dato generale, ma non<br />

generalizzabile, è quello che ogni intervento che migliora la percezione<br />

della strada e la sensazione di sicurezza può incrementare<br />

la velocità o un comportamento distratto, che aumenta il pericolo<br />

potenziale.<br />

Naturalmente non tutti gli interventi sono uguali: ci sono quelli<br />

che tendono a cambiare i comportamenti, e ci sono quelli che<br />

tendono a cambiare le conseguenze di un eventuale errore (ma<br />

che a volte, con la loro presenza, cambiano anche i comportamenti).<br />

Per questo fatto ambedue possono influire sul tasso d'incidentalità:<br />

in genere i primi su quello globale ed i secondi (ma<br />

non è detto) su quelli dei feriti e dei morti.<br />

■ I nuovi assiomi della sicurezza intrinseca contrastano il<br />

concetto,anch'esso dirigistico aprioristico,che ogni strada<br />

dovrebbe avere lo stesso livello di sicurezza intrinseca<br />

e che ciò è ottenibile limitando la velocità in essa permessa.<br />

In primo luogo non è possibile, a meno di sperimentarlo su<br />

una strada vera, dire qual è la velocità da tenere per ottenere que-<br />

Appendice<br />

ALTRE AZIONI PER AUMENTARE LA SICUREZZA INTRINSECA<br />

ATTUATE SULLA RETE DELLA SOCIETÀ AUTOSTRADE<br />

Occorre ricordare <strong>come</strong> i miglioramenti massicci dell’esperienza<br />

nella guida degli italiani sono stati accompagnati da altrettanti<br />

adeguanti funzionali delle autostrade che, nate bene, sono stae<br />

ulteriormente migliorate.<br />

Basti pensare alla nascita, nella seconda metà degli anni Sessanta,<br />

dello spartitraffico protetto da barriere metalliche, con onda a<br />

W, che ha eliminato, all'epoca, salti di carreggiata.<br />

Altra rivoluzione, nota a pochi, è stata l'adozione di nuovi rapporti<br />

pendenze trasversali/raggi di curvature, derivate dall'abaco<br />

Cnr sopra ricordato, nonché l'impiego delle clotoidi e la spe-<br />

Misura della sicurezza stradale<br />

sto ipotetico livello di sicurezza, sia perché essa varierebbe da<br />

strada a strada, sia perché varierebbe nella stessa strada.<br />

In secondo luogo, avendo definito questa velocità, non è possibile<br />

farla mantenere veramente da un numero abbastanza elevato<br />

di utenti a meno di non ricorrere a un numero non disponibile<br />

di tutori dell'ordine o a sistemi di controllo elettronico<br />

automatico e generalizzato, non ancora disponibili.<br />

■ Le uniche regolazioni vere della velocità sono quelle che<br />

conseguono dalla capacità intrinseca (disponibile) della<br />

strada,in relazione al traffico che la percorre.<br />

Si potrebbe anche operare in modo diverso nell’imporre i limiti<br />

di velocità: oggi sono dettati (quando sono apposti in modo<br />

consapevole e non a caso) dalla geometria disponibile (pendenza<br />

trasversale e raggio di curvatura) e dall’aderenza più bassa, quella<br />

in condizioni di bagnato, rilevata per la maggior parte dei casi<br />

sull’abaco delle norme Cnr preparato dal compianto professor<br />

Giannini trent’anni fa.<br />

Il risultato è che il limite apposto non è realistico, la maggior<br />

parte degli utenti lo supera senza rischio e lo considera solo indicativo<br />

di pericolo generico. Questo segnale quindi genera un<br />

comportamento pericoloso, il contrario esatto di quello che si<br />

prefigge.<br />

■ L’ideale sarebbe fornire di volta in volta un valore variabile<br />

commisurato sull’aderenza media disponibile, ma<br />

questo è ancora fantascientifico;più ragionevole sarebbe<br />

indicare un valore limite vero,da usare correntemente<br />

con un secondo valore: il limite in condizioni critiche.<br />

In questo modo un superamento del valore indicato genererebbe<br />

qualche problema nella guida e quindi invoglierebbe, nel<br />

tempo al rispetto del limite, il tutto poi funzionerebbe meglio se<br />

cii fossero dei controlli seri, ma su limiti seri; è una interpretazione<br />

di quello che vuole il nuovo Ministro delle Infrastrutture<br />

e che io condivido: repressione seria su limiti realistici.<br />

Bibliografia<br />

1. Gabriele Camomilla, La sicurezza autostradale - I suoi primi<br />

quarant’anni e il suo futuro, rivista Autostrade, n. 1/2, 1997.<br />

2. Il livello di Servizio delle Strade, Aipcr, Lingotto,Torino, 1996.<br />

3. Gabriele Camomilla, La manutenzione programmata, rivista<br />

Autostrade, dicembre 1980.<br />

cializzazione delle caratteristiche superficiali delle pavimentazioni<br />

secondo luogo e traffico, introdotte anche sulla rete già<br />

in esercizio.<br />

Tutte queste attività, e anche altre affini sono state sistematizzate<br />

all'inizio degli anni Ottanta, in quella che è oggi definita<br />

“Manutenzione funzionale programmata” (o Terotecnologia)<br />

delle autostrade esistenti. Si tratta di quelle attività di rilevamento,<br />

diagnostica di stato ed individuazione ed esecuzione degli<br />

interventi, che rimediano al degrado, strutturale o di obsolescenza,<br />

delle varie parti dell'autostrada.<br />

SICUREZZA


PRE-PRINT INFRAVIA 2001<br />

Seconda giornata<br />

Queste attività adeguano la strada alle esigenze e alle conoscenze<br />

del momento e sono l'equivalente delle evoluzioni di rinnovamento<br />

che nei veicoli e negli uomini che si hanno con la graduale<br />

sostituzione dei primi e l’educazione e l’esperienza dei secondi.<br />

Nella terotecnologia poi, la programmazione degli<br />

interventi “preventivi alla rottura” è l’altro potente strumento<br />

che incrementa la sicurezza intrinseca della strada: tutte le parti<br />

di essa non cessano mai di funzionare perché non arrivano a<br />

rompersi o ad avere comportamenti inadeguati alla bisogna, perché<br />

vengono riparate prima ed anche migliorate rispetto le condizioni<br />

iniziali.<br />

INTERVENTI TEROTECNOLOGICI FINALIZZATI AL<br />

MIGLIORAMENTO DELLA SICUREZZA INTRINSECA<br />

Dal 1985 ad oggi si è operato sistematicamente nel modo descritto;<br />

notevoli programmi sono ulteriormente in corso.<br />

Gli interventi principali che sono stati ritenuti molto influenti<br />

sulla sicurezza intrinseca sono: le barriere di sicurezza; la segnaletica;<br />

le corsie di arrampicamento (per l'incremento della<br />

fluiditàdi scorrimento del traffico in punti singolari); le caratteristiche<br />

superficiali e portanti delle pavimentazioni; le attrezzature<br />

di schiacciamento delle superfici stradali.<br />

Non parliamo qui, per semplicità, di tutti gli altri interventi di<br />

terotecnologia che riguardano la stabilità dei ponti, delle gallerie<br />

e delle pendici, perché li consideriamo attinenti più all'esistenza<br />

stessa dell'autostrada che alla sicurezza vera e propria;<br />

comunque la loro funzionalità è sempre necessaria anche per la<br />

sicurezza.<br />

Per ognuno degli interventi indicati ricorderemo sinteticamente<br />

nel seguito: l'intervento o la gamma d'interventi specifica<br />

(<strong>come</strong> si esegue); la loro motivazione (perche sono stati fatti e<br />

perché nel luogo indicato); la loro ubicazione; i parametri numerici<br />

che li caratterizzano e/o i risultati ottenuti; interventi simili<br />

già effettuati in passato, se disponibili.<br />

BARRIERE DI SICUREZZA<br />

Per queste rinviamo all’articolo che segue nella parte espressamente<br />

dedicata alle barriere; ricordiamo solo che esse sono<br />

gli strumenti che riducono le conseguenze di incidenti già avvenuti<br />

e possono influire sul comportamento degli utenti.<br />

Fanno parte di una piano generale di rinnovamento che riguarda<br />

con interventi diversificati:<br />

a) spartitraffico;<br />

b) parapetti di ponti e viadotti;<br />

e) bordo laterale stradale;<br />

f) punti singolari di massima pericolosità per urti frontali.<br />

La nuova barriera più diffusa è quella costituita da un doppio fi-<br />

lare di muretti in cemento armato, di profilo esterno speciale,<br />

denominata New Jersey (NJ), spostabili sotto l'urto dei veicoli<br />

(diversamente dalle omonime barriere Usa), per ridurre le decelerazioni,<br />

contenenti o meno un riempimento in terra che ne<br />

incrementa le resistenze e serve a far crescere una siepe frangiluce.<br />

Per urti a bassa energia il profilo NJ rinvia il veicolo senza<br />

alcun danno o condanni ridotti, <strong>come</strong> provato da innumerevoli<br />

incidenti che hanno lasciato, <strong>come</strong> unica traccia, un segno<br />

in cemento armato.<br />

Gli interventi sono proseguiti anche su autostrade con traffici<br />

minori (sempre molto elevati) <strong>come</strong> l'A14, ma caratterizzate da<br />

ridotta larghezza della piattaforma e/o forte sinuosità del tracciato<br />

con pendenze notevoli dal punto di vista autostradale; la<br />

loro efficacia risulta qualitativamente già ampiamente provata.<br />

È in corso la "misurazione" della loro sicurezza con i criteri<br />

enunciati in precedenza.<br />

PARAPETTI DI PONTI E VIADOTTI<br />

La sicurezza alla fuoriuscita dalla strada deve essere massima<br />

in questi punti, sia perché la caduta è mortale nella totalità dei<br />

casi se l'altezza dell'opera supera i 15 metri, sia perché esiste il<br />

pericolo di danneggiamento grave delle persone e delle cose che<br />

si trovano nelle vicinanze dell'opera; ciò è divenuto particolarmente<br />

pericoloso nelle aree ad alta densità abitativa e industriale<br />

che si sono sviluppate spesso a lato delle nostre autostrade.<br />

I vecchi parapetti (e anche gli attuali) sono stati calcolati a norma,<br />

per resistere ad una forza statica ortogonale di 3,5 tonnellate<br />

posta a 45 centimetri dal piano viabile, che corrisponde a energie<br />

di contenimento risibili, rispetto a quelle generate da veicoli<br />

veloci e o pesanti.<br />

La trasformazione con i nuovi tipi di parapetto messi a punto<br />

dalla Società Autostrade permette il sicuro contenimento di veicoli<br />

leggeri e pesanti e anche di merci trasportate mal vincolate<br />

al mezzo nei punti di massima pericolosità; ciò si ottiene<br />

con una serie di parapetti diversificati che funzionano tutti con<br />

il medesimo principio della spostabilità controllata.<br />

Si tratta di muretti con forma NJ (in calcestruzzo o acciaio)<br />

dotati di uno o più collegamenti longitudinali, che sono vincolati<br />

al ponte con ancoraggi duttili, deformabili, in modo da non<br />

trasmettere l'energia dell'urto alle strutture sottostanti, che non<br />

sono state dimensionate a questo fine.<br />

Il mancorrente metallico o un rialzamento della barriera, riducono<br />

o impediscono poi il roll over (scavalcamento) di veicoli<br />

alti e lo sganciamento dei loro carichi mal collegati, raggiungendo<br />

il doppio scopo di protezione dei conducenti, dei trasportatori<br />

e degli "innocenti" sottostanti l'opera.<br />

La priorità d’intervento è stata scelta con i seguenti criteri, a volte<br />

combinati tra loro: viadotti e ponti di attraversa mento di aree


urbane e industriali; ponti superanti ferrovie o corsi d'acqua che<br />

alimentino acquedotti; ponti con altezze superiori ai 15 metri sul<br />

terreno naturale; ponti inseriti in tracciati tortuosi, con raggi di<br />

curvatura ridotti e/o pendenze elevate; ponti sui quali si interviene<br />

per manutenzione, riparazione o ampliamento.<br />

Gradatamente saranno attrezzati tutti i ponti della rete autostradale.<br />

ASSORBITORI D'URTO PER PUNTI SINGOLARI<br />

Si tratta di protezioni non presenti nei vecchi sistemi di barriere<br />

di sicurezza e riguardano i punti di inizio della protezione stessa.<br />

Nel caso di barriere metalliche nel passato si sopperiva o inclinando<br />

la barriera rispetto l'asse della strada o immergendola nel<br />

terreno se questo non era possibile; a questo fine è stato preparato<br />

un ulteriore manuale (Dcsm/Smo) che dà il dettaglio dell'esecuzione<br />

di questi punti singolari.<br />

Con le barriere in calcestruzzo la stessa tecnica dell'inclinazione<br />

è possibile se esiste abbastanza spazio laterale; il sistema<br />

ad immersione è sostituito da un inizio della barriera inclinato<br />

che però è potenzialmente pericoloso: se non può essere<br />

inclinato può causare un vero e proprio decollo del veicolo che<br />

vi monta sopra.<br />

In certi casi quindi (spartitraffico<br />

stretto di 1,10 m. cuspidi od<br />

ostacoli non rimovibili) è necessaria<br />

una struttura ad assorbimento<br />

di energia; e soluzioni<br />

previste sono verificate per energie<br />

di 700 KN.m (urto frontale<br />

a 100 Km/h) senza morte probabile<br />

del conduttore che abbia<br />

le cinture di sicurezza.<br />

Esse sono di tre tipi: a elementi in calcestruzzo leggero che si<br />

sgretolano sotto l'urto, validi solo per gli urti frontali; a cuscini<br />

d'aria e piastre metalliche che permettono anche un certo funzionamento<br />

per urto laterale oltre che frontale; a contenitori in<br />

plastica collegati e riempiti di soluzioni saline (CaCI2), per evitare<br />

slittamenti sul bagnato dopo urti nella stagione fredda, a funzionamento<br />

prevalentemente frontale.<br />

Misura della sicurezza stradale<br />

LA SEGNALETICA<br />

Uno degli elementi più importanti per la sicurezza della strada<br />

è una buona segnaletica orizzontale e verticale che permetta<br />

una buona leggibilità del tracciato in tutte le condizioni<br />

climatiche e visibilità (giorno, notte; asciutto, bagnato;<br />

buona visibilità, nebbia). La segnaletica orizzontale e i delineatori<br />

laterali (catadiottri) sono quelli che principalmente<br />

permettono o meno questa leggibilità.<br />

Sulla rete Autostrade è stata fatta una riqualificazione di questi<br />

elementi, che ha cambiato totalmente l'efficacia della loro<br />

retroriflessione nonché la loro dimensione e costituzione; la<br />

realizzazione riguarda tutte le zone dove la frequenza di nebbia<br />

è superiore a 90 gg/anno.<br />

Viene eseguito altresì il lavaggio continuo dei catadiottri<br />

potenziali ed una serie di informazioni didattiche per abituare<br />

l’utente a mantenere la velocità disponibili al momento.<br />

Le curve meno leggibili sono poi integrate in modo standardizzato<br />

con “visual” di grandi dimensioni.<br />

Segnaletica orizzontale a rilievo<br />

Per questa segnaletica è impiegato un cambiamento di materiale<br />

(uso di resine termoplastiche o pitture emulsionate all'acqua<br />

e perline di vetro a forma sferica e dimensioni maggiorate) stese<br />

su striscia da 15 cm poi portata a 20, e ricoperte con microcumuli<br />

a rilievo (solo in certe zone) che permettano la visibilità<br />

anche sotto pioggia (rilievo che supera il velo d'acqua).<br />

I rilievi permettono poi di percepire un segnale sonoro quando<br />

si passa sulla striscia, utile in caso di marcia nella nebbia.<br />

Speciali controlli sulle quantità poste in opera, fatti a posterio-<br />

SICUREZZA


PRE-PRINT INFRAVIA 2001<br />

Seconda giornata<br />

ri, permettono di penalizzare le stese insufficienti. È in corso la<br />

messa a punto di una misura di retroriflessione continua fatta da<br />

veicolo mobile operante nel traffico.<br />

Segnaletica didattica per la velocità in caso di nebbia<br />

La percezione dell'andamento della strada non è sufficiente in<br />

caso di nebbia, per cui è necessario mantenere una velocità<br />

tale da arrestarsi nel caso di presenza di ostacoli non previsti<br />

(veicoli in panne per esempio); la velocità deve quindi essere<br />

proporzionata alla visibilità disponibile.<br />

A questo fine i catadiottri maggiorati a sinistra e grandi semiellissi<br />

incollate sulla pavimentazione, a destra, entrambi con coefficienti<br />

di retroriflessione maggiorati, sono posti a distanza costante<br />

sia a sinistra che a destra; opportuni cartelli ripetuti spiegano<br />

il comportamento da tenere, secondo la visibilità disponibile.<br />

La segnaletica didattica è prevista nelle stesse tratte "nebbiose"<br />

dove viene potenziata la segnaletica orizzontale.<br />

LE CORSIE DI ARRAMPICAMENTO<br />

Alcuni tratti della rete che non è stata ampliata a tre corsie, presentavano<br />

pendenze tali da creare dei rallentamenti dei veicoli<br />

merci che generano tamponamenti e altri incidenti per l'impossibilità<br />

di canalizzazione laterale dei veicoli più lenti.<br />

Per evitare questi incidenti (e anche per aumentare la capacità<br />

dell'autostrada), si è ridistribuito il traffico sulla piattaforma stradale<br />

utilizzando lo spazio dello spartitraffico (trasformato con<br />

monofilari NJ) ottenendo così tre corsie anche sui ponti; una serie<br />

di piazzole di sosta viene aggiunta utilizzando il terreno di<br />

proprietà nei punti più adatti, ogni 400-500 metri.<br />

In certi casi la posizione del monofilare è tale da consentire tre<br />

corsie in entrambe le direzioni sempre con piazzole aggiunte.<br />

La larghezza delle corsie e il loro maggior numero seleziona meglio<br />

le correnti di traffico e ne consente uno scorrimento più fluido<br />

e senza incidenti <strong>come</strong> già evidenziato in tratti in cui il provvedimento<br />

è stato già eseguito.<br />

L'intervento è a basso costo unitario e si applica in tratti dove<br />

non sono previste le tre corsie "canoniche" e prevede sempre<br />

l'inserimento di piazzole di sosta.<br />

In certi tratti queste corsie di arrampicamento sono ottenibili<br />

solo allargando lateralmente le opere allargando lateralmente le<br />

opere d'arte, perche i ponti di lunghezza superiore ai 100 metri<br />

sono stati realizzati senza la corsia di emergenza.


In certi casi è necessario anche rinforzare il bordo strada con<br />

provvedimenti speciali che permettono insieme di consolidare<br />

questa zona potenzialmente franosa e di rafforzare le pavimentazioni,<br />

visto che qui si concentra tutto il traffico pesante.<br />

LE PAVIMENTAZIONI<br />

Normalmente vengono considerate <strong>come</strong> materiale di consumo<br />

da rinnovare periodicamente, ma, stanti le caratteristiche del traffico<br />

sempre più aggressivo, ci si trova di fronte a due tipi d'intervento<br />

che sono profondamente innovativi e travalicano la semplice<br />

manutenzione.<br />

a) Trasformazione, su tratti e traffico merci superiori alle 5.000<br />

Misura della sicurezza stradale<br />

<strong>unità</strong> per direzione e per giorno, delle attuali strutture semirigide<br />

ormai rotte a ”fatica" con strutture a lastra cementizia ad armatura<br />

continua, ricoperte di conglomerato di usura drenante, anti aquaplaning.<br />

b) La voce "sicurezza" connessa a questo intervento è legata alla<br />

intrinseca pericolosità che una pavimentazione sfondata genera su<br />

traffici ad alta frequenza di passaggi: deformazioni e pozzanghere<br />

che generano aquaplaning; buche che generano vibrazioni e<br />

maggior stanchezza e stress nei guidatori. l tratti già trasformati assommano<br />

più di 100 chilometri; ne restano circa 400 da trasformare<br />

con cantieri sotto traffico.<br />

b) Specializzazione degli interventi superficiali in base alle misure<br />

AR (Alto Rendimento, basato su macchine automatiche) dell'aderenza<br />

e tessitura presente sulle pavimentazioni, collegata<br />

con il rilievo e l'accumularsi degli incidenti (Black spots). Oltre alla<br />

semplice eliminazione delle zone scivolose, che rientrerebbe nella<br />

normale manutenzione, è prevista un'attività innovativa di miglioramento<br />

delle superfici con interventi ad alta aderenza (Grip)<br />

fornibile, uniti a maggior durabilità della medesima, integrati da<br />

interventi con usure specializzate drenanti-fonoassorbenti in grado<br />

di far scorrere le acque di pioggia al loro interno, eliminando<br />

anche lo spray prodotto dai veicoli e che riduce la visibilità.<br />

Questi interventi vengono definiti ed ubicati anno per anno, in base<br />

ai dati rilevati ed agli incidenti cumulati; altri vanno posti nelle zone<br />

potenzialmente più pericolose (curve a basso raggio, discese, zone<br />

di frenata in prossimità di barriere e simili).<br />

Il risultato è la continua diminuzione delle superfici con aderenza<br />

minore a 6 CAT 30 (valore di riferimento per programmare<br />

gli interventi. Le usure drenanti sono poi in testa alla clas-<br />

SICUREZZA


PRE-PRINT INFRAVIA 2001<br />

Seconda giornata<br />

sifica del gradimento degli utenti in quella che essi stimano essere<br />

"sicurezza stradale".<br />

SGHIACCIAMENTO DELLE SUPERFICI STRADALI<br />

Per migliorare la manutenzione invernale con la prevenzione<br />

sulla formazione del ghiaccio e l'abbattimento della neve, sono<br />

stati fatti una serie di investimenti nei luoghi, Posti di<br />

Manutenzione (PM) e Posti Neve (PN), dove vengono ricoverate<br />

attrezzature e materiali per queste operazioni (altra azione<br />

è stata quella di addestramento degli uomini basata su manuali<br />

e seminari per gli addetti).<br />

L'uso di miscele di sghiacciamento più efficaci, in relazione<br />

all'impiego di usure drenanti, ma anche per operare a basse temperature<br />

(sotto i meno 10° C) richiede lo stoccaggio di due tipi<br />

di sale: cloruro di sodio e cloruro di calcio (vedi "Manuale delle<br />

Operazioni Invernali", Il Edizione Dcsm-Sams).<br />

È allo studio un terzo tipo di sale il Cma (acetato di calcio e magnesio)<br />

che dovrebbe sostituire il duplice stoccaggio, che non<br />

danneggia le opere in cemento armato e non inquina il territorio,<br />

valori aggiunti rispetto alla sicurezza.<br />

Gli impianti d'insilaggio.<br />

Lo sviluppo degli insilaggi era stato rallentato negli anni 1991<br />

-1993 dai ripetuti rifiuti di permessi di costruzione richiesti agli<br />

enti locali per i sili più grandi, giudicati turbative del paesaggio.<br />

Contemporaneamente l'aumento del traffico ha trasformato<br />

profondamente la problematica da affrontare nel caso di precipitazioni<br />

nevose: da interventi di mantenimento di strada sgombra<br />

in condizioni di traffico fluente, ci si trova sempre più a<br />

dover <strong>gestire</strong> situazioni di blocco, da eliminare nei tempi più rapidi<br />

possibile.<br />

Oltre a ciò ci sono state una serie di mutazioni ugualmente importanti<br />

ai fini del buon risultato delle operazioni quali invecchiamento<br />

e riduzione del personale esperto, carenza di esperienza<br />

in quello nuovo; infine, la presenza di sistemazioni di<br />

pavimentazioni diversificate richiede una maggiore specializzazione<br />

di attrezzature e materiali fondenti.<br />

La linea programmatica intrapresa tocca diversi punti: oltre a<br />

ulteriori necessarie azioni di formazione per il personale è<br />

in ripresa la linea di aumento degli insilaggi, con nuovi sili<br />

che hanno una conformazione più bassa e possono essere rivestiti<br />

<strong>come</strong> normale fabbricato alto da 7 a 11 metri (contro<br />

i 22 dei sili blu di prima generazione); queste Postazioni saranno<br />

inoltre a doppio sale: permettono cioè lo stoccaggio dei<br />

due tipi di sale, cloruro di sodio e di calcio, nonche la loro utilizzazione<br />

in salamoia (liquida) e mista (miscele viscose).<br />

Intanto tutte le zone a rischio sono state dotate di cisterne per<br />

lo stoccaggio delle salamoie.

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